3 minute read

Francesco Ferrara

Next Article
Silvia Magnaghi

Silvia Magnaghi

AIUTIAMO LE PERSONE A RITROVARE SENSO E SIGNIFICATO IN QUELLO CHE FANNO

Raccontaci un po’ di te, di cosa ti occupi?

Mi occupo di formazione e sviluppo delle risorse umane, faccio lo psicologo del lavoro ed insieme ad altri soci portiamo avanti una bella avventura professionale che si chiama Humanities. Lavoriamo per grandi organizzazioni sullo sviluppo del potenziale delle persone che sono all’interno delle organizzazioni, cercando di aiutarle e supportarle a vivere contesti organizzativi che di per sé non sono semplici.

È questo che volevi fare da grande?

No, non penso. Da grande volevo fare l’ingegnere, perché a casa mia sono tutti ingegneri o architetti, poi ho avuto il periodo in cui volevo fare il calciatore, quando ero molto piccolo volevo andare con il camion a raccogliere l’immondizia, perché mi piaceva molto l’idea di stare dietro attaccato al camion, lo trovavo molto divertente e poi alle superiori, con lo studio della filosofia ho iniziato a interessarmi molto agli aspetti dell’animo umano.

Qual è un valore aggiunto del tuo lavoro?

Penso che i valori aggiunti possano essere molti, perché in ogni caso io, o i miei colleghi, ma anche altre persone che fanno questo mestiere, lavoriamo su un elemento molto importante, cioè quello di aiutare le persone a ritrovare senso e significato in quello che

Aiutare i lavoratori a sviluppare il proprio potenziale.

È grazie alla filosofia studiata alle scuole superiori che ho iniziato a interessarmi agli aspetti dell’animo umano.

fanno e credo che questo sia davvero il valore aggiunto del nostro lavoro, indipendentemente dalle cosiddette competenze.

Come la tecnologia e l’umanità possono comunicare in questo periodo?

Parto dal presupposto che non sono un teorico di questi argomenti, quello che però vedo è che sicuramente tutto ciò che è digitale, tutte le nostre appendici tecnologiche che ci portiamo dietro, impattano fortemente su come siamo e su come facciamo le cose; è un po’ come la storia del martello, dipende da come lo utilizzi: ci puoi appendere un quadro al muro, o lo puoi dare in testa a qualcuno. Secondo me è una strada da cui non si può tornare indietro, il mondo va in quella direzione e bisogna seguirla. Sicuramente il tool digitale c’è e per molte cose è estremamente utile, ma creare dei momenti e delle situazioni di incontro, confronto e scambio, penso che sia un elemento fondamentale e una condizione sine qua non rispetto a quello che noi andiamo a fare nell’organizzazione, cioè l’apprendimento.

Hai qualche consiglio su come affrontare le paure?

Allora, affrontare le paure è un grande tema: anche io ne ho, tantissime e non so se le affronto o le metto da parte, le nego o le evito. Quello che posso dire è che alla fine la paura è un elemento fonda

Il valore aggiunto del mio lavoro è quello di aiutare le persone a ritrovare un senso in ciò che fanno.

mentale, ed è sicuramente adattiva. Nella mia esperienza ho notato che, se la paura la eviti, alla fine ti piomba addosso come un macigno e può fare del male. Quindi va gestita: non so se sono in grado di farlo bene, però in ogni caso va affrontata per quella che è.

Tu sei abituato ad ascoltare le fragilità degli altri, ma potresti raccontarci una tua fragilità?

Questo è un colpo basso! Una mia fragilità è assolutamente il bisogno di sentire sempre qualcuno vicino, la necessità di essere accolto. Lo stare da solo e il lavorare da solo, il non confronto, l’autoreferenzialità fanno emergere la mia domanda esistenziale: “Tu mi vuoi bene?”. Di fondo è questa la mia fragilità.

Per te, cos’è l’amore?

È condivisione, è debolezza, è ascolto ed è soprattutto la sensazione di poter stare sereni.

Guarda il video dell’intervista sul canale YouTube di Richmond Italia

E-COMMERCE FORUM Franesco Ferrara

Partner

hxo.it

BUSINESS KEYNOTES

Humanities InventriX Opera

Creare delle situazioni reali di incontro, confronto e scambio resta, comunque, una conidizione sine qua non, indipendentemente dalla tecnologia.

This article is from: