IoArch 106 Jul/Aug 2023

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PROGETTARE

F ONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano 106 MVRDV | PARK ASSOCIATI | BALANCE | ALFONSO FEMIA | SCAU | LUCILLA MALARA FILIPPO CAPRIOGLIO | MARIO CUCINELLA ARCHITECTS | TRAVERSO-VIGHY | STEVEN HOLL ODILE DECQ | PIERO LISSONI | ROBIN RIZZINI | TSUYOSHI TANE | SIGNOROTTO + PARTNERS
ioArch
ACUSTICA PRODOTTI E SOLUZIONI PER MIGLIORARE L’ABITABILITÀ E IL BENESSERE
GLI SPAZI DEL LAVORO DOSSIER
DEL FUTURO QUATTRO OPERE DI ZHANG KE Anno 17 | Luglio 2023 euro 9,00 ISSN 2531-9779
ALLE RADICI
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VICENZA KODE TRAVERTINO KODE CEPPO KODE Vi presentiamo Pietra Kode: le pietre italiane di un tempo ricodificate da DEKTON per l’architettura di domani. MURA armchair Project: Università LUISS – Guido Carli Rome, Italy Architects: Alvisi Kirimoto and Studio Gemma
LAMM Srl Headquarters / Showroom Via Verdi 19/21 San Secondo P.se (PR) T. +39 0521 877511 | info@lamm.it lamm.it
Photo © Marco Cappelletti

SOMMARIO ioArch

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DESIGNCAFÈ

REPORT

36 Progettazione specializzata. Il caso dei Data Center di Aldo Norsa

FOCUS

46 Venice Fountains, la fontana reflecting | FORME D’ACQUA

48 Parigi. Tour CB21 | LAMM

WORK IN PROGRESS

50 Tiriolo, Catanzaro | PROGETTO CMR, BORGO SULLA SILA PICCOLA

52 Salerno | ATELIER(S) ALFONSO FEMIA, AEROPORTO COSTA D’AMALFI

54 Castel Volturno, Caserta | SETTANTA7, NUOVA CITTADELLA SCOLASTICA

56 Prati di Tivo, Teramo | STEVEN HOLL, MASTERPLAN

58 Roma | MC A, SVILUPPO MISTO-RESIDENZIALE

60 Roma | IT’S, TRASFORMAZIONE DELLA EX FILANDA

62 Massa Carrara | MODOURBANO, OSPEDALE E CASA DI COMUNITÀ

64 Milano San Siro | STUDIO MARCO PIVA, SYRE, MASTERPLAN E RESIDENZE

66 Milano Lambrate | BERETTA ASSOCIATI, COMPLESSO RESIDENZIALE

68 Milano Cascina Merlata | MAB ARQUITECTURA, INSPIRE UPTOWN

70 Montagnola, Canton Ticino | ALEX ROMANO, INVOLUCRO TESSILE

72 Montpellier, Francia | ODILE DECQ, LA SENTINELLA

74 Utrecht, Olanda | BOERI E MVSA, WONDERWOODS VERTICAL FOREST

76 Wierden-Enter, Olanda | PIUARCH, NUOVO CENTRO LOGISTICO

78 Torshavn, Isole Faroe | HENNING LARSEN, TERMINAL

C M Y CM MY CY CMY K
MARITTIMO
Triennale. Siamo foresta
Al Maxxi è Fuori Tutto
Le molteplici rappresentazioni dell’architettura
Il capitalismo globale | ANDREAS GURSKY 18 Furla Series | SUZANNE JACKSON
Spazio e tempo totale | MARIO NIGRO
Un piede nell’Eden 24 Due millenni di ebraismo in Italia 26 Arte contemporanea nei centri minori
Le storie di LPP | PAOLO PORTOGHESI
Vitra. La casa del giardiniere | TSUYOSHI TANE 34 Israele e nuvole
L’artista ribelle e resistente | OSKAR KOKOSCHKA 110 / 164 Libri 112 32 82
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SOMMARIO ioArch 106

LUOGHI DEL LAVORO

80 L’ufficio di domani | TÉTRIS

82 AMSTERDAM Smontabile a tempo determinato | MVRDV

88 MILANO Open 336. Un ponte tra passato e futuro | PARK ASSOCIATI

92 TORINO

L’ufficio come luogo di incontro | BALANCE ARCHITETTURA

96 TREVISO Pensato per favorire la collaborazione | SIGNOROTTO + PARTNERS

100 MILANO

Conoscere, interpretare e restituire | ATELIER(S) FEMIA

106 MILANO

Flessibilità per esigenze differenti | LUCILLA MALARA

LE RADICI DEL FUTURO di Carlo Ezechieli

112 L’infinito dentro | ZHANG KE, STUDIO ZAO/STANDARDARCHITECTURE

18. BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

124 The Laboratory of the Future

LPP - ARCHITETTI ITALIANI di Luigi Prestinenza Puglisi

130 Filippo Caprioglio

ARCHIWORKS

138 La casa sull’Amstel | TRAVERSO-VIGHY

144 Artificiale e naturale | SCAU STUDIO

ACUSTICA

150 Intervista a Ezio Rendina | VIVA CONSULTING

153 Hush, l’Acoustic pod | HAWORTH

154 Snowsound | CAIMI

156 La progettazione acustica | FANTONI

158 Il silenzio del fiordo | KVADRAT

159 Soluzioni decorative per il benessere | ISOLSPACE SKIN

160 Prodotti e sistemi fonoassorbenti

162 Partizioni per il comfort acustico | XELLA YTONG

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

165 MDW Milano Design Week 2023

In copertina

Zhang Ke

ZAO/standardarchitecture

Contributi

Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni

Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004.

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi

Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità

Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Errestampa

Micro-Hutong, Pechino (2012-2016). Ph ©Wang Ziling Wu Qingshan. © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione

Abbonamenti (6 numeri)

Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it

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Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

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salvo diversi accordi non verranno restituiti.
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HIGH EXPERIENCE HADID INTESA SAN PAOLO REGIONE LOMBARDIA UNICREDIT REGIONE PIEMONTE LIBESKIND UNIPOL GIOIA 22 Si aggiunge un nuovo grattacielo dello skyline milanese fra le realizzazioni di Liuni. LIUNI.COM | +39 02 30731 MOQUETTES | PAVIMENTI | RIVESTIMENTI | TESSUTI

TRIENNALE, SIAMO FORESTA

LA NECESSITÀ DI RIPENSARE IL RUOLO DELL’UOMO ALL’INTERNO DELL’UNIVERSO DEI VIVENTI È IL TEMA DELLA MOSTRA DI TRIENNALE MILANO E FONDATION CARTIER POUR L’ART CONTEMPORAIN. FINO AL 29 OTTOBRE

Secondo le società indigene americane, spiega l’antropologo Bruce Albert, co-direttore artistico della mostra ‘Siamo Foresta’, «le comunità umane e non umane – animali e piante – costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la ‘terraforesta-mondo’. È in nome di questa preoccupazione relativa all’uguaglianza tra i viventi e del riconoscimento della porosità dei confini che apparentemente li distinguono che gli artisti qui presentati si sono riuniti». Con un progetto espositivo continuo di Luiz Zerbini che le abbraccia, Siamo Foresta – in Triennale Milano fino al 29 ottobre – presenta le opere di 27 artisti provenienti da Paesi, culture e contesti diversi, per lo più latinoamericani e molti dei quali appartenenti a comunità indigene.

Più di due terzi delle opere in mostra, che includono creazioni pensate appositamente per Siamo Foresta, provengono dalla collezione di Fondation Cartier pour l’art contemporain e raccontano anche la storia del rapporto che la fondazione ha instaurato da tempo con artisti di alcune comunità indigene dell’America Meridionale.

Dagli incontri e scambi tra artisti promossi dalla fondazione sono scaturiti sodalizi senza precedenti, in particolare quello tra gli artisti Sheroanawe Hakihiiwe, yanomami del Venezuela, e il francese Fabrice Hyber; l’incontro tra l’artista di Rio de Janeiro Adriana Varejão e Joseca Mokahesi, yanomami brasiliano; e la collaborazione più recente tra la yanomami brasiliana Ehuana Yaira e Cai Guo-Qiang, artista cinese con base a New York.

Appassionati osservatori della diversità vegetale e animale della foresta in cui vivono o residenti

in città ma affascinati dalla realtà della foresta, gli artisti in mostra dialogano su un tema comune: la necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi. Con la direzione artistica del direttore generale di Fondation Cartier Hervé Chandès e dell’antropologo Bruce Albert, la mostra è il sesto progetto espositivo realizzato nell’ambito del partenariato della durata di otto anni tra Triennale Milano e la fondazione francese ■

Dall’alto in senso orario, un’immagine della mostra (ph. ©Andrea Rossetti); xilografia ‘Untitled’ (2011) di Santidio Pereira (©l’artista e Joao Liberato); ‘Untitled’ (2013) di Sheroanawe Hakihiiwe & Fabrice Hyber (©gli artisti e Charles-Henri Paysan / Lumento).

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› DESIGNCAFÈ

In vista del futuro appuntamento con il Grande Maxxi, che tra i suoi obiettivi ha proprio la fruibilità dei depositi, fino al prossimo 25 febbraio con il nuovo allestimento Fuori Tutto il museo romano espone opere provenienti dai suoi depositi insieme ad altre inedite e mai esposte prima. La mostra, che si articola in diversi spazi del museo, coinvolge tutte le sezioni e i rispettivi curatori: arte, architettura, fotografia, videogallery e archive wall.

Introdotta al piano terra dalla scultura di luce di Marcello Maloberti Senza saperlo la notte immaginava il giorno e dal grande arazzo Ocean, Mother and Life di Abdoulaye Konaté, il percorso espositivo nell’arte contemporanea procede in un allestimento caratterizzato da alte rastrelliere in metallo, che richiamano quelle usate nei depositi del museo.

Fotografia e architettura sono collocate al piano superiore, nella Galleria 3, dove tra l’altro il progetto fotografico Atlante Sapienza22 sulla città universitaria della capitale, che ha coinvolto i fotografi Iwan Baan, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Marina Caneve, Carlo Valsecchi, si configura come una mostra nella mostra. Conclude la sezione una zona interamente dedicata alle nuove acquisizioni della Collezione di Architettura, con progetti di Demogo (Simone Gobbo, Alberto Mottola e

Davide De Marchi), Matilde Cassani e Francesca Torzo, quest’ultima vincitrice della prima edizione del Premio Italiano di Architettura indetto da Maxxi e Triennale Milano.

In occasione della mostra, la Sala Claudia Gian Ferrari ospita il primo appuntamento di In Restauro, una serie di iniziative – la prima dedicata al restauro della grande opera Sternenfall di Anselm Kiefer, a cura dei docenti e studenti della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma – pensate per rendere accessibile una tra le più affascinanti attività museali, normalmente non visibile al pubblico ■

Tra le opere della mostra Fuori Tutto, dall’alto in senso orario: Carlo Valsecchi, Atlante Sapienza22; Abdoulaye Konaté, Ocean, Mother and Life, 2015 (ph. Alto Piano - Agostino Osio); Valentina Vannicola, bozzetto preparatorio per La Processione Mistica; Demogo, modello del Municipio di Gembloux.

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AL MAXXI È FUORI TUTTO
› DESIGNCAFÈ

OS2 75

porte e finestre Secco acciaio zincato verniciato

Situata in un contesto privilegiato, la bellissima baia di Carmel-by-the-Sea in California, luogo prediletto da molte celebrities, la villa Carmel House è una nuova costruzione definita da ampie vetrate, realizzate con il sistema OS2 75 in acciaio zincato verniciato, per ammirare appieno la bellezza del territorio circostante.Un progetto contemporaneo che si armonizza in modo elegante con le più tradizionali “fairy tale cottages” presenti nel territorio, grazie alla suddivisione dei vetri all’inglesina.

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Carmel Villa - California Arch. LUCA Studio of architecture credit: Caitlin Atkinson

A sinistra, ©Sir Peter Cook, Arcadia Peninsula Housing (project, 1977-81); sotto, ©Zvi Hecker, revised plan for the Heinz-GalinskiSchule, Berlin, 1993; in basso, ©Thomas W. Schaller, From the City (architectural fantasy, 1990). Tutte Tchoban Foundation Collection.

LE MOLTEPLICI RAPPRESENTAZIONI DELL’ARCHITETTURA

ARCHIVISION, FINO AL 3 SETTEMBRE ALLA TCHOBAN FOUNDATION DI BERLINO

Nel giugno del 2013 la Tchoban Foundation di Sergei Tchoban inaugurava a Berlino il Museum für Architekturzeichnung, che celebra ora il decennale con la mostra (fino al 3 settembre) ArchiVision: circa 120 lavori della collezione della Fondazione che, organizzati in cinque aree tematiche incuranti dell’ordine cronologico, illustrano le illimitate potenzialità artistiche della rappresentazione architettonica. Architetture realizzate o rimaste sulla carta, utopie o rappresentazioni scenografiche del reale – per convincere il cliente – o dell’immaginario, schizzi come forma di stenografia delle idee e dei concetti. ArchiVision, curata dalla storica dell’architettura Eva-Maria Barkhofen, espone tra gli altri disegni di Ferdinando Galli da Bibbiena (1657-1743), Hans Poelzig (1869-1936), del

contemporaneo Ben Van Berkel; gli ambiziosi grattacieli di Louis-Jean Desprez, Jean Laurent Legeay, Hugh Ferris, Thomas W. Schaller e Gottfried Müller; le utopie di Ennemond Alexandre Petitot, Yakov Chernikhov, Daniel Libeskind e Alexander Brodsky; le fantasie di Charles Louis Clérrisseau e Paul Decker il vecchio; le feste barocche di Carlo Marchionni e le scenografie di artisti della prospettiva come Pietro Gonzaga, Karl Blechen, Paolo Martellotti e Ezio Frigerio.

Infine, i disegni di Aleksandr Rodčenko e di Kirill Chelushkin pongono degli interrogativi sui limiti della rappresentabilità dell’architettura. Limiti che, almeno per il momento, l’intelligenza artificiale generativa sembra trasformare in inganni ■

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UPGRADE YOUR OFFICE PANORAMA

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Facilitare il cambiamento, aprirsi al futuro. Terzi spazi, molto più di un luogo di lavoro.

IL CAPITALISMO GLOBALE IN GRANDE FORMATO

AL MAST DI BOLOGNA FINO AL 7 GENNAIO 2024

LA PRIMA ANTOLOGICA ITALIANA DI ANDREAS GURSKY

Siti produttivi, punti di trasbordo e distribuzione delle merci, templi del consumo, nodi di trasporto, luoghi di produzione energetica e alimentare, centri della finanza: con più di quaranta fotografie di grande formato – tecnica fin dagli anni Novanta associata al nome e alle alte quotazioni di Andreas Gursky – Visual Spaces of Today, alla Fondazione Mast di Bologna fino al 7 gennaio 2024, abbraccia un arco di tempo che va dai primi lavori (Krefeld, Hühner, 1989) alle opere più recenti (V&R II e V&R III, 2022), copre grandi distanze tra Salerno (1990) e Hong Kong (2020) e combina la moderna industria del turismo (Rimini, 2003) con processi di produzione millenari (Salinas, 2021).

Una mostra che non sarebbe possibile senza i grandi spazi delle Galleries al primo piano

dell’architettura progettata da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori di Labics e inaugurata dieci anni fa. Perché se da un lato gli ingrandimenti sono sintesi visuali di infiniti singoli dettagli, apprezzabili da vicino, dall’altro, potendole osservare da lontano, le fotografie di Gursky sono una sorta di carta geografica del mondo contemporaneo.

Lasciando i giudizi e le conclusioni al visitatore, scrive nel catalogo il curatore Urs Stahel, il fotografo di Düsseldorf si limita a osservare, dilatandolo, l’ambiente della specie umana.

La maggior parte delle opere esposte sono composizioni, montaggi digitali di innumerevoli scatti, e l’effetto è avvolgente e coinvolgente a un tempo, una testimonianza della globalizzazione che porta il visitatore dentro l’ambiente fotografato.

Tra le molteplici attività della Fondazione Mast, acronimo di Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, Visual Spaces of Today celebra i dieci anni della Fondazione e il centenario di G.D, l’azienda di packaging e automazione industriale che fa parte del Gruppo Coesia, presieduto dalla fondatrice del Mast Isabella Seràgnoli ■

Dall’alto in senso orario: Andreas Gursky, Amazon, 2016; Bahrain I, 2005; Salerno, 1990. Tutte le foto © Andreas Gursky, by SIAE 2023. Courtesy Sprüth Magers.

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› DESIGNCAFÈ

WELLBEING ACOUSTIC TECHNOLOGIES

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DAL 14 SETTEMBRE

AL 17 DICEMBRE ALLA

GAM - GALLERIA D’ARTE

MODERNA DI MILANO

FURLA SERIES SUZANNE JACKSON

Per la quinta edizione del programma Furla Series aprirà il 14 settembre a Milano, alla Gam - Galleria d’Arte Moderna, la prima mostra personale in terra europea dell’artista americana Suzanne Jackson. A cura di Bruna Roccasalva, la mostra ricostruisce i momenti fondamentali della ricerca che Suzanne Jackson porta avanti da oltre mezzo secolo, dai dipinti ‘onirici’ degli anni Settanta alle sperimentazioni radicali delle più recenti ‘anti-canvas’.

La pratica di Suzanne Jackson abbraccia un ampio campo d’indagine che esplora le potenzialità della pittura e si nutre di esperienze nella danza, nel teatro, nella poesia.

Suzanne Jackson, Somethings in the World (particolare), 2011. Courtesy l’artista e Ortuzar Projects, New York. Accanto, Suzanne Jackson (ph. ©Timothy Doyon).

La produzione iniziale di matrice pittorica e figurativa, popolata di personaggi, animali e riferimenti alla natura, si evolve negli anni approssimandosi progressivamente all’astrazione, fino ad approdare all’elaborazione di un lessico personale in cui la pittura assume una dimensione scultorea e ambientale.

Nata a St. Louis nel 1944, cresciuta nei territori dello Yukon e oggi residente a Savannah, in Georgia, dove si era trasferita nel 1996 come docente di pittura del locale College of Art and Design, Suzanne Jackson ha studiato arte alla San Francisco State University e danza al Pacific Ballet. Con la sua Gallery 32 realizzò per la prima volta a Los Ange -

les una mostra dedicata esclusivamente alle artiste di colore. il suo lavoro è nelle collezioni permanenti di importanti istituzioni internazionali tra cui il Museum of Modern Art di New York, il San Francisco Museum of Modern Art, il Baltimore Museum e il California African American Museum di Los Angeles.

La mostra di Suzanne Jackson è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e Gam avviata nel 2021 per promuovere i progetti espositivi a cadenza annuale Furla Series, pensati per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea ■

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› DESIGNCAFÈ

Mario Nigro, Progetto per tempo e spazio, tensioni reticolari, simultaneità di elementi in lotta, 1954 (ph. M. Mognetti. A sinistra, Dallo spazio totale, 1954-64 (ph. Bruno Bani). Sotto, Il terremoto della tempesta, 1980 (ph. M. Mognetti). Tutte ©Archivio Mario Nigro.

SPAZIO E TEMPO TOTALE

FINO AL 5 NOVEMBRE A PALAZZO REALE DI MILANO LA PIÙ AMPIA

RASSEGNA MAI DEDICATA A MARIO NIGRO, PROTAGONISTA DELLA SCENA

ARTISTICA ITALIANA DEL NOVECENTO

Sono più di 140 le opere di Mario Nigro – dal 1947 al 1992, anno della sua scomparsa – esposte nella mostra curata da Antonella Soldaini e Elena Tettamanti e promossa da Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Museo del Novecento e Eight Art Project in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro. Il percorso espositivo si sviluppa in otto sale di Palazzo Reale che ripercorrono l’attività dell’artista nato a Pistoia nel 1917 con dipinti e lavori tridimensionali realizzati a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta, quando Nigro avvia la propria ricerca astrattista prima di aderire al Movimento Arte Concreta e

all’associazione romana Art Club. Da Palazzo Reale la mostra prosegue allo Spazio Archivi del vicino Museo del Novecento, con molti lavori su carta dell’artista e una vasta selezione di documenti, tra cui testi autografi relativi al ciclo Spazio totale e alcune fotografie di Ugo e Maria Mulas.

Un’opera di Mario Nigro è inoltre esposta al Pac-Padiglione di Arte Contemporanea nell’ambito di Performing Pac. Dance with me To the End of Love, nella sezione allestita come una grande timeline dedicata alla ricostruzione dell’attentato terroristico avvenuto trent’anni fa in via Palestro ■

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ANDROID radiator

art direction e styling: Studio Salaris
SHOWROOM MILANO, VIA SAN DAMIANO 5 WWW.ANTRAX.IT
design Daniel Libeskind

UN PIEDE NELL’EDEN

A REGGIO EMILIA ESAMINA LE DIVERSE RAPPRESENTAZIONI DEL TEMA DELLA NATURA

È in corso fino al 25 febbraio 2024, a Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, la mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi, curata da Ilaria Campioli.

Articolata in tre sezioni, la mostra parte da 59 immagini realizzate da Luigi Ghirri fra il 1984 e il 1988 prevalentemente in parchi e giardini, luoghi in cui, secondo l’autore, è possibile rivivere e sperimentare un sentimento di appartenenza con l’elemento naturale del quale la sua ricerca non manca di cogliere le numerose contraddizioni, a partire dall’antropizzazione della natura con la progressiva scomparsa delle aree verdi alle porte delle città.

Un Piede nell’Eden prosegue poi con il riallestimento della collettiva fotografica del 1988 Giardini in Europa, curata dallo stesso Ghirri e da Giulio Bizzarri, che raccoglieva gli esiti delle ricerche condotte da tredici artisti internazionali (Andrea Abati, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Francesco Radino, Olivier Richon, George Tatge, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Verena Von Gagern e Cuchi White) in aree verdi in Italia e all’estero.

Completano la mostra i disegni di oltre 212 specie arboree in scala 1:100 realizzati dagli architetti Cesare Leonardi e Franca Stagi per comporre L’Architettura degli Alberi, il monu-

mentale volume pubblicato nel 1982 e ancora oggi insuperato strumento per la progettazione del verde.

Un piede nell’Eden è promossa dal Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri e Fondazione Archivio Leonardi. Cultural partner Crédit Agricole Italia, contributo Art Bonus di Iren ■

Dall’alto in senso orario, Cuchi White, Villa Reale di Marlia, 1980 (©Cuchi White). Luigi Ghirri, Caserta, 1987 @Eredi Luigi Ghirri; C. Leonardi, F. Stagi, disegni da L’Architettura degli Alberi.

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DALLA RICERCA FOTOGRAFICA DI LUIGI GHIRRI AI DISEGNI DI STAGI E LEONARDI, UNA MOSTRA

DUE MILLENNI DI EBRAISMO IN ITALIA

Fino al 17 settembre, una mostra al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara ripercorre, attraverso progetti e oggetti, due millenni di storia dell’ebraismo in Italia.

Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia , a cura di Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto, ricostruisce le varie tappe evolutive degli spazi di culto ebraici. Tra le opere in mostra un mahazor (formulario di preghiere) della seconda metà del xv secolo di area emilianoromagnola, esposto per la prima volta, l’Aron ha-Qodesh di Vercelli, armadio sacro per i rotoli della Torah prodotto in area piemontese nel xvii secolo all’epoca dei ghetti.

E ancora, dopo l’Unità d’Italia, i progetti per la costruzione di nuove monumentali sinagoghe nelle principali città italiane, di cui la più celebre è sicuramente quella di Torino, la

Mole Antonelliana, che doveva originariamente ospitare il tempio israelitico. Anche la vicenda dei cimiteri ebraici in Italia è complessa e travagliata e il suo percorso evolutivo fornisce una chiave di lettura utile a comprendere il rapporto tra gli ebrei italiani e i detentori del potere nelle diverse epoche: dalle antiche catacombe ebraiche di Roma e Venosa, agli ortacci fuori dalle mura cittadine nel Medioevo, ai cimiteri israelitici realizzati a seguito dell’Emancipazione.

Tra le opere esposte anche la colonna funeraria del 1772 di Yehudah Leon Briel, fra i più illustri maestri dell’Italia ebraica tra Seicento e Settecento, proveniente da Mantova, una delle culle della vita culturale, artistica e religiosa ebraica, e un seggio ligneo rivestito in bronzo che il banchiere e senatore Ugo Pisa commissionò nel 1887 allo scultore Mario

Quadrelli per il reparto Israelitico del Cimitero Monumentale di Milano.

La mostra, che ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, gode del sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Intesa Sanpaolo ■

Un’immagine dell’allestimento di Ferrara (ph. ©Luca Gavagna), l’interno della sinagoga di Livorno in una stampa del 1863 e l’Aron ha-Qodesh della sinagoga di Vercelli.

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CASE DI VITA, AL MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO DI FERRARA UNA MOSTRA DI ARCHITETTURE E OGGETTI SACRI › DESIGNCAFÈ

In alto, alcuni progetti che si sono trasformati in installazioni permanenti. Da sinistra: Tommaso Spazzini a Villa Castropignano (Cb); Fabrizio Bellomo ad Albori, frazione di Vietri sul Mare; Giulia Mangoni a S. Lorenzo Dorsino (Tn). Accanto, panorama di Rivello, Basilicata, uno dei 20 comuni coinvolti nella quarta edizione di Una Boccata d’Arte (Ph. ©Rosanna Di Lascio).

ARTE CONTEMPORANEA NEI CENTRI MINORI

Prosegue per tutta l’estate la quarta edizione di Una Boccata d’Arte, il progetto d’arte contemporanea promosso da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua e con la partecipazione di Threes. Ogni anno 20 piccoli centri di tutta Italia invitano altrettanti artisti di età, formazione e pratiche differenti a trascorrere un breve periodo di residenza. Ciascun artista, entrando in relazione con la storia del borgo e i suoi abitanti, realizza un intervento inedito, composto talvolta da più opere diffuse, nel quale confluiscono le peculiarità del luogo e la propria personale ricerca.

Ideato nel 2020 da Marina Nissim, presidente di Fondazione Elpis, in reazione alla pandemia e con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico e paesaggistico dei territori minori (centri con meno di 5.000 abitanti) lontani dai circuiti tradizionali dell’arte e del turismo, il progetto ha già coinvolto 80 comuni e altrettanti artisti, insieme a sponsor tecnici, associazioni locali e persone che a vario titolo rendono possibile la realizzazione degli interventi. Negli ultimi tre anni, grazie alle acquisizioni delle amministrazioni e alle donazioni degli artisti, ben venti installazioni sono diventate

permanenti. La quarta edizione coinvolge i comuni di Fénis in Valle d’Aosta, Vermogno di Zubiena in Piemonte, Castelvecchio di Rocca Barbena in Liguria; Gardone Riviera, Pieve Tesino, Costozza, frazione di Longare in Veneto, Aquileia, Travo in Emilia-Romagna, Fosdinovo in Toscana, Toscolano (frazione di Avigliano Umbro) in Umbria, Petritoli nelle Marche, Rocca Sinibalda in Lazio, Pietracamela in Abruzzo, Agnone in Molise, Cetara in Campania, Maruggio in Puglia, Rivello in Basilicata, Santa Severina in Calabria, Pollina in Sicilia e Belvì in Sardegna ■

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› PAOLO PORTOGHESI
Paolo Portoghesi ritratto da Roberto Malfatti. A destra, illustrazione della Strada Novissima, curata da Portoghesi per la Biennale di Architettura di Venezia del 1980.

le storie di lpp

PAOLO PORTOGHESI dal Barocco alla Strada Novissima

di Luigi Prestinenza Puglisi illustrazione di Roberto Malfatti

L’unanime e diffuso cordoglio per la morte di Paolo Portoghesi, avvenuta il 30 maggio di quest’anno, ha mostrato quanto l’architetto romano fosse stato importante nella diffusione di una immagine popolare dell’architettura. E quanto i suoi libri – soprattutto sul barocco – decisivi per formare la nostra coscienza storica.

Il tema che invece i commenti hanno affrontato di sfuggita, riguarda le opere architettoniche e se il metodo di progettazione ad esse sotteso possa essere ancora considerato di una qualche utilità. Portoghesi infatti non ha mai abdicato da una posizione secondo la quale la buona architettura non può che essere in continuità con la migliore del passato. E ha evidenziato più volte la tesi che la modernità, se recide le sue radici con la tradizione, è monca e destinata all’insuccesso presso il vasto pubblico, il quale non riesce a capirne l’approccio astratto: troppo geometrico, troppo minimalista, troppo cerebrale.

Portoghesi ha conseguentemente cercato di recuperare segni del passato nella loro corposa abbondanza, non esitando a fare opera di collage, di scomposizione e ricomposizione del patrimonio figurativo, con evidenti riferimenti al Barocco e al Liberty, visti come momenti paradigmatici per la loro maggiore esuberanza formativa e linguistica.

Ma poiché della storia si può salvare tutto tranne che la storia stessa, e cioè non si può impedire il passare del tempo, i risultati di questi ripescaggi appaiono irreali, recuperi fiabeschi e incantati nonché spesso, per la diversità delle tecniche edilizie e per la povertà dei budget, di cartapesta. Per dirla con una battuta, Portoghesi ci ha donato un

sogno insieme erudito e zuccheroso, con opere che ricordano Disneyland. Del resto a risultati non diversi sono giunti architetti che hanno tentato strade simili: per esempio Charles Jencks o Leon Krier.

Fu forse proprio per questa mitologica idea della storia che Manfredo Tafuri riservò a Portoghesi parole di fuoco. Nella sua Storia dell’architettura italiana, per esempio, lo bolla per il ‘gusto per l’eccesso privo di tensioni’. Eppure gli anni in cui Tafuri scriveva sono stati per l’opera di Paolo Portoghesi i migliori. Collaborava con lui Vittorio Gigliotti, un ingegnere salernitano di talento, cresciuto alla scuola di Zevi, che riusciva a contemperare il kitsch stilistico con la dialettica del cosiddetto neo liberty, giocando tra spazialità contemporanea e riferimenti barocchi.

Se il rapporto con Tafuri non fu felice, quello con Zevi fu disastroso. Erano legati da un intenso legame da allievo a maestro e si era instaurata una comunanza spirituale tanto forte da spingere Bruno Zevi, accentratore e individualista, a condividere la realizzazione di un’opera alla quale doveva tenere particolarmente, il volume dedicato a Michelangelo architetto. Dopo Michelangelo i due avrebbero affrontato l’altro sommo eroe della mitologia zeviana: Francesco Borromini. Il testo, pare già pronto per la stampa, non fu mai pubblicato. Così come non fu mai ripubblicato il Michelangelo architetto. Non sapremo mai perché. Se per uno scontro tra personalità, aggravato dal fatto che Zevi, che non era certo facile, vedeva l’allievo trasformarsi in antagonista; se per incompatibilità di tesi, e Zevi era khomeinista nella sua religione della libertà; se per ragioni estranee al

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› LE STORIE DI LPP

libro. Fatto sta che Zevi divenne il peggior nemico di Portoghesi e non perse occasione per criticarlo con insulti che solo un incassatore eccezionale ha potuto subire senza reagire con una querela per diffamazione. Portoghesi, dal canto suo, sembrava fare di tutto per meritare le critiche. Flirtava con il potere, diventando in poco tempo l’architetto ufficiale del Psi di Bettino Craxi. Progettava opere piacione e kitsch. Acquisiva, uno dopo l’altro, gli incarichi più importanti.

Lo studioso tuttavia riuscì a non farsi seppellire dalla politica e dalla professione, conservando un ruolo di primo piano nella costruzione della cultura architettonica italiana. Non mi riferisco solo ai suoi testi fondamentali sul Barocco, ma al suo incessante ruolo di animatore di imprese culturali. Basta ricordare il Dizionario di Architettura e Urbanistica a cui collaborarono numerosi giovani promettenti, tra i quali Renato Nicolini, insieme a studiosi quali Giulio Carlo Argan, Manfredo Tafuri, Christian NorbergSchulz, Umberto Eco.

E aggiungerei la rivista Controspazio, di cui è stato nel 1966 fondatore e sino al 1983 direttore. Controspazio, nonostante le pesanti derive reazionarie, ha avuto il merito

di rivedere, attraverso numeri monografici, intere pagine di una storia ridicolmente semplificata dell’avanguardia e del Movimento Moderno in Italia, arruolando come redattori o collaboratori alcune delle più brillanti intelligenze critiche. Portoghesi, diversamente da altri maestri, che hanno creato il vuoto intorno a se stessi, è stato uno dei rari che ha incessabilmente cercato di costruire una rete.

L’operazione più importante è stata la Biennale di Architettura di Venezia del 1980, quando, in sintonia con Charles Jencks, ha cercato di mettere sotto la stessa bandiera le incompatibili linee di ricerca che costituivano la galassia postmoderna. E così si trovarono in mostra architetti tanto diversi quanto Frank O. Gehry, Hans Hollein, Aldo Rossi, Michael Graves, Oswald Mathias Ungers, Ricardo Bofill e un giovane Rem Koolhaas.

L’operazione era destinata a fallire lasciando però un’opera, la Strada Novissima, della quale si sarebbe discusso per decenni. Ma senza impedire che ognuno, compreso Portoghesi, proseguisse per la propria direzione. Infine, è venuta la passione per l’ecologia e Portoghesi ha inventato la geoarchitettura, ma non credo che lo ricorderemo mai per questa, sia pur apprezzabile, idea ■

Nell’illustrazioe di Roberto Malfatti, la Grande Moschea di Roma (1974-1995), una delle opere più note di Paolo Portoghesi.

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› PAOLO PORTOGHESI

SIMONSWERK / si – mons – werk /:

1. I nostri prodotti permettono alle porte di aprirsi dal 1889 2. La nostra sfida, rendere il buono sempre migliore

3. Innovazione ed elevati standard qualitativi sono i pilastri del nostro successo 4. La nostra forza sta’ nella cura per i dettagli 5. La parola “Cerniera” è troppo semplice per descrivere i nostri sistemi. 6. In un mondo in costante trasformazione siamo precursori nel cambiamento

7. Semplicemente, SIMONSWERK

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La Tane Garden House e, accanto, Tsuyoshi Tane con il presidente emerito di Vitra Rolf Fehlbaum (ph. ©Julien Lanoo e Dejan Jovanovic). Sotto, uno dei numerosi modelli di studio realizzati dall’architetto giapponese.

LA CASA DEL GIARDINIERE

INAUGURATA NEI GIORNI DI ART BASEL, LA PICCOLA

ARCHITETTURA DI TSUYOSHI TANE SORGE ACCANTO

AL GIARDINO DI PIET OUDOLF NEL CAMPUS VITRA

Misura solo 15 mq e, sebbene sia dotata anche di un angolo caffè, la sua funzione è quella di deposito degli attrezzi per i giardinieri dell’Oudolf Garten e per i dipendenti Vitra che curano le api e l’orto in fase di realizzazione. Dopo il primo incontro, tre anni fa, con il presidente emerito di Vitra Rolf Fehlbaum, il 43enne architetto giapponese, di base a Parigi, Tsuyoshi Tane ha dedicato molto tempo al progetto, realizzando tanti piccoli modelli (in autunno ci sarà una mostra) quante erano le possibilità che i racconti prima, il luogo e il desiderio di utilizzare solo materiali locali poi aprivano alla sua creatività.

Dopo l’Umbrella House di Kazuo Shinohara, il Conference Pavilion di Tadao Ando e il Factory Building di Sanaa, la Tane Garden House è la quarta architettura di un progettista giappo-

nese che si aggiunge alle opere, quasi una rassegna di premi Pritzker, del Campus Vitra, ma al contrario delle altre è interamente costruita da artigiani del posto e con pietra, legno e paglia di provenienza locale.

È quasi un segnale che svela la futura evoluzione, nelle intenzioni di Fehlbaum e di sua figlia Nora, oggi alla guida dell’azienda, del Campus Vitra: trasformarlo in un parco. Prati fioriti hanno già preso il posto dei tappeti erbosi all’inglese da cui emergevano le architetture di Zaha Hadid, Frank Gehry, Buckminster Fuller, Jean Prouvè, Renzo Piano, Herzog e De Meuron e gli stabilimenti industriali di Nicholas Grimshaw e Álvaro Siza.

In futuro, insieme alla demineralizzazione di molte superfici asfaltate, vedremo forse crescere un bosco di essenze autoctone ■

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› DESIGNCAFÈ

Il sistema di cerniere a scomparsa per porte con rivestimenti

ANSELMI AN 172 3D

L’architettura moderna richiede spesso la possibilità di rivestire porte e pareti con diversi materiali estetici per ottenere un design d’interni sempre più omogeneo e minimale. La cerniera a scomparsa AN 172 3D di Anselmi rende possibile tutto questo: regolabile sui 3 assi, con una portata fino a 60 kg con sole due cerniere e disponibile in ben 13 finiture di pregio questa cerniera permette di rivestire pareti ed ante con materiali estetici in grado di far scomparire la porta all’interno della parete.

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ISRAELE E NUVOLE

UN

Antonio Morlacchi

Li pensiamo leggeri e impalpabili come una nuvola, ma l’enorme quantità di dati che viaggia in fibra ottica alla velocità della luce, per trasformarsi nello streaming dell’ultimo film, nelle spam che riempiono le caselle di posta, nelle storie di Instagram e nel biglietto del prossimo volo, viene elaborata nei black box dei Data Center dove milioni di server assorbono enormi quantità di energia, cui si somma quella necessaria per il raffrescamento degli ambienti che li ospitano.

Oggi i Data Center sono i centri nevralgici del potere. E sono tutti privati. Inaccessibili come il padiglione di Israele ai Giardini che Oren Eldar, Edith Kofsky e Hadas Maor, curatori della mostra Cloud-to-Ground per la Biennale di Architettura di Venezia, quest’anno hanno sigillato, per aprire un discorso sulla realtà dei Data Center in Israele, dove Google e Amazon collaborano al progetto governativo Cloud Nimbus che trasformerà il Paese in una Cloud Region. In posizione strategica tra Europa e India, nel deserto israeliano Google sta posando anche il cavo infrastrutturale Blue-Raman, che già col-

Il padiglione di Israele sigillato e, sotto, uno dei modelli in cemento in scala 1:50 di vecchie centrali telefoniche del Paese (ph. ©Daniel Hanoch).

lega Israele e Arabia Saudita. È la nuova rotta commerciale illustrata nella mappa fotoincisa esposta sul retro del padiglione, nel cortile, insieme a quelle storiche – la Via Maris lungo la costa, la Strada dei Re lungo i monti della Giordania e la Via dell’Incenso – fisicamente pressochè invariate nel corso del tempo ma il cui uso è mutato al cambiare dei governanti che si sono succeduti, testimoniando in questo modo la forza e allo stesso tempo la fragilità delle infrastrutture.

Insieme alla mappa, cinque sculture riproducono tipi ricorrenti di vecchie centrali telefoniche, privatizzate e via via demolite o trasformate nei nuovi hub del capitalismo dell’informazione. Nell’installazione ognuna delle sculture, modellate in cemento ma cave, emette un suono unico, basato su sample originali registrati nei rispettivi edifici. Se evocano le vecchie centrali telefoniche pubbliche, destinate a scomparire in tutto il mondo, quei suoni astratti segnano anche il tono delle solitudine contemporanea che l’iperconnessione 24/7 sembra acuire ■

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PADIGLIONE VUOTO, OPACO E SIGILLATO. ALLA BIENNALE DI VENEZIA LA MOSTRA CLOUD-TO-GROUND SOLLECITA UNA RIFLESSIONE SUI DATA CENTER E LE RETI IN FIBRA OTTICA COME STRUMENTI DI SOVRANITÀ. IN ISRAELE E OVUNQUE
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Il comfort acustico è fondamentale per un ambiente di lavoro sano

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Repor t

Progettazione specializzata Il caso dei Data Center

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 60 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

La ricerca da parte degli architetti non solo della diversificazione di mercati e di tipologie ma anche di una sempre maggior integrazione con le competenze di ingegneria (che spesso significa la valorizzazione di figure multidisciplinari di architetti/ingegneri a loro agio soprattutto nei team che si costituiscono nell’ambito di società anziché di tradizionali studi professionali) è crescente. Ed è promettente quando si delineano opportunità di progettare interventi ad alto contenuto tecnologico, quindi ad alta ‘soglia di ingresso’ rispetto alla concorrenza, in genere caratterizzati per quanto riguarda l’intervento progettuale da forte innovazione e rapido aggiornamento.

Un caso interessante, anche perché sempre più citato da investitori alla ricerca di opportunità di ritorno economico, è quello dei Data Center, ben diversi dagli edifici della logistica (di cui si parla più per la quantità di un mercato, comunque più sofisticato di quello dei ‘capannoni’, che non per la qualità delle realizzazioni) perché decisamente più sfidanti. La domanda di questa particolare tipologia è in decisa crescita (di pari passo con lo sviluppo dello smart-working che richiede un sempre maggior consumo di dati da parte degli utenti) a partire da una stima di 3 miliardi (a consuntivo 2021) proposta in uno specifico rapporto del Politecnico di Milano: Se nel 2022 i Data Center in attività erano stimati in 165, entro il

2024 il loro numero dovrebbe salire a 186. Un Data Center può esser definito come una sala macchine che include server, storage, gruppi di continuità e tutte le apparecchiature che favoriscono i processi e le comunicazioni di ogni sistema informativo aziendale: semplificando si può dire che qualsiasi scambio di informazioni è ottimizzato e potenziato da Data Center ospitati in strutture sofisticate, progettate e costruite ad hoc. La precedente breve descrizione di questa tipologia di progetti ingegneristico/architettonici è integrata dalle considerazioni che abbiamo raccolto intervistando cinque tra i maggiori esperti italiani del settore, tutti attivi in primarie società di progetto: Alberto Caccia (Lombardini22), Daniele De Bettin (DBA / General Planning), Pietro Matteo Foglio (In-site), Maria Paola Pontarollo (Starching) e Cosimo Verteramo (Deerns Italia).

A loro abbiamo posto le seguenti domande:

1. Quale motivo spinge la sua società a impegnarsi nella progettazione di Data Center?

2. Quali competenze necessitano rispetto a quelle tipiche della progettazione architettonica/ ingegneristica?

3. Come si organizza il lavoro progettuale in gruppi multidisciplinari?

4. Quali problematiche pone la progettazione di Data Center in un’ottica Esg e con quali implicazioni urbanistiche?

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› DATA CENTER

In alto, una tipica data hall. Accanto, un progetto di Data Center sviluppato dalla business unit dedicata di Lombardini22.

Alberto Caccia Lombardini22

Lombardini22 ha sviluppato un’expertise specifica nella progettazione di Data Center con un team di professionisti qualificati che comprende project manager, ingegneri, architetti, esperti in sostenibilità e specialisti IT. La sua business unit CAP DC Italia offre anche un approccio design & build ponendosi come interlocutore unico del cliente in vista di benefici quali: efficienza, responsabilità, riduzione dei tempi e controllo dei costi.

Il progetto, oltre alle competenze architettoniche richieste sia da Data Center campus di grandi dimensioni e impatto sul territorio sia da Data Center di prossimità (i cosiddetti Edge) in contesti metropolitani, comporta conoscenze in ingegneria dei sistemi alla ricerca dei cosiddetti Spof (Single Point of Failure) per poi implementare gli interventi con misure di mitigazione e ridondanza. Altrettanto rilevanti sono le competenze in impianti di raffreddamento: il mantenimento delle condizioni ambientali interne alle data hall è un requisito fondamentale.

Poiché i Data Center sono energivori la priorità è la massima efficienza energetica del sistema edificioimpianti, la cosiddetta Pue (Power Usage Efficiency) possibilmente ricorrendo ad alternative alle fonti fossili

(dai biocarburanti alle celle a combustibile, tra cui l’idrogeno).

I nostri team, caratterizzati dalla massima attenzione all’operatività e al commissioning dei sistemi, sono coordinati da un project manager che, oltre a individuare i ‘discipline leader’, si interfaccia con i clienti e dialoga con gli stakeholder coinvolti: egli può contare sul supporto di un design manager con utilizzo di sistemi collaborativi, tipicamente su base Bim.

Quanto al contesto, la crescente dimensione dei Data Center campus configura sempre più progetti a scala urbana con tendenza a intervenire su siti produttivi dismessi attivando un virtuoso processo di rigenerazione di aree, purché dotato di certificazioni Leed o Breeam, con operazioni di demolizione e bonifica nel pieno rispetto dei protocolli di sostenibilità.

Infine è strategico coinvolgere e informare le comunità interessate alle potenziali conseguenze e benefici socio-economici del nuovo insediamento: da non sottovalutare è la positiva ricaduta sul territorio in termini occupazionali, tanto che l’ecosistema si sta attivando per la promozione di percorsi formativi dedicati anche con la recente fondazione della Italian Datacenter Association a cui aderiamo.

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› REPORT
Alberto Caccia Ingegnere. Direttore della business unit di Lombardini22 CAP DC Italia.

Daniele De Bettin DBA Group

Quello dei Data Center è un settore in forte espansione e oggi vede impegnate numerose realtà dell’ingegneria integrata tra cui quella di cui sono tra i fondatori. Nel nostro gruppo, che ha più di 30 anni, la società DBA Pro opera da più di venti nel settore delle telecomunicazioni e dei Data Center e vi dedica oltre 150 esperti su un organico totale di 700 persone. Abbiamo progettato PoP (point of presence), centrali telefoniche, Edge e Hyperscale Data Center e oggi siamo impegnati nella progettazione e direzione lavori di interi campus con potenze superiori ai 100 MW IT (la potenza impiegata dai server presenti nelle data hall). Grazie alla neocostituita società Keypers, sviluppiamo digital twins e forniamo servizi di consulenza per l’ottimizzazione delle fasi di operation & maintenance dei data center.

Per fare tutto questo sono necessarie competenze specialistiche e molteplici che difficilmente possono risiedere in una singola figura. Il know how principale deve essere di tipo impiantistico: gli impianti sono il motore dell’infrastruttura, in quanto l’erogazione dei dati deve essere affidabile e resiliente con diversi gradi di ridondanza, funzionante nelle 24 ore anche attraverso lo studio della risposta ai possibili scenari critici.

Ma la progettazione architettonica non è da meno: deve coniugare la componente impiantistica e specialistica con l’inserimento nel paesaggio e la sostenibilità ambientale.

La società che dirigo, ponendosi come unico interlocutore per il cliente, fornisce competenze multidisciplinari in grado di supportarlo in ogni ambito.

Il personale qualificato è organizzato in settori e dipartimenti specializzati nelle varie discipline, coordinati da project manager e project leader con pluriennale esperienza nei settori specifici.

In un mercato in continua evoluzione sono essenziali l’aggiornamento, la formazione e l’ottenimento delle certificazioni degli enti internazionali accreditati. Progettare un Data Center in chiave Esg diventa fondamentale: la sostenibilità si esprime anche nella previsione, nella realizzazione, nel monitoraggio e nella re-immissione nel sistema (economia circolare).

È responsabilità della società di progettazione tener conto dell’ecosistema e dell’impatto ambientale nel contesto urbanistico su cui insiste il Data Center ricercando non solo la neutralità ma anche la virtuosità, prevedendo soluzioni che si concentrino sul reimpiego locale dell’energia dissipata (ad esempio con il teleriscaldamento).

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Report
› DATA CENTER
Daniele De Bettin Architetto. Amministratore delegato di DBA Pro.

Report

Pietro Matteo Foglio In-Site

Sono un architetto con 25 anni di esperienza nella progettazione di infrastrutture complesse: da sempre mi occupo di Data Center e ho fondato la società In-Site per sviluppare questo ambito progettuale integrando mondi apparentemente diversi: ingegneria, design e fattore uomo. Questa integrazione, che ha determinato un soggetto ibrido (in senso positivo), è la ragione principale della nostra dedizione a spazi digitali che cambieranno completamente l’esperienza umana del mondo costruito con tecnologie ultramoderne.

La progettazione di Data Center richiede competenze specializzate che vanno ben oltre quelle tipiche delle discipline architettoniche e ingegneristiche: è un campo multidisciplinare che comporta una combinazione di conoscenze tecniche, comprensione dei sistemi IT, gestione della sicurezza e delle risorse energetiche nonché capacità di adattarsi alle ultime tecnologie e alle best practice del settore. È infatti molto importante l’approccio all’evoluzione, quasi darwiniana, dei sistemi complessi e dell’innovazione.

L’organizzazione del lavoro progettuale in gruppi multidisciplinari è un tema affascinante e da sempre caro a In-Site perché richiede una leadership forte, una definizione chiara dei ruoli e delle responsabilità e al tempo stesso una cultura collaborativa all’interno del team. L’obiettivo è sfruttare la diversità delle competenze: dare prospettive eterogenee che portano a soluzioni integrate e complete, innovative ed efficienti

per i clienti affinché riconoscano in noi la capacità di rispondere alle loro differenti esigenze.

La progettazione in un’ottica Esg pone diverse problematiche e implicazioni urbanistiche che richiedono un’attenzione particolare. La sostenibilità ambientale, la gestione dei rifiuti, l’impatto sociale e la pianificazione urbanistica sono tutti aspetti cruciali da considerare per garantire che i Data Center siano sviluppati in modo responsabile, sostenibile e armonioso con l’ambiente e la comunità circostante. Per fare un esempio concreto, in questo momento ne stiamo progettando uno particolarmente sfidante dentro una montagna nelle Dolomiti.

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Pietro Matteo Foglio Architetto. Fondatore e amministratore delegato di In-Site.
› DATA CENTER
Un Data Center progettato da In Site

Starching

La digitalizzazione dei processi, l’utilizzo di piattaforme cloud e l’adozione di sistemi blockchain spingono a sviluppare centri di calcolo e storage informatico.

Per questo le società Starching, Redesco e Ariatta hanno dato vita a Maestrale, un polo di ingegneria integrata che coordina tutte le discipline relative ai data center con una visione olistica che parte dall’analisi della sensibilità del sito in tema di difesa idraulica, sismica, accessibilità alla rete elettrica e così via. La visione progettuale si sviluppa per fasi e review successive: l’esperienza della normativa urbanistica è fondamentale, unitamente alla capacità di generare sistemi impiantistici innovativi rivolti al contenimento del consumo di energia e all’ottimizzazione del ciclo di vita. Il progetto parte dall’individuazione dei vincoli urbanistici per una prima fattibilità seguita dal test fit, o simulazione progettuale del brief del cliente.

Nei Data Center la problematica urbanistica è aggravata dal fatto che non sono normati nei piani di gestione del territorio ma assimilati a insediamenti di tipo produttivo senza prevedere procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (Via). La pianificazione attuativa richiede invece un impegno di technical due diligence per la valutazione del rischio, tra cui analisi di impatto ambientale anche per i gruppi elettrogeni che garantiscono continuità di alimentazione.

In termini di sostenibilità l’individuazione di sistemi di gestione frigorifera può infl uire sul total cost of

ownership unitamente allo sviluppo di sistemi di generazione energetica a basso impatto; non ultima è la questione dell’invarianza idraulica del sito e della difesa da inondazioni.

La sfida è, pur nella standardizzazione, rispondere a requisiti di cui anche la ricerca architettonica e costruttiva fa parte. Le molteplici competenze richiedono un coordinamento interdisciplinare tra esigenze diverse e talvolta asincrone. Il team di progetto ha un project leader, unico a interfacciarsi con il cliente sui punti critici e dirimenti e a coordinare tutte le discipline. Quanto alla complessità dei sottoservizi essa rende il Bim vincolante nello sviluppo del progetto: le sue cinque fasi secondo il protocollo Riba vanno dalla pre-fattibilità alla costruzione e prevedono momenti di validazione con il cliente, spesso ricorrendo a una funzione di terza parte per una review progettuale con il team. Quando si progetta per l’estero, in assenza di una funzione di direzione lavori, la verifica sull’appaltatore è supportata da contratti di quality assistance/ quality control che Maestrale eroga a supporto del cliente e a verifica della congruità dell’esecuzione.

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Report
› DATA CENTER
Maria Paola Pontarollo Architetto, co-fondatrice di Starching.

Grazie.

Grazie alle aziende che ci hanno selezionato come partner di progetti prestigiosi.

Grazie ai progettisti che hanno specificato il nostro pavimento sopraelevato e ci hanno spinto a migliorarci, sempre.

Grazie ai consulenti che hanno certificato la nostra azienda e i nostri sistemi come sostenibili.

Grazie ai clienti che ci hanno scelto e continuano a farlo.

Grazie ai nostri collaboratori che ogni giorno rendono possibile tutto questo.

nesite.com
Gioia 22 in Milan, first NZEB tower in Italy © Donato Di Bello, Coima SGR

Report

Cosimo Verteramo Deerns Italia

Il gruppo Deerns ha iniziato ad affrontare la progettazione di Data Center oltre vent’anni fa, in un’epoca in cui il mercato non era sviluppato, grazie a una visione di un mondo in continua digitalizzazione in cui la gestione dei big data sarebbe diventata sempre più cruciale e da allora ha continuato ad anticipare e affrontare queste sfide.

La progettazione dei Data Center necessita di infrastrutture robuste, sicure ed efficienti per supportare la gestione di enormi quantità di dati. Abbiamo sviluppato soluzioni innovative per l’alloggiamento, il raffreddamento e la gestione energetica garantendo prestazioni ottimali e riducendo l’impatto ambientale. Obiettivi che si raggiungono con una conoscenza del cliente, le cui esigenze possono variare notevolmente nel caso che esso sia ‘Colocation’ o ‘Enterprise’. A questo si aggiunge l’expertise tecnica necessaria per garantire resilienza ed efficienza energetica con un approccio integrato e olistico alla progettazione.

La figura del design project manager è fondamentale nella gestione di un team di lavoro multidisciplinare: deve possedere una solida formazione tecnica e un’esperienza comprovata nel settore dei Data Center, che va affiancata da ‘discipline leader ’ specialisti delle problematiche specifiche.

Il team è completato da figure di supporto che ricorrono a consulenze quali: certificazioni di sostenibilità, permessi di costruire, controllo del rumore, preven-

zione incendi e attività di test e commissioning per garantire una corretta consegna al team operation che gestirà l’operatività del Data Center sviluppando un’attività di manutenzione senza interruzioni. Solo con questa collaborazione sinergica è possibile garantire il successo di progetti così complessi. In ottica Esg va tenuto conto delle implicazioni urbanistiche e delle sfide poste dall’efficienza energetica e dalla decarbonizzazione dell’edificio. Abbiamo sempre enfatizzato la riduzione dei costi operativi, compresi i consumi energetici, grande handicap dei Data Center. Proponiamo anche soluzioni innovative come il riutilizzo del calore disperso dai server in sistemi di teleriscaldamento e l’adozione di tecnologie che riducono le emissioni atmosferiche, tra cui l’utilizzo futuro di idrogeno.

Poiché ogni proposta comporta sfide sia di natura tecnica che autorizzativa, Deerns è attrezzata per affrontarle fornendo soluzioni su misura che consentono di ridurre l’impatto ambientale dei Data Center e di promuoverne una progettazione responsabile dal punto di vista sociale.

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Cosimo Verteramo Ingegnere. Deerns Italia Life Science & High Tech Division director.
› DATA CENTER
Sopra, il progetto di Deerns per un Data Center di Equinox.

Le vetrate del centro ricerca e sviluppo di Arneg si specchiano nella fontana reflecting realizzata da Forme d’Acqua Venice Fountains. Il progetto è stato sviluppato dal polo di Mantova del Politecnico di Milano.

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› FOCUS

Forme d’Acqua Venice Fountains la fontana reflecting per il paesaggio del lavoro

I fattori coinvolti nella progettazione dei luoghi del lavoro, dove le persone trascorrono la maggior parte del proprio tempo, sono molteplici. Si tratta sia di elementi oggettivi, come la qualità dell’aria, della luce e dell’acustica, sia di condizioni immateriali che l’architetto Barbara Bogoni, responsabile scientifico del progetto di ricerca del Politecnico di Milano - Polo di Mantova per i nuovi uffici del centro ricerca e sviluppo del gruppo Arneg nel padovano, definisce «volumi di atmosfere più o meno densi di forze interne, di connessioni, di dinamismi percettivi, visivi, tattili, fisici, e di bellezza. In questo senso anche l’acqua, insieme alla luce naturale e alla vegetazione, gioca un ruolo strategico». Elementi oggettivi e immateriali contribuiscono entrambi al benessere complessivo del luogo e di conseguenza alla produttività. Salute e benessere fisico, qualità delle relazioni interpersonali, disponibilità di spazi di pausa, relax e punti dove svolgere conversazioni private, oltre a migliorare l’efficienza dei collaboratori contribuiscono ad attrarre e trattenere talenti, trasformandosi così in un vantaggio competitivo per l’azienda.

«Nel progetto del polo tecnologico Arneg – prosegue Bogoni – sono state messe in atto stra-

tegie di organizzazione e distribuzione basate sulla continuità e sulla trasparenza spaziale, in cui le postazioni di lavoro e le sale per incontri più riservati sono parte di un continuum spaziale volto a trasmettere e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità lavorativa». Una continuità che prosegue all’esterno dell’edificio su un unico livello, con un fronte vetrato che si affaccia per tutta la lunghezza su uno specchio d’acqua.

La profondità dell’area occupata dalla superficie liquida, priva di ostacoli e di ombre, garantisce condizioni ottimali di illuminazione e nello stesso tempo diventa elemento di separazione, garantendo la corretta misura del rapporto tra il nuovo polo tecnologico e gli altri edifici del complesso produttivo.

La vasca rettangolare filo pavimento, che misura circa 50 metri per 20 ed è profonda solo 2,5 centimetri, è stata realizzata da Forme d’Acqua Venice Fountains. È circondata da uno spazio verde a prato e un’alberatura sullo sfondo. Una fila di grandi cipressi fastigiati si specchia sulla superficie e genera nello spettatore l’impressione di trovarsi sulle rive di un lago.

La distesa d’acqua rappresenta un elemento di attrazione anche dall’interno dell’edificio:

le grandi vetrate accostate alla vasca sono un escape visivo che suscita riconnessioni con l’ambiente esterno e sensazioni positive, una distensione per la vista e per la mente.

Il fondo e il bordo della vasca sono rivestiti in colore tinta lavagna, che amplifica il potere riflettente dell’acqua. Il tetto dell’edificio è dello stesso colore scelto per il fondo e, assieme alla lunga vetrata che costeggia la distesa, crea una sovrapposizione di forme rettangolari scure, interessanti richiami e giochi architettonici. La progettazione Mep ha dato vita a un design minimale che racchiude la tecnologia che consente il ricircolo continuo di acqua pulita.

L’acqua scorre attraverso un sistema di filtrazione e ricircolo, mentre nel fondo della vasca ci sono le bocchette incassate realizzate su misura in acciaio AISI316 verniciate a polvere nera, in continuità cromatica con la realizzazione. L’acqua immessa è costantemente cristallina e salubre, grazie al pannello di controllo e dosaggio automatico di pH e Redox, inoltre è sempre la stessa e viene reintegrata automaticamente solo al bisogno attraverso la lettura del sensore di livello.

www.formedacqua.com

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› FOCUS

Tour CB21, la riqualificazione comincia dall’auditorium con poltrone Lamm

Progettata in acciaio e vetro da Max Abramovitz e completata nel 1974, la Tour Gan – oggi denominata Tour CB21 – fu uno dei primi grattacieli del quartiere degli affari della Défense, ancor prima che il masterplan e la Grande Arche lo ponessero in asse ideale e prospettico con Place de la Concorde e l’Arco di Trionfo di Parigi.

Alta 188 metri, la torre sviluppa una superficie complessiva di 68.000 metri quadrati, un asset importante per l’operatore europeo del real estate Covivio, che negli ultimi anni ha messo in atto un’importante operazione di riqualificazione per adeguare le performance energetiche dell’edificio e dotarlo di un fit-out adatto ai tempi e alle esigenze dei tenant, che ricercano una qualità e una flessibilità degli spazi ben diversa da quella di cinquant’anni fa.

La prima fase dell’intervento, affidato allo studio Bouchaud Architectes e completato nel 2021, ha coinvolto i primi 14 piani del grattacielo. Grande attenzione è stata dedicata al totale rifacimento dell’auditorium, che in quanto infrastruttura condivisa da tutti i tenant è il mi-

gliore biglietto da visita del grattacielo e dei suoi spazi nella loro nuova configurazione.

Per l’allestimento personalizzato dell’auditorium sono state installate 221 poltrone C100 di Lamm (design Baldanzi & Novelli). Le sedute hanno dato risposta puntuale alle esigenze del progetto che ha puntato sulla cura del dettaglio, su uno stile minimalista, su materiali dalle tonalità naturali e sulla creazione di un ambiente di qualità, connesso e dotato delle migliori tecnologie audio-video.

Le poltrone C100, ad alto grado di personalizzazione e caratterizzate da un design lineare, sono state disposte su fi le diritte e su una superficie parzialmente in pendenza.

La scelta è ricaduta sulla versione interamente imbottita con schienale basso, rivestimento in similpelle e strutture verniciate di colore grafite. Le fiancate alloggiano tavolette di scrittura ribaltabili, di dimensione maggiorata, e le prese elettriche.

www.lamm.it

Località Parigi La Défense

Committente Covivio

Architetti Bouchaud Architectes

Anno 2022

Fornitura Lamm

221 poltrone C100 – Baldanzi & Novelli

Foto Vincent Muracciole

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› FOCUS
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TIRIOLO, CATANZARO PROGETTO CMR, UN BORGO DIGITALE SULLA SILA PICCOLA

È previsto entro la fine del 2024, nel piccolo comune di Tiriolo (Catanzaro) il completamento dell’Harmonic Innovation Hub, progetto su grande scala – 40mila i metri quadrati di superficie –che Entopan ha commissionato a Progetto Cmr: un ambiente destinato ad ospitare il dialogo e lo scambio permanente tra imprese corporate, start-up, centri di ricerca e professionisti per favorire il progresso tecnologico e imprenditoriale nell’area del Mediterraneo all’insegna dei principi dell’innovazione armonica definiti dal gruppo guidato da Francesco Cicione. Il centro multidisciplinare si propone di accompagnare imprese e territori nelle sfide delle transizioni digitale e

tecnologica, verde e circolare, sociale ed economica, in una logica di convergenza tra innovazione tecnologica e sociale.

Il concept architettonico sviluppato da Progetto Cmr darà vita a un ecosistema per l’innovazione dove si concentreranno diversi servizi all’impresa, un’academy, un centro di ricerca e trasferimento tecnologico permanente, un incubatore e acceleratore d’impresa – Entopan Innovation è l’unico incubatore certificato della Calabria e Sicilia, accreditato presso fondi d’investimento e centri di competenza a livello globale – e un coworking, con l’inserimento di porzioni di co-housing e servizi trasversali ed evoluti per creare una ‘cittadella’ dell’innovazione.

Il modello apre la strada al rinnovamento e alla rinascita dell’Italia dei piccoli centri, nuovi borghi tecnologici dell’innovazione e del sapere, strumento di riqualificazione e rigenerazione del territorio e delle intelligenze anche attraverso il riuso di edifici abbandonati ■

Località Tiriolo, Catanzaro Committente Entopan

Progetto architettonico Progetto Cmr: Massimo Roj (architect in charge); Michele Corrado (project leader) Landscape Dsb-la

Superficie 40.000 mq

Cronologia 2021-2024

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› WORK IN PROGRESS
TORRE ISOZAKICITY LIFE MILANO, ITALIA

SALERNO L’AMPLIAMENTO DELL’AEROPORTO COSTA D’AMALFI

Un ‘paesaggio nel paesaggio’. Così Femia, che con il suo studio Atelier(s) Alfonso Femia fa parte del gruppo di progettazione guidato da Deerns, descrive il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Salerno, collocato a circa 20 chilometri dalla città, in un territorio a vocazione agricola. Pensato per accogliere, nella sua prima configurazione, fino a 3,3 milioni di passeggeri/anno, il progetto è modulare, espandibile e con eccellenti prestazioni energetiche. Dalla forte identità, il nuovo terminal di complessivi 16mila mq si svilupperà su due piani e un interrato. La struttura modulare, pensata per

permettere al sistema aeroportuale di evolvere espandendosi nel tempo senza limitare l’attività dello scalo, è sormontata da una copertura a falde alternate e variabili composta da pannelli microforati e pannelli opachi rivestiti in ceramica policroma che è sia espressione architettonica sia dispositivo tecnologico. L’ingresso è preceduto da una piazza, coperta anch’essa dallo stesso sistema a falde e collegata al parcheggio, che agisce da interfaccia tra il terminal e il territorio, perché, nelle parole di Femia, «il terminal è una parte del viaggio e della scoperta del territorio, inizio e fine di un’esperienza. Una

sorta di educazione sentimentale del passeggero alla realtà e ai doveri verso i luoghi che attraversa». L’interno del terminal è concepito come una sequenza di ambienti interni e aperti che evoca il sistema di corti tipico dell’architettura mediterranea, favorendo un’interazione con gli elementi naturali, luce diurna e verde. Verranno utilizzati materiali della tradizione locale: la ceramica, tra cui quella di Vietri, e il cotto.

Il paesaggio entrerà così nel terminal e il terminal diventerà paesaggio, creando un microclima dove l’aria sarà più salubre e respirabile, proteggendo l’edificio dal vento e mitigandone il carico termico ■

Località Salerno

Committente Gesac

Team di progettazione Deerns (mandataria), Atelier(s) Alfonso Femia, Od’a Officina d’Architettura, Planeground, Techproject, Sun Flower Engineering

Numero di gate 5

Superficie coperta 17.000 mq (di cui 3.400 la piazza) Area esterna 50.000 mq (di cui il 40% a verde)

Render e concept del progetto di ampliamento del ‘Costa d’Amalfi’ (courtesy Alfonso Femia).

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› WORK IN PROGRESS
Riciclando 328 bottiglie di plastica realizziamo 21m 2 di tessuto

CASTEL VOLTURNO, CASERTA IL PROGETTO DI SETTANTA7 PER LA NUOVA CITTADELLA SCOLASTICA

Sorgerà a Castel Volturno, in una delle province con il più alto tasso di dispersione scolastica, la scuola più grande d’Italia. Il progetto è dello studio specializzato Settanta7, tra i vincitori del bando Futura, e prevede un investimento di quasi 30 milioni di euro di fondi Pnrr. Con una superficie di 14.500 mq, la nuova cittadella scolastica potrà accogliere oltre 1.800 alunni nei tre ordini: materna, primaria e secondaria di primo grado. Sviluppata su due livelli in forme circolari collegate tra loro che si allargano sul territorio inglobandolo in tre corti centrali, la nuova scuola prevede al suo interno molteplici luoghi multifunzionali utilizzabili per lo studio individuale e collettivo oltre che per le attività libere. Alle 54 aule didattiche previste si alternano laboratori dove sviluppare esperienze dinamiche in grado di suscitare la curiosità e l’interesse dei bambini. Fulcro sociale del complesso la mensa al primo piano, che svolgerà un ruolo di aggregazione, mentre uno spazio connettivo polifunzionale ospiterà funzioni pubbliche per la collettività anche

al di fuori degli orari scolastici, con una biblioteca diffusa, funzioni amministrative dedicate agli insegnanti e agli incontri con le famiglie, un’area ristorazione e un auditorium.

La struttura, caratterizzata da ampie vetrate verso le corti, sarà costruita in acciaio con solai in lamiera grecata e getto collaborante in c.a, pavimentazioni esterne in granuresina antisdrucciolevoli, una barriera frangisuono, orti sperimentali e rain gardens.

Render, pianta del primo piano e una sezione della scuola ‘Futura’ (courtesy Settanta7).

La scuola sarà dotata di pannelli fotovoltaici e pompe di calore di tipo reversibile alimentate anche tramite sonde geotermiche, recuperatori di calore termodinamici e aria purificata con un filtro biologico e biodegradabile ■

Località Castel Volturno, Caserta

Progetto architettonico Settanta7

Superficie totale 14.500 mq

Investimento 29.663.823 euro

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› WORK IN PROGRESS

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SISTEMI GRECATI

PRATI DI TIVO, TERAMO IL MASTERPLAN DI STEVEN HOLL AI PIEDI DEL GRAN SASSO

Modelli e acquarelli erano esposti nella mostra Half Earth, conclusa di recente alla Galleria Antonia Jannone di Milano. È stata la prima anticipazione pubblica di un progetto – committente tuttora riservato – articolato in tre fasi che Steven Holl realizzerà a Prati di Tivo.

Alla base del progetto la trasformazione del lato occidentale di Piazzale Amorocchi che, pavimentato con gli stessi tipi di pietra che caratterizzano il massiccio appenninico e con specchi d’acqua che in inverno il ghiaccio trasformerà in lucenti superfici rigide, diventerà una sorta di teatro all’aperto dominato dal maestoso fronte nord del Gran Sasso. Intorno alla piazza un nuovo padiglione semisferico, che ospiterà un caffè e

cinque appartamenti, sostituirà l’esistente struttura per skilift abbandonata. La seconda fase dell’intervento prevede il recupero e ampliamento di un edificio esistente, che verrà trasformato in ristorante, Spa e albergo con undici camere. Infine, nella terza fase verrà realizzata una nuova struttura alberghiera costruita in legno e un parcheggio sotterraneo alla piazza.

Tutti gli edifici saranno rivestiti in rame preossidato. Previsto il ricorso all’energia geotermica per il riscaldamento e raffrescamento degli ambienti.

«Preservando il paesaggio, il masterplan – afferma Steven Holl –si ispira all’Half Earth, l’idea del biologo Edward O. Wilson secondo cui

basterebbe preservare metà del pianeta per garantire in futuro la prosecuzione della vita umana. Realizzata con criteri ecologici, l’architettura si confronta riverente con la grande montagna che la sovrasta e con il suo silenzio di pietra» ■

Masterplan e architettura Steven Holl Architects: Steven Holl (design architect, principal); Dimitra Tsachrelia (partner in charge); Wenying Sun (project architect); Michael Haddy, Maxwell Funk, Yining He (project team)

Cronologia 2022 – in corso

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Il progetto di Prati di Tivo nei disegni di Steven Holl e lo studio dei livelli dei tre edifici. In alto, fotoinserimento (©Steven Holl Architects). Località Prati di Tivo, Teramo
› WORK IN PROGRESS
Foto: Nicolò Panzeri | Progetto: Studio Melesi Lecco Serramenti: Falegnameria Menaballi Srl

ROMA

SVILUPPO MISTO

RESIDENZIALE DI MARIO CUCINELLA ARCHITECTS

Il nuovo complesso a prevalente uso residenziale Fo.Ro Living progettato dallo studio di Mario Cucinella, che sorgerà a Roma nel punto in cui via Cristoforo Colombo piega verso sud-ovest e incrocia via Delle Sette Chiese, si sviluppa su 12 livelli fuori terra e tre piani interrati per parcheggi e impianti. Pur trattandosi di un corpo unico, la parte prettamente residenziale, che si sviluppa a partire da una piastra con funzioni commerciali e direzionali – che verso nord disegna il fronte strada – sale verso l’alto con una sequenza di piccoli parallelepipedi che da un lato moltiplica le soluzioni d’angolo e le possibilità di affacci e scorci verso est e ovest e dall’altro dà vita a un volume sfaccettato che salendo si dissolve, avvolto da un sistema di balconi curvilinei il cui aggetto aumenta progressivamente.

I prospetti assumono in questo modo una tridimensionalità che ricorda le cortecce dei pini marittimi della zona, ispirazione dichiarata dai progettisti che fanno riferimento a un concept di ‘foresta abitata’ e confermata dai materiali e dai colori dell’involucro.

La vegetazione contribuisce anche alla definizione dell’architettura. Le coperture piane del basamento consentono di realizzare autentici giardini pensili e per quanto riguarda la parte residenziale, ai balconi e terrazzi sono integrate grandi vasche di piante ai cui bordi sono ancorati i parapetti. La forma conico-circolare dei balconi crea un’atmosfera raccolta e introspettiva. I listelli di facciata, che dalle ringhiere si allungano parzialmente a schermare le superfici vetrate, migliorano la privacy, infittendosi nelle porzioni

laterali e restando più rarefatti nelle porzioni centrali, a garantire una vista libera verso il panorama.

Per le residenze il progetto raggiunge la classe energetica A3, con un consumo annuo di energia compreso tra 0,40 e 0,60 kWh/m 2 /anno ■

Località Roma

Committente Impreme

Progetto architettonico Mario Cucinella Architects

Progetto strutturale Holzner & Bertagnolli

Progetto impianti Stimp

Progetto Antincendio Studio tecnico Zaccarelli

Progetto del verde Studio Laura Gatti

Area 16.500 mq

Cronologia 2019 - in corso

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LA TRASFORMAZIONE DELLA EX FILANDA DI VIALE CASTRENSE

Non è ancora un work-in-progress ma il progetto vincitore del concorso C40 | Reinventing Cities 2022 per la rifunzionalizzazione del complesso della ex-Filanda di Roma, l’edificio prospiciente le Mura Aureliane, fra la Basilica di San Giovanni in Laterano e quella di Santa Croce in Gerusalemme, abbandonato dal 2015.

Il progetto del team vincitore – Cam capogruppo, studio di architettura It’s, Lorenzo Busnengo architetto associato, impresa di costruzioni Mac, consulenti Ogb Studio, Socip e Urban Regeneration – prevede la parziale conservazione delle facciate della preesistenza e l’innesto di un nuovo volume, proporzionato all’esistente, con l’intento di far convivere nello stesso intervento due tempi diversi, quello storico e quello attuale.

I 3.100 metri quadrati del complesso diventeranno uno spazio multifunzionale in grado di accogliere attività collettive

e aperte al pubblico – co-working, spazi eventi, co-living, ristorazione – capaci di generare nuove dinamiche urbane e sociali in un contesto centrale, densamente popolato, e al centro di un profondo cambiamento di identità, dato dal recente arrivo della linea C della metropolitana e dalla stazione corrispondente.

Gli spazi aperti verranno destinati ad attività di agricoltura urbana, favorendo una serie di benefici collaterali fisici e sociali – produzione di cibo dentro la città, riduzione dell’effetto isola di calore, assorbimento delle acque piovane, avvio di nuove attività collettive.

Prevista anche la riapertura del passaggio di collegamento delle Mura Aureliane, ad oggi chiuso, mediante un’azione progettuale che favorisca un flusso pedonale in sicurezza, con la realizzazione di una pavimentazione segnaletica e a bassa velocità pensata per innescare una nuova mobilità lenta e umana ■

Assonometria del progetto e render con vista dall’alto dell’edificio, di fronte alle Mura Aureliane.

Località Roma, Viale Castrense

Committente Roma Capitale – Reinventing Cities

Impresa costruttrice Mac

Capogruppo e finanziatore Cam

Architettura It’s

Architetto associato Lorenzo Busnengo

Consulente ambientale Ogb Studio, Socip

Consulente Urban Regeneration

Tenant Dovevivo, Excellence

Classe energetica Leed Gold

Superficie totale di intervento 3.100 mq

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ROMA
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MASSA CARRARA

OSPEDALE E CASA DI COMUNITÀ CON I FONDI PNRR

Parte dalla riqualificazione di un lotto che separa la città dalla ferrovia il progetto dello studio di architettura milanese Modourbano, in team con iBi Studio per gli impianti e 2Zero Projects per le strutture e l’acustica, per una casa e ospedale di comunità a Massa Carrara.

L’edificio, che oltre all’ingresso principale presenta altri due punti di accesso, seguendo la morfologia del lotto verrà costruito parallelamente ai binari sul confine tra città e ferrovia.

Il progetto è concepito come un unico volume a tre piani, separando planimetricamente le due funzioni mediante il blocco centrale della distribuzione verticale: nell’ala settentrionale si colloca l’ospedale, mentre in quella a sud si trova la casa di comunità, entrambi con affaccio principale su piazza IV Novembre.

Rapportandosi a contesti differenti, le due facciate si presentano in maniera eterogenea. Il lato verso la stazione figura come un volume duro e uniforme, rivestito da un sistema di oscuranti esterni a trama romboidale in cotto che si ripropone anche nella facciata a sud, con la differenza di un grande sbalzo di 5 metri che segnala l’ingresso principale caratterizzato da una grande apertura vetrata. Negli altri due lati una serie di terrazzamenti crea un rapporto meno diretto e intrusivo nei confronti delle abitazioni circostanti, allontanandosi dal confine man mano che si sale di piano. Le aperture vetrate sono libere e scandite da una serie di lame verticali metalliche che contribuiscono a disegnare il prospetto dell’edificio. L’ultimo elemento caratteristico è costituito dalle corti, distribuite lungo l’intero perimetro, le

quali garantiscono respiro all’andamento lineare del prospetto e diffondono un’illuminazione uniforme negli spazi di distribuzione.

La camera calda di arrivo dell’ambulanza è stata collocata sul lato dell’ingresso, coperta da una pensilina ■

Committente

Progetto

Progetto impianti iBi Studio

Progetto strutturale, acustico, interfaccia con il

Rup 2Zero Projects

Superficie lotto 8.306 mq

Superficie edificata 4.520 mq

Parcheggi 4.385 mq

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Località Massa Carrara Azienda Usl Toscana nord ovest architettonico MU Associati MilanoModourbano Render del nuovo ospedale e casa di comunità in progetto a Massa Carrara (courtesy Modourbano).
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Fondata da Enzo Bulla nel 2011, Forme e Stile nasce da una visione tradizionalista e innovativa insieme. Attraverso una metodologia legata a doppio filo tra industria e artigianato concepisce un prodotto ben fatto che diventa presto sinonimo di prodotto di qualità. Forme e Stile è caratterizzata da un importante livello di know-how e un’attenzione sartoriale ai materiali e alle soluzioni tecnologiche, che esaltano il gusto per il dettaglio.

Foto ©Emanuela Minaldi Contemporary Furniture
www.formeestile.it

MILANO SAN SIRO

SYRE, MASTERPLAN E RESIDENZE DI STUDIO MARCO PIVA

Firmata la convenzione urbanistica tra il Comune di Milano e la proprietà, prende ufficialmente il via il progetto di Studio Marco Piva per il complesso residenziale Syre, nel quartiere milanese di San Siro. Per dimensioni e posizione il progetto, che riguarda un’area di quasi due ettari, assume il carattere di un’operazione di rigenerazione urbana per un quartiere alquanto disomogeneo, con aree verdi che si alternano ad altre densamente popolate e la dimensione degli isolati spesso privi di fronte stradale e che a causa delle dimensioni degli impianti sportivi non sono a ‘passo d’uomo’. Syre prevede la realizzazione di tre complessi residenziali, due in edilizia libera e uno per edilizia sociale, per un totale di circa 22.500 mq di superficie lorda, in sostituzione di preesistenze fatiscenti, principalmente stalle e ricoveri per i cavalli un tempo impiegati nelle gare del vicino Trotter.

I due volumi destinati all’edilizia libera, per un totale di 123 appartamenti, sono costituiti da un edificio da 8 piani f.t. caratterizzato da un importante impianto di balconi e terrazze di diverse forme e dimensioni, arretrato rispetto al bordo nord del lotto e separato dalla strada da un filare di nuove alberature, e da un edificio a torre di 22 piani che caratterizzerà l’intero intervento, proponendosi quale punto di riferimento del complesso. Al piede dei due edifici un loggiato trasparente circondato da grandi aree verdi accoglierà gli ambienti destinati alle attività comuni e sarà dotato di attrezzature per il relax.

Di forma più lineare ma coerente per stile e cromatismi con i primi due edifici, il corpo destinato all’edilizia residenziale sociale si estenderà dai 6 ai 9 piani e ospiterà circa 142 appartamenti (in cessione al termine della locazione).

Decisivo nel masterplan il progetto di paesaggio, con l’obiettivo di proteggere e conservare le imponenti preesistenze arboree e con l’inserimento di nuove alberature. Il parco si connetterà alla nuova piazza che nasce dal ridisegno di largo Pessano, su uno dei lati del lotto in sviluppo ■

Località Milano San Siro

Committente Fondo Domus IV, gestito da Axa IM Alts

Advisor Redbrick Investment Group, Abitare Co. Broker Abitare Co.

Architettura, paesaggio e interni Studio Marco Piva

Gruppo di progettazione Studio Marco Piva, Tecma Solutions, Mpartner, Ariatta, Ceas, Milano Contract District

Superficie del lotto 18.323 mq

Slp 22.500 mq (di cui 11.500 in edilizia libera e 11.000 convenzionata)

Cronologia 2019-2026

[ 64 ] IOARCH_106
› WORK IN PROGRESS

MILANO LAMBRATE COMPLESSO RESIDENZIALE DI BERETTA ASSOCIATI

Il vasto processo di trasformazione del quartiere di Lambrate, in passato uno dei poli industriali di Milano, coinvolge attori pubblici – ad esempio con la ‘Magnifica Fabbrica’ della Scala – e privati, con cooperative di abitazione e sviluppatori come Borio Mangiarotti, promotore del nuovo intervento Bistolfi 31 – affidato allo studio di architettura Beretta Associati –che prenderà il via il prossimo settembre. Uno sviluppo residenziale di edilizia libera per un complesso di 180 appartamenti, distribuiti su 4 edifici di 8 piani di altezza e due volumi in linea di 4 piani, per una Slp di 12.000 metri quadrati complessivi, sull’area un tempo occupata dall’industria di prodotti da forno Le Tre Marie (e più recentemente da un’industria di gelati, le bonifiche includono la rimozione di una grande cella frigorifera).

L’architettura del nuovo complesso, volutamente semplice, è definita da un attento lavoro di impaginazione delle aperture sulle facciate, ricercando un rapporto armonico fra la disposizione delle finestre e il segno più forte dei chiaroscuri dei balconi e delle logge. Un percorso alberato attraverserà il complesso da nord a sud, generando una concatenazione di piazze e luoghi di sosta con alberi e panchine, nelle ore diurne aperti alla città. Gli edifici ospiteranno appartamenti i cui tagli vanno dal bilocale al quadrilocale agli

attici con terrazza, mentre le abitazioni al piano terra affacceranno su giardini privati. Il complesso prevede servizi di concierge, locker room, depositi per biciclette e passeggini nonché spazi comuni dedicati alla socialità (area kids, palestra, zona coworking).

L’investimento previsto è di 55 milioni di euro tramite il Fondo Bistrot, gestito da Natissa Sgr. Advisor e partner commerciale di Borio Mangiarotti è Dils, che in tre mesi di commercializzazione ha già venduto il 70

per cento degli appartamenti, a conferma di un’elevata domanda di qualità a prezzi accessibili. Consegna prevista 2026 ■

Località Milano Lambrate

Committente Borio Mangiarotti

Commercializzazione Dils

Progetto architettonico Beretta Associati

General contractor Borio Mangiarotti

Slp 12.000 mq

Cronologia 2023 (inizio lavori) - 2026 (consegna)

[ 66 ] IOARCH_106
› WORK IN PROGRESS

A better world needs better buildings

Soluzioni invisibili per un benessere che si sente

Soluzioni integrate che semplificano la progettazione e la gestione del foro finestra.

Le nostre soluzioni, già conformi ai Criteri Ambientali Minimi (CAM), da oggi sono anche funzionali alle certificazioni LEED, BREEAM e WELL degli edifici.

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MILANO CASCINA MERLATA INSPIRE UPTOWN, IL PROGETTO RESIDENZIALE DI MAB ARQUITECTURA

Con il progetto residenziale Inspire il promotore EuroMilano prosegue la costruzione del nuovo brano di città che confina a sud con l’antica Cascina Merlata e a nord con Mind.

Cinque gli edifici di Inspire disegnati da Mab Arquitectura, con la progettazione definitiva e esecutiva di Dva - DVision

Architecture: due torri da 20 e 24 piani e tre in linea, da 13 e 11 piani, per complessivi 428 appartamenti. Ai piedi del nuovo complesso, un giardino pensile con una struttura leggera e vetrata dove si trovano piscina, spogliatoi e aree Spa, spazi relax, il solarium, una club house e una dining area.

Tutti gli edifici in linea sono pensati come sovrapposizione di due volumi con un doppio ordine di facciata, rivestita in grès fino al sesto piano e con un linguaggio più

leggero, che si coordina con il sistema di lame a doppia e tripla altezza che scherma i terrazzi degli edifici a torre, ai livelli superiori. Intorno ai primi piani degli edifici in linea corre un sistema di logge con diversa profondità e grado di apertura, mentre i piani superiori sono caratterizzati da un sistema continuo di balconi schermato da brise-soleil.

I tagli abitativi variano da 60 fino a 300 meri quadrati e tutti gli appartamenti dispongono di terrazzo o logge di ampie metrature, da 8 a 150 mq, con viste che spaziano dall’arco alpino allo skyline di Milano oltre che sul parco del quartiere. Come le altre residenze in edilizia libera di UpTown, anche gli appartamenti di Inspire sono dotati dello ‘Smart Life Book’, un manuale, progettato in collaborazione con il Politecnico di Torino e realizzato

sulla base della conformazione e delle caratteristiche degli appartamenti, che illustra agli abitanti informazioni semplici e veloci per fruire al meglio del proprio spazio domestico, incoraggiando l’adozione di gesti quotidiani sostenibili, così da favorire un elevato benessere individuale e collettivo.

Primo in Italia, l’intero quartiere residenziale di UpTown ha ricevuto la certificazione Gbc Quartieri Gold ■

Sviluppatore EuroMilano

Concept e masterplan Mab Arquitectura

Progetto definitivo ed esecutivo

Dva - DVision Architecture

Configurazione 2 torri da 24 e 20 piani f.t. e 3 edifici in linea da 13 e 11 piani f.t.

Budget 238 milioni di euro

[ 68 ] IOARCH_106
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Ferring Pharmaceuticals Copenhagen

Un edificio di sei piani che sembra fluttuare sull’acqua. È la nuova sede di Ferring Pharmaceuticals, progettata dallo studio Foster+Partners in una posizione strategica: sul lungomare all’incrocio di Øresund, poco distante dall’aeroporto internazionale di Copenhagen.

Luce naturale e luce artificiale sono perfettamente integrate grazie a un progetto illuminotecnico attentamente studiato che ha visto l’utilizzo delle soluzioni illuminanti Linea Light Group, in grado di garantire elevate prestazioni sia indoor che negli spazi esterni.

Prodotti Rollip custom, Portik, Shaker Progetto Studio Foster + Partners Photo: Nigel Young

MONTAGNOLA, CANTON TICINO L’INVOLUCRO TESSILE DEL PROGETTO DI ALEX ROMANO

Un basamento vetrato sul quale poggiano tre livelli nei quali si alternano con rigore geometrico pieni e vuoti e una copertura interamente a verde che dall’alto lo mimetizza nell’intorno. Apparentemente opache, le facciate dell’edificio progettato dall’architetto Alex Romano su un lotto di 2.400 metri quadrati nel comune di Collina d’Oro, poco lontano da Lugano, saranno realizzate in tessuti tecnici tipo Soltis elettrosaldati ad alta resistenza, ignifughi, a maglie forate, tesi per mezzo di cavi di acciaio e tenditori con finitura nautica: un ‘abito’ che protegge gli ambienti interni lasciando però filtrare la luce naturale, mentre ampie logge e terrazze favoriscono

il contatto diretto con l’esterno e con il paesaggio.

Il Pathos Building – questo il nome del progetto – avrà una destinazione mista: commerciale al piano terra, con ambienti retail e un bar-caffetteria, e spazi per uffici ai livelli superiori, con altezza netta interna di 2,50 metri e ottime condizioni di luce e aria grazie alla conformazione in pianta, che limita la profondità dei locali. L’edificio comprende anche un livello interrato con 11 posti auto.

Oltre all’aspetto paesaggistico, il tetto verde sulla copertura piana presenta anche vantaggi di carattere ambientale: favorisce la biodiversità, permette di

regimentare il flusso dell’acqua piovana, purifica l’aria e regola la temperatura interna consentendo di risparmiare energia ■

Sviluppatore BeSpace

Progetto

Progetto strutturale Studio

Render Carolina Sulis

Superficie lotto 4.600 mq

Superficie edificabile 2.779 mq

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Località Montagnola, comune di Collina d’Oro, Canton Ticino Group architettonico Alex Romano Architect Mangano
confine confine LIVELLO 0 LIVELLO 2 LIVELLO 3 LIVELLO 4 amministrativo LIVELLO 5 copertura LIVELLO 1 commerciale +289.125 (+0.00) +292.245 (+3.12) +297.985 (+8.86) +297.985 (+8.86) +301.075 (+11.95) +292.245 (+3.12) +292.245 (+3.12) +289.125 (+0.00) A 290.41 A 288.71 limite altezza edificabile +297.985 (+8.86) +289.125 (+0.00) PENDENZA 16% limite altezza edificabile confine LIVELLO 0 autorimessa LIVELLO 2 amministrativo LIVELLO 3 amministrativo LIVELLO 4 amministrativo POSTEGGI ESTERNI LIVELLO 5 copertura +289.125 (+0.00) +292.245 (+3.12) +297.985 (+8.86) LIVELLO 1 commerciale +301.075 (+11.95) +297.985 (+8.86) +292.245 (+3.12) +292.245 (+3.12) +297.985 (+8.86) +287.27 cordolo PENDENZA 5% strada C1 287.49
› WORK IN PROGRESS

MONTPELLIER, FRANCIA

LA SENTINELLA DI ODILE DECQ

Città sempre più pedonali chiedono nuovi spazi multifunzionali, e per confermare la propria apertura verso l’architettura contemporanea, dopo l’Arbre Blanc di Sou Fujimoto la città di Montpellier aveva lanciato il concorso Folie Vernière, vinto da Odile Decq, per ridare qualità a uno spazio di risulta in posizione strategica presso la stazione della tramvia urbana Corum, all’incrocio tra il millenario Écusson e il pittoresco Faubourg des Beaux-Arts.

Singolare esempio di architettura vernacolare moderna, La Sentinelle di Odlie Decq sarà alto 18 metri, con un piano terra a doppia altezza che ospita un ristorante e quattro livelli superiori con funzioni differenti: spazio per l’arte, ambienti commerciali e, all’ultimo livello, un luogo attrezzato per attività di coworking. Una scala esterna conduce poi alla scenografica terrazza panoramica, rossa come le bounganvillee che la circondano, attrezzata con una panchina che circonda una fontana trilobata. In forte contrasto con il bianco caldo delle facciate, ricoperte da un rivestimento

di sabbia calcarea e polvere di marmo, bouganvillee decorano anche le aperture e i balconi piantumati che, come bolle in parte a sbalzo, conferiscono singolare espressività all’edificio. Tende in tessuto tipo Soltis proteggono i terrazzi dal sole, mentre lo studio dei volumi d’aria e la presenza di una scala antincendio a cielo aperto a nord-est favorisce la creazione di gradevoli correnti d’aria che insieme alle previste pale a soffitto contribuiscono a mitigare la temperatura del clima mediterraneo di Montpellier.

La razionale semplicità del progetto strutturale – acciaio curvato e telai in

cemento armato per la fascia Nord-Est che contiene la distribuzione verticale e i servizi – assicura un’ampia flessibilità d’uso degli spazi interni, con partizioni a secco facilmente ricollocabili in base al mutare delle funzioni d’uso nel corso del tempo ■

Completamento previsto fine 2025

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Località Montpellier, Francia Progetto architettonico Studio Odile Decq Gla 1.300 mq
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UTRECHT, OLANDA LA WONDERWOODS VERTICAL FOREST DI STEFANO BOERI ARCHITETTI E MVSA

Con la piantumazione delle vasche di facciata, che ospiteranno 360 alberi e quasi 10mila piante e arbusti, si avvia a conclusione il cantiere della torre residenziale progettata da Stefano Boeri Architects nel centro di Utrecht. Alta 105 metri, la torre (circa 200 appartamenti di varie tipologie) fa parte del complesso Wonderwoods Vertical Forest, che comprende un secondo edificio di 70 metri di altezza destinato a uffici, provvisto su diversi livelli di giardini pensili piantumati e collegato in quota alla torre residenziale, progettato dallo studio olandese Mvsa Architects.

La torre residenziale di Stefano Boeri, inedita declinazione del Bosco Verticale milanese, rivela una natura complessa e sfaccettata. Da un lato non è un semplice grattacielo, iconico e indifferente al contesto, quanto piuttosto una torre urbana, con un piano terra aperto verso l’esterno e spazi destinati ad attività ricettive e commerciali lungo i fronti stradali. Dall’altro lato è un’architettura che cambia salendo, misurandosi con il cielo di Utrecht e con la storia urbana della città. In verticale l’edificio è infatti scandito da quattro ordini sovrapposti, che lungo l’asse imprimono una rotazione

del corpo di fabbrica, staccandolo progressivamente dall’allineamento con il tracciato della via sulla quale affaccia per disporsi secondo un orientamento est/ ovest, mentre sul lato sud è collegato in quota con l’edificio contiguo progettato da Mvsa.

Le facciate mutano anche cromaticamente e nello spessore delle masse biologiche, secondo le stagioni, l’incidenza della luce solare, la crescita e la manutenzione delle piante. Quest’ultima sarà effettuata mediante una stazione centralizzata e condominiale, che grazie a un sistema di sensori potrà programmare il sistema di irrigazione e gli interventi di potatura e manutenzione del verde.

Il basamento della torre fino al quinto piano ospiterà un articolato sistema di residenze duplex in grado di combinare spazi residenziali e atelier ■

Località Utrecht

Committente Wonderwoods Development (VolkerWessels, G&S Vastgoed, KondorWessels Projecten)

Progetto torre residenziale Stefano Boeri Architetti Progetto torre uffici Mvsa Architects (founder e principal architect Roberto Meyer)

Design team torre residenziale Stefano Boeri, Francesca Cesa Bianchi (project director)

Team progetto definitivo torre residenziale Paolo Russo (project leader), Benedetta Cremaschi, Marco Neri, Lorenzo Masotto, Yulia Filatova, Carolina

Boccella

Local architect e progetto esecutivo Inbo

Progetto strutture Van Rossum

Landscape Laura Gatti, Cents Landscape & Urban design, Van den Berk Boomkwekerijen, Koninklijke Ginkel Groep

Sostenibilità Arcadis

General contractor Boele & van Eesteren

Landscape contractor Koninklijke Ginkel Groep Superficie complessiva costruita 65.000 mq

Completamento 2024

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› WORK IN PROGRESS

DIAMO AI PROGETTI

L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Il nuovo studentato di CampusX (Novate Milanese - MI), vicino all’innovativo quartiere milanese “MIND”, con 928 camere corredate da aule studio e spazi comuni, ha scelto Mitsubishi Electric con la sua tecnologia idronica “packaged” HVRF per la realizzazione di sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria. Il progetto di CampusX si avvale di questa tecnologia innovativa e unica sul mercato a basso impatto ambientale.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

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WIERDEN-ENTER, OLANDA PIUARCH PROGETTA IL NUOVO CENTRO LOGISTICO DI COULISSE

Fondata trent’anni fa e tutt’oggi a conduzione familiare, l’azienda Coulisse, attiva nella realizzazione di tende e soluzioni avanzate di schermatura per porte e finestre, pur operando in tutto il mondo (con sedi negli Stati Uniti e in Australia) è profondamente legata alla comunità e al territorio nel quale è cresciuta, il villaggio di Enter nella municipalità di Wierden, dove sorgerà il nuovo centro logistico progettato dallo studio milanese Piuarch.

La prima fase progettuale, che riguarda un edificio per la logistica, fa parte di uno sviluppo che prevede la realizzazione di un vero e proprio campus con servizi e funzioni diversificate a servizio dei propri collaboratori: un complesso di 21.800 metri quadrati nel quale sorgeranno tre edifici che, pur pensati con destinazioni d’uso differenti, dialogheranno tra loro e con il territorio circostante.

All’esterno gli edifici presenteranno un’architettura pulita e razionale in un

gioco di volumi di dimensioni e altezze differenti. Reinterpretando l’uso del laterizio della tradizione olandese e con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio locale, per il rivestimento della facciata dell’edificio destinato a ospitare il magazzino tradizionale è stato scelto, nella parte più alta, il mattone, disposto in un’alternanza di pieni e vuoti che regala matericità alla facciata.

A contrasto, l’edificio più basso, dedicato agli uffici, sarà rivestito con lamelle di alluminio che creano un effetto dinamico grazie al gioco di ombre e riflessi che cambiano la percezione a seconda del punto di vista.

Il building uffici si svilupperà in maniera introversa attorno a una serie di patii che favoriscono il silenzio, portano luce naturale negli interni, li connettono con lo spazio esterno creando ambienti che favoriscono la socialità e il benessere dei collaboratori ■

Località Enter, comune di Wierden Committente Coulisse

Progetto architettonico Piuarch (Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini, Monica Tricario) Superficie costruita 21.800 mq Cronologia 2022 - in corso

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ALUMINIUM IS BETTER

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TORSHAVN, ISOLE FAROE IL TERMINAL MARITTIMO DI HENNING LARSEN

Ospiterà anche gli uffici locali della Smyril Line, la compagnia di traghetti che ne ha commissionato la realizzazione, il nuovo terminal di Torshavn progettato da Henning Larsen.

Un tempo punto di partenza dalle isole il porto, negli anni Cinquanta meta di addii e anche di romantiche passeggiate, in seguito al trattato di Schengen era stato chiuso al pubblico. Ora il masterplan dello studio internazionale (che ha una sede anche nell’arcipelago danese), separando fisicamente il percorso delle merci da quello dei viaggiatori e costruendo un percorso che riprende quella storica passeggiata, consentirà agli abitanti di recuperare il rapporto con il luogo e con le memorie ad esso legate.

In una posizione di rilievo nel centro

della capitale delle Fær Øer, con un andamento che nel punto di massima altezza raggiunge gli undici metri, l’edificio in cemento e legno – a memoria delle tipiche imbarcazioni isolane che risalgono al periodo dei vichinghi – si fonde con il paesaggio circostante. Il progetto privilegia l’adattabilità al clima nordico, per essere fruibile lungo tutto l’arco dell’anno. La zona di sosta dei veicoli conduce direttamente all’ingresso principale e da qui ai due livelli della sala d’attesa pubblica, caffetteria, banco di registrazione e all’area per i viaggi all’estero. Dalla sala d’attesa superiore si accede alla rampa della terrazza panoramica e vegetata, raggiungibile anche dalla rampa esterna che ricostruisce la storica passeggiata.

Nel cuore dell’edificio, sopraelevati rispetto

al livello del suolo e separati dal terminal, si trovano gli uffici per un centinaio di dipendenti della compagnia di navigazione che collega la Danimarca con le Fær Øer e l’Islanda. Caratterizzati da un’area comune che enfatizza la collaborazione, gli uffici comprendono una mensa open space affacciata su un giardino centrale esterno agibile nei mesi temperati ■

Località Torshavn, isole Faroe, Danimarca

Committente Smyril Line

Progetto architettonico e di paesaggio

Henning Larsen

Slp 7.750 mq

Cronologia 2021-2024

Render Visual

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› WORK IN PROGRESS
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2 1 Industrializzazione del cantiere Progettazione e assemblaggio

Trend

L’evoluzione delle dinamiche lavorative ha portato a un cambiamento delle aspettative riguardo alla progettazione dello spazio ufficio. Lo conferma la ricerca Future of Work Survey di Tétris società del Gruppo JLL specializzata in progettazione e realizzazione di spazi di lavoro, secondo la quale per il 93% delle aziende l’utilizzo massiccio della modalità di lavoro ibrida ha reso l’esperienza in ufficio un vantaggio competitivo per coinvolgere e attrarre talenti

Uffi ci ospitali

Un numero sempre maggiore di luoghi di lavoro incorporerà elementi di ospitalità come bar, spazi di intrattenimento e biblioteche, o servizi come palestre e sale parentali. Si tratta di ambienti che invitano le persone a venire e a rimanere in ufficio e che creano maggiore senso di appartenenza tra dipendenti che praticano modalità di lavoro ibride. Dallo studio emerge che il 43 per cento delle aziende sta accelerando negli investimenti in servizi per la salute e il benessere dei dipendenti.

Arredi fl essibili e domestici

La diminuzione del tasso di occupazione delle postazioni e la domanda di spazi collaborativi sono alla base della richiesta di arredi mobili e modulari.

I divisori di spazio non permanenti, come scaffali mobili, schermi per la privacy e tende acustiche contribuiranno a creare zone multifunzionali che nello stesso spazio possono supportare attività differenti. Secondo la ricerca, il 73 per cento delle organizzazioni intende eliminare le scrivanie singole a favore di spazi aperti di collaborazione caratterizzati da arredi modulari per promuovere creatività e produttività. L’arredamento diventerà sempre più personalizzato in base alle esigenze dei dipendenti.

L’uffi cio e il quartiere

Nella scelta della sede, le aziende si orientano verso luoghi accessibili e sicuri che offrono collegamenti, comfort e servizi. Inoltre, tre quarti delle aziende affermano che i loro dipendenti si aspettano che il luogo di lavoro abbia un impatto positivo sulla società, e che questo determina la tendenza a creare uffici meglio collegati con l’ambiente circostante. Il design incorporerà elementi locali attraverso opere d’arte e manufatti per creare ambienti in sintonia culturale con il luogo.

La compatibilità ambientale

La crescente pressione da parte di dipendenti e

stakeholder affinché le aziende migliorino il loro impatto ambientale ha dato una spinta alla domanda di luoghi di lavoro sostenibili. Secondo la ricerca, il 74 per cento delle aziende è disposta a pagare un sovrapprezzo per spazi più ‘green’ e il 37 per cento prevede di investire in ristrutturazioni e riqualificazioni basate su principi di design circolare che comportino il riuso e il riciclo di arredi e materiali per eliminare i rifiuti e ridurre l’impronta di carbonio.

Progettazione intelligente

Un numero sempre maggiore di luoghi di lavoro incorporerà sensori, telecamere e sistemi di gestione dell’edificio che raccolgono informazioni in tempo reale sui livelli di occupazione, le condizioni interne, l’uso dell’energia e le emissioni di CO2. Questo aiuterà i manager ad adottare un approccio data-driven per l’ottimizzazione delle operazioni al fine di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e benessere.

Intelligenza artifi ciale e metaverso

Il 69 per cento delle organizzazioni ha già introdotto o introdurrà a breve tecnologie per incrementare la collaborazione in ufficio, e il 55 per cento prevede di dotarsi di tecnologie immersive e realtà virtuale entro il 2025 per ridurre le barriere tra i colleghi in ufficio e quelli a distanza organizzando riunioni virtuali più coinvolgenti, considerate fondamentali per costruire una cultura più inclusiva e coesa negli uffici ibridi.

«Sia i datori di lavoro che i dipendenti attribuiscono sempre più valore all’esperienza delle persone, e di conseguenza il design degli uffici sta evolvendo per incorporare un nuovo standard di servizi, spazi di lavoro e tecnologie – commenta Philippe Sourdois, managing director di Tétris Italia. Progettando strategicamente il proprio ambiente di lavoro per coinvolgere i dipendenti, le aziende possono coltivare un’esperienza stimolante che favorisce l’attrazione e la fidelizzazione dei talenti, aumenta la produttività e costruisce una solida cultura aziendale»

L’ufficio di domani una ricerca di Tétris

gli Spazi del Lavoro

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PROGETTARE
LUOGHI DEL LAVORO

Amsterdam

SMONTABILE A TEMPO DETERMINATO

UN’ARCHITETTURA PER IL FUTURO. MATRIX ONE, EDIFICIO PER LABORATORI SCIENTIFICI E UFFICI AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA

PROGETTATO DA MVRDV AD AMSTERDAM, NASCE PER ESSERE SMONTATO E RIUTILIZZATO

Matrix One è il più grande dei sette edifici che compongono il Matrix Innovation Center, parte dell’Amsterdam Science Park, dove scienziati, ricercatori e imprenditori lavorano a soluzioni sostenibili per problemi attuali e futuri. L’architettura di sei piani e 13.000 metri quadrati nella visione di Mvrdv vuol essere un esempio di sostenibilità per gli altri edifici dell’Amsterdam Science Park e più in generale per un novo approccio alla progettazione. L’edificio è stato infatti pensato per essere interamente smantellato. La struttura è intelaiata, con solai composti da lastre prefabbricate in cemento armato precompresso assemblate senza giunti fissi. Questo permette di staccare e riutilizzare le diverse parti.

L’edificio è all’avanguardia, ma i progettisti riconoscono che lo stato dell’arte è in continua evoluzione. Per questo sia gli spazi interni sia gli impianti tecnici sono stati resi il più possibile flessibili: gli uffici possono essere facilmente modificati per diventare laboratori e viceversa, e i laboratori possono essere facilmente aggiornati con nuovi sistemi per adattarsi agli standard in evoluzione. La pavimentazione, continua per favorire il ridisegno delle piante con diverse disposizioni delle partizioni interne, è in materiali quasi interamente bio-based e quindi rinnovabili.

Soprattutto, nei decenni a venire, quando l’edificio risulterà obsoleto, diventerà una ‘miniera’ di materiali cui attingere per altre costruzioni.

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MVRDV

Lo studio è stato fondato nel 1993 da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries a Rotterdam. 250 architetti, designer e urbanisti sviluppano progetti in un processo multidisciplinare e collaborativo che prevede una rigorosa indagine tecnica e creativa. L’approccio orientato alla ricerca è esemplificato da The Why Factory, un istituto di ricerca indipendente gestito insieme alla Delft University of Technology per immaginare la città del futuro. www.mvrdv.com

Matrix One ha ottenuto la certificazione Breeam. La sua facciata in vetro è inframezzata da un motivo geometrico composto da moduli di alluminio che seguono la principale scala interna. (ph. ©Daria Scagliola).

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LUOGHI DEL LAVORO

Il modello digitale dell’edificio, con oltre 120mila singoli elementi, è stato inserito in Madaster, un abaco digitale di tutti gli elementi dalle strutture ai singoli arredi. I colori identificano i diversi cicli di vita e la classificazione semplifica i potenziali riutilizzi futuri.

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MATRIX ONE
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Nell’atrio e negli spazi pubblici piante, alberi e pareti verdi garantiscono un clima interno favorevole e il benessere degli utenti (ph. ©Daria Scagliola).

Sul tetto, un parco fotovoltaico di 1.000 metri quadrati genera enetgia elettrica, mentre i dispositivi di illuminazione e riscaldamento collegati a Internet contribuiscono a ridurre il consumo energetico. Attraverso questa combinazione di generazione di energia e riduzione del consumo energetico, l’edificio stesso produce una percentuale significativa dell’energia che consuma, soddisfacendo così gli ambiziosi obiettivi di Amsterdam in termini di impatto ambientale.

In quanto polo principale del Matrix Innovation Center, Matrix One funge da hub sociale del campus. Elemento chiave degli spazi interni, che mvrdv ha sviluppato in collaborazione con up architecture, è la grande scala con tavoli e sedute: uno spazio dedicato alla socialità pensato per presentazioni e incontri informali.

L’interior design comprende diverse pareti verdi visibili attraverso la facciata in vetro, mentre le finiture in feltro morbido riducono drasticamente il riverbero del suono, conferendo agli spazi un’atmosfera calma e intima. Un ristorante al piano terra, un bar in cima alla scala, un auditorium da 100 posti compongono i servizi del club Matrix, a disposizione dei lavoratori di tutto il campus ■

Località Science Park 301, Amsterdam

Progetto architettonico Mvrdv

Interior design Mvrdv, up architecture

Coordinamento di progetto Stone22

Paesaggio Karres en Brands

Progetto strutture Imd

Mep, Building physics Deerns

Consulente ambientale Atkb

Impresa di costruzioni De Vries en Verburg

Superficie costruita 13.000 mq

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MATRIX ONE
CREDITI

L’edificio serve anche da principale spazio di aggregazione sociale per l’intero campus scientifico (ph. ©Daria Scagliola).

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LUOGHI DEL LAVORO

Milano

OPEN 336 UN PONTE TRA PASSATO E FUTURO

UN EDIFICIO CARBON NET ZERO

RESPONSABILE E VIVIBILE.

L’ARCHITETTURA DI PARK ASSOCIATI

REINTERPRETA L’IDENTITÀ

INDUSTRIALE DEL QUARTIERE

BICOCCA: LA SUA FACCIATA IN FIBROCEMENTO DIALOGA CON QUELLE CIRCOSTANTI ATTRAVERSO

IL COLORE, IL RITMO MODULARE E LE GRANDI VETRATE

Dal 1886 al civico 336 di viale Sarca, zona nord di Milano sul confine con Sesto San Giovanni, non corrisponde un edificio ma una strada senza uscita, un tempo fiancheggiata sui due lati dagli edifici del complesso industriale e amministrativo della Breda, uno dei più vasti della città quando Milano era la capitale industriale del Paese.

Al suo interno sopravvive un complesso di edifici ristrutturati nella loro configurazione originale, con il laterizio come elemento costruttivo principe e disposti in blocchi intorno a corti interne e che si estende in profondità trasversalmente al percorso, alla cui testa, su un lotto liberato da una precedente demolizione, sorge ora il nuovo volume di quattro piani denominato Open 336. Il progetto di Park Associati risponde a tutte le odierne aspettative degli spazi ufficio – flessibilità, ambienti ibridi, comfort, benessere, efficienza energetica – con un’architettura ‘necessaria’, che sul piano urbano si confronta in maniera decisa con il contesto, migliorandone la qualità, e nel contempo si compone di tutti gli elementi che consentono di rendere attrattivi gli ambienti di lavoro. Così, lesene e marcapiani in fibrocemento colorato in pasta che richiamano i toni delle costruzioni d’epoca in mattoni rivestono il telaio strutturale a travi e pilastri e si alternano a vetrate a tutta e doppia altezza nei tre livelli superiori dell’edificio, posati su un piano terra di colore

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L’edificio visto da viale Sarca (ph. ©Nicola Colella Park Associati). Sotto e accanto rispettivamente il fronte est e il fronte nord (ph. ©Lorenzo Zandri). Il disegno della facciata reinterpreta gli elementi costitutivi degli edifici circostanti.

Park Associati

Fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi, Park Associati si occupa di progettazione architettonica, urbanistica, paesaggio, interior e product design. Negli anni lo studio si è evoluto in capacità propositiva e competenze e oggi, negli spazi di una ex fabbrica a Milano, lavorano quasi 100 collaboratori su progetti in tutto il mondo. L’approccio dello studio all’architettura è analitico, pragmatico e calibrato, forte della tradizione e, insieme, capace di generare nuovi codici linguistici. www.parkassociati.com

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LUOGHI DEL LAVORO

scuro sul quale si aprono i varchi vetrati che conducono alle due ampie hall, luminose e passanti. Il verde contamina l’edificio, a partire dalle pareti verdi accanto all’ingresso fino alla terrazza principale di 380 metri quadrati all’ultimo piano e a quelle più piccole, concepite come logge, ai piani intermedi.

Le superfici vetrate perimetrali sono in vetro selettivo, così da assicurare un’ottima trasmissione della luce limitando al contempo il passaggio di calore dovuto al sole.

Grazie alle colonne perimetrali, ogni piano si presenta come un unico ambiente continuo, privo di interruzioni, così che l’utente finale possa adattare il layout a qualsiasi tipologia di utilizzo, da uffici open space a spazi co-working, a grandi ambienti per l’incontro e la condivisione.

Infine, Open 336 è un edificio Net Carbon Zero. Nello sviluppare il progetto è stato adottato un approccio pionieristico volto a ridurre al minimo l’impatto ambientale della costruzione, le emissioni e i consumi, mentre un sistema di trattamento dell’aria cattura e immagazzina gran parte dell’anidride carbonica presente in atmosfera e rilascia ossigeno. In questo modo durante la vita dell’immobile le emissioni saranno azzerate ■

CREDITI

Località Viale Sarca 336, Milano

Committente Barings Italy per conto di Savills Italia

Progetto architettonico Park Associati

Progetto strutture, direzione generale Sce Project

Impresa edile Carron

Property e construction management Mcm

Serramenti Metra Building

Controsoffitto reception Ceir

Pavimento reception Ceramica Santagostino

Parete reception Marazzi

Superficie 4317 mq

Cronologia 2022

Open 336 è composto da 5 piani fuori terra e 2 interrati, adibiti a parcheggio. Dal primo al quarto livello si sviluppa l’area degli uffici. Al quarto e ultimo piano un ampio terrazzo di 380 metri quadrati interrompe la sequenza regolare dei piani, aprendo la vista verso sud.

METRA BUILDING

La visione innovativa dell’ambiente lavorativo espressa dal progetto Open 336 è supportata dalla scelta di finiture, soluzioni e materiali, come il sistema Poliedra Sky Tech 50 di Metra Building, con grandi superfici vetrate perimetrali. Come spiega l’ingegner Giovanni Bertucci, Group R&D Technical Director di Metra Building, “Il vetro selettivo consente una trasmissione ottimale della luce, limitando contemporaneamente il passaggio di calore e permettendo così un ambiente luminoso, ma senza causare il surriscaldamento degli ambienti interni”. Il concetto di apertura si ritrova sia all’interno sia all’esterno dell’edificio, grazie alla presenza di balconi realizzati con il sistema Theatron Glass, presenti al secondo, al terzo e al quarto piano dell’edificio di Park Associati.

www.metrabuilding.com

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OPEN 336

L’edificio è caratterizzato da ampie finestre e un rivestimento in fibrocemento color cotto mattone che si integra con i vecchi magazzini e le ex fabbriche confinanti (ph. ©Lorenzo Zandri).

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LUOGHI DEL LAVORO

Torino

L’UFFICIO COME LUOGO DI INCONTRO

IL PROGETTO DI BALANCE

ARCHITETTURA RENDE ACCOGLIENTI

E CARATTERIZZATI GLI AMBIENTI

DI LAVORO DELL’AZIENDA

BRANDSDISTRIBUTION CON SCELTE

IMPRONTATE ALLA CONDIVISIONE E ALLA SOCIALITÀ E VALORIZZANDO

L’ORIGINE INDUSTRIALE E ARTIGIANALE DELL’IMMOBILE

Dopo Satispay un nuovo progetto di Balance Architettura per aziende votate all’innovazione. In questo caso il committente è Brandsdistribution - Idt, azienda torinese che opera nella distribuzione di abbigliamento e accessori moda all’ingrosso per commercianti e rivenditori online.

L’intervento costituisce la prima fase di una riqualificazione generale di un intero isolato situato nella zona nord di Torino, destinato a divenire un digital hub, il primo torinese dedicato al tema dell’e-commerce.

Gli spazi non sono progettati focalizzandosi sulle postazioni operative, ma a partire dagli ambienti comuni dedicati alla socializzazione e all’incontro. Il layout è pianificato affinché si raggiunga la propria area di lavoro dopo un percorso definito: il passaggio in un cortile/giardino e l’attraversamento dell’area social con uno sguardo alle opere d’arte distribuite nell’ufficio e, soprattutto, con la possibilità di incontrare altre persone e colleghi. Lo spazio di distribuzione risulta quindi più importante rispetto alle aree di lavoro vere e proprie. Ancor di più nel postpandemia infatti gli aspetti di condivisione e di benessere sono elementi essenziali per gli ambienti di lavoro.

L’aspetto industriale e artigianale dell’immobile è un carattere proprio e prezioso, che i progettisti hanno mantenuto ed evidenziato. In tutta la superficie, e in particolare nell’area reception molto ampia, sono state lasciate le

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Come richiesto dalla committenza, l’intero intervento è ricco di vegetazione, sia negli spazi interni sia in quelli esterni, con pareti verdi e inserimenti nei diversi ambienti e negli arredi fissi (ph. ©Beppe Giardino).

Condivisione e benessere sono elementi essenziali della progettazione degli ambienti di lavoro.

Balance Architettura

Con base a Torino, lo studio internazionale lavora negli ambiti dell’architettura, spazi di lavoro, grandi allestimenti e urbanistica. Balance, fino al 2021 denominato Blaarchitettura, è stato fondato nel 2011 da Alberto Lessan e Jacopo Bracco entrambi attivi nell’insegnamento e nella partecipazione a convegni e progetti di ricerca. Balance crede fermamente che l’architettura sia assemblaggio e composizione di elementi e funzioni nelle tre dimensioni.

www.blaarchitettura.it

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LUOGHI DEL LAVORO

nervature della struttura e la luce entra da ogni lato, da diverse altezze e angolazioni.

La suddivisione degli ambienti è stata realizzata sia con pannellature in policarbonato alveolare con il caratteristico aspetto traslucido, sia con pannelli in legno di betulla e vetro. Un sistema ideato e progettato su misura, con dimensioni precise e proporzioni ragionate, che si inserisce all’interno dello spazio con muri e soffitti di colorazione volutamente neutra.

Gli unici colori presenti all’interno dello spazio sono le tonalità del legno e la tenue colorazione verde menta utilizzata per gli impianti, oltre ad alcuni pannelli di legno.

Le porte a tutta altezza di 352 cm sono realizzate a filo con i pannelli in betulla esterni. La loro altezza così importante permette di percepire una sensazione di attraversamento di un varco anziché di un passaggio normale.

I tavoli, progettati su misura, sono tutti uguali e di grandi dimensioni e possono dare vita a diverse configurazioni.

Anche il bancone reception è un pezzo unico, progettato a partire da un basamento di tondini in ferro disposti come nelle armature delle travi, e ospita una vasca con piante ■

Località Torino

Committente Brandsdistribution – Idt

Progetto architettonico Balance Architettura

Team di progetto Alberto Lessan, Jacopo Bracco, Giorgio Salza, Alp Arda

General contractor Fc General contractor, Lab10100

Sistemi modulari in policarbonato dott.gallina

Illuminazione SLV, Novalux

Arredi Lab 10100

Impianto di condizionamento LG

Pannelli isolanti Celenit

Superficie 3.000 mq

Fine lavori 2021

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IDT BRANDS DISTRIBUTION
CREDITI

La planimetria di progetto si sviluppa suddividendo le aree operative e i diversi team di lavoro, tra cui l’amministrazione, il B2B, il B2C, l’area creativi, media e fotografia, la zona acquisti e quella direzionale (ph. ©Beppe Giardino).

È possibile costruire con la luce? Per l’ufficio torinese di Brandsdistribution sono stati utilizzati i sistemi modulari arcoPlus in policarbonato alveolare dott.gallina. Pareti di pannelli traslucidi caratterizzati dagli stessi elementi che connotano lo spazio progettato da Balance Architettura: leggerezza, flessibilità, traslucenza, oltre a isolamento termico, resistenza agli urti, miglioramento delle performance energetiche e facilità di posa. L’illuminazione naturale e il comfort visivo sono i principali benefici di un prodotto 100% riciclabile e personalizzabile sia nel colore sia nelle finiture per creare superfici idonee alle necessità di ogni progetto, rendendo la luce, solare e artificiale, protagonista degli spazi progettati. www.gallina.it

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LUOGHI DEL LAVORO
DOTT. GALLINA

Treviso

PENSATO PER FAVORIRE LA COLLABORAZIONE

L’AMPLIAMENTO CHIUDE IL

FABBRICATO PREESISTENTE IN UNA

STRUTTURA IN CEMENTO ARMATO

ALLUMINIO E VETRO. UNA SORTA DI

CAMPUS CON UNA CORTE INTERNA

CHE COLLEGA LE VARIE ATTIVITÀ

CHE SI SVOLGONO ALL’INTERNO

DELL’AZIENDA

Nel 2007 un incendio distrusse l’insediamento produttivo del gruppo De’ Longhi a Treviso. Alcuni anni dopo, nel 2015, il gruppo decise di utilizzare l’area per costruire la sua nuova sede principale affidando l’incarico allo studio Signorotto + Partners. L’architettura tiene conto della preesistenza e dei suoi stilemi architettonici, rinnovandoli e inserendo degli elementi di rottura architettonica tra il vecchio e il nuovo, sia dal punto di vista cromatico sia dal punto di vista geometrico formale.

Il nuovo ampliamento chiude il fabbricato preesistente formando una corte interna a uso giardino e fondendo un’architettura industriale dedicata principalmente agli ambienti di lavoro e alcuni spazi naturali, dalle forme più libere, che incorniciano il fabbricato e la sua corte interna. L’intenzione iniziale è stata proprio quella di creare una sorta di campus che collega le varie attività svolte all’interno dell’azienda.

L’edificio è realizzato in cemento armato con solai a doppio T prefabbricati su luci da 20 a 27 metri, per ottenere dei piani a pianta libera open space. Cornici metalliche a verniciatura materica bianca inquadrano i punti essenziali del complesso architettonico. Le facciate sono in alluminio e vetro, quest’ultimo sempre di grandi dimensioni per ottenere la massima trasparenza e illuminazione degli spazi dedicati agli uffici e ai laboratori dove vengono ingegnerizzati i prodotti.

Fulcro del progetto è la hall d’ingresso insieme al sovrastante foyer/auditorium, realizzata con tensofacciate che formano una parte sospesa. Caratteristica del sistema adottato è una tensostruttura a tralicci a funi preten-

Per le facciate del nuovo ampliamento è stato utilizzato il sistema in alluminio Schüco SFC 85, con triplo vetro. Il progetto fonde un’architettura industriale dedicata principalmente agli ambienti di lavoro e alcuni spazi naturali, dalle forme più libere, che incorniciano il fabbricato e la sua corte interna (ph. ©Marco Zanta).

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Signorotto + Partners

Con sede a Treviso, lo studio diretto da Giorgio e Giulio Signorotto è alla costante ricerca di nuove soluzioni spaziali che vivano del dialogo tra nuove strutture e spazio esistente. Negli anni ha sviluppato una notevole esperienza soprattutto nel settore privato, con numerosi progetti in ambito residenziale, industriale e retail, oltre che occuparsi di restauro con il recupero di spazi storici importanti.

www.signorottoandpartners.com

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LUOGHI DEL LAVORO

sionate e intrecciate in acciaio, di altezza massima di 17 metri, con tenditori e capicorda fissati con speciali staffe alla struttura portante. In corrispondenza dei punti di incrocio dei cavi sono stati inseriti dei puntoni cilindrici in acciaio inox, a finitura lucida, appositamente realizzati in officina. Su questi puntoni sono state fissate le stelle in acciaio predisposte per accogliere gli elementi per il vetrocamera delle ampie facciate.

Ognuna delle facciate in tensostruttura vetrata, tra loro speculari, è stata inserita in una cornice perimetrale portante in cemento armato rivestita con cladding metallico rastremato bianco in una speciale verniciatura materica.

L’attraversamento della hall è dato da una serie di passerelle sospese in cemento armato rivestite in doghe di legno e alluminio antracite che collegano i diversi piani.

Le passerelle caratterizzano la hall e disegnano, insieme alla parete in pannelli di fibrocemento e al soffitto dogato in legno, lo spazio architettonico ■

Come nella hall, all’interno della torre della scala a nord una scala sospesa con parapetto in vetro collega tutti i piani a uso uffici e la terrazza (ph. ©Marco Zanta).

CREDITI

Località Treviso

Committente De’ Longhi

Progetto architettonico, direzione lavori Signorotto + Partners

Progetto strutture Bruno Lazzarini

Pavimentazioni sopraelevate Nesite

Pavimentazioni ceramiche Marazzi

Controsoffitti Rockfon, Softsound

Illuminazione iGuzzini

Serramenti Schüco

Rivestimento hall e vani scale Equitone

Rivestimenti esterni hall Bluesteel

Facciate tensostrutture Faraone

Superficie edificio 23.000 mq

Superficie complessiva 62.000 mq

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DE LONGHI

NESITE

I pavimenti sopraelevati per la nuova sede De’ Longhi rappresentano soluzioni di alta qualità tecnica ed estetica, ideati per integrare l’eleganza del progetto in maniera funzionale.

I sistemi installati, oltre 13.000 mq di fornitura, includono proposte completamente ispezionabili, composte da pannelli in solfato di calcio ad alte prestazioni, certificati EPD. In termini di finitura, il progetto è caratterizzato dall’utilizzo del gres porcellanato, preferito per resistenza e durabilità. Nel foyer, inoltre, è stata realizzata una soluzione personalizzata in formato 60x120 cm e rivestimento in rovere di Slavonia spazzolato, posato a liste da 12x120 mm. Prevista infine un’area con il pavimento Diffuse, il sistema radiante a secco Nesite che preserva la completa accessibilità al sottopavimento.

www.nesite.com

L’intervento comprende aree operative a uso ufficio, uffici direzionali, zone relax, un auditorium, foyer, terrazze attrezzate, un bar e il ristorante aziendale (ph. ©Marco Zanta).

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LUOGHI DEL LAVORO

Milano

CONOSCERE INTERPRETARE E RESTITUIRE

ATELIER(S) ALFONSO FEMIA RIMODELLA CON RISPETTO E GENEROSITÀ UNO

STORICO EDIFICIO MILANESE DALLA

GEOMETRIA RIGOROSA.

È IN PARTICOLARE LA RIDEFINIZIONE DEL FRONTE VERSO LA CORTE A

RAPPRESENTARE IL PONTE PROGETTUALE

TRA GLI ANNI VENTI DEL NOVECENTO E

GLI ANNI VENTI DEL DUEMILA, SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ

In origine sede della Società Elettrica Generale dell’Adamello, l’edificio progettato dallo studio di Ulderico Tononi con Agnoldomenico Pica e Pietro Cassinoni è ora la sede di Ersel Spa, tra i maggiori gruppi bancari privati in Italia specializzati nel wealth management. Vincitore nel 2018 del concorso a inviti per la riqualificazione dell’architettura di fine anni Venti in zona Magenta a Milano, Alfonso Femia ha elaborato il progetto a partire da una approfondita ricerca filologica sulla genesi dell’edificio e le sue trasformazioni nel corso dei decenni.

Conoscere per interpretare e restituire è la filosofia di Alfonso Femia e dei suoi Atelier(s): rispettoso dell’esistente, il nuovo concept ha valorizzato gli elementi compositivi originali senza rinunciare a un’attualizzazione funzionale calibrata sulle esigenze della committenza.

Il progetto ha coinvolto tutto l’edificio disposto su quattro piani fuori terra più un interrato. L’intervento ha riguardato una nuova copertura che ha reso agibile anche l’ultimo piano, l’innesto di un’area verde nel cortile interno, rimodellata in quote differenti così da portare luce a tutto il piano seminterrato rendendolo completamente fruibile, la sostituzione degli impianti meccanici e idraulici e la creazione di una ampia hall, un vuoto d’architettura con una funzione narrativa non codificata.

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Per rendere agibile il piano sottotetto è stata realizzata una struttura in acciaio con profili in alluminio che si agganciano al piano di gronda. La struttura, che scherma le ampie vetrate e funge da brise-soleil, è stata messa in opera, come tutti gli elementi in metallo, da Gonzato Group (ph. ©Stefano Anzini).

Sopra, la hall a doppia altezza. A sinistra, la corte/giardino accoglie tre addizioni realizzate con profili di alluminio con la stessa composizione del nuovo volume in copertura (ph. ©Stefano Anzini).

Atelier(s) Alfonso Femia

Alfonso Femia è il fondatore dello studio 5+1, che nel 2005 prende il nome e la forma di 5+1AA e nel 2017 la denominazione di Atelier(s) Alfonso Femia. Dal 2007, con la nascita della sede di Parigi, sviluppa i temi del progetto in un atelier composto da tre luoghi caratterizzati dall’identità delle tre città, Genova, Milano e Parigi, dove un team multidisciplinare lo anima come un unico luogo di progetto e si nutre delle differenti caratteristiche ed esperienze delle tre città. www.atelierfemia.com

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LUOGHI DEL LAVORO

Quest’ultima esce infatti dalle logiche di gestione tipiche delle aree di ingresso: travalica i compiti primari di controllo dei flussi e di rappresentanza. Il progetto ha previsto di liberare lo spazio centrale del piano terra, creando una doppia altezza e una completa trasparenza tra la strada e il giardino della corte centrale. L’intenzione è stata quella di costruire una differente percezione visiva, espandere le superfici in una scansione ritmica e attribuire loro le funzioni di intersezione e generazione, pausa e decompressione dell’edificio.

La ridistribuzione funzionale ha bilanciato l’autonomia degli spazi Ersel e di quelli a destinazione multitenant, attraverso la gestione degli ingressi e dei flussi interni, prevedendo anche una futura espansione degli spazi della banca. Attraverso partizioni e controsoffitti in cartongesso è stato ridisegnato il layout dei cinque piani di uffici. Sono stati minimi gli interventi al piano rialzato, spazio storico e identitario dell’edificio, dove sono stati conservati lo scalone e le vetrate liberty originali in ferro battuto di Giovanni Magnoni. Infine, l’edificio è stato riqualificato per gli aspetti energetici, sostituendo le chiusure esistenti e applicando un cappotto interno ■

Nel fronte verso l’interno dell’edificio del centro di Milano ora sede di Ersel, le aperture sono state ridefinite con serramenti di alluminio dai profili ridotti. Il foro architettonico è diventato completamente continuo, con l’eliminazione dell’interruzione verticale dovuta all’apertura a due ante. I sistemi minimali in alluminio, messi a punto dall’azienda Nuova F.lli Zamagna, permettono così grandi aperture diminuendo l’impatto visivo metallico e valorizzando il rapporto di continuità tra interno ed esterno voluto da Atelier(s) Alfonso Femia. www.nuovazamagna.com

I parapetti delle scale e la cupola che connota l’ingresso principale, entrambi realizzati in acciaio, completano formalmente la copertura in alluminio dell’ascensore esterno (ph. ©Stefano Anzini).

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BANCA ERSEL

La corte centrale, area di affaccio per tutti gli uffici, è stata trasformata in uno spazio verde attrezzato con nuove piantumazioni (ph. ©Stefano Anzini).

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LUOGHI DEL LAVORO

CREDITI

Località via Caradosso 16, Milano

Committente Caradosso 16 Srl

Progetto architettonico e paesaggistico Atelier(s) Alfonso Femia

Direzione artistica Alfonso Femia, Marco Corazza

Direttore di progetto Marco Corazza

Responsabile di progetto Arianna Dall’Occa

Progetto strutture e impianti Bms Progetti

Direzione lavori Progetto Cmr

Pavimenti vinilici e sopraelevati Liuni

Serramenti alluminio Nuova F.lli Zamagna

Porte Lualdi

Lavorazione metalli Gonzato

Pareti vetrate interne Universal Selecta

Arredi su misura Attico Interni

Superficie 3.219 mq

Fine lavori marzo 2022

Sono stati minimi gli interventi al piano rialzato, spazio storico e identitario dell’edificio, dove sono stati conservati lo scalone e le vetrate liberty originali (ph. ©Stefano Anzini).

La Milano del Novecento si caratterizza per varietà e per frammenti, i suoi edifici compongono un paesaggio urbano denso ma anche unitario sia pure nelle marcate differenze. Da rispettare e conservare.

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BANCA ERSEL
Alfonso Femia

Per la nuova sede milanese di Ersel Atelier(s)

Alfonso Femia ha scelto le superfici Liuni di cui sono stati posati i pavimenti sopraelevati incapsulati Jvp e le quadrotte autoposanti delle collezioni Elements ed Emerge di Bolon Tatami: pavimentazioni effetto stuoia intrecciato, che danno eleganza agli spazi, senza rinunciare ai necessari aspetti tecnici. Risultano ideali per gli ambienti uffici in quanto la loro classe d’usura è 33 commerciale, sono fonoassorbenti e facili da pulire. Per le aree di prestigio e i corridoi sono stati scelti invece i pavimenti Lvt effetto legno magnetici, le cui doghe possono essere facilmente rimosse e riposizionate, per interventi sugli impianti. www.liuni.com

Il progetto di Atelier(s)

Alfonso Femia ha ridisegnato il layout dei piani operativi attraverso un’organizzazione spaziale flessibile, scandita da uffici, aree in open space e sale riunioni (ph. ©Stefano Anzini).

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LIUNI
LUOGHI DEL LAVORO

Milano

FLESSIBILITÀ PER ESIGENZE DIFFERENTI

LA QUALITÀ DELLO SPAZIO

GARANTISCE LA QUALITÀ DEL LAVORO. QUESTO L’ASSUNTO DI BASE DEL PROGETTO INTEGRATO

DELLO STUDIO MALARA ASSOCIATI PER LA SEDE DI GENERALI ITALIA E DI WELION PRESSO IL MACIACHINI

BUSINESS PARK

In seguito al periodo della pandemia il Gruppo Generali ha implementato il concetto di smart working, in parte già presente nelle proprie sedi, per migliorare la qualità e l’efficienza dello spazio di lavoro e per aumentare la soddisfazione e la produttività dei dipendenti.

E così l’obiettivo principale del progetto dello studio Malara Associati per la sede di Generali Italia e di Welion presso il Maciachini Business Park è stato quello di tradurre i principi delle linee guida di Generali in spazi rigenerati e allestiti per il benessere psicologico, emotivo, cognitivo e fisico dei lavoratori al fine di aumentare la concentrazione, la collaborazione, la condivisione e la salute ponendo l’accento su comfort, sicurezza, flessibilità, inclusione e sostenibilità ambientale.

I due piani sono stati pensati per le diverse tipologie di attività attraverso layout flessibili e adattabili a nuove esigenze. Sono stati quindi organizzati spazi di lavoro in base alle diverse funzioni: isole in open space suddivise per attività, alternate a spazi chiusi prenotabili informali come office & meet, stop & work, meeting room, salette per clienti e sale corsi. Ogni lavoratore può così muoversi nello spazio e scegliere la conformazione più consona alle sue mansioni anche grazie alla logica delle postazioni di lavoro non assegnate e prenotabili. Inoltre, si sono separate le funzioni di accesso tra ospiti e residenti collocando

Per la nuova sede di Generali Italia e Welion è stata scelta la pavimentazione Tufted Bouclé Design Cloud di Liuni. Il disegno si ispira alle formazioni nuvolose, un disegno di moquette tranquillo e organico, con una morbida transizione tra toni più chiari e più scuri.

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Il rosso aziendale è stato scelto per arredi, finiture e segnaletica per attivare il senso di identità di appartenenza e l’attenzione. Per ottimizzare gli spazi e rendere i percorsi più leggibili gli spazi di distribuzione sono utilizzati per gli archivi, i locker, zone copy e divani, di diversi colori.

Dal 2004 amministratore unico dello studio fondato dal padre nel 1963, per alcuni anni Lucilla Malara ha insegnato al Politecnico di Milano dove si era laureata nel 1988. Lo studio opera a livello interdisciplinare nella programmazione, sviluppo e realizzazione di progetti di architettura, interior design, urban planning e industrial design.

www.malara-associati.it

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Lucilla Malara Foto ©Alessandro Motti
LUOGHI DEL LAVORO

Per ridurre e assorbire il rumore sono stati utilizzati schermi protettivi in tessuto fonoassorbente fissati alle postazioni di lavoro su tre lati e frontali per le postazioni di lavoro amministrativo.

al piano terra i collaboratori e gli ospiti, mentre il piano primo è dedicato al comparto amministrativo e agli operatori del contact center.

Gli arredi selezionati combinano semplicità, omogeneità ed equivalenza delle postazioni, modularità e flessibilità, permettendo di aggiornare i layout senza dove cambiare gli arredi.

I due edifici – Mac 2 e Mac 3 – presentano facciate vetrate su tutto il perimetro: questo è stato un elemento importante per posizionare le postazioni di lavoro e sfruttare la luce naturale. Le workstation in bench sono state collocate perpendicolarmente alle facciate vetrate, sia per il tema della luce naturale sia per stimolare le viste prospettiche verso l’esterno, in particolare verso il cortile interno piantumato posto tra i due edifici.

Il progetto rispecchia i fattori spaziali – di viste prospettiche, navigabilità, leggibilità, ordine compositivo – e i fattori comportamentali come la privacy, la socializzazione, il lavoro di gruppo, il senso di autonomia, protezione, controllo e curiosità, richiesti dal committente, oltre a migliorare le prestazioni illuminotecniche, l’assorbimento dei rumori e il benessere emotivo attraverso l’utilizzo studiato di colori e finiture.

L’intervento è stato completato in soli 5 mesi ■

CREDITI

Località Milano, via Benigno Crespi 19 Committente Gruppo Generali

Progetto architettonico Malara Associati

Superficie 2.000 mq

Pavimenti Liuni

Arredi Sedus

Pareti divisorie Universal Selecta Cronologia 2021-2022

SEDUS

Per l’arredo della sede di Generali e Welion, lo studio Malara ha scelto soluzioni Sedus, azienda con oltre 150 anni di storia dedicati alla ricerca e allo sviluppo di prodotti per la creazione di ambienti di lavoro stimolanti e piacevoli. Sinonimo di innovazione, tecnologia e design, Sedus arricchisce gli spazi con soluzioni in linea con i trend attuali. Per le postazioni in open space sono stati scelti tavoli get together e sedute swing up. Nella zona di accoglienza e meeting i tavoli temptation prime e ancora sedute swing up. Mentre per l’area denominata stop & work i divanetti se:works, tavoli alti temptation high desk con turn around. Nella foto a destra, il tavolo è mastermind flow con sedute se:joy www.sedus.com

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GENERALI WELION

La superficie in open space è scandita da sale break, punti caffè, tavoli informali, aree di sosta e meeeting room di diversa dimensione e tipologia.

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Foto ©Alessandro Motti Foto ©Alessandro Motti
LUOGHI DEL LAVORO
Mac 2, pianta del piano primo.

LE RESPONSABILITÀ DELL’ABITARE

Premiato all’Eu Mies Award 2022, il cohousing La Borda progettato dal collettivo di architettura Lacol insieme agli abitanti è uno degli esempi descritti in questo libro, dedicato alla realizzazione di abitazioni collettive e condivise a Barcellona, che fin dal titolo (architecture for/from the community) sottolinea la novità di un approccio che va oltre il modello delle case popolari di edilizia pubblica della seconda metà del Novecento (che oggettivamente, a causa dello zoning dei vecchi piani regolatori, hanno contribuito anche all’attuale degrado delle periferie). Il modello del cohousing, adatto a una società in evoluzione come l’attuale, implica delle responsabilità, la prima delle quali è quella di considerare l’edificio – e non semplicemente l’alloggio che si abita –come la propria casa. Responsabilità che cominciano dalla fase della progettazione e che definiscono un nuovo ruolo dell’architetto, agente del progetto prima ancora che progettista, interlocutore della comunità (associazioni, cooperative, imprese che accettano la sfida del contenimento dei costi) e creatore di nuove soluzioni per ambienti e servizi condivisi dagli abitanti. Ampiamente illustrati e descritti, i 18 progetti, sia di nuove costruzioni sia di riuso, realizzati o in corso a Barcellona, ben esemplificano le soluzioni, condivise fin dall’inizio con gli abitanti, per gestire gli spazi privati e quelli pubblici, le relazioni tra interni e esterni e tra l’edificio e la città, il ruolo del verde, fino alle sperimentazioni sull’uso di materiali per costruire in maniera eco-compatibile e economicamente sostenibile.

SMART BARCELLONA

Dall’Eixample di Ildefons Cerdà nel 1860 alle Olimpiadi del 1992 ai ‘superblocks’ per demineralizzare e pedonalizzare ampie porzioni del centro, fino ai recenti rifugi climatici per i residenti privi di aria condizionata o di riscaldamento, Barcellona non si è più fermata. Ha anche la sua high line, che si chiama Rambla in Sants, meglio di quella di New York perché qui i treni continuano a viaggiare. Da Antoni Gaudì a oggi, generazioni di architetti eccellenti l’hanno trasformata e le strategie di sviluppo messe in

campo dall’amministrazione comunale continuano a fare della capitale della Catalogna un esempio da seguire. Con uno sguardo approfondito su trenta progetti e le interviste a Josep Ricart Ulldemolins, co-fondatore di Harquitectes, Anna Ramos che dirige la Fundació Mies van der Rohe e al collettivo Lacol, il libro di Detail offre una panoramica delle evoluzioni urbane avvenute a Barcellona dal 2010 ad oggi e dei progetti con i quali la città traduce sul territorio gli obiettivi Esg delle Nazioni Unite.

IL DIRITTO ALLA CASA

Barcelona Urban Architecture and Community Since 2010

Sandra Hofmeister, Heide Wessely (a cura di) Edition Detail, Monaco di Baviera, 2023

pp. 328, En, 59,90 euro

ISBN 978-3-95553-607-7

Cohousing in Barcelona. Architecture from/for the Community

David Lorente, Tomoko Sakamoto, Ricardo Devesa, Marta Burgés (a cura di) Actar Publishers, New York-Barcellona, 2023 pp. 220, En, 39 euro

ISBN 978-16-384-0090-5

È emozionante osservare le scene di vita reale nelle fotografie di Maite Caramés che accompagnano ciascuno dei 23 progetti raccolti in questo volume pubblicato da Actar in collaborazione con la municipalità di Barcellona e l’Associazione degli Architetti della Catalogna (Coac). Per la qualità di queste abitazioni e per le differenti storie delle persone che appropriandosene vi conducono la propria esistenza quotidiana: persone comuni cui semplicemente è stato riconosciuto quel diritto spesso disatteso sancito nel 1948 dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Ma nell’attuale crisi ambientale e nel denso tessuto urbano costruire non è più sufficiente, mentre dall’altra parte il pubblico può solo promuovere operazioni virtuose, contribuendovi con le cessioni fondiarie. Per questo il progetto dell’abitare sociale è definito come una gestazione (gestating), dall’embrione delle prime valutazioni al composito gruppo di attori che la porta a compimento. Un processo

che a Barcellona vede convergere architetti, sviluppatori, promotori, associazioni, imprese e gestori in una strategia promossa dalla municipalità che ha dato luogo a una notevole qualità architettonica dell’housing sociale.

Gestating / Living

Barcelona’s social housing strategies

Caterina Figuerola, Ibon Bilbao Actar Publishers, New York-Barcellona, 2023

pp. 232, En, 35 euro

ISBN 978-84-915-6498-0

[ 110 ] IOARCH_106 › DESIGNCAFÈ
Foto ©Lluc Miralles
› ZAO/STANDARDARCHITECTURE ZAO/Standardarchitecture, Micro Hutong, Pechino (ph. ©Wu Qingshan, Wang Ziling). IL DIALOGO TRA ARCHITETTURA E PAESAGGIO NELL’OPERA DI ZHANG KE RIVELAZIONE DELLA BIENNALE DI ARCHITETTURA 2023 LE RADICI DEL FUTURO
cura di Carlo Ezechieli
a

New Wave

È ormai chiaro che in Cina sta emergendo una New Wave architettonica di grande interesse. Già Wang Shu, Prizker nel 2012, polemizzando apertamente contro una modernità tanto attraente quanto sterile, riprendeva tratti ben radicati nella cultura costruttiva cinese. Passando da MAD Architects, autore geniale ma ancora interprete della frenesia sviluppista di qualche anno fa, il discorso si è progressivamente evoluto fino a trovare forme di espressione mature in molti architetti emergenti. Zhang Ke, fondatore dello studio Zao/ standardarchitecture, si colloca perfettamente in questa nuova ed emergente ondata. Il suo lavoro, esposto in una dettagliata mostra monografica negli spazi dell’Arsenale, è sicuramente uno degli episodi più significativi della Biennale di Venezia di quest’anno. Con una laurea alla Tsinghua University in Cina, un master alla Graduate School of Design di Harvard nel 1998, tre anni di pratica a Boston e New York, e uno studio aperto a Pechino nel 2001, Ke rappresenta una nuova generazione di architetti notevoli che si sono formati all’estero e ora reinterpretano i modi tradizionali di costruire in Cina.

Questa nuova ondata di architetti cinesi ha un approccio molto più pragmatico e consapevole del luogo e delle origini rispetto a molti architetti occidentali che hanno operato in Cina negli ultimi anni. Parte dalle piccole cose, mantenendo una prudente distanza dalle forme e dai materiali d’importazione per riscoprire con grande intuito le tecniche e i valori tradizionali ■

Zhang Ke (ZAO/standardarchitecture)

Zhang Ke, fondatore dello studio ZAO/ standardarchitecture, ha conseguito il Master in Architettura presso la Graduate School of Design (GSD) dell’Università di Harvard nel 1998; Master e Laurea in Architettura presso la Tsinghua University di Pechino. Docente dal 2016 presso Harvard GSD. Negli ultimi 20 anni è emerso come uno dei protagonisti più critici e innovativi della nuova generazione di architetti cinesi. I lavori recenti includono la Avant-Garde Library a Mengzi, il Community Art Center a Rizhao, il Camerich R&D Campus, una serie di progetti di trasformazione di hutong nel centro storico di Pechino e vari edifici iin Tibet. Ha ricevuto la Medaglia Alvar Aalto nel 2017 e l’Aga Khan Award for Architecture nel 2016. Altri riconoscimenti: International Award Architecture in Stone, Verona (2011); Design Vanguard di Architecture Record (2010); China Architecture Media Award; Best Young Architect Prize (2008); WA Chinese Architecture Award; Winning Prize (2010 e 2006).

L’INFINITO DENTRO

INTERVISTA A ZHANG KE DELLO STUDIO ZAO/STANDARDARCHITECTURE IN OCCASIONE DELLA SUA PRESENZA ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA. UN DIALOGO SUL TEMA DI ARCHITETTURA, PAESAGGIO E CONTEMPORANEITA’

Quali sono le cose che ti interessano di più? Penso non sia possibile fare architettura senza guardare al mondo che ci circonda. Circa vent’anni fa da quando l’internet ha incominciato a prendere piede, tutto é diventato immagine, e ormai produrre immagini è diventato facilissimo, per non dire cheap. Con l’Intelligenza Artificiale, l’andirivieni di una serie di immagini alla moda, già impressionante, sta diventando ancora più istantaneo. Questa condizione fa diventare l’architettura tanto più interessante quanto più é coinvolta con il luogo. Questo perché, naturalmente, ogni architettura si confronta con il luogo, è costruita secondo tecniche che sono riferite al luogo ed è capace di innescare una for-

ma di connessione emotiva con le persone. Al contrario di questa frenesia di immagini, spazi e luoghi non andranno mai fuori moda e questa è l’essenza dell’architettura. Anche se è ormai un dato di fatto che l’Intelligenza Artificiale può creare architetture, anche di buon livello, il discorso non si esaurisce qui. Paradossalmente l’identità, la personalità e la dimensione umana delle cose diventano ancora più importanti.

Ho trovato l’esposizione del tuo lavoro alla Biennale una coerente e affascinante combinazione tra paesaggio e tradizione costruttiva, rivelata soprattutto nell’uso dei materiali. Qual è il fulcro della tua ricerca?

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› LE RADICI DEL FUTURO

Credo sia interessante il tuo riferimento al paesaggio. Nell’architettura tradizionale cinese, e in particolare nei giardini, esiste un vero e proprio intreccio tra architettura edificata e paesaggio, al punto che è molto difficile distinguere l’una dall’altra. Credo sia importante riunificare questi termini trasformandoli in una sola cosa. Ho aperto il mio studio nel 2001 dopo aver vinto un concorso per il Ming City Wall Park a Pechino. Fondamentalmente si trattava della conservazione di un segmento di circa 1,5 chilometri delle antiche mura della città che risaliva alla dinastia Ming, scoperto accidentalmente dopo il periodo delle grandi demolizioni degli anni Cinquanta e Sessanta. Era un progetto di architettura del paesaggio,

di progettazione urbana e di architettura, dove ci siamo trovati a confrontarci con temi come le preesistenze storiche, con la tradizione e con la città. Prima di allora non avevo le idee particolarmente chiare circa la mia ricerca, ma quella è stata un’occasione fondamentale per confrontarmi con il passato secondo un approccio contemporaneo, e questo mi accompagna ancora oggi.

Credo ci sia un’ondata emergente di architetti cinesi che guarda molto più ai luoghi e alla cultura storica del costruire che non alla spettacolarizzazione puramente formale che negli ultimi anni ha imperversato in Cina come in tutto il mondo.

Non sono contrario a questa architettura spettacolare, ma alla fine è qualcosa di importato. Non l’abbiamo inventata noi, e limitarsi a delle imitazioni è veramente noioso. Per un certo periodo in Cina tutto è stato veloce e folle, invitando i grandi nomi dell’architettura internazionale per costruire cose ancora più grandi. Questo ha dato origine a tutta una serie di imitatori di profilo mediocre, in poche parole dei ‘copioni’, che in cinese chiamiamo “chāo xí zhě ”. Finalmente ci si sta rendendo conto che per produrre qualcosa di veramente originale è necessario rallentare, calarsi veramente nel luogo, comprendere in profondità le comunità locali, il clima, la capacità delle maestranze e le tecnologie disponibili.

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Niyang River Visitor Centre, Tibet. 2009-2010 Foto ©Chen Su ZAO/standardarchitecture.
› ZAO/STANDARDARCHITECTURE

NIYANG RIVER VISITOR CENTRE

La forma esterna dell’edificio è una risposta alle condizioni del sito. Lo spazio pubblico interno è scavato nel volume di forma irregolare. Il cortile centrale collega quattro aperture, che rispondono all’orientamento e alla circolazione. La realizzazione dell’edificio ha adottato e sviluppato le tec niche di costruzione locale. Sulle fondamenta in calcestruzzo si erge un muro di pietra portante di 60 cm di spessore. La maggior parte delle aperture presenta profonde rientranze. I muri di 40 cm di profondità, su entrambi i lati delle aperture, fungono da contrafforti, aumentando la stabilità struttura le complessiva. Le travi per le campate più grandi sono realizzate con diversi tronchi di piccole dimensioni incollati tra loro. Uno strato di argilla Aga di 15 cm, un materiale impermeabilizzante utilizzato nell’architettura vernacolare, costituisce la membrana impermeabile del tetto (Foto ©Chen Su ZAO/standardarchitecture).

Cosa credi stia influenzando questa conversione verso una nuova identità dell’architettura cinese?

Tutto sommato non è un male che l’economia stia rallentando. Gli architetti hanno più tempo per riflettere su ciò che stanno facendo come pure è cambiata l’attitudine dei clienti nei confronti degli interventi. Ci sono più operatori privati, un po’ meno interventi di matrice governativa e architetti giovani, tutti formatisi all’estero, con una formazione e una prospettiva internazionale. Spesso intervengono su villaggi o centri storici con un approccio rivolto a rivalutare il sito più che a stravolgerlo. E tutto questo produrrà molta buona architettura.

Mi ha affascinato il tuo progetto Micro Hutong, con uno spazio minimo, completamente rivolto all’interno e con stanze sovrapposte che si guardano l’una con l’altra. Qual è l’idea di questo progetto?

E’ un progetto del 2013 che deve molto ad un altro progetto l’Hangzhou Xiaofeng Art Museum, che non siamo ancora riusciti a costruire. Credo che entrambi possano essere ricondotti ad un concetto molto presente in Cina, soprattutto in molti antichi dipinti cinesi che risalgono alla dinastia Song, che è quello di cercare l’infinito guardando all’interno, che è un concetto che si presenta di rado nella cultura occidentale. Sono solo 40 metri quadrati,

sui quali abbiamo provato un’infinità di schemi, cercando di realizzare molte stanze in uno spazio limitato. Anche le finestre delle cinque stanze guardano verso l’interno, mentre la stanza sul fronte, verso la strada, è semi-privata e può essere aperta al pubblico.

Quali pensi siano le qualità di un grande lavoro di architettura?

Credo che la qualità fondamentale sia un certo tocco emotivo. Ci possono essere edifici molto belli, o sofisticati, ma tutto può restare tremendamente in superficie. Mentre al contrario, ci può essere un’opera molto umile ma che può far risuonare qualcosa, il tutto senza

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› LE RADICI DEL FUTURO

alcuna mediazione intellettuale, che ovviamente conta, ma interviene in un secondo tempo.

Quali pensi siano oggi le sfide principali per l’architettura?

E’ un dato di fatto che l’architettura, nonostante tutto, stia attraversando un momento di crisi. Negli ultimi anni sempre meno giovani sono attratti dall’architettura, anche nelle università più prestigiose, perché percepiscono un minore interesse da parte della società rispetto ad altri campi disciplinari più redditizi. Dovremmo invece avere opere tanto entusiasmanti quanto la Cupola di Mi-

chelangelo a San Pietro, che è uno spazio unitario di quasi cento metri di altezza: una cosa impressionante per quei tempi e che, ancora oggi, risulta istantaneamente incredibile per chiunque. Dobbiamo far diventare l’architettura più accessibile più appartenente al vissuto comune.

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane architetto?

Gli direi che il solo pensiero di voler andare lontano porta lontano. Perfino tra compagni di corso, quelli che hanno ottenuto i migliori risultati non sono stati i più intelligenti o i più bravi, ma quelli che hanno preso l’architettura

come uno stile di vita, come una specie di religione, nel senso buono. E l’altro consiglio è di non aspettare ad avviare il proprio studio. C’è una tale infinità di problemi legati ad ogni progetto che è inutile aspettare di essere pronti per risolverli: inutile aspettare: quel giorno, non arriverà mai ■

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› ZAO/STANDARDARCHITECTURE

Da sinistra in senso orario, il plastico dell’intervento; l’inserimento nel paesaggio; l’idea di progetto; un dettaglio dei parapetti; la vista verso il fiume.

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› LE RADICI DEL FUTURO

Committente Tibet Tourism Holdings

Progetto ZAO/standardarchitecture + Embaixada

Area di progetto 35.000 mq

Area edificata 3.300 mq

Periodo 2007-2013

Foto Wang Ziling

Niang’ou Boat Terminal Tibet (2007-2014)

Il Niangou Boat Terminal si trova alla confluenza del fiume Niyang con il fiume Yarlung, un luogo ancora intatto e di straordinaria bellezza. Il molo di attracco richiedeva un intervento di modernizzazione e di espansione che avrebbe portato a un significativo impatto sul paesaggio.

Il nuovo edificio si basa invece su un’idea di dialogo con il contesto, capace di operare alla scala del paesaggio.

Le nuove esigenze di spazi e di attrezzature sono state pertanto convertite in una passeggiata a zig-zag diretta verso il molo.

La passeggiata segue il pendio naturale per trenta metri fino a raggiungere il livello più basso del fiume.

Una forma di continuità è in grado di strutturare tutte le funzioni secondo un’unità, organizzata gerarchicamente, in grado di definire tutte le relazioni interspaziali.

In questo modo ogni spazio può trovare il proprio rapporto con il paesaggio e mediare la connessione con la scala umana.

Il design di questo progetto è stato sviluppato in collaborazione con gli architetti Embaixada di Lisbona.

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› ZAO/STANDARDARCHITECTURE

Avant-Garde Library, Mengzi

(2022-2023)

Situata a Honghezhou, nella provincia dello Yunnan, circa 250 chilometri a sud-est di Kunming, Mengzi è storicamente importante come città universitaria. L’Avant-garde

Bookstore si trova presso il Southlake di Mengzi, parco pubblico molto frequentato, nel punto dove durante la Seconda Guerra Mondiale fu realizzato il campus della United University of the South-West, una prestigiosa sede accademica attiva durante il periodo bellico. Il progetto è una struttura ibrida tra una corte pubblica e un percorso aperto verso il lago. Ridefinisce un dialogo tra il vecchio edificio dell’università, avvolgendone la torre con una serie di rampe a gradonate, e il paesaggio.

La struttura, sopraelevata in direzione del parco, consente ai visitatori di entrare nella corte e salire sul tetto, mentre sulla riva del lago si adagia sul terreno connettendosi in modo tattile allo specchio d’acqua, visibile dalla grande vetrata del caffè, interno all’edificio. La conformazione della struttura e l’alternarsi del cemento grezzo e del legno, sia negli spazi chiusi che in quelli aperti, generano una continuità spaziale tra interno ed esterno.

Progetto architettonico ZAO/standardarchitecture

Design Team Zhang Ke, Song Yuning, Sun Qingfeng, Hua Yunsi, Yu Ge, Zhou Xi, Zhang Yehan, Lu Juncong

Destinazione d’uso Biblioteca e spazio pubblico

Superficie edificata 890 mq

Progetto 2022-2023

Construzione 2023

Foto Wang Ziling, Federico Farinatti

Da sinistra in senso orario: vista aerea sulla copertura percorribile; il plastico dell’intervento; vista della corte interna; vista dal lago; spaccato assonometrico di progetto dal quale emerge l’innesto dell’edificio sulle strutture superstiti della United University of the South-West risalente al 1940.

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› LE RADICI DEL FUTURO
In questa pagina, vista dalle coperture e schizzi di progetto.

Micro Hutong (2012-2016)

Gli hutong sono vicoli stretti e tortuosi che si sviluppano nel cuore delle città tradizionali cinesi. L’unione di diversi hutong forma una griglia irregolare di cortili e case basse, tanto che lo stesso termine spesso si riferisce all’intero quartiere.

Queste configurazioni urbane, tipiche della città di Pechino, si distinguono per una storia che risale a diverse dinastie imperiali. Nello specifico, l’area di intervento si trova nel distretto di Dashilar, un contesto urbano estremamente denso, caratterizzato da strutture a uno o due piani, dove gli usi locali e turistici si sovrappongono alle aree residenziali e lavorative. A causa di diritti d’uso non tutelati, della mancanza di investimenti e di un progressivo innalzamento dei valori immobiliari

nell’immediato intorno, il quartiere è attualmente interessato da forti pressioni speculative che potrebbero alterarne profondamente la struttura. In questo contesto, il progetto di Zhang Ke reinterpreta il tipo dell’hutong applicando una significativa riduzione di scala. L’intervento, situato in un’area aperta di dimensioni molto contenute, ha portato alla creazione di un ostello in un ex cortile, che comprende anche uno spazio multifunzionale.

L’edificio storico che affaccia sul vicolo è stato mantenuto, ed è ora un salotto urbano per le comunità del quartiere e gli utenti dell’ostello, che si può aprire o chiudere verso la città. Una struttura poligonale a due piani, gettata in loco in calcestruzzo, è stata realizzata su tre lati del cortile interno con un’articolata disposizione

dei volumi. Questo straordinario ribaltamento dell’esterno verso l’interno dà origine ad un’incredibile e labirintica composizione di volumi: una corte interna complessa e riferita al cielo, contrapposta al soggiorno e spazio espositivo rivolto al quartiere.

Luogo No.53 Yang Mei Zhu Xiejie, Beijing, China

Progetto architettonico ZAO/standardarchitecture

Architetto Zhang Ke

Project Team

Zhang Mingming, Huang Tanyu, Ao Ikegami

Area edificata 35 mq

Progetto e realizzazione 2013/2016

Foto Wang Ziling, Wu Qingshan

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Lo spazio interno dell’ostello.

Sopra, la sala riunioni vista dalla corte e, nella pagina a destra, l’interno.

Schizzi di progetto e planimetria dell’intervento, ricavato in luogo di una vecchia fabbrica.

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Luogo No.2 Huangsi Street, Dongcheng District, Beijing, China

Architetto Zhang Ke

Design Team Joao Dias Pereira, Sun Wei, Margret

Domko, Nathalie Frankowski, Dai Haifei, Zhao Sheng, SHI Qianlan, Wang Feng

Superficie 550 mq

Periodo 2014-2015

Foto Su Shengliang, Wang Ziling

Studio ZAO/standardarchitecture a Pechino (2014-2015)

La sede dello studio di architettura ZAO si trova a Pechino, a nord dell’ex Porta Anding delle mura cittadine demolite negli anni Cinquanta, tra il Parco Liuyin e il Parco Qingnianhu.

Il progetto si sviluppa su un lotto di terreno triangolare. Lo spazio verso la corte interna è stato ampliato con elementi in calcestruzzo gettati in loco.

La struttura prefabbricata in legno del nuovo tetto, in sostituzione di quello della ex-fabbrica preesistente, presenta una fascia continua di finestre che illuminano gli ambienti interni.

Alle pareti interne dell’edificio esistente, che si estendono fino ai soffitti inclinati, è stato applicato uno strato di intonaco veneziano levigato che contrasta con la superficie in calcestruzzo grezzo e riflette la luce con delicatezza.

La parete adiacente alla corte è parzialmente interrotta da grandi finestre che facilitano le viste tra interno ed esterno. Per l’involucro esterno sono stati utilizzati i mattoni grigi di Pechino.

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La 18. Biennale di Architettura Le impressioni di dieci architetti e tre padiglioni nazionali

Anche quest’anno, con la mostra The Laboratory of the Future la Biennale di Architettura di Venezia, un evento sempre molto atteso, conferma l’impostazione artistico-concettuale ormai in corso da molte edizioni e che, paradossalmente, rende l’architettura una sorta di contorno a riflessioni sui massimi sistemi. Tuttavia, malgrado la generale e criticatissima assenza di architettura, il punto di vista presentato in questa Biennale è inedito, alternativo e ricco di suggestioni. Abbiamo cercato di coglierle in estrema sintesi, sia attraverso il parere di addetti ai lavori che l’hanno già visitata, sia con la selezione di tre padiglioni, corrispondenti ad altrettanti temi, rappresentativi dello spirito di questa edizione.

THE LABORATORY OF THE FUTURE [ 124 ] IOARCH_106
di Carlo Ezechieli

Alessio

ArCo – Architettura e Cooperazione

Lesley Lokko esplora temi legati alla decolonizzazione, alla decarbonizzazione, evidenziando le connessioni tra equità razziale e giustizia climatica. Mette in luce l’importanza dell’Africa come laboratorio per il futuro. Temi estremamente attuali e urgenti. Spiace solo vedere che l’Africa più rappresentata di fatto sia portatrice di un pensiero occidentale. Practitioners formati e con sedi negli Usa o in Europa ci parlano dell’Africa da lontano. Possibile che un continente così straordinario non abbia voci da ascoltare?

Camillo

Arw-Architectural Research Workshop

La Biennale di architettura veneziana ha da sempre come Dna la volontà di cogliere un divenire in sempre più rapido mutamento. Questa Biennale mostra uno sguardo particolare verso le parti del mondo oggetto di uno sviluppo altro rispetto al mainstream G8 che sembra essere in grado di rappresentare solo una parte delle trasformazioni e condizioni dei processi di artificializzazione del mondo globalizzato.

Porre l’attenzione è il pregio di questa mostra. Il limite è farlo senza architettura. Il dubbio è che quando l’architettura agisce, come nel caso dei progetti ghanesi di David Adjaye, questi poco si discostino dai modelli neocolonialisti e omologativi. Sembrano mancare una serie di proposte che sappiano cogliere le specificità e le differenze dei Paesi e dei luoghi analizzati. Non avendoli visti, resta la percezione netta che non vi siano e che sia questa una forse interessante biennale di socio-antropologia ma non di architettura.

Da quanto ho letto a proposito di questa Biennale emergono opinioni fortemente contrastate. Alle osservazioni che più tradizionalmente vengono rivolte alla mostra veneziana si sono aggiunti in questa occasione numerosi segnali di allarme. La voce più diffusa reclama l’assenza di quei contenuti e di quella disposizione che si accompagnano all’idea di architettura così come la conosciamo. Mi sembra questo un fatto rilevante e una ragione in più per visitare la mostra di Lesley Lokko.

Sergio Buttiglieri

Sanlorenzo

Il problema mai risolto della Biennale è come raccontarla efficacemente senza annoiare. E anche in questa edizione, si tende a trasformarla in un’operazione artistica tangente alla Biennale d’Arte. Tante video installazioni, che inizialmente catturano lo sguardo ma poi s’infiacchiscono per iper-esposizioni di concetti poco attinenti alla

reale architettura proposta. Lesley Lokko ha tentato di proporre nuove direzioni per l’architettura del futuro, in special modo quella in mano ai giovani studi del continente africano. Spiace però vedere troppa arte, troppi video, che generano assuefazione e poca comunicazione rispetto alla progettazione. Degno di nota, oltre al padiglione della Danimarca, quello del Brasile, che ha meritoriamente vinto il Leone d’Oro.

Paolo Caputo

Caputo Partnership International

Dall’architettura sociale di Álvaro Siza a quella maieutica e popolare di Alejandro Aravena all’Africa di Lesley Lokko: è una delle parabole possibili per interpretare la Biennale 2023. Che corre parallela a quelle di una globalizzazione illusoria e di un’architettura senza frontiere, omologante e stupefacente, più congeniale alle narrazioni del mondo che ai suoi bisogni reali. Soprattutto di quella parte, l’Africa, rimasta drammaticamente ferma quando non ulteriormente regredita e da cui si può solo fuggire. Di fronte a tale quadro di irreversibile fallimento politico, sociale, economico, ambientale, programmatico e pianificatorio, l’Architettura non ha più senso. Questo è ciò che emerge dalla Biennale in mostra a Venezia. Insieme ai modi della decolonizzazione e della decarbonizzazione, il ‘Laboratorio del futuro’ dovrà occuparsi di costruire infiniti luoghi in quelle aree da cui oggi non si può che emigrare.

Agostino Ghirardelli Sbga-Blengini Ghirardelli Architects

La Biennale di quest’anno ci offre molti punti di vista. L’approccio della curatrice Lesley Lokko è comporre un intreccio di fili, di pensieri differenti e laterali che portano tutti alle responsabilità dell’architettura. Tra gli spazi visitati ho apprezzato particolarmente il padiglione del Giappone, dove l’architettura è un luogo poetico e d’amore per la cura delle comunità e della memoria. Di segno opposto ma ugualmente bella l’esposizione dei modelli fisici di Sir David Adjaye all’ex Palazzo Italia ai Giardini. A dimostrazione che il nostro mestiere è fatto ancora di concretezza e di emozioni generate da essa.

Ico Migliore e Mara Servetto Migliore+Servetto Architects

Interessante visitare il padiglione del Giappone, per riflettere sul significato della casa come sommatoria di elementi di cui prendersi cura. Se abitare vuol dire, in sintesi, occuparsi di sé stessi, dovremo sempre di più ragionare sul rapporto tra le cose e gli spazi e tra le cose e il tempo, oltre a ripensare anche l’architettura come organismo vivente, come luogo da amare. Un tema in cui noi crediamo moltissimo, perfettamente inscritto in un’ottica di sostenibilità non solo ambientale, ma anche culturale.

Con il ‘Laboratorio del futuro’ e i riflettori sull’Africa credevo di ritrovare gli stimoli e gli spunti per riflessioni paradigmatiche.

Il desiderio di vedere un’architettura diversa e nuova è stato disatteso da una sovrabbondanza di informazioni e concetti critici legati al mondo della produzione, alle risorse, ai diritti e ai rischi in generale. È come se la crescita inarrestabile dei processi di urbanizzazione del continente africano, mettendo in crisi gli ecosistemi anche a livello globale, negasse qualsiasi tipo di risposta costruttiva. Il contraltare: nella mostra su The Line di Neom alla Salute, tutti gli sforzi di Lesley Lokko e della sua Biennale per riportarci sui binari della responsabilità sociale e professionale vengono demoliti in un progetto arrogante, inutile e distruttivo, nonostante illustri colleghi (anche coinvolti nella Biennale stessa) siano affascinati, forse ingenuamente, dalla visionarietà del progetto.

Tam Associati

Una domanda ci è venuta spontanea dopo la visita alla Biennale. Che risposte operative può ottenere un decisore, politico o economico, sui drammatici temi posti dalla curatrice Lesley Lokko quali ‘decolonizzazione e decarbonizzazione’? La risposta è molto complessa e riguarda i fondamenti del nostro operare. Perché il mondo dell’architettura attraverso la ricerca e il dibattito teorico costruisce le basi non astratte ma operanti per generare le pratiche del ‘fare’. Certo l’unica decolonizzazione oggi veramente auspicabile appare essere il cambiamento radicale del nostro modello di sviluppo, tornando all’azione. Tutto il resto verrà di conseguenza, magari anche il richiamo a un’architettura attenta a quei luoghi fisici e sociali che attendono risposte tangibili e urgenti.

Marco Piva

Smp-Studio Marco Piva

In un clima di crisi e incertezze l’occhio della Biennale d’Architettura quest’anno non è più quello della cultura occidentale. L’intera kermesse appare come un cambiamento imprevisto e inevitabile: un’inchiesta dalla particolare modalità espositiva che presenta per la prima volta un ribaltamento gerarchico, anagrafico e geografico dei Paesi e delle personalità presenti. Ciò che emerge è: da un lato l’istantaneo mondo dalle distanze ridotte con la presenza di progettisti provenienti da ogni latitudine; dall’altro una vivida ibridazione fra architettura e arte, che sia questa performativa o visuale.

BIENNALE DI ARCHITETTURA 2023 [ 125 ] IOARCH_106

Padiglione Italia Cambiare il concetto di Architettura

Partendo dall’idea di: “andare oltre l’esposizione enciclopedica, fotografando una generazione che attraverso la sua pratica quotidiana, cerca di ridefinire il concetto di architettura” i curatori, il collettivo Fosbury Architecture – con un’età media di 33 anni, il più giovane ad aver mai presentato il Padiglione Italia – presenta nove interventi che hanno coinvolto collettivi, gruppi e agenzie creative al fine di sviluppare un progetto coerente. Gli interventi hanno interessato l’intero territorio nazionale, dai tetti di Taranto alla Baia di Ieranto, passando per Trieste, Ripa Teatina, l’entroterra veneziano, la regione di Cabras, il quartiere Librino di Catania e Belmonte Calabro, fino alla piana di Firenze-Prato-Pistoia.

“Spaziale. Everyone Belongs to Everyone Else” è inteso come laboratorio progettuale articolato in tre fasi. La prima fase è rappresentata dagli interventi, documentati dal portale Spaziale2023.it; la seconda fase riguarda il Padiglione vero e proprio; mentre la terza fase prevede la continuazione dei progetti fino alla conclusione della Biennale, con un calendario di incontri al Teatro di Palazzo Grassi.

Passando in rassegna i programmi del Padiglione Italia che dal 1980 si sono succeduti nell’ambito della Biennale, quello di questa edizione è con ogni probabilità uno dei più concettuali, tanto da rendere difficile rintracciare una relazione con la pratica sia teorica che operativa dell’architettura.

Invece dei progetti o delle visioni per il futuro che caratterizzavano i programmi delle precedenti edizioni, la mostra di Fosbury Architecture si sviluppa infatti proponendo processi: un approccio in verità già ampiamente sperimentato in Italia nel periodo post-sessantotto, in un clima di profondo ripensamento del ruolo dell’architettura nella società.

L’impostazione marcatamente ideologica di allora portò più che ad una necessaria ridefinizione dei principi, a una tragica perdita di identificabilità e di riconoscimento, anche a livello sociale, della disciplina, spesso accompagnato da un clamoroso vuoto nella cultura del progetto. Ridefinire il concetto di architettura, come nel proposito dei curatori, è una

THE LABORATORY OF THE FUTURE IOARCH_106 [ 126 ]
LA SFIDA LANCIATA DAL PADIGLIONE ITALIA ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA 2023

sfida impegnativa. Forse proprio per questo è ciò che riescono a raggiungere solo i maestri. Nel farlo cambiano le regole del gioco, ma questo sempre cimentandosi sullo stesso terreno: quello dello specifico disciplinare. Come Dick Fosbury, atleta timido e fisicamente poco dotato che vinse l’oro olimpico nel 1968 cambiando le regole della sua specialità, forse anche Fosbury Architecture, a partire da questa prima importante mostra, vincerà molte medaglie: basta che per farlo non si finisca per togliere la proverbiale asticella ■

Nelle foto, la presentazione programmatica nella prima Tesa e alcune installazioni del Padiglione Italia. Al centro, i curatori (ph. ©Delfino Sisto Legnani-Dsl Studio, courtesy Fosbury Architecture).

BIENNALE DI ARCHITETTURA 2023 [ 127 ] IOARCH_106

Padiglione Brasile Archeologie del Futuro

L’INTERESSANTE RIVISITAZIONE, IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, DELLA CULTURA E DELL’AMBIENTE NEL PADIGLIONE DEL BRASILE, MERITATAMENTE PREMIATO CON IL LEONE D’ORO

Il Padiglione del Brasile alla Biennale di Architettura di Venezia, curato da Gabriela de Matos e Paulo Tavares insieme a un gruppo eterogeneo di collaboratori, tra cui popolazioni indigene e tessitori di cultura quilombola (la cultura degli schiavi africani fuggiti tempo fa nell’entroterra brasiliano), presenta la terra come elemento simbolico e poetico ricorrente. Lo stesso interessante progetto di allestimento è interamente realizzato in terra cruda: sotto forma di setti in pisè, che organizzano il percorso espositivo; stesa come uno strato di pavimentazione, accompagnando i visitatori; messa in risalto, come per la ‘terra nera degli indios’, un suolo altamente fertile, formato per origine antropica tra 2500 e 500 anni fa. La mostra riflette sul passato, presente e futuro del Brasile, presentando un’immagine territoriale, architettonica e del patrimonio

culturale complessa, diversificata e pluralistica della formazione nazionale e della modernità in Brasile.

Nelle parole dei curatori, «la nostra proposta inizia pensando al Brasile come terra. La terra come materia, fertilizzante, suolo e territorio. Ma anche la terra nel suo senso globale e cosmico, come pianeta e dimora comune di tutta la vita, umana e non umana. Terra come memoria, ma anche come futuro, guardando al passato e al patrimonio per ampliare il campo dell’architettura di fronte alle più urgenti problematiche urbane, territoriali e ambientali contemporanee»

La prima galleria del padiglione, Decolonizing the Canon, lancia una provocazione contro la narrativa secondo cui Brasilia sarebbe stata costruita nel bel mezzo del nulla, ignorando il passato e i continui, ma non invasivi, adatta-

menti del paesaggio ad opera delle popolazioni indigene e quilombola.

La seconda galleria, intitolata Places of Origin, Archaeologies of the Future, presenta progetti e pratiche socio-spaziali di conoscenza indigena e afro-brasiliana sulla terra e sul territorio, dimostrando che le terre indigene e quilombola sono i territori più preservati del Brasile e indicando un futuro in cui i termini di decolonizzazione e decarbonizzazione vanno di pari passo. Le loro pratiche, tecnologie e costumi legati alla gestione e alla produzione del territorio, come altri modi di fare e comprendere l’architettura, sono situati sulla terra e portano con sè la conoscenza ancestrale per ridefinire il presente e immaginare un futuro, non solo per le comunità umane ma anche per l’ambiente di cui queste ultime sono parte ■

Padiglione USA Eternamente plastica

IL TEMA DELLA PLASTICA E IL SUO RUOLO NELLA DEFINIZIONE DELL’UNIVERSO PERCETTIVO

NELL’ALLESTIMENTO DEL PADIGLIONE USA ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA 2023

Everlasting Plastics, plastica eterna, è il titolo del Padiglione Usa della Biennale di Architettura di Venezia 2023. La plastica viene considerata dai curatori “sia letteralmente che come metafora culturale”. Il curatore Spaces, un’organizzazione senza scopo di lucro per l’arte alternativa con sede a Cleveland, in collaborazione con il Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha sviluppato l’intera mostra intorno a questo materiale, un tempo rivoluzionario e di grande successo, tanto da diventare parte distintiva della nostra società, come pure onnipresente, con conseguenze disastrose, nell’ecosistema.

Gli interventi site-specific dei cinque artisti in-

vitati esplorano le qualità della plastica, dalla sua durevolezza all’estrema versatilità, ma invitano anche ad una riflessione sul suo ruolo nell’erosione delle ecologie e delle economie contemporanee, nonché sulle sue ricadute sull’ambiente costruito. Ed è proprio in relazione all’architettura che questa esplorazione, che potrebbe sembrare scontata, diventa rivelatrice di aspetti cruciali.

Grazie a plastiche e polimeri è infatti possibile realizzare involucri architettonici sempre più isolati, dal punto di vista termico e acustico. Il che, pur corrispondendo a indiscutibili vantaggi in termini di risparmio energetico e comfort abitativo, porta a una fondamentale astrazione.

Le installazioni video di tipo fly-through della mostra, isolando i rumori in base agli spazi attraversati, simulano condizioni di tipo spaziale e ambientale ormai comuni negli edifici odierni, dove componenti sempre più utilizzate – da strati in Ppe a Eps, barriere al vapore, membrane e profili isolanti di tutti i tipi – hanno l’effetto collaterale di modificare in modo significativo l’universo percettivo sia degli ambienti in cui abitiamo, sia del rapporto di questi ultimi con l’intorno.

In breve, il Padiglione degli Stati Uniti d’America racconta una storia dove un’artificialità sempre più artificiale, finisce per modificare, insieme al nostro modo di vedere il mondo, anche il nostro modo di rapportarci ad esso ■

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BIENNALE DI ARCHITETTURA 2023 [ 129 ] IOARCH_106
Everlasting Plastics, padiglione Usa (ph. ©Andrea Ferro). Padiglione del Brasile, la mostra Terra (Ph. Rafa Jacinto / Fundação Bienal de São Paulo).

FILIPPO CAPRIOGLIO

di Luigi Prestinenza Puglisi

Filippo Caprioglio, nato nel 1971, condivide con i migliori architetti della propria generazione una doppia formazione. Quella italiana: ha studiato in un liceo classico e si è laureato allo Iuav di Venezia, che in quegli anni era una delle migliori università del Paese. Quella all’estero: ha poi conseguito il M-Arch II presso la School of Architecture - Syracuse University. Facoltà con la quale ha continuato a collaborare, come professore, iniziando una attività accademica che lo ha portato ad altre università negli Stati Uniti e recentemente anche in Cina.

La doppia formazione credo che sia una delle chiavi interpretative per avvicinarsi ai suoi progetti nei quali convivono la misura italiana, fatta di attenzione maniacale per lo spazio e per il dettaglio e un approccio internazionale che rende il discorso libero da incrostazioni provinciali. Motivo per il quale non è difficile trovare nella sua opera riferimenti a quello o a questo architetto italiano, ma sempre in punta di matita, appena quel tanto che apre in chi lo guarda una catena di rimandi formali, ma che rimangono quasi in un secondo piano se non sullo sfondo, tanto da non schiacciare l’opera nella sua freschezza e originalità.

Vi è poi, come dicevamo, un’influenza americana, fatta di riferimenti ai nuovi maestri dell’architettura internazionale e in particolare a Steven Holl, un architetto da Caprioglio particolarmente ammirato. La ragione risiede, credo, nell’approccio non esclusivamente visivo. Holl, infatti, ha fondato la propria ricerca figurativa nella valorizzazione di tutti i sensi e in particolare della dimensione tattile. L’architettura infatti non va contemplata esclusivamente attraverso lo sguardo, tenendosi a una certa distanza da questa, quella che appunto genera la contemplazione. Va toccata, accarezzata e perché questo avvenga progettata pensandola non come un’idea ma come un oggetto con i suoi materiali, i suoi giochi di luci e di ombre, la sua ruvidezza

Dai grandi complessi pubblici all’edilizia privata, il lavoro dello studio Caprioglio Architects ha condotto, nel suo percorso temporale, interventi che hanno qualificato il proprio territorio, il Nord Est e arricchito la ricerca tecnica e formale di cui l’architettura contemporanea ha fatto la propria bandiera. www.caprioglio.com

L’APPROFONDITA RICERCA

FORMALE, LA CONSAPEVOLE

VARIETÀ MATERICA E LA

FORTE COMPENETRAZIONE

NEL PAESAGGIO PLASMANO

E RENDONO DISTINTIVI GLI

ORIGINALI SPAZI PUBBLICI E

RESIDENZIALI DELLO STUDIO

CAPRIOGLIO ARCHITECTS

e, insieme, le sue parti lisce e infine con i suoi suoni: immaginando anche il rumore dei passi che risuonano negli spazi. Particolarmente attivo nella progettazione di residenze unifamiliari, alcune delle quali hanno ottenuto riconoscimenti internazionali, Caprioglio non ha esitato a intervenire anche nel recupero edilizio di contesti delicati. Mi riferisco per esempio allo Spazio Berlendis a Venezia. Un intervento minimale particolarmente complesso perché vicino allo Squero Fassi lungo Rio dei Mendicanti nel Sestiere di Cannaregio, cioè uno degli storici cantieri per la costruzione di barche in legno, oltretutto immortalato dai quadri del Canaletto. Ne è venuta fuori una eccellente galleria per l’arte, aperta alla città, in cui miracolosamente convivono la storia con i segni della contemporaneità a partire dalla porta d’acqua realizzata con un ampio infisso vetrato a bilico, che la Soprintendenza ha approvato riconoscendone le qualità e insieme la discrezione.

Si commentano quasi da sole le ville unifamiliari che abbiamo scelto per illustrare questo profilo: le scelte di Caprioglio sono infatti sempre chiare, esplicite, coraggiose, non affette da manierismi. Una sola osservazione, e riguarda la varietà nell’uso dei materiali. La villa di Mogliano Veneto, per esempio, ricorre all’intonaco e si caratterizza per un felice gioco di volumi che apre vedute sul paesaggio circostante. La casa a Cittadella ricorre invece ai mattoni che servono a chiuderla su un lato e a direzionare le aperture verso l’altro. La casa a Pordenone mette in opera, infine, materiali più freddi e richiama l’edilizia della Mitteleuropa con la sua copertura metallica. Segno che non esiste una ricetta che vale una volta per tutte. Ogni edificio non solo si colloca in un contesto diverso ma contribuisce a determinarne uno nuovo che, per essere efficace, non può rispondere a regole fissate a priori ■

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Le caratteristiche tecniche delle pareti e i rinforzi a soffitto dello Spazio Berlendis consentono l’installazione di opere di grande formato e di pesi importanti (ph. ©Silvia Longhi).

Spazio Berlendis, Venezia

La versatilità di una scatola neutra

A Venezia, il restauro dell’ex falegnameria facente parte del complesso dello Squero Fassi, detto Squero Vecio, tra i più antichi della città, ha portato alla nascita di un ambiente concepito per ospitare eventi culturali, esposizioni d’arte, performance, musica. Un manufatto con le caratteristiche di un padiglione ma situato nel cuore della città, una scatola neutra che lascia spazio all’opera artistica senza porsi in competizione.

Il rispetto del contesto urbano si unisce a una forte matrice di contemporaneità espressa nelle scelte di materiali e finiture come il pavimento in cemento con finitura artigianale in resina. Anche la porta d’acqua è di una tipologia del tutto inedita per la città, un segno totalmente e volutamente contemporaneo pur nel rispetto della tradizionale funzione.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

La piscina esterna a s oro visibile da ogni punto della casa, con i rilfessi dell’acqua si pone essa stessa come elemento d’architettura in continuità con l’abitazione. A sinistra, sezione e pianta del piano terra. Sotto, la grande vetrata dell’area living e lo spazio a doppia altezza caratterizzato da una scultura luminosa e da cui si diparte la scala in acciaio e vetro (ph. ©Walter Dabalà).

Casa F+T+3, Mogliano Veneto (Treviso)

Bianco rigore geometrico

Obiettivo del progetto la realizzazione, a fronte della totale demolizione del fabbricato esistente, di un edi cio di chiara matrice contemporanea con linee compositive e geometrie molto essenziali, tese a una purezza formale rafforzata dal cappotto esterno dipinto integralmente di bianco. L’edi cio posto su due livelli è, al piano terra, funzionalmente concepito con un ingresso da cui si accede all’area living e alla cucina, che riveste un ruolo molto importante in quanto vero fulcro e volume di cerniera alla L del fabbricato. Il living è spazialmente de nito dalla luce naturale che ne pervade l’ambiente attraverso i grandi serramenti scorrevoli e ssi. La doppia altezza de nisce l’area centrale caratterizzata da una scultura luminosa disegnata ad hoc. Al primo piano, dal corridoio di distribuzione alla zona privata si diparte anche una passerella in acciaio a vetro che conduce allo studio.

Località Mogliano Veneto (Treviso)

Progetto Filippo Caprioglio – Caprioglio Architects

Progetto strutturale Gianfranco Rigato, Luca Vanzella

Progetto del paesaggio Laura Cocchis

Cronologia 2018-2021

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B B D C C A A
FILIPPO CAPRIOGLIO
[ 133 ] IOARCH_106 I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Casa P+E+3, Cittadella (Padova)

Le mura fuori le mura

Un nuovo edificio concepito per dialogare con il contesto circostante, in particolare con ciò che rappresentano le celebri mura di Cittadella sia in termini di materiale sia di funzione. L’architettura dell’abitazione si caratterizza per due importanti setti murari rivestiti con laterizio faccia a vista a definire i prospetti nord ed est differenziando completamente la percezione dei due lati dell’abitazione che a sud e a ovest si aprono invece sul giardino, con vista sulle mura storiche della città e di parte del torrione di porta Bassano. La scelta del laterizio come materiale principale è rimarcata anche dal suo uso all’interno dell’abitazione quale elemento distintivo per entrambi i livelli della casa e lungo cui si sviluppano i percorsi.

Località Cittadella (Padova) Committente Privato

Progetto, DL e coordinamento Filippo

Caprioglio – Caprioglio Architects

Progetto strutturale Edi Morandin

Progetto paesaggistico Pamela Nichele Cronologia 2018-2020

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FILIPPO CAPRIOGLIO

Anche la partitura della forometria è volutamente in assonanza con gli elementi che caratterizzano le mura di cinta di Cittadella (ph. ©Paolo Monello.

La configurazione spaziale del piano terra trova il suo fulcro nell’ampio spazio cucina organizzata con isola centrale e il grande tavolo da pranzo (ph. ©Paolo Monello.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Località Pordenone

Committente Privato

Progetto architettonico Filippo Caprioglio – Caprioglio Architects

Progetto strutturale Federico Onisto, Claudio Genero

Impianti Studio Sutto

Lighting design Guido Granara

Fine lavori Dicembre 2016

Casa M+ML+R, Pordenone

Ricomposizione formale e materica

La ristrutturazione e l’ampliamento di un edificio residenziale degli anni Sessanta a Pordenone ha radicalmente modificato i caratteri formali e compositivi dell’abitazione esistente, trasformandola in un edificio contemporaneo attento alle prestazioni energetiche. Il progetto ha previsto la ricomposizione forometrica di tutte le facciate senza alterare la sagoma originale dell’edificio, se non per il prospetto sud, dove è stata concepita un’estrusione della facciata tramite un serramento ripartito su tre livelli. L’architettura è rivestita con un intonaco di colore grigio antracite, in nuance cromatica con lo zinco titanio prepatinato della copertura e con i serramenti in alluminio con finitura antracite. La copertura, con travi a vista, ha un manto esterno di lastre di zinco titanio.

L’operazione di ridistribuzione forometrica e di partizione interna ha consentito la riorganizzazione degli spazi (ph. ©Paolo Belvedere).

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FILIPPO CAPRIOGLIO

Il corpo di fabbrica è su tre livelli (piano terra, primo e sottotetto), oltre a un piano interrato per il garage, collegati tra loro da un piccolo ascensore interno (ph. ©Paolo Belvedere).

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Sopra, le due abitazioni sono collegate da un deck in legno. Accanto, l’involucro della dependance in listelli di legno di larice bruciati a fiamma e oliati. La copertura è in pannelli in alluminio Prefa, giuntati a listello con sezione 80x80 mm. A destra, L’assonometria rivela la prefabbricazione multipiano che costituisce il nucleo interno dell’abitazione (ph. ©Alessandra Chemollo).

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AMSTELHOEK

FIN DALL’INVOLUCRO, IL

PROGETTO DELLO STUDIO

TRAVERSO-VIGHY PER

UN’ABITAZIONE PRIVATA CON DEPENDANCE IN

OLANDA DENUNCIA LA

RICERCA DI TECNICHE

COSTRUTTIVE (FINALMENTE)

EVOLUTE, PERSEGUÌTA IN UN DIALOGO TRA PROGETTO E FABBRICAZIONE, CON SOLUZIONI OFF-SITE DI ASSOLUTO RILIEVO

LA CASA SULL’AMSTEL

L’Olanda è terra rubata al mare e il sito di Amstelhoek, prima periferia di Amsterdam dove sorge questa residenza privata, non fa eccezione: una torbiera collocata al di sotto della quota del fiume e dei canali che lo circondano. Perciò la prima strategia è stata quella di realizzare una platea in cemento armato su palificazioni vibroinfisse, sulla quale poggiano i due volumi dell’abitazione principale e della piccola – 50 metri quadrati in tutto – dependance ad essa collegata da un deck sospeso che poi si prolunga in una passerella pedonale fino al molo per imbarcazioni sull’argine dell’Amstel.

Ma la caratteristica principale del progetto, che per morfologia e materiali sposa i caratteri

Traverso-Vighy Architetti Giovanni Traverso (Bolzano, 1969) e Paola Vighy (Vicenza, 1969) si laureano presso l’Università Iuav di Venezia e perfezionano i loro studi presso The Bartlett, University College of London. Nel 1996 fondano a Vicenza lo studio associato traverso-vighy. I progetti dello studio seguono un percorso coerente che porta alla realizzazione di edifici leggeri, basati su sperimentazione, prefabbricazione ed economia di risorse, collaborando con la produzione industriale e artigianale locale e cercando di stabilire un equilibrio tra sapienza tradizionale e ottimizzazione tecnologica. www.traverso-vighy.com

del luogo e instaura ottime relazioni visive con il paesaggio, è la prefabbricazione, con un’idea di costruzione leggera e totalmente reversibile. Una scelta costruttiva e architettonica che coinvolge, oltre alle componenti impiantistiche, il fit-out degli interni, che diventa anche arredo. E una scelta progettuale impegnativa, che ha comportato la costante collaborazione di tutti i soggetti coinvolti: progettisti, fabbricanti, costruttori e montatori.

Di fatto, solo l’involucro esterno dell’edificio principale – un involucro open space in acciaio e vetro, con pannelli sandwich a vista, anch’esso prefabbricato – è stato costruito in Olanda, mentre al suo interno è stato realizzato un

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TRAVERSO-VIGHY, AMSTELHOEK
ARCHIWORKS

edificio multipiano in Clt prodotto in Italia e montato in loco, che contiene tutte le funzioni, sia abitative sia impiantistiche.

Lo stesso è stato fatto, compreso però anche l’involucro esterno, per la dependance, ampliamento dello spazio residenziale dedicato alla musica, alla lettura e ad ospitare amici: la tecnica costruttiva è sempre in Clt (Cross Laminated Timber, che in Italia chiamiamo comunemente X-Lam) e risulta estremamente leggera, controventata da esili contrafforti interni e da un tirante di rinforzo sulla facciata vetrata. Anche qui, le soluzioni di arredo sono integrate nelle lavorazioni a controllo numerico della struttura: fresature per i ripiani metallici della libreria, l’incasso delle barre Led per l’illuminazione nei pannelli di copertura, lo spazio a scomparsa della cucina nel sottoscala. La dependance comprende anche, integrato sulla facciata cieca a nord-ovest e protetto e mitigato dal rivestimento ispezionabile in listelli di legno, un vano tecnico con centrale termica e pompa di calore per entrambe le unità abitative.

L’intero edificio è stato premontato a Schio (Vicenza) in modo da mettere a punto tutte le soluzioni impiantistiche e di isolamento e per testare l’installazione di serramenti e sistemi di illuminazione. Anche l’impianto idraulico della centrale termica è stato completamente prefabbricato e preventivamente ancorato ad uno dei pannelli strutturali dell’edificio. Il sistema di coibentazione della copertura è stato realizzato per moduli, integrando il sistema di ventilazione e le doghe in lamiera Prefa della copertura.

L’intera struttura lignea interna, così come le pareti ventilate esterne in legno di larice, sono state trattate con una tecnica di bruciatura/ spazzolatura ed oliatura giapponese denominata yakisugi, che evita l’utilizzo di sostanze chimiche, per migliorare la resistenza meccanica e la protezione dall’ambiente umido esterno ■

In alto a sinistra, il retro della dependance. Sotto, anche il piccolo bagno è interamente prefabbricato (ph. ©Alessandra Chemollo).

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AMSTELHOEK

L’interno della piccola dependance e le piante delle due abitazioni (ph. ©Alessandra Chemollo).

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PRIMO PIANO 1. entrance
2. dining room
3. kitchen 4. master bedroom
ARCHIWORKS
5. living room 6. bedroom with bathroom 7. deck 8. convivial area 9. loft 10. technical room PIANO TERRA

Stratigrafia solaio copertura della dependance:

- lamiera in alluminio Prefa

- materassino lamiera

- Osb 20 mm

- murali 40 mm

- membrana in goretex nastrato

- doppio strato isolante in lana di poliestere su murali incrociati 90x90 mm

- barriera al vapore

- X-Lam 120 mm

sfiato per tetto ventilato

parapassero

parapassero

grondaia inox + strato impermeabilizzante in RubberGard Epdm

Stratigrafia parete laterale

- rivestimento esterno in tavole di larice 25 mm

- struttura murale 50x50 mm

- membrana in goretex nastrato

- doppio strato isolante in lana di poliestere su murali incrociati 70x70 mm

- barriera al vapore

- X-Lam 120 mm

ALPEWA

Interamente prefabbricata in X-Lam, la dependance dotata di bagno, piccola cucina a scomparsa e soppalco pensata come ampliamento dello spazio residenziale e per ospitare amici è rivestita con una parete ventilata di listelli di legno di larice bruciati a fiamma e oliati. Il sistema di coibentazione e di rivestimento della copertura è stato realizzato per moduli prefabbricati, integrando il sistema di ventilazione e i pannelli in alluminio con giunto a listello –materiale assai diffuso in Nord Europa – del rivestimento esterno. Installati in stabilimento in Italia da Progetto G Lattoneria, i pannelli in alluminio Prefa di colore marrone P10, posati su moduli prefabbricati con giunzioni di tipo a listello (listelli 80 x 80), sono stati forniti da Alpewa, al pari delle membrane impermeabilizzanti in RubberGard Epdm che proteggono le grondaie e i piani esposti dell’annesso vano tecnico.

www.alpewa.com

CREDITI

Località Amstelhoek, Olanda

Progetto architettonico traverso-vighy architetti

Giovanni Traverso e Paola Vighy con C. Saggio

M. Guerra, J. Vantini

Progetto strutturale Alberto Crosato

General contractor Cortese

Strutture in X-Lam Woodcape

Impianti Trevisan Impianti

Impermeabilizzazioni e lattoneria Alpewa

Installatore Progetto G Lattoneria di Gianluca Pinato Resine e calci rasate Francesco Censi

Kitchen Zerogloss

Lighting Erco

Progetto architettonico involucro abitazione principale

Bkvv architecten: Dieter Block

General contractor involucro abitazione principale Hardeman Systeembouw

Completamento 2022

Stratigrafia e sezione della dependance.

Insieme a un tirante di rinforzo sulla parete vetrata, il soppalco agisce da controvento.

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AMSTELHOEK
Oltre lo standard Rivestiamo l’architettura www.alpewa.com Progetto VILLA AMSTELHOEK (NL) Architetto TRAVERSO-VIGHY ARCHITETTI Installatore GIANLUCA PINATO _ PROGETTO G LATTONERIA Materiale PREFALZ + RUBBERGARD EPDM
Foto Alessandra Chemollo COPERTURA
PREFA MARRONE P10 GRONDAIE EPDM RUBBERAGARD

Due volumi rivestiti in legno accolgono la zona notte; la struttura in pietra ospita la zona ingresso (ph. ©Moreno Maggi).

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› VILLA A ACI CATENA

ARTIFICIALE E NATURALE

Scopo primario del progetto firmato da Scau Studio per l’abitazione sulla collina di Aci Castello, tra Catania e Taormina, è stato quello di catturare il paesaggio, portarlo all’interno della vita domestica e proiettarlo sulle grandi vetrate. La leggerezza del vetro apre la casa a est verso il mare, mentre, a monte, i volumi diventano compatti: i due rivestiti in legno accolgono la zona notte, quello rivestito in pietra la zona ingresso. La tecnica delle facciate ventilate nasconde, dietro un’apparente semplicità, un approfondito studio tecnico di dettagli e particolari.

Tagli verticali e ampie e variegate aperture vetrate compongono apparati scenici pensati per osservare, vivere e assaporare intensamente il panorama naturale anche negli spazi interni dichiaratamente architettonici. Cucina, sog-

giorno e sala da pranzo sono così proiettati verso il paesaggio e il mare lontano. Il soggiorno, che prelude e affaccia verso la piscina, con il suo grande camino costituisce una sorta di centro visivo per la villa. Tutti gli ambienti assumono, anche tramite il vuoto centrale, una relazione prevalente verso questo punto focale. Il progetto dell’edificio è legato in modo indissolubile dalla sistemazione di tutte le aree esterne, caratteristica questa che contraddistingue tutti i progetti dello studio siciliano. L’edificio, infatti, dialoga con l’intorno divenendone parte integrante.

L’area piana è dedicata al giardino e alla piscina, mentre su una parte inclinata a unica falda è prevista l’installazione di pannelli fotovoltaici e termici per garantire l’autosufficienza energetica dell’abitazione.

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RESIDENZA PRIVATA, ACI CATENA (CATANIA)
DIMENSIONI, DOVE LA NATURA È CO-PROTAGONISTA, LA TECNOLOGIA ENTRA IN SCENA SEMPRE IN PUNTA DI PIEDI, SENZA ESASPERARE LE SCELTE PROGETTUALI › ARCHIWORKS
IN UNA ABITAZIONE DI AMPIE

Scau Studio

Fondato nel 1980 da Angelo Vecchio, Angelo Di Mauro e Francesco Russo, Scau – Studio consociato di architettura e urbanistica, tra i più affermati studi di architettura della Sicilia, sviluppa progetti di architettura e urbanistica alle diverse scale, concentrandosi in particolare sulla tipologia della residenza privata, con un approccio che deriva dalla profonda conoscenza del patrimonio storico e naturale locale. Caratteristica dello studio è la mediazione tra elementi costruiti e naturali e la creazione di percorsi fluidi che favoriscono l’interazione tra l’architettura e il paesaggio, nonché l’uso del colore e il dialogo tra forme storiche e geometrie di matrice modernista. L’intento di ridefinire costantemente i rapporti tra tecnologia, funzionalità ed estetica con una particolare attenzione per l’integrazione tra l’architettura, il giardino e il paesaggio. www.scau.it

L’edificio si adagia alla morfologia del lotto, che nella parte a est è caratterizzata da piani in pendenza (ph. ©Moreno Maggi).

Lo specchio d’acqua, integrato alla casa, si apre al paesaggio ed è posizionato in modo da avere il bordo a sfioro che si confonde con il cielo e il mare, tra artificiale e naturale.

Grandi lastre di pietra costituiscono la pavimentazione degli spazi esterni posti nelle immediate vicinanze della residenza, integrandosi con le parti a prato nella sistemazione complessiva degli esterni.

La casa si apre sulla terrazza-giardino sistemata a prato e valorizzata dalla presenza di palme e alberi di ulivo. La terrazza, con le sue spettacolari viste verso il mare, introduce al grande giardino organizzato su diversi livelli collegati tra loro da rampe e scalinate che seguono il dislivello del terreno. Querce da sughero, che fanno da cornice all’abitazione isolandola dalla strada, insieme a esemplari di essenze autoctone definiranno nel tempo l’identità del giardino in corso di realizzazione ■

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N V 10 20
› VILLA A ACI CATENA

La domotica della villa sulla collina di Acicastello è Vimar By-me Plus: il controllo remoto attraverso l’app View permette la gestione delle luci interne, di quelle esterne del giardino e della piscina e la dimmerazione degli strip led. Anche le tende e la temperatura sono gestite semplicemente attraverso By-me Plus, che consente un controllo intuitivo di tutte le funzioni della casa.

La serie civile installata è Eikon Evo con placche in vetro bianco ed Eikon Tactil in bianco diamante. La videocitofonia è composta da targhe esterne della serie 1300. All’interno sono presenti 3 touch screen da 10 pollici in vetro nero, che uniscono design e funzionalità nel controllo delle chiamate videocitofoniche e di tutte le funzioni programmate nel sistema. L’impianto elettrico è stato realizzato da GF Impianti di Francesco Greco.

www.vimar.com

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› ARCHIWORKS
VIMAR

Gli interni sono studiati per essere dispositivi architettonici in stretta contiguità con il paesaggio naturale (ph. ©Moreno Maggi).

CREDITI

Località Aci Catena (Catania)

Committente privato

Progetto architettonico e progetto del paesaggio

Scau Studio

Team Angelo Vecchio (capo progetto), Angelo Di Mauro

Alfio Cavallaro, Fabrizio Ciurcina, Alessia Di Mauro

Andrea Mazzeo

Progetto strutture Carmelo Lanzafame

Geologo Alessio D’Urso

Opere a verde Vivai Evergreen

Marmi e rivestimenti Mosaic Art

Domotica e video citofonia Vimar

Arredi cucina Forme e Stile

Arredi esterni Paola Lenti

Infissi interni Oikos

Decking e frangisole Greenwood

Superficie abitazione 500 mq

Superficie giardino 9.500 mq

Cronologia 2016-2022

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› VILLA A ACI CATENA

La collaborazione tra l’architetto Angelo Vecchio e Forme e Stile nasce per sviluppare una soluzione che consenta di vestire l’ambiente cucina in maniera bella e intelligente, lavorando con una metodologia legata a doppio filo tra industria e artigianato. Una visione comune ha permesso di arrivare a realizzare una cucina che arreda le pareti con dispense in finitura metallica e un’isola al centro, in laminam con finitura in ossido bruno. Il risultato è uno spazio organizzato e fluido che permette la corretta operatività. Inoltre integra un sistema delle ante dei pensili e dell’isola automatizzate, offrendo la massima performance funzionale. www.formeestile.it

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› ARCHIWORKS
FORME E STILE

Dossier Acustica

Laureato in ingegneria nel 1988 presso il Politecnico di Milano, con cui collabora ancora oggi, in 34 anni con la sua società Viva Consulting Ezio Rendina ha sviluppato più di 500 progetti di acustica architettonica e ambientale. Al proprio attivo conta ben 365 pubblicazioni scientifiche sul tema. Tra queste, Smart Office for Smart People - nuovi spazi di lavoro (Fondazione Istud, 2020) e Inquinamento Acustico: affrontare e dirimere la problematica (Keyeditore, 2019). Tra i progetti più recenti, quello per il nuovo stadio del Cagliari Calcio; la Torre Galfa a Milano; l’Hotel Cala di Volpe ad Arzachena; il Cheval Blanc di Parigi e Casa Cipriani a Milano. www.vivaconsulting.it

IL DIFFICILE MESTIERE DELLA PROGETTAZIONE ACUSTICA

Ho l’impressione che il suo sia un lavoro difficile, ingegner Rendina. Si parla molto di città e edifici, sotto molteplici aspetti: l’architettura, le questioni sociali, il valore come asset finanziari. Raramente però sento parlare di acustica.

Ha ragione, al massimo l’acustica viene raccontata dai produttori quanto spiegano le caratteristiche dei loro prodotti. I progettisti assumono quei valori per buoni e nel progetto prescrivono quelle soluzioni. Quando va bene dopo un breve calcolo acustico, ma nella maggior parte dei casi si fidano.

Come, ‘prendono per buoni’? Non sono dati attestati da prove e certificati?

Il potere fonoisolante di un materiale si misura in Rw. Ma tra il valore certificato e il valore R’w, che è il potere fonoisolante apparente, ovvero quello che realmente si percepisce in un ambiente, corre una bella differenza. E questa differenza la fa il progetto, perché l’R’w apparente si misura prendendo in considerazione le inevitabili perdite laterali, che dipendono anche dai nodi costruttivi, e quelle imputabili

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Nel 1990 fu la prima società di ingegneria acustica e vibro-metrica in Italia. Ancora oggi Viva Consulting si occupa esclusivamente di questo, e più che dagli studi di architettura, le commesse arrivano dai project manager. Ne parliamo con il fondatore, l’ingegnere Ezio Rendina
di Antonio Morlacchi

a una messa in opera non eseguita a regola d’arte. Il punto è questo: raramente quando si costruisce viene sviluppato un vero progetto acustico, anche se ormai la qualità acustica è prescritta per legge. Il Dpcm 5 dicembre 1997 impone precisi limiti di isolamento acustico per le facciate, i tetti, gli impianti e le separazioni interunità. E per gli edifici pubblici vanno rispettati i Cam, i Criteri Ambientali Minimi, che riguardano anche l’acustica.

Ma sono limiti che vengono rispettati o no? Chi se ne preoccupa?

Di solito se ne preoccupa il project manager, che lavora per la proprietà, perché alla fine se nascono contenziosi ne risponde la proprietà. E in effetti noi lavoriamo soprattutto con loro, oltre a svolgere collaudi acustici per le imprese di costruzioni, altrettanto preoccupate che il risultato finale sia a regola d’arte per evitare penali. Più raro che a chiederci di sviluppare un progetto acustico sia un architetto.

In genere cosa le viene chiesto, quale materiale usare per risolvere questo problema di rumori?

Ecco, questa è la domanda che mi sento rivolgere più frequentemente ed è la prova che sull’acustica manca consapevolezza. Viva Consulting non ha mai consigliato uno specifico materiale e mai lo faremo, perché come le dicevo prima ciò che conta è il progetto. Prendiamo per esempio il rumore da calpestìo, fondamentale nel residenziale e per gli alberghi. Il modo migliore per affrontarlo è un pavimento galleggiante, ma per decidere lo spessore del tappetino fonoisolante devo calcolare la rigidità dinamica che avrà il pavimento, e per ricavarla devo conoscere la massa aerica soprastante, ovvero la composizione, il peso e lo spessore del massetto e della pavimentazione finale.

I vari bonus hanno incentivato molto l’isolamento termico, affrontato perlopiù con il cosiddetto ‘cappotto termico’. Ma il cappotto isola anche acusticamente o rischia invece di diventare una camera di riverbero?

Pensi, finora abbiamo fatto più di 500 progetti ma con tutti i bonus e superbonus di questi anni sa

Per migliorare l’acustica di Fondazione Feltrinelli (sopra), intervenendo sulle guarnizioni del vetrocamera

Viva Consulting ha fatto lavorare i vetri come piastre vibranti in grado di dissipare le onde sonore.

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quanti progetti ci hanno chiesto? Dieci. Quanti interventi, in caso di controlli, verranno respinti perché non conformi ai parametri di legge sul comfort acustico? Non lo so. Quanto alla sua domanda la risposta è: dipende. Se il materiale coibente è relativamente morbido, come ad esempio la lana di roccia, c’è un effetto positivo. Non così con materiali rigidi come il polistirene.

Beh, quindi mi sta dicendo che è una questione di materiali

Non è il caso del cappotto, ma un buon progetto può affrontare qualsiasi materiale. Per esempio, noi siamo riusciti a dare qualità acustica alla biblioteca dell’ultimo piano della Fondazione Feltrinelli, una

missione che sembrava impossibile con tutto quel vetro disposto in diagonale a fare anche da copertura. Intervenendo sulle guarnizioni elastiche dei doppi vetri li abbiamo fatti ‘lavorare’ come piastre vibranti che armonizzandosi con le frequenze sono in grado di dissipare l’onda sonora. Specialmente negli open space degli uffici vedo che oggi il comfort acustico viene affrontato con i pannelli fonoassorbenti

Oggi negli uffici c’è un eccesso di fonoassorbenza, ma da sola la fonoassorbenza non risolve il problema degli open space. C’è un’importante questione che riguarda il parlato, che non si deve comprendere quando si diffonde nell’open space e qui, più che la fonoassorbenza, entra in gioco la fonoriflettenza: se io la amplifico sulle frequenze del parlato, quelle tra 500 e 1.000 Hz, il risultato sarà un brusio di sottofondo contenuto, tale per cui il parlato non sarà intellegibile oltre i 7 metri. Un altro aspetto fondamentale, negli uffici ma non solo, è l’intellegibilità dei discorsi. Ha mai partecipato a una videocall in una sala imbottita di pannelli fonoassorbenti? Se non capisce niente di quello che viene detto è perché la progettazione non ha tenuto conto dell’indice Sti - Speech Transmission Index, un valore che varia tra 0 (pessimo), e 1 (eccellente). Sotto 0,76 la comprensione decade, a maggior ragione nel caso di riunioni a distanza via skype o zoom ■

Due viste del complesso Bovisa del Politecnico di Milano. Viva Consulting sta sviluppando la progettazione acustica per l’espansione della ‘Goccia’.

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Una buona progettazione acustica può affrontare qualsiasi materiale.
Nel caso del ‘cappotto’ è chiaro che coibenti morbidi risulteranno più efficaci rispetto a materiali isolanti rigidi

WORK TEAMWORK RELAX

HUSH, L’ACOUSTIC POD DI HAWORTH

Ogni pod Hush si distingue per dimensioni e design, per supportare un’attività lavorativa, un’esigenza o un ambiente specifici. Sono tutti caratterizzati da un’insonorizzazione finemente studiata e da una facile possibilità di spostamento.

È inoltre possibile personalizzarne i colori e selezionare gli accessori necessari.

Il mondo dell’ufficio è in costante evoluzione e disegnare spazi future proof è diventata un’esigenza imprescindibile. Hush by Haworth, leader nel mercato dell’ufficio, offre una gamma di soluzioni acustiche innovative e funzionali che supportano i diversi stili di lavoro. Per permettere a chi vive l’ufficio di lavorare in maniera più stimolante ed efficiente è essenziale realizzare ambienti che alternino spazi collaborativi a spazi che favoriscano alti livelli di concentrazione. È proprio su questi ultimi che le soluzioni Hush vanno ad agire. Grazie all’attenzione su fattori quali accessibilità, acustica, illuminazione, mobilità ed ergonomia, l’ampia gamma di cabine modulari è in grado di adattarsi ai cambiamenti di layout, senza doversi vincolare a strutture in cartongesso o muratura. Con l’ampia offerta di pods acustici Hushoffice, che si va ad aggiungere al vasto portafoglio di prodotti a marchio Haworth Collection, Haworth si riconferma leader nel mercato delle soluzioni acustiche per varietà di modelli e flessibilità. I pods acustici Hushoffice sono la risposta puntuale all’esigenza di migliorare le prestazioni ed

il benessere delle persone, offrendo soluzioni che favoriscono la concentrazione e supportano diversi stili di lavoro.

HushMeet S | Open | Open S, attrezzato con pannelli acustici imbottiti, è separato dallo spazio circostante da un vetro acustico stratificato; dall’altro lato, invece, consente un contatto più diretto con gli altri colleghi.

HushMeet.Open S è un pod acustico aperto, perfetto per riunioni informali, offre comodi divani; l’apertura parziale su un lato permette un facile accesso.

HushMeet L2 | L3 | L4 è il pod Hush più grande, progettato per 4-8 persone: funge da comoda sala riunioni per meetings di lavoro importanti, presentazioni e videoproiezioni. Possono essere aggiunti moduli per ampliarne le dimensioni.

HushMeet L assomiglia più ad una comoda sala riunioni che ad una tradizionale cabina acustica. Per contattarci acoustics@haworth.com Per maggiori informazioni www.haworth.com/eu

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INDIVIDUAL
hushphone fino a 1 persona hushwork.sit&stand fino a 1 persona hushwork fino a 1 persona hushtwin fino a 2 persone hushmeet.S fino a 2 persone hush
fino
hush
fino
hushmeet.open.S fino a 2 persone hushmeet.open fino a 4 persone
Hushoffice offre soluzioni di pods acustici per ogni esigenza, mantenendo spazi di lavoro funzionali, flessibili ed invitanti, ideali per supportare le diverse attività secondo elevati livelli di comfort e flessibilità
meet
a 4 persone
meet.L
a 8 persone

prodotti: tende pannelli, lampade e arredi.

Ne parliamo con Franco Caimi

Tanto semplici quanto geniali e economicamente accessibili, le invenzioni di Caimi Brevetti hanno accompagnato la vita e il lavoro di milioni di persone. Possiamo dire che, negli anni, all’intuizione imprenditoriale si sia affiancata la ricerca?

È così. Da più di dieci anni ci siamo concentrati sul comfort acustico degli ambienti indoor, dove le persone trascorrono più del 90% del proprio tempo. Un tema molto sentito, ma che fino a pochi anni fa veniva affrontato con una certa dose di improvvisazione. Scarse le basi scientifiche per comprendere i fenomeni della propagazione sonora e scarsa, di conseguenza, la consapevolezza sui materiali. Con notevoli investimenti in questi anni noi abbiamo dato vita ai Caimi Lab – che peraltro per la metà del tempo mettiamo a disposizione di ricercatori, scienziati, musicisti, in modalità del tutto no-profit – e abbiamo creato una tecnologia in grado di rispondere adeguatamente, caso per caso, alla qualità e al comfort acustico indoor.

Immagino stia parlando di Snowsound. Sul vostro sito, alla voce Snowsound appaiono numerosi prodotti diversi. Cosa significa di preciso Snowsound?

Quando cade, la neve non fa rumore e una volta a terra attutisce tutti i rumori. Se questo spiega il nome, Snowsound è appunto una tecnologia, non un singolo prodotto. Una tecnologia con cui abbiamo sviluppato i primi pannelli fonoassorbenti che si sono prodotti (il primo nel 2011 è stato Mitesco,

disegnato da Michele De Lucchi), in seguito abbiamo perfezionato la tecnologia e applicato Snowsound anche a oggetti che già esistono e che le persone usano regolarmente, come divani, lampade, tende. All’ultimo Salone del Mobile abbiamo presentato anche un tavolo con base fonoassorbente. La nostra idea è: se un tavolo o un divano svolgono una precisa funzione per chi li usa e la loro presenza è necessaria per la vita di tutti i giorni, renderli fonoassorbenti migliora anche la vita di chi si trova vicino.

Mi sembra comunque che il rimedio acustico più diffuso siano i moduli fonoassorbenti. Ma sono realmente efficaci?

È proprio sull’efficacia che entra in gioco la ricerca e il progetto. La ricerca, per la composizione dei materiali e le tecniche di fabbricazione, che svolgiamo interamente nel nostro stabilimento di Nova Milanese. Il progetto, per definire la qualità dell’intervento in base alle dimensioni, ai materiali e al fit-out di cui è composto l’ambiente sul quale siamo chiamati a agire. Spesso vediamo locali inutilmente tappezzati di pannelli fonoassorbenti. Con un materiale come Snowsound e un progetto acustico ben fatto ne basterebbe un terzo per ottenere un comfort acustico ottimale. È per questo che Caimi mette a disposizione dei rivenditori e dei progettisti i propri sistemi di calcolo: l’architetto ci chiede la password, si collega e può sviluppare da solo il progetto acustico esatto per gli ambienti

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Franco Caimi sullo sfondo della camera semianecoica dei Caimi Lab.
La ricerca sulla propagazione acustica avviata più di dieci anni fa ha permesso a Caimi di sviluppare una tecnologia della fonoassorbenza applicata a molteplici
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CAIMI Snowsound, la tecnologia che migliora la vita delle persone
di Antonio Morlacchi

che sta disegnando, o verificare quello che non va nell’esistente.

Mi parlava di evoluzione: perché? Una volta messo a punto, Snowsound non dovrebbe andare bene sempre?

Prima di tutto perchè l’acustica è una materia estremamente complessa e l’abbattimento del rumore è solo uno degli aspetti. Per esempio in un’aula universitaria io devo riuscire a sentire quello che viene detto anche se sono seduto all’ultimo banco. Dunque sono necessari continui test. Per questo, approfittando dell’interruzione forzata causata dalla pandemia, abbiamo costruito la Supernova Lab, una camera semianecoica che assorbe il 99,9 per cento dei rumori, e la Rev Lab che invece li amplifica come in una cattedrale gotica. E poi perché i materiali evolvono e lo studio delle loro microstrutture ci permette di ottenere gli stessi risultati con spessori sempre minori. Del resto siamo arrivati a Snowsound Fiber 12. È la dodicesima evoluzione della nostra tecnologia ed è particolarmente importante perché è il primo tessuto fonoassorbente realizzato con filato Econyl, un nylon rigenerato e rigenerabile all’infinito, utilizzato specialmente nel settore dell’abbigliamento. Aquafil, che ha brevettato Econyl, ci consegna il filato,

prodotto a partire da materiali di scarto, in particolare reti da pesca e moquette giunte a fine vita, e noi produciamo il tessuto fonoassorbente che a sua volta, quando deve essere rimosso, restituiamo a Aquafil: un perfetto esempio di ciclo ‘dalla culla alla culla’: da rifiuto a materia prima a produzione e di nuovo a scarto.

Un’ultima domanda. Molti prodotti Caimi portano firme di illustri designer. Da sola la funzionalità non basta?

Senza tirare in ballo Vitruvio, secondo me la funzionalità è sempre bella e i designer danno forma a questa bellezza così che tutti possano apprezzarla. Un modulo fonoassorbente che diventa un elemento di arredo e porta stile e qualità estetica in un ambiente per noi di Caimi è una grande soddisfazione. Ma c’è di più: forse lei non sa che la nostra collezione Snowsound Art, che ormai comprende decine di pezzi ed è entrata anche a far parte della collezione Arte e Design del Quirinale è nata proprio qui, qualche anno fa, da un’idea di Gillo Dorfles. Disegni di Gillo, Alessandro Mendini, Gio Ponti appesi alle pareti di un posto tranquillo e silenzioso. Ecco, bellezza e funzionalità insieme ■

1 Snowsound Fiber 12 con Econyl Resistente e con una mano morbida e leggera, il nuovo tessuto fonoassorbente Fiber 12 nasce dal filato Econyl, un nylon rigenerato grazie a un processo che trasforma i rifiuti in materia prima con le stesse caratteristiche del nylon standard, e rigenerabile all’infinito.

2. I tendaggi acustici L’interazione tra le fibre tessili e l’aria permette di controllare il riverbero e di regolare la risposta acustica dell’ambiente. Inizialmente utilizzati come separatori mobili, oggi Caimi offre la possibilità di avere tendaggi acustici su misura, studiati e calibrati sullo specifico ambiente.

3. Integral Bartoli Design L’ultimo nato della collezione di pannelli fonoassorbenti Snowsound Fiber è di forma semisferica e può essere accessoriato con luce Led. Disponibile in due diversi diametri (80 o 120 cm), Integral può essere applicato a parete o sospeso a soffitto con tre cavi regolabili in altezza.

4. Gillo Dorfles ha ideato e progettato Snowsound Art . Ad ogni ingrandimento correggeva i suoi disegni a mano e oggi la collezione Art conta diverse decine di pezzi (alcuni anche nella collezione Arte e Design del Quirinale), con disegni di Alessandro Mendini, Gio Ponti, Segzin Aksu e Mario Trimarchi.

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4akustik

Il sistema fonoassorbente 4akustik è costituito da lamelle o quadrotte in Mdf nobilitate, laccate o impiallacciate, utilizzabili a parete e a soffitto. Progettato per teatri, sale concerto, auditoria, uffici, ristoranti, palestre e altri ambienti confinati ad alta frequentazione, le sue elevate performance nascono dallo studio della teoria dei risuonatori di Helmholtz e della dissipazione del suono per porosità.

Centre International de Conférences

Nella capitale d’Algeria, il centro polifunzionale è stato progettato dallo studio Fabris & Partners di Latisana (Udine), specializzato in progetti di grandi dimensioni e complessità.

Le dune del deserto sono state l’ispirazione principale per l’integrazione dell’edificio nel contesto: da qui il disegno di un tetto a forme fluide che si uniforma alla sabbia anche nel colore. La facciata principale a rombi richiama le linee degli arabeschi, realizzati con gesso scolpito in quantità e qualità importante all’interno dell’edificio, dove dettagli di stile legati alla tradizione locale sono uniti a un’impronta moderna e tecnologica.

Fantoni

La progettazione acustica

Fin dalla primissima fase progettuale Fantoni è stata coinvolta da Fabris & Partners per gestire tutti gli aspetti acustici degli ambienti ampi e ad alta frequentazione del centro polifunzionale. La progettazione acustica ha riguardato principalmente la sala conferenze e l’auditorium da 6.000 posti.

In quest’ultimo si è intervenuti alle pareti con 4akustik forato, mentre nella parte centrale del soffitto con pannelli lisci della stessa finitura Rovere 8389 per il corretto bilanciamento tra riflettenza e fonoassorbenza.

Anche la sala conferenze, considerata la sua estrema polifunzionalità, ha richiesto una progettazione acustica complessa.

Nello scenario conferenze sono presenti 705 poltrone accessoriate con scrittoio e sistema di voto.

Gli interni delle aree pubbliche si ispirano alla più chiara modernità mentre le zone protocollari sono ispirate alla tradizione.

Il 4akustik nella versione forata P16-5a lavora molto bene sia alle medie che alle alte frequenze.

La sala può essere trasformata in configurazione ‘assemblea’ con 270 posti, oppure in salone per ricevimenti. Tutte le soluzioni forate custom made individuate hanno assolto alle esigenze sia di performance sia di adeguamento all’estetica complessiva degli spazi.

www.fantoni.it

Località Algeri

Committente E.P.I.C. Residenza di Stato di Sahel

Progettazione integrata di architettura, strutture, interior design e impianti Fabris & Partners

Progetto acustico Gruppo Fantoni

Superficie 220.000 mq

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ALGERI / FABRIS & PARTNERS
Un esempio di tecnologia e versatilità, in cui la progettazione acustica all’avanguardia è stata centrale per garantire alte performance e qualità ambientali in ogni configurazione

Sopra, l’auditorium, il fulcro simbolico del centro. Vi è stato installato il sistema 4akustik forato; nella parte centrale del soffitto pannelli lisci bilanciano tra riflettenza e fonoassorbenza.

In alto, la sala conferenze, in cui tutte le soluzioni forate custom made hanno assolto alle esigenze sia di performance sia di adeguamento all’estetica complessiva dello spazio polifunzionale.

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Nelle foto, la pelle riflettente del Salmon Eye in netto contrasto con l’interno morbido e avvolgente, in pannelli Soft Cell realizzati su misura (ph. ©Roel von Tour).

IL SILENZIO DEL FIORDO

Da quasi un anno a sud di Bergen, sulle acque dell’Hardangenfjord galleggia, posata su una piattaforma ancorata al fondo, una lucente sculturaarchitettura che sta diventando un nuovo landmark della zona.

Si tratta di un volume ellissoidale, rivestito da 9.500 scaglie di acciaio inossidabile, progettato dallo studio danese Kvorning Design su incarico di Eide Fjordbruk, uno dei principali allevatori di salmoni della Norvegia, per promuovere la cultura dell’acquacoltura e della pesca responsabile, e vi si trova anche un ristorante.

Allo spazio interno di 650 metri quadrati si accede dall’alto, come in un sommergibile, e la prima sensazione è quella di trovarsi in uno spazio sottomarino, silenziosamente avvolti da pareti

ellittiche che invertono la forma dell’involucro esterno.

Al silenzio contribuiscono i pannelli Soft Cell che le rivestono per intero, da pavimento a soffitto integrando anche i punti luminosi e gli sprinkler. Realizzati su misura da Kvadrat Acoustic a partire dai mock-up del progetto e in seguito dai rilievi 3D effettuati in fase di costruzione della struttura per seguire esattamente l’andamento curvo delle pareti, i pannelli sono montati alla distanza esatta di 3 mm l’uno dall’altro su una sottostruttura in alluminio e rivestiti con un tessuto Kvadrat, testato per l’assorbimento del suono, in tonalità e gradazioni sviluppate espressamente per il progetto ■

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SALMON EYE, HARDANGENFJORD
Una scultura riflettente raggiungibile solo con barche elettriche. All’interno, rivestito in pannelli Soft Cell, un’esposizione permanente che illustra il processo dell’acquacoltura e un ristorante

Come le tessere di un puzzle, Isolspace Skin Wall si compone liberamente per diventare un rivestimento d’arredo innovativo ed elegante. I moduli possono ricoprire tutta la parete in stile boiserie creando pattern sempre diversi. L’armonia dei colori e delle linee geometriche che riflettono morbidamente la luce valorizzano lo spazio rendendolo confortevole.

ISOLSPACE SKIN

Soluzioni decorative per il benessere

Isolpace Skin, brand di Tecnasfalti-Isolmant, è il frutto dell’expertise dell’azienda in ambito acustico. Una gamma di soluzioni che risponde sia a obiettivi funzionali che estetici, già premiata con una Special Mention al German Design Award 2023. Si tratta di un sistema componibile di pannelli fonoassorbenti per il corretto assorbimento del riverbero negli spazi chiusi. Le modalità di posa standard permettono l’applicazione sia a parete che a soffitto, in aderenza o in sospensione. Il prodotto offre un’esperienza sensoriale unica grazie alla matericità e tridimensionalità. Isolspace Skin è caratterizzato da uno straordinario dinamismo applicativo: le geometrie dei singoli moduli possono essere combinate in disegni mai uguali che, grazie alle texture ricercate, riflettono la luce creando giochi di ombre che mutano

adeguandosi allo scorrere delle ore e delle stagioni. Il cuore della gamma è la versione Wall, con piastrelle da cm 60 x 60 (si applicano in aderenza a parete) disponibili in due moduli che combinati tra di loro con diversi orientamenti danno vita a molteplici pattern. È possibile scegliere il modulo singolo o la piastrella. Della collezione Oblique fanno parte Baffle, elemento sospeso con le due facce personalizzabili nella colorazione e Ceiling, sospeso a isola a soffitto. Le ultime novità della gamma, presentate al Salone del Mobile 2023, sono le soluzioni Desk, divisorio tra scrivanie da applicare con supporti dedicati, Stand, paretina mobile autoportante e Ceiling con elementi illuminanti a led.

www.isolspaceskin.it

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Soluzioni acustiche Prodotti e sistemi fonoassorbenti

dimensioni,

adattarsi alle singole esigenze progettuali, il pannello Silente può essere collocato a parete e a soffitto nella versione su barre, o in sospensione a soffitto mediante cavi regolabili. La sua versatilità risiede anche nelle ampie possibilità di personalizzazione: dai formati, ai sistemi d’aggancio, fino alle stampe realizzate ad hoc e all’integrazione di sistemi di illuminazione a Led. www.carusoacoustic.com

spazio creando un ambiente più confortevole e silenzioso. I pannelli funzionali e decorativi, con un aspetto naturale e di design, assorbono e spezzano le onde sonore per un ambiente sonoro sano senza riverbero. Realizzati in feltro acustico, riciclato al 100% da bottiglie di Pet – polietilene tereftalato, sono disponibili in cinque essenze reperibili in tutte le sedi del Gruppo Bonomi Pattini. www.gruppobonomipattini.com

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1 Caruso Acoustic Silente è un pannello fonoassorbente rivestito in tessuto, sfoderabile, ideale per ottimizzare le condizioni acustiche degli spazi collettivi. Disponibile in diverse per meglio
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2 Gruppo Bonomi Pattini. Dalle linee pulite e dall’estetica minimalista, i pannelli acustici di classe A Akupanel migliorano l’acustica di qualsiasi

3 Fabbian Disegnata da Gio Minelli e Marco Fossati, la sospensione Acustica F58 si ispira ad un piatto della batteria, ma ne ribalta il concetto, assorbendo le onde sonore e creando un elevato comfort acustico. La posizione inclinata e la leggerezza del paralume permettono di avere composizioni dinamiche e creative. Disponibile con diametro da 90 o 120 cm e in più varianti di colore, Acustica è ideale per ambienti pubblici come ristoranti, uffici spazi di attesa. La calotta è realizzata in Pet riciclato, la struttura è in alluminio anodizzato nero.

www.fabbian.com

4 Coverd Il pannello ultrasottile fonoassorbente per il trattamento acustico degli ambienti AQTex è costituito da un telaio ultrasottile che ne masch era lo spessore ef fettivo, in alluminio e legno, rivestito in tessuto o con stampa digitale in alta risoluzione per inserirsi perfettamente in qualsiasi ambiente. AQTex può essere personalizzato nelle dimensioni, nelle forme, nei colori e può essere applicato in aderenza alle strutture o sospeso a soffitto. Inoltre, può essere dotato, all’interno della cornice, di un impianto di illuminazione a Led. www.coverd.it

Acousthetics è il neologismo che riassume la sinergia tra acustica, etica ed estetica che dà vita a una gamma di prodotti tailor-made dinamici e vivaci, grazie a una progettualità circolare che investe costantemente in funzionalità, durabilità e riciclo. La caratteristica peculiare di Slalom è infatti il suo approccio sostenibile al progetto sin dalla scelta delle materie prime, riciclate e riciclabili, passando attraverso processi di produzione e gestione del prodotto dal ridotto impatto ambientale. Nella foto Circular Atelier by Isabella Del Grandi. www.slalom-it.com

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5 Slalom Acoustic & partition systems
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Foto ©Margherita Bonetti

XELLA YTONG

PARTIZIONI YTONG PER IL COMFORT ACUSTICO

Un’ottima soluzione realizzativa, che va oltre i requisiti indicati dalla normativa, è il sistema costruttivo Ytong in calcestruzzo aerato autoclavato: grazie alla struttura cellulare omogenea e alle migliaia di microbolle d’aria presenti al suo interno, che agiscono da barriera naturale contro la trasmissione del suono, Ytong offre valori di isolamento acustico superiori di 2-4 dB rispetto a quanto stabilito per legge, per un isolamento termo-acustico elevato e costante nel tempo. In particolare il blocco Y-Acu ad alta densità – disponibile in spessori da 10 e da 12 e rispondente ai Criteri Ambientali Minimi (Cam) – è stato messo a punto e testato in laboratorio da Xella per realizzare divisori acustici ad alte prestazioni. Abbinato ai blocchi Y-Pro di minore spessore, Y-Acu diventa la soluzione ideale per realizzare doppie pareti con elevate prestazioni

acustiche, particolarmente efficaci nel garantire il corretto isolamento dai rumori aerei. Il sistema a doppie pareti di Ytong, infatti, massimizza l’effetto ‘massamolla-massa’, ovvero l’effetto fisico in base al quale le onde sonore vengono smorzate tramite l’interposizione di un materiale leggero tra due pareti di diverso peso. Test di laboratorio hanno dimostrato che un pacchetto così composto, di spessore complessivo di circa 26 cm, possiede un potere fonoisolante Rw di 65 dB. L’applicazione del sistema acustico per partizioni interne Ytong prevede il rispetto di alcuni dettagli costruttivi, come la sigillatura dei giunti perimetrali con materiali elastici e il taglio degli intonaci per svincolare il divisorio acustico degli elementi costruttivi attigui e ottenere l’isolamento voluto. www.xella-italia.it

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Se il comfort acustico è un’esigenza sempre più sentita ovunque, nei luoghi di lavoro e negli ambienti pubblici è un obbligo normato con il Dpcm del 1997 aggiornato con la norma tecnica
UNI 11367
che definisce i requisiti minimi da rispettare.
1. Blocco sottile Y-Pro 2. Malta collante 3. Ciclo di intonacatura interno 4. Blocco Y-Acu 5. Pannello in fibra minerale Y-Acuboard

Massimizza l’igiene, minimizza l’impatto ambientale

Dispenser Tork carbon neutral

Dal mese di maggio 2023, una selezione di 27 dispenser Tork saranno carbon neutral. Le emissioni di carbonio sono già state ridotte usando l’energia elettrica rinnovabile certificata nella produzione dei dispenser e le emissioni rimanenti sono compensate con progetti climatici verificati attraverso ClimatePartner. Insieme alle ricariche sostenibili Tork, ti offriamo le migliori soluzioni igieniche per la tua azienda che aiutano anche a ridurre l’impatto ambientale.

Tork, un marchio di Essity

LA NUDA VERITÀ

In tempi di ‘narrazione’ (ovvero la menzogna rivestita di una qualche credibilità) sono certo più dei cento disegnati da Andrea Branzi e raccolti in questo splendido volume in grande formato i burattini che a pagamento mistificano la realtà di una sanità pubblica con tempi di attesa biblici, di scuole fatiscenti, di precarietà, di salari fermi da trent’anni, di diseguaglianze crescenti. Tutto il romanzo di Collodi, scrive Branzi, «è basato sulla guerra contro le bugie, contro la capacità di mentire, di travisare la realtà», anche se forse «l a bugia, tradimento della realtà, è insieme l’unica verità».

O almeno quella verità che, quando Pinocchio smette i panni del burattino e diventa un bambino qualsiasi, mitiga la ribellione e favorisce il perpetuarsi dell’omologazione. Un irriverente, con tutte quelle erezioni nasali, invito a riflettere.

GIARDINI METROPOLITANI

Batlleiroig è uno studio multidisciplinare che fin dal 1981 ha fatto del progetto di paesaggio e della sua integrazione nei sistemi urbani il centro delle proprie riflessioni, contribuendo a rovesciare l’approccio alla costruzione di parchi come complemento delle architetture per ricostruire invece il tessuto urbano a partire dagli elementi-chiave del paesaggio: vegetazione, acqua, topografia, nella convinzione di fondo che spazio pubblico e infrastrutture urbane ‘verdi’ possano incoraggiare quel cambio di paradigma nell’uso del territorio necessario per ridurre realmente l’impatto ambientale delle attività antropiche. L’esperienza acquisita in quarant’anni di attività confluisce ora in questo volume che analizza trenta progetti dello studio, raggruppati in dieci capitoli corrispondenti ad altrettanti principi di pianificazione urbana e territoriale. Ricco di illustrazioni, il volume comprende anche tre conversazioni con Joan Busquets, Clara Oloriz e Martha Thorne.

UNA GREENWAY CALABRO-LUCANA

Merging City and Nature. Battleiroig

Actar Publishers, New YorkBarcellona, 2022 pp. 358, En, 40 euro

ISBN 978-16-3840-009-7

Pinocchio

Andrea Branzi

Libri Scheiwiller, Milano, 2023 pp. 207, 100 ill, 45 euro

ISBN 978-88-764-4712-9

I PAESAGGI DELLA TRANSIZIONE

Tra le crepe dell’asfalto, piano piano le erbe selvatiche riconquistano il parcheggio del centro commerciale di Trecate. Il fatto che sia aperto la domenica non cancella la desolazione del paesaggio di questa nostra epoca di transizione che la campagna fotografica di Manuel Cicchetti (1969), durata quattro anni, osserva e documenta con nitida precisione. Non sono più i tempi dei ‘ritratti di fabbriche’ di Gabriele Basilico: di quei tempi ormai abbiamo preso coscienza, imparando a trasformare e valorizzare quel patrimonio costruito espressione del boom economico che portò il Paese al quinto posto nel mondo per valore del Pil. Si tratta di quel che è venuto dopo e che illustra il ‘tempo

Il volume raccoglie i risultati di un progetto di ricerca triennale coordinato dall’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Cnr e finanziato dal Ministero della Transizione Ecologica. Dall’accurata ricostruzione storica della rete delle Ferrovie Calabro-Lucane, delle vicende che ne impedirono il completamento e dei più recenti progetti di rifunzionalizzazione, compreso il programma delle ferrovie turistiche italiane Binari senza tempo promosso da Fondazione Fs, il testo si concentra poi sul tracciato della linea LagonegroSpezzano Albanese e la sua riconversione in percorso ciclabile come strumento di valorizzazione turistica del territorio e delle comunità attraversate dal percorso. Una geografia dei sentimenti che agisce sul paesaggio e valorizza le risorse materiali e immateriali dei territori, scrivono le ricercatrici, « in maniera equa e coerente, esaltando i valori delle differenze e delle identità locali».

Sentieri di ferro. Esplorazioni territoriali per uno sviluppo locale sostenibile

Luisa Spagnoli, Lucia Varasano Franco Angeli, Milano, 2022 pp. 282, 38,50 euro

ISBN 978-88-351-3740-5

Tempo intermedio

Manuel Cicchetti

Postcart Edizioni, Roma, 2022 pp. 216, 130 fotografie, 45 euro

ISBN 978-88-313-6358-7

intermedio’ del titolo, tra strutture ancora indispensabili, relitti impossibili da demolire, tracce di nuovo a volte più impattanti del vecchio e spesso meno utili allo sviluppo delle comunità nel cui territorio sono insediate. Comunità

– persone, gruppi, con le loro attività individuali e sociali – che infatti sono assenti dagli scatti, come se una catastrofe nucleare avesse eliminato la vita lasciando sole e intatte le infrastrutture che dovrebbero sostenerla.

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› DESIGNCAFÈ
Umbria, pale eoliche, ingresso.

MDW 2023

Milano Design Week

elements

Una selezione dei nuovi arredi proposti durante il Salone del Mobile 2023. Tra innovazione, sostenibilità, ricerca sui materiali e flessibilità di utilizzo. Le soluzioni indoor e outdoor coniugano estetica e funzionalità, rigore e creatività.

a cura di Elena Riolo

PAOLA LENTI

TAOL. Il tavolo da pranzo per interni è un progetto di Francesco Rota con base in acciaio inox verniciato lucido e piano quadrato in multistrato di pioppo bilegno Abonos dalla lavorazione particolare, che prevede l’inserimento fra gli strati di legno di un tessuto in lino per un piano dallo spessore molto sottile. È stato presentato in anteprima nel nuovo showroom di Paola Lenti all’interno di un ex complesso industriale di oltre 4.000 mq a Milano, che verrà inaugurato a inizio 2024. www.paolalenti.it

TURRI

NET Nella poltrona disegnata da Matteo Nunziati il cuoio intrecciato diventa seduta e schienale che si appoggia su una struttura in noce o eucalipto dalle linee essenziali. Oltre alla versione in cuoio, la collezione si compone di una poltrona con rivestimento in pelle o tessuto, di un divano e – novità 2023 – di un letto, in cui il cuoio intrecciato si ritrova nella testiera. www.turri.it

TECTONA PARIS

SOLEIL. La collezione di Martin Szekely si compone di poltrona, poggiapiedi e panca in larice, legno scelto in quanto non a rischio di estinzione e particolarmente resistente e denso. La combinazione di tecniche di lavorazione del legno tradizionali con macchine a controllo numerico ha permesso una precisione estrema delle sue forme pure e funzionali. www.tectona.net

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García Cumini nasce nel 2012 da Vicente García Jiménez e Cinzia Cumini: personalità complementari, artefici di oggetti destinati a durare, a conservare inalterato il loro equilibrio tra forma e funzione.

www.garciacumini.com

La versatilità di uno studio internazionale rispettare i tempi delle aziende, del mercato e dei consumatori.

Come coniugate il vostro approccio slow design con i tempi dettati dalle aziende e dal mondo del design?

Per noi il concetto di slow design significa ragionare ampiamente sui progetti, eliminando il più possibile le criticità che possono rappresentare rallentamenti in fase esecutiva. Ciò significa che scartiamo moltissimo del nostro stesso lavoro se non ne siamo davvero convinti. Non significa andare con lentezza, ma

Nei vostri progetti cosa trapela delle vostre due differenti culture, l’italiana e la spagnola? Cinzia Cumini: In realtà non ci sentiamo in contrapposizione. Piuttosto, da sempre, abbiamo trovato che tra di noi ci fosse molta affinità e affiatamento. A volte ci compensiamo anche lavorativamente. Vicente è molto tecnico e puntuale mentre io sono più riflessiva e portata a mettermi nei panni altrui. E così riusciamo ad avere un approccio olistico ai progetti.

ARPER

SEMITON. Il sistema di mobili contenitori disegnato da Garcia Cumini, completamente personalizzabile e riconfigurabile, è composto da basi e ripiani in due lunghezze e tre distinti moduli in due altezze diverse, disponibili con ante, scaffalature aperte o chiuse su un lato. Diversi moduli di appoggio e di contenimento, insieme a un’ampia gamma di finiture, permettono infinite configurazioni.

www.arper.com

EMU

CABLA. Il sistema di imbottiti modulare e assemblabile è stato progettato da Lucidi Pevere per ottenere moltissime configurazioni a partire da tre soli moduli: seduta lineare singola, chaise longue e bracciolo. Attraverso un sistema di fissaggio molto intuitivo è possibile comporre poltrone e divani di diverse forme e dimensioni. La collezione si completa con il coffee table, anch’esso di diverse forme e dimensioni. www.emu.it

INFINITI

GT01. La nuova seduta disegnata da Gio Tirotto nasce da un’attenta ricerca dei materiali, come l’alluminio e il multistrato di legno in finitura rovere, facilmente disassemblabili e per questo totalmente riciclabili, oltre che ripristinabili nel tempo. La sedia GT01 è impilabile, grazie al peso irrisorio, che ne esalta la maneggevolezza e la facilità il trasporto.

www.infinitidesign.it

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elements Milano Design Week

I designer emergenti

Enrico Martini e Dimitri Dall’Agnol si sono conosciuti durante un’esperienza nello studio di Giulio Iacchetti. Collaborano dal 2018, cercando di unire etica ed eleganza.

www.martinidallagnol.com

Sostenibilità fa rima con praticità (e con bellezza)

Le aziende sono pronte a fare proprio il vostro linguaggio indirizzato all’utilità e alla longevità dei prodotti?

Chiaramente lo speriamo. Un prodotto completamente impermeabile all’obsolescenza è forse il desiderio perverso e irrealizzabile di tutti. Dedicare più tempo alla progettazione e alla ricerca è fondamentale per realizzare prodotti concreti, che mantengano a lungo i propri valori. Come rendere bella la sostenibilità?

Quando disegniamo partiamo dallo scopo del prodotto, da una gestualità oppure da una

suggestione. La bellezza emerge in seguito, dall’equilibrio delle forme e dalla cultura delle persone. Allo stesso modo, la sostenibilità ha già una sua bellezza intrinseca. Progettare tenendo conto di questa nuova sensibilità non è sempre immediato. La scelta dei materiali gioca un ruolo importante, ma non va dimenticato tutto ciò che gira intorno al prodotto. Per esempio, sapere che le persone che hanno realizzato con le loro mani gli arredi di cui ci circondiamo sono state ben retribuite è un valore ancora sottovalutato.

MIDJ

STACK. Grazie alla sua forma compatta, la sedia di Martini & Dall’Agnol risulta impilabile all’infinito. Fulcro del progetto è la base, costituita da gambe a compasso con una sezione che permette un solido impilaggio verticale: più sedie vengono sovrapposte più la pila acquisisce stabilità. Dalla base si estendono due razze che contengono il sistema brevettato di fissaggio.

www.midj.com

MARTEX

FLUIDO. Il sistema nasce con un nuovo concetto brevettato di easy assembling: si monta senza viti e senza bisogno di utensili. Il progetto di Daniele Del Missier è pensato e costruito nell’ottica di un prodotto senza tempo con soluzioni trasformabili all’infinito per caffetterie, ristoranti, negozi, aree pubbliche o private.

www.martex.it

PORRO

LINEA. Da un lavoro di ricerca condotto nell’archivio di Alessandro Mendini, Porro ha riportato alla luce tre mobili contenitori: due madie e uno scrittoio con piano a ribalta e partizioni interne. Editati in una serie limitata di 50 pezzi, gli arredi con struttura e intarsio in acetato di cellulosa sono tra loro accomunati da parti piene con motivi optical geometrici giustapposte a spazi vuoti colorati.

www.porro.com

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NARDI

DOGA STOOL. Un nuovo sgabello da esterno in polipropilene fiberglass entra a far parte della collezione progettata da Raffaello Galiotto, caratterizzata da un gioco di pieni e di vuoti scanditi da una sequenza di doghe orizzontali. La comoda seduta a S con poggiapiedi è adatta sia per l’ambito residenziale, sia per il contract, a corredo di banconi, bar e tavolini alti.

www.nardioutdoor.com

CASSINA

DOGE LAGUNA. L’azienda celebra l’ingresso di Carlo Scarpa nella Collezione Cassina iMaestri con una edizione limitata di 50 pezzi del tavolo firmato nel 1968 in cui le increspature delle acque veneziane affiorano nel piano in vetro extra-chiaro. La lastra viene sabbiata per donare opacità alla materia e successivamente ricotta: un processo che permette di rendere il piano materico e mosso.

www.cassina.com

ZANOTTA

GALEOTTA La poltrona trasformabile disegnata nel 1968 da De Pas D’Urbino Lomazzi si apre, si allunga e diventa chaise longue e meridienne. Realizzata interamente in poliuretano espanso a quote differenziate, è priva di struttura di sostegno e meccanismi interni. La riedizione attualizza nei materiali e nelle dimensioni il progetto originale, con cuscini ribaltabili.

www.zanotta.com

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elements Milano Design Week
Foto ©Francesco Dolfo

LIVING DIVANI

ARK. Nel segno grafico di David Lopez Quincoces la linea curva incontra la linea retta definendo un profilo, una seduta e uno schienale. Caratterizzata da un tratto semplice e puro, la poltrona è un arredo scultoreo che esprime la bellezza di un materiale vivo e naturale come il legno, che gioca a contrasto con le gambe in tondino metallico. www.livingdivani.it

HERMAN MILLER

Durante il Salone del Mobile, per dare il via alle celebrazioni del centenario del nome del brand, una esposizione nello showroom milanese ne ha messo in mostra l’identità grafica attraverso una ricca selezione d’archivio di manifesti, illustrazioni e stampe originali dei designer più iconici che hanno contribuito allo stile grafico di Herman Miller. Per l’occasione Phaidon ha pubblicato un’edizione speciale della monografia Herman Miller: A Way of Living

www.hermanmiller.com

RODA

EOLIE Concepita per un arredamento outdoor privato o contract, la nuova collezione è stata progettata da Gordon Guillaumier con un design pulito ed essenziale. La possibilità di aggregazione degli elementi di cui è composta – lettini prendisole reclinabili, tavolini, capote e gazebo in legno di iroko – è la principale novità di Eolie rispetto al catalogo relax di Roda.

www.rodaonline.com

S.CAB

BREZZA. Il progetto della poltroncina è stato concepito da Alessandro Stabile pensando al comfort, alla solidità e alla resistenza. Le parti imbottite si innestano nel telaio e si fissano con facilità incastrandosi fra di loro. La seduta è così molto pratica: basta un gesto per sfoderare l’imbottitura e lavare o sostituire il rivestimento. Le gambe sono in metallo a sezione tonda. www.scabdesign.com

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Foto ©Cesare Chimenti Foto ©Jens Passoth

Piero Lissoni è direttore creativo di Alpi, B&B Italia, Boffi, Living Divani, Lema, Lualdi, Porro e Sanlorenzo per i quali disegna anche un’ampia gamma di prodotti. Riconosciuto come uno dei maestri del design contemporaneo, ha collaborato con molti brand internazionali.

www.lissoniandpartners.com

Come si inserisce il progetto per Atlas Concorde nella sua riflessione sulle forme primarie dell’architettura?

Per il Salone 2023 abbiamo portato all’estremo il concetto dei grandi formati attraverso due allestimenti in cui degli elementi inaspettati giocano sul cambio di scala. Un esercizio concettuale dove forme architettoniche si ribaltano divenendo prodotti e viceversa. L’architettura è un gioco di volumi che parte da elementi geometrici primari che possono poi evolversi in qualcosa di più complesso in base a materiali e tecnologie. Il progetto ha voluto sottolineare, estremizzandolo, il dialogo e la contaminazione continua tra design e architettura. Sono infinite le possibilità date dagli allestimenti. Come combinare astrazione e realtà?

Progettare un allestimento vuol dire tradurre l’anima di un’azienda o le caratteristiche di un prodotto in un linguaggio sofisticato e trasversale, capace di travalicare i confini di un settore specifico. Questo vuol dire combinare astrazione e realtà.

Come mantenere riconoscibili il codice stilistico e l’identità dello studio attraverso gli anni e nei diversi progetti?

Anche se lavoro su diversi progetti sono sempre me stesso. Mi adatto di volta in volta al luogo e all’azienda cercando di mantenerne l’anima. Prendo alcuni elementi estetici o produttivi, industriali o materiali che poi vengono reinterpretati attraverso il mio modello culturale. In generale mi riconosco in una corrente senza eccessi di decorazione e con un codice di eleganza costituito dalla ricerca di accostamenti e proporzioni che diventano nuovi codici. Di tanto in tanto mi piace inserire degli errori all’interno di questo modello di coerenza per generare un linguaggio un poco più elegante.

ATLAS CONCORDE

FUORISCALA, EXPANDING DESIGN COMPOSITIONS. L’azienda si è presentata per la prima volta all’interno del Salone del Mobile con uno spazio espositivo che rappresenta una declinazione del concept Fuoriscala, Expanding Design Compositions, protagonista anche al Fuorisalone. Il concept dal forte impatto visivo ideato da Piero Lissoni è stato realizzato con superfici che raggiungono un’altezza di oltre 4 metri. Per l’allestimento è stata utilizzata la collezione Marvel X, disponibile in cinque superfici nei toni del bianco e del grigio ispirate a marmi pregiati.

www.atlasconcorde.com

DE CASTELLI

FOLIO. Il tavolo disegnato da Draw Studio è un volume puro, razionale e preciso, caratterizzato da una composizione di piani ortogonali realizzati in lastre di ottone spazzolato poste su piani paralleli. Le lastre equidistanti scandiscono la forma del tavolo-scultura e generano un gioco di ombre profonde in contrasto con la luce riflettente del piano orizzontale. www.decastelli.com

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Foto ©Alberto Parise
Il dialogo continuo tra design e architettura
elements Milano Design Week
Foto ©Veronica Gaido

GIOPAGANI

ONE WAY OR ANOTHER Il tavolo scultoreo nasce dall’incontro tra il legno di abete nero e il marmo Patagonia, pietra naturale composta da una miscela di calcite, dolomite, quarzo e altri minerali. Ne risulta una superficie off-white alla quale gli intricati motivi di venature e inclusioni aggiungono profondità e carattere, enfatizzando il contrasto con il legno scuro. È tra gli arredi esposti nella nuova Galleria di Milano del brand, in Via San Marco 26.

www.giopagani.com

CAIMI

INTEGRAL. Il pannello fonoassorbente di forma semisferica di Bartoli Design può essere accessoriato con luce Led, aggiungendo alla sua funzione primaria di miglioramento acustico quella di corpo illuminante.

Oltre che a parete, può essere sospeso a soffitto con tre cavi regolabili in altezza, con o senza luce Led con illuminazione indiretta, rivolta verso il soffitto.

www.caimi.com

TABU

ULIVO. L’intarsio realizzato con piallacci naturali tinti pregiati di diverse specie legnose si ispira agli ulivi del Gargano. Partendo dallo studio della forma della foglia di ulivo e dei suoi ramoscelli, rielaborati attraverso un processo di geometrizzazione e sintetizzazione delle forme, la fantasia si basa su esagoni allungati disposti a spina di pesce.

Design: Giovanni di Mauro, accademia di Brera, vincitore di Ideasxwood 22/23, categoria studenti.

www.tabu.it

BUDRI

AQUAREL. La collezione Aquarel, disegnata da Patricia Urquiola, nasce dall’unione tra il travertino romano classico e l’onice bianco iraniano. Si creano così sfumature di colori dai toni pastello, che variano a seconda della naturale nuvolatura dell’onice, in contrasto con la porosità e l’apparente ruvidità del marmo. La collezione si compone di tavoli, un paravento, un rivestimento e piccoli complementi.

www.budri.com

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Il designer e artista francese Jimmy Delatour crea arredi di design contemporaneo numerati per gallerie, interior designer e decoratori, oltre a collezioni di mobili per editori di design internazionali. www.jimmydelatour.com

Il design da collezione si fa produzione industriale

Quale valore aggiunto può introdurre il design da collezione nel mondo del design industriale?

Sono modelli molto diversi in termini di sviluppo e creazione ma sono legati, proprio come la haute couture è legata al prêt-à-porter nel settore della moda. Credo che il design da collezione possa apportare una certa audacia e forza alla scena del design industriale, preoccupandosi forse meno delle tendenze, portando l’inaspettato, nei materiali o nei volumi, o semplicemente una visione diversa. La sfida per il designer e le aziende è quella di tradurre

questi pezzi in un sistema di produzione che si adatti alle esigenze industriali e agli obiettivi di prezzo senza perdere l’anima dei pezzi. Dove nasce la tua ispirazione?

Il mio amore per l’architettura mi ha spinto a giocare con forme semplici e geometriche, spesso con volumi di grande impatto. Mi ispiro ai movimenti modernisti e brutalisti e ad architetti come Louis Kahn, Tadao Ando o Jean Prouvé, oltre che all’antica architettura romana. Probabilmente è per questo che molti dei miei lavori possono sembrare piccole architetture.

TRUSSARDI CASA

SUNSET, PAPEL, CYLI, RAINBOW. Attratto dall’architettura e dalle forme della natura, dalle venature delle pietre e dalla loro matericità, Jimmy Delatour ha disegnato quattro pezzi: la poltrona Sunset – un gioco di volumi che deriva dall’unione di due archi –, il pouf Cyli, il tappeto asimmetrico Rainbow e lo scrittoio Papel dal tratto grafico essenziale e dalle forme arrotondate.

www.luxurylivinggroup.com/trussardi-casa

COSENTINO

METAMORPHIC. L’architettura firmata da Tom Dixon esplora un’idea di bagno scultoreo, elevato a luogo di rifugio e contemplazione reso possibile dall’utilizzo delle lastre ultracompatte Dekton. Protagonista dell’installazione è la nuova collezione Dekton Pietra Kode che reinterpreta la bellezza senza tempo di tre pietre classiche italiane: pietra di Vicenza, travertino e ceppo di gré. www.cosentino.com

CAPPELLINI

VENDICARI LIDO. Il designer svedese di origini curde Jangir Maddadi ha progettato una collezione di arredi outdoor – sedie, poltrone e tavoli – con l’intento di evocare “lo spirito dell’estate, quando ogni cosa sembra più felice e spensierata”. Realizzata in metallo e alluminio in diversi colori, Vendicari Lido, con le sue linee tondeggianti richiama gli arredi da giardino anni Trenta.

www.cappellini.com

[ 173 ] IOARCH_106
elements Milano Design Week

DRAGA & AUREL

RAY LAMP. Barre luminose essenziali e minimaliste nella forma quanto complesse nell’esecuzione: la resina epossidica è lavorata allo stato liquido in tre tempi, per ottenere strati di colore che, sovrapponendosi, creano composizioni visive sempre nuove in base al punto di osservazione. È un’esclusiva di Galleria Rossana Orlandi, presentata a RoCollectible, evento dedicato al design da collezione. www.draga-aurel.com

MARGRAF

VELATA. Una nuova interpretazione della materia litica che esalta la leggerezza. La collezione di mobili disegnata da Raffaello Galiotto è composta da un tavolo e da una seduta in marmo Bianco Covelano, vestiti con tessuti di pietra che sembrano fluttuare nell’aria. www.margraf.it

ANTRAX

TUBONE. Il radiatore disegnato da Andrea Crosetta deriva da un tubolare di acciaio dalla sezione importante, 60 mm, utilizzato per dare vita a un anello dalla forma allungata disponibile in tre differenti moduli, replicabili o sovrapponibili. È proposto in oltre 200 varianti cromatiche, accessoriabile con maniglione porta salviette e installabile in orizzontale o in verticale.

www.antrax.it

MAGIS

TRAVE Una semplice trave in legno massello di frassino diventa anima del progetto di BrogliatoTraverso. La trave curvata a vapore è l’unico elemento su cui si fissano sia le gambe sia i due cuscini in tessuto che fungono da seduta e schienale. La soluzione strutturale riduce al minimo i componenti e migliora il comfort grazie alle grandi superfici imbottite. La struttura è disponibile in frassino naturale, tinto nero e finitura rovere.

www.magisdesign.com

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Foto ©Federica Lissoni

Robin Rizzini, industrial designer italo-britannico, progetta per i principali marchi di arredamento elementi e sistemi essenziali basati sul principio di non utilizzare più di ciò che serve. www.robin-rizzini.com

Oggetti in relazione tra equilibrio e coerenza

Come trovare il giusto equilibrio tra linguaggio tecnico e decorativo?

Ogni progettista ha la propria idea di equilibrio, che per me è dato da due diverse caratteristiche. Una è ridurre per quanto possibile la presenza fisica dell’oggetto e del materiale in coerenza con il disegno e la funzione. L’altra sta nel tentativo di sdrammatizzare un approccio troppo tecnico. L’equilibro sta in mezzo a queste due connotazioni.

È importante l’architettura nel tuo modo di progettare oggetti?

Lo è molto, specialmente nell’approccio. La bella architettura serve a ricordare ai designer

il senso per lo spazio, l’armonia tra gli elementi che compongono l’oggetto design. A volte si compie l’errore di ignorare che qualunque oggetto crea un sistema di relazioni con l’uomo, gli altri oggetti e il contenitore.

Parlaci del tuo rapporto con Pedrali.

È un rapporto di stima che si è concretizzato in un prodotto nel 2019, con il tavolo Toa, presentato l’anno successivo, che si è rivelato il progetto perfetto per iniziare a conoscerci. Sia per Toa sia per Frank abbiamo lavorato in maniera molto fluida, anche grazie alla componente umana dell’azienda.

PEDRALI

FRANK. Il tavolo ispirato da forme architettoniche e materiali industriali è disegnato da Robin Rizzini con linee razionali e curve insieme. Il ripiano rettangolare, con angoli raggiati, è disponibile in diversi materiali e finiture. Le sue curve morbide alleggeriscono la struttura importante del tavolo, composta da due basi realizzate in pressofusione di alluminio leggermente curvate.

www.pedrali.com

PRESOTTO

P016. L’acronimo che dà il nome al sistema di tavoli da pranzo e scrittoi identifica una struttura metallica caratterizzata da gambe e traversi in alluminio adatti a sostenere tavoli quadrati, rotondi o ellittici. La gamba è composta da una coppia simmetrica in pressofusione d’alluminio a sezione piena e da un estruso di alluminio a forma ellittica che funge da collegamento tra le fusioni. www.presotto.com

MARMO ARREDO

CHIGLIA. Il tavolo è ideato e realizzato dalla collaborazione di Scapin Group con Stefano Boeri Interiors. Nella prima versione le gambe sono in vetro, il piano in marmo o quarzo tecnico Quartzforms. Oltre che con la struttura in vetro extra chiaro e fumé, l’arredo ora è disponibile in una variante mono-materiale, con la base nella stessa finitura del top, in quarzo oppure in marmo.

www.marmoarredo.com

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Milano
Week
Art Direction Studio FM, Foto ©Andrea Garuti, Styling Studio Salaris
elements
Design

GLAS ITALIA

ROBOTIN. Patricia Urquiola ha disegnato una collezione composta da tavoli bassi, consolle e mobile contenitore completamente realizzati in uno speciale cristallo temperato specchiante su entrambe le facce, con un pattern decorativo a bolli trasparenti, che simula una lamiera traforata. Il contenitore è chiuso da due antine con sistema di chiusura push-pull.

www.glasitalia.com

SPAGHETTI WALL

BIETOLE. La carta da parati firmata da Carlo Donati è un’indagine sul colore espressa attraverso le sagome di foglie che, come una foresta, danno forma a layer su più profondità. Disponibile in tre varianti cromatiche e su sei possibili supporti con proprietà come la fonoassorbenza e la idrorepellenza. La grafica di Bietole è progettata per contesti residenziali, hospitality, retail e di lavoro.

www.spaghettiwall.it

USM MODULAR FURNITURE

ZIGZAG. L’azienda svizzera, con la B Corp

The Skateroom, ha invitato l’artista Claudia Comte a progettare una capsule collection di sistemi di arredamento USM Haller e una collezione di skateboard. L’artista ha trasformato la classica palette monocroma propria del sistema in motivi in bianco e nero con linee a zigzag.

Con i proventi della doppia limited edition, le due aziende stanno finanziando un progetto sociale in Giordania in collaborazione con l’organizzazione no-profit Seven Hills.

www.usm.com

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KNOLL

LISSONI OUTDOOR COLLECTION

L’elemento che accomuna tutti i prodotti della collezione di Piero Lissoni, divisa tra divani a due e tre posti, poltrone, pouf e tavolini di varie forme e dimensioni, è la linearità del disegno.

La struttura in alluminio, disponibile nei colori bianco, nero e rosso, si caratterizza per il motivo microforato sul retro dello schienale del divano e della poltrona. www.knoll-int.com

NEUTRA

LA GRANDE MURAGLIA L’azienda guidata da Emanuele Chicco Busnelli propone in edizione limitata e numerata il divano e la poltrona in travertino romano classico di Mario Bellini. Il progetto porta a compimento l’idea originaria della seduta maestosa e scultorea che aveva preso forma nel 1981 dalla collaborazione tra Mario Bellini e Piero Ambrogio Busnelli, fondatore di B&B Italia.

www.neutradesign.it

SOLIDNATURE

BEYOND THE SURFACE. Il marchio di pietre naturali è tornato alla Milano Design Week presentando un paesaggio onirico, che traccia un parallelo tra il sogno e la formazione e l’estrazione della pietra. L’allestimento disegnato da Ellen Van Loon e Giulio Margheri di OMA è arricchito dalle installazioni di Sabine Marcelis, di studio Ossidiana, dell’artista iraniana Bita Fayyazi e di Ward Strootman. www.solidnature.com

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Foto ©Marco Cappelletti Foto ©Leo Torri Studio
elements Milano Design Week

L’ARTISTA RIBELLE E RESISTENTE

DOPO PARIGI LA RETROSPETTIVA

DEDICATA A OSKAR KOKOSCHKA

ARRIVA A BILBAO

Fino al 3 settembre il Guggenheim di Bilbao presenta la mostra Oskar Kokoschka: Un ribelle di Vienna. Organizzata in collaborazione con il Musée d’Art Moderne di Parigi e curata da Dieter Buchhart e Anna Karina Hofbauer in collaborazione con Fabrice Hergott e Fanny Schulmann, l’esposizione offre un’ampia e approfondita panoramica dei principali periodi artistici di una delle figure centrali delle arti plastiche europee del xx secolo.

Se fin dagli esordi a Vienna i tratti radicalmente innovativi della sua pittura gli valsero la fama di ‘artista ribelle’, negli anni Trenta Kokoschka (1886–1980) fece della sua arte uno strumento per la resistenza, con un’accanita difesa della libertà morale, sociale e artistica in lotta conto il nazismo.

Esule prima a Praga e poi a Londra, fu una delle prime figure pubbliche a sostenere un progetto comune per l’Europa, promuovendo l’unità dei popoli. Fino alla sua morte, continuò a difendere con fermezza il potenziale sovversivo della pittura come strumento di emancipazione e di acquisizione della conoscenza.

Oskar Kokoschka: Un ribelle di Vienna è realizzata con il patrocinio esclusivo di Fundación Bbva e Mam-Musée d’Art Moderne de Paris ■

In alto, Tartarughe giganti, 1927 Kunstmuseum Den Haag, L’Aia, Paesi Bassi. A sinistra, Autoritratto di un artista degenerato, 1937 National Galleries of Scotland, collezione privata © Fondation Oskar Kokoschka, 2023, Vegap, Bilbao.

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Sedia operativa ibrida dal design essenziale

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L’ARTISTA RIBELLE E RESISTENTE

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