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Un pianeta in trasformazione

La Terra è in continua mutazione: la sua trasformazione geologica è iniziata milioni di anni fa e ancora oggi è in atto in modo a volte lento, a volte improvviso e veloce.

La deriva dei continenti

Per spiegare i cambiamenti della superficie della Terra, il meteorologo tedesco Alfred Wegener introdusse nel 1912 la teoria della deriva dei continenti, secondo la quale la crosta terrestre era composta da diverse placche, o zolle, di varie dimensioni, che galleggiavano su uno strato di materiale parzialmente fuso (magma). Le placche, originariamente unite in un corpo unico, si sarebbero distaccate, andando lentamente alla deriva e causando la formazione delle attuali masse continentali. Il movimento delle placche, infatti, è all’origine del processo di orogenesi, cioè della formazione delle montagne, e della creazione di faglie, cioè di spaccature della superficie della Terra.

La tettonica a placche (o a zolle)

La teoria di Wegener non dava però una spiegazione convincente della causa del movimento dei continenti. A partire dal 1960, alcuni scienziati scoprirono l’esistenza sul fondo degli oceani di lunghissime fratture, dette dorsali oceaniche, che coincidono con i confini dei continenti.

I bordi di queste fratture oceaniche, infatti, si allontanano di qualche centimetro ogni anno, e da esse fuoriesce lava sottomarina, che si solidifica al contatto con l’acqua e forma nuovo fondale marino. La fuoriuscita del magma crea continuamente nuova crosta oceanica, dando vita al fenomeno conosciuto come espansione del fondo marino.

La scoperta dell’espansione dei fondi oceanici fornì la spiegazione della teoria di Wegener: i continenti si spostano insieme alle placche del fondo marino in espansione a cui sono agganciati. Ai bordi dell’Oceano Pacifico, i fondali marini in espansione vengono a scontrarsi con le placche continentali, che si piegano così verso il basso e slittano al di sotto dei continenti.

Secondo Wegener, 200 milioni di anni fa vi era un unico blocco continentale, la Pangea, circondato da un unico oceano, la Panthalassa (1). Poi la Pangea si suddivise in due grandi continenti, a nord la Laurasia e a sud la Gondwana (2). Tra le due Americhe e l’Africa iniziò ad aprirsi l’Atlantico settentrionale e una grande isola, l’India, si staccò dall’Antartide (3). Si aprì in seguito anche l’Atlantico meridionale, Africa e America del Sud si allontanarono lentamente e l’India continuò il suo moto verso nord-est (4). Le masse continentali assunsero infine gli attuali profili (5).

Placca caraibica

Vulcani, terremoti e tsunami

La maggior parte dei vulcani attivi è dislocata lungo le linee di frattura delle zolle terrestri. Ne è prova la cosiddetta cintura di fuoco, ossia la linea di vulcani che circonda tutto l’Oceano Pacifico. Negli ultimi due secoli vi sono state molte eruzioni rovinose, come quella del vulcano Krakatoa (nel 1883), che distrusse l’isola indonesiana di Rakata. Le eruzioni vulcaniche sono spesso accompagnate dai terremoti, che possono avere luogo anche senza eruzione, perché la lava si muove attraverso le rocce, le spacca e produce un sommovimento del suolo. Se un terremoto è localizzato sui fondali marini, il movimento della Terra scuote la massa d’acqua marina, dando origine a un maremoto o tsunami, un’onda gigantesca che investe le coste adiacenti al sisma.

Circa l’80% dei terremoti che avvengono sulla Terra si verificano lungo la cintura di fuoco dell’Oceano Pacifico. Uno dei più recenti e disastrosi, l’11 marzo 2011, provocò uno tsunami con onde alte oltre dieci metri che devastò la costa nord-est del Giappone, in particolare la città di Sendai. La catastrofe causò oltre 19 000 vittime e provocò un disastro ambientale poiché danneggiò la centrale energetica nucleare di Fukushima.

Orogenesi

Placca indoaustraliana confini delle placche movimento delle zolle archi vulcanici e vulcani attivi aree sismiche

Placca delle

Filippine

Placca del

Sprofondamento

L’orogenesi indica il processo di formazione delle catene montuose, che avviene in milioni di anni e la cui causa principale è il movimento costante delle placche. Quando due zolle si incontrano e una scorre sotto l’altra (processo di subduzione), crea un abisso profondo, formando una fossa oceanica. Quando le zolle si allontanano, invece, si forma una dorsale oceanica.

Esercizi

Lavora sul testo

1. Quando e da chi venne elaborata la teoria della deriva dei continenti?

2. Che cosa spiega la teoria della tettonica a placche?

3. Perché la scoperta delle dorsali oceaniche ha confermato la teoria di Wegener?

Lavora sull’immagine

4. In seguito a quali movimenti si creano le dorsali e le fosse oceaniche?

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