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L’alba e il tramonto del Ducato di Carlo Romano
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale




Nel 1527 Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III (nella foto), s’insedia a Parma come vescovo. Nel 1545 fonda il ducato di Parma e Piacenza, sottratto allo Stato Pontificio. L’alba e il tramonto del Ducato


Nella cultura storica media degl’Italiani non vengono normalmente approfondite le vicende degli Stati italiani preunitari dopo il Rinascimento. Ecco allora un compendio cronologico di quanto accadde a Parma nei tre secoli d’indipendenza ducale (1545-1859), dati utili per capire il clima sociale e culturale di quel periodo.
Carlo Romano
Il1521 è la prima data significativa nella storia di Parma, che, assieme a Piacenza, dopo numerosi mutamenti successivi alla caduta degli Sforza di Milano (1499), passa stabilmente sotto il controllo del Papato. E proprio in quel giro d’anni le chiese si rivestono dei meravigliosi affreschi ancora visibili. Nel 1527 Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, s’insedia a Parma come vescovo.
Nasce il Ducato

Nel 1545 Paolo III fonda il ducato di Parma e Piacenza, sottratto allo Stato Pontificio, per darlo al proprio figlio primogenito Pier Luigi (considerato legittimo). Il duca privilegia Piacenza rispetto a Parma. Nel 1547 Pier Luigi viene ucciso da una congiura di nobili. Dopo iniziali turbolenze, negli anni seguenti, il ducato si salva. Ne è a capo il fratello del defunto, Ottavio, che ottiene stabilità nel 1556 con il trattato di Gand. Vent’anni dopo, nel 1586, divenuto duca,il grande generale Alessandro Farnese, figlio di Ottavio, non può occuparsi realmente dello Stato, perché sempre impegnato a guerreggiare per gli spagnoli nelle Fiandre. È reggente il figlio diciassettenne Ranuccio I, giunto a tutti gli effetti alla guida del ducato a partire dal 1592. Nel 1612 il duca fa giustiziare i principali feudatari dello Stato, compreso il conte Pio Torelli, figlio del suo precettore, e una dama, Barbara Sanseverino, accusati di congiura. A tutt’oggi non è chiaro se la congiura fosse totalmente reale, un’iniziativa meno rilevante di quel che venne giudicato all’epoca o addirittura un’invenzione del duca per sbarazzarsi di ogni possibile rivale. L’accentramento del potere in Ranuccio prelude con diversi decenni d’anticipo al totale assolutismo dei monarchi francesi. Nel 1618 Ranuccio fa costruire il teatro Farnese, inaugurato però nel 1628 con un’opera, andata perduta, di Claudio Monteverdi, in occasione delle nozze tra il quinto duca, Odoardo, figlio e successore di Ranuccio, con Margherita de’ Medici.
Un trono senza eredi
Nel 1630anche il ducato di Parma e Piacenza viene investito dalla peste. Nel 1646 sale al trono il sesto duca, Ranuccio II, figlio del precedente. Dopo quasi cinquant’anni, nel 1694,gli succede il figlio Francesco Farnese, che, nel 1698, ottiene di divenire Gran


Nel 1586, divenuto duca, Alessandro Farnese (nella foto, su licenza Creative Commons, la statua equestre presso il teatro Farnese) non può occuparsi realmente dello Stato. È reggente il figlio diciassettenne Ranuccio I, giunto a tutti gli effetti alla guida del ducato a partire dal 1592.




L’accentramento del potere in Ranuccio I (nella foto, su licenza Creative Commons, la statua equestre a Piacenza) prelude con diversi decenni d’anticipo al totale assolutismo dei monarchi francesi.
Maestro del “ramo di Parma” del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio, tuttora esistente. Nel 1714 ha luogo l’ultimo momento di splendore della dinastia farnesiana: Elisabetta, la figlia avuta in tarda età da Ranuccio II, sposa il re di Spagna Filippo V. La cerimonia, splendida ed immortalata in immagini d’epoca, si svolge per procura proprio a Parma. Nel 1727Francesco muore senza figli, gli succede il fratello Antonio, che tuttavia muore a sua volta senza figli nel 1731. Elisabetta ottiene che il ducato passi a suo figlio, cadetto di Spagna, che prende il titolo di Carlo I e prende possesso dello Stato nel 1732. Inizia così la dinastia dei BorboneParma (tuttora esistente). Nel 1734Carlo passa sul trono di Napoli e, scendendo al sud, porta con sé tutte le ricchezze di famiglia e le collezioni d’arte, che andranno a costituire il nucleo fondante del museo a Capodimonte. Nel 1734-1748,nominalmente, il ducato è retto da Carlo VI e poi da Maria Teresa d’Asburgo, ma in pratica diventa un’estensione del ducato di Milano, pure sotto controllo austriaco.
Tornano i Borbone
Nel 1748, con la pace di Westfalia, tornano i Borbone nella persona di don Filippo, fratello minore di Carlo I. Il nuovo duca è sposato con la figlia maggiore di Luigi XV, Elisabetta, la quale scrive lettere di fuoco al padre, lamentando la povertà e la desolazione dello staterello in cui è finita. Reazione: Luigi inizia a spedirle personale di ogni tipo (dal cuoco al pasticciere allo stalliere), arredi, vettovaglie e finanziamenti. Risultato: Parma diventa una città colta, progredita e di cultura illuministica francese. Viene anche rimodellata sul modello di Versailles la reggia di Colorno. Su 40 mila abitanti, 4 mila sono francesi. Ne restano tracce evidenti nel dialetto. Nel 1765 sale al trono il figlio Ferdinando: mite, religiosissimo, rovescia la politica illuminista e filofrancese per guardare verso l’Austria. Nel 1796, però, avviene l’invasione napoleonica. Il ducato non insorge. Il duca resta in circolazione e gradito al popolo, ma agli arresti domiciliari fino al 1801. Napoleone, per sbarazzarsene, gli offre il nuovo trono d’Etruria, ma lui rifiuta per rimanere in patria.



Nel 1802Ferdinando muore, in tempo per favorire i francesi, il che fa sorgere il sospetto che sia stato avvelenato. Lo Stato rimane nominalmente ducato, ma viene amministrato da funzionari francesi.
Dai francesi agli Asburgo
Nel 1808-1814il ducato viene direttamente annesso alla Francia, col nome di dipartimento del Taro. Tecnicamente, Giuseppe Verdi (1813) nasce in Francia! Nel 1814-15 al congresso di Vienna il ducato viene ripristinato ed affidato alla moglie di Napoleone, nonché figlia dell’imperatore d’Austria, Maria Luigia d’Asburgo, che nel 1816 prende possesso dello Stato. Inizia il trentennio d’oro di Parma, tuttora molto rimpianto. Nel 1829 apre il teatro Ducale, destinato a diventare l’attuale Regio. Nel 1831 si verificano moti risorgimentali, che tuttavia non arrivano a mettere in discussione la duchessa. Nel 1847 muore Maria Luigia. Secondo gli accordi pregressi, non può lasciare il ducato a figli nati dal suo matrimonio morganatico, succeduto alla morte di Napoleone, e tornano i Borbone. Nel 1847-49 Carlo II cede Guastalla al ducato di Modena. Ha un comportamento indeciso durante la I guerra d’Indipendenza, ad un certo punto Parma chiede addirittura l’annessione al Piemonte, infine lui torna, ma abdica.
Il regicidio
Nel 1849 sale sul trono il figlio, Carlo III, ucciso da un popolano nel 1854: si tratta dell’unico regicidio avvenuto in tutto il Risorgimento italiano. Il figlio Roberto ha solo 10 anni, è reggente la madre Luisa Maria du Berry. Nel 1859 ha fine il ducato. Per qualche mese entra a far parte delle Regie province dell’Emilia rette da Carlo Farini; nel 1860 viene annesso al Regno di Sardegna, nel 1861 fa parte del Regno



Nel 1714 ha luogo l’ultimo momento di splendore della dinastia farnesiana: Elisabetta, la figlia avuta in tarda età da Ranuccio II, sposa il re di Spagna Filippo V. La cerimonia, splendida ed immortalata in immagini d’epoca (nella foto), si svolge per procura proprio a Parma.



Nel 1814-15 al congresso di Vienna il ducato viene ripristinato ed affidato a Maria Luigia d’Asburgo (nella foto, ritratta da JeanBaptiste Isabey nel 1810), che nel 1816 prende possesso dello Stato. Inizia il trentennio d’oro di Parma, tuttora molto rimpianto. d’Italia. Piacenza, che già nel 1848 aveva cercato l’annessione al Piemonte, viene proclamata “primogenita del regno d’Italia”. Negli anni successivi Parma, privata del ruolo secolare di capitale e del relativo indotto economico-culturale, conosce una crisi comparabile alla questione meridionale, determinata dallo spopolamento (specialmente nell’Appennino circostante), dall’emigrazione, dalla povertà, dai moti sociali. Nel popolo, da secoli cristianissimo, dilaga il socialismo. Testimone delle fasi iniziali di tale declino è il prefetto Verga, che già nel 1865 ne fa dettagliata relazione al ministro degl’Interni.





I Borbone-Parma oggi
La famiglia dei Borbone-Parma perdura tuttora. I suoi discendenti, attraverso vari rami, sono sul trono del Lussemburgo. Due figlie dell’ultimo duca, Roberto, divennero una regina di Bulgaria, Maria Luisa Pia, e un’altra imperatrice d’Austria, Zita. L’attuale capo della dinastia, Carlo Saverio di Borbone, mantiene legami con la città e rimane Gran maestro del “ramo di Parma” dell’Ordine Costantiniano di san Giorgio, in quanto successore dei Farnese. Se il ducato esistesse attualmente, avrebbe una popolazione di poco più numerosa del Granducato di Lussemburgo, essendone però tre volte più grande.