Next maggio 2010

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IL PROGETTO

L’INIZIATIVA

Alleanza col botto

Boccata di credito da dieci milioni

BASCHIERI & Pellagri, leader nella produzione di polveri da sparo, compie 125 anni e punta a riunire l’attività di tutte le realtà italiane del settore Anno 3 - Numero 5 Maggio 2010

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LA BANCA di Bologna sigla un accordo con Unindustria e mette a disposizione un plafond straordinario da 10 milioni di euro finalizzato alla concessione di mutui chirografari. Un aiuto a chi punta sul futuro

SFIDE di PIERLUIGI VISCI

Piccoli forse sì, ma molto preziosi SONO gli industriali del futuro che hanno avuto l’idea di misurare anche nelle piccole imprese i valori, andando oltre ai crudi numeri. E loro si sono rimboccati le maniche, anche mettendosi in gioco, per disegnare un format che permetta a chiunque di costruirsi un bilancio sociale, un documento dove si valutano tante voci, importanti, però spesso tralasciate: dall’occupazione alla sicurezza negli ambienti di lavoro, ai rapporti con la pubblica amministrazione o con l’ambiente nel quale l’impresa vive. Un modello per comunicare, a chiunque si confronta con l’impresa, appunto i valori insiti nel marchio, la capacità di fare business rispettando però alcune regole, non scritte, come l’etica. Valori che se rispettati portano comunque vantaggi: una buona reputazione, la fiducia dei clienti e dei fornitori e così via. Una pratica, quella del bilancio sociale, fino a ora nelle mani dei grandi gruppi, coop incluse, perché solo chi è grande può assoldare, e pagare, un consulente che l’aiuti a esaminare queste caratteristiche non tangibili. Ecco, i Giovani industriali hanno reso possibile a tutti di poter comunicare quali sono i pregi che portano i loro marchi, quali benefici distribuiscono sul territorio, in termini di posti di lavoro, valore aggiunto, iniziative. Facendo emergere, perché no, pure le debolezze da affrontare. Certo, i numeri non sono paragonabili a quelli dei colossi, però non va dimenticato che a Bologna, così come in regione e in Italia, sono le Pmi a tirare la carretta, anche in un periodo di crisi economica come questo. E sono loro, gli attori di quel ‘Capitalismo di persone’ individuato dai Giovani industriali, che permettono all’economia di svilupparsi e di reggere nei momenti difficili. E’ giusto che tutti lo sappiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È IL PRIMO ‘CONTRATTO DI RETE’ IN ITALIA

In corsa con RaceBo UNDICI piccole e medie imprese, eccellenze della motor valley bolognese, si aggregano per farsi largo sul mercato dando vita a una realtà forte di 600 dipendenti e 90 milioni di euro di fatturato. Condivideranno informazioni commerciali e competenze, programmeranno piani di promozione e vendita, individueranno nuove opportunità di crescita A PAGINA 5

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MARTEDÌ 18 MAGGIO 2010

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IN CAMPO Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria

L’OPINIONE DI VINCENZO BOCCIA

«Le valutazioni devonoandare oltre i numeri» TICA e profitto non sono mai state così vicine, parola di Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria, intervistato dal giornalista di Radio 24, Sebastiano Barisoni nel corso del convegno organizzato dai Giovani di Unindustria. «La piccola impresa ha sempre realizzato l’economia morale. Oggi con il bilancio sociale abbiamo uno strumento in più per comunicarlo all’esterno e prenderne noi stessi piena coscienza» ha sottolineato Boccia ricordando che in Italia esistono cinque milioni di aziende manifatturiere — il numero più alto in Europa — che costituiscono «un insieme di valori, idee e competenze costruitosi nel tempo e sedimentatosi nel territorio e rappresentano un patrimonio straordinario per il nostro Paese». Secondo l’imprenditore campano, da novembre alla guida dei piccoli imprenditori di Confindustria, grazie a una profonda conoscenza dei territori e delle persone, le piccole imprese possono individuarne con maggiore facilità bisogni ed esigenze e possono adottare più velocemente comportamenti ispirati alla responsabilità sociale. «Questo nel futuro farà la differenza perché è grazie a tali pratiche che si costruisce la legittimazione sociale, un bene tanto impalpabile quanto prezioso per la vita di un’azienda».

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LA CRISI mondiale sta cambiando nel profondo la mappa dell’Italia che produce ma per Boccia gli imprenditori italiani hanno voglia di reagire, sentono anzi il dovere di farlo perché sono consapevoli di un patto forte con tutte le persone che lavorano con loro. «L’azienda infatti è prima di tutto comunità, è un progetto di vita, ma questo aspetto viene sottovalutato e generalmente sfugge a un giudizio — legittimo ma monodimensionale — basato soltanto sugli indici economici». Alla domanda su chi sopravviverà alla crisi, tra grandi, piccoli e nani, Boccia risponde: «Non sarà l’aspetto dimensionale a fare la differenza. La grande sfida è costruire in questo Paese aziende forti, aperte al cambiamento, capaci di essere eccellenti in tutte le funzioni. Per diventare forti gli imprenditori dovranno avere uno sguardo nuovo sul futuro e una sincera risposta alla domanda: quale modello di sviluppo cerchiamo? Da questo interrogativo scaturiscono molti temi: la sostenibilità ambientale, il lavoro femminile, l’innovazione nei processi decisionali e gestionali, nonché la capacità di attrarre talenti e di costruire una squadra creativa». Infine, sul tema del credito Boccia dice: «E’ necessario che le banche nel concedere il credito sappiano valutare anche il futuro delle aziende. I criteri di Basilea 2 sono troppo pro-ciclici e non valutano affatto la visione, le cosiddette attività intangibili che fanno la differenza tra un progetto di impresa ed un altro. Noi vorremmo un sistema bancario con più esperti del futuro e meno esperti del passato. Per aiutare le banche ad assumersi la loro responsabilità sociale che è quella di far circolare il denaro, occorrono imprese forti, trasparenti e capaci di comunicare». m. p.

I GIOVANI DI UNINDUSTRIA LANCIANO UN MANIFESTO:

Elisir per sposare ONIUGARE etica e profitto per rimanere competitivi, migliorando la reputazione dell’azienda e conquistando la fiducia dei portatori di interessi (stakeholder). E’ questa l’idea alla base del manifesto redatto, dopo un anno di intenso lavoro, dal Gruppo dei Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna, intitolato ‘Capitalismo di persone, etica e responsabilità sociale’. Il documento, presentato con un convegno nella sede di via San Domenico, è stato pensato per fornire a tutte le Pmi un format per redigere il bilancio sociale, più economico, snello e flessibile rispetto a quello abitualmente adottato dai grandi gruppi. Partendo da un dato statistico: a Bologna e provincia esistono solo 5 gruppi industriali con più di 500 addetti, affiancati da un universo di 14.500 piccole imprese con un media di 6 addetti.

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«PER anni su questo territorio una serie di valori sociali sono stati assorbiti soprattutto dal modello cooperativo — ha detto Andrea Paladini, presidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna, aprendo il convegno ‘Capitalismo di persone. Il valore della gestione responsabile’ —. Massimo rispetto ma vogliamo dire che ci siamo anche noi». Otto sono le sezioni del bilancio sociale previste dal modello realizzato dai Giovani di Unindustria: iden-

tità di impresa (fatturato, sedi), occupazione (numeri e istruzione), sicurezza, mercato, filiera, pubblica amministrazione, collettività e ambiente. Sette invece le aziende guidate da giovani imprenditori coinvolte nel progetto di Unindustria che al termine del percorso hanno redatto il loro bilancio sociale: Areté, Amedea Servizi, Dehoniana Libri, Plastifur, Polonord Adeste, You Can Group, Zaccanti. «Esempi di capitalismo di persone — li ha definiti il tutor del progetto Carlo Luison — che ha al centro del suo operare la relazione con la comunità larga che sta attorno all’azienda». MA CHE cosa è la responsabilità sociale di impresa? Il concetto non è nuovo. La maggior parte delle aziende, soprattutto quelle piccole, è da sempre vicina alle comunità locali. Nelle piccole imprese svolgono un ruolo determinante le persone che ne fanno parte e le relazioni che l’imprenditore e il suo staff riescono a sviluppare grazie ai rapporti diretti tra gli individui. Prende così vita il fenomeno del ‘Capitalismo di persone’ così chiamato perché si fonda sulla conoscenza diretta dei soggetti che direttamente o indirettamente influenzano o sono influenzati dall’attività dell’impresa: gli stakeholder. La piccola impresa conosce personalmente i soggetti con cui interagisce e ricorda il nome e il cognome di ciascuno ma soprattutto ne

INTERVISTA AD ANDREA PALADINI, LEADER DEGLI INDUSTRIALI

«Anche i piccoli imprenditori sono pieni A STRATEGIA è precisa: «Tra Bologna e provincia ci sono tante piccole e medie imprese, è una nostra caratteristica. Sono realtà che sul territorio hanno un impatto non solo economico, ma anche sociale: l’obiettivo era misurarlo, ora si può». Andrea Paladini, 38 anni, da sempre nel mondo della moda, è il presidente dei Giovani imprenditori di Unindustria Bologna. Racconta ‘Capitalismo di persone. Il valore della gestione responsabile’, appunto il documento dove si descrive un modello che permette di costruire il bilancio sociale, dove si misurano grandezze non solo economiche, ma che hanno a che fare con valori etici.

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Era necessario questo format?

«Il classico bilancio sociale è usato per lo più dai grandi gruppi e dalle coop. Format non adattabili a tutti».

comportamenti di rilevanza sociale che si sviluppano con ricadute sul territorio».

E questo non vi andava giù.

«Infatti ci siamo chiesti: è giusto lasciare queste azioni di valutazioni solo a talune imprese?».

«Serviva uno strumento ad hoc per i piccoli. I grandi si avvalgono di questi bilanci in particolare come strumento di marketing, pubblicizzando la trasparenza, più che per la gestione responsabile». Che invece è il punto fondamentale del vostro lavoro.

«I piccoli imprenditori sviluppano in maniera inconsapevole comportamenti di gestione responsabile. Di solito sono inseriti in filiere dove la reputazione è uno dei cardini. Da qui la definizione capitalismo di persone». Cioè?

«Nelle Pmi è un punto centrale, perché l’azienda, il marchio, spesso si identifica nei valori dell’imprenditore. Ci sono rapporti diretti, personali, sia tra le diverse imprese che al loro interno, tra proprietari e dipendenti. Una serie di

AL VERTICE Andrea Paladini, 38 anni, presidente dei Giovani imprenditori di Unindustria

Bisogna, quindi, analizzarli?

Tradotto: i valori sono pure nelle piccole aziende.

«Esatto. Da qui la necessità di un modello per misurarli e portarli a galla». Quali i parametri?

«Diversi. Dal mercato ai consumatori, all’ambiente, fino all’occupazione. In un classico bilancio c’è solo la cifra spesa per i dipendenti, qui vengono indicate età, etnie, da quanto tempo le persone sono in azienda, se c’è continuità o turn over, e così via». Una diagnosi approfondita.

«Così l’imprenditore capisce esattamente chi è, su cosa ragiona, scopre punti di forza che non sapeva di avere o di debolezza». Particolarità del lavoro?

«E’ già stato testato. Su sette real-


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ALLE PMI UN FORMAT PER DISEGNARE IL BILANCIO SOCIALE

l’etica agli affari conosce il carattere, lo stile, le competenze e molte altre caratteristiche difficili da monitorare con qualsiasi strumento di gestione. Partendo da questo l’imprenditore può determinare lo sviluppo e il successo per la propria impresa, perché vengono create condizioni in cui la relazione è diretta e consente di sviluppare la fiducia che è l’elemento più importante per ogni rapporto di affari. Un vero e proprio patrimonio di relazioni. Il bilancio sociale è lo strumento per misurare e comunicare questo patrimonio. Con un vantaggio competitivo per l’azienda. «L’ECONOMIA non può crescere senza una dimensione etica — ha spiegato il tutor del progetto Carlo Luison nel suo intervento —. Un comportamento socialmente responsabile contribuisce non solo a creare reputazione, ma anche a migliorare i rapporti con tutti gli interlocutori sociali ed economici dell’impresa: il personale, i clienti, i fornitori, la comunità locale, le istituzioni, gli investitori. Tutti fattori che concorrono a determinare lo sviluppo sostenibile dell’azienda». Ora il modello potrà essere adottato da altre imprese che potranno adattarlo alle loro esigenze e alla propria identità, contribuendo alla diffusione della visione e della cultura della responsabilità sociale. Marcello Pierdicchi

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di valori» tà (Aretè, Amedea servizi, Dehoniana Libri, Plastifur, Polonord Adeste, You can group, Zaccanti). Adesso chiunque può stilare il suo». Con risparmi economici?

«Un consulente chiede per un bilancio sociale tra i 15mila e i 20mila euro. Ecco perché sono in particolare i grandi a poterselo permettere. La possibilità viene data a tutti gli imprenditori, basta investire del tempo». Tra i Giovani di Unindustria come è stata condivisa l’iniziativa?

«La proposta è arrivata dai Giovani perché c’è più sensibilità su alcuni temi. C’è stato molto entusiasmo». Esporterete in altre province il vostro lavoro?

«Lo metteremo a disposizione di Unindustria. Poi, con l’aiuto di Vincenzo Boccia, presidente della Piccola industria di Confindustria, coinvolgeremo i responsabili dei ‘piccoli’ delle altre territoriali dell’associazione». Matteo Naccari

LA TESTIMONIANZA DI ARETÉ

«Così emergono pregi e difetti» A PAROLA areté in greco antico significa virtù. Indica la ‘capacità di essere abitualmente eccellente’. Areté è anche il nome di una delle sette aziende che hanno redatto per la prima volta il bilancio sociale, dopo aver partecipato al progetto del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna. «Durante questa straordinaria esperienza — dice Enrica Gentile, amministratore delegato della società di consulenza e ricerca Areté — abbiamo capito che virtù nel lavoro significa non soltanto eccellere nei risultati, ma anche e soprattutto lavorare bene, credere nei progetti che si affrontano, circondarsi di persone motivate che credano nella loro azienda e che possano riconoscersi in essa, e da essa possano derivare soddisfazione, orgoglio ed appagamento. Responsabilità sociale significa comportarsi bene verso collaboratori, impresa, partner, fornitori, istituzioni, collettività in cui l’azienda opera. Un comportamento che non è in contrasto con il profitto e il risultato delle imprese ma anzi contribuisce a rendere solido e duraturo il successo di un’azienda». «La redazione del bilancio sociale ci è servita per ‘guardarci dentro’ a otto anni dalla nascita, facendo emergere quanto di buono è stato fatto ma anche i tanti punti deboli sui quali dovremo migliorarci — prosegue Gentile —. Lo abbiamo fatto per comunicare che cosa è Aretè, non solo nei servizi che offre o nei progetti che ha realizzato, ma anche e soprattutto nei valori e nella visione sui quali è stata fondata e tuttora si fonda, nel suo approccio verso i lavoratori e verso l’esterno, nei suoi progetti e negli obiettivi di miglioramento e di crescita».

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UNDICI AZIENDE DELL’AUTOMOTIVE SI AGGREGANO PER ESSERE PIÙ COMPETITIVE

RaceBo nel motore ACEBO: 600 dipendenti e 90 milioni di euro di fatturato. Questo possono vantare, insieme, le undici piccole e medie imprese del bolognese che hanno dato vita al primo ‘contratto di rete’ italiano fra aziende manifatturiere, che si chiama, appunto, RaceBo. Tutte aziende dell’automotive, che hanno costituito questa nuova forma di aggregazione fra imprese, prevista dalla Legge 99 del 2009 (la cosiddetta Legge Sviluppo), per meglio stare sul mercato. «Le aziende di RaceBo che operano per l’automotive, e non solo, rappresentano l’eccellenza della motor valley bolognese — spiega Florenzo Vanzetto, presidente di VRM, che è anche presidente della nuova realtà —. E insieme costituiscono un team dalle grandi performance. Ci proponiamo due obiettivi: da un lato, non disperdere ma anzi accrescere le competenze specifiche di questo importante distretto dei motori; dall’altro, trattandosi di aziende le cui attività si integrano l’una con l’altra, offrire ai clienti prodotti finiti e servizi con standard di elevata qualità e a costi sempre più competitivi».

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imprese di RaceBo condivideranno informazioni commerciali, programmeranno piani di promozione e vendita comuni, individueranno nuove opportunità di mercato e metteranno a disposizione strutture e competenze per ottenere la migliore efficienza dai processi. E potranno partecipare al bando della Regione Emilia-Romagna per la costituzione delle reti, che prevede il riconoscimento di circa 150mila euro di contributi a fronte di 300mila euro di costi (Delibera della Giunta Regionale n. 141 del 2010. Come dire: anche l’Assessorato regionale alle attività produttive crede nelle reti). Il tutto con una struttura definita. Infatti, secondo la legge, il contratto di rete prevede l’esistenza di un proprio consiglio di amministrazione (presieduto da Vanzetto), un fondo patrimoniale comune e l’iscrizione al registro delle imprese, dopo la costituzione per atto pubblico. Insomma, una ‘impresa di imprese’. Marco Bettini, presidente del settore Metalmeccanico di Unindustria

Bologna, spiega che «ancora una volta abbiamo cercato di far incontrare gli imprenditori e farli dialogare tra loro. La crisi è stata forte, ma il nostro territorio sta resistendo caparbiamente e gli imprenditori non si sono arresi. La nascita di RaceBo è la riconferma della tenacia e della volontà di andare avanti, anche in un settore difficile come quello dell’automotive. Sono orgoglioso del passo che i miei colleghi hanno fatto e dell’impegno profuso dalla struttura associativa. È un grande risultato per Bologna». E, per il futuro, non è escluso l’ingresso in RaceBo di nuovi associati. Daniele Guido Gessa

ECCO CHI SI È ALLEATO 2 A PULITURA METALLI Calderino CAV. LEO BALESTRI Montefredente FONDERIA SCACCHETTI LEGHE LEGGERE San Felice sul Panaro FXT Sala Bolognese ICOS DI LEONELLI MARINO Zola Predosa

LE UNDICI piccole e medie

RABBI SERGIO & C. COSTRUZIONE INGRANAGGI Zola Predosa RIFIMPRESS Castel San Pietro Terme S.A.I.FRA Granarolo dell’Emilia SIDERIT Zola Predosa

MISSIONE DELL’IMPIANTISTICA

Alla conquista di Cile e Brasile ER CERCARE nuovi mercati, si sono spinte fin nel Paese dove sorge la miniera a cielo aperto più grande del mondo, tra la cordigliera delle Ande e l’oceano Pacifico, e in quello che è considerato il più grande Paese in via di sviluppo del Sud America: cioè in Cile e in Brasile. Protagoniste di questa missione sono state dieci imprese emiliano romagnole dell’impiantistica industriale, che sotto la guida di Unindustria Bologna, lo scorso mese hanno portato i propri prodotti oltre oceano. In particolare, le dieci aziende si occupano della

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produzione di organi di trasmissione e della fluidodinamica di potenza, e sono le bolognesi Varvel, Elettro Cf, Mecvel, Farbo, le emiliane Libe, Galtech, Sai, e le romagnole Ibix e Wide. La prima tappa è stata Santiago, dove la delegazione ha partecipato ad Expomin, la più importante fiera dell’industria mineraria del Cile. Qui le aziende hanno potuto offrire agli interlocutori cileni tutti i prodotti della filiera: variatori di velocità, pulegge, attuatori, cuscinetti, distributori, saldatrici e sabbiatrici. Quindi la delegazione si è trasferita in Brasile, prima a San Paolo, poi in altri centri, dove gli imprenditori emiliano-romagnoli hanno incontrato importatori e distributori

VERNICIATURA BOLOGNESE Zola Predosa VRM Zola Predosa

selezionati prima della partenza. E da quanto riferiscono gli stessi industriali, la nuova rete di contatti ha già dato i primi frutti: alcune imprese hanno concretizzato nuovi sbocchi commerciali per i loro prodotti, mentre altre hanno tuttora in corso trattative e negoziati con imprese locali che si candidano per acquistare i prodotti emiliano-romagnoli. Inoltre, la delegazione accompagnata da Unindustria Bologna è stata anche ospite dell’ambasciatore italiano in Cile e del console generale italiano di San Paolo del Brasile. Ma le dieci imprese dell’impiantistica industriale non sono state le sole a spingersi così lontano: la missione in Cile

e Brasile, infatti, nasce sulla scia di quella organizzata dal sistema Italia nello scorso autunno, quando molte imprese guidate da Confindustria Ice ed Abi sono sbarcate nel continente sudamericano. E anche sotto le Due Torri, non si tratta di un caso isolato: questa attività di Unindustria Bologna, infatti, si inserisce tra i progetti che l’associazione imprenditoriale ha condiviso con le altre associazioni territoriali emiliano-romagnole, che hanno permesso a quasi un centinaio di imprese di aggregarsi per affrontare i mercati esteri. Intanto, c’è chi già pensa di tornare a breve in Sud America in occasione di altre fiere. Elena Boromeo


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BASCHIERI & PELLAGRI: 125 ANNI E RILANCIA

«Uniamoci tutti in un colpo solo» EL 125ESIMO anniversario della sua fondazione, la Baschieri & Pellagri si prepara a colpire nuovamente nel segno. L’azienda, che ha sede a Marano di Castenaso, è leader nella produzione di polveri da sparo per cartucce da caccia e tiro a volo e oggi mira alla creazione di un ‘sistema-azienda’ italiano. «La formazione continua dei dipendenti come driver di creatività, un rigoroso sistema di controllo qualità, l’innovazione e la diversificazione di prodotto sono i punti di forza della Baschieri & Pellagri — spiega il consigliere delegato Nerio Cicotti —: dalla ‘prima polvere da sparo senza fumo’ alle cartucce da caccia e tiro, dalle borre in plastica al bossolo che usa il sistema Gordon, brevetto esclusivo di B&P, di

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NUOVO SERVIZIO DELL’ASSOCIAZIONE

Claim Desk, il filo diretto tra imprese e Unindustria

strada ne è stata fatta parecchia». «Abbiamo affrontato valigia in mano i mercati esteri e oggi siamo presenti in circa 50 paesi del mondo, dal 1992 al 2010 il fatturato è passato da 6 a 40 milioni di euro — continua Cicotti —: la percentuale estera è del 60%, in costante crescita; la sfida per il futuro è riunire le più importanti aziende italiane del settore in un gruppo coeso, aggregando le attività produttive, logistiche e commerciali e consolidando il marchio made in Italy nel mondo». «Fino al 1992 producevamo e vendevamo solo il nostro marchio, poi per la forte capacità produttiva della componentistica abbiamo iniziato a gestire anche i marchi più importanti del sistema europeo e nel 2004, a Marano, siamo riusciti a realizzare un magazzino di

OINVOLGERE sempre di più gli associati nella vita di Unindustria Bologna, per costruire con il loro contributo servizi mirati ed efficaci. Nasce con questo obiettivo Claim Desk, il nuovo strumento di lavoro creato da Unindustria Bologna. Si tratta di un canale di comunicazione diretto, attraverso un numero telefonico o un sito internet, con cui gli associati possono fornire suggerimenti e proposte per migliorare i servizi offerti dall’associazione. Non solo: gli imprenditori possono anche segnalare le difficoltà che riscontrano quotidianamente e dare quindi impulso per la creazione di nuovi servizi o per lo sviluppo di quelli già esistenti.

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logistica produttiva in sinergia con Fiocchi Munizioni, punto di riferimento del settore — conclude Cicotti —. I risultati sono positivi, il primo passo verso la creazione di un polo del munizionamento civile nazionale è stato fatto». Già le origini dell’azienda rimandano a unioni vincenti. Settimio Baschieri e Guido Pellagri, i fondatori, nel 1885 misero insieme le rispettive competenze lanciandosi in un’entusiasmante avventura. Se Guido Pellagri sparì presto dalla scena, il filone di Settimio Baschieri proseguì con la figlia Maria, sposata con Ulisse Manfredi, e con i loro figli e nipoti fino a Gianni Manfredi. Nel 1999 la famiglia Manfredi cedette la maggioranza delle quote societarie alla famiglia Cimatti Ghini, di

È possibile collegarsi al Claim Desk in due modi: attraverso l’accesso al sito claimdesk@unindustria.bo.it, oppure telefonando al numero dedicato della segreteria del desk, 051.529600. Il servizio è attivo da alcuni giorni e sta già ricevendo numerose telefonate ed e-mail: segno che gli imprenditori stanno apprezzando l’opportunità di partecipare attivamente alla vita di Unindustria. Tra le segnalazioni arrivate, molte riguardano problematiche inerenti gli oneri burocratici, che continuano a pesare sulle aziende per gli eccessivi costi e tempi. In particolare, le aziende più

Forlì. Oggi al vertice della società ci sono Paolo Manfredi, presidente, Giovanni Ghini, vicepresidente, e Nerio Cicotti, consigliere e socio. Se si considera che Cicotti è nell’azienda da 40 anni, e nei 30 anni precedenti c’era stato il padre, risulta chiaro che quella di Baschieri & Pellagri è una storia dalla solida vocazione di ‘famiglia’. E pare che l’eccellenza dello spirito di squadra dell’azienda si trasferisca anche agli atleti della Federazione italiana del tiro a volo. Baschieri & Pellagri, che ne è lo sponsor ufficiale, detiene il record di vittorie olimpiche nel settore: solo gli ori sono 8. Nessuna azienda al mondo ha mai vinto tanto. Buon 125esimo anniversario, Baschieri & Pellagri. Valentina Righi

piccole sottolineano la gravosità di dover compilare lunghi questionari, come quelli per le rilevazioni Istat. Grazie a Claim Desk, Unindustria Bologna si pone in ascolto diretto di tutti i propri associati, riuscendo ad intercettare ancora meglio i loro bisogni e fornire risposte efficaci. Elena Turrini

INIZIATIVA DELLA BANCA DI BOLOGNA PATTO Enzo Mengoli e Maurizio Marchesini

IECI milioni di euro contro l’asfissia finanziaria che attanaglia le aziende. A mettere a disposizione il plafond straordinario, finalizzato alla concessione di mutui chirografari, è la Banca di Bologna. Effetto dell’accordo voluto e siglato con Unindustria Bologna. Una firma preziosa e importante quella di Maurizio Marchesini, numero uno degli industriali, e di Enzo Mengoli, direttore generale della Banca di Bologna, perché allarga le maglie del credito per quelle industrie associate che, nonostante la complessità del momento, scommettono sul futuro. Come? Procedendo ad operazioni

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Una scossa al credito di capitalizzazione, mettendo risorse nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti in grado di vincere una competizione sempre più globale oppure pianificando investimenti sul fronte della produzione di energia da fonti rinnovabili. Come quelle fotovoltaiche. A integrazione, è prevista anche una convenzione di tesoreria che rende disponibili le più vantaggiose condizioni in termini di spese accessorie e tassi di interesse. «CONTINUEREMO ad impegnarci perché non manchi il credito alle imprese del territorio in questa delicata fase economica — osserva il presidente Marchesini —: l’asfissia finanziaria non deve mettere in ginocchio attività che stanno già compiendo un grande sforzo per continuare ad investire

e crescere. Ci fa piacere quando una banca del territorio dimostra sensibilità verso queste problematiche. E valutiamo, perciò, con particolare soddisfazione l’accordo appena siglato con Banca di Bologna perché riguarda importanti aspetti che rappresentano dei veri e propri nervi scoperti nella vita e nella gestione delle nostre imprese». Dal canto suo Mengoli rileva come questa intesa «sia un ulteriore segnale di vicinanza al tessuto imprenditoriale. Con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo e gli investimenti delle imprese nella logica di una politica creditizia che ci ha sempre visti attenti al sostegno dell’economia. Accordi come questo, rendono comune l’impegno volto ad una ripresa del nostro sistema economico». Giacomo Ruggero


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