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ENERGIA

BORSA DI STUDIO «MARIO POSSATI»

La scossa verde

Quando il talento merita un premio Da 18 anni Unindustria e Marposs destinano una borsa di studio a favore di un giovane laureato proveniente dai paesi dell’Est

Il settore delle rinnovabili applicato alla propria azienda: quando realmente conviene? Lo spiega uno studio dell’università Bocconi Anno 3 - Numero 1 Gennaio 2010

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SFIDE di CESARE BERNINI*

Il pensare aperto l 2010 da poco iniziato si presenta sotto il segno dell’incertezza. Registriamo infatti alcuni debolissimi segnali di ripresa, ma non riguardano tutti i settori; e non siamo in grado di dire se siano destinati a consolidarsi ed a consentirci di uscire dalla crisi senza precedenti che ha investito la nostra economia. Le imprese sono impegnate da mesi in un faticoso sforzo che le ha viste resistere, ma la contraddittorietà delle indicazioni che ricevono dal mercato non le mette ancora al riparo da possibili incognite. In ogni caso, nel quadro di incertezza generale una cosa è sicura: le trasformazioni richiedono reazioni e risposte innovative. Non è un caso che l’innovazione sia il comune denominatore delle linee guida che il Presidente di Unindustria Bologna, Maurizio Marchesini, ha fornito agli imprenditori bolognesi nella lettera aperta di inizio anno di cui si parla in questo numero di Next. Innovazione tecnologica, organizzativa e nelle relazioni tra imprese; ma anche un nuovo modo di pensare, giovane e aperto all’inedito. Con queste frecce al loro arco le imprese sapranno più efficacemente affrontare i cambiamenti prodotti da una crisi strutturale che ci lascerà in eredità un contesto molto diverso. Nel corso dei decenni le imprese bolognesi hanno sempre saputo cogliere le discontinuità come una occasione di crescita. E’ con questo atteggiamento di apertura al cambiamento che sono arrivate prima di altre su mercati inesplorati o che hanno cavalcato l’innovazione tecnologica, dandosi degli asset che le hanno rese competitive a livello internazionale. Oggi le nostre imprese sono chiamate a fare la stessa scelta, dettata dalle grandi trasformazioni strutturali e dal nuovo scenario economico mondiale. E’ questa la grande sfida del 2010. *Direttore generale di Unindustria Bologna

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CAVAZZA SPIEGA LA STRATEGIA DELLE PMI

Tanti piccoli capolavori Vicepresidente nazionale della Piccola industria di Confindustria, Massimo Cavazza ha portato a Roma l’esperienza e la professionalità delle tante aziende del Bolognese leader in settori di nicchia. «Dobbiamo lavorare per le aggregazioni e le reti d’impresa, la nostra esperienza fa crescere know how e competitività» A PAGINA 5

europeo, in onore del fondatore dell’azienda. Quest’anno è toccata a Danica Hanz: ecco come utilizzerà i fondi A PAGINA 7


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LE LINEE GUIDA DEL PRESIDENTE

Così dobbiamo Il 2010 è iniziato carico di incertezze in tutto il mondo produttivo, ancora piegato da un 2009 che «purtroppo non chiude nessun ciclo, solo dodici mesi di duro lavoro». Il presidente di Unindustria Bologna Mauro Marchesini sa bene che in questo

momento gli imprenditori devono guardare la realtà per quella che è: «registriamo prudenti segnali di ripresa in alcuni settori e mercati, ma la rotta verso una solida situazione di equilibrio e di ritrovato sviluppo è ancora lunga». La risposta alla crisi però è una sola:

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RINNOVAMENTO È in cima alla lista delle priorità per il 2010. Il rinnovamento deve essere pensato soprattutto in termini di risorse umane: servono persone giovani e preparate, perché spetta ai giovani il compito di spostare in avanti le frontiere che gli imprenditori hanno già costruito. Le aziende hanno bisogno di una iniezione di nuove capacità, persone che sappiano misurarsi con le sfide del mercato di oggi, profondamente cambiato. «Solo con nuove forze riusciremo ad uscire dal tunnel».

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INNOVAZIONE Per essere competitivi sul mercato, soprattutto in questo difficile momento, gli investimenti in ricerca e innovazione sono l’arma vincente. Oggi le aziende sono alle prese con un problema generale e quotidiano di riduzione dei costi: ma l’innovazione non va sacrificata, perché «è e resta la risposta vera sia per fronteggiare la crisi che per innestare nuovi percorsi di sviluppo». Solo così le imprese riusciranno a stare in un mercato nazionale e internazionale profondamente mutato.

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MERCATI

STRATEGIA Maurizio Marchesini, presidente di Unindustria Bologna

La crisi sta cambiando profondamente le tendenze del mercato. È indispensabile capire verso quale direzione vanno queste tendenze e «ritrovare un linguaggio per comunicare». Un linguaggio in grado di raccontare al mondo la qualità dei prodotti italiani, il valore di tante imprese altamente qualificate, la credibilità e la serietà, l’efficienza nell’assistere i clienti. Le aziende devono studiare nuove strategie per continuare ad essere ambasciatrici dell’eccellenza che caratterizza il sistema produttivo made in Italy.


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DI UNINDUSTRIA BOLOGNA

reagire. Da subito reagire. Come? «Dobbiamo cambiare alcune concezioni di fondo dell’economia e del management» spiega Marchesini. Il cambiamento, sottolinea, passa attraverso cinque elementi fondamentali: «rinnovamento, innovazione, mercati, riduzione dei costi, aggregazioni».

E il messaggio generale è di pensare in positivo: «Dobbiamo avere fiducia prima di tutto in noi stessi, nelle nostre imprese, nei nostri collaboratori e nei giovani» senza dimenticare che «l’equilibrio, la passione e l’approccio positivo sono da sempre le virtù di chi è nato nella nostra terra». Elena Turrini

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RIDUZIONE DEI COSTI In questo momento la riduzione dei costi è inevitabile, così come la contrazione del capitale circolante. Ma nella quotidiana ricerca di nuovi equilibri, le tensioni economiche e finanziarie rischiano di far passare in secondo piano le ragioni delle persone. «Facciamo attenzione, bisogna tagliare i costi senza tagliare il valore». Tutti devono impegnarsi a tutelare il vero grande tesoro che caratterizza Bologna e Imola: quella coesione sociale che rappresenta il primo autentico fattore di sviluppo del territorio.

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AGGREGAZIONI La dimensione delle aziende è cruciale nell’affrontare la crisi. Le piccole imprese devono imparare ad organizzarsi in network, per essere più forti sui mercati. «Dobbiamo unire le forze senza perdere l’identità». Le associazioni, ma anche tutto il sistema locale deve creare le condizioni affinchè le imprese possano collaborare. Si devono organizzare nuovi distretti e ammodernare quelli esistenti rafforzando i servizi comuni; e serve una maggiore collaborazione tra imprese, centri di ricerca e banche, del territorio e non solo.

IL COMMENTO

Rinnovarsi per crescere di Federico Munari a lettera aperta del Presidente di Unindustria Bologna Maurizio Marchesini ha il pregio di evidenziare, in modo chiaro e pragmatico, alcune priorità irrinunciabili per le imprese e il sistema regionale. Il richiamo a non arroccarsi sulla difesa di posizioni sorpassate, ma a ricercare con energia e passione il rinnovamento, enfatizza le molteplici direzioni lungo le quali deve muoversi il cambiamento: prodotti, processi, mercati, persone, alleanze. La sfida dell’innovazione richiede infatti non solo di accrescere la base tecnologica di prodotti, processi e servizi offerti, ma anche la capacità di costruire nuovi linguaggi per valorizzarli in modo adeguato. Si tratta quindi di creare visioni, concetti e simboli originali, dando nuova linfa ai valori tradizionalmente associati al Made in Italy, sulla base di una profonda analisi dell’evoluzione degli scenari di mercato e del contesto socio-culturale. Le piccole e medie imprese in particolare sono chiamate a intraprendere politiche di rafforzamento dei marchi e ad assimilare meglio gli strumenti del marketing, per conquistare clienti e mercati su scala internazionale. Numerosi esempi di successo dimostrano che innovare congiuntamente sul fronte di tecnologie e messaggi è possibile sia in settori tecnologicamente avanzati (si pensi all’iPhone della Apple o alle motociclette della Ducati), sia in settori più maturi nei quali spesso si ritiene, sbagliando, che la competizione si giochi solo sul contenimento dei costi (si pensi invece all’idea brevettata di “scarpa che respira”, grazie alla quale Geox ha costruito le fondamenta del suo successo). Emerge quindi la forte necessità di sviluppare nuove competenze. In questo senso è certamente da condividere il richiamo a includere forze giovani, in possesso di bagagli di conoscenze avanzate. La sfida del rinnovamento riguarda quindi non solo le imprese e gli imprenditori, ma anche tutti gli altri attori del sistema innovativo regionale, a partire da università e centri di ricerca, per favorire lo sviluppo di forme efficaci di collaborazione. Professore Associato di Gestione dell’Innovazione e dei Progetti Dipartimento di Scienze Aziendali Università degli Studi di Bologna

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INTERVISTA MASSIMO CAVAZZA, VICEPRESIDENTE NAZIONALE DELLA PICCOLA INDUSTRIA

«Vinciamo unendo le forze» iù spazio alle imprese bolognesi a livello nazionale. Massimo Cavazza è stato nominato vice presidente della Piccola industria di Confindustria; entra così nella squadra che affiancherà per i prossimi due anni il neo presidente nazionale, Vincenzo Boccia. Soddisfatti i vertici di Unindustria Bologna, dove Cavazza riveste la carica di rappresentante della Piccola industria ed è stato nel 2007 tra gli artefici della nascita dell’associazione, perché così la voce

P Cavazza, soddisfatto?

«Certo. E non solo per me, ma anche per Bologna e l’Emilia Romagna. Come vice presidente della Piccola industria di Confindustria potrò portare le idee che nascono da questo territorio a livello nazionale».

delle piccole e piccolissime imprese del Bolognese potrà farsi largo nelle stanze dei bottoni, non solo di viale dell’Astronomia ma anche negli altri centri decisionali italiani. Cavazza è socio fondatore della Sipe di Zola Predosa (elettronica per elettrodomestici e consumer) e della Eurostar di Osteria Grande (azienda di progettazione e produzione di apparecchiature per l’intrattenimento); fa anche parte della giunta di Confindustria. m.n.

Insomma, più voce alle Pmi.

«Avremo maggiori possibilità di far sì che le nostre proposte entrino nell’agenda non solo di Confindustria, ma anche del Governo. E per le Pmi credo sia fondamentale essere ascoltate. Tra l’altro l’economia di Bologna e di tutta la realtà emiliano romagnola si poggia sulle piccole e medie imprese, con migliaia di realtà leader in diverse nicchie di mercato e che vantano risultati eccellenti». E lei è tra questi?

«Sì, sono anche io un imprenditore. Non dimentichiamo che le aziende svolgono una attività sociale, ritengo sia importante per chi le guida sapere che c’è qualcuno che cerca di portare avanti le loro istanze». Su quali obiettivi concentrerà gli sforzi?

«Abbiamo già avuto incontri per focalizzare i punti di un programma. E’ chiaro che in un periodo di crisi economica come questo si cerca di guardare in particolare a temi come il credito». Ma si cerca solo di stare sulla difensiva o si guarda pure avanti? Prima o poi la bufera finirà...

«E infatti si lavora su più fronti, come ad esempio le aggregazioni. A Bologna si è già partiti». Alleanze tra imprese?

«Sono reti tra piccole e medie realtà che hanno

per quanto riguarda appunto il credito, spingendo sul Governo per altre iniziative. E poi ci si muove in prospettiva. C’è un’altra proposta che sta uscendo da Bologna e che punta a trasformare il modo di ragionare dentro a queste realtà». La descriva.

«Incentivi alle aziende che assumono un manager dedicato allo sviluppo di un progetto, sia una riorganizzazione o un investimento all’estero, per spingere sull’export».

OBBIETTIVI Massimo Cavazza, vicepresidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria: «Puntare sulle aggregazioni tra imprese per aumentare la competitività»

l’obiettivo di aumentarne la competitività, know how, competenze». Vantaggi?

«Insieme si può avere una forza contrattuale maggiore, più peso sotto il profilo della patrimonializzazione, proponendo sul mercato prodotti più complessi e quindi competitivi, sviluppati in tempi rapidi». E’ convinto che tutti gli imprenditori siano pronti a questo ‘salto culturale’?

«Credo che le forme di

Perché l’aiuto di un manager?

aggregazione siano possibili, l’imprenditore può così entrare in un network di aziende, dando vita all’inizio, ad esempio, solo a delle Ati, associazioni temporanee di

imprese, per un singolo progetto. Poi se le cose vanno bene e crescono in certi casi si può arrivare fino a una fusione vera e propria». E’ una strategia che guarda oltre alla crisi.

«Le Pmi rappresentano più o meno il 90% dell’economia italiana. E’ chiaro che c’è necessita di muoversi per uscire dalla crisi, dando servizi, agendo sulle banche,

«Ci sono competenze che a volte le Pmi non riescono a sviluppare internamente. Una persona con esperienze in grandi imprese può contribuire a far crescere il grado di competitività di una Pmi. Poi la si può tenere per un periodo limitato o decidere, lanciato il progetto, di tenerla sempre. La crisi ha fatto sì che ci siano molte di queste figure disponibili». Quando finirà la tempesta?

«Il fondo è stato toccato, ma non sappiamo quando ne usciremo definitivamente, tornando ai livelli di prima. Questa situazione si affronta cercando di ridurre i costi, investendo su ricerca e tecnologia che permettono di avere organizzazione e produzione più performanti. Purtroppo c’è un aspetto sociale: ci sono stati e ci saranno tagli al personale, ma è certo che questa è l’ultima cosa alla quale pensa un imprenditore, soprattutto nelle piccole e piccolissime imprese dove ci si conosce tutti e i collaboratori sono un patrimonio da difendere». Matteo Naccari


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RINNOVABILI UNO STUDIO DELLA BOCCONI

Energia verde, sì Portafogli al verde, no Ecco quando conviene sostenuto da politiche di incentivazione, presenta un ridotto rischio di mercato, è regolamentato e ha dimostrato di essere inossidabile anche in tempo di crisi. Per tutte queste ragioni, e non solo, il settore delle fonti di energia rinnovabile si fa sempre più appetibile per il mondo delle imprese, anche medie e piccole, e per le istituzioni finanziarie che le sostengono. Tant’è che gli esperti scommettono che in Italia, fino al 2020, gli investimenti nelle rinnovabili sfioreranno i 70 miliardi di euro. Ma se è fuori discussione che quella delle Fer è un’opportunità da cogliere (la media degli incentivi è di 200 euro per mwh), resta da misurare esattamente la convenienza economico-finanziaria delle varie tecnologie. Per fare questo, Centrobanca, la Corporate e Investment bank del gruppo Ubi, in collaborazione con l’Università «Luigi Bocconi» di Milano, ha condotto una ricerca sul tema «Investire in energie rinnovabili», presentata in un convegno promosso da Unindustria Bologna. Nell’analisi è emerso anzitutto che «la convenienza delle imprese è maggiore nell’ipotesi di autoconsumo di energia elettrica, rispetto a quella di semplice cessione alla rete e al mercato». Un’azienda che è energeticamente autosufficiente al 100%, avrà un tasso interno di rendimento (Irr) che varia dal 26 al 37% se sfrutta le

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biomasse, del 19,4% se si avvale dell’eolico, del 18,3% se ha un impianto mini-idroelettrico, e dell’8,8% fotovoltaico. Le biomasse, dunque, sono quelle che segnano le migliori performance, ma, gli esperti avvertono che «in alcuni casi mostrano anche i maggiori decrementi passando a quote di energia ceduta più elevate». Il mini-idroelettrico e l’eolico, invece, «mostrano ancora rendimenti estremamente interessanti e caratterizzati da una più forte stabilità rispetto alle percentuali di autoconsumo». Per quanto riguarda la struttura finanziaria dell’investimento, secondo lo studio Centrobanca-Bocconi, la partecipazione di un operatore bancario attraverso strumenti ad hoc (come il project finance), accresce indubbiamente il rendimento. Infatti, ipotizzando una quota di autoconsumo di energia pari al 100% e un finanziamento del 75% del costo dell’impianto, a un tasso del 6,5%, l’Irr passa dal 28 al 73% nel caso delle biomasse (cippato), dal 19,4 al 40,5% nell’eolico, dal 18,3 al 36,2% negli impianti mini-idroelettrici, e dall’8,8 al 12% nel fotovoltaico. Si tratta di risultati variegati e articolati, che pur scontando un’irriducibile percentuale di incertezza, a detta degli esperti «rappresentano la migliore garanzia per gli investimenti in rinnovabili». Elena Boromeo

BORSA DI STUDIO «MARIO POSSATI»

La scelta di Danica anica Hanz è la giovane studentessa serbo-svizzera della Johns Hopkins che ha vinto la Borsa di studio «Mario Possati» del 2010. La Borsa di studio, intitolata alla memoria dell’imprenditore bolognese fondatore della Marposs, leader nella elettronica di precisione, ogni anno viene messa a disposizione da Unindustria Bologna e Marposs SpA ed è destinata ad uno studente particolarmente meritevole proveniente dai Paesi dell’Est europeo, specializzando presso la sede bolognese dell’Università americana Johns Hopkins. Grazie a questo finanziamento, da 18 anni molti giovani talenti est-europei hanno potuto perfezionare la propria formazione secondo standard internazionali per poi approdare ad importanti incarichi nel campo dell’economia e delle istituzioni. La cerimonia di consegna della Borsa di

TALENTO Danica Hanz, studentessa della Johns Hopkins, mentre riceve la borsa di studio «Mario Possati» dal presidente di Unindustria Bologna

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studio a Danica Hanz si è svolta nella sede dell’università americana di via Belmeloro, alla presenza di Stefano Possati, presidente di Marposs SpA, accompagnato dai fratelli Edoardo ed Alberto rispettivamente vice presidente e consigliere della società, del presidente di Unindustria Bologna, Maurizio Marchesini, con il direttore generale Cesare Bernini, e del direttore della Johns Hopkins University Bologna Center, Kenneth H. Keller. Dopo essersi laureata in Relazioni

internazionali presso l’Università di Ginevra nel 2009, Danica Hanz ha focalizzato i suoi interessi accademici sui diritti umani, in particolare nell’area dell’Europa Centrale e dei Balcani, conducendo numerose ricerche e pubblicazioni sul Kosovo e sul conflitto in Bosnia. Si è iscritta al Bologna Center della Johns Hopkins con l’intenzione di approfondire i suoi studi sulla Russia e l’Asia per costruire le basi per una carriera nel campo della politica estera e dei diritti umani. Marcello Pierdicchi

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