Un ospedale per le malattie del futuro / Un’eccellenza energetico-ambientale / L’importanza dei team multidisciplinari / Organizzare il pronto soccorso ospedaliero / Convegno CNETO 2024
CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
La torre di Böblingen, complesso ospedaliero di Flugfeld, Germania
Tecnologia e innovazione sono le forze motrici che possono traghettare la sanità verso una nuova era.Un'era di benessere e cura. Un'era costruita da e per le persone, dove la garanzia per tutti di avere accesso a cure di qualità è la chiave per una vita migliore
RENDIAMO TUTTO SEMPLICE FUNZIONALE E FACILE
La nostra filosofia è realizzare progetti e soluzioni tecnicamente impeccabili, originali e personalizzati, definendo gli spazi e al tempo stesso creando valore per il settore della sanità
Combiniamo l'eccellenza e la precisione dell'ingegneria tedesca con la passione italiana per il design
Leader mondiale
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Valvole anti - legionella
La nuova gamma di Valvole Anti-Legionella di RWC a marchio Reliance Valves, realizzata in ottone DZR, consente di mantenere il ricircolo nel vaso di espansione, prevenendo la stagnazione dell’acqua e la conseguente proliferazione del batterio della legionella. Ora disponibile in 4 dimensioni (½”, ¾”, 1” e 1¼”) che la rendono compatibile con una gamma più ampia di vasi di espansione da 2 a 500 L.
Missione 6: a che punto siamo
La Missione 6 del PNRR è nata con l’obiettivo di rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale puntando su un’assistenza territoriale più capillare e accessibile. Con un investimento complessivo di 15,63 miliardi di euro, il piano mira a rendere il sistema sanitario più equo e resiliente migliorando la presa in ca-
rico dei pazienti, potenziando la medicina di prossimità e digitalizzando i servizi. Purtroppo, però, la trasformazione di questi obiettivi in risultati tangibili procede a rilento. A oggi, l’attuazione della Componente 1 (M6C1) che prevede la realizzazione di 1.350 Case della Comunità, 435 Ospedali di Comunità e 600 Centrali Operative Territoriali, incontra diverse difficoltà. Secondo un’analisi della CGIL del febbraio 2025, solo il 9% dei fondi stanziati per queste strutture è stato effettivamente speso. Un ritardo che rischia di compromettere il rispetto delle scadenze imposte dal Regolamento UE 2021/241 sul Recovery Fund. Per la verità, l’obiettivo appariva già ambizioso fin dall’inizio. Basti pensare che nel Regno Unito il modello dei community hospitals, introdotto nel 1859, ha portato all’attivazione di circa 500 community hospitals in poco più di 150 anni, a fronte dei 435 Ospedali di Comunità previsti in Italia nel periodo 2022-2026. Il modello
inglese, in più, si basa sul forte coinvolgimento dei medici di base e, soprattutto, su un ruolo centrale della componente infermieristica che gestisce la maggior parte dei servizi assistenziali e domiciliari. In Italia, lo stato di attuazione a oggi sia delle Case che degli Ospedali di Comunità fa emergere forti differenze tra Regioni: Molise, Calabria e Sardegna detengono la “maglia nera”, mentre Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto sono le più virtuose. Resta, comunque, il nodo del personale perché non basta costruire strutture se poi non si riesce a renderle operative ed efficienti. Il tempo stringe e l’attuazione della Missione 6 del PNRR dovrà subire un’accelerazione decisiva altrimenti i fondi stanziati rischiano di “restare sulla carta”, pregiudicando l’obiettivo di offrire ai cittadini quelle strutture che sono state previste come promessa di equità e di accesso universale alle cure. di Margherita Carabillò
Direttore Responsabile
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Direttore Scientifico
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Coordinamento Editoriale
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Redazione Fabio Chiavieri f.chiavieri@lswr.it
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Impiantistica: Francesco Ruggiero
Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara
Innovazione digitale: Paolo Bertini
Organizzazione e management: Federico Lega
Servizi e facility management: Arturo Zenorini
Tecnologie per l’Architettura: Rosa Romano, Maria Chiara Torricelli
Hanno collaborato a questo numero: S. Capolongo, A. Ferraioli, M. Gola, D. H. Ibrahim, M. Gola, G. Laudani, R. Laurita, F. Lissoni, F. Morandi, R. Romano
Impaginazione LSWR
Immagini Shutterstock
Produzione
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Direzione Commerciale
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Testata Associata
La torre di Böblingen, complesso ospedaliero di Flugfeld, Germania
Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Sommario
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UN OSPEDALE URBANO NEL CUORE DI LISBONA
L’ospedale CUF Tejo, situato nelle immediate vicinanze della zona del porto di Lisbona e del fiume Tejo, è stato progettato da Frederico Valsassina
Arquitectos ed è diventato fin da subito un’eccellenza nel panorama sanitario portoghese di Fabrizio Lissoni, Daniel Hany Ibrahim, Stefano Capolongo
LA TORRE DI BÖBLINGEN
La torre di Böblingen per il complesso ospedaliero di Flugfeld si configura come un edificio sanitario-direzionale esemplare per l’applicazione del modello “2226” sviluppato dallo studio svizzero Baumschlager Eberle Architekten di Rosa Romano
PROGETTARE I TEAM MULTIDISCIPLINARI OGGI
Nel contesto sanitario odierno, i team multidisciplinari rappresentano una soluzione efficace per garantire un’assistenza centrata sul paziente di Roberta Laurita, Federica Morandi
PROGETTARE PER LE EMERGENZE/URGENZE
Il Pronto Soccorso Ospedaliero è l’organizzazione clinica che garantisce trattamenti di emergenza/urgenza e rappresenta il punto cruciale all’interno di molte strutture ospedaliere essendo il luogo in cui si verificano le prime valutazioni e le cure immediate per i pazienti in condizioni urgenti o potenzialmente pericolose per la vita di Armando Ferraioli
SANITÀ 4.0: RIPENSARE L’AREA DI
DIAGNOSTICA PER IMMAGINI
I partecipanti al Congresso CNETO 2024 si sono confrontati con esperti del settore per meglio comprendere le nuove frontiere tecnologiche che attendono il settore della Sanità di Giuseppe Laudani, Marco Gola
250.000 euro per combattere le malattie dell'invecchiamento
Fondazione Ricerca Molinette, in partnership con l'Università di Torino e l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, annuncia la quarta edizione del Bando "Ricerca scientifica d’eccellenza 2025”. Il bando finanzia la ricerca per 250.000 euro anche grazie al generoso lascito di Domenico Negri e Ortensia Rolfo, benefattori che hanno devoluto 1 milione di euro alla Fondazione. I lavori scientifici finanziati dal bando hanno una particolare finalità pratica: portare alla popolazione e ai pazienti la più avanzata ricerca su diagnosi e cura delle malattie dell’invecchiamento.
“Le malattie dell’invecchiamento sono la frontiera più attuale della ricerca scientifica e hanno un impatto sociale enorme, destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni - dice il presidente della Fondazione, Prof. Massimo Segre. Il direttore scientifico della Fondazione e professore ordinario di biologia applicata, Emilio Hirsch, sottolinea la rilevanza pratica dell’iniziativa: "Investire nella ricerca traslazionale significa mettere la scienza al servizio del paziente.” La selezione dei progetti attesi per il Bando 2025 seguirà standard internazionali di valutazione,
e la Prof.ssa Silvia Morbelli
- garantendo la massima trasparenza e qualità nella scelta dei progetti più promettenti nell'ambito
- delle malattie neurodegenerative e dell’invecchiamento, sotto la supervisione del comitato
- scientifico guidato dal Prof. Emilio Hirsch.
Il finanziamento sarà suddiviso in due categorie:
• 200.000 euro destinati alla ricerca biomedica traslazionale per trasferire i benefici della ricerca di base sui pazienti
• 50.000 euro destinati agli studi clinici.
Il bando è riservato a proponenti che svolgono la loro attività presso l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza o presso il Centro Interdipartimentale di Biotecnologie Molecolari di Torino, scade il 15 marzo 2025 e si può scaricare da: https://www.fondazionericercamolinette.it/bandi.
Per informazioni: Responsabili del Progetto: Prof. Emilio Hirsch –Stefania Vajra-Gallo, (frm@fondazionericercamolinette www.fondazionericercamolinette.it)
Codice appalti e BIM: il corso di Ance e Ministero Pa
Si è svolto il 13 febbraio scorso a Palazzo Vidoni, nella Sala Giannini, l’incontro “BIM: la Pubblica Amministrazione alla prova della digitalizzazione”. Un confronto sulla trasformazione digitale e sulla formazione dei dipendenti pubblici per affrontare le novità del Building Information Modeling (BIM), obbligatorio dal 1° gennaio 2025 per gli appalti pubblici sopra i 2 milioni di euro. Una svolta nel settore edile e degli appalti pubblici che si avvia verso una digitalizzazione
completa dei processi, dalle attività di pianificazione a quelle di realizzazione delle opere. Il BIM rappresenta, infatti, uno degli strumenti fondamentali per assicurare l’efficientamento della progettazione e della manutenzione delle opere pubbliche.
L’incontro è stato aperto dal ministro Paolo Zangrillo che ha sottolineato: “La rivoluzione digitale BIM rappresenta una sfida che occorre vincere rafforzando le professionalità delle pubbliche am-
■ Al centro le vincitrici del Bando del 2024, la Prof.ssa Isabella Castellano
■ Prof. Emilio Hirsch, direttore scientifico della Fondazione (a destra) e prof. Massimo Segre, Presidente della Fondazione
Gare pubbliche in ingegnaria e architettura: i dati Oice/Informatel di gennaio 2025
L’aggiornamento dell’Osservatorio OICE/Informatel sul mercato dei servizi tecnici, torna a mostrare un calo del valore delle gare: a gennaio il valore dei bandi, ottenuto sommando l’importo delle gare per servizi di ingegneria (210,2 mln) al valore della progettazione esecutiva compresa negli appalti integrati (2,1 mln), raggiunge l’importo complessivo di 212,3 mln e nel confronto con dicembre evidenzia una flessione del 23,1% in valore. Il mercato tiene essenzialmente per il bando di accordo quadro di Aspi relativo alla sorveglianza delle opere d’arte in gestione ad Autostrade per l’Italia da 171,0 mln, che è pari all’80,5% del valore di tutti i bandi del mese. Senza questo “bando anomalo” le gare per soli servizi tecnici di gennaio avrebbero cumulato appena 39,2 milioni, di cui poco più di 13 mln. di sola progettazione.
Fonte: buildnews.it
La classifica dei migliori ospedali del mondo
Newsweek ha pubblicato la classifica "World’s Best Hospitals 2025", un’analisi globale che valuta le eccellenze ospedaliere in base a criteri di qualità dell’assistenza, innovazione tecnologica e reputazione tra i professionisti sanitari. L’elenco, redatto in collaborazione con Statista, si basa su sondaggi tra operatori sanitari, indicatori di performance e dati di soddisfazione dei pazienti.
Come nelle edizioni precedenti, gli ospedali statunitensi dominano la classifica con la Cleveland Clinic e la Mayo Clinic nelle prime posizioni, seguite da strutture europee e asiatiche di prestigio. La graduatoria evidenzia anche il ruolo crescente delle tecnologie sanitarie e l’adozione di modelli avanzati di gestione ospedaliera.
L’Italia si conferma presente con diverse strutture di eccellenza, in particolare in Lombardia, dove otto ospedali figurano tra i 350 migliori al mondo.
Tra questi spiccano l’Ospedale Niguarda di Milano, il San Raffaele e l’Istituto Clinico Humanitas, che hanno ottenuto un riconoscimento per l’innovazione e la qualità dell’assistenza.
Top 5degli ospedali mondiali:
1. Cleveland Clinic – USA
2. Mayo Clinic – Rochester, USA
3. The Johns Hopkins Hospital – USA
4. Charité – Universitätsmedizin Berlin – Germania
5. Toronto General Hospital – Canada
Tra le strutture italiane, l'Ospedale Niguarda di Milano è stato riconosciuto come il miglior ospedale italiano, ottenendo un posizionamento di rilievo a livello mondiale.
Inoltre, otto ospedali lombardi sono stati inclusi tra le 350 strutture sanitarie mondiali "Smart" per l'implementazione di tecnologie mediche avanzate. Ecco l'elenco degli ospedali lombardi presenti in classifica tra i primi 100 posti:
• 54° posto: Istituto Clinico Humanitas – Rozzano
• 64° posto: Ospedale San Raffaele – Milano
• 88° posto: Istituto Europeo di Oncologia (IEO) – Milano
ministrazioni. È fondamentale preparare i nostri dipendenti e per farlo è necessario puntare sul rafforzamento delle competenze su cui dobbiamo continuare a investire”. L’iniziativa è stata l’occasione per presentare il corso base di alfabetizzazione sul BIM realizzato dal Dipartimento della Funzione pubblica, in collaborazione con l’Associazione Nazionale costruttori edili (Ance), dedicato ai dipendenti pubblici. Il corso accessibile su Syllabus, la piattaforma dedicata alla formazione dei dipendenti della Pubblica amministrazione, ha l’obiettivo di preparare il personale alle novità introdotte nel settore e a rafforzarne le competenze acquisite.
Fonte: buildnews.it
Piante: gentile concessione di Frederico Valsassina Arquitectos; immagini: Copyrights L. Pavao e J. Vicente, gentile concessione di Frederico Valsassina Arquitectos
Un ospedale urbano nel cuore di Lisbona
L’OSPEDALE CUF TEJO, SITUATO NELLE IMMEDIATE VICINANZE DELLA ZONA DEL PORTO DI LISBONA E DEL FIUME TEJO, È STATO PROGETTATO DA FREDERICO VALSASSINA ARQUITECTOS ED È DIVENTATO FIN DA SUBITO UN’ECCELLENZA NEL PANORAMA SANITARIO PORTOGHESE
di Fabrizio Lissoni, Daniel Hany Ibrahim, Stefano Capolongo
DATI TECNICI
Luogo: Lisbona, Portogallo
Committente:
IMO HEALTH Investimentos
Imobiliàrios Lda
Progettisti:
Architettura: Frederico
Valsassina Arquitectos
Landscape: Proap
Strutture: A2P Consult
Sicurezza: Aconsult
Impianti: GET, DUCTOS, EACE
Acustica: Certiprojecto
Interiori Design: P-06
Fotografie: Joea Vicente, Luis Pavao
Periodo di realizzazione: 2016-2020
Anno di inaugurazione: Marzo 2020
Dimensioni del lotto:
34.960,70 m2
SLP: 75.894,20 m2
Posti letto: 215
■ Pianta del piano terra
■ Pianta del piano primo
■ Pianta del piano tipo
UN OSPEDALE PER LE MALATTIE DEL FUTURO
Il nuovo ospedale provato CUF Tejo è la perfetta sintesi tra i settant’anni di esperienza in ambito assistenziale del gruppo José de Mello Saúde (società conglomerata portoghese che opera in diversi settori tra cui l’ambito sanitario) e di un progetto di ricerca strutturato sulle best practice a livello internazionale coinvolgendo una vasta gamma di professionisti del settore sanitario e non. In questo processo realizzativo sono confluite inevitabilmente conoscenze cliniche, manageriali e architettoniche fino ad arrivare allo sviluppo di un progetto coerente, pronto ad affrontare le sfide del futuro dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo ultimo è quello di trovare nuove strategie cliniche per far fronte ai principali temi che colpiscono la salute delle persone nella società odierna tra cui l’aumento delle malattie croniche, l’invecchiamento della popolazione e l’emergere di nuove patologie sempre più frequentemente. Non a caso il concept di progetto si basa su tre principi fondamentali:
• un ospedale progettato per le malattie del futuro;
• una struttura incentrata sui suoi utenti e sulle persone;
• un’infrastruttura incentrata sulla ricerca e sulla formazione e crescita professionale.
■ Sopra, ingresso parcheggio e ambulanze. Sotto, vista delle facciate dell’Ospedale CUF Tejo
■ Sezione trasversale dell’Ospedale
■ Sezione longitudinale dell’Ospedale
■ Vista diurna e notturna dal giardino
Essendo un centro di cura progettato per le malattie del futuro, l’approccio medicale è multidisciplinare con una infrastruttura fisica e tecnologica pensata fin dall’inizio per promuovere l’interazione e la contaminazione disciplinare tra diversi professionisti sanitari. L’ospedale è dotato di tecnologia clinica all’avanguardia, altamente differenziata e complessa, sia per la diagnosi che per la terapia.
L’utilizzo di macchinari così sofisticati risulta ancora una sfida per la
progettazione ospedaliera su diversi livelli: da un lato vanno tenute in considerazione le problematiche relative alla gestione spaziale e strutturale di questi oggetti all’interno dell’edificio; dall’altro risultano una sfida per quanto riguarda la continua gestione e manutenzione che risulta necessaria periodicamente; e infine non da meno vi è sempre la necessità di far convivere l’alta tecnologia ospedaliera e gli utenti realizzando spazi il più possibile piacevoli e umanizzati sia per i pazienti che per gli operatori sanitari. Degno di nota è l’approccio che l’ospedale ha verso i proprio dipendenti, infatti incentiva fortemente lo sviluppo professionale del personale cercando di integrare le attività di formazione e ricerca nel lavoro quotidiano dei team clinici grazie anche alla tecnologia 3D e alla realtà aumentata, garantendo comunque ai propri operatori spazi per il tempo libero e la decompressione dal lavoro, sfruttando anche le aree circostanti e la sua posizione strategica all’interno della città di Lisbona. Il fronte principale dell’ospedale, infatti, affaccia direttamente su un giardino semipubblico e sul panorama del fiume Tejo e del Ponte de 25 de Aprile che collega la città alla zona panoramica di Almada.
Spazi dedicati all’accoglienza e all’attesa
Main Street
COMPOSIZIONE DELL’EDIFICIO
Il nuovo Ospedale CUF Tejo è costituito da 4 piani interrati e 6 fuoriterra. Il parcheggio interrato ha la capacità di 200 posti auto dedicati al pubblico e 555 posti auto privati di cui 7 destinati alle autoambulanze. Inoltre sono presenti ulteriori 7 posti esterni, nelle vicinanze dell’ingresso al parcheggio, destinati sempre alle autoambulanze, raggiungendo così un totale complessivo di 762 posti.
Al primo piano interrato, oltre all'area di carico e scarico, situata a est e con accesso indipendente, si trovano tutte le aree tecniche, di approvvigionamento e di manutenzione dell'ospedale. Questo piano ospita anche laboratori e aree cliniche ospedaliere, che, a causa della loro natura specifica, devono essere situate necessariamente sotto il livello del suolo. Nei piani superiori al livello del piano terra, l'ospedale ha un volume vicino a Av. 24 de Julho dedicato alle attività diurne, a sud un ampio edificio a due piani che ospita le aree della piastra sanitaria quali la diagnostica per immagini, il blocco operatorio e day surgery, la terapia intensive, ecc.
Al secondo piano si trovano le aree didattiche, amministrative, la cappella e il refettorio. Queste aree sono incorniciate da un ampio giardino esterno, mentre nei piani superiori a sud, sono state progettate le aree di degenza per ogni livello su stecche a sbalzo, per ospitate un totale di 215 letti per pazienti ricoverati, suddivisi in 143 camere doppie e singole.
ARCHITETTURA E RELAZIONE CON IL CONTESTO
Un’analisi dell’edificio dal punto di vista funzionalista dell’approccio al progetto ci porta ad identificare tre modalità distinte di utilizzo dello spazio edificato: - come un insieme costruito; - come uno spazio da osservare all’interno del contesto circostante; - come un’unità ospedaliera all’avanguardia.
In termini di accoglienza sono state create le condizioni necessarie di comfort e di utilizzo che trasformano questo ospedale in uno spazio abitato. Il fatto che si tratti di uno spazio privato con utilizzo pubblico, seppur limitato, sottolinea la necessità che il progetto sia in grado di generare soluzioni che soddisfino standard di alta qualità e, al contempo, configurino un sistema con una capacità sufficiente per supportare usi più intensivi e caratteristiche di utilizzo pubblico.
I principali destinatari dello spazio ospedale sono ovviamente tutte le persone che utilizzano l’ospedale stesso, compresi perciò anche tutti i professionisti sanitari che lavorano al suo interno. In modo semplificato nella composizione architettonica dell’edificio si possono identificare due aspetti distinti: la costituzione di uno “sfondo scenico” che inquadra gli ambienti generati dalla continuità delle facciate a livello stradale e la composizione di un elemento plastico, una scultura da osservare dall’alto, dai punti di vista panoramici situati nelle aree più alte della città e dal Ponte 25 de Abril.
Il modo in cui è stato trattato lo spazio frontale dell’edificio e le sue caratteristiche tecnologiche entrano in diretta relazione influenzando conseguentemente i percorsi pedonali che tagliano il giardino frontale. Questo spazio funzionale, è risultato strettamente vitale a causa della configurazione urbana del lotto. In un progetto con un’area di intervento così significativa destinata ad una struttura sanitaria, dove fin da subito i progettisti si sono preoccupati di garantire un’elevata qualità architettonica, le questioni ambientali e relative al traffico stradale sono risultate essere un punto focale nella progettazione. La posizione dell’ospedale risulta estremamente favorevole in termini di integrazione con la rete stradale fondamentale di questa parte della città. La differenziazione delle vie di accesso, inoltre, garantisce un’ottima operatività distribuendo il carico di affluenza sui diversi accessi dell’ospedale. Lo spazio su cui si basa questa proposta di intervento ha caratteristiche che gli conferiscono una grande specificità: innanzitutto, di natura urbana, dovuta alla precisa delimitazione di un’area, definita da un ambiente composto da elementi volumetrici di forte impatto; in secondo luogo, di natura tipologica e immaginativa, poiché si tratta di un ospedale con la possibilità di una relazione visiva con l'esterno, con una simmetria molto marcata in termini formali, con un linguag-
gio architettonico dove domina il cemento bianco. Il confronto tra questo edificio e il suo confine caratterizzato dal giardino aperto al pubblico definisce chiaramente i principi ortogonali dell’intervento. Se, da un lato, questa delimitazione può potenzialmente generare una situazione di isolamento dall'esterno, dall'altro lato, l'intero complesso è visivamente accessibile dalle strade che lo circondano. In conclusione, ci troviamo di fronte a uno spazio che è assolutamente connesso al suo contesto esterno e in cui l'unico fattore di differenziazione interna è dato dal movimento del sole e dal modo in cui gli ambienti interni vengono caratterizzati dai diversi livelli di ombreggiatura che nascono grazie alla variazione volumetrica dell’edificio e dalla trasparenza delle sue vetrate.
INVOLUCRO DI FACCIATA
In termini architettonici, questo edificio è chiaramente il risultato di quella che può essere definita una corrispondenza totale tra forma e funzione. Con volumi molto puliti, privi di qualsiasi elemento costruttivo non chiaramente necessario, l’edificio è composto da tre tipologie fondamentali di facciata:
1. la prima sul lato sud è costituita da pannelli di parete in cemento con finestrature che danno direttamente sul giardino esterno;
Esempi di camere di degenza
2. la seconda, sui lati est ed ovest, è costituita da finestrature trasparenti e/o opalescenti, protette da fasce marcapiano, che assolvono la funzione di schermatura orizzontale, rivestite da pannelli in cemento bianco. Questa soluzione smaterializza questi volumi perpendicolari all'Av 24 de Julho e conferisce leggerezza e smaterializza l'intero complesso;
3. la terza, a nord, sul volume principale, presenta una composizione di linee pure ed ortogonali, in cui le metriche delle aperture si integrano con il rigore delle pareti di cemento bianco a vista.
L'intera composizione ha dunque cercato di creare un'immagine di unità nel trattamento dello spazio, con una grande diversità di situazioni che permettono di valorizzare fortemente l'immagine complessiva. L'interrelazione tra spazi costruiti, spazi aperti e i materiali da utilizzare risulta cruciale nella composizione architettonica dell’edificio. In termini di composizione generale i progettisti son riusciti a garantire che ciascuno degli spazi e degli elementi architettonici fosse caratterizzato in modo semplice e memorabile, oltre che ad essere attraente per l’utente.
RINGRAZIAMENTI
Le informazioni utili per la scrittura dell’articolo sono state tratte da:
• descrizioni del progetto fornita dai progettisti di Frederico Valsassina Arquitectos;
• disamina tecnica dei disegni di progetto;
• portali di architettura accessibili dal web.
Gli autori ringraziano Frederico Valsassina per la condivisione del materiale e il supporto tecnico per la scrittura dell’articolo.
GLI AUTORI
FABRIZIO LISSONI
Architetto libero professionista nell’ambito dell’healthcare design e allievo della XV ed. del Master Ospedali, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano e Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
DANIEL HANY IBRAHIM, STEFANO CAPOLONGO
Design & Health Lab, Dip. ABC, Politecnico di Milano
La torre di Böblingen
LA TORRE DI BÖBLINGEN PER IL COMPLESSO OSPEDALIERO DI FLUGFELD SI CONFIGURA COME UN EDIFICIO SANITARIO-DIREZIONALE ESEMPLARE PER L’APPLICAZIONE DEL MODELLO “2226” SVILUPPATO DALLO STUDIO SVIZZERO BAUMSCHLAGER EBERLE ARCHITEKTEN
Volume edilizio: 59,633 m2 (compreso il parcheggio sotterraneo)
Superficie di pavimento: 9,093 m2
Inizio del progetto: 2021
Inizio della fase di costruzione: 2021
Fino della fase di costruzione: 2023
Costo della costruzione: 40 milioni di euro
■ Dettaglio del nodo di attacco tra il solaio di copertura e la chiusura opaca verticale
Baumschlager Eberle Architekten sono da sempre impegnati nella progettazione di edifici, ospedalieri e no, pensati per raggiungere elevati standard energetico ambientali. L’attenzione a questi aspetti è testimoniata dai precetti del modello 2226, che è uno dei paradigmi fondanti di questo studio di architettura svizzero, sviluppato come un manifesto progettuale che punta a garantire elevate condizioni di comfort all’interno dell’edificio grazie al mantenimento delle temperature operative nel range tra 22° e 26° gradi centigradi. Quest’obiettivo è raggiungibile massimizzando le prestazioni dell’involucro, attraverso l’integrazione di considerevoli strati di isolante termico nelle facciate e in copertura, ma senza rinunciare alla linea minimalista di chiara matrice teutonica che da sempre caratterizza le architetture dello studio. Non a caso, la maggioranza degli edifici realizzati da Baumschlager Eberle Architekten sono caratterizzati da una forma compatta che permette di controllare e minimizzare
la presenza dei ponti termici, e da un’accurata progettazione delle soluzioni di chiusura opache e trasparenti, che sono dimensionate e integrate da sistemi tecnologici attivi e passivi pensati per controllare la ventilazione naturale, la radiazione solare ed i flussi energetici passanti durante tutto l’arco dell’anno.
In linea con questa scelta stilistico-compositiva, il nuovo padiglione amministrativo per il complesso ospedaliero di Flugfeld è stato progettato come un parallelepipedo compatto che si sviluppa verticalmente, diventando un elemento riconoscibile e caratterizzante il nuovo distretto sanitario di Böblingen, che si estende per circa 80 ettari e si configura come uno dei maggiori progetti di sviluppo urbano della Germania sud occidentale. Si tratta, infatti, di una torre articolata in 13 piani fuori terra, che si eleva per un’altezza totale di 48 metri, destinata ad ospitare: una scuola per le professioni sanitarie e assistenziali; gli alloggi per il personale medico; un asilo per 30
■ Dettaglio delle soluzioni di chiusura verticale trasparente in corrispondenza delle partizioni di muratura realizzate con finitura in klinker
bambini; gli uffici amministrativi centrali del Klinikverbund Südwest; un grande parcheggio sotterraneo per 600 posti auto. L’articolazione planimetrica del nuovo edificio, trascrivibile in una serie di piani a pianta rettangolare di 24 per 35 metri, è anch’essa caratterizzata da ordine e serialità distributiva.
I vari piani, che si articolano gli uni sugli altri, sono connessi da nuclei di distribuzione verticale centrale, mentre gli ambulatori, gli uffici amministrativi e gli spazi abitabili si collocano lungo il perimetro del corpo di fabbrica e in prossimità delle parti finestrate. Unico elemento di rottura rispetto a questa distribuzione ritmica verticale sono i volumi a doppia altezza, pensati come zone comuni, concepite per promuovere l'incontro e lo scambio dei vari utenti dell'edificio. Al piano terra, un ampio portale, scandito da aperture circolari che ricordano gli oblò di una nave, porta ad un’ampia hall di ingresso, rivestita con lastre di calcestruzzo riciclato lasciate a vista.
Nonostante la compattezza del corpo di fabbrica, la torre è caratterizzata dalla presenza di pareti di partizione interna realizzate con elementi prefabbricati a secco pensati per garantire flessibilità distributiva nel tempo, così da consentire la possibilità di riconfigurare velocemente lo spazio, riducendo i costi di manutenzione dell’edificio durante tutta la sua vita utile. La torre di Böblingen è realizzata con una struttura puntiforme in cemento armato tamponata con un elegante involucro rivestito da mattoni di klinker chiari che si alternano a fasce orizzontali costruite in elementi prefabbricati di calcestruzzo lasciato a vista che, oltre a scandire in alzato la suddivisione interna dell’edificio, conferiscono al corpo di fabbrica la compattezza e l’austerità proprie delle architetture tedesche realizzate nel passato. In linea con il modello 2226, anche in questo caso gli elementi di involucro orizzontale e verticale presentano spessori rilevanti e sono integrati con importanti strati di coibentazione termica.
Le facciate sono realizzate, dall’intero verso l‘esterno, giustapponendo a:
1) pareti in cemento armato di 25 cm di spessore;
2) uno strato isolante di circa 30 cm in pannelli di lana di roccia laminati in velo di vetro nero su un lato, incombustibili, dimensionalmente stabili e con conducibilità termica di 0,35 W/mK;
3) uno strato d’aria di 2,5 cm;
4) un rivestimento esterno in mattoni di clinker di 11,5 cm di spessore o in lastre di cemento di 13 cm. La stratigrafia scelta presenta uno spessore totale di 62,00 cm, una Massa Superficiale di 539 kg/m2 e raggiunge una Trasmittanza Termica (U) pari a 0,108 W/ m2K, garantendo ottime prestazioni termoigrometriche sia nella stagione estiva che in quella invernale.
Il solaio di copertura è realizzato usando elementi gettati in opera di calcestruzzo armato di 30 cm di spessore coibentati con un doppio strato di isolante termico in lana di roccia (resistente alla pressione e con conducibilità termica pari a 0,38 W/mK) con strato superiore compresso così da garantire una buona distribuzione del carico e resistenza alle sollecitazioni meccaniche. La finitura esterna è realizzata con una soluzione a tetto giardino estensivo, chiuso perimetralmente da una fascia di ghiaia di 50 cm di larghezza e 8 cm di spessore. Il sistema di chiusura orizzontale così realizzato presenta uno spessore totale di 74,00 cm, una Massa Superficiale di 625 kg/m2 e raggiunge una Trasmittanza Termica (U) di 0,094 W/ m2K, contribuendo attivamente alla drastica riduzione dei consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento.
Le ampie aperture trasparenti, che scandiscono i quattro prospetti orientati rispetto ai principali punti cardinali, sono invece realizzate utilizzando profilati in alluminio a taglio termico tamponati da triplo vetro camera basso emissivo, schermato all’esterno da un sistema di tende veneziane in alluminio, impacchettabili in un’apposita in-
■ Un'immagine degli spazi interni adibiti ad uffici con vista sul corridoio caratterizzato dalla presenza di pareti attrezzate in legno realizzate su misura
tercapedine realizzata nello spessore del muro. Tutti gli infissi sono, inoltre, ombreggiati da una strombatura di circa 35 cm rispetto al filo esterno del tamponamento opaco e presentano uno sportello laterale realizzato con elementi in alluminio coibentato dedicato alla ventilazione naturale che si giustappone a una lastra di vetro a larghezza variabile montata su anta fissa, pensata per garantire una buona illuminazione degli ambienti interni.
L'ampiezza e il ritmo variabile delle aperture trasparenti sono stati progettati per scandire geometricamente i vari prospetti e permettere, in alcuni casi, di intravedere dall’esterno l’articolazione degli ambienti interni, in particolare degli spazi comuni a doppio volume.
L’austerità delle facciate è bilanciata dal calore degli spazi confinati, in cui è stato scelto di utilizzare il legno per realizzare arredi fissi, progettati su misura, attrezzati con sedute e armadietti a servizio delle varie funzioni ospitate ai diversi piani dell’edificio, e che articolano in modo originale i collegamenti verticali che corrono lungo l’asse centrale dei servizi. L’atrio di ingresso, orientato a nord, si affaccia su ampio lastricato realizzato con elementi prefabbricati di cemento
riciclato, mentre il fronte sud, è caratterizzato dalla presenza di un ampio giardino, pensato per diventare uno spazio dedicato al tempo libero, a disposizione degli edifici limitrofi e dell’intero complesso ospedaliero. Tutte le scelte progettuali adottate rendono la torre di Böblingen un edificio esemplare, capace di coniugare la ricerca formale a quella relativa alle soluzioni tecnologiche e impiantistiche da adottare per raggiungere elevate prestazioni energetico-ambientali e di comfort indoor. Il successo del modello compositivo adottato è testimoniato dal fatto che molti dei padiglioni ospedalieri realizzati successivamente nel distretto di Flugfeld riprendono i dettami stilistici e tecnologici del progetto sviluppato da Baumschlager Eberle Architekten e del loro originale manifesto 2226.
NEL CONTESTO SANITARIO ODIERNO, I TEAM MULTIDISCIPLINARI RAPPRESENTANO UNA SOLUZIONE EFFICACE PER GARANTIRE UN’ASSISTENZA CENTRATA SUL PAZIENTE
di Roberta Laurita, Federica Morandi
Relazioni di boundary spanning
Oggi i sistemi sanitari richiedono soluzioni organizzative in grado di garantire efficacia ed efficienza in risposta a problemi sanitari sempre più complessi. Infatti, da un lato la disponibilità di nuove tecnologie sanitarie ha contribuito a prolungare l’aspettativa di vita, dall’altro le questioni di sostenibilità richiedono particolare attenzione nella definizione dei percorsi di cura e nelle scelte dei pazienti. Diventa pertanto evidente la necessità di supporto da parte del management e l’introduzione di nuove pratiche di lavoro in grado di coordinare i professionisti. In tal senso, i team multidisciplinari rappresentano una soluzione efficace per garantire un’assistenza centrata sul paziente. Soprattutto in ambito sanitario, le decisioni cliniche richiedono conoscenze eterogenee ed una continua interazione tra diverse professioni, specialmente per le patologie complesse. I team multidisciplinari rappresentano, dunque, una soluzione al problema della frammentazione delle conoscenze e del coordinamento orizzontale nelle strutture sanitarie.
Autonomia organizzativa
I TEAM MULTIDISCIPLINARI NEL CONTESTO SANITARIO
La centralità del paziente nell’approccio assistenziale ha richiesto una riprogettazione dei percorsi di cura, con una attenzione particolare alla personalizzazione, alla continuità e alla tempestività dell’assistenza, determinando una progressiva diffusione dei team multidisciplinari, particolarmente impiegati nel trattamento di pazienti complessi, quale risposta eliminare alle molteplici e contestuali esigenze. Sebbene risulti concettualmente chiaro quanto le sinergie multiprofessionali giochino un ruolo rilevante nella gestione di pazienti ad alto assorbimento di assistenza, esiste un certo grado di incertezza su quali siano le condizioni organizzative che ne favoriscano la performance. Per questa ragione in una recente analisi ci siamo focalizzati su alcune variabili organizzative quali il grado di autonomia e le relazioni esterne al team (boundary spanning) per comprendere che effetto abbiano sulla performance multidimensionale dei team intesa come efficienza, qualità, innovazione, rispetto dei programmi, rispetto dei budget ed eccellenza del lavoro. Nelle pratiche di teamworking sembra evidente come l’autonomia organizzativa sia una dimensione essenziale nella progettazione delle migliori condizioni di lavoro per i team. Come ampiamente dibattuto in letteratura, quando i team percepiscono il controllo diretto sulle attività e sui compiti loro assegnati, la possibilità di agire in modo indipendente nei processi decisionali e nelle decisioni sulle modalità e sui tempi di lavoro più appropriati aumentano la loro prestazione, efficientando il processo di cura dei pazienti. D’altro canto, sono estremamente importanti anche i modelli relazionali in cui i team si muovono sia internamente, ma soprattutto esternamente all’organizzazione. Costruire (e mantenere) relazioni all’esterno dell’organizzazione è una attività che richiede molto tempo e che, tuttavia, può giovare al team portando
performance
Figura 1 Autonomia, Boundary Spanning e Performance
innovazione grazie allo scambio di informazioni e best practices. Tuttavia, questo principio piuttosto lineare non trova pieno riscontro sul piano empirico, assumendo una connotazione piuttosto controintuitiva.
Le evidenze dal campo dimostrano infatti che non è sempre semplice trovare un equilibrio efficiente tra il tempo dedicato a ricercare e raccogliere informazioni provenienti dall'esterno, la verifica della loro qualità e adeguatezza e il beneficio che il team ne può trarre. Molto spesso la costruzione e il mantenimento di relazioni esterne diviene dispendioso in termini di tempo, da un lato dedicato a individuare la fonte di informazioni qualitativamente più appropriate, dall’altro sottratto alle attività operative di routine interne al team.
Ne risulta che i team si muovono in uno spazio loro concesso di autonomia decisionale e organizzativa, e possono avvertire contestualmente il bisogno di ricercare e condividere esternamente modalità e prospettive di azione. Ma quale è la relazione tra queste due dimensioni e che effetto hanno sulla performance dei team?
Nella nostra ricerca abbiamo fatto interagire autonomia e boundary spanning in particolare partendo dal presupposto che il numero di legami che un membro del team ha con colleghi di altre organizzazioni sanitarie possa moderare la relazione tra autonomia organizzativa e performance del team.
Ci siamo infatti chiesti quando le relazioni esterne al team costituiscono un vantaggio per i risultati che il team ottiene e quando invece rappresentano principalmente un dispendio di tempo? L’ingrediente chiave è l’autonomia organizzativa. Quando le regole sono chiare, l’organizzazione del lavoro è ben definita e le decisioni sono standardizzate l’attività di boundary spanning (superamento dei confini) diventa troppo dispendiosa in termini di tempo e costi poiché le informazioni e le conoscenze che i membri del team hanno acquisito esternamente, sottraendo tempo e fatica al loro lavoro, sono ridondanti, considerando che l'organizzazione già fornisce tutti gli schemi e i dati necessari per decidere e agire. Al contrario, in contesti organizzativi in cui il grado di autonomia percepito dai lavoratori è elevato, la decisione di ricercare informazioni e soluzioni
Figura 2 Autonomia e Performance
Poche relazioni esterne
Molte relazioni eterne
praticando il boundary spanning è irrilevante ai fini della performance. In questo contesto i team sono autonomi nella risoluzione dei propri compiti. La decisione di chiedere consulenze esterne diventa più che un’esigenza “organizzativa” qualcosa di strettamente collegato alle caratteristiche e alle esigenze specifiche dei membri del team. Poiché il contesto organizzativo non è strutturato, i membri del team possono decidere autonomamente se andare all’esterno, ad esempio in caso percepiscano che le risorse sono insufficienti o avvertano la necessità di raccogliere competenze aggiuntive oppure no. Nei contesti organizzativi in cui l’autonomia percepita è elevata, la performance sarà dunque la stessa indipendentemente dalle attività oltre i confini perché i team saranno autonomi nel definire le modalità dell’agire, compensando la mancanza di risorse e trovando opportune soluzioni. Tale relazione è concettualmente rappresentata in Figura 2 dove si osserva che in corrispondenza di bassi livelli di autonomia organizzativa la performance dei team con poche relazioni esterne è più elevata che in quelli con molte relazioni esterne. Dunque quando le regole organizzative esistono, il tempo impiegato a cercare soluzioni o schemi differenti all’esterno del team va a scapito della performance. Al contrario in contesti organizzativi molto destrutturati, dove cioè l’autonomia è alta, la quantità di relazioni esterne non fa la differenza ai fini della performance, determinata dalle caratteristiche e dalle competenze in capo al team indipendentemente dalla rete relazionale esterna.
QUALI SUGGERIMENTI PER IL MANAGEMENT SANITARIO?
Come affermato in precedenza, l’erogazione dei servizi sanitari sempre più spesso impiega team multidisciplinari, specie per il trattamento di pazienti complessi. Per questa ragione diviene di fondamentale importanza supportarne il successo. Questa analisi pone in luce l’effetto di due variabili da attenzionare ai fini del sostenimento della performance: l’autonomia organizzativa e le relazioni esterne sviluppate dai team.
Definire la “giusta dose” di autonomia da assegnare ai team così come comprendere le dinamiche sottese alle attività di boudary spanning, diviene strategico. Rispetto all’autonomia l’osservazione pratica dei team oggetto di analisi ci guida nell’affermare che laddove l’autonomia è bassa, il superamento dei confini diventa dannoso; dunque, spetta al management aziendale far comprendere gli strumenti, le procedure, le modalità di accesso al repertorio di informazioni interne all’organizzazione, al fine di evitarne la ricerca esterna. Al contrario, in contesti non strutturati, dove il grado di autonomia percepita è elevato, i processi vengono attuati dai team in maniera personalizzata, sviluppando un elevato livello di problem solving. In questa circostanza diviene fondamentale per il management lavorare sulla composizione quali-quantitativa dei team, così da renderli efficaci nel raggiungimento degli obiettivi assegnati. Rispetto al boundary spanning anche qui si tratta di trovare una “giusta quantità” di informazioni e risorse ricercare all’esterno tenendo sempre in considerazione il bilanciamento costo-beneficio in termini di tempo impiegato. Diviene dunque essenziale capire perché i membri del team chiedano consulenze esterne, se per carenza di conoscenze, competenze o risorse, e nel caso riprogettare i team per dotarli adeguatamente di tutte le risorse necessarie. Ciò limiterebbe la necessità di cercare aiuto all’esterno dell’organizzazione per rispondere alle sfide e alla complessità.
In conclusione, l’analisi sottolinea l’importanza di progettare i team bilanciando autonomia e relazioni esterne per ottimizzarne l’efficacia e l’efficienza nei moderni sistemi sanitari.
ALTEMS - Università Cattolica di Roma
LE AUTRICI
ROBERTA LAURITA, FEDERICA MORANDI
Bassa Autonomia
Alta Autonomia
Progettare per le emergenze/urgenze
IL PRONTO SOCCORSO OSPEDALIERO È L’ORGANIZZAZIONE CLINICA CHE GARANTISCE TRATTAMENTI DI EMERGENZA/URGENZA RAPPRESENTANDO IL PUNTO CRUCIALE DI MOLTE STRUTTURE OSPEDALIERE COME LUOGO PER LE PRIME VALUTAZIONI E LE CURE IMMEDIATE PER I PAZIENTI IN CONDIZIONI URGENTI O IN POTENZIALE PERICOLO DI PER LA VITA
Negli ultimi anni i Pronto Soccorso/Dipartimenti di Emergenza hanno sempre più assunto un’importanza cruciale nel Sistema Sanitario Nazionale, trasformandosi in aree ampie e modernamente organizzate oltre che attrezzate in modo da poter affrontare ogni tipo di emergenza, continuando comunque a farsi carico delle patologie minori. Tale sviluppo non sempre è stato sorretto da un’adeguata cultura del settore che partendo dalla centralità della relazione “curante-curato”, mirasse ad innovazioni progettuali e organizzative (sviluppate anche in ambito internazionale) e dall’altra approfondisse le specifiche esigenze strategiche e operative della Struttura Sanitaria, oggetto della trasformazione.
Tutto questo ha talvolta generato una serie di contraddizioni tra gli aspetti architettonico-funzionali e la concezione organizzativa, con inevitabili ricadute negative sull’operatività, il flusso di lavoro, l’efficacia nell’utilizzo degli spazi e delle dotazioni e il sistema delle relazioni. Far procedere di pari passo una moderna e sempre migliorabile definizione organizzativa e funzionale con le caratteristiche ambientali degli spazi, è un processo che richiede una visione culturale omogenea oltre ad una stretta collaborazione fra i diversi professionisti implicati nella concezione, programmazione, realizzazione e conduzione del Pronto Soccorso/Dipartimento di Emergenza. Diventa pertanto necessario fornire un contributo a procedere nella suddetta direzione fornendo analisi, proposte e spunti di riflessione consapevoli della sua complessità e di ciò che davvero necessita, partendo dai possibili problemi e indicandone le relative soluzioni.
Devono essere inoltre analizzate le caratteristiche dei principali processi di valutazione e cura: Triage, percorso assistenziale dei “Codici Minori” (e quello dei pazienti complessi); ruolo dell’Osservazione Breve Intensiva; peculiarità e gestione dell’Emergenza.
PROGETTARE
PER LE EMERGENZE/URGENZE
La crescita del volume delle emergenze, la richiesta di un’efficienza operativa costante, i nuovi modelli operativi per la gestione del flusso dei pazienti e i nuovi concetti di progettazione, rendono la pianificazione dello spazio dedicato ai Servizi di Emergenza un problema complesso che cerca risposte ad almeno quattro domande fondamentali:
- Come stimare le esigenze di spazio?
- Quali nuovi concetti operativi stanno emergendo dalle operazioni di emergenza e quali sono le loro implicazioni nella progettazione?
- Quali sono le principali tipologie di progettazione per i Servizi di Emergenza?
- Come può essere garantita la sicurezza durante le operazioni tipiche svolte dai Servizi di Emergenza e quali sono le modalità di progettazione per i periodi di picco della domanda derivanti da eventi avversi naturali o causati dall’uomo?
Un piano di successo per la progettazione dello spazio dedicato ai Servizi di Emergenza deve poter analizzare e rispondere ad ognuna di queste domande esaustivamente per sviluppare soluzioni da applicare ad una determinata struttura.
STIMA DELLE ESIGENZE DI SPAZIO
Una questione fondamentale da affrontare nella pianificazione delle emergenze è quella di identificare il giusto compromesso tra il garantire ai pazienti un rapido accesso alle cure e far corrispondere i requisiti di costo (sia operativi che delle strutture) atti a soddisfare i periodi di picco della domanda.
La dimensione di questo problema è facilmente quantificabile: stimare la domanda di picco e le relative esigenze dei letti. Determinare il livello accettabile di eventuali ritardi nelle prestazioni è funzione del mix di pazienti in esubero a causa della riduzione dell’Assistenza Sanitaria, in particolar modo nelle ore notturne e nei giorni festivi all’interno degli ospedali. Da un punto di vista strutturale, i progettisti sono tenuti ad identificare sia le risorse fisiche disponibili (in particolar modo gli spazi di trattamento) che le risorse minime dell’edificio per garantire che lo spazio disponibile non sia la variabile vincolante. Il problema in genere può essere affrontato con:
- l’analisi delle variabili esterne che creano domanda e non possono essere controllate dal pronto soccorso; - la valutazione sia dei processi operativi interni che delle risorse disponibili, per poter rispondere in modo esaustivo alla domanda. Le componenti esterne da includere nella proiezione della domanda includono: i dati demografici della popolazione; i modelli di utilizzo; le caratteristiche della quota di mercato; le politiche sanitarie previste; la visione strategica dell’Istituzione. L’analisi dei modelli storici fornisce un importante punto di partenza per identificare la valenza della domanda nei periodi di picco. In quest’analisi sono quattro i componenti dei modelli di visita del paziente tipicamente inclusi. Tre di questi componenti sono di solito coerenti e stabili per le singole istituzioni mentre la quarta variabile (proiezione del volume totale) ha inficiato molti studi, compromettendoli.
I tre componenti della domanda ragionevolmente coerenti da analizzare con i dati storici dipartimentali sono: 1) il mese di picco dell’anno; 2) il giorno di picco della settimana; 3) il picco di arrivi per ora. La combinazione di questi fattori può essere ben analizzata per tradurre le visite totali previste in modelli di arrivo nei vari periodi di punta che includeranno idealmente i modelli di inter-arrivo (ovvero minuti medi che intercorrono tra i vari arrivi) durante i periodi di picco per quei pazienti appartenenti a “categorie importanti” (traumi maggiori, pediatria, cure comportamentali e urgenti). Negli ultimi anni, le visite annuali totali si sono rivelate essere tra le più difficili da stimare, con proiezioni che spesso sottostimano la domanda reale. I fattori che hanno contribuito a queste sottostime includono la crescita complessiva della popolazione e l’invecchiamento della stessa, l’aumento del
tasso di utilizzo (visite/100) nelle principali fasce di età, la chiusura di ospedali e centri traumatologici nei vari Paesi. In genere, le visite ai P.S. sono aumentate con tassi variabili e con un aumento più sostanziale per le nuove strutture. Uno strumento che si rileverà utile ad affrontare una potenziale domanda è la conduzione di un’analisi degli scenari per provare a combinare una vasta gamma di fattori che influenzeranno la domanda futura in due o tre alternative possibili. Un’attenta analisi delle esigenze spaziali può essere testata rispetto alle ipotesi di future alternative per poter meglio comprendere la potenziale gamma delle stesse. Le esigenze fisiche comuni e i requisiti unici di ogni scenario possono essere utilizzati per scegliere un piano preferenziale da adottare.
MODELLO DI FLUSSO DEI PAZIENTI
pubblico ambulanza
I
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
I I I I
Figura 1
Configurazione radiale (postazione di cura del paziente attorno ad un’area di lavoro centrale)
L’organizzazione e la forma fisica di molti Servizi di Emergenza-Urgenza hanno subìto cambiamenti drammatici mentre gli ospedali cercano nel contempo soluzioni al sovraffollamento, all’aumento della durata della degenza e al rischio associato sia ai disastri naturali che a quelli causati dall’uomo. La pressione subìta per accettare i processi relativi al flusso di pazienti e alla durata della loro degenza deve essere ben esplicitata per evitare che i piani futuri non istituzionalizzino i problemi già esistenti. Deve inoltre essere intrapreso dai Servizi di Emergenza un attento esame delle opzioni atte a migliorare l’esperienza dei pazienti parallelamente ad un’analisi esterna per garantire che la progettazione di una Struttura Sanitaria sia funzionale. Le applicazioni delle tecniche di analisi “Lean Thinking” ai Servizi di Emergenza (ovvero l’adozione di uno stile di pensiero manageriale che miri all’abbattimento degli sprechi) hanno portato all’adozione di metodi innovativi per la gestione del “front-end” ovvero del processo che interessa il paziente (piattaforma che ne gestisce l’interazione con tutto ciò che l’utente vede come ad es. pulsanti, grafica, messaggi e che permette di riceverne un flusso di dati al riguardo) e l’uso di “back-end” costituito dai dati ricevuti e dall’infrastruttura che permette il funzionamento dell’applicazione da parte del personale. Un concetto da considerare in questi nuovi approcci è quello di riconfigurare radicalmente la funzione di Triage e la gestione dei pazienti con acuità bassa o moderata. I Servizi di Emergenza stanno sviluppando concetti “incentrati sulla sedia” che spostano rapidamente i pazienti in spazi in cui un team di trattamento (tra cui infermiere e un fornitore) possa valutare le condizioni del paziente, fornire trattamenti “minori” e gestire la disposizione ai pazienti selezionati. Sia le aree dedicate all’attesa dei risultati che le aree di attesa interne vengono utilizzate per garantire che gli spazi di trattamento possano essere trasformati durante i periodi di picco in modo da soddisfare il flusso dei pazienti. Ridurre
registrazione/ supporto
I I I I
la durata della degenza nelle aree di trattamento può forse risultare una soluzione drastica ma permette di aumentare la produttività di ciascuna area riducendo lo spazio totale richiesto per il reparto. Una volta definito un modello di lavoro del flusso di pazienti ipotizzato e stabilita la durata target di degenza nelle aree di trattamento, è possibile utilizzare modelli di simulazione ed altri strumenti idonei a stimare il numero delle stazioni di trattamento richiesto. Tutto ciò servirà da base per la funzionalità del programma spaziale e per il budget del progetto. Nel corso di progetti recenti, il rapporto tra metri quadri lordi dipartimentali e area di trattamento è ipotizzato in un range che intercorre da 60 a 70 m2. La maggior parte delle istituzioni si sta orientando verso modelli di stanze private.
ADATTAMENTO DELLO SPAZIO
A
DIVERSI MODELLI ORGANIZZATIVI
Lo spazio condiziona in modo sia pratico che implicito le sue modalità di utilizzo da parte dei suoi fornitori. Ciascuna scelta distributiva tende a valorizzare e supportare alcuni elementi a scapito di altri. Affinché il “sistema P.S.” funzioni, è necessario che questi elementi siano gli stessi su cui si basa anche la “mission” del P.S. e che siano fedeli al modello organizzativo prescelto. Tradizionalmente, i layout distributivi per le aree di trattamento del DE sono di tre tipologie: - layout radiale: colloca attorno alla postazione infermieristica i box pazienti, in modo da garantire la visibilità diretta di ogni box da parte dello staff. per ottenere un controllo ottimale ad ogni postazione, non possono corrispondere al controllo previsto più di 16-18 letti; - layout lineare: postazioni infermieristiche nel corridoio centrale, affiancate da box sia alla loro destra che alla loro sinistra, con un doppio corridoio esterno ai box dedicato ai familiari e ai visitatori.
SALA ESAME / TRATTAMENTO
ESAME / TRATTAMENTO
ESAME / TRATTAMENTO
ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
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SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO supporto supporto I I I I I
SALA ESAME / TRATTAMENTO I
I SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO I
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
I
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SALA ESAME / TRATTAMENTO I
Figura 2 Configurazione lineare (sale per trattamenti attorno ad un’area di lavoro del personale con sale a doppio ingresso)
La linearità del sistema consente di collocare più postazioni infermieristiche in modalità progressiva per garantire un rapporto di 10-12 box per ogni postazione; - layout a cluster (a grappolo): costituito da un certo numero di nuclei, esattamente uguali l’uno all’altro, formati generalmente da 8-10 box con postazione infermieristica centrale e supporti dedicati. questo modello ha un rapporto ottimale tra spazio per i pazienti e supporti per lo staff ma può produrre delle diseconomie nella gestione dei cluster se essi vengono lasciati parzialmente vuoti. i cluster di medie dimensioni (da 10 a 15 letti) sono più efficienti di quelli di grandi dimensioni perché viene massimizzata la visibilità e la comunicazione tra i membri dello staff. Dal punto di vista morfologico distributivo, i layout radiali risultano essere quelli maggiormente efficaci in relazione alla loro visibilità, in quanto consentono di ridurre al minimo il rapporto paziente/staff e gli spostamenti del personale: un solo operatore con un semplice colpo d’occhio riesce infatti a tenere sotto controllo un numero maggiore di pazienti rispetto ad una qualunque configurazione lineare. Lo spazio di lavoro chiave dello staff del P.S. è la postazione di controllo dei box. La sua posizione, unita al layout dell’area di osservazione e ad alcune soluzioni economiche e funzionali, può influenzare i livelli di operatività e di efficienza, oltre al benessere lavorativo del personale. Alcune sperimentazioni condotte nei DE statunitensi hanno dimostrato che i nuclei da 8-10 box disposti su un ribbon (sistema curvilineo di box visita/trattamento) con curvatura di circa 12 m di raggio, rappresenta il bilanciamento ottimale tra: numero di letti; dimensione dell’area; distanza dalla postazione centrale di lavoro. Il DE impostato su un layout lineare consente una suddivisione ottimale dei flussi degli utenti dall’area di lavoro del personale. I
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO
SALA ESAME / TRATTAMENTO I I I I
I
complessi box visita/trattamento sono organizzati in nuclei da 8 box, con una configurazione lineare a doppio accesso: il paziente accede al box dall’esterno del nucleo mentre i professionisti sanitari vi accedono dall’interno (area nella quale lavorano). Questo consente una reale separazione tra i flussi e le aree ad uso dei pazienti e dello staff, dalla quale trae beneficio il paziente con un maggior livello di riservatezza e limitate interferenze con le aree di lavoro maggiormente impegnative. Anche il personale, disponendo di un’area dedicata e separata, potrà beneficiare di una maggiore riservatezza nello svolgimento del suo lavoro.
L’approccio di tipo modulare nella progettazione dei DE, in sostituzione di quello di tipo tradizionale, consente maggiori livelli di flessibilità nei confronti della variazione della tipologia di pazienti o del loro livello di acuzie. I moduli possono essere: completamente riorganizzati per andare incontro alle esigenze del dipartimento; chiusi in periodi o giorni di minore afflusso; implementati in relazione alle future esigenze di espansione. Dal punto di vista dimensionale, sulla base di alcune sperimentazioni, il modulo da 12 letti si è rivelato più efficiente rispetto a moduli più ampi, come ad es. nel caso di moduli da 16 letti. Relativamente alle configurazioni, quella ad U rispetto a quella a C, facilita la visibilità e la comunicazione tra lo staff, oltre a rendere più fluida la circolazione del P.S.
MODELLI PIÙ RECENTI
Modelli più recenti e innovativi organizzano i Dipartimenti di Emergenza-Urgenza non in macroaree fisicamente identificabili, ma in zone “fluide” con connotati spaziali e organizzativi diversi in relazione alla tipologia degli utenti. Le linee guida anglosassoni individuano 3 tipologie di spazi, in relazione al livello di acuzie dei pazienti:
I
/
/ TRATTAMENTO I SALA
SALA ESAME / TRATTAMENTO
/ TRATTAMENTO I SALA ESAME / TRATTAMENTO I SALA ESAME / TRATTAMENTO I
registrazione/ supporto registrazione/ supporto
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/ TRATTAMENTO
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/ TRATTAMENTO I
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/ TRATTAMENTO
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SALA
/ TRATTAMENTO SALA
/ TRATTAMENTO I
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SALA ESAME / TRATTAMENTO I
Figura 3 Configurazione a cluster o “a grappolo” (raggruppamento delle sale d’esame ad un’area di supporto e di circolazione interna ad altri gruppi)
- aree per pazienti con livello di acuzie “stabile” (fixed acuity), per i quali è determinabile sia il livello di assistenza necessario che le apparecchiature diagnostiche.
- aree per pazienti con un livello di acuzie “variabile” (acuityadaptable) e quindi con un livello di assistenza e con tipologie di attrezzature variabili nel corso dell’evoluzione clinica del paziente; obiettivo di questi spazi, equipaggiati parzialmente con attrezzature fisse, capaci di accogliere al bisogno anche le attrezzature movimentabili, è quello di ridurre al minimo i trasferimenti dei pazienti al variare delle loro esigenze cliniche; - aree con poltrone (chair centric), per pazienti che necessitano di un livello di assistenza minimo, per brevi periodi di trattamento o di osservazione.
Questi modelli sperimentali prevedono una variabilità di allocazione delle risorse (rapporto infermieri/pazienti) che corrisponde alla rotazione dei pazienti e al loro quadro clinico. Dal punto di vista dimensionale, questi modelli considerano: una maggiore esigenza di spazio (connessa alla presenza di dotazioni tecnologiche e di attrezzature); un team multidisciplinare all’interno del box e oltre che dei familiari o “caregiver” (in maniera similare a quello che avviene nei normali reparti di degenza).
MODELLI “OPEN SPACE”
Con l’obiettivo di ottimizzare spazio e operatività, alcuni Dipartimenti di Emergenza-Urgenza sono stati dotati di aree di trattamento “Open Space” prive di letti, ma dotate di poltrone reclinabili. Non tutti i pazienti che arrivano al P.S. necessitano di essere allettati; molti di quelli ritenuti “non gravi” possono infatti essere collocati su una poltrona. Le poltrone consentono la collocazione di più pazienti nello
SALA ESAME / TRATTAMENTO
ambulanza
stesso spazio rispetto ad un sistema con letti, oltre a contribuire a non amplificare nel paziente condizioni di stress. Il paziente allettato rimanda psicologicamente ad una condizione di istituzionalizzazione che pur se in condizioni cliniche buone, può influenzare negativamente la percezione emotiva del suo stato e della esperienza al P.S.
MODELLI “FAST TRACK”
Per l’ottimizzazione del flusso di lavoro, sia in Europa che negli USA si sta diffondendo la tendenza alla creazione di aree dedicate al trattamento veloce dei pazienti in condizioni non gravi (urgenze minori). L’infermiere di triage in presenza di un paziente che presenta un quadro di patologia minore e monospecialistica, lo invia in autonomia direttamente allo specialista competente. Con l’adozione di questo modello: si migliorano i tempi di attesa, il senso di abbandono in attesa di visita, la soddisfazione del paziente; la mortalità e la morbilità risultano invariate; si permette di snellire il flusso di lavoro consentendo ai medici di dedicarsi ai pazienti in condizioni più gravi.
MODELLO “SEE&TREAT”
Questo modello è caratterizzato dal forte contenimento dell’attesa da parte di quella fascia di utenza con problematiche non urgenti ma che rappresenta l’affluenza maggiore al P.S. L’accoglienza da parte del primo operatore disponibile è diretta da parte di un medico o di un infermiere, che autonomamente tratta il paziente fino alla conclusione dell’iter sanitario; gli operatori sono professionisti esperti e dotati di una formazione specifica atte a gestire sia le patologie di competenza del “See&Treat” (vedi e cura) che per rilevare condizioni sottostanti così come si evince dai protocolli operativi e dalla linea “See&Treat”. Gli aspetti positivi includono la percezio -
ne di infermieri e medici che siano stati ridotti i tempi di attesa e migliorati i percorsi dei pazienti e che se il modello è applicato da personale esperto, possano essere assicurati tempi di risposta più rapidi, razionalizzata l’appropriatezza dei trattamenti, migliorata la gestione del tempo dei professionisti sanitari, ottenendo un alto livello di soddisfazione degli utenti e del personale sanitario. In Toscana, questo modello è già stato applicato da diversi anni con una grande riduzione dei tempi di attesa, un miglioramento della presa in carico con la soddisfazione degli utenti così come del personale medico e infermieristico e con l’ottenimento di risultati che non comportano reingressi o complicanze imputabili ai protocolli.
MODELLO “RAPID ASSESSMENT UNIT” O “RAPID ASSESSMENT MODULE”
In alcune soluzioni recenti, particolarmente in ambito anglosassone, sono state sperimentate nei reparti di Emergenza/Urgenza alcune zone dedicate alla valutazione e al trattamento veloce (Rapid Assessment Unit o Rapid Assessment Module, valutazione e trattamento veloce), collocate nelle immediate vicinanze dell’ingresso del dipartimento per consentire al personale una valutazione rapida dei pazienti prima di veicolarli all’interno del reparto, secondo necessità. Sebbene la configurazione e le dimensioni di queste zone di prima valutazione siano variabili da caso a caso, l’obiettivo è comune: velocizzare le operazioni di prima valutazione per avviare tempestivamente il percorso assistenziale.
CONCLUSIONI
Diversi fattori esterni fungono da ostacoli (a volte insormontabili) alla coerenza tra le scelte progettuali e le esigenze clinico-organizzative. Alcuni di questi fattori possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
- variazione delle esigenze cliniche della popolazione sanitaria in volumi e tipologia di pazienti; - obsolescenza degli edifici che ospitano i p.s., talvolta progettati per ospitare funzioni diverse e riadattati a questo scopo; - progresso della pratica medica in ambito di emergenza, nelle modalità di lavoro e nelle apparecchiature diagnostiche; - lungaggine nei tempi che separano il momento della progettazione da quello della realizzazione; - mancanza di collaborazione tra progettisti e professionisti sanitari. per massimizzare l’aderenza dello spazio disponibile alle esigenze organizzative di una rigorosa concezione del p.s. che risulta essere di difficile attuazione nel lungo periodo, diventa sempre più indispensabile l’esigenza di essere supportati da un team multidisciplinare.
Sebbene numerose esperienze siano risultate particolarmente interessanti ed efficaci, nella maggior parte dei contesti resta difficile proporre e attuare trasformazioni sostanziali sia in ambito spaziale che in ambito organizzativo. In considerazione della complessità
Figura 4 Principi chiave del P.S. del futuro
esistente alla base della progettazione e dell’organizzazione dei P.S. e nel pieno rispetto delle proprie autonomie, sia del contesto in essere che organizzative (atte a rendere ogni struttura diversa dall’altra, secondo necessità) si evince che i principi validi per le diverse tipologie e le diverse dimensioni dei P.S. sono gli spazi, i processi e le relazioni, ovvero:
- il triage (motore di tutti i percorsi) e le aree di valutazione rapida;
- layout: variabili e invariabili;
- fluidità del flusso (ovvero percorsi immateriali e materiali);
- espandibilità e gestione dei picchi di ingresso;
- informatica, interattività, umanità. Il diagramma della Fig. 4 sintetizza i principi chiave del P.S. del futuro.
BIBLIOGRAFIA
- ARMANDO FERRAIOLI: Dipartimento di emergenza: pianificazione, progettazione, ristrutturazione. Nozioni fondamentali ed esempi progettuali. Dario Flaccovio Editore (Pa) – EDRA (Mi), 2024
- ARMANDO FERRAIOLI: Le Unità di Terapia Intensiva. Nozioni fondamentali, tipologie di Terapie Intensive, pianificazione e progettazione, impiantistica specialistica. Dario Flaccovio Editore (Pa) – EDRA (Mi), 2025.
L’AUTORE
Bioingegnere, Studio di Ingegneria Medica e Clinica, Cava dei Tirreni (SA)
ARMANDO FERRAIOLI
Sanità 4.0 ripensare l’area di diagnostica per immagini
I PARTECIPANTI AL CONGRESSO CNETO 2024 SI SONO CONFRONTATI CON ESPERTI DEL SETTORE PER MEGLIO COMPRENDERE LE NUOVE FRONTIERE TECNOLOGICHE CHE ATTENDONO IL SETTORE DELLA SANITÀ
PERCHÉ PARLARE DELLA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI?
Tra le linee strategiche definite dal Direttivo di CNETO per il Triennio 2022-2024 ci sono quelle di riproporre iniziative e convegni specifici sulla “tecnica ospedaliera”, che permettano di fare degli approfondimenti sulle aree sanitarie dell’ospedale e delle strutture socio-sanitarie. In particolare, il convegno 2024 ha riguardato il tema della diagnostica per immagini e il profondo cambiamento che ha subito in questi ultimi anni.
Il Comitato Scientifico ha selezionato relatori con diversi background portando all’attenzione dei partecipanti considerazioni, riflessioni ed esperienze pratiche su questo argomento.
Dal momento che la macroarea dell’Imaging risulta molto vasta, è stato deciso di concentrare l’attenzione sulle aree di Diagnostica per immagini hard, escludendo le aree sanitarie che ospitano attrezzature diagnostiche di base. In tale logica, il Congresso si è focalizzato sugli spazi che sono presenti in tutte le strutture ospedaliere.
di Giuseppe Laudani, Marco Gola
SOSTENIBILITÀ E INTEGRAZIONE TECNOLOGICA
La prima sessione ha introdotto il tema sull’evoluzione delle attività di diagnostica sanitaria, e quali i programmi sull’aggiornamento del parco tecnologico nazionale.
Stefano Capolongo ha avviato il Congresso con una relazione relativa alle sfide della Sanità 4.0 e la necessità di rinnovare il parco ospedaliero e le attrezzature, enfatizzato l’importanza della medicina predittiva e della digitalizzazione. Relativamente all’Imaging, ha sottolineato le sfide legate all’integrazione delle tecnologie e alla progettazione degli spazi funzionali per gestire flussi e sicurezza senza trascurare innovazione e sostenibilità con un approccio evidencebased, in grado di misurare sempre l'efficacia degli interventi.
La sessione è stata arricchita dalla lectio magistralis di Albert de Pineda con un focus relativo alle aree diagnostiche. Come ha affermato il collega, l’area dell’Imaging necessita di un cambio di paradigma, definendo i tre principi fondamentali di ospedale del futuro: flessibilità, sostenibilità e integrazione tecnologica. De Pineda ha presentato il Nuovo Coruña’s University Hospital Complex e l’Ospedale Monopoli-Fasano, progetti in cui diagnostica avanzata e area degli interventi sono stati coniugati nello stesso spazio per ottimizzare i risultati clinici, proponendo un modello di diagnostica baricentrica. A seguire è intervenuto Giulio Siccardi, direttore UOC Sistemi Informativi di Agenas, che ha sottolineato come le sfide dell’ospedale 4.0 coinvolgono l’intero SSN, soprattutto negli ambiti relativi la digitalizzazione, la cybersicurezza, l’interoperabilità e il cambiamento culturale. È necessario lavorare sull’innovazione tecnologica (AI, IoT, Big Data), accesso equo alle cure, diagnostica avanzata, formazione del personale, e i nuovi modelli integrati di assistenza territoriale, come case di comunità e ospedali di comunità, e infrastrutture per la telemedicina.
A oggi, la piattaforma nazionale di telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico garantiscono interoperabilità e gestione, supportando diagnosi, cure e monitoraggio, con un approccio digitale orientato al paziente e all’efficienza sanitaria.
La sessione si è conclusa con Maurizio Mauri che ha portato all’attenzione dei partecipanti le frontiere della medicina degli ultimi decenni grazie all’evoluzione delle attrezzature di diagnostica. In tale occasione, sono state presentate le prossime sfide che la sanità dovrà affrontare nell’ambito nell’imaging, e di conseguenza come offrire spazi adeguati e resilienti per accogliere tali tecnologie.
PROGETTO ORGANIZZATIVO E SANITARIO
Per ripensare l'area di diagnostica per immagini è necessario comprendere le nuove istanze sanitarie, e ridefinire gli spazi e percorsi necessari, il tipo di radiazioni e quali materiali adoperare. La sessione successiva ha dato maggior voce alla componente sanitaria per poter far emergere gli aspetti salienti da poter traslare all’interno del progetto architettonico.
Radiologia dell’Istituto Gaslini
Nello specifico, Francesco De Cobelli ha sottolineato la necessità di ripensare l'organizzazione della diagnostica per immagini attraverso le nuove istanze quali l’AI, la teleradiologia, le tematiche della sostenibilità ambientale e il ruolo della prevenzione attraverso screening avanzati. La diagnostica per immagini rappresenta un elemento centrale nella struttura ospedaliera con la consapevolezza della complessità del campo e l’evoluzione continua scientifica e tecnologica: l'AI sta rivoluzionando il settore con applicazioni che migliorano la qualità dell'imaging, riducono i tempi di scansione e la dose di radiazioni e ottimizzano l'interpretazione delle immagini. Tale sessione è stata poi arricchita da un focus relativo ad altre aree sanitarie che sono in stretta connessione con l’imaging, in particolare la cardiologia e la medicina d'urgenza.
L’intervento di Massimo Saviano ha portato all’attenzione come la sala di elettrofisiologia in cardiologia interventistica, e le tecnologie integrate rivestano un ruolo fondamentale per garantire sicurezza, precisione ed efficacia. Grazie a tecnologie sempre più precise, oggi possiamo analizzare e comprendere meglio i meccanismi fisiopatologici delle malattie cardiache. e l'evoluzione non si ferma qui, perchè la questione etica emerge quando si considera se adottare strumenti avanzati sia una scelta o un obbligo per fornire cure ottimali.
La progettazione di una sala moderna implica molteplici sfide, come garantire spazio adeguato, sicurezza, sterilità e comunicazione tra le diverse aree operative. Inoltre, l’accesso e la condivisione delle informazioni pre-acquisite sono aspetti cruciali per ottimizzare il
■ Maria Beatrice Damasio Direttrice UOC
lavoro dei medici. L’integrazione della robotica in cardiologia interventistica offre numerosi vantaggi, maggiore sicurezza, riduzione dell’esposizione alle radiazioni per pazienti e personale medico e la possibilità di interventi teleguidati a distanza.
A sua volta, Roberto Lerza, in rappresentanza di AcEMC, ha argomentato la relazione tra diagnostica, pronto soccorso e medicina d’urgenza. Nello specifico ha citato la Rete del Trauma come paradigma organizzativo descrivendo tre livelli di Centri di Diagnostica Radiologica d’Urgenza per i Traumi: I CRUT -livello base, I CRUZ-livello intermedio ed I CRUS-centri super specialistici. Questo tipo di organizzazione non è omogeneamente presente sul territorio italiano ma, questo è l’obiettivo, insieme con il potenziamento dell’angiografia, sia diagnostica che interventistica, e con l’aumento delle sale ibride. Come integrazione tra diagnostica e terapia, Silvia Oldazzi, IEO, e da Matteo Molteni, DBS S.p.A. /General Planning, hanno portato l’esempio pratico del Proton Center di Milano, iniziativa che riflette la costante ricerca di eccellenza nell'innovazione clinica e tecnologica dell’IRCSS milanese. La terapia con protoni si basa su un processo rigoroso che inizia con l’imaging diagnostico per pianificare la terapia e prosegue con l’applicazione di tecnologie avanzate, garantendo precisione e ripetibilità nel trattamento.
Come argomentato dai colleghi, la progettazione del Proton Center è stata sviluppata attraverso la modellazione BIM 3D, che ha consentito un'integrazione ottimale tra tutte le discipline coinvolte. il Proton Center dello IEO rappresenta una risposta concreta alle esigenze di innovazione e umanizzazione della cura. È un progetto che unisce tecnologia, ricerca e attenzione al paziente, contribuendo a posizionare l’Italia tra i leader mondiali nell’oncologia. Ha concluso la sessione Arianna Vitale , in rappresentanza di ANMDO, in cui ha specificato la necessità di ripensare il progetto
funzionale e spaziale dell’imaging da parte della direzione medica.
La direzione sanitaria ha il ruolo di progettare sinergicamente con l’ufficio tecnico, prioritizzare gli interventi definendo il budget, integrare la realizzazione dell’opera secondo quanto previsto nei percorsi assistenziali e applicando la metodologia dell’Health Technology Assessment, soprattutto nell’introduzione di tecnologie innovative (come le TC con AI o le RMN 3 Tesla).
Il dilemma potrebbe essere ristrutturare o realizzare ex novo, ma qualsiasi sia la risposta, può essere vincente solo se si implementa la metodologia di DMPO che si fonda su competenza in ambito igienistico, innovazione organizzativa e tecnologica e contaminazione multidisciplinare e multiprofessionale.
PARCO TECNOLOGICO
E REQUISITI PROGETTUALI
Questa sessione ha affrontato il tema di come funzionano le grandi tecnologie di diagnostica, quali sono le loro dimensioni e i requisiti prestazionali.
Hanno aperto i lavori Maria Beatrice Damasio e Laura Oddera , colleghe dell’Istituto Gaslini, che hanno illustrato la realizzazione del “Padiglione Zero” per le aree di pronto soccorso, diagnostica per immagini, blocco operatorio, terapia intensive e l’area maternoneonatale. Nello sviluppo dei layout e la definizione del fabbisogno tecnologico è stato fondamentale il lavoro di squadra, al fine di identificare le soluzioni più adeguate, nell'ottica di un nuovo centro altamente tecnologico e costantemente al passo con i tempi.
Roberto Taddia, a nome di AiCARR, ha portato all’attenzione dei presenti il ruolo essenziale delle componenti impiantistiche, ragionando sull’interazione delle diverse componenti tecnologiche in presenza dei grandi macchinari di diagnostica.
■ Maurizio Mauri, past president di CNETO
■ Albert de Pineda, Pinearq Architects
Ha proseguito Heinrich Corradini, a nome di SIAIS, che ha argomentato le best practices da attuare per garantire un’adeguata sostituzione di queste grandi attrezzature dando risalto all’equilibrio tra sostenibilità ed efficienza funzionale. Come ha affermato: “la flessibilità e l’adattabilità degli spazi sono fattori determinanti per una progettazione efficace”. Il collega ha aggiunto che è necessario garantire edifici sicuri ed energeticamente efficienti che, pur riducendo i consumi, non compromettano i servizi e le cure.
La sessione si è conclusa con Alberto Torresin che ha fatto un’ampia disamina relativa alle molteplici sfere della sicurezza nell’ambito della diagnostica per immagini, trattando i fenomeni fisici e le relative grandezze fisiche utilizzate per diagnostica medica, nonché caratteristiche fisiche dell’imaging medico.
PROSSIME FRONTIERE
In questa sessione l'intento sono state argomentate alcune sfide relative all'intelligenza artificiale, ai big data e ai sistemi di archiviazione.
Massimo Canevari, a nome di AIIC, ha focalizzato il proprio contributo sui costi e sui benefici delle attrezzature biomedicali Come ha affermato: “La valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA) sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche ed etiche legate ad una tecnologia sanitaria, individuando politiche di acquisizione sicure ed efficaci”. Tra gli highlights, la valutazione di un investimento per l’acquisizione di un tomografo a risonanza magnetica nucleare tra un modello “Elio zero” e un “Zero boil off” è l’esempio che ha illustrato per condividere il metodo di selezione e l’appropriatezza nella scelta attraverso la definizione del bisogno, l’ottimizzazione della manutenzione e della gestione.
Per Daniela Caristo e Vito Allegretti, la radiologia e le apparecchiature mediche contribuiscono in modo significativo alle emissioni di carbonio in atmosfera. Per migliorare l’efficienza operativa è necessario interconnettere il monitoraggio energetico, a, l’ottimizzazione tecnologica intesa come pianificazione del ciclo di vita delle apparecchiature ed implementazione di tecnologie avanzate e il miglioramento prestazioni. Siemens sta lavorando in questa direzione per supportare gli stakeholder dei servizi sanitari a migliorare in modo tangibile l'efficienza energetica del comparto imaging e a ridurre il relativo impatto ambientale.
Riccardo Ferrari, in rappresentanza di SIRM, ha enfatizzato molti dei temi su cui bisogna lavorare nell’era AI tra cui la protezione dei dati, le barriere linguistiche, e la mancanza di standardizzazione e di riferimenti normativi adeguati. L’AI rappresenta il prossimo passo evolutivo e quando raggiungerà capacità autonome, potrà collaborare con la robotica per offrire un supporto decisionale avanzato. E in aggiunta, l’introduzione dei software di AI consentiranno un miglioramento, per la definizione delle immagini, per le indicazioni e l’esecuzione degli esami, e per la loro interpretazione, migliorando velocità di esecuzione e sicurezza.
■ Il momento delle conclusioni del convegno CNETO 2024
Gianluca Cesare, CIO dell’Istituto Clinico Humanitas (ICH), ha incentrato la sua relazione sull’importanza dei big data e dell’archiviazione delle informazioni digitali. Ad oggi, i data platform in sanità sono stati realizzati solamente in USA, Inghilterra, Svezia, Belgio e Italia. Il relatore ha portato l’esperienza di ICH con la Data Platform che si basa su una “Self-Service Business Intelligence”, su un motore analitico che garantisce l’integrazione dati, e l’interoperabilità. La sessione si è conclusa con l’intervento di Claudia Romero che ha sintetizzato le tante sfide e innovazioni che l’imaging può ancora offrire, focalizzando sulle sale operatorie ibride e sono solo, e ha sottolineato la grande responsabilità che i progettisti hanno nel disegnare ambienti a dimensione delle istanze future e futuribili.
CONCLUSIONI
Come argomentato, nelle conclusioni del Congresso, il Direttivo si complimenta con il Comitato Scientifico per i contributi, gli interventi, e l’attenta selezione dei relatori di rilievo nazionale che hanno fatto registrare un notevole successo con ben 110 partecipanti. Tutto ciò è stato possibile grazie al supporto di DBA S.p.A. e USM, che hanno creduto nell’iniziativa, nonché a LabTravel Mice che ha curato gli aspetti organizzativi dell’evento.
GLI AUTORI
GIUSEPPE LAUDANI
Vicesegretario Generale CNETO
MARCO GOLA
Segretario Generale CNETO
L’iconico sistema modulare USM HALLER arreda
una farmacia
Il sistema di arredamento modulare USM HALLER è stato scelto - insieme alla versione USM HALLER E, con elettricità integrata -, per arredare gli spazi di Mistrorigo+, una farmacia all’avanguardia della Dottoressa Mistrorigo a Scaltenigo di Mirano, 165 metri quadri dedicati al benessere in provincia di Venezia. Ogni composizione realizzata con il sistema USM Haller è unica, ma è pensata anche per essere riconfigurata all'infinito.
Grazie ai colori che non sbiadiscono mai, ai materiali di alta qualità e al design intelligente (un sistema 100% modulare), i mobili USM Haller acquistati decenni prima possono essere perfettamente combinati e rinnovati con nuovi componenti, anch’essi intercambiabili e ampliabili in qualsiasi momento senza problemi. Questo garantisce una libertà creativa illimitata, design maggiormente personalizzati e cicli di utilizzo pressoché infiniti.
L’elemento centrale su cui si basa la costruzione dell’intero sistema USM Haller è la sfera di giunzione in ottone cromato, a cui vengono collegati i tubi di collegamento (in acciaio cromato) che servono per creare la struttura portante, estremamente resistente alla pressione ed alla trazione, nella quale vengono poi inseriti i pannelli di rivestimento in tre materiali (lamiera di metallo pieno
verniciato a polvere e perforato, e vetro). USM HALLER E è una soluzione altamente funzionale e performante: la struttura del sistema è stata sapientemente studiata e sviluppata da USM affinché trasmettesse elettricità evitando l’impiego di cavi. All’interno degli e-tubi, posizionabili a piacimento in fase di progettazione del sistema, a seconda delle necessità, possono essere allocate strisce di led o caricabatterie USB. "Fin da subito sapevamo che avremmo optato per i sistemi di arredamento USM Haller e USM Haller E. Li avevamo già scelti per casa nostra, perché ne ammiriamo lo stile elegante e la versatilità“, afferma la Dottoressa Mistrorigo. I sistemi, scelti nella tonalità bianco puro, fungono sia da bancone vendita sia da espositori per farmaci e prodotti, contribuendo allo stile semplice e lineare dello spazio progettato da Èurema Interni. Le eleganti fonti luminose di USM HALLER E creano inoltre un’atmosfera accogliente, concorrendo al benessere di clienti e dipendenti. Mistrorigo+ non solo è uno spazio dedicato alla fitoterapia, omeopatia, consulenza alimentare, ma anche centro estetico, riabilitazione con fisioterapia e incontri di formazione aperti al pubblico: la logica dell’acquisto self-service lascia spazio a una gamma di servizi altamente specializzati incentrati sulla persona.
Porte REI installate su via di fuga: affidabilità e sicurezza per il settore sanitario
Nel settore sanitario, la sicurezza e l'affi dabilità delle porte REI sono fondamentali per proteggere pazienti e operatori. FAAC risponde a questa necessità con l'automa zione A952, una soluzione tecnologicamen te avanzata e certificata, progettata per ga rantire la massima efficienza e sicurezza in ospedali, cliniche e case di cura.
Le porte REI, progettate per resistere al fuoco e garantire la compartimentazione degli ambienti, richiedono automazioni che rispettino i più elevati standard di si curezza. L'A952 di FAAC si distingue per il suo sistema a molla, che assicura la chiusura della porta anche in assenza di alimentazione elettrica. Questa caratteristi ca, associata alla possibilità di installarla in corrispondenza di un’uscita di sicurezza, è cruciale in ambienti ospedalieri, dove è fondamentale garantire la continuità ope rativa delle vie di fuga in ogni situazione. Le certificazioni EN16005 e TUV attestano l'affidabilità dell'A952 nelle vie di fuga, ren dendola la scelta ideale per installazioni in reparti ospedalieri, sale operatorie, corridoi di emergenza e accessi a zone protette.
TECNOLOGIA AVANZATA
PER IL SETTORE SANITARIO
FAAC ha sviluppato l'A952 con una serie di innovazioni brevettate che ne migliorano le prestazioni e la sicurezza:
• Ingranaggi a rapporto variabile: garantiscono movimenti fluidi e precisi, riducendo l'usura e migliorando l'efficienza.
• Pignone e cremagliera a rapporto variabile: assicurano una forza costante di chiusura, indipendentemente dalle condizioni operative.
• Soft Draw: consente di regolare la velocità di chiusura anche senza alimentazione elettrica, evitando impatti bruschi e migliorando la sicurezza e il comfort di utilizzo.
La silenziosità, infatti, è particolarmente importante in reparti sensibili come le terapie intensive e le sale operatorie.
Grazie a queste caratteristiche, l'A952 offre un funzionamento silenzioso e affidabile, essenziale per il benessere di pazienti e del personale sanitario.
VERSATILITÀ E RESISTENZA
PER UN USO INTENSIVO
L'automazione A952 è progettata per resistere a un utilizzo intensivo, con una molla testata per oltre 1.000.000 di cicli e la capacità di supportare ante fino a 1600 mm di larghezza e 450 kg di peso. Questa robustezza la rende ideale per le strutture sanitarie, dove le porte devono funzionare senza interruzioni e resistere a un traffico elevato. L'automazione può essere configurata per aperture con braccio a pattino o articolato, adattandosi a diverse tipologie di installazione. Inoltre, la compatibilità con la piattaforma FAAC Simply Connect consente una gestione e configurazione rapide, facilitando la manutenzione e riducendo i tempi di inattività. Grazie al connettore USB, è possibile caricare e scaricare configurazioni in modo semplice, rendendo più agevoli gli interventi di aggiornamento e personalizzazione.
L'A952 è adatta non solo per le porte di reparti e corsie, ma anche per le zone di accesso alle camere sterili, alle farmacie ospedaliere e ai laboratori di analisi, dove la corretta chiusura delle porte è fondamentale per evitare contaminazioni.
SOSTENIBILITÀ E
CONFORMITÀ AMBIENTALE
Oltre alla sicurezza, FAAC pone grande attenzione all'impatto ambientale dei propri prodotti. L'A952 vanta la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), conforme agli standard ISO 14025 ed EN 15804+A2, attestando un processo produttivo rispettoso dell'ambiente. La sua efficienza energetica, unita alla lunga durata operativa, ne fa una scelta sostenibile per le strutture sanitarie che vogliono ridurre il proprio impatto ambientale. Innovazione e digitalizzazione al servizio della sicurezza.
L’integrazione con sistemi di controllo digitale consente di monitorare le prestazioni e lo stato delle porte automatizzate in tempo reale. Grazie alla compatibilità con la piattaforma FAAC Simply Connect, le strutture sanitarie possono gestire da remoto le automazioni installate, verificando eventuali anomalie e programmando interventi di manutenzione predittiva.
L'A952 supporta inoltre innesti radio per schede di decodifica a 5 pin, compatibili con frequenze a 433 MHz e 868 MHz, aumentando le opzioni di integrazione con altri dispositivi di controllo accessi e sicurezza.
Specialisti in ingegneria ospedaliara e tecnologie mediche
Nel contesto sanitario attuale, la necessità di soluzioni flessibili e modulari è diventata essenziale per la realizzazione di strutture di cura che soddisfino alle specifiche esigenze sia dei pazienti che del personale medico. L’evoluzione della progettazione ospedaliera si sta dirigendo sempre più verso modelli modulari, che offrono spazi facilmente adattabili e personalizzabili. Questo approccio non solo migliora l’efficienza organizzativa, ma contribuisce anche a ridurre tempi di realizzazione, costi operativi e impatto ambientale.
«Queste esigenze hanno portato allo studio di soluzioni costruttive ad alto contenuto innovativo», spiega Stefano Agostinelli, CEO di NEXOR - Medical Lab System, azienda che opera da 25 anni nel settore dell’ingegneria ospedaliera e delle tecnologie mediche, in particolare nell’ingegnerizzazione e produzione di elementi prefabbricati per applicazioni sanitarie e nella produzione e commercializzazione di dispositivi medicali.
La prefabbricazione è un metodo costruttivo che prevede la produzione industriale di componenti assemblabili direttamente sul posto. Questo sistema è concepito per offrire massima libertà ai progettisti, garantendo al contempo soluzioni esteticamente curate e altamente funzionali per il cliente finale. Nell’ambito sani -
tario e ospedaliero, l’uso della prefabbricazione modulare è ormai consolidato, soprattutto nelle aree critiche e complesse come sale operatorie, unità di terapia intensiva e reparti di rianimazione.
In questi contesti, caratteristiche fondamentali come flessibilità, integrazione con le tecnologie più avanzate, facilità di manutenzione e alti standard igienici sono essenziali per ottenere risultati di eccellenza. In questo scenario, NEXOR mette a disposizione oltre trent’anni di esperienza, offrendo soluzioni all’avanguardia che coniugano innovazione, libertà progettuale e massima attenzione agli aspetti tecnologici, funzionali ed estetici. L’azienda si propone come unico punto di riferimento per i suoi clienti, gestendo l’intero processo: dalla progettazione alla produzione, fino all’installazione e al supporto post-vendita.
Altro filone di business è la produzione, che si svolge principalmente in Germania, di dispositivi medicali quali unità pensili e lampade scialitiche, sia per visite che per interventi chirurgici. Questi prodotti si distinguono sul mercato per l’elevata qualità costruttiva, il design curato e l’integrazione delle più avanzate tecnologie disponibili. «La nostra offerta comprende soluzioni per la realizzazione delle finiture interne delle sale operatorie, come
pareti modulari con accessori integrati, pavimenti, controsoffittature, e dispositivi medicali di nostra progettazione e realizzazione. Questo è espressione della nostra filosofia aziendale basata su qualità e alti standard tecnologici, con particolare attenzione ai fruitori degli spazi. Credendo nel concetto di healing engineering puntiamo al miglior benessere possibile sia per il personale sanitario, sai per i pazienti. In altre parole riteniamo di distinguerci nel mercato anche per l’impegno che profondiamo nel creare ambienti che agevolano il lavoro e la cura».
La società è attiva a livello internazionale, ovviamente, anche in Italia. «Operiamo in circa trenta paesi nel mondo. Tra gli ultimi prodotti entrati a far parte della nostra gamma, segnalo un sistema di diffusione dell’aria per sale operatorie estremamente performante e innovativo. Un sistema molto diffuso nel nord Europa ed ora introdotto anche in Italia». Il riferimento è a OPRAGON, un sistema realizzato da una ditta svedese e distribuito in esclusiva in Italia da NEXOR - Medical Lab System. «Prima di lanciare un prodotto sul mercato, questo viene sottoposto a tre livelli di analisi e approfondimento», spiega Stefano Agostinelli. «Come primo step vagliamo le componenti più prettamente tecniche ossia la realizzazione,
l’installazione e la manutenzione durante la vita utile del prodotto. Il secondo aspetto che esaminiamo è l’efficacia del prodotto stesso in relazione alla cura e alla protezione del paziente. Il terzo livello di analisi, altrettanto importante, coinvolge la tutela ed il benessere dell’operatore sanitario. OPRAGON soddisfa pienamente queste tre condizioni, oltre a migliorare l’ambiente operatorio e aumentare l’area di operatività del personale medico».
Nei contesti ospedalieri ad alta complessità, come le sale operatorie e le aree critiche, ogni dettaglio assume un’importanza cruciale. Un sistema di ventilazione efficiente ed efficace è fondamentale per il buon esito delle procedure mediche, contribuendo a prevenire infezioni intraoperatorie e complicazioni nel post-intervento. OPRAGON, oltre a controllare con precisione il flusso d’aria per aderire alla normativa in materia di progettazione sanitaria, consente di avere una serie di vantaggi molto interessanti tra cui una maggior ampiezza di campo sterile (triplicato rispetto ai tradizionali sistemi), miglior comfort in sala per operatori e pazienti, riduzione dei rischi di infezione intra-operatoria (SSI), risparmio energetico, soluzioni customizzate per diverse dimensioni e tecnologie di sala operatoria.
Quello dell’ingegnere clinico è un mestiere relativamente nuovo, si può dire ancora poco valorizzato ma in espansione a livello italiano ed internazionale. Il libro affronta e approfondisce tutte le tematiche su cui l’ingegnere clinico deve essere aggiornato. La sua figura costituisce un essenziale collegamento tra medicina e ingegneria e questo libro rappresenta un manuale che non può mancare nella libreria dei professionisti che si dedicano a questa materia per la sua completezza ed attualità, un vero prontuario di consultazione. È sicuramente il primo libro in lingua italiana che affronta l’ingegneria clinica in tutti i suoi temi, scritto da un esperto del settore.
Le schede di architettura
UNO STRUMENTO DI CONSULTAZIONE PENSATO PER PROGETTISTI E HEALTH PLANNER: LA PUBBLICAZIONE DEI DISEGNI DI PROGETTO IN GRANDE FORMATO ASSICURA LA COMPLETA LEGGIBILITÀ E COMPRENSIONE DEGLI SCHEMI GRAFICI A CORREDO DELLE REALIZZAZIONI PRESENTATE NELLA RIVISTA
Ospedale CUF Tejo di Lisbona
Pag.
48
■ Pianta del piano tipo
Pag. 49
■ Pianta del piano primo
Nuova gamma di valvole anti-legionella
RWC, produttore globale di impianti termosanitari e di riscaldamento, di soluzioni complete per il trattamento dell’acqua e dell’aria, di raccordi per fibre ottiche e automotive, ha recentemente lanciato una nuova e completa gamma di Valvole Anti-Legionella a marchio Reliance Valves.
La legionella è il batterio che causa la legionellosi, una grave infezione polmonare che può manifestarsi come polmonite, anche nota come “Malattia del Legionario” e che, in alcuni casi, può risultare fatale. Questo batterio si sviluppa in ambienti umidi e dove l’acqua ristagna, come serbatoi, scaldabagni, vasi di espansione, cisterne, rubinetti, docce, sistemi di idromassaggio e impianti idrici con scarsa manutenzione. L’infezione si contrae tramite l’inalazione di aerosol di goccioline d’acqua contenenti il batterio.
Per rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza, soprattutto in ambienti sensibili come ospedali, case di riposo e grandi edifici, RWC ha sviluppato una nuova generazione di Valvole Anti-Legionella, progettate per prevenire la proliferazione del batterio all’interno degli impianti idrici, grazie alla generazione di movimento che impedisce il ristagno. Queste valvole si caratterizzano per un design innovativo, in linea con gli altri prodotti del marchio RWC Reliance Valves, e sono ora disponibili in quattro nuove misure (½”, ¾”, 1” e 1¼”), che le rendono compatibili con una più ampia gamma di vasi di espansione. Rispetto ai modelli precedenti, le nuove valvole sono più facili da installare e richiedono meno manutenzione. Inoltre, i modelli da 1” e 1¼” sono dotati di una maniglia con serratura, pensata per impedire manomissioni e garantire maggiore sicurezza.
Le Valvole Anti-Legionella sono progettate per garantire il flusso continuo dell’acqua all’interno dei vasi di espansione, evitando il ristagno che favorisce la crescita batterica. Quando si apre un’uscita, la valvola devia una parte del flusso d’acqua nel vaso di espansione, generando turbolenza grazie a una paletta integrata. Questo movimento impedisce il ristagno dell’acqua, riducendo significativamente il rischio di proliferazione della legionella e mantenendola sicura e pulita. Le Valvole Anti-Legionella Reliance Valves fanno parte della gamma RWC di soluzioni per il settore termosanitario, che include anche vasi di espansione per uso alimentare, valvole di miscelazione termostatiche (TMV) e valvole di bilanciamento termico (TBV).
Nuovo sistem per VMC per spazi
Helty arricchisce la linea di VMC Community – soluzioni di ventilazione meccanica controllata pensate e sviluppate per spazi frequentati da molte persone con il nuovo sistema di VMC Flow400, specificatamente progettato per rispondere alle esigenze di ricambio e filtrazione dell’aria in ambienti condivisi. Compatto e straordinariamente silenzioso, Helty Flow400 assicura i più alti standard di salubrità indoor grazie ai potenti filtri ePM1 80%, che oltre ad impedire l’ingresso di polvere, smog, spore e pollini dall’esterno, arrestano anche fino all’80% delle polveri sottili inferiori al micron. Con una portata d’aria regolabile tra gli 80 e i 400 m³/h e un livello di pressione sonora di soli 35 dB(A), il sistema si distingue per l’elevata silenziosità, che lo rende idoneo per tutti gli ambienti professionali che richiedono un’attenzione particolare
condivisi
al comfort acustico, come uffici, studi medici, biblioteche e sale d’attesa. Dotato di scambiatore di calore entalpico a doppio flusso incrociato controcorrente, il sistema di VMC Helty Flow400 garantisce un comfort termico eccellente, permettendo di recuperare fino al 92% del calore contenuto nell’aria in uscita e di utilizzarlo per riscaldare quella in entrata, riducendo gli sbalzi di temperatura e le dispersioni energetiche. Il filtro Coarse 80%, inoltre, protegge l’unità dall’ingresso di impurità, preservando l’efficienza dello scambiatore di calore e salvaguardandone nel tempo la funzionalità e le performance. La possibilità di adattare le esigenze di ventilazione in base alle effettive necessità del momento rende il sistema Helty Flow400 estremamente versatile: in modalità notturna, ad esempio, la macchina spegne le luci del display e porta la velocità al minimo,
■ La gamma di valvole anti Legionella proposte da RWC
Top employer per 11 anni consecutivi
AstraZeneca Italia annuncia di aver ricevuto per l’undicesimo anno consecutivo la certificazione Top Employer, distinguendosi fra le migliori aziende in grado di garantire ai dipendenti qualità dell’ambiente di lavoro, opportunità di formazione e sviluppo professionale. La Certificazione Top Employer è il riconoscimento ufficiale delle eccellenze aziendali nelle politiche e strategie HR e della loro attuazione per contribuire al benessere delle persone e migliorare l’ambiente di lavoro. Il Programma Top Employer certifica oltre 2.400 Top Employer in 125 Paesi di tutto il mondo. Nell’analisi condotta da Top Employer, AstraZeneca quest’anno raggiunge performance migliori rispetto al benchmark globale e a quello del settore farmaceutico. Il Gruppo genera un importante contributo occupazionale in Italia. Nel 2024 la crescita occupazionale ha superato i 1.200 dipendenti nel nostro Paese, di cui circa 400 persone presso la sede di MIND – Milan Innovation District – a Milano, un valore in aumento del 14,8% rispetto al 2019. L’occupazione diretta si aggiunge a quella generata dell’attivazione di filiere e partnership, traducendosi in un contributo totale di circa 3.300 posti di lavoro in Italia.
“Essere certificati Top Employer per l’undicesimo anno consecutivo rappresenta un prestigioso riconoscimento del nostro impegno nel promuovere il benessere e lo sviluppo dei nostri dipendenti. AstraZeneca svolge un ruolo chiave e strategico nel settore delle life sciences e nel comparto industriale italiano e da sempre contribuisce a migliorare la salute dei cittadini, raggiungendone nel 2023 più di 1,5 milioni su tutto il territorio nazionale, sostenendo anche la valorizzazione e l’attrattività del capitale umano in ambito farmaceutico e sanitario” - dichiara Claudio Longo, Amministratore Delegato di AstraZeneca Italia. “L’attenzione alle persone, la valorizzazione dei talenti e la creazione di un ambiente inclusivo sono per noi una priorità che ci orienta a generare un impatto concreto e positivo sulla società e sull’intera economia italiana.”
AstraZeneca è inoltre impegnata a livello globale a generare valore per la società ed il pianeta attraverso un progetto di riduzione delle emissioni di gas serra, che include tra gli obiettivi quello di avere una flotta auto interamente elettrica entro la fine del 2025, contribuendo ad un risparmio in termini di emissioni di CO2. Attraverso queste attività, nel periodo 2017-2023 sono state risparmiate 13mila ton di CO2, con minori costi sociali pari a €5,5 milioni. Si tratta di un impatto ambientale equivalente alla piantumazione di 650mila alberi. A ciò si aggiunge una maggiore attenzione verso i consumi energetici e i rifiuti prodotti, anche grazie al trasferimento nella sede di MIND.
■ Claudio Longo, Amministratore delegato di Astra Zeneca
■ Helty Flow400 è idoneo per tutti gli ambienti professionali che richiedono un’attenzione particolare al comfort acustico, come uffici, studi medici, biblioteche e sale d’attesa
promuovendo il risparmio energetico. Ma non è tutto: disponibile con sensori igrometrico di serie e su richiesta con sensore CO2 / VOC, Flow400 può monitorare la qualità dell’aria interna, regolandone automaticamente la portata in base alle reali necessità. Grazie alla piattaforma HCloud è inoltre possibile comandare l’unità di VMC da remoto, impostare scenari personalizzati ed effettuare operazioni di controllo da parte dei Centri Assistenza Helty.
Fornita in versione Steel, con cover in acciaio pronta per l’installazione a vista, il sistema Flow400 è semplice da installare – sono sufficienti due soli carotaggi da 200 mm – ed è perfetto per interventi di retrofit su edifici esistenti, grazie alla possibilità di essere posizionato sia a parete (in verticale) sia a soffitto (in orizzontale) a seconda del contesto architettonico di inserimento.
Donata un'isola neonatale
alla pediatria dell'Ospedale Michele e Pietro Ferrero
Aiutare i bambini malati “a chilometro zero”. È questo l’obiettivo che si sono prefissati tre amici, uniti dalla passione per il calcio e dall’impegno per il bene della comunità, con l’Associazione “Regala un Sorriso”. E oggi, a tre anni di distanza, possono dichiararsi soddisfatti per averlo pienamente raggiunto! Proprio nei giorni scorsi, alla presenza delle autorità piemontesi, ha infatti avuto luogo la cerimonia della donazione al reparto Pediatria dell’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno (in provincia di Cuneo) dell’isola neonatale Dräger Babyroo TN300 per la gestione dei piccoli pazienti. La nuova isola neonatale sarà inserita nel Blocco Parto, che comprende tre sale parto e una sala operatoria, offrendo un’accoglienza calda e sicura ai neonati che richiedono cure più specifiche sotto il profilo diagnostico e terapeutico. Babyroo mantiene stabili le temperature, riducendo nel contempo al minimo la perdita di calore del piccolo paziente grazie a due fonti combinate: una lampada radiante
■ Il momento della consegna dell’isola neonatale Draeger
e un materassino in gel riscaldato. Il dispositivo è concepito per distribuire uniformemente e continuativamente il calore su tutta la superficie del materassino, anche quando il lettino viene inclinato per le procedure cliniche.
I trend del settore health tech del 2025
Royal Philips (NYSE: PHG, AEX: PHIA), tra i leader globali nell’Health Technology, ha individuato cinque trend in ambito health tech che mostrano il potenziale dell'innovazione per aiutare i sistemi sanitari a fornire cure migliori a un maggior numero di persone, in modo sostenibile.
Intelligenza artificiale generativa: un supporto per essere più efficienti
Di fronte alla continua carenza di personale, gli operatori sanitari ritengono che l’automazione e l’intelligenza artificiale generativa possano aiutali a ridurre il loro lavoro amministrativo, sollevandoli da compiti ripetitivi in modo da avere più tempo da dedicare ai pazienti.
L’intelligenza artificiale aiuta a semplificare diagnosi complesse
Il ruolo dell’IA nell'assistenza sanitaria va oltre l'automazione. Questa tecnologia può accrescere le competenze degli operatori sanitari e aiutarli a semplificare diagnosi complesse. Procedure mininvasive in chirurgia
In chirurgia le procedure minimamente invasive continuano a sostituire i tradizionali interventi a cuore aperto, trasformando il modo in cui gli operatori trattano le patologie cardiovascolari, riducendo il dolore e il numero di complicazioni e offrendo ai pazienti un recupero più rapido. Con l'introduzione di nuove tecnologie nelle cure interventistiche, le procedure mininvasive sono diventate più avanzate, ma anche più complesse.
Disporre di un quadro completo del paziente nelle aree critiche
Nelle aree critiche, il tempo è fondamentale, ma spesso gli operatori sanitari perdono tempo prezioso per raccogliere i dati dei pazienti da fonti diverse. Un approccio orientato verso l'ecosistema del monitoraggio del paziente può aiutare a superare questa sfida. Innovare per creare sistemi sanitari sostenibili
L'assistenza sanitaria è responsabile del 4,4% delle emissioni globali di CO2. L'intelligenza artificiale potrebbe aiutare ad analizzare le catene di fornitura e a identificare le aree da migliorare per limitare gli sprechi, oltre a contribuire a ridurre il consumo di energia.
■ Royal Philips ha individuato cinque trend in ambito health tech per aiutare i sistemi sanitari a fornire cure migliori e sostenibili
“Lex10 e certificazione energetica - Software professionale - CAD INTEGRATO - APE e AOECalcolo interventi riqualificazione energetica” di Antonio Mazzon e Daniele Alberti
Lex10 è un software professionale completo ed estremamente intuitivo per il calcolo del fabbisogno convenzionale stagionale di energia e dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione, sia in regime estivo che invernale, per la redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) richiesto per legge in fase di costruzione, ristrutturazione, compravendita o locazione di edifici o di singole unità.
Il file dell’APE in formato XML può essere importato direttamente nei Catasti APE delle Regioni italiane.
Il calcolo è certificato dal CTI con n. 79/2017 e aggiornato al D.M. del 26/06/2015 “Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici” e alla legislazione vigente. Il calcolo si basa sulle metodologie contenute nelle norme della serie UNI TS 11300 e in quelle da esse richiamate.
Il Software Lex10 utilizza una metodologia semplice e si avvale di funzionali e corposi database di materiali edilizi, ponti termici, dati climatici, generatori.
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