CASA&CLIMA #85

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ISSN: 2038-0895

Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

N. 85 I Anno XV I MAGGIO/GIUGNO 2020 I Bimestrale

QUANTO COSTA COSTRUIRE UN EDIFICIO NZEB? Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

INTERVISTA C’è qualcosa di “INNOVA” nella climatizzazione residenziale D.P.R. 151/2011 Prevenzione incendi negli impianti a biomasse CASE STUDY Le abitazioni del futuro? Resilienti e sostenibili PREMIO POROTON 2019 Demolire e ricostruire in laterizio Organo ufficiale

CLIMATIZZAZIONE

RISPARMIO IDRICO

Raffrescamento da fonti rinnovabili

Gestione sostenibile dell’acqua


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IN QUESTO NUMERO MAGGIO/GIUGNO 2020

BIMESTRALE Organo ufficiale di:

Comitato consultivo Carla Tomasi (Finco) Angelo Artale (Finco) Giorgio Albonetti (Quine) Marco Zani (Quine)

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36 IN COPERTINA

DENTRO L’OBIETTIVO

4 EDITORIALE 6 NOVITÀ PRODOTTI 8 TECH

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36 Un antico casale

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circondato dal verde

ISSN: 2038-0895

Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

a cura della redazione

INTERVISTA

nella climatizzazione residenziale

a cura di Vanessa Martina

42 Energy superstore a Perugia

a cura della redazione

16 Quanto costa costruire un edificio nZEB?

di Roberta Pernetti, Federico Garzia, Giulia Paoletti e Tobias Weiss

D.P.R. 151/2011

22 Prevenzione incendi negli impianti a biomasse di Patrizia Ricci

CASE STUDY Le abitazioni del futuro? Resilienti e sostenibili PREMIO POROTON 2019 Demolire e ricostruire in laterizio

26 Raffrescamento da fonti

rinnovabili: una sfida economicamente e tecnicamente sostenibile? di Patrizia Ricci

CLIMATIZZAZIONE

RISPARMIO IDRICO

Raffrescamento da fonti rinnovabili

Gestione sostenibile dell’acqua

Organo ufficiale

risanamento di un edificio anni ’50: luce, aria e comfort di Davide Gigli

SERVIZIO A PAGINA

16

60 Demolire e ricostruire

SPECIALE RISPARMIO IDRICO

in laterizio

51 Tecniche e sistemi per

una gestione sostenibile dell’acqua

di Eugenio Cipollone, Paolo Orsini e Roberto Lorenzotti

CONSULENZA FISCALE

66 Credito d’imposta:

CASE STUDY

56 Le abitazioni del futuro? Resilienti e sostenibili a cura di Deborah Annolino

Bonus pubblicità

a cura di Assocaaf

EMERGENZA CORONAVIRUS

68 Disinfettare con i raggi ultravioletti

di Marco Garofolo

CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE

69 Dispositivi “leggibili da

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Hanno collaborato a questo numero ANCCA, Deborah Annolino, Assocaaf, Eugenio Cipollone, Marco Garofolo, Federico Garzia, Davide Gigli, Roberto Lorenzotti, Vanessa Martina, Paolo Orsini, Roberta Pernetti, Giulia Paoletti, Patrizia Ricci, Tobias Weiss Pubblicità Quine Srl 20141 Milano - Via G. Spadolini, 7 - Italy Tel. +39 02 864105 - Fax +39 02 70057190 - dircom@quine.it Traffico, Abbonamenti, Diffusione Rosaria Maiocchi

PREMIO POROTON 2019

di Patrizia Ricci

SPECIALE CLIMATIZZAZIONE

Grafica e Impaginazione Grupo Asís

D.P.R. 151/2011 Prevenzione incendi negli impianti a biomasse

WORK IN PROGRESS

Fondata da Andrea Notarbartolo Direttore responsabile Marco Zani Redazione Silvia Martellosio redazione.casaeclima@quine.it

INTERVISTA C’è qualcosa di “INNOVA” nella climatizzazione residenziale

46 Riqualificazione e

CRAVEZERO

N. 85 I Anno XV I MAGGIO/GIUGNO 2020 I Bimestrale

QUANTO COSTA COSTRUIRE UN EDIFICIO NZEB? Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

12 C’è qualcosa di “INNOVA”

Comitato scientifico Antonio Arienti (Aif) Alfio Bonaventura (Aifil) Cesare Boffa (Fire) Gianfranco Borsatti (Anfus) Sergio Fabio Brivio (Finco) Francesco Burrelli (Anaci) Paolo Cannavò (Fecc) Riccardo Casini (Unicmi) Davide Castagnoli (Anacs) Innocenzo Cipolletta (Aifi) Italo Cipolloni (Anisig) Daniela Dal Col (Anna) Gianluca De Giovanni (Assofrigoristi)

Caterina Epis (Fondazione Promozione Acciaio) Nicola Antonio Fornarelli (Acmi) Fabio Gasparini (Assites) Potito Genova (Assobon) Gabriella Gherardi (Aises) Donatella Guzzoni (Sismic) Iginio Lentini (Union) Giuseppe Lupi (Aipaa) Antonio Maisto (Assoverde) Carlo Miana (Assoroccia) Laura Michelini (Anfit) Fabio Montagnoli (Pile) Francesco Morabito (Assografene) Daria Pasini (Archeoimprese) Paolo Pastorello (Restauratori Senza Frontiere) Marco Patruno (Fisa) Massimo Poggio (Fias) Carmine Ricciolino (Aiz) Walter Righini (Fiper) Marcello Rossetti (Aicap) Kristian Schneider (Ari) Angelo Sticchi Damiani (Aci) Daniele Succio (Anipa) Paolo Taglioli (Assoidroelettrica) Eleonora Testani (Ancsa) Bruno Ulivi (Ait)

remoto” in impianti con riscaldamento e ACS centralizzati a cura di ANCCA

Editore Quine srl - www.quine.it Presidente Giorgio Albonetti Amministratore Delegato Marco Zani Direzione, Redazione e Amministrazione 20141 Milano - Via G. Spadolini, 7 - Italy Tel. +39 02 864105 - Fax +39 02 70057190 e-mail: redazione@quine.it Servizio abbonamenti Quine srl, 20141 Milano – Via G. Spadolini, 7 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 70057190 e-mail: abbonamenti@quine.it Gli abbonamenti decorrono dal primo fascicolo raggiungibile. Costo copia singola: euro 2,30 Stampa Aziende Grafiche Printing Srl – Peschiera Borromeo (MI) Casa&Clima è stampata su carta certificata Chlorine Free Iscrizione al Tribunale di Milano N.170 del 7 marzo 2006. Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n. 12191 Responsabilità Tutto il materiale pubblicato dalla rivista (articoli e loro traduzioni, nonché immagini e illustrazioni) non può essere riprodotto da terzi senza espressa autorizzazione dell’Editore. Manoscritti, testi, foto e altri materiali inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Tutti i marchi sono registrati. INFORMATIVA AI SENSI DEL D.LGS 196/2003 Si rende noto che i dati in nostro possesso liberamente ottenuti per poter e ettuare i servizi relativi a spedizioni, abbonamenti e similari, sono utilizzati secondo quanto previsto dal D.Legs.196/2003. Titolare del trattamento è Quine srl, via G. Spadolini 7, 20141 Milano (info@quine.it). Si comunica inoltre che i dati personali sono contenuti presso la nostra sede in apposita banca dati di cui è responsabile Quine srl e cui è possibile rivolgersi per l’eventuale esercizio dei diritti previsti dal D.Legs 196/2003.

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EDITORIALE

Alcune cose necessarie subito Una prima serie di possibili misure per agevolare l’equilibrio finanziario delle imprese, visto che non c’è ciò che serve, ovvero il “fondo perduto”

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a necessità di cambiare subito passo, concetto già espresso nel precedente editoriale, assume oggi con l’emergenza Coronavirus una priorità, se possibile, ancora più marcata. Come non essere d’accordo con il Presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli, quando chiede almeno due anni sabbatici di liberazione da fisco e burocrazia perchè le imprese (che sopravviveranno alla quarta recessione dal 2007) possano dedicarsi – senza la solita defatigante zavorra – agli aspetti produttivi e commerciali. Senza imprese in grado di lavorare e di stare sul mercato il Paese non va da nessuna parte. Si parla da anni di semplificazione – e da una decina di Ministri della Funzione Pubblica o dell P.A., che dir si voglia – ma nessun operatore l’ha mai percepita. Ogni provvedimento in tal senso si è anzi tradotto in nuovi adempimenti o complicazioni. Interi corpi dello Stato ed enti lavorano (spesso in modo del tutto autoreferenziale) non per facilitare, ma per complicare la vita alle imprese e non sono sottoposti ad alcun reale controllo. Questo è un punto inaggirabile e sul quale, non causalmente – perché comporta controlli e punizioni impopolari – i Governi girano la testa altrove. Dal Decreto Semplificazioni 2015 (D.Lgs. 175/2014) a oggi – tralasciando fatture elettroniche e corrispettivi telematici – sono state contate (numero in difetto) più di 50 provvedimenti a vasto impatto operativo e dal 2020 dobbiamo aggiungere, per citare solo un caso, le novità nella gestione delle ritenute dipendenti per appalti di opere e servizi, affidamenti o pattuizioni contrattuali comunque denominate relative a prestazioni a prevalente contenuto di manodopera (DURF).

Quali soluzioni? È necessario pertanto azzerare immediatamente l’entrata in vigore del citato nuovo onere, così come va prevista l’abrogazione immediata di Reverse charge (su questo torneremo più avanti).

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ANGELO ARTALE, Direttore Generale Finco

Va poi accantonata ogni ipotesi di proroga dello Split payment, oltre alla naturale scadenza del prossimo 30 giugno. Fra le misure in grado di agevolare l’equilibrio finanziario delle imprese, va presa subito in considerazione anche l’introduzione del recupero immediato dell’IVA su fallimenti e insoluti in genere. Da agevolare, altresì, la creazione di piattaforme a gestione o monitoraggio pubblico in grado di facilitare la compensazione multilaterale di debiti e crediti commerciali. Al netto delle disposizioni contenute nei decreti d’urgenza già emanati (ma due mesi sono pochi), della necessità di disporre di una proroga generalizzata dei versamenti e adempimenti tributari e contributivi in scadenza in questi giorni e nelle prossime settimane, una prima serie di possibili misure in tal senso dovrebbe essere presa: 1. Stop alla citata disciplina del DURF e alla nuova disciplina di cui all’articolo 17-bis del D.Lgs. 241/97 (introdotto dall’articolo 4 del D.L. 124/2019) per i versamenti delle ritenute di lavoro dipendente negli appalti, subappalti, affidamenti e contratti comunque denominati caratterizzati da prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi del committente e con mezzi dello stesso; 2. Rinvio delle disposizioni sugli obblighi di trasparenza su sovvenzioni, contributi e aiuti da fornire in nota integrativa al bilancio ai sensi dell’art. 1, commi da 125 a 129, della Legge 124/2017, come modificato dall’art. 25 del D.L. 34/2019 (c.d. Decreto Crescita pubblicato in GU il 30/4/2019); 3. Proroga di almeno un anno dei termini fissati al 30 settembre 2020 dal Provvedimento Agenzia delle Entrate n. 99922 del 28/2/2020 entro i quali i contribuenti dovrebbero adeguare i propri software di fatturazione elettronica alle nuove specifiche tecniche; 4. Chiarimento normativo che stabilisca come meramente formali le tardive emissioni (trasmissioni) delle fatture che rispettano comunque i termini di versamento dell’imposta;


5. Disciplina della crisi d’impresa di cui al D.Lgs. 14/2019 da modificare, prorogando, quantomeno al 15 febbraio 2021, l’entrata in vigore delle disposizioni introdotte dall’articolo 378 del D.Lgs. 14/2019 (Codice della crisi d’impresa) in materia di estensione della responsabilità degli amministratori. In un periodo di incertezza generalizzata e di recessione, come quello in cui è entrato il sistema Paese anche a causa (ma non solo) del Coronavirus, è semplicemente inopportuno privare di fatto l’imprenditore dalla limitazione di responsabilità tradizionalmente prevista per le S.r.l. estendendo le possibili azioni dei creditori anche sul patrimonio personale dell’amministratore stesso (socio o meno della società amministrata); 6. Prime misure fiscali a sostegno della liquidità delle imprese che esportano, introducendo il rimborso del credito IVA prioritario, entro 20 giorni e senza richiesta di documentazione e garanzie fideiussorie, per chi emette fattura elettronica ai sensi dell’articolo 1 del D.Lgs. 127/2015 verso controparti non residenti (ad esempio per esportazioni, cessioni intracomunitarie o lavorazioni) per l’importo figurativamente corrispondente all’IVA non dovuta su dette operazioni. Il settore delle “esportazioni” a seguito del Coronavirus, anche per l’effetto di improprie comunicazioni diffuse in queste settimane, dovrà lottare per anni prima di recuperare immagine e fiducia nel contesto internazionale. È fondamentale individuare quanto prima una serie di

misure a sostegno del Made in Italy partendo dall’eliminazione di qualsiasi ostacolo interno alle imprese che “esportano”. In tal senso va immediatamente riconosciuto il rimborso immediato dei crediti IVA che normalmente vengono accumulati da chi esporta; 7. Stop alle disposizioni attualmente previste in materia di Reverse charge dall’articolo 17 comma 6 del D.P.R. 633/72 (settore costruzioni in particolare) e stop a eventuali nuove autorizzazioni comunitarie in deroga per prorogare la disciplina dello Split payment di cui all’articolo 17-ter in scadenza il prossimo 30/6/2020. La fattura elettronica introdotta in via pressoché generalizzata dal 2019 permette di seguire con celerità eventuali frodi o abusi. Va restituita quindi la liquidità tolta a molte imprese del settore che soffrono costantemente di crediti IVA non incassandola sulle proprie forniture a causa del reverse charge. Analogo discorso in merito alla disciplina dello split payment su cui si impone in tutta evidenza il fatto che questo regime in deroga, autorizzato dal Consiglio Europeo 2017/784/UE del 25 aprile 2017, dovrebbe cessare appunto il prossimo 30 giugno 2020; 8. Introdurre una piattaforma pubblica (o a monitoraggio pubblico) che consenta e proponga agli operatori che emettono fattura elettronica di compensare in modo multilaterale i propri debiti e crediti commerciali; in questo modo potrebbero essere ridotte le esigenze di ricorso al credito bancario.

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NOVITÀ PRODOTTI

Climatizzatori con refrigerante R32 Toshiba ha ampliato, con la taglia da 3,5 HP, la famiglia Digital Inverter della gamma di condizionatori Light Commercial, e ha completato la transizione verso il gas R32 con la taglia da 6 HP con alimentazione sia monofase che trifase. L’unità da 3,5 HP – con capacità intermedia tra quella delle versioni 3HP e 4HP – permette di soddisfare i requisiti dei clienti per applicazioni Light Commercial, offrendo elevata efficienza energetica in classe A++. La nuova unità da 3,5 HP è ideale per il condizionamento di piccoli spazi commerciali, ristoranti e uffici, nonché per alcune applicazioni residenziali. L’unità esterna, grazie a uno chassis compatto (misure 630x800x300 mm, peso 47 kg) può essere installata facilmente e senza dare nell’occhio. È inoltre compatibile con i requisiti di un basso livello di rumorosità, raggiungendo un valore di pressione sonora di 51 dBA in modalità raffreddamento. Grazie al compressore DC twin rotary Toshiba e alla tecnologia dell’inverter digitale, il sistema raggiunge un rendimento energetico A++, con efficienza stagionale di 7,2 SEER in modalità raffrescamento, e 4,6 SCOP in modalità riscaldamento. L’unità esterna può essere abbinata a quattro tipi di unità interne per garantire la massima versatilità impiantistica: cassetta a 4 vie, canalizzabile, a soffitto e a parete. Il sistema può essere utilizzato in molte applicazioni differenti avendo una lunghezza massima possibile delle tubazioni di 50 m. Le nuove unità in R32 da 6 HP, con l’inedita versione trifase che amplia l’offerta della gamma Digital Inverter trifase con potenza di 14 kW, permettono di soddisfare le esigenze dei clienti per applicazioni Light Commercial, di dimensioni medio grandi offrendo elevata versatilità di applicazioni. Le unità da 6 HP sono ideali per il condizionamento di spazi commerciali, ristoranti e uffici. L’unità esterna, dotata di doppio ventilatore e di un’ampia superficie di scambio termico, pesa solo 95 kg, più leggera del 5% rispetto alla versione precedente. Le caratteristiche meccaniche sono le stesse sia per la versione monofase che per quella trifase. Grazie al compressore DC twin rotary e alla tecnologia inverter proprietaria Toshiba, il sistema ha un rendimento di sicuro rispetto per la sua taglia, con efficienza stagionale in modalità raffrescamento, SEER di 6,13 e in modalità riscaldamento, SCOP di 4,35 con un miglioramento rispettivamente del 16,7% e 7,4% rispetto alla versione precedente. L’ampio intervallo di temperature del sistema, da -15° C a + 46° C, la rende adatta alle condizioni climatiche più estreme. Le unità da 6 HP possono essere abbinate sia in modalità mono split che twin e triple alle unità interne della gamma Light Commercial per garantire la massima versatilità impiantistica.

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Posa stabile e sicura per i pavimenti flottanti Per assicurare una posa pratica, stabile e durevole di pavimenti flottanti, con altezze variabili da 10 a 1000 mm, Progress Profiles ha brevettato tre nuove soluzioni: Prosupport Tube System, Prosupport Slim System e il sistema modulare Prorail System. Idoneo su qualsiasi superficie – massetti cementizi, calcestruzzo lisciato, solai in legno e vecchi rivestimenti – Prosupport Tube System (nella foto) è composto da 7 elementi in polipropilene. Dotato di una resistenza al carico di 1.300 kg per pezzo, il sistema permette di installare pavimentazioni con altezza compresa tra 29 millimetri e 1.000 mm: in totale sicurezza è possibile avvitare le viti con la parte concava rivolta verso l’alto per l’auto-livellamento della pavimentazione con pendenza del supporto fino al 5%; ruotandole di 180°, invece, si ottengono teste fisse. Per realizzare una pavimentazione con altezza tra 10 e 30 mm, l’azienda di Asolo ha messo a punto Prosupport Slim System, composto da due basi di altezza 10 mm, sovrapponibili tra loro, e quattro dischi livellatori, anch’essi da porre uno sull’altro. I due sistemi consentono una facile ispezione del sottofondo, eliminano eventuali difetti di planarità, creano una perfetta continuità tra interni ed esterni e non necessitano di giunti di dilatazione; i fori perimetrali presenti sulle basi, inoltre, garantiscono il deflusso delle acque evitando il proliferare di batteri. In combinazione con Prosupport Tube System e Prosupport Slim System, l’azienda ha brevettato un ulteriore sistema modulare – Prorail System – che garantisce una sottostruttura stabile e resistente fornendo all’installatore tutti gli elementi necessari. I travetti in alluminio Prorail o Prorail Ret e gli anelli per il fissaggio Prorail Ring e i distanziatori Prorail Spacer consentono di posare in maniera veloce, pratica e sicura lastre in ceramica, marmo, listoni in legno, WPC e materiali compositi di qualsiasi formato; le gomme Prorail Rubber, inoltre, garantiscono un effetto antiscivolamento e antirumore.

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Quando il comfort diventa arte

Nuovo sistema antilegionella

ART-U è il fan coil di ultima generazione ispirato dalla DesignDriven Innovation. Galletti ha voluto sviluppare un prodotto in grado sia di rispondere alle sempre più stringenti richieste in termini di efficienza energetica, che di incontrare le recenti tendenze di arredamento e interior design. ART-U rappresenta un vero e proprio shift stilistico, in un settore ormai abituato da tempo a prodotti troppo simili tra loro. Con la sua profondità, che in alcuni punti sfiora i soli 10 cm, e forte delle sue linee uniche, il fan coil è stato concepito per essere un prodotto assolutamente trasversale, capace di adattarsi sia ad ambienti rigorosi ed essenziali, sia a spazi più caldi e sofisticati. Introdotte, inoltre, quattro nuove versioni cromatiche: grey, white, red e black. Per soddisfare la richiesta di una sempre maggiore personalizzazione degli spazi da arredare, Galletti fa un ulteriore passo avanti con ART-U Canvas, fan coil dal design completamente personalizzabile. Il pannello del fan coil diventa infatti una vera e propria tela da pittore pronta per essere caratterizzata dall’architetto d’interni. Su ART-U Canvas è possibile riprodurre qualsiasi colore a tinta unita offerta dalle scale RAL e PANTONE, immagine e fotografia. Un ulteriore grado di libertà è consentito dalla possibilità di riprodurre texture geometriche e grafiche delle carte da parati per rendere mimetico il fan coil nell’ambiente in cui viene installato.

Per garantire cicli di disinfezione termica con il controllo a distanza della temperatura nelle reti di acqua sanitaria, Watts ha realizzato il sistema completo con valvola miscelatrice elettronica antilegionella e-ULTRAMIX installabile su tutti gli impianti centralizzati di strutture pubbliche dove è obbligatorio il suo utilizzo. La valvola miscelatrice permette il controllo della temperatura dell’acqua da inviare alle utenze, miscelando l’acqua calda prodotta dal generatore e l’acqua fredda proveniente dalla rete di ricircolo o dal reintegro. e-ULTRAMIX è un sistema completo di nuova generazione progettato per regolare elettronicamente la temperatura dell’acqua miscelata in installazioni aperte al pubblico. Può gestire fino a 120 postazioni: numero frequente nel settore commerciale e nelle strutture industriali. Il sistema elettronico è dotato di un’unità di controllo intelligente (smart controller) su cui è possibile programmare i cicli di disinfezione termica per prevenire con sicurezza i rischi legati alla legionella nel sistema ACS. Agendo come un “giornale di bordo elettronico”, l’unità registra e archivia i parametri relativi al processo di disinfezione, le varie notifiche e gli allarmi, garantendo un efficace monitoraggio sanitario dell’installazione. I dati possono essere recuperati utilizzando una micro SD card su cui sono stati salvati, oppure tramite connessione in remoto a un sistema di Building Management System (protocollo MODBUS) usando un’interfaccia RS485 prevista per questo scopo. e-ULTRAMIX può essere utilizzato in una nuova installazione o in una esistente, già dotata di valvola di miscelazione Ultramix, aggiungendo il solo e-kit. L’installazione deve obbligatoriamente prevedere una protezione anti-scottature in ogni punto di utilizzo, per proteggere gli utenti in caso di uso accidentale durante i cicli di disinfezione termica. Le protezioni interromperanno il flusso d’acqua ogni volta che la temperatura supererà i 48 °C.

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Flessibilità di installazione e basso impatto ambientale Da Daikin la nuova nuova unità Mini VRV Serie 5, caratterizzata da un impatto ambientale del 70% inferiore rispetto alla serie precedente, grazie all’impiego del refrigerante R32, che presenta un GWP pari a un terzo di quello dell’R410A e consente anche una minore carica grazie alle sue migliori prestazioni termodinamiche. La nuova unità, che sarà disponibile a partire da settembre 2020, è dotata di tecnologia VRT (temperatura del refrigerante variabile) che consente di ottimizzare il comfort e le prestazioni. Grazie alle dimensioni compatte (870x1100x460 mm), l’unità a ventilatore singolo risulta versatile, facile da trasportare e installare. Il ventilatore di nuova concezione garantisce un’elevata portata d’aria, con una rumorosità ridotta pari a 39 dBA e una prevalenza regolata automaticamente fino a 45 Pa, che ne consente l’installazione canalizzata. Può essere utilizzata in combinazione con le unità cassetta Round Flow e Fully Flat, oltre che con una gamma di unità a parete e canalizzate da incasso. È inoltre possibile integrare anche barriere d’aria e unità di trattamento d’aria. La nuova unità VRV 5 risulta conforme ai requisiti europei dell’Ecodesign secondo il Lot 21-Tier 2 che entrerà in vigore nel 2021 e offre un’elevata efficienza stagionale in condizioni d’uso reali. Altri plus di VRV 5 sono: la facilità di installazione grazie allo sportello rotante che si può aprire con una mano e rimuovendo una sola vite; un accesso rapido frontale e laterale; la posizione delle valvole di servizio saldobrasate che consente molteplici possibilità di collegamento delle tubazioni; e le misure di sicurezza già incorporate nella macchina, con valvole di intercettazione e un segnalatore di perdite.

www.daikin.it www.casaeclima.com

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TECH

Nuovo record di efficienza per le celle tandem in perovskite e silicio Dall’Australia una nuova cella solare in silicio e rivestita di perovskite con un’efficienza energetica del 27,7%

Pannelli solari che funzionano di notte Un team dell’Università della California ha sviluppato delle celle termoradiative che generano energia irradiando calore nell’ambiente circostante

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ontinuano a migliorare le prestazioni delle celle solari tandem in silicio e perovskite. Il nuovo record di efficienza è stato registrato da un team di ricercatori dell’Australian National University (ANU) ed è pari al 27,7%. Il passo in avanti è notevole: due anni fa si aggirava intorno al 25% e cinque anni fa era pari al 13,7%. La maggior parte delle celle solari in commercio, esclusivamente in silicio, hanno un’efficienza di circa il 20% ed è ormai abbastanza evidente che la perovskite può offrire un contributo importante in questo senso. Entrambi i materiali, infatti, convertono la luce solare in energia, ma combinati funzionano meglio. Questo perché sono in grado di assorbire delle lunghezze d’onda diverse: il silicio raccoglie principalmente la luce rossa e infrarossa, mentre la perovskite quella verde e blu. Per massimizzarne l’efficienza, i ricercatori hanno impilato delle celle di perovskite semitrasparenti – il cui design è stato modificato – sopra a quelle di silicio. Il team sta ora lavorando per migliorare ulteriormente l’efficienza delle celle solari tandem con l’obiettivo di raggiungere il 30%. Un traguardo che potrebbe consentirne la commercializzazione, stimata al 2023.

Una normale cella solare genera energia assorbendo la luce, generando una tensione e il flusso di corrente. In questi nuovi dispositivi, invece, viene emessa luce e la corrente e la tensione vanno nella direzione opposta, ma si genera comunque energia

THE DUONG, capo ricercatore dello studio

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Abbiamo rivestito gli strati attivi di perovskite con il bromuro di n-butilammonio, un materiale che funziona in modo bidimensionale. Questo materiale riduce alcuni difetti sulla superficie degli strati attivi di perovskite, quindi migliora le prestazioni delle celle solari

no dei maggiori limiti del fotovoltaico è il mancato funzionamento in assenza di luce solare. La ricerca scientifica è quindi da tempo impegnata nello studio di soluzioni che possano consentire di risolvere il problema. Un’innovazione interessante arriva da un team dell’Università della California che ha sviluppato un prototipo di celle solari capaci di produrre energia di notte. Si tratta di celle termoradiative che generano energia irradiando calore nell’ambiente circostante. Viene così sfruttato il principio della termodinamica secondo cui un oggetto caldo rispetto all’ambiente circostante irradia calore come luce infrarossa, mentre una classica cella fotovoltaica, che è più fredda rispetto al sole, assorbe la luce. La celle termoradiative funzionano dunque al contrario rispetto alle normali celle solari, ma con degli ottimi risultati. Stando ai test sono in grado di produrre durante la notte 500 watt di energia per metro quadrato, ovvero una quantità pari a circa un quarto di quella prodotta di giorno da un normale pannello solare. Attualmente la ricerca è ancora in fase prototipale e il team sta cercando di migliorarne l’efficienza, soprattutto dal punto di vista dei materiali. Se il silicio è il materiale più utilizzato nel fotovoltaico tradizionale per la grande capacità di assorbire la luce, i ricercatori stanno vagliando il materiale più adatto per catturare la luce a una lunghezza d’onda estremamente lunga.

JEREMY MUNDAY, professore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica dell’università e autore principale dello studio


Uno studio raccoglie le migliori pratiche nelle regioni transfrontaliere di Italia e Svizzera

È

online l’Inventario delle migliori pratiche per regione, uno studio sulla situazione attuale della mobilità elettrica e dei relativi impatti sul settore turistico nelle regioni di Alto Adige, Cantone Ticino e provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Lo studio è stato condotto dal progetto MOBSTER, che vede la collaborazione di centri di ricerca, aziende di trasporti e pubbliche amministrazioni situati nei tre territori e riuniti sotto il Programma di Cooperazione Interreg Italia-Svizzera. Con l’inventario delle migliori pratiche per regione, MOBSTER offre alle amministrazioni pubbliche locali e ai pianificatori urbani e regionali esempi virtuosi di infrastrutture di ricarica per auto elettriche ed e-bike, itinerari turistici per i possessori di veicoli elettrici e interessanti offerte dedicate a turisti e strutture ricettive. Lo studio inoltre analizza le politiche a sostegno dell’elettromobilità osservate nelle aree pilota del progetto. Gli utenti del sito possono scaricare gratuitamente il report o navigare tra le 28 migliori pratiche e scoprire gli aspetti tecnici e i business model più incisivi per la diffusione e il rafforzamento della mobilità elettrica. La pubblicazione dell’inventario conclude la prima fase del progetto MOBSTER, quella relativa all’analisi del contesto. In questi mesi i ricercatori di Eurac Research, capofila italiano del progetto, sono impegnati nella realizzazione di un questionario volto a raccogliere informazioni sul fabbisogno di mobilità elettrica di residenti e turisti nelle tre regioni. I risultati saranno pubblicati sul sito progettomobster. eu nei primi mesi del 2021. Entro la fine di quest’anno partiranno anche i lavori di installazione di 43 stazioni di ricarica per auto elettriche e 25 stazioni di ricarica per e-bike, suddivise tra Alto Adige e provincia di Verbania-Cusio-Ossola. Tutto questo contribuirà a offrire una migliore esperienza turistica nel rispetto dell’ambiente.

Mattoni viventi che si autoriproducono grazie ai batteri Un team di ricercatori del Colorado ha sviluppato un prototipo di mattoni di sabbia, idrogel e cianobatteri in grado di riprodursi, riducendo così l’impatto ambientale del processo produttivo

D

opo i mattoni in grado di autoripararsi grazie ai batteri, arrivano quelli che si riproducono. L’innovazione è stata sviluppata da un team dell’Università del Colorado-Boulder e sicuramente apre la strada a una nuova generazione di materiali da costruzione con funzioni biologiche, i cosiddetti Living Building Materials che vanno verso un’ottica avanzata di sostenibilità ambientale.

L’ATTIVITÀ DEI CIANOBATTERI I mattoni sono realizzati con una miscela di sabbia, acqua e idrogel all’interno della quale si annidano dei cianobatteri del genere Synechococcus, una comune classe di microbi che cattura l’energia attraverso fotosintesi. Al termine del loro ciclo vitale, i batteri producono dei cristalli di carbonato di calcio attorno alle particelle di sabbia, con un processo simile a quello che vede la formazione delle conchiglie. Il risultato è un materiale che ha una consistenza e soprattutto una forza simile alla malta a base di cemento.

PROCESSO PRODUTTIVO A IMPATTO AMBIENTALE (QUASI) ZERO L’aspetto interessante dell’innovazione risiede non tanto nel fatto che i mattoni siano “vivi”, ma nella possibilità che si riproducano. Dividendo il mattone a metà e aggiungendo altra sabbia e idrogel, i batteri proliferano formando due mattoni completi. Secondo i ricercatori da un solo mattone se ne possono riprodurre fino a otto nell’arco di tre generazioni. Questa possibilità va vista in termini di sostenibilità ambientale. Come sappiamo, il processo produttivo del calcestruzzo è energivoro, in questo caso invece la produzione dipenderebbe quasi esclusivamente dall’attività batterica.

Usiamo i cianobatteri fotosintetici per biomineralizzare l’impalcatura, quindi è davvero un processo verde. Sembra un materiale Frankenstein. Ciò che stiamo cercando di creare è qualcosa che rimane vivo

Mobilità elettrica al servizio del turista: le soluzioni più efficaci

WIL SRUBAR, coordinatore del progetto

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TECH

Proteggere i sistemi di accumulo di energia a batterie agli ioni di litio Un’applicazione specifica per la prevenire la fuga termica, proteggendo le batterie dal rischio incendio

O

gni cella che compone la batteria agli ioni di litio è costituita da due elettrodi: un anodo negativo e un catodo positivo. Questi sono tenuti disgiunti per mezzo di un separatore. Componente essenziale è l’elettrolita a conduzione ionica. Questo principio funzionale, sebbene sia efficiente e generalmente sicuro, presenta dei rischi relativi alla progettazione. Le celle della batteria sono caratterizzate dalla presenza di una grande quantità di energia chimica inserita in un piccolo spazio e a una distanza davvero ridotta tra gli elettrodi (lo strato separatore in genere è di ≈ 30 µm). Allo stesso tempo, gli elettrodi utilizzati sono tipicamente combustibili o materiali altamente infiammabili. Per questa ragione, un Sistema di Gestione della Batteria (BMS) non solo controlla e monitora lo stato del caricamento a livello di sistema e della cella ma gestisce anche la temperatura rilevata in fase di caricamento e scaricamento. Questo assicura che le celle rimangano all’interno dell’intervallo operativo definito come sicuro.

FUGA TERMICA: LO SCENARIO PERICOLOSO Uscire dall’intervallo di sicurezza della temperatura può generare la cosiddetta “fuga termica”. Quando accade, l’energia accumulata nella batteria è immediatamente rilasciata, e in pochi millisecondi la temperatura può raggiungere oltre i 100 gradi. A questo punto, l’elettrolita s’infiamma oppure il gas elettrolitico esplode. Nel corso di una fuga termica, l’elettrolita evapora al crescere della temperatura. Questo causa un innalzamento della pressione

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all’interno della cella fino a quando i vapori dell’elettrolita non iniziano a fuoriuscire da una valvola di sfiato o da una parete della cella danneggiata da una possibile esplosione. Senza contromisure efficaci, questa situazione genera una miscela esplosiva di gas e aria. A questo punto, basta una fonte di accensione per causare una combustione esplosiva. Inoltre, la fuga termica in un sistema a batterie si può propagare di cella in cella causando un incendio di più grandi dimensioni. Le potenziali cause di una fuga termica possono essere esterne o interne alla cella della batteria. Nel primo caso, fattori estremi esterni, quali per esempio un principio d’incendio, possono causare l’innalzamento della temperatura della batteria oltre il livello di tolleranza. Nel secondo caso, un corto circuito interno può generare un innalzamento pericoloso della temperatura. Quest’ultimo potrebbe essere causato da un danneggiamento meccanico esterno o da un guasto del separatore dovuto all’età o causato dalla formazione di dendrite.

UNA PROTEZIONE COMPLETA PER PREVENIRE LA FUGA TERMICA I test condotti nello Smart Infrastructure Fire Lab di Siemens ad Altenrhein, in Svizzera, su batterie agli ioni di litio costituite da diverse tipologie di celle (basate su ossido di litio cobalto, ossido di litio manganese, ossido di nichel litio manganese cobalto e fosfato di litio ferro) hanno dimostrato la presenza di segnali indicatori prima che la fuga termica si

manifesti concretamente. Un indicatore affidabile è il degasaggio elettrolitico. Quando il gas elettrolitico inizia a svilupparsi significa che la fuga termica è imminente. Tuttavia, c’è ancora abbastanza tempo per azionare automaticamente misure di spegnimento. Questo comporta un duplice approccio: primo, l’introduzione di un agente estinguente in sufficiente concentrazione all’interno del locale che ospita la batteria prima che il separatore all’interno della cella si guasti. Secondo, procedere con lo spegnimento attraverso il sistema di gestione della batteria così da fermare l’estensione della fuga causata dal sovraccarico. Inondare rapidamente la batteria con l’agente estinguente previene la formazione di una grande quantità di miscela elettrolita-ossigeno altamente esplosiva, riducendo così la possibilità di sviluppo di una iniziale fuga termica e inibendo la diffusione del guasto alle celle adiacenti. Questo elimina la possibilità di incendi secondari e, attraverso l’inertizzazione prolungata, il potenziale rischio di un nuovo innesco.

FASE 1: RILEVAZIONE ATTRAVERSO IL SISTEMA ASD DI ASPIRAZIONE FUMI Nella fase 1 una protezione efficace deve offrire non solo una rilevazione antincendio affidabile, ma anche una primaria rilevazione di gas elettrolitici. Questi compiti possono essere svolti dai Sistemi di Aspirazione Fumi (ASD). Utilizzando la tecnologia a doppia lunghezza d’onda, questi sistemi rilevano in modo affidabile incendi elettrici, vapori e


gas elettrolitici, anche in condizioni di alte velocità di aria e basse concentrazioni di gas. I sistemi di aspirazione fumi analizzano e monitorano continuamente campioni d’aria dei locali sensibili alla ricerca di fumo o particelle di gas. I campioni d’aria sono condotti all’interno di una camera di rilevazione brevettata nella quale un’unità specifica verifica la dimensione e la concentrazione delle particelle. Questa è in grado di rilevare anche le più piccole quantità di gas elettrolitici e di combustione.

FASE 2: SPEGNIMENTO TRAMITE GAS INERTE I sistemi, non appena rilevano un incendio o la presenza di gas elettrolitici, azionano automaticamente il processo di spegnimento. Poiché l’impiego dell’acqua dovrebbe essere evitato per lo spegnimento di impianti elettrici, oltre al fatto che non è pienamente affidabile nel raggiungere incendi nascosti o covanti, le batterie sono investite da un agente estinguente gassoso introdotto tramite appositi

ugelli. Il gas interviene sulla concentrazione di ossigeno che alimenta il fuoco, spegnendo così anche gli incendi più piccoli. Ma qual è l’agente estinguente più adatto? Gli agenti chimici non si possono utilizzare in questo ambito applicativo poiché, se sottoposti a condizioni di alto riscaldamento potrebbero generare prodotti pericolosi di decomposizione e richiedono una scarica prolungata per il mantenimento della concentrazione necessaria. Le alternative valide sono tre gas estinguenti naturali: l’Azoto (N2), l’Anidride carbonica (CO2) e l’Argon (Ar). Questi presentano delle caratteristiche differenti. L’Argon è un gas nobile costoso (se paragonato agli altri) usato solo per applicazioni speciali come gli incendi sui metalli. L’anidride carbonica è la più efficace di questi tre agenti naturali, ma è usata principalmente nelle aree inaccessibili perché richiede una concentrazione di spegnimento troppo pericolosa per l’uomo. Per queste ragioni, la soluzione estinguente più adatta nei sistemi di accumulo energetico basati su batterie agli ioni di litio è l’Azoto.

CONCLUSIONI Le batterie agli ioni di litio presentano rischi d’incendio peculiari. Un’applicazione specifica per la protezione antincendio deve combinare una primaria rilevazione incendio con sistemi di aspirazione fumi altamente performanti e sistemi di spegnimento basati su gas inerti. La scarica immediata dell’agente estinguente previene la formazione di quantità elevate di miscele esplosive elettrolita-ossigeno, riduce la possibilità di sviluppo di un’iniziale fuga termica e ne inibisce la diffusione nelle altre celle adiacenti, evitando potenziali incendi secondari o re-inneschi. Questa soluzione, completa di protezione, rende gestibili i potenziali rischi correlati ai sistemi di accumulo basati sulle batterie agli ioni di litio. Nel dicembre del 2019, la soluzione “Protection Concept for Stationary LithiumIon Battery Energy Storage Systems” sviluppata da Siemens è stata la prima (e l’unica finora) a ricevere l’approvazione VdS (VdS numero S619002).

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INTERVISTA

C’è qualcosa di “INNOVA” nella climatizzazione residenziale Dai ventilconvettori ai sistemi aria acqua ad anello, stiamo per assistere a una nuova generazione di soluzioni per l’abitazione. Ce ne parla Marco Grisot, Responsabile strategie prodotti e mercati di Innova a cura di VANESSA MARTINA

C

on la maggiore diffusione di edifici con involucro dal buon isolamento e soluzioni impiantistiche con pompe di calore, la distribuzione impiantistica nell’ambito residenziale si è notevolmente modificata, anche se non sembra ancora arrivata a un momento di maturazione. Per comprendere se l’evoluzione tecnologica ci riservi ancora delle sorprese abbiamo sentito Marco Grisot, Responsabile strategie prodotti e mercati di Innova che da anni lavora per mettere a punto prodotti particolarmente sofisticati in aziende italiane che si sono contraddistinte nel campo della climatizzazione. “Oggi – spiega Grisot – il mondo del residenziale si sta evolvendo: molti professionisti hanno capito che in questo contesto il ventilconvettore è un elemento che verrà utilizzato sempre di più, così come le pompe di calore a sostituzione delle caldaie”. Ovviamente nel residenziale anche l’occhio vuole la sua parte, ma non si tratta solo di gusto estetico, come spiega Grisot: “I ventilconvettori si stanno guadagnando uno spazio nel residenziale ed è chiaro che dietro a un necessario e auspicabile ‘ritocco’ estetico ci deve essere un grande lavoro di sviluppo tecnologico: non si tratta di rimpicciolire gli elementi del prodotto al fine di renderli ‘più piccoli e sottili’, ma di riprogettarli per fare in modo che funzionino anche con delle dimensioni diverse e che siano silenziosi”. Un approccio di sviluppo tecnologico che va fatto su tutti i prodotti, dunque, fino al complesso della ventilazione meccanica controllata (VMC): “Il vero salto di qualità è passare dal prodotto al sistema, fare in modo cioè di non offrire solo un unico prodotto, ma una selezione completa tale da poter studiare un sistema che meglio si possa adattare a una particolare tipologia di edificio”.

C&C: Quando parla di residenziale si riferisce anche ai condomini con più appartamenti? M.G.: Sì. Quello che stiamo vivendo adesso, anche in termini di completezza di offerta, si rivolge a vari settori, dalle nuove abitazioni, 12

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MARCO GRISOT, Responsabile strategie prodotti e mercati Innova

siano essi appartamenti e/o case singole, o da riqualificare – che è il mercato più importante fino al condominio con una soluzione centralizzata. In questo senso stiamo portando avanti delle soluzioni molto interessanti, originali e replicabili.

Dal vostro punto di vista cosa può essere migliorato nell’impiantistica residenziale? Proviamo a immaginare la motocondensante delle pompe di calore aria/acqua che in quasi tutte le case si trova all’esterno. Non è di certo un elemento esteticamente bello da vedere. Come azienda stiamo sviluppando soluzioni in cui anche questa unità, necessaria nelle pompe di calore, sia integrata nel muro perimetrale o che abbia una sua forma integrata nell’edificio. Sono questi gli aspetti per i quali si possono trovare delle soluzioni ideali, cercando sempre a livello tecnico di dirigere il flusso dell’aria in modo adeguato (e non verso la finestra del vicino). Col flusso d’aria, ovviamente, si trasmette anche del rumore, un aspetto importante se si pensa al


residenziale: per riprogettare delle macchine – come abbiamo fatto noi per il ventilconvettore – bisogna trovare un giusto equilibrio con gli investimenti, o il rischio è quello di realizzare un elemento, sì silenzioso, ma troppo costoso.

A proposito di ventilconvettore, sempre più utilizzato nel residenziale, come può essere integrato il comfort? Quali sono le strategie che state adottando? Ci sono vari aspetti. Il primo è che i nuovi edifici hanno un involucro sempre più performante, quindi il carico termico diminuisce. Se l’edificio risulta essere troppo performante, sistema radiante, per effetto dell’inerzia termica, non riesce a soddisfare il giusto comfort. Per esempio, durante la mezza stagione l’impianto radiante non riesce a seguire bene le temperature che vorremmo in casa proprio a causa dell’inerzia termica: il ventilconvettore è più reattivo e riesce a seguire meglio il carico, e siccome il carico è molto basso, la velocità del ventilatore sarà molto ridotta, e dunque molto silenzioso; in più è un unico terminale che funge da riscaldamento e raffreddamento con un impianto molto semplice.

Ritenete che il ventilconvettore possa avere una riscoperta nel residenziale? Questa non è una supposizione, sono dei dati di fatto che stiamo riscontrando da vari costruttori edili che prima realizzavano case molto performanti: utilizzando un impianto radiante si sono trovati ad avere delle lamentele dai loro clienti, proprio perché non avevano un comfort ideale. Quando sono passati alle prime soluzioni con i ventilconvettori, hanno trovato una risposta perfetta. All’inizio sicuramente l’utente è scettico, perché si propone qualcosa di cui non si ha molta conoscenza, pensa subito al fan coil degli uffici e degli ospedali, rumorosi, con tanta portata d’aria, ma non

è questo il caso. Gli utenti che hanno optato per il ventilconvettore hanno invece avuto un feedback molto positivo sull’utilizzo. Un secondo aspetto è legato alle condizioni climatiche: il ventilconvettore può essere molto interessante, anche in quelle nazioni dove oggi la tecnologia della pompa di calore si è diffusa molto di più rispetto che in Italia e, per effetto dei cambiamenti climatici, il raffreddamento è diventata una necessità. Quindi l’abbinamento di una pompa di calore con i ventilconvettori permette di avere un impianto molto efficiente e semplice per soddisfare il riscaldamento ed il raffreddamento.

Per quanto riguarda la riqualificazione di condomini, quali soluzioni state adottando? In funzione dell’applicazione casa-condominio, nuova o da riqualificare, e in funzione del fabbisogno energetico, vi è una specifica soluzione. In generale, le attuali proposte presenti sul mercato, sono delle soluzioni ottime a livello energetico per la riqualificazione, ma poco praticabili. Ad esempio, si può pensare di inserire in un condominio una pompa di calore aria-acqua, e quindi passare l’appartamento dal centralizzato all’autonomo. Ma dove può essere inserita quella pompa di calore, e soprattutto dove mettere un accumulo per ACS dentro un appartamento da 60/70 mq? Ecco, questo ha fatto sì che lo sviluppo o la penetrazione di quella tecnologia in quel segmento sia molto limitata oggi.

Voi cosa avete sviluppato? Partiamo dal concetto che la maggior parte dei condomini hanno un impianto centralizzato: caldaia, colonne di distribuzione/montanti che vanno ad alimentare i vari appartamenti con dei radiatori, quindi colonne che sono in alta temperatura (60-70 °C con grandi dispersioni) ed è soprattutto un impianto che lavora solo in riscaldamento.

WEB SERVER BUTLER. Sistema per gestire da rete locale e da remoto un intero sistema di climatizzazione; si compone di una scheda “web server” integrata su un microcomputer che collega le pompe di calore, i fan coil e la ventilazione meccanica controllata – dotati di controllo elettronici – a una normale rete LAN o wireless. L’intero impianto può essere gestito anche da smartphone o tablet impostando fasce orarie, scenari di funzionamento etc...

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INTERVISTA Quali sono le dimensioni del vostro prodotto?

FILOMURO INCASSO, il fan coil da parete alta a scomparsa totale. Dettaglio

In questo senso abbiamo sviluppato una soluzione che prevede l’utilizzo di micro pompe di calore di tipo acqua aria, in modo tale da poter sostituire un impianto centralizzato con un impianto waterloop. Il waterloop heat pump è un approccio impiantistico anglosassone presente da molto tempo ed utilizzato soprattutto negli impianti del settore terziario.

Qual è il vantaggio? È trasformare tutto il sistema di distribuzione dell’impianto ad anello, un impianto che lavora tra i 20 e i 30 °C, quindi non vi è la dispersione termica di prima, ed è già una fetta importantissima del consumo energetico di un edificio esistente. A questo punto, questi terminali acqua-aria si possono utilizzare non solo per il riscaldamento, ma anche per il raffreddamento: di fatto riesco a riqualificare l’impianto generando della potenza – stanza per stanza – andando a parzializzare, fino alla singola stanza, quella che è la potenza che si deve generare, e questo permette di avere dei grossi benefici.

Perché oggi è possibile proporre questa soluzione? Si può proporre questa soluzione perché questi terminali, che hanno al loro interno un circuito frigorifero con un compressore, sono comunque terminali che hanno un’elevata silenziosità. Parliamo di soluzioni che derivano dall’esperienza che ha fatto Innova con il climatizzatore senza l’unità esterna, dove ha sviluppato una soluzione ideale per il residenziale, con una silenziosità che è uguale a quella di uno split. In Inghilterra abbiamo delle catene alberghiere che stanno facendo proprio una riqualificazione in questo senso, utilizzando delle soluzioni ad aria “aria-aria”; invece, utilizzando la stessa macchina, ma con il condensatore ad acqua, risulta avere tutte quelle caratteristiche di silenziosità e di modulazione di potenza della soluzione ad aria, perciò è adattabile e utilizzabile nel residenziale. Si ottiene un ottimo comfort interno: oltre al riscaldamento si ha anche il raffreddamento, migliorando l’efficienza energetica. 14

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Innanzitutto, è l’unico prodotto esistente sul mercato a oggi di console ad acqua con il compressore inverter, e non on-off. Questo ne enfatizza la silenziosità. Ma oltre alla silenziosità, il fatto di generare la potenza necessaria proprio dell’ambiente, evita pendolamenti sulla temperatura dell’aria, che invece può avere un compressore tradizionale on-off. Le potenze si possono generare dai 4/500 watt, fino ai 3 kW in modo continuo e modulante proprio per effetto del compressore inverter, e soprattutto in varie soluzioni installative. Su quest’ultimo un’evoluzione che faremo sarà quella di realizzare prodotti di potenza ridotta. Infatti, abbiamo fatto un’analisi su quelle che sono le tipologie di radiatori utilizzati e quindi di potenza erogata, e abbiamo capito che dobbiamo fare delle macchine con potenze anche più ridotte – basta anche 1 kW di potenza massima erogata – permettendoci di avere altre soluzioni vicine alle dimensioni dei ventilconvettori di Innova oggi.

Per il nuovo condominio che tipo di soluzioni proponete? Il mercato condominiale è una situazione particolare, ovvero, bisogna guardare alle proposte di un impianto corretto a livello energetico e di fabbisogno, ma bisogna anche analizzare la clientela verso cui un costruttore si rivolge. Ci sono varie soluzioni che possono essere proposte con i sistemi di VMC evoluti. Dal momento che il carico energetico degli edifici condominiali – che hanno per la maggior parte degli appartamenti dalle dimensioni molto ridotte – deve rispondere a un sistema di VMC, tanto vale utilizzare la stessa distribuzione per il riscaldamento e il raffreddamento, in altre parole il mondo degli aggregati compatti. Anche in questo caso abbiamo sviluppato una soluzione molto interessante, di aggregato compatto, seguendo però delle logiche legate anche all’aspetto realizzativo. Molti aggregati compatti che esistono sul mercato fanno anche la produzione dell’ACS, quindi ci troviamo ad avere una macchina a basamento di solito che ne vincola la posizione in funzione del layout dell’appartamento. Occorre guardare al comfort e a tutto ciò che riguarda l’investimento; quindi abbiamo sviluppato una macchina da controsoffitto, con un compressore inverter orizzontale, molto sottile, che fa il rinnovo e purificazione dell’aria con il recupero del calore, il riscaldamento, il raffreddamento, la deumidificazione dell’aria: una macchina più semplice e affidabile e, soprattutto, una macchina che può essere manutenuta da quella che è l’attuale filiera presente oggi in termini di preparazione tecnica nei centri di assistenza, avere dunque un unico interlocutore per tutti gli elementi presenti in casa. Ma non solo, parliamo anche di dispositivi con gestione remota, in modo tale da poter avere un service evoluto, affidabile e rapido. Infatti, la gestione remota ci permette di controllare come lavora la macchina, intervenire senza andare in situ, e quindi risolvere tante cose più velocemente a costi più bassi. In sostanza un corretto equilibrio anche in termini di investimento.


Soluzioni innovative in pompa di calore per il comfort residenziale

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BUTLER, il controllo evoluto dell’impianto

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CRAVEZERO

Quanto costa costruire un edificio nZEB? Riduzione dei costi e accelerazione del mercato verso gli nZEB: una metodologia strutturata e condivisa per valutare il costo del ciclo di vita. L’approccio proposto dal progetto H2020 CRAVEzero ROBERTA PERNETTI, FEDERICO GARZIA, GIULIA PAOLETTI E TOBIAS WEISS

N

onostante la Direttiva EPBD 2020/31/UE [1] abbia stabilito che – a partire dal 1° gennaio 2021 – tutti in nuovi edifici dovranno raggiungere il target nZEB, sono ancora molti gli ostacoli che rallentano il processo di aggiornamento del mercato delle costruzioni verso gli edifici a energia quasi zero. Una delle barriere più grandi che comporta il raggiungimento del target nZEB è il costo aggiuntivo in fase di investimento, spesso non accettato dagli investitori che, solitamente, ragionano su tempi di rientro dell’investimento brevi. Il progetto H2020 CRAVEzero, lanciato nel 2017 e in fase conclusiva entro quest’anno, mira a cambiare questo approccio introducendo una serie di strumenti e metodologie di supporto per valutare e ridurre gli extra-costi degli edifici nZEB in tutte le fasi del ciclo di vita: dalla progettazione alla costruzione fino al funzionamento dell’edificio.

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Uno dei risultati principali del progetto è lo strumento “CRAVEzero nZEB spreadsheet” (disponibile gratuitamente sul sito www.crevezero. eu) che implementa una metodologia completa e strutturata per valutare il Life Cycle Cost (LCC) degli edifici. Il nuovo metodo è stato utilizzato per analizzare 12 casi studio che attualmente rappresentano delle best practice di edifici nZEB costruiti in Europa.

CALCOLO DEL COSTO DEL CICLO DI VITA DELL’EDIFICIO L’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research, uno dei nove partner europei del progetto, ha dato in questa fase un contributo importante, concentrandosi soprattutto sulla definizione dei contributi da includere nella valutazione dell’LCC degli edifici. La raccolta


dei dati è stata eseguita seguendo la norma ISO 15686-5:2008 [2], che fornisce i principi e le caratteristiche di un calcolo LCC e il “Code of Measurement for Cost Planning” [3], che definisce una struttura armonizzata a livello UE per la scomposizione degli elementi costruttivi, degli impianti e dei processi dell’edificio. La normativa ISO 15686-5:2008 indica che per il calcolo si possono prendere in considerazione: il costo del ciclo di vita (incentrato sulla fase di progettazione, costruzione e funzionamento) e il costo dell’intero ciclo di vita (WLC), che include anche i costi iniziali di non costruzione per l’abilitazione dell’edificio. Le due tipologie di costo sono schematizzate nella Tabella 1. Sebbene sia la valutazione LCC sia quella WLC includano tutti i costi fino alla fine del ciclo di vita, nella presente analisi – dato che non erano disponibili dati strutturati dai casi studio – si sono trascurati i costi relativi al fine vita. Per quanto riguarda le specifiche del calcolo, sono state definite una serie di ipotesi comuni per garantire la comparabilità dei risultati. L’intervallo di tempo di riferimento è stato selezionato un periodo di 40 anni, considerato anche che il valore attuale dei costi futuri – ovvero che si presentano dopo 40 anni. Per quanto riguarda le specifiche del calcolo, sono state definite una serie di ipotesi comuni per garantire la comparabilità dei risultati – potrebbe non essere affidabile a causa di un gran numero di incertezze. L’attualizzazione dei costi futuri è stato adottato un valore comune del tasso di interesse per tutti i casi studio. Il valore selezionato è tratto dal database economico FRED [4], che fornisce un tasso di interesse medio dell’1,51% per il periodo che va dal 2008 (anno di costruzione del più antico caso di studio) al

TABELLA 1 – Fasi e costi in WLC e LCC

Investimento iniziale

Fasi del ciclo di vita

Costi inclusi

1. Decisione politica e fase di progettazione urbana

Costi non edili (costo del terreno, tasse e costi di abilitazione, esternalità)

2. Fase di progettazione dell’edificio

Costi di progettazione dell’edificio

3. Fase di costruzione

Costi di gestione di cantieri edili

4. Fase operativa

Costi energetici e di manutenzione ordinaria

5. Fase di ristrutturazione

Costi di riparazione e ristrutturazione

6. Fase di demolizione con eventuale riciclo e riutilizzo dei materiali

Il valore residuo degli elementi

WLC LCC

Gestione e manutenzione dell’edificio

Fine vita

2017. Infine, i costi sono raggruppati in base alle fasi del ciclo di vita: progettazione, costruzione, gestione del cantiere, esercizio e manutenzione. La valutazione dei costi energetici dei casi studio è basata sulla domanda di energia calcolata. L’analisi delle prestazioni energetiche è stata effettuata utilizzando lo strumento PHPP [5], che consente il calcolo dei dati relativi alle prestazioni energetiche di un edificio. In particolare, i costi energetici sono stati valutati come differenza del costo dell’energia consumata (riscaldamento, ACS, raffrescamento e consumi elettrici) e i ricavi dall’energia prodotta grazie alle energie rinnovabili installate, entrambi calcolati su base mensile. I costi per l’energia consumata e prodotta, sono stati dedotti dai valori per ogni paese riportati sul sito dell’Eurostat [6], considerando i valori medi nel periodo 2010-2017. I diversi prezzi dell’energia costituiscono un elemento variabile da paese a paese: si è considerato dunque un prezzo medio dell’energia corrispondente a 0,16 €/kWh, valore calcolato considerando il prezzo medio per ciascun vettore di energia e il suo peso tra gli altri vettori di energia in base alla tecnologia installata. La metodologia di calcolo utilizzata per la stima dei costi di manutenzione si basa su dati estrapolati da letteratura, dato che negli edifici analizzati non sono stati effettuati interventi di manutenzione rilevanti dalla costruzione a oggi.

CASI DI STUDIO E CALCOLO DELL‘LCC I casi studio analizzati si trovano in Austria, Germania, Francia, Italia e Svezia. Ogni paese presenta caratteristiche specifiche in termini di condizioni climatiche, edilizia e mercato dell’energia. Pertanto, al fine di confrontare i risultati dei casi studio e di tracciare una panoramica generale dei costi per gli edifici nZEB in Europa, è stato necessario uniformare e normalizzare, in funzione delle variabili significative, i dati raccolti. Per esempio, il calcolo dei costi di costruzione, che in ciascuno dei cinque Paesi può essere influenzato da diversi fattori, si è preso come base l’Indice Europeo dei Costi di Costruzione (ECC) [7] – Tabella 2.

TABELLA 2 – Indice dei costi di costruzione per i paesi CRAVEzero secondo l’ECC Indice costi di costruzione

Francia

Austria

Germania

Italia

Svezia

103,87%

100,67%

96,62%

93,63%

134,19%

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CRAVEZERO FOGLIO DI CALCOLO

INDICE EUROPEO DEI COSTI DI COSTRUZIONE L’ECC – European Construction Costs (http://constructioncosts.eu/it/) – è una piattaforma online che ha calcolato un indice europeo globale dei costi di costruzione che quantifica il rapporto tra i costi di costruzione dei paesi dell’UE, tenendo conto di diversi fattori variabili come ad esempio il diverso costo dei materiali, i trasporti o il costo del lavoro.

INDICATORI DI PRESTAZIONE Per visualizzare i risultati dell’analisi dei dati di ciascun caso studio, viene proposta una serie di “indicatori chiave” di prestazione. Al fine di individuare quali indicatori fossero più significativi per gli utilizzatori dello strumenti, è stata condotta un’indagine tra i partner di progetto. Data una serie di indicatori, i partecipanti hanno attribuito un valore compreso tra 1 “non interessante” e 3 “molto interessante”. Di conseguenza, sono stati selezionati gli indicatori di prestazione per cui si è riscontrato un valore medio compreso tra 2 e 3, come riportati nella Tabella 3.

L’insieme degli indicatori selezionati, è stato combinato nel foglio di calcolo CRAVEzero descrivendo, in forma numerica e grafica, il costo del ciclo di vita normalizzato degli nZEB, per un confronto a livello UE dei risultati. La Figura 1 mostra la prima pagina del foglio di calcolo CRAVEzero, che include una sezione panoramica delle principali caratteristiche del caso studio e degli indicatori prestazionali relativi ai costi di investimento e al consumo di energia. In particolare, riporta i costi di investimento con la suddivisione in fasi e un focus particolare alla progettazione e costruzione. La pagina contiene inoltre un’analisi dettagliata del costo dei materiali da costruzione e e per la manodopera associati ai componenti del sistema edificio-impianto, e il relativo impatto sull’investimento. Infine, c’è una sezione dedicata alle prestazioni energetiche degli edifici nZEB, che include la domanda specifica di energia, le emissioni di CO2 dovute al consumo e la produzione da fonti energetiche rinnovabili. La seconda pagina (Figura 2) si concentra sugli indicatori dei costi del ciclo di vita, con una panoramica generale dei costi durante la durata della vita (40 anni), una distribuzione in base alla fase – con attenzione particolare alla manutenzione – e una suddivisione dettagliata dei costi specifici per ciascuna superficie unitaria durante tutte le fasi del ciclo di vita.

TABELLA 3 – Indicatori prestazionali selezionati KPI

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Rating

KPI

Rating

LCC / superficie utile

3

Fabbisogno di raffrescamento

2,4

Costo dell’investimento/superficie utile

2,8

Fabbisogno per produzione ACS

2,4

Costo operativo/superficie utile

2,6

Produzione annuale di energia rinnovabile

2,4

Quota di energia rinnovabile

2,6

Costo di manutenzione/superficie utile

2,2

Resa annuale di elettricità fotovoltaica

2,6

Costi di manutenzione/costi di investimento

2,2

Emissioni annuali di CO2

2,6

Consumo finale di energia

2,2

Emissioni di CO2 nel ciclo di vita

2,5

Fabbisogno specifico di riscaldamento

2,2

LCC

2,4

Consumo specifico di energia di raffrescamento

2,2

WLC

2,4

Fabbisogno specifico per produzione ACS

2,2

Costo di investimento

2,4

Domanda specifica di energia elettrica

2,2

Costo operativo

2,4

LCC/capacità installata di energia rinnovabile

2

Costo di manutenzione

2,4

Costo operativo/produzione di energia fotovoltaica

2

Consumo di energia primaria

2,4

Domanda di energia elettrica (illuminazione, elettrodomestici)

2

Fabbisogno di riscaldamento

2,4

Richiesta di energia per la ventilazione

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FIGURA 1. Indicatori di investimento www.casaeclima.com

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CRAVEZERO

FIGURA 2. Indicatori di ciclo di vita 20

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ANALISI COMPARATIVA La Figura 3 mostra una panoramica di LCC calcolata considerando un periodo di 40 anni per i dodici casi studio, con una ripartizione del costo per ciascuna fase. È possibile sottolineare che, generalmente, i costi di progettazione hanno un impatto ridotto sull’LCC, che varia dal 3% (caso NH-Tirol) al 15% (Parkcarré), ma con un valore medio pari al 5%. Il costo dei materiali invece varia da circa il 27% (per il caso di studio Solallén) fino al 53% (ovvero Les Héliades). Come previsto, per i casi studio analizzati i costi energetici durante il ciclo di vita di un nZEB rappresentano una componente minore dell’LCC, con una media di circa il 12% (Figura 4). È importante sottolineare che il contributo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) è contabilizzato come una riduzione del costo dell’energia (calcolata come un equilibrio tra energia consumata e prodotta). La Figura 4 riporta una panoramica dell’impatto medio di tutte le fasi sull’LCC, evidenziando come i costi di investimento per progettazione, costruzione e altre spese iniziali siano circa il 54% dell’LCC, mentre le spese operative (energia e manutenzione) rappresentano circa il 44%.

FIGURA 3. Suddivisione LCC

FIGURA 4. Suddivisione LCC – media

CONCLUSIONI Il progetto CRAVEzero introduce uno strumento efficace per il calcolo LCC degli nZEB, che permette di calcolare tutti i principali indicatori per analizzare in dettaglio le prestazioni in termini di costi ed energia di un edificio, identificando quali fasi e quali elementi incidono principalmente sull’investimento e sui costi del ciclo di vita. Una metodologia LCC condivisa e operativa e un database completo, in grado di valutare dettagliatamente i costi del ciclo di vita dell’edificio, rappresentano a livello europeo i riferimenti strategici per una più ampia implementazione delle analisi LCC. Forniscono infatti utili parametri di riferimento per il confronto e aumentando l’affidabilità del calcolo, attualmente poco utilizzato in fase di progettazione a causa delle molteplici incertezze a cui è soggetto. L’applicazione su larga scala dell’analisi LCC promuoverà lo sviluppo del mercato degli nZEB, evidenziando l’efficacia in termini di costi e benefici durante il ciclo di vita.

CRAVEzero è un progetto triennale finanziato dal programma ricerca e innovazione dell’Unione Europea H2020 regolato dal Grant Agreement nr. 741223. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.cravezero.eu.

BIBLIOGRAFIA [1] EPBD recast-European Commission. Energy Performance of Buildings Directive 2010/31. EU of the European Parliament and of the Council of. 2010;19. [2] ISO ISO. 15686-5: Buildings and Constructed Assets-Service-Life Planning-Part 5: Life-Cycle Costing. Geneva, Switzerland: International Organization for Standardization. 2008. [3] CEEC. Code of Measurement for Cost Planning. n.d. https://www.ceecorg.eu/. Accessed July 2018.

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D.P.R. 151/2011

Prevenzione incendi negli impianti a biomasse Un quadro generale della normativa attualmente in vigore e delle principali criticità nell’applicazione di norme non specifiche delle centrali termiche a biomasse PATRIZIA RICCI 22

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ono circa 10.000 le caldaie automatiche a biocombustibili solidi, in buona parte di potenza fino a 35 kW e alimentate a pellet, installate in Italia ogni anno. Sono quindi parecchi i depositi realizzati senza i necessari requisiti di sicurezza, sia in termini di prevenzione incendi che di contrasto al potenziale pericolo di intossicazione da monossido di carbonio (CO) e anidride carbonica (CO2) emessi durante lo stoccaggio dei biocombustibili nel deposito attraverso processi di decomposizione chimica e biologica. Tale problematica non solo è legata alla non corretta progettazione, installazione e manutenzione del generatore di calore, ma anche al deposito di biocombustibile che, in determinate condizioni, può generare gas in concentrazioni pericolose. Non essendo questa tipologia di impianti e le attività a essa collegate normate da alcuna regola tecnica specifica di prevenzione incendi, è demandata al progettista la valutazione del rischio incendio e delle opportune contromisure da adottare secondo un approccio prestazionale.

DISPOSITIVI DI SICUREZZA

CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO E FATTORI DI RISCHIO

Secondo quanto previsto dal D.P.R. 151/2011, le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi vengono distinte in tre categorie per le quali è prevista una disciplina differenziata in relazione al rischio. Va da attività a basso rischio per la categoria A (impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kW e fino a 350 kW), a medio per la categoria B (caldaie oltre 350 kW e fino a 700 kW; depositi fino a 500.000 kg) ed elevato per la categoria C (caldaie oltre 700 kW; depositi oltre 500.000 kg). Ai sensi del nuovo Codice di Prevenzione incendi, in vigore dal 20 ottobre 2019, l’attività n. 74, che identifica gli impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso, è esclusa dal campo di applicazione del codice, per questi occorre dunque applicare le specifiche norme di sicurezza; mentre è inclusa la n. 36, riguardante i depositi oltre 500.000 kg. Secondo la Circolare del Ministero dell’Interno n. 52 del 20/11/1982, tuttora valida, per la progettazione antincendio degli impianti termici alimentati con combustibili solidi (attività n.74 dell’Allegato I al D.P.R. 151/2011), possono essere applicati criteri di sicurezza analoghi a quelli previsti per gli impianti alimentati a combustibile liquido. Non esistendo dunque, nell’attuale quadro legislativo, una norma cogente per gli impianti per la produzione calore alimentati a biocombustibili solidi, si fa riferimento al Decreto del Ministero dell’Interno 28 aprile 2005, valido per gli impianti a combustibili liquidi con portata termica complessiva superiore a 35 kW, con una serie di difficoltà applicative dovute al fatto che al deposito di combustibile liquido non è consentito avere aperture di comunicazione dirette con locali destinati ad altro uso; mentre, nel caso dei solidi, la coclea di alimentazione mette in comunicazione il locale caldaia con il deposito “bucando” la compartimentazione. Oppure riferite alle aperture di aerazione, previste per i liquidi e non auspicabili per i solidi. Per i requisiti di installazione dei generatori domestici (potenza al focolare 35 kW) e dei relativi impianti fumari occorre rifarsi all’applicazione delle norme tecniche UNI 10683/2012, UNI EN 13384-1/2019

Un impianto “tipo” di produzione di energia termica a biocombustibili solidi si compone di una caldaia, un deposito per lo stoccaggio del combustibile, un sistema di estrazione del combustibile e un sistema di trasporto e alimentazione del combustibile alla caldaia. Ciò pone, da subito, una prima criticità in relazione al problema della compartimentazione tra locale caldaia e deposito. I fattori di rischio di questi impianti sono legati: ■ all’emissione di componenti volatili (CO e CO2) e consumo di ossigeno, che possono essere mitigati mettendo in comunicazione il deposito con spazi ventilati, non solo per eliminare il CO, ma anche per far affluire l’ossigeno; ■ all’emissione di polveri e particolati, dovuti alla movimentazione del pellet, per i quali occorre utilizzare DPI adeguati e far effettuare una valutazione di rischio di esplosione (ATEX); ■ alla formazione di braci covanti, per le quali occorre una progettazione adeguata dell’impianto elettrico e delle parti in movimento; ■ alla decomposizione e rigonfiamenti del combustibile in presenza di umidità, che richiedono un volume vuoto nel deposito destinato all’espansione dei pellet e una impermeabilizzazione dello stesso. I depositi devono essere progettati minimizzando la formazione di polveri a seguito di abrasione, evitando l’accumulo di polveri, consentendo l’emissione di CO e proteggendoli dall’umidità. Il rischio di incendio è associato al ritorno di fiamma che può manifestarsi quando il camino è intasato o per cattiva pulizia dello scambiatore di calore della caldaia o quando, a seguito di un improvviso ammanco di tensione, il materiale contenuto nella coclea non viene fatto più avanzare verso il bruciatore e rimane in contatto con quello presente nel bruciatore che è acceso.

Sono diversi i dispositivi di sicurezza da installare sulla tubazione di adduzione del combustibile: si va dal termostato in presenza fiamma a quello contro il ritorno di fiamma, dalla sonda di temperatura della coclea alla serranda meccanica tagliafuoco. Vanno inoltre considerati i Dispositivi di Estinzione ad Attivazione Manuale (DEM), atti ad estinguere un incendio nel deposito del combustibile in corrispondenza della zona del dispositivo di estrazione del biocombustibile, a supporto dell’intervento dei VV.F., e quelli ad attivazione automatica (DEA), per contrastare la propagazione del fuoco nella zona del sistema di caricamento, il Dispositivo di protezione dal Ritorno di Fiamma (DRF), quello di controllo della temperatura nel deposito/contenitore/ serbatoio del biocombustibile (DTD) e l’impianto di messa a terra.

NORMATIVA DI SICUREZZA ANTINCENDIO

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D.P.R. 151/2011

(camini asserviti a un solo apparecchio a combustione) e UNI EN 13384-2/2019 (camini asserviti a più apparecchi a combustione). Per l’attività n. 36 dell’Allegato I al D.P.R. 151/2011, che disciplina il deposito di biomassa legnosa, l’unico riferimento normativo cogente è il Nuovo Codice di Prevenzione Incendi. Sulla base del quale, il punto di partenza per l’applicazione è la valutazione del rischio d’incendio e dei profili. Il rischio vita da considerare dipende da δα, ovvero, la velocità caratteristica prevalente di crescita dell’incendio, riferita al tempo tα in secondi, impiegato dalla potenza termica per raggiungere il valore di 1000 kW. Il valore di tα è ben caratterizzato nell’ambito civile, mentre in quello industriale occorre fare riferimento a studi e sperimentazioni effettuate in questo ambito. Tale valore entra nella definizione di RHR, cioè nella definizione della potenza termica rilasciata dall’incendio al variare del tempo, durante la fase di propagazione. Nel caso dei depositi di pellet si può ipotizzare un δα pari a 2, cui corrisponde un rischio vita A2. Il rischio beni non è particolarmente rilevante e può essere assunto pari a 1. Il rischio ambientale può essere considerato non significativo. In funzione di queste scelte, le misure di prevenzione incendio richieste dal codice per la resistenza al fuoco, per depositi isolati e in assenza di occupanti, corrispondono al primo livello di prestazione, per depositi non isolati, al livello II. Nel primo caso, non è richiesta alcuna resistenza al fuoco, nel secondo, la classe minima deve essere pari almeno a 30. Viene richiesta anche una distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio che può essere definita con una procedura tabellare, facendo uso del metodo della piastra radiante, o analitica. Per quanto attiene al controllo dell’incendio, si può ricadere nel livello di prestazione II o III, in funzione delle dimensioni del deposito. Nel primo caso, il codice richiede solo l’installazione di estintori, nel livello

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di prestazione III, è richiesta una rete idranti (RI). Per il sistema di rilevazione e allarme, i livelli di prestazione sono tre, con le relative soluzioni conformi. Infine, per il controllo di fumi e calore, i livelli di prestazione sono due in funzione del carico di incendio specifico qf 600 MJ/m2 o meno. Nel livello II viene richiesta una superficie di aerazione legata al carico d’incendio (pari a 1/25 della superficie lorda di ciascun piano del compartimento in m2 se qf >1200 MJ/m2).

RESTANO DELLE CRITICITÀ In conclusione, nella progettazione di impianti a biomassa legnosa, si rilevano le seguenti criticità nell’applicazione delle norme vigenti: la compartimentazione tra il locale centrale termica e il deposito non è facilmente realizzabile; il deposito di biocombustibile viene assimilato a un silos per segatura, con prescrizioni non realizzabili o non pertinenti; viene trascurato il problema della produzione di emissioni pericolose (CO e CO2) da parte dei biocombustibili in deposito; sono tralasciate le procedure di manutenzione e gestione dei depositi (rischio esplosione e intossicazione); non sono normati adeguatamente gli impianti con potenza inferiore a 35 kW. L’auspicio è che venga predisposta una norma di prevenzione incendi ad hoc per la quale è già attivo un gruppo di lavoro presso il CTI, in seno all’UNI. Nel frattempo è bene rifarsi alle norme volontarie, la UNI 10683:12 e la UNI EN 20023: 2019 per i depositi a pellet fino a 100 t, alla Linea Guida Tecnica Antincendio dell’AIEL e alle linee guida scaricabili dal sito dell’ufficio prevenzione incendi della provincia di Bolzano. Queste linee guida non sono una norma legislativa tuttavia, alla luce di una mancanza di una regola tecnica verticale, possono rappresentare un utile strumento di lavoro sul tema degli impianti termici a biocombustibili solidi.



SPECIALE

climatizzazione Raffrescamento da fonti rinnovabili: una sfida economicamente e tecnicamente sostenibile?

Il Decreto Legislativo 28/2011 impone anche per la climatizzazione estiva il rispetto del requisito di copertura del fabbisogno di energia per almeno il 50% da fonte rinnovabile. Con l’utilizzo degli attuali sistemi impiantistici il raggiungimento di questo traguardo è possibile solo intervenendo sulle numerose criticitĂ che questa norma presenta PATRIZIA RICCI

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climatizzazione

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al momento che il fabbisogno di energia per la climatizzazione estiva nei climi mediterranei può risultare maggiore rispetto a quello per la stagione invernale, il raffrescamento estivo gioca un ruolo fondamentale nella definizione della prestazione energetica degli edifici. Dal 1° gennaio 2018 è entrato in vigore il D.Lgs. n.28 del 3 marzo 2011, in attuazione alla Direttiva Europea 2009/28/CE (Direttiva RES), sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, che impone l’utilizzo di energie rinnovabili per coprire il 50% del fabbisogno energetico per il riscaldamento, raffrescamento o per la produzione di acqua calda sanitaria di un edificio esistente, interessato da ristrutturazione rilevante, o di nuova costruzione. Le tecnologie come il solare termico, le caldaie a biomasse e, in particolare, le pompe di calore rientrano a pieno titolo tra gli apparecchi alimentati da fonti rinnovabili, perché utilizzano l’energia solare indiretta, contenuta nell’aria, nell’acqua o nel terreno, per coprire il fabbisogno termico per l’acqua calda e il riscaldamento. Stando però al Decreto, il calcolo della copertura del 50% va fatto sulla totalità dei consumi, includendo quelli del raffrescamento estivo. Di conseguenza, ai fini del calcolo, l’energia spesa per il raffrescamento estivo può essere compensata, completamente o in parte, dal surplus di energia da fonte rinnovabile sfruttata in inverno.

“Il D.Lgs. 28/2011 presenta alcune criticità. Se non rimosse, rischiano di far scattare il vincolo dell’impedimento tecnico e quindi di non rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi”

CRITICITÀ Quando il fabbisogno invernale per il riscaldamento è piuttosto basso e, al contrario, quello estivo per il raffreddamento è particolarmente elevato, il rispetto del requisito di copertura del fabbisogno di energia per almeno il 50% da fonte rinnovabile rappresenta una sfida notevole, non sempre economicamente e tecnicamente affrontabile. L’unico modo per rispettare i calcoli imposti dal D.Lgs. 28/2011 sarebbe utilizzare il solar cooling (solare termico abbinato a una macchina frigorifera ad assorbimento), ma questa tecnologia ha costi ancora molto elevati e una diffusione limitata, non sempre ottimale e praticabile nelle diverse zone climatiche. Dunque, questo Decreto presenta alcune criticità che, se non rimosse, rischiano di far scattare il vincolo dell’impedimento tecnico e quindi di non rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi. Per risolverle, AiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione) – nel documento “Posizione di AiCARR sul D.Lgs 28/11 per gli aspetti riguardanti le rinnovabili termiche” – offre una serie di suggerimenti, tra i quali: ■ considerare come fonte energetica rinnovabile anche il recupero di calore dall’aria espulsa, sia nel funzionamento invernale che in quello estivo; ■ considerare la produzione di energia frigorifera come un cascame della produzione di energia termica nel funzionamento in pompa di calore e non viceversa; ■ premiare le pompe di calore che abbiano un’alta efficienza nel funzionamento estivo, nel caso in cui il fabbisogno dell’impianto sia superiore nella stagione estiva.

IL RAFFRESCAMENTO DA FONTI RINNOVABILI Quanto il raffrescamento da fonti rinnovabili sia oggi attuabile con l’utilizzo di sistemi impiantistici moderni è la domanda che sorge spontanea e alla quale abbiamo cercato di rispondere coinvolgendo alcune delle aziende più importanti del settore. Quello che segue vuole essere un approfondimento sulle possibilità tecnologiche per il rispetto dei requisiti minimi, ai sensi dell’articolo 11 e dell’allegato 3 al D.Lgs. 28/2011, e sulle numerose criticità che questa norma presenta. La riposta non è semplice. Dipende da cosa si intenderà per energie rinnovabili e dalle sorgenti

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SPECIALE SULLE RINNOVABILI Oltre all’obbligo sancito dal D.Lgs 28/2011, altre normative sono intervenute in tema di rinnovabili: è stata pubblicata la definizione dei fattori di conversione in energia primaria rinnovabile (fP,ren) e non rinnovabile (fP,nren) da parte del Decreto 26 giugno 2015 – Requisiti minimi. Nel 2012 è uscita la norma UNI/TS 11300-4 sulle fonti rinnovabili, già revisionata nel 2016. Sempre nel 2016, ha visto la luce la UNI/TS 11300-5 che stabilisce proprio le modalità di calcolo dell’energia primaria da fonte rinnovabile e non, e quindi la quota di copertura. Gli obblighi di legge, in termini di requisiti minimi, la domanda di efficienza da parte dell’utente, legata al conseguimento di determinate classi nell’ambito della certificazione energetica, l’incentivazione derivante dall’utilizzo di tecnologie per la riduzione dei consumi energetici, rendono particolarmente complessa la progettazione per i professionisti che operano nel settore dell’efficienza energetica degli edifici.

a cui si potrà attingere. In base alla definizione di rinnovabili data nell’art. 2 del Decreto si prendono in considerazione “le rinnovabili termiche”, ossia le pompe di calore che sfruttano l’energia aerotermica, geotermica e idrotermica, e quelle elettriche che vengono premiate in termini di percentuale dell’energia rinnovabile sfruttata. Il valore limite di produzione di energia da fonte energetica rinnovabile fissato al 50% è molto più alto di quanto richiesto dalla Direttiva Europea 28/09 ed è, di fatto, difficile se non impossibile da raggiungere in molte utilizzazioni in cui il fabbisogno estivo superi quello invernale.

EFFICIENZA DI UN IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Dal punto di vista tecnico, quando si usano le rinnovabili si ragiona in termini di efficienza energetica e viceversa. È bene quindi fare chiarezza sul concetto di efficienza di un impianto di climatizzazione e sulla sua determinazione. “In termini generali – spiega Luigi Zucchi, Direzione commerciale di Aermec – un impianto si può definire efficiente quando riesce a soddisfare le condizioni di benessere termoigrometrico e di qualità dell’aria, con il minor consumo possibile di

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energia, sia essa di tipo elettrico o da altre fonti. Parlo di impianti e non di macchine, perché se è scontato parlare di efficienza delle macchine, non lo è altrettanto relativamente all’intero impianto. Soluzioni adottate dal progettista termotecnico, come la riduzione della portata d’acqua, con conseguente minor consumo per le pompe, o l’utilizzo di calore di recupero, contribuiscono sensibilmente all’efficienza complessiva”. Secondo Raffaele D’Alò, Product Manager Energie Alternative di Unical: “L’efficienza di un sistema di climatizzazione abbraccia tre aspetti fondamentali: comfort e benessere del cliente, risparmio energetico e affidabilità del sistema nel tempo. L’obiettivo primario è il benessere del cliente finale a 360°, che deve considerare le condizioni di temperatura e umidità ideali, una particolare attenzione anche al comfort acustico con la riduzione massima delle emissioni sonore del sistema di climatizzazione. Tale obiettivo non può prescindere dagli altri due: risparmio energetico e affidabilità del sistema nel tempo”. Quali sono i parametri necessari per questa valutazione? “Quando si confrontano le prestazioni delle pompe di calore o di altri sistemi impiegati per riscaldare e raffrescare gli ambienti – risponde Stefano Negri, Marketing Director di Mitsubishi Electric divisione climatizzazione – si prendono in considerazione due parametri: il Coefficiente di Prestazione (COP), che è il rapporto fra l’energia termica fornita all’ambiente che vogliamo climatizzare e l’energia elettrica fornita in ingresso, e l’EER (Rapporto di Efficienza Energetica) utilizzato per esprimere il rendimento dei sistemi di climatizzazione nella fase di raffrescamento. EER indica l’efficienza elettrica del climatizzatore e la sua formulazione è analoga al COP. Tali coefficienti si riferiscono al rapporto della potenza in riscaldamento o in raffrescamento di un climatizzatore in pompa di calore in relazione alla potenza in ingresso necessaria per generarla, quindi maggiori sono i valori di COP e EER e maggiore sarà l’efficienza dell’impianto”.


climatizzazione L’efficienza di un impianto di climatizzazione (sia invernale che estivo) dipende da quanta energia utile viene prodotta, a parità di energia consumata. “Per effettuare una valutazione esaustiva – chiarisce Axel D’Angelo, Product Manager Heating Division di Daikin – devono essere considerati gli apporti energetici derivanti da un ciclo stagionale completo (un anno). In questo modo si può avere un’idea chiara dell’efficienza “reale” del sistema, andando a calcolare il cosiddetto rendimento stagionale. Nel caso delle pompe di calore, i rendimenti stagionali sono definiti in questo modo: ■ SCOP (Seasonal Coefficient Of Performance) per il riscaldamento; ■ SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio) per il raffrescamento. Per esempio, un SCOP pari a 4,81 indica che, per ogni kWh di energia elettrica consumato durante l’anno, sono stati ottenuti ben 4,81 kWh di energia utile al riscaldamento dell’abitazione”. Nel panorama europeo attuale, l’energia elettrica viene prodotta per lo più da centrali “tradizionali”, per questo motivo le normative europee identificano un fattore di conversione tra energia elettrica utilizzata dall’utente finale e la cosiddetta “energia primaria”, necessaria per produrla. “Considerando il fattore di conversione pari a 2,5 – prosegue D’Angelo – e applicandolo all’esempio precedente, l’energia primaria necessaria salirebbe a 2,5 kWh portando il nostro rendimento stagionale a circa il 190%, che corrisponde a una quota di rinnovabilità del nostro sistema pari al 60%. Questi valori sono in realtà una sottostima della virtuosità di un sistema in pompa di calore utilizzato in Italia. L’Italia è infatti ai primissimi posti, seconda solo alla Svezia, per la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili: quasi il 35% sommando la produzione idroelettrica, eolica, fotovoltaica, geotermica e da bioenergia. È quindi chiaro come un sistema più efficiente, a parità di fabbisogno energetico dell’abitazione, coincida con un minore consumo energetico (che a sua volta si traduce in bollette meno care), nonché con un minor impatto ambientale grazie al suo maggior grado di rinnovabilità”.

“L’efficienza di un impianto di climatizzazione (sia invernale che estivo) dipende da quanta energia utile viene prodotta, a parità di energia consumata” Ma come si calcolano Coefficiente di Prestazione e Rapporto di Efficienza Energetica? “Per il servizio invernale – risponde Massimo Ghisleni, Tecnico commerciale di Fonderie Sime – la procedura per valutare in modo molto preciso l’efficienza COP di una pompa di calore è presente nello standard tecnico UNI/TS 11300-4. In tale standard vengono chiesti maggiori dati di prestazione ai produttori e il dato nominale (tipicamente A7/W35) non è assolutamente preso in considerazione. Per il servizio estivo la procedura per valutare l’efficienza EER di un refrigeratore è presente nello standard tecnico UNI/TS 11300-3, ma tale procedura è molto meno precisa rispetto a quella per il servizio invernale. Infatti lavora solo sul dato nominale a condizioni A35/ W7, attraverso coefficienti di correzione predefiniti. Attraverso i due standard indicati è possibile individuare le efficienze e i fabbisogni di energia primaria rinnovabile e non rinnovabile. Sia in estate sia in inverno le UNI/TS 11300 parte 3 e 4 sono lo snodo fondamentale per il calcolo della quantità di energia rinnovabile utilizzata dalle macchine. In estate però un refrigeratore non sfrutta energia rinnovabile attraverso il ciclo termodinamico, infatti trasferisce energia termica dagli ambienti condizionati

D.LGS. 28/2011: DUBBI E CERTEZZE Definiti i parametri sulla base dei quali valutare l’efficienza di un impianto di climatizzazione, resta il problema di come soddisfare, nella climatizzazione estiva, il requisito di copertura del fabbisogno di energia per almeno il 50% da fonte rinnovabile imposto dal D.Lgs. 28/2011. Secondo Massimo Ghisleni di Sime: “L’unica possibilità effettiva di sfruttamento estivo di energia rinnovabile potrebbe essere l’utilizzo di energia solare fotovoltaica per alimentare la pompa di calore, ma il D.Lgs. 28/2011 allegato 3 comma 2 è estremamente chiaro in merito: esclude in modo inequivocabile la possibilità di mettere a computo l’energia elettrica fotovoltaica che alimenta un’apparecchiatura o un sistema atto a refrigerare aria o acqua. A nulla serve la FAQ scritta in merito per i decreti efficienza energetica del 2015, in quanto questa va a chiarire tali decreti e non certo il D.Lgs. 28/2011. Inoltre in tali decreti è già presente la possibilità di considerare l’effetto del fotovoltaico come fonte rinnovabile di energia nell’indice di prestazione energetica e nel rendimento globale dell’impianto. AiCARR con il CTI ha proposto al MiSE un nuovo approccio legislativo per sostituire le quote di copertura in percentuali e anche per superare l’impossibilità di mettere a computo il fotovoltaico con refrigeratori. Ma a oggi questo approccio non è ancora applicato. Al momento attuale, l’unica vera possibilità per aumentare i fattori di copertura in estate è costituita dai sistemi solari termici, i quali andrebbero considerati maggiormente negli impianti moderni”. Il position paper di AiCARR sul D.Lgs. 28/2011 mostra come non considerare il recupero di calore dell’aria espulsa come fonte rinnovabile può portare a errori clamorosi, come quello di premiare impianti che consumano molta più energia di altri, più virtuosi, ma esclusi dalla definizione di legge. Posizione condivisa da molti esperti e tecnici di settore. SEGUE A PAGINA 30

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SPECIALE Secondo Luigi Zucchi di Aermec: “I normali apparecchi con compressore alimentato da energia elettrica, in un senso lato, potendo essere realizzati in pompa di calore – una delle principali fonte di rinnovabile per la produzione di acqua calda sia per riscaldamento (nella stagione invernale) che per sanitario – durante l’intero anno, accoppiati alle soluzione di recupero di calore durante l’estate, sicuramente utilizzano il 50% o più di rinnovabili nel ciclo annuale. Anche se allo stato attuale il recupero estivo non viene ancora conteggiato come rinnovabile. A tutto questo si aggiunge il fatto che la produzione di energia elettrica nazionale ormai si avvicina al 50% di produzione da fonti rinnovabili, per cui, già questo, anche in assenza di ulteriori accorgimenti, significa che un refrigeratore a compressione elettrica assorbe energia per un 50% già prodotta da fonti rinnovabili. Potremmo anche aggiungere che in regime estivo, qualora possibile, l’installazione di pannelli fotovoltaici in quantità opportuna permetterebbe di alimentare il sistema di climatizzazione con energia quasi integralmente prodotta tramite il solare”. La combinazione tecnologica più utilizzata in assoluto è la pompa di calore aria-acqua abbinata con il fotovoltaico. Grazie al suo principio di funzionamento la pompa di calore è anche in grado di raffreddare gli ambienti. Infatti, basta invertire il ciclo del refrigerante e il calore presente a più bassa temperatura all’interno di un ambiente da raffrescare viene trasferito in un secondo ambiente a maggiore temperatura (per esempio all’esterno dell’abitazione in estate). Queste macchine sono alimentate con energia elettrica (per consentire al ciclo frigorifero di compiersi), ma il loro assorbimento di elettricità è assai più basso del calore che riescono a generare. Infatti, la maggior parte dell’energia termica viene “raccolta gratuitamente” da una sorgente esterna. L’alimentazione elettrica di una pompa di calore può anche essere generata da un impianto fotovoltaico o eolico. In questo caso, l’energia termica necessaria per riscaldarci diventa completamente gratuita e rinnovabile. “È un peccato – ribadisce Ghisleni – che il D.Lgs. 28/2011 escluda questa possibilità per il computo delle percentuali”. SEGUE A PAGINA 31

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all’aria esterna (di fatto disperdendola). Si potrebbe calcolare quanta parte di questa energia termica è dovuta all’irraggiamento solare negli ambienti condizionati e quanta imputabile alla presenza di persone, per poi considerarla di fatto rinnovabile se recuperata per ‘servizi caldi’ estivi, ma al momento nella parte terza del pacchetto 11300 questa procedura è assente”.

QUALI SONO LE TECNOLOGIE CHE RISPETTANO I REQUISITI? “Le tecnologie in grado di rispettare questo limite – secondo D’Angelo di Daikin – sono le pompe di calore, i collettori solari, i pannelli fotovoltaici e le biomasse (queste ultime sono poste a un gradino inferiore in termini di rinnovabilità). L’unica tecnologia in grado di effettuare sia la climatizzazione estiva che invernale, rispettando i nuovi requisiti, è quella delle pompe di calore. Le pompe di calore Daikin si inseriscono perfettamente all’interno della Direttiva 844/2018 in quanto permettono non solo di supportare la transizione verso edifici nZEB di nuova costruzione, ma anche di inserirsi, per prime ed efficacemente, come soluzione per la sostituzione e riqualificazione di sistemi tradizionali (come le caldaie). Infatti, Daikin ha portato la sua gamma Altherma 3 a erogare acqua calda ad alta temperatura anche in condizioni estreme (70 °C fino a -15 °C esterni). Nel mondo delle pompe di calore, diverse soluzioni tecnologiche concorrono a innalzare l’efficienza e le prestazioni dei sistemi. Alcune di queste sono: componentistica all’avanguardia ed affidabile, refrigerante performante e a basse emissioni di CO2, logiche di controllo intelligenti (smart control), unite a sistemi di gestione e monitoraggio anche da remoto. È possibile integrare una pompa di calore Daikin con un sistema solare termico per aumentare ulteriormente la quota di energia rinnovabile per il riscaldamento e abbassare la quota necessaria di energia elettrica. Il caso estremo (non necessario ma perfettamente possibile) è infine quello di dotarsi di un sistema di produzione locale


climatizzazione di energia elettrica da fonti rinnovabili (per esempio pannelli solari), o acquistare direttamente dalla rete energia elettrica che provenga da fonti rinnovabili. In questo modo è possibile rendere il proprio sistema di climatizzazione Daikin 100% green”. “Le soluzioni Viessmann – spiega Alberto Villa, esperto in tecnologie per l’efficienza energetica di Viessmann – riescono a coprire l’intera gamma di prodotti impiantistici utilizzati per il raggiungimento del 50%, sia relativamente alla produzione di energia con le pompe di calore o gli scaldacqua in pompa di calore, sia per la produzione di energia elettrica con i pannelli fotovoltaici e i sistemi di accumulo. La gamma inoltre abbraccia altri sistemi che contribuiscono al computo dell’energia rinnovabile come i pannelli solari termici o le caldaie a biomassa, senza dimenticare i pannelli radianti a pavimento che consentono l’utilizzo della pompa di calore a temperature basse aumentandone l’efficienza e quindi il contributo rinnovabile”. Nei nuovi impianti, ormai sta crescendo l’utilizzo di apparecchi in pompa di calore in grado di climatizzare tutto l’anno. Questo, unito alle soluzioni di recupero, free cooling (raffreddamento gratuito) e set point variabili, permette di raggiungere elevati livelli di comfort coniugando l’alta efficienza alla sostenibilità ambientale. Resta però il dubbio se il free cooling estivo debba essere considerato energia rinnovabile oppure no, in quanto questo non è comprensibile dalla definizione di energia aerotermica che si trova nel D.Lgs. 28/2011. “La tecnologia full DC inverter di Unical, applicata ai sistemi di climatizzazione in pompe di calore aria-aria e aria-acqua – chiarisce D’Alò di Unical – persegue gli obiettivi di risparmio energetico e affidabilità del sistema nel tempo. Tale tecnologia permette l’adozione di ventilatori, compressori e valvole elettroniche modulanti che migliorano il rendimento stagionale dei sistemi, alla variazione continua delle condizioni di lavoro degli ambienti interni ed esterni. L’adozione sui ventilatori di motori DC inverter brushless, caratterizzati da un ampio range di modulazione rispetto ai classici motori AC inverter, riduce i cicli di sbrinamento tipici di questi sistemi e causa di maggiori consumi. Inoltre, è possibile ampliare anche le temperature esterne di lavoro fino a 50 °C in estate col 50% di umidità relativa. L’assenza di spazzole nei motori DC inverter brushless e, di conseguenza, la mancanza di attrito generato durante il funzionamento, garantisce una silenziosità ottimale per il comfort acustico e una maggiore vita utile del sistema, vale a dire, maggiore affidabilità nel tempo”. “Aermec – precisa Zucchi – ha progressivamente implementato incrementi di efficienza sulle macchine, possibilità di utilizzo con ventilatori a velocità variabile in funzione della temperatura esterna, set point dinamici in funzione delle condizioni di lavoro, scambiatori a basse perdite di carico e con funzionamento ad alta differenza di temperatura, per ridurre l’energia di pompaggio, oltre a una serie di recuperatori per ricambiare l’aria con efficienze di recupero anche fino al 90%”.

RICERCA E SVILUPPO In un mercato competitivo e con esigenze sempre maggiori è fondamentale sviluppare prodotti e soluzioni innovative. Per questo ricerca e sviluppo sono fondamentali per individuare le migliori soluzioni per il futuro, anche con prodotti specifici dedicati. “Il nostro catalogo – spiega Zucchi – si estende ormai a prodotti con capacità fino ad alcuni MW di potenza resa, con clienti internazionali che pretendono, per i lavori

Per Alberto Villa, esperto in tecnologie per l’efficienza energetica di Viessmann: “La soluzione più semplice e immediata per rispettare il 50% è la produzione di energia per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria con pompa di calore abbinata a un impianto fotovoltaico, peraltro anch’esso obbligatorio. Sul fabbisogno estivo il contributo da rinnovabile è praticamente nullo, fatta eccezione della quota parte di energia elettrica considerata rinnovabile (circa il 20%), pertanto diventa fondamentale ridurre al minimo il fabbisogno netto dell’edificio”. L’ing. Villa pone l’accento su un altro aspetto importante: la difficoltà di raggiungere la quota per un edificio del terziario, specialmente nel sud Italia per potenze molto elevate. “Questo aspetto – precisa Villa – nell’edilizia residenziale non è particolarmente problematico, mentre assume un ruolo fondamentale nell’edilizia del terziario, tanto più quanto maggiore è la componente vetrata dell’involucro richiesta dall’architettura. In questo ultimo caso, oltre a spingere al massimo sull’efficienza dell’impianto, per raggiungere il 50% è necessario prevedere una combinazione di interventi: fattore solare dei vetri molto ridotto (<30%); inserimento di schermature di vario tipo (esterne o interne come le serigrafie) o di pannellature opache isolate all’interno della facciata, incremento dell’impianto fotovoltaico fino al limite geometrico della copertura a disposizione”. Oltre a ciò, il Decreto è “riduttivo” quando indica un unico valore in tutta Italia: in alcune zone e per alcune applicazioni il 50% potrebbe essere pura utopia, in altre addirittura un limite troppo basso. Sempre secondo Villa: “Una delle criticità è che spesso l’applicazione congiunta del Decreto Rinnovabili e del Decreto Requisiti minimi mette di fronte il progettista a delle scelte pressoché obbligate per la definizione dell’impianto non consentendo di fatto una reale analisi costi-benefici da sottoporre al cliente in rapporto al reale utilizzo”. La normativa è spesso pensata avendo come modello l’edilizia residenziale. “Mentre il Decreto Requisiti minimi ha introdotto l’edificio di riferimento – chiarisce SEGUE A PAGINA 32

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SPECIALE Villa – il Decreto Rinnovabili impone la stessa percentuale di copertura indipendentemente dalla destinazione d’uso e questo determina maggiori difficoltà per edifici il cui fabbisogno estivo è maggiore”. Una distinzione va fatta anche tra le nuove costruzioni e quelle già esistenti. “Nel primo caso – precisa Negri di Mitsubishi Electric – i requisiti da rispettare sono chiari e, per quanto riguarda gli impianti di climatizzazione, la tecnologia scelta è la pompa di calore connessa a sistemi fotovoltaici che permette di soddisfare i requisiti minimi di copertura del fabbisogno di energia con almeno il 50% da fonti rinnovabili. La situazione cambia invece per le costruzioni esistenti. In questi casi infatti, per migliorare l’efficienza energetica è necessario eseguire lavori che possono spaziare dall’incremento della coibentazione fino all’ammodernamento degli impianti con l’impiego di energie rinnovabili. In termini di climatizzazione dei complessi abitativi già esistenti è sempre il vettore elettrico la soluzione che rispetta appieno le politiche comunitarie di riduzione delle emissioni e del consumo di energia. Non dimentichiamo poi che gli incentivi statali in vigore oggi rappresentano un’occasione unica per modificare e rivedere gli impianti già installati. È possibile infatti accedere alle detrazioni sostituendo, per esempio, una vecchia caldaia a gas con una pompa di calore o con l’installazione di un impianto di climatizzazione ex novo”. Per D’Angelo di Daikin: “Sia per la climatizzazione estiva che quella estiva/ invernale, è possibile rispettare il requisito del D.Lgs. 28/2011 utilizzando dei sistemi in grado di estrarre energia (interamente o per la maggior parte) dall’ambiente che ci circonda, invece di utilizzare metodi tradizionali come per esempio la combustione (metodo inefficiente e inquinante) sia diretta (caldaie) che indiretta (centrali elettriche). L’energia può essere estratta in modo gratuito e rinnovabile dall’aria che ci circonda, dall’irraggiamento solare, dal terreno, da una falda acquifera o dalla materia organica di scarto”.

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più prestigiosi di poter testare in azienda le macchine alle condizioni di progetto e nelle temperature estreme. È per questo che nel 2010 abbiamo lanciato il progetto di una camera – per quell’epoca, la più grande in Europa – per permetterci sia di sviluppare i progetti di tali macchine, ma anche per testarle una volta prodotte, anche alla presenza dei clienti che lo chiedano”. Nel campo dei sistemi ibridi da circa un decennio Sime SpA è impegnata nello sviluppo di nuove soluzioni tese a massimizzare l’efficienza e i risparmi nei nuovi impianti nZEB ma anche e soprattutto nei vecchi impianti da riqualificare. “Murelle Revolution 30 – precisa Ghisleni – ne è un esempio: è un ibrido compatto murale senza unità esterna, in grado di lavorare anche con radiatori esistenti non aggiornati, quindi ad alta temperatura. Un esempio di piattaforme tecnologiche sviluppate dalla divisione Ricerca e Sviluppo Sime è il “Sistema di condizionamento ambientale Multienergia”: un sistema di gestione per impianti ibridi da centrale termica, attraverso il quale diverse fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomasse, pompa di calore e solare termico) possono essere integrate razionalmente tra loro per massimizzare al meglio l’efficienza e il risparmio energetico dei sistemi di climatizzazione estiva/invernale. Per la centrale tecnica del sottosistema di generazione è un vero e proprio system integrator”.

“Ricerca e sviluppo risultano essere fondamentali per individuare le migliori soluzioni per il futuro, anche con prodotti specifici dedicati”


climatizzazione

Cosa offre il mercato DOMANDE & RISPOSTE a cura di LG

Come valutare l’efficienza di un impianto di climatizzazione?

Lo strumento più utile per compiere una scelta oculata dal punto di vista dei consumi è l’etichetta energetica. Primo aspetto da considerare è la classe: dalla A+++ alla D possiamo, infatti, osservare un picco notevole in termini di consumo. Inoltre, analizzare gli indici di efficienza energetica stagionale SEER e SCOP, presenti in etichetta, consente di avere un’indicazione precisa dell’efficienza del climatizzatore: più i valori di SERR e SCOP saranno elevati, minore sarà il consumo energetico.

DUALCOOL Atmosfera

Quali sono i parametri necessari?

Insieme alla classe di efficienza energetica e al consumo annuo, che consentono di prevedere le spese di climatizzazione da sostenere, i valori SEER e SCOP sono i parametri più rilevanti da considerare. Questi dati traducono la capacità dell’apparecchio di utilizzare l’energia elettrica necessaria per il funzionamento in maniera efficiente e sostenibile, rappresentando quindi un indice di qualità del prodotto. Essendo valori numerici, inoltre, rendono intuitivo il confronto tra diversi modelli in fase di acquisto.

Qual è la tecnologia alla base del vostro prodotto di punta nella climatizzazione?

Il compressore DUAL Inverter alla base dei climatizzatori LG assicura massima efficienza energetica, per un climatizzatore più silenzioso, che raffredda più rapidamente e più affidabile. Inoltre, le funzionalità di Controllo Attivo della Capacità e lo Smart Display consentono di ridurre la potenza impegnata dal climatizzatore, in determinate situazioni di utilizzo, e di visualizzare l’assorbimento in tempo reale. Il nostro prodotto più innovativo, dotato di tutte le funzionalità e tecnologie appena illustrate, è il nuovo climatizzatore con purificatore integrato, DUALCOOL Atmosfera (nell’immagine), che si caratterizza per il nuovo sistema di purificazione dell’aria con sensore PM1.0, diffusore di ioni e filtro magnetico, oltre che per le tecnologie avanzate e le caratteristiche smart, come Wi-Fi integrato e comandi vocali.

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Ecosostenibile Da Frost Italy la nuova linea ecosostenibile di unità refrigeranti condensate ad aria da installare all’esterno con ventilatori assiali e batterie alettate a microcanale in alluminio. La logica costruttiva modulare con disposizione delle batterie a V di Naos-Natural R290 permette minori ingombri, senza precludere la superficie di aspirazione. Ovviamente, minori ingombri si traducono in minor spazio da dedicare all’unità in sede di posa, permettendo di ottimizzare gli spazi tecnici. Progettate per ottenere un funzionamento silenzioso, efficiente e affidabile, le unità risultano estremamente semplici da installare e di ridotta manutenzione. Ogni singola unità è collaudata in sede e viene fornita completa di olio e refrigerante necessario per il funzionamento.

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SPECIALE Climatizzatori residenziali DC inverter La gamma di climatizzatori d’aria DC inverter in pompa di calore con gas refrigerante ecologico R32 Baxi Astra, mono e multisplit, è caratterizzata da un’elevata efficienza (classe energetica A++ per il raffrescamento e A+ per il riscaldamento) e da un design moderno nell’originale colore bianco opaco. Il pannello inferiore removibile favorisce la rapida connessione degli attacchi del gas, mentre il modulo WiFi (optional) ne consente la gestione da remoto con smartphone o tablet tramite chiavetta USB Plug&Play: il sistema Air Connect consente la programmazione oraria con risparmi energetici elevati e offre la possibilità di controllare con la medesima app più apparecchi e di disporre di tutte le funzioni del telecomando (fornito di serie e dotato di display a cristalli liquidi) direttamente sul proprio dispositivo. Grazie alla tecnologia DC inverter, che gestisce l’erogazione dell’aria in base alle reali necessità dell’ambiente, Baxi Astra ottimizza i consumi e abbatte la rumorosità (max 20 dBA) per un comfort a 360° nell’ambiente in cui si soggiorna.

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Tecnologia e comfort Maxa presenta Pluma la nuova gamma mono e multisplit con gas R32, con unità interne da 2.3 Kw, 3 Kw 4.5 Kw a 6.3 Kw in classe energetica A+++. La serie utilizza un potente compressore e una presa d’aria per generare un forte flusso di aria fresca per il comfort immediato. Un modello completamente rinnovato nella sua estetica con linee più smussate rispetto alla precedente, che garantisce comfort al cliente finale ed alta efficienza di prestazione in raffreddamento anche con temperature esterne fino a 50 °C, mentre le unità esterne sono sempre dotate di tecnologia Inverter. Il livello di rumorosità è ridotto e permette di utilizzare il prodotto in maniera confortevole,con un funzionamento silenzioso solo 20dBA alla minima velocità. La funzione di timer 24 h consente di programmare in accensione e spegnimento il climatizzatore nell’arco della giornata. Il sensore di temperatura alloggiato nel telecomando con la funzione follow me garantisce il miglior comfort di temperatura grazie anche alla funzione di ventilazione con effetto 3D. Con l’effetto 3D si ha la possibilità di regolare dal telecomando la direzione di flusso dell’aria sull’asse verticale e su quello orizzontale, in modo da personalizzare a piacimento la sua diffusione. Grazie alla presenza di un apposito Smart Kit e dell’app disponibile sia per applicativi iOS che Android, è possibile controllare il funzionamento dei condizionatori in ogni situazione.

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climatizzazione Climatizzatori residenziali con ionizzatore attivo La linea climaVAIR exclusive di Vaillant utilizza la miglior tecnologia disponibile e, grazie alla sinergia tra i compressori di ultima generazione e l’impiego del gas refrigerante R32, offre il meglio per quanto riguarda comfort, purezza dell‘aria e prestazioni. Oltre a permettere di raggiungere rapidamente la temperatura desiderata grazie alla funzione Turbo, consente una distribuzione armoniosa dell’aria fresca grazie all’oscillazione dei due deflettori e purifica l’ambiente grazie allo ionizzatore attivo (Active Ionizer). Ulteriori funzioni per migliorare il comfort domestico, tutte gestibili dal telecomando in dotazione, sono: X-Fan per rimuovere l’umidità dallo scambiatore interno e prevenire la formazione di ruggine e batteri; I Feel per rilevare e ottimizzare la temperatura ambientale grazie al sensore presente nel telecomando; Quiet per ridurre al minimo la rumorosità. La tecnologia impiegata coniuga il controllo del clima con valori di efficienza stagionale fino a A+++ in raffrescamento. Quattro i modelli monosplit disponibili, con potenze in raffrescamento da 2,7 kW a 7 kW, caratterizzati da grande silenziosità – solo 24dB alla minima velocità – e da un design elegante e moderno pensato per integrarsi con tutti i tipi di arredi. Combinando le unità esterne Dual, Trial o Quadri con le unità interne a parete, cassetta e console si può creare una soluzione di climatizzazione personalizzata per ogni abitazione.

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DENTRO L’OBIETTIVO

PRIMA E DOPO

Un antico casale circondato dal verde

Grazie a una progettazione integrata modellata in BIM, un edificio realizzato negli anni ‘70 è stato oggetto di una ristrutturazione mirata e puntuale per adeguare la struttura alla sua “nuova” funzione a cura della REDAZIONE 36

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ORIGINE DEL PROGETTO Polistudio A.E.S. si è occupato della progettazione architettonica, strutturale e impiantistica, della sicurezza e della direzione generale dei lavori dell’edificio. La progettazione integrata è stata modellata in BIM. Per quanto riguarda l’architettura della struttura, sono stati coinvolti l’ing Alberto Casalboni, l’arch. Gianluca Corvina e l’arch. Gabriella Monaca di Polistudio A.E.S., mentre la progettazione degli interni è stata operata dallo studio ERRE Design di Bergamo.

LA SITUAZIONE INIZIALE Circa due anni fa, la proprietà di Palazzo di Varignana ha acquistato questo edificio, intravedendo un interessante potenziale per l’ampliamento dell’offerta ricettiva del resort. Sorgendo infatti nelle immediate vicinanze, si sarebbe prestato sia per diventare un annesso all’attività principale, oppure una piccola realtà alberghiera a sé stante. Sono state vagliate dunque diverse soluzioni, e alla fine si è deciso di realizzare un room & breakfast, in modo da diversificare la ricettività del resort e rivolgersi a un target medio-alto. L’edificio, realizzato negli anni ‘70, era già stato oggetto di ristrutturazione da parte della precedente proprietà attorno agli anni 2000, con un intervento volto a migliorare la stabilità strutturale e rendere più funzionale il layout distributivo. La particolare planimetria non consentiva grandi trasformazioni, ma gli spazi – già ben delineati – si prestavano alle esigenze del progetto. Date le condizioni iniziali dell’edificio, strutturalmente solido e con una suddivisione interna pressoché definita, l’obiettivo della proprietà era quello di operare una ristrutturazione mirata e puntuale, prendendo in considerazione solo piccoli interventi necessari per adeguare la

© Foto di Palazzo di Varignana

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gni edificio ha la sua storia. Oggi vogliamo raccontare quella de La Pergola, residenza shabby chic facente parte della collezione di Palazzo di Varignana, un luogo immerso nel paesaggio collinare bolognese, precisamente a Castel San Pietro Terme. I lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti da Polistudio A.E.S., coinvolgendo tutte le sue professionalità: dall’architettura agli impianti elettrici e meccanici, dalla sicurezza alla direzione lavori. Si può parlare, quindi, di una vera e propria progettazione integrata.

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DENTRO L’OBIETTIVO L’EDIFICIO L’edificio di circa 226 mq è costituito da quattro camere di ampia metratura, di cui tre suite, nonché una sala comune per la colazione con salottino e angolo TV. Nel complesso la struttura può ospitare fino a dodici persone. Attorno al casale si trova un parco privato di circa 4.000 mq a disposizione degli ospiti della struttura. Al piano terra è presente l’accettazione, la zona soggiorno, la cucina e una camera, mentre al primo piano sono presenti due camere; l’ultima è situata al secondo piano. Delle quattro camere, due dispongono di un piccolo soggiorno, mentre le altre due sono dotate di soggiorno più ampio e divano letto.

SPAZIO ESTERNO E MATERIALI

PERGOLATO. La pergola in metallo domina la zona esterna, andando a sostituire la precedente struttura lignea da cui prende il nome lo stabile

struttura alla sua “nuova” funzione. In un primo momento, quindi, il progetto ha ricalcato la disposizione iniziale, aggiustando e migliorando solo alcune porzioni; tuttavia, man mano che si procedeva con la progettazione, è emersa sempre di più la volontà da parte della proprietà di avvicinarsi agli standard di Palazzo di Varignana.

SCELTE IMPIANTISTICHE Il risultato ottenuto è un edificio evoluto e complesso. Ne è un esempio la decisione presa per la progettazione impiantistica: inizialmente erano previsti impianti a radiatori, ma poi si è optato per un’impiantistica più sofisticata, con riscaldamento a pavimento, aria condizionata, riscaldamento canalizzato in controsoffitti, copertura totale di WiFi e fibra ottica. Allo stesso modo, tutte le camere sono state dotate di una gestione intelligente con sistemi BMS. Dal punto di vista energetico, si è optato per impianti fotovoltaici, pompe di calore e gruppo elettrogeno. La produzione dell’acqua calda è affidata a una caldaia a biomassa. 38

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La superficie complessiva del lotto (perimetro recintato) è di circa 5.440 mq adibiti prevalentemente a prato. La parte esterna è stata completamente riqualificata: dai portici al pergolato, dalle pavimentazioni in gres al solarium, dal parcheggio fino alle fognature. Lo spazio esterno è stato curato insieme al paesaggista Sandro Ricci che ha realizzato la sistemazione del verde. Sono state scelte essenze arboree proprie del territorio bolognese ed è stato realizzato un impianto di irrigazione che copre tutto il giardino. Dal punto di vista progettuale, per far fronte alle esigenze di un’attività ricettiva, si è reso necessario realizzare un locale tecnico interrato di circa 55 mq per ospitare gli impianti. L’area sopra il nuovo locale tecnico è stata progettata come solarium, diventando parte integrante di un’ampia zona relax di circa 110 mq, completamente rivestita con una pavimentazione flottante di doghe in legno ricostruito e dotata di due mini-piscine circolari a sfioro con idromassaggio. Un’elegante pergola in metallo domina la zona esterna, andando a sostituire la precedente struttura lignea da cui prende il nome lo stabile. Uno spazio versatile, adiacente al solarium, che può essere utilizzato per eventi all’aperto e banqueting. Completa la proprietà un’ampia zona di parcheggio, più defilata rispetto all’edificio, realizzata in ghiaino stabilizzato per rispettare il contesto ambientale e limitare le aree impermeabilizzate. Un approccio che mira a rispettare il territorio e a contenere lo sfruttamento del suolo. Si è optato per materiali propri del territorio, tipici degli edifici collinari bolognesi con coppi scuri, legno, cotto, pietre naturali e finiture adatte al paesaggio collinare agricolo.


Š Foto di Palazzo di Varignana Š Foto di Palazzo di Varignana

PIANO TERRA. Sala comune per la colazione con salottino e angolo TV

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DENTRO L’OBIETTIVO

La riqualificazione ha inciso particolarmente sulla capacità ricettiva del territorio. L’edificio è situato infatti in una posizione strategica, tra il resort di Palazzo di Varignana e il centro del paese, e dal suo giardino si ha una bellissima vista su Bologna. Inoltre, è un edificio con dotazioni impiantistiche di alto livello, che si avvicinano a quelle del resort. Ogni camera ha una gestione domotica, comandata in remoto direttamente da Palazzo di Varignana: alto livello di comfort con riscaldamento a pavimento, climatizzazione estiva, WiFi, TV satellitare, BMS, controllo luci e temperatura. Grazie al lavoro fatto tra professionisti e proprietà è stato raggiunto un ottimo risultato, molto apprezzato dai committenti. Dal punto di vista dell’ospitalità, essendo una piccola struttura, è possibile prenotarla per intero. In questo modo si può godere in modo esclusivo anche di tutta l’area esterna.

© Foto di Palazzo di Varignana

© Foto di Palazzo di Varignana

VALORE AGGIUNTO

PRIMO PIANO. Camera con bagno 40

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Le nuove pompe di calore inverter con gas ecologico R32

• Nuova gamma di unità monoblocco • Impiego del nuovo gas refrigerante R32 a basso GWP • 8 diverse potenze disponibili permettono di disporre sempre della taglia più corretta per ogni specifica applicazione • Possibilità di collegamento in cascata fino ad un massimo di 7 unità anche di taglie diverse • Ampia gamma di interfacce per qualsiasi standard di BMS • Possibilità di monitoraggio da remoto tramite MAXA DAS • Acqua calda fino a 60°C • Funzionamento invernale garantito fino a -20°C • Funzione per produzione ACS tramite accumulo fino a +40°C esterni

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DENTRO L’OBIETTIVO

Energy superstore a Perugia Realizzata senza consumo di suolo, l’Oasi di via Palermo promette sostenibilità e qualità per la spesa di tutti i giorni a cura della REDAZIONE

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ollocato all’interno del quartiere Prepo – un’area a forte densità urbana della città di Perugia – l’edificio commerciale di nuova realizzazione è parte del progetto di riqualificazione dell’area dell’Ex Mattatoio. Dal punto di vista urbanistico, l’intervento rappresenta un elemento di ricucitura del tessuto urbano esistente, andando a riconnettere parti di città attraverso la realizzazione di un edificio commerciale dalla forte connotazione relazionale. “Market Square” assume così, per destinazione d’uso e per caratteristiche degli spazi, la duplice forma di mercato e di piazza. A tal fine, il fabbricato si estende oltre i limiti del proprio perimetro, attraverso l’elemento architettonico della pensilina-copertura esterna, le cui dimensioni notevoli, volutamente “fuori scala”, ne determinano il carattere di “volume”. La pensilina esterna caratterizza i prospetti e il suo segno orizzontale è ripreso dalle “bugne” che corrono lungo le pareti perimetrali dei moduli di calcestruzzo prefabbricato e dalle lamelle di acciaio che segnano il primo livello del fabbricato.

ARCHITETTURA Internamente è stato definito un layout aperto, indirizzato alla massima flessibilità e libertà di movimento degli utenti, in grado di accogliere la funzione principale di superstore. La pensilina esterna aggettante si configura come dilatazione dello spazio interno, in grado di accogliere luoghi di relazione diversi quali lo Spazio-Ingresso al fabbricato, caratterizzato da una doppia altezza che collega il piano parcheggio interrato al piano terra, lo Spazio-Percorso del fronte

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DENTRO L’OBIETTIVO

principale, scandito da elementi monolitici di seduta che ne segnano il ritmo, e lo Spazio-Piazzetta che si sviluppa lateralmente e che raccoglie intorno a sedute uno spazio di relazione “intimo”.

SOSTENIBILITÀ L’edificio rappresenta un modello di superstore contemporaneo a zero consumo di suolo, in quanto nasce sull’area dell’ex Mattatoio Comunale, e ad alta efficienza energetica in Classe A++++, con impianti fotovoltaici che coprono l’intera struttura e parcheggi a raso e interrati illuminati con lampade a led di sesta generazione. L’illuminazione interna è ad alta efficienza con regolazione automatica dell’intensità luminosa sulla base dell’apporto di luce naturale, oltre a impianti di refrigerazione CO2, impianto di condizionamento ad alta efficienza, coibentazione del fabbricato, attrezzature interne e carrelli da materiale riciclabile.

SCHEDA PROGETTO TIPOLOGIA INTERVENTO: Nuova costruzione/ Edificio Commerciale - Superstore LOCALIZZAZIONE: Quartiere Prepo (Perugia) TIPOLOGIA INCARICO: Privato PROGETTO: Architetto Giorgio Scarchilli - Studio 0SA (0spazio Architets – Zero Spazio Architettura e Ingegneria Srl – Archiplan progetti di Rossi Lanfranco)

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WORK IN PROGRESS

Riqualificazione e risanamento di un edificio anni ’50: luce, aria e comfort Oltre che a una riqualificazione estetica e funzionale, l’obiettivo generale è il recupero in termini di efficienza energetica di un edificio costruto negli anni ’50. Nel corso del 2020 sulla rivista verranno pubblicati diversi articoli che ne racconteranno l’evoluzione. Questa terza parte tratterà di come massimizzare la condizione di benessere degli spazi DAVIDE GIGLI 46

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uesto periodo ha significato per molti ritmi rallentati e maggior tempo a disposizione. Personalmente queste ultime settimane mi hanno lasciato la possibilità di riflettere sull’obiettivo di questo progetto: si tratta solo di architettura, fisica edile, numeri, muri e preventivi oppure ricerco altri tipi di prestazioni, magari più profonde e significative? Mi sono così interrogato a lungo sulle scelte che sto per compiere e le ore a disposizione, libere dalla quotidiana e normale fretta che ci avvolge, mi hanno permesso di ridefinire sia i limiti architettonici sia il contesto teorico di questo progetto. Sono rimasto un mese e mezzo confinato a casa, lavorando da una piccola postazione di fortuna e cercando di massimizzare la condizione di benessere dallo spazio a mia disposizione. Mi sono reso conto che gli elementi divenuti improvvisamente irrinunciabili sono soprattutto tre: luce naturale, qualità dell’aria, e temperatura confortevole. Mai come in questo periodo di quarantena, infatti, mi sono reso conto di quanto la indoor quality possa essere importante per un benessere fisiologico e mentale. La qualità di questi elementi, inoltre, può diventare congiunzione tra modelli diversi di approccio al lavoro, alla società e a un benessere di tipo diverso.

E L’ACUSTICA? Da questi elementi sembrerebbe mancare l’acustica, ma in realtà è un tema trattato in modo indiretto per due motivi. La zona in cui questo edificio è costruito non presenta esigenze di isolamento acustico verso l’esterno così drammatiche. Inoltre, la realizzazione di un cappotto isolante (interno o esterno), sommato alla sostituzione delle finestre, garantisce di per sé – sempre se la posa viene realizzata correttamente – un significativo e sufficiente miglioramento delle prestazioni acustiche. Internamente, il rifacimento della pavimentazione comprenderà la posa di un isolamento anticalpestio, mentre tutti i nuovi tramezzi saranno realizzati con interposte strisce di separazione acustica. Normalmente non serve molto di più per ottenere dei buoni risultati di isolamento acustico tra ambienti e esterno.

LUCE L’ultima versione del progetto (Figura 1) prevede l’inversione della posizione tra cucina e soggiorno. Questa soluzione massimizza la luce della zona

FIGURA 1. Ultima versione del progetto – Primo piano giorno, esposta a sud-ovest, ed è supportata dalla luce zenitale proveniente da un velux posto in copertura e visibile nello spazio a doppia altezza che è stato creato in soggiorno rimuovendo parte del solaio. Inoltre, la porta che da sul balcone, pur rimanendo in asse con la finestra del piano sottostante, verrà ampliata di circa un metro in larghezza. La cucina è illuminata attraverso un secondo velux posto in copertura. Anche in questo caso viene creato uno spazio a doppia altezza rimuovendo parte del solaio verso il sottotetto. Verranno inoltre aggiunte delle aperture con vetro fisso verso l’interno dell’appartamento per creare collegamenti visivi diretti con l’ambiente interno, limitando però le finestre poste sul lato sud-ovest che, a differenza delle altre, saranno dotate di triplo vetro. In questo modo sarà possibile controllare l’abbagliamento e il surriscaldamento che si potrebbe avere nella zona giorno grazie ai bassi valori di trasmissione luminosa (fattore g) e termica (Uw) dei serramenti. Il rapporto aeroilluminante risulta così essere molto alto, superando addirittura i parametri della Direttiva CasaClima Nature che indica in 1/5 il rapporto ottimale tra superficie finestrata e calpestabile dell’ambiente principale di un’abitazione. Precisamente, ci saranno circa 9 mq di superficie finestra per 27 mq calpestabili, quindi con un rapporto di 1/3. L’edificio sul lato ovest si affaccia su strada. La distanza dai fronti edificati prospicienti, che hanno un’altezza non superiore a 12 metri, è di circa 15 metri. Questa condizione fa sì che i raggi solari penetrino in casa fino a sera; il picco massimo di illuminazione naturale è sempre circa 2-3 ore prima del tramonto, pertanto è quasi obbligatorio sfruttare questa possibilità. La zona sottotetto e il resto dell’appartamento verranno trattati con il classico valore di 1/10. Gli ambienti esposti a est infatti sono molto più ombreggiati e anche la distanza con gli edifici prospicienti è minore. Per sottolineare ancora di più il valore della luce, sono allo studio alcune soluzioni per la tinteggiatura esterna che cercheranno di far riverberare l’edificio. www.casaeclima.com

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WORK IN PROGRESS QUALITÀ DELL’ARIA La qualità dell’aria può essere descritta da due punti di vista distinti, ma correlati. Il primo è dato dal tenore di umidità dell’aria in rapporto alla temperatura; il secondo è la pulizia dell’aria in rapporto alla quantità di Composti Organici Volatili (VOC) presenti. È noto e ampiamente documentato che l’aria troppo secca o umida può dare luogo a fenomeni dannosi sia per l’uomo che per le strutture. Il punto veramente fondamentale però è come gestire queste condizioni. Una possibilità è il controllo impiantistico spinto, ossia macchine di ventilazione in grado di ricambiare l’aria in modo continuo, magari controllando il tenore di umidità e filtrando l’aria in ingresso. L’altra è lasciare che fisica e biologia si occupino di questa regolazione. Ovviamente è stata scelta questa seconda via, con un piccolo “paracadute” dato che questo può essere considerato, in parte, come un progetto sperimentale. La zona giorno verrà quindi dotata di una macchina di ventilazione che dovrà garantire un ricambio di circa 0,5 Vol/h. Lo scopo della VMC (il piccolo paracadute) è quello di garantire un ricambio d’aria continuo anche durante il giorno, quando l’appartamento è vuoto, soprattutto nel periodo invernale quando l’apertura delle finestre si riduce. La qualità dell’aria sarà garantita da due elementi. L’appartamento sarà dotato di un volano igrometrico per gestire automaticamente il tenore di umidità: un intonaco di argilla di circa 2 cm di spessore sarà realizzato attorno a tutto il perimetro del muro verso l’esterno (possibilmente anche in bagno). Questo elemento è in grado di assorbire e rilasciare l’umidità presente nell’aria e tagliare

FIGURA 2 – FICUS BENJAMIN. Capacità generica (o globale) di rimuovere sostanze nocive dall’aria: 8/10. In particolare la formaldeide (12 microgrammi/ora) 48

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i picchi, mantenendo automaticamente tale livello tra il 40 e il 60%. L’ampia metratura disponibile consente un impatto veramente notevole sulla regolazione igrometrica dell’aria. La scelta del sistema di riscaldamento sarà radiante a parete, con un taglio praticamente totale del fenomeno di sollevamento di polvere dovuto ad alti gradienti di temperatura (tipici dei termosifoni tradizionali). La finitura a intonaco di argilla non verrà tinteggiata, ma sarà lasciata al naturale e con porometria aperta in modo da garantire il massimo scambio igrometrico tra argilla e aria. Nei numeri precedenti abbiamo anche accennato alla possibilità di poter isolare solo dall’interno. In questo caso l’intonaco di argilla sarà abbinato a un isolante interno in fibra di legno che, come già sperimentato in altri progetti, supporta tale intonaco nella gestione dell’umidità e sopporta una formazione minima di condensa interstiziale. Il secondo elemento di regolazione della qualità dell’aria sarà l’uso delle piante. Questo argomento può sembrare hippy, ma in realtà esiste una ampia base di ricerca scientifica sull’uso delle piante come elemento di pulizia dell’aria. È stato dimostrato che alcune piante hanno significative capacità di rimuovere sostanze pericolose per l’uomo: dalla formaldeide al benzene, sostanze provenienti dall’inquinamento outdoor e da fonti indoor. La scelta delle specie vegetali pertanto non è casuale. Non tutte le specie sono infatti utili per ottenere questo effetto. Per non perdersi in questo labirinto riportiamo tre esempi di piante dal grande potere depurativo che possono essere inserite nei nostri appartamenti senza particolari problemi. Riportiamo per semplicità in una scala da 1 a 10 la capacità di rimozione delle diverse sostanze (gr/ora) di tre specie (Figure 2-3-4). I valori oggettivi negli studi di Wolverton*.

FIGURA 3 – EDERA COMUNE. Capace di rimuovere 10 microgrammi/ora di ammoniaca. Capacità di rimuovere sostanze nocive dall’aria: 9

FIGURA 4 – KIMBERLY QUEEN. Capace di rimuovere 12 microgrammi/ora di formaldeide. Capacità di rimuovere sostanze nocive dall’aria: 9


periodo invernale gli apporti solari potranno essere massimizzati. Le superfici orizzontali verso altre unità abitative, ambienti esterni o non riscaldati, così come il tetto, saranno adeguatamente isolate, cercando di ottimizzare il rapporto tra spessori e prestazioni a seconda del tipo di confine e sollecitazione termica. La gestione delle temperatura sarà divisa per ambienti e fasce orarie; l’andamento delle temperature sarà monitorato e ottimizzato nel tempo, in modo da ridurre il fabbisogno di calore in base alla inerzia del sistema. Le temperature saranno impostate secondo questo schema: soggiorno 20 °C – cucina 19 °C – camere da letto 18 °C – bagno 22 °C. Disimpegni e sgabuzzini non avranno riscaldamento. La speranza è di poter ulteriormente abbassare la temperatura del soggiorno, potendo contare sull’irraggiamento solare come fonte gratuita.

In ogni scelta fatta il legante comune è la ricerca di soluzioni che portino un benessere psico-fisico e un ambiente anti-stress

TEMPERATURA “GRADEVOLE” DEI MATERIALI Una casa ben isolata, generalmente, non ha problemi di temperatura. Un buon isolamento garantisce infatti uniformità e temperature medie operanti più basse rispetto ai sistemi tradizionali. I sistemi radianti sono una tecnologia ormai consolidata, soprattutto quelli a pavimento e soffitto. In questo progetto però la scelta ricade su un sistema radiante a parete. Inserire in tutta la superficie del pavimento un sistema radiante in questo caso può diventare molto costoso per l’ampiezza della superficie da coprire; soprattutto potrebbe rivelarsi sovradimensionato per il fabbisogno di riscaldamento necessario. La collocazione delle zone radianti sarà mirata e ridotta al minimo indispensabile, soprattutto nella zona giorno, dove il riscaldamento verrà fornito prevalentemente da una stufa ad accumulo alimentata a legna o pellet. La stufa ad accumulo funziona grazie alla enorme massa (e alla conseguente inerzia termica) del materiale da cui è composta, cioè pietra ollare. La stufa ad accumulo, il cui peso sarà di circa 1,1 kg, consente di avere calore radiante per quasi 24 ore con solo carico di legna o pellets. Soprattutto la radiazione è orizzontale (non verticale come per il pavimento radiante), quindi meglio indirizzata verso il corpo umano nel 90% delle sue posture. Avendo uno spazio a doppia altezza, l’effetto radiante sarà inoltre più diretto e meno disperso. Di conseguenza, la superficie radiante necessaria potrà essere ridotta. Nel resto dell’appartamento verranno invece realizzate delle zone radianti collocate prevalentemente sul muro verso l’esterno e inserite in contropareti isolate e finite con intonaco di argilla. L’utilizzo di vetri tripli nella zona giorno aiuterà a non disperdere il calore prodotto. Al contempo, non essendo necessario chiudere i sistemi di ombreggiamento per ridurre le dispersioni attraverso i vetri, nel

Alla luce di queste informazioni e proprietà, un obiettivo del progetto è quello di creare una zona verde verticale con piante selezionate, cercando di sfruttare la luminosità dell’ambiente. La maggiore umidità dovuta alla evapotraspirazione delle piante sarà gestita attraverso la ventilazione meccanica e il volano igrometrico dell’intonaco di argilla. Sulla parete che divide cucina e soggiorno, sfruttando la doppia altezza, saranno inseriti degli elementi di supporto verticale in grado di sostenere la crescita dal basso e dall’alto di vegetazione tipo edera o piante ricadenti. Saranno installati dei sensori di temperatura, umidità, CO2 e VOC per monitorare le condizioni sia all’interno che all’esterno in modo da poter confrontare i valori. L’aspettativa è di ottenere una qualità dell’aria molto alta soprattutto nel periodo invernale quando il tempo di apertura dei serramenti è minore. La volontà di inserire delle zone di verde verticale, o pensile, è stata rafforzata dalla decisione di invertire la posizione tra cucina e soggiorno. Essendo il soggiorno totalmente orientato a sud-ovest, riceve luce fino a sera. Soprattutto la zona giorno è ora collegata al balcone dove, ovviamente, saranno collocate altre piante sia a terra che sulla ringhiera. Si cerca quindi di creare una continuità naturale tra interno ed esterno, cercando di mitigare il contesto urbano in cui è collocato l’edificio.

CONCLUSIONI Quello descritto può essere considerato un esperimento con confini controllati e margini di sicurezza. Il sistema è pensato per essere auto-regolante con alcuni piccoli paracadute. Quello che si vuole sottolineare è che in ogni scelta fatta il legante comune è la ricerca di soluzioni che portino un benessere psico-fisico e un ambiente anti-stress che muta e si trasforma (parzialmente) con il susseguirsi della stagionalità; dove sia possibile percepire e vivere lo spazio, la natura e il meteo pur nei limiti di un contesto urbano.

*Per i dati completi si rimanda a: “A study of Interior Landscape Plants for Indoor Air Pollution Abatement”. B.C. Wolverton, National Aeronautics and Space Administration, July 1989 e in generale ai lavori del prof. Wolverton.

TEMPERATURA DI COLORE Una piccola divagazione sul concetto di temperatura di colore, che normalmente indica la differenza tra la luce fredda (6000K) o luce calda (3000K). Vorrei sottolineare come la combinazione tra intonaco di argilla, stufa di pietra, pavimentazione in parquet di legno locale e finestre con un fattore solare basso crei un insieme cromatico molto caldo e morbido. A cui si sommerà l’uso di alcuni punti luce con lampade led con colore variabile per sottolineare alcuni scenari di attività e aumentare il senso di comfort.

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SPECIALE

risparmio idrico

Tecniche e sistemi per una gestione sostenibile dell’acqua

Corretta progettazione e sistemi tecnologici, uniti a buone pratiche comportamentali, permettono di ottenere ottimi risultati per rispettare l’ambiente e risparmiare risorse PATRIZIA RICCI

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SPECIALE

L’

acqua è una risorsa preziosa. I problemi connessi alla sua disponibilità – sia dovuti a condizioni di siccità, sia legati a situazioni per le quali la domanda è superiore alla disponibilità – interessano numerose aree nel mondo e richiedono a tutti i cittadini di partecipare alle politiche di sostenibilità idrica, contribuendo con una gestione intelligente della risorsa a livello domestico e non solo. Le pratiche da adottare per una buona gestione di questo bene così prezioso devono includere la riduzione del suo consumo, la rimozione e il recupero delle sostanze che vengono scaricate in essa durante l’uso, al fine di reimmetterla nel ciclo naturale senza alterarla in maniera irreversibile. A tale scopo è importante prevedere un sistema di gestione delle acque efficiente: su scala urbana tutto ciò significa pensare a sistemi per il risparmio idrico nelle città e negli edifici, a un corretto dimensionamento degli impianti; a dei sistemi di trattamento delle acque reflue e alla possibilità di attingere da fonti alternative come l’acqua piovana.

IL RISPARMIO IDRICO IN CITTÀ Secondo Legambiente nelle città il risparmio idrico si gioca, in primo luogo: sull’ammodernamento degli acquedotti per ridurre le perdite delle reti di distribuzione e gli sprechi nel trasporto della risorsa idrica; ■ potenziando e migliorando la rete di depurazione del territorio, favorendo il recupero delle acque piovane per usi non potabili; ■ approvando anche regolamenti che lo impongano come buona pratica per il riutilizzo della risorsa idrica. È molto importante il recupero e riutilizzo delle acque reflue per usi non potabili e l’incentivazione dei cosiddetti “tetti verdi” o giardini pensili in città, che garantiscono non solo un buon isolamento termico degli edifici, ma contribuiscono a modificare la risposta idrologica delle zone urbane. Grazie a essi, infatti, le piogge vengono in parte ■

IL CONSUMO IN ITALIA E IN EUROPA

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L’Italia è uno dei paesi europei a maggior consumo idrico. Secondo i dati Istat (anni 2018-2019) il volume di acqua complessivamente prelevato per uso potabile, utilizzato per garantire gli usi idrici domestici, pubblici, commerciali e produttivi è pari a 9,2 miliardi di m3. Un approvvigionamento così consistente è reso possibile da un prelievo giornaliero di 25 milioni di m3 di acqua, che corrisponde a 419 litri giornalieri per abitante. Ancora rilevanti le perdite della rete idrica: circa 44 m3 al giorno per km di rete nei comuni capoluogo di provincia/città metropolitana. L’Italia si attesta al primo posto in Europa per consumo di acqua potabile con 160 m3 per abitante all’anno, ben distante dai partner europei come Francia (90) e Germania (60). Complice del vizio del “rubinetto facile” il basso costo delle tariffe in confronto ad altri Paesi europei. In Italia si attesta a circa 1,87 euro per m3 contro i 3,67 della Francia (il doppio) e i 4,98 della Germania (poco meno del triplo). Fermo restando che l’accesso universale deve essere ovviamente garantito, il prezzo dell’acqua andrebbe adeguato e, a una diversa politica tariffaria, dovrebbe necessariamente seguire anche una efficace politica di interventi e miglioramento del servizio. Secondo il primo Water Management Report del Politecnico di Milano, una corretta gestione della risorsa idrica e dei consumi energetici associati si tradurrebbe, per esempio nell’attività di distribuzione, in un potenziale teorico di risparmio energetico annuo di circa 370 milioni di euro, quello idrico di 2,7 miliardi di metri cubi d’acqua.

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“raccolte”, accumulate e restituite lentamente facendo sì che non vengano subito scaricate a valle gonfiando i torrenti, aiutando la gestione di eventi meteorici estremi, sempre più frequenti, legati al cambiamento climatico. Anche il ripensamento in termini più sostenibili della pianificazione territoriale e urbanistica con tecniche e materiali che permettano uno sviluppo urbano che garantisca la permeabilità e favorisca la laminazione delle acque, contribuirebbe a una migliore gestione della risorsa idrica. Da ultimo andrebbe considerato l’inserimento del tema del risparmio idrico nei regolamenti edilizi dei Comuni, obbligando e/o incentivando sistemi e tecnologie innovative che abbattano considerevolmente i consumi idrici delle abitazioni e le loro bollette. Secondo i dati del Rapporto ONRE (Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi) di Legambiente e Cresme, risalente però al 2013, sono 570 i comuni che inseriscono il tema del risparmio idrico all’interno dei propri R.E., 505 ne prevedono l’obbligo e 15 incentivi. Molto frequentemente viene anche promosso l’uso di contatori per l’acqua potabile allo scopo di favorire una diminuzione dei consumi e dei costi. Circa il 97% dei comuni che introducono norme sul risparmio idrico e sul recupero delle acque piovane si trova nel Centro-Nord. Il tema del recupero delle acque piovane è presente in 556 comuni, in 449 il requisito è obbligatorio. Anche il recupero delle acque grigie (parte delle acque domestiche derivate dagli scarichi della cucina, della doccia, vasche da bagno e lavandini) è affrontato da molti Regolamenti Edilizi. Sono infatti 199 i comuni che includono questo tema, di cui 39 ne fanno un requisito cogente sia nel caso di nuova costruzione sia in quello di ristrutturazioni importanti. Eppure, adottando il recupero delle acque di pioggia e il riutilizzo delle acque grigie depurate in fase di costruzione o di ristrutturazione edilizia è possibile ridurre i consumi domestici di acqua potabile del 70% arrivando a consumare, a parità di comfort, circa 60 litri al giorno per abitante.

IL RISPARMIO IDRICO NEGLI EDIFICI In ogni settore, domestico o produttivo, è possibile apportare dei cambiamenti per una migliore gestione della risorsa, tenendo bene a mente pochi principi fondamentali: non sprecarla, non inquinarla e, se possibile, riutilizzarla. Oltre all’utilità di un comportamento coscienzioso da parte di tutti e una maggiore cura per ogni gesto quotidiano, è possibile ricorrere ad alcuni utili accorgimenti tecnologici.


risparmio idrico Rubinetteria Anche i cittadini possono nel loro piccolo contribuire a un maggiore risparmio idrico: per esempio in casa è possibile applicare ai rubinetti del bagno e della cucina i riduttori di flusso (o rompigetto areati), semplici e poco costosi apparecchi che miscelano aria all’acqua in uscita, consentendo di ridurre drasticamente i consumi, anche del 30%, senza diminuire la resa lavante o il comfort; sciacquoni a basso consumo, docce, lavastoviglie e lavatrici ad alta efficienza idrica. Per l’acqua, a titolo indicativo, il consumo di una lavatrice moderna di classe A è intorno a 50-60 litri a lavaggio, contro i 100 litri dei modelli più obsoleti e tradizionali; per la lavastoviglie si ha un consumo di circa 14 litri di acqua contro i 30-40 litri. Benché più costose, il risparmio di acqua ed energia è notevole e apprezzabile in poco tempo. Occorre infatti rimarcare che il risparmio dell’acqua implica anche risparmio di acqua calda e, quindi, di energia per produrla, ottenendo così un doppio beneficio. Passare da una doccia che fa scorrere circa 20 litri al minuto a una da meno di 10 litri dimezza il consumo dell’acqua. Per le lavatrici, quelle a carico frontale progettate in Europa usano il 40% in meno d’acqua rispetto ai tradizionali modelli americani con carica dall’alto. Il mercato offre un ventaglio molto ampio di soluzioni di rubinetteria e di dispositivi adattabili che razionalizzano il consumo dell’acqua: rubinetti monocomando, che permettono di regolare meglio e più velocemente il flusso dell’acqua e la sua temperatura evitando perdite considerevoli; rubinetti con temporizzatore, dotati di meccanismi che chiudono il flusso automaticamente dopo un determinato periodo di tempo; rubinetti con chiusura elettronica, nei quali il flusso s’interrompe automaticamente ogni volta che si ritirano le mani dal lavandino; riduttori di flusso, dispositivi meccanici che limitano il passaggio massimo dell’acqua; frangigetto, che controllano il flusso di acqua in uscita dalle rubinetterie a prescindere dalla pressione della rete, e interruttori di flusso, dispositivi che si chiudono o si aprono azionando una leva permettendo d’interrompere il flusso dell’acqua. Per esempio, rispetto a un frangigetto convenzionale che eroga circa 12 litri/ minuto, i frangigetto a basso consumo possono erogare da 10 a meno di 5 litri/minuto.

Idrosanitari Tra gli idrosanitari particolare attenzione va riservata ai WC in quanto rappresentano uno dei maggiori punti di utilizzo dell’acqua negli edifici. Per un’utenza standard

di tipo residenziale che utilizza cassette di risciacquo di tipo convenzionale (da 9 a 12 litri per risciacquo), il 30% dei consumi di acqua potabile è riconducibile al WC: l’installazione di cassette di risciacquo che permettano di ridurre i volumi di scarico contribuisce notevolmente al risparmio idrico. Va inoltre fatto presente che per l’allontanamento delle acque reflue si utilizza acqua che è stata resa potabile: ciò comporta notevoli consumi di risorse economiche ed energetiche, oltre che la diminuzione della disponibilità di acqua di buona qualità per scopi dove è effettivamente necessaria. Esistono diversi sistemi per il risparmio dell’acqua nell’uso dei WC (vedi Box 2).

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RISCIACQUO WC SILENZIOSO ED ECOLOGICO

La cassetta di risciacquo WC BSILENT prodotta da Bampi è per l’installatore un prodotto affidabile e moderno, sia nella posa in parete, sia nella sua eventuale manutenzione e regolazione; mentre per l’utente finale c’è l’assoluto beneficio del comfort acustico. I livelli di rumorosità della cassetta, infatti, sono i più bassi registrati sul mercato e comprovati da una campagna di test acustici condotta in cantiere in collaborazione con l’ANIT (Associazione Italiana per l’Isolamento Termico e Acustico). La cassetta di risciacquo è stata predisposta per offrire all’utente finale la possibilità di scegliere qualsiasi tipologia di comando con placca: meccanico, pneumatico o l’avveniristico comando elettronico “touch-free” (con regolazione di luci di cortesia, avvisi e consumo idrico). Il risciacquo della cassetta è estremamente attento al consumo idrico ed è comandato da due pulsanti: l’uno con una portata regolabile da 3 a 2 litri, l’altro con una portata regolabile da 6 a 4 litri. Qualsiasi sia la vostra idea di bagno, soprattutto in un intervento di ristrutturazione edilizia o di riqualificazione architettonica, pensate a quale ruolo da protagonista potrà avere il sanitario WC tramite l’installazione della cassetta. www.bampi.it

TECNOLOGIA E RISPARMIO IDRICO Tutte le cassette WC prodotte da Valsir sono progettate con grande attenzione al risparmio di un bene prezioso come l’acqua. L’intera gamma da incasso è in grado di scaricare con soli 4-2 litri (con vaso dedicato). Le cassette Tropea S, Winner S e Cubik S vantano eccellenti prestazioni fonoassorbenti, grazie al materiale che assorbe le vibrazioni acustiche durante la fase di riempimento. I componenti interni, inoltre, sono realizzati per ostacolare la formazione del calcare, responsabile principale dei malfunzionamenti della cassetta WC nel tempo. Le cassette Valsir trovano il loro ideale completamento con Ariapur, un sistema di aspirazione combinata che risolve definitivamente il problema dei cattivi odori durante l’utilizzo del WC e garantisce una perfetta ventilazione del bagno. www.valsir.it

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SPECIALE IL FUNZIONAMENTO DEGLI IMPIANTI Gli impianti idrici, consentendo l’approvvigionamento di acqua potabile e acqua non potabile per usi secondari negli edifici, svolgono una funzione fondamentale che va implementata ponendo particolare attenzione all’efficienza dei sistemi e alla qualità dell’acqua potabile destinata al consumo, a rischio di alterazioni da parte di agenti esterni, come fattori chimici e fattori microbiologici. Nella progettazione, installazione, gestione e manutenzione delle reti di distribuzione idrica occorre tenere presente il risparmio idrico e la qualità dell’acqua. Accanto alla normativa che regola la progettazione degli impianti e la qualità minima dell’acqua da garantire agli utenti, sul fronte del risparmio idrico, intervengono il Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/2006), che ha stabilito alcune norme per il riutilizzo dell’acqua e delle acque meteoriche di dilavamento o di prima pioggia, e la Finanziaria 2008 ha disposto che dal 2009 il rilascio del permesso di costruire sia subordinato, oltre che alla certificazione energetica dell’edificio, anche alle “caratteristiche

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Quando legate a un utilizzo dipendente dal tempo – per i quali i consumi vengono stimati in una percentuale che varia tra il 50% e il 60% del totale – le maggiori portate comportano maggiori consumi di acqua strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche”. Le Regioni, dal canto loro, hanno introdotto leggi più specifiche per ridurre il consumo di acqua potabile per gli edifici di nuova costruzione e per quelli soggetti a ristrutturazioni. L’impianto idrico-sanitario prevede un sistema di adduzione, un sistema di scarico e un sistema di drenaggio. Nelle reti di adduzione dell’acqua sanitaria è fondamentale per una regolare erogazione del servizio, la corretta distribuzione delle pressioni. Infatti, pressioni elevate comportano

UN PASSO AVANTI PER IL RISPARMIO IDRICO

RIDUTTORE DI PRESSIONE REGOLABILE CON FILTRO AUTOPULENTE

Noi di EBARA sappiamo quanto la riduzione dei consumi dell’energia sia importante, ecco perché i nostri nuovi circolatori Ego 2 Tech rappresentano un’innovazione anche sotto questo aspetto. Siamo orgogliosi di aver realizzato un prodotto che presenta nuove modalità: quella automatica e quella notturna, consentendo così al circolatore di regolarsi autonomamente. Perché sono così importanti? Con la modalità automatica il circolatore rileva il punto di lavoro ottimale in base all’impianto e imposta automaticamente la pressione di esercizio più adeguata in funzione dello stato del sistema. Si ottimizza così la pressione, migliorando le prestazioni e riducendo i consumi idrici. La modalità notturna, che si attiva automaticamente quando la temperatura del fluido diminuisce oltre una determinata soglia, permette al circolatore di lavorare con portate ridotte, garantendo il massimo risparmio idrico ed energetico.

PRV è il dispositivo da installare all’ingresso delle abitazioni per ridurre e mantenere costante la pressione nell’impianto dell’utenza domestica, a fronte di possibili variazioni nella rete pubblica di distribuzione, che si registrano per la diversità di domanda. I benefici che si ottengono installando il PRV sono molteplici: protegge l’impianto da eccessive pressioni evitando di danneggiare i componenti più critici, riduce gli sprechi di acqua ed evita fenomeni di rumorosità nell’impianto dovuti a velocità eccessive dell’acqua nonché a fenomeni di vibrazioni. La caratteristica distintiva risiede inoltre nel filtro autopulente, che facilita la manutenzione: i riduttori sono infatti provvisti di un attacco al quale è possibile collegare un porta gomma e non è necessario smontare il filtro per le operazioni periodiche di pulizia. Realizzati con corpo in ottone CW602N (lega antidezincificazione), i riduttori di pressione sono disponibili nei formati DN 15 – 20 – 25 – 32 – 40, anche nella versione con bocchettoni. I riduttori della serie PRV sono inoltre certificati secondo lo standard europeo EN 1567 presso l’istituto SVGW per applicazioni in acqua fredda (30°C) con pressioni in ingresso non maggiori a 16 bar. Tuttavia, IVAR garantisce il prodotto fino a temperatura di 70°C e massima pressione in ingresso pari a 25 bar.

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risparmio idrico portate maggiori rispetto alla reale necessità con conseguente spreco energetico e di acqua potabile, soprattutto. Un normale rubinetto, se non dotato di dispositivi di limitazione del flusso, farà scorrere più acqua all’aumentare della pressione a monte. Quest’ultima può determinare anche portate di una volta e mezza superiori di quelle di progetto. Quando legate a un utilizzo dipendente dal tempo, per esempio, nel lavarsi le mani, fare la doccia o risciacquare i piatti – per i quali i consumi vengono stimati in una percentuale che varia tra il 50% e il 60% del totale – maggiori portate comportano maggiori consumi di acqua. L’aumento di consumi per un’utenza servita a un’elevata pressione può anche essere il doppio rispetto a un’utenza servita con una pressione corretta. Riduttori di pressione, circolatori o sistemi di pressurizzazione automatici on/off consentono una regolazione del flusso d’acqua o della pressione negli impianti. I limitatori di pressione sono dispositivi che, collocati nella tuberia d’entrata dei bagni o anche nella tuberia d’entrata di tutto un piano, mantengono il flusso d’acqua costante a un grado determinato indipendentemente dalla pressione della rete in entrata

all’appartamento. Solitamente vengono inseriti per rendere indipendente il sistema domestico dall’acqua proveniente dalla rete ma, opportunamente regolati, possono evitare che l’eccessiva pressione, prodotta dall’uso massiccio di docce e di lavandini in determinate ore della giornata, sia causa di elevati consumi d’acqua, limitando la pressione massima d’entrata dell’acqua secondo le necessità di ogni piano o di ogni bagno. Nell’ottica del risparmio idrico, ogni edificio che si collega alla rete pubblica dovrebbe essere dotato di contatori, misuratori per impianti idrici che permettano di misurare la quantità di acqua consumata da ogni utenza. Vanno considerate, inoltre, le apparecchiature di trattamento dell’acqua che riducono la presenza delle sostanze indesiderate: i filtri di depurazione acqua trattengono la sabbia e i solidi sospesi nell’acqua e gli addolcitori trasformano i sali incrostanti in sali solubili. Da ultimo si possono usare anche neutralizzatori, stazioni di dosaggio, debatterizzatori UV, affinatori d’acqua e impianti a osmosi inversa, mentre, per evitare sprechi di acqua potabile, considerare sistemi efficienti per il recupero delle acque (vedi Box 3 ).

BOX 3

RIDURRE LE PERDITE IN STANDBY DURANTE IL PRELIEVO DI ACQUA CALDA

ADDOLCITORI DI NUOVA GENERAZIONE

Per evitare di sprecare acqua inutilmente mentre si aspetta che raggiunga la temperatura desiderata, la società svizzera Taconova offre diverse soluzioni: da un lato, le pompe di circolazione dell’acqua potabile TacoFlow2 PURE (in foto), che assicurano che l’acqua potabile riscaldata sia sempre disponibile evitando in questo modo lo spreco di acqua e allo stesso tempo aumentando il comfort dell’utente. Dall’altro nel settore dei sistemi impiantistici, i moduli d’utenza TacoTherm Dual con modulo integrato per l’acqua calda sanitaria garantiscono la rapida disponibilità di acqua potabile calda grazie al modulo di standby. La conseguente riduzione della distanza tra il punto di prelievo e il punto di produzione dell’acqua calda sanitaria e l’uso del modulo di standby integrato garantiscono la rapida disponibilità di acqua potabile riscaldata, riducendo anche il consumo di acqua potabile non utilizzata.

BWT propone l’addolcitore di nuova generazione BWT Perla. Addolcire l’acqua di casa permette di risolvere i fastidiosi problemi legati al calcare. Non solo previene gli sgradevoli depositi su rubinetteria, lavelli, piastrelle e box doccia etc., ma protegge anche gli elettrodomestici e ne prolunga la vita. L’acqua addolcita è più delicata su capelli e pelle, e richiede un consumo inferiore di detergenti (fino al 50% in meno). Ma i vantaggi sono anche per gli impianti domestici: evitare i depositi di calcare nelle tubature, che agiscono come isolate, garantisce un caldo omogeneo e costante negli ambienti e un calore dell’acqua calda sanitaria ottimale. Un impianto che lavora bene garantisce efficienza energetica, meno inquinamento, risparmio economico e preserva la caldaia nel tempo. BWT Perla consuma il 50% in meno di acqua e sale rispetto ai comuni addolcitori, permette quindi un risparmio considerevole in fase di gestione dell’impianto. Questa nuova tecnologia calcola il reale consumo di acqua erogato dall’addolcitore e non fa sprecare acqua e sale in fase di rigenerazione.

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CASE STUDY

Le abitazioni del futuro? Resilienti e sostenibili Il caso studio di Ecovillaggio a Montale a cura di DEBORAH ANNOLINO

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ato che la salute del nostro pianeta dipenderà anche da quanto il settore delle costruzioni riuscirà a rinnovarsi in chiave ecologica, le case del futuro – così come richiedono le normative regionali, ma soprattutto come suggerisce la nostra coscienza – dovranno presumibilmente essere sostenibili e resilienti. Gli edifici, come è noto, sono tra le fonti più alte di inquinamento, insieme ai trasporti, sia per le polveri sottili che per le emissioni di CO2. La necessità è quindi quella di invertire la rotta e avviare una “transizione energetica”, abbandonando gradualmente i combustibili fossili e aumentando l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

L’ECOQUARTIERE NZEB DI MODENA

Fissare obiettivi comuni incoraggia tutti – aziende, governi, centri di ricerca e la società nel suo insieme – ad agire a livello globale per la loro realizzazione, raccogliendo e condividendo saperi, competenze e risorse. Ciò permette di costruire alleanze e network per costruire società più prospere, giuste ed eque

SILVIA PINI, ideatrice e imprenditrice di Ecovillaggio Montale

Come dimostra l’Ecovillaggio di Montale (MO), il primo realizzato nZEB (Nearly Zero Energy Building) in Emilia Romagna, un graduale cambiamento è possibile. Partito nel 2010, il complesso residenziale bio ed ecosostenibile oggi prosegue la sua climate action in linea con gli obiettivi sostenibili di Agenda 2030. L’ecoquartiere si caratterizza per un’accurata progettazione urbanistica dove tutte le scelte sono volte a usufruire ciò che la natura offre gratuitamente, come la luce e il calore del sole che, unitamente all’acqua piovana, sono fonti generatrici di vita ed energia. Ovviamente, le piante in un ecoquartiere hanno un ruolo chiave. La scelta di specie autoctone e selezionate sia per la capacità di assorbire CO2 sia per il potere di raffrescamento (ad esempio, un pioppo raffresca come cinque condizionatori) permette di mitigare il caldo estivo.

PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE Ecovillaggio Montale è un esempio di edilizia sostenibile coerente con l’Agenda 2030 e i suoi SDGs (Sustainable Development Goals), ovvero i 17 obiettivi individuati a livello mondiale per la salvaguardia del pianeta. Ecovillaggio Montale è impegnato al raggiungimento di 4 dei 17 Global Goals: ■ 11 – Promuovere spazi, comunità e città sostenibili per garantire abitazioni sicure e di qualità e sistemi di trasporto rispettosi dell’ambiente. È fondamentale, inoltre, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico, con un’attenzione speciale nella gestione dei rifiuti e nel controllo della qualità dell’aria. ■ 12 – Utilizzare in maniera responsabile le risorse per garantire un modello di consumo e di produzione sostenibili. Gli individui e le imprese devono dimezzare la quantità di spreco. Le parole chiave sono le tre “R”: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Per garantire il consumo sostenibile è, inoltre, necessario informare i cittadini contro gli sprechi e fornire loro gli strumenti per adottare stili di vita in armonia con la natura. ■ 13 – Lottare contro i cambiamenti climatici ed essere resilienti per convertire una minaccia in opportunità per l’ambiente e l’uomo. Bisogna combattere il cambiamento climatico e fare in modo che le persone siano preparate a fronteggiare i disastri legati al clima, sempre più frequenti anche In Italia.

17 – Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile. Secondo il Rapporto ASviS 2018, nonostante il miglioramento dell’indicatore sull’aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al 2010, è necessario accelerare sull’attuazione delle leggi esistenti per la cooperazione internazionale.

Ecovillaggio Montale in questi ultimi anni sta crescendo nell’ambito del Corporate Social Responsibility, scegliendo di ricoprire un ruolo attivo e diretto all’interno di organizzazioni regionali come Associazione per la RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa) e indirettamente attraverso reti come ASvIS (Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile). Nel progettare Ecovillaggio Montale nulla è stato lasciato al caso: ogni dettaglio sposa la bioarchitettura. Grazie alla bussola degli SDGs cresce la qualità di vita nell’ecoquartiere dove in futuro è prevista la nascita di un’area food a km 0 improntata al biologico, una scuola dell’infanzia e altri servizi orientati alla sostenibilità. www.casaeclima.com

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CASE STUDY

RESILIENZA ED EFFICIENZA ENERGETICA Parola chiave dell’ecoquartiere è resilienza. Nel caso specifico, la resilienza si manifesta, per esempio, in occasione di precipitazioni intense. Grazie alla raccolta e regimentazione delle acque piovane queste vengono trattenute in area e convogliate in falda. L’obiettivo è utilizzare l’acqua come bene prezioso al momento del bisogno come, ad esempio, nei periodi di maggiore siccità, tenendo vivo l’intero impianto del verde. I benefici per la sicurezza si estendono oltre lo stesso ecoquartiere, evitando che l’acqua entri nella fogna e crei allagamenti. Ecovillaggio pertanto ricopre un ruolo sociale con la consapevolezza, purtroppo, che gli eventi meteo-climatici estremi e le conseguenze, come allagamenti ed esondazioni, siano destinati ad aumentare.

Altro concetto alla base delle abitazioni è l’efficienza energetica, intesa non solo come risparmio in bolletta, ma proprio come valore etico. Per massimizzare l’autoproduzione di energia fotovoltaica, gli edifici sono stati realizzati sulla base dello studio dell’assonometria solare, tenendo conto del passo modulare tra un fabbricato e l’altro e considerando il punto in cui il sole sorge e tramonta, offrendo così maggiore luce naturale alle abitazioni. Gli appartamenti di Ecovillaggio oggi autoproducono quasi il 90% (precisamente l’86,5%) del fabbisogno per climatizzare gli interni e il riscaldamento dell’acqua sanitaria. Per approfondimenti: www.ecovillaggiomontale.it

ECOVILLAGGIO: CARATTERISTICHE Di seguito le caratteristiche delle case in Classe A4 e certificate nZEB di Ecovillaggio: ■ studio dell’orientamento degli edifici: per sfruttare bene la natura (il calore e la luce del sole, le ombreggiature degli alberi etc) e garantire il comfort abitativo dentro e fuori casa; ■ isolamento termico: elemento indispensabile per massimizzare il comfort e ridurre quasi azzerando il fabbisogno energetico per la climatizzazione degli ambienti; ■ energia rinnovabile: le residenze si autoproducono quasi il 90% dell’energia necessaria alla climatizzazione e alla produzione di acqua calda Sanitaria tramite i pannelli solari fotovoltaici; ■ salubrità dell’aria indoor (VMC): grazie all’impianto di ventilazione meccanica controllata l’aria degli ambienti è costantemente ricambiata e pulita; ■ Economia Circolare: utilizzo di mattoni prodotti a km 0 con legno di scarto delle segherie e mineralizzato con cappotto isolante interno al mattone stesso; ■ proprietà antisismiche; ■ proprietà di Resistenza al Fuoco da Rei 120 a Rei 240; ■ protezione acustica.

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FORMAZIONE AREA SAFETY

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PREMIO POROTON 2019

Credit: SiTerra

Demolire e ricostruire in laterizio FIGURA 1. Vista nord-est della realizzazione

Criterio guida del progetto è stata la ricerca del minore impatto volumetrico. Si è perciò contenuta l’altezza entro i limiti degli edifici circostanti, al fine di non alterare lo skyline delle propaggini urbane sull’area naturale EUGENIO CIPOLLONE1, PAOLO ORSINI1 E ROBERTO LORENZOTTI2

1

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Architetto, Insula Architettura e Ingegneria, Roma Ingegnere, Insula Architettura e Ingegneria, Roma

L’

edificio residenziale Rocca di Mezzo, che sorge nella cornice naturale del quartiere Cortina d’Ampezzo a Roma, ha vinto il primo Premio Poroton® 2019. Nello specifico, l’intervento ha riguardato la demolizione di una villa plurifamiliare e la costruzione di un nuovo edificio residenziale affacciato sul parco. Il volume dell’edificio è tripartito e disposto sul terreno in decisa pendenza, con un dislivello fra i due affacci pari a due interpiani (Figura 2). L’edificio, che ospita diciotto appartamenti su cinque piani, si presenta verso la strada a monte con un’altezza pari a quattro piani (piano terra, due piani e l’attico); mentre verso valle recupera un livello residenziale e un piano per le cantine. Criterio guida

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PREMIO POROTON® Istituito dal Consorzio Poroton® Italia, obiettivo del Premio Poroton® è quello di valorizzare, diffondere e incoraggiare progetti e pratiche capaci di rispondere alle esigenze di utilizzo e vita degli utenti, prestando la massima attenzione e rispetto per l’ambiente e per la sicurezza, senza rinunciare alla qualità architettonica. Il premio si rivolge a interventi di nuova costruzione e ristrutturazione, di edifici privati o pubblici, di ogni tipologia costruttiva e di ogni destinazione d’uso. L’impiego di blocchi in laterizio porizzato per murature, prodotti dalle aziende aderenti al Consorzio, è una condizione necessaria per la partecipazione al concorso. Tali prodotti devono ricoprire un ruolo significativo nel progetto candidato, siano essi utilizzati per la realizzazione di murature portanti o di tamponatura. È in fase di programmazione la seconda edizione, caratterizzata da alcune interessanti novità.


“Eccellente esempio di architettura residenziale plurifamiliare, sotto molteplici punti di vista: paesaggistico, architettonico e ingegneristico” del progetto è stata la ricerca del minore impatto volumetrico possibile. Al fine di non alterare lo skyline delle propaggini urbane sull’area naturale, l’altezza è stata contenuta entro i limiti degli edifici circostanti e si è prestata particolare attenzione a realizzare il minore consumo di suolo possibile attraverso un’attenta distribuzione delle unità immobiliari che insistono sul sedime dell’edificio precedente, con una sistemazione a giardino sul resto dell’area.

ASPETTI DISTRIBUTIVI E LINGUAGGIO ARCHITETTONICO All’edificio si accede da via Rocca di Mezzo tramite un passaggio pedonale posto al centro del muro di recinzione che conduce all’interno dell’edificio (Figura 3). Sempre dalla strada, una rampa carrabile conduce all’autorimessa interrata. L’ingombro planimetrico complessivo dell’edificio misura circa ml. 30 x 30. La composizione del volume dello stabile intende evitare l’effetto barriera della costruzione rispetto alla strada: il panorama retrostante viene infatti percepito attraverso il taglio centrale che contiene l’ingresso e i ballatoi, schermati da un infisso della massima trasparenza. Con l’obiettivo di limitarne l’ingombro percettivo, i due piani di facciata rivolti verso la strada sono sfalsati, mentre il terzo volume, disposto ortogonalmente ai primi, affaccia sulla valle a

FIGURA 2. Sezione est-ovest del fabbricato

FIGURA 3. Accesso pedonale dalla strada, rendering www.casaeclima.com

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PREMIO POROTON 2019

un livello inferiore, sfruttando il dislivello del terreno. La distribuzione dell’edificio quindi avviene intorno allo spazio vuoto fra i tre volumi, dove sono presenti la scala, l’ascensore e i pianerottoli (Figura 4). La sagoma, realizzata entro i limiti degli edifici circostanti, è stata studiata per assecondare il profilo della collina.

ASPETTI TECNICI DEL PROGETTO La struttura dell’edificio è in cemento armato, con fondazioni a platea su pali. Il sistema resistente alle azioni verticali e sismiche è costituito da un sistema FLF-SW (flat slab-frame with shear wall), ovvero da setti in c.a. sismo-resistenti, pilastri e solette alleggerite bidirezionali in c.a. In tale sistema l’azione controventante è affidata principalmente ai setti in c.a., riducendo al minimo la richiesta di duttilità di pilastri e solette. L’edificio rispetta i più elevati standard in termini di sostenibilità ambientale e di prestazioni energetiche, raggiunti grazie a un involucro altamente performante, combinato con l’utilizzo di fonti rinnovabili (pannelli fotovoltaici e solare termico in copertura) e di impianti termici ad alta efficienza (impianti ibridi a pompa di calore con serbatoi di accumulo termico). Ciò ha consentito di certificare l’immobile in Classe Energetica A4.

FIGURA 4. Distribuzione del piano tipo

VISTA DALL’INTERNO

FRONTE PRINCIPALE. Particolare del taglio trasparente centrale che contiene ingresso e ballatoi

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Credit: Luigi Filetici

Il progetto ha posto particolare attenzione alla qualità complessiva del manufatto. Si è scelto di rivestire le pareti con lastre di grès ceramico a finitura litoide, di colore beige/grigio chiaro, di grande formato.

Credit: Insula

MATERIALI E FINITURE


INVOLUCRO: MATERIALI E REALIZZAZIONE La scelta del sistema tecnologico di realizzazione degli involucri – che prevede l’uso di un monoblocco preassemblato, composto da due elementi di laterizio con uno strato isolante interposto battentato – garantisce un taglio termico completo. Rispetto al tradizionale sistema a cappotto, oltre a essere un supporto ideale per le lastre in grès di finitura esterna, questo sistema garantisce una maggiore durabilità dell’involucro, con l’isolante protetto dall’esterno e dagli agenti atmosferici. In particolare, è stato utilizzato il sistema TRIS® tamponamento spessore 47 cm, prodotto da T2D, che prevede anche la totale correzione dei ponti termici, con l’utilizzo degli elementi Copricordolo TRIS®, che hanno garantito la continuità del taglio termico anche sulle strutture in cemento armato (Figura 5). La muratura di tamponamento TRIS® spessore 47 cm utilizzata è caratterizzata da una trasmittanza di 0,17 W/m2K, con una massa superficiale di 308 kg/m2, una trasmittanza termica periodica 0,002 W/m2K, sfasamento e attenuazione rispettivamente pari a 24 ore e 0,014. Parametri, questi, che descrivono prestazioni ottimali sia in termini di isolamento termico che di inerzia termica, garantendo cosı̀ il raggiungimento di un reale comfort negli ambienti interni in tutte le stagioni dell’anno.

FIGURA 6. Fasi di posa in opera del sistema TRIS®, pareti esterne

Credit: Insula

FIGURA 5. Tipologia delle murature impiegate sul piano tipo

BALCONI A SBALZO

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PREMIO POROTON 2019

ISOLAMENTO ACUSTICO Un edificio residenziale in un contesto di pregio deve garantire standard elevati di isolamento acustico. Le principali sorgenti acustiche sono il rumore stradale, quello emesso da un limitrofo centro sportivo e quello degli impianti dell’edificio stesso. Il rispetto dei requisiti di legge del DPCM 5/12/1997 ha richiesto di controllare, tra l’altro, il tempo di riverberazione, il potere fonoisolante degli elementi di separazione, l’isolamento acustico di facciata, il controllo del rumore di calpestio. Si è pertanto fatto ricorso a tecnologie di realizzazione degli elementi di separazione e degli involucri che consentissero di garantire le prestazioni richieste dalla normativa. Anche questo, quindi, è stato un elemento che ha guidato la scelta del sistema TRIS® per l’involucro esterno e del prodotto monoblocco stratificato ACUSTICO per la separazione delle unità abitative, che rispondono a tutti i requisiti del progetto. In particolare, il blocco stratificato ACUSTICO 30x30x19 cm è realizzato in modo da consentire la predisposizione di impianti di medio/piccola dimensione nelle parti laterali, mantenendo la prestazione fonoisolante, garantita dalla parte centrale del blocco, che deve rimanere integra. Il potere fonoisolante di 56 dB è stato certificato tramite prove di laboratorio svolte su parete integra e su parete tracciata. In presenza di impianti di grosse dimensioni, è necessario prevedere in fase progettuale la realizzazione di cavedi dedicati e opportunamente inseriti (Figura 7). Le pareti di separazione degli ambienti interni alla medesima unità abitativa sono state realizzate con blocchi forati in laterizio sp.8 cm e, per il caso della parete attrezzata del bagno, con una doppia parete.

Il supporto alle lastre è stato garantito attraverso la tecnologia della muratura di tamponamento TRIS® con l’isolante interposto, che consente di realizzare un perfetto ancoraggio dei rivestimenti senza dover ricorrere alle pareti ventilate. Grande importanza è stata attribuita all’immagine architettonica delle facciate, caratterizzate dai balconi che aggettano dal filo di facciata per circa 250 cm. Il disegno del frontale in cemento prefabbricato dei balconi è stato assottigliato specializzando le diverse parti del solaio, ricercando un’immagine di leggerezza degli sbalzi. La necessità di coibentare anche le strutture orizzontali per eliminare i ponti termici comporta oggi l’ispessimento di tutti gli elementi architettonici dell’edificio, che solitamente appare “gonfio” e appesantito dalla stratificazione degli isolanti. Nel progetto si è cercato quindi, attraverso l’uso del pezzo speciale Copricordolo del sistema TRIS®, il disegno del frontale dei balconi, delle ringhiere, dei pannelli schermanti scorrevoli, di ottenere un’immagine per quanto possibile “leggera”. Sotto il profilo cromatico, l’edificio, rivestito con materiali di colori chiari, si inserisce correttamente nell’ambiente naturale e nel contesto del quartiere.

SCHEDA DELL’INTERVENTO TIPO DI EDIFICIO: Complesso residenziale plurifamiliare TIPO DI INTERVENTO: Ristrutturazione tramite demolizione/ricostruzione con ampliamento PROGETTISTA: Insula Architettura e Ingegneria, Roma | Arch. Eugenio Cipollone, Arch. Paolo Orsini, Ing. Roberto Lorenzotti COLLABORATORI PROG. ARCHITETTONICO: Insula Architettura e Ingegneria, Roma | Arch. Paolo Diglio, Arch. Stefano Fava, Arch. Andrea Giuffrida PROG. STRUTTURE, IMP. IDRICI E MECCANICI: Inea srl PROG. IMP. ELETTRICI: Ing. G. Giovannella DIRETTORE DEI LAVORI: Arch. Paolo Orsini, Ing. Roberto Lorenzotti (DL strutture) IMPRESA ESECUTRICE: Di.Cos. S.p.A.

FIGURA 7. Blocco ACUSTICO sp.30cm e dettaglio tipo della parete di separazione tra unità immobiliari, in presenza di cavedio per impianti di grandi dimensioni

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BLOCCHI IMPIEGATI: TRIS® Tamponamento 47x25x25, TRIS® Copricordolo 16x25x25, ACUSTICO 30x30x19 PRODUTTORE LATERIZI: T2D S.p.A., Verona (VR) – www.t2d.it


CARTA, ENERGIA PER LA MENTE Il 60% dell’energia usata per produrre la carta in Europa è rinnovabile. Leggere su carta non consuma e rimane impresso. Questa è una notizia, vera.

Scopri le notizie vere sulla carta www.naturalmenteioamolacarta.it Fonte: Statistiche CEPI, 2018 CEPI rappresenta il 92% della produzione europea di carta e paste per carta


CONSULENZA FISCALE

Credito d‘imposta Bonus pubblicità In questo articolo andremo a trattare il credito d’imposta Bonus pubblicità, già in essere dal 2018, che con l’art. 186 del D.L. 34/2020 è stato rafforzato a cura di ASSOCAAF

D

al 2018 è stato istituito un credito d’imposta per le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali in relazione agli investimenti pubblicitari incrementali effettuati sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali: il cosiddetto Bonus pubblicità.

MISURA DEL CREDITO D‘IMPOSTA E CONDIZIONI L’agevolazione consiste in un credito d’imposta pari al 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati. Al fine di poter beneficiare del credito d’imposta, la condizione necessaria è che l’ammontare complessivo degli investimenti pubblicitari, realizzati nell’anno oggetto di richiesta, superi almeno dell’1% l’importo degli analoghi investimenti effettuati sugli stessi mezzi d’informazione nell’anno precedente. Il Dipartimento Informazione ed Editoria ha fatto chiarezza per i seguenti due casi: ■ imprese già costituite che effettuano investimenti pubblicitari solo nell’anno di richiesta del credito d’imposta; ■ nuove imprese. Il Dipartimento si è così espresso: “Non è possibile accedere al credito d’imposta se gli investimenti pubblicitari dell’anno precedente a quello per cui si richiede l’agevolazione sono stati pari a zero, come prescritto dal Consiglio di Stato nel parere reso sul Regolamento di cui al DPCM n. 90 del 16 maggio 2018, che ha disciplinato la 66

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misura. Pertanto, oltre che i soggetti che nell’anno precedente a quello per il quale si richiede il beneficio non abbiano effettuato investimenti pubblicitari ammissibili, sono esclusi dalla concessione del credito d’imposta anche quelli che abbiano iniziato l’attività nel corso dell’anno per il quale si richiede il beneficio”. In generale il credito d’imposta Bonus pubblicità spetta a due tipologie di investimento: ■ per gli investimenti pubblicitari incrementali sulla stampa quotidiana e periodica, anche online; devono essere iscritti presso il competente Tribunale, ovvero presso il Registro degli operatori di comunicazione e dotati del direttore responsabile; ■ per gli investimenti pubblicitari incrementali sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali; le emittenti radiofoniche e televisive iscritte presso il Registro degli operatori della comunicazione. In merito alle spese sostenute per l’acquisto di pubblicità – rilevanti ai fini della concessione del credito d’imposta – che concorrono a formare la base di calcolo dell’incremento e quindi del bonus fiscale, si sottolinea che queste sono costituite dall’ammontare delle spese di pubblicità al netto dell’IVA, nel caso in cui sia detraibile; in caso in cui l’IVA sia indetraibile, l’importo da considerarsi è costituito dall’ammontare complessivo delle spese di pubblicità (imponibile + IVA indetraibile). Non si devono considerare le spese accessorie, i costi di intermediazione e ogni altra spesa diversa dall’acquisto dello spazio pubblicitario, anche se a esso funzionale o connesso.


Per il solo anno 2020, l’art. 186 del D.L. n.34 del 19/05/2020 ha previsto che il Bonus pubblicità venga calcolato nella misura del 50% dell’intero valore degli investimenti pubblicitari effettuati, e non più sul solo l’incremento rispetto all’investimento effettuato nell’anno precedente, sempre nel rispetto delle condizioni prima analizzate e dei limiti di spesa stabiliti dal legislatore.

ADEMPIMENTI PER FRUIRE DEL CREDITO D’IMPOSTA Per fruire del credito i soggetti interessati, devono: 1. presentare, entro il 31 marzo dell’anno per il quale si chiede l’agevolazione, la “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta”. Tale comunicazione contiene i dati degli investimenti effettuati o da effettuarsi nell’anno agevolato. La “Comunicazione telematica per l’accesso al credito d’imposta” per il solo anno 2020 è prorogata e potrà essere presentata nel periodo compreso tra il 1° e il 30 settembre 2020, con le stesse modalità degli anni 2018 e 2019. Le comunicazioni telematiche eventualmente trasmesse nel periodo compreso tra il 1° e il 31 marzo 2020 (termine ordinario per la comunicazione telematica preventiva) saranno comunque valide;

2. conservare un’apposita attestazione, rilasciata da un soggetto legittimato a rilasciare il visto di conformità o da un revisore legale, relativa al sostenimento delle spese per pubblicità sostenute; nel caso in cui il credito richiesto sia superiore a 150 mila euro è necessario anche un accertamento preventivo di regolarità presso la Banca dati nazionale antimafia del Ministero dell’Interno; 3. presentare, entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello per il quale si chiede l’agevolazione, la “Dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati”, con cui si dichiara che gli investimenti indicati nella “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta” sono stati effettivamente realizzati nell’anno agevolato e che gli stessi soddisfano i requisiti di cui all’art.3 DPCM 90/2018. Il Bonus pubblicità può essere utilizzato in compensazione, tramite modello F24 (codice tributo 6900), dal quinto giorno successivo alla pubblicazione del provvedimento che comunica l’ammontare effettivamente spettante. È necessario poi indicare il credito d’imposta sia nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di maturazione sia nelle dichiarazioni successive fino al suo esaurimento. Il credito d’imposta genera ricavi ai sensi dell’art. 85, comma 1, lettera g) del Tuir. Sono considerati ricavi: i contributi in denaro, o il valore normale di quelli, in natura, spettanti sotto qualsiasi denominazione in base a contratto.

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EMERGENZA CORONAVIRUS

Disinfettare con i raggi ultravioletti Relativamente veloci e facili da usare, i dispositivi a base di raggi UV-C non lasciano residui chimici e non rischiano di esporre chi li utilizza a sostanze nocive MARCO GAROFOLO – PROTEUS S.R.L.

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n una pandemia globale come quella che stiamo vivendo è determinante mettere in atto azioni di disinfezione che vanno dalle più semplici (come ad esempio lavarsi spesso le mani) a quelle più complesse messe a disposizione dalla tecnologia, e da rendere fruibili a quante più persone possibili. Il recente dispositivo ministeriale in materia di adempimenti delle aziende contro eventuali contagi da Covid-19 indica l’obbligo di effettuare la sanificazione giornaliera degli ambienti di lavoro, indicando esclusivamente il metodo dei detergenti a base alcolica. Per prima cosa chiariamo che la disinfezione è cosa diversa dalla sanificazione, da sempre intesa come pulizia degli ambienti che non ha necessariamente nulla a che vedere con l’eliminazione del virus che ci sta aggredendo ormai da mesi. Sono due attività diverse che auspicabilmente possono coesistere, ma che determinano effetti diversi dal punto di vista dei risultati attesi.

L’IMPORTANTE È SAPER DISTINGUERE Partiamo dall’assunto che nessun metodo può assicurare la totale eliminazione del virus per due ragioni: innanzitutto perché non vi è modo di valutare il risultato ottenuto analizzando le superfici trattate; inoltre, demandando questa attività all’operatore umano, va da sé che non si può immaginare un trattamento complessivo assoluto. In questo scenario è legittimo pensare che affiancare alle attività di sanificazione tradizionale tecniche innovative non possa che aumentare il livello di sicurezza a cui tutti dovremmo tenere, al di là degli obblighi di legge. La tecnologia ci viene in aiuto con dispositivi poco conosciuti in Italia, ma molto efficaci. Mi riferisco in particolare alle tecniche che utilizzano i raggi ultravioletti. L’efficacia dei raggi ultra-

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RAGGI UV, CLASSIFICAZIONE I raggi ultravioletti (invisibili) si classificano in: ■ UV-A (proprietà abbronzanti); ■ UV-B (proprietà terapeutiche); ■ UV-C (proprietà germicide). Gli ultravioletti C hanno la proprietà di disattivare il DNA o l’RNA, impedendo la replicazione e quindi determinando la morte del virus nel 99.9% dei casi.

violetti nella disinfezione di aria e superfici da microrganismi molto più complessi e difficili da trattare rispetto a questo virus (C. Difficile, MRSA o minacce ancora più temibili, come Ebola e Legionella) è ormai comprovata. Al momento non sono disponibili test specifici sulla resistenza agli UV del Coronavirus. Tuttavia, potendo considerare esempi di letteratura scientifica che riguardano il trattamento UV-C di virus molto simili, come SARS o MERS, gli esperti ritengono che tali trattamenti possano determinare gli stessi effetti. Questi dispositivi sono relativamente veloci e facili da usare; non lasciano residui chimici e non rischiano di esporre chi li utilizza a sostanze nocive. In particolare, è possibile sanificare oggetti come mascherine, cellulari, chiavi e attrezzi inserendoli in box chiusi e di adeguata dimensione in cui è installata una o più lampade UVC. Soprattutto è possibile disinfettare ambienti di grandezza variabile anche in modo completamente automatico mediante veri e propri robot. Gli impianti d’aria condizionata, soprattutto le Unità di Trattamento Aria, sono il microcosmo ideale per la proliferazione e la distribuzione di microrganismi patogeni, spore, muffe, etc. Il ricircolo, gli sbalzi termici e l’umidità fanno in modo che si combinino fra loro in modo complesso e si depositino su tutte le superfici interne al sistema. In altri paesi la tecnica degli ultravioletti viene utilizzata da tempo per disinfettare ospedali e camere operatorie, scuole, treni, aerei e pullman solo per citare alcuni esempi. È auspicabile che anche in Italia venga presto introdotta questa tecnologia nei protocolli destinati alle aziende e che dal Governo vengano forniti incentivi per questi investimenti.


CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE

Dispositivi “leggibili da remoto” in impianti con riscaldamento e ACS centralizzati Con la Direttiva UE 2018/2002 i consumatori avranno diritto a ricevere più informazioni sui propri consumi: quali sono le soluzioni? a cura di ANCCA – ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE E ACQUA

L’ ■

■ ■

Italia deve implementare la nuova Direttiva UE 2018/2002 secondo cui, a partire dal 25 ottobre 2020, gli utenti finali (appartamenti, esercizi commerciali etc.) dovranno ricevere informazioni frequenti sui loro consumi. In particolare: dal 25 ottobre 2020 fino al 31 dicembre 2021 con frequenza semestrale e su richiesta di un solo utente con frequenza trimestrale; dopo il 1° gennaio 2022 con frequenza mensile; a partire dal 1° gennaio 2027 tutti i sistemi devono essere predisposti per mandare i dati di consumo mensilmente.

Esistono fondamentalmente due sistemi per rendere i dispositivi “leggibili da remoto”: 1. sistemi walk-by: per effettuare le letture dei consumi un operatore deve andare fisicamente nelle vicinanze del condominio e mediante un’antenna e un software può scaricare i dati rilevati dai singoli dispositivi (ripartitori e/o contatori). In pratica gli apparecchi sono installati considerando che la lettura viene effettuata una volta all’anno per effettuare il conteggio secondo i consumi alla fine dell’esercizio. Questi sistemi sono al momento installati in decine di migliaia di condomini. 2. Sistemi AMR: mediante centraline, ad esempio GSM, inviano le letture dei dispositivi ai server delle aziende di servizi che poi rendono i dati disponibili agli amministratori e ai singoli utenti. In questi casi, per effettuare le letture dei consumi, nessuno deve recarsi fisicamente nelle vicinanze di ciascun condominio, rendendo facilmente possibile il rilevamento dei valori con una maggior frequenza (anche mensile). Il legislatore europeo ha lasciato agli Stati membri la libertà di definire quale sistema (o sistemi) considerare come “leggibile da remoto”. Al momento la proposta di legge del governo non prevede la distinzione tra i due sistemi sopra descritti. Questa decisione è

però di fondamentale importanza e ha notevoli conseguenze per gli utenti finali. Vediamo perché: ■ Se il legislatore (come al momento indicato nello Schema di Decreto) prevede che i sistemi walk-by siano considerati come “leggibili da remoto” nel senso della direttiva: ■ a partire dal 25 ottobre 2020 gli utenti di impianti esistenti dovranno per forza sostenere i maggiori costi dovuti alla necessità di mandare un operatore nei pressi del condominio più volte all’anno; ■ in alternativa e se tecnicamente possibile (non tutti i ripartitori/ dispositivi walk-by sono predisposti per farlo) il condominio dovrà aggiornare il sistema di contabilizzazione installando centraline capaci di inviare i dati in automatico. In pratica si dovranno “rendere AMR” come descritto al punto 2 sopra. In entrambi i casi, si dovrà chiedere a chi negli ultimi anni ha già sostenuto i costi per un sistema di contabilizzazione di sostenere altri costi per le letture frequenti. ■ Se il legislatore – come si spera – definirà che i sistemi walk-by NON sono considerati come “leggibili da remoto” nel senso della direttiva: ■ tutti i sistemi walk-by al momento già installati e funzionanti nei condomini sono esclusi dall’obbligo di ricevere informazioni frequenti. Quindi, fino al 2027, non dovranno sostenere obbligatoriamente alcun costo aggiuntivo. Ovviamente sono liberi di chiedere l’installazione delle centraline o di ricevere informazioni frequenti, sostenendo un costo aggiuntivo, ma solo se lo desiderano; ■ dal 25 ottobre 2020 dovranno essere installati solo sistemi “AMR”. Ricordiamo che la fornitura infra-annuale dei dati relativi ai consumi (prevista dalla EED) non è “volontaria e solo su richiesta”: si tratta di un obbligo. Quindi il condominio non ha scelta e l’amministratore è costretto a provvedere. Ricordiamo inoltre che quanto qui descritto, vale anche nel caso in cui per rilevare i consumi degli utenti siano impiegati contatori per calore e contatori per acqua calda sanitaria.

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Via Brenta 13 – 00198 Roma Tel. 06/8555203 – Fax 06/8559860

SOCI FINCO

ANNA Associazione Nazionale Noleggio Autogru e Trasporti Eccezionali Presidente: Daniela Dal Col Vice Presidente: Simone Gramigni Past-Vice Presidente: Angelo Gino ANIPA - FIAS Associazione Nazionale Imprese Pozzi per Acqua Presidente: Daniele Succio

ACMI Associazione Chiusure e Meccanismi Italia Presidente: Nicola Fornarelli Vice Presidente: Antonio Gramuglia Presidente Onorario: Vanni Tinti

ANSAG Associazione nazionale sagomatori Presidente: Ettore Tamburini Vice Presidenti: Dario Carniello e Paolo Venturelli

AIFIL Associazione Italiana Fabbricanti Insegne luminose Presidente: Alfio Bonaventura Vice Presidente: Vitaliano Mantovani Segretario Nazionale: Claudio Rossi

APCE Associazione per la Protezione delle corrosioni elettrolitiche Presidente: Giuseppe Landi Direttore: Matteo Robino

AIPAA Associazione Italiana per l’Anticaduta e l’Antinfortunistica Presidente: Giuseppe Lupi Direttore: Tommaso Spagnolo AISES Associazione Italiana Segnaletica e Sicurezza Presidente: Gabriella Gherardi Vice Presidente: Toni Principi AIT Associazione Imprese Impianti Tecnologici Presidente: Bruno Ulivi Vice Presidenti: Riccardo Cerrato, Carlo Antonio Gandini Segretario: Roberto Vinchi AIZ Associazione Italiana Zincatura Presidente: Carmine Ricciolino Vice Presidente: PierLuigi D’Ambrosio ANACI Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari Presidente: Francesco Burrelli Segretario: Andrea Finizio ANACS Associazione Nazionale Aziende di Cartellonistica Stradale Presidente: Franco Meroni Vice Presidente: Adriano Castagnoli ANCCA Associazione Nazionale Contabilizzazione Calore e Acqua Presidente: Hans Paul Griesser Vice Presidente: Luca Magni ANCSA Associazione Nazionale Centri Soccorso Autoveicoli Presidente: Eleonora Testani Vice Presidente: Enzo Ciabatta Direttore: Alessia Lentini ANFIT Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra Made in Italy Presidente: Laura Michelini Vice Presidente: Marco Rossi Responsabile Tecnico: Dario Poletti ANFUS Associazione Nazionale Fumisti e Spazzacamini Presidente: Gianfranco Borsatti Vice Presidente: Massimo Pistolesi Segretario generale: Sandro Bani

ARCHEOIMPRESE Associazione Italiana Imprese di Archeologia Presidente: Daria Pasini Vicepresidenti: Cristina Anghinetti, Claudio Calastri ARI Associazione Restauratori d’Italia Presidente: Kristian Schneider Vice Presidente: Irene Zuliani Segretario: Paola Conti ASSITES Associazione Italiana Tende, Schermature solari e Chiusure Tecniche Oscuranti Presidente: Fabio Gasparini Vice Presidenti: Loris Di Francesco, Nereo Sella ASSOBON Associazione Nazionale Imprese Bonifica Mine ed Ordigni Residui Bellici Presidente: Paolo Mennini Segretario: Valerio Bellei ASSOCOMPOSITI Associazione dei materiali compositi e affini Presidente: Roberto Frassine Direttore: Simona Tiburtini ASSOFRIGORISTI Associazione Italiana Frigoristi Presidente: Gianluca De Giovanni Vice Presidente: Franco Faggi Direttore: Marco Masini ASSOIDROELETTRICA Associazione dei Produttori Idroelettrici Presidente: Paolo Pinamonti Direttore Generale: Paolo Taglioli ASSOROCCIA Associazione Nazionale costruttori opere di difesa dalla caduta di massi e valanghe Presidente: Dario Amici Vice Presidente: Diego Dalla Rosa Direttore Generale: Bruno Zanini ASSOVERDE Associazione Italiana Costruttori del Verde Presidente: Antonio Maisto Vice Presidente: Michele Bindi Segretario Generale pro-tempore: Angioletto Borri CNIM Comitato Nazionale Italiano Manutenzione Presidente: Aurelio Salvatore Misiti FIAS Federazione Italiana delle Associazioni Specialistiche del Sottosuolo Presidente: Massimo Poggio Vice Presidenti: Mauro Buzio, Stefano Chiarugi


UNICMI Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei Serramenti Presidente: Guido Faré Vice Presidente Vicario: Donatella Chiarotto Direttore Generale: Pietro Gimelli

AIF – FIAS Associazione Imprese Fondazioni consolidamenti - indagini nel sottosuolo Presidente: Antonio Arienti ANIG HP – FIAS Associazione Nazionale Impianti Geotermia – Heat Pump Presidente: Gabriele Cesari

UNION Unione Italiana Organismi Notificati Presidente: Iginio S. Lentini

ANISIG – FIAS Associazione Nazionale Imprese Specializzate in Indagini Geognostiche Presidente: Italo Cipolloni

ACI Presidente: Angelo Sticchi Damiani

FIPER Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili Presidente: Walter Righini Vice Presidente: Hanspeter Fuchs, Federica Galleano Direttore: Vanessa Gallo

ANAS Spa - Azienda Naz. Autonoma delle Strade Presidente: Claudio Andrea Gemme Amministratore Delegato: Massimo Simonini CASEITALY Srl Presidente: Laura Michelini

FIRE Federazione Italiana per l’Uso Razionale dell’Energia Presidente: Cesare Boffa Vice Presidente: Giuseppe Tomassetti Direttore: Dario Di Santo

CSI S.p.A. Presidente: Antonella Scaglia Vice Presidente: Alessandro Ciusani Amministratore Delegato: Vincenzo Ruocco GRAVILI Srl Amministratore Delegato: Antonio Gravili

FISA – FIRE SECURITY ASSOCIATION Fire Security Association Presidente: Marco Patruno

INCO INGEGNERIA Spa Amministratore Unico: Aldo Muller IN&OUT Spa Presidente: Angelo L’Angellotti Amministratore Delegato: Sergio Fabio Brivio e Nicola Lippolis CFO Direttore Generale: Sergio Fabio Brivio

FONDAZIONE PROMOZIONE ACCIAIO Presidente: Caterina Epis Direttore Generale: Simona Maura Martelli

Interbau Srl Presidente: Giuseppe Cersosimo Istituto Italiano della Saldatura Presidente: Pietro Lonardo Vice Presidenti: Giovanni Pedrazzo e Luigi Scopesi

HARLEY&DIKKINSON ASSOCIAZIONE Presidente: Alessandro Ponti

LAPI Spa - Laboratorio Prevenzione Incendi Spa Presidente: Massimo Borsini Vice Presidenti Cda e Consiglieri: David Borsini e Luca Ermini

PILE Produttori Installatori Lattoneria Edile Presidente: Fabio Montagnoli Tesoriere: Palmiro Bartoli

M3S Spa Presidente: Ulderico Granata Perazzi Engineering & C. Srl Amministratore Delegato: Italo Perazzi

RSF Restauratori Senza Frontiere Presidente: Paolo Pastorello Vice Presidenti: Carla Tomasi e Alessandra Morelli

RESIT Srl Presidente: Ugo Vittorio Rocca

Per ulteriori informazioni sulle Associazioni federate potete consultare il sito Finco www.Fincoweb.org - Area associate

COMITATO DI PRESIDENZA FINCO

Carla Tomasi Presidente Finco

Gabriella Gherardi Francesco Burrelli Vice Presidente Vice Presidente Finco Vicario con delega a Organizzazione e Filiere

Daniela Dal Col Consigliere Incaricato Filiera Macchine e Attrezzature

Fabio Gasparini Consigliere Incaricato Sviluppo Associativo

Walter Righini Consigliere Incaricato Filiera Rinnovabili

Lino Setola Consigliere Incaricato della Filiera Mobilità e Sicurezza Stradale

Angelo Artale Direttore Generale

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ISSN: 2038-0895

Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

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N. 78 I Anno XIV I MARZO/APRILE 2019 I Bimestrale

CINQUE PIANI NERAZZURRI AD ALTA TECNOLOGIA

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

PROGETTAZIONE Edificio per uffici certificato Passivhaus DENTRO L’OBIETTIVO Dubai: oltre lo Zero Energy

KLIMAHOUSE 2019: VIDEO La sostenibilità è la chiave per vivere bene

BIM2BEM La modellazione energetica nella progettazione integrata

Organo ufficiale

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N. 79 I Anno XIV I MAGGIO/GIUGNO 2019 I Bimestrale

SERRE URBANE IN QUOTA

MADE EXPO 2019 Le novità per la “Qualità dell’abitare” DENTRO L’OBIETTIVO Costruire per le generazioni di domani CASE HISTORY Ristrutturazione senza cappotto

MATERIALI SOSTENIBILI Il valore “verde” del legno

CLIMATIZZAZIONE Edifici storici e monumentali

PER AVERE LA COPIA CARTACEA E LA COPIA DIGITALE IN ANTEPRIMA

TUTTI GLI ARRETRATI LI TROVI SU WWW.QUINE.IT

Organo ufficiale

SISTEMI RADIANTI Gli impianti “invisibili”

Organo ufficiale

81

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N. 81 I Anno XIV I OTTOBRE 2019 I Bimestrale

PASSIVHAUS SULLE ALPI

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

CANTIERI SMART Il futuro è a “impatto zero”

CASE HISTORY Residenza universitaria di design

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CERTIFICAZIONE Il parquet ecologico deve essere marchiato Ecolabel

INVOLUCRI ATTIVI E ADATTABILI Come l’edificio produce energia

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

WATER MANAGEMENT REPORT L’acqua, un bene prezioso ma insufficiente

THERMAL COMFORT Il colore influenza la percezione della temperatura?

DENTRO L’OBIETTIVO Progettazione multidisciplinare tra antico e moderno

la fonte più sicura per l’aggiornamento professionale STORIA E TECNOLOGIA PER L’M9 DI MESTRE

N. 80 I Anno XIV I SETTEMBRE 2019 I Bimestrale

RISCHIO SISMICO Nuovi strumenti e strategie per il progettista EFFICIENZA ENERGETICA Un mercato in crescita, ma non troppo APPALTI PUBBLICI VERDI Cosa sono GPP, PAN e CAM? CRISI ENERGETICA Isole minori alla ricerca di una strategia sostenibile

SMART HOME Abitare il futuro con gli oggetti “intelligenti” di oggi

ISOLAMENTO ACUSTICO Progettazione a norma di legge

Organo ufficiale

Fascicolo Fascicolo Mese Mese

Fiere Fiera Speciale Argomenti Argomenti

69 70 84 71 72 74 87 75 83 85 86 73 88 76 Ottobre 2017 Novembre 2017 Gennaio-Febbraio 2018 Marzo-Aprile 2018 Maggio-Giugno 2018 Settembre 2018 Ottobre 2018 Novembre2020 2018 Gennaio/Febbraio 2020 Marzo/Aprile 2020 Maggio/Giugno 2020 Settembre 2020 Ottobre 2020 Novembre/Dicembre SAIE SAIE Klimahouse MCE 2020 SAIE Ecomondo Klimahouse MCE Expocomfort SmartEnergy Expo SmartEnergy Expo Progettare per Anticipazioni MCE Climatizzazione efficiente VMC Domotica Edifici in legno l’isolamento Ricarica e-Car Domotica nei sistemi Efficienza nei sistemi Efficienza Softwareinnovativi a confronto Smart Houseleggere Tamponature Smart house Coperture Progettare l’isolamento Risparmio idrico Serramenti Strutture Sistemi diBIM riscaldamento Risparmio di riscaldamento d’acqua di riscaldamento Ventilazione meccanica Strutture leggere Sistemi radianti Rinnovabili Retrofit in edifici tutelati NZEB Serramenti innovativi Materiali isolanti

In ogni numero: novità normative, report fiere, analisi dei progetti, monitoraggi Editore: Quine srl · Via G. Spadolini, 7 · 20141 Milano - Italia · Tel. +39 02 864105 · Fax. +39 02 70057190

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