L’INTERVISTA
di Andrea Camaschella
MARCO SABATTI E PORTA BRUCIATA
una storia di luppolo
S
e parliamo di luppolo in Italia il birrificio Porta Bruciata è decisamente uno di quelli da tenere in considerazione. Nata da poco più di cinque anni, l’azienda di Marco Sabatti si è immediatamente distinta proprio nel mondo delle “luppolate” con chiara ispirazione al mondo nordamericano. Alla prima apparizione a Birra dell’Anno, dove tra l’altro è stato subito premiato, si pensò alla meteora. L’anno dopo, con nuovi premi, in molti iniziarono a convincersi che era un birrificio da tenere in considerazione. Oggi, benché le referenze si stiano aprendo anche verso la tradizione belga, oltre a una solida base anglosassone apparsa sin dai primissimi anni, è ancora sulle “americane” che Porta Bruciata detta il passo. Qualità, costanza, pochi fronzoli, cura maniacale in produzione e massima attenzione a ogni dettaglio in cantina portano le birre in stile USA a livelli decisamente alti. A mio parere uno dei punti di riferimento per questi stili. Il contrasto tra la sobrietà del birrificio, la timidezza quasi schiva di Marco Sabatti, lontano anni luce dalla figura del birraio hipster che l’assaggio delle sue birre potrebbe suggerire, accentua l’attenzione sui prodotti che invece mostrano un carattere deciso e, vivaddio, un amaro evidente e fresche note di luppoli anziché caramello e sentore di sacchetto di pellet appena aperto. In questa chiacchierata con Marco Sabatti riviviamo un po’ la parabola di Porta Bruciata.
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BIRRA NOSTRA MAGAZINE
ottobre 2020