Sursum corda 2 2018

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Sursum Corda E in fondo cosa si aspetta un prete dal vescovo se non la paternità? In un noto racconto di Guareschi, il Vescovo di don Camillo, dopo che quest’ultimo aveva provocato vari feriti buttando addosso ad alcuni “compagni” un tavolo da osteria, lo rimprovera da vero padre con severità ma con tenerezza; tuttavia, non credendo che don Camillo fosse da solo in quella rissa, lo invita a ripetere il gesto con il grosso tavolo

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che era nel suo salone e dopo aver assistito alla disastrosa scena dice semplicemente: “povero don Camillo!” sospirò “Che peccato…Tu non diventerai mai vescovo.” Sospirò ancora, poi allargò le braccia: “Se io fossi stato capace di manovrare così una tavola, probabilmente sarei ancora parroco nel mio paesello”. Quanta umanità e paternità nel Vescovo di don Camillo, quanta semplicità e normalità! E qui mi riferisco al terzo motivo, per cui non c’è stata grande sorpresa alla notizia di don Angelo Cardinale, quello “teologico”. L’umanità di don Angelo, la sua allegria e serenità, quella sua risata “molto nota”…magari dopo che ti ha mollato una grana grossa! Una umanità fondata nella spiritualità. Quella spiritualità che gli con-

sente di essere sempre in una grande pace (poi se a casa rompe i piatti per sfogarsi non lo so!). Una spiritualità dell’incarnazione, la spiritualità di Gesù. Mi sembra di poter dire a don Angelo quello che don Tonino Bello raccontava di un bambino della scuola materna che alla domanda: “chi è il vescovo?”, gli aveva risposto: “è quello che fa suonare le campane”! E don Tonino commentava: “Il vescovo come colui che fa suonare le campane: è una definizione bellissima, forse poco teologica ma profondamente umana. Sarebbe bello che la gente dicesse di tutti noi che siamo ‘quelli che fanno suonare le campane’, le campane della gioia di Pasqua, le campane della speranza”. Sappiamo bene quanto Papa Francesco insista sull’aspetto dell’incarnazione, della normalità, dell’umanità del pastore. Dopo tre buoni motivi per la nomina a Cardinale posso aggiungere l’augurio a don Angelo di saper portare questa croce. Papa Francesco ricordava durante una celebrazione di consegna delle insegne cardinalizie che il titolo di cardinale non è una “onorificenza” bensì un servizio che “proviene dalla carità, deve esercitarsi nella carità e ha come fine la carità”. Gregorio VII scriveva: Dopo che per divina disposizione la madre Chiesa ha posto me, indegno assai e, Dio mi è testimone, contro la mia volontà, sul trono apostolico, ho sempre cercato soprattutto che la santa Chiesa, sposa di Dio, nostra signora e madre, ritornando all’antico decoro, rimanesse libera, casta e cattolica. Ma siccome tutto questo spiace assolutamente all’antico nemico, egli ha armato contro di noi i suoi satelliti per mandare tutto in rovina. Le incomprensioni e le difficoltà non mancheranno, caro don Angelo, e la berretta rossa serve a ricordartelo; comunque ti assicuro che tutti noi della Comunità del Seminario Romano ti accompagniamo con la preghiera e l’amicizia e ti affidiamo alla Madonna della Fiducia.


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