L' Operatore culturale

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L' Operatore culturale (progettista di eventi di edu-entertainment curatore artistico, direttore artistico, etc ) ovvero Chi fa di ogni cosa, Cultura. Oggi vi parlo di me. O meglio, del mio lavoro, mestiere, servizio nel mondo delle libere professioni. Io svolgo un servizio interdisciplinare complesso, e molti ancora faticano a comprenderlo, dunque ho provato a stendere per sommi capi (ma tanto di più ci sarebbe da dire) i sette punti che lo compongono. In Italia, e badate bene, SOLO IN Italia, nell’immaginario collettivo, chi si occupa di cultura e di Arti in genere ovvero di tutto ciò che può essere oggetto di trasmissione di crescita evolutiva all’interno di una comunità:(che si tratti di far conoscere un paesaggio umano o prodotti della creatività come la pittura, il design, la musica, la danza, l’artigianato, le tradizioni etc…) sostanzialmente non fa un mestiere, ma si diverte! E per questa ragione non si comprende perché lo si dovrebbe pure pagare, ed anche il Alloragiusto.cerchiamo di sfatare questa favola metropolitana, e attraverso questa analisi cerchiamo di far comprendere come invece si tratti di un vero e proprio mestiere/professione, anzi di 7!

Vediamo una ad una queste specializzazioni di competenza insite in chi pensa, progetta e crea eventi (mostre, spettacoli, happening, performances, seminari, workshop, tavole rotonde, raduni, etc) magari prendendosi anche cura della comunicazione/ promozione /lancio di un progetto/prodotto/ luogo, oppure di un’opera d'arte o di una produzione dell’uomo nello spazio o nel tempo, o in tutti e due. Chi riesce a fare tutto questo che si tratti di una esposizione scultorea o di una serata tematica, deve gioco forza inanellare uno dopo l’altro se vuole davvero raggiunge l’obiettivo di fare cultura almeno sette expertises.

Ovvero deve saper ideare, far approvare, progettare, comunicare, allestire, documentare e rendicontare. Vediamo come: Primo: l’ideazione. Avere l’idea (che deve essere quella Giusta ovvero quella più calzante per il Committente) sembra la cosa più banale ed invece tra questi 7 passi è la più difficile: soprattutto perché occorre che sia una idea davvero buona è fattibile, o come si dice, vincente.

loro sapere, rilasciatomi attraverso il mio lavoro con e per loro, l' ho fatto mio, comprendendo poi come ognuno di essi sia diventato il nerbo della freccia per la faretra del mio arco. Tutto il resto è in parte dono del Creato, studio, ricerca, oppure mia capacità intrinseca.

Io ho avuto la fortuna e l' onore di averli avuti, e da loro ho appreso e "rubato" stille del loro modo di approcciare il pensiero in coerenza con l' idea progettuale: che si trattasse di un volume editoriale o di un progetto ingegneristico, di una mostra o dell" organizzazione di un evento di piazza. Si chiamano Claudio Gorlier, Mino Vaciago, Andrea Armagni, John Cunningham, Nico Vassallo, Adriano Berengo, Franco Lucà, Piero Luigi Carcerano, Andrea Carnevale, Michele Aruanno, Ippolito Ostellino, Luca Emilio Brancati, per citarne solo Tuttoalcuni.questo

Oltre a questo, e fondamentale aver incontrato lungo la propria strada dei Maestri, ognuno nel proprio settore, e aver scambiato idee ed opinioni con centinaia di persone, giuste o sbagliate , dopo aver letto, studiato, frequentato e visto molto.

Per tornare al formulare l'idea giusta, la fa da padrone la creatività, ovvero la capacità di cogliere tra cento elementi quello Perfetto. Occorre avere visione di insieme, e nello stesso tempo, sintesi. Se pensiamo che l’idea e il suo titolo stanno in una pagina e tale pagina sarebbe da pagare più di tutte le altre, come vedremo tra poco, ci rendiamo conto che a molti sembrerebbe assurdo pagare molto per qualcosa che appare come poco.

Individuare infatti un modo di realizzare, promuovere o di mettere in valore un’opera o un progetto, un luogo o altro ancora, necessita di un sostanzioso pregresso di esperienze, ovvero l'aver proceduto in passato per “TRIALS AND ERRORS”, alias aver fatto molto, inciampato qualche volta, e imparato tanto da ciò.

E invece non è cosi: pensate alla forza di un marchio. Ecco, avere l' idea giusta equivale a intuire/avere visione del brand più efficace per tale o tal'altro prodotto. Spesso però viene detto: “ dai,mettimi giù due idee in una email e poi vediamo cosa fare". E no! Se si vuole l’idea occorre pagarla sulla base di un mandato che specifichi il campo del lavoro culturale di promozione che si intende avviare, che si tratti di valorizzazione di arti o di territorio. L' idea va pagata!

Beninteso: tra fare il mediatore e fare l’ideatore esiste un compromesso sempre, perché l’idea deve essere sempre adeguata e limata sugli equlibri interno della Committenza, per meglio aderire alle necessità reali, senza snaturarle ovviamente.

La seconda attività è saper ottenere l’approvazione. Questo lavoro è quello del mediatore, che messo di fronte a argomenti spinosi come BUDGET, CACHET, PREVISIONALE DI SPESA comprende le problematiche e trova la strada per far approvare l’idea, mediando. Qui le competenze sono altre: conoscenza profonda del risultato finale che si vuol ottenere, dimestichezza nel campo delle relazioni esterne, consapevolezza del contesto socio politico in cui si agisce, previsione degli Attori/Cabine di regia in gioco: qui ci vuole equilibrio e una certa dose di capacità previsionale nel sapersi muovere per ottenere il miglior risultato possibile.

Senza queste conoscenze pregresse si rischia di progettare male: chi potrebbe disegnare un muro senza conoscere la tenuta specifica dei mattoni ? Qui è lo stesso. Poi c’è la comunicazione.

Bisogna ovvero aver capitalizzato i contatti delle attività passate e costruire con pazienza quelli nuovi legati alla nuova attività. Un bagaglio che vale tanto oro quanto pesa, perché frutto di tanti anni di impegno.

Poi c’è il tema dello strumento di comunicazione: il comunicato o cartella stampa, l’invito, la locandina e/o e la miriade degli utensili social che hanno tutto il loro codice comportamentale. E poi gli articoli, (meglio se già scritti in proprio) per evitare buchi o Unrattoppi.pacchetto di elementi che pesano molto in parte in fantasia, in parte in competenza, ma soprattuto per la massa dei prodotti che occorre realizzare.

Se il primo passo vale 10 questo possiamo dire che valga 5, pur essendo un tassello e una skill assai diversa rispetto alla precedente.

Si, perché ottenuta l’approvazione, occorre scrivere il progetto, in modo che tale idea possa essere collocata nel tempo e nello spazio di una data circostanza / iniziativa o Eterritorio.perprogettare

Poi occorre avere i Contatti: già, quella componete che così tanto oggi interessa, e che per essere costruita necessità di anni di lavoro e acquisizione di fiducia, autorevolezza e stima per essere concessi.

E siamo al terzo passo della filiera: la progettazione.

Qui si apre un capitolo molto importante, strettamente intrecciato all’ideazione. Infatti comunicare l’essenza dell’idea è fondamentale per poter trasmettere il vero senso al pubblico che si vuole raggiungere (target). E' per questo che da anni non faccio più Uffici Stampa che non siano strettamente intrecciati a qualcosa a cui collaboro o progettato Perdirettamente.essereefficaci

bisogna conoscere le regole delle arti sottostanti: nel caso ad esempio dell’organizzazione di un allestimento, subentra quell’attività che sta' a cavallo tra il curatore e l’esperto di piattaforme artistiche diverse (musica, scultura, pittura, fotografia, arti coreutiche … etc.. ).

occorre conoscere il proprio " prodotto" sin nei minimi dettagli. Bisogna averne capito l'anima e la sua missione profonda. Occorre dunque usare le giuste parole e i concetti adeguati. Il tema complesso però, a questo proposito, è che ogni pubblico è diverso, e per ognuno di questi occorre dedicate l’adeguato messaggio. Ottenere l’attenzione del pubblico generico, di quello delle istituzioni e delle organizzazioni/enti pubblici o privati o addirittura di quel target cosiddetto “esperto“, comporta ben 3 lavori diversi.

Ben poco valgono quelle finte illusioni di raggiungere migliaia di persone spendendo 50 euro sui social: la cultura e i valori delle creazioni dell’uomo in ogni suo ambito dall’ opera d’arte al paesaggio ha successo solo selezionando il pubblico designato all’obiettivo finale e non sparando messaggi nell’etere a caso.

Poi accade finalmente il momento in cui i passaggi precedenti si coagulano tutti insieme: basterebbe a questo punto stare a guardare. E invece no: occorre documentare. Per documentare è fondamentale avere l’insieme dei risultati ottenuti memorizzati in fotografie, video, interviste, ed in questa fase occuparsi anche di raccogliere contatti e interessi che andranno ad incrementare quel bagaglio ricordato sopra. Anche questo è un lavoro che richiede tempismo e concentrazione. Soprattutto, per poter passare al punto successivo, che è Il folloup, ovvero il seguito ai risultati di quanto seminato.

Il Follow up (perdonate qualche parola in Inglese, lingua necessaria nel mio campo di attività) è il raccogliere i risultati positivi o negativi, per capire laddove si sia davvero raggiunti l’obiettivo, se vi è stata la soddisfazione dell' utente finale oltre che del committente, e così poter mettere le basi per un rinnovo del progetto, tesaurizzare quanto realizzato e per comprendere meglio come riproporlo in altri contesti.

In questa ultima attività vi è anche una importante coda finale degli step di comunicazione, che si chiama raccolta o rassegna stampa, e che permette di costruire un dossier di tutto quanto pubblicato, detto e scritto sull’attività svolta, così da poter avere a disposizione la testimonianza concreta del lavoro svolto, che potrà essere utile per eventuali finanziatori o sponsor futuri. Dunque si tratta di ben 7 attività. 7 capacità professionali, che a volte occorre avere concentrate in poche persone, ed in rari casi per chi ha saputo coltivare più esperienze, anche in una sola.

Anzi di recente le scarse disponibilità economiche dedicate alla produzione culturale, hanno costretto chi opera in questo ambito ad essere in possesso di molte o tutte queste Quindicompetenze.come

In questi casi si rischia che il prodotto finale non sia adatto e pertanto diventa necessaria quella attività che va sotto il nome di "curatela/ direzione lavori" (che comprende anche quando è il caso di prendere un martello in mano personalmente… ) che comprende il controllo finale e revisione di tutto il progetto.

immaginare che un così vasto insieme di lavori sia definibile un divertimento?

Quinto: allestire. Si può pensare che una volta comunicato il tutto e progettato, le cose vadano avanti da sole. BisognaNo.che, per così dire, il montaggio nel tempo e nello spazio di quanto ideato sia coerente e realizzato nel migliore dei modi. Allestire può voler dire anche coinvolgere gruppi di persone: reparti azieñdali o uffici nel caso di apparati pubblici, oppure colleghi /addetti ai lavori a loro volta, e ciò spesso non è un compito facile, specie quando, ed è così quasi sempre, ad occuparsi di questa parte sono altri soggetti operativi che si assumono l’onere delegato di passare informazioni, oppure montare, spostare, appendere etc.

E io ho spesso lavorato cosi, da sola, o quasi.

Se pensiamo solo al tempo che serve ed alla poderosa esperienza necessaria, allora possiamo senza ombra di dubbio parlare di professione, che avendo in sè una importante quota di creatività possiede al suo interno anche una certa dose d’arte, e dunque di EBellezza.pertutti questo motivi deve essere giustamente retribuito il giusto. Ho MioNell'immagine25/08/2022detto.ritrattodi alcuni anni fa (sempre molto significativo) Ph. Mauro Raffini Monica Nucera Mantelli Curatela Progettazioneartisticaculturale territoriale Eventi & Comunicazione

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L' Operatore culturale by Monica Mantelli - Issuu