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SCONTRO DEI TORNADO IL RACCONTO DEI SOCCORSI


Regione Abruzzo Provincia di Teramo Città di Teramo Fondazione Tercas Camera di Commercio di Teramo

TERAMO Teatro Comunale direttore artistico UGO PAGLIAI ph. Maurizio Anselmi

INFORMAZIONI Ente Morale Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli” Via Nazario Sauro, 27 - Teramo Tel. 0861 243777 · Fax 0861 254265 info@primoriccitelli.it Teatro Comunale Via Rozzi, 3 - Teramo Tel. 0861 246773 · Fax 0861 241520 ORARIO SPETTACOLI Turno A (serale): ore 21 Turno B (serale): ore 21 Turno C (pomeridiano): ore 17

Inizio campagna abbonamenti Mercoledì 24 Settembre 2014 conferma prelazioni entro il 19 settembre

www.primoriccitelli.it

Giovedì 13 novembre ore 21 (Turno A) Venerdì 14 novembre ore 17 (Turno C) Venerdì 14 novembre ore 21 (Turno B)

Lunedì 24 novembre ore 21 (Turno A) Martedì 25 novembre ore 17 (Turno C) Martedì 25 novembre ore 21 (Turno B)

Martedì 9 dicembre ore 21 (Turno A) Mercoledì 10 dicembre ore 21 (Turno B) Giovedì 11 dicembre ore 17 (Turno C)

Martedì 16 dicembre ore 21 (Turno A) Mercoledì 17 dicembre ore 17 (Turno C) Mercoledì 17 dicembre ore 21 (Turno B)

Teatro Eliseo

Tiesseteatro

Teatro e Società di Pietro Mezzasoma

Khora.teatro/TSA

in collaborazione con Francesco Bellomo

ANNA GALIENA MARINA MASSIRONI AMANDA SANDRELLI SERGIO MUNIZ

GIULIANA DE SIO

ALESSANDRO PREZIOSI con la partecipazione di NANDO PAONE

GIULIANA LOJODICE con la partecipazione di GIUSEPPE PAMBIERI

LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA WARREN di George Bernard Shaw regia di Giancarlo Sepe

TRES

NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI

DON GIOVANNI

di Annibale Ruccello regia di Enrico Maria Lamanna

di Molière regia di Alessandro Preziosi

di Juan Carlos Rubio regia di Chiara Noschese

Martedì 20 gennaio ore 21 (Turno A) Mercoledì 21 gennaio ore 17 (Turno C) Mercoledì 21 gennaio ore 21 (Turno B)

Mercoledì 11 febbraio ore 21 (Turno A) Giovedì 12 febbraio ore 17 (Turno C) Giovedì 12 febbraio ore 21 (Turno B)

Martedì 3 marzo ore 21 (Turno A) Mercoledì 4 marzo ore 17 (Turno C) Mercoledì 4 marzo ore 21 (Turno B)

Giovedì 9 aprile ore 21 (Turno A) Venerdì 10 aprile ore 17 (Turno C) Venerdì 10 aprile ore 21 (Turno B)

Compagnia Orsini

Teatro Eliseo

ErreTiTeatro30

Quisquilie production srl e Mariano Anagni

in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola

in collaborazione con Fuxia contesti d’immagine

UMBERTO ORSINI

LEO GULLOTTA

EMILIO SOLFRIZZI

IL GIUOCO DELLE PARTI

PRIMA DEL SILENZIO

SERGIO ASSISI BIANCA GUACCERO

di Luigi Pirandello regia di Roberto Valerio

di Giuseppe Patroni Griffi regia di Fabio Grossi

SARTO PER SIGNORA di Georges Feydeau regia di Valerio Binasco

OGGI STO DA DIO di Lorenzo Gioielli regia di Mauro Mandolini


51 DIRETTORE RESPONSABILE: Direttore Editoriale

Mira Carpineta direzione@primapaginaweb.it

Hanno collaborato:

Enrico Santarelli direzionemkt@primapaginaweb.it

Editore: Amministrazione:

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Nicola Arletti Pikit di Remo Leonzi cell. 345.2468623

STAMPA: DISTRIBUZIONE

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Reg. Trib. TE - R.O.C - ISSN

n. 605 del 14.07.09 - n. 20081 - 2281-5651

Chiuso il 25 SETTEMBRE 2014 La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è dei singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite. L’editore ha compiuto ogni sforzo per contattare gli autori delle immagini. Qualora non fosse riuscito, rimane a disposizione per rimediare alle eventuali omissioni

SETTEMBRE 2014 free press - n. 51 anno 5 PrimaPagina - il mensile di E.C.S. Editori

Dante Bellini Clementina Berardocco Elena Di Bonaventura Mafalda Bruno Gennaro Cozzolino Maria Croce Alessandra D’Andrea Gianluca Di Carlo Adele Di Feliciantonio Giovanni Di Giannatale Laura Di Paolantonio Valeria Di Ubaldo Alessandro Frattaroli Angela Fosco Daniele Leone Luca Lepore Antonella Lorenzi Federico O. Oppedisano Maurizio Orsini Daniela Palantrani Oreste Petricola Anna Piersanti Serafino Pulcini Gianfranco Puca Raffaele Raiola Nicola Paolo Rossetti Pietro Serrani Chiara Santarelli Martina Tacconelli Guido Visconti

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

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I NOSTRI ESPERTI in questo numero

IMPRESA ASSOCIATA

Gianfranco Puca avvocato - mediatore professionista, presidente associazione "Persona e Tutela"

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Laura Di Paolantonio

SOMMARIO L’Articolo 18: cos’è?

CAMERA DI COMMERCIO & CONFARTIGIANATO

Nicola Paolo Rosetti

Alla Corte dei... conti (che non tornano)

avvocato pres. giov. avvocati di Teramo

di Antonella Lorenzi

Gennaro Cozzolino

L’ACCESSO ALLA SANITÀ DEI CITTADINI

avvocato magistrato onorario

D’Alfonso e le “case della salute” di Daniele Leone

Sociale

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Raffaele Raiola architetto urbanista ambientale

Sanità

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dietista

di Daniela Palantrani

Economia

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Anna Piersanti

di Mira Carpineta

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dottore commercialista

Job Act o la Riforma impossibile (in Italia)

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L’ultima parola la scriverà, forse, il giudice fallimentare Giovanni Cirillo, chiamato ad esprimersi sulla procedura fallimentare di Cirsu spa...

Alessandra D’Andrea veterinario

GIOVANI, ADOLESCENTI & CO. COME CAMBIA IL RAPPORTO GENITORI FIGLI

Ma allora cosa manca? di Martina Tacconelli e Luca Lepore

Aglio, olio e... di Mafalda Bruno

Il TimidoVorace di Maurizio Orsini

Valeria Di Ubaldo psicologo cognitivo comportamentale In Copertina: “Invisible Children” for Australian Childhood Foundation - Released: April 2009; Avertiser: Australian Childhood Foundation; Agency: JWT Melbourne - Country: Australia from www.funnycommercialworld.com

Oreste Petricola mental coach

Le immagini contenute nel magazine rispondono alla pratica del “FAIR USE” per la divulgazione scientifica e culturale

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Io la penso così

IL MERITO E LE POSSIBILITÀ ettevo in fila le mie bambole sin da bambina, per insegnar loro i primi rudimenti dell’essere via via più umane, insegnavo loro le lettere, i colori, i numeri e vedevo nella plastica muta dei loro visi un certo discreto interesse, forse lo specchio del mio superbo spirito di comunicatrice. Da grande ho continuato a percorrere l’audace scalata della conoscenza, con i miei ottimi voti ho dato lustro e vanto a chi, con mille sacrifici, ha voluto offrirmi delle “possibilità”. Si, per noi nati nei “ruggenti” anni ottanta, era naturale studiare per esigere dalla vita altre possibilità: tuo nonno era un solerte minatore? bene, suo figlio sarà un impiegato o un geometra o un proficuo commerciante. Tuo padre è un impiegato? bene, tu sarai

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un docente o un medico o un brillante ingegnere. Peccato,era uno scherzo...vi siete sbagliati, ci siamo svegliati. Il mio sogno di diventare insegnante sta tramutandosi progressivamente in una sorta di titanica ascesa al monte Everest, una lotta strenua contro l’abnorme mostro della burocrazia, e di una selezione cinica, non saprei ancora dire se giusta. Ci hanno raccontato la favola dell’università come garante di un futuro che fosse adeguato alle nostre aspettative e conforme alle nostre inclinazioni. Hanno anche detto che, si salvi chi può, già da lì sarebbero state operate le prime scremature, i migliori sarebbero rimasti e, dicevano, il posto per i migliori in una società moderna ed evoluta e giusta come la nostra, non è mai mancato. Dicono di aver coraggio, mentre i dati economici e sociali sono sempre meno

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incoraggianti, dicono di voler “rottamare” quando poi a noi giovani tocca il duro compito di vincere le resistenze, spesso comprensibili, dei più anziani che temono una concorrenza spietata e, a detta loro, sleale. Dicono che si darà valore al merito ma, a oggi, l’unica ricompensa ai miei sforzi di aspirante insegnante è stato il sorriso di chi da me ha potuto attingere non solo qualche brandello di conoscenza, ma anche e soprattutto un messaggio di umanissima civiltà: come sosteneva Kahlil Gibran, la vita è davvero oscurità se è priva di slancio, ogni slancio è cieco se non v’è conoscenza, ogni conoscenza è vana, se non v’è l’operare e ogni opera è vuota se priva d’amore.

Elena Di Bonaventura


CIAO

Alfredo! L’abbraccio di Isola del Gran Sasso al suo Sindaco on l’immagine del Gran Sasso listato a lutto Isola del Gran Sasso ha dato l’annuncio della scomparsa del suo Sindaco Alfredo di Varano, avvenuta martedì 16 settembre scorso. Una foto che indicava lo stato d’animo degli isolani e racchiudeva tutta una serie di forti sentimenti: incredulità, dolore, commozione e sopratutto tristezza. Gianluca di Carlo, isolano e amico di Alfredino (come lo chiamavamo affettuosamente noi suoi amici e compaesani) ha descritto le emozioni - riuscendoci egregiamente - di quella intensa giornata in cui Isola ha dato l’ultimo saluto al suo Sindaco: “E’ difficile per un isolano raccontare con lucidità questa giornata, che resterà nella storia del nostro paese. Siamo rimasti tutti storditi e affranti da quando si è sparsa la notizia della scomparsa del nostro sindaco, Alfredo Di Varano. Mercoledì 17 settembre Isola ha decretato il lutto cittadino; è stato un giorno triste e le molte attività commerciali rimaste chiuse, aumentavano l’impressione di un paese attonito, spettrale e svuotato. Le tv e i giornali parlano della scomparsa del sindaco, del politico, ma per molti di noi è venuto a mancare un amico, un “compaesano” che da oltre 30 anni dedicava molto del suo tempo al nostro territorio: prima con l’associazionismo (molti ricorderanno l’associazione che ha contribuito a creare, la Bifora), lo sport (in particolare il basket) e poi con la politica: assessore, vicesindaco, consigliere di opposizione, presidente della comunità montana e infine, tre anni fa, l’approdo alla carica

di primo cittadino. Oltre 2000 persone hanno partecipato ai funerali in piazza Contea di Pagliara, la nostra piazza, e non ci sono parole per raccontare l’atmosfera che si respirava, di commozione certo, ma anche di “isolanità”, amore per il proprio paese, per la propria gente.Tra le tante figure istituzionali locali presenti, l’ex sindaco di Isola, Fiore Di Giacinto ha salutato Alfredo come una persona “a cui ha voluto bene come a un figlio”. Gli isolani solo saliti, in mesta processione, al municipio per un ultimo saluto al sindaco nella camera ardente allestita presso la sala consiliare, tantissime le

firme apposte sul quaderno dove ognuno ha scritto un pensiero. Nel silenzio della sala solo la musica da sottofondo con i brani di Guccini e De Andrè, i cantautori preferiti da Alfredo. I funerali sono stati celebrati dal Vescovo, Mons. Michele Seccia, nella piazza antistante il Comune, da dove il sindaco è uscito per un malore il giorno di Ferragosto per non farvi più ritorno. Difficile trattenere le lacrime quando il feretro esce dal portone del Comune e viene posizionato in piazza, accompagnato dalle note dell’inno di Mameli suonato dalla Banda di Cerchiara, o quando il coro alpino “Stella del Gran Sasso” intona l’Ave Maria per un ultimo saluto del paese al proprio sindaco. Il ricordo più commovente è la toccante testimonianza di Luigi Possenti ed Emanuele Chiavoni, amici di lunga data di Alfredo e compagni di squadra nella locale formazione di basket, che hanno salutato per l’ultima volta il loro amico: tutti in cerchio intorno alla bara e grido di incitamento, questa volta strozzato dalle lacrime.Tra le tante cose da ricordare di questa giornata, come omaggio ad Alfredino, portiamoci nel cuore e nella mente questa solidarietà paesana, questa partecipazione affettuosa; facciamone tesoro per i momenti di difficoltà del nostro paese e dei suoi cittadini, usiamola per essere più uniti, tra le frazioni, tra i quartieri, tra noi “isolani”. Siamo scivolati nella retorica? Nel romanticismo emotivo? Per un giorno, almeno, fateci credere che ci sia spazio per qualcosa di diverso e migliore. Ciao Sindaco, ciao Alfredo.” di Gianluca di Carlo e Mafalda Bruno

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GLI EDITORI SIETE VOI

di Mira Carpineta Editoriale

l raggiungimento dell’importante traguardo delle 50 edizioni del nostro mensile, abbiamo ritenuto importante sentire il punto di vista dei nostri lettori (nostro unico riferimento insieme agli inserzionisti) sul lavoro finora svolto e sulle aspettative future. Con l’operazione “PrimaPagina cambia/cambia PrimaPagina” abbiamo commissionato un sondaggio che, su un campione di 300 persone coinvolte e rappresentative del target a cui ci rivolgiamo, ha evidenziato interessanti aspetti e spunti di riflessione. Abbiamo così appreso che le preferenze dei nostri lettori vanno soprattutto agli approfondimenti del FOCUS (32%), alle notizie di economia (24%) e alle rubriche di informazione (consumatori 20% - salute e benessere 34%), le quali crediamo funzionino - con un po’ di presunzione - proprio grazie al nostro lavoro grafico e redazionale. Tra i suggerimenti, il 42% apprezzerebbe ancora più attualità legata a tematiche sociali, locali e non. Recependo quanto emerso e con la politica del “passo dopo passo” che da sempre ci caratterizza, a partire da questa

edizione abbiamo iniziato ad attuare una serie di cambiamenti: il restyling del sito WEB, pensato e ideato per la fruizione da smartphone e tablet, l’attivazione di altri 3 social network oltre a Facebook: twitter, G+ e Pinterest. Una maggior interazione e presenza sullo stesso FaceBook, oltre la notizia, ha fatto registrare una crescita esponenziale dei nostri “FAN” e “AMICI”, evidenziando in maniera consapevole che i numeri sono spontanei e NON INDOTTI (come noto ai più esperti). Altra indicazione emersa dal sondaggio è stata sulla distribuzione delle 15.000 copie che, già dal mese di Agosto, è stata eseguita con una modalità diversificata e, anche qui, avviata al successo. La scelta di annunciare dal web, le date e i luoghi di distribuzione ci hanno consentito di arrivare alle frazioni, alla fascia montana – Isola del Gran Sasso, Colledara, Montorio al V. oltre alla vallata del Vomano – e consolidato la distribuzione costiera da Martinsicuro a Roseto degli Abruzzi, con particolare attenzione a Giulianova. In questo modo PrimaPagina, rispondendo ai suggerimenti ricevuti, diviene la prima free-press abruzzese ad avere 45.000 nuovi Editori, i suoi stessi lettori.

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JOB ACT O L

IMPOSSIBIL uanto è reale, ai fini delle politiche di sviluppo del lavoro e delle tutele dei lavoratori, il problema dell’art. 18, se si pensa che in Italia l’80% delle aziende è di tipo artigianale, familiare e con meno di 15 dipendenti? Quante aziende invece di tendere ad aumentare il numero dei dipendenti scelgono di mantenersene al di sotto proprio per evitare tale problematica, impoverendo e non sviluppando il mercato del lavoro?

Difendere tutti i lavoratori è un’impresa talmente ardua che non lascia tempo di conoscerli tutti... Piuttosto che focalizzare l’attenzione sui possibili licenziamenti non sarebbe meglio concentrarsi sull’incentivazione alle assunzioni? e su come favorire una cultura della “produzione” di posti di lavoro e non solo della “blindatura” per poche categorie? Queste domande le abbiamo poste direttamente a Maurizio Landini, attraverso l’ufficio stampa della Fiom , già da qualche mese (il primo tentativo di contatto risale a maggio 2014). Ma alla

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totale assenza di risposte, nonostante diversi tentativi di sollecito da parte nostra, non ci resta che prendere atto del fatto che difendere tutti i lavoratori è un’impresa talmente ardua che non lascia tempo di conoscerli tutti, soprattutto se i lavoratori che “chiedono udienza” non appartengono a grandi media o alla

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cerchia ristretta degli abituèe. Ce ne faremo una ragione “ça va sans dire”, ma le domande rimangono e sono il perno su cui si agita la discussione sul Job Act ovvero la riforma del Lavoro, presentata dal Governo e in discussione in Parlamento. 750 emendamenti, circa 40 dei quali


LA RIFORMA

E (IN ITALIA) fanno emergere “una visione vecchia e ideologica” e “noi non li voteremo mai”, il ministro Poletti insiste ancora una volta che i licenziamenti discriminatori “non sono mai entrati nella discussione “. Un dibattito che il ministro dell’Economia definisce “paradossale”, in quanto se si guardano i numeri “ci si accorge che i lavoratori impattati sono pochissime migliaia” che seppur importanti “perché parliamo di persone, sono comunque irrilevanti di fronte all’interesse collettivo” di maggiore occupazione ed equità. Insomma: basta con “un

Il ministro Poletti insiste ancora una volta che i licenziamenti discriminatori“non sono mai entrati nella discussione”...

Ce ne faremo una ragione“ça va sans dire” dal solo Pd e 450 da Sel mentre dalle minoranze del Pd altri 7

emendamenti, di cui uno sull’art.18, che chiede la tutela piena del reintegro, prevista oggi nei casi di licenziamento illegittimo, anche per tutti i neoassunti, dopo 3 anni. E mentre Maurizio Sacconi ribadisce che “questi emendamenti sono irricevibili per chi voglia riformare il mercato del lavoro” perchè

accanimento ideologico che l’Italia non si può più permettere”. L’accanimento ideologico a cui si riferisce il Ministro Padoan riguarda proprio la posizione rigida dei sindacati sull’art. 18, che ha portato perfino il Presidente Napolitano a dichiarare in maniera “vibrante” (come nel suo stile): «basta conservatorismi».

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di Mira Carpineta

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L’ARTICOLO olto si è parlato e letto dell’articolo 18, e di lavoratori, sindacati e politici che hanno espresso la propria opinione, ma sappiamo davvero di cosa si parla? Intanto va precisato che non si tratta dell’abrogazione dell’articolo 18, ma della sua modifica. Tale modifica appare come il perno attorno al quale far ruotare la riforma del Lavoro, con tutti i dubbi del caso. L’articolo 18 fa parte della Legge 14 maggio 1970, n°300, conosciuta come Statuto dei Lavoratori. Approvata a larga maggioranza, la norma in argomento è ritenuta il testo di riferimento più importante in materia di diritto dei lavoratori. L’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori prevede che in caso di licenziamento “senza giusta causa o giustificato moti-

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vo”, il datore di lavoro che impiega nella sua azienda più di 15 dipendenti ha l’obbligo di “reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro”. Ma cosa si intende per “giusta causa” e “giustificato motivo”? Con l’espressione “giusta causa” si indica un accadimento in cui c’è stata una gravissima inadempienza che non consente la prosecuzione del rapporto di lavoro. Un esempio di questa inadempienza può essere l’aggressione del datore di lavoro o un incendio che distrugge il locale. Tale evento può sfociare nel licenziamento, in cui il lavoratore viene costretto ad abbandonare immediatamente il posto di lavoro, trattasi del famigerato “licenziamento in tronco”. Altra causa di licenziamento può essere il “giustificato motivo”, che si verifica quando il lavoratore crea un danno concernente l’attività produttiva, per

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esempio danneggiando dei macchinari o non rispettando l’ “obbligo di fedeltà”, in pratica non rispetta il segreto su tecniche o fasi del processo produttivo, etc. Al verificarsi di tali eventi il lavoratore può essere licenziato ma continuerà la sua attività lavorativa remunerata per un periodo normalmente individuato con il termine di “preavviso”. Tuttavia, se il giudice, “accertata l’inefficacia o l’invalidità” del licenziamento, “dichiara la nullità a norma della legge stessa” di tale atto, il datore di lavoro è obbligato a pagare al lavoratore “un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell’effettiva reintegrazione; in ogni caso la misura


O 18: COS’È? del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto”. Ma non solo: fermo restando l’obbligo per il datore di lavoro di versare detto risarcimento, il lavoratore al posto della reintegrazione può richiedere “un’indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto”. Se invece il “lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, né abbia richiesto entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza il pagamento dell’indennità di cui al presente comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allo spirare dei termini predetti”. E’ bene sottolineare che l’Articolo 18 parla di reintegrazione e non di riassunzione. Tra le due forme corre infatti una differenza sottile a livello linguistico, ma sostanziale a livello fattivo: nel primo caso, infatti, il lavoratore torna a occupare il proprio posto di lavoro conservando l’anzianità di servizio e i diritti acquisiti col contratto da lui firmato all’atto dell’assunzione, mentre nel secondo caso diventa a tutti gli effetti un dipendente neo-assunto. Con la modifica dell’articolo 18, in sostituzione della reintegrazione forzata, viene inserito un indennizzo, che può oscillare dalle 15 fino ad un massimo di 24 mensilità. E’ necessario sottolineare che la percentuale di lavoratori che hanno chiesto il reintegro dopo aver vinto la causa è esigua. Si immagini cosa significhi tornare in un posto dove si è già stati licenziati una volta; ne residua che la prospettiva dell’indennizzo è un’ alternativa particolarmente appetibile per i “licenziati”. di Daniela Palantrani

LA MODIFICA E GLI EFFETTI a modifica dell’articolo 18 è particolarmente gettonata in quanto mira a rendere più flessibile il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori, sollecitando i primi a rinunciare a forme contrattuali poco tutelanti (contratto a progetto, partita IVA, etc.) per altre caratterizzate dalla possibilità di licenziare il dipendente per sussistenti e accertate ragioni economiche e strutturali. Una soluzione prospettata con l’introduzione del “contratto unico” prevista dal progetto ‘flexsecurity’, ma che non convince pienamente né sindacati né lavoratori. Se l’articolo 18 verrà modificato si potrebbero ottenere i seguenti effetti positivi: se le aziende fossero facilitate potrebbero assumere e far emergere il sommerso (lavoro nero), oltre ad incentivare nuove assunzioni, nel caso in cui i neo assunti, per due anni dalla

data di assunzione, non vengono computati tra coloro che fanno superare la soglia dei 15 dipendenti. Va detto che gli unici paesi dove la riassunzione è obbligatoria sono Austria Danimarca e Grecia.

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Una soluzione prospettata con l’introduzione del “contratto unico” prevista dal progetto ‘flexsecurity’, ma che non convince pienamente né sindacati né lavoratori

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l Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica, in diverse occasioni hanno ribadito la necessità della riforma in argomento affinché l’Italia possa finalmente trovare fattivamente il percorso di uscita dalla crisi economica ovvero: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione”. Queste riforme sono richieste dall’Europa e dai mercati e sostenute, con formule diverse, dalla quasi totalità della classe politica. I cittadini Italiani, nelle stragrande maggioranza provati dalla crisi, si affidano ai loro rappresentanti. Basterebbe però qualche semplice riflessione per dedurre che queste riforme non potranno incidere sui parametri che regolano l’economia di uno Stato. Il Presidente del Consiglio avrebbe il dovere di spiegare al popolo italiano,confortato da numeri e statistiche, come queste riforme potranno migliorare le nostre condizioni economiche ma, ciò non sarebbe possibile proprio perché tra le suddette riforme e l’economia reale non c’è nessun legame diretto o indiretto. Ci si domanda quindi a cosa servano queste riforme? La risposta è semplice: servono a coloro che con forza la richiedono, l’Europa e i mercati, ovvero ai poteri forti del denaro che trarrebbero vantaggio dall’asservimento totale della nostra nazione al potere finanziario. Uno spunto di riflessione si trae dal dato oggettivo che il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio in sede

Il Parlamento italiano e il Disegno di Legge Costituzionale

Costituzionalmente

di insediamento, giurano entrambi fedeltà alla Costituzione con la formula «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Inoltre, il Presidente della Repubblica tra le sue funzioni ha proprio quella di essere garante del rispetto di costituzionalità delle norme emanate da Governo e Parlamento. Appare contraddittorio che proprio queste figure istituzionali promulghino le riforme di modifica, che pure esistono e sono chiaramente regolamentati. Una riforma che potrebbe dare un reale impulso alla ripresa economica è quella fiscale : necessiterebbe abbattere la pressione fiscale almeno del 50% così come il costo il costo del lavoro. Ciò appare impossibile alla luce dell’immane debito pubblico di oltre 2 miliardi di euro; Debito inestinguibile e detestabile, destinato ad aumentare perché contratto a causa del possesso della sovranità monetaria nelle mani dei banchieri. Usurai? (continua…) di Serafino Pulcini

Il Presidente del Consiglio avrebbe il dovere di spiegare al Popolo italiano,confortato da numeri e statistiche, come queste riforme potranno migliorare le nostre condizioni economiche ma, ciò non sarebbe possibile proprio perché...

ANTI-ECONOMICO 12

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n questa uggiosa estate qualche nube si è addensata anche sulla Camera di Commercio di Teramo, in aria di accorpamento con altre sedi regionali. Così la Confartigianato, rappresentata in Consiglio Camerale dal Prof. Luciano Di Marzio solleva qualche obiezione sui Bilanci e ne rifiuta l’approvazione. Il dissenso di Di Marzio nasce dalla decisione della della Giunta di ridurre le spese per le attività promozionali, unico ritorno per le imprese della provincia di Teramo. “Ridurre le somme che normalmente vengono erogate a favore delle imprese – dichiara Di Marzio attraverso un comunicato- significa, implicitamente, mortificare le imprese stesse, visto che il tributo Camerale é versato solo dalle aziende iscritte, e tra le altre finalità ha quella di sostegno per lo sviluppo dell’economia Provinciale. Invece di ridurre l’importo destinato alle attività promozionali era forse meglio eliminare i gettoni di presenza e le eventuali indennità percepite dal Presidente, dal Vice Presidente, dai componenti di Giunta e Consiglio a vantaggio delle attività produttive, recuperando in questo modo circa 300 mila Euro che, al momento, mancano in bilancio. Per queste ragioni, la posizione di Confartigianato risulta essere manifestamente contraria alla decisione assunta dalla Giunta e dal Consiglio Camerale. Inoltre – aggiunge Di Marzio- la Giunta Camerale procede al rinnovo del consiglio quando sembrerebbe che il governo si appresti a prevederne solo uno regionale e poi riduce le risorse poste a disposizione delle imprese per far fronte a impegni relativi ad altre finalità, quali la ricapitalizzazione e/o la copertura delle perdite della Società Gran Sasso Teramano e/o altre società partecipate dalla Camera di Commercio”. Confartigianato ha chiesto anche ulteriori informazioni sulla situazione del Centro Fieristico del Mobile di Mosciano, da tempo occupato dall’Università, sembrerebbe in comodato gratuito e senza che sia stato mai messo a disposizione delle aziende uno spazio all’interno dello stesso da adibire a mostra dei prodotti tipici della provincia, così come sembrava fosse stato pattuito tra le parti. Per queste ed altre obiezioni sollevate

dall’organizzazione di categoria, la Giunta Esecutiva e il Consiglio Provinciale dell’U.P.A. e P.M.I. CONFARTIGIANATO Teramo hanno preso in considerazione l’ipotesi di portare all’attenzione della Corte dei Conti l’operato delle Giunte Camerali che negli ultimi dieci anni hanno amministrato la Camera di Commercio di Teramo.

Ridurre le somme che normalmente vengono erogate a favore delle imprese significa, implicitamente, mortificare le imprese stesse

di Antonella Lorenzi

Camera Di Commercio e Confartigianato

ALLA CORTE DEI… CONTI (CHE NON TORNANO) “la posizione di Confartigianato risulta essere manifestamente contraria alla decisione assunta dalla Giunta e dal Consiglio Camerale” PrimaPagina 51 - Sett. 2014

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La testimonianza di Maurizio Di Stefano, Vigile del Fuoco

SCONTRO DEI TORNADO: IL l 19 agosto 2014 sui cieli di Ascoli Piceno 2 tornado dell’Aeronautica militare si schiantano in volo. Un incidente spaventoso a cui assistono incredule molte persone dei paesi compresi tra il versante teramano dei Monti Gemelli e quello Ascolano . A bordo quattro militari, due piloti e due tecnici, partiti dalla base di GHEDI (Brescia ) in volo per una missione di addestramento (in vista di un’esercitazione Nato in autunno) e che sarebbero dovuti tornare alla base in serata. Diverse le testimonianze raccolte che raccontano del rumore del passaggio di aerei a quote molto basse e c’è chi ha assistito allo scontrarsi dei velivoli e all’esplosione, come pure alla pioggia di detriti successiva. La zona collinare in cui sono caduti gli aerei, compresa tra Ascoli Piceno e i comuni di Venarotta , Poggo Anzù, Camurana e Gimigliano. è andata a fuoco. “Si tratta di un’area molto vasta

campo sono state coordinate sulla base di sistemi informatici , le cosiddette tecniche SAS (topografia applicata al soccorso). Si tratta di un sistema che permette di georeferenziare la posizione degli oggetti cercati e poi attribuire alle varie squadre di ricerca gli ambiti di intervento.” Può spiegarsi meglio? “ Le forze in campo, per un totale di circa 200 persone, tra Polizia, Carabinieri, Vigili del fuoco, Aeronautica, Soccorso Alpino, Speleologi e volontari sono state impiegate in base alla difficoltà dell’ area da battere. Le difficoltà di un’azione di ricerca sono essenzialmente 3: lo spegnimento degli incendi attivi ( e c’erano diversi focolai su tre fronti

Si tratta di un’area molto vasta, sono circa 200 ettari e le operazioni e le forze in campo sono state coordinate sulla base di sistemi informatici, le cosiddette tecniche SAS (topografia applicata al soccorso) – racconta Maurizio di Stefano, vigile del fuoco che ha partecipato alle operazioni di soccorso e recupero- sono circa 200 ettari e le operazioni e le forze in

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principali) e l’evitarne la riaccensione nei giorni successivi. La ricerca vera e propria dei dispersi e degli oggetti e la messa in sicurezza dell’area, ovvero delimitarne i confini e sorvegliarne gli accessi per evitare l’invasione di curiosi o inopportune presenze. Quest’ultima parte è stata gestita dai Carabinieri. Sulla base di ciò ad ogni gruppo è stato affidato un ambito da controllare. Così, le zone coperte non valutabili dai mezzi aerei, o più impervie sono state assegnate agli specialisti mentre le zone meno difficoltose ai volontari”. Che cosa avete visto e trovato? “Purtroppo in questi casi, ciò che resta è davvero poco. In un area così vasta, poi. Solo l’ultimo


L RACCONTO DEI SOCCORSI Purtroppo in questi casi, ciò che resta è davvero poco. In un area così vasta, poi.Solo l’ultimo dei dispersi è stato ritrovato vicino ai resti principali dell’aereo dei dispersi è stato ritrovato vicino ai resti principali dell’aereo. Nonostante il

mestiere non ci si abitua mai alla vista di situazioni così drammatiche.” Quanto sono durate le ricerche? “ La macchina dei soccorsi, attivatasi immediatamente il 19 agosto (quando alla centrale operativa dell’Aeronautica è arrivato un segnale radio che conferma l’attivazione del sistema di espulsione dei seggiolini dell’equipaggio) ha lavorato talmente bene che già il sabato successivo, quando è stato ritrovato l’ultimo disperso (il Capitano Mariangela Valentini) le operazioni potevano dirsi concluse. Ciò è stato possibile proprio grazie al sistema di ricerca utilizzato, il SAS appunto, un meccanismo efficiente e rapido, in cui la tecnologia informatica ha permesso agli uomini in campo una prontezza di intervento davvero notevole, a cui si è aggiunta una ottima macchina organizzativa delle risorse impegnate”. di Mira Carpineta

chi sono i quattro militari I PILOTI ENTRAMBI PIEMONTESI MARIANGELA VALENTINI, 31 ANNI DI OLEGGIO, IN PROVINCIA DI NOVARA, E ALESSANDRO DOTTO ORIGINARIO DI SAN GIUSTO CANAVESE, NELLA ZONA DI IVREA.

Maurizio Di Stefano Vigile del Fuoco «La macchina dei soccorsi, attivatasi immediatamente il 19 agosto (quando alla centrale operativa dell’Aeronautica è arrivato un segnale radio che conferma l’attivazione del sistema di espulsione dei seggiolini dell’equipaggio) ha lavorato talmente bene che già il sabato successivo, quando è stato ritrovato l’ultimo disperso (il Capitano Mariangela Valentini) le operazioni potevano dirsi concluse.»

Nonostante il mestiere non ci si abitua mai alla vista di situazioni così drammatiche

I CAPITANI NAVIGATORI la foto del recupero dei resti del capitano Mariangela Valentini da parte dell’elicottero dei Vigili del fuoco del Nucleo Elicotteri di Pescara

PAOLO PIERO FRANZESE, 35 ANNI DI BENEVENTO, E GIUSEPPE PALMINTERI.

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L’accesso alla Sanità per i cittadini delle aree interne

D’Alfonso e le “case della salute” 20 giorni per far nascere la “Casa della Salute” nella sede del convento della Madonna del Canneto, il luogo al confine tra Abruzzo e Molise, individuato per rispondere alle esigenze di cura ed innalzare la qualità dell’assistenza sanitaria dei comuni dell’area vastese. E’ l’obiettivo dichiarato del Presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, nella sala consigliare del piccolo comune dell’alto vastese, alla presenza del sindaco Andrea Venosini, del manager della ASL,

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dott. Zavattaro, del presidente della V commissione sanità, M. Olivieri, dell’ON. Amato, del sindaco di Vasto, presidente del comitato ristretto dei sindaci della ASL, L. Lapenna, del consigliere 5 stelle, Pietro Smaggiarsi, del consigliere Monticelli e di un nutrito gruppo di cittadini e altri politici locali. D’Alfonso, durante l’assemblea pubblica ha comunicato che a metà settembre farà il punto della situazione. “Nella sede scelta - ha detto il Presidente - troveranno allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi terri-

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toriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di medicina generale e specialistica ambulatoriale e prestazioni sociali per una determinata e programmata porzione di popolazione. Ci faremo carico anche del miglioramento della viabilità della zona - ha aggiunto il Presidente D’Alfonso - che sarà il punto di convergenza di tutti gli spazi abitati del territorio e questo rientra nella nostra filosofia di organizzare l’Abruzzo per aree ad alta capacità di concentrazione. Nel frattempo - ha concluso - lavorere-


“Chi ha scelto di vivere in un piccolo paese – ha dichiarato D’Alfonso durante un incontro pubblico a Celenza Sul Trigno - deve essere facilitato dai pubblici poteri: dobbiamo fare in modo che i cittadini abbiano i servizi sanitari vicini ai centri di erogazione dei servizi alla salute.” A ciò ha replicato il Dott. Spalletta, portavoce di un comitato civico sorto spontaneamente e che vede la partecipazione dei cittadini di diversi comuni, affermando: “ In 120 giorni non si riesce a riparare neanche una delle tante strade colpite da frane. Come pensate di avallare la soppressione delle guardie medice dettate il più delle volte da logiche politiche e non certo dalla necessità di razionalizzare i servizi?” di Daniele Leone

mo per individuare subito una soluzione soddisfacente nella fase di transizione”. Una riorganizzazione della sanità con un servizio più capillare sul territorio. Un piano più efficiente della rete di emergenze e urgenze del 118. Ma soprattutto lo sviluppo del progetto delle “Case della salute”. Se non è una piccola rivoluzione è senza dubbio un segnale forte e deciso quello con cui il Governatore D’Alfonso vuole intervenire sul problema dell’accesso alla sanità per i cittadini delle aree interne: «Teniamo molto che l’Abruzzo bello dell’entroterra disponga dei servizi fondamentali», afferma il Governatore D’Alfonso e “la soluzione che presentiamo non coincide con quello avuto nel passato, ma siamo sicuri che sarà più efficiente ed efficace. Abbiamo una doppia questione da fronteggiare: il livello dei servizi destinati alla persona e il piano di rientro da concludere nei confronti del ministero di Economia e Finanze. Ce la faremo su tutti e due i fronti. Poi da gennaio, dopo anni di commissariamento, comincerà un anno nuovo con l’autonomia della Regione. Evocando la propria provenienza da un paese di montagna, Lettomanoppello, il Governatore sa che abitare in piccoli centri diventa sinonimo di buona qualità di vita solo se è possibile contare su servizi facilmente reperibili e infrastrutture adeguate che facilitino gli spostamenti.

“Ambasciatori del gusto”

STUDENTI TERAMANI CUCINANO A LONDRA PIATTI ABRUZZESI anno portato i sapori e gli odori della cucina teramana nel cuore di Londra, un gruppo di studenti del nostro Istituto Alberghiero “DI POPPA”, che accompagnati dagli insegnanti Gianni Calandrini e Patric Marozzi, hanno preparato e servito gustose specialità abruzzesi presso il ristorante “Fratelli La Bufala” di Piccadilly. Nel ruolo di “ambasciatori del gusto” della cucina abruzzese, in due settimane di “missione” hanno cucinato un menù che comprendeva: “Scrippelle M’busse”, “Bocconicini di agnello porcini e patate” “Pizza dolce”, “Panna cotta alle fragole calde” . Il progetto “Ambasciatori del gusto” ha come finalità la promozione dell’enogastronomia italiana attraverso la realizzazione di stages e tirocini formativi per gli studenti degli Istituti Professionali (nel settore servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera) italiani da svolgersi secondo la disciplina normativa dell’alternanza scuola-lavoro. Si tratta di tirocini di durata variabile e che prevedono la partecipazione di uno staff

composto da gruppi di alunni degli indirizzi di cucina, sala/bar e ricevimento, accompagnati dai loro insegnanti tecnico-pratici. “Ambasciatori del Gusto e’ un progetto europeo che punta alla promozione enogastronomica al di fuori dei confini italiani. A Londra, nel quartiere di Piccadilly Circus, il ristorante Fratelli La Bufala ha ospitato dal 19 maggio 2014, sino alla meta’ di ottobre, i migliori studenti italiani degli Istituti Professionali che hanno realizzato e servito piatti tipici delle diverse regioni di provenienza, iniziativa importante per esperienza formativa in cui gli studenti, mettendosi alla prova in una nuova dimensione culturale e professionale, quella prettamente British, opportunamente affiancati dai relativi Tutor, sono stati inseriti gradualmente nella realta’ produttiva e hanno avuto modo di mettere in pratica e far conoscere al pubblico internazionale gli ingredienti tipici della cucina regionale di appartenenza. I clienti, dall’altro lato, si sono immersi nei veri sapori del Made in Italy. Ogni giorno è stato proposto un diverso menu’ ad un prezzo fisso di £20,00.

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I Murales di Azzinano IL PAESE DEI GIOCHI DI UNA VOLTA

zzinano di Tossicia, colline teramane, è un piccolo paese alle falde del Gran Sasso. In alcuni punti, quando il cielo è sereno, si vede il mare. Paese dei Murales e dei Giochi di una Volta, i suoi muri sono costellati da decine di giganteschi dipinti, ognuno dei quali racconta un gioco di un tempo, opera dei migliori pittori naif italiani che ogni anno, da fine luglio alla prima decade di agosto, si danno appuntamento nella sua graziosa piazzetta. Dapprima guardati quasi con diffidenza, ora sono i paesani stessi a mettere a disposizione le pareti delle loro case. Oggi Azzinano è diventato un polo di attrazione unico, un luogo fuori del tempo, visitato da scolaresche, associazioni, famiglie e turisti e “la cui piazza, di notte, sembra - come ha scritto il critico d’arte Giuseppe Amadei - una rappresentazione metafisica di De Chirico”. Finora i murales realizzati sono 48 e costituiscono un vero e proprio museo a cielo aperto,

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visitabile in tutte le stagioni. All’iniziativa sono stati dedicati, numerosi articoli, tesi di laurea e libri. Con legge regionale n. 49 del 18/12/2013 della regione Abruzzo, Azzinano è stato riconosciuto paese d’importanza artistica e culturale. Inoltre è in via di definizione un protocollo d’intesa tra l’Ufficio Scolastico regionale, la Regione Abruzzo e il Comune di Tossicia volto a regolare i rapporti di collaborazione con le scuole e promuovere la conoscenza reale, adattata ai nuovi criteri didattici, dei giochi tradizionali dipinti sui muri, anche attraverso visite guidate, laboratori ludico-formativi, cicli di seminari. Il paese è altresì noto perché vi è nata e lavora la famosa pittrice naif Annunziata Scipione

e anche in omaggio a lei la cittadinanza ha voluto con grande forza e sensibilità questa iniziativa. Della pittrice si sono interessati, tra gli altri,

Gli occhi si collegano al cuore e corrono

intellettuali come Cesare Zavattini, e artisti come Nino Manfredi e Giancarlo Giannini. “Entri nella piccola Azzinano e vivi una favola” ha scritto una volta Umberto Braccili “Gli occhi si collegano al cuore e corrono”.

È proprio così.Tra le sue mura Annunziata Scipione continua a raccontare il suo mondo perduto e un gruppo di artisti di ogni parte d’Italia, a dipingere su pareti scolorite dal tempo, i giochi di una volta, quelli che non si fanno più. È una sfida al tempo e alla fantasia: quella che abbiamo perso e ogni tanto riaffiora dentro di noi, inibita da una realtà spesso fittizia e soffocante. Le strade del paese, la sua piazzetta, i suoi angoli più nascosti, raccontano quello che eravamo, quello che abbiamo perduto e tanti non hanno mai conosciuto: i giochi di una volta, costruiti con pochi mezzi e le proprie mani, ma intrisi di sogni e di fantasia.

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di Dante Bellini

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Primo passo verso la democrazia partecipativa

E PUR SI “sconto sulle tasse comunali per chi sistema uno spazio pubblico” ra nell’aria già dopo ferragosto che il governo Renzi volesse dare una piccola spinta ai comuni per promuovere la partecipazione dei cittadini nella gestione del patrimonio comunale.A Teramo il consigliere comunale Gianluca POMANTE che già in campagna elettorale aveva predisposto una bozza di “regolamento per l’individuazione e la disciplina dei Beni Comuni” ha presentato in Consiglio nella seduta del 29 agosto un emendamento al Regolamento IUC, passato senza votazione (perchè recepito direttamente dall’Amministrazione Brucchi). Tale emendamento prevede la riduzione della TARI per il cittadino virtuoso che si impegnerà con il Comune a mantenere pulito e curato il giardino pubblico sotto casa, ad eliminare i graffiti ritinteggiando i muri della propria strada, a risistemare il marciapiede, a riparare le buche nell’asfalto, a sistemare le aiuole, ecc. Un passaggio questo che si è rivelato molto importante, e che prelude all’approvazione del “Regolamento per l’individuazione e l’uso dei beni comuni”, punto fondamentale della cittadinanza attiva e passaporto della democrazia partecipativa, che il Consigliere Pomante ha sempre dichiarato di avere molto a cuore. La bozza di Regolamento se condivisa

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sia dai consiglieri di maggioranza che di opposizione potrebbe essere il primo passo verso l’approvazione di un provvedimento, utile per i cittadini e per la collettività locale, da parte di tutto il Consiglio comunale. L’avv. Pomante, tenuto conto che questo sarebbe solo un primo passo verso la democrazia partecipativa, ha inoltre precisato : “Ho ribadito anche la necessità di approvare i regolamenti per le consultazioni popolari e per quelle di settore”. Contribuisci a fare più bella la tua città e ottieni uno sconto sulla Tasi: questa è una delle novità contenute nel decreto legge 12 settembre 2014 varato dal Governo nel Consiglio dei Ministri dello scorso 29 agosto. Il cosiddetto decreto legge “Sblocca Italia” prevede infatti, all’articolo 24, che la riduzione o l’esonero dal pagamento del corrispondente tributo possa essere concesso a “cittadini singoli o associati” che abbiano presentato un progetto da realizzare per la riqualificazione del territorio urbano o extraurbano. In questo modo potrebbero scendere in campo anche gli oltre 40 comitati di quartiere, di Frazione, associazioni civiche rappresentanze di categoria presenti nel territorio comunale sia nel centro che nella periferia della città. Il

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L’idea viene dalla Gran Bretagna , faceva parte delle riforme presentate dal premier David Cameron all’inizio del suo mandato


MUOVE…

prossimo anno dovrebbero essere molti i Comuni che potrebbero adottare questo provvedimento. L’aliquota TASI infatti è fissata dalle singole amministrazioni comunali e quindi sarà loro compito decidere a chi fare lo sconto, in quale percentuale, per quanti mesi ed in cambio di cosa. Se il meccanismo funziona potrebbe aiutare quel «rammendo delle periferie» auspicato dal Senatore a vita Renzo Piano, come abbiamo riportato nel numero precedente di “Prima Pagina”.

«L’idea viene dalla Gran Bretagna sottolinea il viceministro per le Infrastrutture Riccardo Nencini - faceva parte delle riforme presentate dal premier David Cameron all’inizio del suo mandato». L’obiettivo del Governo è moltiplicare gli interventi spontanei dal basso che da tempo si rilevano in tutto il Paese. L’associazione DEMOS sta già lavorando, su sollecitazione di consiglieri ed amministratori comunali per sottoporre ad ogni singola amministrazione comunale

della Provincia e in ambito regionale una bozza di regolamento per l’individuazione e l’uso dei beni comuni sulle tracce dell’esempio del Comune di Bologna in cui questo regolamento è vigente sin dallo scorso mese di giugno. Questo chiaramente è solo un passo verso la democrazia partecipativa, ma è pur sempre un passo. E quindi citando Galilei potremmo dire: “E pur si muove.”

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di Raffaele Raiola

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CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

ultima parola la scriverà, forse, il giudice fallimentare Giovanni Cirillo, chiamato ad esprimersi sulla procedura fallimentare di Cirsu spa, il consorzio provinciale che ha gestito la raccolta e la lavorazione dei rifiuti a Teramo. Una vicenda che lascia sulla strada, oltre alla “monnezza” anche tanti lavoratori, già da tempo in cassa integrazione. E’ il lavoro di queste persone, alla fine, l’unica cosa ad essere stata (sembra) definitivamente smaltita. Tanti gli attori di questa vicenda, forse troppi, e mentre si scrive (il forse è ancora d’obbligo) l’ultimo capitolo di una storia che va oltre i confini teramani, cerchiamo di capire cosa è rimasto del progetto che aveva come obiettivo la gestione dei rifiuti dell’intera regione con la costruzione di un polo tecnologico completo e moderno in grado di produrre anche utili. Mentre questo rimane nelle intenzioni, la storia si svolge diversamente...

le immagini usate all’interno del Focus sono tratte dalla Campagna “Guilty” di GreenPeace

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FocusON CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO

STORIA DI UN

(IM)PREVISTO FALLIMENTO «Questa operazione, pur se legittimamente consentita, produce effetti devastanti: la scissione avviene sulla base di una perizia giurata dei lavori che consente di aumentare enormemente il valore dell’avvio di Cirsu ovvero il suo patrimonio.» e è vero che la parte pubblica deve essere presente nei servizi di pubblico interesse, è pur vero che le caratteristiche imprenditoriali da garantire possono essere maggiormente assicurate con la partecipazione di un attore privato. Ma come si concilia la compresenza di entrambi? Attraverso una specifica procedura: con una gara che individui il partner privato a cui affidare l’operatività dei servizi. Così nel 2000 nasce SOGESA SPA, di cui CIRSU detiene il 51% delle quote e AIA SPA il restante 49%. La concessione con cui Cirsu affida a Sogesa lo svolgimento dei servizi previsti dal capitolato dura 12 anni, al termine dei quali, il socio privato, secondo la normativa deve essere liquidato, secondo il valore di mercato delle azioni e si procede a nuova gara, per individuare il nuovo socio. Nel frattempo, e specificatamente nel 2004, Cirsu si scinde in due entità: CIRSU SPA, società di gestione e CIRSU PATRIMONIO SPA che detiene lo stato patrimoniale della società. Questa operazione, pur se legittimamente consentita, produce effetti devastanti: la scissione avviene sulla base di una perizia giurata dei lavori che consente di aumentare enormemente il valore dell’avvio di Cirsu ovvero il suo patrimonio. Ma questa eccessiva patrimonializzazione, che non corrisponde all’effettiva quotazione del-

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la società diventa un pericoloso boomerang se non accompagnata da un relativo piano di ammortamento e rettifiche dei costi degli impianti. Nel 2008 la società si ritrova in bilancio dei costi “assolutamente ingiustificati” secondo i nuovi manager Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni, chiamati a gestire la società. Il bilancio richiesto espressamente dalla presidente Cerquoni presenta una perdita di 5 milioni di €, a fronte di un fatturato di 7 milioni €. Come si è arrivati a tanto, se Sogesa vantava un capitale di centinaia di milioni di euro?. Secondo i nuovi dirigenti questa situazione è diretta conseguenza di anni di sottotariffazione e della eccessiva patrimonializzazione della società. In realtà Sogesa si ritrova con un attivo di quasi 11 milioni e un passivo di poco più di 15 milioni con un deficit di € 4.456.017. una criticità finanziaria che impediva perfino l’uscita dei mezzi per mancanza di gasolio, dal momento che le banche avevano ritirato tutti gli affidamenti. Il fallimento di Sogesa, avrebbe travolto anche Cirsu Servizi, che vantava un credito di 5 milioni nei confronti di Sogesa e di conseguenza anche Cirsu Patrimonio che dalla società di Servizi riceveva il canone di concessione. Oltre all’emergenza finanziaria incombevano altre necessità ineludibili quali la copertura della discarica e l’impossibilità di riconversione degli impianti tecnologici.

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CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

Colpevole perchè: “ Ha convinto il Governo della Colombia Britannica a proteggere 1,1 milioni di ettari della foresta pluviale”

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FocusON CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO

IL SALVATAGGIO (INUTILE ?)

DI SOGESA tentare di salvare dal fallimento la SOGESA, nel 2008, ci provano Luciano D’Amico, oggi Rettore dell’Università di Teramo e Lunella Cerquoni, che propongono un piano industriale basato prevalentemente sulla ricapitalizzazione della società attraverso l’apporto di risorse private della durata di 5 anni fino alla naturale scadenza della concessione nel 2012. In pratica si chiede ai soci di sottoscrivere nuove risorse per le stesse quote azionarie: Cirsu sottoscrive il 51% rinunciando ai crediti che vanta nei confronti di Sogesa per un valore di € 2.527.569 mentre AIA sottoscrive il 49% attraverso un bonifico bancario di € 2.500.000 La particolarità del piano di risanamento ha come condizione l’ inscindibiltà tra diritto a sottoscrivere le azioni e la copertura delle perdite delle società. Questo fa sì che AIA paghi 2,5 milioni di euro delle azioni che ne valgono 245.000 ovvero 10 volte di meno. A sua volta anche AIA, per reperire nuove risorse, apre ad altri soci, ed entrano: la TE.AM. al 10% ovvero con 250.000 euro e la prospettiva di creare un polo di rifiuti che avrebbe dovuto servire l’intero bacino teramano ( La Team infatti, avrebbe dovuto realizzare il bioessiccatore e Cirsu il bio digestore e il revanmping- ammodernamento e implementazione del polo tecnologico), in modo da avere l’integrazione perfetta per offrire il servizio non solo al bacino teramano, ma all’intera regione) e la DECO del gruppo Di Zio. Questa operazione consente di evitare il fallimento e getta le basi di un piano di sviluppo che porta la Sogesa, nel giro di pochi anni a passare da un fatturato di 7 mln € nel 2007 (9,5 mln nel 200814,6 mln nel 2009) a 17,4 mln nel 2010. L’indice di redditività passa torna finalmen-

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te ad un segno positivo + 2.721.427 ). A questo punto avviene l’inversione di rotta. Nel 2009 si costituisce l’ADA – Autorità D’Ambito- che rileverà l’impiantistica lasciando al privato la competenza della parte industriale del servizio, trattamento e smaltimento. Si decide di riunire in un’unica società le due CIRSU con una fusione, conferendo a Sogesa tutta la gestione operativa degli impianti industriali e chiedendole di realizzare un aumento delle volumetrie della discarica per 500.000 metri cubi. Nel 2010 si insedia il nuovo management. Il rapporto economico finanziario che intercorre tra Cirsu e Sogesa si evidenzia nei bilanci in cui si incrociano reciprocità di debiti e crediti, per sanare i quali il nuovo CDA studia il 12 ottobre 2011, un accordo transattivo per il riacquisto della quote Sogesa da parte di Cirsu, per un valore di 2,5 mln di €. Ma i due CDA delle società non trovano l’accordo e Sogesa fallisce.

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CIRSU: LA ggi società per azioni a capitale interamente pubblico, fu costituita con decreto prefettizio n° 10779 del 23/7/85 e successivamente con deliberazione del Consiglio regionale n° 33/21 del 5/11/86; si sviluppa come consorzio di comuni ai sensi delle LL.RR. 26/93 e 7/94. Il consorzio nasce con lo scopo di dare una risposta completa e corretta al problema della gestione unitaria dei rifiuti, nel rispetto delle disposizioni di legge che regolano la materia. Ne sono soci in quote paritarie i Comuni di Bellante, Giulianova, Morro D’oro, Mosciano S’Angelo Notaresco e Roseto Degli Abruzzi. Il Consorzio con atto di CDA del 17/7/98 deliberò la costituzione di una società mista, pubblico privata, ai sensi dell’art. 22 c. 3 lett. e) della legge 8/6/90 n° 142, a maggioranza di capitale pubblico per la gestione dei servizi pubblici di igiene urbana, denominata Sogesa spa. Il bando di gara europea, venne pubblicato sulla G.U. n° 179 del 3/8/98 e prevedeva: “che l’oggetto sociale della costituenda società è rappresentato – oltre che dalla gestione e dalla manutenzione dell’impianto di riciclaggio e compostaggio esistente con annessa discarica di servizio – dalla coltivazione, dalla chiusura e dal risanamento

A questo punto avviene l’inversione di rotta.Nel 2009 si costituisce l’ADA – Autorità D’Ambitoche rileverà l’impiantistica lasciando al privato la competenza della parte industriale del servizio

GRUPPO CIRSU-SOGE SOCI AIA SPA AL


CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

A STORIA ambientale del sito, secondo le leggi vigenti in materia nonché dalla gestione tecnica operativa degli impianti esistenti, di quelli in corso di realizzazione, di quelli in programma e futuri, nell’ambito del bacino territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti, individuato a livello provinciale e regionale, e nel rispetto del D.L. 22/97 e successive modificazioni e decreti di attuazione, come risulta dall’art. 4 dello Statuto. A seguito dell’art. 35 della legge finanziaria 448/2001, con l’Assemblea Consortile straordinaria del giorno 06 agosto 2002 il consorzio si trasformò in società per azioni, denominata Cirsu spa. Con assemblea straordinaria del 21/12/2004 (atto del Notaio De Rosa), Cirsu spa si scisse costituendo La Cirsu Patrimonio spa, beneficiaria degli impianti e dotazioni patrimoniali di Cirsu spa.La Cirsu Patrimonio costituita dai medesimi comuni soci della Cirsu spa con quote paritarie iniziò l’attività il 01/01/2005. Nel corso del 2008 , però, fu deliberata la procedura di fusione per incorporazione della società Cirsu Patrimonio nella Cirsu Spa, allo scopo di riunire le due società pubbliche in una, demandando la gestione completa del polo tecnologico alla Sogesa spa; procedura conclusasi con atto notarile repertorio n. 33774, raccolta n. 9311 con effetto dal 21.10.09.

SA – ANNI 2007-2010 1° AGOSTO 2014

D’Amico e Di Matteo:

“Duello” in Procura attuale presidente del Cirsu, Angelo Di Matteo , ha dichiarato in una animata conferenza stampa di aver depositato in Tribunale un ricorso per ottenere il sequestro del credito vantato da AIA spa e ha presentato un’istanza di autotutela che chiama in causa le gestioni a guida D’Amico e Cerquoni, tra il 2008 e il 2009, che avrebbero “favorito la posizione monopolizzante del socio privato e prodotto un danno patrimoniale da 9 milioni di euro nei bilanci Cirsu. per Di Matteo l’azione risanatrice degli ex presidenti D’Amico e Cerquoni avrebbe al contrario “danneggiato la compagine pubblica favorendo Aia e Deco,che tra l’altro è il principale concorrente del Cirsu, entrati in Sogesa senza il ricorso a procedure di evidenza pubblica”. La risposta degli ex presidenti Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni non si è fatta attendere e in un’altra circostanziata conferenza stampa ( 1 settembre, presso l’Hotel Sporting di Teramo), l’attuale Rettore dell’Unite, dati e cifre alla mano, ha ricostruito la vicenda del consorzio: “Il piano di salvataggio del gruppo Cirsu – ha spiegato D’Amico – nel periodo in cui ci siamo alternati alla presidenza con Lunella Cerquoni, aveva lo scopo di rilanciare il polo tecnologico dei rifiuti attraverso il risanamento gestionale, che la disastrosa politica di tariffazione sottocosto aveva condotto, alla fine del 2007, alla perdita di 5 milioni di Euro su 7 di fatturato, di Sogesa Spa. Una condizione che metteva pericolosamente a rischio la Cirsu Spa e la Cirsu Patrimonio se travolte dal fallimento di Sogesa.” Ma non è stata solo la crisi finanziaria a minacciare la sopravvivenza del Consorzio: la revoca degli affidamenti bancari delle società del gruppo, unite alla obsolescenza

e mancata manutenzione degli impianti, nonchè la mancata attuazione del progetto di revamping e l’esaurimento della discarica di servizio, ne ipotecavano gravemente il futuro. Il piano di salvataggio D’Amico – Cerquoni prevede una ricapitalizzazione di 2 milioni e 500mila euro e l’ingresso del socio privato AIA, che paga le azioni 10 volte il loro valore, ovvero 2,5 milioni di Euro. “il 30 luglio 2008 viene varato un ambizioso piano industriale che porta ad un sensibile aumento di fatturato, investimenti in impianti e volumetrie e il ritorno del segno + nell’indice di redditività – prosegue D’Amico – ma da questa positiva situazione, già indirizzata verso prospettive di sviluppo si arriva al 2012 e alla nuova gestione, in cui Cirsu, con un accordo transattivo, decide di riacquisire le azioni del socio privato di Sogesa pagandole 2 milioni e 500mila euro. Tuttavia il mancato accordo tra le parti portò all’ingresso nella compagine di Aia con il 49% e Sogesa fallì. Va evidenziato che nei Cda di Cirsu e Sogesa erano presenti le stesse persone – insiste D’Amico – e che decidono di riprendersi le azioni della seconda e poi di chiederne il fallimento. Così il Cirsu è praticamente tornato alla situazione di crisi di sei anni fa, ma di questo non possiamo essere accusati né io né la Cerquoni né Romagnoli. Al termine del nostro impegno avevamo lasciato una realtà in forte ripresa con bilanci in ordine e un utile che avrebbe consentito eccellenti prospettive di sviluppo” –conclude il Rettore che insieme alla Cerquoni ha depositato in Procura una relazione con la loro ricostruzione dei fatti. Alla conferenza stampa erano presenti anche delegati degli ex lavoratori Sogesa a ricordare, “last but not the least”, che per loro è scaduta anche la Cassa Integrazione in deroga.

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FocusON CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO

SOGESA SPA asce come braccio operativo di CIRSU e si compone di una quota maggioritaria pubblica (CIRSU 51%) e una minoritaria privata (49% AIA).

AIA S.P.A.: appresenta la parte privata della SOGESA, di cui detiene il 49% delle azioni. È composta a sua volta da un gruppo di aziende tra cui spicca la DECO SPA

I DU Colpevole perchè: “Ha attaccato l’Unione Europea per l’abolizione della pesca selvaggia e di contrabbando nel mondo”

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ono diversi i dubbi che sorgono sull’epilogo di questa situazione. Come mai dopo il cambio del Cda di Cirsu nel dicembre 2010 il Consorzio sprofonda a 6.362.366 euro? Perché Cirsu vuole riacquistare le quote di Sogesa se dopo 8 mesi, il 30.12.2012, data della scadenza della concessione, avrebbe dovuto comunque liquidare il socio privato al valore di mercato? E che senso ha riacquistare quote di una società per poi chiederne


CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

A: LA STORIA L’atto di costituzione della società Sogesa spa è del 30/05/00. Sin dalla sua costituzione la Sogesa spa provvede alla gestione del polo tecnologico effettuando altresì il servizio di raccolta e trasporto presso i comuni soci.

LA STORIA (62,88%) del gruppo DI ZIO, azienda leader nel settore trattamento rifiuti. Le altre aziende componenti sono. La TE.AM (10%), ECOCONSUL SRL (5%), DE PATRE F. (1%), CONSCOOP (20,12%), GREENLAB SRL (1%).

UBBI il fallimento? Ma la domanda più inquietante riguarda il mancato accordo tra i due CDA. L’inquietudine aumenta quando si scopre che i componenti dei due CDA, Cirsu e Sogesa, sono esattamente le stesse persone: Angelo Di Matteo, Andrea Ziruolo, Diego De Carolis, che non sono riusciti a trovare un accordo con …se stessi. E per chiudere il cerchio, si fa avanti Deco, socio di maggioranza di AIA che chiede la restituzione di …2,5 milioni di euro, citando l’intero consorzio dei comuni per inadempienze.

Colpevole perchè: “ Ha convinto l’Unione Europea a sviluppare una legge sulla regolamentazione degli organismi geneticamente modificati”

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Analisi del clima e previsioni stagionali del tempo

FIDARSI È BENE SOLO IN PARTE a domanda sempre più pressante riguarda la possibilità di fare previsioni meteorologiche stagionali, cioè prevedere ad esempio come sarà l’inverno prossimo. Questa è una domanda assai complicata cui è difficile rispondere perché la previsione stagionale in linea di principio è impossibile. A differenza delle previsioni meteo giornaliere che riempiono i media tutti i giorni e che riportano con grande dettaglio le previsioni per le varie regioni (ma anche città) per le diverse ore del giorno, la previsione stagionale ha un carattere statistico. In pratica in un periodo che normalmente è di tre mesi ci danno le probabilità che il tempo si discosti (temperatura e precipitazione) dalle medie degli ultimi decenni. Questo significa che la previsione stagionale per il prossimo inverno ci può solo dire se la stagione sarà più secca o più bagnata, più calda o più fredda. Non è possibile fare altrimenti per la previsione stagionale in quanto il sistema oceanoatmosfera che regola il tempo di tutti i giorni in termini scientifici è caotico e quindi prevedibile in modo affidabile solo per pochi giorni. Il perno su cui poggia la previsione stagionale è infatti lo stato dell’oceano o dei mari in generale perché la loro inerzia termica costituisce una specie di memoria permanente del sistema climatico. Il punto di riferimento per la previsione stagionale è un fenomeno noto come El Nino che riguarda il riscaldamento anomalo di una vasta area dell’oceano Pacifico e che può essere previsto con un preavviso di circa sei mesi. La previsione stagionale è utile per molti settori economici che dipendono dalle condizioni meteorologiche e quindi è sempre più richiesta e usata da questi settori. Di particolare utilità è per l’agricoltura dove la previsione può servire alla programmazione delle semine oppure per le organizzazioni umanitarie che possono utilizzare la previsione per le siccità prolungate nei paesi in via di

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sviluppo. Un esempio clamoroso è quello delle stagioni turistiche sia per la stagione balneare che per quella sciistica. Se ne desume comunque che tale informazione è utile solo se sufficientemente accurata. Uno studio assai recente di ricercatori dell’Università di Oxford e del Centro Europeo per le previsioni a medio termine (ECMWF), ha cercato di valutare l’affidabilità delle previsioni

Il perno su cui poggia la previsione stagionale è infatti lo stato dell’oceano o dei mari

stagionali fatte appunto dal centro europeo. La valutazione è stata fatta su criteri obiettivi e ha prima portato a stabilire la validità per le varie regioni del globo, facendo una classifica su cinque categorie che sono: perfetta (5), ancora utile (4), marginalmente utile (3), non utile (2), dannosa (1). Per le varie regioni, quella dove la previsione delle temperature invernali è nella categoria (3) è proprio l’Europa e buona parte del Nord America. Per quanto riguarda le temperature estive la situazione migliora per l’Europa che in alcune zone risulta (4) ma rimane (3) soprattutto nell’Europa del nord. Per la previsione della precipitazione la situazione peggiora decisamente con l’Europa che nella stagione estiva presenta una previsione addirittura dannosa (cioè basarsi su di essa potrebbe avere effetti deleteri). La conclusione è che le previsioni stagionali oggi non sono sufficientemente affidabili e forse lo diventeranno nel giro di diversi decenni grazie ai progressi dei mezzi di calcolo. Prof. Guido Visconti

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IL SOLE IN TEMPO REALE Un altro successo scientifico dai ricercatori del Gran Sasso i chiama Borexino l’esperimento per neutrini dei Laboratori INFN del Gran Sasso, che è riuscito a misurare in tempo reale l’energia della nostra stella: l’energia rilasciata oggi al centro del Sole è in perfetta corrispondenza con quella prodotta 100.000 anni fa. Per la prima volta nella storia dell’indagine scientifica della nostra stella, è stata misurata l’energia solare nel momento stesso della sua generazione.Lo annuncia l’esperimento Borexino ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature illustra ciò che l’esperimento condotto dai ricercatori dell’INFN, e denominato Borexino è riuscito a stabilire, ovvero realizzare, in tempo reale, la misurazione dell’energia del Sole, rivelando i neutrini prodotti da reazioni nucleari all’interno della massa solare: queste particelle, infatti, impiegano solamente pochi secondi a uscire da essa e otto minuti per arrivare fino a noi. Le precedenti misure dell’energia solare, invece, erano sempre state realizzate sulle radiazioni (fotoni) che attualmente illuminano e scaldano la Terra e che si riferiscono alle stesse reazioni nucleari, ma avvenute centomila anni fa: è questo, infatti, il tempo che l’energia mediamente impiega per attraversare la densa materia solare e raggiungere la sua superficie. Il confronto fra la misura dei neutrini pubblicata oggi da Borexino e le precedenti misure riguardanti l’emissione di energia raggiante dal Sole ha mostrato che l’attività solare

non è cambiata negli ultimi centomila anni. “Grazie ai risultati di questa nuova ricerca, Borexino prova che il Sole è una grande centrale a fusione nucleare – ha spiegato Gianpaolo Bellini membro dell’equipe di ricercatori - Il rivelatore Borexino, istallato nei Laboratori sotterranei del Gran Sasso dell’INFN, è riuscito a misurare il flusso di neutrini prodotti all’interno del Sole, nella reazione di fusione di due nuclei di idrogeno per formare un nucleo di deuterio: questa è la reazione iniziale del ciclo di fusioni nucleari che produce complessivamente circa il 99% dell’energia solare. La difficoltà della misura, ora realizzata, è dovuta all’energia estremamente ridotta di questi neutrini, la più piccola rispetto agli altri neutrini emessi dal Sole, che pure hanno livelli energetici così bassi da rendere quasi proibitiva la loro misura, e che solo Borexino è riuscito e riesce a misurare. Queste performance fanno di Borexino un rivelatore unico al mondo, che tale rimarrà ancora per alcuni anni, grazie alle tecnologie d’avanguardia impiegate nella sua costruzione, che gli hanno permesso di studiare non solo i neutrini emessi dal Sole, ma anche quelli prodotti dalla nostra Terra. L’esperimento Borexino, frutto di una collaborazione fra Paesi europei (Italia, Germania, Francia, Polonia), Stati Uniti e Russia, prenderà dati almeno per ancora quattro anni, migliorando la precisione delle misure già fatte e affrontandone altre di grande importanza sia per la fisica delle particelle, sia per l’astrofisica”.

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di Angela Fosco

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isulta difficile fornire una definizione totalizzante del termine gioco, un suo carattere prevalente, una precisa e stabile collocazione nelle sfere delle attività umane, per i suoi molteplici aspetti che si differenziano secondo cultura, età, interessi, finalità e le prospettive attraverso la quale il fenomeno viene osservato. Nell’antichità il gioco era funzionale a introdurre i bambini alla vita adulta, per renderli consapevoli del ruolo che avrebbero assunto nel sistema sociale di

appartenenza. L’importanza della stagione infantile e del gioco nella pedagogia è stata riconosciuta nel 700. Jean-Jacques Rousseau con “Émile ou de l’éducation”(1762) avvia un processo di riesame dei rigidi modelli educativi, aprendo un diverso punto di vista sull’infanzia e sulle libere attività del bambino. Nel 1837, Friedrich Fröbel realizza il Giardino d’Infanzia (Kindergarden), nel quale i bambini, in contatto con la natura, avevano la possibilità, giocando, di scoprire le proprie potenzialità espressive e cognitive. Nei Kindergarden ai bambini erano af-

fidati dei Doni (Gifts), che possono ritenersi i primi giochi didattici, elementi in legno facilmente manipolabili divisi in categorie, la cui finalità era quella di stimolare l’apprendimento di nozioni e concetti . Nelle avanguardie del Novecento e nella scuola del Bauhaus il giocattolo ha riscosso un particolare interesse. Alma Buscher-Siedhoff e Eberhard Schrammen, nel 1924, realizzarono una tipologia di giocattolo con finalità pedagogiche, che sembra richiamare i Gifts di Fröbel. Una serie di elementi in legno colorato

Giocattoli in cambio

DI SOLITUDINE

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Attraverso il gioco si genera nel bambino un particolare stato emozionale, una dimensione“fittizia”, una sorta d’illusione cosciente nella quale, però, non si perde la consapevolezza della realtà oggettiva nella quale il gioco si svolge dalle forme geometriche di base, caratterizzati da una estrema varietà combinatoria per stimolare creatività e fantasia. Oggi i giocattoli si propongono di sollecitare l’apparato sensoriale, la creatività, la fantasia e il ragionamento, migliorare il controllo e la coordinazione fisica motoria, favorire le attività simboliche, imitative e sociali. Attraverso il gioco si genera nel bambino un particolare stato emozionale, una dimensione “fittizia” , una sorta d’illusione cosciente nella quale, però, non si perde la consapevolezza della realtà oggettiva nella quale il gioco si svolge. A realizzare questo processo, in molti casi, sono impiegati oggetti di uso comune, ai quali vengono associati specifici contenuti simbolici. Così il gioco e il giocattolo, soprattutto nella prima infanzia, sembrano detenere “un’anima aperta”, indefinita e imprevedibile, in grado di far assumere agli oggetti ruoli impensabili. In Italia tra gli anni ’50 e ’60 si apre un clima culturale nel quale, come afferma Branzi: «Il bambino fu visto come una nuova componente liberatoria della rigida lezione del funzionalismo, per operare una rifondazione basata sulla spontaneità e sulla semplici-

tà» . I giochi e i giocattoli realizzati da Bruno Munari e Enzo Mari sono l’espressione della volontà di spostare al centro del progetto il bambino, capace, attraverso l’errore, l’imprevisto e il caos, di dare vita a tipologie di oggetti “aperti” a infinite possibilità combinatorie, in grado di stimolare la creatività coinvolgendo l’intero apparato sensoriale. Per Munari il gioco deve essere qualcosa di utile alla crescita individuale del bambino, in grado di fornire «[…]delle informazioni che gli potranno servire quando sarà adulto[…] Il gioco o il giocattolo devono essere stimolatori dell’immaginazione, non devono essere conclusi o finiti […]perché così non permettono la

partecipazione del fruitore[…]». Ma oggi la realtà imposta dal mercato rende il giocattolo,in larga misura,un catalizzatore di desideri indotti, che si consumano e rinnovano rapidamente per generare profitto. In questo clima, come rileva Brian Sutton Smith, nelle società occidentali, i giocattoli donati ai bambini diventano una richiesta di scambio, nelle quale il dono lega il bambino ai genitori e «l’impegno chiesto in cambio al bambino, è di diventare capace di giocare da solo, cosi la solitudine è il dono che il bambino fa ai genitori» .

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Prof. Federico O. Oppedisano

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Giovani, adolescenti & Co. Come sta cambiando il rapporto genitori figli

MA ALLORA COSA CI MANCA? Riflessioni (con sorprese) dalla periferia teramana Nelle giornate trascorse a scuola o con gli amici, sono infatti proprio i telefonini che rovinano i rapporti con i genitori

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l mondo sta cambiando o siamo noi che stiamo cambiando? Con l’avvento del nuovo secolo sono tante le innovazioni che ci stanno rendendo la vita più comoda. I tempi non sono gli stessi e soprattutto fare il genitore è più complicato. Sarà che noi ragazzi non sappiamo cosa vogliamo, non ci accontentiamo mai di quello che abbiamo, senza capire così i sacrifici che i nostri genitori fanno per noi. Non si può attribuire la colpa a nessuno, i nostri genitori ci sono passati prima di noi, basterebbe quindi dargli retta, ascoltarli e renderli fieri di noi. Non sempre ci riusciamo, anzi facciamo sempre di testa nostra, pur sapendo di sbagliare. Sono sempre di più i ragazzi che preferiscono passare più tempo con il telefonino in mano che parlare e socializzare “di persona”. Nelle giornate trascorse a scuola o con gli amici, sono infatti proprio i telefonini che rovinano i rapporti con i genitori. Non riusciamo a capire il vero senso della vita, ci chiudiamo sempre in noi stessi e spesso rischiamo di prendePrimaPagina 51 - Sett. 2014

re la strada sbagliata. Ci preoccupiamo tanto di voler essere ciò che non siamo, piuttosto che preoccuparci un po’ di noi stessi. Il vero problema è che i genitori hanno già tanti pensieri per la testa, e in quel poco tempo che ci sono, neanche ce ne accorgiamo, perché siamo troppo impegnati a pensare ad altro. Crediamo che ciascun ragazzo ha tanti diritti e un solo dovere, ad esempio il diritto di andare a scuola, di ricevere attenzioni nel momento del bisogno e di essere amati. L’unico dovere è di rispettare i propri genitori, anche se ci rimane difficile. Eppure dovrebbe essere la cosa più facile e lo dovrebbe essere perché in fondo loro fanno di tutto per noi, non chiedendoci nulla in cambio se non la cosa migliore per noi. Nonostante questo non li ascoltiamo mai, facendo nascere delle discussioni per motivi inutili. La domanda che dovremmo porci , allora, non è cosa vogliamo, ma cosa ci manca? di Martina Tacconelli (15) e Luca Lepore (18)


Immagini shock sul web: diritto di cronaca o violazione della privacy?

LA FIERA DEL RACCAPRICCIO ittime del terrorismo decapitate, foto di adolescenti violate nella loro intimità, animali torturati: è questo il mercato raccapricciante delle immagini da cui siamo sommersi nel mondo dei social network. Da ultimo, la foto della decapitazione del giornalista americano James Foley che ha fatto il giro del mondo suscitando orrore e vituperio in tutto il globo. Viene da chiedersi dove finisca il limite del dovere di informare e dove inizi la libertà di rendere pubbliche queste oscenità. Il problema non crediamo riguardi il diritto di cronaca, visto che spesso proprio le immagini e i video che i giornalisti raccolgono, costituiscono materiale prezioso per gli inquirenti di inchieste illegali. Il problema semmai è come vengono rese pubbliche certe foto e informazioni. E’ giusto, oltre al tremendo, barbaro omicidio commesso da terroristi jihadisti dell’Isis, che questo movimento esaltato ottenga anche una grande pubblicità e scalpore mondiale? Non si rischia in questo modo di farne degli “eroi” , Dio ci scampi, da emulare? Prese le dovute distanze da chi si arroga il diritto di eliminare una vita umana in nome di chissà quale ideale religioso, che di cristiano non ha assolutamente nulla, cosa dire di ragazze che per un errore di gioventù, per una sconsideratezza, vengono messe alla ribalta morbosa di chi si accanisce a voler guardare le

oscenità di cui sono state oggetto, con o senza il loro consenso? Che bisogno c’è di scendere nei dettagli, di pubblicare i particolari più scabrosi? Non è un modo ulteriore di infliggere a queste povere ragazze umiliazioni su umiliazioni? Vergogna su vergogna? Potranno mai riprendere una vita “normale”?

La triste realtà è che oggi il web è un mare immenso senza né timonieri né capitani

E poi gli animali martoriati. A parte che spesso si tratta solo di falsi costruiti ad arte, l’arte (?) idiota di seminare orrore, non sarebbe il caso di ignorare questi sadici, fanatici del raccapriccio, semplicemente NON cliccando su quello che pubblicano e facendoli finire in un sacrosanto SPAM (spazzatura) che è il posto dove meritano di finire? E sì: perché ogni click, ogni visualizzazione di questi atti orrendi, ogni commento arrabbiato che ci esce dallo stomaco, non fa altro che rendere felici le menti malate degli autori stessi; offriamo loro su un piatto d’argento una visibilità virtuale che li rende fieri delle loro bravate e li spingono a continuare.

Suscitare reazioni, qualunque esse siano: ecco quale è il proposito di questi soggetti mentalmente disturbati, ed ogni nostra reazione di raccapriccio, li rende fieri e soddisfatti perché si creano una loro audience, raggiungono lo scopo di farsi notare, il famoso “purchè se ne parli”. In un certo senso, guardandoli e reagendo con raccapriccio, procuriamo e incoraggiamo, involontariamente, la felicità di questi soggetti malati di sadismo. La triste realtà è che oggi il web è un mare immenso senza né timonieri né capitani che indichino una rotta. Le norme invocate sono tante, ma sono rimaste finora lettera morta. Non ci sono regole che separino il diritto di cronaca e il sacrosanto diritto alla privacy. L’Authority non si degna di intervenire stabilendo regole e norme da osservare e le penalità per chi non le rispetta, specie le testate o i siti a pagamento. Zero proposte da qualsivoglia voce autorevole. E se è pur vero che tutti i media e i siti web sono stati richiamati, ma solo genericamente, al rigoroso rispetto del Codice deontologico dei giornalisti, o della Carta di Treviso quando si tratta di minori, la realtà è che tutti si comportano anarchicamente, badando solo ai profitti e senza osservare minimamente le basilari regole della corretta e sana informazione. Business are business.

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di Mafalda Bruno

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I perché della “notificazione”

Il Vescovo e la vigilanza del “gregge” a “notificazione” del 17 agosto 2014, riguardante la cosiddetta “chiesa cattolica ecumenica” presente nella diocesi di Teramo, è un messaggio indirizzato ai fedeli nell’ ambito della potestà derivante al Vescovo dalla sua giurisdizione. Per comprenderne il senso e la portata, esaminiamo la natura e il fine dell’ atto. Il “munus” del Vescovo è primariamente quello di insegnare le verità di fede e di trasmettere il magistero perenne della chiesa. Come ha dichiarato la costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”, il Vescovo nell’ esercitare questo “munus”, quale successore degli apostoli, si riveste della “sacra autorità” per “edificare il suo gregge nella verità e nella santità”. Connesso con questa funzione, in inscindibile unità, è il dovere di vigilare sul suo “gregge”, per evitare che non incorra in manifestazioni di fede e/o di culto contrarie a quelle proprie della Chiesa. Il mezzo di cui il vescovo si serve per raggiungere questo fine può essere duplice: dalla predicazione al messaggio scritto in forma di lettera enciclica da leggere in

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chiesa e da affiggere in luogo ben visibile all’ interno o all’ esterno della stessa. Tale documento è appellato “notificazione”, perché “rende noto” e pubblico il magistero episcopale. E’ formalmente vincolante perchè impegna i fedeli ad osservare le direttive in esso contenute. Cosa dichiara il Vescovo ai fedeli? Due cose sostanzialmente: 1. la “chiesa cattolica ecumenica” non si identifica con la chiesa cattolica romana; 2. le ordinazioni presbiterali attuate nella predetta chiesa sono invalide; 3. i sacramenti ivi amministrati sono senza valore. Pertanto li esorta a non partecipare agli atti di culto di tale chiesa, avvertendo che, in caso contrario, potrebbero perdere la comunione con la propria Chiesa e con la Fede apostolica. La “notificazione” altro non dice né può dire sulla “chiesa cattolica ecumenica”, atteso che alla luce della dichiarazione conciliare “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa e della Costituzione italiana essa ha pieno diritto di essere e di operare. di Giovanni Di Giannatale

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4 ottobre: San Francesco d’Assisi

LA POVERTÀ ante nel canto XI del Paradiso attribuisce alla povertà le sembianze di una donna, alla quale, come a morte,“la porta del piacer nessun disserra”, sapendo quanto sia duro convivere con lei. Francesco, invece, fu l’ unico nel suo tempo a innamorarsi perdutamente di questa donna e a sposarla pubblicamente davanti a Guido, Vescovo di Assisi, e al padre, Pietro Di Bernardone, restituendo a quest’ultimo perfino gli abiti, per essere privo di tutto, e conformarsi da allora in poi a Cristo che, pur essendo di natura divina, spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo (Fl 2, 6-7) e “da ricco si fece


À NEL PRIMO FRANCESCANESIMO povero” (2 Cor, 8, 1). Ma cosa intese Francesco per povertà? Stando alla prima regola, che esprime la sua genuina volontà, intese l’ assoluta indigenza, poiché reputava che, essendo il creato opera di Dio, l’ uomo non ha il diritto di possederlo, ma solo di usarlo per soddisfare i bisogni vitali. In conseguenza di questa concezione, Francesco considerò se stesso e i suoi frati come “advenae et peregrini, sine manente civitate in hoc mundo”. Il primo francescanesimo fu per questo itinerante e mendicante, senza fissa dimora. I frati vivevavo in grotte, caverne, pagliai o in case private, quando qualcuno li ospitava. L’ unico luogo di aggregazione fu dapprincipio Santa Maria della Porziuncola.

Questo spirito di povertà è testimoniato da alcuni episodi, dai quali si evince che Francesco non intendeva costruire conventi o “ritiri”, come si chiamavano allora. In previsione del Capitolo generale del 1221 il popolo fece costruire un piccolo ricovero per ospitarvi i capitolari. Quando Francesco lo vide, di ritorno da un paese del’ Umbria, “salì sul tetto e con mano vigorosa, rovesciò le tegole”, con l’ intento di demolirlo. Si arrestò solo quando alcuni soldati gli dissero che l ‘edificio era di proprietà comunale. Quando da Verona passò per Bologna, avendo saputo che alcuni frati abitavano in una casa da loro costruita, volle che l’ abbandonassero. Al Vescovo di Assisi, che cercava di convincerlo ad avere una

Francesco considerò se stesso e i suoi frati come“advenae et peregrini, sine manente civitate in hoc mundo”.Il primo francescanesimo fu per questo itinerante e mendicante, senza fissa dimora casa, Francesco rispose: “Se ho una casa sono costretto ad avere anche la spada per poterla difendere”. Non accettò la proposta, essendo Francesco uomo di pace. Con logica rettilinea fece capire al presule che, non volendo possedere la casa, non voleva di conseguenza neanche possedere la spada. I frati vivevano del lavoro giornaliero che compivano nei campi insieme con i coloni o, talora, presso alcuni signori feudali. Fin quando visse, Francesco vietò ai frati di possedere alcunché. Sappiamo che, dopo la sua morte, la regola fu attenuata da quel ramo di frati detti “conventuali”, i quali ritenevano che andava mitigata e che il possesso era lecito. Entrarono in contrasto con i frati “rigoristi”, detti “osservanti”, che non intendevano modificare la regola, volendo vivere il Vangelo sine glossa. Accadde la prima divisione della famiglia francescana, alla quale ne seguirono altre per ragioni giuridiche e spirituali. (1)

di Giovanni Di Giannatale

San Francesco in estasi è il soggetto di un dipinto realizzato dal pittore italiano Michelangelo Merisi da Caravaggio tra il 1594 e il 1595

1) Per le divisioni successive, di vd. G. Di Giannatale, La missione di S. Francesco e S. Domenico, e la perduta unità dei Francescani, in “In Fraternità”, a. IX, ottobre 2012, pp. 14-17.

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VISIONI & LETTERATUR Cinema da pensare

JEP GAMBARDELLA SIAMO NOI stato applaudito, premiato, visto, ma soprattutto criticato. La grande bellezza di Paolo Sorrentino, è un film che sicuramente ha fatto parlare, ma anche pensare. Innumerevoli gli spunti di riflessione a cui attingere e che mostrano la decadenza della società odierna, che poi non è solo quella strettamente romana a confronto con la Dolce Vita felliniana. Morte, sesso, potere, dissoluzione della storia. E’ un film probabilmente non compreso nella sua essenza e dal quale si tende a prenderne le distanze. Perché? Forse perchè qualcosa di quei personaggi allo sbando ci appartiene, sono in noi. Perché di Jep Gambardella, per mondanità e vita dissoluta se ne incontrano troppi e i suoi tormenti, al di fuori delle feste, sono un po’ i nostri. Il voler essere al centro dell’attenzione di tutto, ma non della propria vita e abbandonarsi a essa, sopravvivendo e non vivendo. Banalizzare questo film significa banalizzare noi stessi, scappando da quel che siamo, costruendo quel che vorremmo essere. Certo, non tutti trascorrono serate mondane su una terrazza davanti al Colosseo, ma i dubbi, le paure, il nulla a cui credere e l’incomunicabilità fanno da padrone.Abbiamo tutto e non abbiamo niente. E allora subentra la noia, che non è il contrario del divertimento, ma è l’impossibilità a comunicare, con noi stessi prima che con gli altri, favorendo gli stereotipi e la recita di parti patetiche e salva-apparenze. Noia come tormento di dover apparire, come qualcuno dall’alto ha deciso, e qui il dialogo tra Jep e Stefania ne è l’emblema. Noia come dissoluzione fisica e morale. E allora nascono

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le manie e le perversioni, le ansie ingestibili e talvolta degenerate, gli ozi e i vizi, il volere tutto per poi non farsene niente, l’avere tutto e cercare la morte, l’avere perso tutto e dover far finta ancora di avere tanto, il voler esagerare per sentirsi forti e insuperabili in un mondo superficiale, animato da assurdi protagonisti e inutili comparse. Il nulla padrone di tutto, il tutto che è il niente, il voler prevalere a tutti i costi e l’essere perfetti a tutti i costi, il prendersi in giro in preda alla disperazione. Grande bellezza come grande bruttezza, in un mondo dove si recita una parte e dove “tutta questa gente non sa far niente”, dove si sono completamente persi i valori. Una società allo sbando che può essere salvata solo dall’amore. Come Jep che aveva molto amato e non dimenticato, e questo ci fa comprendere come esso rimane davvero l’ultima àncora di salvezza per tutti. Solo amando noi stessi e il prossimo con sincerità e semplicità, senza aver paura di mostrare le proprie debolezze, si riesce a uscire da un empasse che non ci vede più persone, ma numeri, elettori, ascoltatori, pecore di un gregge che procede lento verso una via senza uscita. Non più uomini con un codice morale, ma pseudo – vip e gente fintamente importante che mostra di avere una vita meravigliosa, e intanto annegano nell’insicurezza e nella paura, di invecchiare e di non essere più potenti, donne che temono di non essere più avvenenti e attraenti e ogni regola etica sacrificata in nome di quella che viene chiamata mondanità o meglio smania di apparire. di Adele Di Feliciantonio

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GONE

L’Amore

CONOSCI DAVVERO c

isognerà aspettare ancora un pò per vedere in sala uno dei film più attesi della stagione cinematografica ormai avviata. Inizialmente previsto per il 2 ottobre, il film firmato da David Fincher slitterà alle festività natalizie del 18 dicembre. Gone Girl – L’Amore Bugiardo, interpretato da Ben Affleck e Rosamund Pike, e tratto dal bestseller di Gillian Flynn, è la storia di Nick e Amy conosciutisi a una festa in una gelida sera di gennaio. Uno scambio di sguardi ed è subito amore. Lui la conquista con il


RA

qualche consiglio utile per la vostra biblioteca

E GIRL

Bugiardo

chi ti dorme accanto?

quinto anniversario, Amy scompare. È in quel momento, con le tracce di sangue e i segni di colluttazione a sfregiare la simmetria del salotto, che la vera storia del matrimonio di Amy e Nick ha inizio. Che fine ha fatto Amy? Quale segreto nasconde il diario che teneva con tanta cura? Chi è davvero Nick Dunne? Un marito devoto schiacciato dall’angoscia, o un cinico mentitore e violento, forse addirittura un assassino? L’amore bugiardo è una vertiginosa

incursione nel lato oscuro del matrimonio. Un thriller costruito su una serie di rovesciamenti e colpi di scena che costringerà il lettore e lo spettatore a chiedersi se davvero sia possibile conoscere la persona che gli dorme accanto. Nel cast, oltre Ben Affleck e Rosamund Pike ci sono Tyler Perry, Kim Dickens, Patrick Fugit, Scoot McNairy, Missi Pyle, Casey Wilson, Emily Ratajkowski e Neil Patrick Harris.

PAGINE DI FEDE E DI LIBERTÀ

sorriso sornione, l’accento ondulato del Missouri, il fisico statuario. Lei è la ragazza perfetta, bella, spigliata, battuta pronta, il tipo che non si preoccupa se bevi una birra di troppo con gli amici. Sono felici, innamorati, pieni di futuro. Qualche anno dopo però tutto è cambiato. Da Brooklyn a North Carthage, Missouri. Da giovani professionisti in carriera a coppia alla deriva. Amy e Nick hanno perso il lavoro e sono stati costretti a reinventarsi: lui proprietario del bar di quartiere accanto alla sorella Margo, lei casalinga in una città di provincia anonima e sperduta. Fino a che, la mattina del loro

i intitola Pagine di fede e di libertà – Gli esuli abruzzesi a Londra durante il Risorgimento e il periodico evangelico L’Eco di Savonarola- la nuova pubblicazione editoriale curata dal montoriese Egidio Marinaro. “Gli scritti di Camillo Mapei, Gabriele Rossetti e Teodorico Pietrocola Rossetti”- si legge in quarta di copertina- “pubblicati sul periodico londinese bilingue L’Eco di Savonarola, rendono testimonianza all’elevato spessore intellettuale della partecipazione abruzzese alle battaglie risorgimentali e ai significati, sconosciuti ai più, dell’attiva presenza dei seguaci italiani della Riforma protestante, tra le file dei patrioti che nel secolo XIX conquistarono l’unità nazionale. Raccolti in questo volume, vengono divulgati per la prima volta in Italia nella loro interèzza”. Il libro fa parte dei Quaderni del Centro Evangelico di Cultura “Gabriele Rossetti” di Vasto. Domenico Maselli (ex docente universitario di Storia del Cristianesimo) ne scrive “Nel corso dell’ottocento vi è stato tutto un pullulare di periodici evangelici, frutto di vari gruppi di italiani, esuli per motivi politici, che poi, a contatto con i protestanti si erano allontanati dal cattolicesimo ed avrebbero, più tardi, costituito piccole chiese evangeliche distribuite su tutta la penisola italiana.

Avrebbero poi collaborato con la chiesa valdese che era rimasta fedele agli ideali della Riforma accettati al Sinodo di Chanforan nel 1532, nonostante le persecuzioni che si ripeterono nei secoli XVI, XVII e XVIII, e le limitazioni date dal trattato di Cavour, che li costrinse a vivere in un ghetto alpino. Il più celebre dei periodici evangelici risorgimentali si stampò a Londra ed ebbe come titolo L’Eco del Savonarola.Tra i vari collaboratori della rivista vi erano tre abruzzesi e cioè Camillo Mapei, Gabriele Rossetti e Teodorico Pietrocola Rossetti”.

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di Pietro Serrani

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STORIA DI UN’AMICIZIA

Incontro con la scrittrice Carla Evani

“COME ARIA” NEL CUORE crittrice teramana, di origini pugliesi, Chiara di Taranto , in arte Carla Evani, è autrice del suo primo racconto: “Come aria”. La nostra prima domanda è perché ha scelto di scrivere con uno pseudonimo e non con il suo nome? Per tanti motivi. In primo luogo perché in questo libro ho scritto cose molto intime. Aprirsi con la carta è più semplice che parlare con qualcuno. Nel contatto con gli altri facciamo esperienza continua di giudizio, la carta invece non ci giudica e la penna attinge direttamente al cuore, senza il filtro dell’intelletto. Un altro motivo era la protezione dell’identità degli altri protagonisti, ma questi mi hanno dato carta bianca quando un’amica mi ha costretta a fare outing! E poi forse lo pseudonimo è un modo per giocare. L’idea di avere una doppia identità mi piaceva, ma ora mi hanno scoperta... Come è nata la sua passione per la

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scrittura? La tensione alla scrittura è nata leggendo, direi. La passione scrivendo. Più scrivevo e più mi alleggerivo. E quando, attraverso la scrittura, trovo soluzioni a questioni esistenziali non risolte, la scrittura diventa un consulente personale di altissimo livello, sembra attingere ai più profondi meandri dell’anima, ai più alti livelli della coscienza. E poi c’è l’aspetto ludico: talvolta scrivendo mi vengono idee divertenti e/o mi si combinano situazioni alle quali non avevo pensato, delle piccole illuminazioni che mi entusiasmano. Sono sicura che l’angelo custode non è accanto a noi solo per proteggerci, consolarci, guidarci e aiutarci, sta lì anche per farci divertire e fa i salti di gioia quando noi siamo felici. Nel suo romanzo “Come Aria” la forma narrativa si alterna con alcuni stralci di un Diario. Come definirebbe il suo stile? Non mi piace definire, forse perché non ho definizioni. Ho scritto cosí come mi

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è venuto spontaneo fare. Mi sono fatta guidare dall’intuizione. Inserendo i passi di diario ho potuto giocare un po’ anche con la lingua, adattarla alle età dei due personaggi femminili che la usano. Mi piace sperimentare, inventare, giocare. Quella di “Come Aria” è una storia di un’amicizia tra Margherita ed Arianna. Quanto di autobiografico c’è in questo romanzo di esordio? Dovrei rileggere il romanzo per poter rispondere correttamente: l’ho scritto più di tre anni fa. Diciamo che la trama è un vissuto personale al 50%. I temi lo sono per un buon 90%. Tutto (o un 98%) è “rubato” alla realtà, ma nella trama tutto si mischia. Nessun personaggio è copiato dalla realtà, in ognuna delle figure confluiscono almeno altre tre o quattro persone reali che mi hanno ispirata, inoltre entrano nella figura spunti “rubati” per strada, ad una canzone, ad un articolo di giornale, al racconto di un’amica... Ci sono degli scrittori nella


letteratura nazionale ed internazionale che hanno influito sulla sua formazione letteraria? Tutti quelli che ho letto, immagino. Tutto mi lascia qualcosa, tutto mi arricchisce. Leggo tutto quello che il cosiddetto caso mi fa incontrare e che il mio intuito mi fa scegliere. Vivendo in Germania leggo più spesso in tedesco, ma soprattutto ascolto audiolibri e molta poesia. Se influiscono di più quelli che rileggo più spesso questi sono

Dante, Leopardi, Ungaretti, Montale, Neruda e Heinrich Heine. Un romanzo letto e riletto è Paula di Isabelle Allende. Progetti futuri? Scoprire chi sono. Se la scrittura continuerà a servirmi in tal senso le rimarrò legata, le sarò grata e compariranno nuovi scritti. In questa fase della vita sto imparando ad apprezzare tutto il valore di uno dei concetti più vecchi e più ripetuti: Hic et nunc! Un consiglio agli “scrittori in erba”

…Ecco, ora mi sono ricordata uno degli altri motivi per cui avevo scelto uno pseudonimo: non volevo che un giorno qualcuno mi desse della “scrittrice”. Che poi addirittura mi si chiedesse di dare consigli... ah! Non sopporto la parte pedante che è in me, ha sempre una risposta pronta. Dice – saputa! - di leggere, leggere, leggere e leggere. Poi dice anche di rileggersi e/o recitarsi quelle poesie che ci fanno emozionare e – dulcis in fundo – di scrivere ascoltando il cuore. Quando il cuore si è svuotato, tocca all’intelletto metter un po’ d’ordine... o ai vostri 57 lettori (n. d. A. numero reale di amici e conoscenti che hanno letto e corretto “Come Aria”)! E poi continua pedante! - non scrivete se non ne avete urgenza... e se avete scritto un libro non vuol dire che ne dobbiate scrivere un secondo. La pedante ha finito. Io vi cito uno dei miei manuali di scrittura prediletti (oltre i classici mattoni, nel senso del peso fisico e non di quello contenutistico: il contenuto è oro, senza strumenti si lavora male!): “Le lezioni americane” di Calvino e tra tutte le lezioni la mia preferita è quella sulla “Leggerezza” e ad essa cerco di adattare la mia scrittura ed orientare la mia vita.

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di Clementina Berardocco

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La musica da “sfogliare” degli AUDIOMAGAZINE

VERSO IL FUTURO

opo l’esperienza ad Amici di Maria De Filippi, Andrea Cardillo, insieme a Francesco Carusi e Kicco Careddu decidono di fondare una band che sia una “rivista da ascoltare”. Con il successivo ingresso di Vittorio Longobardi, Enrico Sotgiu e Lamine Mbaye , cover e, successivamente, inediti danno vita agli Audiomagazine, l’esempio più significativo di ragazzi che, animati da una grande passione per la musica, si “sono fatti da soli” riscuotendo di persona il seguito dei fans. Il tormentone estivo “Tornerai” li ha consacrati al grande pubblico, ma ancor di più alla nostra Provincia diventando l’inno delle serate sulla costa. Gli Audiomagazine nascono inizialmente come Cover Band… La nostra band è nata nel 2003 con repertorio di cover e musica di fusione spaziando

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in generi particolari come il funk, il blues e successivamente generi più “popolari”. Quindi la scelta del nome racchiude questo stile singolare di unire culture musicali differenti? Certamente; il nome Audiomagazine, infatti, si

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La diversità è vincente e per noi lo è dal punto di vista musicale perché ci divertiamo ad arrangiare i brani facendo confluire sonorità , generi, culture, ricordi e personalità differenti

riferisce a un’ipotetica rivista musicale che parlasse di musica a 360 gradi e rispecchia quello che noi facciamo e che vogliamo fare. Dalle cover a un vostro disco, uniti dalla commistione di stili. Qual è la vostra fonte di ispirazione? Ognuno di noi proviene da esperienze diverse, storie diverse, personalità forti ed è portatore di un background differente che dà alla band un contributo unico che è la nostra principale fonte di ispirazione per creare un prodotto originale che ci rappresenti tutti. Dal rock al folk, dal samba a Napoli, la convivenza nella diversità vince sempre? La diversità è vincente e per noi lo è dal punto di vista musicale perché ci divertiamo ad arrangiare i brani facendo confluire sonorità , generi, culture, ricordi e personalità differenti e lo è anche nel nostro stile. Non siamo legati a etichette e l’informalità ci


O CON ALLEGRIA! distingue sempre e in ogni occasione. Ci piace considerare il nostro pubblico in un rapporto paritario e dialettico, di sinergia ed empatia. I vostri concerti rallegrano gli animi e la vostra energia è contagiosa. Quanto vi rende soddisfatti essere “portatori di allegria”? Sorridere è il miglior rimedio a tutti i mali. Noi ci divertiamo moltissimo in quel che facciamo e il nostro obiettivo è divertire e coinvolgere cercando di assecondare tutti i gusti musicali. L’allegria è il nostro messaggio! La costa teramana ha rappresentato la vostra consacrazione: concerti con tantissime presenze e “Tornerai” come colonna sonora della movida e dell’ estate. Tutto questo vi lega alla nostra terra? C’è un legame indissolubile con la vostra terra, a partire da Giulianova dove abbiamo mosso i primi passi e tutta la provincia di Teramo. Le prime volte che siamo venuti per promuo-

vere “Tornerai” abbiamo avuto un riscontro di pubblico inimmaginabile. La canzone è stata recepita con un grande entusiasmo e sapere che tanti giovani la canticchiano e ricordano momenti magici vissuti in compagnia ci dà grande soddisfazione. La nostra volontà è quella di proporre tutti i nostri successi, di far

Più che un gruppo siamo una grande famiglia

conoscere la nostra musica e quindi espandendoci per l’intera regione. “Tornerai”, “Cambierò” e infine “Danza” sono brani orientati sempre al futuro con l’ottimismo che sprigiona un

ballo. Come gli Audiomagazine vedono il loro avvenire? Più che un gruppo siamo una grande famiglia accomunati da una passione smisurata per la musica. La nostra unione è la nostra forza perché ci fa superare i momenti no e anche nelle difficoltà abbiamo sempre la voglia di trasmettere allegria. Siamo pienamente proiettati in avanti e vediamo il nostro futuro roseo continuando a fare ciò che amiamo: cantare e suonare!Naturalmente ci auguriamo che nel nostro paese ci sia maggiore attenzione per l’arte e soprattutto che i nostri fans ci seguano numerosi. La nostra è una legittimazione “dal basso”; non abbiamo grandi sponsor, ma giriamo il paese e il nostro successo proviene dalla gente che ci segue e ascolta. Loro sono la nostra carica e spinta per il futuro.

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di Adele Di Feliciantonio

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SPORT NON CONVENZIONALI

L’ACTION S l tiro sportivo è una disciplina agonistica che racchiude diverse varianti legate soprattutto alle modalità di gara, ma che ha lo scopo testare la capacità e l’abilità del tiratore, nel rispetto della sicurezza e svilupparne la precisione e il controllo. Nelle competizioni sportive infatti ogni tiratore è tenuto a rispettare cinque regole fondamentali: 1. Considerare ogni arma come se fosse sempre carica. 2. non rivolgere mai la volata dell’arma verso qualcosa che non si voglia colpire. 3. essere certi del proprio bersaglio e di cosa lo circonda. 4. tenere sempre il dito fuori dal grilletto fino a quando non si è coscientemente deciso di sparare. 5. rispettare le leggi e gli ordinamenti giuridici degli Stati in cui si compete. Nel tiro dinamico sportivo, comunemente chiamato “IPSC Shooting” sono importanti il movimento del tiratore, i bersagli mobili, i bersagli multipli di differenti tipologie, le varie distanze dei bersagli, la libertà d’interpretazione che ogni singolo atleta può adottare per risolvere i vari percorsi di tiro, la continua sfida contro il tempo per svolgere l’esercizio, la possibilità di praticarlo sia con pistole che fucili. L’ International Defensive Pistol Association (IDPA) vengono simulati scenari di difesa personale e possibili in incontri di vita reale, ma con finalità unicamente sportive. Il tiro sportivo dell’Action Shooting prevede infine l’utilizzo di un equipaggiamento realmente pratico per poter affrontare adeguatamente gli esercizi di gara in modalità dinamica. La Valle Reale Academy, è l’associazione che già nel suo direttivo, raccoglie tutto l’Abruzzo. Fondata da Marco Antonio Jovanovic, presidente, di Pescara, Luca Fiamma, aquilano, Salvatore-Valerio Ferri, teramano, dal 2012 hanno già collezionato un invidiabile palmares. “Siamo la di-

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mostrazione vivente – esordisce Valerio Ferri - che tre province diverse possono cooperare cordialmente e fattivamente per l’obiettivo comune”. Come nasce l’ associazione Valle reale Academy? Nasce nel 2012 da un gruppo di amici e tiratori sportivi che, durante la loro attività agonistica, hanno constatato la mancanza in Abruzzo di un punto di riferimento che consentisse lo sviluppo delle discipline del tiro sportivo e, soprattutto, la crescita e la maturazione agonistica degli atleti, obbligati ad andare a cercarsi “le esperienze” fuori regione”.Le diverse provenienze sportive hanno piuttosto contribuito a legare il gruppo teramano, dove si racconta che “c’è stato chi ha dovuto, anche se in ambito civile, “portare” un’arma nell’espletamento del proprio lavoro – spiega Valerio Ferri - chi proviene dal mondo militare e chi per semplice passione si è avvicinato al tiro accademico degli UITS (Tiro a Segno). Tutti però hanno avuto un comune denominatore “l’utilizzo dell’arma in sicurezza” che solo il tiro difensivo può insegnare. Da lì al ritrovarsi tutti insieme, il passo è stato breve. Il panorama del tiro difensivo attuale offre molteplici attività agonistiche ma l’Action Shooting e l’IDPA sono le uniche che ti consentono di trasferire quanto appreso nella vita reale. “Lo scopo – prosegue Ferri - è quello di insegnare i fondamenti dell’uso delle armi in sicurezza per se stessi e per gli altri. Inoltre, nella realizzazione degli esercizi di gara non si perde di vista quelli che potrebbero essere reali situazioni di utilizzo difensivo di armi. Per questi motivi vengono utilizzate armi e buffetterie da porto quotidiano e continuato”. Un buon tiratore, secondo il Presidente dell’associazione Jovanovic deve “accendere il cervello” perché la cosa più importante è sempre la sicurezza. Infine come in ogni competizione sportiva le regole sono passione, dedizione, allenamento e “un po’ di fortuna che è sempre necessaria” – conclude Ferri.

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SHOOTING PALMARES National Fias 2013 2° Master Stock National Fias 2013 2° SharpShooter Limited National Fias 2013 3° SharpShooter Limited European Cup IDPA 2012 6° EX - CDP IASC European Champ. 2013 2° MA - SD IASC European Champ. 2013 5° AS - LD IASC European Champ. 2013 3° AS - LD Southern Cup IDPA 2013 MA Division Champion Southern Cup IDPA 2013 3° SS - SSP Southern Cup IDPA 2013 1° SS - ESP National FIAS 2012 2° Master Stock Winter Match 2013 IDPA 3° SS - SSP National FIAS 2012 4° Marksman Limited European Title Match IDPA 2012 1° MA - SSP National FIAS 2012 2° Marksman Limited European Title Match IDPA 2012 4° SS - ESP European Cup IDPA 2012 3° MA - SSP European Title Match IDPA 2012 2° SS - ESP National Fias 2011 2° Master Stock European Cup IDPA 2012 4° MM ESP IASC European Champ. 2008 1° EX - SD National Fias 2011 3°Novice Limited PrimaPagina 51 - Sett. 2014

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IL PROGETTO VE.LE DELL’ARCHITETTO RAFFAELE DI MARCELLO

PASSEGGIANDO

IN BICICLETTA… ccanto a te, pedalare senza fretta la domenica mattina…” cantava Riccardo Cocciante nei lontani anni ottanta. E quanto mai attuale il desiderio di pedalare e abbandonare le quattro ruote per dare spazio ad un mezzo di locomozione sempre più utilizzato, non solo nel tempo libero ma anche in città, per gli spostamenti quotidiani. Raffaele Di Marcello, architetto e dottorando di ricerca in Sociology of Regional and Local Development, all’Università di Teramo è anche l’ideatore del Progetto VE.LE. - Ciclovia Adriatica VEnezia LEcce – creato per promuovere la realizzazione del percorso ciclabile corrispondente al ramo n. 6 di Bicitalia. Esso collega Santa Maria di Leuca con Ravenna, costeggiando il mare Adriatico, fino a ricollegarsi ai percorsi europei già esistenti e in corso di realizzazione. In Italia la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) che promuove il cicloturismo, ha predisposto la rete Bicitalia, che aumenta i percorsi Eurovelo, ramificandoli in tutta la nostra Penisola. Qual è la situazione in Abruzzo? Nella nostra regione, grazie al progetto Bike to Coast, che prevede il completamento dei percorsi ciclabili costieri da Martinsicuro a San Salvo, nei prossimi anni dovremmo vedere completato un percorso ciclabile continuo, sicuro e scorrevole, lungo ben 131 km. Tale percorso comprende aree ricche di strutture turistiche (nel teramano e nel pescarese) e zone di pregio naturalistico e ambientale (riserva del Borsacchio, AMP Torre del Cerrano, Costa dei Trabocchi, Riserva di Punta Aderci, Lecceta di Torino di Sangro, ecc.), attraversando una varietà di paesaggi che va dalle spiagge sabbiose del nord Abruzzo alle falesie della costa teatina. Attualmente sono esistenti solo 55 km circa di

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percorsi ciclabili, pari al 42% dell’itinerario, e il progetto prevede la realizzazione di oltre 76 km di strutture, compreso tre ponti (sui fiumi Vomano, Piomba e Saline), per un totale di circa 33 milioni di euro. Nella sua pubblicazione “I percorsi ciclabili dell’Adriatico”, Lei tratta proprio di questo progetto che contempla non solo una rete di infrastrutturale ma anche sociale, al fine di promuovere quello che sarà uno dei percorsi ciclabili più lunghi d’Europa: l’Abruzzo ha le carte in regola per divenire un distretto cicloturistico di rilevanza internazionale? L’Abruzzo, proprio grazie al completa-

In Italia la FIAB che promuove il cicloturismo, ha predisposto la rete Bicitalia, che aumenta i percorsi Eurovelo... mento del suo percorso ciclabile costiero e alle sue caratteristiche territoriali, potrebbe candidarsi ad essere la regione capofila di un partenariato che coinvolga le altre regioni adriatiche (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Molise e Puglia) ma anche gli stati transfrontalieri, che fanno parte di quella che viene definita “macro regione adriaticoionica”. Non bastano, infatti, i 131 km di percorsi ciclabili costieri regionali per diventare un distretto cicloturistico di rilevanza internazionale, ma occorre estendere la rete ciclabile a livello regionale, prevedendo percorsi mare-monti, anche riconvertendo la viabilità minore, per poi avviare sinergie con le regioni limitrofe e collegarsi alla rete nazionale Bicitalia e a quella europea Eurovelo.

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LE CARATT uali sono le caratteristiche che dovrebbe possedere un’infrastruttura cicloturistica in armonia con il paesaggio? Esempi nella nostra Regione? È necessario chiarire che un’infrastruttura, anche se di basso impatto quale quella ciclistica, interferisce comunque con il contesto territoriale dove viene ubicata, soprattutto se si tratta di ambienti pregevoli dal punto di vista paesaggistico e/o ambientale. Nei territori sensibili, quali parchi o aree protette, occorre studiare attentamente l’inserimento di nuovi tracciati e privilegiare la riconversione della viabilità esistente, spesso non più o poco utilizzata dalle automobili. Particolare attenzione va posta alle pavimentazioni dei percorsi, che devono essere il più possibile compatibili con il contesto. In ogni caso, quando si parla di turismo in bicicletta, bisogna considerare che esistono diverse tipologie di cicloturismi: dal ciclismo su strada, per il quale servono fondi possibilmente in asfalto, e che permette di utilizzare strade esistenti magari adeguando anche solo la segnaletica; alla mountain bike, che utilizza anche sentieri e strade interpoderali; per poi passare ad altri utilizzi più specialistici, come il down hill, che prevede la discesa su sentieri dopo essere saliti in quota con impianti di risalita (vedi il bike park di Prati di Tivo). In Abruzzo esiste un bell’anello ciclabile, che unisce i Comuni dell’Altipiano delle Rocche, ma sono moltissimi i ciclisti che utilizzano la rete stradale minore delle nostre montagne e colline per compiere escursioni giornaliere o viaggi di più giorni, e in quel caso basterebbe rendere più sicuri i percorsi con idonea segnaletica, manutenzione costante del manto stradale, e maggiori controlli. A suo avviso, il recupero del paesaggio può divenire un fattore determinante per lo sviluppo delle economie locali? In che modo concretamente? Dopo le “ubriacature della crescita” degli


TERISTICHE DEI PERCORSI anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, che hanno portato amministratori, associazioni e cittadini a puntare sullo sviluppo industriale e terziario della nostra regione, da qualche anno ci si è resi contro che la nostra vera ricchezza è il territorio, inteso non solo come elemento geografico, ma come capitale sociale. Il paesaggio, se non è collegato alla cultura del territorio, ai propri saperi, alla propria

storia, rischia di rimanere una bella cartolina e niente altro. Il turista, italiano e straniero, vuole riportare a casa un’esperienza, e solo un territorio “vero”, che sa conservare e valorizzare le proprie diversità e peculiarità, può offrire una vacanza esperienziale, che può essere legata ai sapori e odori dell’enogastronomia, o alle suggestioni della storia e del patrimonio culturale, o ancora ai paesaggi e alla natura, ma deve, comunque,

essere caratterizzata da un tessuto sociale vitale e accogliente. Senza gli abruzzesi l’Abruzzo è solo un’entità geografica, e se noi amiamo il nostro territorio, riusciamo a farlo amare anche a chi lo visita. Tornando alla mobilità ciclistica uno studio dell’Unione Europea dice che il turismo in bici, in Europa, muove qualcosa come 44 miliardi di euro; penso che ogni altro commento sia superfluo.

PROMUOVERE LA MOBILITÀ CICLISTICA ome è possibile promuovere la mobilità ciclistica nella nostra provincia? In Abruzzo è stata approvata, più di un anno fa, la L.R. 8/2013 - Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica – che, seppure pesantemente modificate in corso di approvazione, costituisce un buon punto di partenza per rendere le nostre città più sostenibili dal punto di vista della mobilità. Il testo di legge, che ho contribuito a scrivere, può essere migliorato ma occorre che, da subito, Regione, Province e Comuni, applichino le norme in esso contenute. C’è poi la questione dell’intermodalità tra bicicletta ed altri mezzi di trasporto: il trasporto gratuito delle biciclette sui treni regionali era stato finanziato ma non è mai partito mentre il codice della strada rende difficoltoso il trasporto delle biciclette sui bus di linea; occorrono interventi, sia a livello legislativo che regolamentare, che facciano superare problemi tecnici e ostacoli burocratici per far si che i cittadini possano scegliere di utilizzare le due ruote a pedali e/o i mezzi pubblici per gli spostamenti urbani ed extraurbani. Numerosi esempi europei ed italiani ci dicono che questo è possibile, sta a noi far si che sia realtà anche nella Regione Verde d’Europa. di Clementina Berardocco

LO SAI CHE... . Nei conventi, durante la lettura delle Sacre Scritture, quando ci si riferiva a San Giuseppe si diceva “Pater Putatibus”, abbreviato in P.P.. Ecco perché il più comune minutivo di Giuseppe è Peppe o Peppino. . Le persone intelligenti hanno più zinco e rame nei capelli. . La prima coppia mostrata a letto insieme in TV fu Fred e Wilma Flintstone. . Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c’erano state perdite, si scriveva “0 killed”, da cui l’espressione OK nel senso di “tutto bene”.

. L’altezza della più grande piramide di Egitto è circa un miliardesimo della distanza che separa la terra dal sole. .La parola “cimitero” deriva dal greco “koimetirion” che significa “luogo per dormire”. . I genitori più giovani di tutti i tempi, età 8 e 9 anni, vissero in Cina nel 1910. . Il Papa più giovane di tutti i tempi aveva solo 11 anni. . Il primo libro scritto con la macchina da scrivere fu “Tom Sawyer”. .I giubbotti antiproiettili, le uscite antincendio, i tergicristallo e le stampanti laser hanno una cosa in comune: sono stati tutti inventati da donne.

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in

“PrimaPagina “Prima Pagina”” Salute

La salute dei

nostri figli

A SCUOLA SENZA MAL DI SCHIENA egli ultimi decenni è stato evidenziato l’incremento degli episodi di “mal di schiena” tra bambini e adolescenti ma è stato anche affermato che l’annoso ed apparentemente irrisolvibile problema dello “zaino troppo pesante” è, in realtà, solamente uno dei fattori predisponenti ma sicuramente non il principale. Oltre che dello zaino, quindi, bisogna preoccuparsi anche delle posture che vengono assunte sia a scuola che a casa; non è assolutamente sufficiente che genitori o insegnanti ribadiscano la solita raccomandazione“stai dritto con la schiena”! Bisogna fare attenzione alle caratteristiche di sedie e scrivanie ma soprattutto bisogna essere certi che

le loro dimensioni siano proporzionate all’altezza del bambino, in modo tale che da seduto appoggi i piedi comodamente per terra e l’altezza della scrivania sia tale da consentire l’appoggio degli avambracci con spalle rilassate. Gli arredi scolastici, alla luce di quanto detto, devono rispondere ad una normativa europea (Uni En1729) che garantisce una corretta postura; ciò non esclude che possono esservi dei casi che sfuggono a tale controllo a causa di un divario a volte marcato dell’altezza di un bambino dalla media (troppo alto o troppo piccolo); in questi casi non bisogna avere timori e occorre che il genitore ne parli con l’insegnante per cercare la giusta soluzione. E’ necessario, comunque, sottolineare che anche una posizione corretta

ma tenuta a lungo può essere nociva per cui, se non è possibile ovviare a questo problema nelle ore scolastiche, bisogna che ai bambini nelle ore di studio a casa vengano consentiti e addirittura stimolati cambi frequenti di postura e delle giuste pause. Altro elemento fondamentale per un buon funzionamento della colonna vertebrale è il movimento; tale struttura anatomica per funzionare bene deve essere mantenuta elastica e mobile. Tali caratteristiche vengono salvaguardate da una costante e corretta attività motoria. Fondamentale è, quindi, combattere la sedentarietà a cui si è sempre più portati a causa dell’incremento d’interesse verso determinati passatempi (videogiochi, tablet, TV, cellulari…), stimolando e incoraggiando le attività ludiche e ricreative associate ad attività fisiche. Ben vengano, di conseguenza, le attività sportive extrascolastiche da effettuarsi nel tempo libero, con una frequenza preferibilmente bisettimanale. Anche in questo caso, comunque, bisogna comportarsi in modo equilibrato lasciando i bambini liberi di scegliere l’attività che più li aggrada senza sovraccaricarli sia come frequenza, intensità o aspettative, avendo ben presente che l’unico scopo deve essere quello di socializzare, divertirsi e muoversi correttamente; l’agonismo non deve essere assolutamente stimolato o incentivato poiché anche un’attività motoria troppo intensa può avere ripercussioni sfavorevoli sia dal punto di vista fisico che psichico.Tutti campioni? Ne riparleremo. Dott.ssa Maria Croce

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Salute

Non c’è Dialogo più vivace tra due persone di una seduta shiatsu fatta in silenzio

SHIATSU & POSTURA a terapia shiatsu è una forma di manipolazione tramite i pollici, le dita e il palmo delle mani, che esclude l’utilizzo di strumenti meccanici e i cui scopi sono la correzione dei malfunzionamenti dell’organismo, la promozione e il mantenimento della salute del paziente e la cura delle malattie specifiche. Così viene ufficialmente definita dal ministero della sanità giapponese questa tecnica ormai diffusa in tutto il mondo, particolarmente efficace per modificare o curare atteggiamenti posturali non salubri. Il creatore di una delle tecniche di esecuzione più diffuse, MASUNAGA Sensei, definisce la postura “ un modo per interpretare lo stato di essere vivente, che riflette l’atteggiamento delle persone e rivela le loro intenzioni prima di passare all’azione”. In pratica, dalla postura si possono intuire le abitudini, le azioni quotidiane che la persona svolge e di conseguenza, per gli acuti osservatori, il suo stile di vita, i suoi pensieri perché tutto ciò che influenza il modo di vivere della persona, influenza anche la sua postura. L’operatore quindi deve sviluppare, tra le sue capacità professionali, la capacità di mantenere una posizione rilassata, ma ferma e di percepire

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attraverso il tatto i sottili cambiamenti che si producono nell’energia vitale dell’individuo. Ma soprattutto di essere in grado di diagnosticare gli squilibri energetici del paziente. Lo shiatsu è una terapia fisica efficace soprattutto negli squilibri dell’apparato locomotore perché agisce direttamente sui tessuti interessati Due sono gli elementi importanti per la postura. Il primo è la libertà del movimento: tutto ciò che limita l’articolarità, la flessibilità, l’armonia dei movimenti indica un’energia bloccata (ki) o rallentata nel suo percorso. Il secondo, conseguenza del primo, è la necessità di ristabilire tale libertà, attraverso appunto, una serie di trattamenti. Lo shiatsu inoltre può trovare posto nella cura di molte patologie stimolando un processo di “autoguarigione” connesso al generale miglioramento della vitalità. Lo shiatsu non fa niente di straordinario, ma può rendere straordinarie le persone. Dott. Francesca Marà Fisioterapista Specialista in riabilitazione clinica e posturale linfodrenaggio e psicomotricità, operatrice shiatsu

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in

“PrimaPagina “Prima Pagina”” Salute

Prostata prevenzione

UN TEST più accurato e specifico più accurato e specifico rispetto al test tradizionale, permette una diagnosi precoce ed è in grado di ‘predire’ l’aggressività del cancro che si sta sviluppando: è il nuovo esame diagnostico per il tumore alla prostata messo a punto dal Laboratorio Analisi IULIUS in via Giovanni XXIII a Tortoreto (TE). Il test, denominato ‘2proPSA e phi’, si effettua su un prelievo di sangue e permetterà di limitare le biopsie non necessarie poiché consente di discriminare meglio il tumore prostatico in pazienti con PSA elevato. Il test 2proPSA-phi (prostate health index) è ora disponibile presso il Laboratorio Analisi IULIUS. Il nuovo esame sembra dunque in grado di stabilire e monitorare l’aggressività del tumore e, dunque, permettere di selezionare quei pazienti con un tumore clinicamente significativo. Il Laboratorio Analisi IULIUS è la prima struttura sanitaria privata accreditata in Abruzzo ad effettuare questo test, che ha un costo contenuto rispetto alle biopsie, più specifico e con chiari vantaggi per la qualità di vita del paziente e per la spesa pubblica.

I numeri legati a questa patologia sono infatti rilevanti: il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra gli uomini e nel 2013 sono attesi 36.000 nuovi casi. Inoltre, l’incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi anni una costante tendenza all’aumento ed è atteso un costante aumento anche per i prossimi decenni: l’incidenza stimata nel 2020 è di oltre 43.000 casi e nel 2030 sarà di oltre 50.000. “Il phi non sostituisce il test del PSA bensi migliora la specificità clinica di rilevamento del carcinoma prostatico rispetto ai test attualmente in uso, identificando con maggiore accuratezza il paziente candidato ad una biopsia prostatica”. Il test “non è attualmente rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale e per tale motivo è stata stabilita una tariffa minima per compensare i costi di esecuzione”. Attualmente, il test più diffuso per individuare il rischio di un tumore della prostata è la misura dell’antigene prostatico specifico PSA (una proteina prodotta dalle cellule della prostata che risulta elevata in presenza di cancro).

L’effettiva utilità di tale test è tuttavia messa in dubbio da vari esperti, poiché non predice le differenze tra i tumori che saranno sintomatici e quelli che non lo saranno, aspetto fondamentale che appare invece garantito dal nuovo esame.

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Dott. Enzo Di Nicolantonio responsabile del Laboratorio IULIUS

s. rl. .

Via Giovanni XXIII (ang. Via Sicilia)

TORTORETO LIDO - TE Tel/fax 0861. 78 64 95

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Implantologia All-on-4 Denti fissi sull’intera arcata dentale con soli 4 impianti on l’All-on-4 associato al carico immediato i pazienti possono ricevere in poche ore denti fissi con una protesi provvisoria, detta protesi di Toronto, costituita da 10 denti. Dopo circa 3 mesi, ad avvenuta osteointegrazione degli impianti, si posiziona la protesi fissa definitiva, la protesi di Toronto con 12 denti in resina composita o ceramica. La protesi di Toronto, è creata con grande attenzione all’estetica e alla funzionalità della bocca, ricreando un sorriso naturale ed armonico. Non si nota il passaggio tra gengiva finta della protesi e la gengiva naturale; inoltre i buchi delle viti che ancorano la protesi agli impianti sono chiusi con del composito della stessa cromatura dei denti, non facendo notare nulla. Il paziente deve seguire tutte le norme relative ai comportamenti da tenere prima, durante e dopo l’intervento di implantologia. Dopo 7 o 15 giorni, in base ai materiali impiegati, si tolgono i punti di sutura e si prendono le impronte per la protesi definitiva fissa. Non bisogna mangiare cibi duri o collosi ed in caso di rottura della protesi è indispensabile avvisare immediatamente la clinica (poiché eventuali ritardi potrebbero provocare il fallimento implantare e la decadenza della garanzia). Una protesi danneggiata o rotta rischia di portare al fallimento di uno o più impianti. La protesi provvisoria deve essere pulita con spazzolino e dentifricio, per 15 giorni occorre effettuare sciacqui con colluttorio prescritto dal medico e per una buona guarigione è indispensabile che il paziente mantenga una scrupolosa igiene orale; seguono appuntamenti di controllo, generalmente una volta al mese per verificare la corretta igiene orale e la guarigione dei tessuti

Dott. Paolo Rasicci Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia Perfezionato in Implantologia Orale

e dell’osso; dopo circa 3 mesi, all’avvenuta osteointegrazione degli impianti con l’osso circostante, si effettuano le impronte per la protesi fissa definitiva che l’arcata dentaria del paziente è pronta per accogliere. E’ indispensabile che il paziente mantenga una scrupolosa igiene orale, lavando i denti della protesi dopo ogni pasto e passando una volta al giorno il filo interdentale superfloss. inoltre per il primo anno, si sottoponga a controlli periodici, nei quali è valutata dal medico l’igiene orale e l’eventuale necessità di sottoporsi a sedute di igiene professionale. Per il primo anno i controlli devono effettuarsi ogni 3 mesi e dal secondo anno in poi ogni 6 mesi. Il mancato rispetto di tali controlli costituisce causa di decadenza della garanzia. Casi Complessi - Bifosfonati In molti casi complessi il Dott. Rasicci Paolo ha realizzato con successo le operazioni di implantologia, ridonando al paziente il sorriso di prima. È questo il caso, ad esempio, di pazienti che assumono Bifosfonati. Molti di loro hanno trovato, presso il nostro studio, una risposta positiva ai loro problemi e la reale possibilità di effettuare operazioni implantologiche Allon-4. Trattare pazienti che assumono bifosfonati non è impossibile. Ogni caso deve essere analizzato singolarmente e attentamente dal Dott. Rasicci per valutare la situazione; presso il nostro studio è possibile ricevere una consulenza totalmente gratuita.

I vantaggi dell’All-on-4 La tecnica All-on-4 consente: Implantologia All-On-4 (All On Four) di avere denti fissi su tutta l’arcata di avere una dentatura completa fissa in sole 24 ore di avere stabilità dentaria anche con un volume osseo minimo, grazie al posizionamento obliquo e stabile degli impianti quindi di spendere meno in operazioni di chirurgia ricostruttiva dell’osso di avere una garanzia sugli impianti All-on-4 di 10 anni di effettuare l’operazione con la tecnica Nobel Guide di inserire meno impianti per posizionare più denti con minore dolore e minore spesa

Nel caso di un intervento su arcata dentale completa, non è sempre possibile avere il carico immediato in forma di protesi fissa; in particolare questo avviene quando uno o più impianti inseriti non presentano una stabilità primaria di almeno 35 newton (osso molle). Qualora si verifichi questa situazione, si provvederà a fornire una protesi mobile provvisoria, tipo protesi totale. Il paziente utilizzerà la protesi mobile in sostituzione di quella fissa per un periodo variabile da 3 a 6 mesi, a seguito di questo periodo è comunque previsto il carico degli impianti con una protesi provvisoria fissa che successivamente verrà sostituita da una definitiva fissa.

Studio Medico Pescara Corso Umberto I° n. 55 - Giulianova Lido (TE) Via N. Sauro 132 tel. 0858000011 - cell. 348.0452031 - www.paolorasicci.com

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Benessere emozionale:

“Passione Coaching”

osì recita un detto nella comunicazione. Tuttavia, nell’ambito dello sviluppo personale può essere modificato in “chi domanda dirige”, ma chi o cosa dirige? Semplice: se stessi. E già perche’ questo semplicissimo e pratico strumento delle domande ha un potere enorme sulle nostre decisioni e di conseguenza sui nostri risultati,sui nostri stati d’animo e ci consente quindi di accedere a quelle risorse interiori che solo se richiamate rispondono ed emergono. Distinguiamo ora due tipi di domande e cioe’

CHI DOMANDA comanda quelle depotenzianti e quelle potenzianti. Le prime hanno un effetto che tendono a confermare una già attuale situazione (pratica o emotiva) trovando risposte e azioni per farci accettare qualcosa che magari non desideriamo, ad esempio: “perche mi capita sempre questo?’” e la risposta sarà molto probabilmente “perchè sei sfortunatello” (per non dire altro, il cervello, ricordiamolo, cerca sempre risposte a qualunque domanda ci poniamo). Diverso è se la stessa domanda diventa Potenziante, quindi sarà “come posso utilizzare questa situazione per migliorarci ?” E la ri-

sposta (provateci) sarà decisamente diversa e di conseguenza i risultati. Se è vero che ci sono domande che ci dirigono in una direzione poco gradita o già conosciuta, e’ altrettanto vero il contrario e questo ci evolve ad una condizione di benessere, semplicemente iniziando a fare attenzione a ciò che ci chiediamo. Qualcuno penserà, facile a dirsi ma a farsi! Qualcun altro invece penserà perchè no?E come si osserva, in queste due semplici risposte c’è la domanda depotenziante e quella potenziante. Chi ha pensato “tu non conosci la mia situazione”, non e’ facile per me etc etc, si vedrà rispondere con situazioni perfettamente allineate a questi pensieri posti in forma di domanda. Al contrario, chi si chiederà: “perchè no? “, otterrà risposte e di conseguenza risultati completamente diversi e soprattutto positivi. Mettiamo in pratica quanto sopra esposto e iniziamo a migliorare il dialogo con noi stessi ponendoci domande di qualità ed sercitandoci da subito, magari scrivendole su un foglio, e sarà solo una questione di tempo abbastanza breve per sostituire un’ abitudine depotenziante con una potenziante. In questo modo è possibile capire quanto potente sia una domanda giusta e di conseguenza quali benéfici effetti avere. di Oreste Petricola

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Benessere

Allenare la mente per rallentare l’invecchiamento

MENO NEURONI PIÙ CONNESSIONI llora come ti dicevo... cosa stavamo dicendo? Le chiavi erano lì...si, ne sono certa! ma si ..l’amica di quella..mmh, com’è che si chiama? Oddio, non avrò mica l’Alzheimer??” A tutti capita nella vita di avere dei lapsus, delle dimenticanze, per intenderci. A tutti prima o poi capiterà di sentirci dire dai nostri figli che stiamo cambiando, che non siamo più attenti, vigili , pronti e scattanti come una volta. E’ una triste realtà,ce ne rendiamo conto, ma è la nostra vita. Si nasce, si cresce, ci si emoziona, ci si innamora e mentre lo si fa, si invecchia o si cambia, se preferiamo. Invecchiare significa tante cose. Significa per prima cosa aver avuto la fortuna di vivere a lungo, significa possedere un tesoro, un bagaglio di conoscenze, significa possedere una storia, essere storia. Eppure invecchiare fa paura. Perché invecchiare è il capello bianco, le rughe, i muscoli che non vanno più. Ma questo possiamo ancora sopportarlo. Spesso ciò che fa più paura è ‘la testa.’ ‘’Come va? Eh, piena di acciacchi … ma per fortuna la testa ancora funziona!” E quando ‘’la testa non funziona più?” Cosa è normale? Cosa non lo è? Cosa

possiamo fare? L’anziano sano presenta dei cambiamenti normali delle funzioni cognitive (memoria, attenzione, ragionamento) che si differenziano da quelle di carattere degenerativo presenti nelle demenze. La lenta perdita neuronale inizia il suo crudele cammino già dall’età di 30 anni, portando via con sé piccole dosi di massa cerebrale, seppur permettendoci di vivere ogni giorno, quasi come nulla fosse. Certo è che, con il tempo, le conseguenze del processo appariranno inevitabilmente sotto forma di lievi difficoltà nella vita di

Invecchiare significa tante cose

tutti i giorni. Classici gli esempi della signora anziana che parla sempre troppo e sempre a sproposito (difficoltà inibitoria), del signore anziano impacciato davanti al nuovo cellulare (difficoltà ad apprendere nuove informazioni) e della signora che, a seguito di una domanda, sembra contare fino a 10 prima di rispondere (lentezza nell’elaborazione delle informazioni). Purtroppo sì, tutto ciò fa parte della nostra natura, sono cellule che muoiono. Ma

la buona notizia c’è. E’ stato di recente dimostrato che accanto a fenomeni di perdita cellulare, nel cervello senescente sono conservate capacità riparative. Parliamo di plasticità neuronale. Le complesse funzioni che il cervello svolge non sono date tanto dal numero di neuroni, quanto dal numero delle loro connessioni. Si pensi all’autostrada TO-MI-VE: se per un incidente da Milano non si può passare, esistono altre strade che connettono queste città; magari il percorso sarà più lungo e lento, ma permetterà comunque di raggiungere la meta. Quando una persona si mantiene attiva dal punto di vista cognitivo, crea molte connessioni fra i suoi neuroni, cioè dei potenziali percorsi alternativi per l’elaborazione delle informazioni. Quindi, si ai cruciverba, si ai libri appassionanti, si ai nuovi hobby, si alle carte da gioco, si ai servizi di ‘ginnastica mentale’ che oggi molti professionisti offrono. Allenatevi a passeggiare riflettendo ed osservando, magari potreste scovare cose che, nel solito percorso, non avevate mai notato. Avrete stimolato un neurone. Vivere con la testa allieta le giornate, crea connessioni nuove e rallenta l’invecchiamento.

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Dott.ssa Valeria Di Ubaldo

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

Arriva

l’inverno

LA GIUSTA GOMMA per la stagione esatta n alcune zone d’Italia sono in vigore le ordinanze che prevedono l’obbligo di utilizzare gomme invernali o di avere catene da neve a bordo. Un rompicapo per gli automobilisti che devono orientarsi tra regolamenti contraddittori tra loro. Per informarsi se il comune o quelli in cui transiti solitamente hanno emesso questa ordinanza è sufficiente telefonare al Comando dei Vigili Urbani. Per altre preziose indicazioni per la scelta dei pneumatici più adatti alle tue esigenze ci aiuta Jonny Sfrattoni, titolare di azienda che da oltre 40 anni si occupa di pneumatici con passione e professionalità. I pneumatici sono importanti per una maggiore sicurezza sulla strada? “Oltre all’obbligatorietà, prevista dal Codice della Strada, un equipaggiamento invernale è la soluzione ottimale per circolare in tranquillità. I pneumatici sono gli unici elementi di contatto tra veicolo e strada; rappresentano un alleato prezioso per la sicurezza di chi guida e degli altri utenti della strada. Molti pensano che utilizzando l’auto solo in città non necessiti di pneumatici invernali ma, di fatto a temperature inferiori ai 7°C il pneumatico invernale garantisce prestazioni superiori a quelle del pneumatico estivo anche in assenza di neve.

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Nel corso della cattiva stagione, una superficie stradale umida è una condizione frequente anche con tempo sereno. Le gomme invernali assicurano la massima tenuta anche in queste condizioni poiché realizzate con mescole speciali, pensate per le basse temperature. Presentano un particolare disegno di battistrada, che riduce il fenomeno dell’aquaplaning, ovvero la perdita di aderenza su superfici bagnate”. Meglio le catene o pneumatici da neve? “Sembra difficile orientarsi. Entrambe sono previste da ordinanze ma le gomme invernali presentano maggiori vantaggi rispetto alle catene. A parità di velocità, al di sotto dei 7°C, i pneumatici invernali forniscono performance migliori oltre a consentire di viaggiare a velocità medie superiori. I mezzi con catene non possono superare i 50 km/h. Va ricordato, - precisa Sfrattoni, - che su alcune superfici stradali con neve alta o ghiaccio è consigliato l’uso combinato di pneumatici invernali e catene. E’ interessante anche sfatare il mito che in estate necessita smontare i pneumatici da neve”. Affrontare l’acquisto di più treni di gomme è una scelta costosa. “In realtà trattasi di un costo aggiuntivo solo in apparenza: trattasi di un investimento iniziale. Nel momento

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in cui si montano i pneumatici invernali quelli estivi vengono conservati e non si consumano. Al cambio di stagione, si passa poi nuovamente agli estivi e si conservano gli invernali. Considerato che mediamente si effettua almeno un cambio gomme nel corso di 3 – 4 anni, comprare un treno di gomme estive e uno di invernali non cambia i conti in tasca dei consumatori, che ne guadagnano, – conclude Sfrattoni - in sicurezza e tranquillità”.

centro revisoni autorizzato

C.dA PACCIANO

- Isola Del Gran Sasso (Teramo) -

www.sfrattoni-gomme.it sfrattonigomme@inwind.it


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“PrimaPagina “Prima Pagina”” iConsumatori

Piccoli accorgimenti nella dichiarazione dei redditi

Modello F24 nuove regole dal 1° ottobre ovità in arrivo per il pagamento dei modelli F24. Attraverso il DL n. 66 del 24.04.2014, convertito con legge n. 89 del 23.06.2014, il legislatore ha introdotto dei limiti alla presentazione del modello F24 cartaceo, favorendo la presentazione telematica. Oggetto di interesse sono le ipotesi di compensazione con saldo zero o positivo, nonché la presentazione del modello con saldo finale di importo superiore a 1.000 euro: in tutte queste ipotesi, tutti i contribuenti saranno tenuti alla presentazione del modello F24 tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate o degli intermediari della riscossione convenzionati .Viene esteso alle persone fisiche, non titolari di partita IVA, l’obbligo dell’invio telematico, unica eccezione la presentazione, ancora permessa, del modello F24 che esponga, senza compensazioni, un saldo a debito inferiore a Euro 1.000. L’articolo 11 del DL n. 66/2014 ha introdotto alcune modifiche alle disposizioni previste dal D.Lgs. n. 241/97, in particolare, ai versamenti unitari delle imposte, dei contributi dovuti all’INPS e delle altre somme a favore dello Stato, delle Regioni e degli enti previdenziali. Dal 01.10.2014, tutti i modelli

F24 contenenti compensazioni, o con un saldo finale superiore a 1.000 euro, dovranno essere presentati esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, dalle banche, dalle Poste o dagli agenti della riscossione. La possibilità di presentare il modello cartaceo F24 rimane solo, per i non titolari di partita Iva, nel caso in cui il saldo finale, senza alcuna compensazione, evidenzi un importo inferiore a 1.000,00 Euro. I nuovi vincoli, riguardano, tre “categorie” di modelli F24: F.24 CON SALDO A ZERO I modelli F24 il cui saldo finale, per effetto delle compensazioni effettuate, sia di importo pari a zero, dovranno essere fatti pervenire esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. F24 on line: Hanno accesso tutti i contribuenti in possesso del “pincode” di abilitazione. Per usufruire di tale servizio è necessario avere un conto corrente presso una banca convenzionata con l’Agenzia delle Entrate o presso Poste Italiane. F24 web: consente ai contribuenti di compilare e trasmettere il modello di versamento senza

la necessità di scaricare sul proprio computer alcun software. F24 cumulativo: Incaricati della trasmissione telematica delle dichiarazioni, abilitati ad Entratel (es. dottori commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro), che intendono eseguire i versamenti on line delle somme dovute dai propri clienti. F24 CON SALDO A DEBITO, MA CON COMPENSAZIONI Vi rientrano i modelli F24 con un saldo finale positivo, ma nei quali siano state effettuate compensazioni; sono dei modelli F24 in cui vengono indicati importi a debito superiori agli importi a credito. La presentazione dovrà avvenire esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione: dall’Agenzia delle Entrate, mediante i servizi “F24 on line”,“F24 web” e “F24 cumulativo”; dagli intermediari della riscossione convenzionati con la stessa, cioè banche, Poste e agenti della riscossione. F24 CON SALDO A DEBITO SUPERIORE A 1.000 EURO, SENZA COMPENSAZIONI In tal caso vi è l’obbligo di utilizzare esclusivamente i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate o dagli intermediari della riscossione convenzionati con la stessa, si applicherà, per tutti i contribuenti (Titolari di partita Iva e non), anche nel caso in cui il saldo finale del modello F24 sia di importo superiore a 1.000 euro, senza che siano state effettuate compensazioni. Si tratta, quindi, del caso in cui il modello F24 evidenzi un importo a debito superiore a 1.000 euro; oppure comprenda più importi a debito che, sommati, danno un saldo finale superiore a 1.000 euro.

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Dott.ssa Laura Di Paolantonio

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” il Legale

Le Coppie

nell’era digitale

FACEBOOK e ll divorzio 2.0 rmai Facebook fa parte della vita di molti di noi e utilizzato quotidianamente da milioni di persone. Come tutti gli strumenti, però, è possibile farne buon uso, oppure un abuso - a parere di chi scrive - quando su FB si riversano, forse, troppe informazioni personali e familiari. E’ normale che eventi particolari, come matrimoni o battesimi, producano tante foto che, immancabilmente, vengono inserite in tempo reale sui profili FB dei festeggiati, ma se al matrimonio segue le separazione ? Quelle foto, che rappresentano bellissimi ricordi passati - in antitesi con la realtà che vede i coniugi “l’uno contro l’altro armati” dopo essersi tanto amati che fine fanno ? Una delle prime decisioni sulla tematica della privacy in Facebook è stata pronunciata dal Tribunale di Napoli 31 luglio del 2014. La storia è quasi banale: un coppia che “scoppia” e il marito che ricorre al Tribunale per ottenere la separazione dalla donna, la quale - forse ancora innamorata o forse animata da un meno nobile sentimento di vendetta - lascia su FB tutte le foto che ritraggono i due nel corso di felici vacanze o ricorrenze familiari, naturalmente tutte in atteggiamenti affettuosi.

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Il marito ricorre, tramite il procedimento d’urgenza ex art. 700 CPC, per ottenere la rimozione delle foto; il giudice accoglie il ricorso e ordina alla moglie di rimuovere le foto dal proprio profilo FB. Per il Tribunale la moglie, pubblicando le foto del marito, ha violato la normativa in materia di diritto all’immagine (art. 10 c.c.; artt. 96, 97 L. 633/41) poiché ha pubblicato le foto senza il consenso dell’interessato, cioè del marito (che a breve diverrà ex marito). L’art. 96 prevede testualmente che «Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso di questa»; solo in ipotesi eccezionali e tassativamente indicate, una foto può essere pubblicata senza il consenso della persona ritratta, poiché sussiste un interesse pubblico, e la legge stabilisce che non occorre il consenso della persona ritrattata quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o colturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. Secondo la condivisibile opinione del giudice, il marito ha sì prestato il suo consenso alla riproduzione della foto, ma non ha

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prestato il suo consenso alla pubblicazione delle foto; l’inserimento di una foto su FB costituisce una pubblicazione, in quanto la foto può essere vista da un numero elevatissimo di persone, a differenza dal suo inserimento in un album oppure in una cornice conservati nella propria abitazione. La moglie nel processo ha sostenuto di aver utilizzato degli accorgimenti tali da permettere la visone solo agli “amici” e non a un numero indeterminato di persone; il giudice ha sostenuto, invece, che i navigatori più esperti sono in grado di eliminare tali limitazioni e che, comunque, il numero di “amici” non è fisso ma può aumentare nel tempo. La decisione del giudice ha ribadito che il diritto all’immagine è un diritto assoluto, e non può essere utilizzato da terzi senza il consenso dell’interessato. Il Garante della Privacy ha pubblicato un importante documento dal titolo “Social Privacy. Come tutelarsi nella società dei social media” al quale si rimanda per un ulteriore approfondimento sul tema. http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/ docweb/-/docweb-display/docweb/3140082 Avv. Gianfranco Puca


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“PrimaPagina “Prima Pagina”” il Legale

La nuova disciplina dello

shopping on-line

avvento di internet ha profondamente cambiato le nostre abitudini di vita. L’estensione, praticamente infinita, del raggio di azione della rete ci consente, oggi, il compimento di azioni fino a poco tempo fa irrealizzabili. Non a caso, tra le molte, è oramai pratica comune ad ognuno di noi l’acquisto di beni e servizi on-line. Ovviamente, la rapida diffusione di questa attività ha ben presto imposto al legislatore il compito di introdurre nell’ordinamento norme volte a regolamentarla. Orbene, è del 13 giugno scorso l’entrata in vigore della nuova disciplina dell’e-commerce che, attraverso la semplificazione e la trasparenza, cerca di favorire ulteriormente l’espansione di questo nuovo sistema di “fare shopping”. La legge italiana, infatti, ha recepito le indicazioni della Direttiva dell’Unione Europea (83/2011/UE), il cui obiettivo, oltre a quello di dare regole uniformi a tutta l’Europa, è di offrire maggiori garanzie a tutti i contratti a distanza ed abbattere gli oneri amministrativi per le imprese che intendono vendere a livello transfrontaliero con le stesse modalità di vendita nazionali.

PIÙ INFORMATI E PIÙ TUTELATI Quali sono le novità più importanti? Anzitutto vengono potenziati gli obblighi di informazione pre-contrattuale che il professionista o l’azienda ha nei confronti dell’acquirente. Il venditore, infatti, ha

l venditore ha l’obbligo di comunicare le caratteristiche complete del bene l’obbligo di comunicare le caratteristiche complete del bene, la propria identità e i propri recapiti, il prezzo totale del bene comprensivo delle imposte, i costi di spedizione, le modalità di pagamento, la durata della garanzia e il termine per la consegna, il tutto pena l’immediato diritto di rivalsa del consumatore. I clienti digitali avranno quindi a loro disposizione tutti gli strumenti adatti per valutare l’acquisto e fare scelte consapevoli. Rispetto alla vecchia normativa, inoltre, viene previsto un termine maggiore entro cui Il compratore può decidere di restituire il prodotto e cioè 14 giorni

a fonte dei precedenti 10. Nel caso in cui il venditore contravviene agli obblighi di informativa sul diritto di recesso, invece, il tempo di riconsegna diventa di 12 mesi. Da quando il consumatore decide di rendere la merce decorrono due settimane per rispedirla. Il venditore è tenuto a rimborsare il prezzo entro 14 giorni dal momento in cui ha avuto notizia dell’intenzione dell’acquirente di restituire il prodotto, con lo stesso mezzo di pagamento usato dal consumatore per la transazione iniziale, salvo che il consumatore abbia espressamente convenuto altrimenti. Inoltre, il consumatore ha diritto al rimborso anche se rende la merce deteriorata, rispondendo solo dell’eventuale diminuzione di valore dipendente da una manipolazione del prodotto non conforme alla sua natura o alla sua funzionalità. Detta responsabilità è esclusa nel caso in cui il venditore ha omesso di informare il consumatore, in modo chiaro ed esaustivo, del suo diritto di recesso. Per quanto riguarda, infine, il sistema sanzionatorio l’autorità competente è l’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

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Avv. Nicola Paolo Rossetti

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Tra moglie e marito

non mettere...

i sposo con la comunione o separazione dei beni? Questo è forse uno degli argomenti più discussi dalle coppie che si stanno accingendo ad un passo così importante. La scelta per la comunione dei beni è stata operata dal legislatore con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha disposto per tutti i matrimoni contratti dopo il 20 settembre 1975 l’applicabilità, in mancanza di contraria pattuizione, del regime della comunione dei beni. Se gli sposi non espliciteranno alcuna scelta, per legge il regime patrimoniale legale della famiglia sarà automaticamente la comunione dei beni. La scelta del regime patrimoniale potrà comunque essere modificata con atto pubblico di fronte ad un notaio in qualsiasi momento della vita matrimoniale. La comunione dei beni non è, a dispetto del nome, una comunione di tutti i beni. Occorre quindi distinguere ciò che rientra nella comunione e ciò che invece non vi rientra e appartiene dunque esclusivamente a un coniuge o all’altro. Sono beni della comunione: 1) gli acquisti compiuti dai coniugi insieme o separatamente in costanza di matrimonio; 2) le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio, gli utili e gli

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Matrimoni e… patrimoni

incrementi di quelle appartenenti a uno dei coniugi prima del matrimonio ma gestite da entrambi; 3) i frutti dei beni propri di ciascuno dei coniugi, percepiti e non consumati al momento dello scioglimento della comunione; 4) i proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi se non siano stati consumati al momento dello scioglimento della comunione; 5) i beni destinati dall’esercizio dell’impresa di uno dei coniugi dopo il matrimonio se sussistono al momento dello scioglimento della comunione. Sono invece beni personali e non rientrano in comunione: A) i beni di cui ciascuno dei coniugi era prima del matrimonio; B) i beni acquisiti durante il matrimonio per donazione o successione, a meno che nella donazione o successione non sia specificato che essi sono attribuiti alla comunione; C) i beni di uso strettamente personale di ciascuno dei coniugi e i loro accessori; D) i beni strumentali all’esercizio della professione; E) i beni ottenuti a titolo di risarcimento per danni; F) i beni acquistati con il prezzo di alienazione dei beni personali, purché ciò sia dichiarato espressamente nell’atto di disposizione. Alternativamente al regime di comunione legale dei beni, la legge permette l’applicazione del regime patrimoniale di separazione, il quale deve essere adottato congiuntamente

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mediante una dichiarazione espressa dei coniugi da manifestare durante la celebrazione del matrimonio, o anche successivamente. Separazione dei beni vuol dire che ciascuno dei due sposi ha la proprietà esclusiva dei beni acquistati sia prima che dopo il matrimonio, anche se fruiti in comune. Il regime di separazione dei beni produce l’effetto di attribuire al coniuge che effettua l’acquisto ogni diritto sul bene, in via esclusiva: i patrimoni di marito e moglie restano quindi separati durante il matrimonio, salvi i diritti di successione. Per ottenere la cointestazione di un bene, una volta optato per il regime di separazione, occorrerà esplicitamente dichiarare all’atto dell’acquisto tale volontà. Ad ogni modo, la comunione dei beni, se, da un lato è il regime più complicato soprattutto in caso di separazione, dall’altro, in caso di successione ereditaria, è quello che più privilegia il coniuge superstite nei confronti degli altri eredi. Peraltro, il regime di separazione dei beni è quello più comprensibile ed intellegibile, con regole nette e chiare, dove ciascun coniuge possiede quel che già aveva prima del contratto anche dopo il matrimonio. Avv. Gennaro Cozzolino


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Non sempre il sale è pericoloso

IL SALE E LA SUA STORIA

(prima puntata)

uomo per il timore di dover soffrire la fame ha sempre cercato di conservare i cibi il più a lungo possibile, per questo molti degli alimenti facilmente deperibili, formaggio, carne, pesce e verdure, venivano cosparsi di sale. La storia dei popoli mediterranei si identifica con la storia del sale, elemento ritenuto più prezioso dell’oro. Le “vie del sale” tracciate dal mare verso i territori interni costituivano le grandi strade commerciali dell’antichità. Per passare sulla “strada del sale” si doveva pagare una tassa e lo Stato esigeva un obolo che veniva calcolato sul valore della merce in transito. Definito nei tempi antichi “oro bianco” o sostanza divina, il sale, è stato perfino utilizzato nei sacrifici agli dei in quanto simbolo di incarnazione e di purificazione. I Romani utilizzavano questa sostanza nelle offerte votive fatte agli dei, la assumevano come farmaco oltre ad impiegarlo nell’arte della salagione, la donavano ai neonati e con essa la saggezza; nella civiltà cristiana, un pizzico di sale veniva posto in bocca al battezzato e Gesù chiama i suoi discepoli il “sale della terra”. Il sale rappresentava amicizia e fedeltà perché esse, come il sale, possono sciogliersi e successivamente ricomparire, solide come pietra. I Germani giuravano

con la mano immersa in un mucchio di sale; il sale veniva messo a tavola vicino all’ospite di riguardo, se cadeva, significava la fine dell’amicizia. L’importanza del sale presso i Latini, chiamato “sal”, è anche testimoniata da alcuni termini contenenti la stessa radice: “salve” usato quando dovevano augurare a qualcuno un’ottima giornata, “salus” (salute), “salubritas” (sani-

Il sale rappresentava amicizia e fedeltà perché esse, come il sale, possono sciogliersi e successivamente ricomparire, solide come pietra

tà) e “salario” la razione di sale ricevuta come paga dai soldati insieme con i viveri. Durante il Medioevo il sale continuò ad essere ritenuto merce preziosissima, le gabelle applicate su di esso passarono dal 2,5% dell’età Imperiale al 20%, e l’Italia divenne il centro del suo com-

mercio. Numerose furono le valenze simboliche che la sostanza acquisì in questa epoca: -fedeltà e stabilità se impiegata nei “patti di sale” dove con il suo scambio si stringevano accordi matrimoniali ed economici; -metodo di purificazione dal demonio, se il sale veniva asperso durante battesimi, benedizioni o esorcismi, di uomini e animali; -indice di malaugurio se la sostanza cadeva sulla tavola, perchè considerata preziosissima. Anche nel ”trattato di gastronomia” dell’umanista e gastronomo Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, il sale era la sapienza del cibo: “La cucina ha bisogno di sale affinché le vivande non siano insipide. Definiamo infatti insulsi gli uomini stolti e sciocchi perché non hanno sale, vale a dire sapienza”. Oggi in Italia, come in molti altri paesi europei, assumiamo quotidianamente una dose doppia del sale necessario al nostro corpo, a causa dell’aumentato consumo di prodotti alimentari industriali che ci spingono ad assuefarci al salato ricercandone sempre dosi maggiori (alto contenuto di sale fatto anche per esaltare il gusto, dalle salse ai dolci, ed incentivare il consumo di bevande). Ma, di quanto sale abbiamo bisogno? ...

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Dott. Anna Piersanti

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Un viaggio tra il gusto di cucinare e il sapore genuino del cibo

Aglio, olio e… (NELLO MAURO) MERLINI! e è passata di acqua sotto i ponti da quando, a quattro anni, tirava la gonna alla Nonna Nella perché lo issasse su una sedia e gli consentisse di imparare l’arte culinaria della sua antenata la quale, a queste richieste del nipote, diceva: “ma che te n’importa attè de la cucina? Tu si n’ummene”. Non sapeva Nonna Nella che da quella sana e genuina curiosità infantile, sarebbe in futuro nata un’eccellenza della cucina della nostra terra d’Abruzzo. Oggi infatti Nello Mauro Merlini è uno chef di prim’ordine, con al suo attivo una serie di prestigiosi premi e riconoscimenti alla carriera, l’ultimo dei quali è stato il Cappello di Platino conseguito nel 2013 a Roma, nel corso del Congresso Nazionale “Les Toques Blanches d’Honneur”. Il piatto con cui lo chef abruzzese ha vinto l’ambito premio non è stata una ricetta dal nome altisonante e impronunciabile. Nossignore: la pietanza che gli ha fatto guadagnare il riconoscimento del Cappello di Platino è stata la “sua” pasta aglio, olio e peperoncino. A questo punto verrebbe da chiedersi: bè? Tutto qui? Tutto qui un accidenti. La preparazione della pasta, come lo stesso Nello Mauro l’ha raccontata a Prima Pagina, è tutta una elaborazione a dir poco sorprendente: roba da far

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trasalire la maggior parte di noi donne dedite ai fornelli che abbiamo sempre ritenuto la pasta aglio, olio e peperoncino, un piatto veloce da fare quando si ha poco tempo (o voglia) di cucinare cose complicate. Dopo aver letto i numerosi passaggi per arrivare ad un piatto come Nello

Ma che te n’importa attè de la cucina?Tu si n’ummene!

lo ha realizzato, siamo certi che le opinioni su questa ricetta verranno rivedute e ripensate in maniera molto diversa. Anzitutto la preparazione dell’aglio, di per sé altamente indigesto: viene tagliato a metà e messo a dorare in olio extra vergine d’oliva. Poi l’olio si mette da una parte mentre per l’aglio inizia un viaggio tra ben tre pentole con acqua nelle quali lo stesso viene fatto bollire pochi minuti in sequenza dentro ognuna delle pentole finchè, al terzo bollore, l’aglio ritorna al suo colore bianco originario. A questo punto lo si mette nel cutter (centrifuga) diluendolo con latte fino a trasformarlo

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in una sorta di crema. Anche il peperoncino deve seguire un iter alquanto complesso, perchè viene essiccato in forno fino a che diventa croccante, quindi si lascia raffreddare e si macina in polvere esattamente come si fa con il caffè. Si mette a bollire la pasta lasciandola al dente, si scola lasciando un poco di acqua della cottura e si travasa nella pentola con l’olio, quindi si aggiunge la crema all’aglio e la polvere di peperoncino sparsa con il passino: la stessa operazione, per intenderci, che si fa con il cacao spolverato sul tiramisù. Infine si impiatta decorando, a scelta, con prezzemolo che non va aggiunto mai fresco, bensì croccante. La prodezza aglio, olio e peperoncino, così come lo chef di Isola del Gran Sasso l’ha realizzata con competenza e professionalità, ma anche con q.b. di fantasia e genialità, ha come risultato finale il successo garantito per il palato anche più esigente. Non solo: perché da ultimo è anche utile sapere che, dopo aver gustato il piatto così come sopra descritto e soprattutto con i vari passaggi effettuati per l’aglio, una volta consumata la pasta, si può tranquillamente baciare l’amato bene senza rischio di causare effetti postumi nauseabondi di tipo alcuno. Garantisce lo chef! di Mafalda Bruno


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Il riccio europeo un simpatico piccolo mammifero

SELVATICO MA... non troppo un piccolo mammifero, diffuso in gran parte d’Europa. Gli erinaceidi non devono essere considerati animali addomesticabili e appena possibile vanno rilasciati in natura in quanto animali selvatici; l’aspettativa media di vita è intorno ai 3 anni, ma in assenza di pericoli e soprattutto se tenuti lontano dalle strade, possono raggiungere anche i 10 anni di vita. Misurano all’incirca dai 25-27 cm di lunghezza e un peso che si aggira intorno al kilogrammo, anche se questo può aumentare notevolmente fino a raddoppiare in vista dell’inverno. Il riccio presenta un cranio allungato e un piccolo cervello, la maggior parte del quale è deputata alla decodificazione dei segnali olfattivi, infatti il senso principale di questo piccolo animaletto è proprio l’olfatto. Il naso sempre umido è indice di una spiccata attività ghiandolare, finalizzata a mantenere sempre umida la mucosa olfattiva. La vista, invece, è meno sviluppata, riuscendo a vedere fino a 30 metri di distanza, di giorno, e fino a 12metri di notte. Mentre hanno sia un buon senso del tatto e dell’udito riuscendo a percepire anche gli ultrasuoni. Se disturbato o in condizioni di pericolo, è in grado di soffiare, emettere suoni o sbuffi fino a grida acute. In situazioni di paura a differenza degli altri animali non tenta la fuga, ma si im-

mobilizza ed espone gli aculei e se toccato si appallottola su se stesso, grazie alla presenza di particolari muscoli corporei localizzati sulla sua schiena, divenendo così un’impenetrabile cortina di spine. Gli aculei che ricoprono completamente il dorso dell’animale, non sono altro che peli modificati, raggiungono anche i 2 cm di lunghezza, il cui colore varia in base alla stagione, infatti nel periodo invernale hanno un colore marrone più scuro rispetto alla stagione estiva dove tendono ad essere molto più chiari. A questo cambiamento partecipa anche il pelo, che a seconda della stagione assume un

colore chiaro o più scuro. Gli individui maschi si riconoscono per la presenza dell’organo genitale localizzato a livello della porzione centrale dell’addome mentre nella femmina l’orifizio anale e genitale, molto ravvicinati, sono situati sotto la base della coda. Si tratta di un animale notturno con abitudini solitarie, durante il giorno vive all’interno della sua tana, costruita solitamente all’interno di tronchi o cumuli di foglie, di notte esce alla ricerca di cibo percorrendo ampie distante, anche se si muove lentamente, è in grado di correre velocemente e si dimostra un ottimo nuotatore. Le zampe anteriore lasciano im-

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pronte più larghe rispetto alle posteriori, ma tutte le zampe son dotate di 5 dita. Si tratta di animali plantigradi, cioè per camminare poggiano a terra tutta la zampa come gli orsi. Durante i mesi invernali (ottobre-aprile), quando le temperature ambientali scendono al di sotto dei 12° il riccio va in letargo, oppure nei giorni autunnali e primaverili più freddi può attraversare fasi semi-letargiche di minore durata. Prima della stagione invernale è molto importante che l’animale accumuli abbastanza risorse energetiche sotto forma di grasso tali da non morire per inedia. La maggior parte dei ritrovamenti di ricci all’interno dei nostri giardini o lungo le strade avviene proprio per questo motivo nella stagione estiva. Nel caso in cui ci si trovi nella necessità di accudire, momentaneamente , un riccio è importante costruirgli una tana con una scatola di legno, non molto più grande dell’esemplare stesso, provvista di un’apertura laterale con fondo realizzato con carta di giornale o in modo tale da garantire all’animale una temperatura intorno ai 18-22°C e lasciando all’animale la possibilità di muoversi nelle ore notturne in uno spazio di almeno due metri. La sua alimentazione deve contenere un’elevata quantità di proteine, può essere alimentato con mangime completo per cani e gatti, carne macinata, uova e carote bollite e frutta varia matura, importantissimo evitare di fornire all’animale latte e derivati (data la loro intolleranza al lattosio), dolciumi e farinacei. L’acqua deve essere sempre a disposizione e cambiata di frequente. Se il vostro trovatello, vi sembrasse abbattuto, ferito o con qualche parassitosi (zecche ad esempio) non esitate a contattare il vostro veterinario di fiducia! Dott.ssa Alessandra D’Andrea

Serrasalmus nattereri

il Piranha

IL TIMIDO vorace piranha sono diffusi praticamente in tutte le acque Sudamericane, preferiscono stabilirsi lungo le sponde dei fiumi, nelle anse più tranquille e ricche di vegetazione palustre, cacciando tra i canneti e le radici contorte degli alberi. Questi voracissimi pesci ricoprono un preziosissimo e insostituibile ruolo ecologico: la loro dieta è infatti costituita principalmente da pesci feriti, malati o morti contribuendo a ridurre l’espansione delle patologie epidemiche. Solo in particolari casi, come scarsità di cibo o di spazio essi arrivano a praticare il cannibalismo. Per allevare con successo i piranha si consiglia di partire con gruppo di 5-6 giovani taglia 5 cm. e una vasca di 300 lt. Utili (

120x50x60 ). L’arredamento deve essere limitato all’essenziale con alcune grosse radici per uso acquariofilo, ricche di anfratti, in modo che possano formarsi dei territori individuali. Visto che tali pesci non disdegnano di mordicchiare la vegetazione è bene porre piante robuste e legnose come anubians e felci mentre non dovrebbero mai mancare quelle galleggianti per offrire zone di ombra assai apprezzate. Il filtraggio deve essere molto veloce, con una pompa di portata 4-5 volte il volume della vasca e con cambi del 15-20% settimanale contemporaneamente alla sifonatura del fondo. Valori chimici dell’acqua: ph 6, durezza da 6 a 15°, nitrati entro i 50 mg e temperatura 24-28°C. L’alimentazione dei giovani piranha deve essere varia e somministrata almeno 2-3 volte al giorno con cibi liofilizzati come chironomus, tubiflex, larve di zanzara, polpa di cozze, pezzetti di gambero e pezzetti di pesce crudo, quando diventano adulti possono essere alimentati anche 3 volte a settimana senza dimenticare che la voracità di questi pesci dipende dalla temperatura: più è alta e più diventano voraci. Visto che, al contrario di quanto potrebbe sembrare, sono pesci molto timorosi e facili a spaventarsi, è bene eseguire le varie fasi della manutenzione con molta cautela evitando che presi dallo spavento vadano a sbattere contro i vetri e gli oggetti di arredamento ed evitare morsi accidentali (per semplice difesa). di Maurizio Orsini

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