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Torneo Spiagge D’Abruzzo

Una Coppa di valori ed emozioni da 19 anni a Roseto

Teramo Comics

Jobs Act

8 -10 maggio 2015 Teramo

Assunzioni e agevolazioni

al PalaScapriano

piccoli consigli

EXPO E GIUBILEO 2015 DOPPIA CHANCE PER L’ITALIA



56 DIRETTORE RESPONSABILE: Direttore Editoriale

Mira Carpineta direzione@primapaginaweb.it

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PrimaPagina - il mensile di E.C.S. Editori

Enrico Santarelli direzionemkt@primapaginaweb.it Flavio Bartolini Mafalda Bruno MikiMoz Capuano Simona Cascetti Federico Centola Stefano Cerasi Simone Delle Grazie Alessio De Iuliis Antonio Di Felice Adele Di Feliciantonio Giovanni Di Giannatale Lisa Di Giovanni Laura Di Paolantonio Giorgia Di Sabatino Bruno Feroci Angela Fosco Alessandro Frattaroli Antonella Lorenzi Domenico Marinelli Daniela Palantrani Gianfranco Puca Raffaele Raiola Nicola Paolo Rossetti Pierluigi Troilo

Via V. Pilotti - Teramo Tel & Fax . 0861. 221974 redazione@primapaginaweb.it Daniela Palantrani amministrazione@primapaginaweb.it

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free press - n. 56 anno 5

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MARZO 2015

Pegaso distribuzioni

Reg. Trib. TE - R.O.C - ISSN

14 Non era poi così prevedibile (nonostante l’allerta meteo) il disastro che si è abbattuto sull’Abruzzo, e nel teramano in particolare, in quei primi giorni di marzo, quando tutti aspettavamo la primavera e invece è arrivato un “colpo di coda”, decisamente traumatico, di un inverno che ancora non vuole arrendersi.

n. 605 del 14.07.09 - n. 20081 - 2281-5651

Chiuso il 1 MARZO 2015 La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è dei singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite.

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Laura Di Paolantonio

SOMMARIO

dottore commercialista lauradipao@libero.it

Ricostruzione e Relatività

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di Mira Carpineta

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Una straordinaria “storia semplice”

dottoressa in dietistica spec. in “Alimentazione e Nutrizione Umana”, educatrice alimentare vegana e vegetariana

di Mira Carpineta

Raffaele Raiola

Simona Ruggieri

architetto urbanista ambientale architetto.raiola@alice.it

Territorio

Nicola Paolo Rosetti

10 Vertenza Rolli: accordo raggiunto

avvocato pres. giov. avvocati di Teramo avv.nicolapaolorossetti@gmail.com

di Federico Centola

Sociale

Gennaro Cozzolino avvocato magistrato onorario avv.gennarocozzolino@libero.it

12 Gemellaggio tra Comitati... di Raffaele Raiola

Giorgia Di Sabatino

Rock

foodblogger web content editor giorgia_ds@hotmail.com

36 La Metanoia di Mikimoz Capuano

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La seconda vita della Krisalide di Antonella Lorenzi

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Il miglior investimento è... di Bruno Feroci

Pierluigi Troilo ingegnere coach & formatore info@pierluigitroilo.com

In Copertina: “Tutto Frana!” foto free royalty from internet Le immagini contenute nel magazine rispondono alla pratica del “FAIR USE” per la divulgazione scientifica e culturale

Alessio De Iuliis Avvocato Lavorista

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L’Editoriale di Mira Carpineta

RICOSTRUZIONI E RELATIVITÀ ono passati sei anni da quella terribile notte in cui una città smise di volare. Anni dedicati a processare e ad assolvere invece di ricostruire. Oggi Matteo Renzi annuncia che i fondi ci sono e che si può ricominciare a sperare di restituire alla vita degli aquilani quella normalità che co-

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munque non sarà mai più la stessa. Annuncia anche, a poco meno di un mese , che tutto sarà pronto per l’Expo. 6 anni senza muovere una pietra e pochi giorni per finire una esposizione universale. Cose da italiani. Se fosse solo una questione di relatività potremmo farcene una ragione, ma non credo basti scomodare Einstein per spiegare queste contraddizioni così stridenti. Questione di volontà? Verrebbe da dire sì. Ma in questo caso si tratterebbe più di mancanza di volontà. La volontà di perseguire un progetto a beneficio di molti, di restituire dignità ad una città e ad una regione. E l’incapacità di uscire dal proprio “cerchio magico” o magari di estenderlo per contenere i molti di più che rimangono sempre fuori , quando c’è da conquistare un po’ di potere, che poi alla fine si riduce solo a produrre qualche privilegio, “un quarto d’ora di celebrità” e qualche euro in più in tasca, finchè dura un mandato politico. Tanto la colpa è sempre di chi c’era prima, perché adesso, anche volendo, “non ci sono soldi”.


he il nostro Paese si stia timidamente riprendendo, è cosa evidente anche al nutrito popolo di scettici in materia. Certamente, se la ripresa sarà continua ed effettiva, lo scopriremo solo vivendo, ma i segnali positivi arrivano da aziende con piani di assunzioni, dal costo del petrolio che si è abbassato, e non ultimo, dal calo dello spread e la liquidità immessa dalla Bce. Ora è ovvio che non ci si può accontentare solo di numeri e statistiche, perchè l’Italia deve fare anche autoanalisi per riprendersi, per essere il Paese del bello, dell’arte e della cultura in cui i giovani sopratutto, riescano a trovare la loro dimensione di vita lavorativa, senza dover essere costretti ad espatriare per realizzarsi dignitosamente. L’Expo2015, di cui abbiamo già parlato, sarà una finestra irripetibile per l’Italia viste le condizioni in cui versa, e nonostante si sia fatto di tutto per imbrattarlo con malaffare e disonestà, il nastro di partenza è pronto ad essere tagliato. Ma ora a questo evento internazionale se n’è aggiunto un altro: il Giubileo della Misericordia annunciato a sorpresa da Papa Francesco, in occasione del suo secondo compleanno di pontificato e del cinquantesimo anniversario della fine del Concilio Vaticano Secondo. I due scenari saranno per l’Italia, per il momento dolente che attraversa, una vera manna dal cielo

I DUE SCENARI SARANNO PER L’ITALIA, PER IL MOMENTO DOLENTE CHE ATTRAVERSA, UNA VERA MANNA DAL CIELO...

per la ripresa economica che ne può derivare in termini sia occupazionali che di potenziale turistico. Realtà strettamente collegate tra di loro. Che Papa Francesco sia un continuo stupirci non è una novità. Probabilmente molti teologi e porporati che lo circondano stanno lì ad arrovellarsi le meningi per scoprire, chissà, quale sia la sua tattica pontificia, quale disegno arzigogolato si celi nel suo operato, o, come diceva Totò in una famosa gag: “vediamo questo qui dove vuole arrivare”.... Ma il Pontefice come al solito spiazza tutti. Di fronte ad una Chiesa sfarzosa, trionfa-

listica, e con aspirazioni recondite di prestigio terreno, lui indice un Anno Santo straordinario mettendo al centro del suo pontificato il Padre misericordioso, il Padre che perdona. Messaggio chiaro ed esplicito, una ricollocazione nei giusti binari per chi continua a voler vedere nella Chiesa solo una fonte di successi personali e non la missione cristiana che essa è chiamata a compiere. Che si sia persone di fede o meno, l’Anno Santo di Francesco è un parlare a nuora perchè suocera intenda. O viceversa. E il messaggio

personale, si è dovuto sicuramente ricredere e ingurgitare parecchi maalox. E il senso di gaudio interiore per questo, ci sia consentito, ce lo prendiamo tutto. Il Papa avrà ragione ancora una volta con l’annunciato prossimo Giubileo. Quale ne sarà la dimostrazione provata? Il popolo cristiano stesso. Saranno i milioni di pellegrini che risponderanno alla chiamata di Francesco, a dimostrare a tanti (non a tutti, dobbiamo essere misericordiosi anche noi nel nostro piccolo) porporati ingessati

EXPO E GIUBILEO 2015

DOPPIA CHANCE

PER L’ITALIA cruciale, che sta dando non pochi fastidi al suo circondario in Vaticano, è che la Chiesa vuole e deve usare di gran lunga la cura della misericordia e del perdono piuttosto che la severità e la rigidità teologica Quel suo: “chi sono io per giudicare?” dichiarato ai giornalisti durante un suo viaggio, avrà fatto trasalire e venire la pelle d’oca a parecchi con fissa dimora dentro San Pietro. Si saranno finanche scandalizzati: c’è da scommetterci. Diciamola tutta, se qualcuno aveva visto questo Pontefice come una via per una maggior carriera ecclesiastica, un vantaggio

nelle loro vesti broccate e nei loro atteggiamenti severi, a rafforzare, con questa mondiale testimonianza di fede, il concetto che è la misericordia di Dio quella a cui occorre rivolgersi, nessuno escluso. Concetto rivolto, forse, ai pastori della Chiesa, prim’ancora che al suo gregge. “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a capirlo meglio”. (Papa Giovanni XXIII^)

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di Mafalda Bruno

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UNA STRAORDINARIA

“STORIA SEMPLICE” di Mira Carpineta

LA SINERGIA VA IMPOSTATA SULLA PERSONA CHE FRUISCE DEL MEZZO, IL LETTORE, L’UTENTE, IL CONSUMATORE . E SI REALIZZA QUANDO SI È IN GRADO DI DIALOGARE CON QUESTE PERSONE ATTRAVERSO TUTTE LE PIATTAFORME

Alceo Rapagna: Direttore Marketing & New Business di RCS MediaGroup a mia storia è molto semplice” - esordisce così Alceo Rapagna nato a Teramo nel 1969- da papà teramano doc , famiglia di commercianti, e mamma di Giulianova”. Ma come spesso accade, quando si racconta una storia, lo straordinario è solo dietro l’angolo. “Dopo qualche anno – riprende il suo racconto - facciamo quello che molti altri conterranei hanno fatto: siamo emigrati al nord, a Verona. Studi scientifici e poi lascio anche Verona per la Facoltà di Ingegneria a Brescia, dove mi sono laureato. Da subito ho capito che l’istruzione universitaria è importante, ma non basta e ho scelto di investire ulteriormente nella mia formazione anche sopportando sacrifici economici per i quali sarò sempre grato alla mia famiglia”. Questa convinzione lo porta a vincere una borsa di studio alla Scuola Superiore Enrico Mattei dell’ENI , finanziata dal gruppo, dove consegue un Master in Business Administration “che mi ha portato al primo lavoro come analista di investimenti nel settore esplorazioni petrolifere”. E dopo

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l’ENI arriva, nel 1998, la collaborazione con McKinsey & Company: “famosa multinazionale della consulenza strategica, dove pensavo di stare per poco tempo e invece sono rimasto 13 anni , occupandomi di strategia di crescita e marketing, in giro per il mondo. Tante notti in albergo, tanti viaggi in aereo, ho le tessere punti di tutte le catene d’albergo o le aeroli-

nee”. Quindi l’approdo in RCS (Corriere della sera, Gazzetta dello Sport, periodici e libri in Italia e El mundo, Marca ed Expansion, in Spagna) il primo gruppo editoriale in Italia, molto attento allo sviluppo dei nuovi media, che cercava qualcuno che li aiutasse a traghettare il passaggio al digitale. Lei è stato definito l’uomo delle sinergie per il suo progetto di trovare una coniugazione tra carta stampata e digitale. Questo “matrimonio” è possibile? La domanda è centrale, ma la risposta non è ancora stata trovata. Anche grandi testate, come Il NewYorkTimes ad esempio, che hanno interpretato molto precocemente il cambiamento, continuano a fare molta fatica. A fronte di una grande crescita digitale c’è ancora una grande fatica a far quadrare i conti. La risposta non c’è ancora, ma la filosofia sta nel fatto che carta e digitale sono dei mezzi, mentre i contenuti fanno la differenza. Le persone a cui un editore si rivolge non sono digitali o di carta, ma sono lettori o spettatori che fruiscono di informazioni, quindi il dibattito tra carta e digitale è a volte fuorviante perché ci si concentra sul mezzo e non sul contenuto. La sinergia va impostata sulla persona che fruisce del mezzo, il lettore, l’utente, il consumatore . E si realizza quando si è in grado di dialogare con queste persone

“Le persone a cui un editore si rivolge non sono digitali o di carta, ma sono lettori o spettatori che fruiscono di informazioni, quindi il dibattito tra carta e digitale è a volte fuorviante perché ci si concentra sul mezzo e non sul contenuto.”

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Interviste Esclusive

ALCEO RAPAGNA

Chi è Alceo Rapagna è prima Chief Digital Officer e ora Direttore Marketing & New Business di RCS MediaGroup, con responsabilità sullo sviluppo digitale e l’innovazione. Ricopre questo ruolo dal 2011. Laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Brescia, ha conseguito un master in Business Administration preso la Scuola Superiore Enrico Mattei, del Gruppo ENI, presso cui ha lavorato come analista investimenti fino al dicembre 1997. In seguito, fino al passaggio ad RCS, è stato partner presso McKinsey & Company.

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attraverso tutte le piattaforme. Sta nel dato, nella conoscenza, nell’informazione. Nel settore dell’editoria contano il numero di copie in edicola o gli accessi su internet. Va bene, ma ancor più di questo sarebbe meglio conoscere i nomi e cognomi di queste persone, i loro interessi, le loro passioni i loro bisogni. Se l’editore riesce a mettere in relazione questi elementi allora c’è sinergia. Il cosiddetto “consumer engagement”... Esatto. Il tema che ho cercato di elaborare è quello di lavorare sulla conoscenza del nostro target non solo con le ricerche di mercato, ma con le banche dati, la registrazione dei nostri utenti e una serie di meccanismi relazionali che generalmente un editore non conosce. Per conoscere ad uno ad uno i propri clienti. Tramite le copie cartacee si è sempre parlato ad un pubblico ignoto, cosi come per i click del web che sono di persone sconosciute. Ma nel momento in cui saremo in grado di aprire un dialogo con queste persone ecco che la sinergia diventa relazione. Cercando di estendere il dialogo multimediale. Sembra facile a dirsi ma in realtà c’è da lavorare. Di lei si legge che è un appassionato di fumetti. Come nasce questa passione? Il mio nonno materno era un insegnante, un maestro dei tempi di guerra, che purtroppo mi è stato vicino per pochi anni e ricordo che mi portava con sé in classe e mi faceva disegnare. Disegnavo tantissimo e questo mi ha portato a sviluppare una certa passione per il fumetto che purtroppo non sono riuscito a coltivare in modo professionale. Mi definisco uno scarabocchiatore con una certa maestria, ma non più di questo. Che ricordi ha di Teramo? Ho dei ricordi bellissimi, come di tutto l’Abruzzo. Un fortissimo legame con la mia terra e con tutti i parenti. E poi il cibo, ma soprattutto il mare dove passavo le estati con la famiglia e non ho mai mancato le feste comandate. Trovo che l’Abruzzo sia una regione con straordinarie potenzialità, forse ancora non tutte espresse, credo, per una questione di marketing. La nostra terra non ha niente da invidiare ad altre realtà, ci sono persone di grande talento oltre alla natura e al cibo. Cosa suggerisce? Innanzitutto dove non arriva l’istituzione può arrivare l’imprenditoria, anche digitale. Kennedy diceva: “pensa cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Così è utile cercare di far emergere le nuove realtà giovanili, i cosiddetti startupper che proprio nel sud Italia sono molto vivaci. E poi concorsi di idee, con l’aiuto di qualche

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DISEGNAVO TANTISSIMO E QUESTO MI HA PORTATO A SVILUPPARE UNA CERTA PASSIONE PER IL FUMETTO

sponsor, per sviluppare il digitale e creare delle community che mettano insieme teste brillanti e storie da raccontare. Chi conosce il territorio può raccontare storie interessanti e far conoscere le eccellenze. Lei ha creato un social network per bambini, come è nata l’idea? Una bella esperienza con una startup israeliana. Chiunque abbia dei bambini piccoli vede i rischi del web. Tutti i social network in teoria sono vietati ai minori, ma ahimè ci sono milioni di bambini e ragazzini che hanno accounts su facebook e possono essere esposti a rischi. Questa community invece è cresciuta benissimo e la tecnologia ci permette di proteggerne l’anonimato e tutelarli dai rischi. Allora arrivederci a Teramo? Certo, magari per la prossima fiera del fumetto. … dove si raccontano storie “straordinariamente semplici”.

rcsmediagroup Vision Crediamo in un futuro in cui la cultura, l’informazione di qualità e la comunicazione saranno sempre più rilevanti per ogni individuo e determinanti per lo sviluppo della società civile, accrescendo il loro impatto grazie alla costante evoluzione digitale, che ne potenzierà dinamismo, condivisione e fruibilità. Mission Siamo protagonisti del processo di evoluzione dell’editoria, forti dei principi e valori fondanti che ci ispirano e della riconosciuta autorevolezza che caratterizza i nostri contenuti, marchi e autori. I nostri obiettivi primari sono da sempre la produzione e la divulgazione di cultura, informazione, servizi e intrattenimento, nel rispetto dei principi di libertà, correttezza e pluralismo, anche attraverso lo sviluppo e l’innovazione tecnologica di tutte le piattaforme di comunicazione.

HO DEI RICORDI BELLISSIMI, COME DI TUTTO L’ABRUZZO. [...]LA NOSTRA TERRA NON HA NIENTE DA INVIDIARE AD ALTRE REALTÀ...

“Vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento e di aggregazione per la società civile” Vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento e di aggregazione per la società civile a livello internazionale, nonché la fonte più autorevole, innovativa e rilevante di stimoli e arricchimento culturale per ciascun lettore e cittadino. Le nostre strategie industriali e finanziarie, e le conseguenti condotte operative, sono orientate a rendere RCS sempre più solida e in grado di preservare in modo sostenibile la propria indipendenza.


Il Governo Tsipras e la schiavitù del debito dei popoli essuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo”. Questo aforisma di Goethe veniva spesso citato dal prof. Giacinto Auriti, docente abruzzese di Teoria generale del Diritto all’Università di Teramo, quando, suo malgrado, affermava che i cittadini non sono proprietari del denaro che hanno in tasca ma ne sono solo i debitori. Questa affermazione suscita incredulità nella maggior parte delle persone, e anche il rifiuto a voler verificare se sia vera o falsa. Essa è una grande verità, che dovrebbe diventare patrimonio di tutti. Il denaro che abbiamo nelle nostre tasche ovvero tutto il denaro in circolazione non sarebbe sufficiente a saldare tutto il debito pubblico e privato contratto con il sistema bancario di emissione monetaria. La spiegazione di questa verità matematica è semplice ed è basata su due principi fondamentali: 1) Tutto il denaro circolante è emesso a debito dal sistema bancario di emissione; 2) Tutto il denaro emesso a debito deve essere restituito con l’aggiunta degli interessi. Supponiamo sia A la quantità di denaro messa in circolazione dal sistema bancario preposto all’emissione, il debito contratto è pari a A+B dove B è la quota degli interessi. È evidente che A+B è maggiore di A e pertanto il debito non potrà mai essere restituito totalmente. Si è costretti a indebitarsi sempre di più. Una conseguenza di questo grande imbroglio è il debito pubblico: lo stato per ottenere il denaro necessario alle sue funzioni, deve necessariamente indebitarsi emettendo cambiali che sono i cosiddetti titoli di stato – BOT – e similari. Il popolo greco, oggi, non potendo pagare il suo debito è costretto

a indebitarsi, ulteriormente, con il sistema bancario, e come contropartita dovrà assicurare le riforme e le privatizzazioni. Le riforme serviranno a far perdere la sovranità del popolo, mentre le privatizzazioni serviranno a spogliarlo delle sue risorse. In Italia le cose vanno nella stessa direzione: la modifica dell’art. 119 della costituzione, approvata alcuni giorni fa dalla Camera dei Deputati, prevede che gli enti locali nella gestione dei propri bilanci dovranno attenersi agli impegni presi nei trattati europei. In pratica si è stabilito che la Costituzione abdica al suo ruolo a favore di trattati che non hanno avuto il consenso popolare. Peggio ancora è l’obiettivo della modifica del titolo V della costituzione approvata dal parlamen-

IL LEGAME TRA DEBITO PUBBLICO E CRISI È UN’AFFERMAZIONE DEL TUTTO CAMPATA IN ARIA ED È UN MODO DI DIRE FORTEMENTE IDEOLOGICO

to che, se confermata dal referendum popolare, darà mano libera alle privatizzazioni più sfrenate nel campo energetico e nella gestione delle acque. Il ministro greco dell’economia Yanis Varoufakis, in un’intervista andata in onda su Rai 3 sabato 14 febbraio, ha affermato che il debito della Grecia, così come quello degli altri stati europei, non è pa-

gabile, e che l’Europa dovrà prendere coscienza di questa realtà aprendo una porta verso la Verità. Il popolo greco avrebbe tutte le carte in regola per avviare la discussione sul problema monetario e su quello del debito. Il pensiero politico di Socrate e Platone, quello sulla funzione del denaro di Aristotele e Solone, possono costituire tuttora le basi per la ricerca della verità su questi argomenti. Il Popolo Greco ha riposto molte speranze nelle mani dei nuovi dirigenti, che hanno promesso di porre queste questioni in sede europea, ma queste speranze sono durate il periodo di una campagna elettorale. I creditori sono implacabili, non fanno sconti a nessuno, il nuovo governo della Grecia – hanno detto “i depositari della verità” in Europa - dovrà sottostare alla “regola del debito” - o il debito va saldato – eventualità impossibile – o la Grecia dovrà accettare tutte le condizioni imposte dai creditori. Chi sostiene che non vi è nessuna dipendenza tra debito pubblico e crisi, come il Prof. Luciano Gallino nel numero precedente di questa rivista, affermando che: “il legame tra debito pubblico e crisi è un’affermazione del tutto campata in aria ed è un modo di dire fortemente ideologico” - è smentito dai fatti, è smentito dal popolo greco che, schiavo del debito, ha perso totalmente la libertà della sua espressione elettorale. Il popolo greco così come gli altri popoli dovrebbero essere liberati dalla schiavitù del debito. Essi dovrebbero riconquistare la proprietà naturale della moneta nel momento della sua emissione, attualmente estorta dal sistema delle banche centrali di proprietà di soggetti privati. Il debito può, e deve, essere azzerato.

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di Serafino Pulcini

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Roseto Sindacati e lavoratori “portano a casa” l’ importante risultato

VERTENZA ROLLI:

RAGGIUNTO L’ACCORDO

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n accordo storico. In questo modo i sindacati hanno definito la chiusura della vertenza dell’industria alimentare Rolli di Roseto dopo un anno di incertezze e paure per i circa mille lavoratori. Tutto era infatti iniziato nella primavera del 2014, quando i vertici del gruppo comunicarono una serie di manovre societarie, che prevedevano, tra le altre cose, la cessione del ramo di azienda alla Salpa (una ditta di natura agricola costituita ad hoc) con l’affitto di tutte le attrezzature che si trovano all’interno dei grandi capannoni di Roseto sud, di cui la Rolli è proprietaria. Ma la scintilla che fece accendere la miccia, fu l’annuncio della nuova dirigenza che, a partire dal 1° luglio 2014, ai lavoratori sarebbe stato applicato il contratto del settore agricolo e non più quello di categoria per chi lavora nel settore dell’industria alimentare. La notizia ebbe un effetto dirompente tra i circa 200 tra impiegati e operai a tempo indeterminato e oltre 600 addetti stagionali, per i quali il passaggio da un contratto “industriale” a uno “agricolo” avrebbe significato rinunciare a una significativa percentuale di salario mensile e a numerose tutele, non solo normative ma anche contributive. Un’operazione sicuramente vantaggiosa per l’azienda, ma che avrebbe messo in ginocchio oltre 1000 famiglie della provincia di Teramo, in maggioranza rosetane. Il problema avrebbe riguardato soprattutto i lavoratori stagionali, occupati appena sei mesi l’anno, i quali con il cambio della natura societaria si sarebbero ritrovati i salari quasi dimezzati. Poi la riduzione delle ore settimanali, che sarebbe passata da 40 minime a 24; inoltre era anche previsto il taglio della quattordicesima, insieme alla riduzione del Tfr e il trattamento di disoccupazione. Insomma, un taglio netto che creò una forte tensione tra i lavoratori che iniziarono così un lungo braccio di ferro con l’azienda, fatto di estenuanti trattative portate avanti da tutte le sigle sindacali e dai rappresentanti Rsu. Un periodo durato quasi un anno, tra alti e bassi, culminato con una sintesi che mette tutti d’accordo visto che l’azienda potrà beneficiare di sostegni comunitari e i lavoratori manterranno i trattamenti economici e normativi come da contratti collettivi nazionali di lavoro dell’industria alimentare, con inquadramento previdenziale proprio del settore agricolo e florovivaistico. Sette i punti chiave dell’intesa, che partono dal trasferimento del ramo di impresa - dall’industria alimentare Rolli a quella agricola Salpa - attraverso un affitto di cinque anni contro i tre iniziali. Garanzia


di continuità per i lavoratori assunti al momento del passaggio da una ditta all’altra, per i quali verranno mantenute le condizioni individuali oggi presenti. Punto chiave quello che regola i diritti economici e normativi. Salpa assumerà regolarmente con il contratto agricolo, ma nello stabilimento di Roseto si manterrà per tutti i dipendenti il contratto del settore industria alimentare. Verrà inoltre mantenuto il contratto aziendale, così come le anticipazioni di malattia e infortunio. Infine, per il primo anno si troveranno le soluzioni per avere l’anticipazione del 50 per cento della disoccupazione agricola del 2016. “Siamo convinti che si tratta del miglior accordo che si potesse raggiungere” è l’idea di Pietro Pellegrini, referente nazionale della Uila Uil “in quanto garantisce delle certezze a lavoratori che da qualche mese non ne avevano più. Si tratta comunque di una base, dalla quale ripartire per gestire il futuro occupazionale di questi lavoratori”. “Siamo riusciti a ottenere questo risultato” interviene Stefano Faiotto, responsabile nazionale della Fai Cisl “grazie al lavoro in sinergia tra le forze sindacali, l’azione incisiva e costante della Rsu e, soprattutto, la forza dei lavoratori che non hanno mai mollato e sono rimasti sempre compatti a dare forza alla nostra azione”. “Si è chiusa positivamente una vertenza che sembrava invece avviata nella direzione opposta” conclude Roberto Iovino, responsabile nazionale Flai Cgil “con questo accordo siamo riusciti a tutelare i posti di lavoro, garantendo la piena tutela dei diritti normativi oltre che del trattamento economico dei dipendenti. Credo si tratti di una novità positiva che non ha eguali in altre realtà”. di Federico Centola

Pineto

MERCATONEUNO: LA MOBILITAZIONE CONTINUA

onostante la massiccia mobilitazione delle istituzioni, la situazione del MercatoneUno sembra più complicata. I lavoratori del gruppo emiliano sono in stato di agitazione ormai da settimane, ma i loro appelli rimangono inascoltati. A nulla sono valse le varie iniziative istituzionali messe in atto dai Comuni di Roseto e Pineto, né l’impegno dei parlamentari abruzzesi di tentare di far recedere dal loro intento, di chiudere i punti vendita sparsi in tutta Italia, i proprietari del gruppo. “La mia presenza a Roma sotto il Ministero dello Sviluppo Economico alla manifestazione dei lavoratori del gruppo Mercatone Uno” -dice l’onorevole Gianni Melilla, Parlamentare abruzzese in quota Sel- “ha voluto testimoniare l’impegno delle istituzioni in questa delicata vertenza sindacale che coinvolge in Abruzzo 140 dipendenti dei punti vendita di Pineto, Sambuceto e Colonnella e altre decine nelle attività indotte. Non è accettabile il rifiuto

al confronto con le organizzazioni sindacali da parte della proprietà che non ha partecipato all’incontro di Roma. È ora di scoprire le carte e di capire se Mercatone Uno crede ancora in un patrimonio commerciale che da lavoro in Italia a 3.700 lavoratrici e lavoratori. Solleciteremo la convocazione dell’incontro tra Mercatone Uno e sindacati per fare chiarezza, salvare i posti di lavoro e tutelare il reddito anche attraverso opportune forme di ammortizzatori sociali”.

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NON È ACCETTABILE IL RIFIUTO AL CONFRONTO CON LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

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opo l’esperienza di Giulianova Lido stanno sorgendo a Teramo e Provincia altri gruppi promotori per la costituzione di comitati di quartiere e di frazione, attraverso elezioni e suffragio universale. Il nucleo promotore per la ricostituzione del Comitato di Quartiere Lido di Giulianova, sulla base di regole decise ed approvate dalle assemblee dei cittadini nel periodo dal 23 settembre 2014 fino alle elezione del 15 marzo 2015 ha dimostrato che è possibile costruire dal basso questo importante istituto di democrazia partecipativa e garantire la più ampia partecipazione al voto della cittadinanza locale. Nel caso di Giulianova Lido il 15 marzo hanno votato infatti 730 cittadini. Oltre ai residenti nel Quartiere, che hanno compiuto almeno il sedicesimo anno di età sono stati ammessi al voto i dimoranti, coloro che svolgono una attività commerciale e/o professionale e i dipendenti di attività tutte ricadenti nell’ambito territoriale del Quartiere anche se non residenti. Agli aventi diritto al voto non residenti veniva richiesta una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà (art. 47 T.U. – D.P.R. n. 445 del 28/12/2000). Dal 16 marzo a Teramo il nucleo promotore per la costituzione del “Comitato di Quartiere di S. Nicolò a Tordino e dintorni” e il nucleo promotore per la ricostituzione del “Comitato di VillapavoneColleatterrato” hanno avviato con l’associazione DEMOS un percorso simile a quello svoltosi negli ultimi sei mesi a Giulianova Lido. Agli incontri partecipano anche i rappresentanti di questo nuovo comitato di Quartiere giuliese. E’ intenzione degli organizzatori istituire delle forme di gemellaggio tra comitati eletti a suffragio universale. L’idea è di istituire un comitato di gemellaggio che consenta una forma più ampia di partenariato con la partecipazione di più comitati, e non ad un semplice gemellaggio tra due comunità. Per la Comunità europea Il gemellaggio è anche uno strumento sorprendentemente flessibile. Può essere realizzato tra piccoli villaggi, paesi, contee e grandi città... Può incentrarsi infatti su una grande varietà di temi e può coinvolgere una vasta gamma di attori di due o più comunità gemellate. Un buon accordo di gemellaggio può recare molti benefici a una comunità e alla sue istituzioni locali. Vi sono molti esempi di buone pratiche nell’ambito del gemellaggio, che riguardano una grande varietà di temi: l’arte e la cultura, i giovani, la cittadinanza, lo sviluppo sostenibile, i servizi pubblici locali, lo sviluppo economico locale, l’inclusione sociale, la solidarietà... Anche nel campo della democrazia partecipativa sono previste dalla Comunità Europea misure che finanziano progetti per la diffusione della democrazia partecipativa. Ci sono Regio-

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Democrazia Partecipata

Gemellaggio tra comitati di quartiere e di frazione

IL GEMELLAGGIO È ANCHE UNO STRUMENTO SORPRENDENTEMENTE FLESSIBILE

ni che già da diversi anni finanziano progetti per la diffusione della partecipazione democratica e per la cittadinanza attiva. La Regione Abruzzo e le istituzioni locali, tenuto conto che negli ultimi

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tempi si sta sviluppando un grande interesse tra i cittadini abruzzesi per la pratica e la diffusione della democrazia partecipativa, dovrebbe facilitare questo processo innovativo della vita sociale e politica delle comunità locali. In ogni caso nelle more che gli Enti locali facciano la loro parte l’istituzione di un comitato di gemellaggio tra i comitati di quartiere e di frazioni eletti a suffragio universale consentirà un più rapido e costruttivo scambio di esperienze tra i cittadini che sono impegnati in questo grande e rivoluzionario progetto per il riconoscimento della sovranità popolare come previsto dalla costituzione della Repubblica italiana. di Raffaele Raiola


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FOCUS ON TUTTO FRANA! on era poi così prevedibile (nonostante l’allerta meteo) il disastro che si è abbattuto sull’Abruzzo, e nel teramano in particolare, in quei primi giorni di marzo, quando tutti aspettavamo la primavera e invece è arrivato un “colpo di coda”, decisamente traumatico, di un inverno che ancora non vuole arrendersi. In quella prima settimana di marzo la neve, caduta copiosa e alimentata da violente raffiche di vento, si è lasciata dietro una città e una provincia devastate da frane, smottamenti, alberi e tralicci divelti o abbattuti, strade inghiottite dall’acqua e dal fango, paesi e contrade isolate, e soprattutto tanti, troppi giorni al buio, senza riscaldamento e senza acqua. Per qualche giorno (che sono sembrati un’eternità) siamo tornati indietro di 100 anni. Dopo aver esaurito le candele e aver tirato fuori tutti piumoni e le coperte disponibili (fortunato chi aveva il camino!), la necessità di qualche pasto caldo ha spinto molti a dare l’assalto ai negozi di ferramenta per reperire qualche generatore. La macchina dell’emergenza si è messa in moto immediatamente, ma le difficoltà da gestire erano davvero tante e simultanee. Lo racconteremo in questo Focus, dove abbiamo raccolto tante testimonianze e non solo tra la gente che ha subito i disagi, ma anche tra chi quei disagi era chiamato a rimuoverli. E non senza sorpresa abbiamo scoperto che qualcosa “è franato” anche lì, tra quelle istituzioni oggi tanto aggredite e vilipese, sindaci, amministratori, politici. La rabbia della gente ha trovato sul web il suo canale di sfogo. Tante le accuse, le proteste, l’indignazione di chi per troppo tempo si è sentito abbandonato e in pericolo e soprattutto senza risposte. Pochissimi i numeri telefonici dell’emergenza che rispondessero alle chiamate. Noi abbiamo verificato una risposta solo dalla Prefettura, da dove tutta l’organizzazione si muoveva. Quello che è rimasto, dopo il passaggio della tempesta, ha mostrato una città, una provincia e una regione estremamente fragili per la mancanza di una politica di manutenzione e cura del territorio. Una politica che per anni ha ignorato e aumentato la fatiscenza delle strade e delle reti infrastrutturali: elettrica, idrica e gasdotti. Una politica che ha dovuto aprire gli occhi su una realtà nuova: la gente ha preteso risposte e non ha accettato le solite scuse legate all’eterno ritornello “non ci sono fondi”. Ha urlato la rabbia e obbligato chi ne aveva l’autorità ad agire. E loro, i politici hanno dovuto toccare con mano la realtà, prendere atto che amministrare un territorio, assumere una carica istituzionale comporta un impegno vero, totale e per certi versi frustrante visto lo stato disastroso delle cose. Tra le frane che hanno martoriato questa terra forse la più significativa è stata proprio quella che ha travolto una certa anacronistica classe politica, che non può più permettersi di essere inconcludente o menefreghista.

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C’E’ BISOGNO DI RAGIONE, BUONSENSO E CONOSCENZA Dissesto idrogeologico nella nostra provincia: l’analisi dell’esperto di Adele Di Feliciantonio

ioggia, neve, vento, piante sradicate, frane, danni ai cavi elettrici e rotture di condutture idriche. Interi paesi e famiglie senz’acqua, riscaldamento e luce. Disagi di ogni genere, pericoli alla viabilità. Piena emergenza per la nostra provincia che, ancora una volta, ha dovuto fare i conti con il grande e urgente problema del dis-

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sesto idrogeologico. Ma qual è , realmente, la situazione? Che pericoli corriamo e soprattutto perché la nostra terra diventa ogni giorno più fragile? Ce lo spiega il dott. Leo Adamoli, geologo teramano e responsabile nazionale della “Sezione di Geologia Ambientale” della Società Geologica Italiana, la più antica (fondata a Bologna nel 1881) e rappresentativa associazione scientifica


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italiana che opera nel campo delle Scienze della Terra. Dottor Adamoli, in queste ultime settimane abbiamo dovuto fare i conti con i problemi legati al dissesto idrogeologico. Qual è la situazione nella nostra provincia? Quali sono le zone più a rischio? I fenomeni di “dissesto idrogeologico” (movimenti franosi e processi erosivi), hanno subìto in questi ultimi anni, e in particolare in queste ultime settimane, un deciso incremento consistente non solo nella riattivazione di preesistenti frane quiescenti ma anche nell’innesco di nuovi fenomeni franosi di varia genesi ed estensione. Allo stato attuale, nel territorio della nostra provincia, possono essere approssimativamente censiti circa 5500 dissesti, distribuiti soprattutto nella fascia pedemontana e nell’area collinare, con circa 1300 frane attualmente in movimento. Quali sono le cause che generano tale problema? Mutamento degli scenari territoriali, variazioni climatiche o responsabilità umana? Numero, tipologia ed estensione dei fenomeni franosi, nonché la loro distribuzione sul territorio provinciale, sono strettamente influen-

zati dalle condizioni geologiche, morfologiche, idrogeologiche e geotecniche dei versanti nonché dallo stadio di evoluzione geomorfologica raggiunto nelle diverse zone. A tali fattori vanno poi aggiunti la sismicità dell’area, la mancanza di una diffusa e costante manutenzione idrogeologica del territorio e naturalmente le molteplici attività antropiche, soprattutto in corrispondenza dei centri abitati e delle infrastrutture viarie. In questi ultimi anni, inoltre, un fattore importante nell’innesco dei fenomeni di dissesto idrogeologico è rappresentato dai cambiamenti climatici in atto, quali variazioni del regime delle precipitazioni, lunghi periodi di siccità alternati ad eventi meteo estremi, ecc. Il problema del dissesto interessa tutta la nazione, ma l’Abruzzo è la quarta regione con il maggior numero di comuni a rischio idrogeologico, senza dimenticare quello sismico. Una situazione che desta molta preoccupazione. Come si potrebbe intervenire? E quanto è importante la prevenzione? Devo purtroppo osservare che, la cultura della prevenzione, a livello di enti locali, non è ancora diventata centrale negli interventi sul territorio. Nella Regione Abruzzo, caratterizzata da un territorio geologicamente piuttosto complesso e soggetta al rischio legato a eventi naturali di vario tipo come i fenomeni franosi, le esondazioni, i processi erosivi fluviali e costieri, l’elevata sismicità e via dicendo, le strutture pubbliche non sembrano sufficientemente organizzate e coordinate per affrontare in modo adeguato i suddetti rischi geologici, come gli accadimenti di queste ultime settimane testimoniano ampiamente. A mio avviso è di fondamentale importanza dotare la comunità abruzzese, così com’è avvenuto nelle regioni più avanzate del nostro Paese, di un Servizio Geologico Regionale, cioè una struttura tecnica che sia in grado di fornire all’Amministrazione regionale e agli enti locali il supporto e l’assistenza tecnica, scientifica e operativa per l’analisi di tutte le pericolosità naturali finalizzata alla prevenzione e mitigazione dei relativi rischi. Tale necessità riveste carattere di particolare urgenza alla luce dei recenti eventi franosi, alluvionali ed erosivi che hanno colpito numerosi comuni del territorio regionale, determinando danni ingenti al patrimonio abitativo e al sistema delle infrastrutture, nonché gravi sofferenze alle popolazioni. A tale proposito, in qualità di responsabile della “Sezione di Geologia Ambientale” della Società Geologica Italiana, ho inviato da alcuni mesi, al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, una proposta di legge regionale per l’istituzione del Servizio Geologico Regionale. A

tutt’oggi non è ancora pervenuta una risposta. L’occupazione indiscriminata del territorio con costruzioni selvagge ed espansione incontrollata; l’abbandono e non cura dei territori; la mancanza di informazione e soprattutto di fondi destinati al contenimento di questo problema e i condoni edilizi. La responsabilità dell’uomo, che sia cittadino o politico, che peso ha sul peggioramento del problema? Le problematiche del dissesto idrogeologico del territorio abruzzese rappresentano soprattutto la conseguenza di attività antropiche realizzate nei vari decenni passati senza una pianificazione urbanistica e territoriale coerente e razionale, per la carenza o assoluta mancanza di adeguate conoscenze geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche di base. L’ambiente fisico, nel suo complesso, è stato generalmente considerato, da parte di chi ha avuto responsabilità di governo del territorio, come un’entità morfologica statica, immutabile nel tempo, e non invece come un insieme di complessi processi naturali in continua evoluzione dinamica. La conseguenza è stata che, soprattutto in questi ultimi sessant’anni, il territorio in generale, gli spazi costieri e gli ambienti fluviali in particolare, sono stati aggrediti e “irrigiditi” da una urbanizzazione selvaggia, da un intenso e irrazionale sviluppo della rete stradale e autostradale e da molteplici altri interventi che hanno impedito la libera evoluzione naturale del sistema fluviale-costiero e la rottura di delicati e complessi equilibri propri dei versanti collinari e pedemontani, facendo spesso assumere agli eventi naturali i contorni della catastrofe. Il lavoro dei geologi è stato a lungo messo da parte; oggi, però, c’è una consapevolezza diversa riguardo al vostro ruolo e riguardo all’urgenza idrogeologica. Pensa che qualcosa potrà cambiare? Si è vero, oggi si parla sempre più spesso dell’importanza della Geologia e del ruolo dei geologi. Osservo, però, che negli enti pubblici e nella società civile in generale, la Geologia non viene ancora percepita come un importante strumento tecnico e culturale al servizio dello sviluppo sostenibile della società. Continua, in generale, a prevalere un approccio essenzialmente di tipo ingegneristico tradizionale, basato prevalentemente su interventi di tipo strutturale, in emergenza o scarsamente pianificati, e viene ancora troppo spesso trascurato quello che possiamo definire “il punto di vista geologico” sui vari sistemi naturali che con le loro complesse interrelazioni costituiscono il substrato fisico che condiziona l’uomo e le sue

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FOCUS ON TUTTO FRANA! attività. Dopo i vari eventi naturali catastrofici che colpiscono con sempre maggiore frequenza il nostro territorio, si fanno stime dei danni, dei costi di ricostruzione e via discorrendo, ma continua a mancare una “cultura geologica”, e quindi la percezione “quadridimensionale” dell’ambiente fisico come entità in continua evoluzione dinamica. E questo deve preoccuparci molto, perchè la conoscenza della storia dell’ambiente fisico che ci circonda e della sua evoluzione nel tempo, e quindi la comprensione dei processi geologici che in quel territorio si sviluppano con velocità e ritmi molto diversi, costituisce la condizione necessaria perchè l’uomo possa operare correttamente nell’ambiente, senza interferire con le dinamiche naturali ma convivendo con esse, e diventare quindi un ospite saggio e rispettoso della Terra. Di cosa si occupa la geologia ambientale? L’obiettivo principale della Sezione di Geologia Ambientale è quello di sviluppare, coinvolgendo la partecipazione degli enti territoriali e della società civile in generale, un’attività di divulgazione ed un dibattito permanente intorno alle varie tematiche geologico-ambientali di particolare rilevanza sociale e quindi di potenziare, anche con l’aiuto di mezzi di comunicazione e dei media, un’area culturale che non è ancora decollata nel nostro Paese.

“UN ALBERO È CADUTO ADDOSSO ALLA NOSTRA MACCHINA. ABBIAMO RISCHIATO DI MORIRE” la storia di Marcello Graduato tavamo tornando da Chieti e si era fatto tardi . Erano le 3 e 12 del 18 marzo 2015, quando percorrevamo la strada che da Teramo conduce a Montorio al Vomano; non c’era traffico ed essendo molto stanco la mia velocità era di circa70 km/h. Subito dopo il rettilineo, vicino alla fabbrica di liquori Paesani, in direzione Montorio c’è una curva verso destra. Subito dopo la curva ho visto dei rami che si avvicinavano alla macchina; ho subito compreso che stesse accadendo qualcosa, ma tutto è successo così in fretta che non sono riuscito a rendermi bene conto di cosa stesse accadendo, ma ricordo che ho visto il tronco di un albero che ci cadeva addosso. In un primo momento ho chiuso istintivamente gli occhi e ho tentato una brusca frenata, ma tutto è stato inutile. In un attimo l’albero, provocando un gran fracasso, si è schiantato su di noi e sulla mia mac-

china; ha piegato il cofano, ha rotto la mascherina, il parafango e i fanali anteriori, ha ammaccato le portiere laterali, ha infranto il vetro del parabrezza, senza, però, romperlo del tutto e questa è stata la nostra fortuna e ha rigato la cappotta visto che alcuni dei rami sono scivolati sopra di essa. Nella collisione ho perso il controllo della vettura, aggravato dal manto bagnato e dai tanti rami spezzati presenti per terra, ma sono riuscito a recuperare il volante e quindi il controllo poco dopo, fermandomi al centro della carreggiata, grazie alla strada semi deserta a quell’ora. La prima cosa che ho fatto è stata quella di controllare se la mia ragazza stesse bene. Entrambi eravamo in un evidente stato di trauma e confusione, ma siamo scesi dalla vettura e ho chiamato il 113 spiegando l’accaduto e chiedendo di far arrivare immediatamente una pattuglia e una camionetta dei vigili del fuoco. Nel frattempo mi sono posizionato al lato della strada a fare cenno ai mezzi che sopraggiungevano di rallentare per la presenza di un pericolo e per poco un camion tamponava la mia vettura ferma e accidentata.. Eravamo spaventati e più i minuti trascorrevano e più iniziavamo a realizzare cosa fosse accaduto e cosa sarebbe potuto accadere arrivando anche al pensiero doloroso, ma reale, che avremmo potuto morire, così, per una tragica eventualità, in una sera trascorsa in musica e terminata in tragedia. Poco dopo sono arrivati i vigili del fuoco e la polizia che si sono occupati di sgomberare la carreggiata, sincerarsi delle nostre condizioni e di redigere il verbale dell’incidente Finalmente dopo le 5 del mattino abbiamo potuto lasciarci tutta quella vicenda alle spalle. Io credo che accadimenti di questo genere siano molto gravi. Un albero di quelle dimensioni, che poi occupava entrambe le corsie, non dovrebbe cadere lungo una strada statale trafficata da veicoli vari e anche a velocità spedita. Le mie domande, ora che ho avuto modo di riflettere con calma su quello che accadde quella notte sono: “E se l’albero avesse sfondato il vetro? E se una donna incinta fosse stata al nostro posto? E se dalla corsia opposta fosse venuta un’altra auto? Credo fermamente nella fortuna incredibile che abbiamo avuto quella notte, ma spero che fatti di questo genere non accadano mai più a nessuno perché la vita può realmente cambiare in una frazione di secondo.” di Marcello Graduato

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TORRICELLA SICURA Il vice sindaco Marco Di Nicola

l mese di marzo si è sempre caratterizzato, da 4/5 anni a questa parte, per delle precipitazioni molto forti e intense, che in un modo o nell’altro hanno creato allarme e danni nel nostro territorio. La situazione è degenerata quest’anno, dal 5 marzo, quanto la neve ha provocato situazioni al limite della sopportazione riguardo a strade e tetti. In alcune frazioni aveva raggiunto oltre il metro di altezza. La nostra amministrazione ha impiegato i mezzi e gli operatori per tutta la giornata, non riuscendo però a limitare i disagi della copiosa e incessante nevicata. Ad aumentare i disagi, aggravati dal forte vento, c’erano pali di illuminazione pubblica, rami e alberi divelti che ostacolavano le operazioni di sgombero neve. Ancora più terribili sono stati i 4/5 giorni di blackout dell’energia elettrica, nel nostro comune ,che hanno aumentato la rabbia dei cittadini ormai stufi dei continui disservizi. In quei giorni il Comune è stato subissato di chiamate da parte di cittadini esasperati contro tutti. Cinque giorni intensi in Prefettura dove la sala emergenze prontamente allestita cercava di

possiamo paragonarli alla debolezza dei neonati. In merito a questa esperienza devo dire che la Prefettura è stata di indubbio supporto, ma forse la vicenda della mancanza di luce è stata affrontata con leggerezza o magari sprovvisti di un piano di Emergenze della Protezione Civile Regionale. Alcuni chiedevano: “perché non avete attuato il COC, Centro Operativo Comunale per le Emergenze?” Certo, formalmente il Coc è stato aperto per supportare le tante richieste di aiuto dei cittadini di Torricella Sicura che chiamavano in Comune, ma senza un impianto sovra comunale, con mezzi adeguati e idonei, con operatori qualificati, come si può attuare un Piano delle emergenze di un piccolo comune?! La realtà di Torricella Sicura, come quella di altri comuni di montagna è difficile per chi amministra. L’emergenza ,come tante altre vissute in questi anni, è stata gestita con enorme sofferenza, ma con la consapevolezza di fare le cose più utili per limitare il danno. 24h su 24h a contatto con la sala delle emergenze allestita in Prefettura,

massima disponibilità sui mezzi di comunicazione, avvisi e aggiornamenti tramite il nostro sito istituzionale e tramite i social network, insomma a contatto con le persone delle frazioni più isolate in maniera diretta. Purtroppo c’è stata anche qualche parolaccia di troppo nei nostri confronti. Alla fine, dopo aver ottenuto dai tecnici dell’Enel solo risposte molto approssimative, il Sindaco Palumbi ha emanato due Ordinanze: una nei confronti di Enel Distribuzioni e l’altra nei confronti della Telecom, intimandoli a ripristinare il servizio entro 24 ore dalla notifica dell’atto. I risarcimenti economici ci saranno di diritto nelle prossime bollette, ma noi, tramite un legale di nostra fiducia, stiamo cercando di chiedere anche i danni materiali. Basti pensare a quante famiglie hanno dovuto buttare le loro provviste nei congelatori ormai senza ghiaccio, o persone non autosufficienti che hanno subito anche situazioni di disagio estremo senza corrente. Nei confronti della Ruzzo Reti, invece, non è stata emessa alcuna ordinanza in quanto ci sono stati dei disservizi più brevi e localizzati.

CINQUE GIORNI INTENSI IN PREFETTURA DOVE LA SALA EMERGENZE PRONTAMENTE ALLESTITA CERCAVA DI DARE RISPOSTE O PRENDERE SEGNALAZIONI

dare risposte o prendere segnalazioni. Alquanto superficiali tuttavia gli operatori e ingegneri Enel che davano continue rassicurazioni, irreali a mio dire. I piccoli Comuni devono sempre partire da zero, PrimaPagina 56 - Mar. 2015

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VALLE CASTELLANA: CASTELLALTO: DOPO L’ENERGIA ELETTRICA MANCA L’ACQUA

PRIGIONIERI DELLA NEVE inverno 2015 a Valle Castellana è stato davvero molto duro, soprattutto nel mese di marzo, quando in sole 18 ore (5-6 marzo) sono caduti oltre 170 cm di neve. Sono subito iniziati i disagi per l’intera popolazione. Nella mattinata del 5 marzo, la nevicata, molto intensa, ha iniziato a imbiancare l’intero territorio. Intorno a mezzogiorno dello stesso giorno, è saltata la corrente in tutto il comprensorio della Laga, Valle Castellana inclusa. I cittadini, hanno fin da subito capito la gravità della situazione, per cui, i pochi che avevano in disponibilità un generatore di elettricità sono corsi dall’unico benzinaio di zona per fare scorta di carburante. Molti altri purtroppo hanno vissuto 4 giorni al gelo mentre fuori imperversava la tormenta, costretti a rimanere barricati in casa con coperte, vicino al fuoco per chi aveva un camino, senza acqua calda e riscaldamento. Degli animali selvatici in cerca di cibo sono stati avvistati,addirittura, a ridosso di Valle Castellana. Nelle frazioni in quota come Pietralta, Leofara, Macchia Da Sole, Vallenquina, l’accumulo nevoso ha superato i 170 centimetri, costringendo gli abitanti a scavare veri e propri tunnel sotto la neve per uscire di casa. Al termine della nevicata, venerdì 6 marzo, lo scenario era apocalittico: grossi alberi abbattuti sotto il peso della pesante neve, cavi spezzati, strade bloccate, paesi isolati. Oltre a tutti questi problemi, continuava a mancare la luce, il blackout alla fine è durato 4 giorni creando innumerevoli danni, soprattutto alle persone che avevano le provviste all’interno di congelatori, ma anche alle attività commerciali che non hanno potuto svolgere regolarmente il loro lavoro. Le proteste erano sempre le stesse: “E’ inaudito che nel 2015, interi comuni vengano completamente abbandonati dalle autorità competenti e dagli amministratori. In altre zone d’Italia, tutto ciò non accade, in Abruzzo invece è una routine”.

Dopo la neve e la mancanza dell’energia elettrica, a causa della rottura di due condotte idriche, una in località Feudo di Castellalto e l’altra in località Pastena di Tossicia si è profilata anche l’emergenza idrica. Diverse località della provincia sono rimaste senz’acqua a cominciare appunto dalla zona di Castellalto , dove è stata evacuata una famiglia. La rottura ha riguardato un’adduttrice da mille litri e la Prefettura ha diramato subito un elenco dei Comuni senz’acqua: VILLA VOMANO (Teramo) – ZAMPITTO (Basciano) – COLOGNA PAESE / VILLA MOISE’ / TORRESI / MONTEPAGANO / COLLE DELLA CORTE (Roseto) – TORTORETO PAESE – CANZANO – NOTARESCO – MORRO D’ORO – MOSCIANO SANT’ANGELO – CONTROGUERRA – CORROPOLI – COLONNELLA – SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – NERETO – ANCARANO e TORANO NUOVO

TOSSICIA: LA FRANA CHE INCOMBE Una frana ha interessato la condotta principale del Ruzzo in località Pastena dove si è reso necessario evacuare alcune abitazioni a rischio ( gli abitanti sono stati ospitati in una struttura alberghiera). Il presidente del Ruzzo Forlini ha dichiarato l’attivazione dei serbatoi d’emergenza, per supplire alla chiusura della condotta, per alcune ore, al fine di eseguire i lavori necessari per evitare disagi da sospensione dell’erogazione idrica.

CIVITELLA DEL TRONTO: UN VARCO PER I SOCCORSI Dieci famiglie evacuate per una frana che avanzava in modo rapido portandosi dietro fango e alberi nella frazione Ripe di Civitella a Civitella del Tronto. il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, sul posto con i tecnici della Protezione civile nazionale e regionale e i geologi dell’Università di Firenze ‘’Verranno reperite risorse immediate – dichiarava il governatore - per un primo intervento e comunque

di Domenico Marinelli

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la situazione è sotto costante monitoraggio’’. Interrotta la provinciale 53 che attraversa la frazione. Aperto un passaggio pedonale per i residenti che non sono stati evacuati e per i mezzi di soccorso. Il fronte della frana occupa, secondo le valutazioni dei tecnici oltre 50 ettari di bosco formato anche da querce secolari. La preoccupazione del sindaco di Civitella, Cristina Di Pietro, e delle forze dell’ordine, Carabinieri, Forestale, Vigili del Fuoco, Croce Rossa e Protezione civile, è l’insufficienza del varco per i soccorsi. In tal caso sul tavolo l’ipotesi dell’ evacuazione dell’intera frazione. Anche qui i residenti sono rimasti al buio per il crollo di un traliccio dell’alta tensione. Sul posto sono intervenute le squadre di emergenza dell’Enel che hanno portato generatori e alimentato le utenze con il sistema di emergenza (fonte ANSA)

Provincia: I numeri dell’emergenza 42 cantonieri con 6 trattori 12 terne, 10 autocarri 38 tecnici con 15 autovetture di sorveglianza 3 unità fisse al C.C. S. (Centro Coordinamento Servizi) in Prefettura 50 ditte esterne per sgombero neve, taglio alberature, rimozione frane, segnaletica stradale con circa 100 vomeri neve, e 20 pale meccaniche.


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Le azioni della Politica RENZO DI SABATINO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA:

SANDRO MARIANI CAPOGRUPPO PD ALLA REGIONE ABRUZZO

VALLE CASTELLANA: IL SINDACO E L’IMPEGNO MANTENUTO

Lo stato di calamità è stato chiesto ma non ancora riconosciuto (deve farlo il Governo - Dipartimento Protezione Civile). E’ chiaro che l’unica vera opera strategica per il nostro territorio, considerata la sua orografia e le sue caratteristiche geomorfologiche, è l’investimento sulla cura e sulla manutenzione del paesaggio. Il che non riguarda solo le strade, o quello che ne rimane, ma investe settori come le politiche agricole, la salvaguardia delle biodiversità, la cura e la pulizia dei boschi e dei versanti, una decisa limitazione del consumo di suolo. Molte di queste risposte la Provincia, sul piano programmatico - che è poi il nostro ruolo - le fornisce attraverso il nuovo Piano per la sostenibilità ambientale e il consumo zero che in queste settimane stiamo riproponendo all’attenzione delle amministrazioni locali. Va recuperata l’attenzione dei Comuni su scelte che sono la condizione di base per evitare che il territorio continui a franare. Nell’immediato abbiamo un problema di risorse: anche i soldi della calamità naturale, se e quando arriveranno, serviranno a riparare i danni ma non a curare le cause. Sono certo che nelle pieghe dei Fondi europei non spesi e fra le risorse della nuova programmazione 2014/2020 possiamo trovare finanziamenti adeguati a questo obiettivo: ma bisogna essere strategici, rinunciare a piccoli interventi e pensarci con un unico corpo territoriale uniti nello stesso obiettivo”.

Sui tagli e gli accorpamenti previsti nel piano di riorganizzazione di Enel Distribuzione nella nostra regione, ho sottolineato come la complessità orografica del territorio necessitasse di un’attenzione diversa da parte della società. Quanto si è tragicamente verificato negli scorsi giorni, ha portato a galla una carenza di attenzione e una mancanza di governo e di conoscenza delle situazioni territoriali. Quanto accaduto denota la mancanza di manutenzione ordinaria alle linee e l’incapacità di prevedere interventi mirati al ripristino in tempi accettabili delle utenze connesse. Molte imprese specializzate, nonostante dotate delle necessarie autorizzazioni, non sono state coinvolte negli interventi di riparazione delle linee, dilatando ulteriormente i tempi di ripristino delle stesse.

Ottocentomila euro per le frane che impediscono il transito lungo la provinciale per Ascoli Piceno. La Regione Abruzzo annuncia, lo stanziamento per gli interventi emergenziali nel comune di Valle Castellana, da parte del Provveditorato alle opere pubbliche. “Abbiamo mantenuto gli impegni presi con i nostri cittadini – commentava il Sindaco Vincenzo Esposito – grazie alla presenza al nostro fianco di questa amministrazione regionale, che si è attivata a livello governativo, segnalando la priorità del nostro disagio.” Si tratta di fondi previsti nel decreto “SbloccaItalia” per la difesa del suolo, di cui la Regione Abruzzo ha fatto richiesta per interventi emergenziali di dissesto, fra i quali il Presidente D’Alfonso ha voluto inserire il comune di Valle Castellana. “Sono molto grato – dichiarava il Sindaco Esposito – al Presidente D’Alfonso per aver compreso la criticità del nostro territorio e l’urgenza di ripristinare la viabilità, e al Capogruppo Sandro Mariani, che ha voluto portare espressamente il Presidente in queste zone, affinché la conoscenza del territorio testimoniasse la gravità della situazione. Sono convinto – concludeva Esposito in un comunicato– che entro la fine del mese il Governo, riconoscerà alla nostra regione lo stato di emergenza, con cui avremo gli strumenti per proseguire con la stessa solerzia, ad intervenire per ripristinare le numerose criticità che si sono verificate.”

QUANTO ACCADUTO DENOTA LA MANCANZA DI MANUTENZIONE ORDINARIA ALLE LINEE E L’INCAPACITÀ DI PREVEDERE INTERVENTI MIRATI AL RIPRISTINO

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FOCUS ON TUTTO FRANA! sconcertante prendere atto di come gli eventi naturali smascherino politiche dissennate. Meno di un mese fa esponevo fondate critiche all’annunciato “Progetto di potenziamento dell’acquedotto del Ruzzo” che avrebbe un costo complessivo di circa 52 milioni di euro, dei quali sembrerebbero in via di finanziamento 33 milioni di euro per operare un primo completamento, consistente soprattutto nell’aumento della capacità di potabilizzazione dell’impianto di Montorio al Vomano.Purtroppo la realtà non ha tardato a venire a galla: un terzo della popolazione provinciale teramana è rimasta a secco in questi giorni proprio per la denunciata carente manutenzione della rete idrica. Le cronache evidenziano responsabilità enormi nella gestione e nella programmazione della società Ruzzo S.p.A.

PURTROPPO LA REALTÀ NON HA TARDATO A VENIRE A GALLA: UN TERZO DELLA POPOLAZIONE PROVINCIALE TERAMANA È RIMASTA A SECCO IN QUESTI GIORNI

1)

Nella frazione Pastino del Comune di Tossicia si è rotta una condotta (la cui portata risulterebbe di 500 litri al secondo ad una pressione di 40 atmosfere) che si è scoperto essere risalente al 1935, dunque costruita durante il fascismo, peraltro in un letto scavato a mano, la quale rappresenta l’adduttrice della media-alta collina dell’Acquedotto del Ruzzo e la cui rottura ha causato l’interruzione dell’erogazione dell’acqua nelle case di 100.000 teramani. La falla è stata “rattoppata” ma la tubatura è ancora in sofferenza a causa della pressione del movimento franoso (che peraltro minaccia anche sei abitazioni).

2)

Verosimilmente la frana è stata causata dalla perdita della condotta e non il contrario. Infatti, il geologo della Regione Abruzzo che ha effettuato il sopralluogo “non avrebbe dubbi:

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RUZZO:

Disastro a

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di Maria Cristina Marroni Consigliere comunale di “Teramo 3.0”


FOCUS ON TUTTO FRANA! a monte della frana non c’è movimento di terra e la faglia di distacco è proprio all’altezza della prima rottura. Dunque la frana potrebbe essere verosimilmente stata provocata dalle infiltrazioni d’acqua sgorgata dalla prima falla”. Il prefetto ha attivato il preallarme, non essendoci sicurezza sul normale ripristino dell’erogazione idrica, ed ha chiesto la disponibilità di quante più autobotti possibili da parte della Protezione Civile.

3)

Ma come si è giunti ad una situazione così grave da mette a rischio l’intero bacino di utenza servito dalla condotta di Pastino, calcolato in circa 150.000 abitanti? Non è difficile presumere una negligenza nei controlli e nelle manutenzioni effettuate sull’acquedotto negli ultimi decenni. È noto infatti che le tubature di ultima generazione abbiano una capacità di sopportare le tensioni infinitamente maggiore rispetto alle condotte di 80 anni fa. E se la manutenzione è clamorosamente mancata a monte, sull’adduttrice principale, è il segnale di una sicura cattiva gestione che oggi i cittadini pagano a caro prezzo.

4)

Inoltre, sembra che fino al 2007 il Ruzzo avesse intrapreso la strada del telecontrollo dei flussi e delle pressioni idriche tramite un sistema successivamente mutuato dalla società acquedottistica di Ascoli Piceno, telecontrollo poi inopinatamente abbandonato. I risultati sono oggi evidenti e molteplici: è impossibile prevedere falle, perdite e criticità; la dispersione di acqua è enorme per l’impossibilità di controllare la rete.

5)

annunciato

Le conseguenze sono gravi: l’abbandono della pianificazione e delle manutenzioni ha aumentato i rischi e la dispersione idrica, favorendo - guarda caso - il progetto di potenziamento della potabilizzazione che oggi viene spacciata come la panacea di tutti i mali, quando invece questo incidente ha messo a nudo la fragilità dell’acquedotto e la dissennata inversione delle priorità: in luogo di manutenere una rete vecchia di 80 anni che ha la capienza necessaria al benessere dell’intera provincia, si preferisce puntare sulla potabilizzazione di acque di pessima qualità e non di sorgente, adducendo come giustificazione la carenza idrica causata non dall’aumento dell’utenza, ma proprio dalla gestione sconsiderata della rete esistente.

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opo l’emergenza, si raccolgono, come suol dirsi, “i cocci”, si accendono le polemiche e si innescano le prime reazioni. La prima (e per ora unica, ma non è neanche detto) testa a cadere è quella di Franco Iachetti, presidente del BIM (bacino imbrifero Vomano Tordino) a cui

il sindaco di Montorio, Di Centa, ha revocato il mandato di rappresentanza. Ad entrambi abbiamo chiesto di esporre le loro ragioni sull’argomento, tra l’altro ancora in evoluzione, ma entrambi hanno preferito affidare a dei comunicati stampa il compito di informarci sulla “querelle” che li vede l’un contro l’altro armati…

DI CENTA IACHETTI di Antonio Di Felice

consorzi Bim sono sempre nell’occhio del ciclone e in questo periodo sono al centro della polemica tutta montoriese che vede contrapposti, da una parte il sindaco Gianni Di Centa e il suo gruppo “Si può fare”, dall’altra il presidente del Bim Vomano – Tordino Franco Iachetti. Se in passato la contrapposizione di sindaci facenti parte del consorzio si incentrava sulla discussione tra chi promuoveva la soppressione di detti consorzi e chi, invece, la riteneva dannosa e di non attuazione, oggi, la partita si gioca tutta sul campo delle indennità e della revisione delle funzioni dei bacini imbriferi montani. I Bacini Imbriferi Montani sono stati istituiti con la Legge 27 dicembre 1953 n. 959 dove l’articolo 1 stabilisce che “i concessionari di grande derivazioni d’acqua per produzione di forza motrice, anche se già in atto, le cui opera di presa siano situate in tutto o in parte nell’ambito del parametro imbrifero montano, sono soggetti al pagamento di un sovracanone per ogni chilowatt di potenza risultante dall’atto di concessione”. E proprio questo sovracanone annuo a titolo di risarcimento pagato dall’Enel per lo sfruttamento dell’acqua destinata alla produzione di energia elettrica. I due principali Consorzi della Provincia di Teramo: Bim Vomano – Tordino (26 Comuni) e Bim Tronto (8 Comuni). La polemica su di essi nacque qualche tempo fa, quando i Consorzi BIM finirono nel mirino dei tagli del governo. La discussione si incentrava sull’importante parere che i Comuni consorziati avrebbero dovuto esprimere, ai sensi della Legge

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Regione Abruzzo 25/2011, entro l’8 febbraio 2012, sull’eventuale scioglimento dei suddetti consorzi con conseguente trasferimento delle competenze agli stessi Comuni. Questo dibattito creò orientamenti differenti nelle varie amministrazioni locali e spaccature tra i comuni che fanno parte del consorzio Bim Vomano. I sostenitori dell’abolizione dei Bim ritenevano e ritengono, ancora, oggi che a partire dal loro scioglimento i canoni verrebbero pagati direttamente ai Comuni, costituendo un vero toccasana per i bilanci. Infatti è la stessa Legge regionale sopracitata che prevede in caso di scioglimento che “tutte le funzioni, attività, passività, beni, rapporti giuridici e mezzi finanziari,

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QUESTO DIBATTITO CREÒ ORIENTAMENTI DIFFERENTI NELLE VARIE AMMINISTRAZIONI LOCALI E SPACCATURE TRA I COMUNI CHE FANNO PARTE DEL CONSORZIO BIM VOMANO

nonché i proventi derivanti dai sovracanoni sono trasferiti direttamente ai Comuni” prevedendo anche l’assorbimento dei dipendenti del consorzio da parte dell’amministrazione locale. Coloro che, invece, erano contrari alla soppressione dell’ente, lodavano l’importanza che il Consorzio ha nella gestione del territorio. Da quell’acceso dibattito sono trascorsi tre anni e i Bim sono vivi e attivi sul territorio , ma sempre al centro dell’attenzione. Il sindaco di Montorio al Vomano Gianni Di Centa, dopo aver ottenuto un diniego alla richiesta del gruppo di maggioranza “Si può fare” indirizzata al presidente Franco Iachetti sull’azzeramento delle indennità e sull’apertura di un tavolo di discussione con tutti i sindaci consorziati per rivedere le funzioni e i compiti del Bim, avviando una seria programmazione delle risorse disponibili, ha re-


Dopo le strade, i paesi e le montagne…

…Frana anche il BIM vocato la delega al presidente Iachetti. In un comunicato stampa datato 26 marzo 2015, il sindaco di Montorio spiega che “ l’opera di riduzione delle indennità di Sindaco e assessori con la rinuncia totale ai gettoni di presenza dei nostri consiglieri e l’azzeramento delle spese di rappresentanza è stata effettuata già per il Comune di Montorio al Vomano e che, secondo quanto stabilito in campagna elettorale, avremmo richiesto tale rinuncia delle indennità anche per le cariche sovracomunali, partendo proprio da Bim e continuando per gli altri enti in un programma di riduzione dei costi della politica.” Il sindaco tiene a precisare che la posizione assunta dal gruppo di maggioranza da lui guidato “ rispetta pienamente la figura del presidente Iachetti, uomo con una lunga storia politica e amministrativa che ha dato un grande contribu-

DI CENTA È PRONTO PER COMBATTERE PER QUESTA INIZIATIVA POLITICA E“ ACCETTERÀ QUALSIASI DECISIONE DEL TAR to negli anni , al quale avevamo chiesto di continuare il mandato senza seguendo le indicazione della muova maggioranza amministrativa e tiene a ribadire che sono contrari alla chiusura dei Bim, ma che , per pura iniziativa politica, manterrà egli stesso le delega con il sostegno del consigliere Vo-

coni per portare avanti questa iniziativa all’interno dell’ente stesso perché l’arroccamento della politica sulle indennità sia un errore sostanziale anche sotto il profilo di legittimità”. Di Centa è pronto per combattere per questa iniziativa politica e“ accetterà qualsiasi decisione del Tar, se ci sarà impugnazione del ricorso, ma sarà , ugualmente, pronto a fornire, sul tavolo della discussione, tutti gli aspetti giuridici e contabili per sostenere la sua tesi e della maggioranza che egli rappresenta”. La delusione del sindaco è anche per chi “ in campagna elettorale forse si era espresso in tal senso e ora ha preso una posizione diversa e per quei partiti politici, in particolare il PD, che sono assenti in tutte le questioni importanti del territorio provinciale, accanendosi in difesa del Bim e delle sue indennità”.

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L’ex (per ora) Presidente

risponde di Daniela Palantrani

el corso dell’ultima Assemblea del BIM è stato approvato all’unanimità il bilancio di previsione e al Presidente Iachetti è stata confermato pieno sostegno e fiducia nella prosecuzione del mandato. Nonostante il sostegno incassato dall’Assemblea il sindaco di Montorio, Di Centa, avendone facoltà ha revocato la delega a Iachetti quale rappresentante del Comune di Montorio in seno al BIM. Il presidente è stato revocato dalle sue funzioni. Rimane in carica la Giunta per un periodo limitato (45 giorni) onde permettere la gestione dell’ordinaria amministrazione. Iachetti ha impugnato la revoca dinanzi al TAR per poter proseguire il suo mandato. L’ex Presidente del BIM aveva dichiarato qualche giorno prima della revoca che “L’approvazione all’unanimità del bilancio di previsione è di per sé espressione della piena e concorde fiducia da parte dei comuni consorziati nei confronti di questa amministrazione. Stiamo parlando di un Ente sano, che presenta un bilancio di circa due milioni di euro, nel quale i cosiddetti costi della politica incidono per il 5,7%”. In merito alla ormai tristemente nota QUESTIONE INDENNITA’ ricordiamo che il Comune di Montorio ne aveva chiesto l’azzeramento e Iachetti risponde precisando che quella attualmente applicata è l’indennità spettante agli amministratori dei Comuni fino a 10mila abitanti, già decurtata del 20% . I componenti l’Assemblea si sono espressi a favore del mantenimento delle attuali indennità o comunque favorevoli ad una riduzione ma non rispetto alla soppressione totale. COSA FA IL BIM? Questa la domanda che tutti si pongono. E’ davvero un Ente inutile? Franco Iachetti precisa “Nel corso di questo secondo mandato alla guida del Consorzio ho personalmente tenuto a consolidare un filo diretto con

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L’APPROVAZIONE ALL’UNANIMITÀ DEL BILANCIO DI PREVISIONE È DI PER SÉ ESPRESSIONE DELLA PIENA E CONCORDE FIDUCIA DA PARTE DEI COMUNI CONSORZIATI

i sindaci e gli amministratori di tutti i Comuni, affinché il Bim venisse percepito come un ente vicino al territorio e costantemente sintonizzato sulle sue necessità. In questo senso i finanziamenti sono stati assegnati sempre sulla base delle priorità e delle urgenze dei Comuni per interventi di viabilità, per le scuole e i tanti importanti progetti a carattere sovra comunale realizzati in ambito sociale: ricordiamo il sostegno per rendere operativa h24 la rete dell’assistenza sanitaria a servizio dei Comuni di Crognaleto e Montorio. Altra battaglia che ci ha impegnati – prosegue Iachetti – è quella contro Enel, AssoEnergia, Assorinnovabili e i grandi colossi del settore, per un adeguamento del 30% dei sovra canoni, anche sugli impianti idroelettrici di piccola taglia, come giusto risarcimento ambientale dovuto ai territori, che oggi non arriva più dai posti di lavoro e da interventi straordinari realizzati da parte dei concessionari. Abbiamo anche portato avanti, in sede nazionale, una battaglia affinché le spettanze Ici e Imu attualmente incassate dallo Stato tornino ai Comuni: in queste attività ben si comprende il valore aggiunto del consorzio”. Il Bim non è rimasto inattivo nean-

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che rispetto all’eccezionale ondata di maltempo che ha messo in ginocchio tutta la provincia di Teramo. Oltre centomila euro i fondi d’intervento deliberati dalla Giunta del Consorzio Bim ed immediatamente disponibili dai Comuni per fronteggiare la situazione di emergenza e i danni provocati dal maltempo quali isolamento di interi comuni, fenomeni franosi oltre ai molteplici danni causati dalla persistente interruzione dei servizi idrico ed elettrico. “Una situazione – spiega Iachetti – alla quale abbiamo inteso rispondere con prontezza, proprio di fronte all’eccezionale gravità della situazione che ha messo i Comuni del nostro territorio in ginocchio. Questi fondi saranno subito nelle dirette disponibilità dei Comuni, a partire da quelli dell’entroterra e dei territori della fascia pedemontana, più duramente colpiti dall’ondata di maltempo, per fronteggiare le situazioni di maggiore criticità e alleviare i disagi che ancora stanno vivendo migliaia di cittadini, rimasti per diversi giorni isolati, senza luce né acqua. Un piccolo contributo di fronte all’enormità dei danni causati, ma è la risposta immediata del Consorzio all’appello dei Comuni, troppo spesso lasciati soli davanti a situazioni di assoluta emergenza, che necessitano invece di riposte concrete e puntuali da parte dei vari livelli di governo del territorio”.

GLI ALTRI SINDACI HANNO DICHIARATO n ente vicino e che funziona – è l’intervento della delegata del Comune di Torricella, Valeria Gaspari –, i Comuni sanno a chi rivolgersi quando hanno bisogno di risorse urgenti per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, fondi per il sociale, il trasporto scolastico ecc.” “Sulla questione delle indennità – ha dichiarato il sindaco di Cortino, Gabriele Minosse -, poiché manca un anno e mezzo, buon senso diceva di aspettare la scadenza naturale del mandato per aprire la discussione. Appare pretestuoso farlo ora: se il sindaco vuole revocare la delega al suo rappresentante, che pure ha portato importanti risultarti per


il suo territorio - basta ricordare l’innovativa struttura dell’asilo nido realizzato con fondi di intervento Federbim - lo faccia ma senza nascondersi dietro il dito dell’azzeramento delle indennità. Il Comune di Cortino ribadisce piena fiducia al presidente Iachetti e la sua disponibilità a conferirgli la delega in seno all’assemblea”. “Io trovo francamente demagogica la questione dell’azzeramento delle indennità – è la posizione del sindaco di Roseto, Enio Pavone -. Come dovrebbe vivere un amministratore che dedica la maggior parte del suo tempo alle problematiche pubbliche? L’azione di recupero dei crediti Imu e Ici vantati nei confronti dell’Enel che il Bim è riuscita a portare avanti è stata una grandissima boccata d’ossigeno per i Comuni, risultati impensabili senza l’azione congiunta del consorzio. Rinnoviamo l’apprezzamento e la fiducia al presidente, agli amministratori e alla struttura del Consorzio.”

IL CONSORZIO CI OFFRE L’OPPORTUNITÀ DI SERVIZI ASSOCIATI, CHE ALTRIMENTI NON POTREMMO PERMETTERCI

“Esprimiamo un riconoscimento – ha detto il delegato del Comune di Teramo, Pasquale Tiberii - sulla scia dei risultati dei bilanci che siamo andati ogni anno ad approvare. Il sindaco di Montorio ha la prerogativa di decidere per quanto concerne la revoca della delega, per le altre scelte questa assemblea è il luogo sovrano ed oggi esprime un riconoscimento unanime all’operato del presidente, che va ben al di là degli schieramenti politici”. Apprezzamento espresso pure dal sindaco di Canzano, Franco Campitelli: “Come sindaco di un piccolo comune posso dire di aver sentito questo ente subito al mio fianco. Sentiamo la vicinanza dell’istituzione e il Consorzio ci offre l’opportunità di servizi associati, che altrimenti non potremmo permetterci”. Il sindaco di Mosciano, Giuliano Galiffi ha pure riconosciuto la necessità di una pianificazione delle attività ma che “non equivale sicuramente a redistribuire le risorse rispondere alle esigenze dei Comuni”. Il sindaco di Castellato, Vincenzo Di Marco ha sottolineato “il valore aggiunto del Consorzio per le attività dei piccoli Comuni, ma pure ritengo necessario che uno sforzo complessivo di discussione su quello che deve essere il futuro dell’Ente vada fatto. Lo dico apprezzando il la PrimaPagina 56 - Mar. 2015

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VISIONI &

LETTURE Se Dio Vuole

ommaso, uno stimato cardiochirurgo, una vita fa ha conosciuto sua moglie Carla, affascinante e “pasionaria”, oggi sfiorita come gli ideali in cui credeva. Tommaso e Carla hanno due figli; la più grande Bianca non ha interessi, non ha idee,

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non ha passioni. Andrea invece è un ragazzo brillante, iscritto a Medicina. Ultimamente Andrea però sembra cambiato: è spesso chiuso nella sua stanza e la sera esce senza dire a nessuno dove va. Il dubbio si insinua strisciante: Andrea è gay! Chiunque sarebbe entrato in crisi, ma non Tommaso. Lui detesta ogni forma di discriminazione: siamo tutti uguali. Un giorno Andrea raduna la sua famiglia e finalmente si apre: “ho deciso di diventare sacerdote!” Per Tommaso, ateo convinto, un figlio prete è una mazzata terribile. Mentre finge di dargli appoggio totale decide di capirci di più e inizia a seguirlo di nascosto. Arriva così a Don Pietro, un sacerdote davvero “sui generis”, e assiste ad uno strepitoso “one man show” di fronte ad una folla di ragazzi osannanti. E’ quel prete ad aver fatto il lavaggio del cervello a suo figlio: è lui il nemico da battere! Approfittando dell’assenza di Andrea, in ritiro in un monastero, Tommaso, sotto mentite spoglie, comincia una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Ma le cose non vanno mai come pensiamo... Regia: Edoardo Falcone con Alessandro Gassman e Laura Morante

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HO PROVATO A ESSERE

NORMALE MA MI ANNOIAVO Valentina Di Romano Tabula Fati Edizioni n’autobiografia che vuole essere la testimonianza di una storia difficile, ma affrontata con una forza straordinaria e con un senso dell’humor che non ha mai abbandonato e soprattutto permesso a questa giovane ragazza di combattere, fin da quando aveva sei mesi, una malattia ai reni che l’ha costretta a dialisi dall’età di dieci anni, un trapianto con rigetto e di nuovo la dialisi. Una vita vissuta in una normalità che non sempre è stata possibile, ma che, in questa battaglia per la salute, ha visto la realizzazione personale e professionale e il sostegno, prezioso, dei propri cari, degli amici, del personale socio – sanitario, delle associazioni e di chi sta combattendo per la stessa causa. Una normalità che troppe volte si dimentica o della quale ci si


lamenta e che consiste nelle piccole e semplici cose, vivendo intensamente ogni momento con gioia e vitalità. Un’esperienza che ha insegnato a Valentina come affrontare le difficoltà c il sorriso sulle labbra e che ha come fine con qu di donare forza a chi, in dialisi, ha perso quello sp la speranza e un sorriso a chi, con il trapianto, r l’ha ritrovata offrendo un sostegno morale alle famigli dei pazienti. famiglie

Un libro, del quale parte dei proventi verrà donato dall’autrice – protagonista alle associa-zioni Aned, Aido e Associazione Cistinosi, che pone l’attenzione sulla donazione degli organi e sulla scarsa informazione a riguardo. Un libro che è il primo passo verso una campagna di sensibilizzazione verso questo “gesto d’amore che restituisce la vita”. di Adele Di Feliciantonio

Contro il fanatismo itengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare. Quell’inclinazione comune a rendere migliore il tuo vicino, educare il tuo coniuge, programmare tuo figlio, raddrizzare tuo fratello, piuttosto che lasciarli vivere. Il fanatico è la creatura più disinteressata che ci sia. È un grande altruista. Il fanatico è più interessato a te che a se stesso, di solito. Vuole salvarti l’anima, vuole redimerti, vuole affrancarti dal peccato, dall’errore, dal fumo, dalla tua fede o dalla tua incredulità, vuole migliorare le tue abitudini alimentari, impedirti di bere o di votare nel modo sbagliato. Il fanatico si preoccupa assai di te: o ti si butta al collo perché ti vuol bene sul serio o punta alla gola, nell’eventualità che ti mostri irriducibile. Il fanatico è più interessato a voi che a se stesso perché ha un io molto piccolo, o perché non ce l’ha affatto.” Le parole dello scrittore israeliano contemporaneo Amos Oz sono tratte dal suo prezioso volume, Contro il fanatismo (Milano, Feltrinelli, 2004), un breve saggio che si distingue tra i molti simili grazie alla leggerezza con cui l’autore affronta questioni spinose e di grande interesse collettivo; la citazione, tra l’altro, inquadra in modo originale la figura del fanatico: questi non è solo l’invasato che si imbottisce di esplosivo e salta in aria in una discoteca o su una metropolitana, ma è anche colui che, nascondendosi dietro un sorriso, non accetta altro che la propria visione del mondo e desidera che tutti la assumano, per amore o per forza. Che cos’è, dunque, il fanatismo? È la volontà di imporre al prossimo un cambiamento sulla base di convinzioni che non si è disposti a modificare. È una componente onnipresente nella natura umana, più antica di ogni stato o governo, di

ogni ideologia politica, di tutte le confessioni del mondo; è spesso legato a contesti di profonda disperazione, perché laddove le persone non avvertono altro che disfatta, umiliazione e indegnità, ricorrono a forme disperate di violenza. Si distinguono manifestazioni di fanatismo gravemente dannose, tra le quali il barbaro assassinio di chi si oppone alle convinzioni di un gruppo dominante; e forme più lievi, come l’imposizione al prossimo delle proprie abitudini, del proprio pensiero, delle proprie idee. Tuttavia, spiega Oz, chi fa saltare cliniche dove si pratica l’aborto, chi compie atti di vandalismo sulle facciate di moschee e sinagoghe o chi chiede al partner il divorzio perché egli non si adegua alle necessità della famiglia, differisce -per esempio- da Bin Laden solo nella misura, e non nella natura dei suoi crimini. Fanatismo è anche credere che un certo fine giustifichi qualunque mezzo, lecito o illecito. È carenza della fantasia che consente di mettersi nei panni del prossimo: d’altronde, quando si è pieni di rancore e di ira, non si è in grado di interrogarsi sulle ragioni dell’altro, che invece potrebbero essere vicine alle proprie o almeno avere origine da una comune radice. In fin dei conti, il fanatismo è un immenso dolore, una malattia dell’anima per la quale il nostro autore immagina una serie di cure. La prima è l’esercizio sistematico del compromesso, non inteso come “capitolazione”, o come “porgere l’altra guancia” al nemico. “Compromesso” è vita che si oppone alla morte; è l’incontro a metà strada tra due contendenti consapevoli del fatto che nessuno otterrà la completa soddisfazione della sua volontà, ma dovrà rinunciare a parte dei benefici per la serenità di entrambi. Anche la letteratura è un eccellente rimedio contro il fanatismo; leggere romanzi favorisce lo sviluppo dell’immaginazione, che

conduce l’uomo a capire le ragioni degli atteggiamenti altrui, ipotizzandone l’origine: i più fortunati scopriranno di avere qualcosa in comune con l’avversario tanto detestato ed affineranno il senso dell’umorismo, attraverso la pratica della relativizzazione e della visione di se stessi come osservatori esterni. Amos Oz applica la teoria antifanatica alla risoluzione dell’annoso conflitto tra Israele e Palestina; la sua ipotesi di chiusura è un divorzio equo, un eccellente e sofferto compromesso: la creazione di due stati sovrani i cui confini siano quelli stabiliti dall’Onu nel 1948, il risarcimento in denaro ai profughi palestinesi da parte di Israele e quello ai profughi ebrei da parte dei paesi arabi, la spartizione di Gerusalemme, la creazione di un mercato comune mediorientale. Non è affatto facile mettere in atto cambiamenti simili, ma essi, per quanto dolorosi, sono necessari per una cultura di pace da opporre al caos che oggi imperversa nella Terra tra il Mediterraneo e il Giordano.

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di Simona Cascetti

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Interviste Esclusive

ANTONELLA RUGGIERO

Ph Piero Biassion

Stupirsi

DELL’IMPOSSIBILE

Viaggio tra la musica e il pensiero di una grande artista

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l suo inconfondibile stile eclettico, la sua straordinaria vocalità ( con la quale è capace di raggiungere virtuosismi altissimi. Una voce ricca di “nuances” costruita con impegno, leggera e di spessore allo stesso tempo, che racchiude il percorso artistico e di vita di una grande signora della canzone italiana. Antonella Ruggiero, protagonista del concerto “Aspettando il primo maggio”, il 30 aprile prossimo, a Teramo, si definisce “un’artigiana della musica” alla costante ricerca di tesori nascosti o perduti da scoprire o recuperare. Un percorso ricco di esperienze vissute con curiosità, emozione, “pathos”, impegno e partecipazione, come ci racconta in questa intervista. E non possiamo che iniziare proprio dalla sua partecipazione al brano Domani, per l’Aquila ferita dal terremoto del 2009, e al successivo concerto delle Amiche per l’Abruzzo, per chiederle che ruolo ha la musica nel Sociale secondo lei? Ha la possibilità di far conoscere le realtà a un vastissimo pubblico, ma purtroppo non ha la possibilità di rimediare, come nel caso dell’Aquila, a drammi di questo tipo. L’Aquila è ancora abbandonata a se stessa e solo la visione di quanto tutto sia rimasto ancora da fare in città è veramente drammatico e offensivo nei confronti di chi ha vissuto la tragedia e vorrebbe una ricostruzione rapida, come è giusto che sia. La musica può raccontare le cose ma nulla di più. Le azioni appartengono ad altri ambiti. Lei (in una intervista di un anno fa) ha detto che i giovani hanno la possibilità di traghettare la società fuori da questo momento sociopolitico-economico così difficile. Continua ad essere della stessa opinione? e qual è, anche in questo caso, il ruolo della musica, per i giovani? Essere giovani non vuol dire avere, in assoluto, la facoltà di aggiustare le cose. Ci sono persone con mentalità pulita, corretta e volontà di agire in maniera eticamente giusta. È questa la politica che dovrebbe funzionare, ma purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, così non è. Le giovani generazioni, che sono

CENTINAIA E CENTINAIA DI GIOVANI PARTECIPANO AI TALENT ILLUDENDOSI DI ARRIVARE VELOCEMENTE AL SUCCESSO [...] E DOPO?

molto più preparate delle nostre, a livello culturale, hanno, attraverso l’informazione e la tecnologia, a disposizione il mondo intero e tutto ciò che offre di buono. In questo vedo dei lati positivi. Spero nei

LA MUSICA HA LA POSSIBILITÀ DI FAR CONOSCERE LE REALTÀ A UN VASTISSIMO PUBBLICO, MA PURTROPPO NON HA LA POSSIBILITÀ DI RIMEDIARE [...] LE AZIONI APPARTENGONO AD ALTRI AMBITI

giovani corretti, onesti e con menti non corrotte. Loro potranno portare l’Italia fuori da questo momento così difficile. Sempre a proposito di giovani, qual è il Suo punto di vista sui TALENT SHOWS ? Penso che, per uno che riesce ad ottenere un grosso risultato, che si spera possa durare nel tempo, ce ne sono tanti, troppi, utilizzati solo per un breve momento e solo a scopi commerciali. Pensa si tratti solo di “industrializzazione” dei talenti? Certamente. Centinaia e centinaia di giovani partecipano ai talent illudendosi di arrivare velocemente al successo. Ci sono, invece, realtà di giovani e giovanissimi musicisti che non andrebbero mai in un talent, ma che diventano grandi solisti e suonano in tutto il mondo, anche se con grande fatica. Perché, per raggiungere un successo durevole occorre sempre lavorare molto, con impegno e onestà, dando il meglio di sè. Le scorciatoie non danno mai una lunga carriera. E dopo? Lei ha affrontato percorsi artistici diversi.

Ph Simone Cetorelli

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È stata definita “un’artista onnivora”, per aver spaziato in ogni campo, dalla tradizione al sacro, dal pop al jazz, riscoprendo momenti storici particolari. Dalla musica ebraica ai canti della montagna, dalle atmosfere del tango ai cantautori italiani fino alla lirica. Cosa ha rappresentato per lei il teatro? Sono entrata nel cast di “Medea” e di “Pietra di diaspro” non da cantante lirica. Utilizzo la mia voce, con tutte le sue sfumature, ma non mi definirei una cantante lirica. Tuttavia è stata un’esperienza straordinaria anche se difficile. La più difficile perché la musica contemporanea non attrae molto, ma nelle arie scritte per me da Adriano Guarnieri c’era una poesia e un’intensità che mi hanno fatto vivere un’esperienza memorabile. E il jazz? Il musical? Per me il jazz è facile perché c’è molta improvvisazione e questo mi appartiene. Gli schemi non fanno per me. Il jazz è divertente. Del musical invece canto solo le arie che mi piacciono, che poi sono brani del 900 fino agli anni 50 , Gershwin, Porter, Bernstein, autori straordinariamente bravi. Oggi è un’altra epoca. Un percorso ricco di contenuti per un’artista che ha fatto della ricerca e della sperimentazione un percorso di vita più ampio, di crescita interiore, spirituale. Cosa cerca davvero Antonella e cosa ha trovato in questo viaggio? Ho seguito esattamente quello che sono sempre stata fin da bambina, costantemente con gli occhi spalancati alla ricerca di qualcosa che potesse stupirmi e quindi la musica, l’arte, i libri, la pittura , la natura e le persone che potessero raccontarmi cose interessanti. Insomma la vita è piena di cose da cercare, se si ha voglia e curiosità di trovare qualcosa di bello e utile. E così è stato da allora. È passata quasi una vita ma continuo così. Forse si nasce con certi elementi che durante l’esistenza vengono ampliati e utilizzati, ma sono lì.

HO SEGUITO ESATTAMENTE QUELLO CHE SONO SEMPRE STATA FIN DA BAMBINA, COSTANTEMENTE CON GLI OCCHI SPALANCATI ALLA RICERCA DI QUALCOSA CHE POTESSE STUPIRMI

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La matrice è quella. Le esperienza che faccio sono fondamentali come l’aria da respirare, altrimenti sarebbe routine, non sarebbe arte, mi sarei annoiata milioni di volte e non sarei io. C’è qualcosa che, più di ogni altra, l’abbia veramente affascinata? Molto indietro nel tempo, certe musiche mi riportano a una realtà che posso solo immaginare. Attraverso la musica posso fare viaggi in luoghi molto lontani nel tempo, come ad esempio, dal Medioevo ad oggi, o in luoghi lontani ma che la musica rende vicini. Questa ricerca all’indietro, di un tempo estremamente lontano, quando non c’era la tecnologia, fa sì che attraverso la musica, la pittura, alberi antichi o attraverso ciò che il passato ci ha lasciato, io trovi cose che mi affascinano profondamente. Poi c’è anche la tecnologia, la musica elettronica, ma qui andiamo su mondi più mentali che poetici, dove si possono creare suoni che sembrano provenire da altri mondi. Mentre il passato remoto è per me

NON VIVREI MAI IN UN LUOGO CHE NON ABBIA UN RACCONTO UMANO PROFONDO la cosa più affascinante come lo era da bambina quando ascoltavo certe musiche e certe orchestre che mi lasciavano “esterrefatta” dalla bellezza. Lei ha scelto di vivere a Berlino, come mai? Mi ha attratto la storia di quella città. Quello che vi è successo dall’inizio del secolo scorso: quello che ha vissuto con il nazismo, il muro, la Stasi. La gente che ha vissuto quei momenti ancora li racconta. Avvenimenti che mi hanno attratto come una calamita. Ho deciso di vivere lì, undici anni fa, dopo un concerto alla sinagoga di Berlino. L’unica rimasta in piedi dopo la guerra, nella “notte dei cristalli”. Non vivrei mai in un luogo che non abbia un racconto umano profondo. Lei è una veterana di Sanremo, con un numero di presenze notevole e con un palmares invidiabile. Anche per lei vale il detto che “gli esami non finiscono mai” oppure non soffre lo stress da competizione? Non mi è mai importato nulla della gara. Dirò qualcosa di un po’ forte, ma vado là come il mobiliere va alla fiera del mobile, lo scrittore alla fiera del libro, a proporre ciò che ho, un progetto. Le dinamiche del festival non mi interessano altrimenti la mia tranquillità ne sarebbe minata. Vado come un artigiano va a proporre i suoi lavori. Non

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Ph Lorenza Daverio


l’ho mai mitizzato, non è mai stato un totem. È stato divertente la prima volta, come un bambino scopre per la prima volta il luna park ma poi basta. È per questo che ci sono stata molte volte. Come proseguirà il viaggio di Antonella? I progetti sono tanti. Uno a cui tengo molto nasce da concerto che ho tenuto nella Cattedrale di Cremona con l’organista Fausto Caporali. Un concerto di musica sacra accompagnata dal suono di

LE DINAMICHE DEL FESTIVAL NON MI INTERESSANO ALTRIMENTI LA MIA TRANQUILLITÀ NE SAREBBE MINATA un meraviglioso organo. Grande pathos, grande esperienza, diventerà un cd. Inoltre, quest’anno ricorre il centenario della grande guerra. Ricordo i racconti dei miei nonni che l’hanno vissuta e mi entusiasma l’idea di realizzare un repertorio di

musiche e scritti lasciati da quei ragazzi dal fronte. Queste vicende umane mi sono particolarmente care e c’è l’idea di realizzare un lavoro incentrato su queste memorie. Poi il “laboratorio” è sempre in funzione. Anche grazie a Roberto Colombo con cui condivido la visione della musica e della vita. L’emozione si coglie perfettamente quando parla di questo passato e di quello che lei cerca di cogliere dal passato. Cos’è la nostalgia per lei? In realtà la riferisco esclusivamente alla natura, che purtroppo non potremo mai più vedere così com’era, prima dell’industrializzazione selvaggia . Tutte le epoche portano novità eliminandone altre. La distruzione di parte della natura, o di luoghi meravigliosi offesi dall’essere umano, mi rattrista. Cosa proporrà ai teramani il prossimo 30 aprile? Brani del mio repertorio, accompagnata da Paolo Di Sabatino, al pianoforte, Glauco Di Sabatino alla batteria e Renzo Ruggeri alla fisarmonica, tutti musicisti straordinari, con cui collaboro da dieci anni. Brani che fanno parte di tutta la mia storia, con punte di improvvisazione. Naturalmente. di Mira Carpineta

Aspettando il Primo Maggio® compie 11 anni l festival musicale, ormai consolidato in tutta la nostra Regione, ma anche il più longevo e importante del centro-sud Italia “ è diventato negli anni un punto di riferimento perché in grado di coinvolgere un gran numero di pubblico sia per la sua portata artistica che per la valenza concettuale – spiega il presidente dell’associazione culturale Big Match, ideatrice e produttrice del festival – Inoltre, con la registrazione del marchio, la manifestazione sta attirando l’attenzione del grande pubblico e dei media specializzati nazionali”. Aspettando il Primo Maggio® si tiene da dieci anni ogni 30 aprile a TERAMO e anticipa tutti gli eventi dedicati alla celebrazione del 1° Maggio. Un cast sempre eterogeneo, che quest’anno presenta Antonella Ruggiero, Lo Stato Sociale, Marlene Kuntz, Moreno, Zibba, Enrico Capuano e la Tammuriata Rock. L’evento si riallaccia anche all’altro grande appuntamento dell’EXP, con il compito di emozionare, divertire e far riflettere, attraverso l’approfondimento, sul cibo e le sue contraddizioni: la lotta alla fame, lo spreco, il troppo cibo e l’alimentazione scorretta.

“In linea con i grandi temi dell’Expo, genuinità, lotta agli sprechi, condivisione e solidarietà – chiosa il presidente Alfredo Natali – ci sarà una raccolta fondi per il Banco di solidarietà, in collaborazione con Conad”. Aspettando il Primo Maggio® decima edizione Area ex Villeroy _ Teramo Apertura cancelli ore 18.00 Inizio concerto ore 19.00 Costo del biglietto 8 €+ d.p. presso tutti i punti vendita CiaoTickets Biglietto ridotto 8€ (esclusivamente per i possessori della “Carta insieme”) presso Conad Via Cona/Villa Mosca (TE) Botteghino: € 10,00 1 € del costo del biglietto andrà al Banco di Solidarietà di Teramo Tutte le info su www.aspettandoilprimomaggio.it

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ossano Piccioni, fondatore della Scuola del Fumetto Adriatica ci racconta la sua passione ed avventura di insegnate ed editore. Che obiettivi si pone la Scuola del Fumetto Adriatica? “Ho creato la Scuola del Fumetto Adriatica con l’intento di pubblicare i miei allievi su vere e proprie riviste di fumetti distribuite da diverse case editrici. Credo sia il miglior modo per far diventare più velocemente, il mio allievo un professionista. Ci sono tanti corsi di fumetto ‘spillaquattrini’in cui dopo 3 anni di corsi il ragazzo si ritrova con nulla. Fanno copiare fotocopie e gli insegnanti spesso non sono accreditati. Edizioni Inkiostro, invece, pubblica gli allievi della scuola del fumetto Adriatica. E vengono, giustamente, retribuiti per farlo. Le nostre riviste distribuite da Panini, Star shop, Alessandro Distribuzione sono diffuse in tutta Italia. Questo è ciò che ci differenzia. Ho deciso di reinvestire nei miei allievi, sul loro talento e sul loro futuro. Pubblicare un mio allievo significa aver fatto bene il mio lavoro di insegnante, professionista ed editore”. Lei è fumettista? Da dove nasce la Sua passione? “Dopo la laurea in advertising a Milano, ho seguito Vittorio Giardino. A lui ho chiesto e carpito i segreti del mestiere. Ricordo che una volta l’ho tampinato anche ad Angoulemme, in Francia. Ero il suo incubo! Successivamente ho creato la rivista DENTI ed EDIZIONI INKIOSTRO per dare spazio ai miei allievi. Ho pubblicato con Le lombard, in Belgio e con gli editori Tunuè, Star Comics, Cut Up, Free Books, Codice”. Quale la differenza, a livello di soddisfazione, tra l’insegnamento e la pubblicazione di fumetti? “Quando insegno, la mission è riuscire a trasformare un allievo in un professionista ed inserirlo nel mondo del lavoro. Ecco perché ho creato Edizioni Inkiostro. La mia casa editrice è nata per accelerare il processo evolutivo degli allievi. Trasformare i ragazzi da esordienti in professionisti dando loro la possibilità di pubblicare subito. Oggi, in Italia, mancano editori disposti ad investire sui giovani. A soli 39 anni ho creato la scuola del fumetto Adriatica, la casa editrice Inkiostro, scritto ed il controverso fumetto cult THE CANNIBAL FAMILY oltre al libro COSMICOMIC (Codice Edizione) con l’astrofisico Amedeo Balbi. Il libro è stato tradotto in Corea del Sud, Francia, Italia, Spagna e l’Inghilterra ne sta acquisendo i diritti. Pubblicare è una grande soddisfazione, e rende credibile il mio insegnamento”.

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Scuola del Fumetto Adriatica

Una buona opportunità per specializzarsi ed entrare nel mondo dei comics

La scuola di fumetto, a chi è rivolta e che tipo di utenza attira ed interessa? “I corsi sono divisi per fasce d’età. Si parte con i più piccoli e si arriva fino ai più grandi. I più piccoli iniziano a muovere i primi passi nel mondo dell’illustrazione e della grafica. In terza elementare i bambini, ad esempio, imparano già a usare la tavoletta grafica o la differenza che esiste tra un piano medio e un mezzo busto o cosa è una panoramica. Vengono introdotti al mondo del fumetto, dell’illustrazione e ad una parte del cinema. Per gli adulti l’approccio è diverso: più professionale. Trattasi di vera e propria introduzione al mondo del lavoro”. Quali le possibili evoluzioni in ambito lavorativo/professionale per chi intraprende questo percorso? “Pubblicare sulle mie riviste è solo l’inizio di un cammino professionale di cui non conosciamo le possibili evoluzioni. Dei ragazzi, da me pubblicati, sono notati anche dalla Sergio Bonelli Editore, per cui oggi lavorano, e sono: Dario Viotti, Fabiana Trerè ed un terzo del quale non posso ancora fare il nome. SCUSATE! Alcuni miei allievi che hanno pubblicato prima con me e, poi con altri, sono

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ad esempio Simone Tiberi, Maria Grazia Petrino, Vittorio Ascolani ed Elisa Lanni. Siamo presenti, con i nostri allievi che possono autografare disegni, in tutte le maggiori fiere d’Italia: Lucca Comics e Games, Napoli Comicon e Cartoomics di Roma”.

Contattaci La scuola del fumetto Adriatica è a TERAMO in via Po, 94 presso SMOFFING STORE info: mob. 3803836912 o mob. 3204205220. ROSSANO PICCIONI direttore SCUOLA DEL FUMETTO ADRIATICA www.scuolafumetto.net INKIOSTRO EDITORE


Gionni Di Clemente

IL MAESTRO DELLE CORDE osì lo ha definito un noto critico tedesco. Dalla chitarra classica a quella acustica, dall’oud al bouzouki, dal sitar al mandolino, Gionni Di Clemente, artista di Garrufo di Sant’Omero, polistrumentista virtuoso ed eclettico, si esibisce nei più importanti festivals a livello mondiale spaziando tra vari generi e con artisti di calibro; scrive musiche per il cinema e il teatro, collabora con poeti e con varie università ed è direttore artistico del festival “Paesaggi acustici”. Il suo primo album, “Danza degli spiriti” è stato considerato “una piccola opera d’arte”; stesso successo per l’altro album, “Impronte mediterranee” e per le sue numerose collaborazioni in un “affascinante viaggio musicale”. Maestro Di Clemente, lei è partito dalla provincia e ha conquistato il mondo. Il talento supera confini, difficoltà e pregiudizi? Sì, se si è aperti all’ascolto e quando la curiosità ci spinge verso nuove esperienze. La musica, facendosi strada nell’animo umano, unisce i popoli e ciò che può sembrare apparentemente diverso, e fa venir meno i pregiudizi che spesso sono dettati più dalla paura di ciò che non si conosce che dall’indifferenza. La sua abruzzesità che valore aggiunge alle sue opere? Il luogo in cui si nasce e si cresce influisce in maniera

considerevole alla formazione sia del carattere personale che del modo di esprimere se stessi. La spontaneità, caratteristica tipicamente abruzzese/ teramana, influenza molto il mio processo creativo tanto che le mie composizioni nascono istintivamente e di getto, frutto di improvvisazioni. Cos’è importante per essere un buon chitarrista: tecnica, ispirazione, espressività? L’espressività, perchè credo sia la sublimazione di tecnica e ispirazione. La tecnica da sola può impressionare, ma non riesce a raggiungere la profondità interiore. L’ispirazione, a sua volta, senza la tecnica non riesce a concretizzarsi nel modo più appropriato per essere esaltata. L’espressività è, dunque, la fusione perfetta tra questi due elementi. Dalle sonorità mediterranee e mediorientali alla musica classica, jazz e alle contaminazioni etniche; questa commistione di stili rappresenta un po’ la sua personalità? La mia personalità, che esprimo attraverso la mia musica, non è altro che lo specchio della fusione dell’incontro di questi stili diversi Come si conciliano forme espressive diverse? In realtà l’arte è unica, è un sentire unico. Le varie forme che essa assume hanno un filo conduttore comune: il bisogno di ognuno di esprimere se stessi e di arrivare agli altri. Il suo primo lavoro discografico “Danza degli

spiriti” ha ottenuto ottime recensioni in tutto il mondo. A che sonorità si può accostare il danzare degli spiriti? E perché ha scelto questo titolo? La sonorità del danzare degli spiriti si può accostare all’eterno movimento, tipico della musica e del suo continuo divenire che esprime le pulsioni, le sensazioni, le passioni e il tumulto dell’animo umano. Il titolo è stato scelto perché gli spiriti sono entità impalpabili, ma percettibili proprio come le sonorità che accompagnano la vita e le diverse esperienze che facciamo nell’arco di essa.Con il festival “Paesaggi acustici” è riuscito a portare dalle nostre parti più di 55 artisti da tutto il mondo… Paesaggi acustici, nato da una mia idea e di cui sono il direttore artistico, si svolge ogni anno ed è un festival di musica e parola itinerante che trova la sua collocazione nei borghi storici dell’Abruzzo e delle Marche. E’ un incontro di fusione di stili e di contaminazione tra la musica e l’alta poesia con lo sfondo di questi paesaggi che donano ispirazione agli artisti. Ha partecipato a progetti musicali con tematiche sociali e attuali come il problema dei cambiamenti climatici, della libertà e della multiculturalità. Cos’è per lei la libertà? La libertà è la possibilità di esprimere le proprie idee, emozioni e sensazioni nel rispetto delle diversità individuali e culturali. Comunicare con gli altri abbatte le diversità e rende tutti più liberi. Il compito di ogni musicista e artista in genere, è proprio quello di unire le anime degli uomini rendendole libere e rispettose l’una dell’altra e la musica è sia una forma di libertà, perché espressione di se stessi, che un mezzo per raggiungerla, attraverso la comunicazione. Quanto è importante nella vita l’incontro di culture? E nella musica? La diversità e quindi l’incontro tra culture ci arricchisce, rendendoci liberi. Nella musica, nella sinergia di vari stili, ciò si traduce nella possibilità di esprimere una variegata gamma di emozioni. Essa è come una tavolozza di colori che mischiati tra loro possono generare una infinita varietà di sfumature. di Adele Di Feliciantonio

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Uno schiaffo alla realtà:

La parola slam, nel gergo americano, designa un impatto, una sberla; deriva dall’espressione ‘to slam a door’, letteralmente ‘sbattere una porta’...

il poetry-slam

he cos’è il poetry slam? Molti sono i curiosi che se lo chiedono. Si tratta di un qualcosa di nuovo, di un evento dinamico e aperto a tutti. Per esattezza il poetry slam nasce nel 1984 quando Mark Smith, operaio nei cantieri e poeta organizza una serie di incontri di lettura a voce alta in un jazz club di Chicago. Il suo intento è quello di portare del nuovo nella scena poetica, facendo partecipare il pubblico sul palcoscenico. In Italia è stato importato dal poeta Lello Voce, fondatore della rivista Baldus e del Gruppo ‘93. Lo slam è considerato da molti come una delle forme più vive e rivoluzionarie della poesia contemporanea, una sorta di movimento a margine dei circuiti artistici tradizionali che, tra le altre cose, stabilisce un nuovo

tipo di rapporto tra il poeta e il suo pubblico. Infatti, l’esistenza e il diffondersi dello slam dimostrano come la poesia non sia qualche cosa di vetusto e alieno alla società moderna ma, al contrario, qualcosa di indispensabile e più che mai vivente. “La parola slam, nel gergo americano, designa un impatto, una sberla; deriva dall’espressione ‘to slam a door’, letteralmente ‘sbattere una porta’. È un’arte che nasce dalla strada e crea un legame tra scrittura e performance, focalizzata sulla parola e realizzata con grande economia di mezzi. È una poesia che mette in arte l’espressione popolare, declamatoria, praticata nei luoghi pubblici (bar o altri luoghi associativi) sotto forma di testi quasi recitati. La sua caratteristica principale sta nella sua capacità di catturare lo spettatore e ‘schiaffeggiarlo’

Quando la forza della parola incontra il piacere della condivisione DA QUESTA RIPRENDE SICURAMENTE L’ARTE DI INCASTRARE PAROLE PREGNANTI ED ESPRIMERLE CON VERVE con le parole, con le immagini, al fine di scuoterlo, di emozionarlo” (Wikipedia). Ed è proprio questo che accade: davanti a un numero variabile di concorrenti, un pubblico assetato di novità, una giuria composta da 5 persone scelte a caso dal pubblico e, a presiedere l’evento, il cosiddetto MC. Già, avete capito bene. Il termine è tratto proprio dalla figura del Master of Cerimonies che tanto ha fatto parlare di sé nella scena musicale del nascente hip-hop a partire dagli anni ‘80. Questo farebbe pensare allo slam come una sfida rap, ma non si tratta di ciò. Da questa riprende sicuramente l’arte di incastrare parole pregnanti ed esprimerle con verve. Considerarla tuttavia una semplice lettura di poesia al cospetto di un pubblico è riduttivo: lo slam include tutto questo e allo stesso tempo lo oltrepassa. È una forma espressiva nuova in cui la forza della parola incontra il piacere della condivisione, è una voce fuori dal coro che si pone come risposta all’appiattimento culturale perpetrato dalla massificazione mediatica e dalla cinica mentalità economicistica, in sostanza è la ricerca di un’oasi di lentezza in un mondo che corre senza meta apparente. di Simone Delle Grazie

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Un anno insieme, molta gavetta nei locali della zona e un disco appena sfornato. Sono i Metanoia, gruppo rock giovanissimo (formato da giovanissimi) che abbiamo incontrato per voi, in una chiacchierata con Enrico, il frontman.

SIAMO UN GRUPPO CHE FA INEDITI E CI SAREBBE PIACIUTO AVERE QUALCOSA DI NOSTRO, ANCHE PER FARCI CONOSCERE

La Metanoia

rock di quattro ragazzi n anno insieme, molta gavetta nei locali della zona e un disco appena sfornato. Sono i Metanoia, gruppo rock giovanissimo (formato da giovanissimi) che abbiamo incontrato per voi, in una chiacchierata con Enrico, il frontman. Come nasce il progetto Metanoia? Avevo scritto alcune canzoni e con un mio compagno di banco provammo a inserire una base musicale, così pensai che sarebbe stato bello avere un gruppo e dare vita a questi testi. Chiesi a qualche conoscente e ad aprile 2014, grazie a Colligere, un’associazione culturale di Tortoreto, abbiamo iniziato a provare… Siete una band molto giovane. Ma chi sono i ragazzi che suonano nei Metanoia? I Metanoia sono quattro: io alla voce, vengo da Tortoreto e ho 20 anni; Marco alla chitarra, viene da Pineto e ha 19 anni; Simone il batterista, 23 anni, e Johnny al basso, 23 anni, entrambi da Tortoreto. “Metanoia” è una parola greca che indica il cambiamento del proprio pensiero: come mai avete scelto questo nome per la vostra band e per il vostro primo album?

Stavo leggendo un libro in cui il protagonista “cadeva in una sorta di metanoia”. Incuriosito dalla parola andai a leggerne il significato e mi piacque, perché vuol dire anche “rinascere” e mi è sembrato un concetto comune a molti. Il nostro primo album porta lo stesso nome perché volevamo che ci rappresentasse a pieno. Parliamo dell’album: è stata dura realizzarlo? Quanti pezzi contiene? Realizzare un album è molto faticoso, soprattutto se sei alla prima volta. Ore passate in studio, cuffie alle orecchie, si riascolta e si mettono i suoni in ordine. L’album contiene 6 tracce: abbiamo molte più canzoni, ma si è voluto iniziare con poco. Siamo un gruppo che fa inediti e ci sarebbe piaciuto avere qualcosa di nostro, anche per farci conoscere. Il cd, realizzato ai Noise Lab di Giulianova, è interamente autofinanziato e autoprodotto, e siamo noi stessi a occuparci della distribuzione. Dall’ascolto di alcuni brani si nota un sound rock arioso dall’impronta genuinamente italiana: avete dei modelli di riferimento? Sì, il sound è rock italiano. Modelli di riferimento non ci sono, anche perché noi quattro ascoltiamo musica molto diversa; però i nostri gusti,

fusi insieme, danno vita a al nostro sound e quel suono è il nostro punto d’incontro. Per quanto mi riguarda, essendo l’autore dei testi, posso dirti che le canzoni le sento molto addosso. A chi vi rivolgete nei vostri brani? I testi sono vari, c’è dentro ciò che vivo, e essendo un ragazzo di venti anni sono cose che possono toccare tutti. Come ad esempio il concetto espresso nel brano “Testa o croce”, sul non riconoscersi in estremismi politici e sulla possibilità di scelta. O in quello di “In un giorno di pioggia”, dove parlo di un lutto che si può e che si deve superare. I temi sono tanti, perché sono tante le cose che accadono nel quotidiano. Credo anche che le canzoni non vadano spiegate, ma ascoltate. Magari in quelle parole ci si può ritrovare. Suonate in locali e all’interno di eventi? Tra gli ultimi live, uno a Giulianova, dove abbiamo aperto una serata. Proviamo sempre nuovi pezzi e sappiamo che suoneremo alla Festa della Birra e a Tortoretrò. Noi amiamo fare rock, ci piacerebbe portare più possibile in giro la nostra musica.

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di MikiMoz Capuano

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li “ANTIPODI” un gruppo musicale resiliente, si è creato da circostanze avverse e dinanzi alle difficoltà ha saputo costruirsi, far fronte con slancio alle contrarietà, dando vita a una formazione musicale, nella quale i musicisti confluiscono all’interno di un vero e proprio laboratorio in costante evoluzione. L’esperienza e la coscienza musicale di ognuno, spesso lontane tra loro, vanno così ad incontrarsi e ogni composizione, canzone, arrangiamento musicale che ne scaturisce porta con sé il tratto comune di un’atmosfera musicale condivisa e allo stesso tempo i caratteri distintivi degli ambiti musicali e culturali dei singoli componenti. Per l’ascoltatore il risultato è l’effettiva possibilità di partecipare ad un viaggio, che ha il suo ideale principio tra le melodie e i ritmi di canzoni appartenenti a generi e tradizioni musicali eterogenei e approdo

UN ALBUM NATURALE, NON TRATTATO, VOLUTAMENTE REGISTRATO IN PRESA DIRETTA. UN PUZZLE DI VOCI, SUONI, ESPERIENZE E COSCIENZE MUSICALI DEI COMPONENTI DEGLI ANTIPODI

Antipodi: canzoni e suoni da diverse direzioni nei brani di propria produzione, tutto materiale rivisitato ed arrangiato in modo originale. Come e dove è nata la Band Antipodi? La dimensione di laboratorio musicale è contenuta nella genesi della band, che nasce in due fasi: c’è dapprima l’incontro estemporaneo e necessario nelle suonate realizzate nelle tendopoli allestite nel territorio aquilano nell’occasione del terremoto del 2009 quando, insieme ad un eterogeneo gruppo di attori, musicisti, saltimbanchi e rappresentanti d’arte varia si portava un minimo di sollievo alla quotidianità depressa e deprimente dei nostri concittadini. Successivamente c’è stata la proposta di Enrico Sevi, l’autore dei nostri pezzi inediti, di realizzare le sue canzoni. Il risultato è stata la messa in opera di un repertorio da proporre nelle esibizioni, che offrisse al pubblico la possibilità

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di un ascolto dinamico, che si muovesse cioè nel tempo e nello spazio attraverso la nostra interpretazione di generi ed ambientazioni musicali tra loro agli antipodi. Questi i contenuti del nome Antipodi, che nasce invece da una battuta contenuta nel secondo atto della trilogia cinematografica “Amici miei”, la supercazzola del conte Mascetti in occasione del battesimo del Melandri. Che genere di musica fate? Cosa vi caratterizza particolarmente? A dire il vero non abbiamo capito nemmeno noi di che musica si tratti. Ma riascoltare quello che facciamo, sembrerebbe farci muovere tra musica d’autore e la tradizione popolare. Il vostro primo album è datato 2014, cosa deve aspettarsi chi lo acquista? Un album naturale, non trattato, volutamente registrato in presa diretta. Un puzzle di voci, suoni,

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esperienze e coscienze musicali dei componenti degli Antipodi. La speranza è quella di restituire un’atmosfera musicale omogenea e condivisa che allo stesso tempo mostri ,chiari, i caratteri distintivi dei singoli. Avete un brano che vi rappresenta maggiormente e perché? Ciascuno di noi ha il suo brano preferito. Ed ogni volta la stesura della scaletta è un gran caos, violenze fisiche incluse...ed è per questo che nessuno di noi trova in questa sede il coraggio di rispondere. Cosa vorreste dire ai vostri fans? Amatevi e amateci come noi ci amiamo e vi amiamo. P.s. Per cortesia quando venite ad ascoltarci nei locali, ricordatevi di pagare il conto e se bevete per dimenticare, pagate prima! di Lisa Di Giovanni


LA DIMENSIONE DI LABORATORIO MUSICALE È CONTENUTA NELLA GENESI DELLA BAND, CHE NASCE IN DUE FASI: C’È DAPPRIMA L’INCONTRO ESTEMPORANEO E NECESSARIO NELLE SUONATE REALIZZATE NELLE TENDOPOLI ALLESTITE NEL TERRITORIO AQUILANO NELL’OCCASIONE DEL TERREMOTO DEL 2009 QUANDO...

In una frase: “Attratti da lontane fascinazioni eppur fermi sui propri principi musicali, come fosse la prematura futurologia di un passato sempre presente, come dire ANTIPODI.

Cinzia Bonura: voce con delega alla castità Mirko Ciancone: basso con deroga all’altezza Diego Coia: batterista con delega alla pastorizia Armando Rotilio: percussioni con deroga alla mobilità Saverio Di Pasquale: chitarra e politiche giovanili Giovanni Santilli: chitarra e quote rosa Enrico Sevi: piano, infrastrutture e trasporti

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Fondazione Tercas

TER AMO POESIA MARZO-APRILE 2015 · IX EDIZIONE

OSSERVATORIO SULLA POESIA MODERNA E CONTEMPORANEA

Le voci poetiche di Napoli

VENERDÌ VENERDI 20 MARZO PEPPE BARRA Sandro Veronesi e i suoi poeti

PieroAssentiStudio

GIOVEDI 9 APRILE SANDRO VERONESI La poesia sconveniente di Nina Cassian

GIOVEDI GIOVEDÌ 23 APRILE LOREDANA LIPPERINI LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE ore 18,00 - Sala San Carlo Via M. Delfico Introduzione alle letture di DANIELA ATTANASIO

ideazione e direzione artistica Silvio Araclio e Daniela Attanasio

s

Ingresso libero s

Info Tel. 0861 241883 www.fondazionetercas.it


a festa dei “100 giorni” risale al 1980, allorchè un gruppo di studenti di Teramo decise di trascorrere nel santuario di San Gabriele dell’Addolorata una giornata di preghiera e di riflessione spirituale, per impetrare dal Santo una speciale assistenza agli esami di stato. Sembra che l’iniziativa sia stata presa da alcune alunne dell’Istituto Magistrale “G. Milli” di Teramo, che si consigliarono con don Tiberio Varani (1916-2001), formidabile educatore, allora docente di religione cattolica. All’inizio partecipò all’evento un centinaio di

LA FESTA DEI “100 GIORNI” È UNA TRADIZIONE IN ALTRE CITTÀ D’ITALIA, MA SENZA FINALITÀ RELIGIOSE

primo anno della consacrazione della nuova basilica. Ci si chiede qual è la ragione di tale evento e quale il segreto del suo successo. C’e da dire che i “100 giorni” a San Gabriele costituiscono un “unicum” nell’universo studentesco, che non ha analogo riscontro in altri Santuari, pur importanti, come quelli di Sant’Antonio da Padova, di San Pio di San Giovanni Rotondo e di S. Rita da Cascia, dove negli ultimi anni si sono verificati modesti pellegrinaggi di studenti. Solo a San Gabriele si verifica ogni anno un impressionante concentramento di giovani, che trae origine e motivo dalla devozione popolare molto sentita

Come nacque la “festa dei giovani” al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata

A 100 GIORNI DAGLI ESAMI di Giovanni Di Giannatale

studenti, prevalentemente di Teramo, le cui presenze si accrebbero negli anni successivi, secondo la seguente progressione, per il concorso anche di studenti provenienti dalle Marche e, in parte, dall’Umbria, come si ricava dalle cronache dell’epoca: 400 nel 1982, 1000 nel 1986, 5000 nel 1990, 7000 in media dal 2001. La giornata, fino al 2000, era caratterizzata sostanzialmente dalle funzioni religiose: due messe, le confessioni, la benedizione delle penne e dei quaderni da utilizzare negli esami. Successivamente fu arricchita da significativi momenti di meditazione, da gesti di solidarietà e, nel pomeriggio, da

spettacoli musicali, ai quali per alcuni anni partecipò il padre Maurizio De Sanctis, un passionista molto amato dai giovani, chiamato “padre Nike”, che si esibiva con canti e balli. Al Padre Maurizio sono seguiti per un anno padre Cesare, a tutti noto come ”padre Rock”, e negli ultimi anni il passionista padre Aurelio D’Intino, non meno noto ai nostri giovani. Ogni evento, organizzato dagli studenti, ha avuto sempre un’ottima riuscita, grazie all‘oculata programmazione dei Passionisti. La XXXVI edizione, che si svolgerà il 9 marzo 2015, ha una valenza particolare, in quanto cade nel 95° anniversario della canonizzazione di san Gabriele dell’Addolorata e nel

per il Santo, soprattutto nella nostra regione. Si può affermare senz’altro che i “100 giorni” rappresentano una nuova forma di devozione, che attende di essere analizzata dagli studiosi del settore (don G. Orsini, in merito, ha parlato opportunamente di una “nuova categoria di devoti”). Senza scomodare la “sociologia religiosa”, è indubbio che il successo raggiunto dall’evento nel corso del tempo è da attribuirsi tutto alla straordinaria capacità di “presa” di San Gabriele sui giovani, sempre più bisognosi di alimentare la propria fede con solidi riferimenti valoriali e con la figura emblematica di

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un Santo come Gabriele, che sentono particolarmente vicino, non solo per il messaggio spirituale sempre vivo e attuale, ma anche e soprattutto perché è stato uno studente come loro. La festa dei “100 giorni” è una tradizione in altre città d’ltalia, ma senza finalità religiose. E’ celebrata con iniziative sociali, gite fuori porta, incontri conviviali e perfino con atti goliardici di natura scaramantica. Se ne evidenziano alcune. A Viareggio gli studenti sono soliti recarsi nella spiaggia antistante piazza Mazzini per scrivere sull’arenile il voto desiderato, aumentato di dieci. A Jesi invadono le principali vie del paese con trombette e vuvuzelas per esorcizzare con l’allegria la paura degli esami. In Toscana, con la stessa finalità, fanno cento volte una cosa (come, ad esempio, girare cento volte attorno alla torre di Pisa o toccare una lucertola bronzea nel portale del Battistero). In Sardegna si danno a danze di tipo tribale, mirate a scongiurare il pericolo degli esami. Si tratta di fenomeni diversi, che tuttavia hanno una comune radice propiziatoria, antica quanto l’uomo, direbbe l’antropologo, mirata a scongiurare i rischi di una prova impegnativa, come gli esami di stato, ricorrendo alla protezione dei Santi, in un contesto devozionale, o

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invocando, in un contesto profano, la benignità della sorte.

Assenza giustificata per gli studenti dell’Abruzzo n Abruzzo la partecipazione ai “100 giorni” è considerata assenza giustificata a tutti gli effetti dall’Ufficio scolastico regionale dell’Aquila dal marzo del 2009. Il Direttore generale, infatti, accogliendo le proposte del Dirigente scolastico dell’Istituto “G. Milli” di Teramo equiparò la predetta partecipazione alle normali attività formative extracurricolari.

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SENZA SCOMODARE LA “SOCIOLOGIA RELIGIOSA”, È INDUBBIO CHE IL SUCCESSO RAGGIUNTO DALL’EVENTO NEL CORSO DEL TEMPO È DA ATTRIBUIRSI TUTTO ALLA STRAORDINARIA CAPACITÀ DI “PRESA” DI SAN GABRIELE SUI GIOVANI


Dove va

la Scuola

di Flavio Bartolin

e iniziative e le leggi degli ultimi governi portano le scuole a comportarsi sempre più come aziende. Tendono più a pubblicizzare il loro prodotto che creare un prodotto di qualità: un perito industriale ben preparato, un liceale pronto per affrontare l’ università. Si preferisce più organizzare un convegno che dedicare tempo alla didattica. Il convegno fa parlare più della scuola e attira iscritti. La colpa della qualità della scuola è sempre degli insegnanti che devono essere valutati e controllati. Di fatto il tempo dedicato alla didattica diminuisce anno dopo anno. Incontri, convegni, manifestazioni progetti sono sempre più presenti in orario scolastico. La corsa alla tecnologia non sempre è funzionale all’ apprendimento. Nessuno sforzo viene fatto per la scolarizzazione dei ragazzi e dei GENITORI. Il focus è spesso sul voto, non sui contenuti, non sui programmi. La scuola viene spesso intesa come “babysitteraggio”. Gli alunni devono stare tranquilli, poter usare il telefonino per chiamare mammà anche durante l’ ora di lezione. E soprattutto devono essere tutti promossi!!!!!! Si tagliano le ore di lezione, si creano le classi pollaio, ma nessuna lotta agli sprechi. Si creano macchine burocratiche costosissime per il controllo e valutazione delle scuole con tecniche anglosassoni fuori dai nostri modelli culturali, storici che hanno fatto scuola nel mondo. C’è bisogno di scuola con la S maiuscola. Istituti adeguati con classi confortevoli e ore di lezione dove si sta in classe per apprendere e confrontarsi. Laboratori efficienti e funzionali dove mettere in pratica la teoria. Basta con ore e ore di sonnolenti sterili e inutili convegni durante l’ orario scolastico. In Italia ogni scuola ha ragione di esistere se raggiunge un prefissato numero di studenti altrimenti viene accorpata ad una

Troppi convegni e poca didattica altra. Per sopravvivere quindi le scuole ricorrono allo stratagemma di chiedere più indirizzi di insegnamento. Troviamo quindi uno stesso istituto che è contemporaneamente liceo scientifico, liceo classico, tecnico industriale e professionale alberghiero. Nella provincia di Teramo ci ritroviamo, per esempio, ad avere 3 istituti alberghieri, 6 licei scientifici, alcuni a pochi chilometri di distanza. Una proposta seria può essere quella di stabilire un numero congruo di indirizzi di insegnamento rispetto ai bacini geografici di utenza. Il reclutamento degli insegnanti oggi prevede un tirocinio formativo attivo, i famosi TFA. Superati il quale si è abilitati e si può... partecipare al concorso. Tutto sembra filare liscio... e invece no! I TFA sono organizzati dalle Università, chiunque abbia una laurea adatta può iscriversi alla selezione per essere ammessi al corso... pagando una prima tassa di circa 200 euro. Chi è ammesso frequenta il corso e paga tra i 2000 e 3000 euro. Conseguita dopo un anno l’ abilitazione non puoi insegnare ma solamente partecipare al ...concorso. In Italia , di fatto si paga

3000 per partecipare ad un concorso pubblico. Sono insegnante di Matematica da diversi anni e ultimamente ho frequentato un TFA speciale denominato PAS. Secondo me il TFA non insegna quasi nulla soprattutto a chi andrà ad insegnare nella scuola superiore di secondo grado. Non c’è un tirocinio in classe, solo teoria spesso basata su esperienze didattiche nelle scuole elementari. La cosa ancor più grave è che spesso le Università organizzano TFA su materie dove ci sono professori sovrannumerari. Professori già di ruolo ma che sono in sovrannumero rispetto al bisogno delle scuole. I TFA non sono organizzati secondo previsioni di bisogno di insegnanti. Capita quindi che per molti abilitati non si farà nemmeno il concorso. Una proposta seria può essere quella di abolire i TFA. Permettere con la laurea di partecipare al concorso pubblico e poi chi lo supera deve fare un anno di tirocinio affiancando un professore esperto, prima di avere la gestione di una classe.

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United Colors of Photography Entra di diritto nella storia dei grandi eventi fotografici in Italia

nited Colors of Photography con il patrocinio di Regione Abruzzo e Comune di Roseto degli Abruzzi, entra di diritto nella storia dei grandi eventi fotografici in Italia e onora ancora una volta la città di Roseto degli Abruzzi scegliendola come sede centro Italia della manifestazione. Giunta alla quarta edizione, il suo successo cresce di anno in anno, attirando l’interesse di migliaia di

appassionati di fotografia da tutto lo stivale. Ancora una volta gli organizzatori Domenico Addotta e Marco Cimorosi si sono prodigati nell’estenuante e complessa preparazione che attirerà a Roseto degli Abruzzi appassionati di fotografia e professionisti da tutta Italia. Un evento ricchissimo d’interesse che senza dubbio rimarrà indelebile nella mente dei partecipanti per la vastità di materiale presente. La festa dunque è per la Fotografia con la “effe”

Ph Francesco Cito

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LA FESTA DUNQUE È PER LA FOTOGRAFIA CON LA “EFFE” MAIUSCOLA, PERCHÉ SIAMO CONVINTI CHE SIA SEMPRE PIÙ L’ANIMA DELLA COMUNICAZIONE, DELL’ARTE E DELLA CULTURA maiuscola, perché siamo convinti che sia sempre più l’anima della comunicazione, dell’arte e della cultura. Una fotografia quindi a 360°, capace di appassionare persone di tutte le età e di diverso retaggio culturale, che fanno di questa un gioco, un passatempo, un hobby o una professione. Per questo motivo gli appuntamenti inseriti nella splendida cornice della manifestazione calamiteranno l’interesse di tutti, dal professionista al neofita. Toccare con mano nuovi prodotti fotografici delle marche più famose, seguire appassionati workshop naturalistici, di ritratto e di post produzione, alimenteranno senza dubbio l’entusiasmo dei numerosi visitatori. Come dicevamo la festa è per la fotografia, e perciò a questa è stata data la massima importanza con centinaia di foto messe in mostra in diverse


esposizioni: Collettiva B&W Soul; Collettiva di “Monocromatica Mente” con “La Sicilia in Bianco e Nero”; Collettiva di Corigliano Calabro Fotografia; Personale di Paolo Amadeo “Serendipità”; Duilio Costa con la proiezione delle sue splendide diapositive e la personale di Marco Cimorosi fotografo Rosetano con “Te la do io l’America”. Oltre a queste opere ci saranno quelle che parteciperanno al concorso ufficiale, con autori da tutta Italia (le opere saranno inserite in uno splendido foto libro). Per l’occasione la giuria sarà composta da autorevoli nomi della fotografia e dell’arte: Massimo Pasqualone docente universitario e critico d’arte, Bruno Colalongo giurato FIAF, Luciano Astolfi Artista e Pittore rosetano, Luigi Bucco delegato regionale FIAF.

Ph Luca Bracali

performance personali d’autore e collettive. Bellissimi scatti di professionisti e artisti della fotografia arricchiranno e valorizzeranno la kermesse nazionale. Ospiti d’eccezione, infatti, saranno: Luca Bracali (tra le molte cose fotografo e regista RAI) con la sua doppia mostra “2015 – Anno della Luce” e “Tributo al Pianeta Terra”, oltre al meraviglioso documentario “Artico, Seduzione e Conquista” che sarà proiettato durante la Cena di Gala;

CI SARÀ UN NUMERO ENORME DI OPERE FOTOGRAFICHE DA AMMIRARE, IN UN AMBIENTE DAVVERO MOLTO INTERESSANTE E CON LA PRESENZA DEGLI STESSI AUTORI

Francesco Cito, uno dei più grandi reporter del mondo con alcuni dei suoi scatti più rappresentativi, che per l’occasione riceverà una targa di riconoscimento alla carriera; Antonio Manta fotografo e docente di “teoria del colore e tecnica di stampa” presso Urbino, con le sue ultime opere sapientemente stampate presso BAM Bottega Antonio Manta, il suo centro stampa che risulta essere tra i più prestigiosi al mondo. Inoltre si potranno ammirare le seguenti altre

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NON SOLO NUMERI QUINDI. NON SOLO TASTIERA E MONITOR MA CALORE UMANO, OCCHI NEGLI OCCHI E STRETTE DI MANO

Ci sarà quindi un numero enorme di opere fotografiche da ammirare, in un ambiente davvero molto interessante e con la presenza degli stessi autori. Tutte queste opere permetteranno di costatare di persona che una foto è viva, una foto racconta, una foto fa ridere o piangere, una foto è capace di muovere le emozioni. Dal lato emotivo inoltre non ci sono parole per descrivere l’incontro di persone con la stessa passione, magari venute da molto lontano, magari conosciute solo sul web. Amici sul web che probabilmente tali sarebbero rimasti se non ci fosse stata l’opportunità data da United Colors of Photography di avvicinarli per scambiarsi una stretta di mano, un sorriso e le proprie esperienze fotografiche. Questo in realtà è il vero spirito della community più grande in Italia raggruppata in Domiad Photo Network di Domenico Addotta che accoglie: Canon Club Italia, Nikon Club Italia, Fuji Club Italia,

Pentax Club Italia e Sony Alpha Community con un totale di più di 500.000 iscritti, 500.000 pagine visitate al giorno, oltre 2 milioni di foto postate e 10 milioni di messaggi scritti. Non solo numeri quindi. Non solo tastiera e monitor ma calore umano, occhi negli occhi e strette di mano. Oltre a tutto questo si avrà la possibilità di partecipare gratuitamente a diversi workshop: Penta Experience terra seminari e workshop di “Timelapse e Astrofotografia, oltre che workshop naturalistico presso il lago di Campotosto con la LIPU CHM Ostia. Giulio Pedaci di “Ritoccando” (collaboratore con: Ducati, Yamaha, Honda, Suzuki, La Perla, Furla, Mondadori Education, Walt Disney Italia e tanti altri prestigiosi marchi) terrà un seminario di post produzione digitale con Photoshop Antonella Cunsolo presidente Associazione Culturale Art’è Benessere e del Canon Club Sicilia terra un workshop di Ritratto in studio. Antonio Manta, già citato in precedenza, terrà un workshop sulla Stampa Fine-Art di circa otto ore. Oltre ai workshop e alle mostre sarà presente Camera Service Italia (servizio di assistenza UFFICIALE CANON) con servizio di Check & Clean e consulenza gratuita. Cos’altro? Un mega stand a cura di FornitureConti, leader italiano di forniture online di prodotti fotografici con la presenza UFFICIALE dei più grandi marchi della fotografia mondiale quali: CANON, NIKON,

intervista ad Antonio Manta

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FUJIFILM, SONY, OLYMPUS, SAMSUNG, TAMRON, SANDISK, EIZO, TAMRAC, GOPRO, NILOX e tanti altri. Molti dei prodotti saranno a disposizione per essere provati (ma non sarà possibile acquistarli in sede). Ci sarà inoltre l’esibizione di DRONI con telecamere per la gioia degli appassionati del settore. Un appuntamento quindi da non perdere che avrà risonanza a livello nazionale e darà ancora una volta l’opportunità a Roseto degli Abruzzi di essere al centro d’interesse degli appassionati di Fotografia. Per il programma completo: http://bitly.com/roseto2015

TUTTE QUESTE OPERE PERMETTERANNO DI COSTATARE DI PERSONA CHE UNA FOTO È VIVA, UNA FOTO RACCONTA, UNA FOTO FA RIDERE O PIANGERE, UNA FOTO È CAPACE DI MUOVERE LE EMOZIONI.


La seconda vita della

Krisalide

Moni Ovadia

di Antonella Lorenzi

associazione nasce in Toscana nel 2000 per volere dei fratelli Sciarillo, Michele e Pasquale, appassionati di teatro e di cultura. Tanti gli ospiti di prestigio che negli anni hanno portato la loro arte sulle scene del Teatro Metastasio di Prato o animato le serate del Caffè al Teatro, per le numerose iniziative curate dalla “ditta”Sciarillo. E non solo. Mostre di pittura e libri, con un premio letterario andato,tra gli altri, a due premi Nobel: Tabucchi e Fo. Oggi la Krisalide arriva in Abruzzo, con Pasquale Sciarillo, a Nereto, dove riprende il suo “volo”, dopo la scomparsa prematura di Michele. L’associazione,

L’ASSOCIAZIONE, PRESIEDUTA DA FIORELLA IACHINI CHE HA SPOSATO ENTUSIASTICAMENTE IL PROGETTO CULTURALE, PROPORRÀ UNA SERIE DI EVENTI CHE AVRANNO ANCHE IL FINE DELLA BENEFICENZA

Enzo Carro

di Ronconi, Tabucchi, Massimo Castri, Moni Ovadia, Lello Arena e tanti altri, di ogni campo della cultura e dell’arte. L’intento rimane anche quello di coniugare il tutto con l’impegno sociale e quindi gli eventi avranno sempre un fine benefico – continua Pasquale – e ci saranno anche iniziative legate allo sport. Insomma da questa Krisalide vorremmo nascesse una bellissima farfalla – concludono insieme Pasquale e Fiorella.

OGGI LA KRISALIDE ARRIVA IN ABRUZZO, CON PASQUALE SCIARILLO, A NERETO

presieduta da Fiorella Iachini che ha sposato entusiasticamente il progetto culturale, proporrà una serie di eventi che avranno anche il fine della beneficenza. A cominciare dal primo, previsto per il 9 maggio con lo spettacolo di Enzo Carro, NAPOLI SPIEGATA E SPIEGAZZATA ( Nereto – Sala Allende – ore 21 – ingresso gratuito) “Enzo Carro non è semplicemente un artista – spiega Pasquale Sciarillo – ma una persona di grande spessore culturale, musicista e musicologo, ricercatore, autore (con il libro: L’eredità di Partenope , in predicato per un film). Ma il programma è davvero ricco, come lo è stato in passato, quando abbiamo avuto tra i nostri ospiti più famosi artisti del calibro PrimaPagina 56 - Mar. 2015

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A Roseto il Torneo Spiagge D’Abruzzo

UNA COPPA DI

VALORI ED EMOZIONI nche quest’anno, per la diciannovesima volta, Roseto degli Abruzzi accoglie una delle manifestazioni più importanti per il calcio giovanile italiano e non solo, una competizione ricca di contenuti e portatrice di valori sociali, insomma l’ormai noto Spiagge d’Abruzzo Cup. Questo torneo dimostra la veridicità “scientifica” del proverbio “Chi semina, raccoglie”. Infatti, Camillo Cerasi e la sua associazione, l’A.S.Roseto, in questi anni si sono prodigati a tempo pieno per la realizzazione di questo ambizioso progetto, di un’iniziativa che, di anno in anno, ha raccolto sempre più consensi. Spiagge d’Abruzzo Cup offre l’occasione di riflettere sul moderno calcio professionistico. In questo senso, questa manifestazione si pone in netta opposizione ai principi

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arrivisti che governano l’attuale sistema calcistico italiano e si prefigge l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza di tutti i ragazzi nel nome del calcio:

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SPIAGGE D’ABRUZZO CUP, IN QUESTI 19 ANNI, IN SEGUITO ALLE AUTORIZZAZIONI UEFA E FIFA HA ACQUISITO SEMPRE PIÙ UNA DIMENSIONE INTERCONTINENTALE

l’emozione di una stretta di mano dissolve qualsiasi tentativo di contaminare la bellezza cristallina di questo sport. In tal contesto è doveroso cogliere l’opportunità di rinnovare la mentalità corrente con la formazione di un costume calcistico differente da quello attuale che accantoni, una volta per tutte, doping, violenza e razzismo. Spiagge d’Abruzzo Cup, in questi 19 anni, in seguito alle autorizzazioni UEFA e FIFA ha acquisito sempre più una dimensione intercontinentale con il merito di convogliare ogni anno centinaia di ragazzi stranieri provenienti da paesi di tutto il mondo. La diciannovesima edizione si svolgerà dal 30 aprile al 3 maggio e vedrà impegnati i ragazzi suddivisi in 5 categorie: Pulcini (10-11 anni), Esordienti 12 anni, Esordienti 13 anni, Giovanissimi (14-15 anni) e Calcio a 5 Femminile (free age). Come ogni anno ormai, avverrà la consegna del


NON DOBBIAMO DIMENTICARCI CHE QUELLO CHE CONTA NON È LA COMPETIZIONE SPORTIVA IN SÉ MA LA POSSIBILITÀ DI SOCIALIZZARE

RISULTA DEGNO DI LODE IL TENTATIVO DI ELEVARE LO SPORT A STRUMENTO DI COMUNICAZIONE, DIVERTIMENTO E PARTECIPAZIONE premio speciale del Presidente della Repubblica, riconoscimento illustre che viene assegnato, in linea con la mission dell’A.S. Roseto, non per meriti

sportivi ma per gesti di correttezza, altruismo ed attaccamento a questo torneo. Inoltre, da alcune edizioni, è stato ideato un nuovo riconoscimento, la “Green Card”. Questo cartellino verrà assegnato da un comitato composto da organizzatori e arbitri e premierà coloro che si renderanno protagonisti sul campo di gesti particolarmente significativi votati al fair play e alla lealtà sportiva, o anche di gesti tecnici fuori dal comune o di quant’altro venga ritenuto lodevole. Questa “onorificenza” incarna in tutto e per tutto lo spirito di questo evento, fulcro di un progetto di crescita orientato al sano divertimento e alla passione per questo sport meraviglioso. Risulta degno di lode il tentativo di elevare lo sport a strumento di comunicazione, diverti-

mento e partecipazione: i valori di aggregazione promossi da questa eccellente iniziativa rendono possibile uno sport in cui chi partecipa vince sempre e comunque, non esiste sconfitta per chi si mette in gioco con l’intento di arricchirsi di una nuova esperienza. Roseto degli Abruzzi farà da cornice a questa cerimonia con le sue splendide spiagge e le sue infrastrutture. In quest’ottica, il calcio giovanile risulta veicolo di promozione turistica e sociale. “Come ogni anno, viviamo con trepidazione i preparativi per questo splendido torneo – ci confida il Presidente Camillo Cerasi - La nostra macchina organizzativa lavora dodici mesi l’anno affinchè nulla sia lasciato al caso e cura nei minimi dettagli ogni aspetto di questa magnifica esperienza. Credo che il segreto di questo grande successo sia legato all’entusiasmo con cui ogni singola persona del nostro staff arricchisce quello che abbiamo creato. Non dobbiamo dimenticarci che quello che conta non è la competizione sportiva in sé ma la pos-

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Sarebbe qualcosa di eccezionale e sicuramente daremo tutti, dal primo all’ultimo, il massimo per riuscire nel nostro intento!”. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per uno spettacolo unico: poter ammirare Roseto trapunta di tutti i colori delle svariate squadre partecipanti sarà certamente motivo di orgoglio per tutti i cittadini rosetani. di Stefano Cerasi

sibilità di socializzare, di sentirsi all’interno di un grande gruppo in cui si possa condividere la stessa passione, quella per il calcio. I miei ringraziamenti e quelli di tutto lo staff vanno a tutte le Istituzioni che, sin dall’inizio, hanno creduto alle nostre idee e non hanno mai fatto mancare il loro sostegno spingendoci a profondere tutto il nostro impegno nelle nostre ambizioni. Un altro ringraziamento va rivolto an-

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che a tutti gli sponsor che rappresentano una base solida per ogni nostra proposta. Sembra incredibile ma siamo molto vicini al ventennale di spiagge d’Abruzzo Cup e questo ci inorgoglisce profondamente. Un traguardo estremamente importante che ci spinge ad allargare ancora di più le nostre prospettive. Il nostro obiettivo per il 2016 è quello di far arrivare squadre da 20 paesi stranieri.

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IL NOSTRO OBIETTIVO PER IL 2016 È QUELLO DI FAR ARRIVARE SQUADRE DA 20 PAESI STRANIERI. SAREBBE QUALCOSA DI ECCEZIONALE E SICURAMENTE DAREMO TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, IL MASSIMO


Teramo Comix dall’8 al 10 maggio nche quest’anno la Fiera del Fumetto propone un calendario ricco di curiosità e novità a cominciare dalla location: il Palascapriano, dove le associazioni organizzatrici - Amici del Fumetto, Interamnia Ludica e Crossover Giochi e Fumetti - hanno deciso di ambientare la tre giorni dedicata al disegno d’autore. Oltre alla consueta mostra mercato, ci sarà un padiglione dedicato ai giochi di ruolo e un percorso per bambini - Teramo Junior. Inoltre nelle serate di sabato 9 e domenica 10 maggio due concerti, il primo del gruppo GemBoy e il secondo dei Fujiko Mon Amour, quest’ultimo chiuderà la manifestazione dopo il premio Cosplay Contest. Per partecipare al contest si può scaricare il regolamento sulla pagina Facebook dedicata. Tra gli eventi correlati la “Cena con delitto” dove i partecipanti potranno dare la “caccia all’assassino”. Si consiglia di prenotarsi per tempo. Tanti ,e come sempre, importanti gli ospiti

Manifestazione dedicata a Pino Sabatini

presenti: Adriano De Vincentis, Marco Verni ( autore di Zagor), Giovanni Romanini (erede del grande Magnus- Kriminal, Alan Ford), Edoardo Morricone, Luigi Corteggi (art director della Bonelli e copertinista di Kriminal e Satanik). E ancora Ernesto Pugliese ( autore di Brandon) e Alessandro Billotta (sceneggiatore di Dylan Dog). Ospiti speciali infine, Claudio Di Biagio (regista di “Dylan Dog vittima degli eventi”), gli youtuber Delly Mellow e Sommobuta e Dario Moccia divulgatore del fumetto nel cinema di animazione. Tra i disegnatori che hanno aderito alla manifestazione i fratelli Di Vitto (Zagor). Un gemellaggio con la manifestazione San Marino comics vedrà una loro rappresentanza consegnare un premio nella serata del Cosplay Contest. Saranno emessi degli annulli postali dedicati a Dragonero e alla collana Zenith di Bonelli editore, e cartoline ricordo. Allo scopo di autofinanziarsi le associazione propongono anche una lotteria che mette palio collezioni di fumetti e prodotti tecnologici L’ingresso è gratuito. PrimaPagina 56 - Mar. 2015

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Tutte le rubriche

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Il colloquio di lavoro

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Alimentazione Le 10 regole d’oro

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Cucina con Me

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Piano Junker

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Negoziazione assistita

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Patente sospesa PERCHÉ GAY

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Percorsi Numerologici Benessere - Salute - Cucina - Consumatori- Legale -Animali Piccoli consigli utili per tutta la famiglia dai migliori esperti


Salute & Benessere

egli ultimi tre mesi ho selezionato 18 candidati per due posti di lavoro. Molti dei candidati non hanno saputo ascoltare, raccontarsi, promuoversi”. Il 2014 ha registrato il più alto tasso di disoccupazione degli ultimi vent’anni. Il rapporto perdite di lavoro/assunzioni è ormai fortemente e incontrovertibilmente crescente dal 2010. Eppure, anche se di rado, qualche assunzione viene fatta. Qualche azienda e qualche imprenditore, anche in questi periodi

sultati sono stati piuttosto mediocri. La maggior parte dei candidati si è limitato a darmi delle risposte, spesso monosillabi, e a tamburellare le dita sulla mia scrivania. Insomma: promozione di se stessi? Zero! O quasi. Mi sono fatto l’idea che, presi dallo sconforto per la crisi economica e dall’illusione di trovare un impiego, i giovani e i meno giovani non stiano dedicando il loro tempo a prepararsi, a migliorarsi, ad accrescere il loro valore. E questo è un terribile circolo vizioso. Perché, arrivando impreparati ad un colloquio e non essere richiamati, ci si convince ancor di più che è tutto inutile e che non vale la

Il colloquio di lavoro:

ancor più raro, ancor più importante di magra, si ritrovano a fare selezioni del personale e, proprio perché in questo momento storico le imprese non possono permettersi di sbagliare un colpo, dedicano a questo frangente della vita aziendale e alle potenziali risorse che stanno selezionando, un’attenzione prima d’ora mai spesa. È capitato anche a me e i ri-

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pena prepararsi. Grave errore! È in un momento come questo – quando cioè, non lavorando, abbiamo più tempo a disposizione, ahimè - che bisogna formarsi tanto e per ogni evento. Oggi più che mai, in una rosa di candidati, quello che si dimostrerà più pronto, fiducioso e sicuro di sé, apparirà, agli occhi del selezionatore, ancor più

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brillante e convincente. E allora, se capita che il curriculum abbia fatto centro e che arrivi il fatidico appuntamento del colloquio, il panico che giunge è ancor più forte, perché oggi più che mai per molti non esisterà una seconda occasione per dare una buona prima impressione. Ecco allora i 5 consigli di un pnl-coach un po’ speciale (dal momento che, in quanto manager, ho letto migliaia di CV e selezionato centinaia di candidati ) per prepararsi al colloquio di lavoro. Impara come si mantiene la calma. Via via che si avvicina il momento fatidico, a pochi giorni dall’incontro, dal faccia a faccia con l’imprenditore, il responsabile del personale, il selezionatore aziendale o dell’agenzia di lavoro, l’ansia cresce, e partono le domande nella testa: chi avrò davanti? Cosa mi metto? Mi faranno domande trabocchetto? Parlerò in maniera spedita? Ci saranno altri candidati? Eccetera eccetera. Imparare a mantenere la calma, non vuol dire non essere sé stessi o non essere naturali. Al contrario, ci permette e consente di essere noi stessi, di raccontare quelli che siamo, perché concentrati in quel che facciamo. Il mio suggerimento è quello di studiare e imparare tecniche di rilassamento, di respirazione consapevole, di programmazione neurolinguistica (n.b. attraverso libri referenziati ovvero professionisti seri e qualificati). Sii sincero. Non solo può capitare di trovarsi davanti persone molto preparate ed esperte, capaci, dunque, di tanare le incongruenze tra le tue parole, i tuoi discorsi e il tuo linguaggio non verbale, ma c’è da considerare che, quando mentiamo, la nostra voce, le nostre mani, il nostro viso, mandano dei segnali d’allarme al nostro interlocutore che, consapevolmente oppure no, li intercetta. A meno che tu non sia Robert De Niro o Meryl Streep e sappia recitare da Oscar! Raccogli informazioni. Sull’impresa, sulle persone, sul ruolo che viene prospettato. Questo aiuta a capire quanto sei adatto a quel posto, aumentando la consapevolezza della propria preparazione e predisposizione, della coerenza fra te e il ruolo, dei pro e dei contro di una eventuale assunzione in quel posto. Fatte queste considerazioni, arrivando preparati, ad esempio su prodotti, mercati, concorrenti, eccetera, mostrerai il tuo impegno e interesse nei confronti di chi sta valutandoti. Prepàrati. Perché improvvisare è più facile, quando non devi improvvisare! Con qualcuno, o da solo davanti a uno specchio, formula la tua presentazione ad alta voce, rispondi alla domanda “mi parli di lei” o “mi racconti le sue


Salute & Benessere esperienze precedenti” o “perché ha fatto questi studi”, insomma, abitua la tua lingua, le tue orecchie e il tuo cervello alle parole che dirai. Meglio ancora: prepàrati con un personal coach (sempre: serio e qualificato) Rileggi il tuo CV, affinché nulla di prezioso ti sfugga durante il colloquio, e portane una copia con te. Formula quale sarebbe la tua richiesta economica, ove ti venisse chiesta: questo avviene molto più spesso di quanto tu non creda e non tanto per esaudire i tuoi desideri ma come elemento discriminante o proprio per metterti alla prova. Fai chiarezza, a priori, su quali sono le tue esigenze e i tuoi vincoli (spostamenti, orari, turni, sgravi fiscali, famiglia, eccetera). Organizza la giornata e sii puntuale all’appuntamento. Prepara un abbigliamento dignitoso, pratico e coerente con la tua personalità. Visualizza quel momento. Prima di quel giorno (fai letteralmente e punto per punto quanto ti

PER MOLTI NON ESISTERÀ UNA SECONDA OCCASIONE PER DARE UNA BUONA PRIMA IMPRESSIONE

sto per dire), prenditi qualche minuto, mettiti comodo, rilassati, chiudi gli occhi, fai qualche lungo respiro e poi preparati a proiettare un film nella tua mente. Il film del tuo miglior colloquio. Guardati mentre sei all’incontro, rilassato e sicuro di te, con gli abiti che hai scelto di indossare. Immagina che vada tutto bene. Osserva come respiri, la posizione delle tue spalle, gli occhi e la bocca in azione. Guarda la tua respirazione, la tua postura e com’è il tuo sguardo mentre sei sicuro e rilassato. Via via che osservi ogni dettaglio, ascolta il tono e il volume della tua voce quando parli in scioltezza. Poi, mentre fai tutto questo, goditi la sensazione positiva che stai provando nel tuo corpo: senti il busto, le gambe, le guance, le mani. In questo modo, il tuo cervello arriverà al momento del colloquio con un maggior senso di familiarità, tranquillità e ottimismo. Ma attenzione: quando dico “immagina che vada tutto bene” vuol dire immagina che tu dia il meglio di te, che con sicurezza e tranquillità, ascolti attentamente chi hai di fronte, promuovi le tue capacità, agisci come ti senti di agire. Questo e solo questo dipende da te, non il resto. Coraggio!

CONTRO L’OBESITÀ INFANTILE

MUOVERSI MUOVERSI E… MANGIARE SANO pode, il più grande network al mondo per la prevenzione dell’obesità, soccorrerà entro il 2016 quasi 4 milioni di europei, tra cui 975mila bambini. Un progetto che coinvolge anche l’Italia, e in particolare l’Umbria. In questa regione infatti si contano 22mila bimbi in tendenza all’obesità, che partecipano a Eurobis e Beat the Street, iniziative basate su metodologie innovative per la promozione di stili di vita sani e attivi. I progetti pilota per l’Italia, Eurobis e Beat, rappresentano due esempi virtuosi di come sia possibile educare bambini e adulti a scelte alimentari consapevoli e ad una regolare attività fisica prevenendo e combattendo l’obesità infantile e il sovrappeso. In Italia, entrambi sono resi possibili da un finanziamento non condizionato di The Coca-Cola Foundation, che ha lanciato più di 280 programmi di attività fisica in oltre 115 Paesi nel mondo. In Europa Epode International Network (Ein) ha già ottenuto alcuni risultati: “Ha contribuito a ridurre l’obesità infantile del 10% nelle città pilota francesi, e del 22% nelle città pilota in Belgio”, ha spiegato Jean-Michel Borys, direttore e segretario generale di Epode. Quello dell’obesità infantile, infatti, è un pro-

blema che riguarda tutta l’Europa e che può essere combattuto con “l’attività fisica. È inoltre importante, specialmente nei giovani, per il benessere psicofisico e la crescita”, ha detto Susanna Kugelberg, dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Oms. Eurobis e Beat sono realizzati rispettivamente a Perugia e a Terni, e hanno visto la partecipazione di adulti, bambini, famiglie e scuole. Pierpaolo De Feo, coordinatore di Eurobis e docente di Endocrinologia all’Università di Perugia, ha spiegato che “in un anno di vita, il progetto Eurobis ha già portato a dei grandi risultati. Le attività realizzate in questo primo anno hanno dimostrato che l’educazione ad uno stile di vita sano e attivo può avvenire anche al di fuori della scuola con numerose iniziative”. Il programma Beat The Street, invece, arriva in Italia dopo le esperienze in grandi città, come Londra, Shangai e New York. E’ una gara iniziata il 14 febbraio, che si è conclusa il 29 marzo, e che invita i cittadini di Terni a muoversi a piedi o in bici per andare a scuola o a lavoro. Per il coordinatore del progetto, Gianermete Romani, “questa gara si è rivelata essere un modo assolutamente nuovo, coinvolgente e di successo per fare movimento”.

di Pierluigi Troilo

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Azienda Informa

EDING GROUP nasce da anni di esperienza e da una concreta conoscenza delle esigenze di servizio richiesto dalle aziende, dalle piccole e medie imprese, dagli enti pubblici. In virtù dei sempre più complessi, costantemente mutevoli ed incalzanti adempimenti richiesti dalla legge, MEDING GROUP da vita ad una nuova realtà imprenditoriale in grado di affi ancare le imprese nel labirinto delle disposizioni di legge nella totale certezza e sicurezza delle procedure. MEDING GROUP è il tuo INTERLOCUTORE UNICO che ordina e coordina l’offerta in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, avvalendosi di consulenti leader L’esperienza maturata e specialisti ognuno dal nostro gruppo, nel proprio settore di intervento. ha permesso la MEDING GROUP creazione di un pool si prende cura dei di medici specialisti clienti creando a disposizione della una relazione di clientela con l’ausilio fiducia. Grazie alla efficace di unità sanitarie mobili nostra gestione garantiamo reperibilità “full time”. La Direzione Sanitaria é a disposizione del cliente, assicurando tempestività ed assistenza anche rispetto agli Organi di Controllo. L’esperienza maturata dal nostro gruppo, ha permesso la creazione di un pool di medici specialisti anch’essi a disposizione della clientela con l’ausilio di unità sanitarie mobili peraltro autorizzate a punto prelievo ematico esterno. La prevenzione e protezione dai rischi nei luoghi di lavoro

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rappresenta l’attività storica del Gruppo MEDING. L’esperienza maturata ci consente di assistere la clientela individuando le soluzioni più idonee a risolvere i problemi di sicurezza e igiene del lavoro, fornendo un servizio globale, competitivo nei costi e ad alto livello qualitativo, sia dal punto di vista tecnico, sia sotto l’aspetto gestionale, in accordo con le recenti novità introdotte dal D.lgs 81/08 “Testo Unico della Sicurezza”. Un pool di tecnici esperti specializzati nelle varie discipline, il continuo aggiornamento normativo, lo stretto contatto con gli Enti preposti ed elevate capacità progettuali, permette la realizzazione e lo sviluppo di progetti “su misura” che coniugano le più moderne tecnologie di valutazione e anticipano le sempre più crescenti richieste normative. I principi ispiratori del recente riassetto normativo (D.Lgs 81/08), hanno messo in luce l’esigenza di adottare un nuovo sistema aziendale di “Gestione della Sicurezza”, evidenziando le conseguenze della mancata adozione dei modelli organizzativi – gestionali e le relative sanzioni previste a carico della società e responsabilità del Datore di lavoro. Procedure gestionali, organizzative e tecniche per prevenzione e protezione dai rischi nei luoghi di lavoro. Sede Legale Montorio al Vomano - Via Piane Sede Operativa: Via 81° Strada, 19 – 63076 Centobuchi di Monteprandone (AP) Tel 0735 383751 – Fax 0735 383589 info@medinggroup.it med.lavoro@medinggroup.it Gianni Corradetti Tel. 347 3388452 Antonio Persano Tel. 347 9297764


Salute & Benessere estate è alle porte e la maggior parte di noi si è già rivolta ad uno specialista del settore per affrontare al meglio la prova costume. Eh già, la tanto temuta prova che davvero ci mette a nudo! Ma come prepararci al meglio? Come effettuare le giuste scelte? E soprattutto, come evitare di incorrere in errori importanti? A tal proposito è bene illustrare e descrivere nel dettaglio le nostre linee guida italiane per una sana e corretta alimentazione. Sicuramente uno dei pilastri fondamentali alla base di un corretto stile di vita è controllare il nostro peso, per mantenerlo in uno stato di normalità e quindi per godere di un maggior senso di benessere. A tal fine è fondamentale mantenerci sempre attivi, svolgendo quindi una regolare attività fisica, che può andare dalla semplice camminata a ritmo sostenuto, da svolgere per almeno 40 minuti e in quasi tutti i giorni della settimana, ad un vero e proprio sport. Altrettanto importante è saper scegliere ciò che mangiamo e quindi migliorare la qualità delle nostre scelte. Molto importante sarebbe preferire cereali integrali rispetto a quelli raffinati ad ogni pasto, e consumare frequentemente un bel piatto di legumi. È bene inserire sempre porzioni di frutta e verdura, in modo da assumere fibre, ma anche micronutrienti e stare attenti ai grassi che scegliamo. Non tutti i grassi sono infatti da demonizzare, anzi. È molto importante consumare quotidianamente una buona dose di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi, magari sotto forma di olio extravergine di oliva, frutta secca, cioccolata fondente al 70% e pesce azzurro. Non dimentichiamo però di bere e assumere liquidi a sufficienza o anzi in abbondanza, soprattutto in previsione del caldo estivo, e quin-

ALIMENTAZIONE Dott.ssa Simona Ruggieri

LE DIECI REGOLE D’ORO

dietista specializzata in “Alimentazione e Nutrizione Umana” educatrice alimentare vegana e vegetariana

di via libera all’acqua ma stop al troppo sale per condire. Limitiamo invece bevande gassate e zuccherine, e soprattutto gli alcolici, da assumere con le dovute precauzioni. Il segreto di una sana alimentazione è quindi scegliere con cura ciò che consumiamo, facen-

Riceve presso “Via Svezia, Roseto degli Abruzzi 64026 (TE)” Recapito telefonico: 329 0608779 simonaruggieri89@hotmail.it

do attenzione alla quantità ma soprattutto alla qualità dei prodotti, e variando sempre quello che mangiamo, sfruttando la stagionalità di frutta e verdura. di Simona Ruggieri PrimaPagina 56 - Mar. 2015

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Salute & Benessere

Salute

L’Estetica del Sorriso consigli per un giusto approccio

estetica dentale rappresenta una parte importante della moderna odontoiatria.Tuttavia la conoscenza dei principi alla base della corretta integrazione tra le varie componenti del sorriso(denti, gengive, labbra), non è considerata indispensabile nel curriculum professionale odontoiatrico e spesso non è neanche materia universitaria. Di conseguenza l’aspetto del sorriso (forma, dimensione, posizione dei denti e i rapporti dei denti con le labbra e il resto della faccia) è troppo spesso gestito attraverso prove e modifiche dei provvisori fino all’ottenimento del risultato desiderato.

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Dott. Paolo Rasicci Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia Perfezionato in Implantologia Orale

Oggi questo approccio è del tutto inadeguato alle esigenze estetiche dei pazienti. La necessità di gestire gli aspetti estetici del trattamento dentale in maniera più accurata e predicibile, unita alla crescente domanda da parte dei pazienti di sorrisi sempre più naturali, ha stimolato la nascita di una nuova branca

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dell’odontoiatria dedicata esclusivamente alla progettazione del sorriso. Questa disciplina si chiama smile design e si basa sulle recenti scoperte nel campo dell’estetica applicata all’odontoiatria. La ricerca ha dimostrato che esistono delle regole e dei parametri per progettare l’aspetto ideale del sorriso a partire dalle caratteristiche della faccia e delle labbra. Il sorriso progettato con lo smile design risulta attraente perché il risultato dell’applicazione di canoni estetici ideali non è mai uguale per tutti poiché è disegnato sulla base della fisionomia facciale differente per ogni persona. Per ogni carattere estetico(dimensioni dei denti, posizione della gengiva, curvatura del sorriso, etc) lo smile design prevede, oltre al valore ideale, anche un range di accettabilità che definisce i margini entro i quali il carattere può variare ed essere ancora esteticamente valido. Sfruttando il range di accettabilità è possibile modulare l’aspetto ideale e creare dei sorrisi diversi con delle caratteristiche specifiche su misura per ogni paziente. Grazie ai moderni software di imaging il progetto elaborato con lo smile design può essere applicato direttamente alla foto iniziale del paziente per vedere in anteprima l’aspetto finale del sorriso. La simulazione virtuale dell’imaging – che affianca il pre ed il post trattamento – permette all’operatore di valutare se sono necessarie delle modifiche e consente al paziente di decidere se il risultato estetico coincide con le sue aspettative: il tutto prima di intraprendere procedure non reversibili. Molti degli insuccessi nei trattamenti estetici, infatti, dipendono dal fatto che la visione dell’operatore non sempre coincide con quella del paziente. In altre parole un difetto estetico grave per il paziente potrebbe non essere così evidente al dentista. Viceversa un difetto evidente agli occhi del dentista potrebbe non importare affatto al paziente. Se esiste una discrepanza tra la visione estetica del paziente e quella dell’operatore non è necessariamente un problema ma è indispensabile che sia rilevata e collimata prima di iniziare il trattamento. Il cosmetic imaging è molto migliore per evitare sorprese in una fase successiva del trattamento (quando potrebbero essere difficili da correggere) e garantire il successo del trattamento estetico. I criteri dell’Estetica del Sorriso Colore e luminosità; Forma; Armonia tra le forme; Simmetria; Proporzioni; Allineamento dentario; Linea del sorriso ed effetto incisale


Salute & Benessere della dentina e della polpa e il croma iniziale. Ogni restauro deve partire da un’adeguata preparazione del complesso gengivale; si comincia dalla gengiva, curando ogni infiammazione e poi si passa al dente con cosmesi di sbiancamento, per riportare la base del dente al suo splendore naturale. Successivamente si procede al restauro. Il terzo fattore biologico è rappresentato dalla qualità dell’interazione tra il materiale dentale e la struttura dento-gengivale: essa dipende dallo stato delle strutture biologiche, dalla tecnica dell’operatore, dalla scelta idonea dei materiali e dei cementi per unirli al dente in maniera sicura per ottenere un’interfaccia invisibile e un restauro longevo. Il rispetto dei tre elementi biologici consente il biomimetismo, cioè l’integrazione funzionale ed estetica del restauro.

Nell’appuntamento iniziale di consultazione, si parte dalla diagnosi in cui si discutono i problemi del paziente e le priorità estetiche e si disegna un piano correttivo atto a ripristinare il più possibile gli elementi ideali. Una volta stabilito il disegno, la prova può essere fatta anche in bocca con mascherine provvisorie o se le ricostruzioni sono eseguite direttamente in bocca con guide ricavate dal plastico del progetto estetico. Per le ricostruzioni, vengono utilizzati materiali biocompatibili

LA SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’IMAGING – CHE AFFIANCA IL PRE ED IL POST TRATTAMENTO – PERMETTE ALL’OPERATORE DI VALUTARE SE SONO NECESSARIE DELLE MODIFICHE E CONSENTE AL PAZIENTE DI DECIDERE SE IL RISULTATO ESTETICO COINCIDE CON LE SUE ASPETTATIVE

come resine composite, un mix tra resina e ceramica; zirconia, una speciale ceramica resistente che sostituisce in alcune situazioni il metallo nobile lega aurea coniugando resistenza meccanica ed estetica; ceramiche estetiche grazie alle quali si riesce a mimare il dente naturale e presentano il vantaggio di non ingiallirsi. Il rapporto dente-gengiva è il principale elemento biologico da considerare, il secondo è lo stato d’essere del dente, il grado di erosione o di patologia dello smalto,

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Cucina con Me

INGREDIENTI 400 gr di farina 00 100 gr di farina manitoba 100 ml di olio extravergine di oliva 150 ml latte 120 ml acqua a temperatura ambiente sale qb 1 bustina di lievito istantaneo per torte salate prosciutto cotto e sottilette

Idea veg

Focaccia ripiena in padella

Farinata

Mettere tutti gli ingredienti dell’impasto in un grande recipiente e lavorare con le mani. Formare un panetto morbido e se necessario aggiungere ancora poca acqua per ammorbidirlo ulteriormente. Dividerlo in due parti. Stendere la prima parte con un matterello e formare una base rotonda che va sistemata in una padella antiaderente ben oliata. Farcire con prosciutto cotto e sottilette. Stendete l’impasto avanzato e copriee la focaccia sigillando bene i bordi. Bucherellate con una forchetta la superficie e spennellaee con poco olio. Cuocete 10 minuti a fuoco medio coprendo la padella con un coperchio.

La farinata è davvero una delle ricette più facili che io conosca. Tanto buona e tanto veloce che a casa mia non manca mai quando ho ospiti e ho bisogno di uno stuzzichino come antipasto. Questa ricetta è anche sul mio libro che si chiama Semplicemente Buono e che è in vendita in tutte le librerie d’Italia. Se volete arricchire la vostra farinata vi consiglio di aggiungerci sopra a fine cottura dei pomodori secchi sott’olio e della crescenza e di ripassarla in forno per un paio di minuti ancora. Una vera delizia!

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Poi, con l’aiuto del coperchio rovesciate la focaccia e cuocete altri 10 minuti dall’altro lato sempre coprendola. Si mangia calda. na pizza che non lievita. È possibile? Sì, e ve l’ho già dimostrato qualche settimana fa. Quella che vi propongo oggi è una focaccia ripiena golosissima. La cosa divertente è che si cuoce in padella ed è pronta in pochi minuti. Un unico consiglio: farcirtela tanto. È buonissima anche ripiena di verdure grigliate e formaggi.

Dopo tanto freddo e tanta neve forse forse è arrivata la primavera! Ho pensato alle belle giornate, ai pic nic e alle prime scampagnate al mare perché si sa, appena spunta fuori un raggio di sole caldo, tutti pensiamo già all’estate. E dunque, se avete in programma qualche gita fuori porta ecco il menù che fa per voi. Bambini contenti, adulti pure…e come sempre un occhio di riguardo per chi sceglie il VEG!

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Mescolare la farina con l’acqua, il sale, il pepe e il rosmarino. Lasciare riposare il tutto per un paio di ore. Il composto è molto liquido. Versare il composto in una teglia cosparsa di olio extravergine di oliva e infornare per 30 minuti circa a 200° finchè la superficie non sarà dorata. Servire tiepida.


Cucina con Me

idea kids

SORRISINI uesta è una ricetta che ho proposto lo scorso anno a Detto Fatto, il programma di Caterina Balivo. Chi non ha mai propinato almeno una volta nella vita i Sofficini Findus ai propri figli?

E chi non li ha mangiati? Io scaglio la prima pietra…fatelo anche voi senza timore! Bene, questa è la versione casalinga dei famosi surgelati a forma di panzerotto. Il ripieno è a scelta vostra. A casa mia piacciono così!

Portare a bollore il latte, il burro e un pizzico di sale e aggiungere tutta insieme la farina. Spegnere subito il fuoco e girare con un cucchiaio di legno finché l’impasto non si stacca dai bordi. Avvolgerlo in una pellicola e lasciarlo riposare in frigo 30 minuti. Stendere l’impasto con un matterello aggiungendo farina qb e quando sarà abbastanza sottile e uniforme ritagliamolo con un bicchiere o con un coppapasta. Lavorare la pasta avanzata stendendola e ritagliandola ancora.

Sistemare i sorrisini in una placca da forno rivestita con carta forno, condirli con pochissimo olio e cuocerli a 200° per 20 minuti circa. Se preferite, friggeteli.

di Giorgia Di Sabatino

INGREDIENTI Per il ripieno

INGREDIENTI 500 gr di farina di ceci 1 l e 200 ml circa di acqua un pizzico di sale e pepe Rosmarino Olio extravergine di oliva

Tritare grossolanamente prosciutto cotto e fontina e riempire i sorrisini. Chiuderli come fossero panzerotti e sigillare i bordi. Sbattere l’uovo e spennellare i sorrisini E poi passarli pangrattato coprendoli per bene. PrimaPagina 56 - Mar. 2015

Per l’impasto: 1 tazza di farina (70 gr ) + altra per stendere 1 cucchiai di burro (20 gr) 1 tazza di latte (100 ml) sale qb Per il ripieno: 100 gr di prosciutto cotto 100 gr di fontina Per l’impanatura: 1 uovo pan grattato

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Consumatori

PERCHÈ CONVIENE NOLEGGIARE UN VEICOLO? apita spesso, soprattutto d’estate o in vista di un viaggio o per altri svariati motivi di chiedersi se e quanto convenga noleggiare un auto, un furgone o un qualsiasi altro veicolo. Ma qualunque sia la ragione, cerchiamo di valutare i vantaggi di questa opzione come utilizzo di un servizio che può generare un profitto. Infatti , se l’acquisto del veicolo è un investimento che si svaluta nel tempo e comporta una serie di costi elevati, con il noleggio si può usare la propria liquidità per investimenti che nel tempo si rivalutano. Facciamo degli esempi: il noleggio a breve medio termine consente una disponibilità immediata del bene, l’assicurazione inclusa nel prezzo, l’assistenza stradale h24 inclusa, il Bollo incluso nel prezzo, la gestione delle pratiche burocratiche, la manutenzione ordinaria e straordinaria inclusa, i rabbocchi dei liquidi inclusi. Teniamo conto inoltre che in questo modo si eliminano le immobilizzazioni finanziarie che potrebbero servire al proprio business, i costi certi sono tutto incluso, in caso di sinistro o problemi meccanici è previsto un veicolo sostitutivo incluso, non si deve pensare alla svalutazione del bene e non c’è bisogno di utilizzare le proprie risorse umane per la gestione del parco. I vantaggi economici e di tempo insomma sono davvero molteplici se comparati a quelli di un acquisto che, al contrario , prevede una serie di costi superiori sia economici che di tempistiche e soprattutto di svalutazione del bene acquistato.

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Cultura finanziaria

Il miglior investimento è… la prudenza el nostro percorso relativo ai fattori da conoscere per creare una personale cultura finanziaria di base, abbiamo imparato che il rendimento ottenibile da un investimento è direttamente proporzionale al rischio, cioè in parole povere più si vuole guadagnare e più occorre essere disposti a rischiare. Per questo motivo, nel caso in cui si abbia una certa predisposizione al rischio si può optare per l’investimento azionario, ma nel caso in cui si abbia un atteggiamento prudente, è meglio scegliere l’investimento obbligazionario, cioè comprare Obbligazioni(come già detto comprando una Obbligazione si prestano soldi a una società o a uno Stato e si diventa creditori, cioè si ha diritto a riscuotere interessi, pagati sotto forma di una cosiddetta ‘cedola’). Nel caso di Obbligazioni emesse da una società privata, e in particolare da istituti finanziari, come già spiegato, è sempre preferibile scegliere Obbligazioni Ordinarie(Senior) e non Obbligazioni Subordinate, poiché queste ultime hanno meno garanzie e con esse si può rischiare di perdere gran parte del capitale investito in caso di fallimento della società a cui abbiamo prestato i soldi comprando l’Obbligazione.

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Quindi riassumendo, se si vuole rischiare poco, sapendo che comunque si otterrà un rendimento non elevato, scegliamo Obbligazioni di tipo Ordinario. Vi sono altri elementi importanti da conoscere? Sì. Vediamoli. 1)Rischio Emittente: prima di investire dobbiamo cercare di capire quanto è solida l’emittente, cioè la società che emette l’obbligazione. Solitamente ogni società ha un ‘rating’ cioè una valutazione che viene data da agenzie specializzate e che va da un massimo indicato con lettere A(società sicure) a un minimo indicato con lettere C o D(società a rischio default, cioè fallimento). Questo Rating è pubblicato sui principali giornali finanziari e su Internet. È bene scegliere sempre emittenti che abbiano

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Consumatori un Rating alto sebbene questo implichi un rendimento basso. 2)Rischio Cambio: ci si assicuri che l’Obbligazione emessa sia in Euro e non in altre Valute, perchè altrimenti oltre ai rischi classici dovremo aggiungere anche il fattore Cambio. In pratica se acquistiamo una obbligazione in Dollari(per fare un esempio) che ci rende il 3% netto l’anno(in cedole) per 3 anni, ma in questi 3 anni il Dollaro perde il 10% contro l’Euro, alla fine dell’investimento non avremo guadagnato

niente, anzi avremo perso a causa del Cambio. Nell’esempio specifico infatti guadagneremmo il 3+3+3=9% di cedole, ma perderemmo il 10% di Cambio quindi +9%-10% = - 1% avremmo un risultato negativo. Ovviamente il Cambio può anche muoversi a nostro favore, cioè nell’esempio il Dollaro potrebbe guadagnare contro l’Euro e in quel caso avremmo un doppio guadagno, ma si può ben capire che un investimento di questo tipo richiede una analisi professionale, e quindi è

Cos’è e a cosa serve

Il piano Juncker fine anno 2014 il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha presentato al Parlamento Europeo il “piano 2015-2017 per investimenti da 300 miliardi di euro” su progetti di rapida realizzabilità. Il piano prende il nome dal suo ideatore, ed ha un valore di 315 miliardi di euro finali, con l’obiettivo di colmare il vuoto di investimenti ereditato dagli anni di crisi, senza contrarre ulteriore debito. Il 10 marzo 2015 l’ECOFIN (i Ministri UE di economia e finanze) ha approvato il regolamento del Fondo europeo chiamato a gestire il piano; al momento di redazione del presente articolo resta da ottenere l’approvazione da parte del Parlamento europeo. Il piano prevede la creazione di un fondo presso la BEI, la Banca Europea degli Investimenti, che sarà denominato EFSI European Fund for Strategic Investment (Fondo europeo per gli investimenti strategici, FEIS), separato dalla BEI, costituito da 5 miliardi versati dalla BEI stessa e da 16 miliardi provenienti dal bilancio europeo. La BEI utilizzerà questi 21 miliardi per emettere obbligazioni e raccogliere fondi sul mercato per un totale di 60 miliardi, con cui iniziare i finanziamenti dei progetti. Da qui in poi si prevede un effetto moltiplicatore e l’arrivo di nuovi investimenti “esterni”. Insomma con questi 21 miliardi iniziali, posti a garanzia, l’obiettivo è generare tra il 2015 e il 2017 prestiti e poi investimenti per almeno

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IL PUNTO PER CUI IL PIANO DOVREBBE AVERE SUCCESSO, SECONDO LA COMMISSIONE, È CHE IL FONDO STESSO ASSUME LA PARTE DI RISCHIO PIÙ IMPORTANTE 315 miliardi di euro, grazie a un effetto leva. Il punto per cui il piano dovrebbe avere successo, secondo la Commissione, è che il fondo stesso assume la parte di rischio più importante, facendosi cioè carico della garanzia e accettando di essere pagato dopo gli altri creditori. Questo faciliterebbe il coinvolgimento degli investitori privati, che parteciperebbero alla parte meno rischiosa dell’investimento. I singoli stati potranno comunque contribuire con risorse proprie. È questo il livello al quale interverrebbero i sistemi bancari nazionali (banche di sviluppo). La stampa di questi giorni informa per esempio che l’Italia contribuirà al finanziamento del Fondo con 8 miliardi versati dalla Cassa Depositi e Prestiti, che è una SpA di diritto privato. Gli Stati membri dell’UE hanno inviato i loro progetti da finanziare: ce ne sono diversi, ma non tutti saranno finanziati. Priorità di investimenti nell’area trasporti, energia, ricerca e formazione e progetti il cui mo-

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bene non investire da soli in obbligazioni quotate in Valute diverse dall’Euro. Una volta conosciuti questi concetti si è ‘quasi pronti’ a operare: resta da valutare se lo strumento che intendiamo acquistare è abbastanza ‘liquido’ cioè se giornalmente vi sono molte persone che lo comprano e lo vendono. Del ‘rischio liquidità’, parleremo nella prossima puntata. di Bruno Feroci Analista finanziario

dello di business ha senso perché presenta una “dimensione europea”. Dei 315 miliardi finali, 240 saranno destinati a progetti strategici, 75 a piccole e medie imprese. La Commissione, nel presentare il piano, ha insistito per «depoliticizzare» la scelta dei progetti. Non ci saranno insomma quote prestabilite assegnate a ciascun paese ma saranno selezionati solo i migliori progetti. La BEI farà a sua volta una valutazione caso per caso, per misurare il grado di rischio; un gruppo indipendente di esperti – «non composto da politici o tecnocrati» – prenderà la decisione finale. Gli 8 miliardi che il Governo ha deciso di investire nel piano Juncker, andranno a finanziare progetti di interesse nazionale e progetti fatti in comune con altri Paesi, di tipo infrastrutturale e di sostegno alle Pmi», la Digital economy eil sistema delle infrastrutture di trasporto e dell’energia. Si tratta di progetti che richiedono investimenti per oltre 20 miliardi di euro e che, oltre al contributo finanziario di Cassa Depositi e Prestiti, dovranno servirsi anche dell’intervento di privati e del cofinanziamento della Banca Europea degli Investimenti (Bei), oltre alle garanzie offerte dalla stessa BEI garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis), soggette alla valutazione degli organi che verranno preposti alle opportune verifiche. Il ministro dell’Economia afferma, che ad oggi non è ancora stato deciso se gli investimenti che i paesi effettueranno nel nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) attraverso le cosiddette «banche di sviluppo» nazionali (per l’Italia la Cdp) saranno considerate escluse dal calcolo del deficit nell’ambito del Patto di stabilità e crescita e del semestre europeo. «Il trattamento definitivo è ancora in sede di definizione e deve passare dall’approvazione del Parlamento europeo». di Laura Di Paolantonio


Il Legale

La negoziazione assistita, ovvero

“quattro capponi” per un giusto accordo eglio un cattivo accordo che una causa vinta!” Quante volte abbiano sentito ripetere questo detto popolare, che invita sempre a preferire un accordo (anche cattivo, quindi non soddisfacente) per evitare una causa (anche vinta, quindi con la soddisfazione totale delle proprie pretese) al fine di evitare le lungaggini della Giustizia. Il Legislatore ha voluto “convertire in legge” il detto popolare, introducendo la negoziazione assistita, copiando il legislatore francese che ha introdotto nel 2010 la procédure participative. Lo scopo della nuova normativa è chiaro: il processo dinanzi al Giudice deve essere l’alternativa finale, l’estrema ratio, l’ultima ed inevitabile soluzione per chi vuole risolvere una lite, che ben può essere, invece, risolta dagli avvocati, che conoscono ragioni e limiti delle tesi dei propri clienti e, quindi, sono in grado di raggiungere l’accordo migliore (e non il “cattivo accordo” del popolare detto). Esaminiamo dunque gli aspetti più importanti della negoziazione assistita, regolata al capo II del decreto legge 132/2014, convertito nella legge 162/14. La convenzione di negoziazione assistita. E’ un vero e proprio accordo redatto in forma

scritta dalle parti, con il quale le stesse stabiliscono e si impegnano a cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole la controversia tramite l’assistenza di avvocati iscritti all’albo. La convenzione deve indicare: 1. il termine entro il quale tentare di raggiungere l’accordo, che non può essere superiore a tre mesi, e che può essere prorogato di ulteriori trenta giorni solo in caso di accordo tra le parti; 2. l’oggetto della lite, che non può riguardare diritti indisponibili o rapporti di lavoro. E’ espressamente richiesta l’assistenza di uno o più avvocati per la redazione della convenzione di negoziazione, i quali hanno anche il dovere deontologico di informare i propri clienti, al momento del conferimento dell’incarico, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita. Quando è obbligatorio ricorrere alla negoziazione assistita. La legge prevede che la negoziazione assistita è obbligatoria per tutti coloro che intendono intraprendere un giudizio relativo ad una controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli, e per chi (al di fuori dei casi della mediazione obbligatoria) vuole intraprendere un giudizio per ottenere il pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti cinquantamila euro. In tali casi la negoziazione assistita è condi-

zione di procedibilità della domanda giudiziale: in altri termini non è possibile rivolgersi al Giudice senza aver prima esperito, con esito negativo, la procedura di negoziazione. La negoziazione come condizione di procedibilità del giudizio. La legge prevede che la condizione di procedibilità si considera avverata, con possibilità quindi di rivolgersi al Giudice, se entro trenta giorni dalla ricezione dell’invito l’altra parte non comunica l’adesione, ovvero comunica il rifiuto, ovvero se decorre inutilmente il termine stabilito dalle parti per raggiungere l’accordo. Casi esclusi dalla negoziazione. La negoziazione non si applica nelle seguenti ipotesi: a) procedimenti per ingiunzione di pagamento; b) procedimenti di consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite; c) procedimenti di opposizione o incidentali di cognizione relativi all’esecuzione forzata; d) procedimenti in camera di consiglio; e) azione civile esercitata nel processo penale. Negoziazione assistita e patrocinio a spese dello Stato. Nei casi in cui la negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda, all’avvocato non è dovuto alcun compenso dalla parte che si trova nelle condizioni per l’ammissione al

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Il Legale patrocinio a spese dello Stato, ai sensi del DPR 115/2002; in base a tale “peculiare” norma, l’avvocato della parte che ha i requisiti per accedere al patrocinio a spese dello stato non deve retribuire il proprio legale e, di conseguenza, appare evidente come in tal caso l’accordo raggiunto non può non prevedere il pagamento delle competenze di quest’ultimo. Quali le conseguenze in caso di non accettazione all’invito a stipulare la convenzione di negoziazione assistita ? L’invito a stipulare la convenzione deve contenere, oltre all’oggetto della controversia, anche

Patente sospesa PERCHÉ GAY

LA NEGOZIAZIONE SARÀ CAPACE DI RISOLVERE LE POTENZIALI LITI l’avvertimento che la mancata risposta all’invito entro trenta giorni dalla ricezione o il suo rifiuto può essere valutato dal Giudice nel successivo processo ai fini del pagamento delle spese del giudizio, sia per l’eventuale risarcimento danni per lite temeraria, sia per la concessione della esecutività del decreto ingiuntivo. Qual è il valore dell’accordo raggiunto a seguito dell’esito positivo della procedura di negoziazione assistita ? L’accordo raggiunto costituisce titolo esecutivo, con tutte le possibilità connesse a tale atto in ipotesi di inadempimento di una parte (ad esempio effettuare pignoramenti o iscrivere ipoteche). L’accordo, quindi, ha lo stesso valore di una sentenza esecutiva. La negoziazione sarà capace di risolvere le potenziali liti a mezzo di un accordo raggiunto con l’ausilio degli avvocati, attuando la degiurisdizionalizzazione dei conflitti, termine veramente strano con il quale si indica la volontà di evitare il ricorso al Tribunale, considerandolo con rimedio estremo? Certamente è necessario un cambiamento di cultura, che consideri l’avvocato non più l’Azzecca Garbugli di manzoniana memoria (pronto a prendere i quattro capponi da Renzo ma non in grado di risolvere il problema delle minacce ricevute da Don Abbondio per non far celebrare il matrimonio) ma il professionista più idoneo ad affrontare e risolvere i problemi dei cittadini. Quindi “Meglio un cattivo accordo che una causa vinta” ? Forse no, meglio un buon accordo tra le parti, a condizione di non chiamare un certo Avvocato di Lecco. di Gianfranco Puca

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Sì al giusto risarcimento

a storia, davvero particolarissima, è quella di un ragazzo che, in occasione della visita di leva nel 2001, dichiarò ai medici militari di essere omosessuale. Qualche mese dopo essere stato esonerato dal servizio, la motorizzazione civile di Catania, su segnalazione dell’ospedale militare, gli aveva notificato il provvedimento di revisione della patente di guida, richiedendo una nuova visita medica di idoneità. Nel frattempo la patente rimase sospesa in quanto per la pubblica amministrazione il ragazzo non poteva guidare l’auto non essendo in possesso dei requisiti psicofisici richiesti. La vicenda generò un’azione legale nei confronti del ministero delle Infrastrutture e dei

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Trasporti, con una richiesta di risarcimento danni per 500.000 euro, ridotti negli anni dal Tribunale a 100.000 euro e a 20.000 euro in secondo grado. In particolare la Corte di Appello limitò ulteriormente l’entità del risarcimento, ritenendo esorbitante, oltre che del tutto priva di riscontro motivazionale, la somma riconosciuta dal giudice di primo grado. Ciò perché l’atto di discriminazione sessuale e la concorrente violazione della privacy si erano risolte unicamente nell’apertura della procedura di revisione della patente di guida mediante la convocazione del ragazzo innanzi alla commissione medica provinciale e posto che la vicenda si era svolta in via riservata e non vi era stato pubblico ludibrio. Con la sentenza n. 1126 del 22 gennaio


Il Legale 2015 la Corte di Cassazione, censura le conclusioni cui perviene la Corte territoriale e, ritenendo omofobico il comportamento della pubblica amministrazione, ha imposto ai giudici di secondo grado, previo annullamento della sentenza, di stabilire un risarcimento più congruo all’entità dell’offesa subita. Il difensore del danneggiato, nel ricorso in Cassazione, aveva evidenziato come il comportamento delle due amministrazioni aveva gravemente offeso e oltraggiato la personalità del ragazzo in uno dei suoi aspetti più sensibili, inducendo nello stesso un grave sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato, percepito come vessatorio, nell’esprimere e realizzare la sua personalità nel mondo esterno. Secondo la tesi difensiva, dunque, appariva evidente l’illogicità e l’erroneità della quantificazione del danno morale operata dalla Corte di Appello. La Suprema Corte ha accolto il ricorso rilevando espressamente come nella specie, nonostante il malaccorto tentativo della Corte territoriale di edulcorare la gravità del fatto, riconducendola ad aspetti soltanto endo-amministrativi, non pare

LA SUPREMA CORTE HA ACCOLTO IL RICORSO RILEVANDO ESPRESSAMENTE COME NELLA SPECIE, NONOSTANTE IL MALACCORTO TENTATIVO DELLA CORTE TERRITORIALE DI EDULCORARE LA GRAVITÀ DEL FATTO revocabile in dubbio che la parte lesa sia stata vittima di un vero e proprio (oltre che intollerabilmente reiterato) comportamento di omofobia. Né è parso meritevole di considerazione (sembrando anzi contraddittorio) il rilievo della presunta limitatezza del raggio di espansione del danno che i giudici di secondo grado riconducono alla sola conoscenza (e alla presunta quanto indimostrata discrezione) dei soggetti pubblici che, dapprima all’ospedale militare, poi in seno alla commissione per la motorizzazione si erano occupati del caso. Sta ora alla Corte di Appello rideterminare l’entità del danno operando una valutazione più congrua tenuto conto della gravità dell’offesa sofferta. di Nicola Paolo Rosetti

Jobs Act

assunzioni e

agevolazioni a legge n. 183 del 2014 per la riforma del mercato del lavoro (denominata con la tipica esterofilia che contraddistingue il nostro Paese “Jobs Act”) conferisce, in un’ottica di generale riforma del mercato del lavoro, cinque diverse deleghe al Governo da esercitare, previo parere parlamentare, entro 6 mesi dall’approvazione della legge. Attualmente sono entrati in vigore, a far tempo dal 7 marzo 2015, solo i primi due decreti attuativi del “Jobs Act” e cioè il D.lgs n. 22 del 2015 e il D.lgs. n. 23 del 2015. Tali decreti riguardano la disciplina del contratto di lavoro a tutele crescenti, che uniforma la tutela risarcitoria in materia di licenziamenti illegittimi per i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015 e dei nuovi ammortizzatori sociali che si concretano nella figura della Nuova ASPI (NASPI) che entrerà in vigore a far data dal maggio 2015. L’ampiezza della riforma, che al momento si trova in fase ancora embrionale tenuto conto che sono stati emessi solo i primi due decreti attuativi della legge, impone, per questo articolo preliminare, un breve commento circa le linee programmatiche della medesima e sulle agevolazioni previste per le nuove assunzioni. Nei prossimi numeri affronterò gli ulteriori punti della riforma che, per ragioni di spazio, non potranno essere trattati in questa sede. La riforma trae linfa dalle indicazioni contenute in due direttive europee (la n. 1999/70 sulla regolamentazione dei contratti a termine e la n. 2008/104 sulla liberalizzazione della somministrazione di lavoro a mezzo agenzia) miranti a fondare un futuro mercato del lavoro basato sul seguente binomio: flessisicurezza e impiegabilità. Il primo punto cardine rappresenta il tentativo di conciliare la flessibilità dei rapporti di lavoro, di cui ormai le aziende hanno bisogno per assecondare i loro cicli produttivi, con le tutele dei diritti dei lavoratori volte ad impedire fenomeni di precariato. Il secondo punto riguarda invece la capacità del lavoratore di mantenere costante la propria impiegabilità in caso di perdita del posto di lavoro grazie alle conoscenze acquisite e alla formazione ricevu-

ta. Dunque notevole importanza viene attribuita alle agenzie per il lavoro che, istituzionalmente demandate a favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, svolgono un ruolo principe nella formazione continua e nel tutoraggio dei candidati a nuovi posti di lavoro svolgendo sempre più il compito di ricollocatori attivi in aderenza al modello scandinavo. Il D.lgs n. 23 del 2015 prevede due tipi di agevolazioni alle assunzioni: la prima è caratterizzata dal nuovo sistema indennitario in materia di licenziamenti illegittimi. Infatti, la classica reintegrazione nel posto di lavoro precedentemente occupato in base all’art. 18 della legge n. 300 del 1970 nella vecchia formulazione è divenuta un’eccezione nei pochi casi previsti dalla legge. Il sistema risarcitorio è invece fondato sull’anzianità di servizio del lavoratore senza margini di discrezionalità da parte del Giudice del Lavoro. La seconda agevolazione è caratterizzata da due bonus economici che cui fruiscono i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato. La legge di stabilità del 2015 prevede due incentivi: lo sconto IRAP per le retribuzioni e gli oneri accessori pagati per il personale e il bonus automatico per azzerare i contributi che sono deducibili dalla base imponibile IRAP. Dunque per ciascun contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato (anche a tempo parziale) il datore di lavoro non deve versare i contributi sino al limite massimo annuale di € 8.060,00. Non viene previsto un regime di preventiva autorizzazione per la fruizione del beneficio: ciò che rileva è la nuova assunzione di un lavoratore a tempo indeterminato che nei sei mesi antecedenti era disoccupato ovvero titolare di un contratto di lavoro di natura flessibile. Vengono parimenti agevolate le conversioni dei contratti di lavoro a tempo determinato. Tale bonus è riconosciuto anche in caso di assunzioni dei dirigenti. Sarà interessante osservare come il mercato reagirà nei prossimi mesi a tali agevolazioni per valutare se le linee programmatiche della riforma riceveranno concreta attuazione.

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di Alessio De Iuliis

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Curiosità

Numerologia

I Percorsi di Vita ‘6’ e ‘7’

Da evitare relazioni con i 5, troppo libertini per il ‘tradizionale’ 6, e con i 9, che hanno una diversa visione del mondo. Neutri i rapporti con gli altri numeri. Un problema del 6 è che non ama delegare e quindi è convinto che nessuna altra persona potrà fare quella determinata cosa in modo così preciso come la fa lui: questa è una caratteristica che può a volte infastidire il partner, ma considerando che i 6 sono molto corretti, è sicuramente un ‘difetto’ che si può perdonare loro. E veniamo al Percorso di Vita 7. Il 7 è il numero del Mistero e si pensi che Pitagora ammetteva di diritto, senza esami di ammissione, i 7 alla sua scuola di Crotone. Questo avveniva perchè Pitagora sapeva che i 7 sanno mantenere i segreti. Se vi capita di conoscere una persona che non ama parlare delle sue cose personali, che vi appare per certi versi molto zitta e misteriosa,che

UN PROBLEMA DEL 6 È CHE NON AMA DELEGARE E QUINDI È CONVINTO CHE NESSUNA ALTRA PERSONA POTRÀ FARE QUELLA DETERMINATA COSA IN MODO COSÌ PRECISO COME LA FA LUI

n questo articolo continuiamo ad esplorare i vari Percorsi di Vita Numerologici, e vediamo oggi i ‘6’ e i ‘7’. Per chi non avesse letto i precedenti articoli, ricordo che il Percorso di Vita è uno strumento che ci permette di conoscere le caratteristiche di base di ogni persona e che si calcola riducendo a una singola cifra la data di nascita completa. Esempio: 14/08/1982. Si riducono i singoli addendi 14=1+4=5, 08=0+8=8, 1982=1+9+8+2=20=2+0=2, e poi si sommano i risultati ottenuti, cioè nel caso specifico 5+8+2= 15=1+5=6. La persona dell’esempio è un ‘6’ di Percorso di Vita. Nel caso in cui la somma dei 3 numeri fornisca un risultato pari a 11 o 22, questo non va ulteriormente ridotto a una singola cifra, perchè

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in quel caso siamo in presenza di due numeri maestri, che vedremo poi. E iniziamo proprio con il ‘6’: coloro che nascono in questo Percorso sono da considerare i ‘genitori cosmici’, cioè sono le persone più adatte a formare una famiglia e ad avere dei figli. In essi è presente per dono naturale la capacità educativa e nel caso in cui non riescano a diventare genitori, presentano comunque delle ottime capacità nel campo dell’insegnamento, specialmente quello pedagogico. Il 6 è generalmente molto fedele al proprio partner e per questo è considerato la persona ‘da sposare’. Ma non tutti i numeri sono compatibili con il 6: una coppia di straordinaria intesa si ottiene con i Percorsi di Vita 3, e molto interessante è anche l’unione con 1,2,8 e gli 11.

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ama stare da sola a riflettere, e della quale non riuscite a sapere molto, potete ipotizzare che sia una 7 e se verrete a conoscenza della sua data di nascita, non vi stupite se facendo il calcolo otterrete questo numero. La persona 7 è molto brava ad ascoltare i problemi degli altri, e quindi spesso coloro che nascono con questo Percorso di Vita sono psicologi , counselor o life coach. Il 7 è come una antenna televisiva: è predisposto a ricevere informazioni dagli altri, ma non a trasmettere le proprie. Generalmente il 7 si sposa con gli 1, i 4 e i 9. Discreta intesa anche quella con i 3. Da evitare i rapporti con 2 ,11 e 8. Il 7 raggiunge la sua massima evoluzione interiore quando si interessa a materie filosofiche, e se sviluppa il suo lato spirituale. Se il 7 non coltiva la propria spiritualità, e vive solo nella materialità, rischia di degenerare e vivere una vita ‘schiava’ dei vizi umani, come alcool, sesso, o fumo. di Bruno Feroci




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