PrimaPagina ott. 2011

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6 Inquadra e scatta con il tuo cellulare: accedi ai contenuti di “PrimaPagina” Si ringraziano gli inserzionisti per il loro contributo che consente la pubblicazione e divulgazione del periodico. Edito da E.C.S. Editori srl Via Costantini, 6 - TERAMO Tel. & Fax 0861. 250336 direzione@primapaginaweb.it redazione@primapaginaweb.it PROPRIETARIO DELLA TESTATA

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Università una o trina? di Tiziana Mattia

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Morto il Re, abbasso il Re

15

La Cultura - bluff

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Un reality tinto di giallo

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Nel cuore dell’Africa

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Teramo che fu: Porta Romana

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Iceberg Celiachia

di Ivan Di Nino di Mariangela Sansone di Raul Ricci di Vincenzo Lisciani Petrini

di Giuseppina Michini di Paolo Moretti

Focus on Ma cos’è questa crisi “Tutte quante le nazioni si lamentano così, conferenze riunioni, ma si resta sempre lì ...”

il vostro giornale sempre vicino!

Daniele Cianci Nicola Arletti Arti Grafiche Celori - Terni - Umbria

Sul sito troverete approfondimenti news e commenti su tutte le notizie pubblicate e non solo ...

Sail Post Agenzia Teramo 1

28 settembre 2011

Si ringrazia autoword.it per la concessione dei contenuti della rubrica “auto & dintorni”

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4 0tt. 2011

In copertina: Ma cos’è questa Crisi (foto copiright 2011 Nicola Arletti)

n. 08 anno 3 ott. 2011

Maleducati ex raccomandati Mi sollecitano un intervento sulla “maleducazione”. Vocabolo ampiamente e tristemente di moda. Fenomeno talmente e democraticamente diffuso, ormai, da passare quasi inosservato. Tanto che, quando capita di imbattersi (raramente) nel suo contrario, la reazione spontanea è il disorientamento, seguito immediatamente dalla diffidenza. Siamo veramente giunti in fondo, e non si sa bene a cosa. Chiederselo ci fa solo del male. Senza perdersi nelle molteplici forme di maleducazione che infiorano il quotidiano di ciascuno, ci soffermiamo su un paio di esempi che sguazzano nella nostra città, come altrove: i prevaricatori motorizzati e i raccomandati dalla memoria labile. Ricordo, almeno una terna di sindaci fa, la lotta annunciata e miseramente fallita alle auto, alla sosta selvaggia, e la auspicata (e altrettanto fallita) campagna per la libertà di passeggio, e la città a misura di bambino. Ho sempre ingenuamente confidato, ogni volta, nella buona fede dei nostri primi cittadini, e mai dubitato che le “promesse non mantenute” siano da addebitare

esclusivamente alla maleducazione di noi teramani. Che parcheggiamo “dentro” i negozi, che sguazziamo nelle piazze chiuse al traffico, che releghiamo i nonni in pezzetti di panchine e agganciamo i bambini alle gonne delle mamme. Che impediamo il tentativo di conversazione in un angolo di strada, che approfittiamo meschinamente se i vigili, per motivi certamente più che giustificati, non compaiono a tirarci per le orecchie. Questa categoria di maleducati, imperturbabilmente sopravvissuta a qualunque ribaltone governativo--comunale, va a braccetto con gli immemori della “segnalazione”. Cioè quelli che, una volta rialzatisi dalla scomoda posizione ad angolo retto, abilmente mantenuta fino a obiettivo raggiunto, ritrovano improvvisamente la “verginità” morale dell’infanzia. Non solo. Indossano i panni dei più severi censori, ricordando agli sventurati in cui si imbattono che esistono regole da rispettare, leggi da tutelare e che giammai qualcuno possa avanzare pretese senza averne titoli o diritti

sanciti costituzionalmente. I maleducati ex raccomandati rappresentano, con i prevaricatori motorizzati due categorie di prepotenti indiscussi. Nei quali, però, nessuno si riconosce. In questo, più che teramani, siamo semplicemente italiani. O no? Tiziana Mattia

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5 ott. / 2011

Gent.le Direttore, in riferimento al numero di settembre, e all’invito ad aprire un dibattito sulla rubrica “A domanda risponde” desidero fare alcune precisazioni. Mi complimento per il tema da Lei proposto sul problema del turismo montano e per le precise risposte del noto giornalista teramano, amante, come si intuisce, della montagna e della promozione turistica territoriale. 1) La mancanza di una pompa di benzina ai Prati di Tivo e Prato Selva è cosa grave, afferma Martelli, perché viaggiare in auto sui monti implica maggiori consumi e chi è col serbatoio prossimo alla riserva potrebbe rimanere a piedi. Sarebbe sufficiente che un gestore di pompa riducesse il prezzo della benzina e gli automobilisti sarebbero incentivati a fare il pieno in quelle località. Se oggi in queste aree non c’è una pompa di benzina la causa è dovuta esclusivamente al fatto che la nostra montagna si sta spopolando, perciò è necessario avanzare proposte innovative di sviluppo. 2) Oggi il turista vuole calcare un turismo di qualità, con prezzi di soggiorno competitivi, con viabilità agevole rimodellando i tornanti più pericolosi, con sentieri segnati che mettono in sicurezza gli escursionisti amanti delle passeggiate tra i boschi, con strutture che possano offrire anche brevi soste per la ristorazione dislocate nei punti strategici dei sentieri. 3) Condivido pienamente il concetto di Martelli quando afferma che occorre un progetto unitario e armonico coinvolgendo anche le aree interne del territorio. Proposte. A) Il versante teramano, Prati di Tivo, Prato Selva e Campo Pericoli, è strettamente legato a quello aquilano di Campo Imperatore; e se i territori e gli imprenditori di questi versanti aprissero una breccia di interscambi attrezzati potrebbero costituire un asse diretto interdipendente che agevolerebbe molto il turismo invernale ed estivo. B) Se poi si volesse allargare il raggio di visione, con gli opportuni interventi strutturali da realizzare, potrei suggerire di guardare verso Ascoli Piceno, con l’espansione sui Monti Sibillini e verso Pescara- Chieti-Sulmona, con la Majella. Sibillini, Gran Sasso e Majella hanno altitudini che d’inverno consentono di utilizzare gli impianti per lo sci e d’estate di proporre itinerari pedemontani per le escursioni a piedi, a cavallo e con moutain bike, oltre a tanti altri sport. C) Per gli escursionisti il territorio offre la visione di un collegamento incantevole essendo, le località in questione, parchi nazionali. Ciò significa che gli amministratori istituzionali devono incentivare i servizi senza ostacolare le proposte citate. D) I paesi delle aree interne dovrebbero favorire lo smercio di prodotti locali e di quanto strettamente connesso alla montagna; penso a chi lavora e vende oggetti di rame, ferro, legno, oro, ceramica, pietra. E) Sarebbe ora di dare impulso al collegamento degli impianti da sci con Campo Imperatore con la realizzazione di nuove piste sia dalla Madonnina che da Campo Pericoli; anche sui Monti della Laga occorrerebbe realizzare strutture e infrastrutture per facilitare la promozione delle attività artigianali e sportive invernali ed estive. F) Ci sono varie fonti dislocate sul territorio teramano che erogano acqua diuretica e sorgenti di acqua sulfurea. Ciò significa che il sottosuolo è ricco di acque che talune località del chietino, del pescarese e dell’ascolano e del reatino stanno già sfruttando e funzionano bene. Perché non facilitare la ricerca e lo sfruttamento di queste sorgenti e la produzione di acque e fanghi termali anche nel teramano? G) Ultima nota, forse la più importante, riguarda l’alpinismo sui nostri monti. Abbiamo talenti che il nord ci invidia, guide alpine che hanno fatto

esperienze sulle vette di tutto il mondo, associazioni ricche di validi elementi che si impegnano ad organizzare eventi per attirare alpinisti di tutta Italia qui sui nostri monti, ma nessuno pare essersi reso conto che una ricchezza del genere, in una regione che per tre quarti è roccia, va valorizzata. Tonino Di Natale

il bando incriminato del Comune di Teramo art. 14

Bando copiato? Marcello Olivieri, attraverso l’associazione Teramo Vivi Vittà, evidenzia una “svista” del Comune di Teramo. Si tratta di un particolare bando che ha ad oggetto la concessione ad installare e gestire distributori automatici. L’articolo 14, incriminato, recita “...Il canone di concessione deve essere versato presso la Tesoreria del Comune di Vicenza entro 20 giorni...”. “La nostra riflessione- sostiene Marcello Olivieri – è che per essere ammessi alla gara bisogna effettuare il versamento dei canoni al Comune di Vicenza, invece che al Comune di Teramo? L’assessore Alfonso Martina Di Sabatino spieghi e soprattutto risponda su chi è l’impiegato comunale incaricato a fare copia incolla dei bandi, senza neanche rileggerli. E’ una leggerezza enorme conclude Olivieri -. Non posso fare opposizione perché non ho partecipato alla gara, ma farò notare agli organi competenti il fatto”. L’invito di Olivieri è “di salvare Teramo, finché in tempo, e la buona occasione deve essere il rimpasto. Non un semplice scambio di deleghe, ma la sostituzione definitiva delle persone”. *Al momento di andare in stampa sul sito del Comune il bando non risulta più visibile

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6 0tt. 2011

Università una o trina?

DI

TIZIANA MATTIA

on so quanti siano gli e non solo. abruzzesi che stanno La diagnosi, apparentemente più semplice seguendo l’interessante e sbrigativa, sarebbe quella che vede dibattito che si è sviluppato nell’accorpamento in una sola università la sull’ Università regionale una soluzione di tutti i mali. Che poi, andando e trina. Anzi, logisticamente al dunque, i problemi sarebbero i costi, quadrupla, come ora si presentano gli gli sprechi e la carenza di fondi pubblici e atenei e le facoltà disseminati nei quattro privati per far fronte alle esigenze di una moderna e organizzata Università per tutti. capoluoghi della regione. Nel momento critico e difficile che si Ciò che, sostengono alcuni, ci consentirebbe attraversa, la moda è di tagliare, accorpare, di uscire dalle posizioni dei fanalino di coda e organizzare ridurre. Tutto il università poggiate contrario di come sul merito e la qualità, siamo andati avanti in sfornando giovani questi ultimi 50 anni, “Non è certo neodottori capaci di quando una bretella negando la affrontare le sfide del autostradale, una mondo moderno. Ma facoltà accademica complessità anche sarà così? e persino un organizzativa di Questa dell’università capoluogo regionale unica è davvero la via non si negavano a un sistema di alta maestra per risolvere nessuno grazie alla formazione che si tutto e guardare il politica dei doppioni creano le premesse futuro finalmente e del “vogliamoci con fiducia? Per bene”. Adesso per il suo sviluppo…” quanto ci riguarda, che nel mondo senza minimamente infuria la tempesta voler sottovalutare dell’economia e dei il contributo dato mercati, vorremmo diventare più saggi e meno spreconi anche sul tema da studiosi ed esperti addetti ai lavori, ci sentiamo di condividere in pieno noi… italiani e abruzzesi. Dopo le Province da tagliare al più presto, la bella, precisa ed approfondita analisi fatta ecco il discorso sulle Università e i poli su “Il Centro” di venerdì 16 settembre da accademici nei quattro capoluoghi abruzzesi Luciano D’Amico, preside della facoltà di

Scienze della comunicazione a Teramo. Che ha praticamente smontato tutte le facili premesse e deduzioni sulla “formula felice” dell’Ateneo unico ed accorpato. Per dimostrare che forse, tutto sommato, i conti dei miracoli non tornerebbero. Insomma, non basta fondere e unire per risparmiare. E poi chi ha dimostrato che, andando avanti con una sola università invece che con tre, i conti si sistemerebbero automaticamente? E la “qualità” dell’offerta accademica di un maxi-ateneo quale sarebbe? I numeri sui conti della spesa non ci sono. Facile da fare invece l’addizione della popolazione studentesca e dei docenti, con tutte le problematiche connesse (soprattutto logistiche), per concludere che forse non è auspicabile il ritorno ad una università accorpata, pletorica, sovraffollata e sovradimensionata. Dice bene il prof. D’Amico (e sottoscriviamo): “Non è certo negando la complessità anche organizzativa di un sistema di alta formazione che si creano le premesse per il suo sviluppo (e tanto meno proponendone una semplificazione mediante accorpamenti)…”. Il vero problema, quindi, in Abruzzo, non sono le tre università. Sarebbe meglio forse approfondire in direzione del merito di chi insegna e chi apprende, della qualità e della programmazione regionale dell’offerta. Per correggere gli errori del passato e non farne di nuovi.


7 ott. / 2011


GMG 2011 ROAD TO MADRID Reportage fotografico sulla Giornata Modiale della Gioventù: il viaggio dei ragazzi della Diocesi diTeramo - Atri

“La fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì è un dono di Dio. La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso” Un ringraziamento speciale a: Livia Di Filippo Valentina Firmani Melissa Galli per la concessione delle foto.

Dall’Omelia di Benedetto XVI a Madrid



* 26 esima GIORNATA MODIALE DELLA GIOVENTÙ Due milioni di giovani col Papa a Madrid. Nella capitale spagnola l’anziano Ponteficie e le nuove generazioni hanno dimostrato un’intesa fuori dal comune. Dando loro appuntamento a Rio de Janerio nel 2013, papa Benedetto XVI ha indicato la strada ai giovani: “Con Gesù diamo ali alla nostra libertà”. Per quattro giorni il Papa ha trasformato Madrid in una cattedrale dalla quale, con gesti e parole, ha scosso e spronato i giovani e tutto il mondo.



I sondaggi di Brucchi mettono in fuga Manola. Meglio il senato… D-Berlusconi docet, anche il sindaco Maurizio Brucchi si affida ai sondaggi di gradimento. Intervistati telefonicamente 1204 elettori, il primo cittadino di Teramo incassa il 72,4% dei consensi e si dice soddisfatto di come vanno le cose in città. Tu, da vecchio cronista e attento osservatore di uomini ed eventi, cosa ne pensi? “Premetto che, oggi, non è facile amministrare una città, e non solo per le note difficoltà economiche e per la crisi che morde. Il nostro primo cittadino, fra i meriti, include quello della coesione e della compattezza della sua giunta. Non è poco. Un dato indubbiamente positivo, visto il picco di litigiosità e degrado in cui trovasi la vita politica, ad ogni livello”. D-Interpellato, che giudizio avresti espresso sul sindaco di Teramo e la sua giunta? “Fra le pieghe della gestione d’una pubblica amministrazione, facile trovare cose non fatte o che si potevano realizzare meglio. Intanto, stiamo valutando un mandato ancora da concludere e che solo alla fine sarà possibile giudicare con dati complessivi alla mano. Per evitare un primo parziale giudizio affrettato e superficiale, bisogna tenere conto di tutto il contesto in cui un pubblico amministratore opera, considerati i mezzi di cui dispone e quanto necessario per trasformare i progetti in realtà…”. D-Per uscire dal generico, la gestione Brucchi ti piace o no? “Brucchi è un bravo sindaco o no? Se la domanda è questa, ti rispondo che, nella fase di rodaggio, porta a casa un bilancio complessivamente positivo. Nel senso che Brucchi si sta rivelando uno che lavora e non molla. Dotato di ambizione personale, dimostra forte volontà e voglia di far del bene alla città e a se stesso. Ha già annunciato di voler puntare su un secondo mandato e, certamente, con nessuna intenzione di fermarsi. Per il dopo già pensa, forse, a qualcosa di più importante, a L’Aquila o a Roma”. D-Hai qualche consiglio da dargli? “Dei miei suggerimenti non saprebbe che farne, ma ci provo lo stesso. Intanto, i

migliori auguri per il futuro. Gli consiglierei di completare con calma e saggezza la sua fase di rodaggio, cercando di immettere nella sua azione e nei suoi comportamenti ulteriori dosi massicce di umiltà e capacità di ascolto. Che poi, a pensarci bene, sono le qualità migliori di un uomo politico di successo. Poi, ecco un’altra raccomandazione: una pubblica amministrazione ‘casa di tutti’ con porte e finestre aperte, per consentire una circolazione di aria sempre fresca e pulita. Con sfratto perpetuo per conventicole e comitati d’affari”. D-Ci riuscirà? Non è chiedere troppo ad un pubblico amministratore che, per durare, deve accontentare tutti? A cominciare da lobby e sponsor fin troppo potenti? “Non ho detto che è facile. Però, è possibile e lo sarà sempre di più strada facendo, se è vero che la credibilità di una politica nuova non può non passare attraverso la trasparenza, la sobrietà e il rispetto di tutti. Senza far prevalere gl’interessi e i vantaggi di pochi sui diritti e le aspettative della collettività. A scapito del solito Pantalone, ormai esausto e in bolletta. Mi risulta che il sindaco Brucchi abbia già fatto qualcosa di buono in merito e gliene rendo merito. Deve solo avere coraggio e continuare. Sottolineo: autonomia e trasparenza dell’azione e delle scelte saranno il vero marchio di qualità della gestione d’una pubblica amministrazione…”. D-C’è tempo…Ma quale previsione fai? Brucchi ce la farà a farsi rieleggere sindaco alla scadenza? “Nessuno ha la palla di vetro. Penso tuttavia che, superata la fase di rodaggio, l’attuale amministrazione metterà a segno una serie di iniziative e realizzazioni, che assicureranno allo schieramento di centrodestra di prevalere ancora nel Comune capoluogo (il governatore Chiodi, prima o poi, non dimenticherà di fare qualche regalo alla sua città, man mano che si avvicinerà anche la sua rielezione). Brucchi sarà di nuovo sindaco e non vedo per ora un avversario capace di batterlo. Almeno, fra i possibili candidati sulla scena. L’auspicio è che, per il prossimo giro

elettorale, si facciano avanti nomi e volti nuovi e prestigiosi, per arricchire ed elevare il livello del personale politico e della classe dirigente.”. D-Non c’è speranza, quindi, per l’area di opposizione? Non vedi proprio nessuno in grado di contrastare l’attuale sindaco, considerato che Berlusconi non sta politicamente bene e neppure il suo partito? Anzi, il pronosticato tracollo del centrodestra potrebbe trascinarsi dietro anche Maurizio Brucchi a Teramo… “Intanto, occorre distinguere fra voto politico e voto amministrativo. La figura del sindaco pesa nelle urne e il suo valore elettorale cresce sulla base di un rapporto continuo con i cittadini e risultati visibili nella gestione della cosa pubblica. Il Pd, maggior partito di opposizione, sembra voglia puntare su Manola Di Pasquale, una donna di rilievo nella politica locale, che il partito di Bersani ha promosso proprio presidente regionale… D-Non potrebbe essere lei, simpatica e volitiva, a disarcionare Brucchi, favorita dal nuovo vento elettorale? “Manola è ambiziosa e certamente punta in alto. Molto in alto. Visto che uno “sponsor” importante non le manca per conquistare un seggio al Senato, per esempio. Sempre che in extremis non arrivi dal centro qualche papavero che possa rubarle un seggio sicuro a Palazzo Madama. Più facile da conquistare per il Pd locale e più appetibile, non solo politicamente. Arduo e incerto sarebbe invece il duello di Manola con Brucchi. Senza dire che fare il sindaco è un lavoro ingrato e duro. A parte l’incerto risultato del confronto, il mestiere del primo cittadino è più faticoso e rende meno. Manola non è tanto sprovveduta da non saperlo. Poi, chi al suo posto non spenderebbe la posizione di vertice nel Pd regionale, per ottenere ciò che è meglio e più sicuro? Quindi, le opposizioni dovranno puntare su un nome diverso da mettere in competizione con l’attuale sindaco. Non sarà semplice trovarlo, anche se sulla carta non mancano candidati capaci e validi. Ma chi è disposto a scendere coraggiosamente nell’arena? Vedremo…”.


13 ott. / 2011

MORTO IL RE, RE ABBASSO IL RE Ruzzo: l’ex presidente Di Pietro sotto attacco “E’ una storia un po’ complicata, una storia sbagliata”, cantava il compianto Fabrizio De Andrè. Adesso che il re è nudo, disarcionato, senza corona e senza scorte, e gli avversari di sempre sono entrati a Palazzo vincendo l’ultima battaglia (elettorale), si pensa bene di svergognarlo su pubblica piazza. Fuori tempo massimo. E’ quello che sta accadendo al Ruzzo. L’ex presidente Giacomino Di Pietro sarebbe accusato di aver affittato indebitamente un capannone di sua proprietà o dei membri della sua famiglia al Ruzzo stesso. In realtà, le strutture sotto la lente d’ingrandimento sono due: la prima è sita a Villa Pavone e fu data in affitto alla Te.Am., la seconda è a Piana Piccola -vicino Villa Vomano - parte dell’azienda agricola casearia “Oara” di proprietà della famiglia Di Pietro. Le polemiche al riguardo non sono mancate già negli anni precedenti, ma solo ora il fiume carsico sta riemergendo facendo sì che – stando ai rumors- potrebbe essere intrapresa un’ azione giudiziaria nei suoi confronti. Nel lontano 2004, rispondendo ad una nota di Angelantonio Taraschi proprio su questi famigerati capannoni, Di Pietro rispondeva: “L’azienda citata da Taraschi — Oara, per l’appunto, nd’A— è di proprietà dei miei fratelli e non c’entra nulla nella vicenda. I capannoni di Villa Pavone appartengono alla Ruzzo Reti, e già dal 2000 esiste un contratto di affitto con la Team. Infine, a Piana Piccola esiste uno stabile che appartiene a mio padre e che, seguendo un piano dell’Ato, è stato individuato come possibile area per la dislocazione di un impianto della Ruzzo Servizi”. Per i detrattori, Di Pietro si è comportato male; secondo una fonte “molti altri capannoni, vista la drammatica crisi, sono sfitti e pronti all’uso; in quello di Piana Piccola si sono invece dovute portare tutte le infrastrutture: luce gas, Adsl”. Qualora così fosse, viene da chiedersi in base a quale

scelta strategica l’Ato avesse trovato proprio lì il non plus ultra della praticità di gestione. Seguendo la solita linea di demarcazione tra guelfi e ghibellini, secondo altri non c’è nulla di male, dacché i risultati portati da Di Pietro sono comunque “in nero” e non coi soliti bilanci “in rosso” cui la pubblica amministrazione è abituata. Quanto al fatto che l’ex dominus di via Dati si ritrovi in questo bailamme solo ora che ha lasciato la presidenza è la storia di sempre. Si sapeva che Di Pietro aveva affittato questi capannoni? Certo! Allora perché non chiarire

le cose prima? In tutto questo è bene ribadire tre cose, tanto scontate quanto sempre troppo sottaciute: la morale è una cosa, il diritto altro; se ci sono state violazioni della legge sarà la magistratura ad occuparsene e non la politica; anche se si è sotto inchiesta si è innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Banalità? Non troppo, visti i tempi che corrono. IVAN DI NINO

Market Teramo Ambiente a Te.am. – Teramo Ambientesi occupa della raccolta differenziata. Punto. Questo è quello che in molti credono. In realtà, l’azienda in questione ha molti altri compiti; quello di occuparsi dei nostri indecorosi scarti ne è solo uno, di certo il più appariscente. Si è visto nel numero scorso che la Te.am. ha una storia che definire pittoresca è dir poco: continui rimpasti, azioni vendute e ricomprate in maniera non proprio pulita, arresti, condanne e proscioglimenti e chi più ne ha più ne metta. Tra i vari servizi che questa società deve compiere ve ne sono moltissimi: tanto per cominciare si occupa del verde pubblico. Una volta esistevano i simpatici operai del comune, che si fermavano a parlare con la bambina al primo giorno di scuola incoraggiandola o con la massaia, oggi non più; la mania di fine anni ’80 ed inizio anni ’90 fu quella di “esternalizzare i servizi” perché all’epoca sembrava che così facendo si risparmiasse e si facessero lavori migliori. All’inizio questo poteva forse essere vero, ma come al solito, quando anche le migliori aziende s’infettano col “virus” della politica… Sul sito della Te.am. è scritto che la società si occupa “con successo” dal 2001 “della progettazione e della manutenzione del verde pubblico nel Comune di Teramo. La cura del verde pubblico implica conoscenze specifiche ed approfondite

su un’amplissima varietà di elementi ed attività”. La Te.am . si avvale inoltre di 10 veicoli per questo tipo di lavoro alimentati elettricamente e “le suddette operazioni vengono svolte con cadenza prestabilita in un piano operativo annuale”; infatti, tanto per citare un caso, gli alberi dinanzi alla scuola Noè Lucidi sono stati potati giusto qualche giorno prima dell’arrivo del Giro d’Italia. Coincidenze… I tipi d’intervento sembrano essere davvero moltissimi: pulizia aree verdi, diserbo, svuotamento e pulizia di fontane, beverini e laghetti, taglio erba, cespugli ecc., concimazione, sarchiatura, profilatura (= potatura), spollonatura, impianti d’irrigazione. Dal 2006 altro compito è il decespugliamento stradale delle strade comunali. Qualcuno potrebbe commentare acidamente: quanta conoscenza per potare una siepe! Inoltre, la Te.am. interviene “a seguito di segnalazioni da parte dei competenti uffici comunali”, nonché risponde “rapidamente alle segnalazioni dei cittadini effettuate al numero verde”. Il numero verde, tuttavia, è quasi sempre occupato oppure c’è la segreteria telefonica… IVAN DI NINO


14 0tt. 2011

Politica

I sassolini del Fli DI

MIRA CARPINETA

L’occasione è il recente convegno organizzato dal Fli teramano sul tema “Per una destra futurista”, che ha visto la partecipazione di Filippo Rossi, direttore della testata che ha raccolto il pensiero del movimento finiano, Il Futurista, appunto. Un’occasione in cui tutti i rappresentanti locali del Fli hanno tirato fuori dalle scarpe i loro sassolini, a cominciare dalla moderatrice della serata, Maria Cristina Marroni, vice coordinatore provinciale, con la domanda che ha dato il “calcio d’avvio” al dibattito: “Quale idea di destra all’indomani della parabola discendente del berlusconismo?” Toni Lattanzi, coordinatore provinciale, ha ribadito la volontà di una destra che senza rinnegare l’adesione al progetto politico del Pdl a cui aveva aderito, sente il dovere morale di prenderne le distanze quando il progetto viene così brutalmente disatteso, quando al dibattito e al confronto viene contrapposto lo scandalo, il gossip, le miserie private che diventando pubbliche oscurano il reale disagio di un Paese che ha ben altri motivi di preoccupazione. Prosegue Fantauzzi, giovane avvocato teramano, che pone l’accento sull’importanza del recupero di valori, come la meritocrazia e la legalità, da cui i giovani potrebbero ripartire per costruire il “loro” futuro e la “loro” libertà, abbandonando esempi e valori distorti dalla visione opportunistica e personalistica del famigerato “partito azienda” . Incalza Berardo Rabbuffo quando parla di un territorio, il nostro, che non riesce a farsi ascoltare nemmeno dai suoi rappresentanti: “ Alla riunione dei sindaci della Vibrata- precisa il consigliere regionale - in cui si sarebbe dovuto discutere degli stanziamenti richiesti per l’alluvione della scorsa primavera, il commissario straordinario, che è anche il presidente della nostra Provincia, non solo non è venuto, ma non c’era nessun altro a rappresentarlo. Così pure dalla Regione”. Il convegno si è concluso con l’accorata arringa di Filippo Rossi, che ha ribadito il coraggio della scelta del Fli di riappropriarsi dei valori positivi di un passato che è storia e che oggi deve diventare cultura.

Modello Teramo, avanti tutta Incontro con il consigliere comunale di maggioranza, Valeria Misticoni DI

eriodo di grande confusione o di grande cambiamento? Il Pdl nell’occhio del ciclone, assessori che si dimettono, altri al centro di forti contestazioni. Chiediamo a Valeria Misticoni, consigliere comunale, di aiutarci a capire il “momento politico”. “Vado molto in giro e mi interfaccio con le persone, capita di sentire le persone più che a me alla parte esecutiva: giunta e sindaco. Non sento delle lamentele di insoddisfazione dell’ amministrazione. Per quanto concerne Giovanni Luzii, questa estate sono comparse notizie sui giornali, però al momento la delega è in mano al sindaco Brucchi. Le altre scelte di rimpasto, sarà il primo cittadino ad operarle e scegliere la propria squadra. La mia opinione personale, sono spesso a contatto con la giunta, è che la squadra del sindaco funziona. Per quanto riguarda Robimarga, ha scelto di fare un passo indietro, per occuparsi delle sue situazioni.. Probabilmente non avrebbe neanche la libertà mentale di offrire un servizio completo, come quello che un politico deve offrire alla cittadinanza. Rispetto e, umanamente, condivido la sua scelta. Il Pdl teramano, e più in generale il Modello Teramo, in Abruzzo si è dimostrato vincente. Il risultato delle ultime amministrative lo dimostra! La vittoria a Roseto degli Abruzzi così come quella a Colonnella, inaspettata, sono un risultato notevole del partito”. Le problematiche del Pdl allora non esistono? Sono solo notizie usate ad arte? “No, è che chi ha da lamentarsi è colui che parla. Chi non ha da lamentarsi è colui che sta zitto. E’, quindi, più semplice sentire la lamentela che il complimento. La lamentela fa rumore. Quando si amministra è normale ci sia qualcosa da aggiustare. E’ normale che se ‘aggiusti’ qualcosa per uno, il vicino è scontento. Su 50.000 abitanti è impossibile mettere d’accordo tutti”. All’interno del Pdl, Tancredi o Gatti? “Il partito è un grande partito. Lo sapevamo dall’inizio, anche noi ex An, che ci saremmo incontrati

DANIELA PALANTRANI

con tante culture politiche all’interno del Pdl. Però, con un’unica matrice: quella liberale del centrodestra. E’ giusto che all’interno ci siano approcci diversi, non le chiamerei divergenze di opinioni, non lo sono. Dibattiti, dialettica e confronto, ma con molta serenità. Non ci sono scontri. Anche in Comune, nonostante le varie problematiche, ad esempio con l’approvazione del Bilancio, in un momento economico difficile, Brucchi ha potuto contare su una maggioranza solidissima, mai messa in discussione da nessun tipo di corrente, che ormai non ci sono più”. E’ stata fortemente attaccata il periodo di apertura del Lotto Zero. “Si, ferocemente attaccata per aver detto che avevo piacere della presenza del Premier a Teramo. Se fosse intervenuto il Presidente del Consiglio, qualunque esso fosse stato, per Teramo sarebbe stata una buona vetrina. Ovviamente, era Berlusconi a me particolarmente gradito. Sarei stata contenta anche se ad intervenire fosse stato Presidente del Consiglio Romano Prodi. Solo per aver detto questo, mi si è dato della ‘gallina’, ‘velina’. Tutti modelli che io ho sempre respinto. E’ un’immagine della donna che non mi piace”. Premia più la fedeltà al partito o al cittadino? “Premia la fedeltà agli ideali, che poi sono quelli che fino ad ora mi hanno sempre guidato. Succede poi, almeno a me, che gli ideali facciano capo ad un partito custode di idee ed ideali. Gli elettori credo si ritrovino in questo, oltre poi, in sede elettorale, valutare anche la persona. Fedeltà all’elettore, come non tradimento del mandato.” L’archivio storico di Teramo trasferito a Mosciano, è giusto spostare la nostra storia? “Sinceramente non so bene le motivazioni, ma il CISIA ha sempre curato anche la rassegna stampa. Ci saranno state delle motivazioni tecnicologistiche, per cui si è operata questa soluzione. Magari al CISIA ci sono gli strumenti adatti per conservarlo e renderlo fruibile ”.


15 ott. / 2011

Riflessioni di Siriano Cordoni Cordoni, capogruppo dell’Italia dei Valori

La Cultura-bluff bluff ex assessore alla cultura del Comune di Teramo Lei ha molto a cuore il futuro di Teramo, battaglie politiche di chi ci ha preceduto. E città che ama, come si evince leggendo per fare ciò le proposte di cultura dovrebbero il suo blog. Da cosa nasce la volontà di avere, sempre, la presunzione di essere le più raccontare in un blog il suo punto di importanti della provincia, con l’obiettivo di attrarre su di sé le attenzioni e le economie della vista su ciò che accade a Teramo? Spesso ciò che si pensa e ciò che si vorrebbe provincia, e non solo. Purtroppo negli ultimi realizzare viene trasmesso attraverso la penna anni non è più così. Ci si accontenta di progettini pur attenta degli interlocutori della stampa. Un occasionali, a volte anche un po’ paesani, che blog, non invento nulla, è il luogo in cui scrivere pensano di dare alla città valenze culturali che i propri progetti, dove descrivere ciò che si radici non hanno. Si pensi a ciò che ci stiamo pensa. Un modo diretto, senza intermediazione, perdendo, al Premio Teramo. Progetto culturale dove chi vuole, e quando vuole, può cercare di straordinario, che avrebbe potuto competere capire il pensiero di chi scrive, per criticarlo, per con lo Strega e il Campiello, solo se si avesse avuto il coraggio di crederci, banalizzato con condividerlo, per suggerire. Lei è uno dei soci fondatori de “Il succedanei del “racconto inedito”, premio sms, Poliorama”, associazione nata con premio per l’abruzzese di turno, premio per il racconto sugli animali, lo scopo di ecc. Avevamo cercato promuovere la di caratterizzare cultura e di fungere Teramo nel mondo da punto di incontro “le proposte di dell’arte moderna tra le associazioni cultura dovrebbero e contemporanea. culturali, gli enti, Avevamo ideato e le scuole ed il avere, sempre, finanziato la Sala pubblico. Qual è il la presunzione Ipogea, per dotare clima culturale che finalmente anche la si respira a Teramo? di essere le più città di uno spazio Il Poliorama è frutto importanti della espositivo degno (che della passione di un provincia” dopo otto anni sta gruppo di amici per per vedere luce), e la propria città, per la anche questa viene cultura della nostra città. banalizzata con ipotesi Un gruppo di persone animate dalla voglia di incontrarsi per parlare di di affidamento a privati da far accapponare cultura, per diffondere briciole di cultura, senza la pelle. Speriamo che siano capaci di trovare la presunzione di voler fare grande cultura. Ad i pochi fondi che ancora mancano per il altri questo compito. A noi la soddisfazione completamento. Dopo che noi eravamo riusciti di coinvolgere tanti cittadini su proposte che a trovare milioni di euro mettendo in sinergia la hanno spaziato da “i costumi abruzzesi” fino Regione Abruzzo, la Fondazione Tercas e fondi anche alla riscoperta di “Arcangelo Tuccaro”, europei. che abbiamo riconsegnato alla città de L’Aquila. Negli ultimi giorni a Teramo tiene banco Teramo dovrebbe rivendicare il proprio ruolo la polemica relativa all’affidamento di città capoluogo, frutto della passione e delle dell’archivio storico alla Cisia da

parte della giunta comunale. Qual è la posizione dell’Idv in merito alla questione? E’ semplice. Abbiamo cercato di far capire al sindaco che esiste a Teramo un Archivio di Stato che fa, e sicuramente meglio, di un privato la conservazione dei documenti di un ente e per di più a tasso zero. Ciò avrebbe permesso di risparmiare 300.000 euro che si sarebbero potuti destinare ad altre iniziative. Altro argomento bollente è il futuro dello stadio Comunale. Lei si era fatto garante di una raccolta di firme per indire un referendum che decidesse le sorti della struttura. Quale potrebbe essere per lei l’alternativa giusta per l’utilizzo di questo pezzo di storia teramana? Su questo argomento la mia posizione nasce già dalla seconda amministrazione Sperandio, e poi Chiodi e adesso Brucchi. Sono stato, anche quando mi era difficile dissentire dal mio sindaco, sempre contrario alla svendita di più di 10.000 metri di terreno a privati che ne fanno momento di speculazione edilizia. Se questi vogliono possono benissimo costruire verso Piano d’ Accio, e quindi lasciare a verde uno spazio che a questo era destinato. Mi meraviglia solo la incoerenza degli amministratori di centro destra, che quando all’ opposizione erano strenui difensori del verde cittadino, poi appena diventati amministratori si sono dimenticati della cultura ambientalista per diventare fautori della costruzione a tutti i costi di migliaia di metri cubi nell’ultimo angolo potenzialmente ancora verde della città. Mi spiace solamente per le migliaia di cittadini che hanno sottoscritto la richiesta di un referendum, a cui il sindaco, per paura di perderlo, ha negato con stratagemmi al limite della liceità, la possibilità di effettuazione. MARIANGELA SANSONE


16 0tt. 2011

PREMIO GIANNI DI VENANZO SEDICESIMA EDIZIONE In programma a Teramo, dal 15 al 29 ottobre eramo rende omaggio alle luci ed alle ombre che donano forza vitale e magia al cinema e lo fa tramite il Premio Gianni Di Venanzo, fiore all’occhiello della città abruzzese, dedicato al nostro grandissimo maestro della luce (Teramo 18/12/1920, Roma 03/02/1966). Di Venanzo collaborò con i più grandi registi del periodo d’oro del cinema italiano e, seppur scomparso a soli 45 anni, vinse per ben cinque volte il Nastro d’Argento quale direttore della fotografia, per fondamentali capolavori come Il Grido (1957) di Antonioni, I magliari (1959) e Salvatore Giuliano (1961) di Rosi, Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli Spiriti (1965) di Fellini. Giunto alla sua sedicesima edizione, il Premio Internazionale per la Fotografia Cinematografica si svolgerà dal 15 al 29 ottobre. La manifestazione, ideata ed organizzata dall’Associazione Culturale Teramo Nostra, si è ritagliata un ruolo di primo piano nell’ambito dei premi dedicati al cinema; i protagonisti del Gianni di Venanzo sono i direttori della fotografia, gli “Autori della cinematografia”, come li definisce Vittorio Storaro (tre volte Premio Oscar e Presidente Onorario del Premio DiVenanzo), a Teramo nella scorsa edizione per ritirare l’Esposimetro d’oro alla carriera. La giuria di questa sedicesima edizione, composta dal presidente Stefano Masi (critico cinematografico), Vittorio Storaro, Alessio Gelsini (Pres. AIC, Associazione Italiana Autori della Fotografia Cinematografica), Franco Mariotti (già direttore di diversi festival cinematografici) e Vittorio Giacci (direttore ACT Multimedia), ha deciso di assegnare “L’esposimetro d’oro” a Luciano Tovoli; il premio verrà consegnato nel corso della cerimonia che si terrà il 29 ottobre. Luciano Tovoli ha lavorato al fianco di grandi

autori del cinema italiano negli anni Settanta e Ottanta, quali Marco Ferreri, Liliana Cavani, Michelangelo Antonioni, Dario Argento, Ettore Scola e Nanni Moretti; è stato molto apprezzato anche all’estero, soprattutto in Francia, dove ha lavorato con Maurice Pialat e Francis Veber, e negli Stati Uniti, dove ha collaborato con Barbet Schroeder. Il direttore della fotografia Luciano Tovoli, nel corso della sua carriera, ha già collezionato premi prestigiosi: due Nastri d’Argento, per il film Professione: reporter (1976) di Michelangelo Antonioni e per Splendor (1989) di Ettore Scola; un David di Donatello per Il viaggio di capitan Fracassa (1991) di Ettore Scola; il Premio OICIC alla Mostra del Cinema di Venezia per il film Che ora è? (1989) di Ettore Scola; il Premio Da Vinci per Titus (2001) di Julie Taymor al Festival di Palm Springs. I premi previsti a concorso andranno all’autore della migliore fotografia cinematografica italiana, all’autore della migliore fotografia cinematografica straniera, alla carriera di un autore della fotografia cinematografica, alla memoria di un autore della fotografia cinematografica; sarà assegnata, inoltre, una targa speciale all’autore della migliore fotografia per una fiction televisiva. Questa sedicesima edizione del premio riproporrà un’interessante iniziativa: il Di Venanzo e l’Istituto Zooprofilattico G. Caporale di Teramo, in collaborazione con l’associazione Vier Pfoten International, hanno bandito una speciale selezione per conferire il II Premio Speciale “Istituto G. Caporale - Vier Pfoten International”, riservato alle opere basate sul rapporto uomo - animale.

Ho rubato… Ho rubato.. un attimo di tempo Per conservare i ricordi più cari Ho rubato… Un raggio di sole Per donarlo all’oscurità più nera Ho rubato… Le spine di una rosa Per provare dolore pungente Ho rubato… Le illusioni del mondo moderno Per tornare a credere nell’amore Ho rubato… L’odio e le guerre Per donare pace all’umanità intera Ho rubato… Qualche secondo della mia vita Per regalare un sorriso a chi non l’ha

di Mirko Pierpaolo Papirii III° class. XIX Premio Naz.le Airali di San Secondo di Pinerolo

MARIANGELA SANSONE


17 ott. / 2011

Scout, valori in libertà Fabiana giovane teramana seguace di Baden-Powell, Fabiana, spiega le ragioni di una scelta di educazione alla vita Robert Baden-Powell è il nome di quell’ “ufficiale gentiluomo” britannico che nel 1908 dette il via al movimento dello ‘scautismo’. Ad oltre un secolo di distanza in tutto il mondo sono in molti a seguire gli insegnamenti di BP, sigla con cui lo chiamano gli scout. Intervistiamo Fabiana, una ragazza teramana con tredici anni di attività sulle spalle. Cosa è cambiato e cosa è rimasto dei metodi educativi di Baden-Powell? Powell aveva indicato in “quattro punti” i fondamenti del metodo scout: “formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo”. Penso che tutto questo sia anche oggi la base di ogni azione educativa. Ad essere cambiati sono gli strumenti che si utilizzano nel metodo educativo, adeguati alle esigenze moderne dei giovani. L’attore comico statunitense Jack Benny disse “un reparto scout è formato da dodici piccoli bambini vestiti da cretini che seguono un grande cretino vestito

da bambino”. Dagli stessi U.S.A. ci viene propinata l’immagine idealizzata di Qui, Quo e Qua, ‘Giovani Marmotte’ ricoperte di medaglie. La verità sta nel mezzo? Penso innanzitutto che la verità non sia mai nel mezzo. Per un cristiano la Verità è incarnata in una persona concreta: Gesù Cristo, che è sostanza e non apparenza. Se mi fermo solo all’apparenza penso che possa essere vera sia la prima che la seconda affermazione. Ma se invece vado alla sostanza, ritengo che sia da capire sia il valore dell’uniforme, la praticità nel suo utilizzo nelle varie attività, sia il senso dei distintivi che testimoniano una specifica competenza da mettere al servizio degli altri. Di medaglie non ne ho mai viste! Perché un ragazzino, tentato dai lustrini del calcio e del successo, dovrebbe scegliere la vita da scout? Perché è un’esperienza di vita bellissima che dona valori concreti nella piena libertà e che forma spiritualmente, umanamente e fisicamente. In me, ad esempio, nacque tanta curiosità nel vedere mio fratello che tornava

dalle attività sempre contento, con qualcosa di nuovo. E’ proprio per non farsi tentare da lustrini e facili successi, lo scoutismo punta su valori solidi che siano da pilastro per tutta la vita e diano la felicità piena. Per uno scout essere felici è fare la felicità dell’altro: questa è per me la natura del vero successo. In conclusione, a chi può rivolgersi un giovane che volesse far parte di questa vasta famiglia? Nel comune di Teramo esistono più gruppi scout: quello di San Nicolò, cui io appartengo, ma anche quello che opera al centro della città o nel quartiere della Cona. In provincia, a Montorio, Castelli o a Giulianova. Credo che sia un’esperienza bella e divertente da vivere o almeno da provare, nella gioia della vita comunitaria basata sul gioco, l’avventura e il servizio. La cosa bella è che non c’è un età limite per compiere questo percorso: si può essere scout dagli 8 anni in su. Grandi o piccoli che siate non vergognatevi: vi aspettiamo. MATTEO LUPI

Censimento 2011: come e perchè www. censimentopopolazione.istat.it Da metà settembre è iniziata la distribuzione alle famiglie del questionario del Censimento della popolazione e delle abitazioni 2011. I moduli, recapitati da Poste italiane hanno una grande novità: la possibilità di compilarlo direttamente via web: sulla prima pagina del questionario infatti si trova una password per accedere a un’area del sito ufficiale attiva dal 9 ottobre. È quella, infatti, la data ufficiale del Censimento. Chi invece preferisce compilare il questionario cartaceo, potrà consegnarlo in qualsiasi ufficio postale o nei centri comunali di raccolta. Ma perché il Censimento? L’elevato grado di dettaglio dei dati raccolti e la ricchezza delle informazioni che il Censimento rileva sul Paese consentono analisi approfondite delle caratteristiche demografiche, sociali

ed economiche della popolazione, che non sarebbero altrettanto puntuali con altri metodi. Come un gigantesco scanner, il Censimento passa in rassegna famiglie, individui, abitazioni, quartieri, frazioni, comuni, province, regioni, fotografando la situazione d’insieme, ma anche i dettagli che la compongono in tutte le sfaccettature. Una mole di informazioni e dati necessari alla governance del Paese per le decisioni da prendere e gli interventi da realizzare a livello centrale e locale, ma anche ai singoli cittadini per scelte di carattere individuale. I dati che descrivono la distribuzione dei cittadini sul territorio aiutano le autorità competenti a programmare un più corretto rapporto con l’ambiente e un uso sostenibile delle risorse. Il Censimento fornisce informazioni

utili a imprese, parti sociali, associazioni di categoria, organizzazioni di volontariato per programmare e pianificare attività e progetti, offrire servizi ai cittadini italiani e stranieri che vivono in Italia, monitorare politiche e interventi sul territorio, migliorare la competitività. L’armonizzazione dei quesiti e la quasi contemporaneità della rilevazione in tutti i Paesi del mondo consentono confronti internazionali utili a promuovere e stimolare decisioni e progetti migliori per i singoli Stati. Infine, il Censimento rappresenta la memoria storica del nostro Paese. Uno strumento fondamentale per svelarci ciò che eravamo, ciò che siamo e che saremo.


18 0tt. 2011

Estate di… Fuoco per i vigili Estate calda e sempre molto intensa per chiunque. Più impegnativa, come al solito, per i Vigili del Fuoco. A Teramo non sono andati in vacanza, anzi hanno apportato la loro preziosa opera su tutto il territorio. Da incendio sterpaglie, a recupero infortunato, al recupero di un animale, poco importa cosa si debba fare, dove c’è bisogno e vengono chiamati, accorrono e soccorrono. ANTONELLA LORENZI



20 0tt. 2011

Denis Cavatassi, arrestato a marzo per il presunto omicidio di Luciano Butti.

“L’ inferno nelle carceri di Phuket” Racconta in esclusiva a Prima Pagina il suo lungo incubo thailandese. In attesa del processo.

n seguito a questo misterioso omicidio vennero arrestati un uomo soprannominato Saa, presunto organizzatore dell’attentato, e il tortoretano Denis Cavatassi, con l’accusa di essere il mandante, come dichiarò lo stesso Saa alla polizia. Le prove a sostegno dell’accusa contro il teramano furono soltanto un bonifico di 700 euro a favore di Saa, suo dipendente, e il fatto che vi fossero state delle telefonate fra questi e Denis. “A giorni saprò la data esatta del processo, che inizierà a settembre del prossimo anno- esordisce-. Le indagini della polizia, in realtà, sin dall’inizio si sono mosse in modo approssimativo: secondo quanto ho avuto modo di capire è venuta a mancare la volontà di ricostruire storia della vittima, di approfondire il suo profilo. I soldi che versai a Saa furono semplicemente un prestito che gli concessi dopo molte pressioni. La mia disponibilità mi si è ritorta contro”. “Ricordo – prosegue Cavatassi - che il giorno dopo in cui Luciano venne ucciso con quattro

colpi di pistola, andai al comando di polizia di Phi Phi per cercare di capire cosa fosse successo, con la speranza, magari, di essere utile alle indagini. Non mi sarei mai immaginato di finire insieme agli altri due soci che erano con me come potenziale sospetto. Del fatto che fosse stato versato del denaro ricordo di averlo subito reso noto agli investigatori, nel momento in cui mi domandarono come mai dai tabulati telefonici risultasse che la vittima, poco prima di essere freddata da due killer in moto – tuttora a piede libero - avesse ricevuto una mia telefonata fatta con un cellulare di un nostro dipendente in ferie. Gli investigatori si soffermarono da subito solo ed esclusivamente sulla pista del business, ascoltando alcune testimonianze di soci in affari della vittima presenti in obitorio”. Una situazione paradossale, a tratti kafkiana, venire accusati di un reato terribile, sentendosi impotenti di fronte all’onda d’urto degli eventi. “Da semplice sospettato a unico colpevole il passo fu breve. Nessuna investigazione

concreta, nessuna perquisizione che potesse testimoniare una mia qualsivoglia colpevolezza. Penso al semplice fatto che non presero il mio computer per controllare la posta, o perquisirono la mia camera, interrogarono mia moglie o lo staff del mio ristorante. Nulla che potesse dimostrare se c’erano problemi tra me e la vittima. Si disinteressarono completamente di verificare la mia fedina penale, nonché il mio carattere – a detta di tutti – mansueto

L. Butti: socio del ristorante “Italiano” e dell’ hotel “Marine House” di Phi Phi.


21 ott. / 2011

agli occhi di un occidentale. Ricordo la sveglia alle 6.30, che ci facevano rimanere in cella dalle 16.00 circa alle 7.00. Una eternità, in attesa della campanella che annunciava l’ora d’aria nel cortile interno. Qui dovevamo stare

ho visto detenuti con evidenti problemi fisici – malattie della pelle su tutti abbandonati a loro stessi per mancanza di personale medico e medicine all’interno della struttura carceraria.

e rispettoso. Vivo in Thailandia da tre anni e lì – non è un segreto - la polizia ha un potere molto forte, e non ha bisogno come in Italia di un mandato per poter intervenire. Se vogliono arrestarti lo fanno e basta, magari in tempi record per poter far bella figura agli occhi dell’opinione pubblica e passare la palla alla giustizia ordinaria, dando per scontato che il caso sia chiuso. Basti pensare che in meno di 48 ore sono passato da semplice cittadino a presunto assassino, nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica”. Una dignità, quella di Denis Cavatassi, relegata dietro le sbarre per quattro interminabili mesi, dal 18 marzo al 22 luglio,126 giorni che hanno rappresentato una prova di sopravvivenza psicologica, oltre che fisica, per un albergatore italiano ritrovatosi a confrontarsi in una lotta impari con l’inferno delle carceri di Phuket. “Ho ancora davanti agli occhi e nelle mie narici le condizioni igieniche assolutamente indegne di quel luogo: una vergogna almeno

accovacciati fino a che le guardie non contano tutti i detenuti, spesso sotto un sole cocente. Nella cella con me eravamo rinchiusi in circa 200, in meno di 160 metri quadri. All’inizio, appena arrivato, mi buttarono lì dentro senza che nessuno mi dicesse nulla, senza sapere dove e come potersi sistemare, senza rendersi minimamente conto di una situazione ai limiti del disumano. Ricordo di aver subito riconosciuto un gruppetto di stranieri ammucchiati in un angolo. Istintivamente mi sono diretto verso di loro, con la speranza di parlare perlomeno un po’ di inglese e non il thai, unica lingua parlata da tutte le guardie. Le rigidissime regole interne ci obbligavano a rispettare determinati cerimoniali scanditi sempre dal suono della campana: dopo il misero pasto serale dovevamo recitare una preghiera a Bhudda e poi una al re, per poi preparare quelli che non possono nemmeno lontanamente essere definiti ‘letti’: una pila di quattro o cinque coperte cucite insieme per uno spessore di 3 cm circa. All’inizio, ricordo che mi sistemai in mezzo ad altri, ritrovandomi a dormire di traverso perché non c’era spazio sufficiente. Una tortura che mi ha impedito di riposare per gran parte del tempo. Per non parlare delle altre gravi carenze: ho visto detenuti con evidenti problemi fisici – malattie della pelle su tutti - abbandonati a loro stessi per mancanza di personale medico e medicine all’interno della struttura carceraria. Gli unici due bagni aperti presenti all’interno della camerata, oltre che negarti qualsiasi forma di intimità, erano riprovevoli: la doccia si poteva fare in un’area apposita, insieme ad altre centinaia di detenuti. Per potersi lavare, ognuno usava dei grossi recipienti. Ricordo che noi stranieri, che non potevamo lavorare come i locali ‘thai’, venivamo mandati in uno spazio

di 800 metri quadri sporco dappertutto, dove anche sedersi era proibitivo. In fin dei conti, però, eravamo pur sempre dei privilegiati, visto che le guardie avevano nei nostri riguardi un atteggiamento ben più rispettoso che verso i connazionali, che in alcuni casi, se scoperti con droga o con cellulari, venivano bastonati davanti a tutti e incatenati alle caviglie per un periodo di tre mesi”. La voce di Denis viene assorbita in un silenzio divenuto pesante, chiudendosi in se stessa per qualche secondo, fino a riemergere in una riflessione sincera, amara. “Mi rendo conto solo ora che il destino possa riservarti davvero delle esperienze che vanno ben oltre l’immaginazione. Prima di vivere tutto questo non avevo mai riflettuto a fondo sul concetto di giustizia e di punizione, o su come spesso si possa essere troppo facilmente giustizialisti di fronte quello che potrebbe essere anche un errore giudiziario. In questi mesi di inferno ho acquisito la consapevolezza che l’essere umano è dotato della capacità di sopravvivenza molto forte. Per non impazzire, mi sono rifugiato nei libri, nella ricerca di un barlume di calore sociale. Un distinto signore inglese, rinchiuso lì da tre anni, mi ha aiutato con il potere della conversazione a superare momenti davvero critici. Dal momento in cui mi hanno messo le manette, posso dire di aver sentito morire una parte di me, come se fossi entrato improvvisamente nei panni di un’altra persona. L’istinto di autoconservazione ha acuito, però, con il passare del tempo, le mie capacità intellettive, predisponendomi alla sopravvivenza pura. Il pensiero costante di mia moglie, sposata appena 4 mesi prima dell’ arresto, e soprattutto la voglia di abbracciare la mia piccola Asia, nata il 15 giugno, poco più di un mese prima della mia scarcerazione, mi hanno donato la forza di affrontare l’ultimo, logorante periodo. L’amore mi ha salvato e, sono certo, mi darà la forza di combattere nel momento in cui avrà inizio il processo”. RAUL RICCI

Ho ancora davanti agli occhi e nelle mie narici le condizioni igieniche assolutamente indegne di quel luogo ...


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Il particolare che chiude il puzzle

2.2409

La dama bionda Nei ricordi di Matteo Del Fuoco le differenze tra le inchieste di ieri e le “fiction” investigative di oggi DI

Terzo appuntamento con Matteo Del Fuoco e i ricordi di un passato ancora prepotentemente sentito. Quando la passione per il lavoro era una eterna competizione, prima di tutto con se stessi, poi con i criminali e perché no, anche con i “colleghi” carabinieri, per arrivare per primi a scoprire, a capire, a risolvere i casi più complessi. Una competizione sana, una ricerca della verità che aveva il solo scopo di concludere le indagini nel minor tempo possibile: “Perché il tempo è fondamentale, per arrivare alla soluzione – sostiene l’ex vice questore – più ne trascorre e più ci si allontana dalla possibilità di concludere positivamente l’indagine. Era necessario saper leggere le tracce e capire le personalità di chi commetteva i reati, per seguirli o anticiparli nei successivi passaggi. Oggi le moderne tecnologie sono in grado di fornire informazioni molto più precise, ma è sempre l’investigatore, con le sue capacità logiche a mettere insieme

MIRA CARPINETA

in modo giusto tutti i pezzi del puzzle.” Ma come mai allora oggi, sono così tanti i casi insoluti? “Oggi molte indagini vengono trasformate in fiction – aggiunge Del Fuoco -. Tutti protagonisti di un circo mediatico che dice, non dice, suppone, dichiara e smentisce. Tante tesi, tante versioni, un inquinamento costante che allontana dalla verità, invece che perseguirla. Conversazioni estrapolate dai contesti, manipolate e rimaneggiate. Troppe intrusioni nelle attività di indagine, troppe dichiarazioni, troppe verbalizzazioni che non fanno che appesantire il lavoro degli investigatori, per questo la tempistica è fondamentale. E l’immaginazione. Quella dei grandi investigatori, che con il loro intuito, la loro capacità di cogliere i particolari e di metterli insieme, riuscivano ad arrivare alla soluzione anche senza sofisticate tecnologie”.

Un appuntamento di lavoro, si direbbe oggi. Lui è un elettricista e la donna che lo ha chiamato vuole commissionargli un lavoro. Il luogo dell’incontro non è proprio usuale: una strada, Coste S. Agostino, e l’orario antelucano, le 5 del mattino, dovrebbero destare qualche sospetto, ma lui si reca all’appuntamento e aspetta in macchina l’arrivo della signora. L’auto si accosta, la bionda si sporge, con un gesto improvviso getta acido muriatico sul viso dell’uomo, e poi, via di corsa, scompare. L’indagine non è facile, non sembrano esserci testimoni e l’elettricista non riesce a dare informazioni utili. Le ustioni sono così gravi che il malcapitato viene ricoverato a Milano, mentre a Teramo inizia la caccia alla “dama bionda”. Una storia difficile, senza testimoni, né movente. Ma “cos’è il genio?”domandava in un famoso film Monicelli, parlando dell’intuizione, del guizzo che balena improvvisamente nella mente e scatena l’azione risolutiva. Un controllo costante nelle prime ore del mattino su quel tratto di strada, per stabilire chi sono i passanti abituali. Parrucchieri interrogati su chi avesse di recente deciso di cambiare la tinta dei capelli dal biondo platino a un più discreto castano, profumerie dove invece la “dama bionda” avrebbe potuto acquistare l’occorrente per fare da sé, in casa, e se tra queste clienti ce ne fosse stata una con le mani fasciate o medicate. Perché l’acido aveva sì sfigurato il poveretto, ma qualche goccia, di riflesso, poteva essere ricaduta anche su di lei. Finalmente qualcuno parla: “In effetti una cliente che ha cambiato colore di capelli aveva delle fasciature sulle manidice una commessa, che riesce persino a descrivere la macchina e prendere la targa. Per la dama, ormai non più bionda, la fuga finisce. E così anche il mistero, pur con sorpresa finale: anche lei vittima, ma di un ricatto. Un amante vendicativo l’ha costretta a punire l’uomo, colpevole di aver insidiato sua moglie. Sorprese di provincia, che a volte rivelano risvolti da soap-opera o da telefilm americani della migliore tradizione.


23 ott. / 2011

Chi è stato ad uccidere la giovane madre di famiglia?

Un reality tinto di giallo Ogni giorno un nuovo colpo di scena per il delitto di Melania Rea. a sua fosca vicenda si tinge nel tempo di nuove sfumature: delitto passionale, omicidio premeditato, infine complotto ordito da qualcuno.Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, avvocati di Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito e marito messo alla gogna mediatica come assassino certo, passano al contrattacco chiedendo al gip di Teramo l’incidente probatorio per l’incompatibilità di data e orario della morte di Melania, per via della contraddittorietà dei dati medico legali emersi. Secondo loro, l’ora della morte potrebbe non essere quella specificata dall’autopsia. Se ciò fosse vero, molte delle accuse ai danni di Salvatore cadrebbero come un castello di carte. Ma sulla testa del caporalmaggiore Parolisi continua a gravare il folto groviglio di menzogne (o presunte tali) raccontate agli inquirenti nelle prime settimane di estenuanti indagini per scoprire la verità. Dichiarazioni non veritiere per tentare di nascondere la sua relazione extra coniugale con la soldatessa Ludovica, e forse anche altro. L’amico Paciolla, guardia carceraria tirato in ballo da Parolisi nel momento della scomparsa di Melania da Colle San Marco (ma poi, ci saranno davvero stati?), smentisce le dichiarazioni di Salvatore

S. Parolisi (foto agenzia); nel tondo la bara di Melania (foto Raul Ricci)

che, in fase di interrogatorio ai carabinieri, avrebbe specificato con troppa dovizia di particolari la posizione del cadavere della moglie, giustificandosi poi di aver visto le foto scattate con il cellulare dell’amico, intervenuto sul luogo del ritrovamento. Una giustificazione fatta crollare dalle dichiarazioni dello stesso Paciolla fatte ai pm del Tribunale di Teramo Davide Rosati e Greta Aloisi: l’uomo, infatti, non avrebbe mai scattato foto. Nel frattempo, molti aspetti della vicenda sollevano delle giuste domande: le coltellate inferte alla gola della 29enne di Somma Vesuviana, nessuna delle quali mortali, hanno tutte una profondità media. Perizia di esecuzione o una mano femminile? Chi giunse tra i primi sul posto, nel pomeriggio del 20 aprile scorso, confidò che l’espressione della vittima era atterrita, come mai aveva avuto modo di vedere. Melania, che nel bosco di Ripe di Civitella fu trovata con i pantaloni e gli slip calati fino alle ginocchia, appurato che non ci fu alcun rapporto sessuale, potrebbe essersi

appartata per fare pipì o con il proprio uomo o con una donna. Se il Dna del marito Salvatore è stato ritrovato sulle labbra della vittima (e qui, nulla di scandaloso), è anche vero che c’è chi ha ipotizzato che Melania sia stata improvvisamente colta alle spalle da ‘qualcuno’ che avrebbe potuto tapparle la bocca per non farla gridare, mentre veniva punita con 32 coltellate. Forse, questo qualcuno, le si è poi parato di fronte poco prima che lei morisse in una atroce agonia. Forse. Ciò che resta di un omicidio che molti vorrebbero già dimenticare, solo un profondo senso di disgusto: per l’abuso che è stato fatto del nome di una ragazza uccisa, del nome della sua bambina, della spettacolarizzazione mediatica del tutto. In attesa di un processo che, ci si augura, riuscirà a fare luce su ciò che è accaduto davvero. Alla fine di tutto, questa rimane solo una triste, tristissima vicenda. RAUL RICCI


24 0tt. 2011

Nel cuore dell’Africa w w w. L i 8 L i . c o m

2.2414

Un campo di lavoro per la vacanza “alternativa” di due giovani abruzzesi DI

uesta estate un gruppo di ragazze e ragazzi, insieme ad alcuni membri del Movimento dei Focolari della zona di Pescara, sono andate nella Repubblica Centroafricana per un campo di lavoro durato ben 18 giorni. Nel cuore di una terra piena di conflitti hanno potuto conoscere da vicino una realtà che viene spesso presentata in occidente in modo del tutto stereotipato, spesso lontano dalla vera realtà. Abbiamo incontrato la teramana Mariana Perticara e Benedetta Ferrone di Vasto, che hanno partecipato a questo campo. Siete state in uno dei paesi più poveri del mondo: immagino abbia lasciato una forte impressione e molte domande.

È vero, lo sguardo dei bambini è disarmante: sono bellissimi… hanno un viso sereno, profondo, curioso. Sembra riescano ad entrare nell’intimo del tuo cuore

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Qual è stata la vostra prima reazione? L’impatto è stato molto duro; vieni catapultato in un’altra dimensione… atterrati all’aeroporto era come se il tempo si fosse fermato: il paesaggio, le strade, le persone, tutto intorno sembrava diverso e nuovo ed un pensiero affiorava nella mente: “Non so se ce la faccio. Quale sarà il senso del mio stare qui? Forse è meglio tornare a casa…”.Tuttavia gli africani ci hanno mostrato una grandissima e inaspettata accoglienza; hanno cantato e danzato in nostro onore facendoci sentire un’unica famiglia. Purtroppo, però, l’uomo bianco non è sempre visto bene e c’è stata qualche difficoltà nel relazionarsi. Dopo questo impatto, insieme agli altri volontari, avete cominciato a lavorare. In cosa è consistito esattamente il campo di lavoro? Dopo i primi giorni di assestamento tutte le


25 ott. / 2011

mattine della prima settimana avevamo il compito di intrattenere circa 80 bambini e ragazzi fino ai 18 anni per fare giochi o semplicemente stare insieme. Tra canti, balli, partite a pallone il tempo volava. Ci lasciavamo sfiniti, ma pieni di gioia. Durante la seconda settimana, invece, abbiamo dato la nostra disponibilità per tutto ciò che serviva all’interno della comunità che ci ospitava: eccoci a lavare centinaia di posate per una festa, spolverare interi scaffali pieni di cose da rimettere a posto all’interno della clinica situata dietro il nostro dormitorio, e tanto altro… Avete parlato di comunità: come sono le famiglie in Africa? Come ti è sembrata la loro quotidianità? Una situazione di vita così diversa deve per forza lasciare un segno nei loro comportamenti e nei loro legami. Le famiglie sono numerosissime e hanno un grande senso di appartenenza e legame tra loro: è impressionante con che amore sanno prendersi cura gli uni con gli altri, anche dei parenti “acquisiti” all’interno della famiglia. Il poco che hanno lo dividono in parti uguali perché a nessuno manchi. La loro quotidianità è scandita da un ritmo molto lento, gli orari sono completamente diversi dai nostri. L’intera giornata è spesa nel cercare il modo di provvedere al proprio sostentamento, spesso cercando di sfruttare a pieno la generosità della terra africana, generosità che fa gola agli interessi economici delle multinazionali. Pare che in particolare sia la Francia a sfruttare tutte le straordinarie ricchezze del sottosuolo costringendo questo Stato a non poter vivere del tutto con le proprie risorse. Passando a discorsi meno infelici: dicono che il sorriso e lo sguardo dei bambini africani sia qualcosa di disarmante… Se non sbaglio, dopo uno di questi sorrisi, Mariana, hai deciso di adottare a distanza una bambina. E’ vero, lo sguardo dei bambini è disarmante: sono bellissimi… hanno un viso sereno, profondo, curioso. Sembra riescano ad entrare

nell’intimo del tuo cuore. Spesso capitava di parlare attraverso un gioco di sguardi e qualsiasi pensiero riguardo alla loro condizione svantaggiata ci passava per la testa, veniva cancellato dalla serenità che mostravano quando erano in nostra compagnia. E poi sì, io ci sono – come dire -“cascata”. Non ho saputo resistere a quel sorriso… e ho adottato una bambina. D’altronde l’adozione a distanza è una risorsa straordinaria per loro. Tornerete in Africa? Pensate sia stata solo un’esperienza del momento o credete sia importante dare seguito a quanto hai fatto... Torneremo assolutamente. L’aiuto che possiamo dare non è al cento per cento, perché non può essere costante, ma per il tempo che siamo stati lì i bambini hanno avuto la possibilità di distrarsi e fare quello che fanno i bambini della loro età, allontanando anche solo per un attimo tutte le problematiche più grandi di loro dalle quali vengono schiacciati. Crediamo che tutti dovrebbero fare un viaggio simile. L’ Africa di cui ci parlano i mass-media non è l’Africa che abbiamo visto e vissuto noi: i

bambini sono sereni, ci sono sì tanti problemi, ma c’è nella popolazione, una grande dignità. Questa terra ti lascia un segno indelebile nel cuore, mostrandoti la tua umanità che scopri essere uguale a quella dell’altro. E’ difficile spiegarlo…l’unico modo per capire è andarci.

Non ho saputo resistere a quel sorriso… e ho adottato una bambina


26 0tt. 2011

Il Project Management per la competitività delle PMI in ambito europeo l successo di un’impresa, realizzandosi con strategie inerenti allo sviluppo di nuovi prodotti o al miglioramento dei processi aziendali, attesta come l’assenza di una specifica cultura di progetto o l’avvio disordinato dei progetti causi dispersione di energie e risorse, limitando o ritardando il raggiungimento degli obiettivi finali. Ricercando costantemente un corretto equilibrio tra la soddisfazione dei propri clienti (vale a dire la capacità dell’azienda di offrire prodotti in linea con le richieste) e la soddisfazione dell’azienda e del suo personale (vale a dire la capacità di raggiungere i prefissati obiettivi), le aziende devono sempre più confrontarsi, in modo inadeguato, con iniziative progettuali che comportano il coinvolgimento di più funzioni aziendali. La disciplina che supporta le aziende nella fase di progettazione è definita Project Management. Il Project Management Institute definisce il Project Management (PM) come una «combinazione di uomini, risorse e fattori organizzativi riuniti temporaneamente per raggiungere obiettivi unici, definiti con vincoli di tempo, costi, qualità e con risorse limitate». Un efficace sistema di Project Management consente di definire accuratamente i piani di lavoro e le singole attività, pianificare

le opportune risorse materiali e i servizi, gestire le human resources coinvolte nel progetto, monitorare l’andamento e lo stato di avanzamento dei lavori e condividere le informazioni instaurando un reale clima collaborativo. Il Project Management modifica inoltre gli equilibri di lavoro: non sarà più possibile celare eventuali carenze e il management aziendale sarà sempre a conoscenza dello stato di avanzamento del progetto e delle tempistiche previste. Da un modello di produzione caotico/ seriale si passa, pertanto, a uno organizzato/parallelo, riuscendo a gestire in autonomia ma con spirito di team i task di progetto. Il Project Management rappresenta quindi la risposta alle sfide di un mondo dinamico nel quale è necessario coniugare la creatività con la sistematicità e la razionalità, il controllo dei costi con l’innovazione, la velocità con la qualità totale e il servizio al cliente. STAGISTI PROGETTO SPIN - OFF CISREM UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO SOSTENUTO DA:


Ma cos’è questa crisi

Negli anni Trenta diventò una delle canzoni simbolo del Futurismo, autore e interprete Rodolfo De Angelis. Era l’epoca del Fascismo in ascesa e il motivo, intitolato “Ma cos’è questa crisi”, a un certo punto cantava: “Tutte quante le nazioni si lamentano così, conferenze riunioni, ma si resta sempre lì….”. E’, dunque, passato invano il Novecento, se siamo ancora a porci la stessa domanda? Proviamo a spiegarla, su Prima Pagina, la crisi del Duemila, e la manovra economica che ci gira intorno, dando voce, come sempre, a esperti, gente comune, e come ci piace, ai più giovani. Ricordando, tra Pil e rating, Moody’s e spread, ancora un verso di quella canzone del Ventennio: “Si contenti guadagnare quel che è giusto e non grattare e vedrà…che la crisi passerà”. Ovvio, e pertanto estremamente complesso, anche oggi. Purtroppo. T.M.


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“Quanto fai le zucchine?...” “Cara signora Annina, quanto le fai, le zucchine?” E la signora Annina, con aria angelica, risponde che costano 2€. No, non costano 2€, ma il prezzo pagato all’ortolano, cioè l’Euribor, + lo SPREAD. Parole grosse, ma che indicano quanto di più semplice avviene nei mercati. Anche finanziari. Si, la merce ha un costo ai Mercati Generali, e il commerciante, oltre al rientro della somma investita, ha le sue spese da ammortizzare e il suo guadagno da incassare. Anche il denaro ha un costo (l’Euribor, appunto) e la banca-commerciante lo rivende ricaricando il suo guadagno, lo Spread, con cui pagare le spese di gestione, la struttura e i ricavi netti. Questo succede ogni qualvolta chiediamo un prestito, o un mutuo. Lo spread varia di volta in volta: nel caso del mutuo ipotecario, laddove c’è un immobile a garantire la somma e quindi il rischio di non rientrare è minore, lo spread si abbassa. Ne consegue che quando il rischio è maggiore, maggiore sarà il margine di guadagno richiesto da ll’investitore. E’ in parole povere quello che succede in questi giorni fra i Btp e i Bond tedeschi. L’Italia ha un elevato indice di rischio per cui chi deve prestarci i soldi ha paura che il debito non venga onorato. l’investitore però può essere invogliato se gli viene promesso un margine di guadagno più alto. Cosa che non deve fare la Germania, agli occhi di tutti più solida. E’ anche questa una situazione più elementare di quel che

sembrerebbe. Ma facciamo un esempio: un operaio guadagna 1000€ ed ha già un impegno per un mutuo ipotecario di 450€ mensili. Chiede un prestito di 3000€ con un rimborso di 100€ mensili. L’istituto bancario ha dei dubbi: come farà l’operaio a restituire i soldi? Dovrà pur vivere. Rischio alto che non paghi le rate. Nel caso dell’operaio, la banca probabilmente non assumerà il rischio, ma nel mondo finanziario qualcuno disposto a rischiare si trova, ma a duro costo. L’Italia paga quindi di più per ottenere il prestito. Ha già troppe rate da pagare. Il debito pubblico. Come il suddetto operaio, che nel frattempo ha, oltre la rata del mutuo, la rata della macchina, del frigorifero, del televisore, del dentista ... NATALINA DE IULIIS CONSULENTE FINANZIARIO

Anche se attenuata... Non ci sarà sospensione della pena se l’evasione supera i 3 milioni di euro ...

Manovra ecessaria per anticipare al 2013 il pareggio di bilancio, secondo quando richiesto dall’Unione europea, la manovra con i suoi 27 articoli, contiene misure per 54,3 miliardi nel 2013, di cui il 65% arriveràda nuove entrate (35,4 miliardi). Tra queste ultime, 4,236 arrivano dall’aumento di un punto dell’Iva (che passa al 21%), dalla spesa, alla benzina, passando per le sigarette. In pratica, tutto il commercio ne sarà investito. Inoltre, gli automobilisti alle prese con nuove immatricolazioni sono chiamati all’aumento (anche di tre volte) dell’imposta di trascrizione. La solidarietà la dovranno versare nella misura del 3%, con la prossima dichiarazione, i contribuenti Irpef che hanno redditi complessivi superiori ai 300mila euro.Per le imprese del settore energetico è già scattato per l’anno d’imposta in corso, e dunque dal 1° gennaio 2011, l’aumento della Robin tax che passa dal 6,5% al 10, 5%. Una misura da cui il Governo si attende 1,8 miliardi, destinati a ridurre i tagli ai Comuni, facendoli scendere da 6 a 4,2 miliardi. Mentre le cooperative faranno i conti con il taglio delle agevolazioni e il peso degli utili sull’imponibile. Per il nuovo pacchetto antievasione la misura più efficace è la possibilità per gli uffici finanziari di farsi consegnare dagli intermediari i dati delle movimentazioni bancarie di tutta una serie di contribuenti. Le liste saranno utili alla compilazioni di nuovi redditometri e speso metri. Anche se attenuata con il maximendamento tornano le manette


29 ott. / 2011

Project Management per uscire dalla crisi

economica agli evasori. Non ci sarà sospensione della pena se l’evasione supera i 3 milioni di euro Stretta in arrivo anche per le società di comodo con un’addizionale del 10,5% all’Ires e l’indeducibilità dei costi sostenuti per i beni fittiziamente intestati. La lotta all’evasione passerà anche in Comune: per tre anni i sindaci potranno trattenere il 100% dell’incasso della lotta all’evasione. Taglio per 6 miliardi delle spese dei ministeri, la riduzione dei costi della politica passa dalle auto blu al contributo di solidarietà raddoppiato ai parlamentari, dalla riduzione delle indennità all’accorpamento dei piccoli Comuni e degli uffici giudiziari. Rinviato, invece, al Ddl costituzionale il taglio delle province che comunque avrà un iter accelerato in Parlamento. Per il capitolo lavoro spicca la norma sulle deroghe alla contrattazione collettiva e dunque anche ai licenziamenti (il cosiddetto effetto Pomigliano) Sulle pensioni si anticipa al 2014 l’avvio dell’adeguamento graduale al requisito dei 65 anni di età per il pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici private. Legato poi alla scelta dell’uscita dal mondo del lavoro tra vecchiaia e anzianità è il destino del Tfr degli statali. La liquidazione, infatti, arriverà con 6 mesi di ritardo per chi uscirà con la pensione di vecchiaia e con 24 per chi sceglie la via dell’anzianità Per la Sanità: introduzione di nuovi ticket su servizi, prestazioni e farmaci. Giro di vite e controlli sulle pensioni di invalidità che comunque manterranno il requisito del 74%. FONTE: IL SOLE24ORE

er fronteggiare un mercato altamente competitivo non è più sufficiente per le piccole e medie imprese (PMI) perfezionare il processo incrementale e continuativo o sviluppare delle iniziative per migliorare la qualità. Si rivela, invece, necessario riprogettare integralmente i processi impiegando, con efficienza ed efficacia, ogni risorsa disponibile. Le PMI rappresentano un modello basato sulla flessibilità, dal momento che possiedono una notevole capacità di adeguarsi prontamente alle modifiche dei mercati in cui oggi le imprese operano. La dimensione limitata, la debolezza finanziaria e il carattere familiare, però, impediscono spesso alle aziende di questo tipo di realizzare quelle innovazioni capaci di incrementare la loro competitività. Il Project Management contribuisce alla realizzazione delle innovazioni necessarie a consentire anche alle piccole e medie imprese di reagire alla crisi economica acquisendo un maggior vantaggio competitivo. Si può affermare che il Project Management rappresenta il vero impulso all’innovazione di processo, in quanto introduce un cambiamento, nella modalità di svolgimento delle attività aziendali, atto a migliorare significativamente la performance complessiva dell’azienda. Ogni progetto è portatore di cambiamenti e innovazioni, ed è questo il motivo per cui le piccole e medie imprese devono mostrare di possedere la flessibilità strutturale opportuna che permetta loro di poter

utilizzare le esperienze maturate, come guida per lo sviluppo e l’integrazione delle nuove attività tecniche e organizzative che nascono da ogni progetto. L’introduzione in azienda di una metodologia di Project Management deve essere eseguita ponendosi degli obiettivi coerenti con le necessità emergenti dal vantaggio competitivo e dai processi innovativi; sono questi, infatti, che influenzano fortemente i cambiamenti della filosofia gestionale, inducono a considerare le risorse umane e la variabile “tempo” come fattori strategici alla stregua delle variabili “qualità” e “costi”, e comportano la necessità di una gestione integrata delle varie attività aziendali. L’uso di principi e tecniche di Project Management deve perseguire degli obiettivi coerenti con tali tipologie di fenomeni e deve spingere il management a rivedere gli obiettivi secondo un’ottica progettuale, in grado di mettere in discussione le routine più burocratiche e renderle pronte all’introduzione di elementi innovativi. Gli obiettivi della metodologia si possono individuare nelle soluzioni che essa garantisce ai diversi processi aziendali, raggruppati, secondo il modello creato da Anthony, in tre tipologie: il processo strategico, quello manageriale e quello funzionale. In riferimento al primo processo il Project Management consegna alle aziende dei benefici di carattere economico, di immagine e di ampliamento dei rapporti con i clienti: per quanto riguarda i benefici economici, esso interviene sulla gestione economica dei progetti per consentirne

Ma cos’è questa crisi


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la pianificazione e il controllo economico, garantendo, mediante una serie di tecniche di valutazione finanziaria, di stimare la produttività degli investimenti e di stabilire con maggiore precisione i budget delle diverse aree; i benefici legati all’immagine sono correlati agli aspetti riguardanti il controllo di qualità, poiché il Project Management opera in modo tale da sviluppare l’immagine dell’azienda; in merito al rapporto con i clienti, invece, esso migliora la gestione del mercato contribuendo ad ampliare i rapporti con i clienti. Per quanto concerne il processo manageriale, la metodologia di Project Management offre principalmente un contributo allo sviluppo dei comportamenti creando un sistema di valori condivisi. Infine, relativamente al processo funzionale, il Project Management si propone come un valido mezzo per regolare l’uso delle risorse e degli strumenti aziendali, nel senso che stabilisce come pianificare e controllare le attività per garantire un determinato risultato e definire il fabbisogno di risorse. Al fine di realizzare i suddetti obiettivi, il management deve organizzare le componenti progettuali implementando la struttura più idonea a soddisfare le esigenze dei progetti e coordinando questi ultimi sia a livello di portafoglio-progetti che di singolo progetto con lo scopo di aumentare il valore aggiunto dei prodotti o delle attività tramite una azione continua di integrazione di tutto il contesto progettuale. L’applicazione del Project Management nelle PMI comporta i seguenti vantaggi: . tempi più rapidi per l’immissione sul mercato attraverso un migliore controllo dell’obiettivo del progetto;

. riduzione dei rischi globali del progetto; . migliore processo decisionale; . soddisfazione dei clienti con conseguente aumento della quota di mercato. Le forze trainanti che spingono il management a capire l’esigenza di attuare tale modello gestionale per rispondere prontamente alla crisi economica sono costituite da sei fattori, i più significativi sono: 1. competitività: costituisce la forza propulsiva quando, internamente, il mangement comprende che la maggior parte del lavoro può essere svolta esternamente a causa degli elevati costi interni; 2. comprensione da parte dei dirigenti: è l’elemento che spinge all’adozione del Project Management tutte quelle organizzazioni che hanno una struttura tradizionale rigida e che, pertanto, sono molto restie ai cambiamenti a meno che questi non siano guidati dai dirigenti; 3. sviluppo di nuovi prodotti: è la forza trainante di quelle organizzazioni che hanno investito notevoli risorse in ricerca e sviluppo, poiché solo una piccola quantità di progetti di ricerca e sviluppo riesce a entrare nel mercato e a recuperare i costi, motivo per cui il Project Management diventa una necessità; 4. efficacia ed efficienza: hanno un’importanza cruciale per le piccole imprese in cui si riscontra un aumento delle difficoltà, in quanto il Project Management può consentire a tali aziende di rimanere competitive. CHRISTIAN CORSI DOCENTE DI ECONOMIA AZIENDALE FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO

FINANZA Ogni giorno giornali e mass-media ci regalano espressioni e termini sui quali abbiamo difficoltà a cogliere il vero significato. Proviamo a tracciare il significato dei termini più ricorrenti. Cos’è la finanza virtuale? Proviamo a raccontare una storia. “Una signora inglese entra in un Hotel di Roma, lascia una banconota da 100,00 euro sul bancone della reception e va ai piani superiori per scegliere una stanza per trascorrere il suo week-end romano. La proprietaria dell’hotel prende la banconota da 100,00 euro e salda il conto con l’agenzia pubblicitaria che gli ha realizzato cataloghi e depliant per la sua attività. L’agenzia pubblicitaria prende la banconota da 100,000 euro e corre a pagare il suo fornitore di servizi fotografici e modelli. L’imprenditore che realizza servizi fotografici e modelli va a saldare il conto con l’hotel presso il quale alcune modelle hanno pernottato. La proprietaria dell’hotel prende la


31 ott. / 2011

Giovani crediti e banche Questa crisi non ci dà proprio tregua. Ogni giorno è peggio di un bollettino di guerra, seppur senza morti apparenti. In realtà, il problema che porta la crisi è la scarsa propensione delle banche a concedere prestiti. Tutto questo è inevitabile, l’Euro che ci doveva arricchire ci ha impoveriti. Basta fare un veloce raffronto tra quanto si spendeva in lire e quanto si spende oggi in euro: esattamente il doppio. Peccato che non si siano raddoppiati gli stipendi e che quindi non sia aumentata la capacità di spesa e di risparmio delle famiglie. Al limitate aumentata no, ma invariata sì! A soffrire maggiormente questa situazione sono i giovani: la precarietà, la mancanza di certezze e una scarsa propensione ad uscire dal nucleo familiare sono elementi che non favoriscono certamente le nuove leve. Tra l’altro le nuove regole che si sono date le banche per l’accesso al credito sono molto restrittive e ciò complica ancora di più la

possibilità di compiere il grande passo come l’acquisto di una casa di proprietà. Ormai in banca non ti chiedono più che cosa possiedi (e nella maggior parte dei casi la risposta è niente), ma vogliono le buste paga, il contratto a tempo indeterminato firmato da più di un anno, e talvolta anche le firme di garanzie dei genitori. Ma una famiglia con tre figli che dovrebbe fare? E allora come si fa a parlare di risparmio in questo momento critico dell’Europa? Il risparmio inteso come mettere da parte una parte del proprio stipendio non esiste più, ma anche se dovesse rimanere qualcosa da mettere da parte il dilemma diventa: “e ora dove li metto questi soldi?”. Speculare in borsa non conviene, si rischia di rimanere con il cerino in mano; il conto corrente? I tassi sul conto corrente sono pari quasi allo zero, mentre i depositi sicuri come libretti di deposito, certificati di deposito e pronti contro termine possono fruttare dei buoni tassi, ma

VIRTUALE banconota da 100,00 euro e l’appoggia sul bancone in modo che la turista inglese non sospetti nulla. La signora inglese, dopo aver visionato le stanze, non trova nulla di suo gradimento, riprende la banconota da 100,00 e lascia l’hotel. Nessuno ha guadagnato nulla, ma tutti hanno meno debiti e guardano al futuro con più ottimismo”. È solo una semplice storia che ci permette di capire come gira la finanza, con tanti debiti, su un’impalcatura sempre più debole. PAROLE “SCOMODE” RATING: è un metodo usato per classificare sia i titoli obbligazionari che le imprese in base allo loro rischiosità. Si parla di rating di merito creditizio. Viene espresso attraverso un voto in lettere, in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all’azienda per accettare quel determinato investimento. Scendendo nel rating

aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l’emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free. I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, principalmente Standard & Poor’s e Moody’s e Fitch Ratings. TITOLI OBBLIGAZIONARI: (in inglese bond) si indica un titolo di debito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al suo possessore il diritto al rimborso del capitale prestato all’emittente alla scadenza più un interesse su tale somma. Scopo di un’emissione obbligazionaria è il reperimento di liquidità da parte dell’emittente. RISCHIO Il rischio è la potenzialità che un’azione o un’attività scelta (includendo la scelta di non agire) porti a una perdita o ad un evento indesiderabile.

difficilmente oltre il 3% solo vincolando la somma per un periodo di tempo non inferiore all’anno. Ma se dovessimo utilizzare quei soldi all’improvviso? Ci cadrebbe addosso una miriade di penali che renderebbero nullo l’effetto del buon tasso. Anzi, forse ci andremmo a rimettere. E l’economia teramana? La nostra economia, basata soprattutto sul pubblico impiego e sui colletti bianchi, non fa altro che seguire l’andamento di quella nazionale con una perdita di propensione al risparmio. In parole povere, ci consumiamo tutto lo stipendio, e non siamo in grado di mettere da parte un solo euro per eventuali future necessità. Ma allora come si esce da questa crisi? Con coraggio, con determinazione e con voglia di cambiare, magari avviando un’attività produttiva per conto proprio, esattamente come ha fatto quel Marco Grazietti che ha investito tempo e denaro nella sua bottega di calzolaio, pur avendo una signora laurea in biotecnologie (e con un voto molto alto) in tasca. Ma per poter avviare un discorso di questo genere occorre una forte sinergia tra giovani ed enti che possano fare da guida ad investimenti produttivi. Perciò Camere di Commercio, Regione, Confartigianato, Cna ed altri enti dovrebbero diventare il primo trait d’union tra le nuove forze lavoro e l’economia territoriale teramana ed abruzzese. MARCO PÀPPINA

SPREAD È il differenziale tra il tasso di rendimento di un’obbligazione caratterizzata da rischio di default e quello di un titolo senza rischio . RISK-FREE tasso di interesse di un’attività priva di rischio DEFAULT In italiano insolvenza. È l’incapacità tecnica di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento di finanziamento. LAURA DI PAOLANTONIO COMMERCIALISTA – REVISORE CONTABILE

Ma cos’è questa crisi


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Finanziaria in tasca… degli italiani Cinque parti per un figlio solo. Alla fine di un percorso tortuosissimo è stata varata la manovra economica. Dopo i vari tentativi di mettere mano alle pensioni ed all’età pensionabile nonché agli sprechi e privilegi della classe politica, le fortissime italiche corporazioni hanno ben pensato che fosse ora di fermare qualsivoglia tentativo di dimagrimento e liberalizzazione. E’ una finanziaria che, al solito, mette le mani in tasca agli italiani, proprio quello che il governo aveva sempre sbandierato di non fare. L’assurdo aumento di un punto dell’Iva in un momento in cui gl’italiani devono spaccare il centesimo in quattro è l’ennesima dimostrazione che in questo destra e sinistra sono uguali: taglia, taglia, hanno tagliato anche i tagli che li avrebbero dovuti interessare. Ciò comporterà chiaramente anche un forte rialzo di prezzo di moltissimi prodotti. Come se non bastasse, gli abruzzesi già pagano da 1 a 4 euro solo per il motivo di avere in mano una ricetta del proprio medico e da qualche tempo –tranne che in tre regioni - per ogni visita o esame, oltre al normale ticket, si pagano altri 10 euro. Nel 1992 Giuliano Amato, l’inventore dell’Ici, disse che si era sull’orlo del baratro e che occorreva fare un passo indietro. A distanza di vent’anni punto e a capo e vai coll’attingere a piene mani presso lavoratori dipendenti e pensionati. Siamo l’unico paese al mondo che fa un bilancio dello Stato basato non sui numeri, ma sull’ottimismo: infatti si “pensa” di incassare qualcosa dagli evasori fiscali. L’Ue ha subito affermato che, qualora questi sperati denari non arrivassero, sarebbe necessaria un’altra manovra. Per il fisco solo 34 mila contribuenti percepiscono un reddito superiore ai 300mila euro, cui sarà chiesto un contributo di solidarietà pari non al 3% ma all’1,80 grazie al gioco della detraibilità. Per quanto concerne la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione delle province, campa cavallo: occorrono leggi costituzionali e figuriamoci se gli stessi senatori e deputati segheranno il ramo su cui sono seduti. Tra poco sarà inoltre effettivo l’aumento dell’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) e si parla già di varare nuove norme che

complichino ancora di più la vita a chi voglia ricorrere dinanzi al giudice di pace. Complimenti, davvero. Molti, nella regione Abruzzo che quest’anno ha fatto una impagabile seduta il giorno di Ferragosto, fanno i capigruppo di se stessi, con la possibilità di assumere anche delle persone “di fiducia” a tempo determinato. Ovviamente, seguirà concorso apposito. Quando Prodi nel 2006 varò una manovra economica che aumentava per l’ennesima volta l’imposizione contributiva, l’allora opposizione insorse: oggi è il contrario, ma entrambi gli schieramenti pasteggiano ancora con caviale ed ostriche a cinque euro nei ristoranti del Parlamento. Qualcuno dovrà pur coprire i costi… IVAN DI NINO

Moody’s società che esegue ricerche finanziarie ed analisi su attività commerciali e governati statali. Realizza un omonimo un indice che misura la capacità di restituire i crediti ricevuti in base ad una scala standardizzata e suddivisa tra debiti a e lungo termine.

L’assurdo aumento di un punto dell’Iva in un momento in cui gl’italiani devono spaccare il centesimo in quattro è l’ennesima dimostrazione che in questo destra e sinistra sono uguali


33 ott. / 2011

PENSIONI e pensionati Cosa cambierà davvero in ambito pensioni con le modifiche della Manovra Finanziaria 2011? Il governo stima di poter ricavare dalle misure strutturali al sistema pensionistico 500 milioni di euro il primo anno di applicazione, cioè il 2013; un miliardo l’anno successivo, e poi tra 1,2 e 1,5 miliardi dal 2015 in poi. Tra le novità più importanti, si ricorda che mentre fino ad oggi per raggiungere i requisiti necessari a far maturare la pensione era possibile far valere oltre agli anni effettivi di lavoro anche il riscatto della laurea e del servizio militare, nel futuro le cose cambieranno, e per andare in pensione sarà necessario aver maturato almeno 40 anni di lavoro effettivo. L’estate 2011 è stata bollente, resa ancora più calda dalla crisi economica, che ha già inciso sulle famiglie degli italiani ed in particolare sulle fasce considerate più deboli, le famiglie monoreddito e i pensionati. Secondo le stime delle associazioni dei consumatori, la crisi peserà ancora di più in un futuro poi nemmeno tanto lontano. Gabriele e sua moglie, pensionati, raccontano che si cerca di fare buon viso a cattivo gioco, così si rinuncia al superfluo. Addio al cinema, alle vacanze, basta con le spese extra, si compra solo il necessario, cercando di fare economia con un occhio particolare alle offerte. Ci sono sempre meno soldi nelle tasche degli anziani che si trovano a fronteggiare la crisi con pensioni basse con cui stentano ad arrivare a fine mese; nei casi più fortunati ci sono i figli a dare una mano, altrimenti si cerca la quadratura del cerchio, risparmiando su tutto, spesa, abbigliamento e cibo. Berardo, un pensionato incontrato al patronato mentre attende informazioni sulla sua pensione, confessa di aver paura, è un periodo nero, non riesce a mettere da parte nemmeno un centesimo, si

preoccupa per il futuro dei figli e per i nipotini. La crisi morde dove il reddito è più basso, bisogna far fronte alle spese quotidiane e ci sono le bollette da pagare. Secondo le statistiche, il 50% dei pensionati usufruisce mensilmente di una pensione che può variare dai 500 agli 800 euro, il pensionato medio fa parte di quel ceto che viene definito come dei “nuovi poveri”. Dario, operatore addetto alle pensioni presso il patronato della Cgil, ed ex calciatore del Teramo, riassume il clima che si respira tra i pensionati, con cui ha sviluppato un rapporto di amicizia, diventando un loro punto di riferimento. Dice che avverte paura e scetticismo nei confronti di questa manovra economica. Per lui “ci sono errori madornali compiuti anni fa che si ripercuotono sui lavoratori, ma per restare al passo con l’Europa ci si deve adattare. Ciò che manca in Italia è una cassa unica a cui fare riferimento, e tutti devono andare in pensione alla stessa età, la previdenza è fatta male, l’Inps è inattiva. Le pensioni non sono la causa prima della crisi, gli errori non sono dei pensionati, ma ci sono tanti enti inutili la cui soppressione porterebbe linfa vitale nelle casse dello Stato. Allo stesso tempo, se si tagliassero le spese inutili come le auto blu o il numero eccessivo dei deputati, se si riuscisse a combattere l’evasione con più fervore o ad imporre il pagamento di una tassa come l’Ici a tutti, Vaticano compreso, si risolverebbero tanti problemi, senza la necessità di andare a toccare le pensioni”. MARIANGELA SANSONE

Ma cos’è questa crisi


focus on

Parlano i più giovani

economia, per definizione, è una scienza che studia il sistema migliore per impiegare le materie che si hanno a disposizione ma è anche l’insieme di beni di cui un territorio o una nazione dispongono. Oggi l’economia è diventata ben altro. E’ diventata il commercio del denaro stesso. Gli agenti di borsa hanno fatto del commercio del denaro una vera e propria professione. Di fronte alle domande: “Esiste realmente la crisi nella vita di ogni giorno o essa è solamente un’utopia giornalistica e televisiva? Cosa si dice dei tempi moderni?”, i teramani trovano punti di accordo. Cosa ne sarà di noi giovani? Abbiamo una testa per pensare e una voce che non abbiamo paura di usare. “L’economia attuale è basata purtroppo su un sistema capitalistico ciclico che porta inevitabilmente, per un uso scorretto delle risorse che si hanno, ad una crisi di produzione. Il sistema attuale tutela soltanto coloro che si trovano alla cima della piramide e governano il trasferimento di denaro nonché il suo commercio. Parlo delle banche, enormi container ma soprattutto grandi sedi di commercianti di banconote che, tramite il sistema degli interessi del prestito, impediscono che il flusso di denaro si fermi”- così esordisce Andrea Di Fabio, 19 anni, studente liceale, ma anche lavoratore nella sua pasticceria. Ma allora, non potendo rivoluzionare

l’intero sistema economico, come prevenire e quindi fronteggiare le cosiddette “crisi cicliche” che si verificano periodicamente? Lo studente prosegue: “Bisogna continuare a mantenere alto il lavoro, inteso non come produzione e immagazzinamento, ma come lavoro spendibile, consumabile. E soprattutto bisogna cercare di tenere a freno l’aumento dell’inflazione in modo da poter aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e quindi permettere un rapido superamento della suddetta crisi. E’ vero che essa ha prodotto precariato nel mondo del lavoro e un notevole aumento del costo della vita, ma è anche vero che per chi vuole c’è sempre qualcosa da fare e soprattutto da produrre. Insomma, chi vuole lavorare lavora”. Tra noi giovani la crisi e l’intero sistema economico non sono visti in un’ottica positiva, ma soprattutto non vengono compresi a fondo. Perché? La risposta è semplice ed evidente. Non siamo popolazione attiva, ma legata agli studi che, inesorabilmente, fermano, o meglio, ritardano l’ingresso nel mondo della produzione. Andrea aggiunge: “A far perdere interesse riguardo l’economia è anche l’enorme sfiducia che si ha intorno ai meccanismi che la regolano, in quanto essa è gestita da politici dalle vite non sempre trasparenti e sempre più coinvolti in questioni di mafia, in scandali televisivi… Essi sono sempre più simili a dei vip che si occupano di tutto tranne che di politica e di gestione

economica. Parlano del Pil e delle entrate, ma, a mio giudizio, tutti questi numeri riferiti ai guadagni di una nazione sono di fatto solo astrazioni poiché frutto di calcoli e di medie matematiche che non rispecchiano le reali condizioni delle persone che vivono in quel territorio. Dunque il prodotto interno lordo, il prodotto interno pro capite sono soltanto pura teoria, e quindi su di essa non si può basare nessuna manovra finanziaria!” A fornirci invece un parere più tecnico ed esempi vivi di quella che è la situazione economica nazionale, è un padre teramano, Gaetano Di Pietro, 54 anni, specializzato in zootecnia. “E’ il tempo della scomparsa del ceto medio. La stratificazione della popolazione non può essere più ricondotta a tre fasce, ma a due: i ricchi e i poveri. Un esempio concreto e significativo della crisi, nello specifico, teramana, è fornita dalla Caritas. Questa associazione oggigiorno vanta un incremento di pasti pari al 1500%: si è passati dai 200 ai 3000 pasti giornalieri e la mensa è frequentata da persone che, apparentemente si fa fatica a catalogare come povere. L’anno 2000 ha inoltre segnato l’avvento dei discount: se prima erano grandi centri commerciali per immigrati e malfamati, ora essi sono frequentati da circa l’80% della popolazione che non può permettersi eccessive spese e prodotti di marca. Per


35 ott. / 2011

quanto concerne invece l’amministrazione locale alcuni enti teramani non riescono a pagare stipendi e quindi costringono gli impiegati a ferie forzate. Tutti i suddetti problemi economici vanno a gravare inesorabilmente sulla vessazione esattoriale: ad esempio, per essere più diretti, anni fa fu abolita l’Ici, ma poi sono state triplicate le tasse sui rifiuti e coniate quelle riguardanti il passaggio pedonale…”. Ma ora passiamo la parola a due ragazze: Cristina Totaro ed Eleonora Di Damaso, entrambe diciassettenni frequentanti il Liceo Classico di Teramo. Dopo un’accesa discussione sostengono: “Tagli alle università, tagli alla ricerca, corruzione… cosa ci sta lasciando la vecchia generazione? Come vivremo? Dove andremo a finire? Se è veramente un nostro diritto e dovere studiare, perché l’università sta diventando ogni giorno di più una scuola per ricchi con le sue innumerevoli spese? Tasse, rincaro libri (per non includerci vitto, alloggio, o spese per eventuali viaggi) rendono irto e scomodo il nostro futuro, e spesso ci troviamo di fronte alla scelta di rinnegare la persona che desidereremmo diventare. I nostri genitori cosa non farebbero per aiutarci e per spianarci il cammino, ma noi figli ci mettiamo spesso anche una mano sulla coscienza”. Bisognerebbe curare il male alla radice: un governo accorto è sicuramente quello che riesce a prevedere a lunga scadenza le condizioni ideali per uno stato e la vita delle generazioni future. Ma noi, lo stiamo facendo?

ANNA DI PIETRO

Standard and Poor’s (S&P), società che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni. Classifica la capacità di credito usando una scala standardizzata di valutazione.

“MANOVRE” TRA LA GENTE (*) la metà del campione intervistato non si è reputato all’altezza di rispondere alle domande, perché totalmente disinformato, oppure non in grado di spiegare il significato di termini tecnici. Chiediamo agli insegnanti: La manovra finanziaria ha permesso lo slittamento della pensione. Per chi maturerà il diritto dal 1° gennaio 2012, la finestra di uscita slitterà al 1° settembre 2013. Quali saranno, secondo lei, gli effetti di questo cambiamento? Rossella Mosca, 46 anni, insegnante d’inglese. “La situazione è complessa. Penso che l’aumento dell’età pensionistica porterà a una ulteriore diminuzione dell’occupazione giovanile, il che non farà altro che alimentare il problema sociale della disoccupazione, già esistente in Italia. Penso che gli effetti siano questi: chi potrà andare in pensione un anno dopo, sicuramente lo farà. Chi non potrà, rimarrà “fregato”, poiché non percepirà la pensione fino all’anno dopo. Certo, ci si può organizzare: gli italiani sono un popolo di risparmiatori, non penso possa costituire un problema; pongo però la questione sulla moralità della cosa, poiché lo Stato potrebbe ridurre privilegi a chi ne usufruisce liberamente, piuttosto che accanirsi sulle famiglie”. Che cosa pensa invece delle “pensioni rosa” e dell’avvicinamento ai 65 anni necessari per ottenere la pensione di vecchiaia? “Penso che, come nel caso precedente, si vada ad alimentare il problema della disoccupazione giovanile, ma vorrei precisare anche che, aumentando l’età pensionistica a 65 anni, le donne pagano anche uno ‘scotto’ sulla qualità della vita: la pensione non è più una tappa necessaria nella vita di un lavoratore, in cui tirare i remi in barca e godersi la vita con la famiglia, i nipoti, gli amici. Slittando l’età pensionistica di 5 anni, infatti, si presentano i primi problemi di salute, i primi acciacchi…e questo cambia tutto perché la pensione da periodo di ‘meritato riposo’ diviene un periodo in cui dedicarsi ad altri, inevitabili, problemi.” Ai giovani: che cos’è uno spread? Federico Giannascoli, 23 anni, studente di Economia e Commercio presso l’Università

degli Studi D’Annunzio. “E’ la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi.” Parliamo d’informazione: in che modo recepisci le notizie di economia e finanza? Ti risultano chiare o poco comprensibili? “Faccio un po’ di fatica. Il problema principale, secondo me, sta nei termini che si usano. A volte non riesco a comprenderli tutti, penso che se si usassero delle parole più comuni la gente capirebbe meglio le notizie, cosa che spesso è difficile.” Quindi saresti favorevole ad un uso di termini più semplici da parte di televisione e giornali. Pensi che, capendo meglio le notizie che vengono date al tg, gli italiani si interesserebbero di più all’economia? “Penso proprio di sì. L’uso di parole comuni sarebbero comprese da un numero maggiore di persone, e non solo da chi lavora nel settore economico o finanziario.” A un esperto del settore: Luigi Di Giamberardino, 67 anni, direttore di banca in pensione. Cosa pensa della manovra economica e finanziaria? “L’esigenza di una riforma economica per garantire, entro il 2013 la parità di bilancio è un esigenza indispensabile per il nostro paese, indicata perentoriamente dalla Unione Europea e dalla BCE, dato il bisogno provvedimenti incisivi per ridurre la spesa pubblica, che è un handicap non soltanto per il nostro paese ma anche per gli altri paesi dell’Unione Europea. Non dobbiamo dimenticare che noi siamo quasi a 1900 miliardi di disavanzo, e non abbiamo assolutamente la pretesa di colmare il debito storico del nostro paese, ma quanto meno quello annuale, entro il 2013. Il Governo pensa di poter ottenere questo risultato attraverso una manovra di tagli alle spese ed aumento delle tasse. Non c’è stata invece, nella manovra, una clausola che riguardi la ripresa

Ma cos’è questa crisi


focus on della produzione e la risoluzione al problema dell’occupazione. “Questa è una grossa lacuna all’interno della manovra, poiché io credo che se non entro quest’ anno, per l’inizio dell’anno prossimo ci saranno richieste perentorie, da parte dell’Unione Europea, di provvedimenti che vanno incontro a uno sviluppo della produttività e di riflesso anche all’aumento dell’occupazione”. A proposito della lotta all’evasione fiscale? “Si parla anche della lotta all’evasione fiscale, lotta per altro voluta dal Governo e dal Parlamento, che non rileva, però, miglioramenti consistenti, in quanto bisogna vedere se saranno capaci di individuare i cosiddetti evasori fiscali, quelli che portano all’estero i soldi, a cui hanno permesso di farli rientrare con lo scudo, facendoli pagare solo il 5%, quando avrebbero dovuto pagare anche il 40%; oltretutto, successivamente, questi si ritengono anche in diritto di portarli nuovamente all’estero. Secondo il mio punto di vista, bisognava fare la cosiddetta “Patrimoniale”, sui conti che superano i 500 milioni di euro, mettere un imposta in percentuale, andando a colpire ovviamente i grandi capitalisti del nostro paese, invece che ricadere sempre sui cittadini comuni, che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese”. A una mamma: cosa rappresenta l’aumento dell’Iva, introdotta dalla manovra? Laura, 29 anni, mamma di due bambini. “L’aumento dell’Iva corrisponde ad un aumento del prezzo dei prodotti. Sono a conoscenza del fatto che non venga applicata a tutti i beni sul mercato, ma solo ad alcuni, come per esempio la benzina. Trovo che faccia parte di un aumento di tasse che gli italiani conoscono bene, poiché ogni volta che ci sono tagli da fare per la crisi economica, per le varie riforme e manovre finanziarie, quelli che ci rimettono sono sempre i consumatori”.

* dati sull’evasione fiscale 2010 (fonte Agenzia dell’Entrate) Lotta evasione: Entrate dell’Abruzzo nel 2010: incassati circa 173 milioni di euro, incremento dell’8% pari a 12,5 milioni rispetto al precedente 2009 di cui:

32 maggiori imposte accertate oltre 31,5 mln di euro; • Controlli effettuati a carico delle imprese di dimensioni medie e medio/ piccole, l’ausilio degli Studi di settore : circa 325 milioni di maggiori imposte accertate

Versamenti diretti 101,9 milioni di euro Riscossioni da ruolo 71,1 milioni di euro Totale 173 milioni di euro In sintesi: . somme riscosse a seguito dell’azione di contrasto : . incremento dei versamenti diretti di circa il 28,6% (da 79 milioni del 2009 a circa 102 milioni di euro) . decremento delle somme riscosse a mezzo ruolo (da 81,4 milioni a 71 milioni di euro); . numero complessivo dei controlli effettuati, (incremento in tutta la regione, ad eccezione dell’area aquilana : 17.562 (+ 1.500 rispetto al 2009), maggiori imposte accertate : € 412.211.625; • Controlli nel settore delle imprese di grandi dimensioni (con ammontare di

• Persone fisiche (accertamento sintetico) 1.222 contestazioni per maggiori imposte: circa 12 milioni di euro; • Indagini finanziarie: 324 accertamenti ai fini II.DD, IVA e IRA maggiore imposta accertata euro 23.638.657, con oltre il 200% sui risultati dell’anno 2009; • Task-force Antifrode : maggiore imposta accertato IVA constatata di 13,4 milioni di euro rilievi imposte dirette euro 44,7 mln • Le indebite compensazioni tra debiti e crediti d’imposta: maggior imposta Iva a debito accertata di circa 68,3 milioni di euro minor credito IVA accertato di circa 29 milioni di euro.

Distribuzione degli accertamenti Imposte Dirette IVA e Irap per tipologia di contribuente Numero Accertamenti

JESSICA PAVONE

L’uso di parole comuni sarebbero comprese da un numero maggiore di persone, e non solo da chi lavora nel settore economico o finanziario

ricavi superiore a 100 milioni di euro) :

Maggiori Imposte Accertate

Grandi contribuenti

32

Imprese di medie dimensioni

426

118 milioni di euro

Imprese di piccole dimensioni Lavoro autonomo

5.604

207 milioni di euro

Persone fisiche Totale accertamenti eseguiti

31,5 milioni di euro

11.500

55,7 milioni di euro

17.562

412,2 milioni di euro

enti non profit : 41interventi specifici 2010 (quota mai fino a ora raggiunta) 4 milioni di euro di base imponibile e 435 mila euro di Iva non versata.

Ma cos’è questa crisi




39 ott. / 2011

“Sagra sagrarum” (a pane e…acqua) timologicamente il sostantivo è molto legato alle festività religiose o “cose sacre”. Era, infatti, proprio durante tali celebrazioni che si dava adito a banchetti e/o a libagioni, in onore di divinità o di santi patroni. In queste occasioni non mancavano le fiere, anzi è difficile dire se siano state queste ultime a generare le prime o viceversa. Poco conta, però: l’importante è osservare che le due celebrazioni erano quasi sempre accoppiate. Oggi, si ha l’impressione che le sagre, pur proliferando in maniera smisurata, siano fine a se stesse o legate alla sola vendita del prodotto che si consuma. In provincia di Teramo non c’è borgo o contrada che ormai non abbia la propria sagra. A volte, ai soli fini consumistici, se ne trovano di tutti i tipi (del maiale, della salsiccia, della capra, del coniglio, del cinghiale, delle rane, del baccalà, del pesce, delle vongole, del tartufo, della pizza, delle olive, dei diversi tipi di pasta, ecc. ), spesso per nulla collegati al territorio. Esattamente 30 anni fa, a Corropoli, nacque la prima

vera sagra moderna: “Mostra - Mercato dell’artigianato, dei piatti tipici, dell’hobby” non solo locale ma, secondo lo spirito delle fiere medioevali, anche dall’America Latina. Una statistica del 1996, rilevava la presenza di circa 20.475 visitatori in 9 giorni, cui seguivano 5 giorni di rassegna folkloristica internazionale. Le due manifestazioni, a loro volta, erano precedute, e lo sono ancora, dal “Palio delle Botti” e dal Corteo della “Pentecoste Celestiniana”. All’interno dei 9 giorni di sagra, accompagnati da interventi di esperti di letteratura,arte, storia, musica ecc., si svolge un altro convegno: “Borgo vivo” che, sembra avere un alto significato di promozione dei prodotti agro-alimentari locali, coniugando insieme arte, gastronomia, folclore, artigianato. Durante il periodo estivo le sagre non si contano. Alcune cercano di proporre una cultura del territorio, altre invece mirano ad attirare solo turisti. Molti standisti, infatti,

offrono gli stessi prodotti in più parti e sono diventati una specie di ambulanti estivi. Avrei in mente di proporre, per le sagre, due alimenti, cui, di sicuro, nessuno ha mai pensato. Indubbiamente non renderebbero al sottoscritto alcun profitto, anzi una pesantissima perdita, però mi gioco tutto. 1) In un verde prato con la musica di un ruscello che scorre dolcemente, sotto grandi alberi, offrirei a tutti i convenuti, dopo aver parlato delle caratteristiche e dei benefici, bicchieri e bottiglie (tutto riciclabile) di diversi tipi di “acqua”. Sarebbe veramente l’unica “sagra dell’acqua”. 2) L’altro prodotto, che tutti apprezzano e degustano spesso con somma soddisfazione, anche se la grande distribuzione lo ha reso meno buono e genuino, è il pane. Che bella accoppiata: la “Sagra del pane e dell’acqua”, vera sagra delle sagre! MICHELE CILIBERTI


40 0tt. 2011

TERAMO CHE FU: Porta Romana

Vico degli Ulivi

Corso Porta Romana

al 1826 la porta urbis posta a sud-ovest della cinta muraria della città non c’è più. Il Corso di porta Romana ne cita il ricordo. Il traffico di macchine non rassicura il senso profondo, sapienziale di questa strada. Sono rare ormai le caratteristiche tangibili di un background antico. Ci vorrebbe un rammentatore di concretezza, un poeta archeologo che cercasse le tracce più stanche della storia della nostra Teramo e le riformulasse. La nostalgia fa da capofila quando per mezzo della carta stampata, delle foto e delle cartoline ritorniamo alla metà del XIX secolo sul pavimento lastricato di quel corso che fu rinominato “Stradone di San Domenico” in onore dell’omonimo convento trecentesco che fiancheggia la via. Entrando da porta Romana, sulla destra c’era un edificio bianco con un balconcino che apparteneva alla famiglia Nardi e dirimpetto gli corrispondeva il portale

La nostalgia fa da capofila quando per mezzo della carta stampata, delle foto e delle cartoline ritorniamo alla metà del XIX secolo sul pavimento lastricato di quel corso che fu rinominato “Stradone di San Domenico”

cinquecentesco delle case Rozzi. Dalle finestre di quelle due dimore, il noto fotografo Gianfrancesco Nardi salutava la sua sposa Filomena Rozzi e la prese in moglie nel 1861. A metà della via sporgeva l’angolo della casa medievale “A lo parlare agi mesura” demolita nel 1928; più distante c’era la cosiddetta “casa col 1475”. Sullo sfondo sorgeva la cappella di Santa Maria del Riparo, amatissima dalle popolazioni del quartiere. L’intero isolato si estinse nel secondo dopoguerra in vista della costruzione delle case popolari. Ancora restano, se li apprezziamo, setti di mura fatti di pietre grezze adoperate nella maggior parte delle costruzioni medioevali teramane. Su talune di esse gli studiosi leggono le tracce di combustione che probabilmente furono causate dagli incendi e dagli assedi che gravarono sulla città in epoche remotissime. La scoperta di reperti sotto gli intonaci moderni contribuiscono alla misura del passato. Ciò ci consente di progettare il futuro. GIUSEPPINA MICHINI


41 ott. / 2011

“La mia grande occasione” Il teramano Luca Marconi strega l’Arena di Verona nel musical “Notre-Dame de Paris” Nemo profeta in patria”, dicevano i latini. Prendiamo per esempio il caso di Luca Marconi, 26enne teramano, una lunga gavetta artistica alle spalle nonostante la giovane età. Il cantanteattore ha debuttato a settembre all’Arena di Verona con il musical “Notre-Dame de Paris”, per la regia di Gilles Maheu, testi

di Pasquale Panella e musiche di Riccardo Cocciante. Non il primo teramano a calcare uno dei palchi più ambiti, a dire la verità. Già il 18 luglio di quest’anno su quel palco era salita la band teramana degli Ex.Wave per aprire il concerto dei Deep Purple. Chapeau. Tornando a noi, Luca ha vestito i panni del personaggio narratore Gringoire, uno dei sette protagonisti dell’opera di Victor Hugo, con il gravoso compito di aprire l’intera opera, introducendo con la sua voce

tenorile la drammatica storia di Quasimodo, il gobbo del campanile, ambientata nella Parigi gotica del 1482. “Pochi secondi prima di entrare in scena per la prima delle tre date – racconta il cantante teramano con un pizzico di tremore nella voce – ricordo il brusio chiassoso dei dieci mila spettatori fattosi improvvisamente silenzio granitico allo spegnersi delle luci. Ho calcato la scena con il cuore in gola, ho chiuso per un istante gli occhi e ho iniziato a cantare con tutto


42 0tt. 2011

Questa è senza ombra di dubbio la mia grande occasione me stesso. Da lì in poi sono andato dritto come un treno, fortunatamente senza intoppi. Una sensazione che difficilmente potrò dimenticare”. Il musical prodotto da David Zard, o come preferisce definirlo lo stesso Cocciante “opera popolare”, è senza alcun ombra di dubbio uno dei più grandi successi di questa stagione teatrale, in Italia come all’estero. Dopo la prima al teatro Regio di Parma, dal 28 settembre al 9 ottobre, l’opera sarà di scena al Teatro Arcimboldi di Milano. E poi altre località, altre date che inaugureranno Luca Marconi un nuovo tour invernale. “Questa è senza ombra di dubbio la mia grande occasione – ammette con un pizzico di imbarazzo Luca – . La mia prima esperienza nel ‘giro che conta’. Il Notre-Dame che stiamo portando in giro nei migliori teatri italiani è spettacolare sotto ogni punto di

vista, scenografico e musicale. Ogni volta che interpreto ‘Luna’, l’aria sul finire del secondo atto, sento che qualcosa in me viene fuori: è sicuramente il momento in cui il mio personaggio narrante entra nella storia, ed è anche quello che preferisco. Un personaggio, Gringoire, che ho apprezzato molto, proprio per il suo essere comunicativo con il pubblico. Un ruolo che mi ha messo a dura prova, ma che mi ha permesso di coniugare al meglio le mie doti vocali con quelle più recitative. E pensare che inizialmente, dopo i provini sostenuti a Napoli e poi Roma, venni scartato, salvo poi essere richiamato in ultimo per entrare a far parte di questo cast di incredibili professionisti! Strano come io, l’ultimo arrivato, sia anche stato il primo a salire sul palco, per via del ruolo che interpreto. I casi della vita. Al di là di tutto, mi piacerebbe fondare una band per incidere un disco di stampo hard rock inglese, mio genere di riferimento da sempre. Spero davvero di poter realizzare questo progetto. Tra un impegno e l’altro, non smetterò di provarci.” RAUL RICCI


43 ott. / 2011

Ricordo di Piero Tempesti

L’ASTRONOMO INDIMENTICATO Già direttore dell’Osservatorio di Collurania recentemente scomparso All’alba del 28 agosto ci ha lasciato Piero Tempesti, aveva 94 anni. Per chi non lo avesse conosciuto, ricordo che a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 è stato ricercatore dell’Osservatorio di Collurania, con l’incarico di svolgere le funzioni di direttore. Fu tra i pionieri della fotometria fotoelettrica in Italia. Grazie alle sue accurate osservazioni della NovaCygni, effettuate a Teramo nel 1975 con lo storico telescopio rifrattore Cooke, scoprì delle fluttuazioni di corto periodo nella curva di luce, successivamente interpretate come dovute al moto di un sistema binario molto stretto, composto da una stella gigante rossa e una nana bianca. Questa misura fu una pietra miliare per lo studio di importanti fenomeni astrofisici, che oggi sappiamo essere generati dal trasferimento di materia dalla gigante rossa alla più compatta nana bianca. Tra questi fenomeni, oltre alle Nove, annoveriamo le supernove di tipo Ia, le variabili cataclismiche e i cosiddetti soft X-raybinaries. In tutti questi casi, la stretta interazione gravitazionale tra le due stelle compagne genera fenomeni violenti osservabili in tutte le bande dello spettro elettromagnetico, dal radio ai raggi gamma. Negli anni trascorsi a Teramo, Tempesti fu promotore di importanti iniziative culturali. Presidente del centro culturale Antonio Gramsci, fu consigliere comunale eletto come indipendente nelle liste del Pci. Nel 2006 il consiglio comunale di Teramo lo ha insignito della cittadinanza onoraria (il discorso che il prof. Tempesti tenne in municipio durante la cerimonia può essere letto sul sito web dell’osservatorio www.oa-teramo.inaf.it). Tempesti era stato per l’ultima volta nostro ospite soltanto lo scorso luglio. Durante la sua permanenza a Teramo aveva lavorato al suo ultimo contributo scientifico, una rassegna storica della moderna cosmologia. Pur non essendosi mai direttamente occupato di questo

settore della moderna astrofisica, era stato tuttavia testimone delle principali tappe dello sviluppo di questa importante disciplina scientifica, dalla scoperta della radiazione di fondo (1956) fino a quella recente dell’accelerazione dell’espansione cosmica (1999). Questo lavoro sarà a breve pubblicato a cura dell’Osservatorio di Collurania. Per tutti noi Piero è stato un esempio di impegno e coerenza scientifica, culturale e sociale. Con lui se ne va l’ultimo rappresentante di un’epoca storica dell’Astronomia italiana, che ormai ben pochi conoscono e che invece dovrebbe essere ricordata alle nuove generazioni di scienziati. Anche quest’anno grosso successo ha riscosso l’iniziativa “notti a Collurania”. Tutti i martedì notte, da luglio a settembre, l’Osservatorio è stato aperto al pubblico per conferenze e osservazioni astronomiche. Il 23 settembre, si è svolta presso il parco della scienza la “notte dei ricercatori”. Gli scienziati dell’osservatorio astronomico, in collaborazione con i colleghi dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, hanno incontrato un vasto pubblico che ha potuto partecipare alle molte iniziative previste. E’ stata questa un’utile occasione per ribadire ancora una volta l’importanza della ricerca per il rilancio economico del nostro paese e del mondo intero e la follia di quei governi che tagliano indiscriminatamente il finanziamento dei progetti e i posti per i giovani talenti, invece di investire in questo settore strategico. La prossima iniziativa pubblica è prevista per l’8 ottobre in occasione del “Moon watch party: la notte della luna”, in collaborazione con la NASA (informazioni su www.oa-teramo.inaf.it).

OSCAR STRANIERO DIRETTORE INAF - OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TERAMO


44 0tt. 2011


a cura di Ivan Di Nino


46 0tt. 2011

Basket

Una passione, una vita Incontro con Alessandro Ramagli coach della Banca Tercas Teramo

coach Ramagli

un tipo tosto, apparentemente duro, il coach Alessandro Ramagli della Banca Tercas Teramo di basket. C’è la consapevolezza che è il “primo”, l’eventuale agnello sacrificale se le cose dovessero andar male. Accetta di buon grado il suo ruolo con uno sguardo quasi malinconico, ma anche fermo, quasi a voler intimorire l’interlocutore, come se sapesse che deve proteggere il team. Sposato, due bambini, con un accento toscano appena accennato. Nella sua Livorno ha capito a nove anni che il basket non sarebbe stato un hobby: “Dopo aver giocato, ho cominciato ad allenare facendo il vice di Claudio Bianchi nella Libertas Livorno. Nel frattempo ho anche insegnato nelle scuole. E’ stato uno scoprire giorno dopo giorno che la mia non sarebbe stata una semplice passione”. Diventa head-coach della Don Bosco e nel dicembre 1999 subentra a Michelini come allenatore del Livorno Basket, portando la squadra dagli ultimi posti ai primi. Comincia il girovagare per la penisola: sei anni a Biella (2000-2006) dove raggiunge i play-off due volte, poi sulla gloriosa panchina della Scavolini Pesaro, ottenendo una promozione.

Nel 2007 viene ingaggiato dalla prestigiosa fisica, l’avvicinamento dei giovani”. Benetton Treviso, ma dopo 8 sconfitte su Come si trova nel palazzetto di 10 gare lascia l’incarico. Perché a pagare Scapriano? “Piccolo ma funzionale. Certo, è sempre l’allenatore? “Se la società crede il futuro va visto non solo in una prospettiva nel progetto che si è impostato è bene difendere sportiva: uno nuovo potrebbe servire anche alla l’allenatore, ma se alle prime difficoltà subito concertistica ed alle conventions”. serve un capro espiatorio, di solito è lui che Il Teramo basket è stato salvato dalla Wild paga per tutti. Basta vedere quello che succede Card, cioè la possibilità della penultima squadra di A1 di pagare con 500.000 euro la nel calcio. A volte occorre tempo”. Dopo aver allenato la Trendwalker di Reggio sua “sostituta” proveniente dalla A2. Emilia, nel novembre 2010 arriva a Teramo. Da buon toscano schietto il coach Scopritore di talenti –Soragna, Carraretto, non usa mezzi termini: “La wild card, così Michelori e tanti altri- è stato anche come concepita, è un’aberrazione. Negli Usa è data a squadre che, pur non avendo fatto allenatore della nazionale Under 18. Lo sport italiano fa abbastanza per i un anno agonistico buono, possono salvarsi giovani? “In realtà stiamo insegnando poco; le se garantiscono investimenti sullo sport, sul società del professionismo non hanno appeal palazzetto stesso, sulla media di spettatori e e manca il ricambio generazionale. Le quote devono dimostrarlo con i bilanci e le opere. Occorrerebbe quanto obbligatorie sono solo meno un ranking un palliativo e non degli ultimi tre anni di servono”. questi profili, cosicché L’Italia è uscita “ In realtà stiamo anche una squadra che al primo turno insegnando poco; incappi in una stagione degli Europei. le società del storta potrebbe lo Perché? “Avevamo stesso salvarsi”. una buona squadra professionismo Un pronostico e il miglior allenatore non hanno appeal per la stagione: –Pianigiani -, ma lo “Sicuramente Milano e stare poco insieme e manca il ricambio Siena”. non contribuisce di generazionale. Per noi qual è certo all’amalgama. Le quote obbligatorie la prospettiva? Contrariamente a “Stiamo crescendo e quanto detto non sono solo un cresceremo, bisogna buttiamo tutto quello palliativo e non trovare una identità. che è stato fatto, e Abbiamo buona qualità ripartiamo da questa servono ” e struttura fisica, ma prestazione, anche se servirà anche l’aiuto del deficitaria. Certo, siamo pubblico!” arrivati agli europei solo perché c’è stato un allargamento delle squadre Quest’anno il Teramo basket vede tre ritorni - Amoroso, Cerella e Brandon da 16 a 24”. Lo sport può fare a meno della politica? Brown - tre conferme -Fultz, Polonara e “In generale no, purché sia una politica seria; Lulli - e quattro nuovi -Dee Brown, Johnson, certo occorre distinguere tra il professionismo e Borisov e Green. il dilettantismo. Per i dilettanti è necessario che La squadra è sicuramente buona, ora al la politica sia vicina allo sport nell’accezione campo l’ardua sentenza. più ampia: cercare di allargare il più possibile la base, l’invito a praticare sempre dell’attività IVAN DI NINO


47 ott. / 2011

Pallanuoto Teramo

Abissi Di Luce in vasca Per chi guarda da bordo vasca non sappiamo in quali abissi di luce i nuotatori s’immergano e riemergano in poche frazioni di secondo, con l’acqua che schiaffeggia sonoramente il volto. Più forte si va e più sberle si prendono. I pallanuotisti assommano le doti del nuoto a quella dei giocolieri della palla. Alcuni di questi sono poi particolarmente abili, tanto da vincere trofei. L’Olimpia nuoto Teramo si è infatti aggiudicata la quarta edizione del Torneo Interamnia Waterpolo battendo in finale 5-3 i “cugini” sanbenedettesi della Delphinia. I ragazzi guidati dal coach Stefano di Pompei e dal capitano Stefano Coccagna hanno “usufruito” della presenza di Carlo Di Fulvio, giocatore di serie B in prestito; mancavano invece due ‘colonne’ teramane come Ermanno Sciarra e Stefano Scipioni. La manifestazione ha visto la partecipazione di cinque squadre-Pallanuoto Napoli, Sulmona, Ascoli, San Benedetto e Teramo.

La Delphinia aveva vinto a mani basse le tre precedenti edizioni ed anche nei primi due quarti erano in vantaggio per 3-2. I marchigiani non facevano però i conti con Luigi Sassi, autore di una tripletta nell’ultimo quarto che consegnava partita e trofeo a Teramo. Ovviamente contentissimo della vittoria il presidente Gianfranco Careddu, e soddisfatto l’organizzatore Giuliano Ciccocelli : “Nonostante alcune defezioni dell’ultima ora, quest’anno il torneo è riuscito perfettamente. Siamo molto felici di aver portato per il quarto anno di fila la pallanuoto ‘che conta’ anche tra le nostre amate mura cittadine. L’amore per questo sport e per la nostra città ci spingerà anche in futuro ad organizzare altre splendide edizioni del torneo come quella appena conclusasi, consci di esser diventati agli occhi della pallanuoto regionale e non solo un esempio da seguire per promuovere

questo sport”. Teatro della sfida è stata la piscina olimpionica presso il centro sportivo “Acquaviva”. In molti vorrebbero vedere tale sito aperto non solo in luglio e agosto; tuttavia, passato l’entusiasmo dei primi anni, le presenze dei paganti bagnanti quotidiani cominciano a calare decisamente, mentre l’Olimpia Nuoto non ha un posto dove allenarsi! La piscina coperta non è infatti adeguata per la pallanuoto. Alla proposta di coprirla con un tendone nei mesi freddi, dotandola di spogliatoi per consentire a chi voglia praticare anche d’inverno questo magnifico sport le giunte comunali che si sono susseguite hanno recitato il solito rosario: non ci sono i fondi. Amen. IVAN DI NINO


48 0tt. 2011

A CURA DI

Trenta minuti di tempo e ... i bambini si scatenano uanto dura la pazienza dei bambini in viaggio? Circa mezz’ora. No, non sono i nostri figli a vivere particolarmente male l’auto e a dimostrarlo ci pensa stavolta uno studio britannico commissionato da Peugeot. I primi segnali sono evidenti, occhio quindi allo scattare delle fatidiche domande: “Siamo arrivati?”; o peggio: “Quanto manca?”. Il risultato, “ahivoi” che siete detentori di prole al seguito, non lascia scampo. La pazienza dei bambini all’interno di un’automobile ha una durata di circa trenta minuti, trascorsi i quali: l’inferno. Pianti, dispetti d’ogni tipo, litigi e discussioni: questo il panorama delle attività preferite dai pargoli trascorsa la prima mezz’ora di viaggio. Una reazione spiegata e giustificata da qualsiasi psicologo e da addebitarsi al permanere dei piccoli per molto tempo in un luogo sacrificato: è il minimo che si annoino, quindi che fare?

Iniziamo con quello che “non” dobbiamo fare! Mentire non servirà, anzi, creerà diffidenza da parte dei bambini nei vostri confronti. Inutile affermare con solenne fermezza quanto “manchi poco” prima ancora di uscire dal casello di Milano Sud se la destinazione prevista è il mare blu della Calabria! Altra cosa da evitare è “comprare il silenzio”. Molti genitori approfittano infatti delle soste in Autogrill per riempire i bimbi di giocattoli e dolciumi d’ogni tipo. Sbagliato: l’autonomia che ci concederanno sarà breve ed il rischio sarà quello di arrivare a destinazione con figli “appesantiti” di 10 Kg! Ammesso che un sacrosanto “mal di pancia” causato dalle mille caramelle in dotazione non abbia già interrotto il nostro viaggio! Meglio quindi organizzarsi prima di partire. Il segreto è non far annoiare i bambini e per questo potremmo organizzare giochi che consentano di far volare il tempo.

ALESSIO MACALUSO

La pazienza dei bambini all’interno di un’automobile ha una durata di circa trenta minuti, trascorsi i quali: l’inferno. Pianti, dispetti d’ogni tipo, litigi e discussioni


49 ott. / 2011

Benzina al posto del gasolio o viceversa? Probabilmente è l’incubo peggiore degli automobilisti: sbagliare carburante. Rischiano di essere infatti molto gravi le conseguenze che un rifornimento errato (gasolio in un motore a benzina o viceversa) possono cagionare ad un motore. Ad ogni modo l’errore o la distrazione è sempre dietro l’angolo ed anche se nella maggioranza dei casi ci si rende immediatamente conto dell’errore, interrompendo l’erogazione del carburante sbagliato minimizzando i danni, vediamo comunque alcuni consigli pratici su come comportarsi in caso di “svista”. Diesel nel motore benzina E’ il caso meno grave, ma da non sottovalutare. Infatti, con la composizione del gasolio più oleosa rispetto alla benzina, si avrà una combustione diversa e meno efficace nel motore che in alcuni può addirittura comprometterne l’accensione. Come comportarsi? Nell’eventualità che la quantità di carburante Diesel sia minima, è sufficiente effettuare subito un “pieno” di benzina, per poi ripetere l’operazione prima di arrivare a metà serbatoio. Nel caso si sia invece riempito completamente il serbatoio,

allora l’unica scelta a nostra disposizione è farlo svuotare e pulire e solo allora fare il

A CURA DI

“pieno” corretto. E’ probabile che il motore “scoppietti” e faccia un po’ di fumo, ma alla fine si potrà ripartire tranquillamente. Benzina nel motore Diesel Il caso più sfortunato, in quanto immettere benzina in un motore a gasolio può causare danni ben più gravi, persino irreversibili. Questo a causa della composizione non oleosa della benzina che ferma il procedimento di lubrificazione danneggiando le parti metalliche, il sistema d’iniezione e la pompa. In casi come questo di alternative ne abbiamo poche: nella fortunata ipotesi non si abbia già “rotto” il motore (bastano già pochi chilometri, quindi è indispensabile farsi trainare in un’officina!), bisognerà ovviamente aspirare la benzina dal serbatoio, ma anche ricontrollare tutte le parti interessate: sistema d’iniezione, guarnizioni, filtri etc. A tal riguardo è molto probabile che si debba anche sostituire il FAP (filtro anti-particolato), dato che bruciando benzina avrà operato a temperature molto al di sopra dei propri valori massimi. EMILIANO CARETTI


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Codice… animale sez. Teramo

A CURA DI

La storia del cane chiamato “Pilo”

MARINA GROSSI*

egli ultimi anni è stata finalmente ratificata una serie di provvedimenti riguardanti la legislazione animale. Già nel 1961 il Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione affermava:“non si può tuttavia considerarli (gli animali) come cose, ma creature sensibili..si pone.. in corrispondenza ai diritti degli animali, una somma di doveri per gli uomini, considerati singolarmente e ..nello Stato”. Frutto, seppur ancora parziale, di questa nuova prospettiva è l’articolo numero 2 dell’ Accordo Stato Regioni del 6 -02-2003 che sancisce i doveri del “detentore” degli animali da compagnia:” a) rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica adeguata; b) assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere fisico e etologico; c) consentirgli un’ adeguata possibilità di esercizio fisico; d) prendere ogni possibile precauzione per impedirne la fuga; e) garantire la tutela di terzi da aggressioni; f) assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora degli animali”. Di certo non si tratta ancora della piramide di Maswlov, ma per moltissimi animali presenti sul territorio italiano sarebbe un gran salto di qualità l’applicazione capillare di questa normativa. Rispetto ai cani

l’art. 2052 del codice civile sancisce che bisogna d) acquisire un cane assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche nonché’ sulle norme in vigore; e) assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle specifiche esigenze di convivenza con persone e animali rispetto al contesto in cui vive. Questi due punti mettono il luce la necessità di avere un proprietario consapevole della serietà del suo ruolo e rispettoso degli altri. Serietà, poi, che deve durare tutta la vita! L’art. 727 del codice penale sull’abbandono di animali, infatti, recita: “chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”. Le leggi ci sono, ora è necessaria una presa di consapevolezza da parte dei cittadini della loro esistenza per garantirne una corretta applicazione. Nel prossimo numero di PrimaPagina interverranno dei veri e propri specialisti nel settore che ci aiuteranno a capire a chi rivolgerci in caso di maltrattamento o di reati verso gli animali. *(ISTRUTTORE CSEN CONI ) WWW.DOGPEOPLE.IT

ED EDUCATORE CINOFILO

Sapete perché questo cane si chiama Pilo? Il nome racconta la sua storia. Pilo ha più di 16 anni, l’età esatta dei cani abbandonati non la sa nessuno, ma quando fu portato da una volontaria al canile era piccolo, deforme per la carenza di cibo e, soprattutto, senza neanche un pelo, o meglio un “pilo”… da ciò il suo nome! Il cucciolo era stato trovato, nascosto nella stalla, da un contadino. Il contadino in questione, infastidito, dalla presenza di PILO, lo caricò sulla carriola con cui trasportava il letame e lo buttò nella discarica, senza crearsi scrupoli! In quel posto c’era solo quella “casa”, per cui, il cagnolino, nel tentativo di sopravvivere, ritornò per ben tre volte nella stalla. Tutte le volte fu riportato alla discarica. Durante l’ultimo viaggio, il cucciolo fu notato da una nostra amica, che chiese spiegazioni. La risposta fu che non si aveva il coraggio di sopprimere quel cane, che sicuramente “portava delle malattie” e che quindi lo si allontanava sistematicamente! Fu così che Pilo è entrato a far parte della ns. famiglia. Grazie a tutti a nome di Pilo, soprattutto agli amici a distanza che hanno provveduto al suo mantenimento. legadelcane.teramo@hotmail.it tel. 340 1482084


51 ott. / 2011

Per la mediazione sarebbe auspicabile, accanto ad una presa d’atto di una rivoluzione che -volente o dolente - deve essere accettata, anche la attiva partecipazione dell’Avvocatura

* Mediazione quando ... Dal 21 marzo 2011 la mediazione è obbligatoria nei casi di una controversia in materia di: • diritti reali • divisione • successioni ereditarie • patti di famiglia • locazione • comodato • affitto di aziende • risarcimento danni da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, • contratti assicurativi, bancari e finanziari. L’obbligatorietà per le numerosissime controversie in materia di condominio e risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti è stata differita al 20 marzo 2012 per consentire un avvio graduale del meccanismo.

Mediazione e Avvocatura A CURA DI

GIANFRANCO PUCA*

all’entrata in vigore (21 marzo 2011) dell’obbligatorietà della mediazione civile per determinate materie possiamo rilevare, esaminando le informazioni diffuse dal Ministero della Giustizia, un dato abbastanza interessante: se, da un lato, molti non accettano l’invito della controparte a partecipare all’incontro di mediazione, da altro lato, quando l’invito è accettato e ci si siede “intorno ad un tavolo”, nella grande maggioranza dei casi ci si alzerà con una stretta di mano ed un accordo. Se, quindi, per circa il 69% delle mediazioni non vi è l’adesione di una parte (rendendo impossibile, quindi, il raggiungimento dell’accordo) per il restante 30,83 % di mediazioni in cui entrambe le parti si presentano dinanzi al mediatore, una percentuale rilevante del 70,91 % si conclude con un verbale di mediazione positiva, realizzata mediante il raggiungimento di un accordo. Non è facile dire se tale risultato sia un successo o meno e se, eventualmente, tale successo (o meno) sia addebitabile alla figura del Mediatore (che nel 60% dei casi è un Avvocato) ma, comunque, sarà solo il tempo (e il numero di mediazioni positive) a stabilirlo. Però appare possibile rilevare oggettivamente come le reazioni degli operatori del diritto sono state varie, passando dalla avversità assoluta da parte di molti avvocati, alla nascita di iniziative imprenditoriali per la mediazione e la formazione. Quindi -da una parte- il

mercato è stato in grado si individuare nuove forme di guadagno e -dall’altra parecategorie professionali si sono sentite (o sono) dequalificate. Il legislatore, comunque, va avanti con la sua riforma e, da ultimo, con il decreto del Ministro della Giustizia del 6 luglio 2011, n. 145, entrato in vigore il 26 agosto 2011, sono state introdotte alcune innovazioni. Le principali sono: la richiesta di coerenza tra formazione accademica / esperienza del mediatore e l’oggetto della controversia affidata al suo intervento; l’obbligo per i mediatori, nell’arco di un biennio, di seguire come uditori 20 mediazioni presso un organismo diverso da quello di appartenenza (che si aggiunge alle 18 ore di aggiornamento teorico presso il proprio organismo, già prescritte); la revisione delle tariffe dei compensi dei mediatori nei casi di mancata partecipazione alla procedura della parte invitata. Per la mediazione sarebbe auspicabile, accanto ad una presa d’atto di una rivoluzione che -volente o dolente deve essere accettata, anche la attiva partecipazione dell’Avvocatura – anche in chiave o funzione organizzativa e/o imprenditoriale – vale a dire dell’unico soggetto che, accanto alla Magistratura, è in grado di comprendere le problematiche del processo civile e le eventuali soluzioni, in quanto “vive” ogni giorno i problemi del cittadino che “chiede giustizia” per i suoi piccoli o grandi problemi personali o familiari. *AVVOCATO E MEDIATORE PROFESSIONISTA


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a distanza generazionale è ulteriormente aumentata ed è molto difficile per molti genitori dialogare e comprendere le nuove istanze giovanili. Non ci si riconosce, si evitano i loro problemi, ci si oppone acriticamente e spesso con violenza alla loro inerzia, finché non ci si trova impotenti e impreparati di fronte ad un disturbo del comportamento alimentare, tra l’altro, senza sapere che fare e dove andare perché i servizi in grado di offrire risposte professionali integrate sono insufficienti. E, tuttavia, assolutamente logico che ad una società liquida, senza valori e senza prospettive, in cui non si riesce a contenere più nulla, faccia da specchio una gioventù passiva e sbandata a cui non sono state date dalla vecchia generazione le coordinate del divenire. Non potendo procedere verso il ricambio generazionale, perché tutto sembra bloccarsi al loro passaggio (scuola, università, lavoro, famiglia ecc) non hanno altra alternativa, se non quella di rallentare la crescita. Le passioni sono spente perché si registra l’impotenza di qualsiasi azione o iniziativa meritoria. Hanno imparato dai grandi che il merito non conta più, vivono tappati in casa, impregnati dal pessimismo e dall’insoddisfazione dei familiari. Assistono impassibili ai conflitti quotidiani di genitori ansiogeni e spesso assenti, preoccupati

ADOLESCENTI: confusi e senza passioni ? A CURA DI

esclusivamente di gestire una routine impregnata di cieco individualismo.Si arriva all’incredibile situazione di essere, di fatto, orfani di genitori viventi. Oltre alla perdita della speranza del merito, quale elemento di riscatto (tanto conta solo la raccomandazione!), questi giovani sono costantemente circondati da oggetti non richiesti e non desiderati e bombardati da messaggi devianti che ne destabilizzano l’autopercezione. Se non è più il merito a portare in auge le persone, è probabile che il successo sia legato alla magrezza… Ecco, dunque, che il mito della magrezza, sostenuto pesantemente dalla pubblicità di una televisione spazzatura, con cui i giovani sono costretti ad interagire per mancanza di interlocutori umani, diventa per molti la meta e l’ossessione. E’ praticamente generalizzato tra le adolescenti, ma sempre di più anche tra gli adolescenti, il ricorso alle diete prima come strumento per controllare il cibo e il corpo, poi come strumento di distacco e di potere per

PAOLO DE CRISTOFARO*

controllare le dinamiche relazionali intra ed extrafamigliari. Tali percorsi, che spesso sfociano in un disturbo alimentare, per alcuni rappresenta un doloroso percorso interiore per darsi tempo e per ridefinire se stessi, per altri è un modo per richiamare attenzione su un corpo malato o che ingrassa. Il disturbo alimentare sta diventando, al giorno d’oggi, un passaggio critico nel percorso di crescita dell’adolescente, è per questo che il lavoro che portiamo avanti da molti anni è fondamentale, da una parte per accogliere e seguire i ragazzi durante la difficile ricerca di un’identità corporea e di un sogno per vivere, dall’altra per aiutare le famiglie ad esercitare i ruoli genitoriali con autorità e autorevolezza. Solo così, la cura dei disturbi alimentari risulta efficace ed evita i circuiti ossessivi della malattia. *CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE DI FISIOPATOLOGIA DELLA NUTRIZIONE PRESIDIO DI GIULIANOVA, ASL TERAMO


55 ott. / 2011

Iceberg Celiachia La celiachia ha rappresentato negli ultimi anni la patologia che più di ogni altra è stata oggetto di un enorme incremento di interesse, ricerca, diagnosi, conoscenza medica e impatto sociale. Il cambiamento dei dati epidemiologici ci aiuta a capire quanto sia rilevante questa problematica se si pensa che la celiachia, nelle varie popolazioni, solo dieci anni fa veniva individuata raramente (circa un caso ogni 10000), mentre oggi ha una prevalenza attorno all’1% e che, solo in Italia, vengono diagnosticati più di 20.000 pazienti/anno. Quello che ancora oggi viene definito “ICEBERG CELIACO” non è altro che l’evidenza consolidata negli anni, grazie alla aumentata sensibilità diagnostica, di come vengano oggi scoperti nuovi casi con varia espressività clinica e sintomatologia subdola o atipica e di come, sotto la superficie del mare, nella parte sommersa dell’iceberg, ci sia ancora molto da scoprire visto che tutt’oggi mancano all’appello 7-8 diagnosi su 10. Il perché di tale “boom” di diagnosi ha trovato negli anni alcune certezze ad alcune verosimili ipotesi. Le certezze riguardano il fatto che la celiachia ha una rilevante componente genetica con le caratteristiche della multifattorialità; importante è la presenza o meno di un fattore geneticamente rappresentato (una particolare associazione del sistema HLA), che determina la suscettibilità alla malattia e spiega in parte (40-50%)

l’ereditarietà; oltre all’HLA negli ultimi anni sono stati individuati numerosi geni ed altri ne verranno sicuramente scoperti, capaci di concorrere al determinismo della malattia. Nel soggetto geneticamente predisposto l’attore principale, la causa dell’innesco della patologia, è il glutine; proteina presente nel frumento, nell’orzo e nella segale. Affascinanti ricerche documentano come il grano, la cui coltivazione è iniziata già nel 5000 A.C. nella cosiddetta semiluna fertile, territorio del medio oriente, abbia subito nei secoli ripetute modificazioni genetiche tanto da farlo diventare quello che oggi

Il ventaglio sintomatologico è talmente ampio che qualsiasi medico specialista può, nel suo ambito di competenza, sospettare tale patologia. viene definito “un mostro genetico”. Tali modificazioni, associate alle mutate modalità di panificazione, hanno prodotto negli individui una sempre più manifesta difficoltà alla digestione degli alimenti che lo

contengono, presente anche in soggetti che risultano non essere affetti da celiachia. Come e quando sospettare la celiachia? Se qualche anno fa le diagnosi riguardavano solo i casi cosiddetti tipici, ovvero gravati da segni dell’interessamento intestinale, quali dolori addominali, disturbi dispeptici, vomito, diarrea o segni di malassorbimento intestinale (arresto della crescita in primis), oggi la diagnosi di celiachia tipica riguarda 1 caso ogni 4/5 e, nella maggior parte delle diagnosi, si giunge al sospetto clinico partendo da situazioni cliniche cosiddette “atipiche”, spesso senza alcuna correlazione con la sintomatologia intestinale. Anche l’esordio dei sintomi, un tempo riferito alla sola età pediatrica, è oggi molto variabile, in quanto la fase di latenza clinica ha determinato un progressivo ritardo dell’espressività sintomatologica. La presentazione clinica, spesso subdola, ha inoltre prodotto un ritardo diagnostico, qualche volta tuttavia ingiustificato. Il ventaglio sintomatologico è talmente ampio che qualsiasi medico specialista può, nel suo ambito di competenza, sospettare tale patologia. Oltre alla sintomatologia subdola addominale, quale ad esempio la ricorrenza di dolori addominali o addirittura la stipsi cronica, le manifestazioni cliniche statisticamente più frequenti sono la bassa statura, l’anemia da carenza di ferro, di vitamina B12 o di folati, la ricorrenza di stomatite aftosa, le alterazioni dello smalto dentario, ma anche disturbi riguardanti la sfera psico-comportamentale, quali


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depressione, instabilità emotiva, stanchezza cronica. Nei giovani adulti il riscontro di osteoporosi deve far sospettare la celiachia, così come l’abortività ripetuta o la tendenza ad espletare il parto prematuramente.Anche i disturbi neurologici quali l’atassia, forme particolari di epilessia, cefalea, disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione sono stati messi in relazione alla celiachia. È stata sospettata anche la correlazione con l’autismo, ma a tal riguardo non ci sono evidenze a conferma. Esistono poi condizioni cliniche che incidono più frequentemente nel celiaco, quali, ad esempio, il diabete insulino dipendente, la tiroidite autoimmune, l’ipertransaminasemia isolata, l’epatite autoimmune, la cirrosi biliare primitiva e la colangite sclerosante. Come si perviene alla diagnosi di celiachia? Sicuramente l’aumento dei casi è coinciso oltre che con l’aumento delle conoscenze con l’identificazione di semplici test ematici anticorpali, che sono divenuti sempre più semplici e in grado di evidenziare il problema in una altissima percentuale di casi, con una predittività crescente che si spera possa consentire, in un futuro prossimo, l’eliminazione dell’ultimo passaggio diagnostico, a tutt’oggi ancora indispensabile e sicuramente più invasivo, qual è la biopsia duodeno-digiunale, necessaria alla certezza della diagnosi, ancor più in casi complessi

e difficili che, con l’aumentare delle conoscenze, sono venuti a galla. Una volta posta la diagnosi può iniziare il trattamento della celiachia, che consiste nell’eliminazione totale e continua del glutine dalla dieta che a tutt’oggi resta l’unico presidio terapeutico efficace, nonostante siano in corso sperimentazioni scientifiche promettenti. Rispetto agli anni scorsi la dieta aglutinata è stata semplificata dalla imponente crescita di offerta di prodotti senza glutine e, soprattutto, dall’informazione capillare messa in atto dall’Associazione italiana celiachia (AIC), in grado di fornire notizie, prontuari sugli alimenti del commercio sicuri ma anche indirizzi di ristoranti, gelaterie, rivendite specializzate, presenti ormai in ogni angolo del mondo occidentale. Il supporto di centri medici specializzati localizzati in varie sedi della nostra regione, oltre all’ offerta diagnostica, ha anche consentito un attento monitoraggio della bontà delle misure dietetiche adottate, la possibilità di evidenziare diagnosi a volte complesse e la valutazione attenta e tempestiva delle patologie correlate e delle complicanze. DOTT. PAOLO MORETTI CENTRO “CELIACHIA” REGIONE ABRUZZO ASL TERAMO


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Sopravvivenza secondo anello

Eccoci a riflettere sul secondo anello della cosiddetta ‘catena della sopravvivenza’. Riguarda ancora la cultura dell’emergenza e in particolare la rianimazione cardiopolmonare di base. Si tratta dell’enorme e radicale differenza che, in un evento drammatico, fa la presenza o meno di persone addestrate alla RCP. In altre parole, la vera differenza sugli esiti di un evento drammatico, cioè sul come andrà a finire (vita o morte in una morte cardiaca improvvisa, in un soggetto apparentemente sano, vittima esanime in modo rapido ed inatteso), la fa se sul posto ci sono o meno persone che conoscono perfettamente il BLS e reagiscano immediatamente, intervenendo sulla vittima con valutazioni e manovre efficaci, in attesa che il soccorso sanitario giunga sul posto per un intervento definitivo. Va infatti precisato che la vera preoccupazione che motiva l’impegno nella diffusione della cultura dell’emergenza, e l’obiettivo del BLS, sta proprio nel cercare di fornire un’immediata ossigenazione di emergenza al cervello, per prolungare così la sua sopravvivenza, visto che rappresenta la parte più importante e nobile della vita umana. Perché se trascorrono anche solo 5-6 minuti dal momento della cessazione dell’attività cardiaca, senza che alcuno provveda a questa ossigenazione d’emergenza al cervello, questo subirà progressivamente danni irreversibili.! Il segreto della maggiore probabilità di sopravvivenza alla morte cardiaca improvvisa per arresto cardiorespiratorio sta quindi nella prevenzione del danno anossico cerebrale (danno da mancanza di ossigeno

per interrotta circolazione sanguigna). I fattori indispensabili a realizzare tale preziosa prevenzione sono il tempo (il più breve possibile) e la conoscenza del BLS, di facile apprendimento per chiunque. Quindi, per ‘sistema emergenza’ in campo sanitario, non possiamo intendere solo e semplicemente un numero di emergenza (118) che risponda prontamente, che ci dia

adeguati consigli ed invii un equipaggio che sappia risolvere il nostro problema drammatico di salute, ma implica anche che tanta gente abbia avuto l’intelligenza e lungimiranza di seguire un pur breve corso di formazione di primo soccorso, imparando

così a sentirsi parte della ‘catena dei soccorsi’. Non a caso, nelle nazioni civili più moderne si persegue la formazione alla cultura dell’emergenza e il BLS viene insegnato fin dalle scuole elementari. Infatti, basta un corso di circa 8 ore per imparare ed essere abilitati all’esecuzione del BLS, dopo aver superato un non difficile test finale. In uno spazio così limitato non possiamo certo presentare il materiale completo riguardante il BLS, ma indichiamo nel riquadro* i riferimenti per la formazione nell’emergenza sanitario (il 118 della ASL di competenza) ed i recapiti delle associazioni di volontariato che assicurano di anno in anno, sotto il coordinamento del Servizio 118 della ASL, la formazione BLS (Basic Life Support), aperta a tutti. Essenzialmente, in questo tipo di corso, si impara a riconoscere una situazione di vera (e non solo apparente) emergenza sanitaria. Significa saper valutare la sicurezza della scena ed i parametri vitali (stato di coscienza, respiro ed attività cardiaca), essere capaci di effettuare manovre efficaci per sostituirsi alla respirazione naturale ed all’attività cardiaca spontanea, se assenti … ritardando così l’instaurarsi dei danni cerebrali irreversibili. Si accresce, al contempo, di circa 4 volte la possibilità di recupero alla vita della vittima! Nel prossimo ‘anello’ parleremo anche delle straordinarie possibilità della defibrillazione cardiaca precocissima, in grado di alzare tantissimo la percentuale di sopravvivenza in morti altrimenti certe. SERGIO D’ASCENZO INF. PROF.LE OPERATORE C.O. 118 TERAMO


59 ott. / 2011

Dolore muscolare a insorgenza ritardata

A CURA DEL

PROF. VALTER DI MATTIA

ovimenti non abituali, mancanza di allenamento, un carico maggiore di esercizi con prevalenza di lavoro “eccentrico”, producono dei dolori muscolari che insorgono in forma ritardata. L’acronimo, nella letteratura mondiale sportiva è D.O.M.S. (Delayed Onset Muscle Soreness – Inizio di dolore muscolare ritardato). I primi studi sono attribuibili a Hough nel 1902. I nostri bisnonni, che oralmente ci trasferivano esperienze ataviche, quando si

stancavano in lavori non consueti, definivano i dolori muscolari insorti con ritardo la “carna-scritte”, facendoci immaginare effettivamente il loro stato di dolenzia generale. I muscoli del corpo umano sono formati da: - Fibre fasiche bianche (FT); - Fibre toniche rosse (ST); - Fibre intermedie. La predominanza di fibre bianche nell’individuo (fattore genetico) lo crea veloce e scattante. La predominanza di fibre rosse, lo fa resistente.

Le fibre “intermedie”, con l’allenamento specifico, possono essere portate sia al lavoro veloce che resistente, il loro numero però è limitato. L’attività muscolare può svolgersi in forma : • Isometrica • Concentrica • Eccentrica (quest’ultima può causare dolore temporaneo al muscolo, cioè il D.O.M.S. ). La contrazione concentrica: Il muscolo attivato si accorcia (per esempio, quando si solleva un peso, come la


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Il muscolo attivato si accorcia vengono reclutate più “unità motorie”, producendo nel lavoro uno stress minore, poiché vengono attivate meno cellule muscolari a “contrazione rapida” distensione sulla panca), vengono reclutate più “UNITA’ MOTORIE”, producendo nel lavoro uno stress minore, poiché vengono attivate meno cellule muscolari a “contrazione rapida”, con una distribuzione più ampia. Attività come camminare, correre in salita, andare in bicicletta non producono dolore, (D.O.M.S.) in quanto prevalgono contrazioni concentriche. La contrazione eccentrica: Il muscolo attivato si allunga (per esempio, quando si abbassa un peso), vengono

reclutate meno “UNITA’ MOTORIE” ed attivate più cellule muscolari ad “azione rapida”,con minore distribuzione dello stress e incidendo negativamente sul muscolo e sul connettivo. Il maggior danno meccanico dopo esercizi eccentrici di forte intensità è rappresentato dalla disorganizzazione della “STRIA ZETA” del sarcomero. I mio filamenti danneggiati presentano un eccessivo grado di contrazione, con un’anomala disposizione spaziale. I “Mitocondri” presenti nella zona danneggiata appaiono più voluminosi. Il dolore muscolare viene avvertito dopo molte ore, dolenzia alla palpazione, non tanto sul ventre muscolare, quanto sulle zone di inserzione “miotendinee”, con riduzione della forza muscolare. Tutto ciò avviene per l’attività “serica” elevata di enzimi specifici del muscolo come la CREATINA CHINASI (CK). L’eccessivo aumento dei radicali liberi crea una forte Lipoperossidazione. Terapia e trattamento del D.O.M.S. Gli studi inerenti alla fase terapeutica che possono limitare il D.O.M.S. consigliano: - Stretching statico intercalato durante e dopo esercizi di forte entità eccentrica. - Crioterapia, alla fine del lavoro applicare del ghiaccio, il freddo diminuisce l’infiammazione e lo spasmo muscolare sopprimendo il “riflesso di stiramento”. - Somministrazione di farmaci antiinfiammatori non steroidei “FANS” e di sostanze anti ossidanti.


61 ott. / 2011

“Quando i bombardamenti fanno bene”

ssistiamo da anni ai bombardamenti intelligenti per liberare popoli oppressi ed esportare la democrazia ma sappiamo bene che spesso esportiamo dolore e sofferenza per puri interessi economici. Per fortuna la ricerca tecnologica ci ha messo a disposizione altre forme di “bombardamenti intelligenti” in grado di risolvere realmente i problemi di molte persone. Mi riferisco alla Litotrissia Extracorporea a Onde d’urto (ESWL) comunemente chiamata “bombardamento dei calcoli”. L’ESWL è una tecnica di frantumazione dei calcoli urinari che utilizza un tipo di onde “acustiche” prodotte da un apparecchio chiamato litotritore e sviluppata inizialmente dalla “Daimler-Dornier” dopo aver scoperto casualmente, come quasi sempre avviene nella ricerca scientifica, la causa dei danni che si creavano nei velivoli supersonici. Attualmente disponiamo di apparecchi molto evoluti dotati di sofisticati sistemi di puntamento in grado di localizzare e trattare calcoli in ogni sede. Purtroppo tra gli aspetti negativi di tale metodica oltre alle complicanze (ematoma 0,5-2%) c’e la mancata frantumazione e soprattutto l’impossibilita’ di trattare calcoli di dimensioni maggiori di due centimetri questo perché sarebbero necessari molti trattamenti e l’espulsione di numerosi frammenti risulterebbe estremamente problematica.

Tra le multiple cause della calcolosi urinaria la stagione estiva particolarmente calda e l’alimentazione “abruzzese” ricca in proteine e purine (dal cui metabolismo deriva l’acido urico) svolgono un ruolo importante causando un picco d’incidenza nei mesi autunnali. Inoltre i calcoli urinari possono avere diversa composizione e quindi diversa durezza e resistenza al “bombardamento” come quelli di ossalato di calcio monoidrato, di cistina o di fosfato di calcio diidrato i quali sono i più difficili da trattare e spesso causa d’insuccesso. Anche la sede (caliceale o ureterale) ha un ruolo determinante sull’esito orientando la

scelta terapeutica verso altre metodiche. Per fortuna nei casi ove non risulti indicato o fallisca il “bombardamento” possiamo continuare a combattere con altre armi intelligenti e mini invasive come l’endoscopia sia retrograda ossia utilizzando strumenti endoscopici rigidi e flessibili introdotti per via naturale o nella calcolosi maggiore di due centimetri o minore, ma resistente all’ESWL, con tecnica percutanea ossia praticando un accesso di appena un centimetro al fianco attraverso il quale introduciamo un sottile strumento endoscopico che ci permette di frantumare estrarre\aspirare il calcolo sotto visione diretta. Vengono in entrambi i casi utilizzate armi intelligenti e raffinate come laser ad Holmium-YAG, sonde balistiche e ad ultrasuoni e tutto sotto controllo visivo attraverso strumenti dotati di telecamere miniaturizzate ad alta definizione. Queste nuove armi ci consentono di non usare più il bisturi riducendo, quindi, realmente il dolore ed i tempi di recupero con un rapido ritorno alle normali attività quotidiane. Ovviamente prevenire è meglio che curare quindi se non volete essere “bombardati” o perforati da “ armi intelligenti” abbondante idratazione soprattutto nei mesi caldi ed evitare di eccedere con l’alimentazione ricca di proteine e purine, quindi arrosticini, mazzarelle, porcini, crostacei. LUCA RASTELLI MEDICO CHIRURGO SPECIALISTA IN UROLOGIA


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63 ott. / 2011

di Emanuela Tommolini e Fabio De Cristofaro Osteria Esprì di Colonnella (TE)

Uovo morbido in crosta di pane alle erbe con fonduta di patate e zafferano Si tratta di un piatto semplice, economico, dal gusto molto raffinato, che rappresenta una eccellente soluzione, come pietanza serale. Ingredienti per 4 persone: 4 uova 1 uovo sbattuto per l’impanatura farina 00 per l’impanatura pane alle erbe (vedi ricetta) fonduta di patate e zafferano (vedi ricetta) 1 patata media olio, sale e pepe qb Lessare la patata, sbucciarla e schiacciarla grossolanamente alla forchetta, condirla con olio e sale. Cuocere le uova intere per cinque minuti e quindici secondi in acqua bollente, raffreddarle in acqua e ghiaccio e sbucciarle. Impanarle passandole prima nella farina, poi nell’uovo sbattuto ed infine nel pane alle erbe. Ripetere questa operazione due volte. Friggere in olio a 150° per tre minuti. Salare leggermente. Mettere in un piatto fondo due cucchiai di fonduta di patate e zafferano, posizionare al centro un mucchietto di schiacciata di patate, adagiarvi sopra l’uovo fritto, finire con una macinata di pepe. Per la fonduta di patate e zafferano 300 gr di patate 100 gr di cipolla 2 gr di zafferano in polvere 10 gr di olio extravergine di oliva 1 rametto di timo sale e pepe qb Stufare la cipolla tagliata a julienne in una casseruola con l’olio (freddo), un pizzico di sale e il rametto di timo, a fuoco lento, senza farle prendere colore. Quando la cipolla è ben appassita e “suda”

aggiungere le patate pelate e tagliate a fettine molto sottili. Coprire con l’acqua e portare a cottura. A questo punto eliminare il timo, aggiungere lo zafferano e passare al mixer. All’occorrenza setacciare con un colino a maglia sottile. Aggiustare di sale e pepe. Per il pane alle erbe 300 gr pane bianco raffermo privato della crosta 200 gr di erbe fresche miste sale e pepe qb un pizzico di Parmigiano Reggiano Passare tutti gli ingredienti al mixer e setacciare con un colino a maglia fine.

Si tratta di un piatto semplice, economico, dal gusto molto raffinato, che rappresenta una eccellente soluzione, come pietanza serale.


curiosità sul vino Il primo ubriaco fu Noè. Dopo il Diluvio Universale, Noè, coltivatore della terra, fece la vigna, ottenne il vino, lo bevve e si inebriò. Ce lo tramanda la Genesi, che attribuisce al vecchio patriarca l’invenzione del vino. Nella storia: Uno dei vini più famosi dell’antichità era il vino di Maronea, che Ulisse adoperò per ubriacare Polifemo. Lo scrittore romano Plinio (I° sec. d.C.) classificò centonovantacinque vini

La principale funzione del bicchiere è di riequilibrare le sensazioni olfattive e gustative. Per un uso corretto il calice va afferrato “a pinza” sulla base, oppure direttamente sul gambo. La coppa non va assolutamente toccata con la mano perché altrimenti si potrebbe scaldare il contenuto, ed alterare in seguito l’esame olfattivo. Inoltre, più è distante la nostra mano e meno siamo a contatto con sentori indesiderati (es: l’odore del sapone con il quale abbiamo lavato le mani). Il bicchiere più adatto alla degustazione del vino deve essere di vetro o meglio di cristallo, trasparente, sottile, perfettamente asciutto e pulito.

Tra i Santi Protettori dei commercianti di vino, dei viticultori, degli osti e dei fabbricanti di botti c’è San Zeno. Aveva grande dimestichezza con la viticoltura e dopo la Messa i fedeli andavano da lui per avere consigli sulla vendemmia e sulla cura al vino novello. La sua effigie è spesso ritratta su etichette di vino DOC del Veneto ed un vino, ottenuto con uve Merlot e Cabernet, ne porta proprio il nome.

elencandone le caratteristiche e mettendo al primo posto il Falerno rosso. Nell’antica Roma vi erano quattro qualità di vino conosciute: albus (bianco), fulvus (biondo), sanguineus (rosso sanguigno), niger (nero).

Per un prodotto da servire freddo, dalla bassa concentrazione di profumi, si utilizza un bicchiere di forma affusolata come la Flute . Così un vino prevalentemente sapido e acido come lo Champagne, oppure lo Spumante secco, sarà convogliata sulla punta della lingua esaltandone a l m e n o inizialmente il ridotto residuo zuccherino Un vino più maturo ed importante necessita al contrario di un bicchiere Grand Cru , con un po’ più di pancia, in maniera che venga meglio ossigenato e sprigioni i profumi terziari. Lo spumante dolce va bevuto nella classica Coppa

Champagne, perché le sensazioni dolci si percepiscono soprattutto sulla punta della lingua, ed essendo la coppa un bicchiere molto largo, introducendo il vino nella bocca il liquido viene convogliato immediatamente su tutta la lingua I bicchieri per la degustazione di vini liquorosi e di distillati devono essere preferibilmente piccoli, allungati e con l’imboccatura stretta, per tante ragioni: in primo luogo perché debbono contenere poco liquido da bere a piccoli sorsi, poi perché l’alcool non deve coprire i profumi eleganti e a questo provvede l’imboccatura stretta che convoglia meglio i profumi verso il naso. eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua.


65 ott. / 2011


I nostri contatti Contrada Pignotto 62 Controguerra (Teramo) tel. 0861. 89042 fax 0861. 89692 info@vinimonti.it www.vinimonti.it E’ con molto piacere ed anche con una punta di orgoglio che parlo della nostra azienda, l’Azienda Monti. Si tratta di un’azienda familiare nata dalla passione di mio padre, Elio Monti, e di mio zio, Antonio Monti che nel 1970 intrapresero l’attività di produzione ed imbottigliamento di vini di qualità, tra i primissimi in Abruzzo. La nostra filosofia è sempre stata questa: fare un buon vino innanzitutto per noi stessi e poi condividerlo con quanti vogliono apprezzarlo. Tra quantità e qualità abbiamo sempre privilegiato quest’ultima, anche se ciò

comporta fare scelte coraggiose come rinunciare ai grandi numeri e ad una maggiore visibilità. Puntare sulla qualità per noi significa ad esempio fare vini SOLO ed ESCLUSIVAMENTE con UVE PROVENIENTI DA NOSTRI VIGNETI. Pertanto non compriamo uve ma vinifichiamo solo quelle di cui, non solo conosciamo la provenienza (i nostri vigneti), ma soprattutto che abbiamo coltivato noi stessi, ponendoci l’obiettivo di ottenere la migliore resa possibile a scapito di un’alta produzione per ettaro (tutti i nostri vini hanno rese per ettaro che sono la metà

Azienda Agricola di quelle permesse nei disciplinari di produzione!). Inoltre tutte le lavorazioni che effettuiamo in vigna vengono fatte A MANO da operai ormai un po’ su con gli anni ma che conoscono le nostre vigne come le loro tasche, che in molti casi hanno loro stessi piantato e fatto crescere. Per noi questo è importantissimo perché a nostro avviso i grandi vini nascono in vigna, dalla mano paziente e sapiente dell’uomo. La scelta della “qualità prima di tutto” ci ha portato ad avere sempre molto rispetto per la tradizione. In particolare negli ultimi tempi, da quando mio

È un Montepulciano d’Abruzzo D.O.C., il nostro Montepulciano dal prezzo più basso, ma il livello qualitativo è nettamente più alto di un vino “base”, perché, a nostro parere, un’azienda che lavora davvero bene la si riconosce soprattutto dalla qualità del suo vino base, in quanto tutte le aziende possono selezionare la produzione e fare una Riserva di livello altissimo ma se si lavora bene lo si vede dal livello qualitativo del proprio vino base. Il nome Voluptas, latino, vuol indicare la voluttà, il piacere di gustarsi un buon Montepulciano d’Abruzzo senza dover aspettare molto. “Carpe Diem!”

È un Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane D.O.C.G. RISERVA, la nostra punta di diamante. Ha una resa di circa 40 q/Ha quando il disciplinare ne ammetterebbe anche 80. Ancora una maggiore selezione delle uve che hanno una macerazione delle bucce prolungata per oltre 20 giorni. Dopo la malolattica il vino invecchia per 14 mesi circa in pregiate barriques di rovere francesi. E’ sì un vino “bariccato” ma per noi è fondamentale che il frutto non venga in nessun modo coperto dal legno. L’affinamento in bottiglia è di almeno 6 mesi ma tendiamo a prolungarlo anche oltre. Il nome Pignotto deriva dal vigneto storico della nostra azienda posto su colle Pignotto che da molti anni ci dà le uve migliori. E’ un vino che ci dà grandi soddisfazioni come quando Robert Parker lo definisce “the graitest Montepulciano I ever tasted!”

MONTI

padre e mio zio non ci sono più, sentiamo molto forte l’attaccamento ai principi cardine dell’azienda che ci hanno portato a raggiungere piccole e grandi soddisfazioni come le recenti 3 Medaglie d’Oro al Concorso Enologico Internazionale di Zurigo con i nostri 3 vini rossi, la Medaglia d’Oro alla Selezione Nazionale dei Vini da Pesce con il nostro bianco Raggio di Luna e tanti altri premi come le Gran Menzioni ottenute annualmente al Vinitaly.

È un Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane D.O.C.G. che nasce da un’accurata selezione di uve che effettuano una macerazione prolungata sulle bucce (circa 20 giorni) ed un invecchiamento di almeno 6 mesi in pregiate botti di rovere di Slavonia da 25 Hl. Segue infine un periodo di affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi. Il nome Senior, latino, vuol dare l’idea del “saggio” che ha esperienza e che non ha fretta nell’aspettare che un Montepulciano d’Abruzzo maturi in un sapiente e tradizionale invecchiamento.

“Altri tre vini mancano a questa descrizione e tanti

particolari ma mi auguro di poterne parlare di persona magari durante una visita alla nostra azienda. Intanto spero di aver comunicato almeno un po’ della passione con cui svolgiamo questo lavoro che ci permette di sentirci parte di una storia di amore e rispetto per la terra e per i frutti che essa produce. Quando poi questo amore permette anche di sentire vicine persone che non ci sono più nel continuare la loro opera è come averli resi un po’ immortali. Per questo più che di lavoro parlerei di privilegio e la ricerca della qualità un obbligo morale per quanto ricevuto

Emilia Monti


www.zeronovecomunicazione.it

Buon vino da oltre mezzo secolo. L’interesse di fare il buon vino è nato da nonno Giovanni Biagi che, circa negli anni 40, amava farlo con tecniche tradizionali cercando di creare a suo modo un prodotto di elevata qualità. Suo Àglio Mariano, con la stessa passione del padre, ha saputo continuare il lavoro in maniera semplice e genuina. Negli anni 70 la famiglia Biagi acquistò altri terreni estendendosi anche con la coltivazione della frutta e delle olive producendo così un ottimo olio extravergine. Finalmente nel 2006 gli eredi Fabrizio e Luca Biagi uno specializzato in frutticoltura e l’altro in enologia, hanno realizzato una nuova struttura con l’ambizione di crescere insieme facendo tesoro di quanto appreso, così da creare una realtà aziendale che in poco tempo li ha portati ad essere apprezzati in tutto il mondo.

Azienda Agricola F.lli Biagi C.da Civita, 14 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.it

AZIENDA PREMIATA A

CONCORSO ENOLOGICO INTERNAZIONALE

SELEZIONE NAZIONALE VINI DA PESCE

3° CONCORSO ENOLOGICO NAZIONALE

2009 - 2010 - 2011

2008 - 2009 - 2010 - 2011

2011



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