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SADUN BORDONI: “L’ISLAM QUESTO QUESTO (S)CONOSCIUTO?


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L’Editoriale di Mira Carpineta

eccidio del 7 gennaio 2015 a Parigi non è solo un feroce atto terroristico contro un giornale, Charlie Hebdo, “reo” di produrre, stampare e diff ondere vignette satiriche. Hanno colpito un simbolo di libertà. Quella che non può esistere dove non esiste il rispetto per le persone e i loro pensieri. La paura paralizza. Ed è con la paura che si limita la libertà. Allo stesso modo non può esistere un Dio, Creatore, che promette salvezza e pr mio a chi distrugge le sue creature. E nel suo Nome per giunta. Quindi dietro il terrorismo che si “veste” di bandiere religiose non può esserci nessun Dio, ma qualcos’altro. Di questo qualcos’altro l’Europa soprattutto deve cominciare ad occuparsi, unita, sostituendo la fallimentare politica economica unitaria con un’ unitaria politica sociale, estera, di difesa. Ma soprattutto un’UNITA’ dei principi ispiratori che la Francia racchiude in quelle 3 parole che “illuminarono” il mondo 300 anni fa: Liberté, Égalité, Fraternité. Ognuna di loro principio e conseguenza delle altre. La marcia Repubblicana dell’ 11 gennaio 2015, che ha visto i leaders europei ( e non solo) sfi lare insieme a 2 milioni di persone per le strade di Parigi, appare un segnale che fa ben sperare, così come fanno ben sperare i tanti segnali di condanna venuti da quel mondo islamico che non vuole essere associato al fondamentalismo distruttivo. Not in my name, non in mio nome, è il messaggio che molti musulmani hanno dichiarato pubblicamente in manifestazioni, sul web e sui social. E a cui si aggiunge la voce del Papa, che condanna l’orrore, ma anche l’offesa, gratuita, fatta a qualsiasi religione. Una riflessione quest’ultima che si aggiunge alle altre e su cui vale la pena soffermarsi. Per porre fine all’insidia strisciante di quella che sta diventando, in tutto il mondo, una vera e propria guerra.


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e fosse ancora in vita Oriana Fallaci, avrebbe senz’altro scritto “io ve l’avevo detto”. In più d’uno dei suoi libri, la celebre scrittrice e giornalista fiorentina, ha denunciato a chiare lettere il pericolo dell’invasione dell’islamismo estremo, peraltro verificato da lei stessa “sul campo”, intervistando proprio i maggiori e feroci dittatori del mondo Islamico. E’ stata dichiarata spesso una pazza invasata, ma oggi, davanti ai fatti di Parigi, e quelli di Peshawar, è come se si stesse prendendo una sua personale rivincita. Che il fondamentalismo terrorista islamico sia una bomba a tempo, pronta ad esplodere a s sorpresa, in ogni momento e in ogni luogo, è un dato di fatto inconfutabile. Gli allarmi di rischio risc attentati si susseguono ripetutamente e in tutta L’Europa. Forse meno clamorosi ed eclatanti dell’attacco al giornale g satirico francese Charlie Hebdo, o la strage stra meno recente di Peshawar, ma le micce terroristiche te sono sempre attive, imprevedibili prevedibil e pertanto pericolosissime. La realtà è la seguente: è stata dichiarata, a noi occidentali, occide da un gruppo di assassini violenti, una guerra che né desideriamo nè siamo preparati prepara a fronteggiare, vista l’imprevedibilità degli d attacchi, la loro entità, la

modalità e l’ubicazione. Chiariamo subito che stiamo parlando delle frange estremiste islamiche, non certo della gran parte dell’Islam moderato, che, benchè diverso da noi, rifiuta qualsivoglia forma di violenza. La guerra vera e propria, perché di guerra si tratta, è stata dichiarata non a questo o quel paese europeo ma alla democrazia che certe frange violente musulmane non accettano in alcun modo. La contrastano e combattono, peraltro senza capirla nè conoscerla. Più semplicemente, questi signori la democrazia non-la-vogliono. E non perchè sono stati succubi, sottomessi e magari addestrati da dittatori feroci, ma semplicemente perchè, in quanto musulmani, sono convinti che non si deve ragionare con la propria testa, nessuno sceglie o decide del proprio destino: si deve solo ubbidire e adorare un solo Dio, Allah, il padrone assoluto che controlla ogni passo ed aspetto della vita. Ma allora le morti di Bin Laden, di Saddam Hussein, di Assad e altri tiranni non sono servite a niente? Siamo sempre punto e daccapo? Pare di si; è come se dei morti generassero solo altra morte attorno a loro. Detto questo, la quadra, la soluzione a tutto questo dialogo tra sordi, dove la troviamo? Da parte “nostra” sicuramente potenziando i servizi di intelligence che più di tutti possono

stanare queste cellule assassine e neutralizzarle in tempo. Ma il compito decisivo, più importante spetta senz’altro all’Islam moderato, con messaggi chiari e forti da trasmettere ai loro giovani, nelle scuole, nelle moschee, nei dibattiti ecc.: non si uccide, MAI, men che meno in nome di Dio. Perché affermare che uccidere la gente che la pensa diversamente, lo si fa in nome di una fede, di un credo, equivale a dichiarare che Dio (o Allah) è un assassino. Gli Imam pacifici devono urlare alle loro giovani leve che il vero Islam è fatto di tolleranza, di pace e di comprensione, anche verso il prossimo che la pensa in modo diverso. Insegnando altresì che se delle vignette satiriche arrivano ad offendere il loro credo, ci sono altri modi per intervenire pesantemente su chi le pubblica, ma nulla, nulla al mondo, potrà mai giustificare una strage di vite umane. Intanto, davanti a simili eventi tragici, nostro compito è di non cadere preda delle paure, di reagire senza spavento e di non fomentare sospetti verso lo spauracchio dell’altro, del diverso. Nel frattempo riaffermando i nostri princìpi democratici e tenendo alta, con orgoglio, la bandiera dei nostri valori.

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di Mafalda Bruno

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A colloquio con il

L’ISLAM, QUES di Mafalda Bruno

«Nonostante queste evidenti difficoltà, contro il terrorismo, non c’è altra strada rispetto alla collaborazione internazionale.» om’era logico avvenisse, i recenti fatti di Parigi hanno aperto una discussione a livello non solo italiano, ma anche europeo e mondiale sull’islamismo, quello buono e quello violento, oggetto in questi giorni di tutti i dibattiti televisivi e di ampi articoli sui quotidiani. Per approfondire meglio la tematica islamica, che come effetto della globalizzazione riguarda noi tutti, PrimaPagina ha intervistato il Professor Gianluca Sadun Bordoni, docente di Filosofia del Diritto presso l’Università di Teramo, dove insegna anche Diritti Umani. Presso la stessa Università è delegato del Rettore per i rapporti con le Università del Mediterraneo. Professore, partiamo dall’inizio: secondo lei si può parlare di un Islam buono e di uno marcio? Credo che il quadro sia molto più variegato e sfuggente. Sia l’Islam “moderato” che quello “fondamentalista” hanno una pluralità di espressioni. Nel caso degli islamisti, pensi ad Al Quaeda, all’Isis (Islamic State of Iraq and Syria), ai Talebani, ad Hezbollah, ad Hamas, a Boko Haram. Tutti costoro hanno bensì un nemico comune (l’Occidente), ma notevoli differenze, politiche e religiose, al loro interno. Ci sono poi Stati alleati dell’Occidente, ma ispirati all’integralismo religioso (wahabita) come l’Arabia Saudita, e Stati come la Siria, autoritario e legato alla Russia, ma assai poco radicale sul piano religioso. Inoltre, alla radice, prima del conflitto con l’Occidente, c’è una lotta interna, una ‘fitna’, tra sciiti e sunniti. Non bisogna peraltro mai dimenticare che l’Islam non arabo sembra in generale meno ricettivo rispetto al fondamentalismo: il più grande Stato islamico del mondo, l’Indonesia ne è lambito solo marginalmente e lo stesso si può dire della Turchia, che nonostante un crescente fervore religioso e spinte autoritarie, resta un candidato all’ingresso nell’Unione Europea. Insomma, si tratta di un groviglio difficilmente districabile, il che in parte spiega il disagio e il ritardo da parte dell’Occidente. A Suo avviso, nelle moschee, nei dibattiti, nelle scuole coraniche, la parte sana dell’Islam usa sufficiente forza per contrapporsi a quella insana e violenta? Se lei si riferisce all’Islam europeo, tocchiamo un altro problema, sollevato dalla crescente immigrazione, sulle cui complesse cause ovviamente non mi soffermo. Certo, essa provoca una pericolosa frustrazione in molti immigrati, anche se cittadini, ma di origine islamica, a disagio in società profondamente secolarizzate come quelle europee. La mia impressione è che fino a tempi recenti siano mancati gli strumenti culturali di base per capire il fenomeno, e in generale il peso della religione nella costruzione delle identità collettive. Non so però dirle se, all’interno del mondo islamico ci sia un contrasto sufficiente alle tendenze islamiste radicali. Quel che è peggio, ho paura che non lo sappia bene nessuno. Parigi ha reagito in maniera eclatante alla minaccia della libertà di pensiero. Passata l’onda emozionale della manifestazione, secondo Lei ora quali provvedimenti andranno adottati per contrastare questo clima di terrore? Anche questo è naturalmente un problema di grande complessità. Il punto è secondo me questo:

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Prof Sadun Bordoni:

STO (S)CONOSCIUTO? l’Occidente, per combattere in modo efficace l’islamismo radicale, ha bisogno della collaborazione di Stati islamici, come l’Iran, o la Siria, o l’Egitto, e di Stati non islamici, come la Russia, che per varie ragioni hanno il nostro stesso interesse a contenere il fenomeno dell’islamismo radicale sunnita. Si tratta però di una collaborazione difficile, perché questi Stati sono, in varia misura, distanti dai nostri standard di democrazia e rispetto dei diritti umani, e inoltre alcuni di questi regimi sono con il loro atteggiamento all’origine del risentimento degli islamisti, che non è solo rivolto contro gli Usa o l’Europa. Non a caso pare che tra i combattenti in Siria ci siano molti ceceni. Nonostante queste evidenti difficoltà, contro il terrorismo, non c’è altra strada rispetto alla collaborazione internazionale. Guardiamo dentro casa nostra: pensa che si troverà una quadra, un punto di incontro, tra chi sostiene che si deve reagire con la forza (cavalcando quest’onda, probabilmente, per una propria campagna elettorale) e chi, al contrario, pensa che solo il dialogo e la cooperazione potranno portarci fuori da questo marasma? Rischio di peccare di ottimismo, ma questo è forse meno problematico. Non credo che da noi l’estremismo anti-islamico diventerà un vero problema, come in Francia. Da noi il populismo è diviso e una parte di esso, ad esempio il Movimento 5 stelle, pur essendo molto critica sull’immigrazione, non cavalca l’islamofobia. Naturalmente tutto questo potrebbe mutare radicalmente nel caso di violenti attentati terroristici nel nostro paese, ma ci auguriamo fortemente che questo non accada.

GRETA E VANESSA entre andiamo in stampa apprendiamo della liberazione delle due ragazze italiane Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli, 20, di Besozzo (Varese). Erano state rapite il 31 luglio 2014 ad Aleppo nel nord della Siria dove si trovavano per conto del “progetto Horryaty”, un’associazione che organizza piccoli progetti di volontariato. Prigioniere del fronte al Nusra – il gruppo che “rappresenta” al Qaida in Siria, erano apparse in un video messaggio in cui si appellavano al governo per favorire la loro liberazione. Sono rientrate in Italia il 17 gennaio scorso in un clima nazionale diviso tra il sollievo di esser riusciti a rimpatriarle sane e salve e il dubbio (non smentito) che la loro liberazione sia stata possibile grazie al pagamento di un riscatto milionario. Tanti e a volte davvero irripetibili i commenti di cui si è nutrito il web sulla vicenda, che merita qualche riflessione. Si tratta di due ragazze, giovani, con ideali e Dio solo sa quanto spesso ci lamentiamo dell’assenza di valori delle giovani generazioni. Certo inesperte, forse non molto consapevoli dei rischi che stavano affrontando e forse anche superficiali nel modo di muoversi in contesti troppo più grandi di loro. E poi la questione del riscatto. Forse pagato in moneta o forse no, questo non ci è dato saperlo per motivi di segretezza nazionale. Ma certo l’Italia doveva (come ha fatto) tentare ogni opzione per riportarle alle loro famiglie. Su questo non possono e non devono esserci obiezioni. Certo non si può avallare un “mercato” degli ostaggi che rimpingua le casse dei “signori del terrore” e che serve a finanziare stragi come quella di Parigi. Ma la civiltà e la democrazia, la libertà e la solidarietà vanno custodite e vigilate, protette e sviluppate con strumenti che ne garantiscano (o almeno ci provino) il buon fine. Ma fino a che ci saranno giovani che coltivano ideali come quelli di Greta e Vanessa (pur con le loro ingenuità) qualche speranza in più ce l’abbiamo. PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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a Lega Nord mette radici a Salerno e dintorni. Ancora “in cottura” nome e logo, il movimento di Matteo Salvini sta suscitando un interesse diffuso in questa fetta di meridione, grazie ai suoi ormai noti princìpi di lotta: la battaglia contro l’euro, il contrasto dell’immigrazione clandestina, l’abolizione della legge Fornero e l’emergenza occupazionale. Alle ultime elezioni europee in Provincia, nel salernitano il Carroccio ha raccolto circa 3.357 voti, di cui solo 385 nel capoluogo. Verrebbe da chiedersi: bè? Tutto qui? Come risultato elettorale non sembra esattamente un successo. Ma di questo non è per nulla convinto Luigi Pergamo, docente originario di Mercato San Severino, presidente della Lega per l’Italia ed ex candidato alle elezioni europee nella circoscrizione Sud sotto il simbolo del Carroccio. Con lui, PrimaPagina ha affrontato le tematiche di questa “discesa al Sud” del partito fondato da Umberto Bossi. Professore, come sta andando il proselitismo leghista? Ci sono nuovi dati numerici più lusinghieri? Stiamo registrando molte adesioni più di quanto potevo immaginare,ma molti sono trombati di altri partiti che si vogliono riciclare e anche qualche infiltrato. A cosa è dovuta, a suo avviso, questa passione verso un Movimento che, diciamolo, in passato non è sempre stato propriamente tenero verso i meridionali? Le battaglie che sta portando avanti il nostro capitano Matteo Salvini: euro,immigrazione,aliquota unica 15%. L’intenzione di presentarsi come leghisti alle elezioni regionali del 2015 è sempre valida? Avete già scelto candidati e nome del Movimento? Lei quale casella occuperà? Io non occupo nessuna casella e non ho nessun incarico,i ruoli li darà Salvini,Volpi,Attaguile,anche la presentazione della lista spetterà a loro decidere, io comunque sto già trovando i candidati poi a gennaio vediamo cosa succede. La Lega e il Movimento 5Stelle sono al momento le uniche voci all’opposizione dell’attuale Esecutivo: questo averli come compagni di viaggio verso una identica mèta (mandare a casa il Governo Renzi) vi lusinga o ci tenete a fare dei distinguo? Non vogliamo fare nessun distinguo, la Lega nord insieme a Noi con Salvini ha l’obiettivo di fare il bene del Paese; certo, sarebbe una bella cosa insieme al Movimento 5Stelle mandare a casa Renzi, ma io non sono nessuno deve decidere Salvini. 5- Lei ha partecipato a Milano, lo scorso 15 dicembre, alla manifestazione antifisco indetta

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DALL’ALPI ALLE PIRAM

LA LEGA NORD AL da Salvini: con quali convinzioni e progetti è tornato poi al Sud? Si ho partecipato con grande interesse alla manifestazione e penso che se attuiamo una sola aliquota del 15% molti imprenditori Italiani che oggi producono all’estero possono ritornare a farlo in Italia, e avremo un gettito fiscale sicuramente maggiore. Oggi un imprenditore che ha sul collo una pressione fiscale del 66 % viene invogliato a non pagare le tasse,ad evadere e nella maggior parte dei casi chiude l’azienda.Ma se vogliamo salvarci dal dèfault dobbiamo riappropiarci della nostra moneta, cosi da poter fare una seria politica monetaria, un paese che non può attuare una propia politica monetaria per difendersi è costretto a fare solo manovre di rigore, cioè maggiori imposte e tasse e tagli in tutti i settori, e abbiamo visto dove ci porta questo tipo di politica. Ultima domanda sui possibili candidati alla Presidenza: Caldoro o De Luca? Non pensa che i risultati avuti dal Sindaco di Salerno nell’amministrare la città lo dia già vincitore? Conosco bene Caldoro, abbiamo fatte anche delle iniziative insieme, è una brava persona; De Luca è un sindaco che amministra bene la sua città, comunque sono decisioni che dovrà prendere Salvini… di Mafalda Bruno

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MIDI:

LLA CONQUISTA DEL SUD? TERAMO: ANCHE “NOI CON SALVINI” di Daniela Palantrani

nche a Teramo arriva la Lega Nord. Per ora un comitato promotore alla ricerca di consensi e collaborazioni, il territorio sembra rispondere. La destra torna di moda o raccoglie i voti dei malessere politico dilagante? Risponde alle nostre domande Emidio Di Giandomenico portavoce di “LEGA TERAMO, NOI CON SALVINI”. Avete esordito da poco a Teramo. I riscontri sono positivi? Adesioni e impegno lusinghieri o timidi? “Più che positivi! Ormai il messaggio del nostro “Capitano” Matteo Salvini è entrato nelle case di tutti gli italiani. Le adesioni sono continue e costanti, veniamo contattati sia via internet, con i passaparola dei social network che telefonicamente; non possiamo ancora parlare di risultati ma di positivi riscontri. Anche come

impegno sui territori, arrivano tante segnalazioni di problematiche, con relativa proposta di soluzione. Siamo, dunque, soddisfatti dai riscontri. Inaspettatamente arrivano soprattutto giovani e donne e questo non può che farci piacere”. Avete ricevuto molte critiche e siete stati attaccati anche sui social network. Qualcuno ha scritto che ‘Un teramano leghista è come un ebreo antisemita, un ossimoro vivente’. Cosa ne pensate e rispondete? Le critiche e gli attacchi scaturiscono soprattutto dai vecchi schemi della Lega Nord: ‘Roma ladrona’ e la lotta per la secessione della Padania. Da allora tutto è cambiato. A partire dal leader che ha lucidamente rivisto sia i punti di rottura che gli obiettivi verso cui utilizzare le energie politiche che riguardano tutti i cittadini italiani. Non soltanto il nord. Gli obiettivi di cui parliamo, sono la riconquista della nostra sovranità monetaria (nazionalizzando la Banca D’Italia) con la conseguente abolizione dell’euro; costituire una nuova Europa di popoli sovrani smantellando questa Europa di burocrati e banchieri (colonia americana) che non ha altro scopo se non quello di depredarci di ogni nostro bene; l’invasione (e islamizzazione) continua di moltitudini di sventurati e ingannati con il miraggio di una vita migliore e vedersi poi “concentrati” e maltrattati in alloggi indegni di essere considerati tali. In estrema sintesi, richiamando il “piano Kalergi”, non c’è contraddizione o antitesi fra un cittadino del nord e uno del centro/sud quando gli intenti sono comuni e il pericolo è per am-

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bedue. Ripetiamo: critichiamo educatamente e proponiamo, non risponderemo alle offese con altri insulti ma con i fatti”. Al momento siete un comitato promotore. Prevedete di candidarvi alle prossime elezioni e, secondo voi, quando ci saranno? L’Amministrazione Brucchi riuscirà a reggere il mandato per intero? Avete già in mente qualche nome per le candidature? “Per volere di Salvini, il movimento “NOI CON SALVINI” è stato costituito allo scopo di riunire le varie anime che vogliono confluire in un prossimo partito che raggrupperà tutti coloro che, con entusiasmo, appoggeranno con una semplice adesione il nostro movimento. Per quanto riguarda la nostra candidatura alle prossime elezioni, Le dico sicuramente si, anche perché avremo tempo per prepararci a rendere idonei coloro che vorranno candidarsi. L’Amministrazione Brucchi ha esordito malissimo in quanto minata da un’infausta logica di spartizione di due “capi” dal DNA “democristiano”

FARE IL SINDACO È UNA MISSIONE E NON UN MESTIERE! deludere ed esasperare il suo incolpevole elettorato. Ovviamente nessuno darà le dimissioni”. A Teramo, la voce dell’opposizione passa solo tramite il M5S? e il PD? “Voi vedete opposizione? Noi no. Siamo nel totale abbandono. Potremmo fare un lungo quanto ovvio elenco di mancanze e disattenzioni verso i cittadini di Teramo e frazioni… Che pena! Amministrare la cosa pubblica è una cosa seria. Bisogna assumersi le proprie responsabilità con risposte decise, senza esitazioni. Chi sbaglia

paga. Noi proponiamo la totale gratuità del servizio reso dagli amministratori (sindaco e assessori). Fare il Sindaco è una missione e non un mestiere! Vanno monitorati i beni degli amministratori, prima e dopo il loro mandato. Chi ruba denaro pubblico non è soltanto ladro, ma un traditore, perché tradisce il proprio mandato nei confronti di chi lo ha eletto. Per esempio, per fronteggiare l’emergenza neve si sarebbero potuti impiegare le persone in cassa integrazione, in mobilità oltre ai volontari. Purtroppo nessun membro del consiglio ha avuto questa intuizione”. A livello nazionale, invece, La Lega e il Movimento 5 Stelle sono al momento gli unici a fare opposizione. Vi ritenete compagni di viaggio? “L’opposizione che fa Salvini è propositiva, costruttiva, alternativa, dà le soluzioni alle follie degli ultimi governi (non eletti) voluti dai banchieri e avallati dai vecchi politici da rottamare. Salvini ha compreso, prima degli altri, che l’euro è una “sola” imposta per pro-

Processi e sentenze ribaltate:

FALLE DI UN SISTEMA, A DETTA DI MOLTI, CORROTTO O GIUDIZIO SENZA FONDAMENTO CONDIZIONATO DA MILLE IMPULSI ESTERNI ALLE AULE DI TRIBUNALE?

una consuetudine italiana

l nostro ordinamento prevede nel processo tre gradi di giudizio e una “legge uguale per tutti” per tutelare l’imputato, le parti offese e soprattutto per arrivare a sentenze “giuste”. Troppo spesso, però, si parla di “mala giustizia” e, complice l’attenzione mediatica che si concentra sullo sviluppo di tutte le fasi processuali, di “sentenze ribaltate” che generano un forte impatto sull’opinione pubblica. I vari casi eclatanti di cronaca (caso Cucchi, Commissione grandi rischi all’Aquila, omicidio Meredith ecc.) che hanno visto colpevoli poi assolti o viceversa hanno prodotto giudizi critici e cinici sull’operato della magistratura in Italia .

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che fanno i loro giochi di potere a danno dei cittadini teramani. Il sindaco paga gli errori. Si trascinerà come un malato terminale finendo di

Falle di un sistema, a detta di molti, corrotto o giudizio senza fondamento condizionato da mille impulsi esterni alle aule di tribunale? L’avvocato e dottorando di ricerca in filosofia del diritto nella branca della filosofia del processo penale, Jacopo Angelini, ci aiuta a comprendere il mondo complesso del processo. Avvocato, nel 40% dei casi le sentenze di primo grado vengono “ribaltate” in appello. Da giurista che spiegazione può offrirci? Innanzitutto una precisazione è di dovere. Negli anni 2000 la percentuale delle sentenze “ribaltate” è del 40%, ma forse ci sfugge che negli anni Novanta essa era addirittura del 60%

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. Lo sviluppo delle tecnologie e “l’assillo” dei media all’argomento fa sì che ci sia maggiore attenzione e quindi malcontento a riguardo, ma non ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo o in crescita. Casomai è l’interesse generale che aumenta sempre più. In ogni caso come operatore del diritto parlerei di sentenze appellate più che ribaltate. Tanto meglio la sentenza viene redatta secondo i principi giuridici ineccepibili in primo grado, tantomeno la parte è incoraggiata a impugnarla. E’ovvio che se essa contiene elementi insufficienti o ne sopraggiungono dei nuovi allora sicuramente verrà impugnata in secondo grado e in questa sede si prenderanno in considerazione tutti gli


sciugarci economicamente senza darci nulla in cambio. E’ stato l’unico a sconfessare la menzogna dell’aiuto umanitario di Alfano. Il primo a proporre l’aliquota unica del 15% per cercare di uscire da questa empasse economica. Se il M5S lotterà contro l’euro e se avranno i nostri stessi intenti, ben venga. Li accoglieremo a braccia aperte come ogni altro italiano, di destra o di sinistra, che vorrà una Italia libera e sovrana in una Europa i cui stati membri vorranno il bene dei loro popoli e non delle banche”. Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno ha annunciato le dimissioni. Quale il nome che auspicate? “Il Presidente della Repubblica è una figura istituzionale importantissima perché ha dei poteri determinanti nella vita di una nazione. Per questo ci auspichiamo una persona che abbia una cultura politico/storica di elevato approfondimento, nonché di alta statura morale. Salvini non si pronuncia: a suo dire, brucerebbe

elementi, precedenti e sopraggiunti se ve ne sono. Se gli elementi di prova sono gli stessi, com’è possibile una valutazione differente? Se essi sono gli stessi, cambia l’importanza che se ne dà e ci potrà essere una valutazione differente, magari più matura. Se, invece, sopraggiungono degli elementi nuovi, questi danno un’ulteriore lettura e vanno a integrare l’intero impianto sul quale si basa il processo. E’vero che nei processi indiziari dove non c’è una verità granitica ciò può avvenire con maggiore frequenza? La verità processuale, ci tengo a precisare, può scaturire solo dagli atti processuali e non dalle notizie dei media. Il processo è carico di aspettative da parte dell’opinione pubblica, ma la sua funzione non è fare notizia, ma verificare oltre ogni ragionevole dubbio se l’imputato ha posto in essere la condotta incriminata. Bisogna sempre operare una verifica degli atti processuali e della motivazione della sentenza per stabilire se essa è giusta o ingiusta. La giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e non nel nome della piazza. Questi cambiamenti nel giudizio e quindi nelle sentenze mettono in dubbio la cosiddetta certezza del diritto o la rafforzano? E la pressione mediatica incide? C’è certezza del diritto quando si arriva a una verità processuale. Essa c’è sicuramente nei

il nome del suo candidato. Noi, che non siamo seguiti dai media nazionali, possiamo osare fare

dei nomi come Vittorio Feltri, Gianpaolo Pansa e Marcello Veneziani”.

LA LEGGE SI APPLICA O SI INTERPRETA? no degli argomenti più discussi in merito all’attività dei magistrati riguarda l’interpretazione della legge. L’articolo 12 delle preleggi (ovvero delle “disposizioni sulla legge in generale”, che sono leggi ordinarie dello stato e quindi fonte del diritto) stabilisce quanto segue: Nell’applicare la legge non si può ad

essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore. Se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.

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settori giuridici dove non c’è propensione al dubbio, ma diventa un obiettivo cui tendere(ma di difficile raggiungimento) dove c’è controversia. Il nostro è un ordinamento di civil law e il giudice, in sede di interpretazione, è legato a ciò che il legislatore ha stabilito. Mentre se parliamo di certezza della pena, cioè dell’effettiva applicazione della sanzione comminata dopo essere giunti a una verità processuale, la situazione cambia perché essa si sta perdendo. Cesare Beccaria, nell’opera Dei delitti e delle pene, evidenziava che “I mali, anche minimi, quando sono certi, spaventano sempre gli animi umani”. La pressione mediatica ogni giorno, attraverso l’informazione/disinformazione evidenzia questa situazione esistente e reale. La pena non deve essere severa né esemplare, ma

certa. Stabilito che si sta perdendo questa certezza, mi pongo un interrogativo:questo è un fatto di oggi, o anche di ieri, quando non c’era quest’occhio mediatico attento e vigile? L’ex magistrato, ora scrittore, Caringella afferma che “il secondo grado non è altro che una replica del primo che, allungando i tempi e ribaltando sentenze, crea sconcerto nei cittadini”. Tre gradi di giudizio sono sinonimo di eccessivo garantismo? I tre gradi di giudizio (due sono di merito e uno di legittimità dinanzi alla Corte di Cassazione) non sono eccesso di garantismo, ma è garantismo necessario e assoluto. Bisogna porre l’attenzione, invece, sull’eccessivo uso delle impugnazioni, ma i tre gradi sono necessari. di Adele Di Feliciantonio

Attenzione al fuoco greco! l “fuoco greco” era nell’antichità una micidiale arma la cui ricetta segreta si è persa nel tempo poiché custodita gelosamente esclusivamente dai propri ideatori. Essenzialmente era una miscela incendiaria composta da molti elementi che consentiva agli utilizzatori di poter bruciare ogni cosa con estrema efficacia, anche da notevole distanza, e le sue componenti erano tali per il quale il fuoco non si spegneva neanche nell’acqua. Ho voluto ricordare il “fuoco greco” come elemento di arma potentissima che consentiva di annientare il nemico anche a distanza, per rappresentare cosa potrebbe verosimilmente accadere nei prossimi mesi proprio in Grecia e non solo nei propri confini nazionali. Sappiamo ormai molto bene che, nonostante famosi personaggi delle istituzioni europee

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(prestati con metodi irrituali alla politica italiana) abbiano attribuito alla Grecia il più grande successo dell’euro, la situazione economica e sociale del paese ellenico è sempre più precipitata fino a raggiungere livelli d’insostenibilità. La stessa Troika, cioè la triade composta dalla Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, ha indotto e costretto i governi greci, dopo lo scoppio della crisi nel 2010 (dovuta all’effetto scadenze dei derivati contratti dieci anni prima, per consentire di acquistare facilmente il biglietto per l’entrata nell’euro), ad intraprendere politiche economiche improntate all’austerity più esasperata. Dismissioni di asset pubblici, taglio della spesa pubblica con criteri lineari che hanno inciso pesantemente sulla copertura sanitaria e previ-

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Il legislatore ha dunque voluto definire delle priorità: la legge in primo si interpreta seguendone il senso letterale. Ciò è confermato anche dal dettato costituzionale di cui all’articolo 101 comma 2 stabilisce che “I giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Ora il termine “soggetti” sta a significare che i magistrati devono sottostare all’autorità e al potere del legislatore. Se la Costituzione, che è legge fondamentale a cui tutti i cittadini devono obbedire, stabilisce che la legge governa e prevale sul volere dei magistrati ciò significa che impone il divieto per gli stessi di discostarsi dal dettato normativo. Insomma il potere interpretativo delle leggi può sussistere solo come ultima ratio ossia quando una controversia non può essere decisa sulla base di precisa disposizione di legge. Ed anche in tal caso il giudice deve fare ricorso in primo luogo a disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe e, se è il caso resta ancora dubbio deve comunque attenersi ai principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato. Che le disposizioni di legge vadano seguite e non interpretate è un postulato che non ha bisogno di ulteriori argomentazioni. Anche se nei fatti sembra che troppo spesso l’attività interpretativa del ma-

Chi è Antonio M. Rinaldi, Professore Straordinario di Economia Politica presso la Link Campus University di Roma e docente di Finanza Aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara


NON È SOLO CRISI, MA PENOMBRA, ANZI BUIO COMPLETO PER CIÒ CHE RIGUARDA LA CULTURA IN QUESTO PAESE gistrato vada a sostituirsi alle volontà e al dettato del legislatore. Sta di fatto che se la libertà di interpretazione diventa mero arbitrio si rischia di mettere in discussione quelle che sono i principi cardine della convivenza civile. Ma c’è un’altra considerazione indispensabile. Lo scopo del diritto è di “definire” le regole di tale convivenza civile ed è per questo che diventa indispensabile che le norme siano scritte in modo chiaro, univoco e definito, senza versare margine ha dubbi di alcun genere. Diventa fondamentale sotto questo profilo la semplicità anche rischiando a volte di diventare banali. Quello che voglio dire che qualsiasi legge dovrebbe essere scritte in modo tale da poter essere compresa dai cittadini e non solo dagli addetti ai lavori. Fonte: www.StudioCataldi.it

denziale dei cittadini, licenziamenti nel settore pubblico, innalzamento delle tariffe dei servizi, tagli dei salari ecc., hanno fatto precipitare il paese in una devastante deflazione infliggendo sacrifici e pene alla popolazione assimilabili ad una vera e propria guerra con il risultato di riscontrare tassi di disoccupazione ufficiali intorno al 26%. Questo ha generato un’ondata di proteste a valanga e se le votazioni per il rinnovo della Presidenza della Repubblica previste per il 17, 23 e 29 dicembre prossimi verranno disattese, verrà sciolto di conseguenza il Parlamento a gennaio secondo quanto previsto dalle normative greche e si procederà ad elezioni politiche immediate. In questo caso la Troika potrebbe ricevere dal popolo greco la prima vera e propria delegittimazione, in quanto nei sondaggi le forze all’opposizione vengono accreditate con percentuali nettamente superiori a quelle attualmente al governo, ed essendo disponibili ad intraprendere politiche economiche diametralmente opposte rispetto a quelle adottare fino ad ora, è presumibile che la Grecia sconfessi le politiche economiche imposte da Bruxelles e Francoforte. In particolare il partito che attualmente sta godendo dei maggiori consensi è Syriza di Alexis Tsipras, il quale ha posto nel suo programma politico una revisione radicale delle politiche di austerity dettate fino ad ora dall’Europa. Ritorno agli ammortizzatori sociali, maggior impegno dello Stato nei confronti delle classi più esposte, freno alle dismissioni di beni pubblici e soprattutto l’intenzione di procedere ad un netto sconto sul debito molto più incisivo del famoso “haircut” volontario sui titoli sottoscritto nel 2012.

Questo provocherebbe non solo enormi problemi nei portafogli di molte istituzioni finanziarie e di privati detentori di titoli greci, ma farebbe infrangere il tabù dell’irreversibilità della moneta unica in quanto, le promesse elettorali di Syriza, possono essere realmente attuabili solo nel caso in cui la Grecia ritorni all’uso della propria valuta nazionale. Ma c’è di più. Mentre nelle precedenti azioni di salvataggio delle finanze greche le risorse impiegate sono state a titolo di prestito da parte dell’Europa, cioè con l’insita promessa della restituzione, questa volta le richieste del partito Syriza sono per un vera e propria ristrutturazione di un debito sovrano e gli effetti saranno per la prima volta a carico dei contribuenti dell’eurozona. Ricordiamo che il debito pubblico greco ammonta a 330 Mld di euro e un taglio del 7080% così come ipotizzato significherebbe, per i paesi che sono maggiormente esposte cioè Germania, Francia e Italia, perdite rispettivamente per 40, 28 e 25 Mld di euro. La colpa di tutto ciò sarà imputabile principalmente alle istituzioni europee responsabili di aver fatto a suo tempo entrare nell’aggregazione monetaria un paese assolutamente impreparato con conti palesemente non in ordine, di non aver immediatamente agito nel 2010 dopo la violenta crisi finanziaria e per aver successivamente ciecamente insistito nella politica di austerity per raddrizzare le sorti del paese. Troppi errori compiuti nei confronti nella Grecia e senza minimamente tener conto delle esigenze del popolo greco, unicamente effettuati per soddisfare le esigenze dei creditori finanziari. Un vero e proprio cortocircuito che rischia paradossalmente di penalizzare oltremodo chi doveva invece salvaguardare e tutto questo per la totale incapacità delle istituzioni europee nella gestione delle ripetute crisi greche. E’ pertanto quanto mai possibile che assisteremo, a migliaia di anni di distanza, ad una nuova versione del temibile fuoco greco, dove le miscele infiammabili si sostituiranno a scelte economiche e finanziarie, ma non meno capaci di provocare enormi sconquassi a distanza. A noi rimane l’amara considerazione che una moneta che doveva servire ad unire, nella pratica si sta rivelando essere la principale causa di divisione e di disagio in quest’Europa che avrebbe invece quanto mai bisogno finalmente di un lungo periodo di stabilità! di Antonio Maria Rinaldi

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LA PAURA DELL’EUROPA SI CHIAMA TSIPRAS? 16

he la sinistra radicale di Syriza possa vincere le elezioni anticipate in Grecia è un evento interno a un Paese che vale appena il 2% del Pil europeo e che non dovrebbe creare particolari tensioni. L’ipotesi invece, ha mandato in tilt Borse e mercati di mezzo mondo in ansia sui destini di Atene. Perché questo timore? I mercati temono che il leader di Syriza, Alexis Tsipras, una volta vinte a piene mani le elezioni politiche anticipate in Grecia, dopo aver vinto quelle europee di maggio, possa mettere i creditori internazionali di fronte a una scelta drammatica: o mi aiutate a ridurre il peso del debito pubblico ellenico che oggi ha raggiunto il 175% del Pil attraverso una ristrutturazione del 70-80% del debito e mi rendete meno pesanti le politiche di austerità conseguenti, oppure potremmo lasciare la moneta unica. In entrambi i casi sarebbe un precedente pericoloso perché aprirebbe il vaso di Pandora di un’ un’unione fiscale (indesiderata dai Paesi nor-

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dici) o della possibilità di uscire dall’euro (minacciata dai Paesi mediterranei). La sinistra radicale di Alexis Tsipras si conferma in testa ai sondaggi popolari. Le elezioni potrebbero svolgersi a febbraio, e Syriza, che gli istituti demoscopici greci danno intorno al 27%, risulterebbe il primo partito del Paese. Il partito di Tsipras non è contrario all’euro o all’Unione europea, ma è nemico delle politiche di austerità a oltranza ed è determinato a ottenere la cancellazione del 70-80 % (o almeno parziale) del debito pubblico della Grecia per ridurre a sua volta il peso del pagamento degli interessi pari a sette miliardi di euro all’anno. Dopo sei anni di crisi economica e recessione profonda che hanno visto Atene sull’orlo del fallimento ora il Paese rischia di trovarsi di nuovo al punto di partenza, e forse anche peggio. A far precipitare la situazione - già precaria a causa delle richieste della Troika (Ue, Bce e Fmi) di nuove misure di austerità per 2,5 miliardi di euro con un aumento dell’Iva e dell’età pensionabile - è stato l’annuncio


….E INTANTO IL VENETO VARA LA LEGGE ANTI-SUICIDI

a sorpresa del portavoce del premier conservatore Antonis Samaras di avviare il 17 dicembre scorso l’iter parlamentare per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica in sostituzione di Karolos Papoulias, un vecchio partigiano della Guerra di liberazione dai nazi-fascisti. Se non si dovesse raggiungere il quorum dei due terzi in Parlamento nelle prime tre votazioni, evento molto probabile, Samaras dovrebbe aprire la strada ad elezioni anticipate e il rischio politico aumenterebbe come testimoniano i rendimenti del bond decennali, balzati al 9%. L’annuncio di Samaras ha avuto un impatto negativo sui mercati, facendo crollare la Borsa di Atene del 12,7%, il tonfo peggiore negli ultimi 27 anni, nonostante l’Eurogruppo abbia dato due mesi di respiro in più alla Grecia per giungere ad un accordo con la troika. Tsipras respinge qualsiasi intesa con l’esecutivo: «L’unico punto sul quale possiamo concordare con Samaras è la data delle elezioni».

anche permettendo il provvedimento della Regione Veneto per aiutare le aziende in crisi e dare una mano agli imprenditori in credito verso le Pa e senza liquidità, è nato come Piano straordinario contro la crisi ed è stato subito ribattezzato delibera antisuicidi. Un progetto di tutto rispetto. Peccato che le banche che dovrebbero erogare i finanziamenti abbiano già iniziato a sollevare problemi. L’intervento rischia però di perdere buona parte della sua efficacia per la poca disponibilità dimostrata dagli istituti bancari coinvolti. Il Piano della Regione prevedeva l’attivazione di finanziamenti agevolati a favore di tutte le imprese in difficoltà “costrette a chiudere perché i debitori non pagano e le banche non arrivano in loro aiuto”. L’erogazione di finanziamenti da 25 fino a 500mila euro (con un tetto di 300mila euro per le imprese artigiane non manifatturiere) per tutte le aziende in crisi, è un servizio di emergenza, pensato per aiutare gli imprenditori che vantano crediti insoluti maturati anche con le pubbliche amministrazioni. Quelli ancora in attesa dei rimborsi per gli investimenti fatti. Persino tutti quegli imprenditori che pur avendo già stipulato contratti di fornitura si trovano impossibilitati - per mancanza di liquidità ad acquistare le materie prime necessarie per far fronte agli impegni. Finanziamenti dedicati PrimaPagina 54 - Gen. 2015

a imprese operanti nei settori dell’industria, del commercio, dell’artigianato, del turismo, per un totale di 700 milioni di euro. Chiaro l’obiettivo della Regione Veneto: “Ci aspettiamo che il sistema dia la necessaria iniezione di liquidità a favore della nostra realtà produttiva, a fronte di una crisi di cui non riusciamo ancora a vedere la fine”. Per l’attivazione della delibera anti-suicidi si pensava a tempi rapidi, ma al momento di perfezionare i meccanismi di finanziamento, sono iniziati i problemi. Come racconta il Corriere della Sera nella sua edizione locale, il vertice delle istituzioni coinvolte, avrebbe avuto un esito tutt’altro che positivo per l’ennesima latitanza da parte degli istituti bancari e dai confidi. I rappresentati degli istituti bancari avrebbero chiesto più tempo per avviare il meccanismo dei finanziamenti alle imprese in difficoltà, lamentandosi dello “scarso rendimento del rischio di questa forma di investimento”. Nonostante le difficoltà, la Giunta veneta assicura di non voler abbandonare il progetto. “Vigileremo con scrupolo e attenzione affinché non vi siano inutili perdite di tempo e questo strumento possa realmente funzionare a sostegno delle nostre aziende”. Istituti bancari permettendo.

Prof. Maurizio Pompili Servizio Prevenzione del Suicidio Uniroma1

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RESPONSABILI

IL COMITATO DI QUARTIERE VILLA PAVONE-COLLESATTERRATO PARTECIPA ALLE SCELTE SULLE OPERE PUBBLICHE

DELLA NOSTRA CITTÀ

Teramo nasce il primo laboratorio di democrazia partecipativa a cura del Comitato di Quartiere di Villa Pavone-Colleatterrato. Questo comitato sin dalla sua costituzione viene eletto a suffragio universale dai cittadini maggiorenni residenti nell’area urbana comprendente gli insediamenti abitativi di Cartecchio-Villa Pavone, Colleatterrato Basso, San Benedetto, Colleatterrato Alto e Casalena. Il Consiglio direttivo del Comitato con delibera del 2 dicembre 2014 ha approvato un progetto, ideato in collaborazione con l’Associazione “DEMOS”, rivolto a tutti residenti ed operatori economici denominato: “Il Cittadino partecipa per la riqualificazione e lo sviluppo del proprio Quartiere”. Il progetto ha durata di un anno e si articola in quattro fasi. Nella 1^ FASE (dicembre 2014) viene sottoposto ai cittadini un questionario finalizzato ad individuare una priorità di interventi urgenti. Sulla base della lettura dei questionari si redigerà un elenco di interventi in ordine di priorità per ogni singola zona, da trasmettere all’Amministrazine comunale perché attraverso gli uffici tecnici e finanziari possa dare riscontro alle istanze dei cittadini, formulate secondo un metodo di sondaggio partecipativo. La 2^ FASE (gennaiogiugno 2015) riguarda l’individuazione di nuovi progetti in aggiunta o in sostituzione di quelli già deliberati dall’Amministrazione comunale nel mese di ottobre 2014 con l’adozione del programma triennale delle O.O.P.P. 2015-2017. Nelle assemblee locali l’Associazione “DEMOS” informerà i cittadini sugli interventi programmati e sui procedimenti avviati (progettazione, affidamento dei lavori, esecuzione ecc.). Al di là del rendiconto non si porta in assemblea nessuna proposta preconfezionata per l’anno finanziario che si deve aprire. È questo un aspetto fondamentale per la democrazia partecipativa, in quanto gli stessi interventi, inseriti nel biennio successivo a quello corren-

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te, potrebbero essere messi in discussione dai cittadini nelle assemblee plenarie per proporne dei nuovi finalizzati al soddisfacimento di bisogni evidenziati e riconosciuti come tali nel corso delle libere assemblee. L’assemblea plenaria alla fine di questa fase è chiamata a votare un ordine di priorità delle proposte emerse, ad individuare e ad eleggere i cittadini portavoce, che seguiranno le successive fasi del percorso del programma partecipativo delle OO.PP.. Alla fine del mese di giugno 2015 il Quartiere consegna al Sindaco il piano delle priorità e delle opere, proposto e votato dai cittadini. L’apertura della 3^ FASE della programmazione partecipativa (luglio settembre 2015) coinciderà con una festa (la settimana della democrazia), durante la quale i rappresentanti eletti nella prima fase sono pubblicamente presentati. I delegati hanno l’onere di ben rappresentare le istanze che nella fase di mobilitazione si sono delineate e alla fine del lavoro consegnarle al

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dirigente comunale del Programma triennale, il quale, per legge dovrà presentare entro il 30 settembre la proposta complessiva del programma triennale 2016-2018 e dell’elenco annuale 2016 per consentire alla Giunta comunale di approvarlo con l’apporto di eventuali modifiche entro il 15 ottobre. I cittadini per legge nella 4^ FASE (ottobredicembre 2015) hanno la possibilità entro sessanta giorni dalla pubblicazione della delibera di inoltrare osservazione al programma adottato. Le eventuali osservazioni formulate e deliberate dalle singole assemblee zonali saranno oggetto di valutazione da parte dell’Amministrazione comunale che provvederà a recepirle e/o a controdedurle in fase di predisposizione del bilancio di previsione.

di Raffaele Raiola


LA BUONA SCUOLA LE BUONE PRATICHE a cura di Alessandra Palombaro insegnante di scuola primaria Prof.ssa Mariarosaria ARMENIO insegnante di scuola secondaria di I grado

istituto comprensivo di Bellante raggruppa sei scuole: due scuole dell’infanzia, due scuole primarie e due scuole secondarie. L’istituto comprende quattro edifici scolastici e due moderne palestre, una per i plessi di Bellante Capoluogo e una per i plessi di Ripattoni. La scuola è dotata, inoltre, di tre mense, di cui due al servizio delle due scuole dell’infanzia e una al servizio della scuola primaria con tempo pieno e si avvale di un servizio di trasporto degli alunni che copre l’intero territorio comunale, assicurato dal comune di Bellante con quattro scuolabus. La comunità scolastica è costituita da circa seicento studenti e circa novanta lavoratori tra docenti, personale amministrativo e collaboratori scolastici. Il preside Achille Volpini ne illustra i punti di forza e gli sforzi che ogni giorno si compiono per dare agli alunni l’istruzione migliore possibile, considerando lo stato in cui versa questo importante settore, ancora troppo penalizzato dalle politiche di austerity imposte

L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI BELLANTE: UNA SCUOLA PROIETTATA NEL FUTURO dalla crisi. Tra i punti di forza della scuola la notevole progettualità con una significativa capacità di intercettare finanziamenti su progetto; la propensione all’innovazione e alla sperimentazione con l’introduzione delle didattiche attive; l’uso delle nuove tecnologie; la sperimentazione di nuovi modelli orari con l’introduzione anche della settimana corta; il largo impiego della didattica laboratoriale; l’apertura al territorio che si concretizza con un costante collaborazione con l’Ente Locale, con il coinvolgimento di associazioni, esperti e personalità di rilievo in iniziative formative; la concreta attuazione del patto educativo con il coinvolgimento delle famiglie nelle iniziative e nei processi decisionali più importanti. Tempo pieno, prescuola e settimana corta, la cosiddetta offerta formativa come è articolata? In modo da offrire diverse opzioni di scelta soprattutto in termini di orario scolastico. Le due scuole dell’infanzia funzionano con orario 8.00 - 16.00. Nel plesso di Bellante stazione è attivo

anche un servizio di prescuola che consente ai genitori, a domanda, di lasciare i propri bimbi a scuola già dalle 7.45. Le due scuole primarie offrono tre tempi scuola:  il tempo pieno con orario 8.00 - 16.00, con orario settimanale di 40 ore, settimana corta e servizio mensa nel plesso di Ripattoni;  il tempo normale con orario 8.0013.30 dal lunedì al giovedì e 8.00-13.00 il venerdì, con orario settimanale di 27 ore e settimana corta sempre nel plesso di Ripattoni;  il tempo normale con orario 8.3013.00, dal lunedì al sabato, con orario settimanale di 27 ore nel plesso di Bellante Capoluogo. Le due scuole secondarie di I grado, con tempo scuola di 30 ore settimanali, offrono due modelli di orario:  settimana lunga con orario 8.20 13.20 nel plesso di Bellante capoluogo;  settimana corta (dal lunedì al venerdì) con orario 8.10 – 14.10 nel plesso di Ripattoni. La principale innovazione della scuola dal punto

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di vista organizzativo è rappresentata dall’introduzione della settimana corta sia nella primaria che nella secondaria di Ripattoni. Si tratta di una vera rivoluzione nell’impostazione dell’orario scolastico molto apprezzata sia dai genitori che dagli alunni . Quali sono i progetti attuati? La progettazione dell’Istituto è molto ricca con proposte di attività sia in orario curriculare che extracurriculare. Particolarmente significativi il “Progetto sicurezza”, il “Progetto intercultura” e il “Progetto continuità e orientamento”. Il “Progetto sicurezza” nasce con l’obiettivo di avviare una mirata azione di prevenzione e sull’assunzione da parte degli alunni di corretti comportamenti personali e sociali sia all’interno dell’ambiente scolastico che all’esterno. La scuola, dunque, come sede privilegiata per la costruzione di una “cultura della sicurezza” attraverso il coinvolgimento delle diverse componenti interessate: la scuola stessa con i docenti, le famiglie, le istituzioni con la presenza in classe di esperti. Le attività formative del progetto si sviluppano intorno a tre nuclei portanti:  L’educazione alla sicurezza intesa come sicurezza degli alunni a scuola, a casa e sulle strade, rispetto dell’ambiente, educazione all’uso corretto delle nuove tecnologie con particolare riferimento ad internet e ai social network.  L’educazione alla cittadinanza attiva, intesa come consapevolezza della propria responsabilità personale e sociale, rispetto delle regole di convivenza civile, cooperazione, solidarietà, volontariato, aiuto reciproco e rispetto delle

diversità, prevenzione del bullismo.  L’educazione alla salute e al benessere intesa come educazione ad una alimentazione corretta, alla prevenzione dei disturbi alimentari, alla prevenzione circa l’uso di droghe e alcool. Le attività formative del progetto vengono realizzate applicando metodologie diverse quali l’apprendimento cooperativo, il problem solving, la peer education, le simulazioni, le esperienze concrete, i giochi. Il progetto prevede, inoltre, il coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale, di rappresentanti della Polizia Municipale, della Polizia Postale , della Questura, dei tecnici dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, docenti universitari ed esperti in educazione alimentare. Particolarmente significativa nell’ambito del progetto è risultata la manifestazione organizzata in occasione della “giornata regionale dell’educazione stradale e sportiva” intitolata “Bellante in bicicletta” in collaborazione con il Comune e la Polizia Municipale di Bellante, che ha visto la partecipazione di tutti gli alunni della scuola Secondaria di I grado di Bellante. Il progetto intercultura è volto alla conoscenza dell’ ”altro”, alla valorizzazione della “diversità”, alla cooperazione e al rispetto di ogni persona quale portatrice di cultura “diversa”, nella prospettiva di un reciproco arricchimento e nel rafforzamento della propria realtà culturale. Il progetto Continuità e orientamento mira al superamento della segmentazione del primo ciclo dell’istruzione attraverso il coordinamento dei curricoli tra i diversi ordini di scuola e pone al centro della proposta formativa un itinerario

LABORATORI E DIDATTICA OVVERO ESPERIENZA E CONOSCENZA 20

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scolastico che crei “continuità” nello sviluppo delle competenze e “orienti” l’alunno nelle scelte future. Tra i metodi didattici sono previsti anche incontri con persone che rappresentano dei modelli positivi o interessanti, ce ne può parlare? La scuola crede molto nel ruolo formativo che può avere la presenza in aula di personalità del mondo dello sport, della ricerca, delle professioni. Nel corso del corrente anno scolastico gli alunni hanno già incontrato la campionessa olimpica di ritmica Fabrizia Di Ottavio nella primaria di Ripattoni e dell’ing. Osvaldo Piersanti dell’agenzia Spaziale Europea che ha incontrato gli alunni della secondaria di Bellante. La presenza dell’atleta e dell’ingegnere ha letteralmente entusiasmato i ragazzi che si sono scatenati in una serie interminabile di domande.

LA SCUOLA CREDE MOLTO NEL RUOLO FORMATIVO CHE PUÒ AVERE LA PRESENZA IN AULA DI PERSONALITÀ DEL MONDO DELLO SPORT, DELLA RICERCA, DELLE PROFESSIONI

sicuramente un punto di forza della scuola. Ampiamente applicata nel tempo pieno trova spazio anche nel tempo normale, sia nella primaria che secondaria, con diversi progetti realizzati in orario extracurriculare. Essa favorisce il ruolo attivo dello studente e un apprendimento per scoperta, affrontando problemi e compiti avvertiti dallo studente come significativi per il contesto in cui vive e per la propria storia personale. Nel corso del corrente anno scolastico sono già stati realizzati laboratori di arte e di teatro con esperti esterni nella scuola primaria e laboratori di alfabetizzazione per alunni stranieri, sia della scuola primaria che secondaria, con l’intervento di un mediatore linguistico. Ampio spazio viene dedicato anche


ai laboratori di recupero per diverse discipline della scuola secondaria. Molto apprezzato il laboratorio di potenziamento della lingua Inglese per gli alunni delle classi terze della secondaria con l’intervento di un lettore madrelingua. Lo sport Ampio spazio viene dedicato alle attività sportive. La scuola è dotata di due palestre: una al servizio dei plessi di Ripattoni e una per i plessi di Bellante Capoluogo. Per la scuola secondaria

di primo grado è attivo il Centro Sportivo Scolastico che prevede nel progetto “Noi per lo sport” lo svolgimento di attività sportive in orario extrascolastico. Il progetto nasce dall’esigenza di costruire un impianto formativo ed educativo più radicato nel sociale e una scuola che sappia concretamente proporsi sul territorio come luogo privilegiato di esperienze formative. E’ prevista la pratica di diversi sport quali pallavolo, calcio, basket, ritmica ecc. Per la scuola primaria nel corso del corrente anno scolastico l’istituto ha aderito al progetto “Domani è già qui” con la collaborazione di esperti del Centro Sportivo Italiano . Il progetto prevede attività che fanno della tecnica motoria, quale mediatore iniziale per attivare curiosità, motivazione e aggregazione, il veicolo per promuovere un’educazione a misura di bambino, cioè personalizzata e individualizzata. Le nuove tecnologie: un ulteriore punto di

forza della scuola è rappresentato dall’impiego delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione come l’introduzione fin dallo scorso anno scolastico del registro elettronico che consente ai genitori di essere costantemente aggiornati da casa sulle attività svolte dai docenti in classe, sulle valutazioni degli alunni e sui compiti assegnati per casa. Altra innovazione significativa è la sperimentazione nel corso del corrente anno scolastico di una metodologia didattica innovativa nota come “flipped

classroom”. Si tratta della cosiddetta didattica rovesciata che prevede un approccio nuovo alla didattica “ribaltando” l’impostazione tradizionale della lezione, con il docente che non spiega gli argomenti in classe ma mette a disposizione i materiali di studio, in genere multimediali, e gli alunni ne scoprono per la prima volta i contenuti da soli a casa. Segue poi lo studio e la discussione in classe sotto la guida del docente. Il progetto, sperimentato per la prima volta nei mesi di novembre e dicembre in una classe seconda, prevede anche una interazione pomeridiana tra docente e alunni dalle rispettive abitazioni attraverso un piattaforma on line. La realizzazione della sperimentazione è stata possibile grazie ad un finanziamento della Fondazione Tercas. La scuola dispone, inoltre, di 6 LIM impiegate nelle classi della scuola primaria e secondaria. Le LIM usate come integrazione dell’attività didattica sono in grado di migliorare la qualità dell’insegnamento. Il processo di innovazione,

favorito dalla diffusione della Lavagna interattiva multimediale, consente di sperimentare un nuovo rapporto tra libri di testo e contenuti digitali e i docenti hanno la possibilità di sviluppare nuove soluzioni e metodologie didattiche che prevedono una forte integrazione tra testo a stampa e contenuti digitali. Alcuni docenti si sono impegnati a frequentare corsi di formazione specifici al fine di sviluppare conoscenze e competenze per un’efficace integrazione della lavagna digitale nella didattica. La formazione e l’aggiornamento continuo dei docenti La formazione e l’aggiornamento continuo dei docenti rappresenta una scelta imprescindibile per il miglioramento della qualità della didattica. Nel nostro Istituto, nell’ultimo anno, si è voluta centrare l’attenzione sui temi delle cosiddette “didattiche attive”. Si tratta di attività che coinvolgono l’allievo in azioni che consentono la sua elaborazione attiva e costruttiva dei contenuti di apprendimento, lo sviluppo del pensiero procedurale e la sua integrazione col pensiero dichiarativo e teorico. Richiedono atteggiamenti fondamentali da parte del docente, che riguardano la comunicazione e la relazione con gli allievi: la sua disponibilità ad ascoltarli, l’uso sapiente delle pause e del silenzio, la capacità di favorire la comunicazione e di sostenere le interazioni sia sul piano affettivo, sia cognitivo. In particolare gli argomenti affrontati nei diversi interventi di formazione fanno riferimento a:  Didattica disciplinare innovativa e bisogni educativi speciali  Integrazione degli alunni con disabilità intellettive  Percorsi di approfondimento sulle Indicazioni Nazionali per il curricolo 2012  Prevenzione del bullismo e dei comportamenti a rischio  Uso delle LIM  Flipped classrooom

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UN ULTERIORE PUNTO DI FORZA DELLA SCUOLA È RAPPRESENTATO DALL’IMPIEGO DELLE NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

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Legge di stabilità al sapore di… origano di Angela Fosco

COME ABBIAMO POTUTO CONVIVERE, SINO AD OGGI, CON UNA SIMILE INGIUSTIZIA! L’ORIGANO, INFATTI, SCONTA L’IVA ORDINARIA AL 22%, MENTRE LE ALTRE ERBE SCONTANO L’IVA AL 4% ancava solo un pò di origano nella legge di stabilità, ma grazie a due senatrici di area PD, Leana Pignedoli, insegnante di educazione musicale a Reggio Emilia e Venera Padua, medico dell’Azienda sanitaria di Ragusa un’ingiustizia è stata sanata e il sapore della legge è salvo. Sembra incredibile ma nel nostro ordinamento fiscale, nella legge fondamentale per le finanze del nostro Paese si annidava una lacuna stanata a suon di emendamenti: equiparare l’IVA dell’origano a quella di salvia, basilico e rosmarino. Come abbiamo potuto convivere, sino ad oggi, con una simile ingiustizia! L’origano, infatti, sconta l’IVA ordinaria al 22% (ricordiamo che c’è il rischio che a breve si arrivi al 25,5%...) mentre le altre erbe scontano l’IVA al 4%. Incidentalmente segnaliamo che, siccome la riduzione dal 22% al 4% sarebbe stata troppo drastica, le due senatrici hanno pensato bene di proporre una nuova aliquota al 6% (inesistente nel nostro ordinamento sino al loro emendamento, e il cui inserimento avrebbe avuto costi enormi per il sistema Paese, ma tant’è l’origano merita questa fatica!). Segnaliamo anche che

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l’aliquota al 4% per salvia, basilico e rosmarino vale solo per foglioline o rametti, mentre le piantine se acquistate “allo stato vegetativo” sono assoggettate all’IVA del 10%! Potremmo disquisire a lungo su quale sia stata l’illuminazione che ha portato un’insegnante di musica e un medico a perorare la causa dell’origano, ci permettiamo di dubitare che sia la loro profonda conoscenza del D.P.R. 633/72 (quello che disciplina la normativa IVA) e delle sue tabelle allegate, potremmo dilungarci sulle sostanziali differenze organolettiche di salvia e origano o rosmarino ma, tranquilli, non lo faremo. Di base ci chiediamo se, in un momento di così profonda crisi economica, si debbano dedicare sforzi (ancorché minimi) all’aliquota IVA dell’origano.

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POTREMMO DISQUISIRE A LUNGO SU QUALE SIA STATA L’ILLUMINAZIONE CHE HA PORTATO UN’INSEGNANTE DI MUSICA E UN MEDICO A PERORARE LA CAUSA DELL’ORIGANO


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econdo l’Istat “la fase di contrazione dell’economia italiana è attesa arrestarsi nei prossimi mesi, in presenza di segnali positivi per la domanda interna». Così nella Nota mensile sull’economia italiana nella quale si rileva tuttavia che «le condizioni del mercato del lavoro rimangono difficili» con un «tasso di disoccupazione in crescita». In Italia, nel terzo trimestre, «l’attività economica ha continuato a mantenersi debole. Il prodotto lordo è risultato ancora in flessione (-0,1% su base congiunturale) a seguito dell’accentuarsi della contrazione del valore aggiunto sia nella manifattura sia nelle costruzioni (rispettivamente, -0,6% e -1,1%) ma in presenza di una stazionarietà nel settore dei servizi». Il Censis da parte sua rileva quanto siamo diventati cinici, passivi, sfiduciati e appiattiti. E non è tutto: nell’ultimo Rapporto

presentato lo scorso dicembre, traccia l’identikit di un italiano “senza arte né parte, disilluso, sprovvisto di futuro, poco lungimirante, che ha abbandonato valori tradizionali e non ha fiducia nelle istituzioni,nella classe dirigente, è privo di slancio etico e sociale e di lungimiranza, appiattito sul presente, immerso nella sregolatezza”. Insomma se fosse una pagella avremmo una media pari allo zero con scenari sociali in cui prevale il bullismo, il nichilismo, il tirare a campare. Perché tanta apatia? Di motivi ne avremmo a iosa: quasi cinquecentomila imprese “in proprio” sono state spazzate via dal mercato. Enorme il numero di italiani che non lavorano e non cercano lavoro dai 15 ai 34 anni. Il Censis dipinge senza mezze misure la fragilità collettiva, il cinismo imperante, la passività degli italiani, prede dei media, incapaci di ragionare in proprio.

A cura di Angela Fosco Antonella Lorenzi e Adele Di Feliciantonio

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TI & (DIS)ILLUSI PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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FOCUS ON (DIS) (DIS)INCANTATI INCANTATI & (DIS) (DIS)ILLUSI ILLUSI l quadro fornito dagli istituti di Ricerca non tiene conto di alcuni fattori, per esempio trascura le eccellenze, il buonsenso, i comportamenti responsabili, quel mondo che fatica e s’affanna per dare il meglio di sé, raggiungere gli obiettivi prefissi, arrivare alla meta, coltiva ambizioni. C’è tanta gente che non trascura i valori, che sente forte la propria identità nazionale. Ma, secondo il Censis, questa fascia di italiani non prevale, è una minoranza che tracima. Colpa delle crisi economica, della scomparsa dei padri fondatori della Repubblica, di modelli di comportamenti affidabili e carismatici?

Ma è

davvero

così?

Le agenzie culturali hanno perso il loro appeal, s’impara davanti al video, sulla rete, alla radio. L’effimero prevale, tutto scorre davanti ai nostri occhi e niente vien riflettuto per il tempo necessario.

LUNGA DURATA E SCORAGGIATI

ATTEGGIAMENTI IRRESPONSABILI E CINICI DETTATI DA PRIORITÀ POLITICHE Coloro che hanno la responsabilità di rappresentarci offrono modelli di comportamento talvolta ignobili, inducono alla sfiducia verso le istituzioni, la convivenza sociale, la democrazia. Atteggiamenti irresponsabili e cinici dettati da priorità politiche e interessi personali. Il Censis ha scandagliato nel profondo della psiche collettiva e ne ha scoperto le debolezze, analizzando il significato della rinuncia ai valori fondamentali del vivere civile: il diverso è diventato nemico, il debole – economicamente, fisicamente – un peso. Come i valori, giudicati inattuali, dannosi. Come l’unità nazionale, strumento svantaggioso al servizio dei dissipatori.

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DISOCCUPATI DI a crescita delle persone in cerca di lavoro si accompagna comunque a un allungamento dei periodi di disoccupazione: l’incidenza dei disoccupati di lunga durata (quota di persone che cercano lavoro da più di un anno) è salita nell’anno in corso dal 56,9% al 62,3%. Questo gruppo di individui, generalmente considerati poco appetibili dalle imprese, costituisce un fattore di freno alla discesa della disoccupazione soprattutto nel Mezzogiorno. Alla crescita dei disoccupati si è aggiunta anche quella delle persone definite più vicine al mercato del lavoro (+8,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). Tra gli inattivi, inoltre, sono cresciuti coloro che non hanno cercato attivamente lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo (lavoratori scoraggiati, +6,5%)». Nel complesso «la ricerca del posto di

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lavoro risulta caratterizzata da elementi contrastanti: da un lato nuovi attori si muovono alla ricerca di un posto di lavoro, dall’altra le persone già sul mercato sperimentano difficoltà crescenti nel trovare una occupazione». Infine “il 28% degli italiani è molto preoccupato e il 40% abbastanza preoccupato per il fatto che il proprio reddito in vecchiaia sarà insufficiente a garantire un livello dignitoso di vita.”

L’INCIDENZA DEI DISOCCUPATI DI LUNGA DURATA È SALITA NELL’ANNO IN CORSO DAL 56,9% AL 62,3%


FOCUS ON (DIS) (DIS)INCANTATI INCANTATI & (DIS) (DIS)ILLUSI ILLUSI taliani popolo di disincantati, delusi, amareggiati, arrabbiati. Eppure basta guardarsi attorno nel Belpaese e ogni angolo, scorcio, monumento o paesaggio ci immerge nell’incanto e ci ricorda uno splendore che non c’è più: corruzione, mala politica, disoccupazione , clientelismo, criminalità organizzata e crisi economica, alcuni dei mali che ci affliggono e ci portano a una perdita di senso, a un declino di valori e ideali, ci rendono ormai privi d’illusioni, sogni, speranze. Ma disincanto come reale stato di malessere o alibi per la nostra ignavia davanti a un decadimento progressivo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni giovani. Essi sono, o meglio sarebbero il futuro del paese, sicuramente sono la voce di questo momento storico. Si sentono disincantati? E come vedono il futuro? “MONOCROMO” D’ARTISTA Domenico 33 anni Disincantato? Sinceramente la mia sensibilità di artista mi impone una grande sofferenza in questo momento, tanto da non riuscire ad “affrontare” la tela per i pensieri tristi che mi affliggono. E questa è una metafora del nostro malessere. La tela è una metafora di noi giovani, essa resta bianca, vuota, inespressiva e in fondo insignificante… noi che non possiamo esprimere i nostri sogni e le nostra capacità ci sentiamo un po’ così, senza colore, movimento, passione. E non lo trovo un alibi per giustificare talune nostre mancanze, ma una triste verità e l’idea di dover affrontare il futuro mi spaventa ancora di più. L’OTTIMISMO DELLA STUDENTESSA Luana 21 anni Ho 21 anni e sono fortemente disincantata, mi sento figlia dell’errore. Errori commessi dai governi passati che hanno portato a una forte instabilità politica ed economica. Sono stufa dei grandi proclami della politica che, con criteri folli, non fa che aumentare tasse e imposte. Di certo, essendo studentessa, ancora non mi raffronto con il mondo del lavoro, ma solo a pensarci mi viene l’ansia. Il futuro non è roseo. ma la speranza non ci deve abbandonare. Credo ancora nell’impegno come risorsa e io ce la sto mettendo tutta guardando con occhi pieni di luce il mio domani, con fatica e con un pizzico di ottimismo. LA “ FORZA” DEL PROFESSIONISTA Leo 37 anni Penso che l’Italia soffra l’assenza di un gover-

no forte, legittimato dal consenso popolare di cittadini e non sudditi. Nel mio futuro vedo l’asperità ma gambe forti e volontà tenace per continuare il cammino in vetta. Il disincanto? è la prova di forza che muta tutti in uomini alla ricerca della libertà e che porta la conoscenza del vero. Io sono stato disincantato sin da piccolo, e non é stato un maleficio, tutto sommato. I SOGNI INFRANTI DEL MUSICISTA Agostino, 25 anni L’Italia? L unico stato al mondo in cui le organizzazioni criminali comandano ( lo scandalo di Roma non è che l’ennesima manifestazione di un fenomeno esistente e radicato), dove la meritocrazia non esiste e dove il clientelismo e la raccomandazione sono l’unico mezzo di accesso a tutto, lavoro un primis. Il mio futuro? Ho studiato come contrabbassista al conservatorio di Roma; sono a tutti gli effetti un musicista appassionato e un insegnante di musica, ma non riesco a trovare la mia strada. L’arte, in questo paese, è al tracollo e, per lavorare, mi devo “ac-

contentare” di collaborazioni sporadiche e che, talvolta, esulano dal mio genere ( e per fortuna che ci sono) lascio a voi immaginare come possa sentirmi. Ringrazio la mia famiglia che mi sostiene nella mia passione altrimenti sarei dovuto già fuggire a gambe levate da questo paese di “ pecoroni” dove conta solo che marca indossi, dove la cultura la fanno Maria De Filippi e Barbara d Urso, dove ci rubano la dignità tutti i giorni, ci riempiono di pagamenti e ne avrei da dire davvero tante ,ma nessuno si muove. E se protesti? Sei un pazzo criminale. Italia, paese del disincanto per eccellenza! IL CANTAUTORE “IN AUTOSTRADA” Marcello 23 anni La situazione Italiana? Sembra di stare all’autoscontro!!! Dove giri sbatti male. Il disincanto? Penso sia come svegliarsi da un bel sogno.

Cinici ignavi, oppure? PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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FOCUS ON (DIS) (DIS)INCANTATI INCANTATI & (DIS) (DIS)ILLUSI ILLUSI Sogni di essere un milionario e ti svegli con un pacco di bollette e il portafogli vuoto. Credere di vivere in una situazione quando poi realizzi che non è quello che vivevi. Ecco questo non è il sogno degli italiani, ma è la realtà. Portafogli vuoto, zero speranze e nemmeno più la forza di sognare.. . la vita, oggigiorno, è come un pedone che passeggia sulla corsia di un autostrada… le probabilità di non farcela sono praticamente altissime, ma chi si ferma è perduto! E io non ho intenzione di fermarmi!

IL TEENAGER “PER I DIRITTI DI TUTTI” Fabio 18 anni Sinceramente la situazione italiana non è una delle migliori del mondo, i soldi vengono spesi male, i politici italiani sono i più pagati (e corrotti) al mondo (dato statistico). Inoltre, nonostante siamo in uno Stato laico e pluralista fondato sul lavoro e questo sarebbe costituzionalmente garantito, il lavoro è una piaga sociale e moltissime decisioni sono comunque assunte dalla sede papale, come la non legalizzazione delle

unioni civili omosessuali e il non riconoscimento di quelle formalizzate all’estero. Il disincanto per me è il fatto di essere stato prima incantato dalle false promesse di politici che promettevano una svolta economica e sociale, facendo, poi, rimanere tutto uguale o peggiorando di molto le cose. Pur essendo molto giovane, mi sento molto disincantato. di Adele Di Feliciantonio

Welcome to Politaly

Politica: quanto ci costi? ome ci insegna la Storia, ogni crisi economica porta alla luce tensioni e problemi sociali sopiti a lungo, e quella del 2008 non ha certo fatto eccezione. Dal crollo dei subprime alla conseguente recessione, tra i motivi di disincanto e cinismo, sviluppati dagli italiani secondo il Censis, un posto di primo piano spetta al costo della politica, un tema che si è fatto ancora più scottante da quando il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e Beppe Grillo ne hanno fatto il centro di molti loro discorsi. In particolare da gennaio 2015, accompagnata dalle consuete discussioni e polemiche, entrerà in vigore la nuova riforma riguardante il taglio degli stipendi degli assistenti di Camera e Senato. Tuttavia tale iniziativa riguarda soltanto un aspetto delle spese generali esercitate dalla nostra classe dirigente. Per questo Tag24 ha promosso la realizzazione di Welcome to Politaly: i costi e gli sprechi della politica nel Belpaese, un’infografica che racconta e riassume gli aspetti più evidenti di questa situazione. A curare la raccolta dati dell’infografica è scesa in campo la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Niccolò Cusano, che ha ricavato le proprie informazioni incrociando i dati di più siti autorevoli. La delicatezza dell’argomento infatti ha richiesto una precisio-

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ne assoluta, e per questo le fonti principali sono state il sito dell’Inps e quello della Camera stessa, ai quali sono stati affiancati per informazioni di contorno articoli di news. Il risultato di tale lavoro porta a dei numeri interessanti, a partire dal costo annuale che la nostra Camera dei Deputati ha per i cittadini, ovvero oltre 96 milioni di euro. Del resto

CI SONO DEPUTATI E SENATORI CAPACI DI ARRIVARE A PERCENTUALI DI ASSENTEISMO CHE SFIORANO IL 100% un deputato, tra diaria, indennità e vari tipi di rimborso spese può arrivare a guadagnare 166.400 euro netti in un anno. Un numero non indifferente, specie se consideriamo come ci siano deputati e senatori capaci di arrivare a percentuali di assenteismo che sfiorano il 100%. Altrettanto interessante è il confronto delle ore lavorative di lavoratori

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dipendenti e deputati, dove i primi si impegnano per una media di 40 ore a settimana con 20 giorni circa di ferie retribuite, mentre i secondi lavorano mediamente 20 ore a settimana con 45 giorni di ferie annuali. Una panoramica europea permette poi di confrontare il numero di parlamentari italiani con quelli degli altri paesi vicini. Ad esempio in Italia abbiamo 945 parlamentari, numero che in Germania scende a 689 e in Spagna a 614. “È un tema molto sentito dai nostri lettori quello dei costi della classe politica, visto il problema di mancanza di lavoro e del costo vita in Italia. Cresce sempre di più la distanza tra chi guadagna molto e chi troppo poco, il salario medio reale ha una crescita minima e l’opinione pubblica si indigna di fronte a cifre giudicate troppo alte. Abbiamo sviluppato insieme alla Facoltà di Scienze Politiche un’analisi dettagliata su questi temi in occasione delle discussioni avvenute di recente alla Camera e al Senato relativamente ai tagli dei superstipendi a partire da Gennaio 2015. Queste ultime decisioni dovrebbero portare ad un risparmio di poco meno di 97 milioni di euro, il totale delle economie sui bilanci di Camera e Senato per il periodo 2015-2018” ha commentato a riguardo lo staff di Tag24.it.


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FOCUS ON (DIS) (DIS)INCANTATI INCANTATI & (DIS) (DIS)ILLUSI ILLUSI na profonda crisi della cultura sistemica. Siamo una società liquida che rende liquefatto il sistema. Senza ordine sistemico, i singoli soggetti sono a disagio, si sentono abbandonati a se stessi, in una obbligata solitudine: vale per il singolo imprenditore come per la singola famiglia. Tale estraneità porta a un fatalismo cinico e a episodi di secessionismo sommerso, ormai presenti in varie realtà locali. La società delle sette giare. La profonda crisi della cultura sistemica induce a una ulteriore propensione della nostra società a vivere in orizzontale. Interessi e comportamenti individuali e collettivi si aggregano in mondi non dialoganti. Non comunicando in verticale, restano mondi che vivono in se stessi e di se stessi.

Il Paese

sudditanza), che spinge a un crescente egoismo nazionale e a un continuo confronto duro sui relativi interessi. La politica nazionale. Non riuscendo a modificare i circuiti di potere sovraordinato, la politica è riconfinata nell’ambito nazionale, con la reazione di rilanciare il primato della politica. In una società molto frammentata e molecolare si era creato un vuoto di decisionalità e di orientamento complessivo. Su questo vuoto si è costruita un’onda di rivincita sulla rappresentanza, sui corpi intermedi, sulle istituzioni locali, stimolando così una empatia consensuale. Ma il primato della politica rischia di restare senza efficacia collettiva, a causa della perdita di sovranità verso l’alto e non avendo potere reale verso il basso, perché la volontà decisionale e la decretazione d’urgenza supportata dai voti

delle sette giare L’attuale realtà italiana si può definire come una «società delle sette giare», cioè contenitori caratterizzati da una ricca potenza interna, mondi in cui le dinamiche più significative avvengono all’interno del loro parallelo, ma senza processi esterni di scambio e di dialettica. Le sette giare sono: i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso, il mondo della comunicazione. I poteri sovranazionali. Siamo sempre più condizionati dal circuito sovranazionale, senza che mai corrisponda alle aspettative collettive. La finanza internazionale si regola e ci regola attraverso lo strumento del mercato con procedure che vivono di vita propria, senza innervare una reale dialettica con le realtà nazionali. E le autorità comunitarie, con i vincoli cui sono sottoposti gli Stati (direttive, controlli, parametri, patti di stabilità, fiscal compact), comportano una crescente cessione di sovranità (quasi una

fare gruppo. Preferiscono vivere ancorati alle loro dinamiche aziendali, con una durezza della competizione che alimenta il loro gene egoista, riducendo le relazioni verso l’esterno. I vari protagonisti si sentono poco assistiti dal sistema pubblico, così aumenta il loro congenito individualismo e si riducono le loro appartenenze associative e di rappresentanza. La gente del quotidiano. È un altro mondo che vive di se stesso. Qui non c’è mobilità verticale, né perseguita singolarmente, né espressa in aggregazioni intermedie (sindacali, professionali, sociali). C’è una sospensione delle aspettative. È un terreno dove possono incubarsi crescenti diseguaglianze e imprevedibili tensioni sociali. Emerge solo la voglia dei nuovi diritti nella sfera individuale, con rivendicazioni soggettive (il diritto di avere un figlio anche in età avanzata,

C’È UNA PROFONDA CRISI DELLA CULTURA SISTEMICA. POTERI SOVRANAZIONALI, POLITICA NAZIONALE, ISTITUZIONI, MINORANZE VITALI, GENTE DEL QUOTIDIANO, SOMMERSO E COMUNICAZIONE SONO SETTE MONDI NON COMUNICANTI, CHE VIVONO DI SE STESSI E IN SE STESSI IN UN PARALLELO SOBOLLIRE. LA POLITICA SIA ARTE DI GUIDA

di fiducia non sempre riescono a passare all’incasso sul piano dell’amministrazione corrente e dei comportamenti collettivi. La politica rischia di restare confinata al gioco della sola politica. Le istituzioni. Vivono in una dinamica tutta loro: abbiamo grandi enti pubblici vuoti di competenze il cui funzionamento è appaltato a società esterne di consulenza o di informatica, personale pubblico (anche giudiziario) che sente la tentazione di fare politica o passa a occupare altri ruoli (di garanzia o di gestione operativa), un costante rimpallo delle responsabilità fra le diverse sedi di potere, rincorse infinite fra decisioni e ricorsi conseguenti. La giara sobolle in piena inefficacia collettiva. Le minoranze vitali. I medio-piccoli imprenditori concentrati sull’export e sulla presenza internazionale nel manifatturiero, ma anche nell’agroalimentare, nel turismo, nel digitale, nel terziario di qualità, costituiscono un insieme variegato che si è rivelato molto competitivo. Tendono però a non

alla dolce morte, ad avere un matrimonio di tipo paritario) che però riguardano una minoranza attivista incapace di indurre grandi trasformazioni sociali, come era invece avvenuto negli anni ‘70 (anni di grandi battaglie sui diritti, ma anche di grandi desideri collettivi). Il sommerso. Consente a famiglie e imprese di reggere, è il riferimento adattativo di milioni di italiani. C’è una recrudescenza della propensione di tutti a nascondersi, proteggersi e sommergersi, che riguarda l’occupazione, la formazione del reddito, la propensione al risparmio, anch’esso sommerso, in nero, cash. Il mondo del sommerso rinforza così l’estraneità alle generali politiche di sistema. I media. Incardinati al binomio opinione-evento, i grandi media si allontanano dal rigoroso mandato di aderenza alla realtà e di sua rappresentazione. E i media digitali personali rispondono sempre più alla tendenza dei singoli alla introflessione. La pratica diffusa del selfie è l’evidenza fenomenolo-

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gica della concezione dei media come specchi introflessi piuttosto che strumenti attraverso i quali scoprire il mondo e relazionarsi con esso. La politica sia arte di guida. Le sette giare vanno connesse tramite una crescita della politica come funzione di rispecchiamento e orientamento della società, come arte di guida e non coazione di comando, riprendendo la sua funzione di promotore dell’interesse collettivo, se si vuole evitare che la dinamica tutta interna alle sette giare porti a una perdita di energia col-

lettiva, a una inerte accettazione dell’esistente, al consolidamento della deflazione che stiamo attraversando. Una deflazione economica, ma anche delle aspettative individuali e collettive, della mobilità verticale individuale e di gruppo, della rappresentanza degli interessi, della capacità di governo ordinario (malgrado la proliferazione decretizia di tipo verticistico). E di fronte al problema del capitale inagito del Paese, il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, richiama le parole del frate francescano Bernardino

da Feltre: «Moneta potest esse considerata vel rei vel, si movimentata est, capitale». È la prima volta che il termine «capitale» con logica di «moneta movimentata» entra nella cultura occidentale, qualche secolo prima di Marx e di Weber: se le risorse liquide non si movimentano, restano sterili, sono solo cose.

Fonte: 48 Rapporto Censis

Intanto la disoccupazione segna

l’ennesimo record (in Italia) entre in Italia la disoccupazione ha registrato l’ennesimo massimo storico, in Germania il dato non è mai stato così basso. I dati Istat del mese di novembre 2014 sul tasso di disoccupazione lasciano poco spazio ad interpretazioni. Ammonta infatti al 13,4% la percentuale di italiani privi di un lavoro, con un significativo -0,2 rispetto ai 30 giorni precedenti. Si tratta del valore più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, ovvero dal 1977 (37 anni fa). Numeri che confermano in maniera inequivocabile il trend da incubo dell’occupazione a livello nazionale. Mentre un anno fa il tasso tra i giovani dai 15 ai 24 anni si era fermato al 43,3%, adesso si registra in tale fascia di età un ulteriore calo, di più di mezzo punto sul mese di ottobre e di una percentuale pari al 2,4 sul 2014. In Germania, invece la situazione è diametralmente opposta. Il tasso di disoccupazione a dicembre è sceso al 6,5%, dal 6,6% del mese precedente. Il numero dei senza lavoro è sce-

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so di 27mila unità rispetto alle -6mila attese. Nessuna sorpresa invece dal mercato del lavoro nell’Eurozona. Ladisoccupazione nella zona euro a novembre si è attestata all’11,5%, rimanendo ferma rispetto al mese di ottobre ma in basso rispetto all’11,9% del novembre 2013. Il dato è in linea con le aspettative degli analisti. Fonte: CGIA Mestre

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l’infografica completa a cura dell’Università Niccolò Cusano la trovate su: www.tag24.it/139053-infografica-costi-sprechi-politica

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L’ITALIA È UN PAESE CHE UMILIA I GIOVANI, DOVE SOLO UNA SPARUTA MINORANZA IMMAGINA CHE ...

utocoscienza di massa” invoca il Censis a corollario del Rapporto annuale che fotografa un Paese triste, disincantato e ripiegato su stesso. Ma rassegnazione o cinismo che sia, trova il suo punto di massima (o minima, dipende sempre dal punto di vista) conferma in un ennesimo episodio di familismo all’italiana che nulla ha a che vedere con i motivi illustrati nel Rapporto (o non solo con essi) in quanto rappresenta una consuetudine arcaica della nostra società. In un suo acuto commento, Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, racconta come questa consuetudine riesca a permeare ogni ambito del nostro vivere, compreso il Censis stesso, dove si verifica che il suo presidente, Giuseppe

Il trionfo della consuetudine

FIGLI DI PAPÀ De Rita, dopo aver spiegato che “…L’Italia è un Paese che umilia i giovani, dove solo una sparuta minoranza immagina che l’intelligenza serva a farsi strada nella vita e dove anche la cultura e l’istruzione godono di scarsa considerazione. Dove i ragazzi italiani credono che per fare carriera servano le conoscenze giuste e i legami familiari, procede alla nomina del nuovo direttore generale del Censis, l’ingegner Giorgio De Rita. Sulle prime molti pensano a un caso di omonimia – scrive Gramellini - Invece no, Giorgio è proprio figlio di Giuseppe. Fortunatamente non si tratta di raccomandazione, familismo o conflitto di interesse, fenomeni già catechizzati da De Rita (Giuseppe) in una dozzina di rapporti Censis. De Rita (Giuseppe) ha scelto De Rita (Giorgio) in quanto è il più bravo di tutti. E se tuo figlio è il migliore, non dargli il posto solo

perché la nomina dipende da te sarebbe una discriminazione all’incontrario. Qualsiasi interpretazione diversa, sostiene De Rita (Giuseppe, ma probabilmente anche Giorgio), significa «cercare a oltranza il capello».

A cura di Angela Fosco Antonella Lorenzi e Adele Di Feliciantonio PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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VISIONI &

LETTURE uella portata avanti da Martin Luther King può essere definita la più grande battaglia della storia per liberare dalle catene della segregazione razziale e della discriminazione milioni di neri d’America, in nome della democrazia,

la libertà

LA STRADA PER giustizia, fratellanza, eguaglianza e soprattutto libertà e nel segno di un sogno politico che parla la lingua della protesta pacifica , della dignità, della disciplina, elevandosi con la forza dello spirito e senza bere nella coppa dell’odio e del risentimento. Tre mesi di lotte e cortei nel 1965, che si articolarono in tre marce da parte di cittadini americani di colore che rivendicavano i proprio diritti politici attraverso il diritto di voto, animarono quel periodo, partendo dalla prima conosciuta come BloodySunday per la reazione sanguinaria e violenta della polizia e dei bianchi e terminando con la nota e importantissima marcia da Selma e Montgomery. Il film, SELMA, LA STRADA PER LA LIBERTÀ, la cui uscita è prevista per febbraio nelle sale

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cinematografiche italiane, si concentra proprio su questa iconica marcia di ben 80 km fino alla capitale dell’Alabama, della comunità nera della città di Selma per protestare contro gli abusi subiti dagli afroamericani e che , vittoriosamente, condusse il Presidente Johnson a firmare il VOTING RIGHTS ACT del 1965, il do-

cumento che finalmente concedeva ai neri di poter votare alle seguenti elezioni che si sarebbero svolte nel paese. Nel rievocare tali eventi

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c’è l’elogio della figura di Luther King, il leader dei diritti civili per eccellenza, ma soprattutto del suo insegnamento ad abbattere ogni pregiudizio etnico attraverso l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta come la sicura alternativa alla reazione più violenta. La marcia da Selma a Montgomery ha cambiato la storia dell’America per sempre e il film si preannuncia, già con la nomination a 4 Golden Globe e in aria da Oscar, appassionante e realistico, oltre che con un cast di eccezione.

La Curiosità La canzone degli U2, PRIDE (in the name of love)è stata scritta proprio in onore di Martin Luther King. Nel testo si parla di “un uomo che viene in nome dell’amore… un uomo per cambiare le cose…nel nome dell’amore…” elogiando il criterio della non violenza nel raggiungimento della giustizia e dignità di tutti i popoli, caposaldo della “battaglia” del leader simbolo dell’evoluzione civile in tutto il mondo, per i diritti civili e l’uguaglianza razziale in America. Nell’ultima strofa della canzone si parla dell’assassinio di Luther King perché “ la morte non potrà mai togliergli la libertà e soprattutto l’orgoglio”. di Adele Di Feliciantonio


IL RAGAZZO

crossmediale l cinema nel periodo natalizio, in libreria dal tardo autunno così come in edicola: è Il ragazzo invisibile. Una storia di supereroi con superpoteri, come ce ne sono state tante. Ma con una grande differenza di fondo: è un progetto tutto italiano. Il film è diretto dal premio Oscar Gabriele Salvatores, che assieme agli attori Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio e il giovane Ludovico Girardello si cimenta con una vicenda totalmente diversa da quelle che aveva filmato nella sua lunga carriera; il romanzo è firmato dai tre sceneggiatori del film, Fabbri, Rampoldi e Sardo; il fumetto vede Cajelli alla sceneggiatura più Vitti, Camuncoli e Dell’Edera ai disegni. Ed è

te altre. Sia nel linguaggio che nelle situazioni. E’ un racconto sull’adolescenza, visto con gli occhi di un ragazzo che un giorno scopre di poter diventare invisibile. E paradossalmente, da invisibile risulta essere più popolare (ed eroico) di quando, nella vita quotidiana, è perfettamente visibile. Una bella metafora che si rivolge sicuramente ai più giovani ma che risulta adatta a tutti, con una trama che regala qualche colpo di scena azzeccato e momenti di evasione, tra indagini poliziesche e una oscura organizzazione custode di remoti segreti. Ci sono ovviamente i nemici da cui guardarsi, le prime cotte e i problemi di tutti i giorni, che il romanzo amplifica e rende nel dettaglio. Ma ci sono anche potenziali sub-storie riguardanti altri personaggi e il

questo il lato davvero “super” di questa opera: la sua crossmedialità. Una pratica ancora poco battuta in Italia, fortemente voluta dagli autori e qui sfruttata con cognizione di causa (anche e soprattutto grazie all’argomento trattato, che si presta bene ad una trasposizione fumettistica). La storia, di per sé, non è nulla che un Harry Potter non abbia già fatto o un Uomo Ragno non abbia già affrontato. Anzi, a livello di pura azione e spettacolarità, deve pure fare i conti con tutte le limitazioni del nostro cinema. Ma, di contro, giocando quasi per sottrazione, l’italianità dell’opera rende la medesima molto più veritiera di tan-

loro passato, che è compito del fumetto mettere su carta. Sì, perché il bello è proprio questo: le vicende del film, del romanzo e del fumetto si intrecciano e si completano l’una con l’altra, fornendo nuovi particolari e nuovi spunti per un prodotto che prosegue in parallelo sui binari di più media. E, seppur con qualche incertezza e pecca, è un’opera che dovrebbe essere sostenuta anche solo per questa ragione, oltre che per il coraggio di aver osato addentrarsi in un genere per nulla frequentato dalla cinematografia made in Italy.

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO Dal romanzo best seller di E.L. James. rriva sugli schermi ( per San Valentino) il best seller di genere erotico che tanto successo ha avuto in libreria. Dopo le alterne vicende per la scelta dei protagonisti, sono infine Dakota Johnson e Jamie Dornan ad interpretare rispettivamente Anastasia Steele e Christian Grey, sul cui nome si basa il gioco di parole del titolo (Grey= grigio in lingua inglese). Regia di Sam Taylor-Johnson. Con Dakota Johnson, Jennifer Ehle, Jamie Dornan, Luke Grimes, Victor Rasuk. continua». Genere Erotico, produzione USA, 2015. Da giovedì 12 febbraio 2015 al cinema

di MikiMoz Capuano

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a scena dell’ennesimo barcone che arriva sulle nostre coste, gremito di clandestini ammassati in condizioni disumane, è ormai diventata routine. Spesso ci lamentiamo, ma ci siamo mai chiesti se fossimo noi a dover “fuggire” in cerca di speranza? Nello spettacolo teatrale di Gianni Clementi, “Clandestini”, diretto dalla regista aquilana Vanessa Gasbarri e interpretato dai giovani attori Alessandro Salvatori, Andrea Perrozzi, Antonia Renzella e Marco Cavallaro, siamo nel 2031 l’Europa ha sperperato tutte le sue risorse e ogni giorno, con un’inversione di rotta, gli sbarchi avvengono sulla costa africana, continente divenuto ricco e potente. Italiani extracomunitari, illegali e in terra straniera che per poter sopravvivere sono costretti a matrimoni di interesse e lavori da vu cumprà in una mescolanza di accenti e colori. Uno spettacolo divertente, esilarante, ma che lascia ampi spazi di riflessione e di grandi verità. L’attore Alessandro Salvatori, ci racconta della sua “avventura” teatrale da clandestino e ci illustra i dubbi e i tormenti comuni ai suoi coetanei. Voi sbarcate nel 2031. Questa situazione non

CLAND

NON È SOLO CRISI, MA PENOMBRA, ANZI BUIO COMPLETO PER CIÒ CHE RIGUARDA LA CULTURA IN QUESTO PAESE

“quando gli extracom

è poi così lontana da quel che accade oggi ai nostri connazionali? Non è così lontana pessimisticamente parlando, ma per fortuna e per adesso, non “sbarchiamo” clandestinamente, anche se il livello di disperazione e disincanto dei giovani è, ahimè, lo stesso. Per il nostro settore la situazione è preoccupante. I teatri chiudono anziché essere inaugurati; vediamo compagnie, centri culturali, musei, biblioteche sparire e al loro posto, magari, sorgere centri commerciali. Non è solo crisi, ma penombra, anzi buio completo per ciò che riguarda la cultura in questo Paese. Vogliamo gridare il più forte possibile che questo momento deve essere superato. E come? Con la semplicità si arriva al cuore delle persone e il personaggio di Orazio rappresenta questo;

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IL NOSTRO È UN MESTIERE MERAVIGLIOSO, TERAPEUTICO

DESTINI

munitari siamo noi…” CREDO CHE UNA DELLE RICCHEZZE PIÙ PREZIOSE DEL GENERE UMANO RISIEDA NELLE DIVERSITÀ egli è il “fanciullino” pascoliano che è in noi e che abbiamo soppresso, soffocato ormai da tempo. Purtroppo, oggi, non si combatte più per gli ideali, ma per sopravvivere, per mangiare. Qualcuno ci ha messo nella condizione di lottare per il necessario e non per pensare e senza dialogo e comunicazione c’è disagio. Lei interpreta un commercialista milanese

colto e un po’ snob che fa amicizia con un siciliano sui generis e un po’ sempliciotto e un romano colorito e colorato. Un’Italia unita al di fuori della patria che non vede più la distinzione tra Nord e Sud, terroni e padani? In realtà questo spirito campanilistico, purtroppo, è sempre esistito. La storia ci insegna che nei momenti di disperazione le persone trovano il vero momento di unità. I tre personaggi sono stati uniti nella migliore tradizione della commedia italiana, ma in un momento così particolare è necessario trovare un’identità nazionale restando saldi alle nostre radici. Uniti nelle diversità? Credo che una delle ricchezze più preziose del genere umano risieda nelle diversità; il colore della pelle, un ideale religioso, politico, sociale.

E a suo modo questo è anche il messaggio della commedia perché in essa a trionfare è l’amore di due personaggi , Angelica e Orazio, completamente opposti, dal punto di vista culturale, ma che rappresentano la vittoria della Vita e dell’Amore, delle tradizioni, della storia, del fanciullo che è in noi. Gli altri due personaggi che scelgono l’amore “interessato” sono condannati ad un’eterna non-vita, un tormento, la morte interiore. Il messaggio è anche l’incitamento al risveglio delle coscienze? Certamente, anche se io direi al risveglio dell’incoscienza, a ritrovare la freschezza, l’innocenza che è in noi, la trasparenza, a non essere sempre troppo coscientemente razionali nell’affrontare la vita. Con le vostre storie, oltre a far divertire, toccate il comune senso di angoscia, disincanto e paura che anima il nostro tempo… Nelle tante risate che ascoltiamo c’è una parte amara che mette in luce gli aspetti drammatici di questo tempo. Siamo in un periodo di assoluta decadenza, il pubblico è consapevole di questo e ne sorride. Seppur nella finzione, come ci si sente a essere disperati, affamati ed emarginati? Il nostro è un mestiere meraviglioso, terapeutico, che ci permette di vivere in un’unica vita, decine di vite. Impersonando Silvano ho affrontato la disperazione di un uomo che, abituato a un costoso tenore di vita, finisce a fare il “vu cumprà” in spiaggia. Ho pensato ai tanti uomini che oggi si ritrovano a non poter pagare gli stipendi agli operai o sfamare i propri figli, ma penso anche ai tanti clandestini che arrivano nel nostro paese. Cosa limita, nel nostro paese, i giovani? C’è in atto un cambiamento culturale che porta i ragazzi a spostarsi, emigrare, lasciare le famiglie e accettare lavori umili pur di essere indipendenti e liberi. Purtroppo a esso non corrisponde un cambiamento della classe dirigente, datata, obsoleta e portatrice di una mentalità ristagnante. La speranza oggi la offre chi ha il coraggio di rinnovarsi, rischiando di vivere i propri sentimenti e le proprie passioni completamente.

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di Adele Di Feliciantonio

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IL FATTO È CHE NEGLI ULTIMI ANNI LA CRONACA NERA È DIVENTATA LA VERA REGINA DELL’INFORMAZIONE TELEVISIVA ITALIANA

eri sera sono stato al cinema con alcuni amici, abbiamo visto il nuovo film di Gabriele Salvatores, “Il ragazzo invisibile”. Ciò che più mi ha più colpito è che, a metà della narrazione, il pubblico assiste al rapimento di Yara Gambirasio . Questo è, esattamente, quello che si vede nel film: in una cittadina del nord Italia, una sera, un brutto ceffo si reca fuori di una palestra, dentro la palestra c’è una ragazza che si allena – ginnastica artistica -, l’energumeno carica di peso

formazione televisiva italiana. Sui giornali e nelle televisioni non si è mai parlato tanto di processi penali, di crimini e di criminali. Purtroppo, se ne parla nel modo sbagliato. Nessuno sa cosa sia un rito abbreviato - o che differenza ci sia tra la colpa cosciente ed il dolo eventuale- ma tutti hanno visto i plastici e le interviste fasulle. I fatti di cronaca nera sono in grado di aprire una ferita nella coscienza sociale di un popolo, una ferita tanto più profonda e difficile da rimarginare, quanto più vengono coinvolti i deboli e gli

ADOLESCENTI INVISIBILI… fino a quando non spariscono davvero

IL PUDORE DEL SILENZIO la ragazza sul proprio furgoncino e fugge via. Gli eventi appena esposti non interrompono in alcun modo il flusso narrativo, risultando perfettamente inseriti nella trama. Forse per questo motivo, nessuno dei miei amici si era accorto del collegamento con la cronaca. Quando ne abbiamo discusso, al pub, hanno tutti convenuto che quella scena rappresentasse un fatto di cronaca, ma nessuno di loro aveva “riconosciuto”, in prima battuta, il senso di quelle immagini. A mio avviso, il film intende dire che gli adolescenti sono invisibili – a meno che non siano in grado di eccellere, a meno che non siano i migliori in

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qualcosa. Ancor di più, la trama sembra lasciare ad intendere che gli adolescenti sono invisibili a meno che non spariscano (!). Senza ombra di dubbio, gli autori hanno toccato vari aspetti della condizione giovanile: dal bullismo, ai rapporti tra i sessi, alla dipendenza da social network… eppure, non sono del tutto convinto che la volontà di descrivere tanti argomenti -o forse sarebbe meglio dire la volontà di alludere a tanti argomenti- possa rappresentare una circostanza attenuante. Parlando chiaramente: la scena del rapimento, a me, ha dato un po’ fastidio e molto da pensare. Il fatto è che negli ultimi anni la cronaca nera è diventata la vera regina dell’in-

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indifesi. Per questo motivo, io credo che abbiamo tutti il dovere di pretendere dai mediatori culturali del nostro Paese che, a fronte di certe tragedie, ci sia maggiore rispetto – quel rispetto che non sempre possono disciplinare le leggi e che dovrebbe essere invece sempre imposto dalla deontologia professionale. In questi casi, avere rispetto significa (ri)conoscere il pudore del silenzio, essere in grado di fare un passo indietro, distogliere lo sguardo, scrivere una parola in meno. di Guido Saraceni Professore di Filosofia del Diritto


La sindrome degli “anti-eroi” ulli, ultras, satanisti, vandali, baby-gangster, un filo rosso lega tristemente questi anti-eroi, protagonisti di vicende di devianza giovanile, accomunati dalla medesima inquietudine e da un senso di vuoto profondo. Questo male di vivere spesso è incomprensibile a noi appartenenti a generazioni precedenti. Sono lontani i tempi in cui si giocava a pallone per strada ed esisteva ancora il sano gusto di trasgredire, inteso nel senso di “goliardata”, azione del tutto priva di qualsiasi intenzionalità violenta, volta piuttosto a suscitare negli altri l’ilarità come antidoto naturale ai mali dell’esistenza umana. L’intento principale è quello di cercare di capire cosa si intenda per devianza e soprattutto che cosa significa oggi “DEVIARE” durante la delicata fase dell’adolescenza. La prima idea che ci balena nella mente è “la famiglia italiana è in crisi”. La famiglia spesso non da più certezze ai propri figli, questi non hanno più valori, i genitori sono

troppo spesso occupati nelle loro faccende e non si preoccupano dell’educazione dei figli, e quando accade qualcosa sostengono di non essersi accorti di nulla. Dicono spesso che il figlio è scontroso, nervoso, scostante ma che mai e poi mai avrebbero pensato a qualcosa di tanto grave. Per “devianza” si intende l’allontanamento dalla norma, ove il concetto di norma è definito dall’analisi del comportamento umano. La devianza, come la normalità, è soggetta a slittamenti, a mutamenti dovuti alle variazioni del costume, della società. E’ evidente che ci siano dei territori di confine ambigui, ove norme e devianze si confondono e si sovrappongono. Spesso, purtroppo, gli adolescenti non avendo più valori, rispetto verso gli altri, tendono a trovare nelle devianze il loro sfogo. Lo sport-calcio è per loro menare le mani, rompere le vetrine e tirare sassi alle forze dell’ordine. di Bruno Proietti Criminologo

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«La confusione e lo smarrimento nella sua mente aumentarono, trovò nuovi visi, tanti, molto più smarriti di lei, nuove voci, nuove regole a cui adeguarsi, che andassero bene o meno poco importava. Trovò una nuova vita.»

uel giorno per Rosa, era il più felice della sua vita. Con il suo abito bianco le sembrava di essere una di quelle principesse delle favole che le raccontavano da bambina. Gli occhi di Renato che la guardavano pieni d’amore le facevano già immaginare la sua nuova vita, con la persona che amava. Sarebbero stati felicissimi! C’era una casa nuova che li aspettava, e che presto si sarebbe riempita delle grida dei loro bambini. Tutto questo le faceva godere ancora di più della festa del suo matrimonio e le sue risa riempivano il cuore mentre danzava abbracciata al suo Renato. La tenerezza della sua prima notte di nozze l’ac-

LÌ SI TROVAVA SOLA CON SE STESSA O CON QUELLO CHE DI ESSA RIMANEVA

compagnò quotidianamente nei nove mesi che precedettero la nascita di Giuliana, la sua prima bambina. Rosa e Renato erano al settimo cielo! Giuliana era un sogno...la bambina più bella del mondo! E loro sarebbero stati due genitori perfetti. Dopo qualche tempo, arrivò la seconda gioia della casa: Paolo. Un bel maschietto tutto pepe e sorrisi! Stavolta però il lieto evento venne offuscato da una strana reazione di Rosa: piangeva per un niente, era nervosa, non voleva essere toccata, dormiva pochissimo, spesso era confusa, ma la cosa che più impensierva Renato era che Rosa rifiutava di accudire i bambini. Aveva una specie di insofferenza mista ad indolenza nell’occcuparsi di

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loro, che poi esplodeva quando i bimbi diventavano capricciosi. Insomma si era ammalata di depressione post partum. A quel tempo non c’erano farmaci o terapie psicologiche adeguate, e nemmeno la diagnosi fu così chiara, tanto che non le venne data alcuna cura. Il problema però divenne insostenibile quando di lì a poco, il piccolo Paolo a seguito di una malattia morì. Il dolore fu grande per tutta la famiglia, ma in Rosa la perdita del figlio causò una profonda rottura con il mondo e la depressione si acuì. A quel punto per lei si aprirono le porte dell’Ospedale Psichiatrico. La confusione e lo smarrimento nella sua mente aumentarono, trovò nuovi visi, tanti, molto più smarriti di lei, nuove voci, nuove regole a cui adeguarsi, che andassero bene o meno poco importava. Trovò una nuova vita. Le notti diventarono sempre più insonni, ma lì non ci si poteva alzare per passeggiare, per bere, per mangiare qualcosa o per cercare un volto amico. Lì si trovava sola con se stessa o con quello che di essa rimaneva. In manicomio i pazienti meno problematici e violenti potevano lavorare nelle botteghe della struttura, in cucina o in lavanderia, e siccome Rosa era una donna tranquilla, venne assegnata proprio alla lavanderia: con i macchinari in dotazione i pazienti, lavavano, stiravano, piegavano e sterilizzavano lenzuola, coperte, asciu-

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IL VUOTO. QUANDO LEI LE SI PRESENTÒ DAVANTI PER DIRLE: “ECCOMI, SONO LA TUA BAMBINA!” ROSA NON RICONOBBE LA FIGLIA

C’era una volta l’ospedale psichiatrico Sant’Antonio e le sue...

gamani e vestiti. Passò lì dentro buona parte della sua vita, finchè dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici, venne trasferita in una comunità alloggio. Tutto ricominciava da capo: un nuovo ambiente, poche persone con cui condividerlo e nuove regole da rispettare. Un ambiente familiare, dove poter ritrovare forse un po’ di calore e dei sorrisi; ma Rosa riconosceva ancora quella sensazione di casa e di focolare domestico? Quando venne trasferita in manicomio a Giuliana, sua figlia, venne fatto credere che la madre era morta di malattia. La bambina crebbe così con l’affetto del padre e dei suoi famigliari, finchè diventata una giovane donna, si innamorò di un ragazzo Michele, e dopo qualche anno di fidanzamento decisero di sposarsi. A questo punto della storia però, accadde qualcosa di imprevedibile: mentre Giuliana preparava i documenti per il matrimonio scoprì che la madre non era morta. Mio Dio che sgomento! Un tuffo al cuore così violento e così profondo da far restare senza fiato! E che rabbia nei confronti di suo padre e di tutti


STORIE DENTRO LE MURA

coloro che le avevano taciuto la verità! Dopo una violenta discussione con Renato, che tentava di spiegarle che lo aveva fatto per il suo bene, perchè credeva che sarebbe stato più facile per lei accettare la morte della madre

A QUESTO PUNTO DELLA STORIA PERÒ, ACCADDE QUALCOSA DI IMPREVEDIBILE: MENTRE GIULIANA PREPARAVA I DOCUMENTI PER IL MATRIMONIO SCOPRÌ CHE LA MADRE NON ERA MORTA. MIO DIO CHE SGOMENTO! UN TUFFO AL CUORE COSÌ VIOLENTO E...

che il fatto che fosse rinchiusa in un Ospedale Psichiatrico, Giuliana si mise alla sua ricerca. Nel frattempo si sposò. L’aiuto di Michele fu fondamentale per la sua ricerca, la incoraggiava e la sorreggeva quando falliva. Fino a quando dopo tanto cercare la trovò. Tutti quei mesi di attesa.....finalmente! Non resisteva più dal desiderio di vederla, era ansiosa di guardarla, di toccarla! ....la sua mamma! Il giorno che si recarono alla casa famiglia il cuore traballava pieno di emozioni: ce n’erano così tante insieme nel suo cuore che non sapeva nemmeno distinguerle. La psicologa che li accompagnava, li aveva avvertiti di essere molto cauti nel mostrare le emozioni e di non rimanere male di fronte ad eventuali reazioni non positive di Rosa, ma Giuliana in cuor suo sperava proprio di poter abbracciare con calore la sua mamma. Ma quello che accadde fu qualcosa che lei non avrebbe nemmeno lontanamente sospettato. Il vuoto. Quando lei le si presentò davanti per dirle: “Eccomi, sono la tua bambina!” Rosa non riconobbe la figlia.

E nemmeno mostrò la minima emozione a sentire quelle parole, nel suo cuore e nella sua mente quella figlia semplicemente non c’era e non c’era mai stata. Davanti a quegli occhi c’era il vuoto. Gli anni trascorsi in Ospedale psichiatrico avevano cancellato ogni ricordo, ogni emozione, ogni essenza di vita, anche quella di madre. Giuliana non potè far altro che guardarla, con le braccia che pendevano lungo i fianchi e le lacrime che calde scendevano dalle guance. Il braccio di Michele che le circondava la vita quasi non bastava a sorreggerla, tanto si sentiva venir meno. Iniziò così un lungo percorso di visite periodiche a sua madre, e di conoscenza di quella donna a cui piaceva piegare i panni e che si alzava di notte, perchè non dormiva. Ma gli occhi di Rosa non si illuminarono mai del calore di madre e mai uno spiraglio di luce del ricordo di essere mamma attraversò quella mente.

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di Anna De Carolis

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VOCAZIONI

a cura di Giovanni Di Giannatale

IL CALO DELLE VOCAZIONI COME CONSEGUENZA DELLA CRISI DEI SEMINARI

CERCASI:

riflessioni su religione e religiosi

n un interessante articolo apparso il 17 agosto 1965 nell’ Avvenire d’Italia, dal titolo Seminari e scuola, don Gabriele Orsini si interrogava sulla crisi dei seminari e, di riflesso, sulla diminuzione dei sacerdoti in Italia, avanzando alcune proposte di carattere formativo, che suscitarono un attento dibattito, al quale parteciparono anche due vescovi. Don Orsini sostiene che occorreva conservare i seminari minori come luoghi privilegiati per la formazione degli aspiranti sacerdoti, aggiornandoli alla luce dei principi psicopedagogici messi in luce dal Concilio Vaticano II, e togliendo da essi le scuole medie e ginnasiali che i giovani avrebbero potuto frequentare negli istituti statali. L’ autore ritiene che solo in questo modo si potevano salvare i seminari in fase di svuotamento da quando, con l’ istituzione della scuola media dell’ obbligo in tutti i comuni, le famiglie, in prevalenza di modesta estrazione sociale, non avevano più motivo di mandare i figli nei seminari diocesani per far continuare loro gli studi successivi alle suole elementari. La Chiesa, che in un primo momento ritenne che gli studi dovessero essere compiuti nei seminari, successivamente dal 1970 iniziò a mostrare una certa apertura, consentendo ai Vescovi di inviare gli alunni in scuole cattoliche esterne, o in altre scuole. Senonché questa proposta, pur ragionevole, fu disattesa dalle scelte che molti vescovi compirono tra il 1968 e il 1970, influenzati, tra l’altro, dalle contestazioni studentesche, che approdarono anche nei seminari e negli studentati conventuali, reputando che i seminari minori non erano più al passo con i tempi, che occorreva superare l’<<isolamento>> dei giovani, ponen-

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doli a contatto con il mondo e ammodernando i metodi formativi. La conseguenza fu che tanti seminari minori, che rappresentavano il vivaio delle vocazioni sacerdotali, furono chiusi, o in gran parte trasformati in una sorta di collegi, che, praticando un’educazione molto aperta, ricorrevano alle scuole medie statali.

IL DECREMENTO NUMERICO DEI SACERDOTI DAL 1871 AD OGGI e vie alternative alla formazione ecclesiastica, studiate da specifiche commissioni pontificie, non sortirono gli effetti sperati. Nell’ arco di un trentennio, dal principio degli anni ‘80 ad oggi, si è assistito in Italia ad un crollo pauroso delle vocazioni sacerdotali. Per dare un’ idea del regresso numerico dei sacerdoti, si possono prendere a riferimento i seguenti dati a partire dal 1881. In questo anno, secondo i dati riportati dal sociologo R. Cipriani, erano 80.000 su 29.971.000 abitanti (1 su 374). Nel 1931 erano circa 50.000 su 39.000.000 abitanti (1 su 780). Dal 1931 al 1981 si è registrata una diminuzione di 10.000

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unità, e venticinque anni dopo nel 2005 si è registrata un’ ulteriore contrazione di circa 8.000 unità. Ne consegue che a tale data i sacerdoti si attestano attorno alle 32.000 unità. In mancanza di statistiche relative all’ ultimo novennio (2005-2014), si puo’ stimare realisticamente la perdita di altre 3.000 unità, tra deceduti ed ex sacerdoti dimessi con o senza dispensa. Pertanto si puo’ ritenere che il numero complessivo dei sacerdoti oggi sia intorno alle 29.000 unità su 59.000.000 abitanti (1 su 2034).

LA DIOCESI DI TERAMO-ATRI ella Diocesi di Teramo-Atri la situazione è critica se si considerano i soli sacerdoti titolari di cure pastorali: sono 73 a fronte di 187 parrocchie. Non lo è se si considerano i religiosi utilizzati nella cura, che sono 28, e i presbiteri di altre Diocesi, che sono 26, temporaneamente utilizzati nella nostra Diocesi. In tal modo i sacerdoti impiegati nella cura salgono da 127, riuscendo, in virtù degli accorpamenti operati dall’Ufficio pastorale, a servire, sia pure periodicamente, tutte le parrocchie: il che comporta che molti sacerdoti servono più parrocchie (da un minimo di 2 ad un massimo di 8 o di 9, come accade rispettivamente ai parroci di Torricella Sicura e di Nerito).


LO SCENARIO FUTURO E LA QUESTIONE DEL CELIBATO ECCLESIASTICO ulla scorta dei precedenti dati, e riflettendo sul saldo negativo tra nuove ordinazioni e decessi, non ne puo’ scaturire che una sempre più consistente diminuzione dei sacerdoti. E’ evidente che in questo scenario, a meno di un’ inversione di tendenza, si raggiungerà una criticità tale che non sarà più possibile assicurare materialmente la cura pastorale nella stragrande maggioranza della chiese. La soluzione all’ orizzonte potrà essere la sempre più ampia concentrazione delle cure in chiese principali, sia per le messe, per le funzioni religiose varie che per l’ amministrazione dei sacramenti. Ci si chiede, al termine di questa breve analisi, se ci possa essere un rimedio atto ad arginare il decremento vocazionale. Qualcuno ritiene che la soluzione possa consistere nell’abolizione dell’ obbligo del celibato ecclesiastico, che, pur fondato su fonti scritturali, e giustificato dal punto di vista spirituale, andrebbe rivisto, essendo stato determinato da una norma canonica, risalente ad alcuni Concilii, e codificata da ultimo dal Tridentino. In verità l’abolizione dell’ obbligo del celibato dei sacerdoti diocesani (non regolari, essendo vincolati al voto di castità), non inciderebbe che minimamente sulla crescita delle vocazioni. La scelta del sacerdozio

è fondata su ben altri presupposti, che attengono alla sfera della coscienza, alla formazione, all’esperienza spirituale e, prioritariamente, alla “chiamata del Signore”. Il fondamento è la vocazione alla vita religiosa, rispetto alla quale il matrimonio è come l’accidente rispetto alla sostanza, per dirla con il linguaggio aristotelico. Giustamente don Orsini osserva che chi pensa che “con l’abolizione del celibato obbligatorio per i sacerdoti si potrebbe senz’altro rimediare alla scarsità delle vocazioni”, compie un grossolano errore di valutazione, incorrendo in “ragionamenti superficiali, che solo chi non intende il significato della scelta sacerdotale e del celibato, puo’ fare”. Le ragioni che inducono alla scelta della vita sacerdotale sono altre e non dipendono affatto dall’esistenza o meno del celibato. In sostanza, non si sceglie d’ essere sacerdoti perché ci si può sposare! Se fosse così, il problema già si sarebbe risolto da tempo e già si sarebbe aperta “una nuova primavera nella Chiesa”, come scrissero gli anonimi autori di un libello. Sono opportune qui le considerazioni del Beato Paolo VI, che nell’ enciclica Sacerdotalis caelibatus del 24 giugno 1967, esaminando le varie obiezioni sul celibato ecclesiastico, scrisse con straordinaria lucidità: “Non si può senza riserve credere

che con l’abolizione del celibato ecclesiastico crescerebbero perciò stesso, e in misura considerevole, le sacre ordinazioni: l’esperienza contemporanea delle chiese delle comunità ecclesiali che consentono il matrimonio, sembrano deporre il contrario”. Il vero è che la Chiesa per riparare alla crisi delle vocazioni, dovrebbe ripensare l’identità del sacerdote, per adeguarla alle sfide della società attuale. Occorrerebbe una riflessione teologica e canonica, che delinei una nuova figura del sacerdote, facendo in modo che il perenne mandato evangelico, che lo costituisce per l’umana salute (pro hominibus constitutus, come dice San Paolo), ne faccia veramente uomo tra gli uomini, integrato pienamente nella società civile. Nell’ ambito di questa riflessione si potrebbe discutere la disciplina del celibato, suscettibile di revisione, come tutte le norme di diritto positivo, e verificare se e come la vita coniugale possa conciliarsi, sotto vari profili, con la vita sacerdotale, raffrontandola con altri modelli di sacerdozio coniugato, come avviene nella Chiesa orientale, anche cattolica, e in quella anglicana. Mentre si ritiene che la riflessione in generale potrà essere affrontata a breve termine, quella attinente al celibato ha bisogno di tempi molto più lunghi, anche se verrà il momento in cui dovrà essere affrontata anch’ essa.

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Una famiglia di … pesi L’atleta Luisa Terzilli, recentemente premiata con il podio più alto in distensione su panca, si racconta a PrimaPagina

o scorso mese di dicembre l’atleta Luisa Terzilli, 38 anni, si è aggiudicata la medaglia d’oro ai campionati italiani assoluti di pesistica FIPE svoltisi in Sicilia. Nome già noto, nel 2010 si era affermata al Criterium Nazionale di distensione di Lignano Sab-

La pesistica è una disciplina che si potrebbe pensare poco adatta ad una donna. Lei ha smentito questo pregiudizio, ma come ha approcciato questo sport? “Me lo ha fatto conoscere mio marito. Ho iniziato con il body building, nel 1999 sono stata vice campionessa europea. Poi, durante gli alle-

biadoro. Italo venezuelana nata in venezuela da genitori italiani si è trasferita, per amore, a Giulianova.

namenti, ho notato che i risultati erano migliori sull’uso della forza. Quindi quasi casualmente ho iniziato a fare delle gare di distensione su

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NEL TEMPO LIBERO FACCIO LA CUOCA, HO STUDIATO E LAVORATO COME CUOCA. L’ALIMENTAZIONE, NATURALMENTE, L’HO SEMPRE SEGUITA IO. IL PRINCIPIO È SEMPLICE E POTREI RIASSUMERLO IN ‘COLAZIONE DA RE, PRANZO DA BORGHESE E CENA DA MENDICANTE’

panca, che è la mia attuale disciplina. I risultati sono arrivati, ed anche rilevanti: da quando ho iniziato, sono sempre stata sul podio”.


Comporta molti sacrifici allenarsi? “Al momento sono casalinga. Gli allenamenti sono continui, costanti e frequenti, quindi impegnativi. Sono anche mamma di tre figli”. Come riesce a conciliare la mamma e la campionessa? “Da un anno abbiamo cambiato palestra e ora mi trovo molto meglio. Come sempre, mi aiuta molto mio marito, e la famiglia tutta: anche i miei figli gareggiano! I nostri

ragazzi gareggiano nella pesistica olimpica. Hanno già ottenuto, anche loro, ottimi risultati. All’inizio li ho indirizzati verso diversi sport ma alla fine hanno deciso di seguirmi nella pesistica, allenandomi due ore ogni giorno li ho ‘contagiati’. Ora ci alleniamo tutti insieme”. Quanti anni hanno i suoi figli? “ La prima 16 anni, il secondo 14 e il piccolo quasi 10 anni, non ha ancora l’età per gareggiare.

Stanno nascendo adesso, ma rispondo bene, grazie anche all’allenatore, Silvino che li segue con passione e dedizione”. Le piace cucinare? Chi cura la dieta della famiglia? “Nel tempo libero faccio la cuoca, ho studiato e lavorato come cuoca. L’alimentazione, naturalmente, l’ho sempre seguita io. Il principio è semplice e potrei riassumerlo in ‘colazione da Re, pranzo da borghese e cena da mendicante’. Nel menù tipico non possono mai mancare carboidrati, proteine e fibre. A cena solitamente carne o pesce con verdure. Capita che a volte i figli si permettano di mangiare dolci, in fondo fanno molti allenamenti e smaltiscono agevolmente qualche caloria in più. Ci alleniamo tutti, cinque volte a settimana”. Avete animali? “Non più. Avevo una cagnolina che ora è morta. Mi piacciono tutti gli animali ma adoro i cani”. Lei è una donna con molta forza di volontà. Ha una vita impegnativa. “Lo sport aiuta molto anche nella vita. Impegnarsi, avere delle regole e confrontarsi con altri atleti riflette in fondo la vita quotidiana e rafforza il carattere. Aiuta a porsi degli obiettivi ed a lottare per raggiungerli. Sostengo che lo sport è una bellissima palestra di vita. Ho avuto modo di sperimentarlo negli anni.

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di Daniela Palantrani

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Tutte le rubriche

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Belli e… rilassati

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I MATTONI dell’organismo

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SENTENZE con finale a sorpresa

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Il Voluntary Disclosure

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IL RAPPORTO TRA RISCHIO E RENDIMENTO

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I pesci Danio...

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Percorsi Numerologici Benessere - Salute - Cucina - Consumatori- Legale -Animali Piccoli consigli utili per tutta la famiglia dai migliori esperti


Salute & Benessere ste più frequenti riconducano alla cura del viso e che siano molto apprezzati i trattamenti specifici anti-age, detossinanti, rigeneranti per cute stressata e tutti i trattamenti che riducono borse sotto gli occhi. Qualsiasi trattamento, comunque, per essere pienamente gradito non dovrebbe durare più di 30-45 minuti. I clienti più giovani e in particolar modo gli adolescenti, si rivolgono all’estetista per una pulizia del viso profonda e accurata, mentre clienti di tutte le età sembrano non poter rinunciare all’epilazione su schiena e torace ( o su tutto il corpo, se si tratta di sportivi), al rimodellamento e cura delle sopraciglia e all’abbronzatura in qualsiasi stagione. Aumentano, infine, le richieste di trattamenti per il dimagrimento del punto vita, in virtù del fatto che grazie al crollo di certi tabù, anche l’età media dei clienti uomini si sta alzando notevolmente. di Antonella Lorenzi

ono sempre più numerosi gli Istituti di Bellezza che accolgono la popolazione maschile, che in media costituisce il 20 % della clientela complessiva, ma prendendo in esame l’affluenza in hotels con SPA e Beauty Farm, soprattutto quelle collegate ad un centro termale, la percentuale si alza fino al 40 – 60 %. Questo indica essenzialmente che l’uomo predilige tutto ciò che riguarda il benessere anche se indotto dalla presenza o richiesta del partner (60%) perché i clienti di sesso maschile, che si recano in maniera autonoma in un

Centro Benessere, si stabilizza intorno al 5%. Gli uomini sono molto selettivi e, rispetto alle donne, più restii ad affidarsi alle cure estetiche di una professionista, se non sono adeguatamente informati sul suo conto. Una volta ottenuta la sua fiducia, è un cliente molto fedele, anche perché a differenza della donna non è curioso di provare nuovi Istituti di bellezza, ma per le stesse ragioni potrebbe contrariarsi molto se gli viene negata la sua estetista preferita. Gli uomini disdicono un appuntamento raramente e la maggior parte di loro sono molto più esigenti e abitudinari delle donne. Oltre a tutto ciò non tollerano il minimo

Gli uomini e le cure estetiche

Belli e… rilassati GLI UOMINI DISDICONO UN APPUNTAMENTO RARAMENTE E LA MAGGIOR PARTE DI LORO SONO MOLTO PIÙ ESIGENTI E ABITUDINARI DELLE DONNE

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ritardo, soprattutto perché non amano rimanere in sala d’aspetto quando ci sono clienti donne. Prediligono i trattamenti che offrono il massimo benessere e relax, quindi richiedono spesso i massaggi, ma scelgono quelli che rilassano e decontraggono schiena e zona cervicale; amano i massaggi distensivi del viso; curano mani e piedi con le classiche procedure, ma chiedono frequentemente anche dei rituali Spa. Molti titolari di istituti all’avanguardia, sostengono di aver notato negli uomini una certa diffidenza nei confronti della tecnologia: sembra che le richiePrimaPagina 54 - Gen. 2015

MENOPAU

Meno pregiu


Salute & Benessere a menopausa è un’età in cui la natura accompagna la donna nel suo cammino. Come in altre fasi della vita, anche in questa i cambiamenti hanno un senso. La menopausa impedisce alla donna di procreare in un momento in cui per il suo organismo sarebbe rischioso: blocca la fertilità, riducendo gli ormoni prodotti dalle ovaie, fa cessare le mestruazioni e stabilisce un nuovo equilibrio endocrinologico. Quindi la menopausa è un evento naturale e utile. NON è una malattia o una disgrazia. Quali sono i principali pregiudizi sulla menopausa? “Con la menopausa si perde la memoria e si diventa svaniti...” La memoria è un meccanismo delicato e complesso. Ogni evento emotivo interferisce con il processo dei ricordi. Anche in menopausa, come

USA?

udizi, please!

in altri periodi della vita, la memoria risente dell’inquietudine del cambiamento, senza per questo dover pensare che la mente si stia deteriorando. “La menopausa rende irritabili e può far cambiare di carattere” Ogni trasformazione si accompagna ad una certa dose di travaglio per raggiungere uno stadio nuovo. In natura ogni evoluzione comporta trasformazioni faticose. Ma il risultato è l’equilibrio adatto alle circostanze. L’irritabilità è momentanea. “Le caldane sono un tormento! Ci si vergogna e si resta a disagio con gli altri” Molti proverbi sottolineano come le caldane siano un fenomeno naturale. Secondo una interpretazione psicosomatica, sembra che in questo periodo della vita l’energia prima racchiusa in un organo attivo (l’utero) cerchi una nuova colloca-

Conclusioni Vivi serenamente la menopausa come una tappa naturale della vita che ti accomuna a tutte le altre donne. Attraversala con uno stato d’animo positivo ed aperto al cambiamento, per permetterti un adattamento più facile. Valorizza il tuo presente e non rifugiarti in un tempo di nostalgia o di ricordi, perché anche questa età offre stimoli e risorse nuove. Affidati al tuo medico, e segui i suoi consigli circa le visite, gli esami e le terapie opportune Non curarti malamente, negandoti ogni aiuto o seguendo notizie incompetenti. Datti il permesso di prenderti cura di te, sul versante organico e su quello psicologico. Nei casi di maggiore stress emotivo accetta il supporto di qualche psicofarmaco per superare l’ansia eccessiva o chiudere una reazione depressiva. Assumi la terapia in modo circoscritto nel tempo e accompagnala alla comprensione del significato di quel sintomo in un determinato momento della tua vita. Resta consapevole dell’unicità e del valore della tua persona e della tua storia. Anche in menopausa sii positiva, ottimista, concreta.

zione risalendo verso l’alto (la testa). La donna in menopausa avrebbe molta energia intellettiva! “Molti dicono che con la menopausa possa arrivare un esaurimento nervoso” La menopausa non porta turbe nervose, è un evento naturale della vita. Gli eventuali problemi psicologici sono legati a situazioni di stress concomitanti in questa età, o a conflitti personali, che poco hanno a che fare con l’ evento fisico. “La menopausa toglie energie e fa sentire molto stanche” Lo stress può derivare da una povertà di stimoli o da un eccesso di stimoli. Nel primo caso l’energia resta stagnante perché non viene spesa; nel secondo caso si esaurisce per il troppo lavoro. Nell’epoca della menopausa la donna può cadere in uno di questi due eccessi. Il pensionamento, l’allontanamento dei figli, la cura dei vecchi genitori malati, la gestione dei nipoti, può portarla a perdere stimoli o ad averne in sovrabbondanza. Proprio in questo periodo la donna deve prendersi la giusta dose di stimoli e di riposo, e non attribuire alla fine delle fertilità una stanchezza derivata da altre cause. “La menopausa porta al rifiuto sessuale, come se il piacere fosse morto” Un atteggiamento di pessimismo e di svalutazione di sé può relegare anche il sesso fra le cose accantonate. La menopausa non arresta l’espressione della sessualità, che per ogni donna ha significati personali: piacere, dono, dovere, intimità, spesso un insieme di questi valori. “La menopausa rende la donna debole ed emotiva” Le emozioni sono come treni sbuffanti, fanno molto rumore, ed in menopausa sembrano più presenti. Ma salendoci sopra si arriva ad una destinazione. E’ bene che ogni donna ascolti la sua emozione, per scoprire il perché, ed arrivare ad un preciso bisogno. “Ogni donna vive il periodo della menopausa come l’ha vissuto sua madre” Questo pregiudizio fa paura, specie se la madre ha passato una fase di malattia o di depressione. La famigliarità riguarda soprattutto l’età di insorgenza della menopausa. Per tutto il resto l’eredità non conta: ogni donna ha la SUA menopausa. “La menopausa porta a cambiare, a non sentirsi più come prima” A volte il cambiamento può sembrare una frattura e disorienta. Essere consapevoli delle qualità, doti, valori, sentimenti, bisogni aiuta a mantenere la propria identità, a sapere che si è sempre se stessi. Anche in natura i colori mutano e nel loro insieme rendono le forme mature. di Angela Fosco

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Salute & Benessere e proteine, il cui nome significa, “di primaria importanza”, sono le più numerose macromeolecole presenti nelle cellule, associate a tutte le forme di vita. Dopo l’acqua, sono il componente più abbondante del nostro corpo e ne costituiscono la struttura portante. Sono facilmente reperibili sia nel mondo animale che in quello vegetale. Hanno prevalentemente funzione plastica e possono, in particolari situazioni, svolgere anche una funzione energetica. In realtà il nostro organismo non utilizza le proteine in quanto tali, anzi, sarebbe pericoloso per la nostra salute se la mucosa intestinale consentisse il passaggio di una molecola proteica integra. Sono invece indispensabili i singoli costituenti delle proteine: gli aminoacidi, che rappresentano, quindi, i mattoni delle nostre proteine strutturali. L’organismo è in grado di fabbricare da sé le sue proteine partendo da una ventina di aminoacidi; tra essi siamo in grado di sintetizzarne solo una dozzina, mentre nove (detti “essenziali”) devono obbligatoriamente essere assunti dall’esterno con gli alimenti e li troviamo al completo negli alimenti di origine animale. Non è comunque necessario che siano tutti presenti contemporaneamente in un singolo alimento, ma possono essere presenti in differenti alimenti che, associati fra loro, si integrano totalizzando gli aminoacidi essenziali. Grazie agli aminoacidi il nostro organismo è in grado non solo di costruire le proteine, ma anche di fabbricare importanti sostanze quali gli ormoni e gli anticorpi. Le proteine si trovano specialmente nei prodotti di origine animale e, in

I MATTONI dell’organismo minor quantità, nei prodotti di origine vegetale, in particolare nei legumi, e devono ricoprire una quota percentuale pari al 10-15% delle kilocalorie totali, equamente distribuita tra proteine animali e vegetali. AMINOACIDI ESSENZIALI Sono nove gli aminoacidi che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare e che quindi devono essere obbligatoriamente assunti con il cibo. Nel bambino in realtà gli aminoacidi essenziali sono

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dieci in quanto ai precedenti si aggiunge anche l’arginina. LA CARNE DEI POVERI Per secoli mangiar carne è stato un sinonimo di ricchezza e potere. Nel Medioevo la caccia era riservata ai ricchi che si abbuffavano di arrosti e disprezzavano le verdure, e finivano con l’ammalarsi di gotta, un disturbo dovuto a un accumulo di acido urico. E’ vero che le proteine animali contengono tutti gli aminoacidi

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essenziali, mentre quelle di origine vegetale li contengono solo parzialmente, occorre però notare che il nostro corpo è in grado di soddisfare il suo bisogno di aminoacidi anche ricavandoli da pietanze diverse per il fenomeno della complementazione: quando due proteine incomplete, cioè mancanti di qualche aminoacido essenziale, sono combinate tra loro possono dare origine a un insieme proteico di qualità. Le proteine dei legumi, associate a quelle contenute nei cereali, sono in grado di soddisfare il nostro fabbisogno in aminoacidi essenziali perché i legumi sono ricchi di un aminoacido (lisina) che è carente nei cereali, mentre i cereali contengono metionina e cistina, scarsamente presenti nei legumi. Un buon piatto di pasta o orzo o farro con legumi, come la classica pasta e fagioli si rivela un’intelligente soluzione nutrizionale. di Anna Piersanti


Salute & Benessere to, la ruota del presente con quella del passato. In che ambito la tua soddisfazione è cresciuta? Dove è diminuita? 4) Il confronto fra presente e passato, ti guiderà nel terzo passo, ovvero la realizzazione della ruota del futuro: come vorresti che fosse la tua ruota della soddisfazione? Colora anche questa. 5) Metti a confronto le ruote del presente e del futuro, e chiediti in quale ambito vuoi accrescere la tua soddisfazione. Ecco: è qui che inizia il vero lavoro. Nel prendere coscienza che devi impegnarti per migliorare, nel definire gli obiettivi, e nel capire come raggiungerli. Coraggio e buon lavoro! Ovviamente, ognuno può stabilire gli ambiti che ritiene di dover valutare. Io ho creato questa ruota con questi 6 (Comunicazione/Rapporto Con Gli Altri; Salute Mentale E Fisica; Ambiente Di Lavoro; Risultati; Capacità; Retribuzione). Prenditi un po’ di tempo tutto per te, per farla con consapevolezza: devi essere sincero con te stesso e coraggioso, e pronto a riconoscere, ad esempio, che non stai facendo, tu per primo, tutto quanto ti serve per essere soddisfatto e sereno sul lavoro e, di conseguenza, nella vita. Ricorda: l’obiettivo non è necessariamente e urgentemente raggiungere un grado 10 di soddisfazione in tutti i campi, ma “riequilibrare” la ruota e, dunque, il tuo viaggio. Buona...equilibratura!

La ruota

del lavoro a prima volta che ho fatto “la ruota della vita”, classico esercizio di life coaching, fu proprio come mettere nero su bianco quel senso di disagio, quella voglia di fare chiarezza e ripartire, che provavo in quel periodo e in determinati momenti e situazioni. Il passaggio a quella del lavoro fu automatico. E così ho creato la ruota del lavoro. Si tratta di scattare una istantanea del tuo grado di soddisfazione di ciò che fai OGGI sul lavoro. Poi farne una di IERI (ad esempio 2 anni fa) e, infine, scattare quella “desiderata” per il DOMANI (ad esempio fra 1 o 2 anni). 1) Fai 3 copie dell’immagine della ruota, scrivendo in intestazione il nome di ogni ruota; ad es. “oggi2015”, “2013” e “2017”. 2) La prima ruota su cui lavorare è quella dell’oggi. Per ogni spicchio/ambito lavorativo, esprimi il tuo attuale grado di soddisfazione in

di Pierluigi Troilo

una scala da 1 a 10 e colora, a partire dal centro, il numero di anelli corrispondenti al grado identificato. E fai così per tutti gli spicchi. Alla fine risulterà una ruota forse non troppo regolare, o forse si, chissà! 3) Fai la stessa cosa, ma ripensando al passato, ad es. a 2 anni prima, e alla fine metti a confron-

Come ripartire sul lavoro? Come darsi nuovi obiettivi? Come capire cosa ci piace e cosa no di ciò che facciamo per… 28.800 secondi al giorno?

INIZIA IL VERO LAVORO NEL PRENDERE COSCIENZA CHE DEVI IMPEGNARTI PER MIGLIORARE, NEL DEFINIRE GLI OBIETTIVI, E NEL CAPIRE COME RAGGIUNGERLI PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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Cucina con Me

INGREDIENTI (gli ingredienti vanno misurati con il vasetto dello yogurt) 1 vasetto (125 gr) di yogurt intero bianco 3 vasetti abbondanti di farina 00 1/2 vasetto di olio extravergine di oliva 1 vasetto di parmigiano 1 bustina di lievito per dolci 1 vasetto di latte saleqb pepeqb 70 gr di olive verdi denocciolate 3 uova 100 gr di prosciutto cotto a cubetti (o altri affettati) 80 gr di fontina (o altri formaggi)

Plumcake svuotafrigo Mescolate le uova e lo yogurt velocemente con una frusta a mano aggiungendo olio, latte e parmigiano. Aggiungete la farina setacciata con il lievito e mescolate. Salate e pepate. Aggiungete gli altri ingredienti a cubetti. Mescolate lentamente e riempite uno stampo da plumcake rivestito di carta forno. Cuocete a 170° per 35 minuti circa.

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ono molto affezionata a questa ricetta perché è da sempre un mio cavallo di battaglia. L’ho portata lo scorso anno su Rai 2 a Detto Fatto ed è stata un successo e ho voluto anche inserirla nel mio libro Semplicemente buono, in libreria proprio in questi giorni! Spero vi piaccia quanto piace a me. Vi salverà in molte occasioni perché potetemettterci dentro quello che volete e quello che vi avanza in frigo. Non ne resterà nemmeno una briciola!

Smaltire i kili di troppo Gli obiettivi di questo mese sono due: smaltire qualche chilo di troppo accumulato durante le vacanze e finire gli avanzi! Ecco a voi tre ricette facili, veloci ed economiche che piaceranno a tutta la famiglia. Vi ricordo che da metà gennaio troverete il mio primo libro di cucina Semplicemente buono, edito da DeAgostini, in tutte le librerie d’Italia e online.

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Cucina con Me

Lavate il cavolfiore e tagliate le cimette come tanti alberelli. Mescolate l’olio con le spezie e poi intingete ogni cimetta in questo condimento. Disponete le cime di cavolfiore su una teglia rivestita con carta forno e cuocete a 200° per circa 15 minuti. Io non aggiungo sale perché il curry è solitamente molto saporito.

Idea veg

Cavolfiori speziati opo le feste bisogna rimettersi in riga con un’alimentazione sana ed equilibrata. Mai privarsi dei sapori e dei profumi della buona cucina, però. Ecco un contorno light e molto etnico che sono certa vi conquisterà. Se volete vedere tutti i passaggi visitate il canale Youtube di Cook the look e cercate la video-ricetta nella sezione Che ci vuole?

INGREDIENTI 1 cavolfiore 1/2 cucchiaino di curry 1/2 cucchiaino di curcuma 4 cucchiai di olio extravergine di oliva

SMOOTHIE

ENERGETICO o smoothie non è un semplice frullato, ma molto molto di più. Quando ho voglia di stare leggera io me lo preparo per pranzo perché mi sazia e mi carica di energia per

Trovate più di 100 ricette facili e low cost di Giorgia Di Sabatino da questo mese anche in libreria con

“Semplicemente Buono”

affrontare il pomeriggio. È anche un goloso dessert che piace tanto ai bambini. Se volete renderlo più appetitoso aggiungete un cucchiaio di Nutella…ma io non vi ho detto nulla, sia chiaro!

Sbucciate la banana e tagliatela a rondelle. Tagliate la mela privandola del torsolo, ma lasciate la buccia. Tritate la frutta a pezzi con il ghiaccio, il latte, il miele, l’avena e lo zucchero di canna e servite lo smoothie in due bicchieri piccoli o in uno grande decorandolo con rondelle di banana, avena, cacao e cannella. PrimaPagina 54 - Gen. 2015

INGREDIENTI 150 ml di latte di soia o di mandorla 1 cucchiaio di zucchero di canna 1 cucchiaio di miele 1 banana 1 mela piccola Cannella qb 2 cucchiai di fiocchi di avena cacao amaro

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Il Legale

Abbandonare per strada la figlia di sette anni è reato? Dipende.

Ovvero: il senso delle sentenze è nel finale.

SENTENZE

con finale a sorpresa uel giudice ha torto”. Quanti lo hanno pensato leggendo di quel giudice che ha assolto il padre imputato di aver abbandonato per strada la figlia di sette anni per andare ad elemosinare? Come per tutte le cose, però, non giudichiamo dalle sole apparenze, ma cerchiamo il senso. L’art. 591 del codice penale stabilisce che chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni; le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore. Dai testi universitari ricordo che “In claris non fit interpretatio” vale a dire che nelle questioni chiare non è necessario procedere ad una interpretazione ma, semplicemente, bisogna applicare il concetto chiaro che emerge dalla lettura del testo di legge.

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Anche la Corte di Cassazione è intervenuta sul punto, stabilendo che è necessaria l’attività interpretativa solo quando la volontà del legislatore non appare palesemente univoca. Quindi se io abbandono una persona minore di anni quattordici devo iniziare a pensare che, con alta probabilità, sarò sottoposto a processo e condannato per il reato di abbandono di persona incapace. E invece no. Un Tribunale, chiamato ad applicare la norma nei confronti di un padre che ha lasciato la propria figlia di sette anni per andare ad elemosinare, assolve l’imputato/genitore stabilendo che il fatto non sussiste. La sentenza testualmente afferma che “La grave fattispecie dell’articolo 591 non può configurarsi in un semplice e programmaticamente momentaneo ‘lasciare solo’ un bambino, quando tale circostanza non espone quest’ultimo ad alcun tipo di pericolo (ciò avviene - dirlo sembra cinico, se non addirittura venato di razzismo,

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Uomini, animali e


Il Legale ma è semplicemente realistico - quando i bimbi stessi sono abituati a queste situazioni e conoscono perfettamente lo stile di vita nel quale sono destinati a crescere, senza che lo Stato-tutela ritenga di intervenire in qualche modo)”. Chi è il padre che ha “semplicemente” lasciato solo la figlia ? Un rom di 48 anni con 10 figli. In altri termini, il fatto non costituisce reato perché la bambina sarebbe “abituata a queste situazioni” e conoscerebbe “perfettamente lo stile di vita in cui è destinata a crescere”. La sentenza, naturalmente, ha suscitato momentaneo sdegno e stupore sui mass media, per poi lasciare lo spazio a notizie più “attraenti” di bimbi strangolati o mogli e figli uccisi dal marito/padre, o fidanzate uccise dai fidanzati, che tanto spazio occupano nei talk show , che tanto piacciono a tanti ma che poco, molto poco, o nulla, hanno di interessante e che molto poco, o nulla, contribuiscono a chiarire i fenomeni e a farne capire le cause. La sentenza non è condivisibile perché abbandonare un minore di anni 14 è reato, e basta,

e a nulla valgono i pindarici voli per definire ‘semplice’ o ‘programmaticamente momentaneo’ tale abbandono, per evita l’applicazione della sanzione penale. Se vogliamo, comunque, cercare un senso alla sentenza, leggiamo la parte finale: “I vigili non ritengono di dovere/

ra le pronunce ultime della Suprema Corte di Cassazione si vanno moltiplicando quelle a tutela e difesa dei diritti degli animali. L’articolo 727 del codice penale condanna la condotta di colui che abbandona animali domestici o che abbiano acquisito il carattere della cattività ovvero chiunque detiene

animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze. Il reato prevede la pena dell’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 1.000, a 10.000 euro. Con la recentissima sentenza del 17 ottobre 2014 (Cassazione Penale, Sezione III, n. 44902) i Giudici di Legittimità, riconoscendo colpevole del suddetto reato chi lascia il proprio cane in auto, con i finestrini chiusi, in una giornata soleggiata e con temperatura particolarmente elevata, hanno suggellato un principio costante tra le aule di Tribunale, che fa fede al sentimento oramai comune dell’opinione pubblica di interesse sempre maggiore alle ragioni e alle giustizie degli animali. Veniva specificato nel caso appena descritto che la condotta del proprietario del cane tale è assolutamente incompatibile con la natura dell’animale potendo provocargli paura e sofferenza; oltre alla mancanza di aria resa ancor più grave dall’afa e dal sole, infatti, si precisava che gli escrementi rinvenuti nell’auto ben potevano essere il segno dallo stato di ansia e paura dello stesso. Questa sentenza, come detto, si aggiunge a moltissime altre come ad esempio la n. 8676 del 24 febbraio 2014, Cassazione Penale, Sezione III, in cui veniva ribadito che Il reato di abbandono di animali comprende tutti quei comportamenti dell’uomo che incidono sulla sensibilità dell’animale, producendo un dolore, anche attraverso condizioni di custodia non solo incompatibili con la natura dello stesso ma anche produttive di gravi sofferenze.

e leggi ( a tutela)

LA SENTENZA, NATURALMENTE, HA SUSCITATO MOMENTANEO SDEGNO E STUPORE SUI MASS MEDIA, PER POI LASCIARE LO SPAZIO A NOTIZIE PIÙ “ATTRAENTI” DI BIMBI STRANGOLATI O MOGLI E FIGLI UCCISI

La reazione dell’ordinamento giuridico è costituita dalla disposizione della Procura minorile, che si limita a disporre il (ri)affidamento al genitore, di fatto valutando come non abbandono nel senso pregnante del termine ciò che il padre aveva appena fatto, e così ‘chiudendo l’incidente’. Di qui, la realistica insostenibilità dell’ulteriore persecuzione penale dell’odierno imputato. Il proscioglimento è l’unica conclusione ragionevolmente sostenibile”. Il giudice, probabilmente, sostiene che è inutile l’applicazione della sanzione penale quando il sistema giuridico, cioè lo Stato, comunque non tutela il minore abbandonato e ‘chiude l’incidente’ riaffidando la bambina al genitore. La sentenza, quindi, fa vedere il suo ‘senso’ solo nella parte finale, affermando l’inutilità di punire il soggetto abbandonante se il sistema non tutela minimamente il soggetto abbandonato, subito affidato di nuovo al genitore che lo ha abbandonato. Quel giudice ha ragione. Semplicemente.

potere attivare qualche agenzia (che si prenda cura e tuteli la minore abbandonata: NDR) -

di Gianfranco Puca

Nel caso di specie, a seguito di una segnalazione per il disturbo alle occupazioni ed al riposo dei condomini di un edificio in conseguenza del frastuono cagionato da animali e per i cattivi odori provenienti dall’appartamento che li ospitava, le Autorità avevano accertato, in detto appartamento di circa 100 metri quadri, la presenza di 14 gatti e 9 cani di razza bulldog, questi ultimi separati da divisori come reti o altri oggetti. Sottoposti a visita si appurava che i cani mostravano difficoltà e paura a muoversi in ambienti esterni, mentre ancora più gravi erano le condizioni igieniche dei gatti, soprattutto i cuccioli. Indubbiamente, se i nostri Giudici oggi nutrono riservano maggiore attenzione alla tutela dei diritti degli animali, merito è anche del nostro Legislatore e della Legge 20 luglio, n. 189 recante “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” che, oltre a riformulare l’articolo 727 del codice penale nel senso sopra indicato ha inserito nel II Libro del codice penale il Titolo IX bis denominato “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”, inserendo reati quali “Uccisione di animali”, “Maltrattamento di animali”, “Spettacoli o manifestazioni vietati” e “Divieto di combattimenti tra animali”, puniti, in alcuni casi, anche con pene molto severe.

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di Nicola Paolo Rosetti

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Consumatori gini e utilizzo, un denaro o un bene derivante da un reato commesso precedenza. Il presupposto del reato è che tutto avvenga in capo allo stesso soggetto, a differenza del riciclaggio che vede un terzo soggetto coinvolto). In concreto chi ha depositato dei soldi in Svizzera sarà libero di continuare a detenerli li ma a condizione di pagare le imposte alla nostra Italia, l’accordo tra i due paesi è volto all’ottima riuscita della legge di Voluntary Disclosure, nonostante la rinuncia da parte dell’Italia di una buona fetta di incassi a causa della riduzione delle sanzioni, ma oggi più che mai in una crisi di liquidità cosi evoluta il beneficio di avere un minor importo subito disponibile è di certo maggiore rispetto ad avere la probabile incertezza di un importo a data da definire. di Laura Di Paolantonio

accordo fiscale volto all’abbattimento del segreto bancario tra Italia e Svizzera è alle porte. È un’intesa necessaria per motivi diversi per entrambi i Paesi. Per Roma il tema centrale è l’assistenza fiscale bilaterale , ossia un collaborazione tra le amministrazioni che con qualche anno di anticipo rispetto allo scenario internazionale permetterebbe l’accesso di informazioni su contribuenti in fuga dal fisco italiano.

con loro, a mettere a disposizione le informazioni relative alle informazioni fiscali dei cittadini statunitensi. Inoltre, considerando che il Parlamento Italiano ha approvato, ed entrerà in vigore già

È UN’INTESA NECESSARIA PER MOTIVI DIVERSI PER ENTRAMBI I PAESI

Accordo Italia Svizzera

Il Voluntary Disclosure Per la Svizzera, la quale ha lasciato il dogma del segreto bancario ufficialmente da maggio 2014, in sede Ocse a Parigi, l’accordo delinea in maniera incisiva la collaborazione della stessa nazione e l’uscita dalla blacklist commerciale, ostacolo da sempre per le sue attività delle multinazionali e dall’altro motivo di espansione dell’attività bancaria svizzera nel nostro Paese. Facciamo un salto nella storia internazionale, la Ue ha accelerato la progettualità in questo senso già dal 2010 quando con la normativa Facta (Foreign account tax compliance act) gli Usa hanno ulteriormente convalidato la loro egemonia obbligando tutti i Paesi, interessati a fare affari

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dal 01 gennaio 2015 la Legge sulla Voluntary Disclosure, legge sul rientro dei capitali detenuti all’estero che consente agli italiani che detengono attività finanziarie o patrimoniali all’estero non dichiarate al Fisco di sanare la loro posizione, anche penale, pagando le relative imposte e sanzioni in misura ridotta, il gioco è fatto!!! Coloro che non faranno emergere volontariamente tali capitali avranno a disposizione dei soldi black, impossibili da utilizzare almeno nel mondo white, se decidessero comunque di utilizzarli in qualsivoglia attività economica rischiano una condanna per auto riciclaggio (nuovo reato che consiste nel reimpiegare, occultandone ori-

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Calo Bollette Le bollette, dal primo gennaio, saranno un po’ meno care. Lo ha stabilito l’Autorità per l’Energia e bollette, dal primo gennaio, saranno un po’ meno care. Lo ha stabilito l’Autorità per l’energia nel consueto aggiornamento tariffario trimestrale. La riduzione sarà del 3 per cento del costo dell’elettricità e dello 0,3 per cento del gas metano. Il ribasso sarà applicato alla famiglia-tipo (ovvero, che consuma mediamente 2.700 kWh/anno di energia elettrica, con un impiego di potenza pari a 3 kW). Su base annua, dunque – sempre per la famiglia tipo (o, comunque, i piccoli consumatori) – il risparmio sarà, mediamente, di 72 euro. Il calo dell’energia elettrica dipende, per lo più, dalla contrazione dei costi per l’acquisto della materia prima, nonché dal mantenimento in equilibrio del sistema. Il ribasso sarebbe stato ancora più consistente se i prezzi non fossero stati riequilibrati, verso l’alto, dall’aumento delle tariffe a copertura dei costi fissi di rete e dall’aumento dei costi di sistema. Il lieve taglio al prezzo del gas dipende, invece, dalle aspettative sui prezzi all’ingrosso in Italia e in Europa per il prossimo trimestre che, secondo le previsioni attuali, saranno in linea con quelli del trimestre precedente. Fonte: CGIA Mestre


Consumatori

econdo i risultati emersi da una ricerca effettuata dall’Ufficio studi della CGIA, nel 2012 (ultimo anno in cui i dati sono a disposizione) sono stati 6 milioni i lavoratori dipendenti italiani che hanno registrato almeno un evento di malattia. Mediamente, ciascun lavoratore dipendente italiano si è ammalato 2,23 volte ed è rimasto a casa 17,71 giorni: complessivamente sono stati quasi 106 milioni i giorni di malattia persi durante tut-

ma mediamente si perdono meno giorni di lavoro che nel settore privato. Sempre nel 2012, i giorni di malattia medi registrati tra i lavoratori del pubblico impiego sono stati16,72 (con 2,62 eventi per lavoratore), nel settore privato, invece, le assenze per malattia hanno toccato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavoratore uguale a 2,08). Va detto che questi dati sono stati estratti dall’Osservatorio sulla certificazione di malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici

La malattia del lunedì Ne è vittima un lavoratore dipendente su 3.

dell’Inps, avviato nel 2011. Il motivo della mancanza di una serie storica più lunga deriva dal fatto che la trasmissione telematica dei certificati di malattia da parte dei medici di famiglia è andato a regime nel 2011. Come dicevamo sopra, il giorno più a rischio è il lunedì. Su oltre 13 milioni e 365 mila eventi di malattia registrati due anni fa, oltre 4 milioni (pari al 30,7 per cento del totale) sono stati denunciati a inizio della settimana. Giuseppe Bortolussi, Segretario della CGIA, sottolinea: “I dati vanno letti con grande attenzione. Sarebbe ingiusto e sbagliato strumentalizzare alcuni risultati che emergono da questa ricerca. Al netto dei casi limite, le nostre imprese possono contare sull’affidabilità di impiegati e operai che sono considerati tra i migliori lavoratori al mondo”. Perché, allora, i lavoratori dipendenti si ammalano soprattutto di lunedì? “Nel fine settimana si concentrano le attività conviviali e quelle legate al tempo libero. Con l’avvento della crisi, inoltre, sono sempre di più coloro che per risparmiare eseguono piccoli lavori di manutenzione nel proprio giardino o nell’abitazione in cui vivono. Iniziative che, in qualche modo,contribuiscono ad aumentare gli acciacchi degli italiani. Tenendo conto che molti medici di base il sabato e la domenica non svolgono la normale attività ambulatoriale, l’elevato numero di certificati che si riscontra al lunedì è in gran parte riconducibile a queste situazioni”. Ovviamente, i lavoratori anziani sono più a rischio dei giovani. Dalla rilevazione emerge che le assenze aumentano in misura corrispondente al crescere dell’ età. Se fino a 29 anni il numero medio di giorni di malattia per lavoratore è pari a 13,2, nella classe di età tra i 30 e i 39 anni sale a 14,9, per toccare il valore massimo sopra i 60 anni, con 27,4 giorni medi di assenza all’anno. Fonte: CGIA MESTRE

to l’anno. Oltre il 30 per cento dei certificati medici che attestano l’impossibilità da parte di un operaio o di un impiegato di recarsi nel proprio posto di lavoro è stato presentato di lunedì. Nel pubblico ci si ammala più spesso,

SU OLTRE 13 MILIONI E 365 MILA EVENTI DI MALATTIA REGISTRATI DUE ANNI FA, OLTRE 4 MILIONI SONO STATI DENUNCIATI A INIZIO DELLA SETTIMANA PrimaPagina 54 - Gen. 2015

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Consumatori

Cultura Finanziaria :

IL RAPPORTO TRA RISCHIO E RENDIMENTO

quanto si rischia. Per dirla con parole semplici: più uno strumento ‘promette’ guadagni, e più contiene rischi. Se incontrate qualcuno che vi promette guadagni facili senza rischi vuol dire che è in malafede, stringetegli la mano e andatevene(anzi non stringetegli nemmeno la mano, non lo merita). Sappiate che non esistono investimenti sicuri: un grado di rischio è sempre presente. Come fare per ridurre ulteriormente questo rischio? Diversificando. Ci sono molti professionisti del settore finanziario e bancario, seri, che possono aiutarvi a fare la cosiddetta ‘asset allocation’, cioè la distribuzione dei vostri rispar-

IL PREZZO DELLE AZIONI PUÒ OSCILLARE MOLTO E CI SI PUÒ TROVARE IN POCHI MESI A GUADAGNARE IL 20% O PIÙ, OPPURE PERDERE LA STESSA PERCENTUALE(O MOLTO DI PIÙ) SIETE DISPOSTI A SOPPORTARE QUESTE OSCILLAZIONI?

ella complessa situazione economica attuale è utile che ciascun risparmiatore provi a crearsi una conoscenza di base dei concetti finanziari, per non incorrere in incidenti di percorso(investimenti sbagliati) i cui risultati possono mettere in crisi il suo patrimonio. Questo gli eviterà brutte sorprese, e in ogni caso, se deciderà di prendersi dei rischi li avrà messi in conto. In primo luogo è fondamentale capire il rapporto tra rischio che si corre e rendimento che si attende e in secondo luogo è necessario capire la propria capacità di sopportare le oscillazioni dei prezzi. Occorre fare un esame di coscienza e chiedersi:

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LE AZIONI ‘PROMETTONO’ FORTI RENDIMENTI, MA DI CONSEGUENZA CONTENGONO MOLTI RISCHI. ‘quanto sono disposto a perdere?’. Qualcuno risponderà : ‘io non voglio perdere, voglio solo guadagnare’. Sicuramente a guadagnare sono tutti ben disposti, ma nel caso di un qualsiasi investimento, il rendimento atteso, cioè il guadagno possibile è strettamente connesso a

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mi in diverse attività di investimento. Tuttavia è opportuno che anche voi siate coscienti dei rischi che ciascuna attività in cui investite contiene e che non vi lasciate “condizionare” dalle emozioni. Ad esempio in momenti di particolare euforia sui mercati azionari potreste essere spinti a esporre una parte importante dei vostri risparmi su di essi, e questo potrebbe portarvi brutte sorprese. Vediamo un parallelo tra azioni e obbligazioni. Si ritorna al concetto prima visto di rischio e rendimento. Le azioni ‘promettono’ forti rendimenti, ma di conseguenza contengono molti rischi. Nel caso di acquisto di azioni in parole povere si diventa soci della azienda quotata e ogni anno si può avere diritto a un dividendo(parte degli utili). Il prezzo delle azioni può oscillare molto e ci si può trovare in pochi mesi a guadagnare il 20% o più, oppure perdere la stessa percentuale(o molto di più) Siete disposti a sopportare queste oscillazioni? Se sì, nella vostra asset allocation potrà essere presente una componente azionaria, se invece non siete disposti a sopportare oscillazioni, dovete orientarvi quasi esclusivamente


Consumatori sull’investimento obbligazionario. Se comprate una obbligazione , cioè un titolo emesso da una azienda o da uno Stato, in parole povere “prestate soldi” per un certo periodo in cambio di interessi che vi vengono pagati sotto forma di una cosiddetta ‘cedola’. Anche le obbligazioni contengono rischi, ma sicuramente minori delle azioni. Per fare un esempio: nel 2015 potreste comprare azioni della azienda ‘X’ e dopo 5 anni trovarvi in perdita del 30%. Oppure nel 2015 potreste comprare una obbligazione sempre della azienda ‘X’ con scadenza 2020(cioè gli prestate i soldi per 5 anni), che vi garantisce un interesse del 3% annuo. Ebbene: il prezzo della azione nel 2020 potrebbe trovarsi sotto del 30% rispetto al vostro acquisto anche

se la società è attiva e magari ha solo ridotto gli utili rispetto al 2015(il prezzo dell’azione è molto influenzato dalla emotività degli investitori). Avendo ridotto gli utili può non aver distribuito dividendi ai soci e quindi il vostro risultato è scioccante: -30% complessivo dopo 5 anni. Se invece avete acquistato l’obbligazione della stessa società, la situazione è ben diversa: anche se la società ha avuto un calo di utili è in grado di restituire i soldi prestati e nel 2020 avrete indietro i vostri soldi. Tenete conto che ogni anno avreste incassato il 3% di cedole, in totale quindi un +15% lordo di utile. In un caso -30%, nell’altro +15% e si parla della stessa società! Proprio per questo l’investimento obbligazio-

nario ‘riduce’ i rischi rispetto a quello azionario. Ovviamente, e qui si torna di nuovo al rapporto rischio/rendimento,l’investimento obbligazionario riduce anche i possibili rendimenti. Se l’azienda avesse fatto utili eccezionali, nel 2020 voi potreste aver guadagnato con l’azione anche il +100%, mentre con l’obbligazione avreste ottenuto sempre il solito +15%.Da qui la domanda: quanto siete disposti a rischiare e che rendimento volete puntare ad ottenere? Che oscillazioni siete disposti a sopportare?Se focalizzerete questi due concetti avrete messo delle ottime basi alla vostra cultura finanziaria. di Bruno Feroci Analista finanziario

Cos’è il Trattato per il Commercio e gli investimenti

TTIP: è’ vera libertà? tati Uniti e Unione Europea stanno negoziando un gigantesco accordo commerciale di cui si parla molto (tra favorevoli e contrari) e si sa poco. Con questa sigla si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: TTIP è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. È un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Il trattato è ancora in fase di discussione, non solo tra le parti: nella politica e tra i gruppi che ne stanno seguendo i negoziati, per alcuni «prevede che

le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi», per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione. Qualche numero Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. Si tratta dunque di un trattato di importanza

storica. I negoziati Nel giugno del 2013 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’allora presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, dopo più di dieci anni di preparazione, hanno avviato ufficialmente i negoziati sul TTIP; dovrebbero essere completati nel 2015. Il trattato dovrà poi essere votato dal Parlamento europeo, per quanto riguarda l’UE. Va subito detto che si tratta di negoziati segreti – lo sono ancora, in parte – accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissio-

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Consumatori ne europea. La questione della segretezza è stata e continua a essere uno dei maggiori punti di opposizione al trattato, denunciato da molte e diverse organizzazioni sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Unione Europea. Lo scorso 9 ottobre l’UE ha deciso di diffondere ufficialmente un documento di 18 pagine che contiene il suo mandato a negoziare (documento che però circolava online già da qualche mese). Nel documento diffuso dalla UE, che è comunque l’unico ufficiale, il TTIP viene definito «un accordo commerciale e per gli investimenti». L’obiettivo dichiarato dell’accordo (piuttosto generico) è «aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali». L’accordo dovrebbe agire quindi in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti abbattendo le differenze non legate ai dazi (le cosiddette Non-Tariff Barriers, o NTB), migliorare le normative stesse.

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Accesso al mercato L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici. Si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci «con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale elimi-

IL TTIP VIENE DEFINITO «UN ACCORDO COMMERCIALE E PER GLI INVESTIMENTI». L’OBIETTIVO DICHIARATO DELL’ACCORDO (PIUTTOSTO GENERICO) È «AUMENTARE GLI SCAMBI E GLI INVESTIMENTI TRA L’UE E GLI STATI UNITI REALIZZANDO IL POTENZIALE INUTILIZZATO DI UN MERCATO VERAMENTE TRANSATLANTICO

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nazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo». La liberalizzazione riguarda anche i servizi, «coprendo sostanzialmente tutti i settori, e gli appalti pubblici, per «rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello Questioni normative e ostacoli non tariffari L’obiettivo è «rimuovere gli inutili ostacoli agli scambi e agli investimenti compresi gli ostacoli non tariffari esistenti, mediante meccanismi efficaci ed efficienti, raggiungendo un livello ambizioso di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione e il miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione». L’ultimo punto prevede un miglioramento della compatibilità normativa ponendo le basi per regole globali. Chi è a favore dell’accordo Diversi studi hanno concluso che l’accordo avrà benefici sia per gli Stati Uniti che per l’UE. Gli studi favorevoli al trattato hanno stimato che il PIL mondiale aumenterebbe (tra lo 0,5 e l’1 per cento pari a 119 miliardi di euro) e aumenterebbe anche quello dei singoli,


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poiché ci sarebbe una maggiore concorrenza, si avrebbero anche benefici generali sull’innovazione e il miglioramento tecnologico. Si avrebbero infine dei benefici derivanti dalla semplificazione burocratica e dalle regolamentazioni. Chi critica l’accordo Vari soggetti si oppongono all’accordo: una rete di associazioni di vari paesi europei e statunitensi, fino a studiosi ed economisti vari. Una delle principali critiche ai negoziati

LA LIBERALIZZAZIONE RIGUARDA ANCHE I SERVIZI, «COPRENDO SOSTANZIALMENTE TUTTI I SETTORI, E GLI APPALTI PUBBLICI, PER «RAFFORZARE L’ACCESSO RECIPROCO AI MERCATI DEGLI APPALTI PUBBLICI A OGNI LIVELLO

è la loro segretezza e una serie di obiezioni che vedrebbero i mercati invasi, per esempio, da farmaci meno affidabili, aumento della dipendenza dal petrolio, perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche, assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali, e così via. Un’altra analisi, fatta per l’UE da una confederazione sindacale francese sostiene che l’armonizzazione delle norme sarebbe fatta al ribasso, a vantaggio non dei consumatori ma delle grandi aziende. Inoltre il trattato avrebbe conseguenze negative anche per le piccole e medie imprese. Ci sarebbero anche rischi per i consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario. Infine i negoziati sono orientati alla privatizzazione dei servizi pubblici quindi secondo i critici si rischia la loro scomparsa progressiva. Sarebbe a rischio il welfare e settori come l’acqua, l’elettricità, l’educazione e la salute sarebbero esposti alla libera concorrenza.

le multinazionali Una delle questioni più controverse riguarda la clausola ISDS, Investor-State Dispute Settlement. È molto contestata anche da alcuni governi, innanzitutto quello tedesco. Prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti. Le aziende - dice chi critica la clausola - potrebbero insomma opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli paesi reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti tanto da « immaginare delle multinazionali trascinare in giudizio i governi i cui orientamenti politici avessero come effetto la diminuzione dei loro profitti. Si può concepire il fatto che queste possano reclamare e ottenere una generosa compensazione per il mancato guadagno indotto da un diritto del lavoro troppo vincolante o da una legislazione ambientale troppo rigorosa».

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a cura di Angela Fosco

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Pets

I pesci Danio…nuovo “zebre,leopardi e galaxy” n natura i pesci del genere Danio sono diffusi in tutta l’Indocina, dalla penisola indiana a quella Malese, incluso anche Sri Lanka e Sumatra. Si tratta di piccoli pesci di branco, vivaci e socievoli che frequentano la zona media e alta dell’acquario. Il più noto è senz’altro il Danio rerio ( chiamato comunemente pesce juventino ) reperibili in qualsiasi negozio di acquariologia e il più a buon mercato. Molto apprezzato anche il Danio albolineatus ( danio perlato ), le due specie sono ormai allevate in molte parti del mondo e arricchite con varietà dalle pinne a velo e con varietà d’orata.

Tra i Danio sono da citare anche altre due specie di interesse acquariofilo e sono il Danio kerry e, ultimo arrivato e ancora piuttosto costoso, il Danio margaritatus ( ex microrasbora galaxy ) stupendo e coloratissimo pesce di comunità lungo non più di 3 cm. Questo colorato pesciolino è l’ideale per piccoli acquari , allevati in gruppo, da soli o in compagnia di altri pesci tranquilli tipo Oryzias minutilus e Dario Dario. Non hanno particolari esigenze riguardo i parametri fisico-chimici dell’acqua, ambientandosi e riproducendosi con facilità perfino nella nostra acqua di rubinetto, ovviamente trattata

con un buon biocondizionatore. Si possono comunque considerare ottimali i seguenti valori: T 22-26°c ; PH 7,0-7,5 e durezza 8-15° dGH. I Danio sono onnivori in quanto mangiano davvero di tutto e visto che prediligono nutrirsi presso la superficie è da sconsigliare i mangimi che affondano velocemente, tipo i granulari. Visto che non raccolgono il cibo sul fondo è consigliabile introdurre qualche pesce di fondo tipo Corydoras. Non esistono chiari segni di dimorfismo sessuale, perciò le femmine sono riconoscibili solo in periodo di riproduzione, mostrando un ventre assai più tondeggiante dei maschi che, dal canto loro, hanno una livrea leggermente più brillante. Una volta scelti i riproduttori è bene trasferirli in una vaschetta di una ventina di litri, dotata di una rete in plastica con maglie che riescano a far passare le uova ma non i pesci. Tale rete viene posizionata in prossimità del fondo adagiandola sopra un fitto tappeto di muschio acquatico. Le uova deposte vanno dalle 300 alle 400 e una volta avvenuta la deposizione è bene allontanare i riproduttori onde evitare che le divorino. Dopo circa 40-70 ore avviene la schiusa e dopo 48-72 ore gli avannotti possono essere nutriti con rotiferi e cibo secco micronizzato. di Maurizio Orsini

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Consumatori

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Curiosità

Numerologia

I Percorsi di Vita Numerologici: “2” e “3”

mamente critici con loro stessi e questo li porta a depressioni latenti se non riescono a fare le cose che si sono prefissi. Sono persone molto corrette, se li guardate negli occhi, capirete che hanno un animo buono, e se cercate una persona da amare, il 2 è uno dei numeri migliori, specialmente se voi siete nati in percorsi 4,5,6,8. Percorso 3: Il 3 è il numero del divertimento. Questo significa che le persone nate in un questo Percorso di Vita, hanno una predisposizione innata a portare la gioia e l’allegria nella propria vita e in quella degli altri. Generalmente sono ottimisti, e sfoggiano sul loro viso un sorriso costante(questo vale anche per i nati nei cicli 3,cioè nei giorni 3,12,21,30 di ogni mese). Sono pronti a lavorare, ma non appena possono fuggono a distrarsi un po’(uscite con amici, viaggi). Hanno una grande capacità creativa, e amano la comunicazione, tanto che questo li rende de-

QUESTO SIGNIFICA CHE LE PERSONE NATE IN UN QUESTO PERCORSO DI VITA, HANNO UNA PREDISPOSIZIONE INNATA A PORTARE LA GIOIA E L’ALLEGRIA NELLA PROPRIA VITA E IN QUELLA DEGLI ALTRI

ontinua il nostro viaggio nei Percorsi di Vita numerologici: ciascuno di noi, a seconda della propria data di nascita, intraprende un ‘Percorso’ che è identificabile dalla riduzione della data completa a un singolo numero. Ricordo come si calcola il Percorso. Ad esempio : 12/03/1977 = 12=1+2=3 , 03=3, 1977=1+9+7+7=24=2+4=6. Sommiamo i tre numeri ricavati e otteniamo 3+3+6=12=1+2=3. La persona in questione ha un Percorso di Vita(Numero del Destino) pari a 3. Abbiamo già visto i Percorsi 1, e oggi vediamo i ‘2’ e i ‘3’. Percorso 2: occorre che la somma dei tre numeri derivanti da giorno, mese e anno, ridotti, faccia 20, da cui 2+0=2.

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Se la somma fa 11 o 29(da cui 2+9=11) occorre fermarsi nella riduzione, perchè il Percorso 11 è diverso dal 2(lo vedremo successivamente). Le persone nate con un Percorso di Vita 2 sono quelle con una maggiore predisposizione nella ‘diplomazia’. La estrema sensibilità che posseggono le porta a vivere intensamente sia gli eventi negativi che quelli positivi, e nella loro ricerca di equilibrio soffrono molto quando si trovano a vivere situazioni di ‘contrasto’ sociale o familiare’. Ecco che quindi utilizzano le capacità che posseggono per essere dei perfetti ‘peace-maker’, cioè ‘costruttori di pace’. I ‘2’ lavorano meglio in gruppo e sono abili nel mediare le diverse posizioni dei membri dello stesso. Un problema deriva dal fatto che sono estre-

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gli ottimi ‘venditori’. Sono profondamente romantici, ma la loro attrazione per il divertimento li porta ad essere anche un po’ “farfalloni”, e quindi non è facile per un 3 essere fedele per tutta la vita al partner. Una intesa straordinaria, si ha con i Percorsi di Vita 6: in quel caso si possono verificare matrimoni che durano per l’intera esistenza. Ottima anche l’intesa con i Percorsi 5(con i quali condividono la voglia di godersi i piaceri della vita) e 7. Attenzione invece alle intese con 8 e 9, attrazione iniziale, ma rischio di burrascose separazioni successive. Evitate se possibile di entrare in discussione con i 3: la loro predisposizione alla polemica è molto alta, e vorranno avere sempre l’ultima parola. Lasciategliela, non c’è nulla di male, dopo tutto nessuno è perfetto, e nel Percorso di Vita 3, così ‘festoso’ questo è uno dei pochi difetti. di Bruno Feroci




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