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Gloriano Lanciotti

FUORI DAI PROVINCIALISMI VERSO L’EUROPA Piccola/Grande

BELLEZZA

“IL TUO VERO DOVERE È DI SALVARE

IL TUO SOGNO”



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Marzo 2014

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“Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno” Questa crisi infinita, che ci ha così profondamene segnato negli ultimi anni, ha distrutto molte cose: aziende, famiglie, vite. Macerie reali e metaforiche di un modello economico fallito...

Politica

IL GOVERNO PIÙ GIOVANE D’ITALIA

Renzi alla prova dei fatti

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di Mira Carpineta

Provincia

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Le cattive strade

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METAFORE VISIVE NEL DESIGN PER LA COMUNICAZIONE SOCIALE

n. 605 del 14.07.09 n. 20081 2281-5651

DISTRIBUZIONE

Pegaso distribuzini

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di Federico O. Oppedisano

Il fascino del Vintage di Adele Di Feliciantonio

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Reg. Trib. TE R.O.C ISSN

di Alberto Piccinini

Sociale

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REPORT SULLE PESSIME CONDIZIONI DELLE STRADE TERAMANE

Quando il pettegolezzo...

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Omnibus

J.M.Bergoglio il“precursore”

La nuova Sabatini

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

IMPRESA ASSOCIATA

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n. 45 anno 5 - marzo 2014

Denti sani con... di Anna Piersanti PrimaPagina 44 - Marzo 2014

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di Mira Carpineta Editoriale

IL NUOVO CHE

“AVANZA” iceva Andreotti che nella sua vita aveva incontrato tantissime persone prodighe di consigli “e con le idee molto chiare su come amministrare bene, fare buona politica, governare o legiferare, ma tutti questi esperti, di professione, facevano i tassisti o i barbieri”. Se è vero che la distanza tra la politica di Palazzo e la vita reale è enorme, è anche vero che la non conoscenza delle diverse realtà risiede in entrambe le condizioni. Tutti siamo portati a stigmatizzare, istintivamente, comportamenti ritenuti (presunti o no) amorali in questo particolare momento storico. Condannabili laddove è oggettivamente riscontrata l’illegittimità se non addirittura l’illegalità. D’altra parte, molte cose sbandierate come storture di una politica malata, sono state per anni considerate non solo legali, ma anche conquiste civili e democratiche. Ad esempio i famigerati “vitalizi”. Se si dà uno sguardo alla storia, si scopre che i vitalizi parlamentari furono una conquista della Sinistra Storica, che miravano a garantire l’indipendenza ideologica dei deputati dai potentati economici. Come spesso accade però, da un alto ideale si può scivolare nell’aberrazione che oggi è sotto gli occhi (e nelle tasche) di tutti. Così , altro esempio, il finanziamento pubblico dei partiti. Anche qui il principio ispiratore è la possibilità di accesso alla politica per tutti e non solo per le “lobbies”

economicamente più potenti, ma oggi il dibattito sull’abolizione definitiva dei rimborsi o dei finanziamenti pubblici diventa aspro perché l’interruzione del “flusso” economico significa licenziare, si proprio licenziare, tutti i dipendenti delle aziendepartito che nel tempo si sono strutturate. E i dipendenti dei partiti, se presi tutti insieme, sono migliaia, come gli operai della Fiat.Lungi da me l’intento di difendere la categoria, ma l’ipocrisia è altrettanto ingiustificabile. A questo proposito la parola più usata negli ultimi tempi è “cambiamento”, con gli accessori: “reale” concreto”.Ma a Teramo, eterno baluardo borbonico, se un (vecchio) politico rischia di perdere il “posto” nel partito , in vista delle prossime elezioni, come liquidazione si “accontenterà” di uno scranno consiliare e se per qualche (nuovo) giovane non c’è più spazio, aspetterà la prossima occasione.Un nuovo che sa di vecchio o un vecchio che sa di nuovo? Secondo il Treccani la definizione di <nuovo> è: In genere, di cosa fatta o avvenuta o manifestatasi da poco, spesso in contrapposizione diretta a vecchio, antico, e quindi con significato prossimo a recente, attuale, moderno, ma con notevole varietà di accezioni. Allora questo nuovo che “avanza” (a Teramo) assomiglia tanto al bollito del pranzo della domenica, riproposto il lunedì con le verdure colorate e la maionese a dargli un aspetto fresco e saporito. Cambia l’impiattamento, ma è sempre “l’avanzo” del giorno prima.

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RENZI ALLA PROVA

DEI FATTI Solo dai risultati il giudizio sulla sfida del Governo più giovane della nostra storia di Francesco Bonini politologo

ono forse tre i principali motivi per cui Matteo Renzi ha impresso la brusca accelerazione che ha portato alla formazione del secondo governo di questa complicata legislatura. La prima perché il ruolo di segretario del PD non gli consentiva di agire politicamente in modo immediatamente incisivo, anche in vista del prossimo appuntamento elettorale, le europee del 25 maggio. La seconda per potere gestire in prima persona il semestre europeo. La terza per intercettare quell’ipotesi di ripresa ciclica che sembra profilarsi pur nell’arco di una persistente stagnazione. Alle Camere il più giovane presidente del Consiglio della storia italiana ha enunciato, con tono del tutto informale e molto giocando sul suo collocarsi dentro, ma fuori delle istituzioni,

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le prossime elezioni intutta Europa sembrano proprio profilarsicome una serrata competizione traipartitidigoverno tradizionalie i movimentia vario titolo diopposizione sistemica o di protesta... un programma assai ambizioso, dal punto di vista economico-sociale e istituzionale. E’ un programma di legislatura, da realizzare con una doppia maggioranza, politica con le varie realtà centriste, fino al Nuovo

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Centro Destra, costituente, con Forza Italia e scommettendo anche sull’erosione parlamentare del Movimento Cinquestelle. Il governo, anch’esso assai giovane e per la prima volta con assoluta parità di genere (tra i ministri ma non tra i sottosegretari) non si discosta nelle grandi linee dal precedente, salvo appunto la personalità del presidente. La prima scadenza politica è imminente. Lo stesso Grillo ha lanciato la sfida elettorale per il 25 maggio, con l’obiettivo di avere un voto in più del PD. Il Parlamento europeo continua ad avere una configurazione bizzarra: i 751 deputati sono infatti eletti con criteri e secondo un’offerta politica diversa nei 28 stati dell’Unione. Ma le prossime elezioni in tutta Europa sembrano proprio profilarsi come una serrata competizione tra i partiti di governo tradizionali e i movimenti a


vario titolo di opposizione sistemica o di protesta, che sono etichettati, non senza approssimazione, come “populisti” o di

Questasituazione comportaun circolo vizioso:èmolto difficileprogrammare interventisistemici...

“antipolitica”. In realtà lo stesso Renzi, così come Berlusconi, utilizza elementi “populisti” o di “antipolitica”. E’ ovvio, perché da qualche anno ci troviamo impantanati. Vale per l’Europa, ma vale in particolare per i Paesi dell’Unione più deboli e fragili, dal punto

di vista del sistema politico, economico ed istituzionale. E tra questi l’Italia primeggia. Questa situazione comporta un circolo vizioso: è molto difficile programmare interventi sistemici, le politiche di ristrutturazione economica, di riforma degli apparati amministrativi che si devono riposizionare, gli adeguamenti istituzionali e metterli in opera con coerenza. Di fronte a questa difficoltà, crescente, si tenta di rispondere introducendo elementi di verticalizzazione e di accelerazione. Così abbiamo consumato in fretta, in questi anni, tante energie, tante personalità, tante promesse, tante passioni. In realtà allora, come ha detto con grande franchezza presentandosi alle Camere, sui fatti e solo sui fatti, cioè sui risultati, si potrà giudicare il governo Renzi e la coraggiosa sfida che ha assunto con determinazione. PrimaPagina 44 - Marzo 2014

Difronte a questa difficoltà,crescente, sitenta dirispondere introducendo elementidi verticalizzazioneedi accelerazione.Così abbiamo consumato infretta,inquesti anni,tante energie, tante personalità, tante promesse, tante passioni.

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Gloriano Lanciotti

La responsabilità della attuale disaffezione all’Europa è da attribuire anche ai tantiamministratori e politiciche,pur dichiarandosi europeisticonvinti, nonhanno saputo interloquire conle istituzionieuropee

FUORI DAI PROVINCIALISMI, VERSO L’EUROPA di Mira Carpineta

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opo aver “tuonato” per mesi contro i decisori pubblici, per le mancate risposte alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori dell’associazione di categoria che dirige, la CNA, Gloriano Lanciotti ha deciso di farsi carico di quelle richieste provando a cercare soluzioni. E ha scelto di farlo candidandosi alla Regione. Espressione di quella società civile che da quattro anni ormai combatte la crisi e le sue nefaste conseguenze che hanno ridotto soprattutto la nostra provincia ad un vero e proprio cimitero di aziende. Perché ha deciso di candidarsi? La scelta di candidarmi matura dall’acuirsi


dei problemi presenti nella nostra Regione: vi è stato un peggioramento qualitativo della vita e del lavoro per gli abitanti abruzzesi, che vivono una progressiva e ormai profondissima dequalificazione del lavoro espresso dal governo e dal Consiglio Regionale. Dal trionfo dei particolarismi alla preoccupazione dei consiglieri a dare risposte a singoli. Non a tutti ovviamente, ma a coloro che possano risultare utili alla costruzione di una propria personale rete di compiacenze e fedeltà. Si è smarrita la capacità di dare risposte di sistema, di creare orizzonti positivi, di proporre politiche di settore, di realizzare strategie in grado di risolvere problemi collettivi. In genere tutti i candidati vorrebbero “salvare la patria”, ma poi c’è il rischio che finiscano per perdersi e allontanarsi dalla realtà. In che cosa sarà diversa la sua politica? Lungi dal voler incarnare il ruolo di salvatore della patria, sento il bisogno personale di contribuire a rilanciare il nostro territorio. Il rischio per me, come per molti altri, è di allontanarmi dalla vita politica e sociale della mia Regione; questo significherebbe tradire un po’ della mia storia. Al contrario ciò che mi preme evidenziare è la convinzione che le cose possano cambiare, in Abruzzo, attraverso un constante e condiviso lavoro di rete. Io appartengo ad una rete. Pensa di avere le giuste soluzioni? Quali sono le sue proposte? La mia storia, la mia esperienza lavorativa mi hanno consentito di relazionarmi a più mondi: sicuramente a quello delle imprese, ma anche del sociale e dell’associazionismo in generale. Sono da sempre abituato a collaborare, a partecipare ed emozionarmi in avventure collettive. Credo di poter aggregare molte persone e competenze utili alla nostra Regione. In termini programmatici, come coalizione, illustreremo e approfondiremo, nel corso della campagna elettorale, il nostro programma, augurandomi di tornare, dopo tanto tempo, a parlare di politica, incontrasi con la gente per sentire lamentele legittime e inascoltate, ma anche per confrontarsi su priorità e possibili soluzioni. Un punto però vorrò sicuramente affrontare e mi auguro come eletto della Regione Abruzzo ed è il ruolo in Europa. Questa Amministrazione ci ha portato a un vero e proprio isolamento,

sembra quasi si sia dimenticata la rilevanza legislativa e politica che la Regione può avere. Bisogna riqualificare la nostra Regione attraverso competenze e strategie politiche di lungo respiro; occorre riconnettere l’Abruzzo alle altre regioni di Italia per condividere best practices, semplici idee e sviluppare complicità su proposte da portare e mediare in Europa. In particolare, credo sia opportuno in termini strategici rafforzare relazioni con le regioni del medio adriatico per affinità e esigenze comuni. L’Europa, nel comune sentire, in questo momento sembra non solo lontana, ma anche ostile. Cosa ne pensa? La responsabilità della attuale disaffezione all’Europa è da attribuire anche ai tanti amministratori e politici che, pur dichiarandosi europeisti convinti, non hanno saputo interloquire con le istituzioni europee, sviluppando nel tempo, la percezione di inutilità o addirittura di freno alla crescita a causa dell’Europea stessa. L’Europa invece continua ad assumere ancora un importante ruolo simbolico in termini di unione e pace ed è ancora una grande opportunità di benessere per i suoi abitanti. Bisogna imparare, però, a conoscerla e muoversi al suo

interno. Ancora: bisogna tornare a parlare di temi quali ambiente, lavoro, aree interne: tutti temi inerenti una concreta programmazione politica, ma che non possono chiudersi nei meri confini regionali. Dobbiamo ampliare il nostro orizzonte, uscire dal nostro provincialismo culturale per superare l’isolamento nel quale siamo precipitati. L’isolamento e l’immobilismo degli ultimi anni derivano solo dal nostro provincialismo? Derivano anche e soprattutto dall’eccessiva burocrazia che da un lato arresta la crescita e la produttività, dall’altro offende un Paese che costituzionalmente si definisce democratico e naturalmente anche dalle difficoltà dell’accesso al credito; è indispensabile ormai identificare azioni a reale sostegno delle imprese, sia con effetti di lungo periodo (es. progetti di aggregazione per ridurre il nanismo dimensionale) che di breve (es. progetti di innovazione di processo o di prodotto per il rilancio delle piccole imprese); rafforzare e sviluppare percorsi di esportazione all’estero; valorizzazione del made in Italy. Sono questi gli argomenti di cui vorrei farmi portavoce e magari trovarne le soluzioni.

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Graziella Cordone

na mamma per sindaco. E’ la candidata di Sel e della lista civica Città di Virtù., protagonista della protesta contro l’ex manager della Asl Giustino Varrassi e portavoce dei genitori della scuola esplosa di Piano D’Accio, come mamma di uno dei bimbi che fortunatamente ne sono usciti illesi. Per conoscere meglio i progetti di Graziella per la nostra città le chiediamo innanzi tutto cosa l’abbia spinta a metterti in gioco: Un insieme di cose ma in particolar modo i miei figli. Mi piacerebbe che non fuggissero da Teramo e che potessero costruire qui il loro futuro. E l’amore che nutro per Teramo che mi ha portata a tornare qui dopo dieci anni di lavoro svolto fuori. Ma la mia delusione è stata grande perché l’ho trovata grigia, spenta e sporca. Una città non più né a misura d’uomo né tantomeno a misura di bambino. Mancano punti d’incontro e spazi vivibili. Quali sono i suoi progetti per questa città? Sono tanti ma al tempo stesso sono concreti. Lo debbono essere necessariamente in questo momento di crisi: le persone perdono il lavoro, le imprese chiudono. Non possiamo, dunque, pensare di finanziare i nostri progetti mettendo le mani in tasca ai cittadini.Vivo in prima persona il disagio perché ho il mutuo da pagare e tre figli da mantenere. Abbiamo trovato dei bandi europei, che da maggio a settembre è possibile attuare. Uno di questi è quello delle guardie di fiume e interessa tutte quelle città che sorgono vicino ad un corso d’acqua. Esso prevede l’assunzione di un diverso numero di giovani fino a venticinque anni. Questo permetterebbe la manutenzione ordinaria del parco fluviale e non quella straordinaria come adesso accade. Ci sarebbe poi il progetto degli orti botanici.

Progetti e soluzioni per non fuggire più da Teramo di Angela Cacciatore

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Abbiamo già individuato delle persone che potrebbero coltivare degli appezzamenti di terreno, ed una parte del guadagno potrebbe essere, ad esempio, devoluto alla Caritas. C’è poi l’idea delle energie bio – rinnovabili. Abbiamo altresì individuato degli imprenditori disposti ad investire in queste nuove fonti di energia. Come valuta l’operato dell’amministrazione Brucchi? Non intendo puntualizzare quello che è davanti agli occhi di tutti, preferisco proiettarmi verso il futuro. Che idee ha riguardo la

Preferireivalutare assieme alla cittadinanza quali siano le priorità e inbase alle risorse disponibili vedere quello che riusciamo a fare.Né intendo cavalcare ilmalcontento che ha portato all’occupazione dell’exOviesse. costruzione di un nuovo teatro? Preferirei valutare assieme alla cittadinanza quali siano le priorità e in base alle risorse disponibili vedere quello che riusciamo a fare. Né intendo cavalcare il malcontento che ha portato all’occupazione dell’ex Oviesse. Certamente quello spazio va impiegato ma come, lo si deve decidere insieme. Quali potrebbero essere dei punti prioritari? Sicuramente la messa in sicurezza delle scuole, gli spazi verdi, la manutenzione delle strade. Come mamma di tre figli comprendo perfettamente i disagi che vivono le famiglie e gli anziani, che spesso oltre a vivere in ristrettezze economiche non hanno neanche dei punti d’incontro. Come finiranno le prossime elezioni? Non è tanto il risultato in termini di voti che ci interessa, ma essere una voce per chi non ha voce. Comunque vada noi continueremo a portare avanti le nostre battaglie e metteremo a disposizione della futura amministrazione il nostro programma, peraltro consultabile per intero sulla nostra pagina facebook.


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Non solo Roma. Le buche teramane non temono il confronto

LE CATTIVE STRADE

di Alberto Piccinini

rande eco hanno avuto e hanno le buche disseminate sulle strade della Capitale ma quelle teramane non temono il confronto. La viabilità, in tutta la provincia di Teramo, versa infatti in uno stato di abbandono e degrado. Una ricognizione delle emergenze potrebbe partire da Bellante dove, appena fuori dall’abitato, la Strada provinciale 262 è franata. La voragine è larga diversi metri quadrati e ha ingoiato un’intera corsia. L’evento s’è prodotto nello scorso dicembre e da allora l’unica cosa che è stata fatta è stata quella di predisporre una segnalazione d’emergenza approssimativa e insufficiente. Non va meglio sulla S.p. 8 (Fondovalle Salinello) e sulla S.p. 13 (Bellante-Sant’Omero) che sono ridotte a un insieme di buche rattoppate alla meglio o di smottamenti sistemati con la breccia. Le stesse condizioni della provinciale 259 della Val Vibrata - che dovrebbe essere una specie di superstrada e invece è un cantiere infinito - e della S.p. 3 (la Pedemontana) che pure servono un comprensorio importante da un punto di vista demografico e produttivo. Tornando alla provinciale che va da Bellante a Giulianova si comincia con una frana lunga un chilometro subito dopo l’immissione dalla rotonda sulla Strada statale 80 per poi transitare nei pressi di Mosciano dove la breccia ha sostituito per lunghi tratti l’asfalto e quindi arrivare a Giulianova paese su un tracciato da “prova speciale” da rally. La situazione della lungofiume San Nicolò-Sodere-Petriccione è grave e pericolosa. Si tratta di una strada

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di competenza provinciale (S.p. 25/a) ma di cui un tratto è stato inglobato nella toponomastica del comune di Teramo, si chiama infatti via Tintoretto per un lungo tratto, e percorsa ogni giorno da centinaia di veicoli e camion anche degli operai che lavorano nelle fabbriche e fabbrichette che sorgono su questa via. L’ultima piena ha completato il disastro in atto da diversi anni, grandi porzioni della corsia che s’affaccia sul Tordino sono crollate e si procede a senso unico alternato senza la necessaria segnaletica tra mucchi di terra che dovrebbero servire a evitare agli automobilisti il pericolo di finire nel fiume. In generale tutto il manto stradale delle zone artigianali e industriali di San Nicolò e Sant’Atto è dissestato e al limite della percorribilità. Salendo verso Castellalto sulla strada provinciciale 25/a il dissesto e le buche sono causa di pericolose incidenti e la situazione non migliora quando incontrando la provinciale 19 per lunghi tratti l’asfalto è del tutto scomparso e sostituito da una mulattiera. Percorrendo la S.p. 553 verso verso Notaresco s’incontrano frane e smottamenti che invadono la sede stradale per riconginugersi attraverso il passaggio a livello alla statale 80 e la situazione è sempre carente e pericolosa. Non si salvano neanche la Statale 80 e la S.s.16 che necessitano di un completo rifacimento del manto stradale. Esemplare è il caso dell’incrocio delle due statali all’altezza di Giulianova, di fondamentale importanza per un bel pezzo della rete viaria teramana, segnalato male, rattoppato peggio, sporco e teatro di numerosi e quotidiani incidenti.

FOTO COPYRIGHTS 2014 Piccinini FOTO PAG. 12: Strada per Sodere (sopra) Strada Provinciale 19 (sotto) FOTO PAG. 13: (formato verticale, dall’alto verso il basso) Strada San NicolòCastellalto; Nucleo Industriale Sant’Atto; Parallela Teramo/Mare; (formato orizzontale, dall’alto verso il basso) Strada per Castellalto; Strada Statale 80; Ponte sulla Sodere-San Nicolò

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CROGNALETO

EMERGENZA

DISSESTO IDROGEOLOGICO di Adele Di Feliciantonio

ono mesi che il dissesto idrogeologico affligge il territorio del Comune di Crognaleto provocando danni e disagi. Già a novembre, a seguito dell’ondata di maltempo che aveva colpito la nostra regione, si erano registrati problemi alla viabilità e pericoli per la popolazione. Ancora una volta l’emergenza si è ripresentata nel paese di Cesacastina e il Sindaco Giuseppe D’Alonzo è seriamente preoccupato per la situazione, che “mette una certa inquietudine”. Sindaco D’Alonzo, la minaccia di frane e alluvioni sta tormentando il suo Comune; cosa può dirci a riguardo? La montagna è abituata alle continue emer-

genze perché spesso ci si dimentica di essa. Il dissesto idrogeologico produce un’accelerazione al fenomeno dello spopolamento poiché il pericolo e l’interruzione delle vie stradali accentuano inevitabilmente l’abbandono di questi territori. Recentemente il mio Comune è stato assediato da fenomeni di natura franosa a Senarica, nel paese di Poggio e a Cesacastina. C ’è forte tensione e allarme per Cesacastina; cos’è accaduto precisamente? Si tratta di un intero versante, instabile a causa di un’uscita d’acqua, che sta scivolando verso valle producendo disastri sulle infrastrutture comunali, provinciali e persino fabbricati civili. Se il fenomeno non viene arginato, l’enor-

A rischio soppressione il Sert di Giulianova Il sindaco: “Si continua a desertificare la Sanità eliminando le strutture che funzionano” ontro le politiche sanitarie regionali “tuona” il sindaco Francesco Mastromauro dopo il grido d’allarme sul preannunciato smantellamento del Sert di Giulianova. “Il Sert di Giulianova funziona bene, e allora bisogna smantellarlo. Già nel luglio 2011 denunciai il rischio declassamento per il nostro Sert, una struttura d’eccellenza che da oltre 10 anni ha avuto in carico oltre 4000 persone con problematiche di uso-abuso o dipendenza da sostanze o comportamentali (gioco d’azzardo,

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internet). Sono numeri imponenti ma in difetto, perché dovremmo aggiungere anche le famiglie coinvolte. L’enorme gamma di prestazioni offerte ed erogate, di tipo medicofarmacologico, sociale, riabilitativo e preventivo ”, continua il sindaco, “è stata possibile solo attraverso la costruzione di un’ampia Rete Territoriale. Insomma, il Sert di Giulianova ha lavorato tanto e bene. Risale al 14 febbraio scorso la presentazione del progetto “Indipendentemente Green”, con il Sert, il Comune di Giulianova e l’Ambito Sociale Tordino come supporti attivi del privato sociale

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me massa si riverserà sulla strada provinciale, unica via di accesso al paese. Lei è seriamente preoccupato per questa situazione; che misure intende adottare? Ci sono centinaia di metri cubi di terreno che sono in movimento. Ho emanato un provvedimento di chiusura della strada comunale, organizzato un sopralluogo tecnico-speditivo con la Protezione Civile Regionale, la difesa del Suolo, la Provincia di Teramo, il Ruzzo e chiesto al Genio civile un intervento di somma urgenza per regimentare le acque. E’ necessaria, inoltre, una revisione del P.A.I. , poiché quella zona non è censita come zona rossa (R4), e quindi avere le risorse per un intervento definitivo. Non dimentichiamo che nell’alluvione di novembre scorso abbiamo fronteggiato il tutto con forze e mezzi propri. Spero che ciò non significhi la dimenticanza da parte dei preposti alla tutela del bene pubblico. Quali sono le cause che rendono il suo territorio così soggetto a eventi di questo tipo? Da una parte c’è la natura che agisce sempre più in maniera violenta e quindi difficile da controllare; dall’altra la mano dell’uomo. Assistiamo sempre più al depauperamento precoce dell’ambiente so-

prattutto per il mancato rispetto dei limiti ambientali. Tempo fa tutto era coltivato e quindi regimentato; non esisteva acqua che non venisse canalizzata. Oggi avviene esattamente il contrario.Va aggiunto, inoltre, la scomparsa della prevenzione; nel bilancio regionale non ci sono più risorse a tal fine. Perché troppo spesso solo a fatto accaduto si pensa a cosa si poteva fare e a cosa si poteva evitare? Perché c’è poca programmazione e non monitoraggio dei territori. Io ho delle realtà ad alto rischio di inondazione, per le quali da tempo chiedo l’intervento e le risorse idonee per le opere di salvaguardia o di delocalizzazione. Ma le mie richieste non trovano ascolto. Tutto quello che accade a valle è legato a una cattiva gestione delle zone montane. E’ necessaria una maggiore attenzione e manutenzione dell’ambiente delle aree interne, poiché ne va della sicurezza dell’intero territorio e soprattutto si evita lo sperpero di ingenti somme per il risanamento del danno arrecato. È necessaria ormai una nuova politica di programmazione e di gestione delle risorse per le aree interne, per i dissesti idrogeologici, ma soprattutto una nuova classe politica che prenda a esame queste non trascurabili problematiche!

impegnato nella lotta all’emarginazione, dell’istruzione e d’impresa. Nel 2012, voglio ricordarlo, la Regione ribadiva la necessità di potenziare le strutture territoriali, evitando il sovraffollamento degli ospedali e l’incremento della spesa. Un anno dopo Gianni Melilla presentava una interrogazione parlamentare riguardo proprio il Sert, evidenziando la

illogicità del suo depotenziamento. Ed oggi ecco tornare sul tappeto il problema, addirittura con la previsione dello smantellamento. Cesare Di Carlo, direttore del Sert giuliese parla di ‘rito preelettorale di epurazione dei soggetti scomodi’, e conclude Mastromauro, “sono tentato di pensare che sia proprio così”.

TERAPISTA DELLA RIABILITAZIONE iscritto albo reg. terapisti della riabilitazione non vedenti

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Sovranità del Popolo & Democrazia Partecipativa di Raffaele Raiola

ella campagna elettorale, avviata di recente, per il rinnovo dei Consigli comunali, sono diversi i candidati sindaci che hanno inserito nei loro programmi l’impegno a voler attuare la democrazia partecipativa come “nuovo strumento” per consentire il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di carattere generale (varianti al P.R.G., opere di lavori pubblici, bilancio partecipativo ecc.) e nella gestione dei servizi (mensa scolastica, scuolabus, manutenzione patrimonio pubblico: strade, scuole, verde attrezzato, edifici comunali, ecc.). Sembra quasi una parola magica quella che riguarda la partecipazione attiva del cittadino alla gestione del bene comune. Alcuni polemicamente sostengono che i candidati abbiano trovato un modo per non impegnarsi nella stesura del “libro dei sogni” con la relativa lista degli interventi, la cui realizzazione non sarebbe possibile per la progressiva diminuzione dei trasferimenti dei fondi ai Comuni da parte dello Stato e delle Regioni. Così mentre gli elettori e gli operatori economici chiedono ai nuovi amministratori una diminuzione delle tasse, non è possibile nemmeno pensare che gli investimenti possano essere realizzati con i soli fondi comunali. Quindi che cos’è veramente questo “nuovo strumento” di gestione della cosa pubblica? Questa democrazia partecipativa è veramente un “nuovo strumento” per una politica di servizio? E quanti cittadini sanno che il proprio Comune ha adottato uno Statuto? Quanti conoscono quali sono gli istituti di partecipazione previsti nello Statuto del proprio Comune

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di residenza? E che per rendere esecutivi detti istituti di democrazia partecipativa, occorre predisporre ed adottare un Regolamento attuativo? Secondo un’indagine ISTAT, sono pochissimi coloro che sanno dell’esistenza di uno Statuto comunale e ancora di meno coloro che sono informati sulla necessità di adottare un Regolamento comunale. Moltissimi tra l’altro non sanno che la stragrande maggioranza dei Comuni non ha mai approvato i Regolamenti attuativi degli istituti di partecipazione,

Cosìmentre gli elettorie glioperatori economicichiedonoai nuoviamministratori una diminuzione delle tasse,nonè possibile nemmeno pensare che gliinvestimenti possano essere realizzaticonisoli fondicomunali. per cui la “vera novità” sarebbe proprio l’impegno dichiarato dai candidati sindaci a far approvare i regolamenti attuativi dopo l’avvenuto rinnovamento dei rispettivi Consigli Comunali. Ma quali sono gli istituti di democrazia partecipativa che dovrebbero essere attuati per restituire la sovranità al popolo come sancito dalla Costituzione repubblicana? Diversi sono gli istituti possibili per far partecipare i cittadini alla programmazione dell’Amministrazione e del Consiglio Comunale. Gran parte

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degli Statuti comunali tra gli istituti di democrazia partecipativa prevedono: il Consiglio Comunale dei Ragazzi, l’Albo delle Associazioni, la Consultazione dei cittadini, i Forum dei cittadini, le Consulte di settore, le proposte di iniziativa popolare, i Referendum (consultivi, propositivi, ed abrogativi), il Diritto di partecipazione di accesso, la partecipazione all’azione amministrativa, il Difensore Civico, le Garanzie di partecipazione, i Consigli Circoscrizionali (in alternativa i Comitati di Quartiere e/o frazionali), il Consigliere straniero aggiunto, il Bilancio partecipativo ecc.Da alcuni anni, per la diffusione della cultura della democrazia partecipativa nel nostro territorio teramano, è nata l’Associazione DEMOS, cui fanno parte, oltre a cittadini e studiosi della società civile, docenti e studenti universitari dell’università di Teramo. La buona riuscita delle attività assembleari è dovuta ad una adeguata comunicazione delle iniziative programmate,ad una corretta informazione circa i procedimenti sottoposti alla valutazione e ad una qualificata formazione dei cittadini che prendono parte alle forme di partecipazione previste ed attivate. La garanzia del buon funzionamento consente ai cittadini tutti di essere messi nella condizione di poter discutere, alla pari degli altri intervenuti, su tutte le questioni riguardanti il proprio territorio poste all’ordine del giorno di ogni singola assemblea, opportunamente convocata e adeguatamente pubblicizzata. Per l’attivazione di tutti gli istituti di partecipazione sarebbe opportuno che prima dell’approvazione in Consiglio Comunale dei relativi regolamenti attuativi si avviassero dei forum con i cittadini sulla utilità e fattibilità di tali strumenti di partecipazione e per consentire una più ampia condivisione della priorità degli istituti da adottare.



Solo se provi, capirai! 18

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“Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno” FocusON

uesta crisi infinita, che ci ha così profondamene segnato negli ultimi anni, ha distrutto molte cose: aziende, famiglie, vite. Macerie reali e metaforiche di un modello economico fallito che ha polverizzato, nel giro di pochi anni, enormi capitali, non solo finanziari, ma soprattutto umani. Siamo tutti più poveri, ma i giovani hanno perso qualcosa in più. Oltre alle opportunità di lavoro, di studio, di crescita, hanno perso la capacità di sognare. Soprattutto il futuro. Ma questa “perdita” non può tuttavia essere imputata tutta alla crisi. Figli di una generazione che “non ha mai dovuto chiedere”, probabilmente i giovani non sanno come si fa, a desiderare, a progettare, a realizzare. Oggi più che mai, invece ,avere un obiettivo, un progetto, un sogno, può essere la motivazione determinante per uscire proprio dalla crisi, dal pantano in cui ci siamo arenati. Rivedere i parametri, cambiare le regole, ma soprattutto la visione di prospettiva, è diventato un dovere. Le insidie dell’immobilismo, del “gattopardismo” endemico della provincia italiana sono davvero tante. La classe dirigente politica resiste strenuamente all’incalzare dei mutamenti sociopolitico-economici in atto intorno a noi. La voce della gente ormai è in grado di arrivare anche nei palazzi, ma chi li abita sembra continuare a portare gli occhiali scuri. A rimandare, a procrastinare ogni decisione che possa oggettivamente modificare gli assetti, dalla legge elettorale, alla fiscalità eccessiva, al sociale. E mentre si fanno strada forme diverse di democrazia partecipata, il malcontento aumenta e l’Istat ne fotografa le ragioni, tra i giovani i e meno giovani, occupati e disoccupati, imprenditori e lavoratori. Con finale a sorpresa.

“Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno” (Amedeo Modigliani)

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FocusON “Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno”

DISOCCUPATI E di Maurizio Spina segretario generale CISL Abruzzo

l crollo dell’occupazione, l’assenza di una politica per favorire le assunzioni ed il reinserimento lavorativo dei disoccupati, la mancanza di risorse per il pagamento degli ammortizzatori, sono gli elementi che caratterizzano un Abruzzo che non cresce. Sono 18 mila gli occupati in meno rispetto allo scorso anno e sono cresciuti i disoccupati. Il mercato del lavoro dal 2008 al 2013 ha perso quasi 30 mila occupati: erano 518 mila nel 2008, sono scesi a 490 mila l’anno scorso. I dati Istat, relativi al 2013, dicono che il tasso di occupazione scende ancora di 2 punti rispetto al 2012; i disoccupati, oggi, sono esattamente il doppio, 63 mila, contro i 32 mila del 2008, e il tasso di disoccupazione ha raggiunto la soglia dell’11,4%; mentre quello giovanile è aumento di quasi 5 punti percentuali passando dal 33% nel 2012 al 37,7% l’anno scorso. Nel 2013 crescono gli inattivi (+15 mila rispetto al 2012), le persone scoraggiate, i giovani che non studiano e non lavorano e cresce anche l’area del

sommerso. L’incidenza dei giovani NEET dal 2008 al 2013 è in continuo aumento, il valore percentuale è incrementato di anno in anno sino a toccare la media del 23,4% contro quella del 2008 che era pari al 15,4%. Sono aumentate del 15%, nel 2013, le ore

i disoccupati,oggi, sono esattamente il doppio,63mila, contro i32mila del 2008,e iltasso di disoccupazione ha raggiunto la soglia dell’11,4% autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni in Abruzzo, mentre in Italia gli interventi di CIG sono diminuiti. Siamo passati da 32 milioni di ore nel 2012 a 37 milioni

IL MILIONE(DI POSTI DI LAVORO) CHE NON C’E’ PIÙ uasi un milione di occupati in meno in Italia dall’inizio della crisi. Lo rileva l’Istat spiegando che tra il 2008 e il 2013 ci sono stati 984.000 occupati in meno. Il tasso di occupazione, pari al 55,3%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,7 punti rispetto a dodici mesi prima. In particolare, la disoccupazione giovanile (tra 15 e 24 anni) e’ salita al tasso del 42,4% contro il 41,7% di dicembre scorso. Piu’ in dettaglio, il numero di disoccupati e’ stato pari a 3 milioni 293 mila, aumentando dell’1,9% rispetto al mese precedente (+60 mila) e dell’8,6% su base annua (+260 mila). Il tasso di disoccupazione con il 12,9% e’ in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti nei dodici

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mesi. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 690 mila. L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di eta’ e’ pari all’11,5%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,8 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, e’ pari al 42,4%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,0 punti nel confronto tendenziale. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni – rileva l’Istat – diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente (-45 mila unita’) e dello 0,1% rispetto a dodici mesi prima (-9 mila). Il tasso di inattivita’ si attesta al 36,4%, in calo di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali ma in aumento di 0,1 punti su base annua.

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nel 2013. L’incremento delle richieste, di quasi 5 milioni di ore, è caratterizzato da una crescita, molto elevata, degli interventi di cig straordinaria (32%). Secondo i dati INPS, l’incremento interessa tutti i settori produttivi, ad eccezione del commercio, che segna una piccola diminuzione. Tra le province abruzzesi il ricorso alla cig è in netto aumento ovunque, e solo quella di Teramo registra una lieve diminuzione degli interventi. A causa dell’aumento delle ore di cassa integrazione, le persone che hanno beneficiato di una qualche misura di sostegno del reddito nel 2013 sono aumentate di circa 3.229 unità rispetto al 2012, passando da 40.585 a 43.884. La situazione resta difficile, perché le nuove risorse non sono ancora state individuate e perché i 1.600 milioni stanziati dalla legge di stabilità per il 2014 (meno i 400 milioni utilizzati adesso per pagare gli arretrati 2013) non sono certamente sufficienti a garantire il pagamento degli ammortizzatori fino a tutto dicembre 2014. Pur in una fase che richiede un in-


“Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno” FocusON

E SCORAGGIATI tervento forte del Governo per rilanciare i consumi, abbiamo avanzato alla Regione la necessità di dotarsi di una politica organica attraverso : - l’approvazione della legge regionale di riforma del welfare, ferma da più di un anno in commissione consiliare. Le responsabilità della mancata approvazione del Testo Unico sono da addebitare alla scarsa sensibilità di tutte le forze politiche, anche della minoranza presente in Consiglio.I posti di lavoro non si creano solo con i decreti e con le misure incentivanti, ma la Regione ha l’obbligo di regolamentare, in modo affidabile, stabile e programmato tutti gli interventi a sostegno dell’occupazione. - Va varato subito, un pacchetto urgente di interventi finalizzato a favorire l’occupazione di: a) giovani e donne; b) disoccupati di lunga durata; c) lavoratori over 50 che hanno perso il posto di lavoro (trovare nuove risorse per il patto intergenerazionale).

- Piano Garanzia Giovani (Youth Guarantee). All’Abruzzo sono stati assegnati 35 milioni, tra fondi europei, cofinanziamento nazionale e quote Fse regionale. Vanno utilizzati nel biennio 2014 – 2015. Il piano è riservato ai giovani fino ai 25 anni, che dovranno immediatamente registrarsi presso un Centro per l’impiego o, direttamente al portale Cliclavoro. La Regione deve sottoscrivere un protocollo con il Ministero del Lavoro. Il programma doveva partire dal 1° gennaio. E’assolutamente necessario farlo partire entro questo mese. - Politiche attive. la legge di stabilità appena approvata ha istituito il Fondo per le Politiche Attive, con una dote iniziale di 55 milioni. Dalla riprogrammazione Fondi UE 2007-2013 sono stati recuperati altri 350 milioni destinati a favorire l’inserimento lavorativo di disoccupati di lunga durata e cassintegrati, tramite l’abbattimento degli oneri sociali ed il sostegno a corsi di formazione. - Apprendistato. E’ uno strumento che

fatica a sviluppare in pieno tutte le sue potenzialità. Nei giorni scorsi sono state introdotte modifiche alla formazione di base, di competenza regionale, che viene graduata secondo il livello di istruzione. Inoltre, la Conferenza Stato-Regioni ha cercato di raccordare le norme per renderne omogenea l’applicazione su tutto il territorio nazionale. Non si riesce a capire, date le agevolazioni totali e la relativa presenza di vincoli formativi, perché non riesca ad “esplodere” come istituto contrattuale. Va inserito al primo posto nel pacchetto di interventi della Regione per favorire l’occupazione giovanile. - Contratti di solidarietà. La recente legge di stabilità ha ridotto dall’80 al 70% la copertura dell’integrazione salariale nei contratti di solidarietà. La Regione Toscana, da tempo, integra con proprie risorse, pari al 10%, l’intervento dello Stato. Abbiamo chiesto che anche la Regione Abruzzo si attivi per individuare le risorse necessarie per garantire l’integrazione del 10%.

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FocusON “Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno”

C’e’ chi dice che… Tutti hanno il proprio tornaconto,

tranne il pubblico

banchieri vogliono che il sistema resti complicato perché hanno la possibilità di mettersi in tasca più profitti, gli avvocati vogliono che resti così perché possono guadagnare interpretandolo e infine gli organi di controllo vogliono che il sistema non cambi perché possono mantenere i loro privilegi. Tutti hanno il proprio tornaconto. Tutti, tranne il pubblico. Oggi non ci possiamo fidare dei bilanci delle banche. E non riguarda solo me o lei, ma sono gli stesi investitori, gli organi di controllo che sostengono di non comprendere la loro contabilità. Ed è un problema grave. Perché nessuna grande banca sa in realtà quanto possiede, né qual è la situazione delle altre. Se si diffondesse di nuovo il panico, la situazione sarebbe la stessa del 2008. Da vari segnali possiamo dire che si stanno comportando nello stesso modo scorretto irresponsabile e poco trasparente di prima della crisi”.

JESSE EISINGER GIORNALISTA DI PREMIO PULITZER

PROPUBLICA,

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Una festa per pochi

Non dimentichiamo

rano anni che a Wall Street non andava così alla grande…. L’economia reale è cresciuta del 2,5 % il mercato azionario del 30%.. ma questo è totalmente normale…i mercati non hanno più niente a che vedere con l’economia! La banca centrale americana , la Federal Reserve, stampa un sacco di soldi. E finiscono tutti nella Borsa. E’ come quando si fa il bucato. I soldi si mettono in lavatrice ma non fluiscono come l’acqua nell’economia. Rimangono nella lavatrice e continuano a girare girare … all’infinito. Per questo motivo, il mercato continua a crescere. Ma le persone normali che hanno uno stipendio, che non possiedono azioni, non partecipano a questo banchetto! Le società americane non hanno mai avuto tanta liquidità. 1200 miliardi di dollari in contanti. Per le aziende è più vantaggioso ricomprarsi le azioni e aumentare il prezzo del titolo piuttosto che investire in macchinari o in risorse umane. Distribuiscono più dividendi e il mercato azionario continua a salire… è una grande festa ma solo per pochi”.

a cosa pazzesca è che in questi 5 anni ci siamo completamente dimenticati da dove tutto è partito. Il fatto che le banche siano riuscite a far dimenticare all’opinione pubblica di essere state le vere responsabili della crisi lo possiamo ritenere il più grande successo di marketing del secolo. Hanno fatto passare il messaggio secondo cui l’attuale situazione economica, la disoccupazione, il crollo della crescita sono colpa della pigrizia dei popoli mediterranei, dei governi che non sono stati bravi e si sono troppo indebitati. Insomma, sono riuscite a capovolgere completamente la realta”.

MARKUS KOCH GIORNALISTA FINANZIARIO

BENOIT LALLEMAND ANALISTA FINANCE WATCH

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da dove è partito tutto


“Il tuo vero dovere è di salvare il tuo sogno” FocusON aura Abello, prima o poi, vorrebbe indossare l’abito bianco. Per il momento, però, ne realizza moltissimi con le proprie mani, su misura per le sue giovani clienti. Laureata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti, la 29enne Maura ha dato vita a Favole di Seta, laboratorio che disegna e confeziona abiti da sposa, un mestiere creativo e impegnativo, che richiede attenzione per i dettagli e cura dei particolari. Maura, dalla scenografia alla sartoria da sposa: com’è avvenuto il passaggio? «Gradualmente: in Accademia studiavo Costume per lo Spettacolo e facevo esperienza in sartorie teatrali e con costumiste. I costumi del ‘700 e dell’800 sono in realtà molto simili ai classici modelli da sposa: mi stavo preparando al mio attuale lavoro, ma non lo sapevo ancora». Quando hai deciso che il tuo mestiere sarebbe stato quello di realizzare abiti da sposa? «Ho accettato di fare un tirocinio in una sartoria per sposa perchè la sartoria teatrale dove avevo fatto richiesta non era più disponibile. Coincidenza fortunatissima, perchè appena ho visto quale cura e quale importanza si dava a quel tipo di abito e i tessuti meravigliosi, pizzi, perline, ricami mi sono innamorata e da lì non sono tornata indietro». Come hai imparato il mestiere? «Mia mamma è sarta ed è la mia prima e migliore consigliera; ho fatto molta gavetta: stage, tirocini, lavoro come sarta e venditrice di abiti da sposa. Molta pratica, sì, ma è importante anche la teoria: ho studiato storia del costume, anatomia e modellistica e continuo sempre ad aggiornarmi, cercare nuove pubblicazioni. Ho la fortuna di conoscere un paio di altre giovani colleghe con le quali spesso mi confronto: ci diamo consigli su particolati di confezione o modellistica, ci scambiamo indirizzi di fornitori. il nostro è un mestiere così particolare e specializzato che è meglio aiutarsi che temere la concorrenza». È un bel messaggio, quello che stai lanciando. Quali passi hai compiuto per trasformare un interesse nel tuo lavoro? «Per prima cosa ho chiesto consiglio ad una brava commercialista: circa un anno prima di aprire la partita Iva, ho cominciato a chiarire quali potessero essere i miei obiettivi e le mie necessità. Inoltre scegliere il nome è la cosa più difficile! In generale posso dire che tra il primo tirocinio in sar-

toria da sposa e l’apertura della mia attività autonoma sono passati circa cinque anni». Cosa porta nel tuo mestiere artigiano il tuo titolo di studi? «Conoscere le forme dei paniers del ‘700 mi aiuta a creare il sottogonna necessario a reggere uno strascico di raso di due metri e quando devo ricamare perline sulla scollatura di un abito, sono felice di aver seguito un corso di micromosaico, ad esempio. Una buona base teorica è indispensabile per chi fa un lavoro manuale, nel mio caso si tratta conoscere l’anatomia, il disegno geometrico, la storia del costume, saper schizzare un figurino insieme alla cliente». Come ti vedi nel futuro? «Nel mio futuro spero che Favole di Seta diventi un nome conosciuto tra le sposine sognanti e… prima o poi vorrei indossare anch’io l’abito bianco!»

Mia mamma è sarta edè la mia prima e migliore consigliera; ho fatto molta gavetta: stage,tirocini, lavoro come sarta e venditrice diabiti da sposa

Le favole di Maura di Elisa Di Battista www.laureatiartigiani.it

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MIRACOLO! HO TROVATO LAVORO

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di Giuseppe Iudici

gni tanto capita anche una bella notizia, anche se sono sempre rare purtroppo. Tutto inizia da una telefonata che ricevo da Francesca Parisella , giornalista responsabile della trasmissione Virus di Rai 2. “ Giuseppe – mi dice - dobbiamo parlare di ritardi di pagamento della pubblica amministrazione ad aziende, altro argomento penoso della maledetta crisi che ci ha coinvolto”. Subito pubblico un appello sulla pagina Facebook dedicata al “ Il comitato 580” di cui sono promotore e dove con 100.000

Credetemiso cosa significa cercare lavoro e nonriuscire a trovarlo. firme di cittadini abbiamo creato una class action contro il governo, querelandolo, per istigazione al suicidio. E subito mi arriva la risposta di una imprenditrice di Tivoli e di Enrico Romano, calabrese , licenziato da una azienda che non riceveva i soldi dalla pubblica amministrazione, una figlia e mutuo, in cerca di un lavoro senza trovarlo. Fino al momento in cui vede il mio post su facebook e dePrimaPagina 45 - Marzo 2014

cide di rispondermi. Gia’ il destino in un messaggio . Enrico decide di intervenire alla trasmissione in Rai per raccontare la sua storia con dignità e coraggio, lo stesso che gli dà la forza di dirne due ad Alemanno, ospite in trasmissione. Ma ad ascoltare la sua vicenda c’e’ anche l’Amministratore Delegato Italia della Mc Donald ,come ospite, che in diretta propone un lavoro ad Enrico. Il tutto mi viene comunicato dalla Rai a fine trasmissione e in un momento delicato in cui sono in molti a perdere un lavoro, la notizia mi riempe di gioia. Credetemi so cosa significa cercare lavoro e non riuscire a trovarlo. La bella notizia arriva nello stesso giorno in cui il Comitato 580 inaugurava a Potenza un centro di ascolto per le persone in crisi, semplici cittadini che con risorse proprie si prodigano per altri, in un momento storico dove si chiede alle istituzioni di attivare iniziative per fermare i suicidi, oramai quotidiani, di uomini che ci lasciano nel silenzio e nell’ indifferenza inaudita delle istituzioni. Ecco perche’ la notizia di Enrico riempe il cuore di tanti, perche’ oggi chi riesce a trovare un lavoro è miracolato. Certo, qualcuno ha anche detto:” ma ci voleva la Rai per trovare un lavoro?”. Permettetemi un pensiero personale, oggi abbiamo bisogno di speranza e questa storia ne è la prova, perché di queste drammatiche notizie vorremmo proprio non sentirne più.


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CNA - informa

LA CARICA DEGL l 18 Febbraio scorso, Rete Imprese Italia, il network della piccola impresa, del commercio e dell’artigianato, che mette insieme le principali sigle del settore: Cna, Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, ha organizzato una manifestazione a Roma: “Senza imprese non c’è Italia”, che ha portato a piazza del Popolo ottantamila persone, tra artigiani, piccoli imprenditori e commercianti, per chiedere al Governo un deciso scatto in avanti nella politica economica. Anche dall’Abruzzo sono partiti diversi pullman, il Direttore della CNA di Teramo Gloriano Lanciotti ha denunciato la stanchezza e perdita di fiducia delle nostre imprese, sfiancate dalla crisi, ma anche dall’endemico carico fiscale e burocratico che paralizza le attività produttive e gli investimenti. A cui si aggiungono le estreme

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difficoltà di accesso al credito che deve al più presto trovare una soluzione: il sistema bancario deve tornare a fare il proprio lavoro, a sostenere il tessuto produttivo e accompagnare nelle azioni di investimento le aziende.

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“Senza imprese nonc’è Italia”,ha portato a piazza del Popolo ottantamila persone,tra artigiani, piccoliimprenditorie commercianti


CNA - informa

LI OTTANTAMILA CNA NUOVA SEDE IN ARRIVO A GIULIANOVA

a CNA sposta la sua sede di Giulianova in via G. Di Vittorio presso il Centro Commerciale ‘I Portici’. Il 3 marzo, giorno dell’inaugurazione, è stata anche l’occasione per informare sul corso gratuito in Visual Merchandising organizzato per i giorni 10 e 17 Marzo. Per informazioni contattare 0861-239400/407 oppure inviare una mail a segreteria@cnateramo.com oppure dibartolomeo@cnateramo.com Più in generale, la CNA in occasione dell’inaugurazione, ha voluto affermare la volontà di essere più vicina alle imprese e ai commercianti della zona con i propri servizi e l’organizzazione di iniziative, sempre con il pieno coinvolgimento dei propri associati.

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Jorge Mario Bergoglio, il “precursore”

l 13 marzo dello scorso anno è stato eletto un Papa che si avvia ad essere il più amato della storia: Francesco. Distintosi immediatamente proprio con la scelta del nome, è stato il primo ad imporsi il nome del Santo di Assisi, che rinunciò a ricchezze per poi fondare l’ordine dei francescani. Si è definito come il papa che ”viene dalla fine del mondo”; ed ha conquistato tutti da subito con un innovativo e semplice “buonasera”. Ad un anno dal “buonasera” più famoso della storia il Papa si racconta in una lunga e bellissima intervista a Ferruccio De Bortoli direttore del Corriere della Sera, di cui abbiamo scelto i passi più significativi e nella quale viene raccontato come sorridente e disteso, un “prete” ironico, nonché persona a cui non piacciono i bilanci. «Li faccio solo ogni quindici giorni, con il mio confessore». Lei, Santo Padre, ogni tanto telefona a chi le chiede aiuto. E qualche volta non le credono. «Sì, è capitato. Quando uno chiama è perché ha voglia di parlare, una domanda da fare, un consiglio da chiedere. Da prete a Buenos Aires era più semplice. E per me resta un’abitudine. Un servizio. Lo sento dentro. Certo, ora non è tanto facile farlo vista la quantità di gente che mi scrive». E dal racconto del Papa emerge un episodio di qualche anno fa a lui molto caro. «Una signora vedova, di ottant’anni, che aveva perso il figlio. Mi scrisse. E adesso le faccio una chiamatina ogni mese. Lei è felice. Io faccio il prete. Mi piace». Il suo modo di governare la Chiesa a noi è sembrato questo: lei ascolta tutti e decide da solo. Un po’ come il generale dei gesuiti. Il Papa è un uomo solo? «Sì e no.

a cura di Daniela Palantrani

OMNIBUS

«Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla ϔine del mondo...ma siamo qui»

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Capisco quello che vuol dirmi. Il Papa non è solo nel suo lavoro perché è accompagnato e consigliato da tanti. E sarebbe un uomo solo se decidesse senza sentire o facendo finta di sentire. Però c’è un momento, quando si tratta di decidere, di mettere una firma, nel quale è solo con il suo senso di responsabilità». Lei ha innovato, criticato alcuni atteggiamenti del clero, scosso la Curia. Con qualche resistenza, qualche opposizione. La Chiesa è già cambiata come avrebbe voluto un anno fa? «Nel marzo scorso non avevo alcun progetto di cambiamento della Chiesa. Non mi aspettavo questo trasferimento di diocesi, diciamo così. Ho cominciato a governare cercando di mettere in pratica quello che era emerso nel dibattito tra cardinali nelle varie congregazioni. Nel mio modo di agire aspetto che il Signore mi dia l’ispirazione. Le faccio un esempio. Si era parlato della cura spirituale delle persone che lavorano nella Curia, e si sono cominciati a fare dei ritiri spirituali. Si doveva dare più importanza agli Esercizi Spirituali annuali:tutti hanno diritto a trascorrere cinque giorni in silenzio e meditazione, mentre prima nella Curia si ascoltavano tre prediche al giorno e poi alcuni continuavano a lavorare». Ma è stato compreso questo messaggio? Lei ha detto che la “francescomania” non durerà a lungo. C’è qualcosa nella sua immagine pubblica che non le piace? «Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie. Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale». Ha appena rinnovato il passaporto argentino. Lei è pur sempre un capo di Stato. «L’ho rinnovato perché scadeva». Gli scandali che hanno turbato la vita della Chiesa sono fortunatamente alle spalle. Le è stato rivolto, sul delicato tema degli abusi sui minori, l’invito perché lei faccia sentire la sua voce contro i fanatismi e la cattiva coscienza del mondo secolarizzato


Jorge Mario Bergoglio, il “precursore”

regolare aspetti economici fra le persone, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà». Come verrà promosso il ruolo della donna nella Chiesa? «Anche qui la casistica non aiuta. È vero che la donna può e deve essere più presente nei luoghi di decisione della Chiesa. Ma questa io la chiamerei una promozione di tipo funzionale. Solo così non si fa tanta strada. Bisogna piuttosto pensare che la Chiesa ha l’articolo femminile “la”: è femminile dalle origini. Il grande teologo Urs von Balthasar lavorò molto su questo tema: il principio mariano guida la Chiesa accanto a quello petrino. La Vergine Maria è più importante di qualsiasi vescovo e di qualsiasi apostolo. L’approfondimento teologale è in corso». San Francesco ebbe una giovinezza spensierata. Le chiedo: si è mai innamorato? «Nel libro “Il Gesuita”, racconto di quando avevo una fidanzatina a 17 anni. E ne faccio cenno anche ne “Il Cielo e la Terra”, il volume che ho scritto con Abraham Skorka. In seminario una ragazza mi fece girare la testa per una settimana». E come finì se non sono indiscreto? «Erano cose da giovani. Ne parlai con il mio confessore» (un grande sorriso)”.

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che rispetta poco l’infanzia. «I casi di abusi sono tremendi perché lasciano ferite profondissime. Benedetto XVI è stato molto coraggioso e ha aperto una strada. La Chiesa su questa strada ha fatto tanto. Forse più di tutti. Le statistiche sul fenomeno della violenza dei bambini sono impressionanti, ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato. La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata». Ha detto dei divorziati: non vanno condannati, vanno aiutati. «È un lungo cammino che la Chiesa deve compiere. Un processo voluto dal Signore. Tre mesi dopo la mia elezione mi sono stati sottoposti i temi per il Sinodo, si è proposto di discutere su quale fosse l’apporto di Gesù all’uomo contemporaneo. Ma alla fine con passaggi graduali — che per me sono stati segni della volontà di Dio — si è scelto di discutere della famiglia che attraversa una crisi molto seria. È difficile formarla. I giovani si sposano poco. Vi sono molte famiglie separate nelle quali il progetto di vita comune è fallito. I figli soffrono molto. Noi dobbiamo dare una risposta. Ma per questo bisogna riflettere molto in profondità. È quello che il Concistoro e il Sinodo stanno facendo. Bisogna evitare di restare alla superficie. La tentazione di risolvere ogni problema con la casistica è un errore, una semplificazione di cose profonde, come facevano i farisei, una teologia molto superficiale. È alla luce della riflessione profonda che si potranno affrontare seriamente le situazioni particolari, anche quelle dei divorziati, con profondità pastorale». In un recente passato era abituale l’appello ai cosiddetti «valori non negoziabili» soprattutto in bioetica e nella morale sessuale. «Non ho mai compreso l’espressione valori non negoziabili. I valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per cui non capisco in che senso vi possano esser valori negoziabili. Quello che dovevo dire sul tema della vita, l’ho scritto nell’esortazione Evangelii Gaudium». Molti Paesi regolano le unioni civili. È una strada che la Chiesa può comprendere?«Il matrimonio è fra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di

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Jorge Mario Bergoglio, il “precursore” a cura di Daniela Palantrani

OMNIBUS

Accadde il 13 marzo …

Alle ore 19.06 del 13 marzo 2013, finalmente è visibile la tanto attesa fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina. Il Cardinale Tauran annuncia l’«Habemus Papam» e dalla loggia delle Benedizioni, si affaccia il nuovo Vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio. Il 266^ successore di Pietro, rivolge le sue prime parole ai fedeli: «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie!». Nel discorso inaugurale c’è un importante richiamo alla fratellanza, al pregare l’uno per l’altro che subito si concretizzano nell’invito ai fedeli in piazza: «prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica». Nato a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936 entra in seminario l’11 marzo del 1958, all’età di 21 anni, scegliendo di svolgere il noviziato tra i Padri Gesuiti. Il 13 dicembre 1969 viene ordinato sacerdote e riceve la consacrazione episcopale il 27 giugno del 1992. Creato Cardinale da Giovanni Paolo II il 21 febbraio del 1998 ha sempre messo al centro del suo ministero i poveri del suo paese non solo con continui richiami ad opere di carità ma rinunciando in prima persona a privilegi del suo ruolo di vescovo della Chiesa argentina. Primo Papa di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù (indicati anche come gesuiti), è anche il primo pontefice di questo ordine religioso, ma anche il primo proveniente dal continente americano. Ha origini italiane, più precisamente piemontesi, (il bisnonno Francesco è nativo di Montechiaro d’Asti mentre il nonno Giovanni Angelo era originario di Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti. Attualmente vi risiedono ancora alcuni parenti), primogenito di cinque figli il papà Mario era funzionario delle ferrovie, salpo’ nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires. La madre, Regina Maria Sivori, invece era casalinga. La famiglia materna proveniva da Santa Giulia di Centaura, frazione di Lavagna(Genova), mentre la nonna paterna Rosa era originaria di Piana Crixia(Savona).

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Il 13 marzo è il 72º giorno del calendario gregoriano (il 73º negli anni bisestili). Mancano 293 giorni alla fine dell’anno. 483 – Elezione di papa Felice III 1138 – L’antipapa Vittore IV succede ad Anacleto II 1516 – Carlo V d’Asburgo, assumendo il nome di Carlo I, divenne Re di Spagna. 1639 – L’Università di Harvard viene intitolata all’ecclesiastico John Harvard 1781 – L’astronomo William Herschel scopre il pianeta Urano 1861 – I soldati borbonici issano la bandiera bianca sulla Real Cittadella di Messina; si arrende così uno degli ultimi centri di resistenza borbonica. 1881 – Alessandro II di Russia viene assassinato con una bomba presso il Palazzo d’inverno di San Pietroburgo 1930 – Comunicata la scoperta del pianeta Plutone 1943 – Olocausto: le truppe tedesche deportano o uccidono gli ebrei del ghetto di Cracovia 1968 – USA: incidente con il gas nervino VX nella Skull Valley, Utah 1969 – Programma Apollo: la Apollo 9 rientra sulla Terra dopo aver testato il modulo lunare 1972 – Milano, si apre il XIII congresso del PCI, nel corso del quale Enrico Berlinguer sarà eletto segretario del partito 1997 – Le Missionarie della Carità indiane scelgono sorella Nirmala per succedere a Madre Teresa di Calcutta 2003 – Ha luogo l’ottava e ultima udienza preliminare del processo penale per l’attribuzione delle responsabilità nell’ambito del Disastro aereo di Linate dell’8 ottobre 2001; vengono rinviati a giudizio tutti gli 11 imputati 2007 – Ha inizio il ritiro dal servizio del primo velivolo stealth: il Lockeed F-117A “Nighthawk” 2013 - Dopo il conclave viene eletto papa, il Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco. La fumata bianca è alle 19.06. Da questo momento l’umanità avrà due Papi.


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TERAMO CITTÀ P di Clementina Berardocco

l 21 maggio 2010 è stato costituito a Parma il Network Italiano di Città per la Famiglia che unisce alcuni Comuni, provenienti da tutto il territorio nazionale, impegnati a promuovere politiche a sostegno della famiglia. Tra questi, anche la nostra città figura tra i Comuni aderenti. Lo scopo del Network è quello di favorire il reciproco scambio di esperienze tra Amministrazioni, sulle politiche sociali a misura di famiglia, al fine di progettare azioni di supporto alla famiglia stessa a livello locale e delineare prospettive legislative in ambito regionale e nazionale. La nostra Amministrazione Comunale quindi, in collaborazione con il Forum regionale delle Associazioni Familiari, ha intrapreso un percorso che consenta di delineare delle Linee Guida per la predisposizione di azioni, interventi, progetti, in uno spirito di collaborazione tra associazionismo e istituzioni. Al Dott. Francesco Di Giacomo, referente del Progetto “Città per la Famiglia” abbiamo chiesto quali siano i bisogni delle famiglie teramane a cui si sta cercando di rispondere e come sono stati rilevati. “Attraverso un questionario articolato che verrà somministrato alle madri di figli fino a 25 anni di età, residenti nel territorio del comune (città e frazioni), alcuni esperti, guidati dalla sociologa della famiglia Giulia Paola Di Nicola, analizzeranno i bisogni delle famiglie. Il questionario, oltre a fotografare la condizione di vita delle famiglie, verte a conoscere chi affianca la donna nello svolgimento delle attività familiari , nella gestione dei figli tra lavoro, malattie, impegni scolastici ed extra-scolastici. Inoltre, si cercherà di accertare di quali servizi la famiglia avverte prioritariamente il bisogno e la conoscenza e l’utilizzo di alcune forme di mobilità alternative”. Obiettivo del Progetto è promuovere un vero

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benessere delle persone, non solo materiale, ma anche relazionale e sociale, favorendo la solidarietà e la sussidiarietà tra le famiglie, lo sviluppo di una fiscalità locale a misura di famiglia ed una serie di interventi “family friendly”. Su cosa si basa il Programma? Una volta la famiglia poteva contare su una rete di contatti che non le facevano mancare il supporto nei momenti

Dott. Francesco Di Giacomo del bisogno. Nel condominio, a scuola, per strada c’era sempre chi poteva aiutare nella gestione dei figli e ci si sosteneva con spontaneità nei compiti educativi e nelle situazioni di indigenza. Oggi le famiglie si ritrovano senza aiuti e sempre più sole nella gestione delle difficoltà. Occorre far conoscere alle famiglie le opportunità offerte dalle amministrazioni locali e dalle tante realtà di volontariato del territorio e aiutarle a mettersi in rete per favorire

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dinamiche di aiuto reciproco nei quartieri, nella piazze, nelle parrocchie, nei condomini e così via. L’amministrazione comunale può svolgere un ruolo di collegamento delle realtà esistenti e favorirne lo sviluppo con appositi progetti integrati. A ciò si aggiunga che il sistema fiscale italiano non tiene conto sufficientemente dei carichi familiari nell’imposizione di tasse e servizi, anche locali. L’Italia è tra i paesi europei che meno investe a favore della famiglia e l’emergenza demografica è una delle conseguenze di tale scelta miope. Nonostante il tessuto familiare abbia garantito la tenuta sociale ed economica del paese in questi anni durissimi della crisi, non si assiste allo sviluppo di politiche capaci di riconoscere il ruolo insostituibile della famiglia nella società e di sostenerla realmente. Anche su questo tema, il buon esempio può nascere dal basso, intervenendo sulla tariffazione dei servizi locali (asili nido, rifiuti, casa, trasporti, addizionale Irpef) con un principio più equo per chi ha figli o persone non autosufficienti a carico. Quali sono gli attori coinvolti nel Progetto e quali i servizi offerti alle famiglie locali? Il Progetto si ispira a percorsi già in uso in altre città, come Parma, Trento, Roma, Ascoli Piceno e si sviluppa sul medio termine: dopo l’analisi dei bisogni delle famiglie e il censimento dei servizi già esistenti a sostegno della famiglia, si dovrà sviluppare, in un percorso partecipativo, una serie di linee guida per un welfare familiare locale. Al progetto partecipano il Forum Regionale delle Associazioni Familiari, le associazioni di volontariato, i comitati di quartiere, le parrocchie, le cooperative sociali, le scuole primarie, coinvolte sia nella predisposizione del Weekend della Famiglia (weekend di maggio dedicato al tema della famiglia) che del questionario e che parteciperanno alla stesura delle linee guida che, ci auguriamo,


PER LA FAMIGLIA potranno trasformare Teramo in una “Città a misura di Famiglia”. Ci sono punti di forza e quali le criticità? Il percorso partecipativo è il punto di forza dell’intero progetto. La criticità è indubbiamente rappresentata dalla scarsità di risorse che oggi l’amministrazione comunale si trova a fronteggiare”. Quali le azioni che si realizzeranno per la valutazione dell’esperienza? Il percorso ipotizzato si svilupperà nel medio/lungo termine. Oggi Teramo offre già un sistema di Asili Nido comunali che rappresenta un’eccellenza e un riferimento nel settore, tariffe locali attente alla numerosità dei figli, agevolazioni nella tassazione sugli immobili a favore di anziani e giovani coppie. Occorre proseguire su questa strada, mettendo in rete e potenziando l’esistente, puntando a migliorare la qualità della vita per le famiglie teramane con azioni e interventi percepibili dai cittadini. La sfida è impegnativa, ma il tema è troppo importante per non provarci.

Oggi le famiglie si ritrovano senza aiuti e sempre più sole nella gestione delle difficoltà. Occorre far conoscere alle famiglie le opportunità offerte dalle amministrazioni locali e dalle tante realtà di volontariato del territorio...

il logo nella locandina “Teramo Città per la famiglia” è stato creato da Erika Di Giannatale, studentessa del Liceo Artistico di Teramo.

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BULLISMO 2.0 Intrappolati nella rete di Chiara Di Sante

ell’era dei social network la violenza si sposta nel web: Anche le parole possono uccidere quando il bullismo diventa cyber. Le minacce più spregiudicate sono quelle che non hanno né volto e né nome, quando il bullo si nasconde dietro una maschera virtuale. I soprusi, iniziati forse fra le mura di un’aula, di una palestra o di una gelateria, travalicano il rapporto face to face, invadendo ogni spazio privato della vittima. La persecuzione si nutre dello spirito del branco, dell’anonimato garantito da alcuni Social, dei luoghi comuni e del linguaggio degli adolescenti che stigmatizza aspetto,

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comportamenti,personalità e abbigliamento in pochi insulti. Le offese vengono diffuse nel web, dinnanzi ad una platea infinita, per far sapere alla vittima quanto insignificante, meschina e sola essa sia. Così deve essersi sentita Nadia, Amnesia su Ask.fm, la quattordicenne di Padova che lo scorso 12 febbraio si è tolta la vita gettandosi da un palazzo. “ Muori” , “Spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che c’è sul braccio e morirai”: sono di questo tenore i messaggi ora al vaglio della Polizia Postale, che stabilirà se ci sono gli estremi per ipotizzare l’istigazione al suicidio. Il Codacons auspica il sequestro del sito e chiede di sottoporre al Garante

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per la Privacy il problema dell’anonimato in rete e dell’utilizzo di Internet, poiché il cyberstalking, venuto così tragicamente alla ribalta negli ultimi giorni, risulta essere trasversale a tutte le età e condizioni socioculturali . Intanto si aprono le polemiche tra psicologi e psicopedagogisti che indagando il fenomeno, sottolineano le caratteristiche di vittime e carnefici virtuali: mancanza di empatia e l’ inconsapevolezza del danno nei giovani nativi- digitali, le cui relazioni amicali stanno cambiando velocemente grazie alla Rete. Un aiuto per fronteggiare situazioni di “violenza telematica” arriva proprio dalla rete: sul sito della Polizia Postale e delle Comunicazioni si possono avere tutte le


informazioni sui reati informatici e si può procedere con la querela; anche Telefono Azzurro ha aperto un sito di aiuto per dare sostegno alle giovani vittime perseguitate nel web. Al prof. Mario Pireddu, docente di Mass media, Nuovi media e Società delle reti presso l’Università IULM di Milano abbiamo chiesto di spiegarci il fenomeno: le responsabilità devono essere attribuite maggiormente al mezzo o al quadro sociale? La tecnologia non crea e non risolve problemi magicamente. Non è il social network in sé a favorire il bullismo. Le forme di prevaricazione, di denigrazione dell’altro o di autoaffermazione violenta fanno parte delle relazioni umane da molto prima della comparsa dei media digitali, persino dei media analogici. Se è vero che alcune modalità comunicative possono in parte aiutare chi decide di compiere atti di quel tipo, va anche ricordato che a produrre quegli atti non sono le tecnologie ma le persone, con i sistemi di valori e di rapporti che esistono dentro e al di fuori del contesto mediale. Dobbiamo chiudere le scuole perché lì si verificano atti di bullismo? In sociologia, è noto, si ricorda sempre come le variabili sociodemografiche abbiano molto più peso - quando si parla di educazione, risultati scolastici, gestione del capitale sociale, aspettative professionali - delle variabili legate al tipo di tecnologia privilegiato. Nell’ottobre 2012 la quattordicenne Amanda Todd, vittima di ricatti da

parte di un uomo che diffuse una foto che la ritraeva a seno nudo, si è suicidata. La ragazza ha pubblicato in rete un video intitolato “My Story: Struggling, bullying, suicide and self harm” in cui affermava : Non potevo più avere quella foto indietro e (il mio seno) sarà in rete per sempre-. E’ in qualche modo possibile fermare la diffusione di una foto o di un materiale video che ha iniziato a circolare su internet? In

La tecnologia noncrea e nonrisolve problemi magicamente.Nonèil socialnetwork insé a favorire ilbullismo...

certi casi è possibile impedire la diffusione in rete di foto o video personali, in altri è quasi impossibile. La rapidità e la capacità di diffusione su larga scala, che sappiamo essere caratteristiche dei media digitali, favoriscono la circolazione dell’informazione molto più che il suo controllo. È vero che in alcuni casi ci si può far trascinare dalle emozioni o dalla fiducia verso qualcuno, ma occorre far capire che

prima di condividere contenuti personali e intimi bisogna pensare bene a quel che si sta facendo. Questo è uno dei punti centrali della questione: bisogna promuovere la conoscenza e l’utilizzo consapevole dei media e degli ambienti di rete, e da questo punto di vista anche le istituzioni formative – invece di invocare la chiusura dei siti o il ritorno a un’età dell’oro pre-Internet – dovrebbero fare la loro parte. Dopo il suicidio della quattordicenne di Padova si stanno levando voci contro Ask.fm. Secondo lei è giusto chiederne la chiusura? La soluzione non è, non può essere “chiudiamo tutto”. La rete può amplificare la portata di alcuni gesti, rendendoli “scalabili”, così come alcune delle conseguenze, ma far chiudere Ask.fm – al di là dei problemi etici e di libertà che ciò presuppone – non impedirebbe a certe persone di trovare altri spazi e altri modi per continuare a fare del male ad altri. Un errore tipico è quello di scambiare i social network per l’origine della violenza online. Reagire con filtri pesanti o repressione può servire a deresponsabilizzarci, ma non aiuta realmente a risolvere il problema che vogliamo affrontare, quasi sempre un problema sociale e non tecnologico. Ci si concentra sui mezzi e non sui comportamenti sociali. Le leggi utili spesso già esistono, e non servono provvedimenti ad hoc per Internet: quel che dobbiamo costruire è una cultura della consapevolezza e del rispetto.

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INFANZIA

E VIOLENZA

Le metafore visive nel design per la comunicazione sociale di Federico Orfeo Oppedisano Ricercatore Universitario presso Scuola di Architettura e Design “Eduardo Vittoria”

Prevention of child sexual abuse. Classroom, by McCann Erickson for Sunflower Children’s Centre, North Korea, 2007.

a violenza all’infanzia è un drammatico problema, ancora sommerso nonostante il fenomeno sia diffuso in tutto il mondo, e investe trasversalmente vari modelli culturali e diverse classi sociali. Molte campagne di comunicazione sociale hanno restituito in forma visiva gli aspetti delle brutalità verso i minori, impiegando particolari lessici e sistemi comunicativi, che appaiono, nel loro insieme, come un “vocabolario visivo” del precario stato emotivo e psicologico generato nei bambini da atti di violenza e abusi. Un vocabolario capace di stimolare, più di esortazioni orali o scritte, riflessioni profonde, attraverso apparati che diventano riflessi di drammi, richiamando, in molti casi, lo stato nel quale la vittima dell’abuso è costretta e le molteplici derive ed effetti connessi al fenomeno. Sono espressioni del design per la comunicazione sociale, che si realizzano attraverso delle metafore visive, connotate da registri narrativi differenziati secondo le declinazioni che può assumere la violenza

Bedroom Circle. 70% of abused children turn into abusive adults, by Y&R for Save the Children, Mexico, 2012.

Speak for her. Call100 to report child sexual abuse, by Prefeitura De Belo Horizonte, Brazil, 2010.

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Sexual Abuse, by PKP BBDO for Die Mowe Child Protection, Austria, 2011

l’innocenza delle piccole vittime e il loro stato d’inconsapevolezza della violenza subita. Sono immagini in grado di evocare, non solo gli aspetti più crudeli della violenza, ma soprattutto l’ingenuità nella quale è vissuta e l’opera di plagio che l’abusatore ha messo in atto e le drammatiche ripercussioni nella vita del bambino. Particolarmente pregnanti e dai singolari registri linguistici appaiono quelle campagne che impiegano forme di comunicazione di tipo non convenzionale. Sono espressioni nate per catalizzare l’attenzione del pubblico attraverso, prassi e linguaggi visivi inconsueti, fuori dagli schemi ordinari della comunicazione, con un ridotto investimento economico. I linguaggi del design per la comunicazione espressi dalle campagne contro la violenza all’infanzia, sembrano dimostrare la volontà del design visivo di partecipare attivamente alla costruzione di una diversa dimensione sociale e culturale e di fuoriuscire da quella dimensione collettiva che coniuga il design visivo semplicemente alla capacità di costruire e organizzare lessici visivi seduttivi, funzionali a valorizzare modelli di vita effimeri e superficiali, svincolati dalla realtà e dai suoi problemi, connessi prevalentemente alla logica del consumo, programmati indipendentemente dalla qualità stessa dei contenuti.

Porcelain boy, by DDB Warsaw for Fundacja Dzieci Niczyje, Poland, 2009. all’infanzia e condizionati dalla cultura nella quale questa viene praticata. In questo senso diventano delle figurazioni che, oltre a denunciare il fenomeno, lo raccontano, offrendo all’osservatore l’occasione di ampliare gli spazi di riflessione. Molte di queste campagne, attraverso singolari coniugazioni, associano oggetti e situazioni a specifici significati, generando delle metafore visive in grado di innescare processi percettivi atipici che si realizzano in modo più o meno esplicito. In alcuni casi rimandano direttamente alla tipologia di violenza o di abuso; in altri, evocando circostanze apparentemente normali, spingono l’osservatore ad operare una ricerca visiva per rintracciare i segni identificativi della violenza, in larga misura mi-

metizzati all’interno della composizione. In larga misura le campagne utilizzano oggetti, figure, icone e situazioni connesse al mondo infantile, come ad esempio i giocattoli e i luoghi ad essi connessi, oppure associano il corpo del bambino ai giocattoli erotici, per generare suggestioni emotive che si connettono alle cause e agli effetti di abusi e violenze. Così come il gioco, anche la fiaba, i racconti illustrati destinati all’infanzia si prestano a descrivere maltrattamenti, oppressioni e violenze, sfruttando il contrasto emotivo che si genera osservando azioni moleste in scenari fiabeschi, ideati, in genere, per stimolare l’immaginazione e la fantasia dei bambini. I casi in cui sono utilizzati disegni originali di bambini violati, rivelano

If you’ve been sexually abused, you don’t have to hide it any more, by Saatchi & Saatchi for NSPCC Childline in United Kingdom, United Kingdom, 2006.

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MA QUALE

“FESTA” DELLA DONNA! di Milena Milone psicologa

8 marzo è la giornata internazionale della donna. Questo, dunque, è un giorno fissato dalla comunità mondiale sia allo scopo di ricordare le avvenute conquiste del genere femminile in campo sociale e politico, sia allo scopo di ribadire quali siano ancora le troppe discriminazioni, le violenze, la sottomissione, l’emarginazione e altri soprusi ai quali le donne continuano ad essere soggette. E’ tuttavia fin troppo evidente che le giovani di oggi, paghe di un presunto miglioramento della condizione femminile ed ignare degli sforzi compiuti dalle loro madri e nonne, non colgano l’effettivo significato di questa giornata giacché, non solo la definiscono “festa della donna” ma perché si comportano proprio come se tale ricorrenza si ispirasse alla più assoluta frivolezza.Ovviamente, l’impegno delle donne in questa giornata dovrebbe essere rivolto a creare raduni nei quali esprimere opinioni, fare progetti, muoversi nella giusta direzione per raggiungere mete urgenti e irrinunciabili e per rivendicare quella dignità necessaria alla sopravvivenza dell’essere umano la quale, ancora troppo spesso, viene negata al genere femminile. Nessuno, per esempio, scambierebbe la Giornata della memoria o quella del Malato per una festa, eppure le donne cascano in questo equivoco con una facilità che dimostra un’ignoranza dei fatti storici riguardanti le tappe conquistate dalle donne che non può essere casuale. Le Istituzioni, spesso condotte da chi non ha interesse nel vedere quali e quante sia-

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no le capacità delle donne finalmente prive di quel condizionamento culturale che le tiene soggette, non vedono di buon’occhio le iniziative di chi vorrebbe dar forza al movimento femminile. I potenti, infatti, hanno la capacità di stravolgere il significato degli eventi. Mentre da un lato si dimostrano straziati dal dolore nel ravvisare le povere donne ammazzate, picchiate, stuprate e ne fanno oggetto di lunghe, quanto inutili, ore di talk show, nel contempo, per esempio, impediscono a me, piccola donna sconosciuta, di intervenire nelle trasmissioni radiotelevisive, di scrivere sui giornali a tiratura nazionale e danno perfino al Sindaco e alla Giunta della città nella quale vivo, la facoltà di imbavagliarmi.Ancora una volta mi è stato impedito di intervenire alla manifestazione in favore della donna in programma per il prossimo 8 marzo. Sicuramente la giornata sarà “festeggiata” come si conviene e si cercherà di lasciare del tutto inalterato il vissuto femminile il quale si ripresenterà, per la tranquillità della cittadinanza, ogni giorno uguale al precedente. Vorrei che le donne ricordassero che dal 1975 al 2000 si sono tenute a Città de Messico, a Copenaghen, a Nairobi, a Pechino e a New York, 5 Conferenze mondiali sui problemi della donna. Vorrei che ricordassero che chi detiene il potere ha l’obbligo di farsi carico delle responsabilità che nel merito gli competono. Le Istituzioni non possono permettersi involontarie distrazioni rispetto ad un problema che riguarda più della metà della popolazione mondiale, a maggior ragione non devono permettersi volontari atti di censura.

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ONE BILLION RISING la forza delle donne che danzano in piazza La violenza di genere e le necessarie risorse ancora da trovare di Angela Cacciatore

er il secondo anno consecutivo, il 14 febbraio 2014 alle 17,30 in piazza Martiri a Teramo si è tenuto il flash mob di San Valentino contro la violenza sulle donne. Quest’iniziativa fa parte della campagna “ One Billion Rising”, ideata dalla scrittrice e drammaturga statunitense Eve Ensler, fondatrice del movimento V-Day e autrice de “I monologhi della vagina”. Il primo evento si è tenuto il 14 febbraio 2013, giorno in cui più di un miliardo di persone nelle piazze di tutto il mondo si sono riunite per chiedere che qualsiasi forma di violenza nei confronti delle donne avesse fine. Quest’anno il tema affrontato è stato di nuovo la violenza di genere, ma con particolare riferimento alla giustizia e al ruolo che essa deve svolgere per tutelare i diritti delle donne. Le stesse che riunitesi in piazza hanno espresso i loro sentimenti per mezzo della musica e del ballo. Alla manifestazione hanno preso parte Amnesty International di Teramo, il comitato locale “Se Non Ora Quando” e il “Coordinamento provinciale donne delle Acli”. Il comitato “Se Non Ora Quando” si è costituito a Teramo nel 2011, in ritardo rispetto agli altri capoluoghi abruzzesi. Esso fa riferimento al movimento nazionale che ha portato, il 13 febbraio 2010, in cento piazze italiane circa un milione di persone. È stata la sindacalista della funzione pubblica Cgil Monia Pecorale a dare vita a questa nuova realtà, la quale si è assunta il compito per mezzo del neonato Comitato di sensibilizzare l’opinione pub-

blica su una tematica così importante ed attuale, avviando un percorso che porti a cambiare la percezione della fisicità della donne, organizzando inoltre seminari, incontri ed anche corsi di autodifesa. Amnesty International si è fatta promotrice per l’occasione di una raccolta firme per rivolgere un appello alle autorità marocchine perché il codice penale del Marocco venga riformato ed emendato di tutte quelle leggi che discriminano le donne e permettono il predominio dell’uomo. E’ recente, da parte del parlamento marocchino, l’abolizione della norma che consentiva allo stupratore di una minorenne di evitare il carcere sposandola. Il flash mob tenutosi quest’anno nella nostra città non ha però raccolto molta gente, forse perché non adeguatamente pubblicizzato o piuttosto perchè nella realtà teramana c’è ancora molto da fare per sensibilizzare le coscienze riguardo ad una problematica così atroce. E’ soprattutto necessario che a queste iniziative seguano fatti concreti da parte delle autorità. Gli stessi centri antiviolenza che sono stati concepiti per sostenere la donna in un percorso di uscita dalla violenza e denuncia della stessa, se non dotati di adeguati fondi che permettano un reale reinserimento delle vittime nel contesto sociale, servono a ben poco. Molte volte le donne subiscono in silenzio perché non sono indipendenti economicamente, e questo rende loro quasi impossibile riappropriarsi della propria vita, strette come sono in una spirale di violenza che stritola impietosamente le loro volontà.

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IL fascino del

VINTAGE di Adele Di Feliciantonio

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a moda, il design, lo stile hanno sempre più uno sguardo rivolto verso il glorioso passato e il bisogno di ispirarsi a ciò che è stato. L’irresistibile fascino del “vissuto” è diventato un vero e proprio fenomeno di costume, il Vintage. Termine francese di derivazione enologica che indica il vino d’annata reso pregiato dall’invecchiamento, il Vintage, un vocabolo così elegante e raffinato, spesso “inglesizzato” è entrato ormai nel nostro vivere quotidiano e ci ha donato quel qualcosa in più in fatto di classe e buon gusto, attraverso l’eredità di oggetti e capi di epoche precedenti, che nulla hanno a che vedere con il vecchio e l’usato. Un oggetto è vintage e si contraddistingue come tale proprio quando, essendo fuori produzione, la sua caratteristica principale non è quella di essere già stato utilizzato in precedenza, quanto il valore che ha acquisito nel tempo per la sua irripetibilità e irriproducibilità, per essere diventato cult, nonché per essere testimone di uno stile di un tempo passato e aver segnato profondamente alcuni tratti iconici di un particolare momento storico. Vintage è un attributo che definisce glamour, qualità, potere evocativo e valore di un oggetto indossato e/o prodotto almeno venti anni prima dal momento attuale e può far riferimento ad accessori e capi usati, ma anche old new, cioè datati, ma ancora con l’etichetta. Quest’incredibile passeggiata nell’evoluzione dello stile è particolarmente apprezzata da stilisti e marchi fast fashion che vi traggono suggerimento per le loro creazioni; curatori di immagine, addetti del fashion system, ma soprattutto la gente comune, che vuole rendere il proprio look unico e particolare. E così fioriscono negozi, mercatini, siti specializzati dove ci si può ispirare e dove si possono scoprire e acquistare pezzi unici che hanno fatto la storia della moda, del cinema e del costume. Dal singolare stile anni ’20,gli anni dell’ottimismo post bellico, quando la moda non è più un fatto di èlite, ma inizia a essere un fenomeno di massa. Impossibili da dimenticare i cappelli choche calzati fino alle sopracciglia, o gli abiti da sera leggeri impreziositi da frange e perline, come i meravigliosi cerchietti da abbinare a capelli corti, dai tagli netti. Recarsi a un party con un abito con frange originale dell’epoca ci rende sicuramente più affascinanti e PrimaPagina 45 - Marzo 2014

ci dà un tocco di eterno e di charleston inimitabile. C’è chi preferisce, invece, uno stile più rigorosamente femminile ispirandosi alla bella Marlene Dietrich e opta per colli di pellicce anni ’30, o chi si affida a uno stile votato alla semplicità delle linee dritte con tailleur casti, quasi da soldato al fronte, degli anni’40. Ogni momento storico sviluppa uno stile riconoscibile nei secoli; c’è il decennio del rock’n’roll, t-shirt e blue jeans, quello delle pin up anni ’50 con le gonne a ruota con foulard e ballerine; quello degli hippies o dei mood degli anni’60 con gonne a trapezio, camicie bottom-down e stivali in contrapposizione al look conservatore dettato da Jacky Kennedy; la minigonna inventata da Mary Quant e lo smoking da donna di Yves Saint Laurent; i pantaloni a zampa di elefante, gli shorts, gli occhialoni e le scarpe con zeppa degli anni ’70; le spalline enormi, i fuseaux

Un oggetto è vintage e si contraddistingue come tale proprio quando....

e i tessuti brillanti e accesi degli anni’80, i pantaloni a vita alta degli anni ’90. Ogni epoca detta moda e consacra le sue icone e i suoi stilisti. E allora come non cercare una borsa Kelly o Birkin di Hermes d’epoca; una baguette di Fendi , un trench Burberry, un tailleur di Armani, un originale foulard di Ferragamo, un cappello di Borsalino o una monogrammata Luis Vuitton. Un abito grand soirèe di Valentino, un paio di occhiali da sole Lozza, Ray ban o un orologio Rolex; jeans Levi’s 501 dritti e a vita alta o un paio di Converse o Dr.Martens. Tutti elementi che hanno fatto la nostra storia. E che, abbinandoli con ciò che di moderno abbiamo nei nostri guardaroba, ci permettono di creare un look attuale, ma ricercato, sofisticato ed elegante e sicuramente originale. Vintage come “corsi e ricorsi” storici di Vico nella moda; vintage come nuova tendenza “pescata” dal passato, vintage come il sogno che ognuno di noi vorrebbe trovare nei cassetti delle nostre mamme e nonne.


PICCOLA/GRANDE BELLEZZA Insegnare ai giovani “il bello” è l’investimento più produttivo di Michele Ciliberti

orse dietro il successo del film di Sorrentino, “La grande bellezza”, finalmente in Italia si è ricominciato a parlare dell’argomento. Non ci sono talk show o altri programmi d’intrattenimento o articoli di qualche prestigiosa firma su quotidiani vari che non trattino di bellezza. Non è che siano stati ripresi ed approfonditi gli studi di “Estetica”, ma si tratta della bellezza nel senso comune e corrente, anzi in contrapposizione a bruttezza. Già Umberto Eco ci aveva abituati a questi temi con “Storia della bellezza” (Bompiani, 2004) e “Storia della bruttezza” (Bompiani, 2007), sebbene non proprio nella loro antiteticità. Infatti, da un punto di vista storico-artistico ed estetico-filosofico i due concetti coincidono, cioè c’è un’estetica anche della cosa “brutta”. Occorrerebbe chiarire cosa significa “estetica”: dal greco aistesis = sensazione, percezione, è ciò che viene dato immediatamente ai sensi; anche se in Kant assume pure il significato di “teoria del gusto, teoria del bello” (Critica del Giudizio). Il bello, comunemente, è ciò che piace, quantunque “de gustibus non disputandum” oppure “non piace ciò che è bello, ma è bello ciò che piace” (l’adagio popolare adatta qualsiasi contraddizione come supporto alla tesi da sostenere). Da ciò deriva l’uomo- kitsch, ma la natura di per sé non è mai kitsch (= scarto, cattivo gusto). È kitsch la cementificazione incontrollata del territorio accompagnata dalla mancata prevenzione idro-geologica che produce alluvioni, inondazioni e disastri; lo sfruttamento abnorme delle risorse; l’avvelenamento dell’ambiente; l’abusivismo edilizio; l’assenza di programmazione degli interventi per la conservazione del patrimonio stroricoartistico-culturale del territorio; la trascuratezza della persona; la sciatteria

nell’abbigliamento; il voler apparire; la negazione dei diritti della persona; la prevaricazione; il disconoscimento della meritocrazia; la corruzione; la maleducazione e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo. Se in contrasto a tutto ciò si comincia a parlare di “bellezza”, vuol dire che c’è consapevolezza delle storture non solo estetiche in quanto tali, ma soprattutto sociali, etiche e politiche. La denuncia fine a se stessa non basta, occorre l’impegno quotidiano di ciascuno per evitare il kitsch e segnalarlo quando lo si nota. La cura del territorio e il rispetto dell’ambiente è dovere di tutti i cittadini

che dovrebbero essere formati e informati fin dall’infanzia. Ecco allora che il discorso diventa pure educativo. Insegnare ai bambini e ai ragazzi “il bello” è l’investimento più sicuro e produttivo che possa esistere, perché gli alunni, a loro volta, diventano educatori degli adulti: guai a trasgredire di fronte a un bambino. La scuola stessa deve essere “bellezza”, nel senso di rispetto del diritto incondizionato all’istruzione, all’apprendimento e alla libertà di scelta dell’indirizzo più consono alla persona del singolo cittadino. Il bello raffina la mente, forma alla libertà e indirizza verso scelte valide. L’espressione più autentica del bello è l’arte, nel suo significato generico, e, come affermato da più pensatori, essa è aspirazione all’assoluto e mezzo di redenzione dell’uomo dalla sua brutalità. Per gli antichi greci l’uomo doveva essere kalokagathòs (da: kalòs kai agathòs = bello e buono), la cui bellezza e forza d’animo hanno origine anche e soprattutto dall’armonia e dall’equilibrio interiore. Si auspica allora una immediata palingenesi antropologica, affinché la bellezza possa salvare il mondo, come vuole il principe Miškin ne L’idiota di Dostoevskij.

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COME FUNZIONA Una prima visita è sempre necessaria: ogni caso è a sé e necessita di un suo peculiare piano di trattamento. Durante il primo incontro vengono valutate le condizioni della bocca, di eventuali protesi e le condizioni generali del paziente. Successivamente il paziente viene inviato a fare una tac specifica per il sistema nobelclinician.A questo punto è possibile effettuare una vera e propria PIANIFICAZIONE COMPUTERIZZATA: i dati della tac vengono processati in un computer attraverso un sofisticato programma informatico, che riproduce tridimensionalmente la mascella, sulla quale vengono poi posizionati virtualmente gli impianti nel modo più appropriato. Una vera e propria simulazione dell’intervento! In questo modo è possibile prevedere ed evitare con la massima precisione tutte quelle strutture che non devono essere danneggiate nel corso dell’intervento. Effettuata la pianificazione, il progetto viene inviato tramite internet ad un centro di produzione industriale robotizzato in Svezia,che confeziona una dima chirurgica attraverso la quale verranno collocati gli impianti. Questo sistema permette di fabbricare la protesi prima di effettuare l’intervento in base ai dati ottenuti con la pianificazione impiantare, consentendo al paziente di uscire dallo studio con i denti fissi in bocca e addirittura di mangiare immediatamente!

pianti vengono posizionati attraverso piccoli fori praticati sulla gengiva. Con questo metodo rivoluzionario dopo l’intervento potrete riprendere subito la vostra vita di tutti i giorni. Dolore, sanguinamento e gonfiore tipici dell’implantologia tradizionale saranno praticamente assenti. Con la tecnica “denti in giornata” entrerete in studio con la dentiera e dopo circa

un’ora uscirete con la vostra protesi fissa! La chirurgia minimamente invasiva può essere fatta sia per il posizionamento di un singolo dente, sia nei casi di edentulia totale. Con questa metodica computerizzata è possibile intervenire anche quando l’osso residuo è minimo, evitando importanti ed invasivi interventi di rigenerazione ossea.

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VANTAGGI Con la tecnica NobelClinician i tempi di trattamento sono estremamente ridotti: sono sufficienti solo poche sedute. L’intervento è più rapido, preciso, predicabile e meno rischioso grazie alla progettazione computerizzata ed alla guida chirurgica. I possibili disconforts postoperatori sono ridotti praticamente a zero. (zero gonfiore, zero sanguinamento, zero dolore) . Inserzione immediata della protesi per un soddisfacente ripristino immediato della estetica dento-facciale e della funzione masticatoria. E’ possibile inserire immediatamente gli impianti anche nei casi in cui l’osso è scarso, in quantità minima; casi che, con la implantologia tradizionale necessiterebbero di importanti interventi di chirurgia rigenerativa ossea. La pianificazione computerizzata in ambiente tridimensionale dà una precisione incredibilmente migliore rispetto ad una tac tradizionale e più precisione vuol dire minor possibilità di errore.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” il Legale

IL FONDO PATRIMONIALE: difendere e tutelare i beni della famiglia di Gianfranco Puca avvocato e mediatore professionista

ue volte ogni anno mi occupo di tenere a dei gruppi di “promessi sposi” delle lezioni circa gli aspetti giuridici del matrimonio: nel corso di tali incontri spesso emerge la preoccupazione di tutelare il patrimonio della famiglia, in considerazione anche della futura presenza di figli. Uno strumento giuridico idoneo a tal fine è il fondo patrimoniale, vale a dire un insieme di beni (immobili, mobili registrati o titoli di credito) destinati a soddisfare i bisogni della

famiglia; deve essere costituito da uno o entrambi i coniugi tramite atto pubblico, oppure da un terzo tramite testamento; può essere costituito anche durante il matrimonio. L’atto notarile di costituzione del fondo patrimoniale deve essere iscritto nell’atto di matrimonio e, di conseguenza, questo strumento non può essere utilizzato dalle coppie di fatto (che, comunque, hanno anche altri strumenti giuridici per tutelare il loro patrimonio). I beni inclusi nel fondo sono di proprietà di entrambi i coniugi, e la loro amministrazione

Quando il pettegolezzo diventa reato di Nicola Paolo Rossetti Presidente giovani avvocati Teramo

hiacchierare e sparlare tra amici o parenti, di un conoscente, è uno svago molto comune e dai più ritenuto assolutamente innocuo. In realtà non tutti sanno che il pettegolezzo, soprattutto se riguardante questioni attinenti la sfera intima o sentimentale della persona, può comportare delle conseguenze oltremodo antipatiche perché

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può costare anche una condanna penale. Infatti negli ultimi anni sono andate moltiplicandosi le sentenze con cui i Giudici, in alcune ipotesi, hanno riconosciuto nella condotta di chi diffonde indiscrezioni sulla vita privata altrui un caso di diffamazione o di violazione della privacy. Con la sentenza n. 44940 del 2011 la Corte di Cassazione ha condannato un uomo per aver comunicato al direttore di una

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il Legale in “Prima “PrimaPagina Pagina””

è regolata dalle norme sulla comunione legale. Per quanto riguarda la vendita dei beni del fondo -salvo se diversamente previsto nell’atto costitutivo- essa può avvenire solo con il consenso di entrambi i coniugi e, in presenza di figli minori, anche con l’autorizzazione del Giudice Tutelare. La tutela del patrimonio familiare avviene in questo modo: i beni appartenenti al fondo (e i relativi frutti) non possono essere sottoposti ad esecuzione, cioè pignorati, se non per debiti contratti per i bisogni della famiglia; in altri termini i beni del fondo sono pignorabili solo in relazione a debiti contratti per i bisogni della famiglia. Se il debito è sorto per soddisfare una esigenza estranea ai bisogni della famiglia (per esempio i debiti derivanti dalla propria attività commerciale o da azioni risarcitorie) i beni del fondo patrimoniale non possono essere pignorati: definire il concetto di “bisogni della famiglia” è quindi fondamentale, poiché a tale concetto si lega il “beneficio” della impossibilità di aggredire i beni del fondo. Per la giurisprudenza i bisogni della famiglia non devono essere intesi in senso restrittivo, ossia in relazione alla necessità essenziali del nucleo familiare, ma anche con riguardo alle più ampie esigenze dirette al pieno manteni-

mento e all’armonico sviluppo della famiglia, nonchè al potenziamento delle sue capacità lavorative, con esclusione delle sole esigenze voluttuarie o caratterizzate da intenti meramente speculativi (ved. Cass. Civ. 11683/2001; Tribunale Salerno, 30/9/2008; Tribunale Monza, 11/6/2007). L’accertamento, nel caso concreto, della riconducibilità del debito alle necessità della famiglia è un apprezzamento rimesso al giudice che, quindi, dovrà valutare caso per caso se il debito è stato contratto per un bisogno della famiglia ovvero no. Poiché l’istituto potrebbe essere utilizzato anche a danno dei creditori (per sottrarre loro beni utilmente pignorabili) è possibile chiedere la revocatoria dell’atto costitutivo del fondo patrimoniale, entro cinque anni dalla sua costituzione, se si dimostra in giudizio che la creazione del fondo è avvenuta solo per frodare i creditori; ad esempio è stata revocata la costituzione di un fondo patrimoniale effettuata da due coniugi dopo aver contratto con una banca dei debiti che, naturalmente, non erano stati regolarmente pagati (ved.Tribunale Milano, 6.3.2013). Il fondo patrimoniale cessa per legge in caso di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio; in caso di presenza di figli minori il fondo dura sino alla maggiore età dell’ultimo figlio.

banca che una dipendente aveva una relazione con un collega sposato. L’uomo è stato condannato sia per diffamazione per la diffusione del pettegolezzo, che per violazione della privacy, avendo assunto un investigatore privato per acquisire dati sensibili della donna, quali frequentazioni ed abitudini di vita, e poi divulgarli. Con l’occasione la Suprema Corte ha sancito il principio secondo cui, in tema di diffamazione, la diffusione della notizia dell’esistenza di un legame sentimentale tra due impiegati all’interno del ristretto ambito lavorativo, ben può avere natura diffamatoria, specie se uno dei due è coniugato e, dunque, la voce è potenzialmente idonea a suscitare la riprovazione altrui. Inoltre è stato stabilito che costituiscono dati personali idonei a rivelare la vita sessuale di un individuo non soltanto i suoi gusti sessuali, astrattamente e genericamente considerati, ma anche le concrete scelte che il soggetto opera in tale campo come, per l’appunto, quella di intraprendere una relazione con una persona sposata.

Successivamente, con la sentenza 8348 del 2013 la Suprema Corte ha ritenuto responsabile del delitto di diffamazione un uomo per aver diffuso la notizia di una presunta relazione extraconiugale di una vicina. A sporgere denuncia, cognata e fratello della donna che avevano avuto conoscenza della vicenda dal vicino stesso. L’approdo interessante cui sono pervenuti i Giudici in quel caso è che, in ossequio ai principi costituzionalmente garantiti della tutela dell’onore della persona e del rispetto della vita privata e familiare dell’individuo, si sarebbe trattato di diffamazione anche nel caso in cui la notizia divulgata fosse stata vera. Ciò perché in tema di diffamazione, integra la lesione della reputazione altrui non solo l’attribuzione di un fatto illecito, perché posto in essere contro il divieto imposto da norme giuridiche, assistite o meno da sanzione, ma anche la divulgazione di comportamenti che, alla luce dei canoni etici condivisi dalla generalità dei consociati, siano suscettibili di incontrare il biasimo dell’opinione comune.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

DAL DECRETO DEL FARE:

LA NUOVA SABATINI di Laura Di Paolantonio commercialista, revisore Contabile

e è tempo di valutare nuovi investimenti per le piccole e medie imprese (Pmi), è tempo di analizzare la possibilità di far ricorso alla Nuova Sabatini. Introdotta dal Decreto del Fare con l’obiettivo di accrescere la competitività del Paese nei settori produttivi. L’Associazione bancaria italiana, la Cassa depositi e prestiti e il Ministero dello sviluppo economico il 14/02/2014 hanno

firmato la Convenzione diretta a dare attuazione alla “Nuova Sabatini”. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato la circolare di attuazione per la concessione ed erogazione del contributo di cui al Decreto Interministeriale 27 novembre 2013.. È la nuova misura di sostegno agli investimenti delle Pmi operanti in tutti i settori produttivi che realizzano investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature, hardware, software e tecno-

SANZIONATE LE SOCIETÀ CHE PRATICANO METODI AGGRESSIVI

RECUPERO CREDITI: NO ALLE MINACCE Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha avviato un provvedimento per pratiche commerciali scorrette e aggressive ad opera di una società di recupero crediti, intimandone la sospensione. Ne parla l’Aduc in un recente comunicato. Chiunque abbia maturato un debito (e spesso anche chi non ha alcun debito) nei confronti di un gestore telefonico, ad esempio, conosce bene i metodi di alcune società, come messaggi chiaramente minacciosi inviati al cellulare in cui annunciano visite presso l’abitazione e il luogo del lavoro di un loro “funzionario”. Oppure, invitano a chiamare un nu-

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mero a pagamento per “urgenti verifiche amministrative”, senza peraltro specificare l’oggetto della verifica. Per non parlare delle classiche minacce di adire l’autorità giudiziaria anche per crediti assolutamente inesigibili, inducendo cosi’ i consumatori a pagare. Tutte pratiche aggressive ora all’attenzione dell’Autorità, che di recente ha avuto modo di sanzionare comportamenti scorretti di altre società di recupero del credito. Qualsiasi azione per ottenere il pagamento di un credito ha inizio con la costituzione in mora del debitore, cioè la richiesta (fatta per iscritto) al debitore di adempiere l’obbligazione entro un termine perentorio. L’associazione Baby Consumers ha fatto un monitoraggio ne-

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Consumatori in “Prima “PrimaPagina Pagina””

logie digitali. È fondamentale che le imprese abbiano sede operativa in Italia, siano iscritte nel Registro delle imprese e siano in regola con le normative. L’intervento a sostegno degli imprenditori è articolato in diverse fase. Innanzitutto è prevista la costituzione, presso la Cassa Depositi e Prestiti, di un plafond di 2,5 miliardi di euro che le banche e altri intermediari finanziari possono utilizzare per concedere finanziamenti alle PMI. Il Mise provvede alla concessione di un contributo in favore delle PMI che hanno ottenuto il finanziamento a parziale copertura degli interessi a carico delle imprese. C’è inoltre la possibilità di beneficiare del Fondo di Garanzia per le PMI fino alla misura dell’80% sul finanziamento bancario ottenuto dall’impresa, con priorità di accesso. La modulistica sarà disponibile dal 10 marzo 2014 e dal 31 marzo 2014 la imprese potranno presentare le domande. Lo strumento opererà fino al 31/12/2016. Le Pmi possono accedere a finanziamenti e contributi a tasso agevolato per l’acquisto, anche attraverso operazione di leasing finanziario di impianti macchinari e attrezzature nuove per uso produttivo.

Ogni azienda può beneficiare di finanziamenti fino a cinque anni e per massimo 2 milioni, anche frazionati su più iniziative. A differenza della precedente Sabatini sparisce il limite minimo di finanziamento di 200 mila euro, ampliandosi di conseguenza la platea delle imprese che potranno usufruire degli stessi. Contenuto TAB1 Nel costo del macchinario sono comprese nel limite complessivo del 15% del totale, le spese sostenute per l’implementazione inerente il montaggio, collaudo, trasporto, imballaggio e relativa formazione del personale per l’utilizzo di ciascuna macchina. Il finanziamento si traduce in uno sconto di effetti cambiari rilasciati a fronte di un contratto di compravendita o locazione finanziaria di impianti e/o macchine. Il pagamento del prestito deve essere garantito da un privilegio che viene costituito sugli impianti stessi.L’analisi finanziaria dell’operazione ci porta a considerare ciò: l’azienda riesca ad approvvigionare un nuovo impianto pagandolo a rate (corretto nell’ottica di investimento di breve periodo, ma comunque di investimento) e vedendosi riconoscere il contributo per gli interessi dovuti in tutto o in parte.

gli ultimi sei mesi, rilevando una serie di scorrettezze fatte da alcune aziende che si occupano di riscossione crediti, nei confronti di chi deve pagare e per qualche ragione è in ritardo. E ora invita chiunque si ritenga vittima di comportamenti illeciti (anche per violazione della privacy o per falsa autoattribuzione di poteri pubblici) a farsi vivo per denunciare queste pratiche “invadenti”. La scarsa conoscenza dei propri diritti induce molte persone a pagare debiti inesistenti, o a non contestare le richieste di pagamento indebite. «Capita spesso – spiega l’associazione - di ricevere fatture immotivate, gonfiate, per servizi non richiesti o non più attivi e di essere contattati dalle agenzie per somme, spesso, mai dovute». Che fare in questi casi? «Innanzitutto, subito dopo aver verificato che il pagamento che vi viene richiesto in realtà non è dovuto, dovete contestarlo per iscritto. Nel testo della lettera basta fare riferimento al documento da cui risulta l’addebito e dichiarare di volerlo contestare includendo una brevissima mo-

tivazione». Qualsiasi azione per ottenere il pagamento di un credito ha inizio con la costituzione in mora del debitore, cioè la richiesta (fatta per iscritto) al debitore di adempiere l’obbligazione entro un termine perentorio. «In mancanza di essa - continua il presidente Staffa - o se questa non è fatta con tutti i crismi previsti dal diritto, non è il caso di agitarsi. Quasi sempre l’azienda che si occupa del recupero crediti inizia ad effettuare solleciti telefonici, chiamandovi sul numero in loro possesso. Questo è perfettamente legittimo, ma alcuni travalicano i propri poteri. I toni di queste telefonate non sono sempre cortesi e in alcuni casi diventano intimidatori. E’ importante non fornire al telefono informazioni che potrebbero agevolare la loro attività: fornire questi dati è uno sbaglio madornale, poiché con essi il creditore ha la strada spianata per notificarci una lettera di messa in mora, o in futuro un decreto ingiuntivo. Dunque potete serenamente concludere la telefonata spiegando di non ritenere di dover fornire alcune informazioni».

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in

“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

SRL SEMPLIFICATA AD 1 EURO

Quanto ci costi? di Alessandro Frattaroli Dott. Commercialista

a Società a Responsabilità Limitata Semplificata, può essere costituita da uno o più soci senza alcun limite d’età e con un capitale sociale interamente versato da un minimo di 1 euro ad un massimo di 9.999,00 euro. Lo statuto o atto costitutivo è redatto in base ad un modello standard e non modificabile predisposto dal Ministero della Giustizia, dell’Economia e dello Sviluppo Economico. Entrando nello specifico dei costi, per la costituzione è necessario versare l’intero capitale sociale sottoscritto e rimborsare al Notaio rogante € 200 per Diritto Annuale della Camera di Commercio e ed ulteriori € 200 per l’imposta di registro; bisognerà inoltre versare la Tassa di

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Concessione Governativa sui Libri Sociali ammontante ad € 309,87. Nei giorni successivi alla costituzione andrà effettuata la necessaria vidimazione dei libri sociali per ulteriori € 41,00. Rispetto ad una Srl ordinaria i minori costi sono legati all’esenzione da bollo (€ 400,00), da diritti di segreteria (€ 90,00) ed all’assenza della parcella notarile. Negli anni successivi invece i costi amministrativi di “mantenimento” tra Srl e Srls sono i medesimi; si dovrà quindi pagare annualmente il Diritto Annuale alla Camera di Commercio per € 200,00, la Tassa di Concessione Governativa sui Libri Sociali per € 309,87, diritti e bolli per deposito del bilancio. Inoltre vanno considerati i costi per tenuta della contabilità ordinaria e redazione del bilancio. In conclusione

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chi si aspettava dalla “Srl ad 1 euro” bassi costi di gestione rimarrà quindi deluso, l’assunzione della responsabilità limitata per le obbligazioni sociali pone elevati oneri rispetto a società di persone o imprese individuali. Una considerazione va fatta anche per il capitale sociale, che si ricorda non è un costo ma una risorsa che i soci conferiscono nella società. Un basso valore determinerà difficoltà di accesso al credito, superabile con garanzie personali da parte dei soci e conseguente perdita di fatto della responsabilità limitata. Inoltre un basso valore del capitale sociale al minimo simbolico, pone il rischio che i soci debbano immediatamente attivarsi, per rispettare le regole a tutela dei creditori ricapitalizzando le società in perdita.


Benessere

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“PrimaPagina “Prima Pagina””

Denti sani con pasti regolari e meno zuccheri Dott. Anna Piersanti dietista

l consumo frequente e abbondante di bibite e dolci, a causa degli zuccheri che contengono, è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di carie ed erosioni dentali, ma anche di sovrappeso, obesità e delle malattie a queste associate. Gli zuccheri introdotti con il cibo sono trasformati dai batteri normalmente presenti nella bocca in acidi che danneggiano lo smalto dei denti (demineralizzazione), dando inizio alla carie. La saliva tampona e contrasta questi acidi, ma impiega 30-60 minuti per neutralizzarli. Quando l’acidità torna a livelli normali la saliva è in grado di riparare (remineralizzazione) le aree di smalto danneggiate. Se però si introducono zuccheri spesso e a lungo nella giornata, la saliva non riesce a svolgere il suo ruolo protettivo e a riparare completamente lo smalto. Le abitudini alimentari sono cambiate moltissimo negli ultimi anni. Una quota eccessiva dei liquidi di cui abbiamo bisogno è assunta tramite bibite e succhi, in sostituzione di acqua e latte. L’italiano medio assume 52 litri all’anno di bibite dolci gassate, quasi la metà a base di cola, seguita dalle aranciate; i maggiori consumatori sono i giovani e sono proprio i bambini e gli adolescenti i più colpiti dalle erosioni causate da scorrette abitudini alimentari anche perché lo smalto giovane è meno resistente all’attacco degli acidi. La carie precoce dell’infanzia colpisce neonati e bambini a cui si somministrano sostanze dolci, caramelle, succhi e tisane dolcificate con il biberon o il ciuccio, soprattutto la sera, per favorire il sonno. Di notte la bocca produce meno saliva,

quindi l’effetto degli acidi sui denti è amplificato dalla scarsa detersione. Il cibo che fa bene ai denti è lo stesso che fa bene al resto del corpo. In genere 3-5 pasti al giorno, divisi in 3 pasti e 1-2 spuntini, offrono il giusto apporto di energia quando contengono tutti i principi nutritivi di cui i bambini e i ragazzi in particolare hanno bisogno per la crescita. Invece caramelle, merendine, biscotti, bibite e succhi pronti danno molte calorie “vuote” e vanno considerati un extra da concedersi in occasioni speciali e in piccole quantità. Mantenere pasti regolari è utile anche ai denti, perché riduce l’abitudine a spuntini frequenti, che tengono continuamente “a bagno” i denti nell’acido. Si può decidere di mangiare dolci o bere la propria bibita preferita un giorno preciso alla settimana, ad esempio il sabato. Questa strategia, adottata nei paesi scandinavi, ha dato buoni risultati nel controllo di carie ed erosioni. Educare i bambini fin da piccoli a questa regola significa aiutarli a prevenire molte malattie. Stare seduti davanti alla TV o al PC sorseggiando bibite o spizzicando è molto dannoso perché associa un consumo elevato e frequente di cibi dolci, acidi e molto calorici a una scarsa attività fisica. Una sana abitudine, quando si ha fame fuori pasto, è sgranocchiare una carota o un’altra verdura cruda o mangiare uno yogurt o frutta secca oleosa. Se si ha sete preferire acqua che disseta senza dare calorie inutili, “lava via “ i detriti di cibo dai denti e aiuta la saliva a tamponare l’effetto degli acidi.

CONSIGLI E’ semplice prendersi cura dei propri denti (e del proprio corpo!): Limitare il consumo frequente di dolci e bibite (preferendo invece cibi consistenti e naturali mangiati nella loro integrità) Evitare fumo e sedentarietà Lavare i denti mattina e sera con un dentifricio al fluoro.

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Azienda Informa

EDING GROUP nasce da anni di esperienza e da una concreta conoscenza delle esigenze di servizio richiesto dalle aziende, dalle piccole e medie imprese, dagli enti pubblici. In virtù dei sempre più complessi, costantemente mutevoli ed incalzanti adempimenti richiesti dalla legge, MEDING GROUP da vita ad una nuova realtà imprenditoriale in grado di affi ancare le imprese nel labirinto delle disposizioni di legge nella totale certezza e sicurezza delle procedure. MEDING GROUP è il tuo INTERLOCUTORE UNICO che ordina e coordina l’offerta in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, avvalendosi di consulenti leader L’esperienza maturata e specialisti ognuno dal nostro gruppo, nel proprio settore di intervento. ha permesso la MEDING GROUP creazione di un pool si prende cura dei di medici specialisti clienti creando a disposizione della una relazione di clientela con l’ausilio fiducia. Grazie alla efficace di unità sanitarie mobili nostra gestione garantiamo reperibilità “full time”. La Direzione Sanitaria é a disposizione del cliente, assicurando tempestività ed assistenza anche rispetto agli Organi di Controllo. L’esperienza maturata dal nostro gruppo, ha permesso la creazione di un pool di medici specialisti anch’essi a disposizione della clientela con l’ausilio di unità sanitarie mobili peraltro autorizzate a punto prelievo ematico esterno. La prevenzione e protezione dai rischi nei luoghi di lavoro

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rappresenta l’attività storica del Gruppo MEDING. L’esperienza maturata ci consente di assistere la clientela individuando le soluzioni più idonee a risolvere i problemi di sicurezza e igiene del lavoro, fornendo un servizio globale, competitivo nei costi e ad alto livello qualitativo, sia dal punto di vista tecnico, sia sotto l’aspetto gestionale, in accordo con le recenti novità introdotte dal D.lgs 81/08 “Testo Unico della Sicurezza”. Un pool di tecnici esperti specializzati nelle varie discipline, il continuo aggiornamento normativo, lo stretto contatto con gli Enti preposti ed elevate capacità progettuali, permette la realizzazione e lo sviluppo di progetti “su misura” che coniugano le più moderne tecnologie di valutazione e anticipano le sempre più crescenti richieste normative. I principi ispiratori del recente riassetto normativo (D.Lgs 81/08), hanno messo in luce l’esigenza di adottare un nuovo sistema aziendale di “Gestione della Sicurezza”, evidenziando le conseguenze della mancata adozione dei modelli organizzativi – gestionali e le relative sanzioni previste a carico della società e responsabilità del Datore di lavoro. Procedure gestionali, organizzative e tecniche per prevenzione e protezione dai rischi nei luoghi di lavoro. Sede Legale Montorio al Vomano - Via Piane Sede Operativa: Via 81° Strada, 19 – 63076 Centobuchi di Monteprandone (AP) Tel 0735 383751 – Fax 0735 383589 info@medinggroup.it med.lavoro@medinggroup.it Gianni Corradetti Tel. 347 3388452 Antonio Persano Tel. 347 9297764


Nr. 6 - Marzo 2014

LA MAMMOGRAFIA NON AMMETTE CHE LA PERFEZIONE Dott.ssa Valeria FRASCOLLA

Prevenzione odontoiatrica

Iter diagnostico della spalla

Dott.ssa Federica PROSPERI

Dott. Claudio D’ARCHIVIO


IPPOCRATE

& D I N TO R N I

Sommario

APPROFONDIMENTO MEDICO

3 paginatre Che siano urne indignate... Dott. Gino CONSORTI

paginaquattro

4

Test per la determinzaione semiquantitativa dei radicali liberi nei campioni di urina. Dott. Massimo ZERBINI

5 paginacinque

Iter diagnostico della spalla. Dott. Claudio D’ARCHIVIO

7

paginasette

Il giorno del mio fidanzamento. IV parte Martina PALANDRANI

8 paginaotto

Le strutture sanitarie e la certificazione per la gestione per la Qualità. Franco GIANSANTE

paginanove

9

L’Isteroscopia ambulatoriale (office) nelle patologie genitali femminili. Dott. Giampiero DI CAMILLO

11 paginaundici

Prevenzione Odontoiatrica.

Dott. Federica PROSPERI

paginatredici

13

Osteoporosi nell’anziano: trattamento chirurgico. Dott. Stefano BANDIERA

14 paginaquattordici

La Mammografia non ammette che la perfezione. Dott.ssa Valeria FRASCOLLA

Impaginazione e Grafica: Claudia D’Ascanio


IPPOCRATE

& D I N TO R N I APPROFONDIMENTO MEDICO

Dott. Gino CONSORTI Giornalista professionista

CHE SIANO URNE INDIGNATE... A maggio gli abruzzesi torneranno alle urne per dare un nuovo governo alla Regione. Immaginiamo già, allora, tra i vari candidati e i diversi schieramenti politici, la cruenta “guerra” a colpi di promesse roboanti per accaparrarsi i consensi degli elettori. Ricette miracolose pronte all’uso per la rinascita aquilana. Magari soluzioni a effetto sulla falsariga di quelle proposte dal nuovo governo centrale. Per capirci quello guidato dall’ex concorrente della Ruota della fortuna che, dopo aver detto tutto e il contrario di tutto - famoso il suo “Enrico stai sereno...” oppure “Un rimpastino? A me continua a non interessare. Ma se insistono, allora sarebbe come fissare la data delle elezioni” o ancora “Non voglio andare al governo senza passare dal voto popolare. Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare? Ma chi ce lo fa fare?” - ha promesso un’Italia di luccichii, nastrini e festa tutto il giorno... Un’Italia dove tutti i sogni diventano realtà. In che modo? Ecco gli ingredienti necessari: la lista dei desiderata e il “cinque” dato al tassista, al panettiere o al pensionato di turno accompagnandolo con l’immancabile e sempreverde aggettivo “grande...”; oppure può andar bene anche l’occhiolino e il pollice alto mostrato all’amico giornalista o imprenditore di turno. Ovviamente, però, dopo essersi circondati di aspiranti guru, potenti finanziatori, banchieri, azionisti di tv e giornali, giovani e pseudo giovani dandy dalla camicia bianca e abiti griffati. Dimenticavo un ultimo ingrediente indispensabile per la buona riuscita della ricetta: la metà dei cortigiani, badate bene, deve assolutamente appartenere al gentil sesso, in modo che anche i paladini delle pari opportunità non abbiano da lamentarsi... Il mio auspicio, allora, - e sottolineo mio tenendo giustamente “liberi” testata, direttore ed editore - è che sin dalle prossime urne - regionali ed europee - possa uscire fuori tutta l’indignazione nei confronti di una classe politica incapace di sedersi veramente dalla parte dei cittadini. Una classe politica, arrogante, spocchiosa, brava solo a vendere fumo e a gratificare il proprio ego. Ovviamente con i soldi e i sacrifici della collettività.

Tra poco saranno trascorsi cinque anni dal terribile terremoto dell’Aquila e purtroppo siamo ancora qui a consumare carta e inchiostro per denunciare corruzione, ritardi, immobilismo e promesse da marinaio, con tutto il rispetto per questa rispettabilissima categoria... La maggior parte delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica non è stata ricostruita, il centro storico ancora prigioniero di macerie e impalcature come anche la vita sociale, artistica e culturale. In generale i lavori di ricostruzione, a L’Aquila e in tanti altri centri abitati della provincia, sono ben lontani dall’essere terminati. Per non parlare poi delle tante inchieste giudiziarie che si sono susseguite e si susseguono, degli arresti e della schifosa rete di corruzione che ha messo le mani su appalti e incarichi. Per ultimo, poi, ma non per questo meno avvilente, il teatrino del rimbalzo delle responsabilità. Un ping pong tutto italiano che vede in prima linea il Governo, il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Abruzzo, il Comune dell’Aquila e tutti i vari “soggetti attuatori”. A noi non interessa tracciare l’identikit degli autori di un simile scempio, fisico e morale, che ha trasformato in una città fantasma il bellissimo capoluogo abruzzese, così ricco di storia e di vita, e relegando i suoi abitanti in una sorta di limbo popolato da anime itineranti. Di loro, infatti, si occuperà la magistratura, speriamo in tempi brevi, mentre le loro coscienze dovranno vedersela con il buon Dio. A noi, invece, preme porre nuovamente all’attenzione degli attori in causa l’indignazione sempre più profonda del popolo abruzzese per una vicenda a dir poco vergognosa. Giocare con la disperazione e il dolore della gente è un qualcosa di raccapricciante, calpestare la storia e il patrimonio di un territorio è un delitto infamante. Fortunatamente il popolo aquilano in tutti questi anni non ha mai abbassato la testa, ha sempre tenuto lo sguardo fisso verso il futuro mostrando grande dignità e una incredibile voglia di ricominciare. Questo, nonostante le tante mostruosità con le quali si trova a convivere quotidianamente. 3


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Dott. Massimo ZERBINI Direttore Responsabile del Laboratorio Analisi IGEA

TEST PER LA DETERMINAZIONE SEMIQUANTITATIVA DEI RADICALI LIBERI NEI CAMPIONI DI URINA. I radicali liberi sono atomi o molecole caratterizzate dall’avere un elettrone in meno. Questa caratteristica li rende instabili e molto reattivi: cercano di “rubare” un elettrone ad un altro atomo. In questo modo diventano stabili, ma rendono instabile la molecola che hanno aggredito (reazione a catena) creando altri radicali liberi. Agiscono, danneggiandole, sulle membrane cellulari e sulle proteine dei nuclei. Possono attaccare tutti i componenti della cellula. I radicali liberi sono fondamentali nei processi metabolici (respirazione, alimentazione, movimento) ed in quelli del sistema immunitario: difesa da germi, elementi patogeni e loro eliminazione. Il nostro corpo è provvisto di un sistema che consente di controllare e mantenere in equilibrio la quantità di radicali liberi presente, producendo sostanze antiossidanti in grado cioè di contrastare l’azione ossidante dei radicali liberi. Tali sostanze sono in grado di renderli inattivi senza trasformarsi a loro volta in radicali liberi. L’equilibrio si rompe quando si attivano processi incontrollati di formazione di radicali liberi e la produzione di antiossidanti non è più sufficiente a regolarne la quantità presente. Principio del test Il test consente di rilevare la presenza di MDA – Malondialdeide, un prodotto derivante dall’ossidazione dei Fosfolipidi delle membrane cellulari. L’acido Tricloroacetico, in presenza di MDA fa virare il campione di urina verso il rosso. Il viraggio di colore del campione è direttamente proporzionale alla concentrazione di MDA e quindi dell’attività Campione La prima urina del mattino. 4

Interpretazione dei risultati: 1 unità Carratelli (Carr) corrisponde ad una concentrazione di perossido di idrogeno di 0,008 mg% 1

Normale

<300

U Carr

2

Basso

301-350 U Carr

3

Medio Alto

351-400 U Carr

4

Alto

401-500 U Carr

5

Molto Alto

>500

U Carr

Alcuni consigli per il paziente (da rivolgersi sempre al proprio medico): Normale

Tenere monitorato il proprio livello di stress ossidativo

Basso

Si consiglia maggiore attività fiisca e di in gerire maggiore quantità di verdure fresche

Medio Alto

Limitare l’assunzione di alcol e nicotina

Alto

Astenersi dall’assunzione di alcol e nicotina

Molto Alto

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Dott. Claudio D’ARCHIVIO Fondatore del GRUPPO MEDICO D’ARCHIVIO Specialista in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini

ITER DIAGNOSTICO DELLA SPALLA La spalla, distretto articolare che comprende le articolazioni gleno-omerale e acromion-claveare e quindi tutte le strutture capsulari, legamentose e muscolo tendinee, è uno dei distretti che più frequentemente viene sottoposto ad indagini diagnostiche. Le problematiche che inducono all’effettuazione di esami diagnostici possono essere suddivise in due grandi gruppi: quello della patologia degenerativa e quello delle condizioni postraumatiche. La patologia degenerativa, o meglio la spalla dolorosa, colpisce più frequentemente la popolazione adulta sebbene anche individui più giovani non ne siano del tutto esenti; la problematica postraumatica invece colpisce trasversalmente le fasce di età, inducendo sia la popolazione giovane che quella adulta a sottoporsi ad indagini diagnostiche. In entrambe le condizioni, sia nella patologia degenerativa che nel post-trauma, è l’indagine radiologica, eseguita con proiezioni standard ed eventualmente con proiezioni aggiuntive mirate allo studio di particolari distretti, l’esame di prima istanza. Spesse volte l’esame radiologico, soprattutto in casi di evidenti fratture o di quadri degenerativi avanzati, può essere esaustivo per la diagnosi. Successiva all’esame radiologico può essere considerata l’indagine ecografica. Nelle condizioni postraumatiche essa ha un valore limitato in quanto può fornire informazioni solo sulle strutture tendinee e sulla presenza di eventuali versamenti bursali e/o intrarticolari, informazioni queste molto più importanti invece nelle condizioni degenerative in quanto sono proprio le strutture tendinee (la cuffia dei rotatori ed il capo lungo del bicipite) e le strutture bursali (in primis la borsa sottoacromiondeltoidea) ad essere maggiormente interessate, talvolta anche isolatamente, nelle condizioni degenerative. L’indagine ecografica ci permette di stabilire il grado di degenerazione dei tendini componenti la cuffia dei rotatori e del tendine del capo lungo del bicipite nella sua porzione extrarticolare ed eventuali rotture degli stessi. Consente inoltre di stabilire l’entità di raccolte bursali e/o distensioni capsulari. Qualora le indagini radiografiche ed ecografiche non do-

Fig. 1: Rx Spalla Sn con grossolane calcificazioni nello spazio adiposo sottoacromiale di origine bursale. Marcata sclerosi del trochite omerale.

Fig. 2 a: Esame Rx Spalla Dx con presenza di modesti fenomeni artrosici acromion claveari e sclerosi del trochite omerale.

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vessero essere esaustivi nella valutazione delle problematiche della spalla, si ricorre ad esami di livello superiore, quali la Risonanza Magnetica (RM) e la Tomografia Computerizzata (TC). La Risonanza Magnetica offre le maggiori indicazioni nelle condizioni di esiti postraumatici soprattutto nelle lussazioni glenoomerali. La sua capacità multiplanare e di contrasto intrinseco le permettono di evidenziare anche minime alterazioni nelle lesioni osteocondrali e legamentose. Nella patologia degenerativa essa fornisce indicazioni fondamentali sullo stato delle strutture tendinee e muscolari (soprattutto del sovraspinoso) indispensabili per un’eventuale pianificazione chirurgica, oltre che fornire ottimi dettagli sullo stato dello spazio

adiposo sottoacromiale, in particolare della borsa, e della porzione intrarticolare del tendine del capo lungo del bicipite. L’esame TC, sicuramente il meno utilizzato nell’iter diagnostico della spalla, risulta efficace in alcune condizioni particolari quando, sia nei casi degenerativi che nella patologia postraumatica, si vogliono avere informazioni più precise sullo stato d’essere dell’apparato scheletrico. In alcuni casi, per la verità molto rari, quando esistono dubbi sull’eventuale rottura dei tendini componenti la cuffia dei rotatori o nella pianificazione terapeutica della instabilità gleno-omerale, si può ricorrere ad esami TC o RM mediante somministrazione di mdc intrarticolare ovvero la Artro-TC o la Artro-RM.

Fig. 2 c

Fig. 2 b

Immagini RM coronali STIR (Fig. 2b) e T1 (Fig. 2c) che evidenziano disomogeneità dell'intensità di segnale dei tendini componenti la cuffia dei rotatori da fenomeni tendinosici associata a rottura in sede inserzionale del sovraspinoso.

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esponga troppo ad un ragazzo di cui non sono certe le intenzioni. Io li capisco e con questo anello anche loro capiranno me. La saluto, il mio bacio sulla sua fronte fresca è più intenso del solito, le porgo la rosa, lei mi ringrazia con un sorriso; c’è una sedia tra i vasi, l’avvicino a me, mi siedo davanti a lei e allontano il mio sguardo dai suoi occhi solo per prendere lo zaino. Lo appoggio sulle gambe che un po’ tremano, apro la cerniera, prendo la custodia dell’anello, la nascondo nel palmo sudato della mano e la infilo nella tasca della giacca; voglio che sarà la sorpresa più bella che abbia mai ricevuto e il regalo di compleanno più gradito. Oggi Emilia compie ventidue anni ed io voglio festeggiare con lei tutti i compleanni che verranno. Tiro fuori dallo zaino il bicchiere, lo riempio d’acqua, poi apro la bustina da congelatore e verso nel bicchiere anche la polverina che ho preso stamattina in fabbrica. Mi è venuta sete. Giro il tutto col cucchiaino, l’acqua si fa bianca e densa. Speriamo sia dissetante. Porto il bicchiere alla bocca, anche la mano ora trema e sento la canottiera appiccicata col sudore sulla schiena, Emilia mi guarda confusa, non sa ancora che vivremo insieme per l’eternità. Bevo con un unico sorso, è insapore, inodore e indolore, è una dose letale di nitrito di sodio: la chiave d’accesso al mondo di Emilia.

Martina PALANDRANI Direttore Amministrativo del Centro Diagnostico D’Archivio

IL GIORNO DEL MIO FIDANZAMENTO

IV PARTE

Mi vesto velocemente, la sveglia segna le ore 16.00. Apro lo zaino da lavoro, dentro c’è ancora il panino di stamattina, ci metto una bottiglietta d’acqua, un bicchiere e un cucchiaino, controllo che ci sia la scatoletta con la bustina e l’anello. C’è tutto; me lo metto sulle spalle e vado a salutare Faustino. Gli riempio due ciotole col suo mangiare per gatti ed altre due d’acqua: per tre giorni gli basteranno. Gli accarezzo il muso, lui appoggia la sua testina sulla mia mano, per un secondo chiude gli occhi poi li riapre, si gira verso la ciotola e si allontana leccandosi i baffi. Chiudo a chiave la porta e vado alla fermata. L’autobus arriva dopo due minuti, salgo, posto finestrino; i campi di grano provano ad inseguirci ma l’autista va più veloce, li seminiamo; io continuo a ripetere le parole che tra un po’ dirò a Emilia. Arrivo alla mia fermata, scendo, sono in perfetto orario. Saluto Gino, il fioraio che ha un negozio un po’ arrangiato proprio lì vicino; lui mi guarda perplesso, è abituato a vedermi vestito con i panni da lavoro e non da cerimonia. Compro due rose rosse e vado via. Con l’ombrello puntato a terra, percorro il viale che porta a casa di Emilia, si sta facendo buio, gli alberi ai lati della strada sono scuri e le loro punte si muovono spinte dal vento. Non si sente nessun rumore, sembra che stiano dormendo tutti, qui, ma la maggior parte delle case è illuminata da tante piccole luci calde. Arrivo da mia mamma, una rosa è per lei; le sono sempre piaciuti i fiori. Le dico che sono agitato, i sospiri mi escono dalla bocca più delle parole, invece lei, come sempre, ne ha tante di parole per rassicurarmi e darmi forza. Mi sento già più tranquillo, le do un bacio e le dico che dopo le racconterò com’è andata. Entro nell’atrio di casa di Emilia, lei mi sta già aspettando, affacciata alla finestra. In questi mesi ho capito che i suoi genitori sono molto all’antica e non vogliono che la figlia si

Martina Palandrani scrive per passione e per appassionare... Ha all’attivo una raccolta di poesie IN &OUT, in collaborazione con l’artista Giuseppe Stampone ed è fresca di Segnalazione Speciale al Premio Gabriele D’Annunzio 2013 per la poesia “Il Signor Strab”. Inoltre, la casa editrice Pagine, diretta da Elio Pecora, ha pubblicato alcune sue poesie nell’edizione n. 35 dell’antologia “Impronte” dedicata alla poesia contemporanea. Illustrazioni di Beatrice Corcelli 7


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Franco GIANSANTE Consulente per la realizzazione, gestione e controllo di Strutture Sanitarie e Sociosanitarie

Le Strutture Sanitarie e la certificazione per la gestione per la Qualità. Le strutture sanitarie più attente alla qualità delle prestazioni offerte, decidono quasi sempre di intraprendere la strada che porti alla certificazione del proprio sistema di gestione della qualità aziendale. La certificazione è un elemento volontario e non cogente ovvero obbligatorio per legge. Pertanto le strutture che decidono di far certificare da un Ente terzo – indipendente, le proprie metodologie di lavoro e di erogazione delle prestazioni, sono aziende e strutture che fanno della qualità delle prestazioni erogate il loro elemento centrale per l’intera attività. La certificazione dei sistemi di gestione della qualità trovano riferimento in due norme internazionali: la UNI EN ISO 9001:2008 che rappresenta l’occasione della gestione per la qualità, attraverso un’analisi critica dei risultati ottenuti, e un riesame dei limiti e delle potenzialità attuali dei sistemi di gestione per la qualità “ISO 9000” di fronte alla necessità, sempre più urgente, di raggiungere concreti obiettivi aziendali, per mezzo della soddisfazione del cliente e la Norma BS EN 15224:2012 Health care services - Quality management systems -Requirements based on EN ISO 9001:2008 (Servizi di assistenza sanitaria - Sistemi di gestione della qualità - Requisiti basati sulla norma EN ISO 9001:2008). L’azienda che ottiene la certificazione del proprio sistema di gestione della qualità, risponde quindi, a requisiti codificati e certificati da un Ente indipendente. Il sistema si articola sostanzialmente nei seguenti punti: Organizzazione orientata al paziente. Le organizzazioni dipendono dai destinatari delle prestazioni e pertanto le loro esigenze presenti e future, rappresentano l’elemento centrale dell’organizzazione aziendale al fine di raggiungere e superare le aspettative dei pazienti. Leadership I dirigenti ed i responsabili stabiliscono unità di intenti, indirizzi. Essi favoriscono l'ambiente adatto al pieno coinvolgimento del personale nel perseguimento degli obiettivi 8

dell'organizzazione ai fini del soddisfacimento delle aspettative dei pazienti. Coinvolgimento del personale Le persone, a tutti i livelli, costituiscono l'essenza dell'organizzazione ed il loro pieno coinvolgimento permette di mettere le loro abilità al servizio dell'organizzazione. Approccio ai processi Un risultato desiderato si ottiene con maggior efficienza quando le relative attività e risorse sono gestite come un processo. Approccio sistemico della gestione Identificare, capire e gestire un sistema di processi interconnessi per perseguire determinati obiettivi contribuisce all'efficacia ed all'efficienza dell'organizzazione. Miglioramento continuo Il miglioramento continuativo è un obiettivo primario e permanente dell'organizzazione. Approccio a dati reali nel prendere le decisioni Le decisioni efficaci si basano sull'analisi, logica ed intuitiva, di dati ed informazioni reali. Rapporti di mutuo beneficio con i fornitori Un rapporto di reciproco beneficio fra l'organizzazione ed i propri fornitori migliora la capacità di entrambi a creare valore. I principi espressi, sono sempre tenuti sotto controllo e vengono costantemente verificati ed aggiornati. L’obiettivo di riesaminare costantemente, mantiene attiva la politica della qualità, attivando un circuito virtuoso che si basa su un meccanismo ciclico del: pianificare, fare controllare, agire che si ripete con continuità, generando così un miglioramento continuo e crescente. In definitiva, una struttura sanitaria “certificata”, offre maggiori garanzie sulla qualità dell’intero ciclo di prestazioni erogate.


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Dott Giampiero DI CAMILLO Medico Chirurgo Dirigente Medico Ospedaliero

Specialista in Ginecologia e Ostetricia Endoscopia Ginecologica accreditato II livello S.E.G.I

L’ISTEROSCOPIA AMBULATORIALE (OFFICE) NELLE PATOLOGIE GENITALI FEMMINILI Nel contesto delle patologie genitali femminili, l’Isteroscopia office ha assunto negli ultimi anni un’importanza strategica, riducendo drasticamente la necessità di un ricovero ospedaliero per la diagnosi ed il trattamento delle più comuni patologie uterine. Con il termine isteroscopia si intende sia una tecnica diagnostica che consente di visualizzare e studiare i genitali interni femminili, cioè il canale cervicale, la cavità uterina, gli osti tubarici e l'endometrio, sia una tecnica chirurgica mini-invasiva per asportare eventuali formazioni anomale presenti nell'utero. Viene utilizzata, quindi, sia per la diagnosi di patologie uterine associate a sterilità o aborti spontanei, che delle patologie disfunzionali e precancerose o cancerose della cavità uterina e cervicale, sia per la correzione chirurgica di patologie particolari quali l'utero setto, polipi, alcuni tipi di fibromi causa di sanguinamenti anomali. E’ un esame ambulatoriale che attraverso l’introduzione di una sonda di 3 mm, permette la visualizzazione del canale cervicale e della cavità uterina e la diagnosi di eventuali patologie presenti dando una risposta immediata sul tipo di problema riscontrato consentendo di effettuare approfondimenti attraverso biopsie ed in alcuni casi il trattamento stesso.

QUALI SONO LE INDICAZIONI DELL’ISTEROSCOPIA DIAGNOSTICA? • I sanguinamenti uterini anomali pre e post menopausali (metrorragie, spotting, perdite ematiche atipiche in menopausa, ecc.). • I sospetti ecografici di polipi uterini o di miomi (intramurali, sottomucosi, endocavitari) • La diagnosi ecografica di ispessimento endometriale pre e post menopausale • L’infertilità, la sterilità e la poliabortività • Il sospetto di malformazioni uterine • Sinechie uterine • Pap test anomali (ASCUS, AGUS) • Lost IUD (spirale ritenuta in utero) CHE COS’E’ L’ISTEROSCOPIA OPERATIVA? Una isteroscopia operativa può essere eseguita in ambulatorio e senza alcuna anestesia in caso di piccole patologie (biopsie, piccoli polipi o fibromi, isolate aderenze intrauterine), con dimissione immediata, oppure in sala operatoria e in sedazione cosciente per patologie maggiori (grossi polipi, fibromi sottomucosi, malformazioni uterine come l’utero setto, sanguinamenti uterini persistenti che richiedono una ablazione endometriale chirurgica, istmocele, ritenzione di materiale abortivo o placentare). Lo strumento di calibro appena superiore a quello usato per le isteroscopie diagnostiche, è dotato di una “camicia con canale operativo” nel quale viene introdotto un elettrodo, una piccola forbice o una pinza con cui rimuovere la neoformazione presente. E’ possibile curare patologie che una volta costringevano la donna a sottoporsi a interventi chirurgici mutilanti a livello fisico e psicologico come l’isterectomia.

E’ UN ESAME DOLOROSO? Normalmente ben tollerato dalle pazienti, dura pochi minuti e può provocare un dolore crampiforme simile a quello del ciclo mestruale. Non è necessario il digiuno né alcuna anestesia. E’ utile sottoporsi all’esame subito dopo il ciclo mestruale nella quasi totalità delle indicazioni. Come tutti gli esami endoscopici è operatore dipendente e l’esperienza dell’operatore può giocare un ruolo determinante per la buona riuscita. 9


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QUANDO E’ IMPORTANTE FARE L’ISTEROSCOPIA OPERATIVA? • resezione di polipi endometriali di qualsiasi dimensione • enucleazione e resezione di miomi sottomucosi • ablazione endometriale: asportazione dell’endometrio, la mucosa che riveste le pareti interne dell’utero, in caso di sanguinamenti uterini ripetuti e resistenti alle comuni terapie mediche • malformazioni uterine quali l’utero setto che possono provocare aborti o parti prematuri • rimozione di aderenze intrauterine (sinechiolisi) che possono provocare amenorrea (mancanza di mestruzioni) e sterilità, raramente conseguenza di raschiamenti, specie se traumatici e ripetuti, per aborti spontanei o interruzioni volontarie di gravidanza • istmocele (una specie di ernia della incisione del Taglio Cesareo che provoca fastidiosi e maleodoranti sanguinmenti post-mestruali) • rimozione guidata di residui di materiale coriale postabortivo o placentare post-partum che causano anomalie delle mestruazioni per prevenire la pericolosa formazione di aderenze intrauterine. L’isteroscopia diagnostica ambulatoriale, rapida, non invasiva e spesso indolore, e quella operativa che consente di

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evitare interventi chirurgici più invasivi, hanno rivoluzionato la diagnostica e la terapia ginecologica negli ultimi venti anni consentendo soluzioni rispettose della anatomia e della funzionalità delle strutture interessate soprattutto se affidate a personale esperto.

Il Dott. Giampiero Di Camillo ha maturato una propria personale esperienza in campo isteroscopico, fin dal 1993, con una casistica personale di oltre 6.000 isteroscopie diagnostiche e 2.000 interventi chirurgici isteroscopici maggiori. Ha inoltre maturato il titolo di Expert Endoscopist.


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Dott.ssa Federica PROSPERI Igienista Dentale Presidente AIDI Abruzzo e Molise

PREVENZIONE ODONTOIATRICA Il concetto di prevenzione è essenzialmente legato alla definizione di salute sancita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la quale intende per salute il completo stato di benessere psico-fisico e non la semplice assenza di malattia. Il concetto di prevenzione in medicina viene essenzialmente suddivisa in tre fasi: primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria in odontoiatria è rivolta a tutta la popolazione con lo scopo di educare non solo all’igiene orale, per la rimozione del biofilm batterico, ma anche educazione alimentare ed all’eliminazione di abitudini viziate quali abuso di alcool e fumo. Nel caso dell’ odontoiatria pediatrica la rimozione di abitudini-vizi come la prolungata assunzione di latte o sostanze zuccherine con biberon, dei ciucciotti o dell’abitudine di succhiare il pollice possono eliminare gravi problematiche ortodontiche o cariose come la baby bottle syndrome. In termini di incidenza più del 90% delle patologie orali riconoscono nella placca batterica e nel tartaro il fattore causale principale. Pertanto periodiche sedute di igiene orale professionale, in grado di eliminare la placca batterica e il tartaro che le quotidiane manovre di igiene domiciliare non sono state in grado di rimuovere, rappresentano un irrinunciabile strumento di prevenzione primaria. La prevenzione secondaria mira ad individualizzare eventuali problematiche prima dell’insorgenza del sintomo rendendo le terapie più efficaci rapide ed economiche. La moderna odontoiatria ci permette di fare diagnosi di carie, prima che sia visibile ad occhio nudo o con radiografie, grazie ad apparecchiature Laser che intercettano la carie a livello dello smalto dentale. Cosa significa ciò? L’intercettare la carie a questo stadio permette all’operatore di conservare l’elemento dentale ed intervenire senza l’utilizzo di anestesia per la assoluta assenza di dolore.

Per prevenzione terziaria si intende, la cura di patologie prima della loro evoluzione porti a quadri cronici e gravi o la riabilitazione con protesi. Curare una lesione cariosa prima che questa causi un’infiammazione del nervo o un’infezione a livello dell’osso è solo uno degli esempi di tale forma di prevenzione, ma non vorrei affatto dimenticare quanto possa essere poco invasivo e di vitale importanza intercettare lesioni precancerose. In odontoiatria la figura professionale che affianca l’odontoiatra, laureato in odontoiatria e protesi dentale, nei progetti di prevenzione è un laureato in igiene dentale . Sostenuta da evidenze scientifiche posso affermare che la prevenzione odontoiatrica è lo strumento indispensabile per un’odontoiatria conservativa, sostenibile, mininvasiva ed economica che mira non solo alla salute del cavo orale ma anche a quella sistemica, considerando la possibilità che le affezioni del cavo orale possono causare affezioni a livello ematico e produrre una risposta infiammatoria anche in organi o apparati lontani da quello di partenza. ISOLA ODONTOIATRICA Via San Gabriele, 255/a Isola Del Gran Sasso (TE) Tel/Fax 0861 975730 segreteria@isolaodontoiatrica.it www.isolaodontoiatrica.it

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Dott. Stefano BANDIERA

Medico Chirurgo Specialista in Ortopedia e Traumatologia Incarico Professionale Alta Specializzazione: Gestione dei tumori primitìvi del rachide Dirigente Medico di 1° livello presso S.C. Chirurgia Vertebrale Oncologica e Degenerativa Istituto Ortopedico Rizzoli - Bologna

OSTEOPOROSI NELL’ANZIANO: trattamento chirurgico L’osteoporosi è una condizione patologica caratterizzata da una ridotta massa ossea e un deterioramento della micro-architettura ossea, con conseguente aumento del rischio di frattura. L’osteoporosi si verifica quando la massa ossea si riduce in maniera più rapida di quanto l’organismo riesca a sostituirla, con netto calo della resistenza ossea. L’osso pertanto diventa fragile, tanto che un leggero urto o una caduta possono provocare una frattura. Si parla in questi casi di fratture da fragilità. L’osteoporosi non dà segni o sintomi fino a che non si verifica una frattura per questo è nota come “epidemia silenziosa”. L’osteoporosi colpisce tutti i siti scheletrici, ma le sedi più frequentemente colpite da frattura sono le vertebre (la colonna), il polso e l’anca. Le ossa fragili non sono dolenti ma le fratture che ne derivano determinano dolore e aumentata morbidità e mortalità. FRATTURE DELL’ANCA: L’incidenza delle fratture d’anca aumenta esponenzialmente con l’età sia negli uomini che nelle donne e nelle donne essa deriva sia dal decremento età-correlato di massa ossea al femore prossimale, sia dall’aumento età-correlato del rischio di caduta. Le fratture d’anca sono le più devastanti in termini di morbidità e mortalità e nella maggior parte dei casi sono causate da cadute. Per tali motivi è oggi obiettivo comune e condiviso che il trattamento chirurgico venga eseguito il prima possibile, possibilmente entro le 48-72 ore dall’arrivo in ospedale. Il trattamento chirurgico, a seconda della tipologia della frattura, può essere rappresentato dall’uso di chiodi endomidollari, placche o protesi per la sostituzione dell’articolazione. Questi interventi chirurgici, seppur caratterizzati da un certo rischio di complicazioni, permettono la risoluzione del dolore e della disabilità in tempi molto brevi evitando, quindi, un allettamento prolungato che può essere, a sua volta, estremamente pericoloso per il malato. FRATTURE VERTEBRALI: Le fratture vertebrali sono le più frequenti fratture da osteoporosi e sono frequentemente causate da attività quotidiane come flessioni in avanti, torsioni e/o sollevamento di oggetti leggeri. Anche le cadute sono associate con le fratture vertebrali.

La prevalenza delle fratture vertebrali (il numero di fratture in un dato tempo in una popolazione) è simile tra uomini e donne. Negli uomini si ipotizza l’associazione con l’occupazione. L’incidenza delle fratture vertebrali (numero di nuove fratture) è superiore di circa un terzo nelle donne rispetto agli uomini tra i 50 e i 60 anni, e raddoppia dopo i 70. La vertebroplastica o la cifoplastica hanno lo scopo di ridurre il dolore e il rischio di ulteriori crolli vertebrali. Vengono generalmente eseguite sotto controllo radiologico guida strumentale e possibilmente in anestesia locale. Questo intervento prevede l’iniezione attraverso un ago di una sostanza acrilica (polimetilmetacrilato o volgarmente detto cemento) inizialmente liquida che dopo pochi istanti si solidifica. In questo modo si stabilizza la vertebra fratturata eliminando o riducendo sensibilmente la causa del dolore. Le vertebra collassata viene stabilizzata tramite l’iniezione di cemento osseo nel corpo vertebrale. Questo può ridurre il dolore e contribuisce a prevenire la perdita di altezza e la ipercifosi (gobba), che in genere deriva da multiple fratture da fragilità. Complessivamente, la vertebroplastica o la cifoplastica sono tecniche relativamente sicure che consentono, rispetto al trattamento medico conservativo, un più rapido raggiungimento dell’analgesia, del recupero della mobilità. Oggi si può utilizzare, in alternativa al cemento, un materiale leggermente più elastico simile al silicone che sembra ridurre il rischio di future fratture vertebrali adiacenti ai livelli trattati con vertebroplastica FRATTURE DI POLSO: La maggior parte delle fratture di polso si verifica nelle donne, più precocemente rispetto alle fratture d’anca e vertebrali, con un’incidenza che aumenta con l’età. Il trattamento più diffuso è la riduzione e la stabilizzazione in gesso in quanto tentativi di osteosintesi con fili e/o placche sono inficiati dall’alto rischio di scarsa tenuta dei mezzi di sintesi in un osso osteoporotico. Inoltre il gesso, se accompagnato da una soddisfaciente riduzione della frattura, permette una immediata e persistente riduzione del dolore. 13


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Dott.ssa Valeria FRASCOLLA Tecnico Sanitario di Radiologia Medica

LA MAMMOGRAFIA non ammette che LA PERFEZIONE Il processo di ottimizzazione delle cure in Senologia passa attraverso una efficace INFORMAZIONE SANITARIA e una buona RELAZIONE/COMUNICAZIONE terapeutica. Le linee guida FONCAM mostrano come si nota di fondo il proposito di STIMOLARE: - LE PERSONE CURANO, ad essere disponibili; - LE PERSONE CHE SI AMMALANO, ad esprimere dubbi e a scegliere liberamente le opzioni di cura - LE PERSONE SANE, ad aprirsi alle informazioni sanitarie, partecipando attivamente alla prevenzione. Tutte queste figure convergono nell’ambito senologico nella “DIAGNOSI PRECOCE”. Per anni siamo stati abituati a sentir parlare della PREVENZIONE DEL CARCINOMA MAMMARIO, ma purtroppo l’incidenza di morte del medesimo è cresciuta notevolmente, il che mostra l’insufficienza del numero di adesioni ad un semplice screening. Infatti, per condurre al meglio un esame senologico, espletato ogni anno, si deve disporre di SENSIBILI APPARECCHIATURE, come gli innovativi SISTEMI DIGITALI, i quali oltre a vantare ELEVATA QUALITA’ ICONOGRAFICA garantiscono un NOTEVOLE RISPARMIO DELLA DOSE DI RADIAZIONI EROGATA. Effettuare quindi una Diagnosi Precoce significa riuscire ad individuare il più alto numero di lesioni tumorali, quasi completamente all’insorgenza. In questo delicato processo, un ruolo importante è svolto dal Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (TSRM), il quale, durante il proprio percorso di laurea formativo, apprende, oltre alle NOZIONI TEORICHE, anche il più 14


IPPOCRATE

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DELICATO APPROCCIO da instaurare CON LE PAZIENTI. Nell’immaginario collettivo ed individuale, l’Esame Mammografico è visto come un’indagine carica di sofferenza fisica e psicologica, talvolta accompagnata da un sentimento di vergogna, soprattutto nei casi di mutilazione mammaria parziale (Quadrantectomia) o totale (Mastectomia). Pertanto, il TSRM durante l’esame deve essere in grado di garantire la SOPPORTAZIONE del proprio carico emotivo e la SUPPORTAZIONE assistenziale nei confronti della paziente. Coloro che si occupano della Scienza Senologica hanno imparato che per mettere in atto buone strategie operative bisogna tener conto della persona nella sua globalità. Così che il risultato sarà la riduzione della percentuale di donne che arrivano tardi alla visita senologica diagnostica per una cattiva organizzazione sanitaria, e di quelle che scelgono di non effettuare l’esame per paura dell’esito.

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