PrimaPagina mar. 2011

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4 mar. / 2011

Riceviamo e pubblichiamo: La vitalità del centro città è garantita dalla presenza della gente nelle vie, nei negozi, nei luoghi di incontro e di ritrovo. E’ così in tutti i centri storici d’Italia, a patto che i residenti siano invogliati a restare e aiutati a superare i disagi (mancanza di parcheggi), l’inquinamento (circolazione) e a patto che i non residenti possano entrare in città senza il problema del parcheggio e senza l’incubo della multa. Non è semplice. Ma forse non ci si adopera sufficientemente, e non ci si affida neppure un po’ alla fantasia. Immaginiamo quanto sarebbe comodo e bello se alle porte della città e all’uscita dall’autostrada ci fosse un parcheggio libero e gratuito. Il massimo sarebbe se ci fosse un collegamento che da lì consentisse di arrivare rapidamente al centro con un bel parcheggio di scambio, come quello che si trova a Roma, sul G.RA. al capolinea Anagnina della metro, che in pochi minuti ti porta al centro della città. Ma ciò è possibile anche a Teramo. Partendo dal grande piazzale (completamente disponibile) situato a sinistra dell’ingresso principale del cimitero di Cartecchio, si potrebbe arrivare in qualche minuto a Piazza Martiri con il bus navetta. Con l’apertura del primo tratto del lotto zero e con questo collegamento si ridurrebbero notevolmente i disagi dei pendolari, dei visitatori e dei residenti. Qualche leggero ritocco alle corse del trasporto urbano giustificherebbe l’aumento dei costi per il bus navetta, che favorirebbe anche un miglior collegamento (da sempre carente) della stazione ferroviaria con il centro. “Tra le questioni più pressanti della nostra agenda –ha detto il sindaco Brucchi nei saluti di Natale ai teramani - vi è proprio quella del traffico. (omissis) Ciò che anima e muove le nostre intenzioni è, come dichiarato in campagna elettorale, un obiettivo preciso: cercare il benessere di chi vive nella nostra città”. Per tutti gli operatori e residenti nel centro, però, la vita non è facile, né sicura. Non è facile perché la prima preoccupazione mattutina di un residente è come e dove procurarsi un posto macchina non a pagamento al rientro a casa; non è sicura perché i livelli d’inquinamento rilevati dalla centralina di Via Noè Lucidi sono altissimi ed allarmanti. A sentire i nostri amministratori, bisogna stare tranquilli, perché i superamenti della soglia oltre cui non si deve andare, nel 2010 non sono stati tanti. “Solo 12 volte si è superato il limite”, si legge in una recente intervista pubblicata sui quotidiani locali. Questa dichiarazione, gravissima ed irresponsabile, tende a tranquillizzare i cittadini, ma non fa onore all’amministrazione comunale. In fatto di inquinamento atmosferico Teramo occupa in Italia un posto di cui preoccuparsi seriamente, perché le polveri sottili, l’ozono, il biossido di carbonio, che provocano seri danni alla salute, sono a livelli allarmanti. Su 105 province, 48 hanno superato i 35 “sforamenti” dei limiti massimi fissati dalla legge. Tra le città più inquinate d’Italia Teramo è al 390 posto, ben prima di Roma, al 450 posto. E che dire degli ultimi rilevamenti del PM1O ( polveri sottili)? Ci sono 15 superamenti nei primi 27 giorni di gennaio 2011. Quanto appena detto determina in modo irreversibile malattie polmonari e cardiovascolari. Lo sa benissimo il sindaco, che oltre ad essere medico è anche il primo responsabile sanitario della nostra comunità cittadina. Ma allora, davvero egli “cerca il benessere di chi vive nella nostra città”? Sono convinto di sì, però non fa tutto i! possibile per evitare i pericoli e i rischi che

tutti corriamo inesorabilmente e quasi senza consapevolezza, il recente rapporto Italia 2011 dell’Eurispes afferma che ‘i provvedimenti sul traffico hanno efficacia limitata”. Le timide limitazioni sul traffico non bastano più. Una soluzione c’è: chiudere ai traffico tutto il centro storico, perché tutti sono esposti agli stessi pericoli. Con un provvedimento coraggioso e responsabile, il sindaco potrebbe garantire a tutti una migliore qualità della vita e procurarsi anche una maggiore tranquillità politicoamministrativa. Gennaro Di Marco In 59 giorni, la centralina Arta, unica in città a controllare l’aria che quotidianamente respiriamo, ha registrato: - Per 26 gg, aria IRRESPIRABILE, media 64 microgrammi, giudizio PESSIMA; Per 20 gg, l’aria ha raggiunto il giudizio di SCADENTE, media 42 mcg; - Per soli 13 gg, l’aria è stata di discreta qualità, giudizio ACCETTABILE. Questi dati confermano come la nostra città sia ormai tra le prime 40, in Italia, per sforamenti delle micro polveri, PM10, causati dal traffico su gomma, soprattutto privato. Al raggiungimento delle prime 11 soglie di allarme, in varie città tra cui Milano, si è provveduto al blocco del traffico per alcune domeniche. A Teramo, invece, non si è fatto assolutamente nulla, asserendo che la causa era dovuta al clima, molto freddo, che non permetteva lo smaltimento del gigantesco sudario che copre questa città. Ma anche in altre città del centro nord il clima è stato lo stesso. Bloccare il traffico è indispensabile per aiutare la natura a smaltire progressivamente l’aria resa piena di veleni dalla combustione di centinaia di migliaia di veicoli. Ricordo ancora una volta che, con 35 sforamenti annuali ormai vicini, scatta la denuncia alla commissione europea e la conseguente sanzione per avvelenamento da idrocarburi della popolazione. In questa città, invece, si continua a mettere a repentaglio la salute dei cittadini, facilitando al massimo l’uso del mezzo privato, con giganteschi ingorghi giornalieri di un traffico esclusivamente locale (tra quartieri), relegando il mezzo pubblico a vecchi, donne e bambini. Cito alcuni dati da cui l’operato della nostra amministrazione non può e non deve prescindere: INQUINAMNETO: “PM10” EFFETTI CAUSATI DA OLTRE 20 mcg x mq DECESSI ANNUALI (media): 8220(9%) degli over 30 per tutte le cause, (escl. incidenti stradali) DECESSI ANNUALI (media):1372(1,5%), ENTRO UNA SETTIMANA DALL’ESPOSIZIONE. ANNO 2010: Teramo 42 superamenti. Paolo D’Incecco (Città di Virtù Teramo)

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In copertina:

7

Gli errori che scatenano i disastri

9

Abruzzo: dalla Sanità al federalismo

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Enrico Santarelli

DIRETTORE RESPONSABILE

TIZIANA MATTIA

Reg. Trib. di TE Iscr. Roc PUBBLICITÀ

HANNO COLLABORATO

di Gianni di Giangiacomo

13

Villa Gesso “che non cammina

21

L’UE apre algi stranieri

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Le donne e la strada da fare

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Fallimento continuo

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Cives, volontari per quattro stagioni

48

Statizzazione: “blocco sotto canestro”

Vitaccia di Condominio (foto free royalty from internet)

di Giada Vasanella

di Daniela Palantrani di Marco Florio di Sivia Salvatici di Mira Carpineta di Daniela Palantrani di Vincenzo Lisciani Petrini

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n. 605 del 14/07/09 n. 20081 E.C.S. Editori srl Via Costantini, 6 - Teramo Tel. 0861. 250336 Fax 0861.412240 direzione@primapaginaweb.it Iscr. Roc. 20081 Francesco Alessi Mira Carpineta Michele Ciliberti Paolo De Cristofaro Stefania De Nicolais Gianni Di Giacomantonio Riccardo Di Giulio Valter Di Mattia Ivan Di Nino Laura Di Paolantonio Martina Di Paolantonio Andrea Falconi Marco Florio Marina Grossi Antonella Lorenzi Matteo Lupi Giuseppina Michini Alessandra Morelli Vincenzina Novelli Alessio Palantrani Daniela Palantrani Elena Pelliccioni Mariagrazia Mitsu Petrino Vincenzo Lisciani Petrini Gianfranco Puca Errico Recanati Raul Ricci Fabio Rocci Domiziana Rossi Silvia Salvatici Giampiero Sardi Valerio Vinod Silverii Oscar Straniero Giada Vasanella

Focus on Vitaccia di condominio “E’ come l’universo questo nostro condominio, raccoglie uomini e diversità, ognuno ha la sua verità, chi c’ha ragione e chi non c’ha”

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Incontri ravvicinati

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Orientandosi al Sacro

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Equilibrio funzionale corporeo

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Il guinzaglio

di Oscar Straniero

di Vincenzo Lisciani Petrini di Valter Di Mattia di Marina Grossi

PROGETTAZIONE SITO INTERNET

Dr. Daniele Cianci

IMPAGINAZIONE E GRAFICA

Nicola Arletti Federica D’Achilli Alessio Palantrani

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La mediazione

Pegasus Communcations

64

Le ricette

STAMPA DISTRIBUZIONE CHIUSO IN REDAZIONE

Poste Italiane 23 marzo 2011

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di Gianfranco Puca

di Errico Recanati


6 mar. / 2011

Il calore per la festa del 150° dell’Unità ripropone l’immagine dell’Italia e dei suoi abitanti. Sufficienti coccarda tricolore all’occhiello e bandiera (dei mondiali di calcio) ai balconi per ri-scoprire il senso della patria? La risposta viene da un signore che si chiama Luis Durnwalder (il nome dice tutto), presidente della provincia di Bolzano: “Noi siamo una minoranza austriaca che vive in Italia”. Come a San Marino o nella Città del Vaticano. Una sorta di enclave, insomma, con l’aggiunta di una lingua volutamente a tratti incomprensibile. Se volessimo trastullarci, chissà quanti altri Durnwaller troveremmo (per ragioni diverse) sparsi fino a Lampedusa. Neppure il comitato dei garanti per le celebrazioni è riuscito

a restare “unito” fino in fondo, perdendo pezzi, anche autorevoli, strada facendo. Sembra per incomprensioni, disaccordi sulle iniziative da prendere, arrivando ad approvare “una cosa sola, un disegno con tre bandierine che saranno il logo delle celebrazioni”, come ha rivelato la scrittrice Dacia Maraini, tra i dimissionari. Indro Montanelli così concludeva la sua “Storia d’Italia” (476 -1997): “…L’Italia è finita. O forse, nata su dei plebiscitiburletta come quelli del 1860-’61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere. Per me, non è più Patria. E’ solo il rimpianto di una Patria”. Sono passati undici anni dalla morte del grande giornalista-scrittore. La cronaca

italiana del 2001 (anno della scomparsa) propone il ritorno di Berlusconi al governo, l’elezione di Fassino alla segreteria dei Ds e i temi “caldi” della politica nazionale: giustizia, riforma della scuola e irrisolto problema del conflitto d’interessi. Allo scadere del secolo e mezzo di Unità d’Italia, mentre le coccarde tricolori fanno bella mostra e le bandiere sventolano, permettete una piccola richiesta? Non di un ulteriore risorgimento, ma di un nuovo rinascimento. Che ci restituisca quanto perso, anzi distrutto, in una manciata di anni: educazione scolastica e cultura. Complementari l’una all’altra, indispensabili per essere veramente uniti. Tiziana Mattia


7 mar. / 2011

Gli errori che scatenano i disastri

La diagnosi impietosa di un’esperta in bio-architettura. L’avanzata incontrollata del cemento. Carenza di indagini idrogeologiche ed inesistente incremento della popolazione l tempo e’ impazzito? Non possiamo farci nulla, ma questo non significa non poter essere attenti a ciò che sta avvenendo, conseguenza di una pessima gestione del territorio (chiamata urbanistica), e una profonda carenza di coscienze nel limitare i danni delle azioni umane su di esso. E’ ora di dire basta alla cementificazione selvaggia. E’ ora di operare soprattutto nel restauro e nella ristrutturazione dell’esistente. Eppure i padri dell’architettura moderna, in tempi non sospetti, hanno professato la necessità di cit-tà-giardino, affinché il terreno potesse ossigenarsi, rinnovarsi e filtrare. La nuova urbanistica, invece, ha fatto in modo che dal 1950 ad oggi fosse andato perso oltre il 40% del nostro territorio, con un consumo annuo sempre in crescita. Si pensi che l’Italia è al primo posto in Europa per produzione e consumo di cemento armato. Per un falso credo che impone il binomio edilizia-boom economico. I pochi terreni liberi rimasti, quanto ancora resisteranno all’assalto di nuovi neo-furbispeculatori? Non abbiamo bisogno di case, la popolazione non è in crescita e di volumi vuoti ce ne sono tanti. Le conseguenze di quanto detto sono leggibili in ciò che sta accadendo negli ultimi giorni. Che dire, ad esempio, del quartiere Colleparco, sorto su terreno di argille e arenarie con coltre col-luviale, da

sempre instabile ed in lento movimento. di Mosciano, utile a scavalcare una ferrovia Osserviamo la sua evoluzione. Da ter- dal traffico quasi inesistente, ma inserito in reno in-colto/agricolo è passato a “ville e un assetto viario estremamente contorto villini” PRG1969, a “ville unifamiliari con e non scorrevole (bastava lasciare l’incroampio ambito di verde pubblico attrezza- cio posizionandovi la rotonda, attendendo to” PRG1973, fino a diventare oggi “zona solo pochi minuti il passaggio della littoespansiva estensiva” ad alto indice fon- rina). Gli enti preposti all’organizzazione diario. Non si comprende perché Università e Casa dello Studente siano stati posti in un’area, non solo notoriamente interessata a deformazioni lente con avvenimenti franosi (studi geologici comu-nali approfonditi: 1980 geol. Pulcini/ Adamoli e 1990 Soc.Geologica di Chieti), ma difficile da raggiungere da parte di chi frequenta, vista l’esistenza di vaste aree dismesse, disponibili e vicine ad importanti nodi di traffico. Che dire delle continue Il sottopassaggio della disgrazia esondazioni di torrenti in secca, rigorosamente incastrati in una bara del territorio hanno fatto enormi errori di di ce-mento e/o con aree di rispetto di po- programmazione. Sa-rebbe bastato il buon chi metri. senso. Prevedere corpose aree di rispetto Che dire dell’allagamento di taverne e ga- lungo fiumi, torrenti, laghi e mare, manterage scavati a quota sotto livello del mare, nere altissima la percentuale di aree verdi. sulla costa. Che dire dei palazzi moderni Ma, soprattutto, permettere l’edificazione crollati a L’Aquila durante l’ultimo terre- solo dietro indagini geologiche approfonmoto, semplicemente perché posizionati dite per una vera, cosciente, corretta prolungo l’asse di faglia o su terreni a due dif- gettazione. GIADA VASANELLA ferenti stratigrafie contigue. ( BIO-ARCHITETTO –TERAMO) Che dire del sottopasso-killer del casello


8 mar. / 2011

Patria Italia Il 150° anniversario dell’Unità del Paese

Napolitano rende omaggio A Vittorio Emanuele II di Savoia

Napolitano tra i sindaci delle capitali d’Itialia nella storia

l 2011 è l’anno delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e, come sempre, l’evento porta anche a sterili e a strumentali polemiche. La Storia del processo di unificazione e della creazione del nuovo Stato è scritta dai vincitori, per cui bisogna stare attenti a non mitizzare personaggi e fatti, ma anche a non demonizzare lo status ante. Occorre avere una visione ampia e dettagliata dei numerosi aspetti che hanno portato verso tale esito. Questa necessità spinge ad alcune serie riflessioni che s’intendono proporre nel presente e nei successivi numeri di Prima Pagina. La prima riflessione che subito affiora è la scoperta delle radici degli Italiani e del senso di appartenenza. Oggi, è sempre più di moda assistere in televisione a certe diatribe (spesso aspre contese di cattivo gusto, scadenti in prevaricazioni e insulti), durante le quali i protagonisti, quasi sempre tuttologi di turno, si vergognano di pronunziare il nome “Italia” e lo sostituiscono con il nome più generico di paese. Questo non è certo timore reverenziale ma semplice scadimento del valore di patria. Tuttavia il nome “Italia” non è così ripugnante. E’ vero pure che gli stessi studiosi non sono molto d’ac-

cordo sulle sue origini e sulla etimologia. Molti lo fanno derivare dal greco italòs (= toro), per indicare la parte più meridionale dell’attuale Calabria, abitata dai Bruttii. Altri ancora lo determinano linguisticamente da Atalu, parola accadica, che significa terra del tramonto, equivalente al nome greco di Esperia. La maggior parte conviene nel rapportarlo alla parola etrusco-umbroosca vitlu, che significa vitello e che sicuramente designava sempre il sud della Calabria, terra di vitelli (Ouitoulia). Per altri il nome designa i discendenti di un certo re Italus o gli abitanti immigrati dalla città africana di Tala, da cui Taliani; o deriverebbe dal greco Aithalìa (= fuoco, fiammeggiante; della stessa radice Aith è pure Etna), a denotare l’origine vulcanica della Sicilia e delle sue isole o il rosso dell’occidente. Fonti certe, comunque stiano le cose, attestano che già nel VI-V secolo a. C. gli abitanti delle colonie greche del sud della penisola (megàle Ellas = magna Graecia), dalla madre patria, erano chiamati Italiotai. La tendenza all’unità, sia pure sotto forma di confederazione, comincia a balenare nella mente di alcuni grandi intellettuali: Dante con le sue invettive alla “serva Italia” invitava a trovare un unico nocchiero,

capace di traghettare la nave oltre la tempesta; il Petrarca, nelle sue lettere a Carlo IV, sperava in una restauratio imperii; il Machiavelli auspicava un principato civile unitario e non tirannico. E così pure tanti altri illustri personaggi da Alfieri a Leopardi, da Foscolo a Manzoni, a Verdi, a Gioberti, a Balbo, a Cattaneo e a tanti altri ancora. In quasi tutti i letterati c’è il rimpianto per la grandezza antica e, al momento, svanita dell’Italia e, subito dopo, il desiderio di un progetto che riconduca all’antico splendore. Un altro aspetto è di notevole importanza: la preesistente, al 1861, unità del Sud, regno di Napoli e/o delle Due Sicilie. Detta unità si è consolidata con i Normanni di Ruggero II, con gli Svevi di Federico II (vero sovrano illuminato), con gli Angioini, con gli Aragonesi e con gli Spagnoli. Sotto i Borbone (1734-1860), il Regno di Napoli raggiunse livelli di agiatezza, di prosperità e di benessere pari o superiore a quelli delle più grandi monarchie europee come l’Inghilterra e la Francia. (continua)

MICHELE CILIBERTI


9 mar. / 2011

Abruzzo: dalla Sanità al federalismo

a nostra regione, negli ultimi anni, non ha attraversato momenti di grande fulgore. Tra i limiti della politica amministrata, la recessione economica, gli eventi catastrofici, il pesante debito. Alle porte, una prospettiva e un incubo, nello stesso tempo: il federalismo fiscale. Quali scelte per “sopravvivere”? E’ difficile, per chiunque, predire il futuro. Ma giudicare il passato, si può. Esempio? La spesa sanitaria regionale. I politici si affannano a ripetere da almeno un lustro che essa vale circa l’88 % del bilancio regionale. Nessuno osa, peraltro, dare un giudizio chiaro sulla qualità del servizio sanitario regionale. Analizziamo alcuni elementi. Abbiamo circa 30 presidi ospedalieri per poco più di un milione di abitanti. Un paradosso. Poi, le duplicazioni delle basse soglie e la carenza di alte soglie. Nel pubblico e nel privato. L’Abruzzo ha bisogno di alte soglie, di avanguardie sanitarie, razionalizzate, attrezzate, finanziariamente compensate. L’Abruzzo, per averle, deve smantellare il sistema delle soglie di galleggiamento, di copertura, di stand-by infiniti. E’ forse questa la più grande sfida della politica abruzzese. Non solo. E’ la sfida degli organismi di rappresentanza,

della società civile, delle istituzioni locali, dei cittadini. Non è possibile lamentarsi di certe prestazioni e poi difenderle. La ristrutturazione della sanità regionale si pone come necessaria, come prospettiva per i cittadini e per le future generazioni. Nei prossimi anni, pianificando con la ricchezza che sapremo produrre, saremo costretti alla più rigida delle responsabilità.

mente provocatorie, forse semplici ipotesi. Quattro grandi presidi ospedalieri? Quattro presidi di mantenimento che tutelino le zone più vulnerabili dal punto di vista ambientale? Centri di base per la stabilizzazione delle emergenze ? Creazione dei Dipartimenti di specialità focalizzati in specifici presidi? Alienazione delle strutture dismesse e pianificazione di una nuova edilizia sanitaria? Territorializzazione dei livelli sanitari di primo livello? Accorpamento delle funzioni amministrative e gestionali? PreÈ la sfida degli mialità produttive? In tale percorso, forse, vi è organismi di un’ apparente frizione tra gli rappresentanza, della interessi dei cittadini e dei malati e quello delle diverse società civile, delle rappresentanze, non ultimo quello dei lavoratori del istituzioni locali, dei comparto. cittadini Si tratta solo di decidere se considerare, ancora oggi, la sanità – tra l’altro – come un ammortizzatore sociaErgo, è opportuno che il ridimensionamen- le e uno strumento di welfare passivo o to e la riqualificazione del sistema sanitario come il principale servizio a disposizione abruzzese prenda veramente corpo subito. dei cittadini. GIANNI DI GIACOMANTONIO Quali proposte? Alcune, forse apparente(SOCIOLOGO)


Nel paese dei “senza vergogna” Questa volta “Togliamo il disturbo” (Editrice Guanda, pp.280, €17,00). Prendendo a prestito il titolo dell’ultimo libro di Paola Mastrocola, docente di Italiano in un liceo e scrittrice. Il suo saggio “sulla libertà di non studiare” è una provocazione che raccogliamo immediatamente. E ne parliamo (per i molteplici spunti che offre) a chi il mondo della scuola lo frequenta. Direttamente o indirettamente. Consigliandone, naturalmente, la lettura a tutti. D-L’autrice definisce il libro un atto di accusa alla sua generazione (i cinquantenni) che “hanno compiuto scelte disastrose e non manifestano il minimo pentimento”. Il riferimento è alla scuola, in questo caso. Ma non ti sembra che anche il mondo della politica, oggi più che mai, fatichi a “pentirsi” o a dichiarare di aver sbagliato? “I veri e unici pentiti, in questo nostro Paese ridotto come sappiamo, sono quelli che, dopo aver commesso crimini di un certo spessore, si fanno proteggere dalla legge. Pagati e “riveriti”, anche per mandare in galera persone innocenti (vedi la “vicenda Tortora”). Nessun pentito nella scuola e nella politica (ma l’elenco è molto più lungo). I “guastatori” sono sempre sulla cresta dell’onda e continuano a diffondere le loro “verità”. Con una presenza permanente ed effettiva nei salotti tv. D- Nel libro la Mastrocola, a un certo punto, fa una digressione sulla parola “vergogna”. “E’ sparita dalla nostra vita”, dice. I ragazzi non si vergognano di aver preso un brutto voto, di non aver studiato, non hanno timore del giudizio altrui. Da chi hanno preso, secondo te, la “faccia tosta” che ostentano? “Un vecchio aforisma dice: il pudore inventò il vestito per maggiormente godere la nudità. Oggi si nasce e si resta nudi. Non a caso il look delle ragazze “alla moda” è quello che è…Non amano lo studio e la scuola è una noia mortale per le ragioni che sappiamo. Il voto, il merito sono parole senza senso. Tanto la comprensione di genitori e insegnanti è assicurata, e la promozione pure. Ma perché darsi da fare? Che senso ha sacrificarsi sulle “sudate carte”, se il risultato ( la promozione) è sempre quello ed è assicurato? E che conta “il giudizio degli altri”, se siamo tutti uguali? La “faccia tosta” è un diritto, oltre che una necessità, per andare avanti in una vita affollata di furbi, raccomandati e campioni dello sgambetto. “Gli uomini non hanno che due freni, il pudore e la forca”. Questo lo diceva Ugo Foscolo per i suoi tempi. Ma, dove sono più i freni, oggi? Il pudore, scomparso fin dalla nascita. E persino chi sbaglia non ha motivo di temere troppo le pene, in questa nostra bella società permissiva e accomodante”. D-E del pudore delle donne, cosa si potrebbe dire? “Niente più di quello che è stato già detto. L’argomento è da tempo al centro di un dibattito fin troppo stancante e ripetitivo. Con gli assertori del libero amore di ieri nelle vesti di inflessibili moralisti-talebani, oggi. Ma non dilunghiamoci su un tema ormai trito e ritrito, entrato ormai nello scontro

politico,ideologico e mediatico. Diciamo che le cose andavano meglio quando “il pudore era l’intelligenza della donna”. Evidentemente, adesso, c’è chi ritiene di poterne fare a meno per avere successo, affidandosi -invece che al pudore- ad argomenti facilmente “visibili e tangibili”. Più intelligenti di così...”. D- Onestà, giustizia, buona educazione. Parole private in buona sostanza del loro contenuto e delle quali si sente una mancanza quasi dolorosa. Come della lingua italiana, divenuta un “accessorio”. Paola Mastrocola sostiene che “essere costretti a dire cose ovvie procura un senso di nausea”. Che ne pensi? “Siamo bloccati, schiacciati, congelati in un perenne muro contro muro, senza via di uscita. La scuola è la prima a mostrare le sue rovine. Noi cittadini dovremmo diventare tutti volontari per rimuoverle, quelle macerie. Per salvare la generazione dei figli e dei nipoti. Per il ripristino dell’onestà, della giustizia, dell’educazione civica. Tutti valori irrinunciabili, che partono dalla scuola e dalla famiglia, per diventare pilastri che sorreggono una società altrimenti alla deriva. Come la nostra. Che oltre a non saper più leggere e scrivere la lingua nazionale (i numeri delle statistiche risparmiamoli), sta dilapidando, per responsabilità molteplici, il proprio patrimonio di civiltà e cultura. La cultura? E’ diventata un optional ed è patetico chi certe cose le denuncia con nessuna possibilità di ascolto”. D- Hai detto cultura. In “Togliamo il disturbo” l’autrice scrive che è stata sostituita, ormai, solo dal suo plurale “culture”, più facile e rassicurante. Paola Mastrocola aggiunge: “Prima nessuno si sognava di parlare di cultura. La si faceva e basta. Oggi se ne parla soltanto”. Sei d’accordo? “E’ stato sempre così. Chi troppo parla poco fa…Il discorso è lungo e indica il nostro modo di essere, oggi, che è quello dell’apparire. Non serve essere colti. La cultura è studio, giorno per giorno. La cultura è fatica, e si conquista sui libri e nella vita. Ora basta apparire colti. Aprire bocca, parlare, essere presenti, interloquire. A prescindere…Sono in vena di aforismi e voglio ricordarne uno, che forse si adatta per chiudere questa chiacchierata: “La cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù”. Riflettiamoci un po’ sopra e vediamo che rischio si corre ad essere ignorantelli”.

direzione@primapaginaweb.it



12 mar. / 2011

Dove l’economia è chiusa

Pieradolfo Segreto, Coordinatore del circolo Fli di Teramo DI

MIRA CARPINETA

iovane imprenditore e attivista politico, Pieradolfo Segreto è il coordinatore del primo circolo teramano di Futuro e Libertà, movimento nato all’indomani dello scisma finiano dalla compagine del Pdl. La giovane età non gli impedisce di avere una visione chiara delle criticità dell’attuale situazione politica, nazionale e locale, ma è convinto che solo con l’assunzione di responsabilità personale si possa produrre quel cambiamento, necessario e inevitabile, che da tutte le parti politiche viene invocato. “Per uno ‘svecchiamento’ della classe politica dirigente - sostiene Segreto- non basta parlare. Occorre assumersi la responsabilità delle scelte, rinunciare ad anacronistiche lotte ideologiche che non hanno più motivo di esistere, e chiedersi cosa serva veramente fare. Sostituire il conflitto al confronto, e prendere il meglio da quello che emerge per attuare scelte utili alla collettività”. Senza rifiutare o rinnegare l’esperienza delle “eminenze grigie” che possono essere invece delle preziose risorse per chi si affaccia alla politica attiva, Segreto ha le idee molto chiare sul ruolo che un pubblico amministratore deve avere, e cioè il servizio alla comunità che lo elegge, che gli dà fiducia. “Purtroppo in

Italia la fiducia non esiste. O meglio, c’è una grande sfiducia nel vecchio sistemaspiega Segreto-. La stessa parola federalismo, che nel mondo intero significa unione di intenti, in Italia rischia di diventare una catastrofe, un ulteriore motivo di divisione, non solo tra nord e sud, ma tra classi. E’ necessario invece che si abbiamo ben chiare le priorità da affrontare. A Teramo, per esempio, mancano tante infrastruttu-

Noi abbiamo utilizzato solo il 9% dei fondi europei a disposizione per il periodo 2007/2013, per mancanza di progetti validi

Noi abbiamo utilizzato solo il 9% dei fondi europei a disposizione per il periodo 2007/2013, per mancanza di progetti validi. Di contro, a Teramo, sono stati costruiti, a costi altissimi tre megaparcheggi praticamente inutilizzati, perché il centro storico è rimasto accessibile alle auto. I commercianti del centro non riescono a comprendere che la chiusura totale, con un progetto culturale che promuova e sviluppi la socializzazione e l’aggregazione, attraverso eventi o creando nuove abitudini, possa far solo apprezzare il piacere di frequentare a piedi il centro storico, di viverlo in ogni momento della giornata”.

Futuro e Libertà Presidente Gianfranco Fini

Vice Presidente re, l’economia è chiusa, i giovani cercano altrove quello che manca. Occorre prima creare ciò che serve, poi ben venga anche il resto. È anche un problema culturale. Abbiamo un territorio perfetto dal punto di vista delle potenzialità turistiche, che non ha niente da invidiare al Trentino, ma non abbiamo strutture ricettive adeguate, né servizi. Ma la cosa grave è che mancano i progetti.

Italo Bocchino

Coord. Regionale Daniele Toto

Coord. Provinciale Antonio Lattanzi

www.futuroeliberta.com


13 mar. / 2011

Villa Gesso “che non cammina” DI

Un politico locale compila la cartella dei problemi che aspettano risposte

DANIELA PALANTRANI

lberto Di Francesco, capogruppo nella Margherita nel ‘98, dietro spinta di alcuni residenti di Villa Gesso, si fece carico insieme all’allora consigliere Claudio Di Bartolomeo, di alcune problematiche di questa zona di periferia. Sul posto trovò, a suo dire, una situazione paradossale: piante da ornamento, lungo i bordi della strada quasi tutte secche e malmesse, case che sembravano ampi capannoni. “Anche la zona in cui si è scelto di ubicare quelle abitazioni e quella determinata classe abitativa è stata secondo me sbagliata, intanto perché si è rovinato un ambiente bellissimo. Con una vista panoramica invidiabile, andava non solo preservata, ma anche tutelata. Inoltre, la zona è mal collegata e difficilmente raggiungibile. L’autobus ci arrivava saltuariamente”. “Questa la situazione di allora – aggiunge Di Francesco -, che cercammo di migliorare intervenendo su sistemi preesistenti, con una carenza

di fondi endemica. Esisteva già allora un circolo anziani, un campetto di basket, e una strada sterrata che univa Villa Gesso con Piano della Lenta. Con i pochi fondi a disposizione facemmo ripulire l’area di svago-centro per gli anziani, e sistemare l’illuminazione, piccoli lavori ma necessari per rendere di nuovo fruibile un’area che era stata trascurata. Rinforzammo il sistema di pulizia delle strade, già allora affidato alla Te.Am. e ci impegnammo a incrementare, anche solo sensibilmente, le corse degli autobus. E ci impegnammo a far asfaltare la strada sterrata di collegamento tra Villa Gesso e Piano della Lenta. Lavoro poi regolarmente eseguito. La zona, purtroppo, da allora versa nelle stesse condizioni in cui l’abbiamo lasciata. Manca tutto, sarebbe necessario almeno un piccolo supermercato, un centro medico, una farmacia. Bisognerebbe garantire ai residenti almeno i servizi essenziali.”

le condizioni del manto stradale


14 mar. / 2011

Problemi di via Pannella Dalle nove di mattina in poi su cento volte forse dieci riesco ad entrare con l’auto ia Pannella continua ad essere oggetto di segnalazione di disagi da parte dei cittadini. Questo volta a rivolgersi al nostro giornale è Gabriella, residente nel cosiddetto “budello” delimitato dalle Poste in un lato e dalla chiesa dall’altro. Proprio accanto al luogo di culto si trova l’ingresso del garage di cui dovrebbero servirsi la signora e gli altri condomini del palazzo. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’entrata, pur correttamente segnalata dalla presenza di un passo carrabile, è costantemente occupata da auto in divieto di sosta, se non in doppia fila. “Dalle nove di mattina in poi su cento volte forse dieci riesco ad entrare con l’auto” si lamenta la signora, che affronta quotidianamente l’impresa del trova-parcheggio. “Tocca lasciare anche a me la macchina nel primo spazio utile – spiega-, ma in genere mi ritrovo a sprecare benzina girando per un quarto d’ora o venti minuti intorno al quartiere”. Anche i vigili, avvisati più e più volte, hanno potuto fare poco, dato che “le pattuglie o manca-

no o sono impegnate in incidenti stradali e altri guai. Sono anche molto gentili e hanno tutte le ragioni, però anche io ritengo di averne, dato che pago una tassa per un garage di cui non posso usufruire”. A volte i vigili sono arrivati, ma solo quando ormai l’automobilista in divieto era già andato via, rendendo impossibile una sanzione. Anche al Comune, interpellati, secondo la residente, avrebbero risposto alla questione “con un’alzata di spalle”. La signora sottolinea come il disagio si sia accresciuto dal momento in cui hanno aperto le Poste, e di come spesso anche l’autobus in transito debba attendere a lungo e farsi largo a colpi di clacson per poter passare tra le auto in doppia fila. Gabriella si chiede: “Ma devo mettermi io a fare le multe? So di città dove si sono avviate iniziative del genere. Sento spesso dei problemi di bilancio delle casse comunali, allora quando posso dico ai vigili ‘venite tutti i giorni sotto casa mia, che vi… arricchite’ “. MATTEO LUPI



16 mar. / 2011

Piano Solare “che non va” Parla Romolo Cimini presidente del comitato di quartiere DI

DANIELA PALANTRANI

ondamentalmente le domande sono due: “Cosa va bene e cosa non va nel quartiere?”. “Sono uno dei primi ad essere andato ad abitare a Piano Solare, 40 anni fa, e fondamentalmente nessuno si è mai interessato della zona. All’inizio era solo un quartiere dormitorio, adesso la situazione sta cambiando.” E aggiunge subito: “Di problemi ce ne sono a bizzeffe. Per citarne qualcuno, non esiste un punto di aggregazione ed incontro. Sul PR è prevista un’area, di proprietà del Comune, in cui bisognava realizzare giardini con aiuole e panchine, in cui anche un anziano si potesse fermare a chiacchierare. I fondi già accantonati per realizzare l’opera, al tempo de commissariamento del Comune, furono dirottati su altre opere e ad oggi ancora stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte anche perché

il progetto è già stato approvato, ma a parte le belle parole ricevute come risposta di fatti ancora non se ne vedono.” La viabilità? “C’è una strada interna, che ormai sembra un percorso di guerra. In quarant’ anni, scavi aggiustamenti, rotture, pezze. Nei giorni scorsi, poi, la pioggia l’ha resa addirittura impraticabile. La strada principale, in discesa, con dieci centimetri d’acqua si allaga, nonostante la canalizzazione sia stata correttamente rifatta o creata qualche anno fa. E’ un problema serio, basterebbe sostituire i tombini che sono piccoli con grate più grandi, non chiediamo di rifare il manto stradale”. Altro cruccio dei residenti, i trasporti. Le corse a Piano Solare sono state ridotte a quattro, nell’arco di tutta la giornata, due corse la mattina e due il pomeriggio. “Chi deve recarsi a lavoro non potrà mai utilizzare l’autobus, perché il primo

passa alle nove, troppo tardi. Le persone anziane, che a questo punto diventano gli unici fruitori del servizio, non possono comunque scegliere di andare a fare la spesa col mezzo pubblico, perché significherebbe poter rientrare a casa solo all’una. Sono state soppresse le fermate a Piano Solare, ma l’autobus sale più di frequente a Fonte Baiano. Ci chiediamo se era possibile o se sarà possibile, trovare una soluzione intermedia. L’amministrazione comunale asserisce che l’autobus A Piano Solare non necessita perché ci sono scale che conducono alla strada principale, da cui si può prendere l’autobus proveniente o diretto alla Cona. Invitiamo gli amministratori a verificare la praticabilità delle scale in argomento, ricoperte di erbacce, e in alcuni tratti inesistenti”.


17 mar. / 2011

San Nicolò secondo Canzio ue chiacchiere con Roberto Canzio, consigliere di maggioranza (con la lista civica al Centro per Teramo). Qualche domanda per capire i problemi della frazione e soprattutto per parlare di eventuali soluzioni e progetti per l’immediato futuro. Per prima cosa, il punto sui danni provocati dalla recente alluvione. La frazione, se si escludono alcune aziende del nucleo industriale e le strade da ripulire, non ha praticamente subito danni. Passiamo alla sicurezza e alla viabilità con le soluzioni per ridurre la pericolosità di due punti critici della zona: l’incrocio alla fine della superstrada e quello nei pressi dell’ex Cityper. “Nel primo caso -spiega Canzio-, è l’Anas a dover ripristinare i semafori, ma visto che ciò non avviene, il Comune si sta attivando

per risolvere il problema. Nel secondo, invece, l’idea era quella di una rotonda, ma il progetto è stato accantonato per problemi tecnici”. Previsto un incremento dei trasporti? “E’ in programma un bando di gara al quale par-

Oggi amministrare è più difficile, le risorse economiche sono poche teciperanno ditte italiane e non solo, in modo da poter ottimizzare le risorse in funzione del chilometraggio; il progetto c’è (da 6 mesi a un anno il tempo previsto per l’attuazione). Andrà a rinforzare, nel caso di San Nicolò, soprattut-

to i trasporti nella zona Peep; il problema però, come capita spesso, è la carenza di risorse”. Per quanto riguardo l’esistenza di altri progetti, Canzio non vuole sbilanciarsi (anche per non invadere un campo che non è il suo, ma tutt’al più dell’assessore Di Giovangiacomo). Lascia solo trapelare che è previsto un lavoro di recupero nella zona dell’ ex scuola elemenare Febbo: nuovi uffici, verde e aree attrezzate per bambini. “Come me, molti consiglieri sono di San Nicolò- ammette Canzio-, quindi la zona non verrà dimenticata”. Ma spiega che la politica non è più quella di una volta. Teramo viene comunque valutata nella sua globalità. Conclude: “Oggi amministrare è più difficile, le risorse economiche sono poche e dobbiamo essere bravi a trovarle. Per questo ben venga il federalismo che ottimizza i costi e i tagli”.

FABIO ROCCI


18 mar. / 2011

Gli amici del bar margherita

A L’Aquila, due anni dopo il terremoto ia XX settembre è riaperta in un solo senso, verso il centro. Si piomba nel silenzio, all’improvviso. Quella lunga via e quei palazzoni sembrano portati lì dall’ambientazione di un vecchio film western. Tutti con impalcature, fermi e punteruoli. Si arriva davanti ai giardini del Consiglio regionale e lì si parcheggia. Entrando a piedi nel centro storico da questa parte e non dalla fontana luminosa c’è un cinema sulla sinistra che senza troppa fantasia si chiama “Massimo” come il patrono della città. La locandina recita: “Gli amici del Bar Margherita”, poi in mezzo, attaccato con una puntina di plastica un pezzo di carta ormai spiegazzato, “Oggi spettacoli alle ore…”, ma gli orari non si vedono più. Più avanti il tentativo di vita di un negozio: “Cercasi commessa”. Che strano, però: il palazzo della Banca d’Italia è perfettamente intatto. Andando verso la Piazza è necessario guardarsi intorno per vedere tutti quei puntellamenti dove non lavora quasi nessuno, nonostante il giorno feriale. Per entrare in piazza è quasi doveroso bussare, quasi a non dare fastidio alla città in coma indotto. Molti di quei palazzoni giganteschi e porticati andrebbero abbattuti e rifatti, ma non si può perché sono vincolati dallo scranno inaccessibile delle Belle Arti. Si vedono molte persone che fanno una sorta di macabro turismo, fotografando il tormento; i ragazzoni dell’esercito guardano un po’ stanchi questo andirivieni, ascoltando da una parte le comunicazioni via radio, dall’altra la radio in FM. Girando dai “quattro cantoni” verso

S.Bernardino si percepisce un’altra sensazione spettrale: il porticato del Bar del Corso, sempre pieno di ragazzini e qualche vù cumprà è vuoto. I negozi hanno sulle vetrine delle scritte: “Ci siamo trasferiti a…” ; “se necessario chiamare Tizio al seguente numero…” A S.Bernardino ancora puntellamenti, ma la Chiesa pare intatta nella sua facciata. Ma da dietro si scorgono immense impalcature ed operai che lavorano a centinaia di metri d’altezza. C’è ancora il bar, e quel sentimento di triste silenzio si scontra con una radio accesa a tutto volume da dove neanche a farlo apposta provengono le note di This house is empty now di Elvis Costello, e pure la TV è accesa. Tanto è stato fatto, tantissimo c’è ancora da fare. Inutile sperare, come scrivono i cartelli, in “garanzie per i disoccupati”. Già c’è la crisi, ci mancava pure il terremoto a sconquassare una cittadina di settantamila abitanti, che anche per sua natura e posizione ha un tessuto economico particolarissimo. E’ altresì strana la sensazione che si prova tra le zone “esterne” ed il centro: da una parte la vita sembra riprendere seppure un po’ sonnacchiosa, il traffico automobilistico è evidentemente calato, ma dall’altra il cuore della città ancora in corsia, caduto malamente, ma anche se si rialza potrebbe restare zoppo. Durante il G8 diversi capi di governo dei Paesi industrializzati hanno fatto promesse da marinaio: ricordino che a L’Aquila non c’è il mare. IVAN DI NINO



20 mar. / 2011

Progettazione e implementazione del bilancio sociale l fine di progettare coerentemente un piano di rendicontazione sociale, che può alternativamente prevedere contenuti di varia natura, occorre evidenziare in prima battuta perché un’azienda o una istituzione pubblica dovrebbe dotarsi di un sistema di gestione della responsabilità sociale. Ogni azienda si caratterizza per la sua proiezione nel mercato tramite il grado di responsabilità sociale, che è collegato alla percezione degli stakeholders dell’impatto dell’attività svolta. Per questo motivo esiste la necessità di una scelta da parte del vertice strategico di fare ricorso ad un proprio modello di gestione della responsabilità sociale che può essere integrato all’interno del modello di business aziendale già adottato. Allo stesso tempo la richiesta di tale scelta comporta un altro fabbisogno: quello di tracciare un quadro analitico dei cambiamenti legati all’implementazione di un sistema di rendicontazione sociale che, come primo e più semplice obiettivo, può avere quello della redazione del bilancio sociale. Il bilancio sociale deve essere inteso come “un documento formalizzato che si sottopone al giudizio dei sogget-

ti interessati all’azienda, affinché possano esprimere una valutazione di consenso circa la sostenibilità delle azioni intraprese e dei risultati conseguiti”. Si tratta in sostanza di un documento che non è disciplinato normativamente, esistono solo alcuni principi e modelli di rendicontazione sociale, emessi da vari organismi di rilievo nazionale e internazionale, che possono supportarne la redazione e la presentazione nel rispetto della peculiarità dell’orientamento etico-sociale che l’azienda adotta. La sua finalità è quella di integrare i documenti di rendicontazione economico-finanziaria previsti dalla legge, al fine di fornire specifiche informazioni, soprattutto qualitative e presentate in forma narrativa, che gli stakeholders possono agevolmente impiegare per formarsi un giudizio circa i risultati raggiunti dall’azienda. In particolare esso mira ad esporre le modalità di allocazione e ripartizione del Valore Aggiunto non solo sotto il profilo economico, ma anche sotto quelli etico, sociale ed ambientale: si vuole fornire in tal modo una prospettiva ampissima sull’operato dell’azienda, che spazia dalla descrizione del sistema di valori che spinge l’azione di governo e quella di gestione fino

ad includere le relazioni di coinvolgimento con il contesto di riferimento e i potenziali margini di miglioramento complessivi. Lo spin-off CISREM ha avviato un gruppo di ricerca (composto da docenti universitari, dottori commercialisti e studenti) per progettare e implementare nuovi modelli di bilancio sociale (www.cisrem.it). IL GRUPPO DI RICERCA BILANCIO SOCIALE CISREM

La sua finalità è quella di integrare i documenti di rendicontazione economico-finanziaria

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE. ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO SOSTENUTO DA:


21 mar. / 2011

L’UE UE apre agli stranieri

Creato il FEI FEI, fondo per combattere la clandestinita e aiutare gli immigrati legali a integrarsi nel nuovo Paese In Francia il 40% degli extracomunitari vive nella sola capitale Parigi, dove un cittadino su 8 è straniero. In Lussemburgo gli immigrati rappresentano il 44% dell’intera forza lavoro. In Italia ogni anno ventinovemila stranieri ricevono la cittadinanza. Da queste stime ufficiali, fornite dal Rapporto OCSE e dall’Istituto Eurostat, emerge con chiarezza la portata di un fenomeno già presente in passato: i flussi migratori. Tuttavia, le cifre dimostrano come tale processo risulti accellerato dal contesto di incalzante globalizzazione che coinvolge tutti i Paesi del mondo. Qual è, rispetto a questa situazione, l’atteggiamento adottato dall’UE? L’Unione Europea rappresenta un’area caratterizzata da stabilità e prosperità economica, che inevitabilmente attira individui emigrati dalla madrepatria alla ricerca di maggiore stabilità politica e occupazionale. Rientrano in quest’ambito anche le vittime di persecuzioni religiose, per le quali però è soprattutto il Diritto internazionale a garantire il diritto d’asilo. Un emigrato, tuttavia, assume la condizione di immigrato nel momento in cui entra nel territorio della Nazione ospitante. In generale, la politica seguita dall’UE è sempre stata quella di non porre barriere per le popolazioni limitrofe, sostenendole nel raggiungimento del benessere e assicurando confini permeabili. Ma in un mondo in cui i Di-

ritti Umani diventano velleità violabili dalla piaga del razzismo, è sufficiente il buonsenso per garantire protezione e libertà agli immigrati? A tal proposito, il 25 giugno 2007 la Commissione Europea ha istituito il Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi (FEI) per il periodo 2007-2013, nell’ambito del programma generale “Solidarietà e gestione dei flussi migratori”. Si tratta di uno strumento essenziale per istituzionalizzare un dilemma morale e sociale come quello dei flussi migratori. Inoltre, esso apre al concetto chiave di “integrazione”: si tratta di un processo bilaterale, che dunque esula dalla visione semplicistica di “ospitare” gli stranieri, ma richiede uno sforzo di tutti gli Stati membri per consentire agli immigrati di assimilare la nuova cultura, favorendo così il loro adattamento. Nello specifico, tra gli interventi principali del FEI l’accento è posto su programmi che consentono ai cittadini dei Paesi terzi di apprendere la lingua, le norme e i valori della società ospitante, attraverso personale incaricato del ruolo di intermediario e strutture organizzative che promuovano una partecipazione attiva e duratura nella vita civile e culturale. Sotto la lente d’ingradimento del Parlamento Europeo ci sono anche tutti i programmi volti a sostenere l’annessione di immigrati altamente qualificati, attirati dalla “carta blu”, uno strumento apposita-

mente approvato dall’UE il 20 novembre 2008. La portata del FEI è riconosciuta anche dai finanziamenti stanziati per la sua realizzazione: 825 milioni di euro, di cui 103 assegnati all’Italia in riferimento all’intero periodo. Requisito fondamentale è la legalità dell’integrazione, assicurata da appositi controlli che combattono la clandestinità e dalla “direttiva sanzioni”, adottata per perseguire penalmente i datori di lavoro che impiegano immigrati irregolari. Per presentare progetti è possibile consultare il bando sulla url https:// www.fondieuropeiimmigrazione.it/ SOLID3/priv/loginok.jsp. L’iniziativa è aperta a vari soggetti, dalle Onlus alle università, passando per gli enti locali e le aziende ospedaliere. Dalla xenofobia all’integrazione, la nostra civiltà ha compiuto grandi passi avanti. Ne è la testimonianza l’UE, che attualmente registra 6 immigrati stranieri ogni 1.000 abitanti (dati Eurobarometro), legalmente riconosciuti e occupati nei servizi pubblici e privati. MARCO FLORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE. ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO SOSTENUTO DA:


22 mar. / 2011

Il Nucleare in Europa In Europa l’assenza di investimenti sul nucleare nel corso degli anni Novanta (Finlandia esclusa), ha portato solo un temporaneo arresto della proliferazione di questo tipo di energia el 2004, secondo le analisi dell’IAEA (International Atomic Energy Agency), il nucleare era in declino, conseguentemente agli incidenti verificatosi dagli anni Ottanta ad oggi. Recentemente questa ipotesi è stata smentita in tutto il mondo, sopratutto in Asia, dove molti Paesi, guidati dalla Cina, hanno cominciato a costruire numerose centrali nucleari, in aggiunta alle preesistenti. In Europa l’assenza di investimenti sul nucleare nel corso degli anni Novanta (Finlandia esclusa), ha portato solo un temporaneo arresto della proliferazione di questo tipo di energia. Nel corso degli ultimi dieci anni, a causa dell’effetto serra e del caro petrolio, il nucleare è stato rivalutato da molti Paesi europei, sopratutto da quelli che ne dipendevano già fortemente, come per esempio la Francia e la Lituania dove oltre il 70% del fabbisogno energetico nazionale viene colmato con centrali nucleari. La Comunità Europea ha lasciato a

ogni membro la facoltà di scegliere se ricorrere al nucleare o meno, tuttavia ha permessi speciali per quanto riguarda la sicurezza delle centrali e delle scorie. La società Euratom (CEEA), nata negli anni Cinquanta e ora integrata alla Comunità Europea, ha lo scopo di coordinare l’attività di ricerca dei Paesi membri. Attualmente uno dei progetti chiave è “Generation IV”, nel quale sono stati investiti 7,6 miliardi di euro in ricerca sperimentale, per la realizzazione della prima centrale a fusione nucleare, tecnologia che permetterebbe alla Comunità di diventare un riferimento a livello mondiale per l’energia nucleare a basso impatto ambientale. Oltre che della ricerca, Euratom si occupa anche di fissare gli standard di sicurezza per le centrali nucleari europee e non, applicando severi e capillari controlli agli impianti di produzione e stoccaggio dei rifiuti. In particolare è l’unico ente europeo abilitato a gestire tutto il materiale fissile, lavorato e non, dall’estrazione fino alla dismissione delle scorie, allo scopo di ridurre i

rischi ambientali o l’uso improprio di questo materiale (per esempio l’uso in campo militare). A partire dal 2009 è stata adottata una nuova direttiva-quadro che ha permesso, nello stesso anno, 1.500 ispezioni presso le centrali europee, per certificare gli standard di sicurezza per le persone e l’ambiente. L’Eurobarometro conferma che la maggioranza dei cittadini europei rimane scettica nei confronti del nucleare. Tuttavia in alcuni Stati la situazione sta cambiando rapidamente, anche per l’ingresso di Paesi dell’est europeo che hanno ereditato le vecchie centrali sovietiche. FRANCESCO ADESSI

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23 mar. / 2011

UE: Studenti oggi cittadini domani Cresce il successo del programma Erasmus di mobilità studentesca. Oltre al vantaggio formativo rafforzerà la futura coesione dell’UE ltre ad un buon bagaglio culturale, gli studenti dell’Unione Europea hanno bisogno di una vera e propria valigia. L’Unione Europea ha infatti deciso di investire in una serie di programmi d’istruzione che, nello scenario di crisi economia attuale, punta a rafforzare le certezze degli studenti che ambiscono a un’occupazione stabile, migliorando al tempo stesso la condizione economica generale. Che cosa c’entra la “valigia”? Nel XV secolo l’umanista olandese Erasmo da Rotterdam viaggiò per anni cercando di comprendere le diverse culture sorte in Europa. Secoli dopo, la sua impresa avrebbe ispirato l’UE nella creazione di “Erasmus”, punta di diamante degli scambi culturali non commerciali che ruotano nell’orbita del programma “Socrates”. Acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, “Erasmus” è stato istituito nel 1987 dalla Commissione Europea. Permette a uno studente di svolgere i suoi studi o un tirocinio in un Paese dell’Unione per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. Il riconoscimento dei crediti formativi (CFU) ottenuti all’estero è garantito dal sistema European Credit Transfer System (ECTS) e attualmente sono 2.199 le istituzioni universitarie che aderiscono al Programma Socrates e partecipano al progetto Erasmus. Im-

portanti anche le cifre relative al finanziamento: per il periodo 2007-2013 sono stati predisposti 3,1 miliardi di euro divisi tra tutti gli studenti partecipanti, che compongono la borsa di studio e permettono l’iscrizione gratuita nell’università ospitante. La borsa dà inoltre diritto alla pratica di uno sport e a un corso di lingua. Quest’ultimo requisito, richiesto allo studente Erasmus, servirà anche a incoraggiare la crescita del numero di cittadini dell’UE capaci di parlare un’altra lingua oltre a quella madre, valore che attualmente si attesta appena al 56% (dati Eurobarometro). Tra i Paesi che che inviano il maggior numero di studenti all’estero figurano l’Austria (1,77 %), la Repubblica Ceca (1,54 %) e la Spagna (1,41 %); quest’ultima risulta invece la destinazione più scelta, soprattutto dai giovani italiani (dati Eurostat in riferimento alla popolazione studentesca). Il più grande passo avanti è stato compiuto nel 2004, con il lancio del programma Erasmus Mundus, estensione del piano precedente anche ai Paesi terzi e alla mobilità dei docenti, per conseguire dottorati di ricerca all’estero. Gli studenti italiani possono consultare il bando per l’anno 2011 presso il punto di contatto on-line predisposto su http://www.erasmusmundus.it/. Le iscrizioni chiuderanno ad Aprile 2011.

I vantaggi derivanti dal programma Erasmus riguardano innanzitutto lo studente, che a livello curriculare può vantare una carta in più di differenziazione. I benefici non sono però da ridurre esclusivamente alla sfera didattica: gli attuali studenti saranno anche i futuri cittadini dell’Unione, per cui attraverso la loro mobilità si rafforzerà quel “sentire europeo” che fungerà da retaggio sociale e da base per una cultura condivisa. Erasmus inoltre, crea una sorta di circolo virtuoso: gli studenti vanteranno una formazione completa, che faciliterà la ricerca di una solida occupazione; l’UE avrà a sua disposizione un personale più qualificato rispetto al passato, con cui sostenere la competizione mondiale per il successo economico, soprattutto dopo l’ingresso di nuovi concorrenti quali Cina e India. L’UE è pronta a fungere da “tramite”: i protagonisti ora sono i giovanni, selfmade students con la valigia pronta. Nella quale c’è la chiave per il futuro. MARCO FLORIO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE. ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO SOSTENUTO DA:


24 mar. / 2011

Le donne e la strada da fare Sullo scenario europeo solo nei paesi nordici la percentuale di donne elette in parlamento si avvicina (Finlandia, Norvegia) o tocca (Svezia) il 50% el mese di marzo si susseguono ormai numerose iniziative che riguardano la condizione delle donne. Vale dunque la pena proporre qualche riflessione sui diritti delle donne nel mondo, sul percorso che hanno compiuto e su quello che resta ancora da compiere. Nei trent’anni trascorsi dalla prima Conferenza mondiale delle donne (Città del Messico, 1975) la riflessione ha significativamente allargato il suo orizzonte. Si è così gradualmente acquisita conoscenza della molteplicità dei contesti politici, socioeconomici e culturali nei quali quei diritti sono violati, ma anche della variegata rete associazionistica che si mobilita contro le violazioni e promuove l’agency femminile. La tensione positiva verso il superamento di una prospettiva eurocentrica nella difesa dei diritti delle donne non è tuttavia priva di rischi, soprattutto quando viene riproposta negli spazi del dibattito pubblico gestito dai media e finisce per essere oggetto di inevitabili – ma non di rado irrispettose – semplificazioni. Uno dei pericoli in cui si incorre è quello di attribuire il mancato riconoscimento della piena dignità dei soggetti femminili solo ai paesi

“altri”, dando invece per scontato che tale riconoscimento è già stato definitivamente conseguito nelle “nostre” società. A ben guardare si tratta di una convinzione tanto rassicurante quanto assai poco fondata. Basti pensare a un dato macroscopico come quello della sottorappresentanza femminile negli organi istituzionali. Sullo scenario europeo solo nei paesi nordici la percentuale di donne elette in parlamento si avvicina (Finlandia, Norvegia) o tocca (Svezia) il 50%; i dati di questa regione restano però un’eccezione, al di là della quale i risultati migliori si registrano su quote intorno al 35% (Spagna, Belgio, Austria). Procedendo oltre, per paesi come l’Italia (17%), la Francia e la Grecia si scende a valori inferiori al 20%. Altrettanto significativo può essere un rapido sguardo alla sfera economica. Una ricerca realizzata da Unifem e pubblicata nel 2005 ha messo in evidenza la concentrazione del lavoro femminile nel settore informale – ovvero quello caratterizzato da maggiore precarietà e più esigui guadagni – soprattutto nelle aree non industrializzate, dove peraltro tale settore costituisce una componente di rilievo delle economie nazionali: nei paesi “in via di sviluppo” più

del 60% delle donne sono occupate in attività informali, e la percentuale cresce ulteriormente se si include anche il lavoro agricolo. Nell’ambito degli impieghi regolari le asimmetrie di genere tornano invece sotto forma di disparità salariali. L’indagine dell’ONU presentata nel 2000 all’Assemblea generale, è emerso che in nessun paese per il quale sono disponibili dati di riferimento le donne guadagnano quanto gli uomini. Un altro fattore che torna costantemente, per quanto in percentuali variabili, è quello del diverso rapporto, per uomini e donne, tra il lavoro pagato e quello non pagato: quest’ultimo – riconducibile principalmente alla cura della famiglia e alla produzione dei beni di sussistenza – assorbe infatti in più larga misura il tempo femminile rispetto a quello maschile. Sono proprio queste contraddizioni a ricordarci che il discorso sui diritti riguarda tutte le donne, tanto quelle “del Nord” quanto quelle “del Sud”, e che non può disgiungersi dall’elaborazione di strategie di azione globale, ovvero dalla ricerca e dalla sperimentazione di un comune agire politico. PROF. SILVIA SALVATICI (UNIVERSITÀ DI TERAMO)



26 mar. / 2011

Il razzismo visto dai ragazzi Interessante lavoro di due classi della scuola media “C.D’Alessandro” su un tema antico e sempre attuale

recenti fatti che hanno sconvolto l’assetto politico dell’Africa mediterranea hanno messo in luce sempre più il fenomeno dell’immigrazione verso la nostra penisola. A questo flusso migratorio, che non è certo il primo e non sarà l’ultimo nel nostro Paese, si legano anche i problemi di rapporto tra gli immigrati e le popolazioni locali. In una società sempre più multietnica tutti noi dobbiamo prendere coscienza della necessità di creare relazioni, basate su valori condivisi, che ci conducano ad eliminare i conflitti e a costruire le basi di una società solidale. Prendendo spunto dai fatti di cronaca e con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi a queste problematiche, le classi III A e III F della scuola media “C. D’Alessandro” di Teramo hanno affrontato l’argomento attraverso la lettura critica di quotidiani, una documentazione storico-geografica e alcune interviste, per sentire e confrontare il parere degli immigrati con quello di alcuni adulti del proprio ambiente di vita. Ne sono nati interessanti testi argomentativi che, collegando i fenomeni immigrazione e razzismo, hanno permesso ai ragazzi di esprimere tesi motivate, spesso contrastanti, su un tema di stretta attualità. VINCENZINA NOVELLI (DOCENTE DI LETTERE)

Profitti e Paese d’origine ella nostra società si riscontrano spesso diffidenza e ostilità verso chi è “diverso”, soprattutto se immigrato. Penso che ciò accada per il fatto che gli immigrati molte volte sono i protagonisti della cronaca e dei telegiornali, che raccontano brutti episodi di violenza. Di fronte a questi fatti, anche io li vedo “diversi” da noi per cultura e per civiltà. Ci sono però molti che non la pensano come me, ma dicono che, invece, queste persone diverse da noi dovrebbero ambientarsi ed integrarsi nel nostro Paese, e perché questo accada dobbiamo noi essere tolleranti. Essi sostengono che

è giusto che gli immigrati siano qui, perché fanno lavori che noi italiani non facciamo più, e perché portano vantaggio alla nostra economia. Credo che queste argomentazioni siano giuste solo in parte, perché secondo me il lavoro degli immigrati porta profitto solo all’economia del loro Paese di origine, dove di solito essi inviano i propri guadagni. La mia conclusione è che l’immigrato è “diverso”, perché non vedo la sua completa disponibilità a integrarsi nella nostra società, rispettando le nostre regole, i nostri costumi e la nostra religione. ANDREA FALCONI -III F

“Orgoglio” e pregiudizio l razzismo è un pregiudizio, un modo di pensare, di conseguenza di comportarsi, di chi crede che l’umanità sia divisa in razze ben distinte tra loro, e che una razza possa dirsi “superiore” o “inferiore” rispetto ad un’altra. Il razzismo nasce dall’ignoranza, dalla paura di quello che non si conosce, dello straniero che, soprat-

tutto se diverso e anche più povero, viene giudicato senza averlo prima conosciuto. Proprio chi ha questo pregiudizio tende ad essere aggressivo e ad attaccare, per timore che la persona diversa che gli sta davanti possa portargli via quello che ha. Per questo motivo dietro al razzismo non c’è rispetto verso gli altri. Spesso anche


27 mar. / 2011

i fatti di cronaca dimostrano che colpevolizzare, anche se innocente, uno straniero “funziona” meglio, perché rassicura una comunità. Il modo di esprimere il razzismo passa per l’aggressività e per un falso senso di superiorità. Questo comportamento è molto pericoloso, perché la violenza e il desiderio di supremazia di un popolo su un altro porta alle guerre, non solo quelle che ci racconta la televisione, ma anche quelle che si combattono in parti del mondo più dimenticate di altre. Credo che il razzismo sia difficile da combattere, perché i razzisti sono convinti di essere nel giusto.Va combattuto facendo sentire la

vivo a Teramo. Non è stata una scelta, ero venuta solo per un anno. Alla fine mi sono trovata bene, e sono rimasta. Con chi abita in città? Con mio fratello e la sua ragazza. Nostalgia del suo Paese? Adesso non più, sono abituata; però all’inizio è stato difficile. La nostalgia ritorna ogni tanto! Ha trovato in Italia ciò che si aspettava? Ho trovato ciò che mi aspettavo di avere soprattutto dallo sport. E poi ho tanti amici italiani e anche con gli estranei vado d’accordo lo stesso. Comunque, devo dire che lo sport aiuta molto ad inserirsi in un ambiente nuovo e a trovare amiciDOMIZIANA ROSSI -III A zie. Quali potrebbero essere gli interventi dello Stato italiano per migliorare le condizioni di vita degli immigrati? Io non ho avuto problemi, ma vengo da un Paese comunitario. Per un extracomunitario è diverso, perché penso che trovi più ostacoli ad integrarsi e ad essere acDal Senegal a Teramo Che cosa pensa degli atteggiamenti cettato. Riccardo Di Giulio – III F razzisti? Da quale Paese proviene? Non tutta la gente ti guarda male; sono Dal Senegal, paese poco ricco, dove i bamsoprattutto le persone anziane che a vol- L’opinione di una teramana bini non hanno molto futuro. Per quali motivi ha deciso di emi- te fanno battute poco gradite. Però, mi dà Che cosa pensa del fenomeno imfastidio, perché noi veniamo solo per lavo- migrazione, particolarmente forte grare? Perché nel mio paese non c’è molta op- rare e gli altri pensano che siamo cattivi nel nostro Paese? portunità di lavoro, non c’è una buona e pericolosi, ma io non capisco il perché. Penso che debba essere in qualche modo istruzione e perché mio padre sta molto Quali sono stati i maggiori problemi controllato, e che bisogna rimandare nei male e io a volte gli mando soldi e medi- che ha dovuto affrontare venendo loro paesi gli immigrati che vengono qui in Italia? con cattive intenzioni. cine per curarlo. Perché ha scelto di venire in Italia? Ottenere il permesso di soggiorno. Penso Quale atteggiamento ritiene giusto Molti miei amici d’infanzia sono venuti che chi negli uffici si occupa di questi do- nei confronti degli immigrati? nel vostro Paese e bene o male quasi tutti cumenti sappia cosa deve fare, ma non lo Accoglierli e dare loro un lavoro in un hanno trovato lavoro, alcuni si sono anche fa perché la maggioranza delle persone primo momento. Poi, quando si sono ambientati, credo che possano trovarsi un ladiplomati avendo così una possibilità in forse non ci vuole. Elena Pelliccioni - III A voro e una casa per conto loro. Per quelli più. che invece vengono qui con l’intenzione Ha rimpianti, nostalgia? di uccidere, spacciare e dare problemi, Vorrei solo che la mia famiglia stesse con Sulle vie dello sport me per vedere questo Paese e questa cit- Quanti anni ha e da quale Paese credo che ci debba essere un immediato rimpatrio. tà. Ho molta nostalgia dei miei familiari, proviene? Ritiene che l’Italia possa interveanche se ci sentiamo per telefono. Ho 28 anni e provengo dalla Romania Che tipo di rapporto si è stabilito con la Perché è emigrata dal suo Paese ed nire per migliorare le condizioni di vita degli immigrati? gente del posto? è venuta in Italia? Passo il mio tempo con persone del mio Per la pallamano. Venivo qui molte volte a Lo Stato dovrebbe accoglierli e mettere le Paese perché ho paura a relazionarmi giocare quando ero piccola, poi ho allena- famiglie in difficoltà in centri per immigracon gli altri, visto che alcuni ci discrimi- to una squadra rumena e quindi venivo ti che si stanno costruendo. nano e hanno paura di me, quando non sempre in occasione della “Coppa Inte- Lì avranno vitto, alloggio e anche la possicapiscono che la paura è più mia verso ramnia”. Poi ho conosciuto dei dirigenti bilità di imparare la lingua del paese mendi loro; ma mi piace stare qui e parlo an- di una squadra locale che militava in A2. tre cercano un lavoro che gli permetta di che con italiani che non mi discriminano Cercavano un’allenatrice. Ci siamo messi vivere autonomamente. per il colore anche se in casa siamo tutti a parlare, abbiamo firmato un contratto senegalesi. ed eccomi qui. Ora sono nove anni che Martina Di Paolantonio –III F

Interviste

propria voce, ma non limitandosi a dire belle parole, che la maggior parte delle persone può condividere, ma mettendo in pratica quello in cui si dice di credere. Bisognerebbe, per esempio, avere il coraggio in certe situazioni di prendere delle posizioni per difendere un ideale non razzista e provare a mettersi dalla parte della persona vittima di un episodio di razzismo, per dare a lei più forza e per dare un contributo personale alla soluzione del problema. Solo così si può arrivare ad una “cultura” lontana dal pregiudizio.


28 mar. / 2011

Aism: iniziative e progetti

Ogni anno vengono effettuati più di 4000 trasporti, circa 1000 prestazioni di assistenza domiciliare e di supporto all’autonomia della persona, oltre a circa 100 giornate di vacanze assistite ontinua il nostro viaggio alla scoperta della realtà delle associazioni di volontariato presenti nel nostro territorio. L’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) infatti, è una delle maggiori associazioni a livello nazionale e la sua sede provinciale nella nostra città è da anni molto attiva. A Teramo l’Aism è arrivata grazie alla volontà e agli sforzi dei coniugi Rodolfo Graziani e Anna Maria Veroni, alla quale, dopo la sua prematura scomparsa, è stata intitolata la sede provinciale. Dal 1997 a oggi, il loro operare nei servizi-socio umanitari ha permesso di portare sostegno e conforto a oltre 80 utenti e alle loro famiglie. Grazie all’aiuto dei volontari si è potuto fare sempre di più per queste persone in difficoltà. Un quarto degli assistiti viene seguito con prestazioni giornaliere o settimanali. Ogni anno vengono effettuati più di 4000 trasporti, circa 1000 prestazioni di assistenza domiciliare e di supporto all’autonomia della persona, oltre a circa 100 giornate di vacanze assistite.

Naturalmente un altro obiettivo dell’Aism è la promozione delle proprie attività e soprattutto quello di raggiungere con l’informazione più malati possibili. Le numerose iniziative, su tutte quelle a carattere nazionale come “Una mela per la vita”, a ottobre, e la più recente del 5 e 6 marzo, delle gardenie, danno all’associazione grande visibilità e permettono di raccogliere risorse importanti per la ricerca, specie in questi tempi di crisi. A Teramo, c’è grande soddisfazione e riconoscenza per il successo dell’iniziativa delle gardenie. Nonostante le cattive condizione atmosferiche, in città e nei 18 diversi punti di solidarietà in provincia, è stata raccolta una somma considerevole. Parte di questa ovviamente andrà alla sede nazionale per la ricerca. Un’altra parte resta per coprire i costi di gestione e dei servizi offerti, quali i 5 automezzi (di cui tre attrezzati) per il trasporto e l’assistenza dei disabili. Per il prossimo futuro si vorrebbe aprire un gruppo operativo (succursa-

le), come quello già presente a Roseto, impegnato lungo la fascia costiera, che possa servire tutta la zona della Val Vibrata, già assistita, ma con le inevitabili problematiche logistiche della distanza dalla sede provinciale. Altro importante progetto è poter sensibilizzare sempre più persone al volontariato, con particolare invito ai giovani. Anche qui, come per altre associazioni, i posti di Servizio Civile tolti, a favore degli enti amministrativi, rischia di minare l’efficienza del servizio per mancanza di volontari. Da qui il progetto “Giovani per l’Aism”, rivolto ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni che volessero intraprendere questa importante scelta per una sicura crescita personale e la società tutta. Il bando e molte altre informazioni disponibili sul sito: www.aism .it/teramo.

VALERIO VINÒD SILVERII



L’Arma che non va mai in pensione aurizio Sbraccia è il grintoso presidente dell’Associazione nazionale carabinieri di Teramo, in carica dal 2007. L’associazione si occupa a titolo gratuito di salvaguardia dei beni ambientali e culturali del territorio, prestando servizio in eventi di varia natura, ludici e sociali. Forte dei suoi oltre duecentocinquanta iscritti, tutti ex appartenenti all’Arma o simpatizzanti, uniti da un forte spirito di collaborazione, ha dato il via anche ad un nucleo di volontariato composto da una trentina di associati. “Di tasca nostra abbiamo pagato tutto il necessario, dalle divise ufficiali alle attrezzature varie” ci tiene a precisare il presidente, che ritiene il nucleo il fiore all’occhiello del suo operato. “Puntiamo sull’ecologia perché è la cosa che ci interessa più di tutto. Ad esempio, abbiamo accordi col Comune per avviare a breve turni di vigilanza sulla sicurezza ambientale del lungo-fiume”. Non mancano altri tipi di servizi, come l’assistenza al fine di garantire il corretto svolgimento di importanti corse ciclistiche (‘Tirreno-Adriatica’ o Giro d’Italia), l’aiuto ai vigili urbani nell’organizzazione della festività del primo maggio, o la realizzazione del cordone di sicurezza il 17 marzo, in occasione della festa per

l’Unità del Paese. Tutta una serie di impegni che richiedono un forte spirito partecipativo, non scontato da trovare in persone che nella maggior parte dei casi hanno superato l’età della pensione. Maurizio Sbraccia è infatti convinto che “i ‘vecchi’ sono spesso più gagliardi dei giovani” e sono anche quelli che dedicano maggior tempo alla causa. Rispetto ad altri enti, inoltre, gli appartenenti non svolgono attività di pubblicità presso gli istituti scolastici superiori, né firmano inserzioni sui giornali, così da avere la sicurezza che chi voglia partecipare sia realmente interessato. Non casualmente a chi voglia iscriversi viene richiesta anche una idonea documentazione di buona condotta morale. Il presidente ringrazia non solo chi ha già dato forte sostegno amministrativo (i vice responsabili Luciano Saccomandi, Dario Di Teodoro e Umberto Michetti), che hanno dato appoggio concreto alla realizzazione della sezione del volontariato, ma anche tutti coloro che vorranno in futuro associarsi. Un vero e proprio invito a continuare a donare linfa vitale ad un’importante associazione del nostro territorio.

MATTEO LUPI


2.2405

“E’ come l’universo questo nostro condominio, raccoglie uomini e diversità, ognuno ha la sua verità, chi c’ha ragione e chi non c’ha”. Un paio di versi di una canzonetta ed ecco riassunta l’esperienza della maggior parte di noi. Complicato, semplice, indifferente, sobillatore, sonnolento, maleducato, rigoroso, gradasso, solitario. Il condominio è una famiglia allargata, con il vantaggio, talvolta, della porta chiusa sul pianerottolo. Non ci si ama tutti tra

parenti, spesso ci si sta profondamente antipatici. Figuriamoci tra una rampa di scale e l’altra. Quando si sfiorano, scontrano, incontrano, insultano le piccole-grandi cose della vita. Che raccontiamo con l’aiuto di chi la “vitaccia di condominio” la sopporta davvero. Anche per lavoro.

T.M.

focus on Vitaccia di condominio

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focus on

Viva i regolamenti ono 43 milioni gli italiani che vivono in condominio e che si confrontano quotidianamente con le regole della civile convivenza, che laddove non vengano dettate dal regolamento condominiale o dal Codice Civile, dovrebbero essere suggerite dal buon senso. Il regolamento di condominio, obbligatorio quando i condòmini sono più di dieci, contiene le norme “circa l’uso delle cose comuni e la ripartizione delle spese, nonché le norme per la tutela del decoro dell’edificio e quelle relative all’amministrazione” (cod. civ. art 1138). Allegate al regolamento ci sono le tabelle millesimali, che esprimono il valore di ciascuna proprietà in rapporto al valore dell’intero edificio (equiparato appunto a 1000). Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18477 del 9 agosto 2010) ha segnato una svolta epocale in merito all’annosa questione dell’approvazione delle tabelle millesimali. Se infatti fino ad allora era necessaria l’unanimità (condizione quasi impossibile da raggiungere), ora le Sezioni Unite hanno stabilito che le tabelle millesimali possano essere approvate con il voto favorevole della maggioranza dei

condòmini intervenuti all’assemblea ed un numero di millesimi non inferiore a 500. L’orientamento attuale della giurisprudenza e dei legislatori è modernizzare e snellire le procedure che disciplinano la vita condominiale, che risalgono al 1942. E’ del 25 gennaio scorso l’approvazione da parte del Senato di un disegno di legge di riforma del condominio, tra i cui punti principali c’è il rafforzamento del ruolo dell’amministratore. La riforma, tanto attesa quanto necessaria, evidenzia la necessità di un’amministrazione condominiale sempre più qualificata, che difenda e tuteli non solo i condòmini, ma anche tutti quei professionisti che svolgono già da tempo tale attività con competenza, preparazione e nel rispetto di tutti gli obblighi fiscali e contributivi. L’amministratore di condominio, però, non deve possedere solo buone conoscenze in campo legislativo, fiscale e contabile, ma deve essere necessariamente dotato di qualità umane quali pazienza, comprensione e diplomazia. La convivenza di realtà familiari spesso molto diverse tra loro, con abitudini ed esigenze di vita a volte inconciliabili, rende la quotidianità un vero e proprio campo di

battaglia, dove l’amministratore è chiamato ad intervenire, facendo appello ad un buon senso e ad un vivere civile, spesso completamente ignorati. E’ il caso dei tanti cani “parcheggiati” sui balconi per l’intera giornata lavorativa, che sfogano la loro solitudine abbaiando e ululando; o dell’abitudine, purtroppo molto diffusa, di scrollare tovaglie e tappeti dai terrazzi dei piani superiori, senza alcuna considerazione per coloro che occupano le unità sottostanti. E che dire ancora delle lenzuola stese fino a coprire le finestre dei piani inferiori, del ticchettio continuo dei tacchi o della musica ad alto volume anche negli orari di riposo? E così l’amministratore, dopo aver raccolto gli sfoghi più disparati, spesso conditi da piccanti appellativi e conclusi con la sempre più ricorrente minaccia di ricorso alle vie giudiziali, cerca prima di tutto di calmare gli animi e di imboccare la via della mediazione e della conciliazione, che insieme al rispetto e all’educazione, rimangono ancora le prerogative di una sana e civile convivenza. ROLLI STUDIO (AMMINISTRAZIONI CONDOMINIALI)


“Sportello” sempre aperto a Camera di Commercio di Teramo ha istituito nel 2009 lo Sportello Condominio, un servizio di informazione svolto gratuitamente da professionisti esperti sulle problematiche condominiali. Il progetto, nato dalla collaborazione con le associazioni degli amministratori di condominio, si colloca a pieno titolo nella logica comunitaria della risoluzione alternativa delle controversie. Attraverso un’informazione corretta e trasparente, si intende prevenire potenziali conflitti giudiziari, molto frequenti. L’iniziativa è nata soprattutto in considerazione del fatto che spesso il contenzioso è originato da un’insufficiente informazione del cittadino. La normativa condominiale è infatti complessa e di frequente il condomino necessita di acquisire consapevolezza dei propri diritti. Gli esperti che offrono la loro consulenza presso lo Sportello Condominio sono in grado di analizzare gli aspetti giuridici, fiscali, contabili e tecnici, anche alla luce della recenti novità normative, creando in tal modo una piattaforma informativa in base alla quale gestire in modo appropriato qualsiasi dubbio normativo e ogni potenziale contenzioso. I professionisti offrono pareri informali, non in forma scritta, previo appuntamento da concordare con la segreteria dello Sportello. L’appuntamento va fissato compilando un apposito modulo di accesso al servizio, nel quale va specificato l’oggetto del quesito con la descrizione sintetica della problematica per la quale si richiede consulenza, che può spaziare dalla gestione amministrativa del condominio, all’uso di parti comuni o private, o alle problematiche relazionali. La sede dell’incontro è presso gli uffici della Camera di Commercio di Teramo. Statisticamente, le sedute di consulenza si svolgono con cadenza mensile. Le richieste più frequenti riguardano in prevalenza il mancato accordo per esecuzione di lavori di manutenzione o ristrutturazio-

ne, l’appropriazione da parte del singolo condomino di parti comuni dell’edificio, le modifiche strutturali apportate dai singoli alle unità immobiliari di proprietà esclusiva con pregiudizio alle parti comuni. Considerato il successo che l’iniziativa ha raccolto nel mondo dei consumatori, anche in ragione della convenienza economica e dell’affidabilità e credibilità dei pareri forniti, la Camera di Commercio di Teramo ha provveduto anche per il 2011 ad approntare il servizio

GIAMPIERO SARDI (SEGRETARIO GENERALE CAMERA DI COMMERCIO- TERAMO)

Parti comuni che angoscia… tti i condomini hanno il diritto di usare le cose comuni, con il doppio limite ex art. 1102 cc di non alterare la destinazione del bene oppure di impedirne l’uso da parte degli altri condomini. Parcheggio La giurisprudenza ha più volte specificato il contenuto del diritto dell’uso della cosa comune, stabilendo, in primo luogo, che uso comune non è uso identico e contemporaneo da parte di tutti i condomini (Cass. Civ. 4601/1981) e che, ad esempio, è pienamente legittima la disciplina -adottata dall’assemblea con la maggioranza ex art. 1136 cc- dei posti auto organizzata a turni. In generale, se esiste un cortile tutti i condomini, in assenza di norme del regolamento, potranno utilizzarlo per parcheggiare le proprie auto, ovvero per depositavi beni mobili, con il limite di ledere il diritto degli altri. La Cassazione ha esaminato il caso del

la Camera di Commercio a Teramo apre uno sportello condominio

Vitaccia di condominio


focus on parcheggio, per prolungati periodi di tempo, nell’area comune di una vettura di un condomino, dichiarandolo illegittimo per contrasto con l’art. 1102 cc, in quanto costituisce uso esclusivo e, quindi, che impedisce la partecipazione degli altri condomini (Cass. Civ. 3640/2004). Cane a spasso nel cortile E’ possibile far circolare il cane nel cortile? Certamente si, ma a condizione che vengano adottate tutte le cautele necessarie per permettere agli altri condomini di “usare e godere liberamente di tale spazio comuni” (Cass. Civ. 14353/2000). Da tetto a terrazza Un tetto può essere trasformato in terrazza ad uso esclusivo ? La giurisprudenza sostiene di no, in quanto, altrimenti, sarebbe alterata l’originaria destinazione della cosa comune e sottratta all’utilizzazione da parte degli altri condomini (Cass. Civ.972/2006). Varco nel cortile Il singolo condomino, in assenza del consenso degli altri condomini, può aprire un varco sulla recinzione del cortile comune, per permettere l’accesso diretto sulla sua proprietà esclusiva ? La risposta è positiva, ma solo se tale opera non comprometta la “stabilita`, la sicurezza ed il decoro architettonico” del recinto, in quanto permettere, tramite un cancello, l’accesso diretto da una proprietà esclusiva al cortile comune non lede il diritto degli altri condomini, ma aggiunge solo una “particolare utilita` aggiuntiva rispetto a quella goduta dagli altri condomini”; quindi aprire il varco di accesso dal cortile condominiale alla proprietà esclusiva di un condomino è legittimo, purchè non impedisca agli altri condomini di continuare ad utilizzare il cortile come in precedenza (Cass. Civ. 8591/99, 1158/999). Uso illegittimo del bene comune Se un condomino utilizzi in modo illegittimo un bene comune potrà essere diffidato dell’amministratore condominiale; in caso di persistenza di tale comportamento, sarà possibile ricorrere al Giudice di Pace, competente ex art. 7 cpc per le controversie relative alla misura e sulle modalità d’uso dei servizi di condominio. Con la riforma della Mediazione civile (D.Lgs. 28/2010) dal 2012 sarà necessario procedere prima in sede di mediazione e, in caso di esito negativo, sarà successivamente possibile agire in sede giudiziaria. AVV. GIANFRANCO PUCA WWW.STUDIOLEGALEPUCA.IT AVVOCATO@STUDIOLEGALEPUCA.IT

dati relativi alle liti condominiali: 18%: si litiga a cuasa della litigiosità italiana 46%: si litiga per colpa di leggi inadeguate e confuse 37%: si litiga per colpa degli avvocati

Curiosità e dati Su circa 5 milioni di cause civili pendenti in Italia, secondo le statistiche del ministero della Giustizia, oltre 1 milione quelle relative a liti di condominio. Di chi la colpa, secondo un sondaggio? • Della litigiosità degli italiani: 18% • Di leggi confuse e inadeguate: 46% • Degli avvocati, che ci speculano: 37% Per liti condominiali si intendono: a) controversie in cui il condominio è parte in causa, sia quale promotore dell’azione sia quale convenuto in giudizio; b) contenziosi relativi a rapporti di vicinato che vedono il condominio come sfondo della disputa; c) procedimenti contro l’amministratore per responsabilità inerenti la gestione dell’ente.

Il Censis stima in 850.000 cause, le controversie condominiali pendenti presso tribunali e giudici di pace, ma ci sono stime che parlano addirittura di due milioni di procedimenti in attesa di giudizio. Lamentele più ricorrenti : - prepotenze dei i vicini di casa, - musica ad alto volume a tutte le ore del giorno e della notte, - strumenti musicali suonati senza alcun accorgimento, - rumore incessante di tacchi, - occupazione dei parcheggi.. Lamentele più inusuali: - sesso troppo rumoroso, - profumo in ascensore, - bucce di frutta e resti di pranzo caduti sul balcone dai piani superiori.


l’abbaiare dei cani

i bimbi che giocano in cortile

il rumore dei tacchi

innafiare le iante dei balconi

auto parcheggiate male spsotare i mobili di notte sigarette buttate dai balconi odori sgradevoli in cucina

In base a una recente classifica di Anammi, associazione nazional europea che riunisce gli amministratori di immobili, in media sono 2 milioni gli italiani che ogni anno finiscono davanti al giudice a causa di una lite col vicino. Ecco la hit parade delle cause condominiali.

A stilare la classifica è stata l’Anammi, Associazione Nazional-europea Amministratori d’Immobili, che si è basata, sulle segnalazioni dei suoi 13mila associati.

Nostalgia del portiere Teramo, piccola e tranquilla, così molti avrebbero definito, fino a qualche tempo fa, il nostro territorio. Qualcosa però sta cambiando. Vacanze, casa al mare o in montagna, spesso lasciate vuote per lunghi periodi. L’incubo è quello di ri-trovare casa “occupata” al proprio rientro. O magari nei grandi condomini capita che malintenzionati si introducano per furti e scassi in appartamento: spesso i ‘furbi’ fingono di suonare il campanello, o si introducono nei palazzi attendendo che qualcuno dimentichi il portone d’ingresso aperto. Il rimedio usualmente è il portiere, nell’idea di ognuno di noi, il portiere è un dipendente del condominio ed ha una serie di compiti e funzioni, tra cui quello di custodire e controllare lo stabile e il suo ingresso. Luciano Castagna, direttore generale Di.Ca Servi-

ces, si occupa di servizi a privati ed aziende, e offre tra, gli altri, l’innovativo servizio di portierato. Ancora poco conosciuto a Teramo, ma indispensabile nelle grandi città. Costi inferiori, rispetto all’assunzione di un dipendente, permettono di usufruire di un servizio di portineria, custodia, uscierato e all’occorrenza anche centralino. Nessun problema di sostituzione per il periodo di ferie, o in caso di malattia. Chiunque entri viene annunciato o, se il caso, accompagnato al piano. Servizio o soluzione un tempo riservato solo a grandi condomini di “lusso”, adesso una soluzione a portata di una fascia molto più ampia. “Tanti i casi accaduti – racconta Castagna - in cui al rientro da una vacanza i proprietari di un appartamento hanno trovato evidenti segni di intrusione e permanenza in casa da parte di estranei. La beffa oltre al danno

e/o al furto. E’ accaduto anche qualcosa di più deplorevole, come la scoperta del furto dei regali di matrimonio al ritorno dalla cerimonia. Estranei a conoscenza di doni, magari costosi custoditi in casa, approfittano dell’assenza dei proprietari, prolungata nell’intero arco della giornata, per introdursi in casa e sottrarre beni di valore”. Nel corso della scorsa estate ci sono stati episodi di malviventi che introdottisi in abitazioni, non trovando beni di interesse da rubare, hanno arrecato danni, squarciando anche divani e tende. Le brutte sorprese sono sempre in agguato, e gli strumenti per difenderci esistono. Bisogna prendere coscienza di un fenomeno in aumento anche sul nostro territorio. Teramo forse non è più così tranquilla come ci piace credere. ANTONELLA LORENZI

Vitaccia di condominio


focus on

Minio Condo all’inferno Il destino semiserio di un amministratore nell’aldilà i sensi dell’art. 28.627,245 del codice dei peccati condominiali, in considerazione del prematuro decesso per il quale vengono concesse le attenuanti generiche, il sig. Minio Condo viene condannato, per aver arrecato disturbo a tutte le assemblee condominiali, partecipando alle stesse senza il necessario spirito collaborativo, ad anni 2763 di purgatorio, svolgendo l’attività di amministratore presso il condominio Inferno 77”. Il sig. Minio Condo venne trasferito, e la sua prima attività fu di indire l’assemblea per il giorno successivo. Affisse la comunicazione in bacheca, e dopo appena dieci minuti il sig. Abbaio Cani chiese di spostare la data. Passava però di lì, durante l’accesa discussione, la sig.ra Mollica Balcone, che si oppose alla richiesta. Il sig. Minio Condo, pertanto, decise di non spostare la data, ma il sig. Abbaio Cani lo insultò. Il giorno fissato per l’assemblea, le sorelle Salita e Discesa Ascensore decisero di opporsi alla delibera per l’acquisto di un’ aspiratrice fumo, e chiesero in subordine l’istituzione di una multa di euro 68.300,00 per chi avesse fumato all’interno. La sig.ra Pulizia Scale si oppose, lamentandosi delle cicche abbandonate sui pianerottoli. Il sig. Minio Condo si vide pertanto costretto a rinviare la decisione all’assemblea successiva. Tra le questioni varie ed eventuali da trattare, prese la parola il sig. Parcheggio Esclusivo, ma prontamente il sig. Parcheggio Condominiale soffocò la sua voce opponendosi fermamente, a prescindere dalle richieste formulate. La sig.na Gatta Pelosi, con delega della sig. Abbaio Cane, quindi intervenne, rappresentando l’esigenza dell’ascensore per animali, ma subito il sig. Primo Piano si oppose alla questione ritenendo opportuno e preminente trattare i rumori provenienti dall’appartamento del sig. Secondo Piano. Di conseguenza, intervennero i signori Terzo e Quarto Piano;

tutti parenti, infuriati con la sig.na Mansarda Abitabile. Il sig. Minio Condo cercava di dare la parola ad ogni condomino, ma si rese conto che era impossibile soddisfare tutti. Nessuno era disposto a cedere per il bene comune. Prese appunti e trascrisse le richieste formulate, ma alla fine, esasperato dai toni e soffocato dall’astio, agguantò il microfono, e gridò: “Vi rendete conto che mancano esattamente 2762 anni, 11 mesi e 28 giorni per la fine del mio incarico! Che peccato ho fatto per meritare un simile inferno?”. Immediatamente si ricordò del capo d’imputazione e, sconsolato, rinviò l’approvazione delle delibere a data da destinarsi. STEFANIA DE NICOLAIS

Finestre sul cortile DI

TIZIANA MATTIA

Diritto di gorgheggio

navigatori, e cantanti a Sanremo?

Facciamocene una ragione. A quanti sarà capitato il vicino di pianerottolo o il dirimpettaio desideroso di un microfono con relativo pubblico? Nonostante, magari, l’ età non più verdissima o, peggio, lo sfregamento di corde vocali non “oliate” a dovere. La Cassazione ha stabilito il “diritto di canto” in condominio. Aggiungendo che “zittire una persona mentre dà libero sfogo al canto sul balcone della propria finestra, equivale a tenere un comportamento quantomeno inopportuno se non addirittura potenzialmente atto a ledere i diritti della persona, garantiti nella manifestazione esteriore pure dalla Costituzione”. Siamo o no, del resto, un popolo di santi,

Quando “eros” abita di fronte Immaginate un popoloso palazzo di Teramo, giusto a pochi passi dal centro. Vecchi balconi bisognosi di restauro affacciati su un andirivieni di auto. Non c’è pace di voci tra le scale, neppure dei “sensi”. Così, proprio quando l’alba si affaccia sui graffi dei muri e il sonno si accorda con il respiro, un improvviso, ma deciso lamento squarcia il diradarsi delle tenebre. E’ il debutto in un crescendo inequivocabile che scavalca le finestre, aggira le tende e arriva a orecchie impastate di silenzio. Ci risiamo. Tornata la spudorata primavera, che invita goliardica alle corse sul lungofiume, si schiudono le


La finestra sul cortile (Rear Window) è un film del 1954 diretto da Alfred Hitchcock, tratto dall’omonimo racconto di Cornell Woolrich.

finestre mortificate dall’inverno. La brezza che sa di aurora dà una scrollata al sonno, e mentre la testa torna cosciente, tra orecchie e cuscino, inizia l’ascolto. Involontario, timido, pudico, all’inizio, e inevitabile. Nascosto all’eros che, intanto, tira dritto per la sua strada. Proprio di fronte, al di là del cortile. Esplode il finale in una simbiosi che sembra studiata a tavolino. Anzi, a letto. L’orologio segna quasi le sei. L’eros riposa, ora, sotto lo scroscio di una doccia. Siamo a Teramo, a pochi passi dal centro. Qui, l’amore, al massimo, dà la sveglia. A Martinsicuro, beccherebbe una multa. Stalking sul pianerottolo Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, oltre la metà delle cause civili riguarda il condominio. Per Giuseppe Bica, presidente dell’associazione nazionale degli amministratori di immobili, è meglio togliersi dalla testa di risolvere le controversie in via ufficiale. Due le ragioni, anche ovvie. Spreco di tempo e denaro. Senza considerare che i maleducati restano tali, a

prescindere. Consiglia Bica, meglio essere tolleranti, cercando di trovare una soluzione amichevole. Ci ha provato una famiglia teramana a passare sopra, ma “ogni limite ha la sua pazienza”, come diceva Totò. Anche se nel casone popolare, testimone dei fatti, tutti i tentativi hanno fatto finora cilecca. Accade che qualcuno prenda di mira l’appartamento al piano di sotto e renda la vita impossibile – con sistematico mestiere – ai suoi abitanti. Le ragioni? Imperscrutabili, ovviamente, per le vittime. Che subiscono, distribuiti in lunghi mesi di sopportazione, resti di cibo sparsi ampiamente sul terrazzino, commenti (dilatati nel cortile) sull’abbigliamento, più o meno – a loro dire – provocante di una delle condòmine “sotto tiro” ruote di bicicletta forate a date costanti, insulti a piacere. Dal confronto verbale alla denuncia il passo è più o meno breve. Risultato? Nessuno ha cambiato casa, come forse auspicato da molestatori e tiranneggiati. E la storia continua.

Vicini ideali I bambini sono deliziosi, ma piangono e fanno capricci. Quando crescono, spesso diventano studenti e le cose peggiorano. Musica a tutto volume, esercitazioni alla batteria, feste con gli amici, “effusioni” a piena voce con la ragazza di turno. Le coppie, soprattutto se giovani, amano tacchi a spillo e partite di calcio in tv come allo stadio. Se c’è intesa. In caso contrario, incompatibilità caratteriali condivise “urbi et orbi”. Insomma, difficile, quasi impossibile trovare il vicino di casa ideale. Non stupirà, dunque, se, in provincia di Teramo, al contrario di quanto si possa immaginare, sia stata venduta a caro prezzo una graziosa villetta –vista mare mozzafiato -, con un particolare raro. Vicini di casa silenziosissimi, anzi addirittura muti. Peccato solo per gli alberi che ornano la loro “residenza”. Una lunga monotona schiera di cipressi ....

Vitaccia di condominio




40 mar. / 2011

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Fallimento continuo

2.2409

Dati allarmanti del presidente del Tribunale di Teramo, Giovanni Spinosa, Spinosa che pone l’accento sulla criminalitàma in particolare sulle aziende che chiudono: + 38%, un record. record E la Giustizia intanto… DI

MIRA CARPINETA

ella relazione annuale sull’attività giudiziaria del tribunale di Teramo emergono dati importanti, come una produttività in costante e sostanzioso aumento: 4101 sentenze nel 2010, il 25% in più rispetto all’anno precedente, nonostante la carenza di organico, sia tra i giudici che tra il personale amministrativo. La mancata sostituzione del personale che va in pensione spinge il presidente Giovanni Spinosa ad una dichiarazione alquanto provocatoria: “Se il personale continua a diminuire dovrò chiedere ai giudici di rallentare la loro attività, perché le cancellerie non riescono più a tenere il passo. Questo è un vero controsenso in una realtà come quella teramana in cui, sfatando i luoghi comuni sulla giustizia lenta, i tempi medi del dibattimento sono di 347 giorni per il monocratico e 114 giorni per il collegiale”. Qual è la situazione della nostra provincia? “La provincia di Teramo è un territorio vasto. Nell’ultimo anno giudiziario il tribunale di Teramo è stato quello che ha incamerato più numeri nel ruolo penale. Tuttavia, il dato più significativo riguarda i processi di procedure fallimentari, in notevole aumento, che danno una precisa lettura della situazione economica della provincia di Teramo. I dati sono allarmanti: Teramo è al primo posto in Abruzzo, con un incremento del 38 %, comparato al secondo tribunale, quello di Pescara, che ha incamerato il 23%. Una vera esplosione, e questo è un primo dato di una situazione economica difficile. La giustizia, da questo

punto di vista, è l’ultimo dei parametri che arriva a misurare l’innalzamento della febbre, ma quando vi si arriva significa che la febbre è alta. Analoghi i dati sulle esecuzioni immobiliari e mobiliari che hanno avuto un forte incremento. Di conseguenza, anche le cause di lavoro hanno avuto un incremento importante di 1431 sopravvenuti rispetto all’anno precedente”. Quali invece le criminalità che agiscono sul nostro territorio? “La criminalità diffusa in provincia è molto complessa. Ci sono delle difficoltà a leggere un tessuto criminale molto variegato e distribuito sul territorio. La costa ha specifiche situazioni, Teramo città altre, il territorio montano altre ancora. E’ evidente, tuttavia, che la situazione della costa è molto difficile. Zona di passaggio, vicina a centri nevralgici di espansione criminale. Bisogna prendere atto che esiste una struttura mafiosa emergente, come è quella del foggiano, uno dei territori oggi più a rischio, molto vicina a Teramo e a tutta la costa abruzzese. Vi sono situazioni e presenze di soggetti legati a criminalità tradizionali, e poi un tessuto locale potenzialmente idoneo a saldarsi con altra criminalità. A questo bisogna dare molta attenzione. La costa è zona con molti investimenti. La capacità di controllo dei capitali costituisce uno dei temi più importanti su cui operare”. Riciclaggio? “Il riciclaggio è un dato esistente su tutto il territorio nazionale, e la sua lettura è statisticamente di difficile rilevazione. Tuttavia, il problema potenzialmente esiste, perché troviamo dati sintomatici di soggetti che dovrebbero

essere altrove, e invece si trovano sulla costa. Personaggi legati ad ambienti della camorra, della ‘ndrangheta, e questo è preoccupante”. I rischi maggiori? “Una recente brutta vicenda legata al pestaggio di una donna che gestiva una sala giochi e l’esperienza accumulata sulla riviera romagnola -che ho la pretesa di conoscere bene dal punto di vista della criminalità - mi ha portato a fare alcune considerazioni. La storia della criminalità italiana passa attraverso la gestione del divertimento: locali, bische, case da gioco, dai tempi di Epaminonda, Gaetano Fidanzati, Pietro Pace, fino ad arrivare a Riina, ai calabresi, agli Arena. Era una criminalità focalizzata sull’aspetto economico, ma quando avvengono episodi di questo tipo, con il passaggio da una criminalità di tipo economico ad una criminalità violenta, la sensazione è che la situazione stia evolvendo in modo drammatico. Le due cose sono senza dubbio collegate. Il riciclaggio esiste laddove c’è una forte presenza criminale, quindi il rischio è che le nuove organizzazioni criminali si saldino con quelle già insediate. Penso che porre maggiore attenzione sulla costa sia un impegno imprescindibile”. La violenza quindi è in aumento? “Una cosa che francamente mi ha sorpreso per il territorio è proprio la violenza diffusa. A parte situazioni residuali di litigi, disagi familiari, quello che mi ha maggiormente colpito è il dato delle violenze sessuali. Ce ne sono veramente tante e alcune francamente piuttosto brutte, soprattutto sulle donne”.


41 mar. / 2011

In attesa di giustizia Processo-verità per il presunto assassino di Adele Mazza, Mazza strangolata e fatta a pezzi proprio un anno fa iustizia. La pretendono i familiari di Adele Mazza- la donna brutalmente assassinata e poi fatta a pezzi il 6 aprile dello scorso anno- alla vigilia del processo che non ha eguali nella storia giuridica teramana degli ultimi cinquant’anni. Sul banco degli imputati Romano Bisceglia, il grande accusato. Per l’opinione pubblica, il “mostro”. Strangolò ferocemente la vittima nel suo appartamento popolare di via Tordino e poi la sezionò in cinque parti, avvolte in tre buste di plastica, gettandone, poi, i resti lungo una scarpata di via Franchi, periferia teramana. Un personaggio, quello del 54enne teramano, ancora da decifrare nella sua interezza, ma che ha sempre fatto paura a chi lo ha conosciuto, ben oltre la sua immagine apparentemente trascurata e l’andatura claudicante. Un uomo che ha vissuto gran parte della sua esistenza fluttuando nello squallore della tossicodipendenza e del ricatto, dell’estorsione e dello sfruttamento della prostituzione, e che ha spinto il suo profondo buio interiore fin oltre quel confine invalicabile della dignità dell’essere. Oltre l’omicidio, fino allo scempio. Un atto che a più di qualcuno lascia il beneficio del dubbio, ipotizzando che Bisceglia non abbia agito da solo. La dinamica dei fatti, dal sezionamento del corpo al trasporto, sembrerebbe troppo per un uomo dalle precarie condizioni fisiche, ed apre tuttora all’ipotesi inquietante di un complice a piede libero. Costui, del quale l’imputato si fidava ciecamente, potrebbe averlo aiutato, disfacendosi dei resti del cadavere e poi dell’arma del delitto, mai ritrovata, confidando in un assoluto silenzio. Una figura che per le indagini della Procura della Repubblica, per la pubblica accusa del procuratore capo Gabriele Ferretti e del pm Roberta D’Avolio non è però mai esistita. Dopo essere stato rinviato a giudizio in Corte d’Assise, il 13 maggio prossimo sarà dunque il solo “mostro” riconosciuto a

professare la propria innocenza, più volte rivendicata prima durante l’iniziale reclusione nel carcere di Castrogno e poi in quello di Chieti, dinnanzi ad accuse pesanti: omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, oltre che sfruttamento della prostituzione. Colpe che se gli fossero riconosciute, significherebbero per il 54enne condanna al carcere a vita. A tentare di riscrivere un finale per molti già scontato la difesa dell’avvocato Barbara Castiglione, che cercherà di smontare ogni singolo passaggio delle oltre 2500 pagine del dossier presentato dalla pubblica accusa, sostenuta in fase processuale dall’avvocato Gennaro Lettieri, legale della famiglia dellavittima, costituitasi parte civile. Punto cardine dell’accusa le tracce ematiche che i Ris trovarono nella vasca da bagno dell’abitazione di Bisceglia e su una sua scarpa - il cui Dna è compatibile con quello di Adele Mazza – in aggiunta a quelle trovate sul nastro adesivo usato per sigillare una delle buste con i resti della donna compatibili invece con il Dna dell’imputato. Prove che si scontreranno con la richiesta di proscioglimento dell’uomo inoltrata dalla difesa in udienza preliminare. Secondo l’avvocato Castiglione, infatti, le compatibilità ematiche sarebbero ancora tutte da dimostrare. Uno scontro tra le parti che potrebbe riservare qualche colpo di scena, se si considera che sarebbero circa una settantina i testimoni che l’accusa potrebbe convocare in dibattimento. Tra gli altri, quella di un compagno di cella di Romano Bisceglia, durante i giorni successivi all’arresto, che in una deposizione avrebbe rivelato di aver ascoltato dallo stesso imputato una confessione di colpevolezza per l’omicidio della sua ex compagna. Il processo, al di là delle strategie, si spera possa fare luce su un episodio di cronaca difficilmente dimenticabile, restituendo alla fine di tutto una doverosa giustizia. RAUL RICCI


42 mar. / 2011

Caro capoluogo… Messaggi dai Comuni a Teramo DI

ALESSIO PALANTRANI

Canzano: “Vicini e ben collegati” anzano è un Comune della provincia di Teramo situato sulla sommità di una collina dalla quale sorveglia, vivacemente sornione, sia la Val Tordino che la Val Vomano. È confinante con il territorio del Comune di Teramo e, senza ombra di dubbio, come ribadito anche dal suo sindaco Francesco Di Marco, quest’aspetto è decisivo nella percezione di Teramo come capoluogo di provincia. “Per noi – esordisce il primo cittadino– Teramo rappresenta un punto di riferimento di grande importanza. Siamo a ridosso e vi si concentra oltre l’80% dei movimenti dei miei concittadini”. In effetti, l’efficienza e l’efficacia di un capoluogo nei confronti dei propri Comuni si può tradurre con facilità di raggiungibilità e spostamenti. “I cittadini di Canzano in 15 minuti sono a Teramo e hanno la possibilità di scegliere addirittura tre diversi percorsi: la Teramo

– mare, la SS 150 e la collinare che sbuca a Porta Romana. A parte i miglioramenti sempre auspicabili, ma non imputabili esclusivamente a Teramo, per noi il capoluogo è una vera risorsa e il rapporto con il cittadino/lavoratore è ottimo”. Un settore su cui il sindaco si sofferma, attraverso un’analisi critica della situazione, invece, è il commercio. Di Marco ha potuto constatare che Canzano ha tratto un giovamento da questo punto di vista. “Ritengo che per avere buoni risultati un Centro Commerciale di quelle dimensioni (il riferimento è al Centro Commerciale Gran Sasso ndr) debba avere i numeri giusti, altrimenti l’effetto è controproducente. Le botteghe del mio paese hanno mantenuto e rafforzato la propria clientela per questioni di fedeltà e fiducia e, in più, quasi per un effetto di bilanciamento, nel versante del Vomano è stato aperto un supermercato che a noi mancava”. Insomma, una

minaccia diventata risorsa, che ha prodotto vantaggi commerciali, occupazionali ed economici per le famiglie canzanesi. Non avendo grandi o immediate proposte da offrire al capoluogo, come il sindaco Di Marco giudica quei Comuni che vorrebbero aggregarsi ad altre province? “Pur rispettando le ragioni di quei Comuni di confine, lontani dal proprio capoluogo, con difficoltà logistiche evidenti e con il richiamo di sirene attraenti come Pescara o Ascoli Piceno, sono contrario a cambiamenti di questo genere. Ritengo che sia più opportuno far valere ragioni e diritti nel luogo di appartenenza”. Il primo cittadino di Canzano conclude con un interrogativo inequivocabile: “Se nel corso di tanti anni non si è riusciti ad ottenere i giusti investimenti o risorse, perché mai si dovrebbero ottenerne da altri, essendo gli ultimi arrivati?”.


43 mar. / 2011

Isola del Gran Sasso “Adeguatamente soddisfatti” mportante centro culturale e turistico della nostra variegata provincia, adagiata alle pendici del Gigante che dorme, Isola del Gran Sasso, per bocca del sindaco Fiore Di Giacinto si dimostra adeguatamente soddisfatta del ruolo svolto da Teramo come capoluogo di provincia. “Indubbiamente è difficile affermare quanto compiutamente e con efficacia la città

I rapporti fra gli enti sono buoni e le eventuali difficoltà si riversano piuttosto sui cittadini. Negli ultimi anni Teramo è stata impoverita di alcuni uffici e servizi, come ad esempio la Banca d’Italia

di Teramo svolga il proprio ruolo – premette il primo cittadino –, ma è anche vero che si fa quel che si può”. Una posizione accomodante e ragionevole, che tiene in considerazione le difficoltà economiche e burocratiche nelle quali le amministrazioni locali devono districarsi. “Certamente molti aspetti sfuggono, ma si possono ricondurre più a problematiche di carattere nazionale e

Silvi: “Un ponte per il salotto buono” L’unica delle cittadine prese in considerazione che può godere della mitezza, allegria e malinconia del mare è Silvi, al confine pescarese. Il suo sindaco Gaetano Vallescura è perfettamente consapevole di tali peculiarità e faticosamente sta cercando di farsi valere in provincia. “Teramo come capoluogo di provincia è antica ed autorevole, anche se negli anni è stata indebolita dalla vicina Pescara che, ad esempio, ha annesso a sé il territorio di Penne. Tuttora fa quel che può, con le note difficoltà a livello locale e nazionale”. I silvaroli non hanno particolari problemi con Teramo, anche se sono evidentemente più legati all’amministrazione comunale che a quella provinciale, percepita maggiormente come qualcosa di astratto. “I collegamenti con Teramo sono buoni, ma a noi sta a cuore, nella redistribuzione delle risorse, che si capisca quanto sia importante sviluppare e potenziare queste zone di confine”. Un esempio reale e concreto sarebbe il cosiddetto ponte sulla riviera che collegherebbe Silvi e Montesilvano. Il ponte sarebbe un’alternativa alla Statale, e permetterebbe a cittadini e turisti di spostarsi più facilmente da una località all’altra, visto e considerato che, inevitabilmente, Silvi è stata inglobata nell’area metropolitana pescarese. A tal riguardo, e con intenti pro-

positivi, il primo cittadino ha ammesso che il suo desiderio è “far diventare Silvi il salotto buono di questa area metropolitana. Un ambiente accogliente e vivibile, spiagge ampie e meno affollate, raggiungibili dalle piste ciclabili e a misura di famiglia”. La Provincia di Teramo sembra aver compreso l’importanza di quest’ opera e, rivela Vallescura, il 23 marzo sarà pubblicato sul Bura il bando per l’affidamento dei lavori e l’accordo di programma firmato dalle Province di Teramo e Pescara e dai Comuni di Silvi e Città S. Angelo. Infine, con grande realismo ammette: “Io mi sento cittadino europeo, italiano, abruzzese e teramano e, pur avendo fatto provocazioni del genere in passato, sono consapevole che non risolverei i problemi cambiando provincia. Silvi è in una posizione geografica di confine e strategica e deve necessariamente sfruttare la vicinanza con Pescara. Il mio compito è far capire che solo attraverso un’infrastruttura come il ponte ed una logica del genere è possibile migliorare la condizione della mia città, e di riflesso dell’intero territorio di appartenenza, in quanto per numero di abitanti e contribuenti siamo il quarto o quinto Comune. Chiedo solo un aiuto per raggiungere questo ambizioso, ma possibile obiettivo”.

sistemico piuttosto che locali”. Anche in riferimento agli eventuali disagi che il proprio Comune avrebbe nel rapporto con il capoluogo emerge una posizione disincantata. “I rapporti fra gli enti sono buoni e le eventuali difficoltà si riversano piuttosto sui cittadini. Negli ultimi anni Teramo è stata impoverita di alcuni uffici e servizi, come ad esempio la Banca d’Italia”. Il sindaco, infatti, percepisce dai concittadini disagi legati all’inefficienza negli ospedali, negli uffici pubblici e nelle lungaggini della burocrazia. Piuttosto soddisfacente, invece, è la percezione riguardo viabilità e trasporti. “Siamo a 29 km dal capoluogo, ma si riesce facilmente a raggiungerlo sia dall’autostrada, sia dalle strade statali e anche fra gli studenti pendolari, esclusa qualche sporadica lamentela, c’è soddisfazione per il servizio prestato”. Ventinove chilometri, dunque, sembrano non costituire uno scoglio insormontabile per i cittadini isolani e anche per i tanti studenti che ogni mattina si riversano nelle scuole di Teramo, sia privatamente che con i mezzi pubblici. Una condizione invidiabile che, d’altro canto, non scoraggia il sindaco dall’augurarsi miglioramenti per quanto riguarda l’efficienza e la velocità della burocrazia, un aspetto che gli sta particolarmente a cuore. Chiamato ad esprimere un parere su quei Comuni che chiedono di essere annessi ad altre province il sindaco risponde: “Solitamente si tratta di Comuni di confine, i quali sarebbero anche giustificati perché, in alcune circostanze, si sentono trascurati o perché la distanza dal capoluogo è rilevante. Per questi motivi, periodicamente e specie nei momenti di crisi, riaffiora quella che spesso e volentieri è più una ‘minaccia’ o una ‘provocazione’, in realtà infondata nei contenuti. Riconosco, anche, però, che Comuni situati in aree particolarmente colpiti dalla crisi economica possano realmente essere attratti da province limitrofe economicamente più floride, come l’esempio della Val Vibrata”.


44 mar. / 2011

Bisenti “Dateci quella strada…”

hiedere ad un Comune di periferia come Bisenti in che modo percepisce Teramo capoluogo e se svolga compiutamente il suo ruolo potrebbe sembrare una provocazione. Invece, si riscontra una posizione, sì indignata, ma anche combattiva, costruttiva e collaborativa. Situato nell’alta Valfino, Bisenti, attraverso le parole del suo sindaco, Guido De Luca, riconosce Teramo come capoluogo di provincia, ma ammette che nulla è stato ancora fatto dalla politica per migliorare le condizioni di questi territori. “Le nostre difficoltà sono legate essenzialmente alla distanza e l’insufficienza dei collegamenti infrastrutturali e stradali altro non fa che aumentare la marginalità dei paesi della nostra vallata”. Naturalmente, come conferma il primo cittadino, i problemi si riversano sui cittadini. “Gli abitanti del terri-

torio pagano l’assenza di alcuni servizi essenziali come scuole, uffici pubblici e postali, sanità e sono costretti a recarsi a Teramo con tutte le difficoltà legate agli spostamenti”. Perché il vero problema sta nei collegamenti stradali. “Esiste il progetto esecutivo di una strada a scorrimento veloce, la pedemontana Bisenti – Teramo, i cui finanziamenti sono stati dirottati altrove e siamo in attesa di nuove risorse. Noi come territorio vorremmo che la Provincia s’impegnasse di più per reperire tali fondi dal governo centrale perché questa strada – auspica il sindaco De Luca –. Sarebbe una svolta epocale e ci permetterebbe di arrivare a Teramo in 15 minuti”. Provate invece, ad andare a Bisenti ora, tra curve, strade dissestate, e eventuale maltempo… Una vera propria impresa che la pedemontana trasformerebbe in una passeggiata di salute (in automobile, ovviamente). Si tratta della Pe-

demontana Abruzzo – Marche, progettata per valorizzare i rispettivi versanti adriatico ed appenninico interno, realizzabile entro il 2013 ed in attesa di fondi Cipe, che prevede anche un collegamento a sud di Teramo, ovvero la Villa Vomano – Bisenti, tracciato di nuova realizzazione, ancora in fase di progettazione preliminare. In conclusione, il sindaco liquida con “politica della provocazione” le eventuali migrazioni verso altre province. “Sono del parere che bisogna essere collaborativi all’interno del proprio territorio di appartenenza con gli enti preposti, in quanto far emergere questi territori di confine costituirebbe un vantaggio per tutti i portatori di interesse”. Con una battuta sarcastica: “Per noi andarcene a Pescara non cambierebbe molto, sempre marginali rimarremmo, al limite risparmieremmo qualche brutta curva…”


45 mar. / 2011

Cives, volontari per quattro stagioni

a lavoro durante le ultime pioggie DI

DANIELA PALANTRANI

Corpo di Intervento Volontario di Emergenza e Soccorso (C.I.V.E.S.), una sigla per individuare volontari e piccoli grandi interventi compiuti solo per desiderio di aiutare l’altro. Attivi ed operativi tutto l’anno con particolare visibilità in alcuni periodi, dovuta alla particolare criticità degli eventi. Il presidente Mauro D’Ubaldo ne spiega l’organizzazione. Nel periodo estivo maggiori gli interventi per incendi boschivi, nel periodo autunnale e primaverile per alluvioni e per ogni altra situazione in cui la sala operativa della Regione Abruzzo decida di allertare la Protezione Civile. Quanti siete? “Siamo 73 volontari, tra cui anche 23 donne”. Riuscite a far fronte ai tanti impegni solo con apporto di volontari? “La bellezza della Protezione Civile Italiana è che ci sono tante donne e tanti uomini che dedicano il loro tempo libero sottraendolo anche alla famiglia per svolgere il servizio di volontariato”. Come si entra a far parte della Protezione Civile? “In occasioni particolari abbiamo avuto una abnorme richiesta di iscrizione, a cui però non è corrisposto un impegno adeguato. L’iscrizione avviene con una semplice domanda, con allegati vari documenti. Segue un colloquio con il coor-

dinatore tecnico Renato Quintiliani. La domanda viene portata all’esame del consiglio direttivo. A maggioranza si approva o si respinge la domanda di ammissione. In caso positivo il volontario è in prova per sei mesi”. Quali le competenze richieste? “Se il volontario vuole se le forma all’in-

terno dell’associazione. Abbiamo una compagine tra le più eterogenee, in merito alle categorie professionali. Andiamo dal professionista alla casalinga. Naturalmente l’impegno viene valutato dal coordinatore tecnico, e vengono conseguentemente formate delle squadre, tenendo conto delle

il gruppo Cives di Teramo


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le difficili operazioni di recupero

predisposizioni e competenze di ognuno, e con vari gradi al suo interno: caposquadra, vice caposquadra, assistente. I corsi di formazione ed aggiornamento vengono effettuati con regolarità”. Di quante unità è composta ogni squadra? “Ci sono particolari momenti, per esempio nel periodo in cui sono più probabili gli incendi boschivi, in cui il coordinatore tecnico chiede ai volontari di dare disponibilità per ventiquattrore”. Siete intervenuti anche nel terremoto a L’Aquila. “Si, quella notte senza nessuna chiamata ci siamo trovati in almeno 15 volontari pronti a partire per la zona

martoriata. Il nostro coordinatore tecnico era tra noi forse quello più scosso, perché aveva la figlia che studiava a L’Aquila. Per fortuna era riuscito a contattarla telefonicamente. Ci siamo subito attivati per la partenza, controllato l’attrezzatura, messi in colonna i mezzi e partiti, con 2/3 squadre. La mattina prestissimo eravamo già al casello AQ Ovest. Siamo riusciti ad estrarre una ragazza viva dalle macerie. Quel felice evento è stato per noi il carburante che ci ha spinto durante tutto il periodo, anche durante l’organizzazione della tendopoli a Coppito”.

Volontari Cives

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48 mar. / 2011

Statizzazione: Blocco “sotto canestro” Alberto Melarangelo traccia un bilancio di due anni alla presidenza dell’istituto “G.Braga” di Teramo DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

lberto Melarangelo da due anni alla presidenza del Cda del Istituto “Gaetano Braga” traccia un bilancio di questi primi due anni: le polemiche che ne hanno accompagnato l’elezione, quelle che invece hanno investito la più antica istituzione musicale d’Abruzzo. Toni spesso esasperati e un’opinione pubblica confusa. Cosa sapevi del Braga prima di essere nominato alla presidenza? Ne avevo una conoscenza sommaria. Ogni tanto le voci di strada riportavano alcune notizie che prendevano pieghe casuali e faziose, davvero pessima abitudine della nostra città. Sorpreso della nomina? Ovviamente sì. Sono il primo presidente di nomina ministeriale dopo la riforma, ossia per la prima volta non si verificava più il caso che la figura apicale di uno degli enti finanziatori rivestisse anche questa carica. Inoltre, la nuova norma prevedeva che il nominato fosse attinente al settore: il mio curriculum di studi classici ha avuto la meglio. All’inizio (era il febbraio 2009) ci sono stati anche dei mormorii legati alla novità della nomina. Ma poi si è cominciato subito a lavorare sodo per prendere coscienza della situazione. Che da subito si è mostrata tutt’altro che rosea.

Spieghiamo. Una premessa, intanto. Stando a riconoscimento dei titoli, pecorso di studi, regolamento interno il Braga è già nei fatti un conservatorio. Non c’è davvero alcuna differenza, cambiano solo gli enti finanziatori. I conservatori sono

Alberto Melarangelo

finanziati dallo Stato, mentre gli istituti musicali pareggiati vivono dei fondi degli enti locali (Provincia, Comune, Regione, Banche e Fondazioni, nel nostro caso la Tercas). Molti di questi enti, a seguito della crisi che ha investito l’Italia e la nostra regione, non possono garantire allo stato attuale questi finanziamenti. Ovviamente, il venir meno di tali risorse rende il futuro molto incerto. Si tratta di molti posti a rischio. Sì, ma non solo. Si tratta dell’importanza culturale di Teramo a essere in pericolo. Tuttavia, con i docenti c’è stato subito un rapporto sincero. Non serve a nulla nascondere la realtà. Sono molti gli arretrati da pagare. Abbiamo realizzato risparmi e tagli consistenti, delle vere e proprie “operazioni chirurgiche”, ma alla fine siamo riusciti a non mandare a casa nessuno. Si fa il possibile, dando anche carichi superiori di lavoro per garantire che il servizio sia svolto. Questa è una crisi mai subita. I tagli sono stati molti e sostanziali (la Regione ci ha dimezzato il contributo di 250 mila euro). Non ci si può permettere una politica faziosa in questo momento. La cultura non può avere colori e nell’esercizio di questo ruolo, per il quale sono onorato, ho accantonato la mia appartenenza partitica per un profilo esclusivamente istituzionale.


49 mar. / 2011

un concerto promosso dall’Istituto

la musica

La statizzazione, partita che si può vincere? Intanto vale la pena giocarla, e noi la stavamo giocando fino alla fine. Purtroppo siamo stati bloccati, per dirla con lessico sportivo, “sotto canestro”, quando ormai si era a un passo. Dobbiamo riprovarci ancora, e studiare la strada migliore. Intanto stiamo aggredendo l’emergenza prevenendo la crisi finanziaria che rischia di acuirsi a fine anno. Le voci “popolari” sul Braga hanno avuto un peso specifico sul tuo operato? I teramani e gli abruzzesi sono molto attaccati al Braga che, ricordiamolo, è l’istituzione formativa musicale più antica d’Abruzzo (1895). L’ho verificato nel raccogliere tante attestazioni di stima a seguito della mia nomina e soprattutto ascoltando tanti famigliari degli allievi, giustamente molto attenti alla formazione dei propri figli (quest’anno abbiamo superato le 600 iscrizioni). Le critiche sono ben accette ovviamente, le provocazioni anche. L’insulto, la disinformazione, il pregiudizio e soprattutto l’utilizzo del Braga in senso polemico al fine di farsi pubblicità sono da non prendere in considerazione. Lavoro quotidianamente assieme al Cda e al personale amministrativo, che ovviamente ringrazio, per sbrogliare i problemi più stringenti e creare delle prospettive di futuro. Ed è il problema più difficile oltre che quello più urgente. Il taglio della regione è stato il più grave? Assolutamente sì. Mi rendo conto che la si-

tuazione è difficile per tutti. La crisi della sanità e il terremoto hanno messo in ginocchio questa e altre istituzioni, e la Regione non può provvedere a tutti. Mi aspetto comunque che questo ente ripristini il contributo quasi integralmente al più presto possibile. Non c’è molto altro da dire. Per il momento dobbiamo fare la parte ingrata di chi in continuazione deve cercare approviggionamenti al fine di garantire lo stipendio mensile ai dipendenti (110 mila euro al mese, il 90% del bilancio) e devo ringraziare la Fondazione Tercas che ci sostiene da due anni per fronteggiare le emergenze. Quale l’atteggiamento dei media? Debbo dire che il Braga riscuote sempre di più la loro attenzione, senza dubbio in maniera maggiore rispetto al passato recente, perché, rovistando negli archivi, ho notato che andando indietro con le cronache, l’istituto musicale è sempre presente, soprattutto per le prove artistiche. Abbiamo scelto di comunicare con trasparenza tutte le scelte compiute, senza nascondere la nostra situazione, frutto del lavoro della nostra squadra istituzionale, informando continuamente sui passaggi operati verso la statizzazione. E’ sempre più necessario far sapere che siamo un’istituzione formativa, non un’associazione musicale, su questo si è fatta troppa confusione. Spesso siamo finiti sulla stampa spinti dal clamore suscitato da talune polemiche sulle quali ho già risposto. Aggiungo inoltre che per come vengono poste di certo non fanno bene, specie in una realtà come quella teramana: costruiscono poco. E in questo mo-

mento è necessaria la massima coesione. Un contributo volto a costruire non a distruggere. Il rapporto dell’ istituzione con la città. È migliorato, secondo me. La crisi ha costretto l’istituto ad aprirsi con maggior forza e il positivo è che anche Teramo ha richiesto di più la sua presenza. Finalmente si è riusciti ad organizzare insieme e con maggior assiduità iniziative comuni: i concerti di capodanno e quelli di Natale, ad esempio. Il Braga è una realtà che dà visibilità a Teramo in tutta Italia, perché da tutta Italia proviene l’utenza di questa istituzione.

E’ sempre più necessario far sapere che siamo un’istituzione formativa, non un’associazione musicale, su questo si è fatta troppa confusione


50 mar. / 2011

Incontri Ravvicinati Meteoriti, asteroidi e comete, causa di moltissime “cicatrici” sulla Terra, sotto la “lente” accurata dei maggiori Osservatori astronomici. In attesa…

randi e piccoli crateri ricoprono l’intera superficie lunare. Sono i segni tangibili di violenti impatti causati dallo scontro con corpi minori del sistema solare, come meteoriti, asteroidi o comete. Negli ultimi 4.5 miliardi di anni. anche la Terra ha subito lo stesso trattamento, ma le cicatrici di questi eventi catastrofici sono state cancellate dall’erosione di venti e piogge o dai movimenti tettonici. A cercar bene, qualcosa si trova, come il meteorcrater, in Arizona, formatosi in seguito alla caduta di un meteorite ferroso di “appena” 50 metri di diametro, che ha lasciato un buco profondo 170 metri e largo circa 1200. Di questi resti fossili di antiche catastrofi ne sono stati individuati quasi 200. Il più impressionante è quello trovato nella penisola dello Yucatan (Messico), che si pensa abbia causato un’estinzione di massa senza precedenti circa 65 milioni di anni fa. In questo caso si è trattato di un asteroide di ben 15 km di diametro che si è scontrato con il nostro pianeta a una velocità di qualche decina di km al secondo (la distanza tra Roma e Milano in meno di un minuto). Se l’impatto avviene su una terra emersa, tonnellate di polveri sono sparate nell’atmosfera, il cielo si oscura e l’effetto serra provoca il surriscaldamento di tutto il pianeta. Se invece il meteorite cade in mare, ipotesi molto più probabile essendo il pianeta in gran parte ricoperto dagli oceani, la caduta provoca uno tsunami altrettanto violento. All’alba del 30 giugno del 1908, un evento catastrofico ebbe luogo nelle vicinanze del fiume Podkamennajain, località Tunguska (Siberia). Un meteorite di circa 30 metri di diametro, dopo essere entrato nell’atmo-

sfera terrestre a una velocità di circa 15 km al secondo, esplose a un’altezza di 8000 metri. L’onda d’urto provocò l’abbattendo di 60 milioni di alberi su 2150 chilometri quadrati, e il boato fu udito a 1000 km di distanza. In tutto il nord Europa il cielo notturno fu illuminato dalla scia di fuoco provocata dal surriscaldamento del meteorite. La potenza dell’esplosione paragonabile a quella di una bomba nucleare di circa 10 megatoni. Fortuna volle che l’evento avvenne in una zona disabitata. Questi fatti spiegano perché gli Osservatori astronomici di tutto il mondo hanno da tempo iniziato un monitoraggio dei corpi minori (asteroidi o comete) che orbitano intorno al Sole a una distanza simile a quella della Terra. In gergo scientifico, si chiamano NEOs (Near Earth Objects). Lo scopo di questi studi è determinarne con la maggior precisione possibile i parametri orbitali. In questo modo possiamo calcolare la probabilità che uno di questi oggetti possa, prima o poi, entrare in rotta di collisione con la Terra. Mentre scrivo, un corpo di una decina di metri ci ha “sfiorato”, passando ad appena 0,01 UA dalla Terra (circa 5 volte la distanza della Luna). Eventi come questo avvengono di frequente, ma non sono particolarmente pericolosi. Tra i NEOs fino ad oggi iden-

tificati, quello considerato più a rischio si chiama 2011 AG5. Tra il 2035 e il 2058 si avvicinerà pericolosamente al nostro pianeta per ben 13 volte. Con un diametro di circa 150 metri e una massa di 3,7 miliardi di kg il suo potenziale impatto con la Terra provocherebbe danni incalcolabili. Possiamo comunque dormire sonni tranquilli, perché dai dati in nostro possesso risulta che la probabilità di un tale evento è “solo” una su 10000. OSCAR STRANIERO (DIRETTORE OSSERVATORIO DI COLLURANIA)

crateri lunari


51 mar. / 2011

Excursus sui principali appuntamenti nei musei abruzzesi (e non solo)

“Kermesse” dell’arte Un incredibile fermento di convegni, visite guidate, aperture straordinarie renderanno ancora più speciale l’incontro con i beni culturali ullulano, in diversi luoghi della nostra regione iniziative artistico-culturali di pregio. Innanzitutto “L’Arte ti fa gli auguri”: durante tutto il 2011, nel giorno del proprio compleanno, il MiBAC offre un ingresso omaggio nei musei statali a tutti i cittadini italiani e dell’Unione Europea dietro esibizione della carta d’identità. Se il compleanno coincide con la chiusura dei luoghi, l’ingresso varrà per il successivo giorno utile. Il progetto mira a concepire il museo non solo come attrattore turistico, ma anche come luogo di interesse, della conoscenza, dell’infinito, della meraviglia e quindi della tutela. Spontaneamente il pensiero va al Museo Nazionale d’Abruzzo, gravemente danneggiato dal sisma dell’aprile 2009, il cui prezioso scrigno continua a testimoniare bellezza eterna. L’arte a L’Aquila e in Abruzzo vive e si manifesta con grande riscontro. Dopo il vasto apprezzamento e l’emozione dispensata dall’ esposizione delle antiche Madonne lignee e dalle sculture e i dipinti di età angioina, una prestigiosa silloge di opere d’arte sacra “Antiche Madonne Abruzzesi” è in mostra al Castello del Buonconsiglio a Trento, fino al 1 maggio 2011. Sublimi opere, di fine XII- inizio XIV secolo, di cui fanno

parte due sculture della diocesi di Teramo: la Madonna di Castelli e la Madonna della Cattedrale di Teramo. Altrettanto intensa la delicatezza profusa dalla grazia gentile delle belle e dolci Madonne del Rinascimento in mostra fino al 1 maggio 2011 al Castello Piccolomini di Celano. Nel cuore dell’Aquila, al salone della Banca D’Italia, si celebra il ritorno di uno dei capolavori dell’arte tardogotica abruzzese: il Trittico di Beffi, che, dopo aver affascinato più di un milione di visitatori nei prestigiosi musei americani, resterà in esposizione fino al 1 maggio 2011. Sensazionale partecipazione ha riscosso anche “Gente d’Abruzzo” (fino al 31 marzo 2011) alla Pinacoteca Civica di Teramo. Se il museo è lo specchio di un territorio e della sua storia, non si può fare a meno di citare il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo e il museo “La Civitella” di Chieti, il Museo Archeologico Nazionale di Campli, la Casa natale di Gabriele d’Annunzio a Pescara, che insieme a tutte le strutture affini e complementari, rimarranno aperti con ingresso gratuito dal 9 al 17 aprile 2011 in occasione della XIII settimana della cultura. Un incredibile fermento di convegni, visite guidate, aperture straordinarie renderanno ancora più speciale l’incontro con i beni

culturali. In virtù di ciò, la Carta dei Musei della Provincia di Teramo, reperibile presso l’assessorato alla Cultura e negli uffici IAT, riporta i luoghi dell’arte a noi più vicini e ne facilita l’approccio. Alla Pinacoteca Civica partirà, dal 9 aprile fino al 31 agosto, una mostra antologica dedicata a Cesare Averardi. Dall’11 al 15 aprile 2011 la Biblioteca Provinciale “M. Delfico” esporrà volumi antichi e di pregio, datati XIV-XVII secolo, recentemente restaurati. Sempre nell’ambito dei nove giorni della settimana della cultura si svolgeranno visite guidate alla Chiesa di Santa Maria a Vico a Sant’Omero, mentre il 17 aprile si potrà accedere e prendere visione diretta dei lavori di scavo e di restauro del teatro romano di Teramo, in concomitanza con il sito archeologico a piazza Sant’Anna visitabile tutti i giovedì dalle 16 alle 19 e il sabato dalle 10 alle13 e dalle 16 alle 19. I reperti rinvenuti nell’intera area di Interamnia e nei territori limitrofi costituiscono un palinsesto di storia custodito e animato nel Museo Archeologico “F. Savini” polo centrale del sistema museale della città. GIUSEPPINA MICHINI


52 mar. / 2011

Orientandosi al Sacro Colloquio con Luca Farina restauratore fotografo e pittore sempre alla ricerca di una nuova prospettiva personale w w w. L i 8 L i . c o m

DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI 2.2414

uca Farina è un artista che non ama parlar tantissimo del suo lavoro. Lavora, fa, crea. Che siano gli altri a parlarne, perché non sta a lui spiegare più di tanto. Per questo alla prima domanda l’intervista rischiava già di finire: c’è qualcosa in particolare che vorresti dire? “No, niente”. Benissimo: possiamo chiudere qui allora, e mettiamo solo le immagini dei dipinti. “Sarebbe un’ottima idea, davvero non mi dispiacerebbe! Quello è il modo di parlare del mio lavoro: le immagini che creo devono parlare da sole”. Va bene, allora sarà un’intervista cromatica: quali sono i tuoi colori primari? “Giallo, verde, arancio. Ovviamente il bianco e il nero: due colori fondamentali.” Netti o sfumati? “Netti: non amo le sfumature. Mi piace poi sovrapporre immagini. Trovo sia una soluzione molto evocativa, che mi permette di cancellare ciò che non mi piace, e salvare ciò che invece cattura il mio interesse. Uso pochi colori in un quadro e li ripeto spesso”.

Immagine è per te ‘bellezza’ o prima di tutto ‘concetto’? “Concetto”. Vale a dire? “Dare una realtà ulteriore al reale, mi sento ancora alla ricerca. L’indagine artistica parte dalla mia vita e dalle persone che mi circondano. È come fare un reportage. Per questo utilizzo foto

e pittura insieme”. L’arte secondo te è pericolosa? “Piuttosto direi che è utile per vivere meglio. È un gioco serio, perché sei costretto a fare i conti con la realtà problematica dell’umanità”. E la critica serve? “Sì, aiuta il fruitore a osservare meglio un lavoro a coglierne quel qualcosa in più che c’è. E’ un lavoro importante, che va fatto bene”. E l’interpretazione? A volte si possono inventare storie poco verosimili sul significato dei quadri, ammesso che ci sia sempre significato... “Vero, e lo risolverei così: l’interpretazione serve quando si esprime ciò che si ‘sente’ di un’opera (le emozioni) e non cosa si deve dire in base a qualcosa. Non è molto utile interrogarsi sui significati. Almeno non sempre”. Holderlin, il grande poeta tedesco, diceva degli uomini “Siamo un segno senza significato”, e quindi senza interpretazione. Che ne pensi? “Certamente è un punto di vista problematico... Potrei essere d’accordo. Mi piace”. Che rapporto, secondo te, dovrebbe esistere tra artista e artigiano? Una volta gli artisti erano molto più artigiani di quanto non lo siano oggi. “Indubbia-


53 mar. / 2011

Dov’è la lace Dove la luce

Io ira ( 100 cm x 140 cm)

CHI È Nome: Luca Cognome: Farina Soprannome: “Faina” Nato: 20/07/82 Città: Campli (TE) Studi: Accademia delle Arti di L’Aquila – Indirizzo Pittura Specializzazione Beni Storico Artistici Collaborazioni: Fondazione Staurós Italia Museo Arte Contemporanea, Microgalleria Accademia L’Aquila, Spazio mOHOc Arte Contemporanea Prossimi progetti: Aprile 2011 M.A.S. Museo dello Splendore – Giulianova (TE) Maggio 2011 Spazio mOHOc Monteprandone (AP) Settembre 2011 Spazio Nuova Dea – Ascoli Piceno Un sogno nel cassetto: “ ????????? ” Un aggettivo per descriverti: “Fate voi.”

mente le cose sono molto cambiate nel corso dei secoli. Diciamo però che in linea di massima l’artista deve necessariamente essere anche un bravo artigiano. Mentre a costui non è richiesto di essere anche un artista. Tuttavia l’obiettivo di un artista è riuscire a trovare la propria poetica”. A proposito di poetica: tu sei uno che si occupa particolarmente di arte sacra.

Giusto? “L’arte sacra è il mio campo prediletto. Lo faccio con una chiave poetica diversa, cercando di dare nuova linfa a tutto il codice iconografico e simbolico del mondo sacro, un codice che fa parte di noi e con cui siamo cresciuti. È un campo talvolta labirintico, sempre a un passo dalla vuota retorica. Questo lo rende ancora più affascinante. È una sfida”.

LUCA FARINA è un pittore vivente. DIPINGE foto e SCATTA dipinti Per la SOLA GIOIA di LEGGERLI. (Alessandra Morelli) Il legno come supporto epidermico e levigato. La carta come fibra e trama tattile dell’immagine fotografica. Il colore come contaminazione sciamanica e rivelazione. Il senso della materia è completo e mobile. È un equilibrio vibrante di spinte e reazioni di bellezza alchemica e concettuale. L’artista punta lo sguardo e poi schiude col corpo la sua prospettiva di compasso, aperta, circolare, protagonista nell’opera come le linee, le colle, le polveri. (Alessandra Morelli)


a cura di Alessandra Morelli


a cura di Ivan di Nino


56 mar. / 2011

Disturbi alimentari un registro per documentarli A CURA DI

PAOLO DE CRISTOFARO*

partire dal 1 ottobre 2009, il Centro di Riferimento Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione della Asl di Teramo, ha avviato la registrazione di tutti gli accessi per disturbi alimentari, con l’intento di avere dati reali sulla loro crescente problematicità e allo scopo di promuovere la costruzione di un registro per la patologia alimentare nella Regione Abruzzo, indispensabile per la conoscenza del fenomeno e per un uso più razionale e ponderato delle risorse disponibili. Censiti ben 169 casi con disturbo del comportamento alimentare (anoressia nervosa (20%), bulimia nervosa (12%), disturbi alimentari non altrimenti specificati o DANAS (39%) e obesità con disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) o Binge Eating Disorders (BED) degli anglosassoni (29%), utilizzando i criteri diagnostici del DSM IV. Si tratta di un numero molto elevato, se si considera la tipologia di questi pazienti che frequentemente necessitano, per più volte alla settimana, di un trattamento integrato e conte-

stuale che impegna medico, psicologo e dietista. Sono state prese in esame le elaborazioni relative alle seguenti variabili inserite nel registro: a) sesso, b) età, c) titolo di studio, d) stato civile, e) attività lavorativa, f) comorbilità, g) inviante, h) provenienza e dati sulla mobilità attiva. a) SESSO: La quasi totalità dei pazienti con disturbi alimentari è di sesso femminile, al pari di quanto riportato dalla letteratura (femmine 91%; maschi 9%); b) ETA’: L’età media dei pazienti seguiti dal Centro per disturbi alimentari è risultata di 38 anni. Tuttavia, almeno il 60% della casistica si colloca nella fascia giovanile, con il picco più alto che si osserva nella fascia “14 – 18 anni” (25%). A conferma che i disturbi alimentari sono un vero flagello della fascia adolescenziale/giovanile, mentre il 40% si colloca nella fascia adulta, con un altro picco significativo che si osserva nella fascia d’età “39-43 anni” (15%). Se ne deduce che non solo è indispensabile il trattamento precoce di questi soggetti, onde evitare le cronicizzazioni, in servizi integrati che siano in grado di diagnosticarli precocemente,

ma è altrettanto importante sapere che esiste un’ importante quota della casistica che appartiene ad un’area di cronicità che necessita di trattamenti e di monitoraggio di lungo periodo, in servizi ad essa dedicati; c) TITOLO DI STUDIO: Anche in questo caso, la prevalente giovane età dei pazienti fa emergere le percentuali di coloro che hanno conseguito il titolo di scuola media superiore (42%) e inferiore (41%), mentre i laureati sarebbero l’11% della casistica; d) STATO CIVILE: Il 63% dei pazienti risulta essere celibe/nubile, data la prevalenza della fascia di età più giovane, il 33% coniugato, il 4% separato; e) ATTIVITA’ LAVORATIVA: Il quadro degli occupati/disoccupati tra i pazienti affetti da disturbi alimentari risulta notevolmente condizionato dalla presenza di un elevato numero di studenti, che rendono poco leggibile il dato della disoccupazione, che risulta, in questa casistica, al 18%; f) COMORBILITA’: i pazienti affetti da disturbo alimentare sono frequentemente ego-sintonici, cioè ritengono di non aver bisogno di cure o resistono alle cure per cui si complicano frequentemente con altre patologie (co-


57 mar. / 2011

morbilità) che possono anche prendere il sopravvento al punto da oscurare il problema iniziale. La comorbilità nei disturbi alimentari, inoltre, peggiora la prognosi e contribuisce a favorire disabilità, temporanea o definitiva. Nella nostra casistica abbiamo trovato comorbilità nel 43% dei pazienti con disturbo alimentare. Tra quest’ultimi, nel 79% abbiamo trovato comorbilità legate a patologie organiche e nel 21% comorbilità psichiatriche. g) INVIANTE: La constatazione che l’accesso al percorso riabilitativo integrato è nella maggioranza assoluta dei casi diretto sta ad indicare che il filtro della medicina di base non identifica i pazienti che necessitano di questa tipologia di approccio, ma evidenzia che anche le altre strutture che intercettano la patologia alimentare non hanno una visione di rete e non collaborano costruttivamente alla gestione di questi pazienti, se non in una minoranza dei casi. h) PROVENIENZA DEI PAZIENTI E MOBILITA’ ATTIVA: Di tutti i pazienti affetti da disturbo alimentare, il 56%

proviene dalla provincia di Teramo, il 44% da altre Asl, e di questi il 9% appartiene alla mobilità attiva extraregionale. Il dato della mobilità attiva è rilevante e sottolinea la grande capacità attrattiva del Centro di Giulianova sulle altre Asl regionali ed extraregionali. Poiché la ASL di Teramo è l’unica realtà regionale dotata di un servizio ambulatoriale pluridisciplinare integrato, interamente dedicato alla patologia alimentare, siamo andati anche a verificare se tale opportunità facilita diagnosi precoci e promuove un miglioramento del trattamento associato a minori costi di gestione. In realtà, abbiamo riscontrato tra i pazienti della Asl di Teramo un minor numero di anoressie e bulimie, ma soprattutto un minor grado di gravità, rispetto ai pazienti provenienti da fuori Asl. A conferma, abbiamo riscontrato nella Asl di Teramo un maggior numero di disturbi alimentari precoci o subliminali. Infine, altro dato interessante è che l’anoressia nervosa nei pazienti teramani presenta normalizzazioni del sottopeso più rapide (mediamente

1,2 anni, rispetto ai 2 anni dei pazienti anoressici in mobilità attiva). Questi dati sono molto espliciti per far comprendere l’importanza dei servizi ambulatoriali dedicati alla patologia alimentare che, soprattutto se distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio regionale (almeno1 per provincia), potrebbero produrre notevoli risparmi di spesa sanitaria e diventare il perno del trattamento ai disturbi alimentari, facilitando la diagnosi e il trattamento precoce di questi gravi disturbi, garantendo la continuità assistenziale, garantendo un maggior numero di miglioramenti/guarigioni in tempi più rapidi e riducendo l’eccessivo ricorso al ricovero residenziale. Questi dati sottolineano e enfatizzano la correttezza della scelta strategica della sanità teramana per il contrasto alla patologia alimentare. Il presente lavoro è stato possibile grazie alla tesi sperimentale di specializzazione portata avanti dalla biologa Donatella Marconi presso il nostro Centro. * DIRETTORE CENTRO REGIONALE DI FISIOPATOLOGIA DELLA NUTRIZIONE ASL TERAMO


58 mar. / 2011

“L’andropausa non e’ una malattia” Ne parliamo con il prof. Carlo Vicentini primario di Urologia all’ospedale “Mazzini” di Teramo e docente all’Università de L’Aquila DI

MIRA CARPINETA

ndropausa, ovvero l’oscura ansia del cinquantenne. Gli inglesi la chiamano “midlife crisi” e non è, come si crede comunemente, la versione maschile della menopausa. “In realtà- spiega il prof. Vicentini- nelle donne si ha una evidenza chiara di ciò che sta accadendo al proprio fisico, e una data certa, che corrisponde alla cessazione del ciclo mestruale, che permettono di individuare la condizione. Nell’uomo invece, i fattori che possono determinare la diagnosi, sono molteplici. Tutto il sistema endocrino ne è coinvolto, non solo la diminuita biodisponibilità del testosterone”. Quali sono i sintomi? “Nella maggior parte dei soggetti intorno ai 50 anni inizia un cambiamento che va dalla personalità, a modificazioni fisiche importanti come la stanchezza fisica, il rapido affaticamento, riduzione della potenza muscolare, dell’agilità , diminuzione della libido, ridotta attività sessuale o disfunzioni erettili. Ma essendo coinvolto tutto l’organismo, tali manifestazioni possono associarsi a problemi prostatici, obesità e malattie cardiovascolari. La diagnosi quindi è soggetta ad una serie complessa di esami, le manifestazioni sono molto individuali e vanno analizzati anche fattori esterni come le abitudini sociali, alimen-

tari, sessuali, l’intero stile di vita dell’individuo. Aspetti che non sono strettamente organici, ma anche di tipo psicologico ambientale, culturale, perché è uno status che corrisponde ad una serie di alterazioni che hanno a che fare con la capacità dell’individuo di rapportarsi con il mondo esterno”. Cosa si può fare per affrontare meglio questa fase della vita? “Sicuramente è molto importante uno stile di vita sano: una corretta alimentazione e attività fisica, rinunciare al fumo e limitare l’assunzione di alcool, tenere sotto controllo i fattori di rischio vascolare (ipertensione arteriosa, diabete, eccesso di peso). Mantenere adeguati rapporti sessuali e sociali, trovare stimoli intellettuali. Inoltre è importante il controllo medico. Bisogna prendere atto che un controllo uro –andrologico annuale è indispensabile, soprattutto per prevenire disturbi al cosiddetto organo bersaglio, la prostata, in cui possono convergere sia problemi di tipo urinario che sessuale”. Chi si rivolge all’urologo lo fa senza tabù, oppure con “resistenze” ad affrontare il problema? “Fino a 10 anni fa era veramente raro che gli uomini venissero ad esporre le loro problematiche, oggi invece grazie alle campagne di sensibilizzazione, all’informazione e ai media, il rapporto con il medico è molto migliorato,

anche se sono soprattutto i più giovani a voler capire. In questi anni le società scientifiche, sia urologiche che andrologiche hanno messo in campo iniziative importanti come la Settimana Andrologica ( che quest’anno si terrà a maggio), il progetto Basta Scuse e il portale internet Prevenzione Prostata che consentono di incontrare specialisti e sottoporsi a controlli qualificati”. I farmaci (pillole blu, ad esempio) che ruolo hanno? “Acclarato che l’andropausa non è una malattia, ma una condizione più o meno presente in individui con un certo stile di vita, più che curare o autocurarsi in modo autonomo, è necessario per le persone capire, attraverso l’informazione, che per perseguire il benessere sessuale, bisogna acquisire il benessere dell’intero organismo. Detto questo, bisogna essere anche un po’ pragmatici: la scoperta di questi farmaci ci ha dato strumenti importanti, quando sono strettamente necessari. Per questo vanno presi solo dietro consiglio o prescrizione medica. Esattamente come si prendono, sotto controllo medico, i farmaci per la pressione o per il diabete. Nessuno deve intraprendere una terapia autonomamente. E’ lo specialista che caso per caso darà i consigli più appropriati, ed eventualmente la giusta terapia”.


59 mar. / 2011

Equilibrio funzionale corporeo A CURA DEL PROF.

VALTER DI MATTIA

l core, definizione del corsetto addominale o corazza addominale, è diventato di basilare importanza nel lavoro funzionale. Il corpo umano, per poter svolgere correttamente le azioni dinamiche, cinetiche con una postura ottimale, nell’attività di fitness ed in special modo in tutte le attività agonistiche, ha un bisogno essenziale di “CORE STABILITY”. Il corsetto muscolare, rappresentato dalla fascia centrale che comprende il sistema COXO – LOMBO – PELVICO, ci consente, con la sua tonicità, più stabilità corporea e nel medesimo tempo più recettività. Oggi i fisiatri danno un’importanza vitale a questa zona anatomica quando consigliano “ginnastica posturale” per problemi alla colonna vertebrale. Si parla, quindi, di “CORE STABILITY” quando l’esercizio fisico ha come scopo basilare quello di potenziare questa zona, considerando l’età e le condizioni fisiche del soggetto. I principali muscoli che comprendono il “core” e che devono essere potenziati e stabilizzati sono: • retto addominale • grandi e piccoli obliqui addominali (obliqui esterni ed interni) • trasverso dell’addome • multifido • quadrato dei lombi. Il “core”, però, racchiude una zona più ampia del normale corsetto addominale, perché include i muscoli dell’anca, quelli anteriori e posteriori del tronco, il pavimento

pelvico e la fascia toraco-lombare. Tutta questa zona viene aiutata e stabilizzata dalla “pressione” intraddominale. L’allenamento mirato di questa zona deve curare la forza, la flessibilità, il controllo psico-fisico e può considerarsi un aiuto al sistema muscolare al di sopra del diaframma. Il pavimento pelvico: E’ la zona che va dalla sinfisi pubica al sacro tra le creste iliache inferiori. Potenziare questo settore muscolare garantisce un equilibrio funzionale proteggendo la colonna nella parte lombare, dove avviene

il maggior carico. Il trasverso dell’addome: E’ un muscolo principalmente espiratore. La sua tonicità crea una forza orizzontale sul pacchetto intestinale e, nel trasferirla ai muscoli della colonna vertebrale, crea un supporto elastico. Pressione intra-addominale: Nella cavità addominale si forma un cuscinetto d’aria che, facendo diminuire le forze negative che agiscono sul rachide, allieva la pressione discale. I muscoli paraspinali: La loro tonicità, come il multifido, garantisce una forte stabilità. Il sincronismo di questi muscoli durante la contrazione dà stabilità alla zona lombare e a tutto il “core”. L’allenamento funzionale del core

i muscoli addominali

Bisogna ridare tono e sensibilità a questo settore antigravitario altrimenti viene modificata l’esatta postura corporea. Durante una lombalgia questi muscoli si attivano dopo gli estensori del tronco. Questo squilibrio muscolare porta un sovraccarico sul distretto lombare. Per concludere, bisognerebbe attuare un programma riabilitativo e conservativo che annulli gli squilibri dei normali processi fisiologici e biomeccanici. Creare esercizi che attivino il CORE in situazioni sia dinamiche che statiche, non solo con esercizi addominali ma anche con esercizi che, stabilizzando il resto del corpo, di riflesso attivano l’addome.



61 mar. / 2011

Il guinzaglio A CURA DI

Errata corrige Nel numero n. 01 di gennaio 2011, l’articolo riportato nella rubrica “Amici dell’uomo” dal titolo: “ Educazione animale” recava il testo di un precedente articolo già pubblicato sul nostro magazine a firma della nostra precedente consulente. Ci scusiamo per il diasguido.

MARINA GROSSI*

opo aver fatto indossare a Fido impedire ogni movimento. I cani possono la nostra pettorina ad H siamo cominciare a tirare o essere molto reattivi pronti a sistemare il guinza- se si sentono trattenuti in questa maniera. glio e uscire di casa per una Come evitare di essere trasportati di qua bella passeggiata assieme. Prima di uscire e di là da Fido? In passeggiata, possiamo chiediamogli di aspettare l’apertura della fermarci e spostare il peso ogni volta che il porta così da partire con il corretto sta- cane tira per non assecondarlo e cambiare to di calma e concentrazione. Da evitare la direzione frequentemente. di eccitare il nostro amico a quattro zam- Da evitare l’ utilizzo del guinzaglio per pe con frasi del tipo “cerca il guinzaglio” dare strattoni, in questo modo stiamo inoppure“andiamo” così da scongiurare il segnando al nostro cane che vincerà solo rischio di venire trascinati giù dalle scale chi tira più forte e più a lungo. Il guinzae trovarci ad affrontare un vero e pro- glio dovrebbe essere solo una cintura di prio tour de force in passeggiata. Prima di sicurezza, le indicazioni sul dove andare uscire dal portone chiedere di aspettare dovrebbero essere date dal nostro baridi valutare la situazione in strada e uscire centro, dal linguaggio del nostro assieme. Non c’è niente di più brutto per corpo. Ricordiamoci poi di lodare un passante dell’essere travolto all’improv- il nostro amico a quattro zampe viso. Molte persone che non amano i cani quando sta facendo qualcosa di sarebbero meno intolleranti se fossimo buono, sia con la voce che con più attenti. Il guinzaglio va tenuto mor- qualche snack. bido e deve essere abbastanza lungo per Non tutti amano i cani, quindi è far esplorare il cane. Esplorare e odorare buona norma quando si passeggia sono attività indispensabili per il suo be- cercare di interporsi tra le pernessere psicofisico. Da evitare i guinzagli sone e il nostro cane se stiamo estendibili che sono in continua tensione passando vicino a qualcuno e e aumentano il comportamento di tirare. mantenere l’attenzione su di lui. Ci saranno delle occasioni in cui dobbiamo necessariamente accorciare il guinza- (ISTRUTTORE glio, ma evitiamo di farlo girare attorno alla ED EDUCATORE CINOFILO CSEN CONI ) mano più volte e tenerlo talmente teso da WWW.DOGPEOPLE.IT


62 mar. / 2011

La Mediazione introdotta dal D.Lgs. 28/2010 il cambio di mentalità per risolvere i conflitti dal win/lose al win/win. A CURA DI AVV. GIANFRANCO PUCA *

l 20 marzo prossimo (salvo rinvii) è il “ D Day” della Mediazione Civile introdotta dal Decreto Legislativo 28/2010: la mediazione, in determinate materie, sarà obbligatoria e condizione di procedibilità per l’azione giudiziaria. Nelle intenzioni del legislatore essa rappresenta un mezzo per diminuire il carico giudiziario dei Tribunali, e per trovare una definizione della controversia senza giungere nelle aule giudiziarie. La funzione deflattiva è evidenziata da alcuni elementi previsti dal Decreto Legislativo: l’obbligo dell’Avvocato di informare il cliente della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione (art.4); la statuizione, in determinati casi (diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, danni da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari) del ricorso alla mediazione come condizione di procedibilità (art.5); la previsione di conseguenze circa le spese processuali se la sentenza corrisponda, anche parzialmente, alla proposta del Mediatore non accettata (art.13). La Mediazione, così come definita dall’art. 1 del D.Lgs., è l’attività, comunque denominata, svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa; le principale caratteristiche della mediazione sono la sua informalità, la segretezza, la possibilità (o obbligo, se le parti lo richiedono congiuntamente) da parte del Mediatore di formulare una proposta di conciliazione, la sua limitazione nell’ambito dei diritti disponibili. I procedimenti di mediazione civile

previsti dal D.Lgs sono sostanzialmente tre: volontario (art. 2) se le parti vi ricorrono per loro volontà comune; obbligatoria (art. 5) nelle materie in cui è condizione di procedibilità; proposta dal Giudice (art. 5) se, in corso di causa, il medesimo Giudice inviti le parti a ricorrere alla mediazione. Ma cosa è, realmente, la mediazione ? Essa è un “percorso”, libero da forme, tramite il quale due o più parti in conflitto cercano di comporlo, per il tramite di un Mediatore professionista, vale a dire un terzo soggetto, neutrale ed indipendente, il quale cerca di far dialogare le parti, per farle confrontare e per far emergere gli effettivi interessi e obiettivi; a seguito di una corretta mediazione si può passare da una situazione di conflitto ad una situazione di collaborazione, permettendo di raggiungere un accordo volontario; spesso tale accordo finale, frutto di una condivisione degli interessi, può innovare i rapporti tra le parti, e raggiunge lo scopo di soddisfare tutti gli interessi delle parti stesse. E’ palese, quindi, che non trattasi di una semplice transazione, ma di un accordo raggiunto, tramite l’ausilio del Mediatore, direttamente dalla parti, che segna il passaggio dallo schema win/lose (uno vince e l’altro perde), classico della controversia giudiziaria, allo schema win/win (entrambe le parti vincono), caratteristico della mediazione. In linea generale, quando c’è una conflitto fra due parti, le parti possono scegliere se collaborare e negoziare, ottenendo entrambe qualcosa (schema win/win) oppure scontrarsi, rischiando inevitabilmente che una delle due parti non ottenga nulla (schema win/lose). Volutamente nella mediazione si parla di conflitto, e non di controversia o processo, in quanto essa costituisce un mezzo di definizione della lite alternativo al procedimento giudiziario, pur nella indispensabile presenza, in entrambi i casi, di avvocati in grado di dare il giusto ed opportuno supporto alle parti. Con la Mediazione – e questa è la grande novità per il nostro ordinamento – non si deve

individuare chi ha regione e chi ha torto, ma si deve cercare di far emergere i reali interessi in gioco, cercando di far raggiungere alle parti l’accordo migliore per realizzarli. Naturalmente il ruolo fondamentale per la riuscita di tale ambizioso progetto è nelle mani dei Mediatori, cioè di professionisti che hanno seguito il corso di formazione previsto dalla Decreto Ministeriale n. 180/2010, al quale è affidato il delicato compito di far passare le parti da una visione di conflitto (collegata allo schema win / lose) ad una visione collaborativa nella quale, individuati i veri interessi in gioco, ben si potrebbe e dovrebbe raggiungere un accordo novativo (es.:stipula di un nuovo contratto ed inizio di una collaborazione futura) nell’ottica dello schema win / win; il Mediatore deve avere la capacità di far emergere tutte le informazioni e i dati possibili (specialmente nelle c.d. sessioni separate, in cui incontra separatamente ciascuna delle parti), evidenziando alla parte anche i punti deboli della propria posizione. Le parti, e i professionisti che le assistono, devono essere consapevoli che sono di fronte ad un Mediatore professionista (e non un Giudice o un Arbitro) che non deve emettere una sentenza nei loro confronti, né deve, in altro modo, giudicarli: in tal modo esse si sentiranno libere di esprimere i loro interessi, ed anche le loro perplessità, così favorendo il Mediatore nell’attività finalizzata al raggiungimento dell’accordo. Alla base del successo della mediazione c’è, senza dubbio, un profondo cambio di mentalità, che aprirà una grande finestra sul futuro: è necessario promuovere il dialogo e l’ascolto tra le parti in conflitto, per farle giungere ad un equilibrio (l’accordo) che presenterà vantaggi reciproci, con reciproco soddisfacimento dei reali interessi in gioco. *AVVOCATO E MEDIATORE PROFESSIONISTA EX DECRETO MINISTERO GIUSTIZIA N. 180/2010. AVVOCATO@STUDIOLEGALEPUCA.IT WWW.STUDIOLEGALEPUCA.IT


63 mar. / 2011

Cud 2011: le novità on provvedimento del 17 gennaio 2011 l’Agenzia delle Entrate ha approvato lo schema di certificazione unica Cud e le relative istruzioni. La certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente e altri redditi equiparati ed assimilati deve essere consegnata, in duplice copia, al contribuente dal datore di lavoro, ente erogante, enti pubblici o privati che erogano trattamenti pensionistici entro il 28 febbraio 2011, o comunque entro dodici giorni dalla richiesta del dipendente in caso di cessazione del rapporto di lavoro (ex art. 4, comma 6-quater, dpr 322/1998). Il modello di certificazione unica contiene i redditi corrisposti nell’anno 2010, relative ritenute operate, detrazioni effettuate, dati previdenziali e assistenziali relativi alla contribuzione versata e/o dovuta all’Inps, Inpdap e all’Ipost, e gli importi dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore versati o dovuti agli stessi enti previdenziali. Tra le principali novità contenute nel Cud 2011, nella parte dedicata ai dati fiscali, trova spazio la misura contenuta nell’ultima manovra correttiva il D.L. 78/2010, il quale prevede l’applicazione dell’aliquota addizionale del 10% sui compensi erogati in forma di stock option. Ci sono inoltre nuovi campi dedicata alla tassazione del lavoro notturno e l’agevolazioni fiscali dedicate al personale del comparto per la sicurezza, difesa e soccorso pubblico. CHI E’ TENUTO A RILASCIARE IL CUD:

I sostituti di imposta (datori di lavoro, enti pensionistici o altri sostituti) che nel periodo di imposta 2010 hanno corrisposto somme e valori soggetti a ritenuta alla fonte. Il Cud 2011 è utilizzabile anche per certificare i dati di periodo successivi al 2010 fino all’approvazione del nuovo modello. DATI DA INDICARE SUL CUD: Somme e valori corrisposti a dipendenti, pensionati e percettori di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente assoggettati a ritenuta alla fonte (a titolo di acconto o di imposta), ritenute operate, deduzione i detrazioni effettuate, dati previdenziali e assistenziali. ESONERO DALLA PRESENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI: Il contribuente che nell’anno di riferimento ha posseduto solo i redditi attestati nel Cud 2011 è esonerato dal presentare la dichiarazione dei redditi (Modello 730/2011 o Unico 2011 Persone Fisiche) a condizione che sia stato effettuato correttamente il conguaglio. È comunque possibile elaborare e presentare la dichiarazione dei redditi per esempio per portare in deduzione dal reddito o in detrazione dall’imposta oneri diversi da quelli eventualmente attestati nel Cud 2011.

LAURA DI PAOLANTONIO (COMMERCIALISTA – REVISORE CONTABILE) LAURADIPAO@LIBERO.IT


64 mar. / 2011

Sedanini integrali con ceci ed erbe aromatiche INGREDIENTI per 4 persone 360 gr. di sedanini integrali 200 gr. di ceci 60 gr. di pancetta affumicata olio extra vergine di oliva grana padano sale e pepe 1 spicchio d’aglio 5 foglie di salvia 1 rametto di rosmarino 1 rametto di prezzemolo

A cura dello Chef Errico Recanati, Ristorante “ Da Andreina” Loreto (AN). Noto al pubblico per le sue apparizioni televisive su “Alice” e ne “La prova del cuoco”. Marchigiano, pluripremiato, allievo del M° Gianfranco Vissani.

Tagliare la pancetta a piccoli dadini. Tritare finemente il rosmarino con la salvia, il prezzemolo e lo spicchio d’aglio. Lessare i ceci. Scaldare un po’ d’olio in una padella e rosolarvi i dadini di pancetta con il trito di aromi. Aggiungere i ceci con 2 cucchiai d’acqua e il sale e cuocere per qualche minuto. Cuocere i sedanini in acqua salata e, dopo averli scolati, versarli nella padella con il condimento aggiungendo il pepe bianco. Una volta insaporiti spegnere il fuoco. Servirli cosparsi con il grana a scaglie.

Involtini di tacchino al forno INGREDIENTI per 4 persone 650 gr. di fettine sottili di tacchino 250 gr. di salciccia 80 gr. di mollica di pane fresca 1 bicchiere di latte 500 gr. di patate 2 carote 2 coste di sedano 5 cucchiai di olio di olio extravergine di oliva sale e pepe 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaio di prezzemolo tritato 6 foglie di salvia 1 rametto di rosmarino spago da cucina

Mettere a bagno nel latte la mollica di pane sminuzzata. Togliere la pelle della salciccia e, spezzettandola, impastarla, in una ciotola, con la mollica strizzata, l’aglio tritato ed il prezzemolo (servirà per il ripieno). Tagliare le carote ed il sedano in bastoncini lunghi e sottili Spalmare le fettine con il ripieno, disporvi qualche bastoncino al centro e arrotolarle. Legare gli involtini così ottenuti con lo spago da cucina e adagiarli in una pirofila con le patate tagliate a cubetti, le foglie di salvia ed il rosmarino. Condire con olio, sale e pepe. Cuocere al forno già caldo a 180° per circa 30 minuti.

Bietola con bocconcini di pane raffermo INGREDIENTI per 4 persone 1 kg. di bietola 200 gr. di pane raffermo a cubetti 50 gr. grana padano grattugiato 50 gr. di pecorino grattugiato sale quanto basta olio extra vergine d’oliva quanto basta pepe nero macinato quanto basta 1 spicchio d’aglio

Pulire bene la bietola, lavarla e bollirla e scolarla. Soffriggere i cubetti di pane nell’olio ed aglio utilizzando una padella antiaderente palare le fettine e passarle nella farina che le dovrà ricoprire leggermente. Rigirare continuamente i cubetti aggiungendo il gran, il pecorino, il sale ed il pepe nero. In una padella antiaderente scaldare l’olio

con l’aglio Aggiungere la bietola amalgamando il tutto mescolando ancora per qualche minuto. Quando l’olio giunge a temperatura cuocervi le fettine per qualche minuto avendo cura che entrambi i lati siano cotti.






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