PrimaPagina Lug/Ago 2011

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Spett.le redazione, mi sono occupato di pubblicità per tanti anni, in una grandissima azienda, nel nord Italia. Le imprese ed aziende teramane, nonostante abbiano l’esigenza di fare pubblicità prevalentemente in zona, destinano la stragrande maggioranza dei loro investimenti pubblicitari a società non appartenenti al territorio. Cosa rimane a Teramo? Il canone di locazione del terreno e la tassa sulla pubblicità, le briciole. E se un teramano riuscisse ad ottenere una efficace pubblicità per le aziende, con un’impresa locale, dipendenti, opportunità di lavoro, capitali e utili investiti e reinvestiti nel territorio? Questa è stata la mia idea, senza entrare nei dettagli, con la disponibilità e l’orgoglio di tornare in terra natia per applicarla. Con questa fierezza ho presentato la mia domanda al locale ufficio competente. E invece c’ è sempre un motivo per cui le grandi aziende e le grandi idee si sviluppano a Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze. Qualcuno lamenta il presunto fastidio di un’opera o di un’intuizione altrui (i maxischermi che sono comparsi in città, che comunque non c’entrano nulla con la mia idea). A causa però del polverone scaturito da questa protesta, viene rimosso il responsabile dell’ufficio preposto alle concessioni, come se il titolare della lamentela avesse ragione a priori, l’ufficio stesso boccia o tiene in sospeso per mesi o forse anni le richieste, anche molto diverse nella sostanza, per non avere problematiche o ulteriori proteste. E intanto tutte le aziende del territorio continuano ad investire i loro capitali con imprese di altre città, alimentando la crescita di quest’ultime e frenando la nostra. I politici ricevono mandato dagli elettori anche e soprattutto per cercare di salvaguardare gli interessi della comunità e del territorio. Come comunità civica e civile abbiamo il dovere di ascoltare il cittadino, capirne le motivazioni, valutarle. Anche il sacrosanto diritto di dargli torto. Tiziano Romani

Gentile Direttore, voglio parlare a nome di tutta la mia classe e cogliere l’occasione per dire qualcosa riguardo al nostro professore di matematica, Umberto Ferroni di Giulianova. Abbiamo appena sostenuto gli esami di terza media e lui andrà in pensione. E’ un uomo molto in gamba e siamo rimasti sorpresi quando abbiamo scoperto che, oltre ad essere stato un ottimo insegnante, è anche un bravissimo pittore. Infatti, informandoci, abbiamo visto che sono ormai trent’anni che dipinge, anche se non professionalmente. Su internet abbiamo potuto vedere molti suoi lavori e sono veramente da ammirare. Abbiamo constatato che è davvero un artista e fa sì che ognuno dei suoi quadri celi un messaggio profondo: la natura, gli alberi, la luce, tutti elementi simbolici che nascondono grandi pensieri. Le mostre collettive a cui ha partecipato hanno sempre avuto molto successo e sono state apprezzate da tutti i visitatori. Un suo dipinto recente si intitola “Luce nel bosco”. Si vedono alberi ancora spogli, ma che puntano in alto, verso la sapienza, la conoscenza. Gli alberi hanno colori freddi e sulla destra una via, che potrebbe rappresentare il cammino di ognuno di noi, punta verso lo sfondo dove i colori caldi raffigurano la luce, simbolo dei traguardi che dobbiamo raggiungere nella nostra vita, con l’impegno soprattutto e con una guida, come quella che durante l’anno è stato il nostro professore per noi. Grazie prof per quello che ci ha insegnato e per i suoi successi futuri come pittore dai suoi alunni della III D. Sara Andrenacci Istituto Comprensivo “G.Cardelli” Mosciano Sant’Angelo (Te)

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4 Lug/Ago /2011

In copertina: Estate: dal tanga alla zumba modella: Stefania De Santi (foto di Domenico Marinelli)

Tagli e ritagli estivi In questo afoso avanzare dell’estate la riflessione che propongo ha per tema i “tagli”. Quand’è che smettiamo d’essere persone e diventiamo soltanto vecchi? A ottanta, novanta, cent’anni? O molto prima, quando il cervello inizia a dare calci alla testa e a confondere facce e ricordi? Pensiamo al taglio dei capelli. Operazione temuta o felicemente sperimentata dalle donne, sulla strada del cambio di look. Augurandosi di non incontrare mai quella maldestra e sbrigativa parrucchiera che ha lavorato di forbici su inermi anziane signore ospiti di una casa di riposo in città. Senza cura, e con la superficiale fretta che connota chi il proprio lavoro lo svolge senza passione alcuna, la coiffeuse ha messo mano al ferro del mestiere, fino ad annientare la silente femminilità placata dal tempo. Cosa è stata in grado di vedere l’ inopportuna (e remunerata) mestierante del capello davanti e sotto di sé? Soltanto vecchi corpi che hanno riposto i panni di persone nell’imponente armadio della senilità. Peccato non abbia colto le lacrime del giorno dopo. Si sarebbe accorta che le donne non perdono mai il coraggio di essere femmine. Anche se qualcuna strilla il male di vivere. Decisamente più prosaico il secondo taglio. Riguarda la manovra delineata dalla Regione su enti vari. Le “forbici” di Chiodi,

in questo caso, appaiono meno maldestre e più mirate della parrucchiera teramana. Eppure, il governatore ha già scatenato proteste, prima ancora di procedere con la “messa in piega” conclusiva. Dalla parte avversa si è levato un coro di “no” allo sfoltimento, che pure alleggerirebbe notevolmente la zazzera intricata di uffici e ufficetti, non si sa fino a che punto utili, senz’altro costosi. Non vorremmo che insieme ai capelli canuti delle vecchiette teramane ricrescessero, col passare dei mesi, anche gli enti sforbiciati dal

Governatore. Perché se i primi, data l’età delle signore, faticheranno a rispuntare qua e là, i secondi ritroverebbero immediatamente il rigoglio della giovinezza. Stiamo in guardia, e buone vacanze. Tiziana Mattia


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Nicola Arletti Csd sas Torre Annunziata - Napoli service Pegasus Comunication - Te Sail Post Agenzia Teramo 1

13 luglio 2011

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Lavoro di Squadra di Mira Carpineta

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Quando lo zapping non c’era

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Economia: questa sconosciuta

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Una farfalla da San Nicolò a Cuba

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Problemi di fine anno

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Uno smatphone dalle ... stelle

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Iron Man

di Alessandra Di Marcello di Emanuele Gentile di Daniela Palantrani di Michele Ciliberti di Oscar Straniero di Ivan Di Nino

Focus on ESTATE: dal tanga alla zumba “Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno”. Ennio Flaiano

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6 Lug/Ago /2011

GASPARI

Il potere e il consenso La lezione di un grande leader per una Regione che attende la rigenerazione della Politica DI

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TIZIANA MATTIA

festeggiamenti per i novant’anni del vecchio leader Remo Gaspari hanno riproposto il problema attualissimo del potere e del consenso. Come vengono acquisiti oggi, sia l’uno che l’altro, dai politici delle nuove leve? Il giovane governatore Gianni Chiodi tiene subito a operare un distinguo, e sostiene che attualmente non è possibile tentare un paragone tra la classe dirigente di ieri e quella che abbiamo sotto gli occhi. Come non essere d’accordo? Solo che è opportuno fare alcune precisazioni per chiarire bene le idee. Intanto certi politici di oggi alla ribalta si presentano come “unti del Signore”, vale a dire come chiamati dall’Alto. Esattamente come è accaduto per Chiodi, che è diventato presidente della Regione non per particolari meriti politici, ma in quanto chiamato a quella importante carica da Silvio Berlusconi, leader di partito e di Governo. Cosa diversa ai tempi del vecchio zio Remo, che la sua ascesa politica l’ha preparata prima nelle sezioni di partito, creando e

rafforzando la Democrazia Cristiana, poi sottoponendosi a un lungo e duro tirocinio nella gestione delle amministrazioni locali, e successivamente in Parlamento. Con un duplice risultato positivo: 1) di essersi formato politicamente cominciando dal basso e raggiungendo quindi, passo dietro passo, leve più alte sia nel partito che nel Governo; 2) di aver raccolto e aumentato il consenso attraverso un rapporto quotidiano e costante con la gente della quale si è posto al servizio. E’ evidente che sotto questo aspetto nessun accostamento e nessuna somiglianza sono possibili con i politici di oggi, che oltre ad avere un rapporto trascurabile o nullo con l’elettore, scarsa sensibilità dimostrano verso il bene pubblico, in assenza di progetti e iniziative di interesse generale. E’ su questo aspetto che il governatore Chiodi e tutti gli altri della politica contemporanea, sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbero confrontarsi ed esprimersi. Magari coinvolgendo chi non ha difficoltà a porre domande scomode e precise, per dipingere quello che è il vero quadro della realtà, piuttosto che una rappresentazione di quello che si

Intanto certi politici di oggi alla ribalta si presentano come “unti del Signore”, vale a dire come chiamati dall’Alto


7 Lug/Ago /2011

Remo Gaspari

È evidente che sotto questo aspetto nessun accostamento e nessuna somiglianza sono possibili con i politici di oggi, che oltre ad avere un rapporto trascurabile o nullo con l’elettore ...

desidererebbe che fosse. Quando si dice che la politica deve cambiare e rigenerarsi, significa soprattutto che bisogna affondare il bisturi impietosamente, senza facili autocelebrazioni, che non possono fare bene a nessuno. Tanto più a una Regione come l’Abruzzo che prima di ogni altro ha bisogno di verità e di politici di almeno conclamata umiltà. Cosa che invece non c’è ancora, e la lezione del vecchio zio Remo, nel suo novantesimo compleanno, dovrebbe essere una spinta e un incentivo verso questa direzione.

Gaspari a L’Aquila


8 Lug/Ago /2011

Lavoro di squadra Intervista al questore di Teramo, Amalia Di Ruocco Ruocco. L’impegno della Polizia accanto alle famiglie oltre il ruolo istituzionale.Quando Quando i minori sono “scoperti” in giro di notte. DI

MIRA CARPINETA

“Compiti istituzionali della Polizia sono essenzialmente mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica prevenendo e reprimendo i reati. Ciò è dovuto al fatto che il concetto di sicurezza si è ampliato. Negli ultimi anni sono aumentate le paure dei cittadini: disagio, degrado, mancanza di lavoro, crisi economica ecc. Per superarle non servono le divise, ma un lavoro di squadra. E così la Polizia si è fatta carico di queste paure e con l’aiuto di partners tra le forze sane della società, stimola il lavoro

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di squadra necessario ad affrontare queste richieste di sicurezza. Con la comunicazione istituzionale, la stampa è uno dei soggetti partners chiamati a collaborare a questo progetto”. Inizia con una precisazione l’incontro con il questore di Teramo, Amalia Di Ruocco. Scambio di battute su giovani e famiglia. Il nostro giornale dedica molto spazio alle problematiche giovanili. Da Questore e da donna, come pensa che la Polizia possa contribuire a una sana crescita dei giovani, aldilà delle lodevoli e costanti campagne di prevenzione? “La Questura di Teramo si sta occupando di diverse progettualità, proprio perché ci troviamo spesso di fronte a famiglie sole, scoraggiate ad affrontare problematiche complesse. Ma ci accorgiamo anche di avere tanti esempi di famiglie spesso assenti, con genitori lontani, non solo fisicamente, dall’educazione dei propri figli. Così nella scuola abbiamo incontrato 3777 studenti di 29 istituti per un progetto di educazione alla legalità. Con insegnanti e genitori promuoviamo l’apertura di sportelli di ascolto nelle scuole, con l’aiuto dei volontari della Croce Rossa e in parte della Asl. Ma non basta rivolgersi solo ai ragazzi. Va sviluppata l’intelligenza emozionale, insegnando anche agli adulti a trovare forza e sostegno nei

valori positivi per stabilire relazioni sane con se stessi e con gli altri, come invece purtroppo non accade. Ecco perché abbiamo ideato e promosso corsi anche per insegnanti”. La realtà giovanile teramana rispecchia inevitabilmente quella nazionale, nel bene e nel male. Vuole presentarla dal suo punto di vista? “E’ vero, la nostra realtà è molto simile a quella nazionale. Abbiamo incontrato spesso giovani sfiduciati, con scarsi valori, poco impegnati e le prospettive non sono rosee. Le istituzioni dovrebbero stimolare iniziative comuni, magari sostegni finanziari e politiche mirate ai giovani. E’ molto importante anche la creazione di spazi di ritrovo specifici per i giovani e le loro attività: sport, teatro, musica. Non solo lo desiderano, ma ne hanno bisogno, lo dimostra la forza aggregante di Facebook. Si cercano per stare insieme, e sono capaci di ritrovarsi a migliaia, come è successo a Pescara. Solo che stanno insieme per bere e ubriacarsi, mentre dovremmo cercare di spingerli a farlo per cose più nobili”. Spesso le cause dei disagi giovanili si annidano nelle famiglie. La Polizia è di supporto in questo senso? “Forse non tutti sanno che nelle Questure ci sono anche gli ‘uffici minori’ che hanno una duplice funzione: preventiva e repressiva. La


9 Lug/Ago /2011

prima per studiare i fenomeni, e fanno rete con i servizi sociali, la seconda che si occupa invece dei minori vittime e autori di reati. A questi uffici ci si può rivolgere per consigli, aiuto. A Rovigo, per esempio, per parlare di regole ai grandi, l’ho fatto attraverso la Chiesa, incontrando i genitori dei cresimandi. La Chiesa è un altro istituto importante per la prevenzione e la vigilanza. Ci sono gli oratori, luoghi sani per la crescita, che andrebbero rivitalizzati”. Teramo di notte riecheggia di “urla”giovanili. Qual è l’esperienza della Polizia? “Purtroppo, sempre più spesso la gioventù scambia la notte per il giorno, e per loro ‘essere grandi’ significa rientrare a casa sempre più tardi. Il problema è che i genitori non danno più regole ai loro figli, come l’ora del rientro, non seguono a dovere i figli. Allora spesso ci chiediamo: ma dove sono i genitori di questi ragazzi? Spesso capita che, se li chiamiamo, rispondono anche male. Ora anche qui abbiamo deciso di adottare scrupolosamente il rispetto della norma, quindi se troveremo minorenni nei locali, di notte magari a bere o in giro a fare chiasso, e non sono accompagnati da chi ne esercita la potestà, convocheremo i genitori in Questura, riaffidando loro i figli con verbale. Se la cosa si ripete, si attiveranno i provvedimenti stabiliti dal Tribunale dei Minori. Per i maggiorenni, invece, scatterà la denuncia ai sensi dell’art.659CP (disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone), dopo l’identificazione, che è punito con l’arresto fino a 3 mesi e l’ammenda fino a € 309. Lo stesso si applica ai titolari degli esercizi, responsabili di spettacoli e intrattenimenti che disturbano il riposo notturno. A ciò si aggiunge la sanzione del sindaco che è l’autorità che rilascia le licenze”

Amalia Di Ruocco

“Giustizia Giustizia dello scaricabarile scaricabarile” Parla la madre del giovane Antonio De Meo colpito a morte da tre giovanissimi per il furto di una bicicletta.

Con un sospetto inquietante… Antonio De Meo aveva appena 23 anni e una valigia di sogni. Un ragazzo timido e mansueto che nascondeva dietro i suoi occhiali un brillante studente universitario a Bologna. Giovane uomo con la testa sulle spalle che spendeva il periodo estivo, tra un esame e l’altro, a lavorare come cameriere in un hotel di Villa Rosa, a pochi chilometri da Castel di Lama, il suo paese natale, orgoglioso di non pesare sulle spalle di mamma e papà. In quei giorni di duro lavoro e di mille sacrifici, nella sua divisa da cameriere amava andare in bici, che si faceva prestare da un addetto dell’hotel appena aveva un po’ di tempo libero. Proprio per quella bicicletta, nella sera del 10 agosto 2009, ha dato la vita. Di fronte ad un chiosco di panini di un luna park un ragazzino rom di appena tredici anni, spalleggiato da altri due appena più grandi, tentò di rubargliela. Antonio reagì prontamente, ma non ebbe il tempo di farlo. Tre pugni al volto fatali, il primo proprio dal più piccolo della banda. Antonio morì così, tra lo stupore e l’immobilità dei tanti presenti. Il gestore del chiosco sentì due colpi contro il suo camioncino, ma continuò a lavorare come se nulla fosse. Un immobilismo inspiegabile rotto dalla volontà di un ragazzino che si decise a chiamare il 118. L’intervento dell’ambulanza fu però vano. La bicicletta venne gettata poco dopo dagli stessi assassini come un ferro vecchio lungo sul ciglio della strada, con lo stesso disprezzo con il quale avevano spezzato una giovane vita senza un perché. Qualcosa però sembrerebbe non tornare. Forse dietro quei violenti colpi potrebbe nascondersi un personaggio dello stesso ambiente, magari già noto, che ha approfittato dell’ ingenuità dei tre adolescenti per sparire nel nulla. Il 23 giugno scorso, presso il Tribunale dei Minori de L’Aquila, avrebbe dovuto tenersi il secondo appello chiesto dagli avvocati dei due ragazzi rom imputabili (il terzo, tredicenne all’epoca dei fatti, è

troppo piccolo per essere giudicato) per diminuire ulteriormente la condanna equivalente a otto anni. Una decisione presa per evitare ‘che gli imputati si incattiviscano ulteriormente in carcere’, per salvaguardare il loro futuro. Ma un inatteso sciopero degli avvocati ha inevitabilmente rinviato l’udienza al 15 dicembre. Nell’ aula vuota, quel giorno, c’era solo Lucia, mamma della vittima, insieme al suo avvocato. “Otto anni: davvero dura immaginare che una sentenza si possa pronunciare in questo modo. Il mio profondo dolore mi spinge a chiedere il carcere a vita. A distanza di appena due anni potrei rivedere gli assassini di mio figlio a piede libero. Sicuramente lo rimarranno fino alla prossima udienza di dicembre, come già è stato concesso loro lo scorso Natale. Non posso accettarlo. La possibilità di una riduzione di pena mi induce a pensare che l’unica cosa giusta sia farsi giustizia da soli. Tutto questo è avvilente. La giustizia italiana li difende e penalizza noi, che non ci siamo sentiti tutelati allora e ancora di più oggi. Una angoscia che mi ha spinto a scrivere una lettera al Ministro Alfano per chiedergli perché la legge non faccia nulla per tutelare noi e i nostri figli. In questo momento sento di parlare a nome di tutte le mamme che hanno vissuto una tragedia di questa grandezza. Penso in particolare alla mamma di Emanuele Fadani, ucciso in circostanze molto simili a quelle di mio figlio, solo tre mesi dopo, da tre rom della stessa famiglia dei tre assassini minorenni. Tutti accomunati da una cultura dedita alla violenza. Io e la mia famiglia non ci sentiamo per nulla ottimisti, lo confesso. Con quello che abbiamo visto fino adesso, si veda il caso Fadani, siamo profondamente sfiduciati. Sono i giudici che non applicano le pene secondo la legge non scritta dello scaricabarile. Muore la speranza di credere nella giustizia”. RAUL RICCI


10 Lug/Ago /2011

Asfalto rovente Notte insonne in compagnia della Polstrada Polstrada. Controlli di routine e pensieri “privati” di chi lavora per la sicurezza di tutti

Gran parte della gente comune pensa ci sia una sorta di sottile sadismo da parte nostra ....

l venerdì notte, che apre le porte al week end d’estate, si riempie degli odori salmastri della movida costiera. Un lento e graduale pellegrinaggio giovanile tende a svuotare il vociare del centro storico per dirigersi verso le nuove e vecchie cattedrali del divertimento. La musica stroboscopica da dancefloor si mischia armonica al tintinnare dei mille ‘cin cin’ festaioli. Nella notte l’alcool è il nettare divino per aprire le danze. A pochi chilometri di distanza dal vociare festoso, il contraltare del divertimento prende posizione lungo la SS16 di Martinsicuro. Un’ équipe di lavoro in strada per il progetto “Drugs on street”, promosso dalla Questura di Teramo sotto la direzione della dirigente della Polizia Stradale, Lara Panella. Un progetto che agli occhi della nazione raffigura Teramo come un “esempio” destinato a fare scuola per quanto riguarda la lotta alla guida sotto effetto di alcool e stupefacenti.


11 Lug/Ago /2011

brief di controllo prima del turno

Noi riceviamo ordini precisi e cerchiamo di svolgere il lavoro al meglio delle nostre possibilità

alle prese con i controlli

In questa notte di lavoro, è lei che mi accoglie insieme al dirigente delle volanti Di Benedetto, agli uomini della stradale e del distaccamento di Giulianova, volontari della Croce Rossa e medici del Sert, Servizio Tossicodipendenze di Teramo. Una squadra di uomini e di donne che affronta il turno di notte tra sacrifici, ambizioni e piccole grandi preoccupazioni, con la voglia di compiere il proprio dovere. Lotta silenziosa combattuta nelle fresche notti estive così come in quelle fredde invernali contro l’ignoranza e l’incoscienza, per prevenire un pericolo troppo spesso sottovalutato.

“Gran parte della gente comune pensa ci sia una sorta di sottile sadismo da parte nostra nel sequestrare patenti a chi dimostra di trovarsi oltre la soglia consentita di 0.5, o che il tutto sia finalizzato a riempire le casse. Nulla di tutto questo – parla sottovoce un agente del posto di blocco con il mitra in mano – . Noi riceviamo ordini precisi e cerchiamo di svolgere il lavoro al meglio delle nostre possibilità, consapevoli di dare un servizio efficiente alla collettività”. Dalla radiotrasmittente di una delle volanti arriva l’eco preoccupante di due incidenti stradali a poca distanza. Durante un’ interminabile notte di


12 Lug/Ago /2011

controlli “a tappeto” tante le auto fermate. Alla fine del turno saranno più di 30 gli automobilisti visionati. Alcuni, sottoposti all’alcool test e che risultano aver bevuto un bicchiere di troppo, si lamentano. Altri elogiano il lavoro di prevenzione. Spaccati d’Italia. Al sorgere del sole, compare sui visi di qualcuno una lecita stanchezza. “Non vedo l’ora di tornare a casa dalla mia bambina confida un giovane agente – . Anche questa notte è andata fortunatamente bene. Il pensiero di ritrovarsi in qualche brutta situazione c’è sempre, ma lo si supera”. Dati alla mano, una notte relativamente tranquilla: appena 6 patenti ritirate (di cui due per guida sotto effetto di stupefacenti), oltre le inevitabili note di colore e qualche imprevisto dell’ultima ora. Prima, un uomo fermato mentre era alla guida e contemporaneamente intento in evoluzioni erotiche insieme a due prostitute nigeriane caricate poco prima. Poi, un altro particolarmente alticcio che, rifiutandosi di sottoporsi all’alcool test, non ha trovato di meglio che mettere le mani addosso all’agente che lo stava controllando, ottenendo una denuncia per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, e una sbornia da smaltire in questura. “Ciò che davvero vorrei arrivasse a tutti i lettori – conclude la responsabile della Stradale, Lara Panella - è che bisogna essere al volante in maniera consapevole, non in modo superficiale. Mettersi alla guida dopo aver bevuto va ad incidere anche e soprattutto sulla libertà del prossimo. Dobbiamo ricordarcelo sempre”. RAUL RICCI

ristoro dopo la dura nottata

Non vedo l’ora di tornare a casa dalla mia bambina ... Anche questa notte è andata fortunatamente bene ...


13 Lug/Ago /2011


14 Lug/Ago /2011

Catena dei soccorsi ecco il primo “anello” Un operatore del 118 ci guida guida, da questo numero, nelle fasi che seguono un evento drammatico

“118 Teramo, dica!” “Ho chiamato da più di mezz’ora! Perché i soccorsi non arrivano?!?!” “Signore, mi dica da dove chiama e in quale via, così riesco a risponderle!” “Ma la smetta con le domande ….! È qui, dove vuole che sia?! Qui vicino al semaforo!” “Sì, signore, ma da quale città chiama e in quale via?” “Lei fa troppe domande! Pensi a mandare l’ambulanza! Se il malato muore la denuncio!” “Da dove chiama: città e via?!” “Ora mi arrabbio! Chiamo da … via …! È mezz’ora che ho chiamato! Ci vogliono 5 minuti per venire qui dalla postazione di soccorso, e lei invece di venire continua a fare domande!!!” “Signore, non vengo io lì, tranquillo! Se lei chiama da …, via …, ci ha telefonato da 3 minuti esatti e l’ambulanza è partita subito, sarà lì a momenti!” “Come 3 minuti?! È almeno mezz’ora! Si sbrighi!!!” “L’ambulanza è in arrivo … mi dica come sta il paziente, così le do intanto qualche consiglio …!” “Ma quale consiglio …?! Non sono mica un medico io!!” (…) Troppe volte, in occasione di chiamate per richieste di soccorso al 118, purtroppo si vive questa scena. L’utente stressato aggredisce l’operatore al telefono, lo ‘combatte’… ed ogni minuto che passa gli pare un’eternità. A partire da questo articolo, desideriamo

proporre una serie di riflessioni sulla ‘Catena dei Soccorsi’, cioè le fasi concatenate dei momenti soliti di un evento drammatico, che necessita di soccorso sanitario. L’intera classica ‘catena’ di anelli concatenati è così composta: Allarme, Rianimazione cardiopolmonare di base, Defibrillazione precoce,Trattamento sanitario avanzato. Questa volta parliamo della prima: l’Allarme, cioè il primo momento quando una persona vive, assiste o viene a conoscenza in un evento che richieda soccorso sanitario. Comprendere bene ciò che di qui in avanti affronteremo potrà, un giorno ed in determinate circostanze, fare la differenza fra la vita e la morte di qualcuno, cioè il venir fuori dal rischio effettivo di morte o restare spacciati. La centrale operativa del sistema di gestione delle richieste di aiuto per emergenze sanitarie (118) filtra tutte le chiamate della provincia di competenza. L’operatore che risponde è un professionista sanitario specificamente preparato a dare nel più breve tempo possibile una risposta adeguata per affrontare e cercare di risolvere il bisogno salvavita: dal semplice consiglio fino all’attivazione di un elicottero. Il 118 è istituito per affrontare le emergenze sanitarie, ogni circostanza nella quale si presuma ci sia pericolo di vita. E non per soddisfare qualsiasi esigenza che l’utenza possa avere in campo sanitario (es. informazioni, prenotazioni, rinnovo ricette, visite mediche, ecc.).

In estrema sintesi, in questo primo approccio alla catena della sopravvivenza nella quale tutti partecipano in qualche modo al tentativo di risolvere l’emergenza sanitaria, è fondamentale che il cittadino che viva o assista ad una circostanza in cui si tema per la vita di una o più persone [svenimento da cui si fa fatica a riprendersi, mancata risposta di una vittima a qualsiasi stimolo (verbale e doloroso), grave trauma (caduta dall’alto, incidente stradale impressionante nella dinamica, dolore intenso, folgorazione, intossicazione grave, ecc.), difficoltà respiratoria grave, ecc.], si rivolga subito al sistema 118 telefonicamente, e risponda con fiducia e la maggiore chiarezza e calma possibili alle domande poste dall’operatore. Infatti, le domande posteci al telefono, potrebbero apparirci ‘illogiche’ nel dramma che stiamo vivendo, eppure hanno l’obiettivo di riuscire nel più breve tempo possibile a comprendere il tipo di evento ed il luogo esatto, per dare la risposta più adeguata a quel tipo di situazione. Pertanto: chiama quando serve, fidiamoci, rispondiamo, collaboriamo.

SERGIO D’ASCENZO INF. PROF.LE OPERATORE 118 TERAMO


15 Lug/Ago /2011


16 Lug/Ago /2011

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Quando lo ZAPPING non c’era Attraverso le alterne vicende della prima emittente televisiva ripercorriamo un periodo piÚ o meno lungo della società e della cultura di Teramo


17 Lug/Ago /2011

orreva l’anno 1974: la televisione pubblica, la Rai, aveva un Programma Nazionale e un Secondo Programma e trasmetteva rigorosamente in bianco e nero; la Corte costituzionale promulgava le prime sentenze che avrebbero presto cambiato il volto dell’emittenza radiotelevisiva italiana portando alla nascita di centinaia di televisioni locali e private in tutto il paese. A Teramo, piccola città di provincia, sotto i famosi “portici di Fumo” i cittadini iniziavano a riunirsi dietro un affollato angolo sopra il quale era nascosto un televisore che mostrava volti e luoghi familiari, ed era collegato ad un lungo cavo che partiva dal numero civico 53 di via Mario Capuani, sede di Tv Teramo, prima emittente via cavo, appunto, della città. Tv Teramo comparve per iniziativa dell’imprenditore teramano Pietro Tancredi e la sua coinvolgente storia è fatta di creatività, di emozione e, soprattutto, d’improvvisazione, perché tutto era nuovo e inesplorato nel settore dell’emittenza privata. Sperimentare diventò la parola d’ordine. In pochi anni Tv Teramo si fece conoscere ed apprezzare dal pubblico teramano e presto numerosi, ingombranti e antiestetici cavi ricoprirono buona parte della città collegando l’emittente a case, palazzi e condomini. Le prime famiglie teramane iniziarono così ad affezionarsi a programmi come L’assabbato di Giacobbo di Vincenzo Cimini e La Preta Marmarata di Alberto Chiarini; si trattava di trasmissioni che si concentravano sull’arte, sul territorio locale e sul vernacolo teramano. Con l’arrivo dell’imprenditore-editore Romano

teledipendenza

Malavolta e direttore il giornalista Marcello Martelli, che conduceva in diretta “Parliamone insieme”, trasmissione con la partecipazione del pubblico e di grande successo, l’emittente si convertì all’etere. Cambiò denominazione in Tele Teramo e comprendeva, inoltre, molti programmi sportivi dedicati perlopiù al calcio, tra i quali i più famosi erano Parliamone insieme, Quasi goal, Curva est e Goal su goal. Questi programmi riscuotevano grande successo tra il pubblico, in maggioranza di genere maschile, che li seguiva con regolarità ed entusiasmo. I teramani si appassionarono anche al talk show condotto da Roberto Pelillo Compagni di viaggio, la cui particolarità

Purtroppo verso la fine degli anni Ottanta, iniziò un periodo sfortunato per la prima emittente teramana: Tele Teramo entrò in crisi e dopo tanti anni la storica televisione scomparve per sempre dal video teramano lasciando, ad ogni modo, una grande e preziosa eredità ... era quella di essere interamente registrato all’interno del treno, o meglio della “littorina”, della breve linea ferroviaria Teramo – Giulianova. Naturalmente c’era anche tanta informazione, soprattutto di carattere locale. D’altro canto bisogna considerare che all’epoca non esisteva ancora la Terza Rete Rai, quella regionale, e dunque le notizie riguardanti il territorio locale richiamavano l’attenzione del pubblico cittadino. Purtroppo verso la fine degli anni Ottanta, iniziò un periodo sfortunato per la prima emittente teramana: Tele Teramo entrò in crisi e dopo tanti anni la storica televisione scomparve per sempre dal video teramano lasciando, ad ogni modo, una grande e preziosa eredità: i filmati dell’archivio che furono acquisiti dalla Fondazione Tercas e che oggi sono conservati presso la biblioteca provinciale Melchiorre Delfico. Si tratta di beni culturali speciali che ci restituiscono rare immagini di una città d’altri tempi: vecchi edifici ormai scomparsi, una tigre che diventò attrazione della Villa Comunale, vicoli quasi irriconoscibili, personaggi noti che oggi non ci sono più. Le telecamere dell’emittente, infatti,


18 Lug/Ago /2011

fotografarono una città che, in quegli anni, cambiava culturalmente e artisticamente e oggi ci consegnano la testimonianza di cittadini che iniziavano ad appassionarsi al calcio più di ogni altro sport, che mostravano maggiore attenzione verso la politica e che recuperavano la lingua dialettale teramana insieme alle tradizioni popolari. In qualche modo la televisione, quindi, contribuì alla creazione di una rappresentazione della società di allora costituita da una comunità curiosa di osservare la propria immagine riflessa nello “specchio televisivo” e che, paradossalmente proprio attraverso questa, riuscì a costruire una coscienza di se stessa: quella di una città di provincia che, però, tentava di uscire dalla gabbia del provincialismo. Con l’arrivo della televisione i teramani scoprirono gli effetti della “visibilità televisiva”, iniziarono a comparire all’interno del “magico schermo luminoso” non solo per vantarsi di essere stati in tv ma anche per dire la propria sulla comunità, per denunciare ciò che non funzionava, per raccontare e raccontarsi. Arrivò, inoltre, la popolarità per il vicino di casa che era anche un bravissimo comico dialettale, il professore di educazione fisica che scriveva poesie bellissime, l’eccezionale artista sempre attento alla teramanità, al recupero delle tradizioni e dei valori del passato. Le immagini raccolte dalle telecamere di Tele Teramo, le testimonianze di chi vi lavorò e il ricordo di alcuni appassionati ci consegnano, quindi, il racconto prezioso di chi e come eravamo ieri noi teramani e di come la nostra città sia cambiata nel corso degli anni. Anche per questo motivo un pezzettino di storia di Teramo passa da qui, da quella bellissima avventura che fu Tele Teramo. ALESSANDRA DI MARCELLO

* COM’ERA: Tele Teramo L’emittente viene fondata da Pietro Tancredi a Teramo, viene censita da MILLECANALI nel marzo 1975, sede in via Capuani al numero civico 53, Teramo; primo direttore Tiberio Cianciotta che coordina i tecnici Gustavo Ferraioli e Alberto Chiarini. Il primo palinsesto propone un tg locale (VIDEONOTIZIE), la rubrica TERAMO IN PRIMO PIANO, ciak pubblicitari, film. Nell’agosto 1976 l’emittente si converte all’etere sotto la direzione di Marcello Martelli ed assume la denominazione di Tele Teramo irradiando i suoi programmi dal canale vhf B e dal canale uhf 30. Il palinsesto della seconda metà degli anni ‘70 propone inchieste, documentari, e gli incontri di calcio del Teramo. Tele Teramo proporrà un tg locale ((TELE TERAMO3), film, telefilm, la tv dei ragazzi,

rubriche religiose, incontri di calcio, giochi a premi, la rubrica ORIZZONTI DI SCUOLA. Fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 manda in onda alcuni programmi prodotti da TeleAltoMilanese come PORTAMI TANTE ROSE condotto da Enza Sampò. Sempre negli anni ‘80, dopo un periodo durante il quale aderisce al circuito Rete Blu, Tele Teramo riprende la propria autonomia ampliando l’area di copertura (ora trasmette anche dai canali uhf 39 e 40), il tg si trasforma in VIDEO SERA, più un TG FLASH. Tale emittente (che non ha nulla a che vedere con l’attuale tv teramana) cesserà di esistere nella seconda metà degli anni ‘80.

Con l’arrivo della televisione i teramani scoprirono gli effetti della “visibilità televisiva”, iniziarono a comparire all’interno del “magico schermo luminoso” non solo per vantarsi di essere stati in tv ma anche per dire la propria sulla comunità, per denunciare ciò che non funzionava, per raccontare e raccontarsi ...



20 Lug/Ago /2011

Acqua bene Acqua, pubblico…. ma disperso n’ondata di sì e su questo non c’era dubbio. Il problema era tutto legato al quorum della vicenda, che è arrivato (57%), non con dimensioni titaniche, ma tanto è bastato per cancellare eventuali riforme. Molto è stato scritto sull’ “elettorato” votante, e se fosse in maggioranza di centro-destra o centro-sinistra. Parecchio è stato inoltre detto sul “quinto referendum virtuale”, cioè sull’essere pro o contro l’attuale governo ed in particolare sulla persona del Presidente del Consiglio. Di sicuro i comitati e le associazioni che si sono schierate a favore del sì hanno avuto maggior presa sulla gente rispetto ai loro dirimpettai di diverso avviso. Bastava guardare le bandiere a mo’ di vittoria nazionale che si affacciavano sui balconi nei giorni precedenti il voto con su scritto: il 12 e 13 vota sì. I primi due quesiti referendari riguardavano norme sui servizi idrici. E’ bene affrontarli singolarmente. Primo quesito: Riguardava la privatizzazione della gestione dei servizi pubblici di rilevanza economicaacqua, rifiuti, trasporti. I privati non potranno quindi averne accesso. La parte di Legge Ronchi abolita dal referendum prevedeva che la gestione del servizio idrico dovesse avvenire, in

modalità ordinaria, tramite due tipi di affidamento: a soggetti privati selezionati attraverso una gara o a società a capitale misto pubblico(60%)e privato(40%) in cui il privato fosse stato scelto sempre tramite gara. La stessa legge aveva inoltre confermato la proprietà pubblica di acquedotti, fogne e depuratori. L’acqua, quindi, non sarebbe mai diventata privata, così come non sarebbe stata privatizzata la rete; sarebbe cambiata la gestione del servizio, non più tutta pubblica, come le cd. aziende municipalizzate. Il fronte del “Sì”, capace di un battage pubblicitario notevole e decisamente migliore del no, ha sostenuto che l’abrogazione della norma avrebbe contrastato l’accelerazione del governo sulle cd. Privatizzazioni, e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici, con aumento dei costi e mettendo a rischio l’accessibilità del popolo meno abbiente al bene primario dell’acqua. Il fronte del “no” –presidente del comitato nazionale il nostro concittadino Walter Mazzitti- affermava invece che l’entrata in campo dei privati sarebbe servita a rendere più efficiente e meno “bucherellato” il servizio, troppo diverso per qualità e prezzi nelle varie regioni e comuni. Al solito, le lacune legislative non possono essere colmate in maniera semplicistica: la

norma si applica ai 64 ATO dove i servizi idrici sono ancora pubblici; ce ne sono altri 28 già a gestione mista. Su questi come si opererà? Con la vittoria dei sì avremo quindi un’Italia a doppio regime, pubblico e misto, e soprattutto una nazione che non ha più l’obbligo di mettere a gara il servizio. Il rischio degli extraprofitti monopolistici e dell’inefficienza clientelare aumenta fortemente. Secondo quesito: Tariffa del servizio idrico integrato. Attualmente –e anche in futuro, salvo l’intervento di una nuova e diversa leggela determinazione delle tariffe del servizio idrico sono calcolate in base al capitale investito. I cittadini si sono espressi per l’abrogazione di un comma del codice dell’ambiente,


21 Lug/Ago /2011

Referendum 2011

secondo cui la tariffa del servizio idrico sarebbe stata determinata considerando “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. La norma era tanto tecnica quanto carente. Quale l’autorità che avrebbe dovuto vigilare, visto che gli esempi in questo senso in Italia sono stati maldestri e spesso asserviti al potere politico? Anche qui le ragioni del “Sì” sono prevalse: secondo questa accezione, così si sono impediti i “profitti sull’acqua”, caricando sulla bolletta un 7% in più senza garantire piani di reinvestimento per migliorare il servizio. Per i sostenitori del “No”, senza remunerazione del capitale i privati non hanno interesse ad entrare nella gestione del servizio che rimane con acquedotti

colabrodo e persino con alcune zone senz’acqua corrente. Il 7% lordo alla remunerazione del capitale investito è evidentemente inadeguato alla diversità delle situazioni. La dispersione dell’acqua dalla fonte al rubinetto è spaventosa: un po’ si perde nelle dorsali di collegamento, molta negli acquedotti e guasti delle reti nei centri urbani; alcuni semplicemente la rubano, altri non pagano le bollette. Controlli sulla potabilità e qualità dell’acqua, distribuzione, acquedotti, collettamento nelle fogne, depurazioni e scarico. Per rimettere la “filiera” a posto sono necessari circa 100 miliardi di euro. L’Italia, col debito pubblico al 120% del Pil non può farlo. Servono allora i privati, anche esteri, con

capitali freschi, ma gl’italiani hanno detto no. Certo, la questione è estremamente complessa. Un caso di maggior successo è quello di Tatcheriana memoria inglese: la Lady di ferro privatizzò dieci compagnie pubbliche che vendevano acqua. Nei primi anni le tariffe salirono del 40%, ma un controllo stringente dell’autority impose regole severissime con successivo calo di esborso di denaro dei cittadini. Guardando in casa nostra l’Abruzzo, tra le primissime regioni europee produttrici di vino, ha dimenticato che andrebbe appena sistemata la rete idrica, la quale dimentica per strada la bellezza del 77% dell’acqua che porta. IVAN DI NINO


22 Lug/Ago /2011

Auto, bollette, e non solo

I super-costi dell’”autunno caldo” per rovinarci le sudatissime vacanze DI

TIZIANA MATTIA

Al rientro dalle vacanze, quest’anno, troveremo un’amara sorpresa. Bollette più care e aumenti in generale Dal primo luglio, infatti, le bollette di energia elettrica e gas saranno più care dell’ 1,9% e del 4,2% rispetto al secondo trimestre dell’anno in corso. E’ il solito ritornello. Ogni anno, per rovinarci le vacanze, ci avvertono che “dopo”, al rientro, troveremo la sorpresa dei rincari. Siamo ormai abituati. Solo che, quest’anno, il conto del “dopo” non è salato. E’ salatissimo, purtroppo. Artefici dei rincari sono assicurazione auto, e, naturalmente, benzina. Senza dimenticare che, dal primo luglio, le bollette di energia elettrica e gas sono più care dell’ 1,9% e del 4,2%, rispettivamente, rispetto al secondo trimestre dell’anno in corso. E’ un ovvio appesantimento del bilancio di ogni famiglia. Anche la crisi mondiale contribuisce ad accrescere l’insicurezza e l’incertezza. Fortunatamente, noi italiani siamo abituati a vivere di “provvisorio” e lo stellone riesce sempre in qualche modo ad aiutarci. Il punto è se, anche questa volta, si ripeterà il miracolo. A Teramo, a gravare sulle tasche dei cittadini vi saranno anche spese scolastiche (previsto l’aumento della retta degli asili), e il già attuato rincaro per la raccolta differenziata, che incide

per un 14,50%. Ma se il sindaco Brucchi è “ottimista” sul futuro degli “scarti” cittadini e su una futura riduzione della Tia, la scuola resta la croce e delizia di tutte le famiglie. I costi complessivi che gravano per soddisfare esigenze primarie, andrebbero considerati nel quadro di una politica più attenta. Da tempo annunciata da varie parti, e mai attuata in maniera compiuta ed organica. In tempi di vacanze anche l’amministrazione provinciale dice la sua, applicando un rincaro del 3,50% sul bollo auto, il massimo previsto dalla legge (per la quota di competenza). Sembra che tutto converga per scoraggiare noi cittadini ad andare in vacanza e a viaggiare. Una scelta sicura per non spendere e risparmiare. In realtà, un danno, non solo per la qualità della vita di ogni famiglia, ma per tutta l’economia. E’ giusto, in conclusione, lavorare solo per pagare affitto, auto e bollette? Una famiglia ha il diritto di “vivere”. Anche, se, per ora, si tratta di “sopravvivere”, considerato tutto quanto è in arrivo. Ma che passi in fretta. Questo il primo augurio. Poi, l’altro. Speriamo che la crisi e i costi connessi ci aiutino a capire e a migliorare. Anche di questo, la nostra società ha gran bisogno.


23 Lug/Ago /2011

Economia questa Economia, sconosciuta… Domande difficili, risposte semplici su una materia difficile da “digerire” per molti di noi ercheremo di tradurre concetti difficili, in poche e semplici parole per avere delle basi su cui confrontarsi, riuscendo così ad inquadrare meglio le cose o almeno iniziare a capirci qualcosa…. Tutte le economie sono basate sui mercati: finanziario, reale, del lavoro, ma cosa significa mercato? Il mercato è il luogo dove domanda e offerta si incontrano, creando scambi di qualsiasi natura. Cosa sono domanda e offerta? Esistono molte definizioni, a noi basta sapere che la domanda è la richiesta che i cittadini fanno al mercato, l’offerta rappresenta invece è quello che si offre per colmare la richiesta fatta ad un determinato prezzo. Molto spesso si commettono errori di interpretazione, come quando si parla del lavoro. La domanda è rappresentata dalle aziende che danno lavoro, mentre l’offerta dai cittadini che vogliono lavorare. Quindi quando diciamo: “ho fatto domanda di lavoro!” si cade in errore, perché in realtà stiamo facendo un’offerta di lavoro. Quali le cause della crisi, che parte di mercato ha intaccato? La crisi si è verificata nel mercato della domanda. Scendendo la domanda, l’offerta ovviamente ha dovuto adeguarsi. Da questo adattamento è dipesa l’intera crisi. Per capire meglio proporrò di seguito un esempio pratico. Abbiamo una fabbrica di giocattoli e vendiamo 100 giocattoli al mese. Ogni mese 10 bambini in più vogliono quei giocattoli, dovremo adattare l’ azienda a produrne 110, poi 120 etc. Per fare questo, abbiamo bisogno di risorse di ogni tipologia, sia di materie prime che nuovi lavoratori, al fine di garantire una fornitura adeguata alla richiesta (domanda). Nel momento in cui la richiesta torna ad essere di 100, come possiamo riadattare la nostra azienda alle vecchie produzioni? La risposta potrebbe sembrare molto semplice, in

realtà non è facile come immaginiamo. Perché non basta ridurre i costi? Non è sempre così, molte aziende han dovuto adattarsi ad una domanda sempre crescente, passando da produzioni di 8 ore a produzioni senza sosta di 24 ore al giorno. Questo ha previsto l’acquisto di macchine in grado di poter esaudire la domanda del mercato, cioè la richiesta di quel determinato bene. Alcuni di questi macchinari hanno una resa solo se sfruttati a regime. Alcuni impianti importanti della nostra zona, ad esempio, lavorano a temperature altissime e, solo dopo aver raggiunto una determinata temperatura sono in grado di procedere con la produzione. L’avviamento del macchinario è molto

dispendioso, quindi alcune aziende al calare della domanda si sono trovate in difficoltà, in quanto era assolutamente impossibile adattarsi al mercato, non potendo mantenere gli stessi prezzi, considerando il fatto che fermare l’impianto avrebbe previsto per un nuovo avviamento ingenti costi, dovendo aumentare i prezzi e rimanendo così fuori mercato. Per le aziende che han fatto questi errori di valutazione è stata la fine. Con loro tutti i lavoratori che sono rimasti a bocca

asciutta. Cosa significa rating, e come funziona? Il rating è un voto espresso in lettere da aziende specializzate in valutazione. Hanno una scala di valutazione che si esprime in 10 giudizi circa. Queste aziende stabiliscono la validità e il valore dell’azienda presa in esame in base agli investimenti effettuati. Attualmente stanno diventando famose e importanti da quando hanno iniziato a declassare (abbassare il voto) banche e titoli di Stato. La Grecia, ad esempio, era passata da un rating BAA1, qualità medio-bassa, a un valore di Ba2, area di non investimento. Questo ha portato a far salire notevolmente i tassi di interesse a livelli altissimi, in quanto è aumentato il rischio di non avere in dietro i soldi investiti. Più è alto il rischio e più gli interessi sono alti.Va detto che rappresentano un pericolo perché si attiva la cosiddetta speculazione, dove l’acquisto del debito potrebbe essere fatto a scopi prettamente speculativi. Possiamo fidarci delle aziende di rating? Consideriamo che sono aziende private a tutti gli effetti, e quindi hanno come scopo utili e crescita come tutte le aziende. Lavorano solo su commissione. Nei prossimi mesi assisteremo ad attacchi tra i massimi esponenti dell’Europa e le agenzie di rating ritenute causa della crisi, anche se in realtà non è proprio così. Le maggiori agenzie di rating sono americane, ma sono geograficamente anche in Francia e Inghilterra. Va inoltre considerato che l’abbassamento di rating della zona euro potrebbe portare ad abbassare il valore dell’euro rispetto al dollaro. Ciò sicuramente potrebbe essere inquadrato come un’arma nei confronti di un euro ancora forte rispetto alla moneta americana. Considerando tutte queste opzioni ognuno può crearsi la propria visione. EMANUELE GENTILE COMMERCIALISTA


24 Lug/Ago /2011

“S.Nicolò grande e invisibile invisibile” Secondo Natalina De Iuliis, presidente del locale circolo Pd DI

DANIELA PALANTRANI

“Ho vissuto otto anni a Bergamo e ho visto altre realtà. Questo mi ha formata e convinta della territorialità dei circoli” Natalina De Iuliis, presidente circolo Pd di S.Nicolò, descrive una frazione popolosa come S.Nicolò – così come Villa Pompetti, Villa Falchini, S. Atto “praticamente invisibile per la pubblica amministrazione”. “Credo che il circolo Pd debba essere megafono della quotidianità, parlare con la gente e fare da tramite con le istituzioni. Questa convinzione unitamente alla mia innata curiosità e voglia di fare mi hanno indotta qualche anno fa ad entrare attivamente in politica, anche se in casa mia la politica si è sempre respirata. Il fratello di mia madre era Bruno Chiavone, fucilato nel 1944 dai tedeschi in ritirata, mio padre era sindaco. Ho una visione diversa da altre donne della politica, vivo per esempio le ‘quote rosa’ non come un’umiliazione o una forzatura, ma come una grande opportunità. Abbiamo esempi importanti come la Finlandia o la Norvegia, dove inizialmente si è imposta la presenza minima di donne in politica, e oggi si ha addirittura una predominanza rispetto agli uomini”. Forse le donne hanno bisogno di imparare a ritagliarsi spazi per la politica così come per i molteplici aspetti del quotidiano. “Sono stata presidente del consiglio d’istituto nella scuola di S.Nicolò, istituto comprensivo più grande del comune di Teramo. Purtroppo, le scuole qui nascono con un handicap di fondo: non hanno la palestra. E’ un problema di base da risolvere. Si sta formando un comitato di quartiere per denunciare lo stato di degrado della zona Peep, anche per lo stato della scuola. Abbiamo già scritto al sindaco Brucchi

lamentando la situazione che da residenti ci preoccupa molto.Vi è inoltre una pista ciclabile che ormai i nostri figli chiamano ‘la strada della paura’ considerando un vero atto di coraggio attraversarla di notte. Chiediamo nuovamente alla PA di intervenire tempestivamente, per ristabilire una necessità primaria, in una zona popolosa e già con tante necessità, senza ulteriore aggravio o sottrazione di quel poco che c’è”.

w w w. L i 8 L i . c o m

2.2407

la piazza principale

Colleatterrato Alto

Parcheggi selvaggi una…chiesa la soluzione ualche tempo fa una segnalazione giunta in redazione lamentava la perenne presenza di alcune roulotte a lato della chiesa di Colleatterrato Alto. La cui permanenza costituirebbe un ingombro per le vetture dei fedeli intenti a partecipare alle funzioni religiose, e forse anche un pericolo per i bimbi che giocano in quegli ampi spazi, in quanto probabilmente sprovviste di assicurazione. Nel parcheggio si trovano effettivamente quattro “case ambulanti”, delle quali una senza ruote, ma anche camion di ditte varie che spesso proprio qui trovano sosta. Sono roulotte di nomadi trasferiti successivamente al terremoto dell’Aquila del 2009, e che da allora non sono più ripartiti. Una residente del quartiere spiega, piuttosto polemica, che le roulotte non sono un problema, in quanto in occasione delle Messe gli automobilisti non occupano mai l’intero spiazzo, preferendo fermarsi lungo la via antistante la chiesa. Piuttosto, sottolinea la signorina, le auto dei fedeli creano un disagio per gli abitanti delle palazzine che spesso si ritrovano le macchine a ostruire l’ingresso dei garages, quando questi non sono stati adibiti a semplici scantinati, a volte anche in occasione delle funzioni ecclesiastiche del sabato sera. Interpellato, il parroco don Pietro conferma i disagi cui eventualmente siano incappati i residenti della zona, ma chiarisce che non esiste un problema legato alla semplice permanenza delle roulotte nel parcheggio della chiesa, e che non parteggia per nessuno, in quanto “io sono il parroco sia dei nomadi, che degli abitanti di Colleatterrato”. In ogni caso, la questione potrebbe risolversi con l’edificazione di una nuova chiesa, in sostituzione del piccolo prefabbricato esistente. MATTEO LUPI


25 Lug/Ago /2011

Una farfalla da S.Nicolò a Cuba

DI

DANIELA PALANTRANI

ocial Cuba” è un’associazione che nasce nel 2004 per tentare di dare una risposta, seppur minima, alla situazione che si vive a Cuba. Da ormai 50 anni nell’isola venne imposto l’embargo dagli Usa e dalle nazioni “amiche”. Fino agli anni ‘90 è stata l’unione sovietica a sostentare Cuba. Con la caduta del muro di Berlino, nel sistema si è aperta una crepa. Cuba, è stata costretta ad aprirsi al turismo, e esso è arrivato, purtroppo, anche quello “sessuale”. La prostituzione è diventata un fenomeno grave, fortemente represso dal governo. Nei casi di pedofilia si parte da condanne da 17 anni di pena fino all’ergastolo. “La nazione – spiega Lanfranco Lancione, rappresentante dell’associazione -, nonostante la povertà, vanta dei livelli di eccellenza. Ad esempio, a livello sociale: la scuola è gratuita a qualsiasi livello, anche universitaria. Non esistono bimbi che dormono per strada o lavoro minorile. Fino a 12 anni a Cuba

La prostituzione è diventata un fenomeno grave, fortemente represso dal governo si va a scuola, certo poi le scuole, a volte, sono baracche”. In questo si inserisce il progetto dell’associazione: “A qui mariposa amarilla” che tende a mettere in collegamento la scuola Giovanni XXIII di S.Nicolò a Tordino con la scuola dell’ambiente di Pinar Del Rio. L’iniziativa è stata finanziata nell’ambito del progetto “Il sogno di Mario” sorto per ricordare Mario Narcisi, entusiasta promotore di Social Cuba e generoso operatore nei confronti di persone meno fortunate. Al progetto “Il Sogno di Mario” hanno partecipato e organizzato manifestazioni e raccolta fondi tutte le associazioni di S.Nicolò, comprese quelle sportive. Con i fondi raccolti si è messa in condizioni di collegarsi tramite internet la scuola di Pinar del Rio, in modo che possa interagire, tramite un laboratorio attrezzato, con la scuola locale. Creando integrazione e ampliamento delle prospettive, nonché rispetto per le diversità nei nostri ragazzi, che impareranno a confrontarsi con realtà diverse e lontane dalla propria, ugualmente valida e dignitosa.


26 Lug/Ago /2011

NOMINE FONDAZIONE TERCAS Polemiche da La Destra

arino Iommarini è il nuovo rappresentante del Comune di Atri nel Consiglio di Indirizzo della Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo. La nomina dell’ex assessore e consigliere comunale è stata preceduta dalle polemiche sorte nel corso della seduta del consiglio comunale del 27 giugno, quando il dott. Iommarini ha annunciato le sue dimissioni, e il sindaco Astolfi, secondo quanto riferito in un comunicato stampa diffuso dagli esponenti del partito La Destra, avrebbe commentato: “il dottor Iommarini non ci lascia, ha sacrificato il suo ruolo da assessore...ma quasi sicuramente, andrà a ricoprire un ruolo altrettanto importante...è una questione istituzionale che ha imposto questo passaggio delle dimissioni”. Gli esponenti de La Destra, che pure hanno riferito di non avere “nulla da eccepire circa le qualità e capacità del dottor Iommarini, persona che ha già mostrato di saper guidare assessorati difficili quali l’ambiente, la sanità e il commercio”, hanno contestato il fatto che il bando relativo alla procedura di selezione del rappresentante sia stato pubblicato soltanto il 23 giugno, con una scadenza fissata pochi giorni dopo, al 29 dello stesso mese e, soprattutto, che le dimissioni, e le dichiarazioni del sindaco, che sembrerebbero preannunciare il nuovo incarico del dott. Iommarini, siano intervenute prima della formale

conclusione del procedimento di selezione. Il primo cittadino, Gabriele Astolfi, che abbiamo voluto contattare per avere un quadro completo della questione, ha sottolineato: “sono illazioni quelle mosse da La Destra, si tratta di una nomina sindacale, di carattere fiduciario, c’è un regolamento comunale che è stato seguito alla perfezione ed in maniera legittima” e ha rimarcato che la Fondazione Tercas, dal canto suo, ha accettato e ratificato la nomina del dott. Iommarini, condividendo l’assoluta fiducia del sindaco nei confronti del rappresentante indicato. In merito alla questione del bando pubblico, Astolfi ha confermato che la procedura è durata sette giorni, ma ha anche ricordato che non esiste alcun vincolo normativo specifico in ordine alla durata minima di tali procedimenti. D’altro canto, ha giustificato i termini ristretti imposti alla selezione, ricordando che il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, tramite una nota, risalente al 5 maggio 2011, aveva chiesto, ai sensi dell’art. 13 dello Statuto della Fondazione, di procedere alla designazione del componente del Consiglio di Indirizzo entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta (pervenuta all’ente il 6 maggio 2011).

MARIANGELA SANSONE

sono illazioni quelle mosse da La Destra, sulla nomina del nuovo rappresentante di Atri al Consiglio di Amministrazione


27 Lug/Ago /2011


28 Lug/Ago /2011

Convegno sugli abusi immobiliari “Occhio ad abusivi e improvvisati per non ritrovarsi nei guai”. Parole profetiche quelle pronunciate dal presidente regionale Giancarlo Reca alla vigilia del convegno nazionale che l’Unione nazionale amministratori d’immobili (Unai) ha tenuto di recente a Pescara. Già, perché poco dopo si è avuta notizia che proprio a Pescara un amministratore è scappato con la cassa e, guarda caso, non iscritto ad associazioni riconosciute dal Ministero di Giustizia (come l’Unai) e quindi senza assicurazione e fidejussione bancaria a tutela di condomini e creditori. “In assenza di un albo, l’Unai si è data delle regole e imponiamo agli iscritti corsi di formazione e aggiornamento – spiega il Presidente Unai Abruzzo, che ha sede a Pescara in piazza Duca d’Aosta 50 (tel. 085.4210874) – Controlliamo gli iscritti ma ai condomini chiediamo collaborazione, poche regole ma fondamentali: esigere che sia iscritto a un’associazione riconosciuta dal Ministero della Giustizia a cui segnalare ogni presunto comportamento scorretto; affidarsi a professionisti per i quali sia certificata un’effettiva preparazione e retribuirli bene perché per essere precisi e puntuali verso le tante incombenze che il condominio richiede bisogna affrontare spese di gestione e personale. L’abusivismo – conclude Reca - riguarda ancora il 50% degli immobili italiani, percentuale che nelle città si abbassa al 30. Il rischio è di dover pagare poi i lavori di manutenzione due volte”. Ospite illustre al convegno di Pescara è stato Roberto Triola, presidente della Seconda Sezione civile della Corte di Cassazione. Al tavolo dei lavori, oltre a Reca, anche il presidente nazionale Unai Rosario Calabrese, il commercialista Mario

Marchizza e l’architetto Attilio Di Girolamo. Triola ha ricordato il lungo e tormentato iter giudiziario dei condomini con le tante sentenze della Cassazione, spesso contraddittorie fra loro tanto che più volte la Corte è stata costretta sul tema a sentenziare a sezioni unite. “Come sulla modifica delle tabelle millesimali – ha detto Triola – che solo ultimamente ha stabilito, dopo che dal 1958 ripeteva che non si poteva fare, che per alcune questioni (come per il riscaldamento) i millesimi si possono modificare a maggioranza qualificata e, quindi, anche senza l’unanimità assembleare”. Triola ha affrontato anche la questione della ripartizione delle spese di manutenzione straordinaria che vengono ripartite a parte sulla quale la Cassazione si è pure espressa a sezioni unite: “Le obbligazioni condominiali non sono solidali, come si era ritenuto nel passato, ma parziarie, nel senso che ogni condomino non risponde per l’intero debito nei confronti dei terzi, ma solo nei limiti dei suoi millesimi, che comporta notevoli problemi per la gestione del condominio”. Calabrese è stato, infine, critico nell’illustrare la proposta di legge di settore ferma alla Camera è già approvata al Senato. “E’ scritta male e non tiene conto di ben 68 anni di giurisprudenza. Un elenco delle banalità, come dover avere un conto corrente per ogni codominio, i registri contabili, rilasciare ricevute fiscali, tutte cose che noi facciamo da sempre, come anche conservare i documenti per almeno 10 anni. La cosa incredibile e che ci s’imporrà l’iscrizione della Camera di commercio ma noi siamo dei professionisti non dei commercianti”. PIERLUIGI SPIEZIA


l’ora che passi. Un po’ come a Natale, se si è soli, e tutti intorno brindano alla neve. Bella comunque l’estate. La “pizzichiamo” qua e là tra mode e modi di attraversarla. Buone vacanze. T.M.

focus on Estate: dal tanga alla zumba

“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno”. Così scriveva Ennio Flaiano a proposito del periodo più atteso dell’anno. Non da tutti, però. Come capita per le grandi occasioni che la vita offre, c’è chi ne gode a fondo, e chi non vede


focus on

Bandiere blu arriva la zumba

l mare delle coste abruzzesi ha fatto incetta di bandiere blu, ben 14. Spiccano Alba Adriatica, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Martinsicuro, Tortoreto e Giulianova. Le bandiere vengono assegnate a livello internazionale in base a criteri che non riguardano solamente la qualità dell’acqua, ma anche la gestione ambientale, i servizi offerti e la sicurezza. Alle spiagge teramane non manca proprio nulla, sono in grado di offrire vacanze di tutti i tipi; pace, relax e tranquillità alle famiglie che di anno in anno confermano il loro apprezzamento verso le nostre coste. Ma non mancano certamente le offerte indirizzate verso un turismo giovane, all’insegna dello sport e del divertimento notturno; discoteche, pub e locali rimangono aperti fino a tardi ad Alba Adriatica, dove si affolla la movida. La riviera teramana è vitale e ricca di proposte; in spiaggia, tra un bagno è l’altro, è possibile praticare beach volley e beach soccer, così come non mancano gli stabilimenti balneari che propongono lezioni di acquagym e spinning, corsi di vela e windsurf. La novità dell’estate 2011? Direttamente dagli Stati Uniti arriva la Zumba, ideata da Beto Pérez. Antonio,

proprietario e gestore di un albergo ad Alba Adriatica, dice che la ginnastica da spiaggia è stata surclassata da questa nuova disciplina, che promette ai suoi adepti di restare in forma divertendosi a ritmo di musica latino-caraibica. Salsa, merengue e rumba tutte insieme in una lezione di aerobica. Prepariamoci a “zumbare” bruciando calorie sotto il sole, senza rinunciare al divertimento del ballo serale. Le calde notti dell’estate abruzzese si animano grazie alle tante proposte offerte, dai locali alle sagre enogastronomiche, dove è possibile provare i prodotti tipici del territorio sorseggiando un buon vino, magari ascoltando dell’ottima musica sotto un cielo stellato. Giordano, che gestisce un lido balneare a Giulianova, ha scelto di associare la buona cucina alla musica, abbinando, in un esperimento coraggioso ed allettante, il reggae, il rock ed il blues alle “rostelle”: arrosticini e bruschette a gogò in riva al mare, per riaccendere gli appetiti e recuperare le energie nelle calde serate estive. MARIANGELA SANSONE


Fenomeno apericena ipico locale alla moda: luci soffuse, tavolini bassi e divanetti, musica vivace e sufficientemente alta da rendere l’ambiente attivo e giovanile, ma non tanto da impedire un dialogo. Sono i luoghi del dirompente fenomeno dell’apericena. Parola dalla scontata derivazione, racchiude in una crasi tutto ciò che c’è da sapere a riguardo: a partire dall’orario di cena si prosegue liberamente fino a tarda sera, superando di gran lunga l’orario classico dell’aperitivo. Immediato, facile e diretto, come lo stile di vita perpetuato dai giovani, che spesso comprendono anche ultra trentenni alla ricerca di una socialità nuova e diversa. L’apericena sta scivolando lungo tutta la penisola lentamente e inesorabilmente guadagnando sempre più terreno, tanto da poter essere considerato ormai un vero e proprio rito sociale. Fenomeno ben noto al nord da anni, ha invaso l’ambiente dell’intrattenimento per la gioia dei bar e la preoccupazione dei ristoratori. Infatti al solo costo di un calice di vino, di un cocktail o qualsiasi altra bevanda desiderata, si può usufruire liberamente di ricchi buffet che comprendono piatti caldi e/o freddi, per un menu completo che va dagli antipasti ai dolci, passando senza indugi per primi, contorni e secondi. Con costi di gestione decisamente inferiori rispetto ai ristoranti: niente tovaglie, piatti e stoviglie di plastica o carta. Ma oltre l’immediatezza e l’ambiente chic, cosa rende così popolare l’apericena? Viene spontaneo pensare: il risparmio. Prezzi più che abbordabili da tutti,

specialmente se confrontati con quelli di una cena tradizionale. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se da luogo di ritrovo e tappa pre-discoteca del sabato, i locali che offrono apericene siano diventati sostituti a tempo pieno dei ristoranti anche nei giorni feriali. Tempi duri per le cene a lume di candela. E, se vogliamo, è proprio qui il nodo gordiano della questione: le cene a lume di candela, gli ambienti riservati, silenziosi (con le dovute eccezioni tipicamente italiane), quel tepore intimo che si avverte attorno ad un tavolo, sono sensazioni che la vita dinamica e l’imperativo della socializzazione selvaggia stanno cercando di emarginare, appannaggio sempre più delle coppie, delle famiglie e di chi può economicamente permettersi una cena ogni settimana. Si cerca di esorcizzare l’alienazione ad ogni costo, di scappare dalla solitudine e dal confronto con se stessi e con i propri pensieri, sostituendo il vuoto dei significati con il rumore, con la folla. Ed è proprio questo che l’apericena ci offre: la libertà. Siamo liberi di decidere quando, dove e come mangiare, rinunciando a tutte le etichette. Persino l’attesa dal pasto è scomparsa a favore del “tutto e subito”. In breve, quello che sembra essere un rito tipicamente giovanile si sta rivelando un fenomeno specchio della società: dinamico, veloce e multiculturale, nel quale le effettive capacità economiche dei soggetti non contano, perché l’apparenza e la moda la fanno da padrone. VASILENA FELICIONI

Siamo liberi di decidere quando, dove e come mangiare, rinunciando a tutte le etichette. Persino l’attesa dal pasto è scomparsa a favore del “tutto e subito

Estate: dal tanga alla zumba


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Colonie marine i comuni si organizzano osa potrebbe desiderare di meglio un bambino che divertirsi al mare o in montagna, correre sulla sabbia o fra i verdi prati, respirare la salubre brezza marina o la frizzante aria in altura? In provincia di Teramo sono molte le colonie estive organizzate dai Comuni. Fra le varie proposte abbiamo cercato di capire come funzionano. Il Comune di Teramo riserva la colonia marina soprattutto ai ragazzi delle famiglie numerose o meno abbienti. Discriminante,infatti,è il reddito.“La colonia è totalmente a carico dell’Amministrazione – ha precisato l’assessore alle Politiche Sociali, Giorgio D’Ignazio –. Grazie alle cooperative sociali, che hanno dato vita ad una vera e propria gara di solidarietà, è stato possibile anche organizzare una gita all’Italia in miniatura a Rimini per festeggiare il 150esimo dell’Unità d’Italia. I bimbi possono avvalersi del servizio scuolabus, di assistenza professionale ed una struttura organizzata come il Lido Fand di Giulianova”. Teramo, purtroppo, non è organizzata per garantire un periodo

di vacanza anche ai disabili, ma è di grande aiuto per le famiglie meno abbienti. Diversa la situazione a Roseto degli Abruzzi. Forte di una scelta strategica compiuta diversi anni fa, il Comune rivierasco, grazie ad operatori e assistenti delle cooperative, può garantire la colonia anche ai disabili. “Strutture ed assistenza, laddove richiesto, hanno un rapporto di ‘uno a uno’ con i ragazzi –confessa la responsabile comunale – e gli spazi a disposizione sono davvero ampi con ombrelloni e lettini unicamente dedicati a questi ragazzi”. A Roseto si paga una retta molto bassa di 60 €, non ci sono limitazioni legate al reddito. Offerta e partecipazione sono sempre molto alte. “Solitamente raggiungiamo le 300 adesioni di normodotati più circa 60 di ragazzi diversamente abili, divisi in tre turni”. Un Comune più piccolo come Torricella Sicura, invece, può permettersi di non applicare grandi limitazioni. Con le poche risorse disponibili è necessario adottare una politica di compartecipazione con le famiglie che contribuiscono con una retta di 80 €, nelle quali è compreso anche il pranzo visto che i bimbi torricellesi, a differenza degli altri presi in

considerazione, tornano a casa dopo le 17. Un discorso a parte meritano le colonie montane. Trasporti e pernottamenti fanno salire i costi e i Comuni devono per forza adottare una politica di compartecipazione con le famiglie.A Morro d’Oro, ad esempio, con due diverse fasce di reddito, ad Atri con una quota unica. “Il Comune morrese –conferma la responsabile delle Politiche Sociali, Franca Geroni – che lo scorso anno ha portato in vacanza 60 ragazzi, si avvale della collaborazione dell’Atletica Vomano che cura escursioni, attività ludiche e cena”. Nella cittadina ducale, invece, alle prese con un primo anno di sperimentazione, “l’amministrazione con delibere di giunta ha fissato quote e costi, confidando nell’aiuto delle famiglie” ha commentato Anna Masciotta, delle Politiche Sociali. Elemento in comune fra le due colonie, purtroppo, è la scelta di località fuori provincia, rispettivamente Rivisondoli e Pescasseroli (Aq), che per motivi organizzativi e logistici hanno superato le strutture delle nostre località di montagna. ALESSIO PALANTRANI


33 Lug/Ago /2011

Bambini in vacanza consigli del pediatra egli ultimi anni sono aumentate le richieste di informazioni, precauzioni e consigli su come affrontare la vacanza estiva. La stessa Società Italiana di Pediatria ha stilato delle regole di condotta, che si basano soprattutto sul buon senso. È opportuno recarsi dal pediatra, prima della partenza, al fine di sincerarsi del buono stato di salute dei piccoli, ottenere utili consigli nonché la lista dei farmaci di primo soccorso da portare in vacanza. Se si decide per un viaggio in auto, moderare la velocità, collocare sin dalla partenza i bambini sugli appositi seggiolini omologati, prevedere brevi ma frequenti soste per consentire ai piccoli di scendere dall’auto. Non dimenticare i giochi che distraggono i

bambini e rendono il trasferimento meno noioso. Prima della partenza, favorire l’assunzione di una moderata quantità di cibi solidi (crackers, fette biscottate) evitando invece bevande e latte, la cui digestione è particolarmente laboriosa. In caso di mal d’auto, alcune formulazioni a base di zenzero possono essere utili per ridurre il fastidi. Il climatizzatore è utile purché il flusso d’aria sia diretto esclusivamente sul parabrezza. In caso di viaggio aereo, portare con sé coperte leggere da usare se la temperatura a bordo è eccessivamente bassa e salviette umidificate per la detersione delle mani. Se è il mare la meta della vacanza, prima della partenza assicurarsi che il litorale scelto sia pulito e adatto ai bambini. Evitare di recarsi in spiaggia troppo presto quando

la temperatura non è ancora adeguata e il tasso di umidità alto. Spostarsi poi in zone largamente ombreggiate dopo le undici di mattina, per evitare ustioni e/o colpi di calore. Far indossare magliette e cappellini di colore chiaro, nonché preferire occhiali da sole con lenti polarizzate. Le creme solari, anche a protezione totale, non sono più efficaci quando l’incidenza dei raggi Uva diventa perpendicolare (dalle 11:00 alle 16:00). Dopo la colazione mattutina attendere le canoniche tre ore per il bagno. Favorire un graduale adattamento all’acqua dei più piccoli senza forzarli se spaventati; i più grandi invece, spesso eccessivamente sicuri, vanno attentamente sorvegliati affinché non si allontanino troppo dalla riva soprattutto se il mare non è completamente calmo. Far sempre indossare i braccioli salvagente, fino a quando l’età non permetta la perfetta padronanza del galleggiamento. In spiaggia, non perdere mai di vista i più piccoli, che tendono facilmente ad allontanarsi, rischiando di smarrirsi Prima delle passeggiate serali non dimenticare di proteggere dalle punture di zanzara le zone di pelle esposta, fastidiose per i bambini a cui poi conseguono lesioni da grattamento. La vacanza al mare offre indiscutibili vantaggi in termini di salute: la vita all’aria aperta favorisce la socializzazione, lo iodio marino stimola la tiroide e migliora le acquisizioni neurologiche. i raggi solari Uva attivano la vitamina D e favoriscono la fisiologica la crescita scheletrica. Grande beneficio inoltre trae il sistema immunitario soprattutto nei bambini che tendono maggiormente ad ammalarsi durante i mesi invernali. DOTT.ANTONIO SCIARRA RESPONSABILE U.O.S.D. DI PEDIATRIA E NEONATOLOGIA OSPEDALE VAL VIBRATA-SANT’OMERO

Estate: dal tanga alla zumba


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Trent’anni e non li dimostra Compleanno del tanga. Sotto il vestito o in spiaggia quasi niente…

Era l’estate del 1981 quando Frederick Mellinger, sotto il marchio californiano Frederick’s of Hollywood, lanciò il tanga in tutto il mondo: ”Non immaginavo allora che sarebbe diventato un fenomeno commerciale e di costume” , confessa. Una leggenda vuole che la grande popolarità dell’indumento derivi da una ragazza brasiliana di origini italiane, Rose di Primo, che avrebbe tagliuzzato il suo costume per farsi notare a una festa sulle spiagge di Rio de Janeiro, nel 1972. La rivoluzione di Rose di Primo cambiò la vita a molte donne, in primis a lei. Vent’anni dopo, infatti, annunciò di essersi fatta suora evangelica: “Con il racconto della mia vita ora voglio fare in modo che il diavolo si vergogni”, disse in quella occasione. Pentite o meno, tante le donne che hanno fatto del trasgressivo indumento un grande strumento di seduzione.

Bellezze al bagno: magie dall’oriente ristotele diceva che la bellezza è la migliore lettera di raccomandazione e poiché viviamo in una società nella quale l’apparire gioca spesso un ruolo dominante rispetto all’essere, sempre più persone si rivolgono a centri estetici e di benessere; perché belli, a volte, non si nasce ma si diventa, o quantomeno ci si può provare. Teramo non è da meno, si difende bene in fatto di bellezza e forma fisica, esigenza tanto femminile quanto maschile, e i teramani si preparano ad affrontare splendidi splendenti l’estate 2011. Stefania, titolare di uno dei centri estetici più in voga in città, racconta il comune desiderio di donne ed uomini di arrivare in spiaggia in condizioni ineccepibili. Parla dello “hanakasumi”, nuovo rituale rivitalizzante ispirato alle tradizioni giapponesi, al quale si ricorre per

nutrire e profumare la pelle con fragranze asiatiche, trattamento che le signore teramane non si sono lasciate sfuggire. E poi cerette sempre più inguinali, imposte da costumi sgambatissimi, sedute di massaggi estenuanti, iniziate in inverno, per eliminare il nemico numero uno: la cellulite. Piacere e piacersi, alla continua ricerca dell’eterna giovinezza. Jennifer, estetista, rivela una tendenza in netto aumento negli ultimi anni: i maschietti arrivano a depilarsi un po’ ovunque, cercando giustificazioni nel caldo soffocante. A quanto pare il sudore non va più di moda e con lui se ne vanno in gloria i feromoni e anche un pizzico di virilità. Alla fine il confine tra i sessi è sempre più labile.

MARIANGELA SANSONE


35 Lug/Ago /2011

Quel ritocchino che fa la differenza

Non mancano richieste volte a migliorare l’aspetto verso le parti del corpo colpite da cellulite e adiposità

ual è la tendenza dell’estate 2011? Basta chiedere agli esperti. come il dr. Berardo Valeri, specialista in chirurgia vascolare e diatermochirurgia programmata. Al primo posto, ancora una volta, il desiderio di labbra carnose naturali che si possono ottenere con punture di acido ialuronico, che elimina anche l’effetto antiestetico e artificialmente siliconato delle labbra “rifatte”. Il dott.Valeri. spiega che la particolarità della tecnica può essere estesa ad ogni campo del viso, lati del naso, zigomi o fronte con dosaggi diversi, secondo il punto da trattare e il difetto da eliminare. Al secondo posto la “rivitalizzazione cutanea” di cui il dott. Valeri va molto fiero perché è una procedura che lui stesso ha ideato. In questo caso viene stimolata la produzione di nuovo collagene o si rende più elastico il collagene già presente; caratterizzata dall’uso di radiofrequenza di alta intensità

non invasiva, perché elimina del tutto le iniezioni senza distruggere le zone circostanti, ma andando ad attaccare solo le zone interessate. Ci si avvale di un piccolo macchinario legato ad una sonda, viene passata sulla parte del corpo che necessita di essere rivitalizzata. Creando un effetto tensore e elastico si garantisce un idratazione della cute agendo sul microcircolo della pelle. In questo modo le parti trattate risultano ringiovanite provando solo una piccola sensazione di bruciore, che dura solo pochi secondi. Senza ricorrere ad anestesia, e senza necessità di medicazione. Non mancano richieste volte a migliorare l’aspetto verso le parti del corpo colpite da cellulite e adiposità localizzata, in particolare concentrate su addome, fianchi e sottoglutei. Obiettivo rimodellare la figura. Il dott. Valeri sottolinea che alcuni

inestetismi vengono curati con prodotti omeopatici. In ultimo, ma non meno importante poiché risulta una richiesta comune a tutte le estati, la sclerosante volta ad eliminare gli antiestetici capillari. Ma tra i pazienti ci sono anche gli uomini? La risposta ovviamente è sì. Le maggiori richieste maschili riguardano il peeling per eliminare gli inestetismi cutanei; prevede l’uso di acido piruvico con aggiunta eventuale di sostanze schiarenti al fine di ottenere un effetto tensore, ringiovanendo i tratti del viso. Il dottore confessa che un giorno un uomo gli ha richiesto la trasformazione delle labbra per renderle simili a quelle di una famosa top model. Così va il mondo… STEFANIA DOLENTE

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foto di Mirko Basciani

A Teramo con il “Bunga Bunga Dance” ell’ estate 2011 il colore di punta è il giallo, in tutte le sfumature, dall’oro, nuance immancabile nei mesi estivi e che si sposa divinamente con l’abbronzatura, fino al giallo mimosa proposto dalla blasonata casa francese Chanel come colore da sfoggiare anche sulle unghie. Altro must le borchie e i teschi, proposti da Richmond e Alexander McQueen, per un fascino ribelle, a metà strada tra Lady Gaga e Avril Lavigne. Immancabili accessori dark con rimandi al punk anni ‘70, rivisti magari in chiave bon ton con cristalli swarovski. Quest’anno, un vero coup de théatre, son tornati anche i pantaloncini, proposti in ampia gamma ed in tutte le salse, dal modello casual in jeans ai classici ed eleganti, in colori neutri che spaziano dal cipria al nero. Da indossare sia di giorno sotto il sole che la sera, accompagnati a un top o a una camicetta ampia e un po’ gitana, bianca, magari in lino, seta colorata o stampa animalier, aggressività metropolitana per le più intraprendenti fashion-victims. E per il mare? L’intramontabile bikini rimane il più venduto ed il più apprezzato, magari push-up, così da rendere felici anche le “coppe di champagne”, magari con paillettes, per brillare di luce propria anche sotto il torrido sole estivo. Le scarpe, aperte o chiuse, romantiche ballerine o tacchi vertiginosi, sabot cittadini o comodi sandali, l’importante è che si notino, in estate tutto è concesso, anche uno stivale

per le serate più mondane. . E nella nostra città? Abbiamo sondato i gusti delle signore teramane, e non è certamente mancata qualche sorpresa. Patrizia, titolare di un noto negozio di biancheria intima del centro, ci ha confidato che, mentre le ventenni sono molto più morigerate nella scelta della lingerie, le signore più mature non esitano a mostrarsi, fiere di una forma riconquistata, e quando qualche chilo regala piccole rotondità, cercano di nasconderlo, optando per guaine e pantaloncini snellenti che rendono la silhouette più armoniosa e soprattutto eliminano una taglia. Tendenza confermataci anche da Simona, proprietaria di un negozio di costumi che si affaccia su corso San Giorgio. La scelta propende inesorabilmente verso il brasiliano, che ormai ha surclassato di gran lunga il classico slip, pezzo più venduto insieme al super push-up, ottimo per sopperire alle taglie perse con la dieta. Non si rinuncia alle curve ed alle rotondità, ma nel posto giusto. E i maschietti cosa scelgono? Roberta, commessa in un franchising, mi rivela che scelgono il boxer, colorato, estroso. Must per questa estate? Il modello “Bunga Bunga Dance”, tanto per restare al passo con i tempi.

MARIANGELA SANSONE

TORRE DEL CERRANO Le attività svolte e gli obiettivi raggiunti, ad un anno dalla nascita, fanno del Parco Marino Torre del Cerrano una realtà ricca di risvolti positivi con iniziative soprattutto estive. Mostra grande soddisfazione in tal senso il presidente dell’Area Protetta Marina, Benigno D’Orazio, il quale sottolinea che da adesso i comuni di Pineto e Silvi, non solo simbolicamente ma anche effettivamente, sono collegati tra loro. “Abbiamo aperto i cancelli della Torre fino a sera permettendo, attraverso il giardino, la continuità della pista ciclo-pedonabile, che va migliorata, ma che rappresenta una vera alternativa alla Statale Adriatica”. La Torre, per anni inutilizzabile, è il fulcro vitale, il nucleo centrale della bella stagione. “Abbiamo organizzato delle visite guidate tutti i mercoledì e venerdì. La partecipazione – ha aggiunto D’Orazio – è stata così massiccia che abbiamo aggiunto la domenica e ora si va verso la copertura completa o quasi di tutta la settimana. Fino ad agosto, inoltre, serate ed incontri a tema”. Turisti e curiosi stimolati su diversi argomenti legati all’Area Protetta tra corsi, campi vacanza, workshop e convegni. Si va dalla sicurezza alimentare al benessere del mare e della natura, dalla pratica di sport acquatici all’educazione e al rispetto


37 Lug/Ago /2011

Nubrazil la domenica impazza

TRA NATURA E CULTURA ambientale. In tal senso, l’avv. D’Orazio tiene a sottolineare la collaborazione con un’associazione di volontariato locale per un’attività di prevenzione, controllo e segnalazione anti pic-nic selvaggi all’interno dell’area protetta. Sull’intero perimetro del Parco, infatti, ci sono apposite zone attrezzate e gratuite per trascorrere ore meravigliose, immersi nella natura. Proprio le bellezze naturali e la biodiversità del Parco Marino protagoniste di un concorso fotografico a tema in cui dilettanti e professionisti cercheranno di superarsi per immortalare una parte dell’area del Cerrano: foto subacquee, panoramiche, della fauna. Insomma bellezze naturali e cultura del benessere si fondono in un’unica realtà. Buona estate, allora, sotto l’affascinante Torre di Cerrano.

mmaginate che sia domenica, una qualunque. Scende il sole e il caldo inizia a placarsi, finalmente, ma la routine estiva avrebbe bisogno di una svolta. Immaginate un luogo dove la gente alle 17.00 inizia a far festa, con un pareo e poco più addosso si lascia trasportare da ritmi esotici, lontani, e terribilmente contagiosi. Questa è la domenica del NUbrazil! La festa perfetta per chi è in vacanza e non attende il tramonto per andare a ballare e per chi, invece, non è ancora in ferie, ma si vuol godere il mare fino a che questo non vi rifletta le stelle. La musica travolgente del dj non tarda mai e chiama a raccolta giovani allegri in cerca di un buon aperitivo, o semplicemente con tanta voglia di divertirsi, e li accompagna verso il tramonto, quando gruppi live, locali o internazionali, entrano in scena. E si inizia a fare sul serio: samba, canzoni brasiliane, tamburi e bonghetti. Sono la ricetta migliore per uscire dalla “solita musica, solito mare, solito week-end” . E una volta ambientati non si va più via. Basta mettere un fiore tra i capelli per dimenticarsi di essere a pochi minuti da casa, e accennare pochi passi di samba per sentirsela scorrere dentro. Finalmente un incontro informale e travolgente, un

momento per ignorare l’incombente lunedì e lasciarsi andare. Tra i giardini dello stabilimento “L’Ammiraglia” a Pescara ragazzi in costume si godono le esposizioni di giovani artisti emergenti, mentre sotto i gazebo un animata folla si lascia andare all’allegria, alla danza e alla gioia di vivere, e lo stesso fanno coloro che sono seduti ai tavoli vicini. Tengono il tempo col piede e scoppiano in fragorose risate. Tutto sembra racchiudersi in una parentesi di gioia e alle 22:00, quando ci si saluta, non si aspetta altro che la domenica successiva. JESSICA PAVONE

foto di Mirko Basciani

ALESSIO PALANTRANI

Estate: dal tanga alla zumba


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BUS EXTRAURBANI: Giulianova ultima spiaggia Com’è la situazione dei servizi extraurbani che portano al mare? Quali i disagi, quali le eccellenze? Lo abbiamo chiesto ai teramani alle varie fermate, in attesa degli autobus. Quel che ne è risultato è che gli anziani della città sono i più restii a parlare dei propri spostamenti: specificano che i trasporti pubblici li prendono solo per muoversi verso i paesi dell’interno e che per andare al mare preferiscono l’automobile. Ecco dunque che le testimonianze arrivano quasi tutte da giovani e giovanissimi, maggiori fruitori di questo tipo di servizio. Due ragazze sedute sotto la pensilina di viale Mazzini spiegano che “gli orari non vengono rispettati” e al disagio dei ritardi si aggiunga una certa mancanza di collegamenti diretti: “Preferiamo arrivare a Giulianova perchè per noi è più comodo, invece che stare ad aspettare una delle non molte corse per Roseto”. Una giovane ferma a viale Crispi lamenta il fatto che la sospensione estiva delle corse in orario scolastico abbia limitato il numero dei viaggi tra cui poter scegliere, e racconta un incoveniente capitotale: “Le coincidenze a volte non aspettano. Magari c’è un incidente lungo il percorso, si fa ritardo su un bus e l’altro parte. Una volta mi son ritrovata col freddo dell’inverno ad aspettare che qualcuno mi venisse a prendere” ancora una volta alla stazione di Giulianova. MATTEO LUPI

Per chi resta in città la polizia raccomanda… In accordo con i rappresentanti di categoria, e per chi lo consentirà, le forze di Polizia saranno più presenti nelle discoteche, bar o luoghi più frequentati dai giovani per parlare dei i rischi sull’uso di alcool e droga, e di sicurezza stradale. Per chi resta in città, la Polizia raccomanda di evitare di lasciare porte e finestre aperte, o chiavi nella toppa. Chi ha cattive intenzioni entra anche se in casa c’è qualcuno. Se il caldo costringe ad aprire le finestre, chiudere almeno le tapparelle, ci sono dei piccoli accorgimenti come ganci rimovibili, che rendono difficoltoso il forzare l’apertura e aumentano la sicurezza. Per chi si allontana, chiudere bene, mettere porte blindate, non lasciare chiavi in giro, ma in posti meno accessibili. Riporre valori, gioielli, armi in cassaforte o in ripostigli blindati. Non riferire le proprie abitudini. Il clima può sembrare di maggiore diffidenza, ma a volte un colloquio amichevole può essere udito da chi ne approfitterà per attuare un furto.

Evitare comportamenti superficiali. Anche se Teramo è considerata una città tranquilla, bisogna considerare che due autostrade danno la possibilità di accesso a bande di criminalità “migrante”. Grazie alla viabilità, che congiunge le due coste, a Teramo i furti in appartamento sono aumentati proprio per la presenza di criminalità proveniente da altri territori. Fare caso a persone non familiari nella zona, macchine sconosciute. Segnalare ogni comportamento o situazione inusuale. Gli anziani vanno aiutati anche dai vicini. Si sentono soli e un gesto apparentemente gentile di chi vuole aiutarli a portare la spesa può essere invece un metodo per entrare nelle loro case. Nessun ente manda persone a riscuotere, quindi diffidare di chi si dichiara inviato da enti pubblici. Chiamare i numeri delle forze dell’ordine, 112, 113 e segnalare ogni genere di anomalia.

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40 Lug/Ago /2011

Un libro pro Celestino

“L’anima dei luoghi. Rintocchi di campane e orologi a San Severino Marche” a cura di Egidio Pacella e Lucia Petrella Il volume costituisce un lavoro di ricerca a più voci nato in occasione del ritrovamento e del ripristino degli orologi di Sant’Agostino e della Misericordia di San Severino Marche (Mc). Intorno “All’anima dei luoghi” autori di diversa formazione culturale e scientifica propongono un excursus diacronico sulla misura del tempo fra Medioevo ed Età Moderna che ripercorre le tappe della cronometria, fino alla comparsa dei primi orologi meccanici. Lucia Petrella con la sapienza del “dare la voce” alle carte d’archivio ricostruisce la storia dei tre orologi pubblici di San

La raccolta fondi per il restauro è promossa dall’Associazione Panta Rei dell’Aquila Severino, quello della Torre di Castello, di Sant’Agostino e della Misericordia. Andrea Pancalletti compie un viaggio virtuale nella città e attraverso i suoi monumenti, sui quali si proietta l’ombra della Torre di Castello: un virtuale gnomone. Egidio Pacella riporta le vicende dei singoli maestri che si sono susseguiti nel corso del XX secolo come campanari e moderatori

degli orologi pubblici. Ad unire idealmente le Marche e l’Abruzzo (e non solo), è il contributo sulle campane e i magistri campanari dell’Aquila ( XIV e XVIII secolo) scritto da Giovanna Petrella archeologa ideatrice di una specifica scheda per lo studio sistematico di fonditori e campane attualmente usata come strumento di catalogazione dalle soprintendenze regionali. Nonostante la voce delle campane aquilane oggi sia muta, i dati a disposizione sono ricchi e tali da poter contribuire a uno studio sulla misura del tempo. L’acquisto del volume (7 euro) contribuirà al restauro dell’abside di Celestino V (Basilica di Collemaggio, L’Aquila), fortemente danneggiato dal sisma del 9 aprile 2009. La raccolta fondi per il restauro è promossa dall’Associazione Panta Rei dell’Aquila che ha già contribuito al ripristino del pavimento della Basilica. Per acquistare il volume: - versare la somma di 7 euro tramite vaglia postale intestato a Lucia Petrella, via Pancalducci, 80 62100 Macerata. Nella causale specificare: acquisto libro per contributo restauro Collemaggio (Aq). - effettuato il versamento, contattare i seguenti recapiti 338/3326787 oppure scrivere una mail a luciapetrella@libero.it per indicare l’indirizzo al quale recapitare il volume.

GIUSEPPINA MICHINI


41 Lug/Ago /2011

Quando le streghe abitavano a Castellalto

Racconti di anziani tra magie e incantesimi torie di cent’anni fa, di gatti che si trasformano in donne bellissime, di rapimenti e scambi di neonati, di venerdì notte da brividi. Storie di stregoneria popolare e voci di un mondo magico quanto antico, tramandate di padre in figlio, e che oggi rischiano di essere perdute per sempre. Ancora pochi, infatti, i testimoni di quel tempo che fu, in cui non c’era l’automobile, la corrente elettrica non raggiungeva tutte le abitazioni, e la televisione ancora non compariva nelle case degli italiani. Eppure a Castellalto, paese di oltre 7500 anime, ci sono ancora anziani che giurano di aver visto con i propri occhi una strega. C’è addirittura chi dice di averla conosciuta bene. «Abitava qui vicino, in paese. Era una donna magrissima, con il naso lungo e i capelli bianchi. Una strega, povera e vecchia. Una persona normale d’aspetto, ma se la guardavi bene aveva uno sguardo bieco e non parlava mai con nessuno!», racconta Osvaldo, contadino di Villa Torre, frazione di Castellalto. Di un’altra strega parla Lillina, ottantenne di Castelbasso: «La

strega voleva rubarmi il bambino che mia cugina, la commara Linda, mi aveva dato in custodia. Così lei lo tirava da una part. e io dall’altra. Ero spaventata, ma non lasciavo il piccolo!». Per allontanare le streghe dai propri bambini si utilizzavano “brevi” sacchetti contenenti ingredienti segreti. «Il mago ne confezionò due. Uno lo nascosi tra gli indumenti del piccolo, mentre l’altro lo buttai nel fiume» afferma Letterina, abitante di Castellalto. A volte si presentava il proprio figlio alla strega, lasciando che questa lo toccasse. In tal modo non poteva più portarselo via di notte o succhiarne il sangue. Inoltre le donne del paese usavano capovolgere la scopa davanti all’ingresso della casa, cosicché la strega non poteva né entrare né uscire dall’abitazione. Ma le streghe esistevano davvero o erano soltanto frutto d’immaginazione? E se esistevano perché oggi, nella società dei consumi nessuno più avvista streghe, se non all’interno delle sale cinematografiche che proiettano l’ultimo episodio dell’ormai celeberrimo maghetto di Hogwarths, Harry Potter? Telefonini, pc e scope elettriche

hanno forse spaventato “le donne che uscivano di notte”? Qualcuno è convinto che le streghe non sono mai esistite nella realtà e che, al contrario, sono rinchiuse all’interno di favolette, leggende e storie di pura fantasia. Altri, invece, vedono la strega come una persona rifiutata dalla società alla quale, nel passato, si attribuivano poteri oscuri, sguardi maligni e comportamenti strani. Quest’ultima affermazione è presa in considerazione da molti studiosi del fenomeno, i quali credono che nella figura della strega si proiettavano tutte le paure di un mondo contadino come la miseria, la fame e la malattia. Effettivamente la stregoneria era un malanno che colpiva soprattutto emarginati, disadattati e meno fortunati. «Poveretta lei non voleva, ma era la sua natura, era così e basta!» afferma Maria anziana abitante di Villa Torre, parlando di una donna che tutti additavano come creatura maligna. Forse Maria ha ragione, in fin dei conti le streghe erano soltanto delle vittime. Del destino o della maldicenza. ALESSANDRA DI MARCELLO


42 Lug/Ago /2011

Scuola

Problemi di fine anno

a campanella dell’ultimo giorno di scuola è suonata da giorni. Tutte le allieve e tutti gli allievi della scuola del I ciclo (dalla scuola dell’Infanzia alla Primaria alla Secondaria di I grado) hanno fatto vedere a genitori, nonni e parenti ciò che hanno prodotto durante l’anno scolastico: lavori, concorsi, progetti, uscite, viaggi, rappresentazioni teatrali. Ma hanno mai studiato seriamente?! S’intenda: tutto ciò è sacrosanto, ma in una scuola concepita

molto diversamente dalla nostra. Gli organi collegiali hanno lavorato a pieno ritmo e la macchina delle contestazioni dei genitori degli alunni non ammessi alla classe successiva è scattata: “I docenti sono impreparati, odiano mio figlio che studia tanto (fa pure scuola calcio, piscina, catechismo, inglese, palestra e altro ancora oppure non fa niente, ma sta sempre in casa ove anche una stravecchia play station non la si nega a nessuno per meno di 4-5 ore al giorno), mentre l’altro alunno che non sa una parola d’Italiano è

stato promosso”. Alcuni esponenti politici non aiutano la categoria degli insegnanti, già tanto umiliata per i lunghi anni di precariato (ci sono supplenti di oltre 50 anni!!!) e per essere una tra le meno pagate d’Europa, quando affermano che i docenti sono fannulloni, hanno tre mesi di vacanze l’anno e che il pomeriggio dalle 14,00 in poi non sanno che fare. Tutto ciò lascia veramente il tempo che trova. La scuola ha bisogno di ben altro e non di essere strumentalizzata a fini propagandistici ed elettorali. Si consideri un attimo la scuola


43 Lug/Ago /2011

abruzzese. Nell’anno scolastico appena concluso, come attività didattiche nella nostra regione ci sono state ben 73 o 74 istituzioni scolastiche date a reggenza, cioè senza un titolare a capo. Molti dirigenti sono stati a mezzo servizio su più istituti. S’immagini, quindi, il disagio di alunni, genitori, organi collegiali, docenti e personale Ata (da aggiungere che l’onorevole ministro della P. I., Mariastella Gelmini, ha dimenticato di trovare i soldi per pagare il compenso ai docenti vicari). Un altro problema, non meno grave del precedente, si è verificato con la nomina dei presidenti di commissioni agli Esami di Stato di terza media. Molti presidenti hanno avuto la nomina su più istituti, a volte, anche molto distanti tra loro. Ciò significa sminuire il valore e il significato che una prova così importante ha sulla psicologia degli alunni e su cui i docenti di classe hanno lavorato per ben tre anni. Occorre anche un minimo di autocritica, da parte degli operatori del settore: chi scrive ritiene che i dirigenti, che hanno accettato la reggenza di altri istituti o più sedi per gli esami di Stato, abbiano sbagliato. Era l’occasione propizia per dare un segnale forte contro l’abbandono e contro la latitanza delle istituzioni. MICHELE CILIBERTI


44 Lug/Ago /2011


45 Lug/Ago /2011

Custodi della memoria Prosegue l’appuntamento con Alberto Melarangelo sui monumenti teramani. Questa volta parliamo della Villa Comunale DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

a Villa Comunale di Teramo è tra i posti più belli della nostra città. Nacque come orto botanico negli ultimi anni del 1800. Nel tempo è arrivata ad essere un vero gioiello della memoria storica teramana. Subito però saltano agli occhi gli eterni lavori, avviati da più di dieci anni, di cui al momento non si riesce a capire ancora una data di fine. E questo luogo, nulla di strano, ne soffre. In alcuni tratti assume la fisionomia del cantiere abbandonato. La dedicazione della Villa è a Stefano Bandini, medaglia d’oro al valore civile, giovane teramano operatore della protezione civile scomparso nel 2005 in un incidente aereo durante una missione anti-incendio in Toscana. La Villa stessa è una custode di memoria. Alberto Melarangelo spiega la storia dei vari monumenti che si trovano in questo giardino. “Questo è il cippo funebre dedicato a Giannina Milli, scolpito da Pagliaccetti nel 1897. Sobrio ed elegante, con l’interessante particolare del putto piangente e della lira spezzata, simbolo della poesia in lutto. Certamente è trascurata: mancano, come sempre, le adeguate segnalazioni per i visitatori”. Credo che la villa sia poco frequentata rispetto alle sue potenzialità. “È poco frequentata perché è un luogo attualmente in pessime condizioni nonostante sia l’unica area verde del centro città. Lavori infiniti e cattiva gestione la stanno peggiorando di anno in anno. Ad esempio, anche la pinacoteca è aperta solo pochi giorni, mentre dovrebbe essere un posto sempre aperto”. Arriviamo di fronte al primo mezzo busto, Aurelio Saliceti (1804-1862).

“Saliceti -spiega Melarangelo- fu presidente dell’assemblea costituente della Repubblica Romana la cui costituzione segna il prodromo della nostra attuale, che per certi versi è più conservatrice. Saliceti era di Ripattoni, geniale giurista, tra i primi affiliati della Giovine Italia di Mazzini. Fu un vero patriota italiano”. Il secondo mezzo busto che incontriamo è quello di Fedele Romani (1855-1910). “Romani era di Colledara ed era un famoso letterato, critico e poeta. Anche lui, come Giannina Milli, visse l’apice della gloria a Firenze, vera culla della letteratura italiana”. Si cammina intanto, sotto un bellissimo sole di luglio (tregua dai piovaschi) inciampando, di tanto in tanto, sopra vecchie lapidi e

in ricordo di G. Milli

pezzi di travertino dell’antica Teramo romana. Arriviamo all’ultima parte della Villa, di fronte a tre monumenti di grande importanza, dedicati alle vittime del nazifascismo. Ci fermiamo di fronte a quello dedicato a Mario Capuani (1908-1943). “Questo monumento è datato 1953, voluto da un comitato popolare. Sono tre gli stemmi incisi sulla pietra: della Provincia, dell’Ordine dei medici e della Camera. Capuani era, infatti, un bravissimo pediatra. Per realizzarlo, Gambacorta sindaco, fu chiamato Crocetti, già all’apice del successo. È un’opera di arte pubblica: sulla base c’è il leone simbolo di forza, della potenza, della fierezza; ovvero l’impossibilità di sconfiggere l’ideale di libertà dell’uomo. Crocetti si mostra qui come uno degli animalieri più talentuosi del panorama artistico italiano, dando al leone una posa molto particolare ed estremamente vivida. In alto è collocato il ritratto: Capuani faceva parte di quel gruppo che stava organizzando la Resistenza. Morì qualche giorno dopo la battaglia di Bosco Martese. Questo monumento ha una storia curiosa. A un certo punto scomparvero sia il leone che il ritratto di Capuani. Non si sapeva più che fine avessero fatto. A un certo punto furono ritrovati nella pinacoteca. Nel 1994 fu intanto ricollocata il ritratto, sotto la spinta dell’associazione Teramo Nostra. Per il leone si dovette attendere il 2006, quando ci fu la visita di Ciampi, allora Presidente della Repubblica. Ciampi onorò ufficialmente Capuani, in quanto lo legava anche una amicizia personale: entrambi avevano fatto parte da giovani del movimento ‘Giustizia e Libertà’. Ora il monumento ha ritrovato la sua ragion d’essere e ricorda pagine di lotta e sacrificio”. Le ultime due lapidi


46 Lug/Ago /2011

sono dedicate sempre alle vittime del nazifascismo: c’è una lapide che ricorda tutti i morti nei campi di prigionia tedeschi con particolare riferimento ad Alberto Pepe, capitano dell’esercito italiano, proveniente da una famiglia molto legata all’esercito Dopo l’armistizio scelse di non imboscarsi e di affrontare la prigionia, la strada più difficile.” L’altra lapide è dedicata a due giovani oppositori politici che morirono di stenti nelle carceri fasciste: Romolo Di Giovannantonio e Berardo Di Antonio. La Villa Comunale, coi suoi splendidi alberi e il laghetto, si addormenta nella calura di luglio. Resta da dare un ultimo sguardo ai ‘Due di coppe’ che da Corso San Giorgio sono finiti nella villa, segno di antichi fasti.

in ricordo di M. Capuani

particolare del puttino


47 Lug/Ago /2011

Uno smartphone dalle…stelle A CURA DEL

PROF. OSCAR STRANIERO *

e terre rare o lantanidi sono un gruppo di 17 elementi chimici più pesanti del ferro, ma meno del piombo. Estratti da alcuni minerali, il loro impiego nell’industria riguarda la produzione di apparati di alta tecnologia, dai circuiti che fanno funzionare computer e telefonini ai motori ibridi di ultima generazione. Lantanio, europio, erbio e neodimio sono diventati indispensabili per il mondo moderno. Negli ultimi mesi, le pagine di economia e finanza dei maggiori quotidiani di tutto il mondo si sono occupate di terre rare, a causa del loro prezzo triplicato in pochissimo tempo. Gli analisti avevano da tempo lanciato l’allarme: l’offerta sta diventando insufficiente per coprire la crescente richiesta di questi elementi. Così, se il mercato dell’high tech è affamato di terre rare, la Cina, con oltre il 95% della produzione mondiale, fissa il prezzo al rialzo. Ma come e quando sono state sintetizzate le terre rare che troviamo oggi in natura? L’astrofisica già da tempo si è posta questa domanda. In un famoso articolo pubblicato sul Review of Modern Physics nel 1957, un gruppo di giovani scienziati del CALTEC, Margaret Burbidge, Geoffrey Burbidge, Willy Fowler (premio Nobel per la fisica nel 1983) e Fred Hoyle, indicarono la strada per rispondere a questa domanda. Oggi sappiamo che la maggior parte degli elementi chimici (ad eccezione dell’idrogeno e dell’elio) è stata sintetizzata all’interno delle stelle, dove ad altissime

temperature i nuclei leggeri si fondono per produrre nuclei più pesanti. Ci vogliono almeno 100 milioni di grado per far fondere 3 nuclei di elio in un nucleo di carbonio. A temperature più basse, infatti, la fusione è impedita dalla repulsine elettrica. La ragione di ciò risiede nel fatto che i nuclei contengono protoni, i quali hanno carica positiva e si respingono tra loro. Più pesante è un nucleo, più alta è la sua carica elettrica (contiene più protoni) e più alta deve essere la temperatura necessaria per fonderli. Così il carbonio si fonde quando nelle stelle ci sono almeno mezzo miliardo di gradi. Va detto che oltre a permettere la sintesi di nuovi elementi, le fusioni termonucleari producono l’energia necessaria a far brillare le stelle per miliardi di anni. In questo modo, e a temperature via via crescenti, vengono sintetizzati l’ossigeno, il neon, il sodio, il magnesio, il silicio fino al ferro. Oltre non si può andare, perché le fusioni dei nuclei del ferro non producono energia, ma ne assorbono. Le stelle che ci provano vanno incontro a seri problemi di stabilità. Quando ciò accade, le zone centrali, quelle più calde dove le reazioni nucleari sono più efficienti, collassano in una stella di neutroni o in un buco nero. Ma allora dove e quando sono state prodotte le terre rare e tutti gli elementi chimici più pesanti del ferro? L’ipotesi formulata da Fowler & C. è che per sintetizzare questi elementi occorrono i neutroni, particelle neutre che insieme ai protoni costituiscono la materia di

cui sono fatti i nuclei atomici. Essendo elettricamente neutri non sentono la repulsione elettrica di modo che se in una stella si attivano sorgenti di neutroni, questi possono facilmente fondersi con i nuclei, anche a temperature relativamente basse. Da oltre 15 anni mi occupo di scovare queste sorgenti di neutroni, e di capire dove e quando si attivano nella lunga vita di una stella i processi di nucleosintesi degli elementi più pesanti del ferro. Questo lavoro mi ha portato a collaborare con scienziati di tutto il mondo: fisici che misurano le velocità delle reazioni nucleari, astronomi che misurano le abbondanza dei vari elementi chimici nelle stelle, geofisici che misurano le stesse abbondanze nella crosta terrestre e nei meteoriti. All’Osservatorio di Teramo è attivo da qualche tempo un gruppo di ricerca che si occupa della produzione di modelli stellari in grado di interpretare tutte queste misure sperimentali. Il gruppo si è già imposto all’attenzione del mondo scientifico internazionale per importanti risultati ottenuti nella sintesi cosmica degli elementi chimici. La prossima volta che desidererete acquistare uno smartphone, sono sicuro che penserete alle terre rare che lo fanno funzionare. e se vi viene la voglia di sapere in quale stella sono state prodotte non avete che da chiedere. Agli astronomi di Collurania, naturalmente. * DIRETTORE INAF-OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TERAMO


48 Lug/Ago /2011

C’erano 56 palchi, disposti su tre ordini. Nella parte più alta un ampio loggione ...

Teramo che fu: il teatro comunale

e foto straordinarie del “fondo Beltrame”, oggi proprietà della Biblioteca Provinciale Melchiorre Delfico hanno ereditato per noi le immagini e la memoria storica dell’antico teatro comunale che per decenni ha rappresentato il cuore della cultura cittadina. Giancarlo Beltrame, giornalista e docente di Storia e tecnica della comunicazione per l’immagine ebbe l’occasione inaspettata di scoprire ben 77 magnifiche vedute riguardanti la città di Teramo e i territori limitrofi della provincia scattate con la macchina fotografica stereoscopica dal primo e più antico fotografo professionista teramano, uno dei primi fotoreporter della storia della fotografia italiana: Gianfrancesco Nardi (1833-1903). Le “Stereoviews” documentano il teatro ottocentesco di Teramo, inizialmente denominato “Teatro Re” probabilmente in riferimento al fatto che i lavori di realizzazione riuscirono a sbloccarsi solo dopo il compimento dell’Unità Nazionale e la nascita del nuovo Regno d’Italia. Questa struttura fu distrutta nel 1959, a meno di un secolo dalla sua costruzione, per far posto ad un cine-teatro moderno e ai magazzini della Standa, oggi Oviesse. Gianfrancesco Nardi, “pittore di storie e fotografo”, come lo definiva suo padre (il poeta Antonio Nardi) immortala l’ingresso

del Corso San Giorgio in una fotografia del 1864-1868 circa, nella quale dietro ai piloni chiamati “Due di coppe”, sul lato destro del Corso si mostra l’edificio del teatro comunale ripreso mentre si stanno ultimando i lavori di costruzione. Esso è seguito dal complesso del Real Collegio, luogo dell’ antico convento di San Matteo, dove lo stesso Gianfrancesco Nardi fu allievo dei Barnabiti. I piloni in primo piano furono progettati da Carlo Forti nel 1812, eretti sul luogo dell’antica Porta San Giorgio e demoliti nel 1826. I vasi sovrastanti furono aggiunti nel 1839 poi trasferiti nella Villa Comunale dove ancora oggi si trovano. La struttura teatrale cittadina fu progettata dall’Architetto teramano Nicola Mezucelli. Dopo il susseguirsi di tante vicende, nell’aprile 1868, il teatro fu solennemente inaugurato con “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi e “Maria di Rohan” di Gaetano Donizetti e due balli: “Il genio malefico” e “Un viaggio in sogno” del coreografo Ettore Barracani. L’architettura esterna, essenziale, sobria e lineare, in pietra fluviale e rivestimento in mattoni, con zoccoli e fronti bugnati, si poneva in antitesi con un interno importante e sontuoso caratterizzato da un ricco soffitto dipinto ed un notevole sipario che rappresentava la scena dell’incoronazione del Petrarca a sommo poeta: opera eseguita da Bernardino De

Filippis Delfico, fratello del celebrato poeta, musicista e caricaturista Melchiorre. Proprio il cav. Melchiorre Delfico tornato da Napoli, durante il Carnevale 1877 mise in scena nel teatro di Teramo il melodramma buffo “Il parafulmine”. L’ambiente realizzato a forma di ferro di cavallo aveva una capienza complessiva di 608 posti a sedere. C’erano 56 palchi, disposti su tre ordini. Nella parte più alta un ampio loggione, per il quale fu previsto un biglietto d’ingresso più contenuto. Nella sala al centro della volta era appeso un prezioso lampadario, voluto da Nicola Mezucelli. Si trattava di un’opera particolarmente bella, disegnata da Carlo Ferrario, scenografo della Scala di Milano, e realizzata sempre a Milano dalla ditta Antonio Pandiani, con struttura in ferro dorato e guarnito di cristalli, dotato di sculture femminili sui quattro lati. Al piano superiore, prospiciente il Corso San Giorgio, era presente un appartamento destinato ad abitazione del custode. Nel 1906 questo locale fu radicalmente trasformato e adattato a ridotto del teatro. Nacque così la celebre sala della Cetra, dotata di un suo palcoscenico e di un ampio soppalco. Il piccolo sipario di questa graziosa sala fu dipinto da Gennaro Della Monica con la raffigurazione di Giannina Milli che improvvisa a Firenze. GIUSEPPINA MICHINI


49 Lug/Ago /2011

PLAGIARISM

Intervista agli Ex. Wave (Lorenzo Materazzo e Luca D’Alberto) per l’uscita del nuovo disco DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

Dopo il primo disco “Apri gli occhi”, dalle sonorità piuttosto morbide, su cosa avete deciso di puntare maggiormente per la realizzazione di questo nuovo lavoro? Con Plagiarism abbiamo cercato di effettuare una sintesi tra il mondo classico e quello elettronico. Era la via già intrapresa con “Apri gli occhi”, ma con questo secondo album siamo riusciti a spingerci oltre, creando un sound di difficile definizione, non standardizzato come quello della maggior parte dei gruppi. La nostra ricerca ci ha portato a toccare generi musicali anche molto distanti tra loro, lasciandoci liberi dai vincoli che caratterizzano il mondo accademico e il risultato è stato sorprendente. Plagiarism fa pensare al frenetico mondo del già visto e sentito, ma proprio per questo riprodotto nuovamente e quindi riproposto, non diversamente da come hanno fatto molti artisti della pop art. È una concezione che piace chiamare post-moderna. Vi sentite pienamente inseriti in questo contesto intellettuale. oppure c’è qualcos’altro? Non si può parlare di citazionismo in “Plagiarism”, piuttosto il titolo è una provocazione nei confronti di chi vuole riciclare il già detto. Nella fase creativa non sempre l’artista riesce a scegliere la propria fonte d’ispirazione, ma ciò che apprende a livello inconscio può portarlo a cadere nella non originalità o addirittura nel plagio. “Plagiarism” è per noi la

nascita di una nuova filosofia: per arrivare a creare un linguaggio nuovo bisogna guardare i propri artisti di riferimento con un occhio distaccato, cogliendo solo gli input, senza addentrarsi troppo nel loro stile. Cosa è cambiato da un punto di vista tecnico nelle sonorità di questo album? C’è più maturità e soprattutto voglia di novità, di “freschezza” musicale. I brani sono molto complessi e “carichi” di suoni, per questo particolarmente difficili da riprodurre live. Un brano è cantato da Astrid Young, sorella di Neil. Esattamente, “Wonderland” è il brano impreziosito dalla voce di Astrid Young. Collaborare è stato fantastico, è un’artista davvero incredibile e la sua voce ha dato al disco uno slancio notevole. Qual è il vostro modo di lavorare in studio? Dietro il risultato finale si nasconde un’enorme mole di lavoro: pur riuscendo subito a tracciare le idee musicali dei brani, grazie alla grande intesa musicale che c’è tra noi, la fase di elaborazione compositiva e di arrangiamento che segue è molto più lunga e complessa. Torniamo spesso sui brani già terminati, fino a quando il brano ci sembra perfetto nella sua unicità, non più modificabile. Collaborare è difficile, si sa. Quanto siete disposti ad accogliere dall’altro in termini di idee, progetti, stile? Non abbiamo limiti nel proporre e accogliere idee, poi insieme si trova subito la giusta via grazie a quell’intesa di cui parlavamo prima.

“Plagiarism” non è ciò che cercavamo, è ciò che abbiamo scoperto, per questo ci piace. Vi sentite immersi nella tradizione dei grandi compositori del passato o le vostre radici sono piuttosto altre e muovete i vostri passi da altre concezioni? Purtroppo il mondo accademico è lontanissimo dai “grandi” del passato: non erano forse Mozart o Chopin anche compositori e non solo interpreti delle proprie opere? In tal senso siamo più vicini al mondo classico di quanto lo siano gli accademici. Ovviamente la musica che suoniamo è diversa, è la musica dei nostri giorni, con tutto ciò che ne consegue. Le date del tour sono già state decise? Ancora non abbiamo definito le date. Stiamo organizzando il tour con la Barley Arts, la nostra agenzia di booking e stiamo lavorando duramente per preparare il live e portare “Plagiarism” in pubblico, cosa assai difficile per due soli musicisti… Dove si può acquistare “Plagiarism”? In tutti i negozi di dischi tradizionali e digitali. A Teramo è disponibile presso Unieuro nel Centro Commerciale Gran Sasso e presso il negozio Discoboom. Un vademecum per chi ascolterà questo album. Plagiarism è un’esperienza sensoriale, un flusso di pensiero libero dell’artista, che non richiede spiegazioni, ma emozioni personali, intuizioni. Un’esplorazione, un esperimento che varca i soliti confini.Vivetelo così.


50 Lug/Ago /2011

Equilibrio dell’artista Incontro con la giovane pittrice teramana Lara Pompei w w w. L i 8 L i . c o m

funamboli

2.2414

DI

VINCENZO LISCIANI PETRINI

he rope-walker, ovvero il funambolo. Questa è la figura segreta e allegorica che Lara Pompei, giovane artista teramana (classe 1982), scopre in se stessa e negli altri, un universo di anime che vivono un bilico perfetto e incantato sopra lo scorrere del mondo. Scrive di lei il critico Arianna Di Genova: “I suoi acrobati, a volte, perdono tutto. Non volano leggeri sul filo che s’inerpica verso il cielo, ma finiscono per rotolare, imprigionati in un guscio d’uovo (…) metà bambini, metà insetti, piccoli semi universali che tentano di muovere i primi passi con lo stupore di un’infanzia mai abbandonata”. Confessa l’artista: “Questo lavoro è finora il primo veramente importante che ho fatto. Ad oggi, sento di non aver potuto ancora fare molto: avrei voluto più tempo mentre ero in Accademia a L’Aquila per potermi dedicare alla mia produzione. Gli artisti hanno l’obbligo di lavorare alacremente, senza aspettarsi indietro solo soldi e gloria. Bisogna cercare una più profonda onestà artistica e intellettuale”. Soggiunge: “Credo che nel passato gli artisti fossero più onesti: oggi i gruppi artistici, le scuole, nascono solo in base alle convenienze e ai dettami delle

gallerie. I critici d’arte investivano parecchio sui nuovi nomi: gli artisti si mettevano insieme perché avevano dei valori comuni. Oggi pare si viva nel passato”. Lara, cose ne pensi delle mostre d’arte? È un modo ancora valido per fruire la bellezza delle opere?

Lara Pompei

“Onestamente (ride) mi sono stufata. Se ne vedono di raccapriccianti, con tutto il rispetto. In Abruzzo ce ne sono davvero poche di un qualche valore. Per fare delle buone mostre è fondamentale la figura del curatore: le collettive, ad esempio. Spesso non hanno un tema chiaro, un filo conduttore. Sono solo un’accozzaglia di quadri messi insieme, che vanno a fare una sorta di ‘the best of ’. Ma non è così che funziona; le personali, invece, possono essere più interessanti, specie se l’artista cerca prima di tutto l’espressione e il contatto con il pubblico”. A volte, forse mi sbaglio, si ha l’ impressione che nell’arte si sia già detto tutto e il concetto stesso di originalità sembra subire una crisi. I due cardini dell’arte, da sempre, sono imitazione e invenzione. Come vedi questo rapporto tra i due princìpi nella nostra epoca? “Certamente la storia dell’arte continua, perché altri non è che la storia stessa dell’umanità e del suo immaginario, della sua coscienza collettiva. Occorre sempre osservare, con pazienza, i cambiamenti e le idee della contemporaneità e trovare il linguaggio adatto ad esprimerli, anche prendendo spunto dal linguaggio di artisti del passato o da codici espressivi dell’antichità. Però, sempre senza copiare.”


51 Lug/Ago /2011

Torniamo un attimo al tuo lavoro sul funambolo: a linee nette e rigide (le funi) sono controbilanciate da figure morbide e plastiche (i funamboli). Mi sembra un incontro tra un principio femminile e uno maschile. “Credo che in parte posso darti ragione: il pensiero è più femminile ed è tradotto dalle linee morbide. Sono le linee su cui lavoro dopo aver buttato giù il non-pensato, l’istintivo, aspetto che tendo ad identificare di più con l’archetipo maschile”. Come vedi il rapporto con i media e con i social-network? Facebook, ad esempio, aiuta gli artisti a raggiungere la notorietà? “Il problema è che Facebook è un enorme calderone, pieno di trivialità. È un ottimo canale, ma non sfruttato appieno. Gli artisti devono usarlo, senza abusarne, perché è uno strumento ancora troppo nuovo. Per il resto, il mondo web è certamente un canale importante, dove ormai si svolge la gran parte delle attività umane. Comunque, è ormai tempo per un mio sito web”. Parlami dei tuoi maestri del passato, gli artisti che senti più vicini. “Difficile scegliere. Ogni artista ha una propria caratteristica, nella forma, nel linguaggio pittorico, nel pensiero. C’è chi fa una ricerca scientifica perché è affascinato dal nuovo, dal movimento, da spazi inesplorati… Quindi ricercano nella scienza, ma non per questo lontano dall’umano. Quindi amo tutti gli artisti che ricercano l’umano, la loro essenza (ovviamente con ricerche e linguaggi propri) senza trascurare la

ragione e le ricerche del tempo. Eviterei perciò di farti dei nomi: sarebbe troppo scontato”. L’ultima parola la affido alle righe conclusive di Arianna Di Genova sul lavoro di Lara, lei stessa alla ricerca della sua dimensione artistica e umana come il funambolo che ama disegnare: “E il funambolo, da sempre figura in bilico tra i due mondi, quello di sopra e quello di sotto, è tornato ad essere un ponte tra la vita e la morte, un messaggero che inarca la sua schiena tra passato, presente e futuro.” Che sia l’auto-ritratto dell’artista?

CHI È NOME: Lara COGNOME: Pompei DATA DI NASCITA: 18 09 1982 CITTA’ Atri (TE) STUDI: Accademia di belle arti L’Aquila COLLABORAZIONI: Associazione culturale ArteRea PROSSIMI PROGETTI: sarà una sorpresa! UN SOGNO NEL CASSETTO Viaggiare per il mondo UN AGGETTIVO O UN MOTTO PER DESCRIVERSI: ci devo pensare…

trittici rimbalzi


52 Lug/Ago /2011

MUSICA VIOLA Debutto per il gruppo abruzzese dei Christine Plays Viola. Con qualche polemica… Il viola è il colore di un cambiamento impedito dal peso della propria coscienza. Ma anche un urlo acido e ottuso, un sogno estinto divenuto troppo presto schiavo dell’errore, profondamente attratto dalla propria incoscienza. Uno spleen che si tramuta in suono marziale, cadenzato come un battito cardiaco al ritmo di un’onda oscura: il dark wave, genere musicale nato agli albori degli ’80, si rigenera nelle composizioni dei Christine Plays Viola, band abruzzese al suo disco d’esordio, ma con alle spalle una già navigata esperienza sui palcoscenici underground che contano del panorama nazionale. Il viola, insieme al nero e al grigio, è l’elemento cromatico che riassume la loro estetica. Il frontman del gruppo, il teramano Massimo Ciampani, nei loro intensi live nasconde il volto dietro una maschera amorfa, novello fantasma dell’opera che con il suo canto baritonale ripercorre le tonalità torve di gruppi ormai

inghiottiti dalla nostalgia del tempo. Un suono demodé che, redivivo, rievoca i cari estinti (Joy Division su tutti), capace di emergere dai più reconditi abissi dell’animo. Musica ballabile, opprimente, sfocata, recettiva. Witch Of Silence, primo singolo estratto dal loro disco Innocent Awareness, è il vertice dell’album, vessillo nero posto sulla vetta di un mondo alla deriva, raccontato da 11 tracce nelle quali emerge un malessere che diviene catartico. Il vuoto dell’animo raccontato nei testi racchiude la percezione di un luogo ancora assente, di uno spazio interiore ancora da colmare. Questione di spazi, interiori ma anche fisici. Spazi mancanti. A Teramo come in Abruzzo. Massimo questo lo sa bene. “Sono entrato a far parte del progetto Christine Plays Viola da ormai due anni, e in questo arco di tempo abbiamo suonato più fuori dal nostro territorio, in molti casi raccogliendo consensi, che in casa nostra. Personalmente

credo che nella nostra regione, e a Teramo in particolare, ci sia una ottima cultura musicale ‘di un certo tipo’ (si legga ‘underground’), ma che questa venga troppo spesso soffocata dai soliti circuiti, restii a concedere spazio ad una cultura alternativa che è comunque presente e ha una sua identità ben definita. Sarebbe opportuno che nella nostra città in particolar modo sorgesse un’ associazione culturale parallela a quelle valide già esistenti, che però riuscisse a dare voce a tutti coloro che vivono la musica in modo diverso. La pluralità culturale diverrebbe certamente uno stimolo di crescita. Per questo rivolgo un appello a tutti coloro che a Teramo e in Abruzzo suonano una musica che si discosta chiaramente dagli schemi di pura accademia predominanti: è ora di prenderci i nostri spazi, la situazione attuale è avvilente. Facciamoci avanti”. RAULRICCI


53 Lug/Ago /2011

a cura di Ivan Di Nino


54 Lug/Ago /2011

IRON MAN a Pescara triathlon di lusso

gli alteti si confrontano nel nuoto

omenica (12 giugno) di grande spettacolo, tanta gente, aria di festa e una bellissima giornata di sport per la tappa italiana dell’Iron man (lett. Uomo di ferro) Italy 70.3(1,2 nuoto + 56 bicicletta +13,1 corsa = 70.3 miglia, non chilometri!) a Pescara. La gara è stata, come direbbe il compianto Adriano De Zan, “assolutamente mostruosa”. Sotto un sole che ha picchiato veramente duro, ha vinto l’italo argentino Daniel Fontana. Secondo Alessandro De Gasperi, terzo il giapponese Hideo Fukuji. Alla gara presente anche Linus di Radio DeeJay, radio ufficiale dell’Iron man. Molti anche i partecipanti provenienti da Teramo e dintorni, tra cui la società Inuit di Silvi che, con gli atleti Tancredi D’Andrea Ricchi e Luigi Melasecca, ha conquistato due slots –accesso alla partecipazione- per il campionato mondiale di triathlon di Las Vegas nel prossimo settembre. Tra le donne ha vinto Martina Dogana, seconda Edith Niederfriniger e terza

Francesca Tibaldi. L’evento ha visto anche la competizione “Iron Kids” a cui hanno preso parte 150 campioncini in erba figli di triathleti. Qualcuno, non propenso allo sport, si è lamentato con l’organizzazione per le strade ovviamente chiuse al traffico.

la manche in bici


55 Lug/Ago /2011

calcetto L’evento ha visto anche la competizione “Iron Kids” a cui hanno preso parte 150 campioncini in erba figli di triathleti Dimenticano costoro che Pescara esordisce così come Città Europea dello Sport e ne godono soprattutto famiglie, bambini, turisti. Qualche problema può anche starci, ma il gioco vale la candela. Per tre giorni è stato allestito un villaggio in piazza Salotto e piazza Primo Maggio, dove gli uomini e le donne di ferro, contrariamente ad altre attività agonistiche in cui gli sportivi sono intoccabili, si sono intrattenuti con tifosi e curiosi. Entusiasta il presidente della Provincia Guerino Testa, il quale ha già annunciato che l’anno prossimo si replicherà il 10 giugno. IVAN DI NINO

Il “segreto” di Loreto Loreto è uno splendido paese sulle colline pescaresi il cui aggettivo aprutino tradisce però l’origine teramana. Forse non a caso c’è una spiccata rivalità con la vicinissima Penne, città di origine vestina. Questa località con meno di 8000 abitanti ha raggiunto nello sport un traguardo storico, entrando dalla porta principale nella A2 di calcio a cinque, attività che sta prendendo sempre più piede in Abruzzo, vincendo il girone D della serie B. Il calcetto è meno dispendioso, sia in termini economici che calorici, del calcio ’normale’ e sono sufficienti una porta –di solito due pietre, come si faceva da piccolie pochi amici per giocare. Il presidente Antonio Delle Monache è entusiasta: “Siamo ripartiti con lo stesso gruppo dell’anno scorso- quando il Loreto arrivò ai play-off, nd’A- ed i ragazzi, allenati da Piero Marrone, sono stati fantastici. Del resto con lui abbiamo vinto campionato e Coppa Italia di C1, la Juniores regionale e ora la Serie B”. Il segreto non troppo celato è nell’investimento sui giovani. Prosegue infatti Delle Monache :“Il settore giovanile è un nostro punto di forza. Abbiamo vinto i tornei regionali con Pulcini ed Esordienti, partecipiamo ai campionati Allievi, Juniores, Under 21. Abbiamo centosettanta tesserati e non è poco”. Scendendo dai colli a valle la Ponzio Pescara, sempre di calcio a cinque, ha solo sfiorato l’impresa- scudetto, perdendo con

un computo finale di 1-3 contro la Marca Futsal di Treviso. Sconfitta nelle prime due partite – nella seconda c’è stato un grave episodio di violenza da parte dei veneti in cui a farne le spese sono stati incredibilmente i pescaresi- la Ponzio aveva quasi raddrizzato le cose vincendo 2-1 gara 3. Sulle ali dell’entusiasmo gara 4, disputatasi con una cornice impressionante di pubblico– non sono mancati spintoni ed urla all’ingresso - al Pala Giovanni Paolo II proprio a Pescara, avrebbe potuto sancire il 2-2. Invece i biancoazzurri hanno incassato un rotondo risultato di 1-7. La squadra non è sembrata arrendevole, ma troppo leziosa sotto porta. L’allenatore Petrarca ha commentato con serenità: “Peccato per come è andata(…)ma le prime due gare hanno lasciato il segno. Devo ringraziare i ragazzi e la società”. Il mister dovrebbe rimanere anche l’anno prossimo, non così il dimissionario presidente Guido D’Angelantonio. C’è il gravissimo rischio che la squadra possa sfaldarsi, prima con una diaspora dei calciatori, poi con la cessazione della società. Ovviamente è auspicabile che un gruppo così forte, che fa anche da collettore e da traino per i giovani, non perda per strada le sue straordinarie qualità per una questione meramente economica. IVAN DI NINO


56 Lug/Ago /2011

calcioscommesse

Punto e capo Ancora una volta. La storia del calcio è costellata di scandali, a partire dagli anni ’20, in cui una combine di una partita costò la revoca dello scudetto al Torino. In molti ricorderanno il calcio-scommesse dei primissimi anni ’80 e la più recente Calciopoli, in cui a pagare è stata quasi unicamente la Juventus. Questa estate 2011 si annuncia come l’ennesima stagione di una malattia da “sanare” in tribunale. Le partite interessate sono tra A, B e Lega Pro più di trenta, ma ogni giorno esce qualcosa di nuovo. Tra gli arrestati titolari di agenzie di scommesse, liberi professionisti, calciatori ancora in attività come Doni e Paoloni ed ex- professionisti, tra cui Beppe Signori. Ogni giorno c’è un(o) (s)carcerato in più o in meno e lo stesso procuratore capo di Cremona, dove è il filone principale dell’inchiesta, ha affermato che sarà una cosa lunga, almeno un anno ancora. Figurano inoltre tra i coinvolti Massimo Erodiani, proprietario di una tabaccheria a S.Giovanni teatino e gestore per interposta persona di due sale scommesse a Pescara ed Ancona, Marco Pirani – ex dirigente dell’Ancona calcio, il ‘dominus’ della vicenda- nonché Vittorio Micolucci, in forza all’Ascoli, giuliese di nascita. Per il gip Guido Salvini, Micolucci telefonò a Pirani anche «dal campo», prima di Livorno-Ascoli del 25 febbraio scorso per avvertirlo delle ultime notizie. Se la compagine picena avesse perso, Micolucci avrebbe intascato quindicimila euro promessi da Pirani, “Ma durante Livorno-

Ascoli -finita 1-1- il gol è nato da una sua punizione”, ribatte l’avvocato Daniela Pigotti. L’accusato aggiunge: “In campo ho giocato come sono capace”. Se il Livorno avesse vinto? “Avrei preso i soldi”. Stessa cosa contro l’Atalanta. Il 21 marzo la squadra marchigiana sarebbe dovuta uscire dal campo di Bergamo sconfitta, invece finì 1-1. In un’altra intercettazione il giocatore si sarebbe rammaricato con Pirani perché sull’1-1 Tiribocchi, attaccante dell’Atalanta, avrebbe sbagliato una grande occasione da gol. Micolucci sarebbe entrato nel giro ‘ingaggiato’ dal compagno Vincenzo Sommese, fuori rosa perché già in odore di combine. L’abruzzese si dichiara “vittima”, “perseguitato”, “tirato in mezzo”. Tuttavia è bene ricordare che fino a sentenza passata in giudicato i sospettati devono essere considerati innocenti. Intanto si è scatenata la solita corsa allo scaricabarile tra Figc, Uefa e magistratura ordinaria, ma questa è un’altra storia. Qualcuno ha malignato affermando che, proprio grazie a due scandali che hanno spazzato via i vertici della Federazione calcio, l’Italia è riuscita nell’intento di portare a casa il Mondiale nel 1982 e nel 2006, perché la nazionale ha giocato con poco interesse, senza asfissie mediatiche e soprattutto senza pressioni politiche per far entrare Tizio o Caio. Allora riusciremo a vincere gli Europei dell’anno prossimo? Solo Dio lo sa, ma Mourinho ha affermato: ”Io non ne so niente”. IVAN DI NINO


57 Lug/Ago /2011


58 Lug/Ago /2011

child healh foundation: campgna contro l’obesità giovanile (USA 2011) titolo: “Live Fat, die young”

Cronobiologia contro l’obesità A CURA DI

PAOLO DE CRISTOFARO*

a cronobiologia è quella scienza che analizza l’evoluzione temporale dei fenomeni biologici. Le ricerche in questo campo hanno messo in luce che i fattori ambientali agiscono da sincronizzatori biologici e tra i sincronizzatori più importanti vi sono il ritmo luce/buio e attività/riposo. Da queste variazioni “circadiane” dipende, tra le altre cose, anche il metabolismo dei nutrienti e quindi la nostra capacità di bruciare o di conservare energia, il che è di fondamentale importanza per comprendere alcune dinamiche che conducono inconsapevolmente e inesorabilmente all’obesità. Ad esempio, è curioso sapere che il nostro organismo è programmato per essere meno efficiente nell’utilizzare amidi e zuccheri a fine giornata. Il motivo di ciò risiede nel fatto che la produzione dell’insulina, l’ormone che stimola il passaggio del glucosio all’interno delle cellule, è migliore nelle ore mattutine. L’energia che risulta da questo processo è funzionale ad un ritmo ancestrale, per cui l’uomo fin dalla preistoria ha sviluppato le sue attività, comprese quelle di ricerca del cibo, alle prime luci del mattino, mentre terminava i compiti che richiedevano un dispendio energetico prima di sera. In realtà, il progresso tecnologico non ha modificato i bioritmi ancestrali dell’uomo. per cui siamo tutti condizionati metabolicamente da ciò che la genetica

primordiale ci impone. È noto l’esperimento condotto su giovani militari (Graeber e coll 1978) che, sottoposti alla somministrazione della razione alimentare in monopasto, se assumevano tutto il cibo a colazione presentavano una tendenza spontanea al dimagrimento, mentre se assumevano la stessa porzione a cena, tendevano ad incrementare il peso corporeo. Se ne deduce un’indicazione fondamentale per il riequilibrio nutrizionale del sovrappeso e dell’obesità: il fabbisogno energetico deve essere soddisfatto tramite una distribuzione dei pasti coerente con le attività praticate durante il giorno, mentre una minore concentrazione di carboidrati e lipidi nella fascia serale e notturna favorisce l’utilizzazione dei grassi di deposito. Questo concetto è alla base del metodo di riequilibrio metabolico-strutturale, praticato presso il Centro Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione di Giulianova per la cura dell’obesità in cui, attraverso l’analisi dello stile di vita, praticata con un polisensore indossato per un tempo minimo di 3 giorni. e attraverso un sofisticato software di analisi cronobiologica del dispendio energetico e delle attività praticate, si riesce a stabilire la corretta distribuzione dei nutrienti nel programma nutrizionale riabilitativo, in associazione ad indicazioni appropriate e personalizzate per un eventuale ricondizionamento motorio. Infatti è proprio lo sfasamento

dell’assunzione di cibi a forte contenuto di amidi, zuccheri e grassi e di bevande zuccherine e alcoliche nelle ore serali e notturne, o nelle fasi di riposo/recupero, che favorisce l’incremento del peso corporeo. Si può quindi affermare che il futuro della nostra alimentazione si giocherà sempre più nell’ottimizzazione e nella personalizzazione della colazione e della cena, e nell’individuazione di equilibri nutrizionali ad hoc per coloro che svolgono attività particolari che rientrano tra le possibilità lavorative della inevitabile realtà della società delle 24 ore, per cui dovremo certamente rilanciare il bisogno di una dietetica del lavoro applicata alle varie tipologie di lavoro. È giunta l’ora di decretare, da una parte, la fine della dittatura del cornetto e, dall’altra, di aggiornare la “cultura delle cenette” alla luce delle nuove conoscenze. Il punto di partenza vincente è nutrire adeguatamente le fasi attive e riconoscerci il diritto delle fasi di riposo/recupero difendendole da tutte le intrusioni, compreso quella del cibo eccessivo e inappropriato, ma per far ciò risulta sempre più necessario l’uso di tecnologie evolute che siano in grado di far luce su molti lati oscuri delle problematiche individuali che ogni paziente con obesità presenta.

*CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE DI FISIOPATOLOGIA DELLA NUTRIZIONE PRESIDIO DI GIULIANOVA, ASL TERAMO


59 Lug/Ago /2011

Crampi muscolari A CURA DEL

crampi muscolari sono contrazioni involontarie a carico della muscolatura striata (volontaria) associate a dolore, della durata variabile da alcuni secondi a minuti. Possono sopravvenire sia a riposo che durante l’attività fisica, e in particolari condizioni metaboliche. Nel primo caso, i crampi interessano soggetti non patologici e si presentano spesso durante il sonno (crampo notturno); nel secondo caso sono riconducibili a stress muscolari da sforzo e disidratazione. La terza casistica può includere il periodo del ciclo mestruale con casi sporadici. Inoltre, può sussistere una corrispondenza con l’assunzione di particolari farmaci (come, ad esempio, i diuretici). I crampi coinvolgono in particolare i muscoli del polpaccio (gastrocnemio), del piede e degli adduttori delle cosce. Nella fase acuta, l’unico rimedio è l’allungamento passivo del muscolo interessato, facendo stretching, seguito da un leggero massaggio. Fra le cause predisponenti, le più comuni includono l’ipoidratazione e la carenza di sali minerali, quali magnesio (Mg), potassio (K), calcio (Ca) e sodio (Na). Un’altra causa che incide molto nella comparsa dei crampi, specialmente quelli notturni, è la diminuzione della portata circolatoria, con abbassamento della temperatura corporea e assunzione di posture scorrette. L’origine dei crampi è stata oggetto di studi e dibattiti, con prove scientifiche sia a favore della natura periferica, che centrale. Lo studio maggiore è stato fatto nel campo della “Medicina dello sport”, risultando spesso un fattore che limita la performance agonistica. Il centro universitario di Medicina dello sport di Chieti, alcuni anni fa, ha portato avanti uno studio su un gruppo di atleti di età fra i 18 e 40 anni, i quali praticavano sport prevalentemente aerobici. Tutti i soggetti

PROF. VALTER DI MATTIA*

sono stati sottoposti ad uno studio neurofisiologico sul crampo. Esso veniva provocato in laboratorio mediante stimolazione elettrica sul nervo del muscolo tibiale posteriore della gamba. Il gruppo è stato diviso e randomizzato in due sottogruppi : • il primo è stato trattato farmacologicamente per tre settimane con l’assunzione di bustine effervescenti di Polase (aspartato di potassio e magnesio); • il secondo, invece, con l’assunzione di sostanze prettamente placebiche. Al termine del trattamento, ripetuti i prelievi ematici e le indagini elettrofisiologiche, è risultato che gli atleti sottoposti ad assunzione di farmaci appositi erano diventati meno sensibili alla stimolazione elettrica che provocava il crampo, rispetto al gruppo trattato con il placebo. Il potassio (K) ed il magnesio (Mg) sono strettamente coinvolti nella contrazione muscolare : l’alterazione della loro concentrazione nelle cellule motorie causa una depolarizzazione, provocando una contrazione tetanica con reclutamento di fibre di un gruppo muscolare, dando origine al crampo. La mancanza di movimento e atteggiamenti posturali sbagliati (che provocano squilibri nelle catene cinetiche muscolari) sono fattori che influiscono negativamente anche sui problemi circolatori. I muscoli si irrigidiscono e diventano meno elastici e rilassati. Per aumentare il flusso sanguigno, specie nei muscoli degli arti inferiori, bisogna iniziare un programma di ginnastica inizialmente blando, con circa venti minuti di continua attività, camminare, andare in bicicletta, o, se si resta in casa, pedalare sulla cyclette. Inoltre, è consigliato eseguire sempre dello stretching prima e dopo l’attività fisica. Esso continuerà a dare dei benefici ai muscoli e, provocando un aumento del flusso sanguigno, darà più elasticità.


60 Lug/Ago /2011

I sensi che fanno la….diff differenza

A CURA DI

MARINA GROSSI*

uardando negli occhi il nostro cane, gatto oppure il nostro furetto o cincillà ci viene proprio spontaneo pensare: gli manca la parola! Gli esseri umani hanno come canale principale di comunicazione il linguaggio. Quello a cui non pensiamo e che ogni essere vivente ha una sua specificità sensoriale. Prendiamo in considerazione l’incontro tra due esseri umani: ci sentiamo chiamare (udito), girandoci vediamo qualcuno che non incontravamo da tempo (vista), ci sporgiamo verso di lui per abbracciarlo (tatto), odora di acqua di colonia e rilascia determinati feromoni (olfatto) e gli diamo due baci sulla guancia (gusto). Nonostante in questo incontro siano coinvolti tutti i nostri sensi siamo portati a badare molto agli stimoli visivi e acustici in secondo luogo arrivano l’olfatto e l’odorato. E’ scritto nel nostro Dna da bravi onnivori dobbiamo saper valutare il grado di maturazione della frutta dal colore e siamo capaci di comunicare tramite il nostro organo di fonazione Ed è per questo che ci sembra così strano che al nostro pet manchi la parola. Spesso non riflettiamo però sul fatto che alcune specie sfruttano i canali olfattivi, gustativi in maniera molto più ampia della nostra e sono addirittura capaci di comunicare tramite essi in maniera cosciente. Esempio

lampante i chemiosegnali. Queste tracce odorose possono essere utilizzate per lasciare precisi segnali. Ad esempio, delimitare il territorio di una specie. I cani usano la marcatura con le urine e con le feci per comunicare la loro identità e il loro status. Le femmine aumentano in maniera significativa la quantità di marcatura urinaria quando sono in calore. I gatti, invece, lasciano delle vere e propri marchi di familiarizzazione e di rassicurazione con gli strofinamenti. I pesci, quando subiscono una lesione, rilasciano sostanze prodotte da cellule specializzate che fungono da segnale di pericolo per gli altri membri della stessa specie. Forse ora avete un po’ più chiaro perché per gran parte della passeggiata Fido odori e qua e là faccia spruzzi di urina. Alcuni animali, poi, possiedono addirittura capacità che noi non possediamo. Gli ornitorinchi, ad esempio, sono in grado di rilevare i campi elettrici delle loro prede, generati dalle contrazioni muscolari. Certamente in nessuno dei nostri salotti è possibile osservare un ornitorinco che va a caccia, ma certamente è un esempio significativo di quanto possa essere misteriosa la finestra mondo delle altre specie. *(ISTRUTTORE CSEN CONI ) WWW.DOGPEOPLE.IT

ED EDUCATORE CINOFILO

sez. Teramo Lo sapevi che a Teramo c’è la Lega Nazionale per la Difesa del Cane? La Lega Nazionale per la difesa del Cane è un’associazione apartitica, senza scopo di lucro che non riceve fondi dallo Stato ed opera su tutto il territorio nazionale. Fondata nel 1950, si batte senza sosta per aiutare tutti gli animali in difficoltà. La sezione di Teramo, gestisce un suo asilo rifugio, dove trovano ospitalità circa 120 cani. Molti sono anche i gatti accuditi dall’ Associazione, il cui scopo ultimo è trovare a tutti una famiglia che li accolga ed ami per sempre! Grande è il compito e l’impegno per i pochi volontari che, grazie all’immenso amore e spirito di sacrificio, sottraggono ogni anno centinaia di poveri animali ad una fine terribile. Naturalmente, non avendo proprie risorse, la sua opera e la sua stessa esistenza sono legate alla generosità delle persone che sostengono l’Associazione nel suo nobile impegno. Un contributo, piccolo o grande che sia, per noi e per loro è un gesto importante! La tua opera di volontario per noi e per loro è un gesto inestimabile! Vieni da noi e troverai comunque tanti amici. legadelcane.teramo@hotmail.it tel. 340 1482084


61 Lug/Ago /2011

Separazione abuso del processo e risarcimento danni A CURA DI

GIANFRANCO PUCA *

La crisi della coppia può comportare la separazione dei coniugi che, nel nostro ordinamento, è regolata da un processo giudiziario al termine del quale il giudice autorizza i coniugi a vivere separati “salvo l’obbligo del reciproco rispetto”: è questa la frase che viene solitamente inserita nelle condizioni di separazione ma, purtroppo, sempre più spesso resta una frase di stile, completamente distante rispetto alla reale situazione dei coniugi. La decisione di separarsi dovrebbe essere presa -di norma- nella speranza di raggiungere una qualità di vita migliore per se stessi e per i figli, poiché, a causa della intolleranza della convivenza tra i tra i coniugi, tale qualità è divenuta pessima, spesso insopportabile. La separazione è quindi la migliore soluzione possibile, anche considerando che con essa i coniugi restano tali, vale a dire restano marito e moglie, in quanto il vincolo coniugale non viene meno (solo con il c.d. divorzio il marito tornerà celibe e la moglie tornerà nubile, e potranno, eventualmente, contrarre un altro matrimonio). La separazione, quando non vissuta come uno stato eventualmente momentaneo e non definitivo, probabilmente anche per la mancanza di un supporto di natura psicologica ai coniugi, non solo produce ulteriori tensioni e risentimenti, ma spesso produce anche una serie di successivi procedimenti giudiziari, proprio iniziati dal soggetto che non accetta la separazione, e la vive come un fallimento personale o un “affronto”. In termini giuridici il soggetto che inizia un processo con l’unico scopo di coinvolgere l’altra parte “portandola in Tribunale”, con tutto quello che comporta (costi dell’Avvocato, necessità di partecipare alle udienze, di convocare i testimoni, di reperite i documenti...) non utilizza lo strumento processuale per i suoi fini tipici (tutela dei diritti), ma fa un “abuso del processo”; in altri termini il processo viene strumentalmente utilizzato (abusato) per creare disagi all’altro coniuge, il quale, suo malgrado, dovrà partecipare alle udienze, che comportano (oltre ai costi economici) anche un notevole stress di carattere psicologico, in quanto il processo

giudiziario comunque farà riemergere rancori, incomprensioni, situazioni dolorose, vale a dire tutto quel “contesto” che ha dato origine alla separazione e che, eventualmente, doveva essere rimosso o mitigato con la separazione stessa. A tale situazione di abuso del processo la Legge 69/2009 cerca di porre un rimedio, dando la possibilità al giudice, anche d’ufficio (vale a dire senza richiesta di una parte) di condannare la parte soccombente, oltre al rimborso delle spese legali a favore della parte vittoriosa, anche al pagamento, a titolo di risarcimento danni, di una somma equitativamente determinata (terzo comma art. 96 cpc). Tale rimedio non ha una natura solo risarcitoria ma anche -e soprattuttosanzionatoria; nel nostro ordinamento, per la prima volta, si introduce il concetto di “danno punitivo”, allo scopo di scoraggiare l’abuso del processo, introducendo, quindi, una vera e propria “una sanzione d’ufficio” (ved. Tribunale Pordenone, 18.3.2011).

Il giudice, al termine del processo, deve, in primo luogo, stabilire che vi è stata soccombenza, cioè che l’azione proposta era infondata; a tale soccombenza seguirà la condanna alle spese di giudizio e, in aggiunta, seguirà anche la condanna per responsabilità processuale ex art. 96 cpc; colui che ha abusato del processo dovrà non solo rifondere all’altra parte le spese legali, ma dovrà pagare anche una somma di denaro determinata dal Giudice a titolo di risarcimento danni. Una sentenza rilevante proprio in materia di liti giudiziarie tra coniugi è quella

pronunciata dal Tribunale di Varese il 21.1.2011, con la quale una parte è stata condannata al risarcimento di euro 10.000,00 a favore dell’altra, oltre al pagamento delle spese processuali; tale condanna è derivata non solo dalla soccombenza in tale giudizio, ma anche a fronte delle instaurazione di tre procedimenti giudiziari -oltre a quello di separazione- in poco meno di due anni, indice -a parere del giudicante- di come i coniugi avessero trasferito ”...nel contesto giudiziario il loro terreno di scontro...”. La sentenza indicata chiarisce come <<...l’abuso del processo causa un danno indiretto all’erario (per l’allungamento del tempo generale nella trattazione dei processi e, di conseguenza, l’insorgenza dell’obbligo al versamento dell’indennizzo ex lege 89/2001) e un danno diretto al litigante (per il ritardo nell’accertamento della verità) e va dunque contrastato ...>>. E’ certo che le liti temerarie contribuiscono ad un danno all’intera collettività, poiché il carico del lavoro giudiziario rallenta inevitabilmente la trattazione di tutti i procedimenti con riflessi negativi di impatto elevatissimo (si pensi ai costi ingenti che lo Stato versa per i ritardi ex lege 89/2001); la ratio della nuova disposizione di cui all’art. 96, 3° comma cpc può essere individuata proprio nello scoraggiare comportamenti strumentali alla funzionalità del servizio giustizia e in genere al rispetto della legalità (così Tribunale di Milano, ordinanza 20 agosto 2009). Per completezza appare doveroso osservare come il risarcimento per lite temeraria sia stato assegnato anche in altri ambiti; in tema di risarcimento di sinistri stradali, ad esempio, una compagnia è stata condannata anche al risarcimento danni per lite temeraria per essersi sempre rifiutata di risarcire in sede stragiudiziale i danni fisici al danneggiando, obbligando quest’ultimo per forza di cose ad agire in sede giudiziaria (Tribunale Torre Annunziata 14/03/2000).

*AVVOCATO AVVOCATO@STUDIOLEGALEPUCA.IT WWW.STUDIOLEGALEPUCA.IT


62 Lug/Ago /2011

Prima casa: agevolazioni fiscali A CURA DI LAURA DI PAOLANTONIO*

acquisto dell’abitazione principale, anche detta prima casa, è argomento di interesse generale e attuale, anche perché oggetto di agevolazioni fiscali. La detrazione degli interessi sul mutuo spetta se il mutuo contratto è un mutuo ipotecario, è finalizzato all’acquisto, da parte del mutuatario, di un immobile da destinare ad abitazione principale del contribuente mutuatario o di un suo familiare, entro un anno dall’acquisto. Non importa se l’immobile è di nuova o di vecchia costruzione. Per avvalersi della detrazione l’immobile interessato dal mutuo ipotecario deve essere un immobile catastalmente classificato nelle categorie da A/1 ad A/11(escluso A/10 che sono uffici e studi privati), inoltre in tale abitazione deve dimorare abitualmente il contribuente o un suo familiare. Si decade dalle agevolazioni “prima casa” se gli immobili vengono trasferiti a titolo gratuito oppure oneroso prima del decorso del termine di cinque anni dalla data del loro acquisto (art.1 della Tariffa,

Part I allegata al Dpr 131/86, c.4 nota IIbis). La decadenza non si realizza, però, nel caso in cui il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell’immobile agevolato, proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione. La norma nulla dice di più, lasciando solamente intendere che, mentre per l’agevolazione originaria non occorre la destinazione effettiva dell’immobile a propria abitazione, nel caso di riacquisto tale obbligo debba essere invece adempiuto L’Agenzia delle Entrate è intervenuta sull’argomento (Ris. 31 del 16/02/2006), dettagliando innanzitutto gli eventi che fanno perdere l’agevolazione, si afferma che l’alienazione di una porzione di abitazione fa scattare i presupposti limitatamente alla quota parte riferita alla porzione ceduta. Anche l’alienazione della nuda proprietà o quella di una pertinenza ne determinano la decadenza, nei limiti del valore ceduto. Solo con la circolare n. 31 del 7 giugno 2010 l’Agenzia delle Entrate è entrata nel dettaglio delle condizioni richieste per non decadere dall’agevolazione. In tale documento si precisa che, affinché sia evitata la decadenza, non è necessario che

il secondo acquisto avvenga in presenza dei requisiti per il godimento dell’agevolazione, ma è necessaria la presenza di una diversa e specifica condizione (non richiesta per l’applicazione ordinaria del beneficio) ovvero che l’immobile acquistato sia adibito ad abitazione principale del contribuente. Non si realizza la decadenza se, entro un anno, l’acquirente compri una nuova abitazione da adibire a propria dimora abituale, anche ove, già prima dell’alienazione infraquinquennale, egli abbia acquistato un altro immobile sito nello stesso comune oppure se il nuovo acquisto avvenga all’estero, purché sussistano strumenti di cooperazione amministrativa che consentano di verificare che effettivamente l’immobile sia stato adibito a dimora abituale del contribuente. Infine, si ricorda che, secondo quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate nella risoluzione n. 125 del 3 aprile 2008, il riacquisto dell’immobile a titolo gratuito non è ritenuto idoneo ad evitare la decadenza. *COMMERCIALISTA REVISORE CONTABILE LAURADIPAO@LIBERO.IT


63 Lug/Ago /2011


64 Lug/Ago /2011


65 Lug/Ago /2011

di Errico Recanati Chef Ristorante “ Da Andreina” Loreto (AN).

Frascarello di riso INGREDIENTI per 4 persone acqua lt 1 riso gr. 300 farina tipo zero gr. 600 parmigiano q.b. sale e pepe q.b. Portare a bollore l’acqua e versarvi il riso; A cottura ultimata del riso (10/12 minuti circa) aggiungere la farina; Portare a cottura il tutto (18/22 minuti); Sistemare di sale e pepe e parmigiano; * Può essere accompagnato con pomodoro e verdure

di Fabio De Cristofaro Osteria Esprì di Colonnella (TE)

Spaghetti aglio e olio con crema di sedano pesto al prezzemolo e pane tostato ingredienti per 4 persone 320 g. di spaghetti 10 g. olio extravergine d’oliva 1 spicchio d’aglio rosso 1 punta di peperoncino fresco

per il pane tostato: 2 fette di pane raffermo a lievitazione naturale scorza di mezzo limone grattugiata un filo d’olio extravergine d’oliva

per la crema di sedano: 300g. di coste di sedano 10 g. olio extravergine d’oliva 100 g. cipolla bianca sale q.b.

Preparare il pesto al prezzemolo riponendo tutti gli ingredienti nel bicchiere di un mixer e aggiungendo l’olio alla fine, riporre il bicchiere in freezer per 15 minuti, quindi frullare. Conservare il pesto in frigorifero in un barattolo di vetro coperto d’olio. E’ possibile prepararlo anche il giorno prima. Stufare la cipolla tagliata molto sottile con l’olio e un pizzico di sale a fuoco lento; mondare il sedano privandolo dei

per il pesto cremoso al prezzemolo: 50 g. di prezzemolo lavato e asciugato 15 g. di pinoli 250g. olio extravergine d’oliva 1 pizzico di sale mezzo spicchio d’aglio senza anima 35 g. di parmigiano reggiano

filamenti esterni, tagliarlo molto sottile e aggiungerlo alla cipolla con un altro pizzico di sale; quando inizia a sudare bagnarlo con un mestolo d’acqua e cuocere per altri 10 min. Frullare il composto al mixer in modo da ottenere una crema liscia. Cuocere gli spaghetti nel frattempo tostare il pane a dadini piccolissimi in una padella con un filo d’olio e la scorza di limone, a fuoco basso. Scolare gli spaghetti al dente e saltarli in una padella con l’olio d’oliva, spicchi d’aglio rosso e punta di peperoncino. Disporre sul fondo dei piatti due cucchiai di crema di sedano tiepida, impiattare, guarnire con mezzo cucchiaio di pesto al prezzemolo e spolverare con il pane tostato.





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