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Proprietà DIRETTORE RESPONSABILE

GERENZA Enrico Santarelli TIZIANA MATTIA direzione@primapaginaweb.it

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Supporto web 22 Febbraio 2012

STAMPA

Hanno collaborato

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Il lavoro che c’è

il Presidente dei Giovani Imprenditori di Teramo esordisce con la parola “eroe” per definire chi si butta a creare lavoro nella fase di profonda crisi che stiamo vivendo.

Attualità

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ArtiGraficheCelori - Tr - Umbria

Alessia Angelozzi Clementina Berardocco Emiliano Caretti Mira Carpineta Michele Ciliberti Mauro Di Diomede Adele Di Feliciantonio Laura Di Paolantonio Ivan Di Nino Ennio Lattanzi Vincenzo Lisciani Petrini Antonella Lorenzi Matteo Lupi Alessio Macaluso Cristiane Marà Giuseppina Michini Daniela Palantrani Jessica Pavone Gianfranco Puca Mariangela Sansone Alessandro Tarentni Massimiliano Tassoni Giovanni Troiano N. Viandi Guido Visconti

COSTI DELLA MACCHINA STATALE A TERAMO

Nuove insicurezze e vecchi privilegi

DISTRIBUZIONE

di Tiziana Mattia

Sail Post Agenzia Teramo 1

La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è dei singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite.

Enti

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15 Ruzzo “Politica di sacrificio” di Daniela Palantrani

Territorio

IL PRIMO CITTADINO DI CROGNALETO SCRIVE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

16 Dalla Montagna a... Monti di Alessia Angelozzi

32 Avanti tutta con l’agriturismo di Mira Carpineta

Per i vostri quesiti ai nostri esperti redazione@primapaginaweb.it tel/fax 0861. 250336

39 In agenda non solo terremoti a cura del Prof. Guido Visconti

62 Diabete Mellito: killer silenzioso

In copertina: Il Governatore Gianni Chiodi (foto di repertorio)

n. 22 anno 3 feb. 2012

di Ennio Lattanzi

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risposta

Riceviamo e pubblichiamo: Lettera indirizzata al Sindaco di Teramo: “Con la presente intendo sottoporre alla Vostra attenzione il comportamento tenuto dall’ufficio protocollo del comune di Teramo che si pone in contrasto con i principi della trasparenza e semplificazione dell’attività amministrativa e del buon andamento della pubblica amministrazione. Ancora oggi è possibile che un cittadino si imbatta in ostacoli che lo limitano o che gli impediscono di utilizzare al meglio i servizi di cui necessita. Questa mattina la mia collaboratrice si è recata presso l’ufficio protocollo del Comune di Teramo per protocollare 20 pratiche relative ai passi carrabili condominiali. Gli operatori addetti si rifiutavano di prendere le pratiche, adducendo che ciascun cittadino poteva protocollarne solo due alla volta. Nonostante le lamentele della mia praticante, perché questa norma non risulta in nessun regolamento, le pratiche non venivano protocollate. Dopo circa trenta minuti, avendo ultimato i miei giri per altri uffici, raggiungevo la mia collaboratrice presso il Comune dove, per velocizzare, volevo dividere le pratiche con la mia collaboratrice, seguendo due file diverse. Ma anche questo non era possibile perché facevamo parte entrambi dello stesso studio. Per tale ragione, attendevo che la mia collaboratrice ripetesse la fila per ben nove volte. Ritengo un dovere ed un diritto segnalare ufficialmente eventuali osservazioni, disservizi o reclami. sperando che ciò serva a miglorare i servizi per i cittadini”. Geom.Vittorio Rolli Gent.le geom. Rolli, in una cosa noi italiani brilliamo. E non riguarda la cucina, le donne o lo sport. Ci ha provato il ministro Brunetta a dare una sgrossata, ma l’impresa è ciclopica, troppo “in alto” per arrivare a sconfiggerla. Si ritenga fortunato se ha dovuto far sfilare la sua collaboratrice “solo” nove volte. Quando vogliamo dimostrare di essere ligi alle regole e al di sopra di ogni sospetto in fatto di favoritismi, nessuno ci batte. Anche a costo di sembrare stupidi. Soprattutto oltre il bancone di un ufficio.

Egregio Direttore, in riferimento alle notizie riportate sul suo mensile circa la raccolta firme per la localizzazione della nuova farmacia comunale, nel quartiere di Colleatterrato - San Benedetto, mi preme per chiarezza, senza alcuna polemica contro nessuno, porre all’attenzione dei suoi lettori, alcuni aspetti. La raccolta delle firme, sotto forma di petizione è nata su iniziativa del Laboratorio delle Idee del Centro sinistra e in particolare dal partito (Italia dei Valori), che il sottoscritto si onora di rappresentare. L’annuncio fatto dal sig. sindaco, circa la localizzazione della farmacia Comunale a Villa Pavone, ci sembrava fuori luogo per diverse ragioni. Pertanto, ci è sembrato opportuno raccogliere le firme, in risposta ad una esigenza del quartiere di Colleatterrato. L’iniziativa è stata portata avanti con successo, grazie alla straordinaria partecipazione di tanti cittadini sia di Colleatterrato, sia di Villa Pavone, che nulla hanno a che fare con l’IDV e ai quali va la mia stima e il mio affetto. Altresì, per ciò che attiene la partecipazione del comitato di quartiere di Colleatterrato – Villa Pavone alla petizione, sempre disponibile e presente a qualsivoglia problematica afferente i due quartieri, non ha potuto rendersi disponibile alla raccolta firme in favore di Colleatterrato, perché rappresentativo e portatore di interessi di entrambi i quartieri. Vorrei, in ultimo, lasciare un messaggio al sindaco di Teramo, chiedendogli di non essere sordo alle circa 1500 firme e di accogliere la petizione. Cordialmente. Valdo Di Bonaventura (cons. comunale “Italia Dei Valori”) Gent.le Di Bonaventura, chiarimenti e precisazioni sono alla base della democrazia. Accogliamo, dunque, i suoi e li giriamo, come nostra abitudine, a chi di dovere. Anche se la sua è la posizione più abilitata - e sicuramente più “votata” – a “strillare” nelle orecchie del primo cittadino. Sarà nostra cura, invece, da cronisti, segnalare eventuali e perdurevoli diminuzioni dell’udito.

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di Tiziana Mattia

Burocrati o altro? e lettere che riceviamo e le segnalazioni che giungono in redazione mettono in evidenza un problema enorme. La burocrazia, a Teramo, è talmente dilagante in ambiti diversi, che immaginiamo ci seppellirà prima dei Bund tedeschi e delle manovre montiane. Ne avete ampia testimonianza su questo numero di PrimaPagina. Non è possibile che l’intelligenza – che immaginiamo pure si celi da qualche parte – di impiegati o addetti ai servizi sia così presuntuosamente prevaricata dall’ottuso rispetto di regole e norme. Noi italiani mal

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digeriamo il rispetto delle code davanti agli sportelli, ma qualche ragione di mugugno ce l’abbiamo. Soprattutto nella nostra città (o regione?). E soprattutto se ci troviamo davanti non l’impiegato delle Poste o l’addetto alla riscossione dei tributi. Quando il rimando a “data da destinarsi” interessa la salute, allora la burocrazia si trasforma in ben altro. La storia di un teramano raccolta da un nostro cronista è uno (purtroppo) dei molteplici esempi di disservizi che quotidianamente dobbiamo subire. Insieme all’indisponente noncuranza (suggerita dai piani alti?) con cui addetti in camice bianco rimandano a

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“regole”, “disposizioni”, “urgenze rinviate”. Temiamo che si stia paurosamente allungando la lista di ciò che non va sul nostro territorio, tanto da non avvederci più di quel poco di buono che resta. Ci stiamo intristendo. Meno male che, ogni tanto, giunge una “hit parade” del gradimento a tirarci su (si fa per dire) il morale. Permettendoci di ricordare a chi si illudesse che quando si dice che “gli ultimi saranno i primi” il riferimento è esclusivamente ultraterreno. Troppo “in alto”, insomma, per l’aldiqua.


la Prefettura di Teramo

Nuove insicurezze e VECCHI PRIVILEGI Costi della macchina statale a Teramo di Tiziana Mattia

oco tempo fa, uniche vere preoccupazioni erano le chiacchiere sotto i portici, sia che fossimo protagonisti o soltanto comparse. Un diversivo provinciale, che oggi, tutto sommato, ci manca. Da quando anche le poche certezze che avevamo se ne stanno andando in fumo. Bruciate dalla crisi e dalla paura. Per la prima, tentiamo di barcamenarci verificando il gruzzoletto in banca e rinunciando al pulloverino di cachemire in svendita. Per la seconda, dobbiamo ancora attrezzarci. Nessuno -era l’altro ieri- si sarebbe sognato che a Teramo (e dintorni) l’inviolabilità della casa avrebbe tenuto il passo con le metropoli. Certo di non essere mai tradito dalla piccola città. Guscio strettissimo da ragazzi, approdo sicuro nella maturità. Fino a quando qualcuno dall’Est ha sfrontatamente dichiarato che “rubare a Teramo è facile”. E ci siamo svegliati o, almeno, sembra. Dagli organi preposti al controllo del territorio arrivano solleciti suggerimenti all’autodifesa: non lasciare ingressi aperti

(ovvio, ma c’è qualcuno che ancora lo fa?); munirsi di porte blindate (per chi può permettersele); non aprire a sconosciuti (salvo rimbambimenti senili, si è diffidenti quel tanto che basta), e via controllando. Ora, accanto ai consigli che non guastano mai, piacerebbe tuttavia ritrovare il sonno del passato. Scomparse le “antiche” stazioni con il maresciallo dei carabinieri che conosceva gli abitanti di ogni casa, non sarebbe più produttiva l’unificazione di tutte le forze di polizia? Non potendo contare sull’incremento di uomini che pattugliano il territorio, se proprio dobbiamo confidare quasi esclusivamente sulle nostre spalle, tanto vale realizzare un risparmio più globale. Come? Eliminando quei costi che, se non ci restituiranno le sicurezze perdute, ci conforteranno le tasche. Ma da dove cominciare? Dalle prefetture, per esempio. Che sono costose, obsolete e relativamente utili. Dal sito del Senato della Repubblica apprendiamo che solo la prefettura di Teramo, nel 2009, è costata 4.443.490

Euro. Vale a dire 15.46 Euro per abitante. Ma il Governo ha già dato un taglio per il 2012 con alcune direttive che valgono per tutte le prefetture. E-mail al posto di lettere e fax; strutture del Ministero dell’Interno al posto di alberghi per i prefetti in missione nella Capitale; risparmi su luce, riscaldamento e aria condizionata, niente acquisto di mobili o oggetti per cerimonie e rappresentanza, stop alle cartoline di auguri natalizi. Insomma, le prefetture e non solo subiranno una riduzione di stanziamenti per 550 milioni di Euro. Dubitando che prefetto, vice, capo di gabinetto e dintorni sopporteranno con stoica indifferenze freddo, gelo e afa estiva, prendiamo il toro per le corna e mettiamo fine a ingiuste sofferenze. Come? Chiudendo definitivamente i giganteschi portoni che si spalancano un paio di volte l’anno e soltanto per i soliti noti. Mentre il popolo della piccola città perde le sue residue certezze, senza eccessivi rimpianti per privilegi effimeri e persino inutili.

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Le 10 domande di “PrimaPagina” al Presidente della Regione

1) Indicare almeno una nomina che dimostri il “criterio meritocratico” seguito dalla Regione del Presidente Chiodi nell’attribuire pubblici incarichi. Non credo sia il caso fare una sola citazione basti pensare ai presidenti delle società di trasporto, ai direttori generali delle Asl, etc. Importante è che tutte le nomine siano rispondenti agli obiettivi che questo Governo regionale si è posto. Tutti stiamo remando per il risanamento dei conti pubblici ed i fatti lo dimostrano. Abbiamo ridotto l’indebitamento del 14 per cento, senza inasprire la pressione fiscale; abbiamo portato in equilibrio il bilancio della sanità, senza incidere sugli investimenti, ed aumentando addirittura i livelli essenziali di assistenza (secondo l’Agenzia Sanitaria Nazionale).Appena tre anni fa, l’Abruzzo era la Regione più indebitata e tassata. Oggi solo sei Regioni hanno una tassazione più bassa della nostra. Io considero un successo personale più che le nomine fatte (tutte comunque funzionali all’obiettivo finale) quelle non fatte. Parliamo di circa 250 poltrone nei cda non assegnate; posti che le amministrazioni precedenti erano solite riservare a personaggi politici amici. 2) Quantificare i tagli apportati ai “costi della politica” praticati dalla Regione Abruzzo in questi ultimi due anni. Questo Esecutivo, a differenza di quanti finora si sono riempiti la bocca di proclami

CHIODI SI DÀ LA PAGELLA E PROMUOVE SE STESSO Il governatore degli abruzzesi risponde a tutto campo su incarichi, costi della politica, servizi, sviluppo e occupazione, efficienza e prospettive future. E noi replichiamo così… 8

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ma non hanno fatto nulla, ha concretamente tagliato i costi di circa un terzo, incidendo prevalentemente sugli sprechi e sui privilegi, retaggio di un vecchio modo di gestire la cosa pubblica. Siamo stati tra le Regioni “apripista” ad aver deliberato la riduzione dei compensi dei Consiglieri regionali e l’abolizione dei vitalizi, senza contare le 200 nomine politiche soppresse e la forte riduzione delle posizioni dirigenziali etc. Politiche di contenimento della spesa, di razionalizzazione, che ci hanno permesso, come dicevo, di ridurre l’indebitamento di 800 milioni di euro (1.600 milioni di vecchie lire). Anche “Il Corriere della Sera” ha voluto in un suo servizio promuovere la serietà e l’alta incisività delle nostre politiche per il contenimento della spesa. 3) Indicare le responsabilità che hanno impedito l’accorpamento delle troppe società dei trasporti locali e che incidono fortemente sui costi dei servizi. Il trasporto pubblico è un settore assai delicato e complicato. Ma anche in questo caso abbiamo anticipato l’orientamento del Governo Monti, puntando sulla razionalizzazione dei servizi. In Abruzzo è in atto una profonda azione di riordino del tpl, portata avanti con un normale confronto con tutte le parti in causa. Non mi sembra assolutamente corretto parlare di ritardi. Siamo invece la Regione che, in Italia


(come riconosciuto da autorevoli voci), ha prodotto più riforme in così breve tempo. Ma non creda che basti. 4) Precisare qual è la strada, qualora ci sia, imboccata dal governo regionale per creare sviluppo e occupazione. Tutti sappiamo che sono le imprese a creare sviluppo ed occupazione. Ecco perché la mia Giunta ha adottato provvedimenti per assicurare il massimo sostegno al sistema produttivo, nelle sue varie espressioni. Col progetto “Fare impresa” sono stati creati 5.700 nuovi posti di lavoro. Nell’agricoltura abbiamo dato la possibilità a centinaia di giovani di avviare una loro attività, in autonomia. Nel 2009 gli occupati erano 485.000 mentre oggi sono 510.000, ossia 25.000 in più. Abbiamo destinato decine e decine di milioni di euro alle pmi, per agevolare l’accesso al credito, per investire nell’innovazione, nella tecnologia, in progetti di ricerca. A parte il supporto finanziario per la ripresa della produzione industriale nel territorio del cratere sismico. Non a caso, i più accreditati istituti di ricerca ci riconoscono le migliori performance quanto a crescita pil, numero imprese ed export. Siamo tra le realtà territoriali che meglio sta affrontando questo terribile periodo di crisi. Ovvio che c’è ancora molto da fare, ma per arginare la recessione è necessario anche evitare lo stallo, continuando

a spendere ed investire. E’ chiaro che, una volta chiusa la fase del risanamento, possiamo riservare tutte le nostre energie ancor più alla crescita ed allo sviluppo della nostra terra e della nostra gente. 5) Far conoscere i costi per mantenere le “Piccole Ambasciate” (gli inutili uffici regionali all’estero) non ancora soppresse.

In campagna elettorale fu un’operazione di mera propaganda politica, da me mai autorizzata, a creare un caso mediatico di portata nazionale. Un’operazione, mai condivisa... Non mi risulta che ora la Regione Abruzzo abbia delle piccole (ma costose) “ambasciate”

all’estero. Al mio arrivo, in effetti, ne aveva più d’una. Poi, sempre in virtù della logica del risparmio, le sedi di rappresentanza fuori Italia sono state chiuse. Di più. L’unica “succursale” aperta, a Bruxelles, peraltro in passato poco utilizzata e improduttiva, è stata concessa in uso all’Aer (Assemblea delle Regioni europee). In questo modo, l’Abruzzo ha conquistato visibilità e rispetto sia a livello comunitario che di singole autonomie locali. Anche in questo caso siamo riusciti a trasformare una fonte di spesa in fonte di opportunità. 6) Il Governatore ha detto di rimpiangere il perduto contatto di quando era sindaco di Teramo. Vuole precisare a chi debba essere attribuita questa carenza? Indubbiamente alle circostanze. Come facilmente comprensibile, dacché ero sindaco di Teramo, i miei impegni istituzionali si sono ampliati e diversificati. La mia è una giornata di lavoro no stop, sempre più spesso lontano dalla mia città, dai miei affetti più cari, dai miei interessi extrapolitici. Le responsabilità di un Presidente di Regione, e non dimentichiamolo Commissario per la Ricostruzione post terremoto, sono tante e gravose ed il mio senso del dovere mi porta a dare sempre il massimo, senza risparmio alcuno. Certo, rimpiango i tempi in cui riuscivo anche a ritagliarmi uno spazio per me e

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invitato. per un contatto fisico 9) E’ fondata per con i miei concittadini. il Governatore Continuo ad avere l’accusa di chi Teramo ed i teramani nel Non ho molto sostiene che la cuore e posso assicurare tempo da dedicare Regione Abruzzo che la distanza da loro è è un carrozzone solo materiale. alla vita mondana inefficiente con 7) In campagna e, quindi, non troppi dipendenti, elettorale, il futuro frequento alcun d i r i g e n t i governatore si all’eccesso e scarsa trovò coinvolto in salotto. Né di amici, produttività? un caso di cattiva né di nemici E’ opinione comune comunicazione che che oggi la pubblica sollevò polemiche amministrazione sia (censimento di giovani disoccupati). Vuol dire se è sovradimensionata rispetto alle reali esigenze. soddisfatto del tipo di comunicazione Stiamo scontando anni ed anni di politica utilizzato nei rapporti con i cittadini in dissennata che aveva trasformato gli uffici pubblici in un grande ufficio di collocamento questi primi anni del suo governo? In campagna elettorale fu un’operazione per soddisfare i propri interessi clientelari. di mera propaganda politica, da me mai In Abruzzo io ho invertito questa tendenza, autorizzata, a creare un caso mediatico di riducendo il personale ma, soprattutto i dirigenti. La nostra era la prima Regione in portata nazionale. Un’operazione, ripeto, mai condivisa, Italia per numero dei dirigenti. mai ripresa dai media, e che non ebbe Nel 2008 erano 113; oggi ne sono 82. I assolutamente alcun seguito. Il responsabile di dipendenti sono 1.208 a fronte dei 1.323 del quel progetto non ha più lavorato con me né 2008. Abbiamo anche avviato un processo di razionalizzazione delle risorse, assorbendo ha fatto più parte del mio staff. Quanto alla comunicazione attuale, sarei i dipendenti di Agenzie regionali soppresse o ipocrita se la ritenessi esaustiva. Ognuno ridimensionate. Il tutto nel pieno rispetto dei di noi vorrebbe sempre di più, per meglio cittadini/contribuenti che per troppo tempo rappresentare all’esterno i frutti del proprio hanno ingiustamente pagato per abusi altrui. lavoro e del proprio impegno. Pure qui ho 10) Cosa ha fatto il Governatore per optato per una politica di contenimento dei eliminare o almeno ridurre il tasso di politicizzazione nelle nomine dei costi. Credo di essere l’unico Presidente di Regione, primari ospedalieri e nella gestione in Italia, che in tre anni non ha speso un euro della Sanità in Abruzzo? per la comunicazione. Valuterò comunque la Il processo di riforma del sistema sanitario è di possibilità di implementare il flusso di notizie una complessità estrema ed è per questo che, e informazioni che raggiungono i cittadini. per essere efficace, non deve prescindere da Perché è fondamentale che la gente sappia, nel valutazioni di carattere politico. nome della verità e della trasparenza, cosa sta Nella scelta dei dirigenti ho dato ampio facendo chi è stato scelto per rappresentarli mandato ai manager delle Asl, assicurandomi che nella scelta fosse garantita la nella gestione della cosa pubblica. 8) Cosa risponde agli avversari che professionalità più che l’ideologia. Non ho mai imposto nessuno perché lo accusano di il patto con i Direttori frequentare spesso generali è chiaro: non i salotti “amici” sono stati scelti dalla e poco quelli Il processo di politica come si faceva “scomodi”. nel passato secondo Non ho molto tempo riforma del sistema logiche spartitorie (che da dedicare alla vita sanitario è di in democrazia sono mondana e, quindi, non una complessità pure legittime) ma frequento alcun salotto. dal Presidente della Né di amici, né di nemici. estrema ed è per Regione e non devono Se poi per salotto questo che, per riconoscenza a nessuno si vuole intendere il se non alle loro capacità palcoscenico televisivo, essere efficace, non e alla loro reputazione allora posso dire deve prescindere che però non sono date tranquillamente, ed i da valutazioni di una volta per sempre. fatti lo confermano, Insomma sono liberi di di non essermi mai carattere agire e, se lo faranno, sottratto al confronto politico... il mio sostegno resterà leale. Sicuramente non forte. vado dove non sono

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Una

per il di Tiziana Mattia

e siete un po’ giù di tono e volete tirarvi su, non vi resta che leggere e gustare le risposte e i chiarimenti cortesemente forniti dal governatore degli abruzzesi a “PrimaPagina”. Non siamo avversari politici né intendiamo essere contro per partito preso. Non spetta a noi confutare, punto per punto, le affermazioni e le repliche, abbastanza compiaciute e soddisfatte, di Gianni Chiodi. Nostro compito è aprire e favorire un dibattito utile e propositivo, con l’auspicio che possa realizzarsi con la più ampia e costruttiva partecipazione possibile. Per quanto ci riguarda, vorremmo limitarci solo ad alcune notazioni essenziali. Senza omettere di augurare al n. 1 della nostra Regione di poter concludere il suo mandato, in tempi così infausti, con un bilancio lusinghiero, perché anche gli abruzzesi possano condividere l’ottimismo e la fiducia che il loro governatore, già da subito, non ha negato a se stesso. Non va dimenticato che, quando nelle


diciamo che è stato abbastanza facile “fare meglio”, rispetto a chi in passato ha fatto tutto il peggio possibile. Ma non intendiamo scoraggiare nessuno in una impresa sicuramente improba. Al governatore vorremmo rispettosamente raccomandare di perseverare e di andare avanti, perché si possa fare un bilancio affidabile a tempo debito, visto che per ora la partita è tutta da giocare. Ci rendiamo conto che a volte noi cittadini chiediamo l’impossibile. Specie quando pretendiamo la “spoliticizzazione delle rovinosi disastri tellurici, sia naturali che nomine”, a cominciare dagli ospedali e dalla di natura politico-giudiziaria. Una Regione sanità. Quando pretendiamo il ritorno alla che, fin dalla nascita, si è distinta in sprechi qualità e alla meritocrazia. Su questi punti, e sperperi, con una politica allegra e a nostro avviso, le assicurazioni di Chiodi spendacciona, come del resto gran parte sono deboli e carenti. Se è vero che, delle Regioni italiane. Né possiamo non anche recentemente, la magistratura e la ricordare che troppo a lungo l’Abruzzo ha stampa hanno portato alla ribalta alcune occupato le cronache nazionali (e persino evidenti incursioni della politica in affari internazionali) per i tanti scandali che vistosi e nomine ospedaliere importanti, hanno fatto conquistare agli abruzzesi gli mentre resta un “test” emblematico il onori delle prime pagine. Scandali che, oltre caso del difensore civico regionale. Una ad annientare l’attaccamento e la fiducia partita, quest’ultima, tutta giocata in nome dei cittadini verso le pubbliche istituzioni, delle amicizie politiche e che, a conti fatti, costano e anche abbastanza. Basti costerà un bel gruzzolo alle casse regionali, ricordare le colossali ruberie intrecciate in seguito alla recente pronuncia del della Fira e della Sanità, che i conterranei di Consiglio di Stato, che ha bocciato “in toto” Gianni Chiodi stanno pagando ancora oggi le scelte clientelari operate dal governo e continueranno a farlo, né si sa per quanti Chiodi. Lo abbiamo premesso: non sta a anni a venire. Sappiamo benissimo che il noi tracciare l’inventario del bello e del governatore in carica non c’entra con le brutto. I tempi sono quelli che sappiamo e malefatte dei predecessori e che anzi sta non ci piacciono i processi, che preferiamo lavorando “no-stop”, come ci assicura, per lasciare a chi intende la politica come uno risalire la china. Noi gli diciamo grazie, ma sterile ping-pong elettorale. A noi basta aspettiamo un po’ prima di dirgli “bravo”. la onesta obiettiva riflessione avviata, che Se qualche risultato si è visto accanto ci auguriamo possa essere approfondita, alla marea dei problemi ancora irrisolti, esaustiva e soprattutto, concreta.

matita ROSSOBLU Governatore elezioni del 2008, dopo la rovinosa caduta del governo Del Turco, l’ex sindaco di Teramo fu promosso al vertice del governo regionale, quasi la metà dell’elettorato disertò le urne. In tanti restarono sull’Aventino della protesta e del rifiuto per la politica e la sua casta.Tutto da vedere se, per la prossima tornata, Chiodi riuscirà a compiere il miracolo del recupero, davvero non prevedibile, considerate le incertezze e la sfiducia che, con crisi e recessione in atto, non promettono niente di buono. Ma non è detto (e noi vorremmo augurarlo al governatore e al suo governo) che non possa accadere. Anche grazie allo stimolo della verità e della chiarezza che può venire da un dibattito come il nostro, modestia a parte. Né sia considerata preconcetta presa di posizione, la nostra, se ora ci permettiamo di dissentire su alcune troppo ottimistiche deduzioni del nostro governatore. Al quale va obiettivamente riconosciuto di aver ridotto i suoi emolumenti, e di aver tentato la strada dei tagli e dei risparmi, in una terra purtroppo devastata da

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TRAGEDIA CONCORDIA

DAL REALITY ALLA REALTÀ Intervista a due sorelle abruzzesi, sopravvissute al naufragio della nave della Costa Crociere di Jessica Pavone

Cinzia Antelmi vive a Roma con il figlio e il compagno, le persone che in assoluto non vedeva l’ora di riabbracciare. Barbara ha un’attività a Pescara, la città in cui vive. Anche per lei, poter riabbracciare la figlia e tornare al tran tran quotidiano sono la cosa più importante. Entrambe sono salitea bordo della Costa Concordia alle 14:00 di venerdì tredici gennaio. “Non eravamo in vacanza, stavamo partecipando alle selezioni di Professione Lookmaker, un reality che sarebbe andato in onda di lì a poco. Ci aspettava una settimana di full immersion con professionisti di alto livello e duro lavoro”. Quando avete avvertito che qualcosa non andava? “Stavamo ordinando la cena quando mia sorella Cinzia ha iniziato ad avvertire un forte mal di mare. Di lì a poco abbiamo sentito un rumore fortissimo, come se un treno stesse deragliando sotto di noi. Dopodiché un boato. La nave si è inclinata, prima da una parte poi dall’altra, sbalzando persone, tavoli, sedie in tutte le direzioni. Il seguente black out non ha favorito le cose, poiché trovandoci in un luogo che non conoscevamo, avere senso dell’orientamento era pressappoco impossibile. A mente lucida abbiamo immaginato quanto saremmo potute essere distanti dalla costa, non sapevamo di essere vicino alla costa. Ci tranquillizzava il fatto che, essendo partite da un’ora e mezza, sicuramente eravamo ancora in acque italiane. Quando è tornata la luce, il disastro si è materializzato davanti ai

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nostri occhi. E’ assurdo ma avendo visto il film Titanic, per un attimo ho immaginato quello che avrei vissuto nelle ore successive”. Quanto tempo avete impiegato per raggiungere il ponte? “Dieci minuti per uscire dal ristorante, poi una corsa all’impazzata per raggiungere le nostre camere e prendere i giubbotti di salvataggio. Ci abbiamo impiegato un po’, perché la nave è molto lunga, e due piani separavano le camere dal ristorante. Quando abbiamo finalmente raggiunto il ponte, abbiamo assistito ad una scena incredibile: i passeggeri erano già tutti lì. Abbiamo raggiunto la scialuppa più vicina, e aspettato il via per salire. Nel frattempo, la nave ha cominciato a inclinarsi. Abbiamo atteso due ore sul ponte. Le scialuppe che ci avrebbero salvato erano davanti a noi, ma non potevamo salire.” Qual è stato il momento più brutto in assoluto? “Durante il black out. La sensazione di sentirsi perse e non poter fare nulla. Ogni volta che chiudo gli occhi mi torna in mente. E anche quando ci siamo ammassati sulla scialuppa. In centocinquanta con scene raccapriccianti di vomito, gente che se la faceva addosso, piangeva e gridava. Abbiamo perso tutti il controllo, quando abbiamo capito che la scialuppa non sarebbe mai scesa. Bloccata per chissà qualche motivo, non ci avrebbe mai portati in salvo, al massimo ci saremo potuti schiantare sulla nave, poiché la pendenza era ormai superiore al 50%. Così siamo scese, trovando la porta aperta, ma non avendo appoggio, siamo scivolate per una trentina di metri, da una parte all’altra della nave. Se un ragazzo dell’equipaggio non mi avesse

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bloccata, probabilmente sarei finita in mare.” Come siete riuscite a salvarvi? “L’unico modo era saltare sul tettuccio della scialuppa della Guardia di Finanza, accorsa per prestarci aiuto. Anche in quel caso il panico, misto alla paura, spingeva a gesti estremi. Il salto era di una decina di metri e i bambini come gli anziani erano in grande difficoltà. Ricordo con angoscia le persone che, rimaste sulla nave, gridavano ‘ non abbandonateci’. Per fortuna all’una abbiamo toccato la terraferma e verso le tre sono arrivate coperte, acqua e viveri. Eravamo salve”. C’è qualcosa, di tutta questa tragedia, che pensate di non poter assolutamente dimenticare? “Gli occhi del ragazzo che ci ha bloccato,

Ricordo con angoscia le persone che, rimaste sulla nave, gridavano “non abbandonateci” [...] Per fortuna all’una abbiamo toccato la terraferma [...] Eravamo salve...

penso che ci abbia salvato la vita. E quelli di un ragazzo dell’equipaggio, l’unico a parlare italiano, che ci ha rassicurato nei lunghi momenti di panico, prima di salire sulla scialuppa di salvataggio”. Quando la tragedia diventa un fatto di cronaca occupa molto spazio, mediaticamente parlando. In che modo vi rapportate all’informazione dei telegiornali, giornali, riviste e programmi televisivi? C.“Non vorrei guardare, ma non posso farne a meno. Mi sento vicina a tutte le vittime, perché oltre a loro avrei potuto esserci io.” B. “Guardo la televisione in continuazione, c’è tanta voglia di sapere come tutto ciò è stato possibile, anche se il primo pensiero, non lo nego, va alle vittime”.

la “Concordia” arenata davanti l’isola del Giglio

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TERAMO E PROVINCIA IN BREVE

Dalla montagna a… Monti Il primo cittadino di Crognaleto scrive un’ accorata lettera al presidente del Consiglio di Alessia Angelozzi

ettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Monti da parte del sindaco di Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo, affinché venga abrogato l’art. 16 del Decreto legge n°138, sulla salvaguardia della gestione dei piccoli territori. Un dispaccio accorato, dove si desume tutta la preoccupante situazione in cui versano i comuni montani già penalizzati dallo spopolamento, taglio dei trasporti, servizi minimi con drastica riduzione di fondi e incentivi. Un quadro ben noto agli amministratori dei 21 paesi dell’entroterra abruzzese: Montorio, Crognaleto,Tossicia, Cortino, Rocca Santa M., Torricella, Fano Adriano,

Pietracamela, Isola del G.S., Bisenti, Montefino, Castilenti, Arsita, Civitella, Campli, Castelli, Colledara, Castel Castagna, Valle Castellana. La montagna destinata all’isolamento completo, ma non fino a quando l’animo fiero dei primi cittadini, a sentir loro, smetterà di combattere. Ecco una porzione della missiva:“E’ illogico e razionale attuare delle misure atte a contenere il debito pubblico e cercare di ricondurre l’economia del paese ad una fase di crescita e di rilancio del sistema economico, tant’è che sono state varate varie misure di contenimento della spesa, tra le quali la recente Legge ex D.L. del 13/08/2011 ed ancora prima la Legge Finanziaria del c.a., misure che,

Pineto

illa Mazzarosa” e “Villa Carbone” in provincia di Teramo. Sono questi i nomi dei nuovi progetti presentati dalla Mediterranean Oil Gas (MOG) per svolgere attività di ricerca di idrocarburi gassosi sul nostro territorio. Le associazioni ambientaliste, guidate dal “Comitato abruzzese Difesa Beni Comuni”, con il contributo del sindaco Luciano Monticelli e la consulenza di Maria Rita d’Orsogna (docente di fisica presso l’università di Los Angeles), intendono formare una Task Force (enti territoriali, associazioni di categoria) per intervenire a livello tecnico

PERICOLO TRIVELLE IN MARE di Cristiane Marà stagista UniTE

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a dire del legislatore, mirerebbero ad un contenimento della spesa pubblica con varie azioni di tagli o revisione della spesa pubblica. Pur condividendo la necessità di talune azioni, non si riesce a capire le motivazioni per le quali si riducono drasticamente anche i consigli comunali, i permessi dei consiglieri, gli organi esecutivi…insomma, per farla breve, vengono meno i presupposti della gestione democratica e partecipata, elemento fondante della democrazia! Forse la spesa è spalmata in altri livelli? Su altre situazioni che certamente gravano fortemente sulla finanza pubblica?”. La risposta deve ancora arrivare, come rivela lo stesso D’Alonzo: “ E’ improbabile che il Presidente (o qualche capo di gabinetto) dia retta ad un povero sindaco di campagna”.

non si riesce a capire le motivazioni per le quali si riducono drasticamente anche i consigli comunali... contro queste ripetute richieste. Dice Nerina Alonzo, assessore all’ambiente per il Comune di Pineto: “Nel 2008 abbiamo organizzato un convegno per risolvere il problema delle richieste di petrolizzazione in Abruzzo, regione verde. Sono state fatte istanze, conferenze stampa in mare per ribadire l’identità del nostro territorio. Oggi esiste un grande vuoto normativo e il popolo non è informato”. Di recente si è tenuto nei locali di Villa Filiani, a Pineto, il convegno “Un mare di Trivelle. Petrolio quale futuro?” E’ intervenuto Enrico Galliano (Comitato beni comuni): “Parlo in rappresentanza delle associazioni presenti sul territorio. Ci chiediamo dove stiamo andando in termini di approvvigionamenti


energetici. La domanda globale di energia aumenterà di un terzo. L’era dei combustibili fossili è tutt’altro che finita. Nel Mediterraneo c’è la più alta quantità di catrame al mondo; di quest’ultimo 162000 tonnellate vengono versate in mare per incidenti. Un quarto del greggio viene lavorato in Italia. Facciamo parte di questo scenario” Prosegue Galliano: “Con la petrolizzazione si creerebbero 34000 posti di lavoro, ma non si potrebbe puntare allo sviluppo dell’agricoltura? Non possiamo sempre aspettare disastri ambientali. Bisogna poi salvaguardare la rete idrica, specie l’acqua destinata al consumo dall’inquinamento di idrocarburi che nel sottosuolo sono presenti sia liquidi che gassosi, talvolta miscelati”. Interviene Maria Rita D’Orsogna: “Per ora si parla di sole ispezioni su terraferma e in mare, ma non si spiega come vengono fatte. Camionette sistemate sul territorio che inviano vibrazioni nel sottosuolo un miliardo più potenti di quelle di un concerto rock. I pesci perderebbero l’orientamento e si spiaggerebbero. Assestamento del terreno. Se arrivassimo alle estrazioni, i fanghi nei tubi usati per arrivare a 2500 metri sotto la crosta terrestre inquinerebbero il mare e i pesci attirati dalle piattaforme. Sono alcuni esempi delle conseguenze nocive di queste attività. Tutto ciò per estrarre un petrolio che nella nostra zona è ‘pesante e amaro’, difficile da lavorare. In 30 anni circa di lavori avremmo riscaldamento per una sola settimana”.

BANCATERCAS

RUZZO

“POLITICA DI SACRIFICIO” di Daniela Palantrani

Solo una politica di sacrificio, ispirata alla legalità e alla trasparenza ci permetterà di rispettare quanto il nuovo consiglio di amministrazione si è imposto come obiettivo

PRESIDENTE AVVOCATI

Cambio al vertice di Daniela Palantrani

ario Pilla, dal 1 febbraio ha assunto le funzioni di direttore generale di Banca Tercas. Il consiglio di amministrazione lo aveva nominato lo scorso 9 gennaio. Il nuovo direttore ha 51 anni, la sua notevole esperienza si è sviluppata a Pavia quale dirigente della Banca dell'Adriatico (gruppo Intesa Sanpaolo) dove da un anno ricopriva l'incarico di direttore generale. Ha già ricoperto ruoli e assunto compiti di rilievo in materia socioeconomica. Primo gravoso appuntamento con Tercas, l’approvazione del bilancio da parte dell’assemblea, ad aprile.

uzzo Reti Spa ha deliberato il piano programmatico triennale ponendo in essere una netta, evidente e concreta scelta di discontinuità con il passato. L’attenzione è stata posta in modo particolare sul risparmio e recupero del deficit e delle criticità di Bilancio lasciate in eredità dalle precedenti gestioni. La strategia della nuova dirigenza, guidata dall’avv. Claudio Strozzieri è stata definita “votata al sacrificio” e, nel corso del triennio, renderà possibile sanare i debiti nei confronti di aziende private, riequilibrare costi e risorse ed ottimizzare l’utilizzo del personale. “Solo una politica di sacrificio, ispirata alla legalità e alla trasparenza – ha commentato il presidente della Ruzzo Reti spa – ci permetterà di rispettare quanto il nuovo consiglio di amministrazione si è imposto come obiettivo. Sottoponendoci al controllo analogo dell’Ato abbiamo assunto un preciso dovere di responsabilità nell’interesse dei sindaci dei Comuni che sono i soci della Ruzzo Reti. Punteremo inoltre alla meritocrazia: è il principio ispiratore che ci ha guidati nell’approvazione del ‘regolamento per il reclutamento del personale’ e quello per gli incarichi di consulenza”.

di Daniela Palantrani

Ambrosini sostituisce D’Alesio

uerino Ambrosini è il nuovo presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati.Ambrosini, 56 anni, avvocato civilista di Teramo, sostituisce Divinangelo D’Alesio che è stato presidente per oltre un decennio. L’avv. Ambrosini è entrato in seno al consiglio già nel 1998, ricoprendo vari incarichi. Il nuovo consiglio ha inoltre, eletto tesoriere Nicola Rago e consigliere

segretario Maurizio Reale. Gli altri consiglieri sono Gianluca Reitano, Marco Sgattoni, Italo Di Fabio, Fortunato Nicola Mattucci, Pasquale Tiberii, Giovanni Gebbia, Bruno Massucci, Vincent Fanini, Sergio Quirino Valente, Giovanni Melchiorre, Nicola Aprile, e unica donna Maristella Urbini. Al nuovo consiglio l’onere di confrontarsi con le recenti liberalizzazioni approvate dal Governo Monti che stanno causando notevole fermento della categoria.

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TRAFFICO

EPPURE BASTEREBBE POCO… di Ivan Di Nino

eramo termina una volta valicate le mura che cingono il centro storico. E’ sicuramente così, perché non si spiega come il prolungamento di via Maestri del Lavoro, quel pezzetto di strada che costeggia il parco fluviale per portare poi dentro un edificio con vari negozi, sia sempre intasato di auto, sia da un lato che dall’altro, e nonostante il divieto di sosta con zona rimozione, mai sia stata elevata una contravvenzione. La zona è ultimamente molto frequentata, sia per il Cinema Smeraldo che per i vari locali commerciali. Molti teramani che lavorano al centro lasciano l’auto nei parcheggi La situazione in Via Maestri del Lavoro nel ventre del palazzo, attraversano il ponticello della passeggiata, e si ritrovano in pochissimi minuti al centro, tra piazzale S. Francesco e via Oberdan. In caso di maltempo, poi, scene tragicomiche! Macchine ferme sul lato destro, una vettura che arriva “sparata” a gran velocità, un’altra che esce rombante dal parcheggio, altre auto in sosta dal lato sinistro e quelle due in movimento…s’incastrano! Spesso sono necessarie intricate manovre di retromarcia per garantire la circolazione. Anche i residenti da tempo segnalano il problema. Non ultimo il fatto che i tombini e le bocchette del posto, con la presenza dei molti alberi che in autunno si ostinano a perdere le foglie, non vengano puliti, causando pozzanghere, ristagni e tutto il repertorio allagamenti, che conosciamo fin troppo bene. Basterebbe poco. Far rispettare i divieti di sosta. Non è poi così difficile. Il discorso, è ovvio, potrebbe ripetersi per mille altre strade della città. Inutile chiedere al corpo di Polizia locale che snocciolerebbe il solito rosario: penuria di uomini e mezzi, con qualche fatalismo di troppo per uomini di legge. Eppure ai cittadini, che vivano nel centro

storico o meno, le tasse, quelle sì, le richiedono e debbono pagarle, altrimenti arriva il lupo cattivEquitalia…

In attesa di liberare il centro città dalle auto (alzi la mano chi ricorda quando se ne parlò per la prima volta), il piano traffico comunale rinnega definitivamente l’ex assessore “chiodiano” e transfugo, restituendo il doppio senso di marcia in circonvallazione Ragusa. Inoltre, mette in campo una strategia innovativa per impedire l’inserimento abusivo e quotidiano di macchine in luoghi vietati alla sosta. In piazza S.Agostino, ad esempio, il salotto a ridosso del corso è salvaguardato da uno stretto e fitto baluardo a spina di pesce. Di quattro ruote, naturalmente. Salvo cambiare idea. Geniale… Da sempre sentiamo gli esperti raccontarci come pelle e capelli risentano in prima linea di ansie e malesseri interiori. La canizie improvvisa e il diradamento alle tempie sarebbero sintomi inequivocabili di preoccupazioni non da poco. A cominciare dai vuoti nelle tasche. Le recenti foto del governatore Chiodi devono dunque metterci in apprensione? Se certi Patti perdono pezzi, perché non consolarsi con un bicchierino di brandy? Suggeriamo un Oro “Pilla”. Pare sia una mano santa. Se n’è accorta anche BancaTercas. Ti.Ma.


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la neve caduta su Teramo e provincia

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NEGOZI APERTI

La parola ai di Adele Di Feliciantonio

dalle “voci” della nostra provincia per capire, insieme

rario di apertura/ chiusura estivo o invernale….giorno di riposo…” queste restrizioni fanno parte del nostro vivere quotidiano. E ci preoccupiamo molto di rispettare gli orari pre-stabiliti e uguali per tutti i negozi della città in cui viviamo, per evitare di restare senza cena oppure senza il nostro prodotto preferito. Eppure con il nuovo processo di liberalizzazione, messo in atto dal governo Monti e alla discussione proprio di questi giorni, si rischia di mandare in pensione il vecchio e caro orario che ci ha accompagna da una vita. La liberalizzazione del commercio prevede tra l’altro la possibilità degli esercizi di poter scegliere autonomamente i propri giorni e orari di apertura e chiusura, anche 24 ore su 24, senza obbligo di riposo domenicale e nelle festività; le limitazioni potranno essere imposte solo per motivi di ordine pubblico e sicurezza. E così l’orario continuato, finora prerogativa dei centri commerciali e delle grandi catene, potrà essere adottato anche dalla piccola bottega sotto casa, che potrà optare anche per l’apertura notturna, al fine di accontentare i ritardatari e gli insonni cronici che investiranno il loro

non-sonno in un bel giro di shopping. Ogni città o paese si trasformerebbe, secondo le intenzioni del legislatore, in una metropoli con luci accese e movimento anche durante la notte. Il progetto che ha il fine di favorire i consumi, introducendo un regime di piena e totale libera concorrenza, è sostenuto dal Governo e da alcune associazioni di consumatori. E i diretti interessati cosa ne pensano? Abbiamo sentito alcuni esercenti di piccole attività operanti sul nostro territorio, e abbiamo carpito poco entusiasmo, con accesa diffidenza e protesta. La maggior parte dei piccoli negozianti si sente enormemente penalizzata, perché non avrebbe i mezzi per poter garantire il servizio continuativo, e in questo caso verrebbe fagocitata dalle grandi catene che hanno le risorse necessarie, in primis la possibilità di rotazione del personale. “Sono contrario, perché tutto va a favore della grande distribuzione. Nonostante sia sempre stato favorevole alla libera concorrenza devo ammettere che le grandi attività stanno indebolendo i piccoli esercizi fino a farli scomparire. Resistere non è facile! Ciò che invece appoggio a pieno del decreto è la liberalizzazione delle licenze”, dice Roberto C., proprietario di uno dei pochi mini-market rimasti in


CARBURANTI “LE LIBERALIZZAZIONI NONABBASSANO I PREZZI” di Cristiane Marà stagista UniTE

24 ORE

piccoli commercianti quasi di confidenza, impossibile da trovare centro a Montorio al Vomano. La mancanza del personale e l’aumento in un supermarket, e che ci permette di dei costi non remunerato dai guadagni distinguerci. I clienti che preferiscono la al centro della polemica. “Essendo sola tradizione sceglieranno noi. E comunque non potrei fronteggiare l’aumento di temiamo molto di più l’aumento delle ore lavorative –afferma con fermezza imposte che una concorrenza palese che Tina, dell’omonima profumeria situata c’è ”. nella zona centrale del paese -. Per il Molti gestori/proprietari di attività periodo natalizio ho garantito l’orario commerciali ci hanno confermato che continuato e le aperture domenicali. E’ non aprirebbero oltre le ore 20.00, stato estenuante… Un incremento del per il numero esiguo di persone in giro, personale provocherebbe un’ impennata aggiungendo che anche in presenza di eventi mondani e delle spese che non di spettacoli, la intendo sostenere, sera e la domenica e soprattutto non non sono ideali coperte da vendite per lo shopping, notturne scarse o Pur avendo la soprattutto in inesistenti”. piccole città e paesi. Alcuni intervistati, possibilità, non aprirei Il decentramento invece, non sono oltre il mio orario... della vita sociale ai rimasti sorpresi centri commerciali, dalle novità. “Pur avvantaggiato da avendo la possibilità, non aprirei oltre il mio orario”, confida, questa riforma, svuoterà, secondo loro, con aria apparentemente disinteressata, sempre più l’anima di ogni realtà cittadina: il uno dei fratelli T., che gestiscono con centro storico. Aspettando i futuri sviluppi passione un negozio antichissimo (terza possiamo certamente affermare che la generazione) di alimentari e prodotti liberalizzazione dell’orario è quasi una tipici, aggiungendo che “è inutile che la certezza. Può piacere o no, ma comunque gente si meravigli…Le grandi catene sono ci allinea agli altri paesi industrializzati. Non sempre esistite. Noi cerchiamo di offrire sarebbe, tuttavia, anche giusto rispettare la un clima familiare, diretto, amichevole, tradizione?

otere alle compagnie petrolifere, questa l’inaspettata sorpresa per i benzinai. Ogni gestore di pompe di benzina non potrà, neanche volendo, abbassare i prezzi del carburante in quanto ogni compagnia potrà fissare le condizioni contrattuali ed eventualmente rendere le aree di rifornimento completamente self- service. A rischio migliaia di posti di lavoro. L’associazione per l’orientamento e la difesa dei consumatori (ADOC) ha reso noto: “La liberalizzazione e le nuove norme non serviranno, si fa sempre demagogia sui prezzi. Aumento della benzina, aumento del gasolio, stangata sulle accise”. Sentiamo Giovanni Zancocchia, proprietario di un distributore di benzina a Bellante (Te): “Gestisco l’attività con mia moglie e un dipendente. Il problema più grande è che seppure il terreno sia mio, l’Eni gestisce dall’alto la mia attività. Ogni giorno vengono ragazzi a chiedere se c’è un posto di lavoro, la risposta con mio grande rammarico è sempre negativa. Ho spese troppo alte per assumere nuovo personale. Lavoro a 21 millesimi al litro. Oggi mi è possibile acquistare carburante solo dalla compagnia di cui espongo il logo (Eni). Con i prezzi che aumentano, non si lavora. La mia fortuna è essere proprietario del terreno al contrario delle altre pompe di benzina che l’hanno in concessione. Ma nonostante la mia apparente indipendenza è difficile espandermi e lavorare a dispetto della concorrenza, visto che non c’è un accesso libero al mercato. Purtroppo per le multinazionali siamo gli ultimi ai piedi della piramide”. “E’ vero – conclude il nostro benzinaio - che ci sono agevolazioni con la nuova manovra, per le assunzioni di giovani a tempo indeterminato, ma ci sono vincoli con la società Eni che non permette di fare grandi cambiamenti. Siamo costretti allo sciopero, anche se a rimetterci sono sempre i consumatori e le piccole imprese”.

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TAXI

“Quando Chiodi non sapeva che esistiamo…” di Matteo Lupi

ntonio è un tassista teramano che ha voluto unirsi alla protesta dei colleghi contro la liberalizzazione del settore. Come mai ha deciso di partecipare allo sciopero? Perché siamo sempre alle solite. I nostri problemi sono anche più gravi di quelli dei tassisti di altre province, come dimostrano le difficoltà di strumentazione: ci manca la colonnina telefonica, un problema che altrove, ad esempio ad Alba Adriatica, non esiste. Aggiungiamo che le tariffe sono bloccate dal 1999, e non ci pare giusto, dato che tutti gli altri prezzi continuano a salire. Adesso ci manca solo la liberalizzazione. A proposito di questo, quando si parla di liberalizzare in via teorica si dicono tutti d’accordo, di fatto però non è mai possibile andare a toccare “l’orticello” di chicchessia. Come si può risolvere questa situazione? Parlando. Chi di dovere, dovrebbe prima venire a controllare com’è la situazione, e vedere come noi operiamo, e poi dovrebbe prendere decisioni. Stanno chiedendo di far abbassare le tariffe ai tassisti, ma non si prende in considerazione il costo reale di un’autovettura. L’assicurazione che aumenta ogni anno, e che per noi che offriamo un

servizio pubblico è anche più corposa, la Noi attendiamo qualcosa dallo Stato. Il sostituzione dei pneumatici a non meno di Comune dovrebbe cominciare a venirci mille euro, la revisione ogni anno anche se la incontro, ovvero dando e non solo chiedendo. macchina è nuova, tasse e contro-tasse. Una Capendo che non si può paragonare un volta ho parlato con Chiodi, quando era il tassista di Roma o di Milano ad uno di Teramo. nostro sindaco, e non sapeva nemmeno che ci fossero i tassisti a Teramo! Da come dice, sembra che non sia possibile vivere facendo questo lavoro No, non riesco più a campare facendo questo mestiere. Mi ritrovo a 47 anni, con moglie e due figli, a cercare un nuovo lavoro, ed è difficile. Nel 2005 mi è arrivata la richiesta di pagare una tassa, che sapevo I taxi disponbili a Teramo: aver già pagato, e infatti alla fine ho avuto ragione. Ma nel frattempo ho dovuto rimetterci i soldi per il legale, perdendo anche giornate di lavoro. In realtà ci sto rimettendo anche la salute. Cosa pensa che possa cambiare, scioperando, se il sistema è così “ammalato”?

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COSA CAMBIA PER il professionista di Gianfranco Puca Avvocato

l Decreto Legge 24 gennaio 2012, n. 1, entrato in vigore il giorno successivo, all’art. 9 contiene una serie di disposizioni rilevanti per la professione dell’avvocato (e, in genere, per tutte le professioni intellettuali). La maggiore novità è rappresentata dalla abrogazione delle tariffe professionali (e dalla previsione del “preventivo” che il professionista potrà redigere al momento di conferimento dell’incarico). Nasce quindi, in assenza dei parametri di riferimento, il problema della determinazione dell’onorario. Il decreto risolve il problema stabilendo, in primo

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luogo, che nella ipotesi in cui il giudice debba liquidare il compenso di un professionista, tale liquidazione dovrà avvenire in base a criteri stabiliti da futuri decreti ministeriali. Se, invece, l’importo degli onorari dovrà essere stabilito tra professionista e cliente, in assenza delle tariffe potrà essere liberamente pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale; in tale ipotesi il professionista dovrà rilasciare il preventivo scritto solo se richiesto dal cliente. Ma quali sono i criteri per stabilire l’importo dell’onorario? Il decreto testualmente stabilisce che

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“in ogni caso la misura del compenso … deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi”. Il criterio generale, dunque, è quello della importanza dell’opera; è del tutto naturale, quindi, che l’onorario che verrà richiesto per una pratica di recupero di un credito sarà inferiore rispetto a quello richiesto per promuovere un giudizio di accertamento tecnico preventivo. Nel primo caso, infatti, il legale dovrà limitarsi ad esaminare la documentazione fornita dal cliente e, sulla base della stessa,


redigere un ricorso per ingiunzione di pagamento; nel secondo caso, invece, al legale è affidato il compito di verificare la sussistenza dei requisiti per ricorrere all’accertamento preventivo (il c.d. “periculum in mora” e il c.d. “fumus boni juris”). Nel preventivo dovranno essere indicate “tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi”; in tal modo il cliente sarà in grado di conoscere con precisione l’effettiva somma che dovrà pagare al professionista, senza aumenti non previsti dovuti, ad esempio, al conteggio dell’iva. Poiché il provvedimento sulle liberalizzazioni è un decreto legge, esso dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (avvenuta il 25.1.2012); la legge di conversione, quindi, ben potrà

apportare delle modifiche. Anche se il giudizio definitivo sulle liberalizzazioni non può non essere rinviato al momento della approvazione della legge di conversione, sino ad oggi si registrano solo opinioni contrarie al contenuto del decreto che, a parere di molti, non porterà alcun beneficio concreto per il singolo cittadino, ma avvantaggerà solo le grandi imprese; saranno proprio queste ultime, in virtù della loro forza contrattuale, a riuscire ad imporre ai professionisti tariffe bassissime. Ecco, dunque, in sintesi i punti più importanti della riforma. TARIFFE PROFESSIONALI: sono abrogate. DETERMINAZIONE DEL COMPENSO DA PARTE DEL GIUDICE: dovranno essere seguiti i criteri che verranno indicati in futuri decreti ministeriali. DETERMINAZIONE DEL COMPENSO TRA PROFESSIONISTA E CLIENTE: al

momento del conferimento dell’incarico potrà essere redatto un preventivo scritto, e il compenso potrà variare a seconda della importanza / complessità dell’incarico. DOVERE DI CHIAREZZA: la somma indicata quale compenso del professionista dovrà comprendere oneri, spese e contributi; il cliente, quindi, ha diritto a conoscere con esattezza l’importo che dovrà corrispondere, senza temere eventuali aumenti dovuti, ad esempio, al conteggio dell’iva o della cassa previdenziale. DOVERE DI INFORMAZIONE SULLA COPERTURA ASSICURATIVA: il legale dovrà indicare i dati relativi alla polizza assicurativa stipulata per coprire gli eventuali danni provocati dall’esercizio della sua attività professionale (è la cd polizza per la Responsabilità Civile Professionale).

FARMACIE: QUANDO CRISPI SCRISSE…

on il decreto salva Italialiberalizzazioni ci si occupa anche della vendita di farmaci nelle attività commerciali. In proposito, così si espresse in Parlamento Francesco Crispi, nel 1888: “La professione dei farmacisti è la sola che conserva ancora le forme medievali delle corporazioni e dei mestieri... Puo’ durare solo transitoriamente. Se un domani voi dichiarerete libero l’esercizio della farmacia, non lo torrete certo a coloro che già lo posseggono...se questi ultimi sapranno far meglio dei nuovi venuti il loro spaccio non temerà concorrenza”. Questa citazione, riportata da Mosca Piergiorgio, titolare di una parafarmacia a Villa Mosca, apre il suo commento al decreto sulle liberalizzazioni: “Le parafarmacie nate nel 2006 con la legge Bersani sono esercizi commerciali deputati alla vendita di farmaci che non necessitano di ricetta medica e ovviamente di parafarmaci (integratori, prodotti di sanitaria e ortopedia, etc.). All’interno delle parafarmacie è presente un farmacista iscritto all’albo quindi con la stessa preparazione di un collega che lavora in farmacia. Essendo le farmacie a numero chiuso, molti farmacisti che non hanno il papà titolare di farmacia e non hanno milioni per acquistarne una, hanno aperto una parafarmacia. In Italia ne sono nate quasi quattromila determinando una

concorrenza che si è tradotta in sconti per il cittadino. Il nuovo decreto prevede l’apertura di una farmacia ogni 3000 abitanti, cinque nel comune di Teramo. Questo non porta una reale concorrenza. Tutte le farmacie sono iscritte alla Federfarma che spesso impone l’eventuale scontistica da attuare”. Nel decreto era inserita la liberalizzazione della fascia C (farmaci con ricetta bianca ma a pagamento del paziente). Commenta Mosca: “In una notte hanno cancellato i punti salienti del decreto, le parafarmacie non vengono neanche menzionate. Noi titolari e dipendenti siamo esclusi dalla possibilità di accedere alla farmacia, visto il punteggio inferiore che ci viene assegnato ai fini concorsuali. La mia idea è di farmacie che si possono aprire liberamente come in Germania e che seguano le leggi del libero mercato”. Abbiamo ascoltato anche il Antonio Chicco, titolare di una farmacia a Roseto degli Abruzzi: “E’ giusto parlare di liberalizzazione, ma serve però qualche regola in più. Bisognerebbe parlare anche dei turni, della gestione delle ore notturne. Ci sono zone poco fornite e per altre ogni 200 metri c’è una farmacia. Bisognerebbe, se si aprono nuove attività, distribuirle in modo da offrire il servizio a tutti i cittadini. Per quanto riguarda le parafarmacie, trovo che siano una presenza inutile, in quanto sarebbe come aprire un para-alimentari. Forse è un gioco politico...?”.

di Cristiane Marà stagista UniTE

Bisognerebbe, se si aprono nuove attività, distribuirle in modo da offrire il servizio a tutti i cittadini ...

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ISTITUTO BRAGA

I MERITI DEL PRESIDENTE di Mariangela Sansone

gennaio è scaduto il mandato del presidente dell’Istituto Superiore di Studi Musicali, Gaetano Braga. Gli enti finanziatori, Regione, Provincia e i Comuni di Teramo e Giulianova, hanno presentato la terna di nomi tra i quali il Ministero dell’Istruzione dovrà individuare il sostituto: il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, il presidente della Regione Gianni Chiodi, e il presidente della Provincia Valter Catarra. Non compare dunque il nome del presidente uscente Alberto Melarangelo, che non ha ovviamente gradito questa inattesa esclusione. PrimaPagina lo ha incontrato per ascoltare la sua opinione. “Ritengo di avere sempre agito in modo efficiente e con competenza, nonostante questi ultimi siano stati anni particolarmente difficili. Il terremoto del 2009 ha ulteriormente aggravato le precarie condizioni economiche in cui versa da tempo l’Istituto, ma ho sempre cercato di farvi fronte soprattutto grazie a un dialogo sempre aperto con le istituzioni e gli enti finanziatori. Anche per questo provo un profondo rammarico per non essere stato neanche preventivamente consultato o informato di questa decisione. D’altro canto, prendo atto del fatto che attualmente non sia possibile partecipare in maniera attiva alla gestione degli enti pubblici del nostro territorio senza appartenere alla medesima area politica dei tre signori inseriti nella terna. Si tratta di un modo di pensare secondo il quale la democrazia costituisce una mera forma di esercizio del potere; un modo di pensare che senz’altro non mi appartiene. Voglio precisare che il mio incarico mi fu affidato dal Ministro Gelmini, che scelse il mio nome tra quelli inseriti nella terna, per sole ragioni di merito e nel rispetto della legge, che richiede che la persona nominata possa vantare una certa attinenza curricolare con l’incarico che gli viene affidato, oltre a capacità manageriali. Comunque, a prescindere

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dalla mia situazione personale, il mio maggiore interesse riguarda le sorti del Braga. Da questo punto di vista, i candidati dell’attuale terna, il sindaco di Teramo e i presidenti della Provincia e della Regione, che già riescono a far fronte a tanti altri incarichi ed attività, hanno sicuramente le doti manageriali occorrenti e, pertanto, auspico che chiunque sia il mio successore, possa riuscire a proseguire il lavoro di risanamento e rafforzamento dell’Istituto Braga che abbiamo portato avanti negli ultimi anni, tra l’altro anche grazie al loro fondamentale apporto”.

La politica in cattedra di Tiziana Mattia

Condividiamo il disappunto del presidente uscente Melarangelo. Ma ci permettiamo una considerazione. Per quanto riguarda le “qualità” che il presidente dell’Istituto deve avere, riprendendo proprio le parole di Melarangelo: “attinenza curricolare con l’incarico che gli viene affidato, oltre a capacità manageriali”. Non mettendo in dubbio che egli le possieda ( e dimostrate sul campo) ci permettiamo, tuttavia, di tornare indietro con la memoria. Sui suoi predecessori, espressione della sua parte politica. Non ci sembra che, allora, qualcuno abbia messo sulla bilancia doti e predisposizioni culturali. Il gioco della politica, si sa, alterna le vicende, ma ahinoi conserva ugualmente i problemi. Soprattutto per il Braga. Ci ha colpito, a tal proposito, l’immediata dichiarazione di uno degli aspiranti al ruolo lasciato (suo malgrado) da Melarangelo, quando ha tirato fuori dal cilindro la parola “magica”: statizzazione, e “l’impegno per raggiungere, ora più che mai, l’obiettivo”. Immaginiamo che, dopo aver avuto a disposizione nell’ordine: il Cavaliere a capo del Governo, il Ministro Gelmini all’Istruzione, parlamentari locali, Regione, Provincia e Comune “allineati” politicamente, e avendo fallito nell’obiettivo, ora con Monti e Profumo la strada sarà in discesa… PrimaPagina 22 feb. 2012

Dopo il “lavoro che sarà”, oggetto dell’approfondimento dello scorso mese, a febbraio spostiamo il tiro su quello che offre il territorio. Ne abbiamo parlato con il direttore di Confindustria e con il presidente dei Giovani Imprenditori di Teramo. Quest’ultimo esordisce con la parola “eroe”

per definire chi si butta a creare lavoro nella fase di profonda crisi che stiamo vivendo.


Ma è il suo ottimismo che piace e fa ben sperare. Ne abbiamo bisogno tutti, e con questa speranza che vi invitiamo a leggere le pagine che seguono. T.M. PrimaPagina 22 feb. 2012

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“IL FUTURO NELL’INNOVAZIONE” di Mariangela Sansone

Con il direttore di Confindustria Teramo, Nicola Di Giovannantonio,

ricostruiamo gli errori del passato, pensando con fiducia al domani 26

Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…”, così inizia la nostra Costituzione, ma il momento non è dei migliori. È un periodo nero per l’economia italiana e la crisi colpisce soprattutto il mondo del lavoro, da dove è necessario ripartire per risollevare le sorti del nostro Paese. “Costruire il futuro è un’impresa possibile. Ma lo si può fare solo se si cambia passo su alcuni nodi decisivi: welfare, occupazione, istruzione, burocrazia, fisco, infrastrutture. Servono vere riforme strutturali che ringiovaniscano il Paese, conferendogli un assetto a misura dei giovani e delle PrimaPagina 22 feb. 2012

imprese”. Questa, in sintesi, la richiesta che il Coordinamento Nazionale Giovani Imprenditori (composto dai Movimenti Giovani di Confagricoltura, Cna, Confartigianato e Confcommercio) ha espresso in una lettera inviata a novembre, subito dopo il suo insediamento, al Presidente del Consiglio Mario Monti. Abbiamo sentito il dott. Nicola Di Giovannantonio, direttore di Confindustria Teramo, per conoscere l’opinione degli imprenditori sulla salute dell’economia locale e sulle possibili strategie per migliorarne le prospettive future. “Lo stato dell’economia provinciale, o meglio, dell’industria provinciale, è preoccupante


e senza ombra di dubbio possiamo dire che siamo in piena recessione e ci aspettiamo per i prossimi mesi un ulteriore peggioramento. I dati del primo trimestre 2011, che mettevano in evidenza qualche timido segnale di ripresa, facevano ben sperare, ma già all’inizio di aprile 2011 i dati sulla produzione non lasciavano intravedere nulla di positivo. Il grado di utilizzo degli impianti, alla fine di giugno, si è attestato intorno al 66% , secondo un sondaggio condotto dalla Banca d’Italia, e circa il 70% delle imprese ha confermato che la produzione è rimasta pressoché invariata o in diminuzione rispetto al periodo precedente. Per l’anno in corso, la percentuale delle imprese che hanno dichiarato di incrementare il fatturato della

propria attività non supera il 14% . Inoltre, è confermata una tendenza al rallentamento degli investimenti con una stima in diminuzione di circa il 4,8%. Addirittura il 30% delle imprese prevede di non fare alcun tipo di investimento. Mi permetta una brevissima considerazione riguardo i dati della Cassa Integrazione Guadagni. Al di là dei numeri delle ore autorizzate, l’anno appena concluso ha fatto notare una diminuzione delle ore di CIG Ordinaria, un incremento importante della CIG Straordinaria (oltre 11 milioni di ore) e della Cassa in deroga. Questa situazione mette in evidenza che la gran parte delle imprese, terminato il periodo della CIG ordinaria, è entrata nella Cassa Straordinaria. Credo sia il termometro che mette in evidenza quanto la situazione sia delicata”. Ma quali sono, secondo lei, i motivi di questa prolungata stagnazione? “A mio modo di vedere, ciò che più preoccupa il sistema delle imprese è l’accesso al credito, sempre più selettivo e costoso e temo che questa situazione di difficoltà, nei prossimi mesi, possa ulteriormente aggravarsi. I prestiti alle imprese, già all’inizio del secondo semestre 2011, mostravano un rallentamento e via via, con il trascorrere dei mesi, questo rallentamento è diventato sempre più vistoso. Un altro problema sicuramente rilevante è rappresentato dalla difficoltà della riscossione dei crediti, specie quelli verso la Pubblica Amministrazione. Questo è un aspetto considerevole, in quanto le imprese - che già soffrono per le difficoltà di ottenere affidamenti dalle banche - fanno fatica a gestire il corrente, fino al punto di entrare nella zona critica del default. Non a caso, le esposizioni incagliate assumono percentuali crescenti man mano che passano i mesi”. Eppure la provincia teramana, tradizionalmente, veniva indicata come un piccolo esempio positivo di sviluppo. Cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa? “Ho iniziato il mio ventottesimo anno di servizio presso Confindustria Teramo e penso di avere una buona memoria storica dell’industria provinciale. Negli anni ’80, l’economia della provincia di Teramo cresceva di anno in anno, era il periodo in cui gli insediamenti industriali si sviluppavano ad un ritmo forse anche troppo esasperato. Era il periodo della fioritura delle imprese a façon, il periodo in cui nella nostra provincia si è registrato un importante intervento Gepi, che aveva riconvertito diverse realtà industriali (dalla ex Monti alla Spea, ecc.), il periodo in cui programmare un investimento era abbastanza favorevole in quanto si poteva ricorrere a tutta una serie di agevolazioni. Guardando al passato, questa provincia, dal punto di vista industriale, ha fatto diversi errori. L’errore più grave è consistito nel fatto

che gran parte di quelle ottime aziende a façon non si sono, purtroppo, trasformate con marchio proprio in importanti realtà industriali. Il risultato è stato il crollo di alcune filiere - come quella dell’abbigliamento dovuto ad una scarsa competitività”. Come si può cercare di uscire, allora, da questa fase negativa? “Anche in passato si sono registrate crisi

Costruire il futuro è un’impresa possibile. Ma lo si può fare solo se si cambia passo su alcuni nodi decisivi: welfare, occupazione, istruzione, burocrazia, fisco, infrastrutture. Servono vere riforme strutturali che ringiovaniscano il Paese ... gravi nel nostro Paese, ma le soluzioni che venivano adottate non sono più percorribili. In passato, ad esempio, si svalutava la moneta ed i nostri prodotti tornavano ad essere competitivi, riconquistando mercati persi qualche mese prima. Oggi, le crisi non si possono superare guardando al passato, ma proiettandosi verso il futuro, facendo investimenti importanti in tecnologie, in ricerca, in innovazione di prodotto, in innovazione di processo. Oggi, le imprese in grado di fare questo, non sono in crisi. Anche nella nostra provincia abbiamo esempi autorevoli di imprenditori illuminati che, prima di molti altri, hanno scoperto l’importanza della Rete, dell’innovazione e della ricerca e le loro realtà, non sono soltanto competitive sui mercati nazionali ed internazionali, ma addirittura rappresentano esempi di aziende leader. E questo è sicuramente un vanto per l’economia locale. Gli imprenditori che confidano nel ritorno degli incentivi, degli sgravi e delle agevolazioni a fondo perduto per poter fare investimenti o creare nuovi prodotti, devono convincersi che non ci sono più spazi per queste politiche. È un mondo che appartiene al passato, il futuro è un’altra cosa e dipende dalle scelte che ciascuno è in grado di mettere in campo. Mi rendo conto che si fa fatica a comprendere

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questa evoluzione, ma se le imprese della nostra provincia vogliono sopravvivere devono adeguarsi al nuovo, devono guardare a soluzioni diverse ed innovative. Non bisogna perdersi d’animo, abbattersi o vergognarsi se un’azienda si trova in difficoltà; al contrario, si deve reagire, si devono cercare le alleanze giuste e si deve iniziare a pensare che forse è meglio la proprietà di un pacchetto azionario del 10% di un’azienda sana e competitiva, piuttosto che il 100% di un’azienda che produce perdite. Questo è un messaggio che mi auguro recepiscano le giovani generazioni

che, molto spesso, si trovano a gestire delle realtà - anche prestigiose - che non hanno vissuto dall’inizio e, alle prime difficoltà, si arrendono. Anche Confindustria Teramo, nata nel 1945, ha subito delle evoluzioni. Una volta il servizio prevalente era quello di assistere le imprese sul versante sindacale; oggi - grazie anche alle nuove tecnologie alle imprese si offre un ventaglio di servizi e di opportunità in termini di risparmi di costi, di accesso al credito, di formazione, ecc. Sono convinto che questa provincia ha le carte giuste per uscire dalla crisi, ma per

farlo c’è bisogno, da un lato, di ‘fare sistema’, di uscire dal proprio orticello ed aprirsi a collaborazioni, a fusioni, a nuove opportunità di commesse da reperire sui mercati, dall’altro, serve una classe dirigente che recepisca velocemente il nuovo. Occorre una classe dirigente che abbia chiaro il concetto del nuovo, che sia consapevole, ad esempio, del fatto che oggi è possibile scrivere un libro a Teramo, mandarlo in un altro Paese europeo per la correzione e trasferirlo magari in Asia per la stampa e la spedizione. Tutto nel breve volgere di una sola giornata”.

ottimizzare risorse. Inoltre, un fenomeno da considerare è il cosiddetto passaggio generazionale di cui i giovani imprenditori abruzzesi si sono trovati a parlare già dallo scorso anno nel corso dell’evento White Information, a Roccaraso, dove si analizzò appunto la situazione del nostro tessuto imprenditoriale e il ricambio generazionale che si sta verificando. Oggi i dati sono ancora seri -continua Verdecchia- i giovani che scelgono di fare gli imprenditori sono sempre meno. I dati regionali parlano di 10.547, under 30, che rappresentano il 5,8% rispetto al totale del management, e il 6% in meno rispetto al 2008. Anche se a Teramo la situazione sembrerebbe invariata

Luca Verdecchia, Pres. Giovani Imprenditori di Confindustria Teramo

“Determinante il MERITO per crescere” Intervista a Luca Verdecchia, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Teramo di Mira Carpineta

hi crea un impresa oggi è un eroe” , esordisce così Luca Verdecchia, a capo dei Giovani Imprenditori di Confindustria Teramo. “Sono una persona positiva e vedo sicuramente delle opportunità negli ultimi provvedimenti del Governo, soprattutto riguardo ai giovani, ma la situazione non è facile. Le banche

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hanno regole rigide con imprese note e consolidate figuriamoci con quelle di nuova generazione. Il timore quindi sta nella rinuncia dei giovani a mettersi in proprio. Con i nostri omologhi dell’Aquila abbiamo dato vita a Confindustria Gran Sasso - aggiunge Verdecchia- un progetto che si propone di sviluppare dibattiti e sinergie tra le imprese, un portale in cui raccogliere informazioni e

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C’è solo da rimboccarsi le maniche e lavorare tutti, imprenditori e dipendenti, pensando che la collaborazione è fondamentale per la crescita dell’azienda... rispetto agli ultimi 3 anni: 3301 nel 2011 con una percentuale del 6.1% , 3314 nel 2010 (6,2%) e 3413 nel 2009 (6,3). Sono ancora troppo pochi i giovani che raccolgono la sfida”. L’incontro di quest’anno, previsto sempre a Roccaraso dal 23 al 25 marzo, li vedrà affrontare soprattutto questo tema e i problemi legati allo start up: “Questo Governo – prosegue il giovane presidente – ha sentito i nostri rappresentanti e le nostre richieste prima del varo del decreto, e noi abbiamo ribadito l’importanza, per i giovani, di essere sostenuti e incoraggiati a fare impresa, visto che il posto fisso è ormai una chimera. Ritengo che il


decreto Monti contenga note positive in questo senso, poi ci sono bandi regionali ed europei che hanno già finanziato, solo nella nostra regione, 153 nuove imprese di cui 61 femminili. C’è solo da rimboccarsi le maniche e lavorare tutti, imprenditori e dipendenti, pensando che la collaborazione è fondamentale per la crescita dell’azienda”. La crescita presuppone un rigido controllo dei costi e oggi i costi del personale sono il punto caldo su cui si focalizzano le attenzioni delle parti: quanto costa assumere e licenziare? “In realtà, più che di assunzioni e licenziamenti bisogna

cambiare il modo di vedere le cose – conclude Verdecchia –, il mondo va veloce. Tecnologia, innovazione e formazione sono fondamentali, se si pensa che negli ultimi anni l’87% delle nuove imprese in Italia è sul web. Di contro il cosiddetto know how, l’esperienza che si acquisisce lavorando, ha un ruolo altrettanto importante. Produzione e management devono avere lo stesso obiettivo. Se un’azienda ha clienti, ma i collaboratori non producono in modo adeguato alla domanda, l’azienda si ferma. E d’altra parte, se è difficile trovare chi ha voglia di fare, è vero anche che quando

si trovano collaboratori validi bisogna saperli tenere, valorizzandone i meriti. Il merito è determinante e i giovani sono più predisposti a all’impegno incentivato e premiato. E’ un cambiamento culturale di cui oggi si avverte necessità, ma nei giovani è già presente perché quando ci si affaccia al mondo del lavoro si ha bisogno di farsi conoscere, valutare, ispirare fiducia. Lo studio è necessario, ma così anche la formazione sul campo, la cosiddetta gavetta. Non si può partire dalla direzione senza conoscere l’intero processo produttivo”.

CAMERA DI COMMERCIO: 32.237 aziende registrate

1.726 aziende iscritte

1.897 aziende cessate AZIENDE REGISTRATE IN PROVINCIA DI TERAMO 2011

4.499 aziende registrate

940 aziende iscritte

395 aziende cessate AZIENDE GIOVANILI REGISTRATE IN PROVINCIA DI TERAMO 2011

87%

Presenza giovanile nelle aziende “giovanili” della provincia di Teramo

95%

11%

4% 1%

2% Presenza giovanile nelle aziende “giovanili” che chiudo della provincia di Teramo esclusiva pres. di giovani

forte pres. di giovani

maggiore pres. di giovani

DALLE IMPRESE GIOVANI AI NON CLASSIFICATI Secondo le Camere di Commercio si considerano “Imprese giovani” le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni, cioè in percentuale complessivamente superiore al 50%. Il grado di partecipazione di genere che può essere maggioritaria, forte ed esclusiva, è desunto dalla natura giuridica dell’impresa, dall’eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio e dalla percentuale di giovani presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell’impresa. I dati della Camera di Commercio di Teramo stimano in 36.736 il totale complessivo di imprese nel territorio provinciale il cui saldo deriva dall’aggiunta di 2666 imprese di nuova iscrizione a fronte di 2292 cessate, nell’anno 2011. In questi numeri confluiscono anche le imprese giovanili, che sono in totale 4.499, saldo derivato dall’aggiunta di 940 nuove iscrizioni e diminuito da 395 cessazioni. Di queste aziende, più di 1000 sono presenti nel campo del commercio, circa 900 nel settore costruzioni, 400 nel comparto manifatturiero e per il resto servizi, dalla ristorazione alle attività professionali. Una curiosità: circa 300 imprese giovanili non trovano collocazione in alcuna definizione di genere e sono definite quindi “non classificate”. MI.CA.

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“PREPARAZIONE PER I GIOVANI E MENO IMPROVVISAZIONE” di Ivan Di Nino

ettimi tra i giovani, eh!”. Così saluta simpaticamente Giancarlo Da Rui quando gli viene spiegato che nel numero di “PrimaPagina” che lo vedrà tra i protagonisti, ci sarà un confronto tra imprenditori nuovi e di esperienza. Una vita nel commercio con una mini-catena di sei negozi, tra cui anche una rete di franchising, tutti nel centro storico di Teramo. E’ attualmente presidente della Confesercenti comunale, nonché vicepresidente vicario di quella provinciale. “Ma non ci tengo, lasciamo perdere i titoli”, dice. Poi, quando parla della crisi, i toni si fanno decisamente più cupi: “E’ un momento difficile, è dal 2007 che le cose vanno male. Anche se gli scontrini fatti nel 2011 possono essere identici a quelli di cinque anni fa nel numero, non lo sono nella sostanza; pure se si vende la stessa quantità di merce- cosa già rara- rispetto al periodo pre-crollo, occorre diminuire parecchio i prezzi. Checché ne dicano certi studi di settore fatti veramente male, poi è difficile ‘starci dentro’ con tutte le spese. Io ho dodici dipendenti, tutti assunti regolarmente, che solo con la tassazione che c’è mi costano al lordo il doppio di quello che entra in busta paga. In periodi simili occorrerebbe incentivare anche chi mantiene il lavoro, non solo chi assume…ma tanto chi assume in questo momento?” Per segnalare quanto la lotta si sia fatta scivolosa e profonda, “il padrone di questo locale commerciale –sito proprio a ridosso del Duomo, nd’a- mi ha abbassato l’affitto, cosa che sarebbe stata impensabile solo pochissimo tempo fa”, afferma quasi con una punta d’incredulità. “Comunque -prosegue- ho letto che le crisi più di quattro-cinque anni non durano, altrimenti scoppia una rivoluzione…speriamo di ripartire nel 2014, perché le stime per quest’anno ed il prossimo sono nefaste. Nel 2011 ho perso il 25% del fattura, se si considera che è successo anche nel 2010…”. Tuttavia, Da Rui fa notare come in Abruzzo i cosiddetti costi fissi siano sensibilmente inferiori a quelli del nord Italia: “Almeno…”. Due figlie, una laureanda in giurisprudenza, la seconda entrata anche lei nel rutilante mondo dell’imprenditoria commerciale “e meno male…- dice orgoglioso- che la carne della mia carne segue le orme paterne”. Consiglierebbe ad un giovane l’ingresso nel commercio? “Sì, ma oggi c’è una grossa mancanza di preparazione. Pochi corsi seri di formazione, una certa faciloneria nell’aprire con i soldi della famiglia ed altrettanta frettolosità nel chiudere dopo aver ‘sciupato’ la buonuscita del padre che ha lavorato una vita! Occorrerebbe quanto meno una precedente esperienza come commesso o collaboratore. Inoltre, inviterei tutti ad aprire nei centri storici”. E’ facile obiettare che oggi raggiungere il centro è una vera impresa: traffico, parcheggi che non si trovano: “E’ una mancanza di cultura, perché sicuramente c’è un costo nel parcheggio, ma non vedo perché parcheggiare a Villa Borghese e andare a piedi a Piazza di Spagna sia normale, mentre invece qui non lo è”. Per quanto concerne le liberalizzazioni dei saldi e degli orari? “Siamo –come Confesercenti- totalmente contrari: non è così che riparte l’economia del paese; si pone poi un problema di sicurezza notturna. Se è aperto anche il bar e qualcuno si ubriaca alle tre di notte? Pensassero invece a ridurre i costi della politica ed i tempi decisionali. Le sfide dell’economia del terzo millennio richiedono decisioni rapide, altro che i tempi biblici che hanno loro. Alla fine chi ci rimette sempre è il ceto medio”. Per quanto riguarda la concorrenza cinese, si aprirebbe un grosso capitolo a parte che però è condensabile in una sola frase: “ Tra un po’ cominciano a comprare pure a noi! Sono silenziosi, non ce ne accorgiamo quasi, ma ci hanno invaso. Come le formiche che assaltano in gruppo animali più grandi di loro, alla fine l’unione fa la forza”. La stessa coesione che l’Italia ha storicamente dimostrato di non avere.

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“Professionalità e qualità per resistere” Maddalena Marino, imprenditrice abruzzese, apre le porte del suo centro estetico, mostrando difficoltà e punti di forza di un’attività in tempi di crisi di Jessica Pavone

Il tuo centro apre 10 anni fa, la crisi investe l’Abruzzo nel 2009. Qual è stato l’andamento dell’attività negli ultimi tre anni? Diciamo che i primi cinque anni sono stati di crescita, continua e soddisfacente. Nel 2008 abbiamo avuto l’apice dell’attività, ma nel 2009, soprattutto dopo il terremoto, le cose sono cambiate. La situazione è pian piano peggiorata, fino ad arrivare ad oggi. Come pensi abbia retto il settore dell’estetica alla crisi? Tutt’altro che bene, poiché i beni voluttuari sono quelli che si eliminano per primi, in caso di crisi. Molti hanno avuto seri problemi, qualche centro ha chiuso, qualcuno continua a lavorare in nero. I casi sono tanti, c’é da dire però che chi ha una lista clienti affollata e anni di professionalità alle spalle è in qualche modo maggiormente “tutelato” dal rischio chiusura. Come si scampa da tale rischio? Con un database importante, professionalità

ed estrema qualità nel servizio. Dal punto di vista di chi assume, invece, quali sono le difficoltà? Sono sicuramente legate alla formazione del personale e alla pesante burocrazia italiana. Per quanto riguarda la formazione delle estetiste lamento una base poco solida sulla quale in poche costruiscono un sapere e un’esperienza intelligente. Molte si improvvisano, mancano di responsabilità. Come in tutti i lavori occorre avere passione oltre che ad una certa predisposizione. Ebbene alla formazione professionale di estetista può accedere praticamente chiunque, e questo non va bene. D’altro canto penso che la burocrazia italiana sia un labirinto. Non c’è elasticità per quanto riguarda la gestione del personale. La legislazione in tal senso va cambiata, dal mio punto di vista, perché è troppo vincolante. Costringe noi imprenditori a lavorare continuamente sotto pressione. Basterebbe, invece, un

po’ di elasticità in più per combattere, nel nostro piccolo, anche la disoccupazione, permettendo altre assunzioni. Se fossi un’imprenditrice alle prime armi, apriresti un’attività nel 2012? Assolutamente no, non investirei neanche un centesimo. Siamo in un tunnel che si sta dimostrando lungo e tortuoso, e io attualmente non vedo nessuna luce in fondo ad esso. Per il tuo futuro, invece, nutri speranze, sogni o nuovi obiettivi da raggiungere? Chi è già avviato ha sempre la spinta al miglioramento, a fare di più, ad ampliare le proprie prospettive. Se capitano situazioni come queste è ovvio che i progetti si fermano, poiché l’incertezza e la sfiducia nel futuro non ti permettono di realizzare tutte le aspirazioni. Il mio piano è quello di lavorare oggi per domani, senza grandi aspettative o progetti, puntando invece sui punti di forza, quelli che fanno sempre la differenza.

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AVANTI TUTTA

con l’agriturismo

di Mira Carpineta

a definizione di “agriturismo” fu coniata a metà degli anni Sessanta in concomitanza con la fondazione dell’associazione Agriturist, promossa dalla Confagricoltura e presieduta dall’imprenditore agricolo toscano Simone Velluti Zati. L’attività è svolta dall’imprenditore agricolo e i suoi familiari, mentre i lavoratori dipendenti che vi partecipano sono considerati lavoratori agricoli ai fini della disciplina previdenziale, assicurativa e fiscale vigente. La Legge 96/2006, ne sancisce i requisiti e le peculiarità che regolano tale forma di ricezione e ospitalità di tipo turisticogastronomico. L’impresa agrituristica si avvale dell’utilizzo della propria azienda in quanto attinge alle attività di

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coltivazione del fondo, alla produzione di prodotti propri per la preparazione e somministrazione dei pasti, all’ospitalità in alloggi e tutta una serie di attività sportive e accessorie legate al territorio, quali equitazione, escursionismo ecc. Concepito come una forma di accoglienza molto semplice, negli anni si è evoluto offrendo servizi di turismo moderno, pur rimanendo legati all’attività agricola, perché anche la domanda di agriturismo si è nel frattempo notevolmente modificata. La provincia di Teramo non solo non fa eccezione, ma continua a mantenere il primato regionale per numero di aziende agrituristiche. Secondo l’Istat, i dati relativi al 2010 vedono le imprese di agriturismo autorizzate nel comprensorio provinciale, ammontare a 193: di cui 175 adibite all’alloggio, 101 alla ristorazione, 8 alla

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degustazione e 60 ad altre attività. La notizia è stata diffusa di recente dalla Coldiretti Teramo che evidenzia come, malgrado la flessione nel 2010 rispetto all’anno precedente, l’agriturismo continui a rappresentare un’attività di rilievo nel panorama dell’offerta turistica. Nella graduatoria delle province abruzzesi Teramo è seguita da Pescara con 184 unità, L’Aquila con 145 e Chieti con 114 per un numero complessivo di 636 strutture agrituristiche autorizzate in tutto l’Abruzzo. Il benessere di cui gode il settore è senza dubbio una luce di speranza per questa economia martoriata dalla crisi, ma la domanda, sorniona e spontanea che inevitabilmente fa capolino è se davvero è “tutt’oro” quello che passa per “agri” turismo.


MARKETING SALVA-CRISI di Massimiliano Tassoni

n’analisi della Coldiretti del 2011 ha fatto emergere che in Italia sono state chiuse circa ventimila aziende agricole. In questo settore operano 845 mila imprese, iscritte al registro delle Camere di Commercio la cui competitività rischia di essere fortemente compromessa dalle difficoltà determinate dagli effetti della manovra che, solo con l’IMU, costerà alle imprese agricole nel 2012 un miliardo di euro in più. Secondo Johnny Ruffini, enotecnico presso l’azienda agricola Raffaele Tavoletti, il periodo lavorativo che sta vivendo è particolarmente delicato, sia per la difficile situazione economica che sta colpendo ogni singolo settore produttivo, sia per il lancio nel mercato di nuove tipologie di vini naturali che potrebbe richiedere del tempo prima di essere “assaporato” pienamente dalla clientela. Oltre a questi problemi, secondo l’enotecnico, bisogna aggiungere quello relativo alla poca conoscenza dell’azienda stessa sull’intero territorio nazionale. Secondo Ruffini la situazione attuale potrebbe migliorare attraverso una maggiore conoscenza della “propria” azienda agricola, facendo comprendere al cliente finale le diverse novità nel mondo vinicolo. “Stiamo proponendo una serie di attività di marketing con la speranza di catturare una gran fetta di mercato nazionale e internazionale. La vera nota dolente, -secondo Ruffini, - sono i licenziamenti che avvengono “stagionalmente” in questi settori. Infatti, subito dopo la vendemmia i lavoratori vengono mandati via per poi essere assunti l’anno successivo. “Per questo motivo – conclude - consiglierei al nuovo governo di migliorare i nuovi contratti agricoli, in più vorrei maggiore accessibilità ai fondi regionali per poi investirli anche nella formazione del personale.” PrimaPagina 22 feb. 2012

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RISTORAZIONE

DUE GENERAZIONI A CONFRONTO di Ivan Di Nino

Due generazioni di “somministratori” a confronto: il primo -calmo e riflessivo-lascia trasparire con nonchalance l’esperienza di famiglia. Prima il nonno, poi il padre, poi lui: è Andrea Beccaceci, titolare dell’omonimo e famosissimo ristorante di Giulianova; l’altra, giovanissima, grintosa e impulsiva, ma con una buona esperienza di corsi in tutta Italia, è Tania Bonolis, titolare de “Le vie del gusto” a Teramo. “Il ristorante è un momento di relax e convivialità” esordisce Andrea, “ma è chiaro che in periodi di crisi si tagliano le spese meno necessarie. Bisogna stare attenti a non far lievitare i costi fissi, cercare di promuoversi, fare serate evento. L’imprenditorialità è ben diversa dall’avere un posto statale. Purtroppo la mentalità italiana fa sì che una volta presa la propria scrivania nella pubblica amministrazione si possa anche essere poco efficienti, tanto lo stipendio arriva lo stesso. Quando si lavora autonomamente occorre qualità, competenza, studio, aggiornamento sulla giurisprudenza, conoscenza approfondita di ciò che si fa. Ho letto che un’impresa svedese, se venisse in Italia, fallirebbe dopo una settimana. E’ anche un problema di tassazione enorme; di certo l’evasione c’è e va contrastata, ma a Cortina è stata fatta una spettacolarizzazione fine a se stessa. Siamo quasi al regime di polizia fiscale. Se volevano l’effetto mediatico il fine è stato raggiunto, perché se la Finanza e l’Agenzia delle Entrate vogliono realmente verificare i guadagni occorre controllare l’estratto conto, ragionare col metodo deduttivo.Va bene la regola, ma poi non può esserci disparità di trattamento”. Andrea Beccaceci racconta, a tal riguardo, un episodio che gli è capitato poco tempo fa: “Avevo la cucina a vista, ma la Asl, per una legge del 1983, mi ha detto che dovevo mettere una porta tra dove si preparano i piatti e la sala. L’ho fatto, ma

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ho anche chiesto se tali strettissime norme igieniche venissero rispettate nelle sagre o in chi prepara panini in mezzo alla strada. Mi è stato risposto gelidamente di presentare una denuncia in merito. Roba da non credere”. Tania è molto indaffarata, tanto da non ricordare l’appuntamento per l’intervista: “Oddio, è vero …”. Poco male, vuol dire che c’è lavoro: “Dopo una esperienza a L’Aquila - finita per colpa del terremoto- con mia zia, sempre nel campo della somministrazione, mi sono buttata in questa attività. E’ una passione, ma è molto faticoso stare tutto il giorno in cucina”; “E’ come fare una famiglia, prima ti sposi, poi fai i figli, ma se ti metti a pensare per tempo a tutto poi finisce che non fai nulla!” interviene la sua futura cognata Cinzia. “Lavoriamo bene a pranzo, tra bancari ed uffici; facciamo un buffet di verdure e dei primi – prosegue mentre prepara l’impasto per le pizze- ma niente self-service né congelatore. Qui è tutta roba fresca e genuina. Ci tengo a dirlo”. Quanto è sacrificata la vita di una giovanissima ristoratrice? “Non ne parliamo, mi faccio … –qui segue un’espressione facilmente intuibile- per poi ritrovarmi pochissimo in tasca. L’unico vizio che ho è una sigaretta ogni tanto, ma è un continuo susseguirsi di pagamenti: ogni tre mesi i contributi all’Inps, ogni mese un pesante affitto, le tasse, le bollette…Poi ci sono i rapporti professionali: ovviamente io sono debitrice di alcuni e creditrice di altri; spesso s’innesta un circolo vizioso per mancanza di liquidità”; “Inoltre i politici si fanno tanta pubblicità con i prestiti ai giovani imprenditori, ma l’erogazione reale la vedono in pochi.” interviene ancora una volta Cinzia “Certo, aprire una farmacia o fare il tabaccaio è meno stressante e rende di più!”. “Io riesco a cavarmela appena perché abito qui vicino, non uso la macchina, ma a fine mese non rimane poco lo stesso. Chissà cosa succederà tra un po’?”

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SCUOLA GUIDA a “cavallo” della burocrazia di Ivan Di Nino

. è proprietario di una scuola-guida; dopo dieci anni trascorsi come dipendente, sempre con ruoli di crescente responsabilità nel ramo automobilistico, ha deciso di mettersi in proprio “tanto che la famiglia non ha battuto ciglio. Mi hanno detto che facevo già il ‘capo’. Certo è una questione di mentalità: chi nasce con la testa del dipendente, resta dipendente. Se fai caso agli orari e coltivi il tuo orticello…Sicuramente stando sul mercato autonomamente bisogna essere bravi ‘a vendersi’ e poi io sono sempre a contatto con i giovani, anch’io mi ci sento, nonostante il tempo che passa! Qui l’età media dell’utenza è di venti anni”. E’ allora proprio vero quello che diceva il Beato Papa Woytila “Se stai con i giovani, sei giovane anche tu”. Tuttavia A. di certo non è anziano, non arrivando nemmeno ai quaranta. Poi si fa più serio: “Certo, la scuola-guida è tutto un mondo a parte, la crisi viene vissuta da un’altra ottica, anche se ne risentiamo anche noi: innanzi tutto occorre aprire dove c’è una fetta di mercato conquistabile, ma i ragazzi che prima venivano a fare le prove pratica di guida con l’istruttore –le auto delle scuole guide hanno i cd. doppi comandi- oggi preferiscono farle per conto loro. Spesso è inutile spiegare che quei denari che sembrano risparmiati non sempre vanno a buon fine…E’ pur vero che oggi per risparmiare venti euro la gente fa salti mortali, ma la differenza la fa la competenza ed il servizio a parità di costo. Qui ci sono mobili nuovi, pulizia, ordine, la macchina del caffè…non tutte le agenzie di pratica automobilistica, tanto per dirne una, offrono la stessa struttura, disponibilità, tranquillità e serietà”. Fra i ragazzi che frequentano la scuola-guida sovente ci sono molti cinesi e rumeni: “Cinquanta per cento italiani e cinquanta per cento stranieri. Spesso alcuni non parlano nemmeno l’italiano ed è difficile interagire”. Gli incerti della globalizzazione. La burocrazia della motorizzazione –e non solo- è un mostruoso leviatano di cui sempre si discute, ma mai nessuno ha osato riformare: “Più che i soldi che sono necessari, quello che mi ha fatto impazzire per aprire è stata la mole gigantesca di documentazione che si è resa necessaria. Basta vedere che qui ho appeso un sacco di attestati dei corsi che ho fatto: antincendio, per l’emergenza… Alle persone che vengono poi devo anche far firmare il foglio per la privacy: quello che era buon senso è diventata legge. Per fortuna non ho dipendenti, altrimenti sarebbe un altro impazzimento”. Monti ha detto che “il fisco diventa amico”, cosa è possibile rispondere? “Ah, sì?! Questa non la sapevo! Beh, posso rispondere con una parolaccia bella grossa…”

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Qualità nel prodotto e formazione del personale: le chiavi per vincere in futuro Automatica Schiappa è una società di gestione con sede a Basciano, si occupa di offrire un servizio accurato con prodotti di qualità. Opera principalmente sulle province di Teramo, L’Aquila, Pescara ed Ascoli Piceno. E’ una tra le prime società di gestione abruzzesi, la sua missione è quella di diventare per i propri clienti il punto di riferimento per ogni esigenza di ristorazione mediante distributori automatici. Il know-how e l’esperienza acquisita in più di venti anni di attività consentono all’azienda di soddisfare le esigenze dei clienti offrendo soluzioni innovative e personalizzate. La valorizzazione del capitale umano, sempre presente in tutte le attività, si manifesta prima di tutto attraverso la qualità del proprio servizio ma anche attraverso altre attività collaterali quali manifestazioni sportive ed eventi culturali. Come è iniziata la sua avventura professionale in questo settore? “La mia storia personale nel vending è iniziata nel 1991. Dopo il servizio militare, con l’aiuto economico della mia famiglia, abbiamo rilevato una piccola gestione del posto. Dopo alcuni anni oltre al supporto preziosissimo di mio padre ho coinvolto anche mio fratello Roberto e insieme abbiamo fondato L’Automatica Schiappa Sas”. Quale è stato il percorso di crescita? “L’azienda oggi conta 15 collaboratori tra dipendenti diretti, rappresentanti e tecnici. La nostra sede misura 1500 mq suddivisa tra deposito, officina e uffici. Abbiamo conseguito nel 2008 la certificazione ISO 9001:2008 grazie all’ottimo livello organizzativo aziendale. Nel 2009 abbiamo ottenuto la certificazione ISO 14001:2004 che attesta l’operato della catena produttiva nel pieno rispetto dell’ambiente, dal controllo

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sulle fonti inquinanti all’adeguato smaltimento dei rifiuti. La certificazione ISO 10854 che prova la nostra attenzione alla sicurezza alimentare nel rispetto della normativa HACCP, l’abbiamo conseguita nel corso del 2010. Tali certificazioni sono un messaggio rivolto al cliente e al consumatore finale atto a dimostrare che l’azienda è sensibile a determinati argomenti”. Quali sono i suoi progetti futuri? “Nonostante questo periodo di crisi e di continuo aumento delle materie prime cerchiamo di lavorare sulla qualità, la

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trasparenza e la continua formazione del personale. L’obiettivo per gli anni futuri è quello di continuare a lavorare con serietà. E’ una sfida che dobbiamo vincere per noi ma soprattutto per il futuro dei nostri figli”. Il Decreto Monti prevede agevolazioni ai giovani imprenditori. Lei che sostegno si aspetta? “Non sono più un giovane imprenditore! Mi aspetto, però, degli incentivi e degli sgravi, quantomeno sulle nuove assunzioni. Questo rilancerebbe l’occupazione e permetterebbe al denaro di riprendere a circolare”.


a novità principale della nuova Commissione Grandi Rischi è che è organizzata in sezioni, cinque per l’esattezza, che si riferiscono ai diversi aspetti del problema, e quindi non solo rischio sismico, ma anche vulcanico, idro meteorologico e di frana, incendi boschivi e ambiente, chimico e nucleare. In tutto sono 58 gli esperti coinvolti e ogni sezione ha un referente. Non c’è nessun dubbio che ci saranno delle forti interazioni fra le varie sezioni. Ad esempio, nel caso di un rilascio accidentale in aria di inquinanti, sarà necessario un lavoro comune fra esperti di meteorologia e di chimica e così via. La questione principale che incombe su questa commissione si è creata con le vicende post terremoto dell’Aquila, e cioè con il fatto che la vecchia commissione (composta quasi esclusivamente di esperti di sismologia e di geologia) sia stata incriminata ed è attualmente sotto processo. Questa vicenda ha suscitato delle discussioni sulle principali riviste scientifiche incluse Nature e Science. Nel numero del 16 dicembre di quest’ultima c’è un editoriale di Joel Cohen, professore alla Rockfeller University di New York e uno dei maggiori esperti delle relazioni fra scienza, tecnologia e legge. Cohen, in perfetto stile diplomatico, non dice molto di più del buon senso, a parte il fatto di notare che le comunità si devono preparare in particolare proprio per quei pericoli in cui la scienza è necessaria, ma non sufficiente. È questo un modo di dire assai familiare nella scienza per illustrare dei casi in cui le condizioni ci sono tutte perché un certo fenomeno si verifichi, ma non sono sufficienti ad assicurare effettivamente il suo verificarsi. Nel caso dei terremoti questo è particolarmente vero, perché ad esempio nel caso dell’Aquila lo sciame sismico che investiva la zona da diversi mesi poteva spegnersi oppure dar luogo ad un evento catastrofico. Oggi la sismologia non ha le cognizioni sufficienti per prevedere un terremoto neanche in condizioni apparentemente “favorevoli”. La situazione è molto simile a quella delle previsioni di eventi severi in meteorologia. Al momento attuale la previsione meteorologica di routine dà un discreto affidamento fino a cinque giorni. Gli eventi gravi (quelli che in gergo si chiamano severi) sono molto più difficili da prevedere. In genere si tratta di eventi che hanno una durata di poche ore, e sono molto localizzati spazialmente. Questo richiede la messa a punto di sistemi ad hoc per la previsione. Chiave indispensabile per un tale sistema è un radar a banda X (cioè che emette onde di lunghezza di qualche cm) che può essere localizzato

COMMISSIONE GRANDI RISCHI

In agenda non solo i terremoti a cura del Prof. Guido Visconti*

nelle valli o in generale in una orografia complessa sotto forma di rete, anche perché il costo unitario di questi strumenti è relativamente basso. Questa rete radar va integrata con osservazioni da satellite e previsioni numeriche standard. Nel nostro Paese esiste un solo esempio di questo genere, localizzato nella regione Piemonte, che se ne è dotata in seguito agli eventi dell’alluvione del 1994, ma il nostro Paese, come è stato dimostrato in tempi recenti, è soggetto a episodi di questo genere con sempre maggiore frequenza. Uno dei compiti di questa nuova commissione potrebbe essere quello di promuovere l’istallazione di reti di questo genere, ripetendo in pratica quello che è stato fatto dal Dipartimento della Protezione

Civile, che ha promosso l’istituzione di una rete di radar meteorologici a livello nazionale dopo il disastro di Soverato nel 2000. L’incidente dell’Aquila non mette in discussione la verità scientifica che indica come sia impossibile la previsione del terremoto, ma è piuttosto il risultato di commenti discutibili di alcuni membri della commissione e dell’abitudine tutta italiana delle formalità burocratiche. L’unico modo per evitare il ripetersi di certi episodi è di interagire sempre in modo trasparente e conservativo (prudente) con le autorità civili, facendo rilevare soprattutto quali sono i limiti delle nostre conoscenze. *Direttore del CETEMPS (Centro di Eccellenza dell’Università dell’Aquila), componente della Commissione Grandi Rischi

il Prof. Guido Visconti

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Piano dimensionamento

…di parte

di Michele Ciliberti

e presenti riflessioni non intendono essere un’interferenza nelle operazioni svolte, anche con un certo pathos, dagli addetti ai lavori, né pretendono di dare o suggerire soluzioni, in quanto si è consapevoli che qualsiasi proposta è pur sempre soggetta a possibili alternative. Si vuole semplicemente rappresentare alcune abitudini tipiche degli amministratori e il clima susseguente agli esiti non da tutti attesi. L’art. 19 del D. L.vo 98/11, “ Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica”, prevede, in modo del tutto perentorio: a) accorpamenti di istituzioni scolastiche sottodimensionate; b) relative nuove formazioni, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente; c) dotazioni organiche del personale che non potranno superare quelle dell’anno scolastico 2011/2012. Stante la norma, tutto dovrebbe essere eseguito in conformità alla stessa e nella maniera più lineare e chiara. Il balzello degli interessi, vero punctum dolens delle italiche istorie, e dei condizionamenti locali, invece, comincia proprio adesso. Proposte e richieste, che sembrano vere alchimie da Tycho Brahe, arrivano sul tavolo di chi dovrebbe decidere senza intrusioni e/o pressioni per garantire l’interesse generale della collettività. Ah, quanto è lontano quel discorso di Pericle sulla democrazia degli ateniesi, anche se recentemente da qualcuno è stato ritenuto moderno sì, ma molto populista! - Noi ad Atene facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece che i pochi: e per questo viene chiamato democrazia – L’orgia del potere induce a convertire l’interesse dei pochi in quello dei molti. La scuola è per i molti, anzi per tutti. Questo ci dovrebbe rendere orgogliosi: dare a tutti pari opportunità, rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,

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limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3, comma 2). Tanto per non essere fraintesi, in politichese ci si muove sempre in direzione della difesa a tutti i costi degli interessi di parte e si pretende che la propria proposta sia l’unica valida, efficiente ed efficace, pertanto si scarta a priori quella della parte avversa. Anzitutto si vuole chiarire che “partito”, per auto definizione, significa “di parte” e, quindi, non può arrogarsi l’esclusiva dell’unicità. Ecco allora il motivo per cui l’interesse dei cittadini difficilmente coincide con le scelte della politica. Chi è deputato ad amministrare la cosa pubblica, pur avendo tale consapevolezza, è spinto dal proprio partito ad operare nell’interesse dei pochi. Minister, contrariamente a magister, invece significa servire il popolo, cioè, tutti i cittadini. Per prendere decisioni e fare proposte

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occorrono: competenza, umiltà e fermezza. La fermezza, Fortitudo, una volta era una delle virtù (da vir = uomo o da vis = forza) cardinali: oggi, purtroppo, non s’insegnano più, neppure al catechismo. Chi volesse prendere visione del piano di dimensionamento della rete scolastica, può consultare il D. G. R. d’Abruzzo n. 954 del 29/12/2011, allegato D1.

Chi è deputato ad amministrare la cosa pubblica,[...] è spinto dal proprio partito ad operare nell’interesse dei pochi...


2012, ODISSEA NELLA ASL DI TERAMO di Ivan Di Nino

.D.R. è un malato cronico. Il suo pancreas ha smesso di funzionare parzialmente, e adesso deve controllare quotidianamente la glicemia e fare iniezioni di insulina. La malattia, è chiaro, è il diabete. Poco male, si dirà, oggi si può tenere a bada con un costante controllo. Le iniezioni, poi, sono semplicissime, con “penne” che contengono l’insulina, “tacche” con i numeri ben visibili per le “unità” da iniettare, aghi piccolissimi. Il problema che N. segnala è forse più grave della stessa malattia, un cancro che non dovrebbe entrare negli ospedali: la burocrazia. “Spendo più tempo al CUP che non nei reparti per le terapie”, dice sconsolato. “L’altra sera ho dovuto fare un controllo al cuore, ma nonostante l’esenzione, il CUP ha detto che sull’impegnativa del medico doveva esserci scritto ‘visita di controllo’ e non solo ‘visita’ e un’ infermiera molto rigida e poco cortese sembrava avesse un disco rotto: “Non le posso fare niente, abbiamo delle disposizioni…”, ed io a ripetere che erano già le sette di sera e che avrei portato l’indomani l’impegnativa nuova. Ho detto anche che avrei lasciato ‘in ostaggio’ la risposta, ma ho trovato di fronte un muro: “Abbiamo delle disposizioni”. Così ho detto che sarei tornato a casa, e che potevano anche denunciarmi”. Purtroppo il diabete comporta grosse complicazioni, così il nostro amico un giorno si ritrova a fare i conti con l’ennesima ulcera alla parte del corpo che rappresenta il vero tallone d’Achille dei diabetici: il piede. “Era di martedì, sono andato a fare le medicazioni, il chirurgo vascolare che mi segue ha detto di andare immediatamente a fare i raggi, ma ho ricevuto come scocciata risposta: “La prima

sessione di urgenze è per sabato”. Ho telefonato a San Benedetto, e il giorno dopo a mezzogiorno avevo già i raggi su CD –a Teramo non sanno neanche cosa siano- e la risposta!”. Tutto gratis, mentre la Regione Abruzzo, nonostante sia malato cronico, non riconosce l’esenzione né per i raggi, né per le medicazioni al piede. Sono solo due episodi, ma N. ne snocciola pazientemente molti altri. Invece di pensare alla malattia lui e la sua famiglia devono correre appresso a deleghe, timbri, diciture esatte delle impegnative. Lo stesso medico curante, raggiunto al telefono, ha commentato: “Non ho parole”. “Io ce l’ho, ma è meglio se non le dico”, ha aggiunto N., citando una famosissima battuta di Adolfo Celi, alias professor Sassaroli in “Amici miei”. Inoltre l’Abruzzo non dispone di un centro regionale specifico per il piede diabetico; il nostro è quindi costretto a recarsi periodicamente ad Ancona. L’impressione che si ottiene è che gli infermieri e le stesse persone che lavorano al CUP- attualmente in gestione a una cooperativa esterna-siano più presi dalla burocrazia che non dall’aiutare e mettere a proprio agio i malati. N. non usa mezzi termini: “Sono diventati dei passacarte, ma un ospedale ha in cura la salute dei malati. Prima viene la persona, dopo il resto; qui è esattamente il contrario”. Qualcuno ha speso parecchi denari per mettere uno striscione cubitale a Porta Romana, dicendo che si è raggiunta la parità di bilancio nella sanità, come se fosse un miracolo e non una cosa normale; Adesso lo stesso “qualcuno” potrebbe adoperarsi per la diminuzione di una documentazione prosaica e spesso inutile e adeguarsi alle regioni più evolute, che quando danno una esenzione del ticket ad un povero cristo malato cronico, lo fanno senza se e senza ma. PrimaPagina 22 feb. 2012

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CASTROGNO

“Viaggio degli orrori” nel carcere di Teramo di Matteo Lupi

a anni Giampiero Cordoni, segretario regionale del Sinappe (Sindacato Nazionale Autonomo di Polizia Penitenziaria) lamenta il sovraffollamento nel carcere di Castrogno, che attualmente si trova ad ospitare oltre 400 detenuti, per una capienza massima di circa 270, e la presenza di sole 180 unità (agenti interni) ad affrontare un simile caos. Partendo da questo dato, Cordoni ci guida, attraverso una sorta di “viaggio degli orrori”, nei problemi di Castrogno. “Non solo nulla è cambiato, ma la situazione è anche peggiorata. Il fallimento della legge sull’immigrazione Bossi-Fini e della legge Giovanardi sulle droghe leggere, oltre alla lentezza dei processi, hanno portato a livello nazionale ad avere venticinquemila detenuti in più, rispetto alla tolleranza delle carceri italiane”. Attualmente per 100 posti letto ci sono 147 detenuti da ospitare, per cui il dubbio sorge spontaneo: dove dormono questi ‘esuberi’? “Spesso per terra, o in terze brande sui letti a castello – spiega Cordoni– che non sono regolamentari. Nei giri di controllo non riusciamo ad osservare cosa succede in un letto aggiuntivo, a soli venti centimetri dal soffitto. Non possiamo sapere se, ad esempio, un detenuto sta dormendo, o tentando di tagliarsi le vene con una lametta”. Un problema, quello dei suicidi nelle carceri, che accomuna ‘guardie e ladri’, e che è dettato dalle condizioni spesso disumane in cui bisogna vivere, che possono incidere anche molto negativamente sui soggetti più deboli. “A Castrogno abbiamo salvato parecchi ospiti, per fortuna o senso di abnegazione, ma questo non fa notizia. Dall’interno il detenuto lo valutiamo come persona. Paradossalmente lo Stato stesso gli nega i diritti fondamentali.

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A Teramo, come in tante altre parti d’Italia, si vive in cella anche fino a ventuno ore al giorno. Inoltre, non abbiamo una apposita zona di lavorazione, che possa aiutare l’ospite a ‘staccare’ il cervello dalla difficile condizione in cui si trova, ricominciando ad integrarsi nel mondo del

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In carcere si crea un rapporto di compromesso: i detenuti hanno ormai metabolizzato questi problemi, e soprattutto sono vaccinati contro le promesse non mantenute...

lavoro, trovando soddisfazione per quello che produce”. Una sensazione di disagio amplificata dalla mancanza di personale – di notte, per dodici ore, c’è un solo “interno” ogni cento detenuti - dai corsi di aggiornamento che non vengono eseguiti da anni e dai problemi relativi alle materie prime da gestire in carcere. Spiega Cordoni, infatti, che “ci stiamo già preoccupando per quest’estate, quando dovremo razionare la fornitura di acqua corrente, come tutti gli anni, perché non abbiamo un collegamento diretto con la rete idrica, ma serbatoi da cui attingere. Inoltre, essendo il nostro l’unico carcere d’Abruzzo ad avere un servizio di psichiatria, ci tocca ospitare detenuti con problemi psichici che provengono da altri istituti, e spesso ci vengono anche a mancare le medicine. In un carcere dove già si trovano a convivere tossicodipendenti, mafiosi e ‘sex offender’, la situazione diventa impossibile da gestire”. Date le premesse, sembra quasi strano che la ‘bolla’ carcere non sia già scoppiata, né a Teramo né altrove. “In carcere si crea un rapporto di compromesso: i detenuti

foto (sotto) un carcere foto (a fianco) Liu Bolin, artista cinese in una performance


hanno ormai metabolizzato questi problemi, e soprattutto sono vaccinati contro le promesse non mantenute. Un tempo, per mitigare i nostri problemi avevamo almeno il deterrente economico. Ora invece anche gli straordinari non ci vengono più retribuiti, grazie alla manovra dell’ex ministro Tremonti, il quale ha tagliato al comparto sicurezza dello Stato 1 miliardo e 200 milioni di euro. A volte non si ha la nafta per accompagnare il detenuto al tribunale”, spiega amaro il segretario regionale del Sinappe. Che sulle visite dei politici ha da togliersi più di un sassolino. “Io lo chiamo ‘turismo carcerario’. Quando era ministro, qui è venuto Rotondi, portandosi dietro, incredibile ma vero, la suocera. Gli ho chiesto perché il suo collega Alfano insistesse così tanto con la creazione di nuove carceri, dato che esistono decine di istituti già pronti (come ha testimoniato il ‘Rapporto sulle condizioni di detenzione’ dell’associazione Antigone), ma privi di personale. In poche parole, l’ho fatto scappare”. Sulla veridicità di quanto affermato, infine, Cordoni non ha dubbi:“Sfido chiunque a smentire quello che dico. Nessuno in passato l’ha mai fatto, perché questa è la realtà: e non si fa un bel servizio nascondendo la polvere sotto il tappeto”.

Un problema, quello dei suicidi nelle carceri, che accomuna ‘guardie e ladri’, e che è dettato dalle condizioni spesso disumane in cui bisogna vivere...

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Teramo che fu:

La fontana di “Picette” di Giuseppina Michini

foto G. Michini: la fontana e alcuni particolari

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omunemente la chiamano così. In origine fu la fonte “a lo Trocco”. Zampillava acqua potabile derivandola da una grossa sorgiva di Villa Mosca che compiva un lungo percorso e arrivava fino alla fontana attualmente situata a viale Crispi. Per capire che cosa è rimasto dell’ originale opera idraulica a getto continuo parliamo con la gente che abita nella zona. La signora Delfina ha vissuto dalla nascita tra la fontana e il portone di casa. Oggi, dal suo negozio, non può fare a meno di riguardare la fonte, come se da un momento all’altro potesse ritornare come era tanto tempo fa, quando l’acqua sgorgando rimaneva pura. Se la fontana potesse parlare che cosa direbbe? “Questa fontana è stata rovinata”. Perché? “Prima era bella. Fatta di mattoni, con le tre cannelle che fluivano. L’ acqua usciva fredda come ghiaccio. Oggi non è più come prima. È caldissima in confronto. Quando la allacciarono alla rete del Ruzzo la ridipinsero, ma chissà cosa fecero all’interno”. Le persone notano la fontana?


Non la rispettano, lasciano immondizie. I netturbini non passano più. Di notte alcuni individui urinano nei pressi

“Non la rispettano, lasciano immondizie. I netturbini non passano più. Di notte alcuni individui urinano nei pressi. Ogni mattina, lungo i marciapiedi della via, ci sono escrementi di cani”. Secondo lei è importante che sin da piccoli i ragazzi conoscano l’importanza di questi monumenti? “Questa fontana è un valore; la dovevano lasciare com’ era prima, antica”. Pierino e Marisa sono due coniugi. Si sono conosciuti davanti ad una fontana di paese. Un luogo d’incontro risaputo da tutti. Pierino andava a prendere l’acqua con la conca all’età di 12-13 anni. Nelle case si adoperava “lu manire” (simile a un mestolo) per bere l’acqua dalla conca e per riempire il catino per lavarsi il viso. Anche Marisa riportava la conca piena a casa già a 7-8 anni. La mamma le preparava uno strofinaccio arrotolato “la spare” per ammortizzare il contatto con il peso a piombo sul corpo. I fratelli e le cugine la aiutavano quando bisognava sollevare il recipiente colmo sopra la testa. Pierino racconta: “Alla fine degli anni Sessanta, appena sposato, ricordo che andavamo a prendere l’acqua alla fontana ‘di

Picette’. Fluiva acqua sorgente ancora. La sorgiva, ubicata sotto Villa Mosca, all’altezza di vico della Luna, alimentava una fontana sul posto. A sua volta, essa serviva un lavatoio. Irrigava anche gli orti sottostanti. Poi l’acqua veniva convogliata più a valle e giungeva alla fontana ‘di Picette’. L’acqua era buona. Il sapore era ottimo. Ancora oggi si fermano a prendere l’acqua, ma non è più come quella di prima”. La struttura della fontana è stata modificata nel tempo? “Nei pressi c’erano solo campagna, terra, non c’erano case, né asfalto. La forma della fontana non è mutata. Però, da quando hanno allacciato la rete del Ruzzo, solo la cannella del mascherone centrale fluisce”. Il Comune la faceva ripulire? “No. Ce ne occupavamo noi cittadini. In realtà, difficilmente si insozzava, perché ci tenevamo tantissimo. Le buste e i bicchieri di plastica non c’erano, ma toglievamo foglie, erbacce”. Scongiuriamo che non si ammali completamente la nostra fontana, come scriveva Aldo Palazzeschi: “si tace.../ […] non getta /più nulla./ […] non s’ode /romore di sorta, /che forse … / che forse sia morta?/ Orrore!”

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ribalta

SCRIVERE LE EMOZIONI Come in una delle sue lettere aperte, la scrittrice Federica Ferretti racconta in prima persona la sua storia testo raccolto da Vincenzo Lisciani Petrini

remetto che, anche se in poche righe, mi racconterò senza filtri, com’è giusto, pensando possa essere utile per le donne, specie abruzzesi che talvolta hanno ancora pudore ad uscire allo scoperto, spesso vittime di un insolito pregiudizio per cui si abbia meno credibilità o talento rispetto agli uomini. Loro ambiscono alla libertà: librano la propria essenza nella Rete, dove a sera – ben nascoste nell’involucro del proprio nick-name – volano e recuperano la loro vera voce, quella che di giorno sono costrette a ricacciare in fondo al cuore. Ho creduto – sarà banale –a un sogno: poter cavalcare un mare d’erba ed emozioni che vedevo stagliarsi dinanzi ai miei occhi di bambina, adolescente… di donna. Non ho mai avuto paura di scrivere, neppure quando al liceo alcune insegnanti (una in particolare) hanno provato a imbrigliare le redini della mia fantasia dentro i loro

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asettici schemi mentali. La guerra me la facevano proprio persone del mio stesso sesso, a loro volta misogine; donne non tanto perché figlie di un tempo

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Non ho mai avuto paura di scrivere, neppure quando al liceo alcune insegnanti (una in particolare) hanno provato a imbrigliare le redini della mia fantasia dentro i loro asettici schemi mentali

in cui non c’era tempo di immaginare, ma perché si sentivano in qualche modo scavalcate nella loro visionaria “autorità” di docenti. Quasi per paradosso, ciò mi ha insegnato ad andare oltre le apparenze, a guardare le cose nelle loro variegate sfaccettature, fino a ricercare sempre molteplici chiavi di lettura per la realtà. Fortuna volle che, all’università incontrassi un’insegnante magnifica: Fiammetta Ricci, madrina d’eccezione alle mie varie presentazioni nella città di Teramo, insieme al M° Sandro Melarangelo. È un romanzo epistolare “Il canto del cigno rosso” (Rupe Mutevole Edizioni), presentato con grande successo di critica e pubblico al Salone Internazionale del Libro di Torino, a fare da spartiacque nella mia vita. L’ho concepito non solo come raccolta di lettere e immagini, ma di parole musicali, che scorrono in qualche modo alla moviola della memoria della giovane Elisa: lei scrive


ovunque, in ogni modo, con ogni tempo, all’Amore smarrito, “ma è la vita ciò per cui vivere”… Il messaggio è positivo per non arrendersi mai. Credo sia molto forte (lo spero) ed è rivolto a ognuna di noi donne, auspicando vi si possano rispecchiare, “specie nella folle disperazione che si prova ad un certo punto, nel perdere il contatto vivo, umano, con il destinatario del proprio sentire, il depositario di ciascuna emozione, negativa e positiva al contempo, rigenerante e distruttiva”. Ed è stato in questo modo che è iniziata anche la mia avventura di direttore editoriale, quando cioè, i miei editori hanno creduto a loro volta nella concretezza del mio mare d’erba ed emozioni. Ho cominciato dalla gestione della collana Echi da Internet, che ha avuto anche una segnalazione su Donna Moderna: in quel momento mi sono resa ancora più conto, se ce ne fosse stato bisogno, delle potenzialità dell’animo femminile. Quante autrici ho ascoltato e promosso, ognuna con un modo diverso di approcciare la vita; ognuna davvero unica nel suo genere. Quanto interesse, addirittura clamore, siamo riuscite a suscitare intorno al nostro amato Abruzzo: piacevolissima sorpresa. Di lì, l’idea di costituire anche Radici, Letteratura Abruzzese: un altro successo che, dal suo battesimo ufficiale

coinciso con la presentazione del primo autore, l’eclettico Pietro Assetta, annovera già quattro autori, tra cui anche due donne “favolose”: Marcella Di Girolamo, e la giovanissima Fiorella Pecorale, nostra mascotte. Menziono, inoltre, Fabio Sorrentino, un abruzzese davvero sui generis. Non aggiungo altro: seguitemi e scoprirete cosa volessi intendere. Ecco la mia storia, di giovane donna, che ha saputo solo credere nelle proprie potenzialità espressive.

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CHI è NOME: Federica COGNOME: Ferretti DATA DI NASCITA: 20-02-1977 CITTÀ: Teramo OPERE: Il canto del Cigno Rosso, Rupe Mutevole Edizioni COLLABORAZIONI: Corriere D’Abruzzo, rubrica Cultura, RCM, articoli vari. PROSSIMI PROGETTI: vivere UN MOTTO: dopotutto, domani è un altro giorno UN AGGETTIVO: rosso…

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Enza di Matteo, la nostra protgonista

VIVERE NELLA

fabbrica dei sogni Da Teramo a Cinecittà, l’avventura di una giovane nella capitale del cinema italiano di Mariangela Sansone

nza di Matteo è una giovane teramana, romana di adozione, che vive da diversi anni nella città eterna, lavorando come “mediatrice, guida ed operatrice didattica” a Cinecittà. wwHa da sempre coltivato una grande passione per l’arte, che con dedizione e costanza è riuscita a trasformare in lavoro; dal 2008 svolge visite guidate nei principali musei della capitale. La carriera di Enza ha preso il via dopo un master in Mediazione culturale nei musei all’Università di Roma Tre, seguito da uno stage di sei mesi presso il Dipartimento Educativo del Macro, il museo di Roma dedicato all’arte contemporanea. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia è partita l’iniziativa “Cinecittà si mostra”,

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alla quale Enza partecipa con tanta passione, un percorso che offre ai visitatori la possibilità di osservare da vicino la fabbrica dei sogni nella nostra capitale del cinema, passando dalla Broadway della New York di metà ‘800, realizzata da Dante Ferretti per Gangs of New York di Martin Scorsese, allo sterminato set dedicato alla Roma antica, quattro ettari zeppi di elementi scenografici maestosi e minuziosamente riprodotti. Nel corso di questa passeggiata, racconta Enza, si ricordano i momenti salienti della storia di Cinecittà, dalle sue origini nel 1937 agli anni del Dopoguerra, a quelli della “dolce vita” romana, fino ad arrivare ai nostri giorni. Proviamo a chiederle qualcosa in più sulla sua storia personale, anche per cercare di capire i motivi

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che hanno spinto lei e tanti altri giovani concittadini a proseguire altrove il loro percorso di vita. Come hai vissuto il passaggio da Teramo a Roma? “Ho sempre visto Roma come un luogo certamente caotico, ma anche pieno di sorprese, un luogo dove non ci si annoia mai, un “paese dei balocchi”; sicuramente il posto ideale per chi ha studiato storia dell’arte e per chi ama viaggiare. Inutile dire che Roma è la città più bella del mondo, ma soffro all’idea che abbia i problemi cronici che tutti conosciamo. Il passaggio non è stato affatto traumatico. Molto più lontana Bologna, dove avevo già vissuto otto anni per gli studi universitari; Roma del resto è a solo un paio d’ore da Teramo”. È stata dura ambientarsi in una


metropoli? “No, è stato molto divertente esplorare la città, partendo dal mio quartiere ed avventurandomi poi pian piano nella giungla romana, alla scoperta delle sue meraviglie, dei suoi rioni, delle sue chiese, musei, parchi, ristoranti, enoteche, cinema... Quello che mi affascina di Roma è che si lascia scoprire facilmente, è accogliente, ma nello stesso tempo senti che ti sfugge, perché sai che ci sarà sempre qualcos’altro che potresti

ancora conoscere… è praticamente infinita”. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare? “La difficoltà di vivere a Roma non è legata alla sua grandezza, ci sono metropoli anche più grandi, ma facilmente vivibili come Parigi o Londra. Traffico, inquinamento, mezzi pubblici a volte al limite della decenza sono gli ostacoli di tutti i giorni. Per vivere a Roma bisogna avere una grande pazienza e un grande amore per questa città”.

Ti manca Teramo? “Di Teramo mi manca la pace (da cui però sono scappata), l’aria buona, la cucina, la passeggiata per il corso e lo svio nelle stradine parallele a via Melchiorre Delfico. Ci sono strade, piazze o anche solo gradini legati a dei ricordi molto belli dell’adolescenza e del mio passato più recente. È un pensiero viscerale, direi addirittura ombelicale, che mi tiene sempre legata al posto in cui sono nata”

La difficoltà di vivere a Roma non è legata alla sua grandezza, ci sono metropoli anche più grandi, ma facilmente vivibili...

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Giovani teramani crescono BREVE EXCURSUS SUL FERMENTO ARTISTICO DENTRO E FUORI LA CITTÀ di Vincenzo Lisciani Petrini

n libro di argomento nostrano. Anzi, nostro. “Cronache di un cittadino qualunque” di Fabio Petrella (Evoè Edizioni, 2012). Tanti personaggi che hanno un nome solo: il cittadino, LXXIX carta dei tarocchi. In verità, l’autore ammette, è il “teramano medio”, l’uomo-personaggio che siamo abituati a vedere ogni giorno. Petrella, giovanissimo autore, esordisce secondo lui “alla buona e senza pretese, e con un argomento famigliare”. Stampato in non moltissime copie, ormai quasi esaurite, il libro rappresenta un buon esordio e queste cronache, in diversi passaggi, ricordano il Villaggio del primo e secondo Fantozzi, lasciando al lettore quel senso di sottesa solitudine, di comicità amara e iperbolica. . Due splendide giovani pianiste teramane, Martina Colli e Rossella Rubini, presso la Domus Talenti (Roma, via delle Quattro Fontane) hanno dato un bellissimo concerto a quattro mani, sondando un repertorio ingiustamente non considerato dai più. Le due hanno offerto una brillante interpretazione delle Danze Ungheresi di Dvorak, delle Danze Norvegesi di Grieg e de “La Gazza Ladra” di Rossini, coinvolgendo gli ascoltatori in un viaggio suggestivo attraverso suadenti

foto (da sinistra verso destra): Martina Colli e Rossella Rubini in concerto; la copertina del libro di Petrella

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foto: Fabio Petrellla

sonorità romantiche. Bellissima serata da ripetere anche a Teramo, si spera. Intanto il Colli & Rubini Duo è occupato in sala d’incisione per un progetto su cui c’è ancora un velo di riserbo. Aspettiamo con trepidazione il risultato. . Qualcuno, invece, il disco l’ha da poco pubblicato: si tratta del duo sperimentale (Mu)sick Project che, dagli antri del suo laboratorio di musica moderna, tira fuori un lavoro di tutto rispetto che dice la sua nel variegato panorama dei linguaggi sperimentali. “Un cd coraggioso e onesto, così come sono i nostri due ottimi interpreti” dice Michele Rabbia. Per Massimo Di Gaetano (chitarra a 6/10 corde) e Alessandro Scenna (percussioni, campane e oggetti) è il momento di raccogliere il frutto della fatica e attendere il consenso del pubblico. . Buona notizia anche per il nostro compositore Enrico Melozzi che al prossimo Festival di Sanremo salirà sul podio dell’Ariston come direttore d’orchestra. Accompagnerà, infatti, Noemi in gara con il brano “Sono solo parole”. Melozzi sarà a Sanremo anche con Sarah Jane Morris, di cui ha prodotto e arrangiato l’ultimo disco “Cello Songs”. Una svolta davvero importantissima per la carriera del compositore già più volte sotto i riflettori grazie a successi nazionali e internazionali.

il duo (Mu)sick Project in concerto

Petrella, esordisce secondo lui “alla buona e senza pretese, e con un argomento famigliare” PrimaPagina 22 feb. 2012

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a cura di Ivan Di Nino

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non per caso

In attesa del

GIRO D’ITALIA

amatori di Ivan Di Nino

CICLISMO

uando vado in garage ci sono una Mercedes, una Porsche e una Ferrari, ma io non le guardo nemmeno; punto dritto verso la bicicletta, ci salgo sopra e vado ad allenarmi”. In questa frase di Mario Cipollini, notissimo velocista e campione del mondo, è condensato tutto lo spirito del ciclista: passione pura senza sconti. Il pittoresco Vittorio Brumotti, conosciuto ai più dai servizi di Striscia la notizia, in cui fa pericolosissime evoluzioni con la sua due ruote, ha affermato con serenità che tra la bici e una donna preferisce la prima “e lei –inteso come consorte- si deve adattare!”. Ai non professionisti di questo stupendo sport è dedicata la prima edizione del Giro d’Italia Amatori.Tre tappe sono state presentate ad Alba Adriatica nella sala conferenze del Comune.Le frazioni che interessano l’Abruzzo si svolgeranno dal 14 al 16 settembre 2012: la settima dovrebbe –il condizionale è d’obbligo, dacché potrebbero esserci ritocchi dell’ultimo secondo- concludersi a Giulianova, l’ottava a Tortoreto e la nona a Martinsicuro. Ogni giornata sarà diversa per chilometraggio e dislivello potendo contare, nell’ambito di pochissimi chilometri, sia di pianura che di montagna, o di “mangia e bevi”- nel gergo ciclistico un continuo saliscendi. L’iniziativa è stata organizzata dal Consorzio Costa dei Parchi in collaborazione con l’amministrazione comunale sulla scorta della rassegna proposta dalla Federazione ciclistica.

Previsti ciclisti nazionali ed esteri, alcuni provenienti dal Giappone. Le sei tappe di qualificazione al Giro d’Italia saranno la Granfondo Francesco Cesarini, la Granfondo del Conero, la Granfondo del Verdicchio, laGranfondo Val Tidone e Val Luretta, la Granfondo delle Cerase Moser e laGranfondo Bellunese Ridley. Presentata anche la scultura “The Challenge”, ideata appositamente per la manifestazione, realizzata in soli nove esemplari dagli artisti Angelo Morucci

e Mario Venturini, che sarà vinta dalla migliore società partecipante. In sala anche la giornalista Mediaset Alessandra Borgia e due grandi campioni: Gilberto Simoni, vincitore di due Giri d’Italia, ciclista dal pedale svelto e dalla lingua tagliente nonché testimonial della manifestazione e “Diablo” Claudio Chiappucci, più volte piazzato sul podio del Giro d’Italia e del Tour de France, e primo nel 1991 sul prestigiosissimo traguardo di via Roma della Milano-Sanremo.

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non per caso

IN “GUERRA”

per divertimento di Antonella Lorenzi

PAINTBALL laudio è un appassionato dello sport. Fin da piccolo ha praticato diverse discipline, raggiungendo traguardi ragguardevoli. Ne citiamo solo alcuni: istruttore di nuoto, assistente bagnanti, insegnante di nuoto a disabili, guida sci alpino per non vedenti. Appassionato di Paintball, ci aiuta a capire cos’è attraverso la sua storia. “Il Paintball è stata un esperienza fatta in Francia. All’inizio ero un po’ scettico, perché viene descritto come ‘guerra simulata’. Invece, si è rivelata una vera e propria attività sportiva e non solo”. Il gioco prevede di affinare astuzia, abilità strategica, e capacità di colpire l’avversario, anche da distanze notevoli, nel solo interesse di fare avanzare la propria squadra verso la conquista degli obiettivi. Il Paintball è una disciplina (per amatori) in cui non servono particolari attitudini

e preparazioni fisiche, quindi praticabile da chiunque. E’ adatto a chi cerca molto divertimento, e a coloro a cui piacciono le emozioni forti in massima sicurezza. Per gli agonisti, invece, come tutti gli sport necessitano preparazione fisica, scatto, velocità, gioco di squadra e precisione nel tiro. “E’ entusiasmante – continua Claudio - l’ aggregazione, vivere la natura (lontani dagli ormai diffusissimi social network, tv e video giochi). E’ bello vedere poi a fine partita i visi soddisfatti e divertiti, senza considerare i commenti che ne seguono. Abbiamo creato, a Scurcola Marsicana (Aq), dove ha sede la nostra associazione, PaintBall Marsi Asd, con un campo woodball di 4000 mq, un angolo barbecue per feste di compleanno, addii a celibato, o per una semplice ‘bisteccata’. Ogni occasione è utile per riscoprire la bellezza dello stare insieme”.

Il paintball è uno sport, il cui scopo è eliminare l’avversario colpendolo con delle palline di gelatina riempite di vernice vivacemente colorata, sparate mediante appositi strumenti ad aria compressa chiamati marker (marcatori). Data la velocità d’impatto (al massimo 300 piedi al secondo, 328 km/h per le competizioni internazionali), la capsula del proiettile si rompe al contatto con l’obiettivo, rilasciando il contenuto sulla tuta dell’avversario. Contrassegnato una volta da un “paintball”, un giocatore è eliminato e per rientrare deve attendere un tempo prestabilito o l’inizio della partita successiva.

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Questo gioco viene regolarmente praticato anche a livello agonistico, in competizioni, campionati in tutto il mondo e tornei. Il paintball non è un gioco di simulazione bellica ma alcuni tipi di gioco, in particolare il Woodsball, ricordano il softair, attività che utilizza riproduzioni di armi vere caricate con pallini di plastica o di ceramica, e soprattutto si basa su simulazioni di tattiche militari. Le partite possono svolgersi all’interno di fabbricati o zone appositamente chiuse e delimitate o all’esterno, in molti modi diversi. Non esistono regole specifiche per giocare a paintball,


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lasciando gli obiettivi, le strategie e le tecniche di gioco all’immaginazione dei giocatori e alle condizioni del terreno. Lo sport usa molti tipi diversi di equipaggiamento e ha sviluppato un proprio lessico per descrivere “mosse” speciali e situazioni. L’attrezzatura usata varia in base al tipo di gioco e a quanto si vuole spendere. Tuttavia ogni giocatore deve avere: . Maschera: è una delle poche cose fondamentali per il giocatore da indossare. Questo indumento è obbligatorio quando si pratica il paintball, essa infatti protegge il viso e soprattutto gli occhi dall’arrivo di pallini. . Marcatore: Altro oggetto fondamentale è il marcatore ovvero un “fucile” ad aria compressa in grado di proiettare a grande velocità un pallino sul bersaglio. . Vestiario: Un giocatore da paintball normalmente indossa un vestiario particolare e studiato appositamente per praticare in sicurezza e comodità questo sport. La maglia generalmente identifica il team e distingue ogni singolo giocatore. PrimaPagina 22 feb. 2012

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dintorni

a cura di

Perchè si litiga in auto? di Emiliano Caretti

i tratta di una delle “scenette” più comuni viste ed interpretate nei modi più diversi e ironici: quella di marito e moglie che litigano in auto, magari dopo essersi persi lungo la strada. Sembrerà scontato, ma è proprio questo uno dei motivi di scontro più comuni tra chi si trova a dover condividere uno spazio ristretto come quello di un’automobile; qui non ci si può parlare guardandosi negli occhi e anche i movimenti sono molto limitati. Gli errori di percorso non sono però al primo posto tra i motivi di litigio più comuni sulle nostre vetture: secondo uno studio inglese, al vertice di questa speciale classifica troviamo infatti un’altra famigerata causa di discussione: la velocità, ovviamente eccessiva. Ma non finisce qui, come chiunque può confermare, anche lo stress, la stanchezza e i capricci dei bimbi aizzano il fuoco delle discussioni automobilistiche e spesso causano anche pericolosi cali d’attenzione. Le conseguenze? Pare che in un caso su dieci sia finito un rapporto d’amicizia o d’amore importante, mentre addirittura in uno su cinque si sarebbe scatenata una lite tale da far “scendere” uno dei due passeggeri dall’auto. Altre ricerche si spingono oltre,

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dandoci l’intervallo di tempo medio prima che inizi una polemica in auto: bastano soli 22 minuti perché si presentino le prime avvisaglie di uno scontro verbale. Dalle cause dei litigi si possono facilmente sintetizzare le categorie più propense alla polemica, scoprendo così che quasi la metà dei giovani fino ai 24 anni ha avuto discussioni quando era alla guida, seguiti dagli adulti tra i 35 e i 44 anni. Un’altra informazione che ricaviamo è poi la diversa attitudine al litigio tra uomini e donne con i primi molto meno pazienti delle seconde. Diversi sembrano anche essere i bersagli dell’ira, con i maschi che si sfogano più con amici e conoscenti mentre l’altra metà del cielo preferirebbe il marito o il compagno. Tornando invece alle cause di attrito, alcuni psicologi hanno teorizzato che siano proprio la mancanza di spazio, la posizione dei sedili e l’impossibilità di una via di fuga a rendere le discussioni molto più probabili in un’auto piuttosto che in altri luoghi. Cosa fare quindi per evitare o attenuare problemi di questo tipo? Pochi semplici consigli a cui prestare attenzione: non scegliere la musica da ascoltare già prima della partenza, evitare i temi di conversazione più delicati… e magari telefonate inutili!

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dintorni

a cura di

Come funziona una pompa di benzina? di Alessio Macaluso

apete come funziona una pompa di benzina? Tra strade normali ed autostrade, in Italia esistono la bellezza di oltre 20 mila stazioni di servizio ed è qui che più o meno spesso ci rechiamo per riempire i serbatoi della nostra auto. Un gesto frequente quindi, quello di “metter benzina”, che quasi magicamente ci consente di macinare ulteriori chilometri. Vi siete però mai chiesti come faccia la benzina (o il gasolio) ad entrare in un’auto? Ecco a grandi linee quel che succede. Il carburante è custodito in grandi “pozziserbatoi” di stoccaggio installati sotto le aree di servizio; questi possono custodire diverse migliaia di litri di benzina. La difficoltà principale è quindi quella di “lottare” contro la forza di gravità! Per far questo il metodo più diffuso è quello della “pompa sommergibile” (immersa sotto la superficie del liquido) che utilizza un propulsore a lame per spingere la benzina verso l’alto, un po’ come fa un aspirapolvere domestico

con la polvere. Altro componente interessante è la “valvola di non ritorno”. In sostanza questa si occupa di non far ricadere nel serbatoio installato nel sottosuolo la benzina in eccesso una volta raggiunta la quantità richiesta dal cliente. La soluzione, decisamente furba, consente così all’automobilista successivo di non attendere un nuovo “viaggio” del carburante dal “deposito” al proprio serbatoio! Di fatto si risparmiano circa 15 secondi per ogni rifornimento, che moltiplicato per una stazione di servizio particolarmente frequentata è un grande vantaggio. Infine abbiamo il cosiddetto “misuratore di portata” che consente di erogare la quantità corretta richiesta dal cliente di turno. Un’apposita valvola misura la velocità del flusso di carburante ed un sistema computerizzato ne “legge” la quantità transitata in decimi di litro. Impostando un certo importo di carburante il flusso rallenterà la propria erogazione con l’approssimarsi dello stesso importo desiderato.

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legale

SEPARAZIONI:

“Diritto”di visita dei nonni di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista

on la separazione dei coniugi (ovvero con la separazione di una coppia di fatto) sorgono problematiche relative alla possibilità di frequentazione dei bambini da parte dei nonni (e degli altri parenti). Prima della Legge 54/2006 (cd legge sull’affido condiviso dei figli) la giurisprudenza non ha mai qualificato la possibilità dei nonni di frequentare i nipoti come vero e proprio diritto soggettivo, limitandosi ad indicarla (mutuando una terminologia di diritto amministrativo) come interesse legittimo (ved. Tribunale Messina, 19.3.2001 e Tribunale Messina 10.1.2006) La nuova normativa del 2006 non ha chiarito la situazione, ma si è limitata a stabilire che i minori hanno diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con i genitori, ed un rapporto significativo con gli ascendenti e i parenti di ciascun ramo genitoriale. Nonostante il termine”diritto” venga utilizzato sia nei confronti dei genitori e sia nei confronti degli ascendenti, non è possibile concludere circa l’esistenza di un vero e proprio “diritto di visita” degli ascendenti, e ciò nonostante diverse norme contenute nel codice civile, nonché in una legge speciale (la n.149/2001 sulle adozioni) che, invece attribuiscono specifica rilevanza ai nonni. La Legge 149/2001, infatti, evidenzia in diverse disposizioni l’importanza degli ascendenti , in relazione alla assistenza morale e materiale; inoltre devono essere sentiti nelle procedure di adozione. Tra le norme codicistiche, ad esempio, l’art. 148

cc stabilisce che “quando i genitori non hanno mezzi sufficienti” per mantenere, istruire ed educare la prole “gli altri ascendenti … sono tenuti a fornire ai genitori i mezzi necessari, affinchè possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli”. Da un lato, quindi, è innegabile l’importanza dei nonni (e tale importanza viene più vole evidenziata dalla legge) ma, da altro lato, il loro interesse a partecipare alla vita dei nipoti (in ipotesi di crisi della famiglia e separazione della coppia) non assume la dignità giuridica di diritto soggettivo. La lacuna di tutela legislativa degli ascendenti non è stata colmata dalla giurisprudenza. La Cassazione, infatti, ha negato la possibilità agli ascendenti di intervenire nel processo tra i genitori, al fine di tutelare il loro diritto di visita (ved. Cass. Civ. 17.1.96, n. 364 e Cass. Civ. 16.10.09 n. 22081). Più “sensibile” appare la giurisprudenza di merito (Tribunale Firenze 22.4.2006) che ha ritenuto ammissibile l’intervento degli ascendenti nel giudizio di separazione tra i coniugi, a sostegno delle ragioni di una delle parti (intervento adesivo). La Corte di Cassazione, però, è di recente intervenuta di nuovo sull’argomento (sentenza n. 28902/2011) facendo rilevare, in sostanza, come la legge 54/2006 tuteli solo di fatto i rapporti fra nonni e nipoti, non prevedendo invece un’ azione diretta degli ascendenti e degli altri familiari per regolare le visite con i bambini; secondo la Cassazione, infatti, i nonni non possono agire nel giudizio di separazione per richiedere la regolamentazione del loro diritto di visita ai nipoti.

La Cassazione ha stabilito questo principio confermando il precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. Civ., 16 ottobre 2009, n. 22081, sopra indicata) secondo cui la legge 54/2006, che ha ha novellato l’art. 155 c.c., <<nel prevedere il diritto dei minori, figli di coniugi separati, di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e i parenti di ciascun ramo genitoriale, affida al giudice un elemento ulteriore di indagine e di valutazione nella scelta e nell’articolazione di provvedimenti da adottare in tema di affidamento, nella prospettiva di una rafforzata tutela del diritto a una crescita serena ed equilibrata, ma non incide sulla natura e sull’oggetto dei giudizi di separazione e di divorzio ... e non consente per tanto di ravvisare diritti ... che possano legittimare un intervento dei nonni o di altri familiari ... ovvero un interesse degli stessi a sostenere le ragioni di una delle parti, idoneo a fondare un intervento “ad adiuvandum” >>. La conclusione dei Giudice della Cassazione è la seguente: <<.. in assenza di un dato normativo che autorizzi un’iniziativa sul piano giudiziario degli ascendenti ... non è consentito l’intervento degli stessi nei giudizi di separazione e divorzio, nei quali la posizione dei minori è tutelata da forme … che non prevedono la loro assunzione di parte, né uno specifico diritto di difesa, come avviene nei procedimenti di adozione>> La conclusione non è condivisibile da molti, a partire da chi scrive, ma, ad ogni modo, può e deve essere interpretata come “suggerimento” al Legislatore affinchè provveda ad emanare delle norme che rendano effettivo (e azionabile dinanzi ad un Giudice) il diritto di visita dei nonni nei confronti dei nipoti / figli di coppie separate.

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& dintorni

IMU

Questa semisconosciuta di Laura Di Paolantonio Dottore Commercialista

l D.Lgs n. 23 del 14/03/2011 (Decreto sul Federalismo Municipale), in attuazione dei principi e criteri direttivi forniti dalla L. 05/05/2009 n.42 (Legge Delega) ha dato attuazione alla riforma del Fisco municipale. Uno dei tributi previsti da tale provvedimento è l’imposta Municipale Propria o Imu (per il primo periodo sarà un’imposta sperimentale). La stessa doveva trovare applicazione nel 2014, ma per esigenze di attuale e di gettito, la stessa troverà applicazione a partire dal 01/01/2012 per il prossimo triennio con scadenza al 31/12/2014 (Manovra Monti o Decreto Salva Italia D.L. 06/12/2011 n. 201 art. 13). Si precisa che con decorrenza 01/01/2015 troverà applicazione l’Imu, così come prevista dal Decreto sul Federalismo municipale. Chi sarà colpito dall’Imu? 1. il proprietario o il titolare di un diritto reale su immobili; 2. il concessionario di aree demaniali; 3. il locatario in caso di contratto di locazione finanziaria. Oggetto dell’imposta saranno i fabbricati, i terreni agricoli, le aree edificabili senza che abbia rilievo la destinazione d’uso. Ai fini Imu sperimentali si definisce Prima Casa l’abitazione principale caratterizzata da due requisiti: 1. requisito soggettivo: dimora abituale nel fabbricato 2. requisito oggettivo: iscrizione anagrafica. Base imponibile: per i fabbricati accatastati la rendita catastale rivalutata al 01 Gennaio dell’anno di imposizione moltiplicata per i coefficienti di legge; per i fabbricati non ancora accatastati, iscrivibili nel gruppo catastale D al valore contabile, o al valore di acquisto rivalutato ogni anno in base ai coefficienti. Aree fabbricabili valore venale in comune commercio, terreno agricolo valore catastale rivalutato in base ai coefficienti. BASE IMPONIBILE=(Rendita

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Catastale+5%)* moltiplicatore specifico. ALIQUOTE: l’aliquota ordinaria dell’Imu è pari allo 0,76%. È consentito che l’Ente Locale adegui sia in aumento che in diminuzione nella misura dello 0,3%. Per la prima casa l’aliquota base è già ridotta allo 0,4% dal Decreto, potrà essere effettuata una variazione dai Comuni in aumento o in diminuzione massima dello 0,2%. Detrazioni per la prima casa È prevista una detrazione dall’imposta lorda pari a 200,00 Euro annui. È facoltà dei Comuni elevare tale detrazione anche fino ad abbattere il tributo. È inoltre prevista un ulteriore incremento della detrazione in relazione al quoziente familiare. Tale agevolazione è prevista esclusivamente per i soggetti che hanno figli di età inferiore a 26 anni a condizione che coabitino con i genitori e che ciò risulti all’anagrafe comunale.

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Per la prima casa l’aliquota base è già ridotta allo 0,4% dal Decreto, potrà essere effettuata una variazione dai Comuni in aumento o in diminuzione massima dello 0,2%.


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scadenziario febbraio 2012 Titolari di contratti di locazione di fondi rustici Versamento imposta di registro sui contratti di locazione di fondi rustici posti in essere nell’anno precedente e, per quelli non formati per atto pubblico o scrittura privata autenticata, scade il termine di presentazione all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di una denuncia in doppio originale relativa ai contratti in essere nell’anno precedente, con allegata l’attestazione del pagamento effettuato

entro il 29/02/2012

Soggetti IVA . Liquidazione IVA riferita al mese di febbraio e versamento dell’imposta dovuta. . Versamento dell’imposta relativa al 2011 della dichiarazione annuale

Titolari di contratti di locazione di fondi rustici

Consegna CUD e certificazione dei compensi e delle ritenute effettuate nel 2011

Versamento imposta di registro sui contratti di locazione di fondi rustici posti in essere nell’anno precedente e, per quelli non formati per attopubblico o scrittura privata autenticata, scade il termine di presentazioneall’ufficio delle entrate di una denuncia in doppio originale relativa aicontratti in essere nell’anno precedente, con allegata l’attestazione delpagamento effettuato

entro il 28/02/2012

entro il 28/02/2012

entro il 29/02/2012 Sostituti d’imposta

BOLLETTA PAZZA

lotta dura per non soccombere di Matteo Lupi

on ho voluto chiamare il Gabibbo perché penso di vivere in uno Stato di diritto, dove non ci si deve rivolgere ad un pupazzo per far valere i propri diritti”. Questo l’amaro sfogo della teramana Elisabetta, che da un giorno all’altro si è ritrovata a combattere una battaglia contro l’Enel. “A fine luglio 2009, il mio vecchio contatore segnala un impossibile consumo di cinquemila metri cubi di energia, per una bolletta da 3.800 euro”. Comincia il calvario. La signora, forte di passati studi in Giurisprudenza, con tenacia decide di indagare a fondo sulla questione. “Inizialmente volevano diagnosticare la situazione dagli uffici di viale Bovio, con computer mal funzionanti. Poi mi sono fatta sostituire il contatore, e quello vecchio è stato mandato in laboratorio per un’analisi accurata. Nel frattempo, ho pregato l’Enel di sospendere il pagamento di quella

fattura, e mi sono rivolta sia all’Authority – che ha potere sanzionatorio – sia allo Sportello Unico del Consumatore. Sforzo inutile, perché l’atteggiamento dello Sportello era della serie ‘tu dagli il colpo, che io mi giro dall’altra parte’. Alla fine è arrivata la risposta dal laboratorio: il contatore non era funzionante, faceva passare il gas senza segnalarlo. Il sogno di tutti gli italiani!”, spiega ironica la signora. Ma il peso della bolletta diventa insostenibile in un evento successivo. “Nel frattempo l’Enel mi ha sospeso la fatturazione del nuovo contatore per circa un anno e mezzo. Una mattina ho trovato sei bollette nella posta. Se soffrivo di cuore era la fine”. La settima bolletta è arrivata un mese dopo. Da quel momento, sulla famiglia della signora Elisabetta grava una doppia fatturazione, una relativa all’ultima lettura del vecchio contatore, una seconda per il pagamento del debito accumulato in più di un anno di battaglia. Una situazione che ha spinto a “cambiare lo stile di vita”, e che ha costretto a disdire la domiciliazione bancaria, per evitare guai ulteriori.

Quello che maggiormente fa male alla signora, sembra però essere la solitudine nella protesta: “Mi sono rivolta a partiti politici, e tra quelli locali solo l’Italia Dei Valori si è interessato al mio problema, consigliandomi il nome di un avvocato, che ora mi assiste nella causa. Volevo fare un esposto in Procura, ma mi hanno risposto ‘non è che il procuratore ci senta a noi, lei intanto mandi l’esposto scritto, compilando il modulo’. Quindi, se un cittadino vuole chiedere consiglio al procuratore, non può farlo, bisogna esporsi in prima persona, come fosse una chiamata in guerra”. E se la soluzione del problema ancora non si vede, la signora Elisabetta fa notare come, chi non abbia mezzi adeguati di difesa, è condannato necessariamente a soccombere: “Penso ad un anziano che debba muoversi tra la confusione delle delibere presenti sul sito, lo scaricare i moduli sul pc, l’inviarli via fax. L’Enel furbescamente fa passare il tempo e ti prende per sfinimento, magari minacciandoti un distacco del gas”.

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CASA

VANTAGGIOSO UN IMPIANTO A LED? di Mauro Di Diomede tecnico-designer

rima di tutto cercheremo di dare una spiegazione per capire cos’è un led. Sicuramente una nuova frontiera nel mondo dell’illuminazione. Il led è un semiconduttore con giunzione di silicio, privo di filamento interno, che trasforma la corrente che lo attraversa in luce. Attualmente la potenza è 20 volte inferiore rispetto ad una tradizionale lampadina, ma la durata è stimata fino a 100.000 ore. Basti pensare che la tecnologia a fluorescenza, oggi usata, arriva appena a 5000 ore. Il led è di piccola dimensione, facilmente collocabile in qualunque ambiente. Il funzionamento è a tensione molto ridotta 12-24V, ha un risparmio energetico che va dal 50 all’80%. Le lampade led sono anche amiche della vita, perché prive di raggi ultravioletti e infrarossi dannosi. Il fascio luminoso è regolabile in base all’esigenza; inoltre, si possono creare scenografie per qualsiasi arredamento, sia moderno che classico. E’ possibile scegliere il colore della luce, grazie alla tecnologia RGB, composta

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da tre led che comprendono i tre colori fondamentali, rosso, verde, blu, che miscelati, permettono di realizzare tutti i colori dell’iride con sorprendenti effetti scenografici. Oggi chi è alle prese con le scelte di apparecchi di illuminazione, non disponendo di tutte le conoscenze tecniche, per realizzare un impianto luci idoneo alle proprie esigenze, può rivolgersi a figure professionali, che permettono di conoscere e vedere la tecnologia applicata all’illuminazione. Sta nella fantasia del progettista e nell’esperienza dell’installatore trovare il giusto mix da adattare alle caratteristiche degli ambienti da illuminare. In caso di ristrutturazione, inoltre, è possibile grazie al basso consumo energetico, di ottenere uno sgravio fiscale del 55%. In conclusione, anche se attualmente i sistemi a led hanno un costo iniziale maggiore, rispetto alle soluzioni tradizionali, considerando la maggior durata, risparmio energetico, manutenzione quasi assente, assenza di emissioni di raggi ultravioletti, sgravio fiscale, risultanmo un’ alternativa molto vantaggiosa.

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& salute

Benessere interiore

Costellazioni familiari olti di noi vivono oggi con disagi fisici o emotivi. Situazioni che non ci permettono di vivere appieno l’esistenza. Rapporti con la famiglia d’origine, partner, figli, fratelli o sorelle, lavoro, denaro, dipendenze. Tutte relazioni che possono influire negativamente sul vivere quotidiano. E’ anche vero che noi siamo figli di un padre e di una madre e tutto quello che è successo nelle due famiglie da cui veniamo, influiscono su di noi. Gli eventi successi che conosciamo o che non conosciamo appartengono al nostro Dna, alla nostra memoria cellulare. Se sono eventi positivi, sia che siamo a conoscenza o no, li viviamo in maniera anche distaccata. Se negativi, incidono sul nostro vivere in maniera molto forte. Eventi negativi in ogni famiglia ne succedono. Omicidi, suicidi, aborti voluti o volontari, fallimenti, diversità sessuali vissute come vergogna, segreti. Questi eventi rimangono nella memoria di una famiglia e chi viene dopo porterà alla luce tutto questo per compensare chi è stato escluso o chi ha vissuto un destino avverso. Gli ultimi se

di Giovanni Troiano Naturopata

ne fanno carico in maniera inconscia. Per amore. E sotto forma di sintomo: fisico o emotivo. Tutto questo può essere sciolto con una Costellazione Familiare, mettendo, cioè, in scena il sintomo. Durante un seminario i partecipanti si dispongono in cerchio e una alla volta parlano del proprio disagio. E con una vera e propria “sceneggiatura” del sintomo con l’ausilio dei presenti. La Costellazione, dunque, ha svolgimento con i movimenti dei personaggi in scena e compito del mediatore o facilitatore, è quello di vigilare e fare in modo, con frasi di guarigione, di sciogliere il sintomo. È importante dire che si lavora su un piano molto delicato, quello dell’anima. Ovviamente si può mettere in scena tutto, sapendo che la Costellazione, dopo aver visto, ci permette di fare un altro passo avanti verso la vita, e verso l’autostima. PrimaPagina 22 feb. 2012

Eventi negativi in ogni famiglia ne succedono[...] Gli ultimi se ne fanno carico in maniera inconscia. Per amore. E sotto forma di sintomo: fisico o emotivo ...

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benessere

Diabete Mellito

“KILLER SILENZIOSO” Dr. Ennio Lattanzi ASL Teramo

l nostro organismo per mantenere in funzione i processi vitali ha bisogno di energia che otteniamo digerendo e bruciando le sostanze nutrienti presenti negli alimenti. Carboidrati: costituiti da zuccheri semplici e complessi (presenti nella frutta, zucchero da cucina, latte, cereali, legumi); proteine: nei cibi di origine animale, ma anche di origine vegetale (legumi, cereali); grassi: di origine animale o vegetale ( oli ). La nostra principale fonte di calorie deve essere sempre rappresentata, anche nelle persone con diabete, dai carboidrati. L’utilizzo dei carboidrati è gestito dall’ insulina, un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas, che consente l’ingresso del glucosio (proveniente dalla digestione degli zuccheri della dieta) nelle cellule, per produrre energia. Una carenza relativa

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o assoluta di tale ormone determina la comparsa del diabete mellito che consiste nella difficoltà/incapacità a metabolizzare il glucosio che, quindi, si accumula in misura patologica nel sangue ( iperglicemia ) con conseguente passaggio diabaino -attraverso le urine ( glicosuria ). Nelle situazioni di cattivo compenso, la glicosuria - mellitus – determina un’aumentata produzione di urine. Distinguiamo due forme principali di diabete mellito: Tipo 1 e Tipo 2. IL DIABETE TIPO 1 ( comunemente definito “diabete giovanile” ) ha una prevalenza, in Italia, di circa l’ 1/1000 abitanti; si riscontra una familiarità ( consanguinei affetti dalla stessa malattia) modesta all’anamnesi. I soggetti più colpiti sono bambini e adolescenti, ma può insorgere in qualsiasi età. E’ causato da

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fenomeni di autoimmunità nei confronti delle cellule beta del pancreas, con loro progressiva distruzione e carenza assoluta di insulina. Ha esordio improvviso e necessita da subito ( e per sempre ) di trattamento insulinico intensivo: iniezione sotto-cute di insulina ad azione rapida prima dei tre pasti principali ed un’ iniezione di insulina ad azione lenta ( prolungata ) la sera, prima di coricarsi. In alcuni pazienti, può essere indicato l’utilizzo del microinfusore: apparecchio di dimensioni simili ad un cellulare, costituito da un computer programmabile, un piccolo motore che aziona un pistone che spinge l’insulina, contenuta nel serbatoio, verso un tubicino collegato ad un ago-cannula posizionato nel tessuto sottocutaneo dell’addome. Tale strumento consente di programmare l’infusione di insulina sia con


una modalità continua ( quantità anche minime/ora ) sia in quantità maggiori ( boli ) in occasione dei pasti e/o per correggere tempestivamente valori glicemici elevati. IL DIABETE TIPO 2 ( quando si parla di diabete, in genere, si fa riferimento a questo tipo di diabete). Spesso impropriamente definito “ diabete alimentare”, è la forma tipica dell’età adulta ma registriamo, da alcuni anni, un preoccupante incremento della prevalenza anche nei giovani. Si riscontra una familiarità importante all’anamnesi. E’ caratterizzato da difetto di secrezione insulinica e/o resistenza all’azione dell’insulina. E’ una malattia cronica in crescente aumento in relazione sia a scorrette abitudini alimentari e vita sedentariasia all’invecchiamento della popolazione. Nel 2000 nel mondo erano 135 milioni i diabetici noti:si stima che nel 2025 potranno essere 380 milioni. In Italia la prevalenza è intorno al 5%: quasi tre milioni di italiani ha il diabete e un altro milione non sa di averlo. Ha un esordio subdolo; per anni possono essere assenti sintomi evidenti quali poliuria, sete intensa, aumento dell’appetito, dimagramento. A volte la diagnosi viene posta in occasione di comparsa di cardiopatia ischemica ( coronaropatia ) o dall’ oculista a cui ci si è rivolti per disturbi del visus ( retinopatia). Non necessita obbligatoriamente di trattamento insulinico, ma per lungo tempo, specie se la diagnosi e il corretto intervento terapeutico sono stati precoci, può giovarsi

solo dell’utilizzo di ipoglicemizzanti orali che stimolano la produzione di insulina o che migliorano l’efficacia dell’insulina prodotta. Attualmente il diabetologo dispone di diverse opzioni farmacologiche, oltre l’insulina, per “cucire” su misura a ciascun paziente affetto da diabete Tipo 2 il proprio “ abito” terapeutico. Il buon compenso glicemico, valutato attraverso il periodico dosaggio dell’emoglobina glicata, che ci indica la glicemia media dei tre mesi precedenti il test, assicura la mancata comparsa o progressione delle complicanze tipiche del diabete negli organi bersaglio: rene ( nefropatia), occhio (retinopatia), sistema nervoso periferico (neuropatia). Dobbiamo però considerare che il diabete, comunque, rappresenta un

fattore di rischio non eliminabile per la comparsa di eventi cardio-vascolari ( macroangiopatia ): infarto miocardico, ictus, arteriopatia obliterante degli arti inferiori. Bisognerà, quindi, agire tempestivamente ed energicamente sui fattori di rischio eliminabili: ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, fumo. Il buon controllo glicemico non è, quindi, l’unico bersaglio terapeutico che bisogna centrare nella gestione del paziente diabetico. Ruolo imprescindibile nel trattamento ( ma anche nella prevenzione dell’insorgenza della malattia, nel caso del diabete Tipo 2 ), è rappresentato dall’adozione di un corretto stile di vita: alimentazione equilibrata ed attività fisica.

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& salute

Mondo alimenti

TUFFIAMOCI NELL’OLIO di Alessandro Tarentini Tecnologo Alimentare

Classificazione olio d’oliva vergine secondo il regolamento CEE Olio di oliva vergine: ottenuto dal frutto dell’olivo soltanto mediante processi meccanici o altri processi fisici, in condizioni, segnatamente termiche, che non causano alterazioni dell’olio, e che non hanno subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione. Detto olio di oliva è oggetto della classificazione e delle denominazioni che seguono:

Olio d’oliva extra vergine: di gusto assolutamente perfetto, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere 0,8g per 100g;

Olio d’oliva vergine: di gusto perfetto, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere i 2g per 100g;

Olio d’oliva vergine corrente: di gusto buono, la cui acidità espressa in acido oleico non può eccedere i 3,3g per 100g;

Olio d’oliva vergine lampante: di gusto imperfetto, la cui acidità espressa in acido oleico è superiore a 3,3g per 100g.

he differenza esiste tra l’olio d’oliva extravergine D.O.P e quello I.G.T.? La risposta che si cela dietro queste due sigle ha bisogno di chiarimenti. Innanzitutto bisogna specificare che esistono 5 diversi tipi di olio d’oliva classificabili in base ad un indice di qualità: l’acidità (%). Questo parametro non indica il sapore acido, che si può sentire al gusto, bensì il quantitativo di acidi organici, particolari molecole che si trovano naturalmente nell’olio d’oliva. Maggiore è il suo contenuto più la sua qualità sarà scadente. L’acidità di un olio quindi è conseguenza diretta della dissoluzione di molecole più complesse, i trigliceridi, in acidi grassi. L’olio d’oliva lampante, ad esempio, ha un’acidità superiore al 2%, mentre per l’olio d’oliva extra vergine il valore è minore allo 0,8%. Nonostante sia oramai un prodotto di largo consumo nelle cucine italiane non tutti sanno che è anche relativamente recente. Infatti, la denominazione olio extra vergine, nonostante l’Italia abbia alle spalle millenni di tradizione olearia, è nata solo 50 anni fa, grazie alla Legge n.1.407 del 13 novembre 1960. Da quel giorno il settore oleario è riuscito ad imporre al mondo un prodotto di qualità, diventando la punta di diamante dell’agroalimentare made in Italy. Nel tempo la ricerca scientifica e il mondo produttivo hanno fatto passi da gigante, e la qualità del prodotto è notevolmente aumentata. Dall’altra parte sono aumentate anche le problematiche. Il consumatore è sempre più disattento e in cerca di novità, PrimaPagina 22 feb. 2012

privilegiando prodotti d’importazione. Altra problematica è il diminuito peso politico del comparto a livello europeo. Infatti, con l’apertura dell’Unione Europea ai Paesi dell’Est i paesi produttori sono diventati solo un terzo del totale, mentre in precedenza ne costituivano la metà. Sono aumentate anche le frodi (e i modi di frodare), e gli enti di controllo devono sempre stare al passo come in un’eterna gara tra “guardie e ladri”. Ad esempio, per superare una grande piaga commerciale (il dramma degli oli deodorati), il prof. Giovanni Lercker, dell’Università di Bologna, ha sviluppato una nuova metodica di laboratorio, che non è tuttavia la soluzione definitiva di tutti i problemi del settore, ma sicuramente servirà a eliminare la grande truffa dell’ultimo decennio. Occorre inoltre investire, non solo in ricerca, ma anche in cultura ed educazione alimentare. Le denominazioni D.O.P. e I.G.T. sono nate quindi negli ultimi decenni, nel 1992, per aumentare, e certificare, l’aumento della qualità dell’olio d’oliva extravergine. In tutti e due i casi, chi produce deve seguire un rigoroso disciplinare di produzione, e subisce regolari controlli per vedere che si operi in base alle norme di legge. La differenze tra le due sigle è, in realtà, enorme. Nel caso della DOP tutte le fasi della produzione devono accadare in una zona stabilita, mentre per ottenere la IGP basta che anche una sola fase del processo produttivo (purchè capace di attribuire al prodotto quella determinata qualità o caratteristica di pregio) avvenga nella zona stabilita.

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