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GERENZA Enrico Santarelli TIZIANA MATTIA direzione@primapaginaweb.it

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Supporto web 21 Gennaio 2012

STAMPA

Hanno collaborato

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Il lavoro che verrà

“Basta con la retorica sul lavoro! Ci vuole concretezza. Ogni tanto c’è una madre che si lamenta con me perché suo figlio non trova lavoro, ma quando le dico ...”

Economia

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LE RAGIONI DI UN SUCCESSO ECONOMICO IN TEMPI DI RECESSIONE

La lezione dell’Islanda

DISTRIBUZIONE

di Giorgio Baruchello

ArtiGraficheCelori - Tr - Umbria

Giorgio Baruchello Clementina Berardocco Mira Carpineta Michele Ciliberti Laura Corona Adele di Feliceantonio Lorena Di Gianbattista Valter Di Mattia Ivan Di Nino Vincenzo Lisciani Petrini Antonella Lorenzi Matteo Lupi Alessio Macaluso Cristiane Marà Giuseppina Michini Daniela Palantrani Laura Di Palantonio Marisa Pancottini Jessica Pavone Gianfranco Puca Raul Ricci Mariangela Sansone Alessandro Tarentni Massimiliano Tassoni Daniele Titi N. Viandi

Sail Post Agenzia Teramo 1

La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è dei singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi. Alcune collaborazioni sono gratuite.

Attualità

STORIA ITALIANA, ANZI TERAMANA

Le informazioni, testi, fotografie non possono essere riprodotte, pubblicate o ridistribuite senza il consenso dei titolari dei diritti.

12 L’uomo che in Provincia ha assunto ... di Ivan Di Nino

Territorio

NASCE L’ASSOCIAZIONE DEMOS, LABORATORIO POLITICO - CULTURALE

16 Democrazia partecipata ... di Daniela Palantrani

17 Dopo la sbronza: lavori di pubblica utilità

49 Aspettando le Olimpiadi di Ivan Di Nino

di Lorena Di Gianbattista

Per i vostri quesiti ai nostri esperti redazione@primapaginaweb.it tel/fax 0861. 250336

60 Politica nello ... stomaco

In copertina: Il lavoro che verrà (foto free royalty from internet)

n. 21 anno 3 gen. 2012

di Alessandro Tarentini

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di Tiziana Mattia

CONSIGLI PER

gli investimenti… futuri l focus di inizio anno non può che essere riservato al lavoro. E ai giovani, che lo cercano. Percentuali, statistiche, numeri in generale forniscono sempre un amorfo- per quanto quasi infallibile - quadro della situazione, ma non risposte. A noi il compito di evidenziare la situazione, ai politici (se ce ne sono ancora) quello di dare un colpo di reni e mostrare effettivamente di cosa sono capaci. Anche se il terrore di trovarci intorno un Sahara è tangibile. Confidiamo nelle nuove “manovre” astrologico-stellari. Sbocco lavorativo e indirizzo scolastico sono strettamente connessi. Ecco, dunque, una preghiera-sollecitazione ai genitori dei quattordicenni. Alla vigilia dell’iscrizione alla scuola superiore (tra gennaio e febbraio), sedetevi a tavolino con i figli. Anche se non più di moda, indaffarati come siete a mandare avanti la baracca.Riscoprite il sano e realistico “distacco” dei vostri genitori (forse nonni, addirittura), necessario per valutare le reali capacità intellettual-manuali dei vostri pargoli, e immaginate il loro futuro, da qui a dieci-quindici anni. Se vi appaiono intenti in una produttiva attività artigianale, piuttosto che sbadiglianti nello spazioso, e peraltro comodo parcheggio (che so) di Scienze della Comunicazione, forse avete imboccato la strada giusta. Meglio un professionista del tornio che un liceale classico-scientifico smarrito tra il greco e la matematica. Coraggio, il 2012 potrebbe essere l’anno del sano ravvedimento post-’68. E del recupero del cervello, assopito da troppi anni. Tiziana Mattia

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risposta

Gent.le Direttore, sulla stampa il neo ministro della Pubblica Istruzione, Profumo, parla di più matematica nella scuola. Sono più che d’ accordo. Materia propedeutica per tutti gli insegnamenti dell’area scientifica. Ma lo sa il neo ministro che il corso di Matematica Applicata del triennio della specializzazione in Informatica è stato completamente tagliato dalla riforma Gelmini? Dal prossimo anno gli alunni iscritti agli Istituti Tecnici Industriali non avranno più questo insegnamento. Secondo quale logica? Questo non si sa. In più negli istituti tecnici commerciali è diminuita da 7 a 4 ore. La matematica è fondamentale per gli insegnamenti di elettronica, informatica, economia, meccanica e tutta l’ area scientifica. Gli insegnanti dei suddetti corsi sono costretti a dedicare molto del loro tempo ad insegnare matematica per poter portare avanti il loro programma. Gli istituti tecnici sono fondamentali per la nostra economia e per le nostre aziende. I capireparto, i capiturno, gli operai specializzati vengono fuori dagli istituti tecnici e più è alto il loro livello di preparazione, più è competitiva l’azienda sul mercato. Il nostro paese non può prescindere, anzi deve impegnarsi ad innalzare il livello di preparazione dei periti industriali ed economici. Non lo si fa diminuendo la matematica. La riforma Gelmini ha fatto proprio il contrario. Auspichiamo che il ministro Profumo faccia tesoro di queste considerazioni. Cordiali Saluti Flavio Bartolini Resp. Area Tematica Scuola - Pd Teramo Gent.le Redazione, pur ringraziandoVi per aver ospitato la mia lettera sul rifacimento

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della Stazione di Teramo non posso fare a meno di rammaricarmi per la risposta ricevuta che di fatto, virando sul tema delle “incompiute”, ha sminuito il tema che mi premeva di introdurre. Concordo che tale tema meriterebbe maggiore visibilità – dimorando a due passi dal Teatro Romano ho bene a mente gli “orrori” esistenti in centro e proprio Voi potreste dare un bel contributo in merito sulle pagine della Vostra rivista – ma sottolineo che il problema è di ordine diverso: un’incompiuta è tale per ragioni di ordine economico, venendo a mancare parte delle risorse economiche necessarie, di malvezzo – si iniziano i lavori pur senza la disponibilità necessaria a portarli a compimento, tanto poi si vedrà – o di lassismo ma l’incompiuta è pur sempre suscettibile di essere portata a compimento; un’opera compiuta presuppone invece che siano state spese tutte le risorse necessarie e che l’immagine scaturita risulti formalmente corretta e soprattutto durevole. La compiutezza nega in sé l’ipotesi di un nuovo intervento. E l’esito, corretto o errato che sia, dovremo tenercelo così com’è a lungo. L’amarezza mi pervade al pensiero di transitare per Viale Crispi nei prossimi venti anni – almeno lo spero – e ogni volta essere costretto ad “apprezzare” l’immagine di quel lavoro “concluso”. Arch. Alessandro Mazza Gent.le arch. Mazza, la nostra risposta non tendeva a sminuire il suo intervento, anzi. Comprendiamo la sua “amarezza” per le opere compiute, magari malamente, ma noi cittadini abbiamo solo un’arma per replicare a scelte che non condividiamo. Il problema è che, anche il quel caso, non siamo sicuri di trovare risposte adeguate. Dobbiamo arrenderci? Certamente no. Continuiamo a far sentire la nostra voce. Come la sua, ad esempio. Chissà che qualcuno ascolti. Magari fornito anche di senso dell’estetica.


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Le 10 domande (che nessuno fa)

al Governatore Gianni Chiodi di Tiziana Mattia

quello che rimane della “Prefettura” de L’Aquila

1. Indicare almeno una nomina che dimostri il “criterio meritocratico” seguito dalla Regione del Presidente Chiodi nell’attribuire pubblici incarichi; 2. Quantificare i tagli apportati ai “costi della politica” praticati dalla Regione Abruzzo in questi ultimi due anni; 3. Indicare le responsabilità che hanno impedito l’accorpamento delle troppe società dei trasporti locali e che incidono fortemente sui costi dei servizi; 4. Precisare qual è la strada, qualora ci sia, imboccata dal governo regionale per creare sviluppo e occupazione;

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il governatore Chiodi con l’ex capo di Governpo Silvio Berlusconi

5. Far conoscere i costi per mantenere

le “Piccole Ambasciate” (gli inutili uffici regionali all’estero) non ancora soppresse; 6. Il Governatore ha detto di rimpiangere il perduto contatto con la gente di quando era sindaco di Teramo.Vuole precisare a chi debba essere attribuita questa carenza? 7. In campagna elettorale, il futuro Governatore si trovò coinvolto in un caso di cattiva comunicazione che sollevò polemiche (censimento di giovani disoccupati).Vuol dire se è soddisfatto del tipo di comunicazione utilizzato nei rapporti con i cittadini in questi primi anni

del suo governo? Cosa risponde agli avversari che lo accusano di frequentare spesso i salotti “amici” e poco quelli “scomodi”? 9. E’ fondata per il Governatore l’accusa di chi sostiene che la Regione Abruzzo è un carrozzone inefficiente con troppi dipendenti, dirigenti all’eccesso e scarsa produttività?

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10. Cosa ha fatto il Governatore per eliminare o almeno ridurre il tasso di politicizzazione nelle nomine dei primari ospedalieri e nella gestione della Sanità in Abruzzo?

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Crisi economica

LA LEZIONE DELL’ISLANDA Un docente universitario, dalla lontana isola del Nord Europa, spiega ai lettori di PrimaPagina le ragioni di un successo economico in tempi di recessione

di Giorgio Baruchello Prof. Ordinario di Filosofia, presso l’Uni di Akureyri - Islanda

io figlio Kieran Logi è cinque anni. E tanto fu rapido il cammino innamorato dell’Odissea. verso il tracollo, così è stato quello verso I miti omerici non sono la ripresa. Mentre gran parte d’Europa noti in Islanda, ma i languisce, l’Islanda offre da quasi un anno racconti d’un papà italiano tassi di crescita tra i più elevati. Cosa è e un vecchio sceneggiato successo? In primis, a differenza dell’Irlanda Rai l’hanno stregato. In particolare, gli o del Belgio, le banche sono state fatte piace Scilla, il cui corpo di ninfa si cela fallire. Azionisti e obbligazionisti hanno in un antro, mostrando al mondo solo i perso il loro capitale di rischio. In secondo tentacoli cresciuti al posto delle gambe. La luogo, al loro posto sono ri-sorte le banche crisi odierna è un po’ come Scilla. Intanto, dello Stato, il quale ha diretto quel po’ di fa davvero paura; e ha già rovinato tanti credito che si poteva erogare alle aziende sventurati. Poi, come la ninfa, il capo e il locali. La Svezia e la Finlandia fecero lo stesso negli anni busto se ne stanno ‘90. In terzo luogo, nascosti. Il profitto si è salvaguardata privato come dogma, l’occupazione. la libera circolazione Anche all’apice dei capitali, nonché Anche all’apice della crisi, della crisi, la la fede cieca disoccupazione non nella capacità dei la disoccupazione non è è mai salita oltre il “mercati” sregolati di mai salita oltre il 10,5%. 10,5%. Si sono poi produrre “disciplina” fatte delle politiche e “ricchezza” “regressivesono i capisaldi d’un modello economico perseguito progressive”, come le chiama la giurista incessantemente negli ultimi trent’anni. Rachael Johnstone. Dati l’improvvisa A chi rischia d’essere sbranato si minor ricchezza e i soldi da restituire al palesano invece varie propaggini di cui Fondo Monetario Internazionale, anche si discute apertamente nei giornali: l’alto l’Islanda ha fatto dei tagli. Li ha fatti però indebitamento pubblico dell’Italia; quello partendo dalla cima della scala dei redditi, privato degli Stati Uniti; gli asset “tossici” aiutando invece i più poveri con crediti ed delle banche americane, svizzere o esenzioni. Lo stesso dicasi per la riforma tedesche che, stranamente, non possono delle aliquote fiscali. I benestanti che più fare bancarotta; o ancora il dissesto delle avevano goduto della bolla finanziaria banche islandesi, crollate dopo solo cinque pagano ora i debiti-e solo quelli che si anni dalla loro privatizzazione. Sì, solo sono ritenuti giusti da pagare. Con due

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referendum osteggiati perfino dai maggiori partiti politici locali, la nazione si è rifiutata di ripianare le perdite delle banche private islandesi che operavano in Gran Bretagna e Olanda. Inoltre, onde evitare fughe di capitali, la loro libera circolazione è stata sospesa. La Banca Centrale controlla ora i flussi, così come avviene in Cina o in India. Infine, si è svalutata la moneta locale, impoverendo i cittadini, ma rilanciando l’export e quindi salvaguardando ulteriormente l’occupazione. Tutto questo, in Italia, non si può fare, soprattutto perchè a Roma si dicono da trent’anni le stesse cose che si odono a Francoforte, Bruxelles e Berlino, dove si celano ancora il capo e il busto di Scilla.


Per le ferie a

“Pensione Mario”…Monti di Ivan Di Nino

Unione Europea è riuscita nell’intento di aver staccato la capacità di emissione della moneta dalle autorità nazionali: un mercato unico ed una moneta unica senza Stato unico e senza politica economica unitaria, per non parlare della legislazione. Ciò che è consentito in borsa in Spagna è vietato in Francia, e via diversificando. Qualcuno ricorderà che, dopo gli attacchi speculativi del 1992, l’Italia uscì con le ossa rotte dallo SME, il “serpentone monetario” che agganciava le monete dei Paesi UE ad una oscillazione tra un massimo ed un minimo. Da allora c’è stata una piccola e lenta ripresa fino al 2000. Poi l’avvento dell’euro, che ha dimezzato il potere d’acquisto degl’italiani costretti ad indebitarsi per mantenere un normale tenore di vita, la speculazione finanziaria e una classe politica, bancaria e dirigenziale non sempre all’altezza del compito hanno spinto l’Europa nell’abisso della recessione. La contraddittoria BCE di certo non aiuta, affermando che la monetizzazione del debito dei Paesi membri è proibita dai trattati.Allora, perché sta acquistando i titoli di Stato (200 miliardi) dei Paesi europei in difficoltà? Non è monetizzazione? Il prof. Mario Monti, convocato in gran fretta quale “deus ex machina”, che avrebbe dovuto sbrogliare lacci e lacciuoli di un’Italia ancora ingarbugliata su corporazioni medievali, non è riuscito nel suo intento: l’ennesima manovra dell’esecutivo si accanisce sempre più verso gl’italiani con un notevolissimo aumento della tassazione. Molti i punti importanti della manovra, fra cui la riforma delle pensioni. E’ il caso di esaminarla con ordine. Al comma 2delCapo IV, articolo 24, viene sancito il passaggio dal 1° gennaio 2012 al sistema contributivo per tutti: significa che la pensione sarà calcolata in media su quanto guadagnato in tutta la

vita lavorativa. Al comma 4 s’introduce il principio per il quale il proseguimento del lavoro dopo il raggiungimento dell’età per il raggiungimento della pensione è incentivato fino a 70 anni. Il comma 5 abolisce, per le persone che

anni per l’accesso alla pensione di vecchiaia per i soggetti che maturano il diritto alla prima decorrenza utile del pensionamento dall’anno 2021. Significa che anche se non scattano glia deguamenti alle speranze di vita, questa soglia dev’essere comunque

Elsa Fornero, Ministro del Welfare

maturano i requisiti per il pensionamento, l’odioso sistema delle finestre mobili. Il comma 7 generalizza il requisito minimo per ottenere la pensione di vecchiaia: anzianità contributiva di almeno vent’anni e l’importo della pensione non dev’essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Il comma 9 è una norma di salvaguardia che impone il raggiungimento dell’età di 67

applicata dal 2022. Il comma 10 stabilisce i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata che sostituisce tutti i preesistentitrattamenti di anzianità. Si può accedere dal 2012 con un’anzianità contributiva di 42 e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne.Tali requisiti sono aumentati di un mese nel 2013 e di un mese nel 2014. E’ prevista una penalizzazione del 2% per

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ogni anno di anticipo da applicare sulla quota retributiva della pensione in caso di pensionamento anticipato rispetto all’età di 62 anni. Il comma successivo prevede che per i lavoratori che abbiano cominciato a versare dopo il 1° gennaio 1996, l’accesso alla pensione anticipata può essere conseguito al compimento dei 63 anni e con 20 anni di contribuzione. Il comma 12 e 13 confermano l’adozione del meccanismo di adeguamento alle speranze di vita, che diventa biennale(prima era triennale). Il comma 14 prevede le categorie di lavoratori (quali i collocati in mobilità a seguito di licenziamento collettivo, in mobilità lunga, lavoratrici col metodo contributivo ecc.) esentati dalla riforma dei requisiti di pensionamento. I commi 16 e 17 estendono il sistema di aggiornamento triennale al coefficiente di trasformazione alle età corrispondenti a valori fino a 70 e vengono modificate alcune parti del decreto sui lavori usuranti. Ai commi 18,19 e 20 vengono previsti i regimi di armonizzazione dei requisiti di accesso alla pensione anche per i regimi e gestioni pensionistiche per cui siano previsti requisiti differenti da quelli vigenti dall’assicurazione generale obbligatoria. Si aumentano quindi i requisiti minimi

Il prof. Mario Monti, convocato in gran fretta quale “deus ex machina”, che avrebbe dovuto sbrogliare lacci e lacciuoli di un’Italia ancora ingarbugliata su corporazioni medievali, non è riuscito nel suo intento per adeguarli a quest’ultima. I commi 21,22 e 23 prevedono un contributo di solidarietà (dall’1/1/2012 al 31/12/2017) a carico degl’iscritti e dei pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti e del fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea. Dall’1/1/2012 le aliquote contributive di finanziamento e di computo delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani e commercianti iscritti alle gestioni autonome dell’Inps sono incrementate dello 0,3% ogni anno fino al raggiungimento del 24%.

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Teramo

ESCALATION MALAVITA di Raul Ricci

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Il nostro territorio apre gli occhi al 2012 e si ritrova improvvisamente grande e ferito, colpito da un virus che nessuno pensava gli sarebbe mai appartenuto

e ci volessimo basare solo per un momento sui ‘segni’, vedremmo che la Teramo che ha salutato un controverso 2011 è una città tormentata. Anno difficile, quello appena concluso, sotto molti punti di vista, non per ultimo sul fronte sicurezza. Iniziato con un presagio nefasto e chiuso con dei gravi atti intimidatori. A gennaio, un leone in pietra, simbolo della città, abbattuto in seguito ad un banale incidente. A fine anno, tre autovetture date alle fiamme, che hanno riecheggiato nell’ambiente come un preoccupante campanello d’allarme. Se gli episodi di per sé hanno ragioni diametralmente opposte, è il senso di fragilità che emerge con inaudita crudezza e che sconcerta: nel mezzo, sono i tanti atti verificatisi nel corso dei

mesi che devono far riflettere. Teramo è divenuta un luogo minato da un’ondata di violenza che ha suonato come un brusco risveglio da un’ideale di serenità provinciale, ormai lontano ricordo. Il nostro territorio apre gli occhi al 2012 e si ritrova improvvisamente grande e ferito, colpito da un virus che nessuno pensava gli sarebbe mai appartenuto. A ben guardare, un segno concreto dei tempi che corrono. Pensiamo ai furti: eloquenti i dati relativi a quelli verificatisi nel 2011. Un trend in crescita che bene lascia intendere quello che sta accadendo, nonostante le dovute contromisure prese dalle forze dell’ordine. Dopo un’estate definita ‘relativamente tranquilla’ dagli stessi addetti ai lavori, solo negli ultimi tre mesi dello scorso anno gli episodi criminosi sono aumentati del 10%, con un interessamento del fenomeno

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di piccole bande organizzate. Rispetto allo scorso anno, meno furti di auto, ma più furti nelle nostre case. Ecco, la nuova delinquenza ha queste caratteristiche: prevalentemente di matrice straniera (romena o albanese), razzia nel Teramano con rapide e mirate azioni di brigantaggio, per poi fare ritorno nei propri luoghi di provenienza, solitamente riconducibili alla costa abruzzese o marchigiana. L’identikit che le forze dell’ordine tracciano di questa micro-criminalità è chiara: ‘batterie’ di 3 o 4 elementi, che scorrazzano sulle nostre strade a bordo di potenti auto rubate, pronte a dare del filo da torcere alle forze di polizia. Sulla costa come sul versante montuoso, in città come in campagna, le azioni sono mirate e veloci. Si sceglie un luogo ben preciso, una frazione come una zona residenziale; si agisce in modo rapido e spesso istintivo, facendo razzia di tutto ciò che si può, per poi dileguarsi nel nulla, scivolando velocemente lungo la A14. La stessa autostrada, con le sue aree di servizio isolate, è diventata una vera e propria terra di conquista. Solo nella zona di Alba Adriatica, negli ultimi tre mesi, sono state ben quattro le rapine messe a segno con le medesime modalità. Colpi da ‘toccata e fuga’ che non fruttano che poche migliaia di euro, ma che si ripetono con cadenza a tratti volutamente sfacciata. Nonostante i ‘mille occhi elettronici ‘predisposti dalla Questura, che garantiscono uno sguardo attento sul nostro territorio, ad ogni nuovo episodio la nuova delinquenza sembra voler rilanciare una sfida che non vuole avere fine, anzi. Ma a gettare un’ombra di profonda inquietudine sulla nostra provincia, sono soprattutto i tre attentati incendiari susseguitisi a distanza di pochissimo tempo nel Teramano. Prima le autovetture di un magistrato teramano e di un maresciallo dei carabinieri sono andate in fiamme nella stessa notte a Martinsicuro, poi quella di un editore teramano, in pieno centro cittadino. Chiari moniti malavitosi che prendono le distanze da una micro criminalità improvvisata e che aprono scenari inattesi e molto, molto pericolosi. La violenza di una forse misconosciuta criminalità organizzata fa la voce grossa e si scaglia contro chi cerca di svolgere solo il proprio lavoro, per la sicurezza pubblica come per la pluralità di stampa. La sensibilità della piazza, nel frattempo, rimane forte. C’è chi chiede maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio, chi ha paura di uscire di casa, chi si avvicina pericolosamente ad una ‘giustizia fai da te’, drastica conseguenza di una situazione inaccettabile. A ben guardare, anche la nostra ridente Teramo è divenuta una città “smaliziata”.

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alcuni dei parcheggi incriminati

Giulianova

parcheggi gratis, meglio le Maldive di N. Viandi

l patto di stabilità è una vera sciagura per i Comuni, i quali non potranno più fornire determinati servizi ai cittadini, come la pulitura delle bocchette (per l’acqua piovana, nd’a)”. Così parlò il sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro, a chi gli chiedeva come stessero andando le cose nel suo Comune. Nessun problema, però. Basta, infatti, fare un giro per la nostra bella città rivierasca per vedere come, dalla sera alla mattina, viale Orsini, le piazze limitrofe, via Galilei siano diventate, quasi con un colpo di mano, tutte zone con parcheggi a pagamento. Prescrive il Codice della Strada che “qualora il Comune assuma l’esercizio diretto del parcheggio con custodia o lo dia in concessione ovvero disponga l’installazione dei dispositivi di controllo di durata della sosta, su parte della stessa area o su altra parte nelle immediate vicinanze, deve riservare una adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia o senza dispositivi di controllo di durata della sosta”. Tale obbligo non sussiste per le zone definite a norma dell’art. 3 ‘area pedonale’ e ‘zona

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a traffico limitato’, nonché per quelle definite ‘A’ dall’art. 2 del decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, in altre zone di particolare rilevanza urbanistica, opportunamente individuate e delimitate dalla giunta nelle quali sussistano esigenze e condizioni particolari di traffico. E’ evidente come quest’ultima frase costituisca una vera panacea dei mali di deficit dei Comuni italiani. Si può dichiarare una qualunque zona “di particolare rilevanza urbanistica”, onde far pagare i parcheggi ed appostare fieri vigili che multino i malcapitati, anche se si sono fermati trenta secondi per chiedere una informazione. Purtroppo non è esente nemmeno il lungomare, così nell’estate 2012 vedremo il desolante spettacolo già in voga a Tortoreto ed Alba: parcheggi prospicienti il mare semivuoti e stradine limitrofe intasatissime. Tutto questo a chi giova? Siamo sicuri che anche i turisti non si stufino di queste continue macchinazioni politiche solo per far soldi a vadano a villeggiare in qualche altro posto? Magari alle Maldive. Costa un po’ d’aereo, ma lì i parcheggi sono gratuiti…


ATR

L’UOMO CHE IN PROVINCIA

IL FUTURO INIZIA IN ha assunto se stesso VIBRATA STORIA ITALIANA. ANZI, TERAMANA di N. Viandi

di Ivan Di Nino

“Una notizia un po’ originale/ non ha bisogno di alcun giornale/ come una freccia dall’alto scocca/ vola veloce di bocca in bocca” Così cantava l’indimenticato Fabrizio De Andrè nella canzone più celebre del suo repertorio: Bocca di Rosa. Anche a Teramo notizie originali non mancano di certo. Radio, TV, giornali, addirittura il TG1 hanno dato ampio risalto al pittoresco caso di Venanzio Cretarola, deus ex machina di “Teramo lavoro”, (ennesima) società pubblica in house dell’amministrazione provinciale. Detto signore, come ormai si sa, cambia il suo nominativo in “Cretola” e si autoassume con uno stipendio che –a detta dei bene informati- oscilla dai 4000 ai 5000 euro. A carico della collettività. Il presidente Catarra

Il sig. Venanzio Cretarola difende se stesso così: “Vengo accusato perché faccio risparmiare la Provincia; ho svolto le funzioni di amministratore di Teramo lavoro senza percepire alcun compenso –qui casca l’asino: che si sia autoassunto proprio per… compensare?- il contratto è regolarissimo ed approvato dalla Provincia. Ho percepito solo da poco il primo stipendio, a un anno e mezzo dall’avvio delle mie attività con una presenza pressoché quotidiana a Teramo, poiché ho pensato innanzitutto a garantire gli stipendi a dipendenti e collaboratori della società”. Se tutto è in regola, perché cambiare cognome?Di certo, cose come queste non aiutano chi, come il dott. Giuseppe Castiglione, presidente dell’UPI, afferma che la sparizione delle

a vendita è avvenuta sul filo di lana. L’ATR di Colonnella è stata ceduta al gruppo imprenditoriale di Primo Massi e Valter Proietti. La ripresa dell’azienda è importante perché in tutta la zona è l’unica in grado di costruire tubi e scocche in fibra di carbonio, materiale ormai richiestissimo dall’industria aeronautica, automobilistica e non solo. Spesso molti cicloamatori di Marche e Abruzzo si vantano di avere una bici “con tubi fatti dall’ATR, mica quelli di adesso che vengono dalla Cina”. Il presidente della Provincia ha espresso la

non è riuscito a ridimensionare, dicendo che si tratta di “meno di cinquemila”. Grazie, siamo tutti più sereni. L’incredibile pasticciaccio brutto di Via Milli è venuto fuori ben 14 mesi dopo l’autoassunzione perché il sig. Venanzio Cretarola ed il sig. Venanzio Cretola -co.co.pro. assunto daTeramo lavoro come “addetto ai servizi di segreteria”- sono nati entrambi il 25 maggio 1955 a Castiglione Messer Raimondo e risiedono entrambi a Roma allo stesso indirizzo. L’assunzione è avvenuta il 5 settembre 2010, ma la comunicazione al Centro per l’impiego di Teramo è stata inviata il 9 novembre 2011. Ovviamente, con largo seguito di una lunga teoria di conferenze stampa ed esposti del centrosinistra, di comitati spontanei e di associazioni. La Procura ha aperto l’immancabile inchiesta.

province comporterà un aggravio dei costi ed una diminuzione di servizi resi al cittadino. L’on. Roberto Maroni ha detto che le Province “fanno le strade”. In realtà sono pochi i progetti che riescono a portare a compimento, basti vedere le due arterie viarie nostrane a carico dell’ente in discussione: la Val Vomano-Val Fino, interrotta a Capsano e mai più ripresa e la S.Nicolò-Garrufo, quest’ultima incompleta ed anche mal fatta, ma una miniera d’oro per gli appostamenti con l’autovelox. Attualmente si stanno svolgendo i lavori di proseguimento all’altezza di S.Onofrio per la bellezza di KM 1,6: saranno pronti, forse, tra due anni. Questo è l’unico Paese tra quelli cosiddetti civili che ha quattro gradi di governo. Addio province, senza rancore e senza nostalgia.

sua contentezza: “Una notizia che ci conforta e che può rappresentare un punto di partenza per il riassetto della Vibrata”. Catarra ha poi fatto notare che chiederà a breve “risposte al governo” in base al documento programmatico concordato dalle province di Ascoli e Teramo per il rilancio dell’area Vibrata-Tronto. C’è da essere abbastanza lieti, ma che questo accordo faccia da volano ad un’economia sempre più chiusa e stagnante, con il ministro Passera il quale ha ammesso candidamente che “siamo in recessione” e con le stime di Confindustria che indicano nel biennio 2012-2013 una perdita di più di un milione di posti di lavoro, è tutto da vedere.

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Riscoperta della Democrazia A Teramo nasce Demos, un’ associazione rivolta anche ai giovani di Daniela Palantrani

l presidente di Demos, Carlo Di Marco, ha recentemente presentato questa nuova realtà. Un centinaio gli iscritti in maggioranza giovani. La sinergia con l’Università è volta, infatti, a coinvolgere anche gli studenti. “E’ necessario - spiega il vice presidente MariaRosa Armenio – che i giovani realizzino che la democrazia per essere tale deve essere partecipata. Bisogna che si avvicinino alla politica e alle istituzioni per rinnovare la classe politica, nonché conoscere, interagire e migliorare l’operato delle amministrazioni”. La democrazia spesso è intesa come semplice rappresentanza politica. Non è sufficiente scegliere i propri rappresentanti perché una democrazia possa definirsi tale. Demos è principalmente un laboratorio territoriale che attraversa tutti gli spaccati

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sociali, apartitico ma politico. Aperto a singole persone, ma anche ad altre associazioni che vi possono confluire, per costituire commissioni e gruppi di studio. Si è pensato, in un momento in cui si effettuano tagli alle istituzioni più vicine al territorio, di fornire ed elaborare modelli con cui le PA si devono confrontare, per rendere più efficaci gli interventi da porre in essere. Demos si propone due fasi: confrontare con il territorio le proposte che andrà a fare, e recepire proposte del territorio stesso. Le amministrazioni saranno disposte ad essere partecipate? “Ci sono occasioni in cui il territorio può partecipare – risponde il vice presidente -. Ad esempio i Comuni ogni anno devono elaborare un programma triennale delle opere pubbliche, che deve essere

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pubblicato per 60 giorni. In questo periodo si può far pervenire al Comune una osservazione, che dovrà essere contro dedotta prima dell’approvazione del Bilancio. Gli strumenti che si possono comunque utilizzare sono: referendum propositivi, abrogativi, consultivi, forum e difensore civico. Le amministrazioni potranno garantire una democrazia partecipativa applicando i propri statuti e modificandoli ove necessario. La volontà è fortemente propositiva. Qualsiasi amministrazione che si sottraesse a questo tipo di iniziativa si mostrerebbe debole sotto l’aspetto del rapporto con il cittadino”. Il primo passo di Demos sarà celebrare la prima assemblea dei soci che si terrà entro il mese di gennaio per l’approvazione del primo programma annuale.


ANNO NUOVO:

Auguri e consigli dai Quartieri a cura di Cristiane Marà stagista UniTE

SAN BERARDO

Gentile signor sindaco, cosa vogliamo fare di quelle aree pubbliche? Si troverà una destinazione giusta e utile? Teramo di notte

IL COMITATO DI QUARTIERE SAN BERARDO RINGRAZIA I COLLABORATORI, VOLONTARI E SOSTENITORI E AUGURA UN FELICE ANNO NUOVO: BANCA TERCAS BANCA DI TERAMO CONFARTIGIANATO CGIL CISL SCS DI SERGIO CAPPELLETTI FARMACIA IANNETTI CACCIA

“Un felice anno nuovo alla città e al sindaco, alla giunta e a tutti i consiglieri comunali. Auguri anche all’intero quartiere San Berardo e agli operatori del comitato.” Parla Sandro De Angelis, dispensando auguri e ringraziamenti a tutti gli enti e le persone che collaborano nell’attività sociali, culturali e ricreative svolte. Per il nuovo anno ecco le richieste per il sindaco: “ Vorremmo maggiori risorse per la manutenzione, tra le altre cose di: illuminazione pubblica; asfalto stradale; pulizia verde pubblico; marciapiedi; raccolta acque bianche; divieti di sosta in prossimità delle scuole; mini rotonde; etc.” Viene poi riportato all’attenzione del sindaco un progetto del 2000 dello stesso Sandro De Angelis. “Concertazione tra pubblico e privato, l’argomento e l’obiettivo. Esempio più che mai attuale quello dell’organizzazione dei circa dieci chilometri di lungo fiume. Un’area verde rappresentativa, ma poco sfruttata. La zona è trascurata e perciò non totalmente fruibile. La proposta originale era: Tutte le aree del parco potrebbero essere date in gestione a cooperative di giovani, che si prenderebbero carico dei programmi di attività, con spazi ricreativi per tutte le età. Compito dell’amministrazione sarà mettere a disposizione i mezzi in comodato d’uso gratuito come impianti energetici, servizi igienici, etc. La presenza di aree attrezzate scoraggerebbe anche vandalismi e danneggiamenti”. GAMMARANA Teramo il nuovo anno è vicino, i quartieri si preparano ad affrontare un lungo inverno e i problemi da risolvere sono sempre lì. Alfonso Marcozzi, rappresentante del quartiere Gammarana spiega: “C’è il solito problema dell’autobus che non arriva fin qui. Possibile che un quartiere così popolato non abbia un servizio di trasporto? Marginale, forse, ma sempre

presente il problema dell’assestamento delle strade”. Prosegue: “Aspetto molto importante è quello della zona dell’ex Villeroy & Boch, sulla quale sono state fatte diverse richieste al comune per l’assegnazione della suddetta ma nessuna risposta. Sono aree pubbliche o private?”. Un appello poi a prestare maggiore attenzione alle porte della città, alle aree verdi e garantire una migliore qualità architettonica. “Le aree in cui le fabbriche sono fallite e messe all’asta dal tribunale dovevano tornare aree pubbliche” commenta Marcozzi e nell’augurio di un anno con maggior comunicazione tra i cittadini e l’amministrazione comunale lascia un quesito: “Gentile signor sindaco, cosa vogliamo fare di quelle aree pubbliche? Si troverà una destinazione giusta e utile?”. VILLA PAVONE Luca Corona, quartiere Villa Pavone, mette sul piatto le priorità per il nuovo anno: “Principali sono il progetto del sottopasso e della rotonda all’altezza del passaggio al livello.Visto l’aumento del traffico dei mezzi pesanti per il fiorire della zona artigianale e residenziale, bisognerebbe trovare un modo per evitare gli incidenti che oggi sono numerosi. In più abbiamo i mezzi della Team e ci troviamo ad affrontare intoppi tecnici che isolano talvolta l’intero quartiere.” E’ stato avviato il progetto del comune di Teramo con l’assessore di Giovangiacomo. Si prevede la costruzione di una via di fuga per rendere il traffico più fluido. Molti gli incontri fatti dall’amministrazione comunale con le ferrovie che dovrebbero farsi carico di una parte dei costi, ma Teramo è considerata una zona marginale e le ferrovie sono restie ad investire. Ciò che si chiede alla fine sono i fatti, secondo Corona, che conclude:“Per quanto riguarda la farmacia ribadisco che non c’è alcuna polemica sul dove debba essere collocata, se a Villa Pavone o a Colleatterrato, l’importante è che si faccia”.

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Dall’ex Comitato di Quartiere “San Benedetto” riceviamo e pubblichiamo: “Sono numerosi i residenti che chiedono perché la festa di San Benedetto non è stata organizzata, se il quartiere rimarrà ancora senza luminarie natalizie e come mai la Madonna di Cartecchio si è dimenticata di alcune vie del popoloso quartiere di San Benedetto. A questo punto ci siamo detti che era obbligo informare in modo più adeguato tutti i residenti attraverso un mensile di informazione come “Prima Pagina”: il Comitato di Quartiere di San Benedetto, rieletto il 13 novembre 2010 nelle persone di De Padova Antonio, Norscia Pasquale e De Angelis Cassio, che scrive, ha disposto la procedura di scioglimento secondo quando previsto dallo statuto. Infatti per legge un comitato, di durata generalmente temporanea, nasce per raggiungere uno scopo di carattere non lucrativo e di interesse pubblico.Tant’è che nel documento stabilito da redigere ad inizio anno del comitato non sapevamo più cosa prefiggere visto che nei dodici anni di attività avevamo raggiunto tutti gli scopi prestabiliti: strade di accesso, marciapiedi, aiuole spartitraffico, rete fognante, illuminazione pubblica, pulizia strade, aree verdi, raccolta differenziata (primo quartiere pilota a Teramo), mezzi pubblici di trasporto e pensiline, piano neve, messa in sicurezza delle strade e della piazza, spazi verdi attrezzati, tabelle per affissioni comunali, toponomastica (e di questo ringraziamo l’ex sindaco e attuale governatore Gianni Chiodi e l’ex assessore Vitelli per il veloce intervento “salvavita”) farmacia comunale (chiesta già nel lontano 2002 all’allora sindaco Sperandio e riproposta in seguito al candidato a sindaco Gianni Chiodi), ecc. Non tralasciamo anche tutti quei momenti ricreativi passati insieme, dalla festa di quartiere (con le lotterie sempre puntuali nell’estrazione), al teatro e cinema in piazza, il San Martino, la Via Crucis, la Madonna di Cartecchio, i giochi senza quartiere, le luminarie a natale, il giornalino e il sito internet del quartiere, ecc. Oggi non è più basilare la presenza di un comitato di quartiere, in quanto come cittadini contribuenti delle casse del Comune di Teramo abbiamo sì dei doveri ma anche dei diritti, ed è superfluo mantenere in piedi una macchina così efficace per una naturale richiesta nei confronti di chi

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amministra la nostra città. Il nostro è stato un comitato di carattere non monarchico e apolitico senza limiti di consiglieri (ben 29 in un periodo) e senza appoggi politici, ma liberi nella coscienza e se non siamo riusciti ad ottenere la sede per attività ludiche, promessa dall’ex sindaco e governatore Gianni Chiodi, per dare un punto di riferimento ai giovani e anziani del quartiere, siamo almeno rimasti fedeli a Dio e al nostro Pontefice Giovanni Paolo II che il 02 gennaio 2001 ci scriveva dal Vaticano concludendo il messaggio con queste parole “di cuore imparte l’implorata Benedizione Apostolica, che estende volentieri alle famiglie del territorio”. Cosa aggiungere ancora. Vogliamo ingraziare tutti i residenti del quartiere San Benedetto perché grazie a loro e ai contributi e sacrifici, che abbiamo potuto conseguire tutti gli obiettivi, chiudendo con un saldo cassa pari a € 2.044,00 che è stato devoluto il 30.11.2011, in ottemperanza al punto 6.1 dello statuto, al nostro parroco don Pietro Lalloni quale contributo per la costruzione della nuova chiesa. Vogliamo ringraziare anche coloro che con spirito di collaborazione hanno lavorato e ricoperto cariche per il comitato, compresi quelli che lo hanno ostacolato seguendo nuove strade rilevatesi poi contrarie e fallimentari per loro stessi. Cosa faremo adesso? Il comitato è chiuso ma i residenti ci sono ancora e questo i nostri amministratori lo devono sapere. Singolarmente o insieme possiamo avviare qualsiasi iniziativa a favore del quartiere, come già è stato fatto per i “giochi senza quartiere” e per la raccolta firma per la “farmacia comunale” in Colleatterrato per la quale ci auguriamo che l’amministrazione valuti la volontà dei residenti sul nuovo sito proposto e soprattutto si assuma, nel caso, la responsabilità sull’edificio in Villa Pavone, a ridosso di un incrocio, di un passaggio a livello e di una strada super trafficata, teatro già di innumerevoli e gravi incidenti. Ora, sempre per il bene del quartiere, stiamo valutando la proposta di residenti sulla eventualità di formare un’associazione, che sia vicina ai residenti stessi anche nella quotidianità della vita e dia magari anche lavoro nel quartiere, o addirittura una “lista civica” o candidature nelle

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prossime elezioni comunali per rappresentare il quartiere con consiglieri e/o assessori che siano vicini soprattutto ai residenti come lo siamo stati noi. Vi abbracciamo e che Dio vi benedica tutti”.

La lingua italiana consente, come poche altre, dei distinguo, allorché differenzia i “poveri” dai “poveracci”. I primi suscitano in ognuno di noi, anche nei più gelidamente assuefatti alla vita, sentimenti di compassione e solidarietà. I secondi soltanto pena. Se la sfortuna si accanisse inesorabilmente, e se la crisi economica ci costringesse a tirate estreme di cinghia, preferiremmo incanalarci tra i poveri che tra i poveracci, è sicuro. Condannati come sono, questi ultimi, a una tragica condizione di disadattati del mondo, incapaci di conviverci, eternamente in conflitto con se stessi e con il prossimo. Come riconoscerli? Semplice. Dall’ostentata, gradassa sicurezza di essere in possesso di ogni conoscenza, dal rifiuto sistematico di correggere pur evidenti errori di percorso, dall’incapacità di accettare consigli. Certi di aver scovato la pietra filosofale. Come agiscono nel quotidiano? Non potendo autopunirsi, come inconsciamente vorrebbero, tirano calci al prossimo, augurandosi così di farsi largo. Come liberarsi della loro presenza? Banalmente: ignorandoli. I poveracci non tollerano di sentirsi trasparenti, intenti a smaniare vanamente nell’aria. Torna in mente una frase di Giampaolo Pansa: “Nessuno è un padreterno.Tanto meno noi giornalisti”. Figuriamoci i poveracci quando prendono una penna in mano… Ti.Ma.


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DOPO LA SBRONZA

LAVORI DI PUBBLICA UTILITÀ Ma al Comune di Teramo la pensano diversamente… di Lorena Di Giambattista Avvocato

a legge n. 120 del 2010, nel modificare alcune norme del Codice della Strada, ha introdotto, per i reati di guida in stato di ebbrezza (art. 186, c. 9bis, C.d.S.) e guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (art. 187, c. 8bis, C.d.S.), la possibilità di chiedere la sostituzione della pena detentiva e pecuniaria con la prestazione del lavoro di pubblica utilità, già previsto come sanzione sostitutiva della pena detentiva e pecuniaria per il tossicodipendente che commette reati di lieve entità in materia di stupefacenti e come pena principale per i reati di competenza del Giudice di Pace. Consiste nella prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività da svolgere, in via prioritaria, nel campo della sicurezza e della educazione stradale, presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o presso enti e organizzazioni di assistenza sociale o volontariato, o ancora presso i centri specializzati nella lotta alle dipendenze. Il decreto ministeriale 26 marzo 2001 prevede la stipulazione di convenzioni fra tali amministrazioni, enti e organizzazioni e il Ministero della giustizia o, su delega di quest’ultimo, il Presidente del Tribunale. Nelle convenzioni sono indicate specificamente le attività in cui può consistere il lavoro di pubblica utilità e vengono individuati i soggetti incaricati, presso le amministrazioni, gli enti o le organizzazioni interessati, di coordinare la prestazione lavorativa del condannato e di impartire a quest’ultimo le relative istruzioni. Il Comune di Teramo, nella convenzione stipulata in data 28.10.2011, ammette allo

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svolgimento del lavoro di pubblica utilità solo dieci condannati, senza richiamare l’art. 187 del Codice della Strada. Ne deriva che i condannati per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti non vengono ammessi allo svolgimento del lavoro di pubblica utilità. Questa limitazione appare non solo illegittima, in quanto contrasta con la norma che vengono privati di notevoli benefici. Infatti, il condannato al quale viene negata la possibilità di svolgere attività lavorativa in sostituzione della pena, perde benefici di notevole importanza, quali la dichiarazione di estinzione del reato, la riduzione alla metà della sanzione della sospensione della patente e la revoca della confisca del veicolo. Poiché la funzione delle convenzioni è solo quella di disciplinare le modalità organizzative della prestazione lavorativa, non certo quella di introdurre irragionevoli discriminazioni in base al tipo di reato commesso, si auspica, a tutela dei principi costituzionali di parità di trattamento e funzione rieducativa della pena, che tutti i condannati possano beneficiare della conversione della pena, senza limitazioni riguardo al tipo di reato commesso, e che si interpreti il numero di dieci condannati come riferito alla presenza contestuale sul luogo di lavoro, non certo al numero complessivo di domande accolte (già esaurito). La Provincia di Teramo, nella convenzione in via di sottoscrizione, grazie all’impegno degli assessori Renato Rasicci ed Eva Guardiani, ha introdotto espressamente il riferimento all’art. 187 del Codice della Strada, e mette a disposizione dei condannati quindici posti di lavoro. PrimaPagina 21 gen. 2012

“Basta con la retorica sul lavoro! Ci vuole concretezza. Ogni tanto c’è una madre che si lamenta con me perché suo figlio non trova lavoro, ma quando le dico: Bene, allora domani mattina alle 5 vada ai mercati generali a scaricare le cassette’, lei risponde sempre ‘eh no!...”


Sono parole dell’ ex ministro Renato Brunetta. Immaginiamo le ire di alcuni sindacalisti “al calduccio” e di certi barbosi intellettuali in cachemire, ma è ora di darsi una scrollata. Il tempo dei sogni è concluso. E prima di arrivare a un impiego spalmiamo solide basi a scuola. Per guardare in alto bisogna studiare bene le fondamenta. Sarà pure uno sguardo “oscurato” al’inizio, ma la luce, prima o poi, arriva. T.M.

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le foto usate in questo “Focus on” hanno come soggeto Occupy Wall Street, (in italiano «occupiamo Wall Street») un movimento di contestazione pacifica, nato per denunciare gli abusi del capitalismo finanziario, che si è concretizzato in una serie di dimostrazioni nella città di New York presso Zuccotti Park. I partecipanti alla dimostrazione manifestano principalmente contro l’inequità economica e sociale sviluppatasi a seguito della crisi economica mondiale, ispirandosi alle Proteste nel Nordafrica e Medio Oriente del 20102011, in particolare alle proteste tunisine. Dimostrazioni simili si sono svolte in altre 70 città degli Stati Uniti e di seguito anche in Canada, Australia, Regno Unito a Londra ed in Italia.

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ingegner Arturo Artom, 45 anni, torinese, ideatore del Forum della Meritocrazia (al quale hanno rapidamente aderito associazioni e migliaia di persone, tra cui Ignazio Visco, Alberto Quadrio Curzio, Alberto Meomartini, Umberto Veronesi) è arrivato al successo giovanissimo. Per meriti, naturalmente. Il suo è un curriculum impressionante, con una lunga lista di idee diventate aziende. Disponibile e spontaneo, risponde alle nostre domande con dati precisi, ma anche con l’entusiasmo di chi crede fermamente in ciò che fa. “In Italia 6 persone su 10 arrivano al lavoro attraverso la ‘raccomandazione’, questo è ciò che emerge da una recente ricerca effettuata da Unioncamere, mentre da un’altra indagine, ISPO, emerge che 2/3 degli italiani vorrebbero un sistema meritocratico”, esordisce. Ma come è nata l’idea del Forum e quali sono gli obiettivi? “Nasce dal basso, da incontri e persone, come Nicolò Boggian, ‘cacciatore di teste’ di società internazionali, fondatore di People in Touch, associazione creata per continuare a essere in contatto con le persone di cui si occupava come selezionatore. Persone di cui voleva seguire progressi ed evoluzioni, e con cui avere scambi professionali e culturali. Grazie alla spinta idealista di questo gruppo (di cui sono alla guida da un anno), che non rinuncia a credere nel valore della meritocrazia, è nato il Forum. Che si propone di organizzare incontri e discussioni sui valori legati al merito come criterio per la selezione del personale. Meriti basati soprattutto sulle competenze e conoscenze reali di chi si propone per un lavoro”. Quanti hanno aderito finora? “Migliaia di persone, da tutta l’Italia, evidentemente il momento è giusto”. Le risultano adesioni anche dall’Abruzzo? “Non ho sotto mano dati specifici, ma le adesioni provengono veramente da ogni parte d’Italia, compreso l’Abruzzo. E proprio all’Aquila è previsto uno dei prossimi eventi organizzati dal Forum, un ‘aperitivo’ con relatori che affronteranno specifiche tematiche”.

di Mira Carpineta

COMPETENZE &

CONOSCENZE A PrimaPagina parla Arturo Artom ideatore del Forum della Meritocrazia PrimaPagina 21 gen. 2012

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CHI È Secondo lei è sufficiente un Forum per uscire dall’atavica ‘usanza’ italiana della scorciatoia? E i cosiddetti raccomandati sono tutti ‘asini’? “I dati emersi dallo studio indicano che il 76% degli intervistati ritiene che nella pubblica amministrazione debbano essere applicati gli stessi criteri di valutazione del settore privato. L’85% pensa che le promozioni e le carriere vadano considerate in base al merito e alle qualità lavorative. D’altra parte c’è anche un 51% che non ritiene la scuola in grado di formare sufficientemente ed eticamente gli studenti. Detto questo, è necessario quindi alimentare e sostenere ‘l’esempio positivo’, cioè mostrare le storie di chi è riuscito ad arrivare con le proprie capacità e competenze. Nel pubblico e nel privato le regole sono importanti. I fondamentali dovrebbero essere gli stessi per tutte le categorie, compresa la politica. Per fare un esempio semplice: un manager del marketing deve conoscere l’inglese, così come chi rappresenta valori cattolici deve poi praticarli con l’esempio. Poi non siamo integralisti, le eccezioni vanno considerate, ma l’esempio è importante, ed è invece quello che manca. Il Forum si propone invece come aggregatore di esempi positivi attraverso le storie di chi vi partecipa.” Chi aderisce al Forum, si aspetta una corsia preferenziale per entrare nel mondo del lavoro (una sorta di raccomandazione per ‘raccomandati’ bravi)? “Bella domanda! Probabilmente ì, probabilmente no. Le cito una frase di Leonbattista Alberti: ‘l’uomo può ciò che vuole’.Tutto è possibile, ma chi condivide i valori del Forum è automaticamente sottoposto a una ‘selezione naturale’”. Spesso i politici più che di raccomandazione parlano di “segnalazione”. Non è forse quello che in fondo si attende un giovane di valore per inserirsi nel mondo del lavoro? C’è un paese in Europa dove effettivamente i meriti sono adeguatamente riconosciuti? “Le cosiddette ‘segnalazioni’, in Italia riguardano il 60% delle domande di lavoro, contro il 25% della Germania. Le relazioni sociali esistono, e non si può ignorarle o farne a meno, ma certamente si può tendere al dato tedesco, richiedendo a tutti, ‘segnalati’ e non, almeno la conoscenza dei fondamentali”. Nel salutarci aggiunge: “Stiamo preparando diversi eventi. A Roma a fine gennaio e a aprile ‘la notte dei talenti’ con centinaia di storie.Vi terremo informati, anche attraverso PrimaPagina”.

Nato a Torino, ingegnere, 45 anni,. Nel 1993 ha fondato e guidato Telsystem, prima azienda in Italia a fornire un servizio di telefonia in concorrenza alla SIP. Manager delle telecomunicazioni come Vice-President di Omnitel e Amministratore Delegato di Viasat, azienda leader nei servizi di localizzazione satellitare. Nel 2000 ha fondato Netsystem SpA, leader europea nell’ADSL vai satellite. A fine 2004 crea Artom Innovazione, fondo per gli investimenti in iniziative imprenditoriali che coniughino Made in Italy e tecnologia, e Muvis, rivoluzionario sistema di illuminotecnica 2006 nasce a San Francisco YourTrumanShow Inc., prima società europea nel settore Web 2.0 ad essere costituita direttamente in Sillicon Valley. Ultima nata è Artom Productions, casa di produzione di documentari sulle eccellenze italiane rivolte al mercato internazionale. Il primo prodotto realizzato è “La Scala Academy”, documentario sulla scuola d’arte del Teatro alla Scala, comprato dalla Rai e da altre 38 emittenti di tutto il mondo. E’ Senior Advisor di Accenture e membro del Comitato di Presidenza di Assolombarda.

Giovani, contratti e imprese di Laura Di Paolantonio dottore Commercialista

gosto 2011: disoccupazione giovanile ad altissimi livelli ma, nonostante la crisi, le imprese italiane denunciano la difficoltà a reperire la forza lavoro necessaria. Proviamo a guardare più da vicino il rapporto tra il mondo del lavoro e i giovani in Italia. Chi sono i giovani? Includiamo in questa categoria essenzialmente ragazzi la cui età è inferiore a 30 anni, in linguaggio tecnico parliamo di ragazzi di 29 anni di età e 364 giorni. Quali tipi di contratti possono essere stipulati con loro? La riforma del mercato del lavoro (riforma Biagi) ha cambiato la disciplina dei principali contratti formativi, ha modificato la disciplina dell’apprendistato, quale unico e vero e proprio contratto diretto alla formazione e professionalizzazione del lavoratore ed ha introdotto il contratto di inserimento. Contratto di Apprendistato È uno speciale contratto di lavoro a causa mista, nel quale la prestazione

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del lavoratore viene scambiata non solo con la retribuzione ma anche con la formazione. Il Datore di lavoro è obbligato a fornirgli l’insegnamento necessario al raggiungimento della capacità tecnica propria del lavoratore qualificato. Il datore di lavoro che ricorre a questa tipologia di contratto beneficia di una serie di agevolazioni tra cui la riduzione dei premi e dei contributi da versare, la possibilità di sotto-inquadrare il lavoratore, la possibilità di non computare gli apprendisti nel computo dei limiti numerici previsti da leggi e contratti collettivi. Nei contratti di apprendistato la norma prevede la formazione del lavoratore (120 ore per tre anni) attraverso corsi, il cui costo è totalmente a carico del datore di lavoro. Contratto di inserimento È un contratto di lavoro a termine diretto a realizzare l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro di determinate categorie, mediante un progetto individuale di adattamento delle competenze professionali del lavoratore a un determinato contesto lavorativo. Obiettivo è l’acquisizione di professionalità concreta, misurata in rapporto al fabbisogno del datore di lavoro, nella futura prospettiva di stabilizzazione contrattuale. Destinatari del contratto oltre ai giovani possono essere i lavoratori svantaggiati (disoccupati di lunga durata, lavoratori con più di 50 anni, lavoratori che non abbiamo lavorato per almeno due anni, donne residenti in aree geografiche ad alta disoccupazione, portatori di handicap). L’assunzione con contratto di inserimento è subordinata alla definizione tra le parti di un progetto individuale di inserimento, finalizzato a garantire l’adeguamento delle competenze professionali e a valorizzare le stesse. Il datore di lavoro che ricorre a questa tipologia di contratto beneficia della riduzione contributiva (solo per i lavoratori svantaggiati) e di incentivi normativi (esclusione dal computo dei limiti numerici). Con la manovra Monti per i contratti stipulati dal 02/01/2012 al 31/12/2016 è riconosciuto uno sgravio contributivo pari al 100% ai datori di lavoro che occupino alle proprie dipendenze un numeri di addetti pari o inferiore a nove unità (per i primi 3 anni di contratto) per gli anni successivi l’aliquota è pari al 10%. La disciplina del contratto di inserimento viene estesa anche alle donne di qualsiasi età prive di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, se residenti in aree geografiche in cui il tasso di occupazione

femminile sia inferiore ad almeno il 20% di quello maschile o superi del 10% quello maschile. (aree da individuare con Decreto del Ministero del Lavoro). Il costo relativo al contratto di inserimento varia in base all’ubicazione aziendale la contribuzione è prevista in misura fissa come per gli apprendisti. In un’ottica critica è opportuno evidenziare le debolezze del sistema. Il contratto di apprendistato che può essere appetibile per il giovane interessato ad apprendere una professione è dall’altro lato poco appetibile per il datore di lavoro il quale si trova a dover investire in formazione e corsi, mancando a monte la certezza della continuità lavorativa del lavoratore. Nella mentalità del piccolo imprenditore, e dell’imprenditore che si è fatto da se, vige una sorta di tutele dell’esperienza maturata pertanto anche naturalmente è poco predisposto alla condivisione e alla crescita di gruppo. limiti che incidono sulla scelta delle forma di lavoro. La riflessione fatta ad inizio articolo non può non essere evidenziata… le imprese italiane denunciano la difficoltà a reperire la forza lavoro necessaria… viviamo in un mondo dove alcune figure lavorative non hanno più successo e vengono sempre più non considerati lavori adatti a noi italiani. Basta guardarsi intorno nel mentre facciamo una passeggiata e vedremo cantieri edili aperti dove la forza italiana è di gran lunga inferiore rispetto alla forza non italiana. Forse l’elevazione dello stile di vita italiana ha indotto in maniera naturale in ognuno di noi la volontà di espletare lavori considerati consoni al nostro stile di vita. Oggi, periodo di crisi, è opportuna un’adattabilità della domanda e dell’offerta di lavoro utile alla crescita del Paese.

il costo mensile di un dipendente 1 anno

€ 1.400,00 2 anno

€ 1.420,00 3 anno

Apprendistato precendente al Governo Monti

€ 1.510,00 1 anno

€ 1.380,00 2 anno

€ 1.380,00 3 anno

€ 1.380,00 PrimaPagina 21 gen. 2012

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Apprendistato attuale durante il Governo Monti


Abruzzo:

i numeri della crisi di Jessica Pavone

obiettivo è quello di scoprire i dati reali sulla situazione abruzzese, difficoltà occupazionali e prospettive giovanili. PrimaPagina incontra il dott. Luigi Fusco, funzionario di Abruzzo Lavoro. Analizzando i risultati delle ultime indagini Istat, cerchiamo di inquadrare meglio questa precaria situazione, che sembra non portarci da nessuna parte. Il valore della forza lavoro in Abruzzo, nel secondo trimestre del 2011 è di 552.311 persone, mentre il valore dell’occupazione si dimostra più basso, precisamente di 508.913. Gli occupati a tempo indeterminato sono solo 46. 573 mentre gli assunti a tempo determinato sono 107.729. Le rilevazioni riferite all’anno 2010 mostrano che il 61,6% degli occupati sono maschi, mentre il 38,4% sono femmine. Una percentuale che non può non preoccuparci. La difficoltà occupazionale femminile è ciò che avvicina l’Abruzzo, statisticamente parlando, alle regioni del sud. La difficoltà e la precarietà dei contratti spesso e volentieri precludono ai giovani, alle donne in particolare, un’aspettativa di vita serena e volta alla creazione di una famiglia. Per quanto riguarda l’occupazione maschile, invece, la situazione migliora leggermente. Ci soffermiamo sulla spigolosa questione dell’occupazione giovanile. Secondo i dati forniti da Almalaurea, infatti, il 55% dei laureati trova lavoro entro un anno dal raggiungimento del titolo. Di questi solo il 14% trova un lavoro tipico, il 56% trova un lavoro atipico, mentre il 30% rimane disoccupato. Per gli occupati tra i 25 e i 29 anni, aventi un diploma di scuola media superiore, la situazione non cambia, in quanto solo il 15% trova un lavoro tipico, mentre il restante 85% trova un lavoro atipico. Un dato particolare a cui badare è che il 20% degli avviati al lavoro nell’anno 2010 sono stranieri. Esercitando lavori come badanti, collaboratrici domestiche e operai, gli stranieri provenienti dall’Unione Europea ed extracomunitari, si occupano di tutti quei lavori che gli italiani non vogliono più fare. Se a questa tendenza uniamo quella

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ancora più angosciante della completa sfiducia dei giovani verso il mercato del lavoro, la questione diventa fortemente preoccupante. In Abruzzo, per esempio, c’è un 30% di donne sotto i 30 anni che non lavora e non studia. Nullafacenti ci chiediamo? Sembra proprio di sì. Purtroppo l’odierna situazione di crisi non promette rosei tramonti per i ragazzi italiani, ma ciò non significa che questi debbano rimanere ingessati da essa. L’appello che il dott. Fusco rivolge ai giovani abruzzesi è quello di moltiplicare le proprie esperienze e mettersi in gioco, allargando lo spettro delle prospettive con dinamicità e flessibilità. Non ci resta che attendere, quindi, nuove direttive dalle istituzioni, in primis dal Governo Monti, che ha il compito di elaborare la seconda parte di una manovra che non ci carichi solo di tasse e sacrifici, bensì ci guidi verso la ripresa con nuove prospettive occupazionali e formative.

occupati a tempo indeterminato

46. 573 persone (dato al 2 trimestre 2011) o

occupati a tempo determinato

107.729 persone (dato al 2 trimestre 2011) o

55%

45%

il valore dell’occupazione

508.913 persone (dato al 2o trimestre 2011)

SCUOLA: LA REGIONE “ORIENTA” di Mira Carpineta

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dati forniti da Almalaurea, il 55% dei laureati trova lavoro entro un anno dal raggiungimento del titolo

La scelta della scuola è sicuramente un momento importante nella vita dei giovani. Avviene in un età in cui non sempre si hanno le idee chiare su “cosa si vuol fare da grande”. La famiglia svolge un ruolo fondamentale, ma le variabili da considerare sono diverse. Nel nostro territorio, così come nel resto d’Italia, si assiste da anni al fenomeno di una licealizzazione eccessiva rispetto alle scuole di tipo tecnicoprofessionali. Situazione che è da qualche tempo all’attenzione delle istituzioni per interventi mirati. Dalla regione Abruzzo sono partiti due progetti che hanno lo scopo di migliorare il percorso orientativo per la scelta degli studi. Il primo denominato “Azioni di sistema


contro la dispersione scolastica” prevede un finanziamento di 1.650.000 euro per le istituzioni scolastiche che ne facciano richiesta Il secondo progetto denominato “Obiettivo giovani per l’orientamento” è invece espressamente dedicato alle scelte che i ragazzi si trovano ad affrontare dopo le scuole medie. “Molti di quelli che abbandonano o sbagliano la scelta della scuola lo fanno in terza media- sostiene l’assessore regionale Paolo Gatti–. Optare per i licei piuttosto che per scuole tecnico – professionali, senza aver le idee chiare, può rivelarsi un errore e provocare effetti a catena nella vita. E’ importante invece dare voce ad attitudini, talenti e aspirazioni individuali degli studenti per evitare magari la scelta sbagliata anche

dell’università Con questi due progetti, invece– prosegue l’assessore- contiamo di incidere su un orientamento migliore, ridurre il fenomeno della dispersione, e fare in modo che quanti più ragazzi possano fare un percorso di studi che consenta loro un più facile ingresso nel mondo del lavoro”. Ma quanto incidono famiglia e retaggi culturali che definiscono gli status sociali, nelle scelte scolastiche? Una famiglia di avvocati, per esempio, sarebbe più orientata a continuare nella tradizione… “Sicuramente incidono – insiste Gatti -, ma è sbagliato. Sono retaggi, appunto, anacronistici e poco pratici. La famiglia deve essere sì, un supporto, ma dovrebbe tener conto, soprattutto oggi, che la scelta va orientata a ciò che il mercato del lavoro richiede e

paga di più. Non va dimenticato che esistono buoni e cattivi licei, così come scuole tecniche migliori o peggiori. E che questa diversa valutazione è radicata soprattutto al Sud, dove la licealizzazione e poi la laurea sono viste ancora come un ascensore sociale. Bisognerebbe invece essere pratici e lasciar perdere i percorsi di illusione”. L’ultima domanda nasce spontanea, lei che scelta farebbe per suo figlio, liceo o tecnico? “Dipende. Mi auguro che in terza media cominci ad avere un minimo di elementi che gli consenta di fare scelte sue, sicuramente dovrà essere supportato dalla famiglia, ma non ho pregiudizi in questo senso. Se una scuola tecnica è una buona scuola può dare eccellente preparazione e sbocchi professionali molto più agevoli”.

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ABBASSO la liceomania di Mariangela Sansone

“VOGLIO FARE L’ASTRONAUTA…” di Laura Corona

Psicoterapeuta dell’età evolutiva

a grande voglio fare l’astronauta!”. È capitato a molti genitori di sentire queste parole, ma quanto credere in questo ambizioso progetto (perché infondo è difficile, ma non impossibile fare l’astronauta se si hanno le attitudini e la voglia di studiare giuste!) e quanto no? È certo complicato e di grande responsabilità capire quali possono essere le attitudini del proprio figlio e indirizzarlo per il meglio verso una determinata carriera professionale. Come già si dimostra difficile dare un consiglio o un supporto nella delicata scelta del corso di studi superiore che dovrebbe rappresentare il primo passo proprio in quella direzione. Nel nostro sistema scolastico il primo “salto” importante si

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compie intorno ai 14 anni con la scelta della scuola secondaria di secondo grado che contiene già in sé attraverso le varie tipologie di scuole, l’incipit del proprio futuro professionale: area tecnica o professionale, umanistica o scientifica, artistica o altro ancora. Le questioni da prendere in considerazione per fare una scelta oculata della scuola superiore sia da parte dei genitori che da parte dei ragazzi sono comunque tante, cerchiamo di vederne alcune. La scelta della scuola superiore è innanzi tutto, nella gran parte dei casi, la prima volta in cui è chiesto al ragazzo di prendere una decisione importante, per così dire adulta: a questo punto il giovane deve essere in grado di ponderare chi è, cosa vuole, cosa offre e richiede il mondo del lavoro e quindi scegliere. Un compito

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a diversi anni tra gli adolescenti imperversa la liceomania. Sembra quasi che tutti debbano andare al classico o allo scientifico, perché altrimenti nella vita non si è nessuno. Tale propensione rappresenta il frutto di una mentalità vetusta, secondo cui i licei sarebbero scuole élitarie, di serie A, e gli istituti tecnici e professionali scuole minori, rivolte a chi non ha poi tutta questa gran voglia di studiare. È un vecchio pregiudizio, figlio di Leibniz, secondo il quale la cultura deve liberare dal lavoro, denigrando così il lavoro manuale, i laboratori, le officine, le botteghe artigiane, quelle che hanno reso l’Italia il secondo Paese manufatturiero dell’Unione Europea, dopo la Germania. Retaggio di una società che riservava la possibilità di accedere ai licei ai membri delle classi sociali più elevate, che consideravano questo percorso formativo obbligatorio, diretto successivamente agli studi universitari, mentre le classi più basse optavano per gli istituti professionali per l’urgenza di entrare nel mondo del lavoro. Questa concezione è destinata ad essere superata; nell’attuale momento di fortissima crisi occupazionale, che tocca qualsiasi ambito lavorativo, anche quelli


un tempo considerati più prestigiosi, un istituto tecnico o professionale ben fatto, può offrire molte più interessanti opportunità rispetto ad un liceo. Il nostro paese è pieno di piccole e medie imprese sempre alla ricerca di manodopera specializzata, e in alcune zone la domanda di lavoro per queste figure professionali è molto alta, e di conseguenza gli stipendi. Bisogna allora riconoscere valorizzare le diverse forme di intelligenza e le personali attitudini e attribuire pari dignità a tutti gli indirizzi di studio ed a tutte le occupazioni, senza indulgere in quelle semplificazioni vagamente snob che continuano ancora ad essere diffuse perfino nei giudizi di presentazione di alcune scuole medie: i bravi ai licei, i meno bravi ai tecnici, e tutti gli altri ai professionali, a prescindere dagli effettivi talenti ed inclinazioni dei ragazzi. Prima Pagina si è rivolta ai presidi di due istituti d’istruzione superiore teramani, l’IIS “Alessandrini-Marino” e il Liceo Classico “Melchiorre Delfico”. La dirigente scolastica Stefania Nardini, che da due anni guida l’IIS, di cui fanno parte IPSIA, ITIS ed il nuovo Istituto Tecnico Superiore Agroalimentare post-diploma, sottolinea l’importanza degli istituti professionali, che investono concretamente nel capitale umano e

nella formazione dei giovani, ascoltando le richieste del mondo del lavoro; ci ribadisce che le famiglie continuano a preferire i licei, ma tiene a sottolineare che con le scuole tecniche i ragazzi sono preparati ad affrontare un percorso lavorativo, senza per questo compromettere una futura opzione universitaria. Loredana Di Giampaolo, dirigente scolastico del Liceo Ginnasio Melchiorre Delfico, che in passato ha diretto anche istituti tecnici, ci dice che oggi non c’è più la differenziazione tra homo faber e homo sapiens, nelle scuole superiori il biennio è uguale per tutti, nei licei c’è l’applicazione del sapere a lungo termine, mentre negli istituti tecnici e professionali è il fare lo strumento principale di acquisizione del sapere. La formazione, in qualsiasi indirizzo di studio, si basa innanzitutto su un fondamentale insegnamento, indispensabile per affrontare ogni difficoltà del futuro mondo del lavoro: “imparare ad imparare”. Il rispetto e lo sviluppo delle reali attitudini e passioni individuali costituiscono la migliore spinta per assicurare un sereno e proficuo percorso di studi e, in un secondo momento, per dedicare la propria vita ad un’occupazione dalla quale trarre reali soddisfazioni.

piuttosto difficile. Può capitare allora che l’adolescente tema di uscire dalla sua infanzia, dalla stabilità e dall’equilibrio garantite dalla dipendenza dai genitori e può tendere a voler riproporre lo stesso meccanismo dell’infanzia. Ecco allora che può delegare al genitore la scelta della scuola superiore o optare per scelte superficiali come “vado nella scuola dove vanno i miei amici” o “vado in quella scuola perché è la più facile” dimostrando in questo modo, sia di non riuscire a guardare sé e dentro di sè e sia di riproporre una scelta che ha del rassicurante. Il momento della scelta, inoltre, coincide con un’epoca della vita che ha insiti aspetti di criticità: l’ingresso nella pubertà con le trasformazioni somatiche e psicologiche che comporta è un elemento che destabilizza e a volte inconsapevolmente spaventa così l’insicurezza e l’indeterminatezza diventano di casa. Un primo elemento importante è quindi il tener presente che per il ragazzo può essere difficile prendere una decisione ben ponderata in questa fase di vita. L’assistenza dei genitori può essere importante in questi casi, ma non deve avvenire senza tenere presente alcuni elementi. Mamma e papà vogliono sicuramente il meglio per il loro figlio, ma bisogna vedere in cosa consiste questo meglio: la posizione migliore, il futuro più sicuro, la prosecuzione della carriera genitoriale o quello che fa stare meglio il proprio figlio? Purtroppo a volte un genitore può avere in buona fede delle difficoltà nell’indirizzare nel modo giusto: desideri personali, aspettative mancate, paure per il futuro, possono spingere a fare una

Un primo elemento importante è quindi il tener presente che per il ragazzo può essere difficile prendere una decisione ben ponderata in questa fase di vita scelta piuttosto che un’altra. Così non è detto che il figlio dell’avvocato avrà la vocazione per l’avvocatura, anche se questa strada potrebbe sembrare a un genitore, giustamente preoccupato per il futuro (in quanto più consapevole di un ragazzo di 14 anni della realtà del mondo PrimaPagina 21 gen. 2012

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del lavoro), la più facile da percorrere. Purtroppo però un ragazzo indirizzato lungo un percorso che non gli appartiene rischia di incontrare innumerevoli difficoltà e insuccessi negli studi e rischierà anche di interromperli con possibili danni anche sulla sua autostima. Può essere importante allora tenere a mente alcuni criteri nel supportare il proprio figlio nella scelta: 1- ascoltare attentamente il ragazzo ponendosi in atteggiamento aperto cercando di sospendere le preoccupazioni e i desideri personali, 2- osservare con attenzione e cercare di riflettere su quali sono le vere attitudini e passioni del proprio figlio, cosa veramente lo entusiasma e lo rende felice (anche uno sport o un hobby possono essere una fonte di ispirazione) e cercare di pensare insieme a quale professione sarebbe per lui più consona, 3- valutare le reali possibilità di apprendimento e il desiderio di apprendere che non è da dare per scontato e non è uguale in ogni ragazzo, 4-sostenere la scelta del proprio figlio anche se non condivisa in quanto è essenziale che si percepisca il sostegno nella ricerca della propria strada,

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5- proporre le proprie idee come consigli, mai come imposizioni (bisogna ricordare che in adolescenza è molto facile reagire con la massima determinazione alle imposizioni genitoriali), 6- non lasciare il giovane completamente solo nella scelta, è utile che senta che ciò che sta avvenendo è importante anche per i genitori, 7- evitare di decidere in base a informazioni precostituite: “quella scuola è la migliore”, “mio figlio deve fare per forza il liceo” ecc., 8- ricordarsi che quando la scelta diventa estremamente complicata, quando il ragazzo risulta bloccato, spaventato o anche passivo e oltremodo disinteressato, questo può essere il segnale di qualcosa di più profondo che sta accadendo e ci si può rivolgere a uno psicologo per chiarire la natura di tale empasse (in alcune scuole è presente la figura dello psicologo scolastico che in periodi specifici dell’anno fa incontri di orientamento). Scelte fatte non tenendo conto di questi elementi possono creare insoddisfazione, scarso impegno e scarso interesse negli studenti o anche, alle volte, una saturazione di percorsi di studi e poi professioni, per così dire “nobili”,

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ma non collegate con la realtà sia perché non attinenti alle caratteristiche di un determinato giovane, sia non necessarie nel mercato. Infine bisogna sottolineare che la scuola va concepita non solo come sede dell’acquisizione di conoscenze, ma anche come luogo di vita e di formazione personale, come occasione di incontri con adulti diversi dai genitori che proporranno modelli di identificazione molteplici e come possibilità di realizzazione di aspetti personali e sociali tutti nuovi (i primi impegni sociali, le prime scelte politiche, la molteplicità di relazioni, ecc). La scuola infatti è anche il tragitto tra casa e scuola, sono gli incontri, le attività, le gite, le ricreazioni, le assemblee cioè tutta quell’area di transizione indispensabile per la crescita verso la vita adulta che è essenziale che ogni ragazzo possa vivere con serenità. Un aspetto della scuole che non è solo acquisizione di conoscenze teoriche, ma la possibilità di tutte quelle esperienze formative essenziali che ruotano intorno alla scuola e che ognuno di noi ricorda con estrema nostalgia.


Seguire I PROPRI SOGNI di Massimiliano Tassoni

l nuovo Governo tecnico guidato dal Presidente del Consiglio Monti ha predisposto una serie di cambiamenti che inevitabilmente riguarderanno ogni singolo italiano. In particolare, si deciderà il destino di molti giovani, speranzosi in un posto di lavoro. Ne abbiamo sentiti alcuni a Teramo e in provincia. Silvia – 28 anni Cosa pensi della manovra economica? Ritengo che la manovra sia decisamente iniqua: gli emendamenti varati avranno una notevole ricaduta sulle famiglie. La manovra Monti si può definire una bella stangata se si considera la reintroduzione di nuove e numerose tasse; su questa certezza mi sovviene una domanda: “è mai possibile che non si riesca a colpire in maniera decisa i capitalisti e si debba far gravare il peso delle manovre solo sui ceti medio-bassi?” Vedi opportunità per i giovani? Se sì, in quali settori? La precarietà di lavoro e di vita dei giovani penso costituisca l’emergenza sociale maggiore del nostro Paese. Non credo ci siano dei settori dove prevalga la domanda di impiego poiché ognuno di essi, allo stato attuale delle cose, è caratterizzato dall’instabilità contrattuale che non è sinonimo di futuro certo per i giovani. Quali e quante proposte faresti al governo tecnico italiano per cercare di migliorare il mondo giovanile? Proporrei per garantire più stabilità tra i giovani, contratti ma anche politiche di sostegno al reddito per chi un lavoro non ce l’ha! Bisogna agire attraverso leggi “corrette” sul sistema, su quei processi economici e di scelte (o mancate scelte) politiche che hanno condotto a questo grado di precarietà. Ritengo che sia inoltre fondamentale migliorare il collegamento tra università ed impresa, affinché possano nascere delle figure professionali all’altezza delle difficili sfide competitive del momento. Attualmente lavori? Si, con contratto a tempo indeterminato. Un consiglio ad un tuo coetaneo in cerca di occupazione. La grave crisi economica che sta caratterizzando l’epoca in cui viviamo, mi fa pensare che sia abbastanza anacronistico parlare di opportunità per i giovani; comunque allo stesso tempo, consiglierei ad un mio coetaneo di seguire le proprie aspirazioni, di dedicarsi con impegno allo studio e alla formazione. Franco- 25 anni Ci sono maggiori chances all’estero rispetto al nostro Paese? Ritengo che le maggiori opportunità verranno dall’Oriente. La globalizzazione ha messo in crisi l’identità del nostro paese? Non ritengo corretto associare il concetto “globalizzazione” alla parola “crisi”, ma la globalizzazione può aver messo in crisi l’identità del nostro paese nel momento in cui lo Stato, con le sue leggi, non è stato in grado di veicolare politiche di regolamentazione concorrenziale dei mercati e di rendere la globalizzazione proporzionata e legittima. I nuovi media sostengono i giovani nella ricerca di un’occupazione, oppure ci si complica solamente la vita? I nuovi media possono risultare un prezioso strumento a disposizione dei giovani che intendono ricercare un impiego. Loris – 28 anni Il tuo pensiero sul nuovo governo tecnico. E’ un governo che non è stato eletto dal popolo, quindi non dovrebbe avere la possibilità di fare riforme, come quelle che hanno fatto, appena entrati in carriera. Bonus per l’assunzione di giovani e donne: le imprese potranno dedurre 10.600 euro per ogni donna e giovane sotto i 35 anni assunto a tempo indeterminato. PrimaPagina 21 gen. 2012

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Lo sconto sale a 15.200 nelle regioni del Sud. Pensi possano essere d’aiuto per la crescita? I soldi dovrebbero essere accreditati direttamente ai lavoratori per evitare clientelismi e/o truffe di vario tipo. Laura- 27 anni Quali e quanti suggerimenti alla nuova politica di Monti? La politica del liberista Mario Monti è la stessa politica attuata in America dove è iniziata la crisi tramite le banche, quindi gli suggerirei di capire dagli sbagli fatti per farne di meno, così da aiutare meglio il popolo a superare la crisi in modo più veloce e indolore possibile. Pensi che per entrare nel mondo del lavoro sia necessario avere un titolo di studio? No, sicuramente no, forse oggi è una discriminante. In alcuni ambiti lavorativi infatti può essere un problema Internet, radio o televisione: quale “strumento” ritieni più idoneo per far avvicinare i giovani al mondo del lavoro? Tutti e tre se ben utilizzati, cioè con lo scopo di aiutare la gente a trovare e a capire che lavoro gli piace sarà sicuramente un buon canale di comunicazione Marta, 26 anni Secondo te, un giovane ha poche opportunità di crescita in Italia? Sicuramente è difficile, ma non impossibile Sei preoccupata per il tuo futuro? La mia preoccupazione è in relazione alla crisi che sta massacrando gli stati occidentali, c’è la necessità di superarla per far riprendere le assunzioni e quindi ridare speranza alla gente.

GENERAZIONE

dei tre niente di Matteo Lupi

iamo la generazione dei tre niente - spiega Stefano, cameriere ventiseienne, citando Michael Douglas nel sequel del film Wall Street –: niente lavoro, niente reddito, niente futuro. In gioco c’è la pelle nostra, quella dei giovani di tutte le età che si ritrovano a crescere nell’incertezza. Non credo che i provvedimenti presi possano sanare una ferita così grande”, si lamenta. E la sensazione generale è proprio quella di una forte disillusione, di chi sa di dover rimboccarsi le maniche, pur avendo mille ostacoli da superare. E’ quello che dice Paolo, studente presso la Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio dell’Aquila, di ventidue anni, per il quale “le prospettive di lavoro non sono altro che sogni che potrebbero diventare realtà. La musica non è un lavoro ufficiale al di fuori della professione di insegnante privato o di Conservatorio, ne consegue che la carriera in questo campo è data più dal lavoro trovato autonomamente - concerti con gruppi vari - che dallo studio in sé

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per sé. Per la musica in Italia siamo ancora indietro”. Della stessa opinione è Arianna, commessa ventiseienne, che descrive lucidamente la situazione: “Ho notato che per i giovani è sempre più difficile realizzare ciò per cui hanno studiato o per cui si sentono portati. Quando si presentano ai colloqui di lavoro, se sono laureati si sentono rispondere che non hanno esperienza e che ‘costano’ troppo, se hanno esperienza, ma non un titolo, sono scartati a priori. Si ritrovano quindi a doversi accontentare di quel poco che trovano”. A concludere il discorso si pone Ignazio, studente al quarto anno di Medicina, che intende chiarire come “le prospettive al momento non sono di certo delle più rosee, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. La possibilità di essere licenziati di punto in bianco e i contratti a tempo determinato sono punti molto tristi del panorama lavorativo, che interessano tutti quelli che vengono definiti ‘esuberi’ o ‘precari’ di tutte le età. Noi giovani abbiamo tanta voglia di fare, ma spesso ci viene impedito!”

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Soli e preoccupati di Adele Di Feliciantonio

ue parole semplicissime come “lavoro” e “futuro”, che per antonomasia rappresentano l’inizio della realizzazione personale e professionale di qualsiasi essere umano, sono diventate, in tempo di crisi, un’ossessione. Se “speranza” e “sogni” sono stati sostituiti da “angoscia” e “tedio” ci ritroviamo sempre più davanti a una generazione che rimpiange i bei tempi che non ha mai vissuto e che si chiude sempre più in sé stessa e nella sua eterna insoddisfazione dettata dalla precarietà dilagante. Tutto è incerto, si sopravvive alla giunga selvaggia della disoccupazione e si fanno i conti con un avvenire che ci porta sempre più verso la solitudine. A questo proposito abbiamo chiesto ad alcuni giovani cosa ne pensano a riguardo. Ogni giorno si parla di spread, crisi, disoccupazione, tagli, recessione, congiuntura sfavorevole, default, tutti elementi che non fanno presagire

niente di buono. Come vede e soprattutto vive un giovane questa situazione? Massimo 30 anni – musicista – “Un giovane si trova disorientato e preoccupato per il futuro, complice la crisi e la congiuntura negativa che stiamo attraversando”. Giulia 27 anni – studentessa – “Un ragazzo, oggi, si sente depresso e deluso e come non dargli torto. E’ la categoria che più sta pagando per la situazione attuale.” Walter 32 anni - impiego part-time a tempo determinato – “Mi sento sempre più strano...a tratti pessimista a tratti fiducioso… Ciò che più tormenta i ragazzi è la mancanza di lavoro, la precarietà, i contratti svantaggiosi, la disoccupazione crescente. Come affrontare e come sopravvivere a questo momento? Massimo: “L’impegno è sempre la chiave di tutto: il profondere le proprie energie per trovare lavoro e più in generale per realizzarsi è fondamentale. E’ sicuramente difficoltoso trovare un impiego, ma alla lunga

la caparbietà paga sempre. Diciamo le cose come stanno, molti giovani piangono miseria ma non provano neanche a cercare una sistemazione; questo a prescindere dalla crisi non è un atteggiamento costruttivo”. Giulia: “Bisogna reinventarsi ogni giorno, cercare di arrangiarsi e soprattutto fare molte rinunce, aspettando tempi migliori, se mai arriveranno…” Walter: “Si sopravvive vivendo giorno per giorno, senza fare progetti o aspettarsi nulla; di conseguenza sto affrontando questo momento cercando di non dimostrarmi pauroso, ma tirando fuori una carica che talvolta sorprende anche me…” Come ci si sente a non poter esprimere le proprie idee e potenzialità, a non poter progettare il proprio avvenire e a dipendere ancora dalla famiglia? Massimo: “Con l’avanzare dell’età anagrafica il dipendere dalla propria famiglia diventa motivo di frustrazione, anche se purtroppo a volte si rende necessario. Anche qui l’impegno ad uscire da una situazione di questo tipo può migliorare l’autostima.”

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Giulia: “Ci si sente inutili, un peso, anche se non è così. Avere 30anni senza una propria indipendenza è frustante e si ripercuote in negativo su tutti gli aspetti della vita.” Walter: “Ci si sente arrabbiati. Cerco di provvedere a me stesso e detesto chiedere ai miei genitori. Purtroppo quando non ce la faccio il loro aiuto è indispensabile!” I giovani si sentono sempre più demotivati e penalizzati…hanno paura del domani…si può superare questa empasse e tornare ad essere ottimisti? Massimo: “Non può piovere per sempre!” Giulia: “Si deve essere ottimisti ogni giorno. La possibilità che qualcosa può cambiare ci spinge a lottare!” Walter: “Essere demotivati è la conseguenza naturale di ciò che sta accadendo, ma non sopporto l’inerzia e il piangersi addosso tipico dei miei coetanei…bisogna rimboccarsi le maniche e farsi sentire. Lamentarsi non serve, agire sì!” Cosa sarebbe disposto a fare per ottenere un lavoro e quanto sta lottando per affermarsi e realizzarsi? Massimo: “Ho fatto tutto ciò che potevo,

sempre, e devo ritenermi fortunato di aver potuto fare ciò che amo, cioè vivere di musica. Ogni mio giorno è volto al miglioramento professionale, artistico e umano al contempo. Lotto continuamente per potermi ritagliare uno spazio degno, e promuovere la mia attività: ciò aumenta anche la mia autostima e mi aiuta ad andare avanti con coraggio.” Giulia: “Sarei disposta a continuare ciò che sto facendo, studiando molto a costo di troppi sacrifici, sperando che un giorno sarò ripagata…” Walter: “Un impiego, seppur non molto remunerativo, ce l’ho.Vorrei più di tutto che diventasse sicuro, stabile. Per realizzarmi? Ho accettato un impiego che non era nei miei desideri, ma la gavetta l’hanno fatta tutti e di questi tempi snobbare un lavoro non mi sembra opportuno e nemmeno intelligente!” Il mercato del lavoro è impervio e selettivo, di difficile accesso e spesso anche un po’ ingiusto. Sono necessari interventi ? Massimo: “E’ ben noto che viviamo in un paese dove la meritocrazia è ben poco

considerata: un intervento sarebbe necessario ed auspicabile, ma andrebbe fatto sulla mentalità italiana che ha portato a questo, il che non è e non sarà facile.” Giulia: “L’unico intervento da attuare è quello di valutare le persone solo in base al merito e non più in base alla conoscenza e ancor più grave al do ut des. In questo modo si formano caste e chi non è sponsorizzato rimane sempre indietro.” Walter: “Credo poco a questi interventi; le modalità di accesso al mondo del lavoro sono ormai consolidate e nulla si farà mai.Troppi interessi coinvolti. Ciò che mi auguro è che il mercato stesso comprenda che inserendo persone capaci ci può solo guadagnare in termini di efficienza ed efficacia.” Cosa aspettarsi dal futuro? Massimo: “Mi aspetto che prima o poi la situazione migliori: dopotutto la vita è una ruota, e alla fine il giro ricomincia sempre.” Giulia: “Mi aspetto che alcuno si ricordi di noi…così anch’io posso costruirmi una famiglia.” Walter: “Intanto spero che mi riconfermino al lavoro e poi chissà...di doman non v’è certezza…”

CONFESERCENTI:

“professionalità ANTI-CRISI” di Ivan Di Nino

l mondo del lavoro visto da chi lo crea e lo dà. Adesso, però, non ce n’è più neanche per loro. E’ un quadro abbastanza complicato se non desolante quello che viene fuori dalla Confesercenti di Teramo. L’avv. Mauro Carnovale, legale della Confederazione, accetta con sincerità la situazione: “Basta vedere il grosso turn-over che c’è di negozi che aprono e chiudono in continuazione per capire che il momento è difficile. Poi c’è anche l’esercente che ci prova finché non trova un’idea che gli permetta di sfondare”. Ora, però, si hanno pochi soldi da investire e tentare è rischioso. Chi chiude battenti poi cosa fa? “Spesso si butta nella somministrazione: bar, ristoranti, trattorie che grazie alle recenti liberalizzazioni danno la possibilità di essere aperti con meno burocrazia”. Si è inoltre notato come di questo continuo aprire e chiudere attività non facciano eccezione nemmeno gli esercizi siti nei centri commerciali, le nuove “ chiese laiche della domenica”. “E’ vero, ma lì c’è un elemento costante che non calerà mai assieme all’afflusso di persone:

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l’affitto elevato. La gente va, passa, ma non tutti acquistano, sicché solo chi ha un brand elevato riesce a stare al passo”. I commercianti dei centri storici, non solo teramani, sembra non trovino pace: quando si apre al traffico si lamentano perché le famiglie con i passeggini devono respirare troppo inquinamento delle auto, quando si chiude si lamentano degli orari di carico e scarico e dei parcheggi. Come si trova la soluzione? Ancora una volta l’avv. Carnovale è sincero: “Non esiste una soluzione che accontenti tutti, specialmente in momenti di crisi”. Gli esercenti sono considerati lavoratori autonomi a tutti gli effetti e non hanno una “rete” di ammortizzatori sociali che li sostenga. Questo è un altro problema che si somma a quelli già esistenti. Può inoltre avvenire che qualche persona in malafede sfrutti momenti come questo di grande difficoltà per non pagare, utilizzando anche lo strumento di una giustizia lenta ed incerta? “Sicuramente i tribunali italiani sono un affare per i cattivi pagatori; oggi anche riscuotere i crediti tra professionisti diventa arduo. Basti vedere la continua crescita di fallimenti ed

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Non esiste una soluzione che accontenti tutti, specialmente in momenti di crisi esecuzioni immobiliari degli ultimi tempi”. E’ evidente come non sempre i commercianti teramani siano stati gentili in passato con i clienti, a volte visti quasi come un “disturbo” della loro quiete; negli ultimi tempi sembra un po’ che l’atteggiamento sia cambiato. Colpa della crisi? “Sicuramente la maggiore attenzione è dovuta in parte al fatto che non si vende. Se entra qualcuno è bene che non esca prima di aver comprato. In questi casi è ovvio che la professionalità del venditore, ma anche la fidelizzazione del cliente, che di certo non avviene con un solo acquisto, giocano un ruolo fondamentale”.


“Dietro una scrivania non ci si stanca…” di N. Viandi

ue quarantenni a confronto. Due lavoratori autonomi, uno obtorto collo, l’altro per scelta. Daniele Marozzi è un idraulico. Esercita il suo mestiere da quando l’azienda in cui lavorava ha chiuso i battenti nel 2003. “Produceva suole in poliuretano, una bellissima impresa, poi ha cessato l’attività quasi dalla sera alla mattina…Un vero peccato”. Da operaio si è riciclato nell’arte che aveva imparato da ragazzo. Non rimette solo guaine ed incastra tubi, fa anche impianti di aria condizionata ed industriali ed ha una visione tutta sua del valore del lavoro: “Non è giusto che un luminare della medicina guadagni più di me, perché se ha studiato lo si deve anche alle mie tasse! A volte per una visita si prendono 300 euro. Esagerati.” Daniele ha un bambino ancora piccolo. Gl’insegneresti il mestiere? Risponde un po’ tra il piccato ed il perplesso: “Se vuole…”. Per una sana

legge del contrappasso, padri con lavori manuali preferiscono figli che esercitino le loro potenzialità in opere intellettuali e viceversa. Riesci ad arrivare a fine mese in tranquillità? “A volte il difficile sta nel farsi pagare dai clienti; i fornitori devi soddisfarli, la banca insiste che devi‘rientrare’ e s’innesta un circolo vizioso cui far fronte”. Il caso di Federico, elettricista di Mosciano, è un po’ diverso. Lui è andato via dalla ditta in cui lavorava non perché questa sia fallita o in decozione -tant’è che opera ancorama perché non andava d’accordo col presidente del consiglio d’amministrazione: “Ormai sono passati quindici anni… litigammoed io me ne andai senza colpo ferire. Successivamente facemmo pace e lui mi disse: ‘Posso chiamarti se succede qualcosa?’ Assolutamente no, gli risposi, altrimenti andiamo daccapo!”. Anche per lui il lavoro non manca, è meno ‘solitario’ di Daniele ed è sempre seguito da un fedele collaboratore. Insegneresti il mestiere ad un ragazzo? “Non se ne trovano ed ammesso che volessi farlo con la mia prole…ho due figlie femmine! Non ce le vedo ad armeggiare con i fili elettrici”. Cosa diresti ai giovani che non vogliono fare mestieri manuali? “Che…fanno bene! Tutto il giorno sopra le scale o in ginocchio, avanti e indietro tra case, fornitori, fabbriche. Con un lavoro ‘da scrivania’ ci si stanca di meno”. E’ proprio vero, la legge del contrappasso colpisce ancora. PrimaPagina 21 gen. 2012

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Memorie di Andrea

SARTO E PROIETTORE DI FILM di N. Viandi

orride soddisfatto mostrando il suo Premio Di Venanzo, ma si schermisce anche un po’: “Mi hanno detto che è importante, ma io non lo so…”. La motivazione recita: “Ad Andrea Di Giannatale, che negli anni ’50 portò il cinema nelle splendide contrade abruzzesi- 25 ottobre 2003”. A consegnare l’ambita targa Valeria Marini. In sala anche Marina Suma. Come sono? “Belle, belle!” La vita di Andrea, classe 1923, quasi novant’anni molto ben portati, è un florilegio di esperienze: il suo antico mestiere è sempre stato quello di sarto, cominciato in tenera età: “Da quando avevo 14 anni cominciai ad andare a bottega per imparare”. Teramano di Forcella, durante la guerra si è guadagnato anche la simpatia dei tedeschi: “Ci mandavano a dissodare terreni per fare le strade dove dovevano passare i camion dei nazisti ed io mi sono salvato come sarto di compagnia; un maresciallo mi fece un salvacondotto scritto grazie al quale ero esentato dai lavori di bassa manovalanza”. Appena dopo la guerra si sposa con Maria Giuseppa,“una regina” che le è stata portata via da un cancro; qui la voce di Andrea si fa un filo ed abbassa anche gli occhi : “Già sono difficili le cure adesso, immaginati più di trent’anni fa…”. Tre figli, cinque nipoti di cui è orgoglioso. “Ho fatto tantissimi sacrifici, non tornavo a casa neanche per mangiare”, dice. Tra il 1954 ed il 1958 s’ingegna “per arrotondare” e il sabato sera con la sua Lambretta porta il cinema a Forcella, Campli e altre zone della provincia. “Io guidavo, dietro di me il bigliettaio della società autori (l’attuale SIAE, nd’a) con un lenzuolo che faceva da schermo, un proiettore, il generatore di corrente e un altoparlante. Il tipo di film era di ogni genere e serviva ad allietare le persone prima della domenica, quando sarebbe arrivata la banda in paese: westerns, romantici, di ogni tipo. Compravamo le bobine dalla MGM che aveva gli uffici ad Ancona, oppure dalla San Paolo a Pescara, perché costavano meno! Gli affari andavano bene: ho comprato la 500, dopo la 600, poi è arrivata la tv e m’ha gabbato…” Tanti gli aneddoti: “Una sera ero a Miano e c’erano i carabinieri che stavano smistando pellegrini che scendevano da un pullman di ritorno da un santuario; mi videro e mi chiesero la licenza, ma io non l’avevo! Mi diffidarono, nel frattempo chiesi i permessi, ma lì non ci sono andato più; invece a Cermignano mi lasciavano fare… facevo entrare la Benemerita senza pagare il biglietto!” Sarto, proiettore di films, suonatore di clarinetto nella banda di Forcella: a tal proposito un’altra targa, rilasciatagli dalla banda stessa in occasione dei 200 anni dalla fondazione della medesima: “Al nostro musicista Andrea per aver fatto la storia con i suoi 73 anni di instancabile attività sempre presente in questo concerto, grazie- 6 agosto 2010”. Quasi cent’anni pieni d’impegno e di lavoro, altro che la vita presa di striscio dei giovani: l’attività sartoriale è ancora viva? “Se ne trovano pochi, pochissimi, la maggior parte donne, ma il taglio di un vestito da uomo è chiaramente diverso da un tailleur, non tutte sono all’altezza del compito…” E’ chiaro che la società pioneristica di cui Andrea ha fatto parte è ormai morta e sepolta. Oggi sarebbe impensabile intraprendere certe attività. Ci sono ragazzi e ragazze che vogliono imparare il mestiere? “N’po’ poc…” e ride composto “Oggi studiano tutti e non amano le attività manuali; eppure c’è ancora tanto da lavorare!”

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Anno nuovo: 2012 o 2018 dell’era cristiana? di Prof. Michele Ciliberti dirigente scolastico

l 25 dicembre si è celebrato il genetliaco di Gesù, figlio di Giuseppe e di Maria. Le notizie che i vangeli danno dei genitori di Gesù sono poche e legate a fatti più salienti che riguardano la vita e la missione del loro unigenito. Anche le citazioni o i riferimenti storici sono troppo generici e, a volte, ambigui, nel senso che generano interpretazioni diverse. Si prenda ad es. la descrizione della nascita di Gesù come riferita dall’evangelista Luca e della fuga in Egitto, riportata da Matteo. Il primo parla di un “decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria” Questo riferimento ha fatto scatenare le più azzardate ipotesi di storici e agiografi, in quanto da fonti storiche sicure risulta che Quirinio fu governatore della Siria tra il 6 e il 7 d. C. e che in questo periodo fu indetto da Augusto un censimento universale che non può avere a che fare con quello citato da Luca. L’8 a. C. sicuramente Augusto indisse un censimento che riguardava però solo i cittadini romani (census populi romani) e quindi non può essere quello di Luca, poiché Giuseppe, sposo di Maria, non era cittadino romano. Altra ipotesi è che Quirinio abbia eseguito un censimento

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nel 6/7 a. C. non come governatore ma come censitor (incaricato di censimento) mentre Saturnino era governatore della Siria; oppure che Quirinio ebbe un primo mandato, come governatore della Siria, nel 6/7 a. C. in sostituzione dello stesso Saturnino. Un’altra congettura molto affascinante, invece, è data dalla interpretazione del testo lucano ove per “prote apographé” non s’intende

il prof. Shemarjahu Talmon, dai rotoli di Qumran è riuscito a calcolare che Gesù è nato proprio il 25 dicembre del 6. a. C. “primo censimento”, ma “precedente censimento” di quando Quirinio era governatore della Siria. Essendo di sicuro Quirinio governatore della Siria nel 6/7 d. C. e succedendosi i censimenti, come ampiamente documentato da diverse fonti, ogni 14 anni, allora si ha che nel 6/7 a. C. ci fu un censimento, forse provinciale, in

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Giudea. Stando a Matteo la nascita di Gesù avvenne sotto Erode il Grande che, beffato dai Magi, indisse la strage dei bambini fino a 2 anni. Erode indubbiamente è morto nel 4 a. C., e se ordinò l’uccisione dei bambini fino a 2 anni, evidentemente sospettava che Gesù avesse tale età, pertanto non può che essere nato nel 6 a. C. In un articolo diVittorio Messori, comparso sul Corriere della sera il 9/7/2003, si afferma che il prof. Shemarjahu Talmon, dell’università ebraica di Gerusalemme, dai rotoli di Qumran è riuscito a calcolare che Gesù è nato proprio il 25 dicembre del 6. a. C. Partendo dall’annunciazione a Maria (25 marzo) si ha che Elisabetta, sua cugina, era incinta di 6 mesi; l’angelo aveva già annunciato a Zaccaria, di turno al servizio nel tempio (Luca v. 1.5) e marito di Elisabetta, che sua moglie avrebbe concepito un bambino. Stando tutto ciò, il prof. Talmon ha calcolato che Zaccaria, della famiglia degli Abia, prestava servizio presso il tempio alla fine di settembre del 7 a. C. Ora tutto torna. Non resta che augurare a tutti un buon 2018; numerologicamente è 11 e rappresenta una doppia valenza: l’inizio di un nuovo ciclo dopo la conclusione del primo e l’opera incompleta o perfezione non raggiunta.


Montorio al V.: vista aerea

ELOGIO

DELLA LENTEZZA

A Montorio sala civica di Piazza Orsini prima edizione de: “L’arte della Quotidianità” di Mariangela Sansone

a mostra in tre giorni fortemente voluta, curata e organizzata da Carla Rovere e Giada Vasanella, ha voluto dare una risposta ai mali del nostro tempo: depressione, ansia da prestazione, generati da una società che va veloce, in continua e frenetica evoluzione, e che fa dimenticare il piacere di assaporare il gusto della lentezza, tanto decantato da Milan Kundera. Fermarsi, anche solo per un momento, per godere delle proprie passioni, ni,, e dare voce alla propria animaa è un bisogno o recondito del nostro spirito che va assecondato per farci vivere meglio;; questo è stato o il messaggio o p o r t a t o avanti da L ’ a r t e d della Quotidianità: considerare l’espressione artistica, in tutte le sue forme, libera espressione dell’inconscio, parte della vita di tutti i giorni, luogo di libero sfogo delle proprie passioni, attraverso le forme comunicative più disparate, usando linguaggi in continua evoluzione. “L’idea è nata da una constatazione sulla società contemporanea - spiega l’architetto Giada Vasanella -. Uno dei profondi mali di oggi è la fretta, l’impossibilità psicologica

di rispettare i propri ritmi. Ciò ha portato a nuove terribili patologie, quali depressione ed ansia. Alcuni, facendo tesoro della saggezza di chi ci ha preceduto, e liberando il proprio istinto, hanno capito che tale stato di stress può essere prevenuto o curato senza psicofarmaci: un lavoro che unisce il proprio senso artistico all’attività manuale, espletato soprattutto con materiali naturali, fa sì che ognuno possa riappropriarsi del proprio tempo, gratificare la propria anima e, perché no, trovare magari un ulteriore u ppiccolo rimedio problemi aai economici della e nostra società in crisi”. Hanno esposto le loro opere Stefania Gentilucci, assistente dentista, Marco Pace, insegnante, Sira Ricci,i dottoressa Si Ri in legge, Cinzia Iezzi, architetto, Annamaria Sciarra, casalinga, e Giada Vasanella, bioarchitetto; persone che vivono l’arte nella vita di tutti i giorni, una passione, un’espressione del proprio essere che rende la quotidianità più serena e meno grigia. L’arte applicata alla quotidianità, dunque, da utilizzare come panacea, per supplire ai tempi grami della società odierna ma anche per rischiarare qualche ombra dell’anima. PrimaPagina 21 gen. 2012

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foto G. Michini: l’atrio dello stabile

Teramo che fu:

il vecchio Tribunale foto G. Michini: l’esterno

di Giuseppina Michini

ia Delfico e la mole forte di palazzi ottocenteschi: ognuno di essi si serve di vari toni del linguaggio architettonico per imporre magnificenza e potere. In particolare, l’edificio imponente del vecchio Tribunale, oggi sede del Museo Civico Archeologico “F. Savini”, prima di diventare casa delle Muse, venne impegnato in molteplici declinazioni d’uso. La chiave dell’arco del portale di ingresso dell’ex palazzo di giustizia riporta la data 1879. Sulla facciata divisa in tre piani si dispongono ordini di finestre. L’attenzione è catturata dalla serliana centrale che sormonta il portale. Il lato breve del complesso corre lungo via dell’Arco per unirsi con lo spazio sul retro: il Largo San Carlo. Viene regalata ulteriore visuale all’edifico che irrompe in mezzo alle fitte trame stradali. La struttura, che inizialmente era un convento dedicato a San Giovanni divenne

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foto G. Michini: ex corte d’assise

in seguito Orfanotrofio San Carlo e successivamente Palazzo di Giustizia. Nel 1845, effettuata la richiesta del prefetto Spaccaforno, dopo l’approvazione del Re di Napoli, Ferdinando II, le suore della Carità vennero a dirigere l’Orfanotrofio. Il rigore avvolgente del bianco candido dell’interno sale attraverso le linee rette fino a disciogliersi negli archi di luce del soffitto voltato. L’ambiente allieta chiunque acceda nell’atrio. I due accessi che fiancheggiano il cortile invitano a salire ai piani superiori. Dopo aver superato la scalinata si scopre la sala San Carlo prospera di tappezzerie rosso rubino e di decori. Divenne Corte d’Assise alla fine dell’Ottocento. Oggi è fruibile come auditorium. Vivere la città ci permette di cogliere la storia dell’intricato rapporto tra il tempo e l’uomo. Speriamo di saper conservare tali esempi di bellezza artistica.

Oggi è fruibile come auditorium. Vivere la città ci permette di cogliere la storia dell’intricato rapporto tra il tempo e l’uomo foto G. Michini: scalinata interna

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Stefano Bollani al pianoforte

Teatro Valle occupato A ROMA, SERATA FRIZZANTE IN COMPAGNIA DI STEFANO BOLLANI, PARLANDO DI CULTURA E PROSPETTIVE ARTISTICHE IN ITALIA di Vincenzo Lisciani Petrini

a prima domanda al Valleoccupato l’ha posta lui, Stefano Bollani: “Come avete fatto, anzi come fate a stare ancora qui, a continuare questa occupazione?” La risposta degli occupanti: “Abbiamo delle idee, siamo qui non per distruggere qualcosa, ma per costruire.” È vero che, almeno inizialmente, tutto aveva una parziale coloritura politica anti-berlusconiana al punto che si credeva, una volta tramontato il Cavaliere, non più necessario proseguire questo gesto simbolico di occupare un teatro della capitale. E invece si continua, tra mille difficoltà, ma si continua. Per l’occasione, ricorrendo i sei mesi di occupazione, Bollani (Facinoroso-Bollani, come il gruppo

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musica del Valle-occupato l’ha chiamato a inizio serata) è stato non tanto pianista, ma relatore intervistato da Fulvio Molena ed il nostro compositore teramano Enrico Melozzi, da tempo stabile a Roma. Bollani ha raccontato l’esperienza del fare musica in Italia e delle sue difficoltà. Lazzi, battute, improvvisate alla sua maniera… ma il pubblico ha potuto riflettere su molte cose. In primis? Sembrerebbe banale, ma non lo è: la responsabilità dell’applauso, ovvero del feedback da dare agli artisti che si esibiscono. Semplicissimo messaggio: se piace, applaudite; se non piace, non applaudite. Secondo gusto e coscienza. Ha detto Bollani: “Bellissima questa campagna sull’applauso responsabile. Una volta le persone almeno fischiavano se

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qualcosa non piaceva. Oggi si applaude sempre: si applaude per dire che uno spettacolo piace e si applaude per dire che uno spettacolo non piace. Non c’è differenza.” Poi l’argomento spinosissimo dell’istruzione musicale in Italia introdotto dai responsabili del gruppo musica, Enrico Melozzi, appunto, e la cantante Camilla Poidomani. Domande direttissime: “Perché è così difficile far fruire la musica classica? Perché non si cerca di educare il pubblico a una maggiore comprensione? Perché la formazione musicale rischia di fare più danno che altro sui ragazzi?” Risponde Bollani:“Sono tanti i generi musicali, ognuno con una sua funzione. Bisogna saperlo e rispettare questa diversità senza appiattire nulla ma evidenziando le distinzioni. Il


Stefano Bollani sul palco del teatro

pubblico, almeno in Italia, è un pubblico che al 90% non fa l’esperienza di suonare. La musica è bella non solo da ascoltare, ma soprattutto da fare insieme. Non riusciamo a creare una classe di dilettanti. Da altre parti del mondo è diverso: persone che fanno altre professioni (avvocati, muratori, operai, medici), ma che la sera si riuniscono con altri e suonano. Questo manca. Sull’argomento conservatorio direi che sono tante cose che purtroppo non vanno.

Si dà un’inquadratura molto parziale della musica: il solfeggio, ad esempio, preposto alla musica sarebbe come insegnare un bambino a leggere e scrivere prima che a parlare. Altro problema è l’assenteismo di molti insegnanti, che spesso abbandonano gli allievi a loro stessi. Mi è capitata però anche qualche esperienza molto positiva in questo senso e cito il Conservatorio di Trieste: ambiente splendido, dove si può parlare di musica anche con il Direttore,

cosa tutt’altro che scontata!” La serata prosegue, Bollani si siede al pianoforte per suonare bossa nova e vecchie canzoni italiane. Attraverso alcune clip si ricordano le figure di Giorgio Gaber e Frank Zappa. Artisti profondamenti liberi che hanno creduto nei cambiamenti. Nella festa conclusiva della serata a tutti veniva in mente una domanda: un teatro “occupato” fa respirare al pubblico aria di libertà e di vera condivisione.

Oggi si applaude sempre: si applaude per dire che uno spettacolo piace e si applaude per dire che uno spettacolo non piace. Non c’è differenza PrimaPagina 21 gen. 2012

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ribalta

MALOMA ROCK La band teramana si racconta a 12 anni dagli esordi di Vincenzo Lisciani Petrini

Maloma, rock band teramana, è ormai un nome conosciuto in tutto l’Abruzzo e non solo. Le radici di questo progetto dove affondano? Il progetto Maloma nasce 10 anni fa dall’unione di tre diciottenni con la comune passione per la musica d’oltremanica: MAtteoLOrenzo-MAttia. Era il periodo del brit-pop segnato da album importanti come “What’s the story morning glory “ degli OASIS o “Blur” degli omonimi BLUR che suscitarono in noi un forte interesse e la voglia di emularli. Inizialmente provavamo in una cantina, per poi esibirci in piccole feste private o nelle assemblee d’istituto. Avendo ricevuto molti consensi, con un nuovo elemento alla chitarra, cominciammo a cercare serate nei locali abruzzesi. La nostra carriera musicale iniziò ufficialmente nel febbraio del 1999 con il primo vero live presso l’Irish pub di Pescara. Non fu affatto un successone. Gli inizi sono spesso difficili anche per

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le scelte di repertorio. Il vostro genere come lo avete definito? Considerando anche il fatto che alcuni di voi hanno avuto una formazione accademica vera e propria, come convivono le diverse esperienze musicali? E’ vero, parte della formazione della band può definirsi accademica in quanto due degli elementi (Matteo e Lorenzo) hanno studiato e si sono diplomati presso l’Istituto Musicale G.Braga di Teramo, mentre gli altri hanno seguito corsi privati tra Teramo e Pescara. Tutti però hanno contribuito alle scelte di repertorio e di stile secondo il proprio gusto musicale e il nostro repertorio oggi spazia da Elvis, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis fino ai beneamati Oasis, Jet, Killers, Mando Diao, Kooks, Kings of Leon. Siete conosciuti come Cover Band, cioè suonando pezzi di altri. Avete pensato di fare un progetto organico con composizioni vostre, oppure

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Effettivamente in questi ultimi anni c’è stata una forte crescita di formazioni musicali, ma più che di Cover Band si è trattato di Tribute Band che cercano di emulare in tutto e per tutto l’artista di riferimento


La musica deve essere un divertimento, come fai a non divertirti quando suoni, conosci un sacco di gente e luoghi, sei veramente te stesso

preferite continuare su questa scia “interpretativa”? La scelta di eseguire cover è stata dettata soprattutto dalla necessità di entrare in un circuito musicale vero e proprio. A distanza di dieci anni la situazione non è cambiata, poiché purtroppo sono ancora pochi gli spazi per potersi esibire con i propri brani. Tuttavia, dal 2007 abbiamo dato vita alle ILLUSIONI SONORE, progetto di brani inediti di stampo electro/rock in italiano, che ha all’attivo un cd prodotto dalla Wide Production di Teramo, concerti in importanti club italiani (Magga, Vibra, Be-pop, Wake-up, Scholar’s Lounge) e vittorie in contest nazionali (Sanremorock 2007, Alternative Version 2009). Sono tantissime le Cover Band. Che cosa vi distingue dalle altre? Che cosa deve avere una cover rispetto all’originale per funzionare altrettanto bene? Effettivamente in questi ultimi anni c’è stata una forte crescita di formazioni musicali, ma più che di Cover Band si è trattato di Tribute Band che cercano di emulare in tutto e per tutto l’artista di riferimento. Il nostro obiettivo è diverso, durante il live proponiamo una nostra personale interpretazione dei brani senza però snaturarne l’idea artistica.Sentiamo molto il rapporto col pubblico, e crediamo sia

questo quello che ci distingue dagli altri. Non ci risparmiamo mai: diamo tutto. Vi sopportate facilmente durante le prove? Siate onesti… Quando riusciamo a provare sul serio (cosa purtroppo rara) dobbiamo dire che andiamo molto d’accordo. Questo perché abbiamo basato la band sul fatto di essere prima di tutto amici che condividono una stessa passione: non c’è un capo, siamo tutti uguali. La musica è solo divertimento oppure state cominciando a pensare le cose davvero in grande, cioè come un’opportunità di arrivare al professionismo? La musica deve essere un divertimento, come fai a non divertirti quando suoni, conosci un sacco di gente e luoghi, sei veramente te stesso, sei al centro dell’attenzione e mangi e bevi gratis?! Quindi la musica sarà sempre per noi un divertimento! Dal punto di vista lavorativo, negli ultimi abbiamo fatto notevoli passi in avanti; abbiamo incrementato di molto il numero delle serate soprattutto fuori regione, molti locali ci chiamano per farci suonare, abbiamo stretto accordi con agenzie di spettacolo come Live Arts (Ch) e Night&Day (Te)…facciamo di tutto per la band perché la consideriamo una passione, ma anche un’opportunità di lavoro!

la band durante un concerto

CHISONO È CHI NOME: MALOMA DATA DI NASCITA: un giorno del 1999 CITTÀ.: Teramo MEMBRI: 4 (Matteo Fantini, Lorenzo Fantini, Filippo Del Piccolo, Giovanni Paolone) COLLABORAZIONI: Inno Ufficiale del Teramo Basket, CD “Prime Illusioni” per la Wide Production BEST SONGS: Don’t look back in Anger (OASIS), Come together (BEATLES), My generation (THE WHO). PROSSIMI PROGETTI: Registrazione secondo CD di inediti UN SOGNO NEL CASSETTO: Essere la band rivelazione del 2012 (meglio se prima della fine del mondo) UN AGGETTIVO PER DESCRIVERVI: Siamo una Boyband, perché siamo infinitamente belli

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WIDE HIPS 69

Pink Band per caso di Mariangela Sansone

o spirito di Syd Vicious è sceso tra noi ed aleggia indomito nelle notti teramane, ma in questa sua moderna reincarnazione, il caro Syd, indossa le minigonne e le calze colorate della garage band più scalmanata della scena abruzzese, le Wide Hips 69. Fresche, divertenti ed allegre pulzelle, accompagnate dalla batteria di Luciano Di Matteo, unico e fortunato maschietto della scatenata pink band, che con il suo apporto ritmico di cassa, rullante e frenetici piatti, da buon principe azzurro, aggiunge una sfumatura color cielo al rosa, trasformando la band, come per magia, in una violent violet band. Ritmiche che variano in maniera concitata, passando dal punk al rockabilly, con rapide e violente incursioni nel rock’n’roll. The Wide Hips 69 nascono - come quasi sempre accade - per caso, alla fine del 2010, ma la bassista Daniela Di Felice e la

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chitarrista, Lorena Mariani, strimpellavano insieme ben venti anni fa, poi la vita e le sue varie vicissitudini le hanno allontanate; eppure la passione per la musica ha fatto sì che le loro strade si ricongiungessero. Lorena racconta: “Daniela, un giorno, incontrandomi mi disse: eppure io e te un giorno faremo un gruppo, ho una cantante che è una bomba. Poco dopo ci siamo ritrovate nel suo salotto a

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Ritmiche che variano in maniera concitata, passando dal punk al rockabilly, con rapide e violente incursioni nel rock’n’roll.

punkeggiare in mezzo a divani e bimbi. Dopo qualche prova e la benedizione del batterista, abbiamo rispolverato lo storico fondaco dove attualmente proviamo settimanalmente”. Alla travolgente Cristina, cantante e frontwoman del gruppo dai capelli turchini, dunque, va riconosciuto - oltre al suo strepitoso talento - il merito di aver fornito l’occasione per realizzare un progetto troppo a lungo tenuto a freno. Il logo della band è stato creato appositamente da Fabrizio Sannicandro, artista, pittore e disegnatore teramano, che ha collaborato, tra l’altro, con Frigidaire, a stretto contatto con personaggi del calibro di Lorenzo Mattotti. Per le Wide Hips 69 ha dato vita ad una bella conigliona in rosa, con un reggicalze aggressivo come la musica di queste Iggy Pop in gonnella, una bella ventata d’aria fresca per la musica teramana. Impegnate in mille serate, con i fans in attesa trepidante del loro cd d’esordio.


il gesto incriminato

In bici sul Monumento ai Caduti della Resistenza LA DENUNCIA DI TERAMO VIVI CITTÀ E LO SDEGNO DELL’ANPI accaduto in pieno giorno a Teramo. Un giovane di circa 25 anni, ha scelto il monumento dedicato ai caduti della Resistenza Teramana in Largo Madonna delle Grazie per effettuare acrobazie con la sua bici da trial. L’impavido biker, incurante dei tanti passanti che si sono fermati ad assistere alla scena, ha continuato ad effettuare salti e manovre sulla base della statua dedicata ai Martiri della Resistenza. A denunciare l’episodio agli organi d’informazione, con tanto di fotografie che mostrano il giovane nelle sue

evoluzioni è stata l’Associazione Teramo Vivi Città. Il Presidente Marcello Olivieri ha descritto l’accaduto bollandolo come “una prova dell’imbecillità umana, che offende i morti e la storia della Città”. Immediato l’intervento della Sezione di Teramo “Manfredo Mobili” dell’ANPI. In una nota il Segretario dell’Associazione dei Partigiani Mirko De Berardinis e il Presidente Antonio Topitti , definiscono “grave ed offensivo il gesto di inciviltà avvenuto”. L’ANPI ricorda la storia dell’importante monumento storico ed artistico: “opera dello scultore Augusto Murer,

fu inaugurato nel 1977 in una piazza gremita di cittadini, dall’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, con l’ex Sindaco Di Paola e il Sen. Gelasio Adamoli dell’ANPI, mentre la lapide in epigrafe fu dettata dallo storico Riccardo Cerulli”. L’Associazione Nazionale Partigiani D’Italia, nel condannare l’episodio “chiede alle Autorità cittadine ed in particolare alla Polizia Municipale, di vigilare con maggiore attenzione per garantire l’incolumità e il rispetto dei nostri monumenti, affinché si prevengano atti di vandalismo e non si verifichino più simili episodi indecorosi per una Città civile”.

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a cura di Ivan Di Nino

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non per caso

PUGILATO

Aspettando le Olimpiadi di Ivan Di Nino

ocky Graziano, Nino Benvenuti, RaySugar Robinson, ma anche CarlosMonzon, “The Marvellous” Marvin Hagler, TomasHearns, Ray SugarLeonard, ‘mani di pietra’ Roberto Duran…l’elenco potrebbe continuare. Sono solo alcuni dei pugili che hanno dato vita ad una delle categorie di peso che, assieme ai massimi, ha infiammato di più i palasports di tutto il mondo: i medi. Anche in Abruzzo vi sono rappresentanti del pugilato visto da alcuni distortamente soltanto come ‘uno sport violento’, da altri come la “nobile arte”. In nessun’altra disciplina, dopo una scorrettezza, ci si scusa con l’avversario, si fa un piccolo inchino all’arbitro e alla

fine del match il vincitore va a salutare i “secondi” dello sconfitto. Presso il Pala Pentimele di Reggio Calabria si sono svolti gli ottantanovesimi Campionati Italiani Assoluti di Pugilato. A bordo ring il presidente federale Franco Falcinelli, tutti i dirigenti e autorità istituzionali. Alfonso Di Russo, nipote omonimo del giornalista sportivo cui è intitolata la sala stampa dello stadio Cornacchia, Elite I Serie, classe ’91, 75 kg, 67 matchs disputati, atleta di punta del Boxing Team Simone Di Marco di Pescara, ha sbaragliato gli avversari vincendo a mani basse, bissando il titolo già conquistato tra le giovanili nel 2009 a Pomezia. Di Russo ha battuto negli ottavi 19-6 Antonio Aiello, nei quarti il calabrese Mario Argento 17-8- supportato da un

tifo da stadio- ed in semifinale il campione uscente Luca Esposito 10-8. In finale il pescarese ha vinto 17-12 contro Salvatore Grieco (Gruppo Sportivo Fiamme Oro) detentore del maggior numero di incontri svolti tra i partecipanti, per due volte campione italiano. Un crescendo rossiniano senza sconti e senza prigionieri. Gioia incontenibile di tutto l’entourage, a partire dal tecnico Simone Di Marco. A questo punto, una delle prossime tappe potrebbe- il condizionale è d’obbligo, ma i risultati non mentono- essere il ring di Rio De Janiero nel 2016. Alle Olimpiadi. Nell’ambito della stessa riunione, il chietino Danilo Creati ha eguagliato il “collega” pescarese, vincendo il tricolore nella categoria 69 chili.

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Cram!CRAM!Cram! di Daniele “Socio” Titi

l softair o tiro tattico sportivo è un’attività ludico-ricreativa di squadra, basata sulla simulazione di tattiche militari. Si distingue dalle altre attività basate sulla simulazione militare per l’utilizzo delle Air Soft Gun (in inglese, letteralmente, arma ad aria compressa) da cui appunto prende il nome. È caratterizzato da una grande varietà di giochi diversi, che spaziano da un approccio meramente ludico ad un approccio di tipo sportivo, così come da un approccio ricreativo ad un approccio strategico-simulativo, comprendendo varie sfumature all’interno di questi quattro estremi. Nonostante l’apparenza bellicosa, il softair è innocuo, non violento e basato sul corretto confronto sportivo. Le Air Soft Gun sono repliche più o meno fedeli di armi da fuoco a funzionamento elettrico. Tali repliche per legge Italiana non devono superare 1 Joule di potenza e finchè ciò si verifica sono denominate repliche di armi giocattolo atte a non offendere. Dalla passione di alcuni ragazzi per questo sport, nasce nel 2004, in Val Vibrata il primo club , diventato il punto di riferimento per gli appassionati di softair: Col Moschin S.A.T Sin dalla nascita, lo spirito che guida l’associazione è il puro divertimento; questo ha fatto sì che nel corso degli anni, grazie agli incontri amichevoli con tutti i club abruzzesi (e non solo), siano riusciti a farsi apprezzare in tutta la regione. L’iscrizione all’A.S.N.W.G.(Associazione Sportiva Nazionale War Games, il maggiore

Le partite possono avere obiettivi diversi: si va dal conquistare la bandiera altrui, ad effettuare vere e proprie pattuglie di ricognizione per conquistare obiettivi di diversa natura (bandiere, testimoni, materiali, eccetera) naturalmente “neutralizzando” gli avversari bersagliandoli con le apposite armi giocattolo ed eliminandoli così dal gioco. Per motivi di sicurezza è assolutamente d’obbligo per chi gioca indossare almeno degli occhiali protettivi, o meglio ancora delle maschere integrali per proteggere

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tutto il viso (dette “gran facciali”). Nonostante la pratica preveda l’uso di protezioni adeguate e le armi siano di potenza assai ridotta, si tratta pur sempre di uno sport in ambiente aperto. Se non si rispettano le norme di sicurezza basilari (uso di protezioni e della sicura delle armi quando non in gioco, tiro solo da distanza superiore ai 3-4 metri) è possibile anche che vi siano infortuni. Esistono infinite tipologie di gioco, limitate solo dalla fantasia degli organizzatori, queste sono le più comuni e apprezzate dai softgunner: Cattura la bandiera o postazione


SOFTAIR

ente di riferimento sportivo del softair Italiano) è stato più che normale. Il CRAM è il Comitato Regionale Abruzzo-Molise che insieme agli altri comitati regionali, coordinati dal Presidente Nazionale danno vita ai campionati regionali di softair A.S.N.W.G. e grazie ai quali si può accedere alle fasi finali nazionali. Il primo campionato CRAM svoltosi nel biennio 2006/2007 ha visto i Vibratiani primi classificati alla prima tappa e, nella sorpresa generale, Campioni Regionali per la prima volta! Da allora ad oggi la tenacia e la voglia di migliorare hanno decretato una serie di successi crescenti e meritati, ma sempre rispettando l’obiettivo principale: divertirsi insieme.

Dalla passione di alcuni ragazzi per questo sport, nasce nel 2004, in Val Vibrata il primo club diventato il punto di riferimento per gli appassionati ... simulazione di guerra

avversaria che può essere: attaccanti contro Difensori: viene posta una bandiera obiettivo, la difesa vince se l’attacco non conquista la bandiera entro un tempo limite prefissato Doppio Attacco/Difesa: con due Bandiere, vince chi cattura la bandiera nemica e la riporta al proprio campo Deathmatch a squadre, in cui vince chi elimina tutta la squadra (senza “rinascita” dei giocatori) o chi elimina più avversari (con “rinascita”) Liberazione di un prigioniero Distruzione della squadra avversaria Tutti contro tutti Possono essere anche organizzati scenari che riproducono azioni reali della storia

militare, o immaginarie azioni di forze speciali. Per via della disponibilità di equipaggiamento, che copre soprattutto il periodo 1960-2000, gli scenari rappresentano soprattutto forze occidentali contro generici “terroristi” o forze NATO contro forze del blocco sovietico. La particolarità di questo gioco è l’essere basato completamente sulla correttezza del singolo giocatore, dato che non esiste alcun modo per provare oggettivamente che l’avversario sia stato colpito o meno: è dovere del giocatore, nel momento in cui avverte l’impatto del pallino avversario, alzare la mano, smettere

di sparare e gridare colpito, morto, o preso (autodichiarazione) e quindi abbandonare l’area di gioco, evitando di collaborare e comunicare in alcun modo con i propri compagni ancora impegnati nell’azione. Chi agisce disonestamente viene ironicamente definito Highlander e una volta individuato può essere discriminato ed emarginato dagli altri giocatori; può anche essere espulso dal gioco o, nei casi più gravi, dall’Associazione di appartenenza. L’autodichiarazione è anche importante al fine di evitare inutili e continue raffiche di pallini ai danni del giocatore stesso.

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dintorni a cura a cura di Alessio Macaluso

Bollo non pagato: che succede? na cosa è certa: la tassa di possesso va pagata. Ma cos’è questa “cosa” che ci siamo abituati a conoscere anche come bollo auto e quali sono le conseguenze nell’ipotesi ci “dimenticassimo” di pagarne una o più annualità? Andiamo con ordine. La tassa di possesso, o bollo auto appunto, è un balzello a cui sono soggetti tutti i cittadini italiani che abbiano intestata un’automobile. L’importo non è uguale per tutti e segue alcune regole. Parliamo infatti di tassa “locale” e può quindi variare da Regione a Regione d’Italia. Inoltre, è calcolata in modo proporzionale alla potenza in kW della vettura soggetta a tassazione; meno

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questa sarà potente e più basso sarà l’importo da pagare. Chiediamoci ora: cosa succede se non paghiamo il bollo auto? Semplice: più amplio sarà il ritardo e maggiori saranno ovviamente le conseguenze. Provvedendo al cosiddetto “ravvedimento operoso” dovremo quindi mettere in conto una maggiorazione dal prezzo iniziale proporzionale al ritardo maturato. Entro un mese La sanzione è pari al 2,5% dell’importo del bollo più gli interessi (intorno al 3% annuo). Oltre il mese, ma entro un anno La sanzione è pari al 3% dell’importo del bollo più gli interessi (come nel primo caso).

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Oltre l’anno In questo caso il salasso è dietro l’angolo, in quanto la sanzione da versare è calcolata addirittura nel 30% rispetto alla tassa dovuta più i soliti interessi. I casi più gravi Questi sorgono dopo almeno tre anni di mancati pagamenti. Dopo tale tempo, solleciti vari e quant’altro, l’ACI ci notificherà un ultimo avviso. Se entro un mese da questo non dovesse seguire il saldo di quanto dovuto si procederà quindi alla cancellazione del nostro veicolo dal registro del P.R.A., il quale “avviserà” gli uffici della Motorizzazione Civile che provvederanno, tramite gli organi di Polizia, a far ritirare le targhe ed il libretto di circolazione.


dintorni

Calzini da neve contro catene L’inverno ci sta già dando un assaggio formato neve e ghiaccio. Fiocchi bianchi sono già caduti sui passi di montagna e come ogni anno si ripropone il consueto dilemma per coloro che hanno l’esigenza di spostarsi in auto: gomme, catene o… calzini da neve? Calzini? Ebbene sì, ci sono anche loro tra le proposte commerciali per combattere il Generale Inverno che, anche se meno noti e usati (esistono già da molti anni) iniziano a godere di qualche sostenitore, almeno all’Estero! In particolare in Gran Bretagna, dove la Vauxhall (l’equivalente di Opel per il mercato britannico) ha appena presentato l’ultimo modello. Costano circa 60 Euro, “s’indossano” con più facilità rispetto alle “colleghe” in metallo e grazie alla propria natura (sono fatte in fibra di tessuto) occupano meno spazio e hanno un peso inferiore. Metterli è un po’ più semplice come detto, basta farli calzare alla gomma e, secondo chi li produce, Vauxhall ma non solo, garantirebbero un’efficienza pari a quella esibita dalle catene da neve. Sono anche lavabili e di fatto non possono danneggiare in alcun modo il cerchione della ruota. Di fatto un’idea rivoluzionaria? Quasi… i calzini da usare in sostituzione delle catene sono certamente più versatili, ma nascondono comunque qualche incognita. Possono infatti essere considerati solo una soluzione di emergenza e vanno utilizzati solo in caso di neve compatta o ghiaccio; se la neve c’è, ma inizia a sciogliersi diventando più viscida sono del tutto inutili. Inoltre, proprio come le catene, i calzini vanno immediatamente tolti in assenza di neve, al contrario si rovinerebbero prematuramente. Un altro limite è infine quello della velocità massima

consentita: 50 Km/h. Un dato che ne impedisce un qualsivoglia uso in autostrada. Quindi in inverno cosa ci conviene fare? Tutto dipende da dove viviamo naturalmente. Le catene e i calzini da neve sono consigliabili per un uso saltuario. Altro discorso per chi è costretto ad avere a che fare con molti giorni di neve e ghiaccio all’anno. In questo caso è decisamente più saggio far montare gli pneumatici invernali, in grado di garantire prestazioni migliori (soprattutto in termini di tenuta e frenata) anche in mancanza di neve, ma con la semplice temperatura inferiore ai 7 gradi. Un altro grande svantaggio dei calzini? Ancora non sono omologati nel nostro Paese e di fatto non si sostituiscono alle catene in caso di obbligo a viaggiare con quest’ultime montate o al seguito (pena una multa fino a 78 Euro)! Lo diverranno? Vedremo… ricordiamo quindi di poterli utilizzare solo se non vige alcun obbligo (ad esempio per un’inattesa e breve nevicata cittadina), ma a

quel punto tanto vale avere le catene. Ecco allora un facile specchietto che ci chiarisce ulteriormente le idee. Catene da neve Pro: prezzi abbordabili; ottima soluzione di emergenza; alcuni modelli si montano con estrema facilità. Contro: alcuni modelli pesano e occupano spazio prezioso nel portabagagli; alle volte sono difficili da montare; vanno tolte e rimesse al variare delle condizioni dell’asfalto; consentono di viaggiare ad una velocità limitata. Calzini da neve Pro: prezzi abbordabili; ottima soluzione di emergenza; sono leggere e occupano poco spazio nel vano di carico; sono un po’ più facili (rispetto alla catene) da montare. Contro: non sono ancora “omologati”; vanno tolti e rimessi al variare delle condizioni dell’asfalto; consentono di viaggiare ad una velocità limitata. Gomme invernali Pro: sono una soluzione a lungo termine; offrono prestazioni migliori indipendentemente dalla presenza o meno di neve (bastano temperature inferiori ai 7 gradi). Contro: costano più delle gomme “estive”; vanno sostituiti al cambio di stagione; occorre avere uno spazio per conservarle d’estate (lo stesso utile per conservare quelle “normali” nella stagione mite).

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legale

FIGLI NON RICONOSCIUTI e risarcimento danni

di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista - avvocato@studiolegalepuca.it

a storia. Due figlie vengono abbandonate, moralmente ed economicamente, dal loro padre naturale, il quale non solo non le riconosce, ma non si occupa minimamente del loro sostentamento materiale. E’ la ragazza-madre che si occupa di entrambe le piccole, aiutata dalla propria madre. Purtroppo, quando le minori sono ancora adolescenti, la mamma muore, lasciando il gravoso compito di curare le sorelle alla nonna; quest’ultima, poco tempo dopo, morirà, lasciando le ragazze prive di qualsiasi punto di riferimento. Le due donne, senza alcun sostegno morale, affronteranno anche il tunnel della droga. Il diritto. Le due donne iniziano quindi una causa

per la dichiarazione giudiziale di paternità, al termine della quale il giudice liquiderà alle due sorelle anche un risarcimento per danni morali (circa 30 mila euro per ciascuna). In particolare per il Tribunale di Roma (che si è pronunciato sulla richiesta delle donne) il danno non patrimoniale derivante dalla lesione di diritti inviolabili della persona è risarcibile - sulla base di una interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 2059 cc - anche quando non sussiste un reato, né vi sia una ipotesi di legge che consenta il risarcimento del danno non patrimoniale, ma è necessario il concorso di tre condizioni: 1. l’interesse leso deve avere rilevanza costituzionale; 2. la lesione dell’interesse sia grave, nel senso che deve essere superiore al limite della minima tollerabilità; 3. il danno non deve essere futile, e non deve, quindi, essere

rappresentato da semplici disagi e fastidi. Nel corso del giudizio, ad ogni modo, la regola dell’onere probatorio ex art. 2697 cc (chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento) deve essere comunque osservata ma, trattandosi di prova di danni relativi alla esistenza di due persone, particolare importanza assume la prova per presunzioni, fermo restando l’onere dei danneggiati di provare i fatti da cui desumere l’esistenza e l’entità dei danni. In altri termini è necessaria la prova rigorosa dei fatti (lo stato di abbandono morale e materiale delle figlie da parte del padre naturale, le difficoltà di vita derivanti dalla precoce perdita della mamma e della nonna e dalla seguente mancanza di punti di riferimento) e il Giudice potrà quindi presumere da tali fatti l’esistenza dei danni subiti dalle attrici, e liquidarli in via equitativa, poiché trattasi di un diritto costituzionalmente garantito. Il principio di diritto che il Tribunale di Roma ha sancito è quindi il seguente: secondo il comune sentire, l’assenza di un genitore nella vita dei figli genera senza dubbi molte ripercussioni negative nella vita di questi ultimi, tra cui vi sono scompensi affettivi e privazione di sostegno psicologico e di guida, oltre alle inevitabili ricadute nella sfera della vita di relazione. In danno morale è dunque risarcibile perché non riconoscere un figlio lede un diritto costituzionalmente garantito, e tale danno è originato dalla sofferenza patita per la privazione della figura genitoriale. La sentenza del Tribunale di Roma è senza dubbio molto interessante, in quanto ribadisce e conferma l’esistenza del danno morale per l’assenza di un genitore nella vita di un figlio, ma non è innovativa, in quanto già la Corte di Appello di Bologna (sentenza n. 307/2004) aveva accolto, ritenendola fondata, la pretesa di trovare un adeguato ristoro per tutti i danni (patrimoniali e non) derivanti dal mancato riconoscimento di un figlio e dalla sottrazione all’obbligo di mantenimento da parte del padre naturale.

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& dintorni

FINANZA virtuale di Laura Di Paolantonio Dottore Commercialista

ontinuiamo ad arricchire il nostro vocabolario con l’obiettivo che le informazioni che quotidianamente mass media e mezzi di comunicazione in genere diffondono siano per noi più chiari e accessibili. L’obbligazione (si vedano i numeri precedenti) non è altro che un prestito che si fa ad un’azienda o ad uno Stato in cambio di un interesse. Negli anni si è costruito legittimamente un mondo di prodotti finanziari che possono avere come base sottostante i complicati derivati, formule matematiche o altre complicazioni di questo tipo, ci sono anche i semplici titoli di stato con differenti emissioni con cedole fisse o variabili, e poi lo Buoni del Tesoro Poliennali ed Eurobond. DERIVATI: è uno strumento finanziario il cui valore è basato sul vaolre di altri beni (appunto derivato). Le variabili alla base dei titoli derivati sono chaimate attività sottostanti e hanno natura diversa; obbligazioni, azioni, un indice, una commodity (materie prime come il petrolio) o anche un altro derivato. I derivati sono oggetto di negoziazione in molti mercati ma soprattutto negli Over The Counter (Otc) che sono mercati aleternativi alle borse creati da Istuituzioni Finanziarie e professionisti e sono non regolamentati. Segnaliamo i derivati sul rischio di credito, i quali furono stipulati per redistribuire il rischio di credito tra i soggetti, ma quando le attività sottostanti sono le attività sottostanti hanno iniziato a non avere più

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mercato i crediti derivati invece di ridurre il rischio lo hanno amplificato. COMMODITY: è un termine inglese che indica un bene per cui c’è domanda ma che è offerto senza differenze qualitative sul mercato ed è fungibile, cioè il prodotto è lo stesso indipendentemente da chi lo produce, come per esempio il petrolio o i metalli. Una commodity deve essere facilmente stoccabile e conservabile nel tempo, cioè non perdere le caratteristiche originarie.L’elevata standardizzazione che caratterizza una commodity ne consente l’agevole negoziazione sui mercati internazionali. Le commodity possono costituire un’attività sottostante per vari tipi di strumenti derivati, in particolare per i future. Una delle caratteristiche di una commodity è che il suo prezzo viene determinato dal mercato. Generalmente le commodities sono prodotti agricoli o prodotti di base non lavorati come l’oro, il sale, lo zucchero, il caffè. FUTURE: Chi acquista o vende un future assume

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l’obbligo di acquistare o vendere a una certa data ed a un prezzo stabilito una determinata quantità di attività reali o finanziarie. Di futuro in questi contratti c’è solo la consegna. La logica sottostante è la seguente: chi acquista questo tipo di contratto prevede una crescita del prezzo e lo vende chi attenbde una caduta. Otterrà un risultato positivo solo chi avrà previsto correttamente l’andamento dei prezzi.

continuiamo ad arricchire il nostro vocabolario con l’obiettivo che le informazioni siano per noi più chiari e accessibili.


in primapagina

La stima di Nomisma:

da gennaio +4,8% l’elettricità e 2,7% il metano da: www.ilsalvagente.it incari in vista per le famiglie italiane. E subito arriva l’appello del Codacons, che al governo chiede: “Bloccate le tariffe”. ‘L’aumento delle tariffe di luce e gas è l’ennesima batosta per i cittadini italiani, che fa seguito al rincaro delle accise e all’aumento dell’Iva decisi dai due ultimi governi’’, così il Presidente dell’associazione dei Consumatori Carlo Rienzi secondo il quale ‘’il rincaro delle bollette peserà in modo evidente sulle famiglie a reddito basso. Per questo rivolgiamo un appello al presidente del Consiglio Mario Monti”continua Rienzi- “affinchè vari un decreto

urgente che blocchi le tariffe di luce e gas per i prossimi cinque anni, in modo da sostenere i portafogli delle famiglie meno abbienti, già massacrati dai provvedimenti”. Le maggiori spese per le famiglie, infatti, potrebbero ammontare a circa 53 euro annui. Nomisma Energia prevede, per luce e gas rispettivamente, aumenti del 4,8% e del 2,7%. Per l’elettricità una famiglia ‘tipo’ (2.400 chilowattora consumati l’anno e 3 kw di potenza impegnata) si tradurrebbero in un aumento di 21,5 euro su base annua. Per il gas, invece 2,3 centesimi al metro cubo che per la stessa famiglia ‘tipo’ (1.400 metri cubi di metano consumati in un anno) comporterà un aggravio di quasi 32

euro annui. Nomisma spiega inoltre, che a spingere i nuovi rincari siano le quotazioni del greggio, schizzate negli ultimi mesi ai record di 110 dollari al barile - ma anche dai maggiori costi legati alle fonti rinnovabili e ai prezzi di trasmissione. Se le previsioni di Nomisma trovassero conferma nell’aggiornamento tariffario dell’Autority per l’Energia per il primo trimestre 2012, atteso entro fine mese, si tratterebbe del quinto aumento trimestrale consecutivo per il gas e del terzo rincaro delle bollette elettriche in un anno.

I rincari attesi per il 2012 Alimentazione (+7%): 392 euro Treni (anche pendolari): 81 euro Trasporto pubblico locale (+28-30%): 48 euro Servizi bancari + mutui + bolli: 93 euro Carburanti (comprese accise regionali): 192 euro Derivati del petrolio, detersivi, plastiche e prodotti per la casa: 123 euro Assicurazione auto (+6%): 78 euro

E subito arriva l’appello del Codacons, che al governo chiede: “Bloccate le tariffe”

Tariffe autostradali (+3%): 53 euro Tariffe gas (+11%): 113 euro Tariffe elettricita’ (+12%): 72 euro Tariffe acqua (+5-6% se disatteso referendum): 22 euro Tariffe rifiuti (+9-11%): 53 euro Riscaldamento (+12%): 195 euro Aumento iva (da settembre): 93 euro Addizionali regionali: 90 euro Imu prima casa: 405 euro

TOTALE: 2103 euro

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& salute

Pressione alta e movimento di Prof. Valter Di Mattia esperto ginn. rieducativa posturale

ipertensione rappresenta un’alterazione organica molto comune che spesso si associa ad un aumento di malattie cardiovascolari. L’attività fisica ha spesso relazione con i valori pressori.Una persona ipertesa e sedentaria, se vuole diminuire il rischio d’infarto, deve tenere sotto controllo la pressione con il movimento e a volte, anche associato a farmaci. In Svezia, dal 2003, i medici prescrivono attività fisica al posto dei farmaci, grazie all’apporto di clinici guidati dall’istituto di ricerca “Karolinska”. L”American College of Sport medicine”ha ideato “Excerciseis medicine”, un programma rivolto ai medici ed ai pazienti che prescrivono normalmente attività fisica in base alle diverse patologie. In Italia l’Asl di Ferrara è stata la prima a promuovere e sviluppare un progetto di attività fisica da inserire nella linea guida del medico di famiglia. Promuovere uno stile di vita sana dovrebbe essere lo scopo principale della sanità pubblica. La sedentarietà, del resto, viene riconosciuta come uno dei principali fattori di rischio (modificabile) specie per la pressione sanguigna, diabete, colesterolo (malattia metabolica) valutato come uno dei più grandi problemi sanitari pubblici del XXI secolo. Il movimento consigliato dal medico curante e programmato da personale qualificato deve essere svolto in maniera continua e costante, con programmi diversi, considerando e rispettando parametri come: l’età, caratteristiche costituzionali, problemi fisici sorti con l’età, abbinando il lavoro “aerobico” al lavoro di “mantenimento muscolare”, per ritardare più possibile la perdita di massa magra

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Tabella di lavoro

Per conoscere il valore della frequenza cardiaca massimale si usa normalmente la formula : 220 meno gli anni. Un soggetto di 50 anni ha una frequenza massimale (220-50) ovvero 170 battiti al minuto, quindi l’intensità di lavoro è pari a: 170 battiti al 70% = 119 (target massimo). Per controllare meglio l’attività cardiaca sarebbe utile l’uso di un cardiofrequenzimetro. Tale strumento ci dà la percezione dell’impegno, del target massimale da non superare.

Adattamenti fisiologici

Gli adattamenti positivi che si ottengono nel sistema “neuromuscolare, osseo e pressorio” si raggiungono dopo 3-4 mesi di training continuato. Interrompendo l’attività fisica il corpo, non avendo più gli stimoli allenanti (detraining), li perde come segue: I benefici ottenuti in palestra sulla fibra muscolare e densità ossea durano circa 4-5 mesi; I benefici ottenuti sul sistema “cardiorespiratorio” con il lavoro aerobico si perdono dopo 2-3 settimane.

Valori di riferimento Ottimale = 120/80 Normale = 120-129/80-84 Alta = 130-139/85-89

Ipertensione

Leggera 1° grado: 140-159/90-99 (border line) Moderata 2° grado: 160-179/100-109 Grave 3° grado: +180/+110

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(sarcopenia).L’esercizio continuativo come stile di vita diminuisce i valori pressori, contrastando e riducendo la terapia dei farmaci. I ricercatori affrontano il problema concentrandosi sul distretto muscolare periferico e la sua rete vascolare, evidenziando che la pressione sanguigna è il prodotto del “carico cardiaco e resistenza periferica”. Più il lavoro muscolare è periferico, maggiore è la richiesta metabolica. I soggetti ipertesi presentano una quantità più bassa di fibre rosse rispetto alle persone con pressione normale, con un aumento ossidativo delle strutture vascolari. L’attività allenante non deve mai essere rivolta verso un modello unico, perché la struttura molecolare è costituita da componenti aerobiche ed anaerobiche. Non esistono controindicazioni, ma cercare di non svolgere nello stesso giorno le due forme allenanti. Esempio: • Compiere attività 4/5 giorni settimanali; • Alternare un giorno di lavoro aerobico come: camminata di almeno 1 ora, bici più di 1 ora, corsa lenta 30/45 minuti, nuoto. • Il giorno successivo in palestra svolgere un lavoro di stretching globale con sedute di rinforzo muscolare senza caricare molto le articolazioni. E’ stato dimostrato che le contrazioni isometriche abbassano la pressione, anche se i meccanismi fisiologici sono ancora oggetto di studi. E’ importante che il soggetto iperteso svolga l’attività in base all’età ed alla condizione fisica con un’intensità pari al 60-70% della portata cardiaca massimale. E’ stato dimostrato scientificamente che il lavoro oltre il 75% non dà più dei vantaggi positivi all’iperteso.


& salute

Riflessologia plantare

Pressione benefica di Marisa Pancottini Naturopata - www.marisanaturopatia.org

a riflessologia plantare semplicemente toccando, valutando, manipolando il piede con una tecnica pressoria del pollice, riesce a percepire l’equilibrio degli organi a livello energetico. Stimolando le zone del piede come su una mappa dettagliata il riflessologo valuta la reazione e la risposta della persona, quindi la salute energetica di quell’organo. Ogni persona è unica e ha bisogno di un piano di lavoro dettagliato, curato nei minimi particolari. L’accoglienza il tocco amorevole, la stimolazione disciplinata, organizzata in 6-12 appuntamenti, porta beneficio, ricordando che la riflessologia plantare non cura, ma stimola il benessere psico-fisico. Come: - depurazione degli organi, stipsi e coliti; - ansia e stress; - dolori muscolo-scheletrici, artrosi, artriti; - disturbi neuro-vegetativi; - allergie, dermatiti, psoriasi; - disturbi endocrini e genito-urinari; - disordini alimentari, obesità;

- cefalee, emicranie; - blocchi energetici. Con la riflessologia plantare ci si richiama all’antichissimo concetto di Yin e Yang della medicina cinese, cioè a ciò che, più modernamente, si può indicare con il termine di “bipolarità”. Anche in materia di riflessi vi è una relazione bipolare. Se un organo interno presenta un’anomalia essa di manifesta sino alla superficie del corpo e, certamente, avviene il contrario: una lesione in superficie può provocare una sofferenza a carico di un organo interno. Questo “trasferimento” avverrebbe tramite la struttura metamerica,

Con la riflessologia plantare ci si richiama all’antichissimo concetto di Yin e Yang della medicina cinese

specie attraverso il sistema nervoso. Eunice Ingham, il cui contributo all’attuale metodica della riflessologia del piede è stato altissimo, sostiene che essa agisce permettendo il regolare fluire della circolazione sanguigna attraverso ogni cellula del corpo. Se nella circolazione sanguigna si determina una situazione eccessivamente acida, un qualsiasi rallentamento si verificherà con un deposito di cristalli di calcio (fibrositi). Questi microscopici cristalli (simili a particelle di ghiaccio) intasano sino a bloccare nel piede le terminazioni nervose che corrispondono ad un determinato organo. Non permettendo più la trasmissione dell’impulso bioelettrico all’organo stesso e impedendo la normale circolazione del sangue nell’organismo. In questo modo si determina la “pigrizia” dell’organo interessato e quindi la sua disfunzione. La pressione del pollice, agendo su questi microscopici cristalli, provoca la tipica sensazione dolorosa ma, nel contempo, scioglie il cristallo stesso, ristabilendo il giusto fluire del ciclo circolatorio.

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benessere

POLITICA NELLO…

stomaco di Dott. Alessandro Tarentini

Scienze e Tecnologie Alimentari

angiare”. Da tempo questo verbo ha perso del tutto il suo significato! Non si mangia più perchè bisogna cibarsi, perchè si ha fame, perchè si vuole mettere in pancia qualcosa di caldo, magari un piatto di “maccheroni alla chitarra”, dopo una giornata di duro lavoro. Oggi, quando si sta a tavola, col cibo davanti, si fa politica! Si può scegliere di utilizzare un prodotto italiano, e favorire l’economia nazionale o locale, oppure si può comprare cibo equo-solidale e dare una mano al villaggio africano che lo ha prodotto. Ma il mangiare può fare di più: rappresenta chi siamo e la nostra filosofia di vita. Si può scegliere di mangiare 150 gr

Ma il mangiare può fare di più: rappresenta chi siamo e la nostra filosofia di vita

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di carboidrati oppure un piatto di pasta. Se sulla tavola non si trova carne si è in casa di vegetariani. Se oltre alla carne non si trova neanche il latte, e ogni altro prodotto di origine animale, miele compreso, è una famiglia di vegani! Si può scegliere di essere rispettosi verso l’ambiente e comprare solo prodotti biologici. Oppure si è più estremista e abbracciare la biodinamica. Se mentri si cucina ci si preoccupa delle forze antagoniste e complementari presenti nell’universo si è in casa di un macrobiota. Se la frutta e la verdura che si mangia non vengono cotti si è a tavola con un crudista. Se si mangia solo frutta un fruttariano. Si può anche scegliere di eliminare alcuni prodotti dalla dieta per necessità. Magari perché si ha un’intolleranza alimentare


come la celiachia. Ma i problemi, se si hanno dei disturbi del comportamento, potrebbero essere diversi. E si avrà familiarità con delle tristissime parole come: anoressia, bulimia o fagofobia. Il mangiare, quindi, è un azione dai molteplici significati, ma prima che avvenga succedono tante altre cose. Prima che il nostro cibo arrivi nel piatto c’è tutto un sistema che lavora per farlo arrivare lì. Prendiamo per esempio l’olio che è stato utilizzato per il piatto di maccheroni. Ci sarà il negozio che lo avrà venduto e potrà essere stato una catena della grande distribuzione oppure un piccolo negozio di periferia, se non addirittura un farmers market. Prima di loro ci sarà stato il frantoio che lo ha prodotto: una multinazionle o un imprenditore locale? Olio d’oliva o di semi? Vergine o extra vergine? D.O.P. o I.G.P.? E prima ancora ci sarà stato l’agricoltore che si sarà preso la briga di raccogliere le olive. Sarà stata un’azienda agricola teramana oppure saranno olive coltivate in Spagna? E tutto questo sistema si regge sulle leggi che ne disciplinano ogni aspetto. Questa rubrica nasce con l’intento di raccontare, con un linguaggio semplice, il mondo degli alimenti, e non solo, per renderlo di nuovo accessibile a chi, come chi scrive, si mangia un piatto di pasta e non 150 gr di carboidrati.

Olio Pretuziano delle Colline Teramane Tipologia

Zona di produzione

Olio extravergine di oliva ottenuto dalle varietà Leccino, Frantoio e Dritta, congiuntamente fino al 75% e varietà locali minori per il restante 25%

Caratteristiche

L’olio Pretuziano delle Colline Teramane presenta un’acidità massima del 5%, il colore è giallo verdognolo e l’odore è fruttato medio. Il sapore è medio fruttato con media sensazione di amaro e piccante.

La zona di produzione e trasformazione delle olive destinate all’ottenimento dell’olio extravergine di oliva Pretuziano delle Colline Teramane consiste nella fascia collinare che attraversa tutta la provincia di Teramo (da nord a sud) situata nella regione Abruzzo e che si estende dalla prossimità del mare verso l’entroterra per 25-30 km.

Presenza sul mercato Tutto l’anno

Riferimenti normativi

Reg. Ce n. 1491 del 2003 della Commissione pubblicata sulla Guce L 214/6 del 26/8/03.

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benessere

SESSO IN TERZA ETÀ

“Unico nemico la rinuncia” Intervista al prof. Emmanuele Jannini, endocrinologo e andrologo dell’Università dell’Aquila

di Mira Carpineta

ue ragazzi che si tengono per mano, scambiandosi effusioni, ai giardini o a scuola. Un’immagine che evoca tenerezza, a volte rimpianto, per chi ha superato quell’età da tempo. E se nello stesso atteggiamento vedessimo due anziani? Secondo il prof. Emmanuele Jannini dell’Università dell’Aquila la sessualità dell’età matura è ancora soffocata da pregiudizi e condizionamenti culturali i cui effetti negativi si ripercuotono sulla salute generale. “ La sessualità dell’anziano ha purtroppo due nemici- sostiene il professore –: il primo è la società stessa, che dipinge il sesso in termini di bellezza e gioventù. Basta guardare pubblicità


o film, per vedere che solo i belli e giovani fanno l’amore. La società ha così creato una vera e propria sindrome anti –sessualità della terza età, negandola o rifiutandola. Il secondo nemico è invece l’anziano stesso che con le sue convinzioni o le sue paure, molto spesso errate, si nega un ruolo da protagonista, considerandola una partita finita” . Quali sono gli effettivi ostacoli a una attività sessuale serena nella terza età? “Quando il corpo incomincia a comportarsi diversamente -prosegue Jannini- si pensa di non essere più adatti alla pratica sessuale. In realtà è esattamente il contrario. La salute generale coincide con quella sessuale, come ha ribadito di recente anche uno studio dell’OMS, in cui si è evidenziato che gli anziani che fanno sesso sono più sani e viceversa una regolare pratica contribuisce a mantenersi in salute. Nel caso invece della presenza di una disfunzione sessuale, le indagini mediche possono essere positive al fine di migliorare o recuperare la salute in generale. La società Italiana di Andrologia e Medicina della sessualità ha promosso una campagna dal titolo ‘impotenza che fortuna’, provocatorio ma utile, che invita a rivolgere attenzione alla propria salute sessuale per prevenire delle situazioni più gravi. Ad esempio, l’impotenza può essere il sintomo di qualcosa di diverso, come una patologia cardiovascolare, che affrontata precocemente, può essere risolta o ridotta.”. Ci sono aspetti positivi

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che appartengono solo a questa fase della sessualità? “Sicuramente – conclude il professore -. Gli aspetti positivi sono diversi e legati sia alla sfera fisica che psicologica. Fisicamente, il rallentamento di alcune funzioni può essere migliorativo in chi invece ha avuto problemi, per esempio, di eiaculazione precoce, così come l’aspetto psicologico. Non ci sono controindicazioni a una regolare pratica. Anzi, adottare uno stile di vita attivo, attento alla salute, e l’ apertura mentale, possono tenerci in salute e permetterci di rimanere giovani più a lungo. L’unico nemico del benessere in questo caso è la rinuncia”. Prof. Emmanuele Jannini

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CHI È Professore di sessuologia medica all’università dell’Aquila. È nato a Milano nel 1960 e si è laureato alla Sapienza di Roma in Medicina. Qui si è specializzato in Endocrinologia e Andrologia. È professore in Endocrinologia e Sessuologia medica e in Psicopatologia del comportamento sessuale all’Università dell’Aquila, dove ha promosso e coordina il primo corso di laurea in Sessuologia in Italia. È segretario generale della Società italiana di Andrologia medica.


AISM TERAMO festa e sentimento di T. M.

ll’Aism di Teramo una festa è una festa. Prendete quella di fine anno, ad esempio. Non importa la location- all’altezza della situazione-, non importa il numero dei partecipanti – volontari e malati di sclerosi multipla giunti da tutta la provincia -, non importa la calda accoglienza degli addetti ai lavori – presidente in testa e dintorni-, la sezione intitolata all’indimenticata e carissima Annamaria Veroni ha saputo concludere l’anno tra consensi ed emozioni. Come lei avrebbe voluto, e fatto. Mischiando allegria e riflessione, dinamicità e sentimenti. Tra buon cibo, ottimo intrattenimento musicale, spumeggiante animazione, ricca tombola e atmosfera natalizia, a cura dei “The Blue Voices Gospel Choir”, a raccogliere il frutto dell’impegno di un altro anno è Rodolfo Graziani (con i “suoi” volontari), attuale presidente provinciale dell’associazione. “La nostra è una festa per le persone con sclerosi multipla e i loro familiari – esordisce -, che partecipano di buon grado e in gran numero per lo scambio di auguri, e anche

per ringraziare i numerosi volontari e amici, i componenti del consiglio direttivo provinciale e le autorità locali presenti. E’ quindi una manifestazione di socializzazione e sensibilizzazione, e non come, per altri, occasione di raccolta fondi fra i vertici apicali delle associazioni donatrici e di quelle beneficiarie”. Nel 2011, anno di grave crisi economica, cosa è riuscita a fare la sezione per i propri assistiti? “Abbiamo lavorato tantissimo – risponde il presidente -, e abbiamo offerto un gran numero di servizi gratuiti a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta; erogato un maggior numero di trasporti fissi settimanali, trasporti straordinari a visite specialistiche anche fuori regione, assistenza domiciliare ed ospedaliera, sostegno psicologico, visite neurologiche specialistiche mensili, vacanze assistite. Abbiamo, inoltre, attivato un progetto di incontri itineranti atti a conoscere i suggerimenti e le necessità delle persone con sclerosi multipla e dei volontari del luogo direttamente sul loro territorio (abbiamo diviso la provincia in cinque ambiti). Abbiamo attivato il progetto

Giovani per l’Aism, approvato e finanziato dalla Regione Abruzzo, progetto che ci ha molto impegnati nella formazione e nei conseguenti stage operativi, che hanno permesso alla sezione di impiegare altri sette ragazzi in attività di assistenza e trasporto. Altro significativo impegno ha richiesto il Progetto Assistenza e trasporto di persone con sm, cofinanziato dalla Fondazione Tercas, che per la prima volta ha approvato, ritenendolo altamente meritevole, il nostro progetto”. Quali programmi e quali progetti porterete avanti nel 2012? “Sicuramente continueremo ad elargire i servizi gratuiti come lo scorso anno (visto che i progetti della Regione e della Fondazione Tercas scadono rispettivamente a fine febbraio e fine luglio 2012). Abbiamo programmato il decollo della nostra nuova sede della Val Vibrata, solo formalmente costituita a fine 2011. Quest’ultima operazione richiederà un massiccio impiego di risorse finanziarie ed umane per la ricerca di volontari locali, nuovi associati e l’inizio di attività di assistenza”.

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servito

Caggionetti di “Mamma Rita” di Piermattia M.

Ingredienti per la pasta: 1kg di farina, 2 bicchieri di vino bianco, 1 bicchiere di olio. Ingredienti per il ripieno: castagne,mandorle tostate,cioccolato fondente, miele, cacao amaro. 1 tazzina di caffè, cedro candito, caffè in polvere, rhum “faccetta nera”, buccia grattugiata di un limone, cannella macinata q.b.

Riccio al cioccolato di Modesti Giovanna

Ingredienti: 2 cucchiai di acqua 2 cucchiai di zucchero 300 gr di panna per dolci 300 gr di biscotti tipo frollino tritati finemente 500 gr di cioccolato misto vanillina 150 gr di pinoli la ricetta non lo prevede ma a piacere possono essere aggiunti: farina di cocco, nocciole tritate, noci tritate. Procedimento: mettere una casseruola sul fuoco e sciogliere lo zucchero nell’ acqua. Aggiungere la panna e portare a bollore. Spegnere e aggiungere il cioccolato. Una volta sciolto aggiungere i biscotti tritati e poi a piacere gli altri ingredienti. Lasciare riposare una notte in frigo, quindi cercare di dare all’ impasto la forma del riccio o se si preferisce di altri animaletti. Infine inserire i pinoli come se fossero aculei del riccio.

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