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Teenagers teramani & Pornografia digitale

RACCONTANO A PRIMAPAGINA

Lucia Zingariello Letizia Marinelli

MILLE MIGLIA

Teramo entra nella storia



DIRETTORE RESPONSABILE: Direttore Editoriale

Mira Carpineta direzione@primapaginaweb.it Enrico Santarelli direzionemkt@primapaginaweb.it

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Aprile 2014

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“Il Turbo e la Direzione” Dopo anni di analisi, approfondimenti, battaglie dialettiche su chi scaricare la colpa del fallimento della finanza globale, all’alba del 5 anno dopo il crollo della Lehman brothers bank, le analisi non bastano più...

Politica

INTERVISTA A UNO DEI CANDIDATI ALLA POLTRONA DI SINDACO A TERAMO

Gianluca Pomante, il rivoluzionario?

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di Daniela Palantrani

Fumetti

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EROI ED EROINE DI CARTA: IL FANTASTICO MONDO DEI FUMETTI

L’Inverno sta arrivando

Reg. Trib. TE R.O.C ISSN

n. 605 del 14.07.09 n. 20081 2281-5651

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DALLE “SUGGESTIONI DI VILLA ADRIANA” A “OLTRE IL VISIBILE”

Mario De Vinti, e la magia dell’infrarosso

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“La Casetta” di Annamaria Ponziani

Il mito del tubino nero di Adele Di Feliciantonio

Omnibus

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Aiuto ho preso una multa! ...

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Recupero crediti commerciali di Gianfranco Puca

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In copertina: “Il Turbo e la Direzione” (foto free royalty from internet 2014)

n. 46 anno 5 - aprile 2014

L’otite che fastidio... di Piero Serroni, Arianna Braca PrimaPagina 46 - Aprile 2014

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

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LAVORI DI PRIMAVERA

di Mira Carpineta Editoriale

el risveglio della politica, in un sussulto di ritrovata energia, quella locale scopre la voglia di “fare”. Da destra a sinistra, tutti pronti a sciorinare buoni propositi per “l’anno che verrà” . Come in ogni periodo pre-elettorale che si rispetti, asfalti, ponticelli, staccionate, potature e banchetti scolastici (ma solo per pochi fortunati) trovano finalmente posto nei magri bilanci comunali dopo aver atteso per anni in coda alle priorità. E con il “vestito nuovo”, o semplicemente riadattato, i politici vanno a caccia dell’elettore, sfiduciato, disilluso, rassegnato all’ennesima girandola di promesse che ognuno di loro ci farà. Sui muri della città giganteggiano già sorrisi smaglianti, braccia tese, amichevoli strette di mano, e sguardi evocanti arringhe grintose a nostro uso e consumo. Questa campagna elettorale sta mostrando, tragicamente e grottescamente lo sta-

to di povertà di idee e di contenuti che ha caratterizzato anche la vita cittadina degli ultimi anni. Nessun progetto, nessuna visione, nessun futuro. L’appiattimento di una politica che “sta”, in attesa di un segno, un’indicazione e un nuovo leader dietro il quale accodarsi. Ma c’è qualcuno che parli del rilancio del ruolo di Teramo capoluogo? E dei quartieri? Che potrebbero rappresentare nuove opportunità di commercio e artigianato? A come collegare meglio o più efficientemente periferie e centro? E poi la cultura, il recupero dei siti degradati, insomma la città in cui vorremmo vivere (bene), cosa dovrebbe avere? E i teramani? I più ottimisti sperano in futuri concreti progetti che non si rivelino illusionismi di facciata. Tra i pessimisti, chi ha voglia di fare se ne va o medita di emigrare, mentre gli altri fanno “le vasche”, si lamentano di tutto e poi andranno a mettere la “x” sulla foto dell’amico di sempre.

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Dal Sacro al profano, da Marx a padr

VIVERE IL “P di Michele Ciliberti

icuramente il termine “Pasqua” (Pèsach o Pesah) nel vecchio testamento ha significato storico e indica il “passaggio dalla schiavitù alla libertà” per il popolo ebraico. Nel Cristianesimo assume significato più teorico, tendente all’escatologia, e cioè: passaggio dalla schiavitù del peccato alla salvezza della vita eterna. Su tale trasformazione di significato sono state costruite diverse analisi e interpretazioni sociologiche di differenti eventi storici. Trasformazione, cambiamento, evoluzione sono i significati più attesi in riferimento a una situazione di “crisi”, come la presente e attuale, che sembra non evolvere. Eppure Marx, nella sua analisi storica delle società, sosteneva che ogni epoca ha in sé il germe della propria crisi, cioè della propria dissoluzione e, pertanto, trasformazione. Anche la “Teologia della Liberazione” di padre Gutierrez e Leonard Boff, nell’America Latina, analizzava le condizioni di vita di un vasto proletariato urbano in vista della liberazione dalla schiavitù della miseria, novella Pasqua postindustriale. Pure Hegel, nelle Lezioni sulla Filosofia della Religione, proponeva una interpretazione prevalentemente dialettica del “venerdì santo speculativo” e della Pasqua, nel senso che è impossibile la salvezza (il positivo) senza la “passione” (il negativo). Così sul significato non solo religioso della Pasqua, intesa come “passaggio”, “trasformazione”, “trasfigurazione” o se vogliamo usare un vocabolo più materialista, “evoluzione” si apre una riflessione che spazia dal sacro al profano per

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contestualizzarne i molteplici significati al momento che stiamo vivendo. Dall’inizio di questa crisi una serie di importanti cambiamenti sociali hanno portato a sostanziali modifiche nei comportamenti di intere società. Oggi anche la politica avverte la “spinta” di cittadini che quotidianamente chiedono un nuovo modo di vivere. In questo senso, sembra di vivere una nuova “pasqua”, un passaggio attraverso il “deserto” di mutate esigenze, di necessari interventi sullo status quo, che appare obsoleto e anacronistico, con tutte le difficoltà di un percorso sconosciuto.

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Cosìsulsignificato nonsolo religioso della Pasqua,intesa come“passaggio”, “trasformazione”, “trasfigurazione” o se vogliamo usare unvocabolo piùmaterialista, “evoluzione”siapre una riflessione che spazia dalsacro alprofano per contestualizzarne i molteplicisignificati almomento che stiamo vivendo

“Le Radeau de la Méduse” Théodore Géricault - 1818-19 - olio su tela - particolare


re Gutierrez, riflessioni sulla Pasqua

PASSAGGIO” SIMBOLISMI l di là dei valori e del significato prettamente cristiani ed ebraici, la Pasqua assume, sotto molti aspetti, valori e simboli laici. Anzitutto è subito da individuare, da un punto di vista astronomico, il periodo in cui cade: la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Ciò significa che la festività è collegata a tradizioni pagane relative al culto della luce e della primavera, con il senso di nuovo ciclo e di rinascita della natura. Un simbolo per eccellenza, sotto tale aspetto, è proprio l’uovo che rappresenta, insieme con il coniglio, la fertilità. L’equinozio di primavera, inoltre, nell’emisfero boreale traccia il passaggio dalle tenebre alla luce e nella mitologia greca è raffigurato da Persefone che nel periodo autunno-inverno restava, con il suo sposo Ade, negli Inferi e nel periodo primavera-estate tornava alla luce da sua madre Demetra (= madre terra), dea delle messi e dell’agricoltura. Molti sono pure i riti propiziatori scanditi dal ritmo del tempo stesso, come le sette settimane che preludono alla festa. Anche durante i riti della settimana santa sono molti i simboli che richiamano, per i “sepolcri”, tradizioni, miti del paganesimo e culti antichi come le coloratissime composizioni di grano e di fiori, allegoria della dea Demetra e

dell’Eden perduto. Il cibo del giorno della festa è ancora più rappresentativo del paganesimo: uova, coniglio, capretto, agnello, colomba. La croce stessa è simbolo precristiano raffigurante, con le sue quattro estremità, l’unione tra verticalità, cielo e terra, e orizzontalità, spazio e tempo; oppure il quadrato simbolo della caducità e dell’imperfezione umana. Essa è anche albero della vita e quindi esistenza, oltre che morte e martirio. La Pasqua è soprattutto “passaggio” dalla schiavitù alla libertà e superamento della crisi.

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Anche durante iriti della settimana santa sono moltiisimboli che richiamano,peri “sepolcri”,tradizioni, mitidelpaganesimo e cultiantichicome le coloratissime composizionidigrano e difiori,allegoria della dea Demetrae dell’Edenperduto

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Solo se provi, capirai!


Gianluca Pomante

Gianluca Pomante, il “rivoluzionario”? di Daniela Palantrani

«Ho uno scheletro nell’armadio che nessun altro può vantare: ho consumato ben due barattoli di Nutella da 5 kg in meno di un anno. A parte gli scherzi, chi accetta di scendere nell’arena della politica deve necessariamente esporsi al giudizio pubblico... »

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ampagna elettorale affollata a Teramo in vista delle prossime elezioni amministrative.Tra i candidati che si affacciano per la prima volta sulla scena politica teramana, Gianluca Pomante, avvocato di professione e aspirante alla carica di sindaco. Spesso nei suoi interventi fanno capolino le citazioni del famoso giornalista Orwell, ad esempio: “Il linguaggio politico

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è concepito in modo che le menzogne suonino sincere per dare una parvenza di solidità all’aria”. Per spiegarci meglio il suo pensiero approfondiamo le sue motivazioni. La sua candidatura viene sostenuta da movimenti “collaterali” che spesso provocano “trambusto” nell’ambiente politico: movimento Teramo 3.0 e lista Tsipras. Da cosa deriva questa affinità di idee? Si sente un candidato rivoluzionario? “Se per ‘trambusto’ si intende il fastidio arrecato da movimenti che sbattono la verità in faccia alla vecchia politica, fatta di clientelismo e malaffare, che ha distrutto non solo Teramo ma l’Italia intera, sono certamente un rivoluzionario. George Orwell, in tempi non sospetti, disse chiaramente che una certa politica consisteva nell’arte di dar corpo alle menzogne per nascondere la verità, con la storica frase: “nell’era dell’inganno universale dire la verità diventa un atto rivoluzionario”. Come definisce la sua candidatura? “Di rottura con gli schemi preconfezionati della politica che ammalia il cittadino e lo affascina in prossimità delle elezioni, salvo poi dimenticarlo o addirittura irriderlo per tutta la durata del mandato. I nostri politici, hanno dimostrato (e in qualche occasione addirittura ammesso candidamente) di essere sulle poltrone per tutelare i loro interessi personali, mettendo in secondo piano la gestione della cosa pubblica e degli interessi della collettività. Ho chiesto il permesso a mia moglie e ai miei figli di potermi occupare per 5 anni della mia città, dei miei concittadini, con lo stesso affetto e la stessa professionalità che caratterizzano la mia attività di avvocato penalista.

Quale l’aspetto saliente del suo programma e cosa lo differenzia dagli altri? “Nel nostro programma (perchè io sono solo il rappresentante di un nutrito gruppo di teramani, stanchi della vecchia politica) non ci sono opere faraoniche ma solo progetti realizzabili, sottoposti alla nostra attenzione da altri teramani. Crediamo fermamente che attraverso un’attenta

Un politico deve dare l’esempio e conlui chiglista attorno. Parentiedamici orientano le nostre scelte,cisono vicini quando dobbiamo prendere decisioni, condizionano la nostra vita.Sostenere che nondebbano essere valutatie soppesati dalla collettività quando cisipropone alla guida diuna città è ipocrisia... revisione dei costi e la promozione di cultura e turismo si possano trovare le risorse di cui Teramo ha bisogno per dare lavoro a chi non l’ha, per assistere chi ne ha bisogno, per attrarre investimenti e miglioramenti”. Nella recente polemica con la

TERAPISTA DELLA RIABILITAZIONE iscritto albo reg. terapisti della riabilitazione non vedenti

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candidata Di Paquale, lei sostiene che chi ambisce a candidature pubbliche deve essere disponibile a porre sotto la lente d’ingrandimento anche la vita privata. Lei ha una vita irreprensibile oppure ha scheletri o lacune da dichiarare? “Ho uno scheletro nell’armadio che nessun altro può vantare: ho consumato ben due barattoli di Nutella da 5 kg in meno di un anno. A parte gli scherzi, chi accetta di scendere nell’arena della politica deve necessariamente esporsi al giudizio pubblico e accettare serenamente che gli errori suoi e dei suoi familiari siano giudicati dalla collettività. Un politico deve dare l’esempio e con lui chi gli sta attorno. Parenti ed amici orientano le nostre scelte, ci sono vicini quando dobbiamo prendere decisioni, condizionano la nostra vita. Sostenere che non debbano essere valutati e soppesati dalla collettività quando ci si propone alla guida di una città è ipocrisia. Ma forse sono io ad essere “rivoluzionario”, come lei dice. La politica attuale non è certo in grado di apprezzare tali ideali”. Come valuta l’operato dell’Amministrazione Brucchi? “Pessimo. Basta pronunciare le parole “ipogeo” e “ponte vezzola” per far venire l’orticaria a mezza città. Questa Giunta continua a navigare a vista e a proporre la realizzazione di ulteriori scatoloni di cemento con superficialità disarmante, senza occuparsi delle persone che dovranno frequentarli. Cattedrali nel deserto che verrà. Le linee programmatiche annunciate dalla Giunta Brucchi nella Deliberazione n. 32 del 22 luglio 2009 (il bilancio del suo operato) sono quaranta pagine di programmi completamente disattesi. L’attuale Sindaco sta promettendo nuovamente quello che avrebbe dovuto fare nei cinque anni in cui ha guidato la città, senza però restituire le somme che ha percepito a tale scopo e senza dare alcuna garanzia sui prossimi cinque anni. Solo un pazzo potrebbe dargli nuovamente fiducia”. Quale la via per la ripresa? “La nostra città ha bisogno di reperire risorse e ciò può avvenire solo attraverso la cultura ed il turismo, che faranno da volano per l’artigianato ed il commercio e, conseguentemente, apporteranno benefici a tutta l’economia cittadina, garantendo posti di lavoro per tutti”.


TSIPRAS: Europa madre, non matrigna

Enzo Di Salvatore

di Angela Fosco

l professor Enzo Di Salvatore, Costituzionalista e docente presso l’Università di Teramo, abbiamo chiesto una valutazione sull’attuale scenario politico anche in vista delle prossima elezioni. Iniziamo però dal cammino intrapreso dal Governo Renzi sulla strada delle riforme e in particolare, l’abolizione del Senato e delle Province. “Che qualcosa nei rapporti tra lo Stato e le Regioni non funzioni e che il Senato

vada riformato non è certo una novità, né una idea rivoluzionaria di Renzi. Se ne parla da tempo: il Senato va trasformato in Camera delle Regioni e il riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni va ripensato. La differenza tra il pensiero Renzi e il mio è che io resto un regionalista convinto, Renzi no. Con il suo pacchetto di riforme vorrebbe depotenziare il ruolo che le autonomie territoriali attualmente godono, entro il sistema costituzionale della Repubblica. E non perché sia “cambiato il

clima nei confronti delle Regioni” o anche “per ciò che è accaduto nel corso di questi anni in ordine ai rimborsi elettorali” (questo argomento non ha pregio semplicemente perché lo stesso potrebbe dirsi del Parlamento nazionale e, più in generale, di tutti gli organi dello Stato), ma forse perché Renzi vede le Regioni come “macro Stati che pensano di poter governare tutto” ovvero un ingombro per l’attività del governo del fare. Se potesse abolirebbe le Regioni senza colpo ferire. Ma siccome non può, tenta almeno di svuotarne il ruolo. E questo non posso accettarlo perché calpesta uno dei principi fondamentali della Costituzione: quello del decentramento politicoistituzionale sancito all’art. 5 della Carta”. Cosa può dirci su alcuni punti del programma della Lista Tsipras, in particolare l’abolizione del Fiscal compact? “Questa Europa è affetta da un alto tasso di deficit democratico e i cittadini dell’Unione contano poco o niente. Le decisioni sono assunte dalla BCE e dai Governi di alcuni Stati membri, che perseguono politiche rigoriste. L’Unione europea ha una moneta unica, ma non ha una politica fiscale comune. L’effettiva tutela dei diritti dei cittadini e dell’ambiente è condizionata dalle logiche del mercato e dagli interessi delle multinazionali. Più in generale, l’Unione europea non è una istituzione autenticamente politica. Persino il tedesco Martin Schulz, Presidente del Parlamento europeo e candidato alla presidenza della Commissione europea per il PSE, nel suo recente libro (“Il Gigante incatenato”) ha criticato aspramente questa Unione europea. Ma la critica diviene poco credibile se a svolgerla è Schulz: è dal 1994 che è deputato al Parlamento europeo, e in Germania il suo partito (SPD) è al governo con Angela Merkel, cui si deve in gran parte quella politica scellerata. Basti pensare al Fiscal Compact e ai sacrifici che impone e che ha dato vita ad un nuovo “popolo” europeo: quello dei 27 milioni di disoccupati. Quale alternativa secondo lei? In realtà una ricetta semplice: far saltare l’idea stessa di Unione europea. Più che semplice, però, la cura è semplicistica: il dissolvimento dell’idea di Europa non restituirebbe, infatti, alcuna piena sovranità agli Stati nazionali, già in crisi fin dagli albori del XX secolo quando lo Jus publicum europaeum, ovvero il sistema di equilibrio

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che sul piano internazionale li manteneva in vita, si è definitivamente dissolto con l’entrata in scena delle grandi potenze mondiali. Ma se si uscisse dall’Unione europea, gli Stati europei verrebbero schiacciati dall’egemonia politica ed economica degli Stati Uniti d’America e della Cina. La proposta di Tsipras non è di uscire dall’Europa, ma di dar vita a un’Europa diversa: l’Altra Europa, in cui si chiede l’immediata fine delle politiche di austerità, attraverso la sospensione del Fiscal Compact, che impone il pareggio di bilancio anche ai Paesi in gravi difficoltà economiche; la convocazione di una Conferenza europea sul debito, simile a quella che nel 1953 consentì alla Germania di abbattere gran

parte del suo debito pubblico; la trasformazione dell’attuale BCE in una autentica Banca europea, che, in caso di necessità, presti denaro anche agli Stati e non solo alle banche, e che fornisca prestiti a basso tasso di interesse agli istituti di credito, a patto che accettino di fornire credito a costi contenuti a piccole e medie imprese. Particolare attenzione è poi posta al rafforzamento della tutela dei diritti e alla salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni. Non è più accettabile che le politiche europee considerino i beni comuni in modo pressoché funzionale alla realizzazione del mercato. In breve, occorrerebbe effettuare un salto di qualità, avere maggiore ambizione e più coraggio.

Inrealtà una ricetta semplice:farsaltare l’idea stessa di Unione europea.Piùche semplice,però, la cura è semplicistica: ildissolvimento dell’idea diEuropa nonrestituirebbe, infatti,alcuna piena sovranità agliStati nazionali

GLORIANO LANCIOTTI

FARE IMPRESA NON DEVE ESSERE

UNA CORSA A OSTACOLI di Antonella Lorenzi

è tanto da fare in Abruzzo secondo Gloriano Lanciotti che insiste sullo stato di una situazione la cui responsabilità ricade pesantemente sulla classe politica uscente. Che a suo dire “ha dimenticato il territorio, ha dimenticato Teramo, la Val Vibrata, le zone interne di montagna e che proclamava un “modello Teramo” da esportazione il cui fallimento oggi è sotto gli occhi di tutti”. Cifre alla mano, la categoria delle imprese che rappresenta, in quanto Direttore di CNA, è quella che più di tutte ha subito pesantemente gli effetti nefasti della crisi. “Un passo indietro di 14 anni. Questa è la situazione. E l’Abruzzo diventa un caso nazionale, con una caduta percentuale delle nuove imprese artigiane del 2, 81% - spiega Lanciotti – Chieti, Teramo e L’Aquila sono le province che decrescono più vistosamente. Tra le ragioni, il ritardo con cui in Abruzzo si sono affrontati i temi di specializzazioni produttive, sistema distributivo, innovazione ed esportazioni. Per superare questo ritardo bisogna fornire alle imprese i necessari strumenti per definire gli obiettivi di valorizzazione territoriale e set-

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toriale delle attività produttive.” Sono essenzialmente tre i punti su cui non si può più evitare di intervenire, secondo Lanciotti e sono: “la formazione, in quanto rappresenta la nostra energia per il futuro, e non solo come cuscinetto sociale, ma come portatrice di ec-

laformazione rappresenta la nostra energia perilfuturo, e nonsolo come cuscinetto sociale cellenza e benessere. Importante rivedere le modalità di fruizione, le modalità di costruzione dei bandi, per sviluppare competenze necessarie al mercato” . Il secondo punto riguarda l’economia della cultura ovvero “la cultura che genera economia, smentendo definitivamente la famosa frase di Tremonti <con la cultura non si mangia> e rifiutando lo snobismo intellettuale nella consapevolezza dei punti di forza del nostro paese e della

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nostra regione: “non si può pensare di creare ricchezza con i combustibili fossili perché non ne abbiamo- continua Lanciotti- ma abbiamo arte, storia, percorsi e usanze religiose ecc. Usciamo dalla retorica di “conservare le nostre tradizioni” e usiamo la nostra storia anche per proteggerla”. Terzo punto l’Europa: tornare a dare centralità alla funzione politica della nostra regione, “la disaffezione attuale all’Europa – aggiunge - deriva anche dalla responsabilità di tanti amministratori e politici che non hanno saputo interloquire con le istituzioni europee. Bisogna invece conoscerla e imparare a muoversi al suo interno, per aiutare le imprese. E per intervenire sia sul piano degli incentivi , riaprendo i rubinetti del credito (perché non è possibile che la lobby delle banche tenga in pugno tutta l’economia), sia sui disincentivi, e penso al proliferare di una inadeguata grande distribuzione che sta desertificando i centri cittadini e la morte di decine di piccole imprese. Ma per far questo – conclude - c’è bisogno di una classe politica i cui comportamenti siano sobri, etici e volti all’interesse comune. C’è bisogno di un paese normale, dove fare impresa non sia una corsa a ostacoli, dove ottenere un finanziamento non sia un miracolo”.


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Adelio, Umberto, Elena, Giuseppe, Paolo e Monica vi augurano una Buona Pasqua! PrimaPagina 46 - Aprile 2014

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Intervista Esclusiva a Lucia Zingariello

«L’Italia purtroppo e’ un paese “sessuofobo”, molto discriminatorio tra uomo e donna. Quindi è inutile parlare dei commenti maschili, ma anche le donne non sono state da meno, tanto è che si sono lasciate andare a commenti gratuiti. »

Lucia Zingariello

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i sono paesi in cui le donne sono costrette a nascondersi sotto un mantello che copre anche gli occhi, ci sono paesi in cui se nasce una bambina alla mamma vengono date le condoglianze. Solo 50 anni fa poteva essere motivo di vergogna per una donna mettere al mondo una figlia. E poi ci sono paesi in cui esiste una società “ progredita” dove si permette di poter scrivere una “favoletta” che può distruggere una donna, una mamma, una moglie, parlando di una cosa che non riguarda neanche i capi d’imputazione . Noi quindi crediamo di vivere in una società solo apparentemente progredita anche se quello che vogliono far passare e’ il contrario. E questo mi spaventa ancora di più perché vuol dire che più progrediamo e più si diventa disumani”. Esordisce così Lucia Zingariello, ex segretaria dell’ex assessore regionale De Fanis, nel raccontarci l’esperienza


che l’ha vista coinvolta nell’inchiesta della Procura di Pescara, originata dalla denuncia di un imprenditore che avrebbe subìto la richiesta di tangenti da parte dell’assessore, per la realizzazione di un evento culturale. Le accuse ipotizzate dalla Procura sono di concussione, peculato e truffa, ma nel corso delle indagini spunta un presunto “contratto” a sfondo sessuale che coinvolgerebbe la segretaria dell’assessore. La notizia, enfatizzata dalla stampa, scatena un violento processo mediatico contro la signora Zingariello che allontanando l’attenzione dal reato contestato innesca la “guerra del fango” contro la donna. “ Quanto è accaduto e indecente – dichiara la Zingariello - perché hanno voluto rappresentare una donna “come nudo oggetto di scambio sessuale” offerta ai giornalisti e alle televisioni. La cultura che viviamo diffonde l’idea di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potere di turno, disposto a sua volta a scambiare con risorse e ruoli pubblici. Questa mentalità e questi comportamenti che ne derivano hanno superato la soglia della decenza perché hanno leso la mia dignità e quella della mia famiglia. Vuole raccontare cosa è accaduto? lei si è sentita giudicata più come donna o come persona legata al mondo

politico? Vorrei evitare di parlare dei capi d’imputazione perché credo nella giustizia e credo che ci saranno gli elementi giusti perché possano essere scomposti. Sicuramente però come donna in stretto legame con il mondo politico, penso che se al mio posto ci fosse stato un uomo, con i miei stessi capi d’imputazione, non sarebbe stato trattato così. Oggi nonostante tutta la cattiveria e le ingiustizie subite cerco di salvaguardare le mia dignità e quella della mia famiglia. Sento dentro di me un macigno per tutto l’accaduto e per questa società maschilista che individua sempre nella donna una colpevole. In Italia si parla sempre più spesso di pari opportunità, ma in realtà l’atteggiamento maschilista è ancora molto forte e alle donne viene lasciato ben poco spazio nel mondo del lavoro e della politica. In molti governi europei le donne sono molto più numerose, ma in Italia se una donna vuole far carriera in politica o nel mondo del lavoro può incappare facilmente nel pregiudizio di essere donna di “facili costumi”. Lei ha avuto modo di constatare più solidarietà o più critiche da parte delle donne in genere? E perché secondo lei? L’Italia purtroppo e’ un paese “sessuofobo”, molto discriminatorio tra uomo e donna. Quindi è inutile parlare dei commenti maschili, ma anche le donne non sono state da meno, tanto è

ANCORA UNA DONNA A CUI DARE

LA COLPA di Mira Carpineta

che si sono lasciate andare a commenti gratuiti. Ma ho capito che costa molto meno essere cattivi e dispensare cattiveria che mettersi davanti allo specchio e guardarsi. Mi chiedo ma prima di parlare o scrivere non sarebbe meglio aspettare? Non posso permettere di far passare il messaggio di non meritare più una vita, per colpa di qualcuno, diciamo poco sensibile o troppo pieno di sé. Cerco di utilizzare il mio dolore come punto di forza. E’ stato difficile, pensavo, e a volte penso ancora, di non farcela, di essere in un vicolo cieco, ma credo ci sia sempre una luce in fondo al tunnel. Dico sempre a mia figlia: imparalo adesso e imparalo bene figlia: “come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo” cito Hosseini oppure Oscar wilde quando diceva che la forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare, ed è verissimo perché le donne hanno una forza misteriosa che le aiuta a superare tutte le difficoltà che la vita le mette davanti. In Italia le donne hanno avuto il diritto al voto nel 1946 prima di allora quindi cosa contava la loro opinione per la vita pubblica? Praticamente nulla. Si è sentito parlare di me solo per polemiche legate al gossip . Una ragazza non dovrebbe aspettarsi speciali privilegi per il suo sesso, ma neppure dovrebbe adattarsi al pregiudizio e alla discriminazione. Deve imparare a competere, non in quanto donna, ma in quanto essere umano. Lei ha querelato quella stampa che l’ha stigmatizzata da subito come la donna “del contratto” (Repubblica – ndr), pensa che potrà mai essere in qualche modo “risarcita”? Ho letto articoli pieni di invenzioni e inesattezze, interi virgolettati falsi, non ultime quelle che si riferiscono al mio ex avvocato difensore che, per inciso, non ha rinunciato, ma che io ho rimosso dall’incarico il 4 marzo scorso e sostituito con altro legale, con il quale valuteremo di procedere anche contro altre testate se necessario. La giustizia deve fare il suo corso, l’informazione deve essere un bene civile, se diventa incivile e celebra processi fuori dai tribunali è pericoloso per le persone deboli. Io ho avuto la forza e l’aiuto delle persone che mi conoscono, ma è difficile resistere contemporaneamente a quello che la giustizia impone e quello che la stampa dispone. La cosa che resta è che comunque, alla fine di tutta questa terribile storia, non riuscirò, se non con molte difficoltà, ad eliminare ogni pregiudizio nei miei confronti. “Si può rimediare al male fatto, ma mai al mal detto”.

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Intervista Esclusiva a Letizia Marinelli

Non chiamatela

burocrazia! La Consigliera Regionale di Parità Letizia Marinelli si racconta a PrimaPagina e dell’attacco mediatico che ha subito dice …

di Daniela Palantrani

«Sono una donna, discriminata e quindi trattata in maniera diseguale, in questo caso rispetto all’altro soggetto coinvolto, Il presidente Chiodi, in ragione del mio sesso ed in ragione delle mie scelte personali. Sono discriminata nello svolgimento del mio lavoro in quanto si è minata la mia professionalità e dunque la mia credibilità. »

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un vero scontro quello che vede di fronte la Commissione e la Consigliera, tra accavallamento di funzioni e “richiami”per l’applicazione di azioni non chiare. Forse questi i fatti all’origine dell’attacco che ha visto protagonista Letizia Marinelli, al centro della cronaca locale e nazionale per la vicenda legata al Presidente della Regione Gianni Chiodi nei confronti del quale i magistrati stanno accertando la verità in merito alla questione ormai nota come “rimborsopoli”. La dr.ssa Marinelli in un primo tempo ha scelto di rimanere in silenzio ora invece, racconta PrimaPagina la sua versione e le sue ragioni, ovvero che a suo carico non ci sono pendenze giudiziarie di nessun tipo e, amaramente, esterna la difficoltà di portare a termine il suo lavoro e il boicottaggio che subisce nell’espletamento della funzione

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Ritengo che un organismo diparità nonpuò, nello svolgimento nel proprio lavoro,far prevalere scelte discriminatorie, disimpatia o di antipatia... pubblica di consigliera regionale. E’ stata travolta da una vicenda mediatica di proporzioni nazionali su cui si è detto di tutto. Quale la sua versione? “La questione privata non mi coinvolge come esponente pubblico perchè non sono stata né indagata, né sentita dalla magistratura, né è stato aperto un fascicolo a mio nome, né ho utilizzato impropriamente


Letizia Marinelli

il mio fondo da consigliera o altri fondi pubblici. La motivazione che viene usata sui media, in base alla quale dovrei parlare delle questioni private perché sono un esponente pubblico non è giustificata. E questo è tutto ciò che ho da dire sulla vicenda, che ha altri referenti pubblici, non io. Sulla questione privata non parlo”. Lei è consigliera di parità regionale, si è sentita più compresa o attaccata dalla donne? “Assolutamente più attaccata, dalle donne in generale ma soprattutto dagli organismi collettivi di parità, quando il mio nome è stato fatto con un comunicato stampa, ad opera della commissione di parità regionale. Nello stesso comunicato si chiedevano le mie dimissioni. Non hanno perso tempo, quanta fretta, non hanno neanche tentato di accertare i fatti!”. L’attacco è stato più politico o personale? “C’è da dire che la commissione di pari opportunità regionale è organismo

politico in quanto espressione della politica, malgrado la segnalazione fatta anche dalle parti sociali, essa viene nominata dal consiglio regionale. Possono anche esserci state delle motivazioni personali collegate alla mia persona, chiamiamole “antipatie”,

Assolutamente piùattaccata,dalle donne ingenerale ma soprattutto dagli organismicollettivi diparità, quando il mio nome è stato fatto conuncomunicato stampa,adopera della commissione di parità regionale

ma non si giustifica assolutamente un simile comportamento. A luglio dell’anno scorso scrissi al Presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, richiedendo un accesso alla procedura di nomina della commissione di P.O.. per evidenziare come nella procedura di nomina della commissione non era stata presa in considerazione la domanda di almeno uno dei candidati maschili, per un totale di tre domande. Con successiva nota al Presidente Pagano e alla commissione di vigilanza del consiglio regionale evidenziavo una discriminazione in danno dell’uomo. Alla mia segnalazione non si dette seguito da parte degli organismi competenti e reputai opportuno non proseguire per vie giudiziarie considerando che presto si sarebbe andato a votare e le risorse del mio fondo, esigue, servivano per cose più importanti. La Commissione , quale espressione di

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questa maggioranza, segue le sorti politiche, anche se è previsto un proseguimento delle funzioni fino alla nomina della nuova commissione. Questa potrebbe essere una motivazione. Una seconda potrebbe ricercarsi nel fatto che in una delle riunioni della C. P.O. regionale, alla quale appartengo come membro di diritto, avevo rilevato e chiesto di mettere a verbale, come la stessa (Commissione) non si fosse mai occupata di emettere nessun parere, obbligatorio o facoltativo, nell’ambito di tutte le leggi regionali emanate, a far data dalla nomina della Commissione e che a diverso titolo potevano riguardare le donne, le questioni di parità, etc. Questa è una grande mancanza perchè parliamo di un suo compito specifico e molto importante. Infine, vorrei rilevare come la Commissione abbia reputato opportuno replicare e sovrapporsi ad un’azione da me già intrapresa, e specifica tra i miei compiti (D.Lgs. 198/2006 art. 15, comma i - attuare una rete con gli Enti locali) sto parlando del ‘Patto delle pari opportunità in Abruzzo’ già firmato con le 4 Province abruzzesi e 3 dei comuni capoluogo. La Commissione ha infatti deciso di creare un’altra rete con gli Enti locali. La conseguenza è che alcuni Comuni convocati dalla Commissione credevano di venire a firmare per il Patto delle pari opportunità in Abruzzo. Questo può significare che si vuol far passare il messaggio che è la C.P.O. sia sovraordinata a me, dimenticando che io ho una nomina governativa, tecnica e una disciplina di riferimento nazionale; loro quale Commissione regionale hanno una nomina regionale, politica, e una disciplina di riferimento regionale. Una bella differenza che gli uomini politici abruzzesi non conoscono e la Commissione regionale sinceramente non so se non la conosce o fa finta di non conoscerla. Queste forse le motivazioni, che non giustificano, a mio avviso, nè l’acredine, né un comportamento così becero come quello di darmi in ‘pasto alla stampa’. Ritengo infine, che un organismo di parità non può, nello svolgimento nel proprio lavoro, far prevalere scelte discriminatorie, di simpatia o di antipatia, non può farsi un’idea approssimativa del sentito dire o scritto dai giornali. Bisogna approfondire, prendere coscienza delle situazioni, nel mio caso quanto meno avrebbero dovuto leggere il Bura ed

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apprendere una procedura di nomina che tra l’altro avrebbero dovuto conoscere. Infine rilevo come il comunicato stampa sia un atto esterno e in quanto tale la Presidentessa Gemma Andreini avrebbe dovuto convocare la Commissione. Questo non è stato fatto e alcun verbale di riunione è stato redatto”. Scusi, abbiamo focalizzato il comportamento della Commissione di parità regionale e gli altri organismi di parità cosa hanno fatto? “Le Consigliere di parità provinciali, Anna Pompili di Teramo, Annarita Guarracino di Chieti, Vittoria Colangelo di Pescara e Anna Maria Paradiso de L’Aquila, nessuna di loro, nemmeno con un comunicato postumo, a seguito dei chiarimenti forniti,

Il mio lavoro nonè maistato rispettato e ho avuto sempre tante difficoltà da affrontare,altro che favoritismi.Le faccio degliesempile mie prime indennità le ho ricevute dopo due anniè mezzo dall’inizio della mia attività,attualmente ancora nonmi liquidano le indennità ditutto il2013e stiamo parlando di380,00 lordinel2011e 180,00 lordidal2012inpoi...

ha reputato opportuno intervenire con un comunicato stampa in mia difesa e le assicuro che loro la procedura di nomina la conoscono benissimo. Viceversa ho ricevuto da almeno 3 di loro battuttine sarcastiche su un social network e qualche dichiarazione sicuramente inopportuna. Tutti gli altri organismi collegiali di parità e parlo di quelli provinciali e comunali non hanno detto niente in mia difesa”. Perché? “Sono una donna, discriminata e quindi trattata in maniera diseguale, in questo caso rispetto all’altro soggetto coinvolto, Il

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presidente Chiodi, in ragione del mio sesso ed in ragione delle mie scelte personali. Sono discriminata nello svolgimento del mio lavoro in quanto si è minata la mia professionalità e dunque la mia credibilità. Non sono stati aperti procedimenti nei miei confronti a distanza di un mese dalla notizia del mio nome data dalla Commissione di parità regionale. Malgrado ciò io sono stata condannata dall’opinione pubblica che non ha riservato lo stesso trattamento ad un uomo. Questo è accaduto perché la società in cui viviamo è una società sessista e gli organismi di parità dovrebbero combattere contro questo sessismo, senza alcuna distinzione o favoreggiamento. Il mio lavoro non è mai stato rispettato e ho avuto sempre tante difficoltà da affrontare, altro che favoritismi. Le faccio degli esempi le mie prime indennità le ho ricevute dopo due anni è mezzo dall’inizio della mia attività, attualmente ancora non mi liquidano le indennità di tutto il 2013 e stiamo parlando di 380,00 lordi nel 2011 e 180,00 lordi dal 2012 in poi. Non ho ancora ricevuto i soldi che ho anticipato per il funzionamento del mio ufficio, per alcune azioni che ho fatto, e non ho ancora ricevuto i rimborsi di quanto da me anticipato per partecipare a riunioni ed incontri. Ho fatto un’azione sponsorizzando una categoria di una rassegna cinematografica dal titolo “Settimo senso” a distanza di 8 mesi la Regione Abruzzo, malgrado i continui solleciti non ancora provvede alla liquidazione delle spettanze. A settembre mi è stato bloccato un progetto, ‘strumenti per le pari opportunità’ che avrebbe dato l’opportunità alle imprese di compilare in remoto il rapporto biennale sulla situazione del personale per le aziende superiori a 100 dipendenti. Una decina di giorni fa il direttore delle risorse umane mi ha comunicato di voler avocare a se una parte delle azioni in capo a me del progetto Centra adducendo la motivazione che ero mancata al convegno che si era svolto a L’Aquila in “piena bufera” , quando insomma tutti i giornalisti mi aspettavano, anche lì al convegno e dunque era comprensibile la mia assenza”. Questi sono i fatti e tutte le lettere di sollecito che sono nel mio ufficio dimostrano che quello che dico è vero. E non chiamatela burocrazia”.



I REATI CHE NASCONO DALLA “CULTURA

TUTTO HA UN PREZZO…

O FORSE NO di Milena Milone psicologa

Questoè un caso chevaleper tutti a dimostrazione che sologlieventi naturali nonsonosoggetti adinterpretazioni soggettive...

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e regole sociali che riguardano il vivere civile spesso ci vengono presentate in modo dogmatico e immarcescibile come se, all’occorrenza, fosse negato il diritto di rivederle o rivalutarle. Dunque, quando si dice che la vita è sacra si dovrebbe essere certi che tale sacralità venga sempre e universalmente rispettata. Invocando questo assioma,taluni impediscono alle donne di abortire o negano una morte naturale a chi soffre di malattie irreversibili però, a dispetto della regola stabilita, le stesse persone considerano inevitabile che migliaia di profughi anneghino nei nostri mari meridionali, oppure ancor peggio, trovano naturale invocare l’introduzione della pena di morte nel nostro ordinamento giudiziario. Questo è un caso che vale per tutti a dimostrazione che solo gli eventi naturali non sono soggetti ad interpretazioni soggettive: l’avvicendamento delle stagioni non può cambiare, la nascita e la morte di ogni essere vivente

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è inevitabile e così via. Tutto ciò che viene concepito dalla fallace mente umana, invece, necessita di una seria, consapevole e costante critica da parte di tutti gli esseri pensanti, ciò affinché essi possano condividere, aggiornare o migliorare l’assioma preso in considerazione, specialmente quando questo sembri essere fatalmente connaturato all’essere umano. Tra tutti i fenomeni di cui la società è composta,quello che più di ogni altro viene considerato insito nell’uomo, creato insieme alla natura, è la prostituzione, eppure il meretricio nasce da una pura ideazione del pensiero maschile, tanto vero è che non tutti gli uomini ne fanno uso e, nonostante ciò, anche coloro che se ne astengono sembrano godere di ottima salute. È ovvio che sia utopistico ripensare un mondo privo di mercimonio, ma se la realtà è questa allora è altrettanto utopistico credere che la donna possa percepire in sé dignità morale, fisica e psichica pari a quella dell’uomo, pari cioè a colui il quale sa che la sessualità femminile gli può appartenere solo che lui lo voglia. L’esistenza della prostituzione è un fatto che viene dato per scontato e del quale si parla come se si trattasse di un fenomeno a sé stante, privo di ripercussioni sul resto


DEL POSSESSO” DEL CORPO FEMMINILE

SCATTI DI

GIOVENTÙ

I teenagers (teramani) e la pornografia digitale “fai-da-te” di Angela Fosco

della popolazione. La realtà non è questa. Malcom X diceva: ”finché un negro è schiavo io che sono un negro posso essere schiavo”, parafrasando le sue parole, dunque, si potrebbe dire: ”finché una donna è prostituta io che sono donna posso essere prostituta”. È proprio il modo di pensare alla sessualità femminile che fa la differenza tra i due generi. La donna non è percepita inferiore all’uo-

E’ovvioche sia utopisticoripensare unmondo privo di mercimonio... mo, per definizione, ciò che la rende minore consiste nel fatto che il suo corpo è sempre stato al servizio del maschio. Qualunque conquista sociale si registri appannaggio delle femmine è un semplice palliativo che non cambia la sostanza delle cose. Solo una cultura atta a diffondere principi di giustezza ed equità tra i generi, oltre a salvare la donna, gioverebbe a contenere anche la lunga serie di reati che nascono dalla certezza che tutto abbia un prezzo.

on può essere contenuto in una semplice etichettatura di “ vizi di provincia” quello che è recentemente accaduto in città e che ha avuto come protagoniste alcune giovanissime liceali teramane. All’improvviso i telefonini di tanti ragazzini hanno rimbalzato in un velocissimo tam tam digitale, una serie di foto di chiaro stampo pornografico. Figure acerbe in pose inequivocabili. Il cyberspazio telefonico e web hanno fatto da cassa di risonanza ad un fenomeno che ha lasciato sbigottiti tanti inconsapevoli (si spera) genitori e non solo. Cosa spinge queste ragazzine ad auto fotografarsi in atteggiamenti erotici e disinibiti? Solo la voglia di apparire? Negli anni settanta le ragazze bruciavano in piazza i loro reggiseni, chiedevano leggi, per maternità consapevoli, il divorzio, tutele per le condizioni di lavoro. Una femminilità al servizio delle donne per migliorare la qualità della vita di tutte. Oggi, sempre più spesso, le cronache ci raccontano di giovanissime che usano i loro corpi per una diversa popolarità, per altro genere di “valori”, materialistici, quantificabili in denaro. Un “mercato” di corpi, sempre più giovani e tecnologicamente avanzati. Così si può scoprire che la compagna di banco ha “postato” su un social network le migliori espressioni di sé,

e come l’influenza il contagio è veloce. Nel giro di pochi attimi, il minimo indispensabile per la tecnologia 2.0, inizia una gara, a chi osa di più. Solo gioco? Solo inconsapevolezza? Come genitore spero, ma proprio tanto, che sia così. Un momento goliardico che ha rotto gli argini. Ma il dubbio, che una spiegazione così superficiale non sia sufficiente, rimane. Angosciante, insinuante, preoccupante. E non solo per i genitori.

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Oggi,sempre più spesso,le cronache ciraccontano di giovanissime che usano iloro corpi peruna diversa popolarità,peraltro genere di“valori”, materialistici, quantificabiliin denaro

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EROI ED EROINE DI CARTA: IL FANTASTICO MONDO DEI FUMETTI

L’INVERNO STA di Chiara Santarelli

in Italia che gli “studios” americani mettono in campo l’eroe della casa Marvel a stelle e strisce. Dal 26 marzo scorso Capitan America: Il soldato d’inverno (Captain america: The Winter soldier, il titolo originale) è proiettato nelle sale italiane con una settimana in anticipo rispetto alla programmazione americana, che lo vede nelle sale statunitensi a partire dal 4 aprile. In questo nuovo capitolo della Marvel , che nei fumetti corrisponde ad un ciclo editoriale (ma nello specifico il titolo è preso

da un singolo albo), il Capitano si trova ad affrontare un mondo travolgente, che non comprende: il mondo moderno. Steven Rogers (alias Capitan America) è un soldato

“Avolte per creare unmondo nuovo, bisogna distruggere quello vecchio” (Pierce)

americano che difende la patria dall’esercito nazista, viene congelato e poi risvegliato nel futuro, dove riflette il suo status di eroe etico (e vintage) per eccellenza; così si trova ad affrontare un mondo che non è più suo, un mondo che non fronteggia più i propri nemici con armi spianate, bensì con un’arma più fine e subdola, lo spionaggio; arma che l’ingenuo eroe difficilmente riesce a fronteggiare, dimostrando valori fortemente ancorati al passato. Il film è un altro spin off del ciclo “The Avengers” , promosso dagli studi Marvel come ciclo di lungometraggi dedicati ai super eroi . (A presto le riprese di “The Avengers 2). In questo modo i film divengono quasi degli episodi, con una struttura ed una serialità da piccolo schermo, atti ad avere una continuità visiva sostenuta oltre che una sottotrama comune a tutti. I film del ciclo “Avengers” tessono le trame di un’unica storia che culmina in un lungometraggio che chiude le trame e riunisce tutti i personaggi coinvolti. A differenza del primo film dedicato a Capitan America, la regìa passa ai fratelli Russo (“Community”, “Tu, io e Dupree”)

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mentre il cast d’eccezione rimane costante, con un palestratissimo e biondissimo Chris Evans nei panni del “Cap”, che si troverà a collaborare nel film con la super eroina Vedova Nera, interpretata da Scarlett Johansson, e il super eroe Falcon, interpretato dall’attore Anthony Mackie; Samuel L. Jackson ancora una volta nei panni di Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D (organizzazione d’inteligence paramilitare per la salvaguardia del mondo) e dulcis in fundo la straordinaria partecipazione di Robert Redford che dà vita al personaggio di Alexander Pierce, capo supremo dello S.H.I.E.L.D, Prima scena ad aprire il secondo film di Capitan America è una scena d’azione, che già da subito promette un alto grado di tensione nello svolgimento della trama, tenore che non deluderà lo spettatore almeno fino al terzo atto del film, dove la narrativa prende una piega da thriller politico introducendo temi più complessi e ragionati: “A volte per creare un mondo nuovo, bisogna distruggere quello vecchio” (Pierce) . I fratelli Russo sono riusciti infine a restituire al cinema un film che risponde più all’attualità e che introduce la tendenza cinematografica alla figura del nemico “from within”, ovvero dall’interno :< in passato bastava eseguire gli ordini, oggi non so più chi comanda, chi ascoltare…>. La trama in generale si discosta leggermente da ciò che i fan Marvel sono stati abituati a vedere finora; ricalcando un po’ le orme di Iron Man 3, nel corpus del film vi si trova una sottotrama marginale che lascia uno spazio evidente e preponderante all’unicità della trama principale. Nonostante vengano presentati molti personaggi e non tutti ben sviluppati nel corso della pellicola, i protagonisti maturano ri-


ARRIVANDO spetto alla sceneggiatura, dando occasione allo spettatore di vedere le relazioni tra loro approfondirsi ed “umanizzarsi”; è un film dinamico, e ancora una volta la firma Marvel non delude; né i neofiti, né gli appassionati del ciclo “Avengers”

IL PERSONAGGIO Capitan America (Captain America), il cui vero nome è Steven Rogers (detto Steve), è un personaggio dei fumetti creato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941, pubblicato dalla Timely Comics (in seguito Marvel Comics). Detto affettuosamente Cap, ha anche altri appellativi, come “Sentinella della libertà” (poiché incarna gli ideali di libertà e giustizia del popolo statunitense) e “Leggenda vivente” (in quanto fonte di ispirazione per tre generazioni di eroi), è un supereroe tra i più famosi e longevi. Il personaggio è nato come elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, dove rappresentava un’America libera e democratica che si opponeva ad un’Europa imperialista e bellicosa, ed ebbe un grande successo di pubblico; tuttavia con la fine del conflitto perse la sua popolarità, nonostante un (vano) tentativo di riciclarlo come cacciatore di comunisti durante i primi anni della guerra fredda. Quando, nel 1964, Stan Lee decise di riprendere il personaggio (nel numero 4 della serie Avengers), lo privò di quegli elementi nazionalistici che aveva in origine ma lo ripropose donandogli una sensibilità e un’umanità tutta nuova, e molto spesso le sue storie venivano utilizzate per denunciare le differenze sociali e la corruzione presenti nella società americana, a rappresentare una sorta di “coscienza” reale dell’America.

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EROI ED EROINE DI CARTA: IL FANTASTICO MONDO DEI FUMETTI

Auguri alla fidanzata d’America

E alla fine arriva Lois! di Chiara Santarelli

a “Dc comics”, casa editrice statunitense di fumetti, festeggia i 75 anni della fidanzata più amata dai lettori di fumetti: la reporter del Daily Planet Lois Lane. Nata nel 1938 dal genio di Joe Shuster e Jerry Siegel , fin dal primo numero è apparsa al fianco del primo super eroe al mondo, Superman, vestendo i panni della collega giornalista di Clark Kent (alter ego di Superman). Per il suo compleanno i creatori della DC hanno pubblicato, a febbraio, negli Stati Uniti, un altro albo autoconclusivo (one shot) dedicato interamente a lei. La storia, scritta dall’esor-

Perilsuocompleanno icreatoridellaDC hannopubblicato, afebbraio, negli StatiUniti,un altro alboautoconclusivo (oneshot)dedicato interamente alei. diente Marguerite Bennett, mette sotto la lente d’ingrandimento una Lois Lane che si dimostra donna tutta d’un pezzo, ineccepibile indagatrice, ma fragile e comprensiva in famiglia; donna che ormai declina il suo essere ombra del supereroe e si slega dalla figura di Superman per affermarsi autonomamente come personaggio dei fumetti. Questa volta la giornalista si troverà ad affrontare la diffusione in città di un fungo alieno, venduto come nuova droga capace di infondere euforia e onnipotenza; il coinvolgimento della sorella Lucy in questa storia rende la trama più calda e com-

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movente, e Lois sarà costretta a scavare nel passato della propria famiglia Il filone narrativo continua sulla scia della serie di fumetti editi dal 2011 “The new 52”, nel quale Lois Lane non è legata affettivamente a Clark Kent, ma ne è solo un’amica e collega. Nella storia principale edita fino agli anni 90, Lois Lane invece era fidanzata e poi moglie del supereroe, ma dopo la morte e il ritorno in vita di Superman, questi avrà una relazione sentimentale con l’eroina Wonder Woman, “troncando” così con la fidanzata giornalista. Al cuore non si comanda, è vero, soprattutto se si parla di scelte di mercato e come Superman è riuscito a conquistare il cuore di Wonder Woman, allo stesso modo Lois ha conquistato il cuore di milioni di lettori che proprio non se la sentivano di considerarla “acqua passata”.

FOTO: marvelouscomics.over-blog.com

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A.C.A.F.

associazione c u l t u r a l e a m i c i del fumetto


EROI ED EROINE DI CARTA: IL FANTASTICO MONDO DEI FUMETTI

XXII TERAMO COMIX 2014 QUANTE NOVITÀ a pluridecennale fiera del fumetto teramana quest’anno organizzata da A.C.A.F., Crossover di Gianluca Farina e Interamnia Ludica, si terrà il 9-1011 Maggio, e si terrà al Parco Della Scienza. Questa tradizionale fiera allargherà lo spettro d’interesse proponendo oltre al mondo fumetto anche spazi per l’innovativa artist alley, per il gaming e per il cosplay. La fiera è da sempre nel cuore di tantissimi appassionati di fumetti, non solo della zona teramana e abruzzese; basti ricordare le collaborazioni editoriali con Star Comics e la Bonelli con le famose cartoline a tema. Alla fiera interverranno più di trenta espositori legati al mondo del fumetto provenienti da tutta Italia. Come sempre, la fiera, sarà ricca di ospiti del mondo del fumetto e non, nomi del calibro di Carmine di Giandomenico, Edoardo Morricone, Ernesto Pugliese, Marco Bianchini, Stefano e Domenico Di Vitto, inoltre interverrà Claudio Di Biagio che presenterà il suo film prodotto tramite Crowfunding su Dylan Dog. Ci sarà anche uno spazio dedicato all’artist alley; che riprende un format molto in voga in America e che sta prendendo piede anche in Italia: i fan e gli artisti avranno la possibilità di incontrarsi e interagire. All’interno della mostra mercato inoltre,

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sul palco eventi, si terrà anche una colorata gara di cosplay presentata da Fiamma Oro! Saranno adibiti spazi per svariate attività ludiche, con tornei di Magic the Gathering, dimostrazioni di WarGames, dei GDR e GDT più in voga di sempre, e del nuovissimo KrosMaster. Sarà inoltre allestita una serata “cena con delitto”, un “live horror” stile “the walking dead”, ed un evento live fantasy! Il Teramo Comix 2014 sarà un incontro a 360 gradi nel mondo del fumetto e del gioco, e di tutto cò che gravita attorno ad essi. Per rimanere aggiornati in tempo reale su programma, eventi, ospiti e altro, restate sintonizzati su: www.facebook.com/TeramoComix www.teramocomix.it

Alla fiera interverranno più di trenta espositorilegati almondo delfumetto provenientida tutta Italia.Come sempre, la fiera,sarà riccadi ospitidelmondo del fumetto [...] Cisarà anche uno spazio dedicato all’artist alley;che riprendeun format molto invoga inAmerica...


hiunque abbia l’occasione di frequentare un bambino in tenera età (3-5 anni o anche meno), non può fare a meno di entrare in contatto con un personaggio che risveglia una certa curiosità in modo direttamente proporzionale alla sensazione di “banalità”. Eppure Peppa Pig, a volte, può riuscire là dove noi, in qualità di adulti di riferimento, potremmo risultare mancanti.. Si tratta di una maialina di 5 anni che vive con la sua famiglia, composta da Papà e Mamma Pig e fratellino George. Ogni tanto compaiono Nonno e Nonna Pig. Attorno alla famiglia Pig ruotano zii, cugini, amici e conoscenti, ognuno con ruoli ben definiti e distinguibili immediatamente, anche dai bambini più piccoli (Madame Gazzella è la maestra di Peppa, Dottor Orso Bruno cura gli abitanti malati, Signor Toro comanda i lavori della strada, Capitan Cane è il marinaio che ha girato il mondo, Signor Elefante il dentista..etc..). I personaggi colpiscono subito per un tratto distintivo: riescono a coniugare caratteristiche umane (sono vestiti, mangiano a tavola, si addormentano nel letto, parlano e affrontano i problemi quotidiani) con quelle squisitamente “animali” che ricordano costantemente a chi guarda la loro natura (tutti i Pig accompagnano le conversazioni con un sonoro grugnito e amano saltare su e giù nelle pozzanghere di fango). E su questa felice coniugazione segnano un punto a loro favore rispetto a noi adulti, che spesso dobbiamo risolvere un conflitto per trovare un compromesso possibile tra la nostra parte “animale” (le emozioni e il corpo che le registra) e quella “razionale” (la mente che non sempre riesce a contenerle). Ai bambini però il messaggio arriva chiaro: questa coniugazione può e deve essere fatta perché fa stare meglio e più felici. La famiglia Pig, infatti, è felice! Un bambino questo riesce capirlo, soprattutto se tutto si svolge in un “tempo” che lui può percepire. Gli episodi in cui il cartone animato si articola sono brevi, durano circa 5 minuti, un tempo adeguato perché un bambino in età prescolare possa rimanere attento e seguire i passaggi della vicenda dall’inizio alla fine. Il fatto, inoltre, è sempre molto chiaro e strutturato in modo “prevedibile”, dove c’è un inizio, una parte centrale e una fine e questo risulta essere rassicurante per il

bambino, che può rendersi conto anche da solo di ciò che vede. Le storie sono sempre a lieto fine per tutti i personaggi, che generalmente imparano qualcosa dalla vicenda e, naturalmente, con loro impara anche il bambino che guarda. Inoltre, colpisce il linguaggio delle immagini utilizzato: Peppa Pig è così semplice nel suo aspetto che sembra quasi essere disegnata dal bambino stesso. Se mettiamo insieme questi aspetti finora menzionati, capiamo bene come sia facile per il bambino identificarsi con questo strano personaggio. Che riesce a “giocare” e ad “usare” la sua parte animale, spontanea quanto autentica, senza entrare in conflitto e che sembra perfettamente consapevole che, semmai, i compromessi bisogna sforzarsi di cercarli (faticosamente) per altri motivi. Chi tra noi adulti è così bravo?

Ma cosa

avrà Peppa Pig?

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di Anna Di Tullio psicologa

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IL TURBO E LA DIREZIONE

opo anni di analisi, approfondimenti, battaglie dialettiche su chi scaricare la colpa del fallimento della finanza globale, all’alba del 5 anno dopo il crollo della Lehman brothers bank, le analisi non bastano più e le parole sono state riversate a fiumi dalle pagine dei giornali e dalle tv su milioni di cittadini che ne hanno vissuto sulla loro pelle, le terribili conseguenze. Interi patrimoni industriali, economici e umani, sono stati travolti e spazzati via. Una lotta per la sopravvivenza che non ha visto finora alcuno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Gli “anticorpi” non sono ancora riusciti a debellare la “ malattia”, ma l’economia reale, proprio perché tale, cioè lontana dal mondo artefatto e sovrastrutturato della finanza virtuale, ha resistito e oggi produce risultati e propone soluzioni. Perché adesso c’è bisogno di agire, di fare, di passare dalla diagnosi alla terapia, ma non solo per ridurre o tagliare. Occorre ripensare i valori per i quali trovare le soluzioni: innanzitutto l’Uomo. Non più al servizio dei mercati, ma viceversa. Così la società: dal turbo-capitalismo alla riconquista della sovranità, in un’Europa che mostra tutti i segni dell’età , con una struttura inadatta a gestire la complessa situazione globale e una moneta, l’Euro, che invece di unire, divide ogni giorno di più il Nord dal Sud del continente. Occorre agire dunque e in fretta ma il primo passo deve essere verso l’Uomo, come hanno pensato a Besnate, dove un industriale, ha intuito che prima di salvare l’impresa è necessario salvare l’imprenditore, magari ascoltandolo. Così è nata l’associazione d’aiuto di psicoterapeuti della crisi “Terraferma” per offrire soluzioni alternative a chi pensa di non averne più.

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“IL TURBO E LA DIREZIONE” FocusON

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FocusON “IL TURBO E LA DIREZIONE”

a finanza ha dimensioni decine di volte superiori all’economia di cui dovrebbe essere al servizio. Sul mercato delle valute posso cambiare degli euro con dei dollari se voglio importare un bene o andare in vacanza negli USA. Oppure posso farlo per provare a speculare, comprando e vendendo valute per guadagnare sulle loro oscillazioni. Il totale di beni e i servizi importati ed esportati nel mondo ammonta a 20.000 miliardi di dollari all’anno. Le transazioni tra valute hanno superato i 5.000 miliardi di dollari al giorno: circola più denaro in soli 4 giorni sui mercati finanziari che in un intero anno nell’economia reale.Ci sono due possibilità. La prima è che la quasi totalità delle operazioni finanziarie sia pura speculazione. Nessun rapporto con l’economia reale, ma unicamente soldi che inseguono soldi per fare altri soldi. La seconda è che la finanza lavori con un’efficienza intorno al 1%. Che sia vera la prima o la seconda poco importa. Dobbiamo comunque cambiare strada. Il discorso sull’efficienza non riguarda unicamente le risorse economiche, ma forse prima ancora le risorse umane. Molti dei migliori studenti di economia matematica, informatica, statistica sono attratti dagli alti stipendi verso i centri finanziari, per creare prodotti sempre più complessi, incomprensibili e rischiosi, o per limare poche frazioni di millesimo di secondo da algoritmi di calcolo. Già nella metà degli anni ‘80, quando molti degli attuali strumenti e mercati non esistevano ancora, il pre-

mio Nobel James Tobin notava come “stiamo gettando sempre più risorse, inclusa la crema della nostra gioventù, dentro attività finanziarie lontane dalla produzione di beni e servizi, attività che generano alte remunerazioni private, sproporzionate rispetto alla loro produttività sociale”. Per semplificare, da un lato quando apro un conto corrente i miei risparmi dovrebbero essere al sicuro e dovrei poterli avere indietro in ogni momento. Dall’altro, quando la banca eroga un mutuo, si fa carico dei rischi e del tempo necessario al mutuatario per rimborsare il prestito. Considerazioni su come il sistema finanziario non abbia gestito, ma al contrario abbia moltiplicato i rischi sono fin troppo evidenti, se guardiamo a cosa è successo unicamente pochi anni fa. Riguardo i tempi, assistiamo a uno spaventoso scollamento tra quelli del mondo “reale”, dove gli orizzonti sono di anni o decine di anni come avviene nel caso dei mutui, e una finanza che ragiona in millesimi di secondo, all’esasperata ricerca del

L’INSOST

FARD

DELLA F di Andrea Baranes economista

La finanza dovrebbe essere ilmercato deisoldi,perfare incontrare chihaun risparmio da investire conchine ha bisogno perle proprie attività...

La finanza ci ha caricato sulle spalle un insostenibile fardello fatto di disoccupazione, precarietà, perdita di diritti. Per compiacere i mercati abbiamo cambiato la nostra Costituzione, inserendovi il pareggio di bilancio. Il cacciavite non funzionava. Abbiamo cambiato casa.


TENIBILE

DELLO

FINANZA

“IL TURBO E LA DIREZIONE” FocusON

massimo profitto nel minore tempo possibile. La finanza dovrebbe essere il mercato dei soldi, per fare incontrare chi ha un risparmio da investire con chi ne ha bisogno per le proprie attività. Oggi abbiamo da un lato una montagna di denaro alla disperata ricerca di sbocchi di investimento. Dall’altro una montagna altrettanto alta di bisogni che non sono soddisfatti. Com’è possibile che di fronte a sterminati capitali che girano vorticosamente 24 ore su 24, in Italia sia praticamente impossibile ottenere un mutuo e le piccole imprese e gli artigiani siano strangolati dalla mancanza di accesso al credito? Com’è possibile che tramite strumenti quali i derivati o gli ETC ci siano enormi scommesse sul prezzo del cibo e delle materie prime alimentari, mentre decine di milioni di contadini sono esclusi dai servizi finanziari? Sul mercato finanziario domanda e offerta non si incontrano. Non solo crea disastri, non solo è inefficiente, ma la finanza non riesce a fare incontrare chi ha soldi con chi ne ha bisogno. E’ inefficace nell’allocare le risorse. E’ altrettanto inefficace nel gestire i rischi e i tempi. Semplicemente, la finanza non fa quello che dovrebbe fare. E’ un caso macroscopico di fallimento di mercato. Una possibilità per spiegare tale fallimento è che la colpa sia dei sistemi sanitari, scolastici, di gestione idrica. Sono loro a dovere cambiare. Privatizziamo la scuola, l’istruzione, l’acqua, e affidiamoli al libero mercato. I capitali andranno naturalmente dove vedono opportunità di profitto.

Tralasciamo la terrificante visione di una scuola o dell’acqua in cui se puoi pagare quanto deciso dal mercato sei il benvenuto, altrimenti ne sei escluso. E’ davvero possibile pensare che siano i servizi di base a doversi adattare alle richieste e alle pretese della finanza? Da un lato parliamo di bisogni essenziali dell’umanità. Dall’altro di uno strumento creato dall’uomo per facilitare i processi economici. Se qualcosa non funziona, dobbiamo adattare i nostri bisogni essenziali allo strumento o viceversa? Se a casa stiamo eseguendo una riparazione e il cacciavite che stiamo usando non funziona, prendiamo un altro cacciavite o ci compriamo una casa nuova per adattarla a quello che abbiamo in mano? In ogni ambito della nostra vita naturalmente cerchiamo risposte che si adattano a un dato bisogno o necessità. All’opposto, l’insieme delle attività umane deve adattarsi alle richieste e ai dettami di una finanza che ha dimostrato un’assoluta incapacità di operare nell’interesse generale. Ci ha caricato sulle spalle un insostenibile fardello fatto di disoccupazione, precarietà, perdita di diritti. Ci ha gettato nel fango di una recessione globale. E ora lo stesso sistema finanziario ci dice che con questo fardello e in questo fango dobbiamo metterci a correre, perché altrimenti si arrabbia e ci toglie la fiducia. Per compiacere i mercati abbiamo cambiato la nostra Costituzione, inserendovi il pareggio di bilancio. Il cacciavite non funzionava. Abbiamo cambiato casa. (fonte: www.sbilanciamoci.info)


FocusON “IL TURBO E LA DIREZIONE”

EUROPA USCIRE O RESTARE? di Daniela Palantrani

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erché uscire dall’Europa risolverebbe i problemi di debito pubblico? L’inflazione ci dissanguerebbe più dell’Euro? La verità potrebbe risiedere negli interessi dell’alta finanza ed in alleanze oramai consolidate con banche che devono difendere i propri “interessi” , in ogni senso, e non quelli della Nazione? Il Movimento 5 Stelle propone a gran voce l’autonomia monetaria dell’Italia. Enza Blundo, senatrice penta stellata abruzzese spiega il perché di una scelta radicale e perché sarebbe incostituzionale l’entrata dell’Italia nel sistema “EURO”. “Riguardo alla questione del debito pubblico ed uscita dall’euro, noi parlamentari di Camera e Senato, abbiamo ascoltato diversi economisti e svariate teorie.Chiaramente abbiamo avuto modo di renderci conto di quali sono le questioni e le teorie prevalenti con approfondimento su quali possano essere le positività che deriverebbero dall’uscita dall’Euro. C’è da premettere che all’ingresso nell’ EURO, in Italia non è stato neanche proposto referendum ed adesione della cittadinanza, come invece è accaduto negli altri paesi; in più i trattati fatti con l’Europa avevano necessità di essere ratificati mediante un referendum popolare. Ora, la situazione “Euro” è che la moneta unica ha avvantaggiato i paesi esportatori con vantaggio evidente per la Germania, non per il nostro Paese: documentato da aumenti di PIL per la prima mentre contemporaneamente da noi avevamo un netto calo. Inoltre, altro aspetto da tener presente è che il debito pubblico generato tramite attuazione delle imposizioni della BCE è anticostituzionale. Come più volte dichiarato da economisti quali Andrea Baranes e Antonio Maria Rinaldi, che sostengono trattasi di una cessione di sovranità che non è attinente all’interesse dello Stato stesso in quanto soggetti a direttive che, togliendo la sovranità hanno negato la possibilità di regolare all’interno l’inflazione, generando una situazione di decrescita gravissima. Considerati gli effetti dovuti alla crisi ed ai vincoli che abbiamo, quale ad esempio il patto di stabilità, è oramai evidentissimo che un’uscita dall’Euro potrebbe consentire allo Stato Italiano di riprendere in mano la situazione, riappropriarsi della sovranità gestendo in maniera diversa il discorso economico. Da un lato ci sono gli studi degli economisti che hanno ben spiegato


“IL TURBO E LA DIREZIONE” FocusON oltre alla convenienza di un uscita dall’euro anche gli scenari che si prospetterebbero; di certo non peggiori di quelli che stiamo vivendo. Anche riferendosi a situazioni di grave inflazione già vissute in passato, seppur difficili, non si sono avuti i drammi a cui assistiamo oggi. Il M5S comunque s’interfaccerà sempre con i cittadini, non possiamo fare un referendum che faccia uscire dalla CE (la Costituzione non consente intervento referendario su accordi internazionali, ndr) ma possiamo farne uno consultivo. Noi parlamentari abbiamo assunto informazioni interfacciandoci con esperti che portano avanti studi sull’Euro ormai da anni, rispetteremo, poi, il parere espresso dai cittadini italiani”. Se uscire dall’Euro sarebbe conveniente, perché molti sono convinti che necessiti

la situazione“Euro”è che la moneta unica haavvantaggiato i paesiesportatori con vantaggio evidente per la Germania,non per ilnostro Paese

L’importante

è osservare di Luciano Cipolletti

restare nella CE? “Guardandolo da una prospettiva positiva, senza malizia, potrei pensare al timore che uscire dall’euro possa portarci ad una sorta di embargo, nel senso che potrebbero esserci delle ‘ritorsioni’ da parte di altre nazioni europee nei confronti dell’Italia e metterla in difficoltà; altro aspetto è la paura dell’inflazione che, come già spiegato, non ha motivo di essere. Ci sono tuttavia, degli economisti che la temono e quindi, va messa in conto. Inoltre, la nostra moneta potrebbe non essere competitiva con euro e dollaro: questo ci porrebbe in una situazione di svantaggio. Oltre questo penso ci possano essere dei legami consolidati a livello di alta finanza , interessi di banche che attengono ad altri discorsi e ben altri interessi”.

e imprese stanno affrontando oggi un momento, forse, mai vissuto in passato soprattutto a causa della pressante crisi economico-finanziaria che attanaglia il nostro Paese da oltre cinque anni. Ecco il verificarsi di due situazioni concomitanti che possono mettere in difficoltà proprio quelle aziende che vivono in condizione di “normale staticità”. Le cause che precedono la crisi d’impresa possono infatti essere sia interne che esterne. Ad esempio tra le cause interne latenti possiamo citare una non pronta risposta da parte dell’impresa ai cambiamenti del mercato, errori nella scelta dei segmenti da servire, carenze nella parte distributiva, sistemi di controllo di gestione inesistenti o inadeguati, inerzia organizzativa e carenze innovative, costi troppo elevati, management non efficiente, non corretta gestione del capitale, sovradimensionamento della capacità produttiva… e così via. Tra le cause esterne vi sono la concorrenza, uno spostamento della competizione sui prezzi, cambi di gusto del mercato, oscillazioni nel costo delle materie prime e quindi, non ultima, grave recessione in atto sul mercato di vendita. Nella maggior parte dei casi le cause esterne, come la recessione in atto, incidono in maniera significativa in quanto già presenti scompensi all’interno dell’impresa.

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FocusON “IL TURBO E LA DIREZIONE” Spariscono così le economie di scala e si verifica inevitabilmente un innalzamento dei costi unitari sui prodotti o servizi. I prezzi di vendita cominciano così a non essere più remunerativi e quando si comincia a percepire la gravità di tale condizione il più delle volte è troppo tardi, si è già entrati nell’ultima fase, quella finanziaria, la più critica. L’azienda comincia ad avere carenza di liquidità e da questo stato si passa poi piuttosto velocemente a ritardi o mancati approvvigionamenti delle materie prime, quindi ritardi nelle consegne o carichi non completi. Tutte le imprese hanno un loro ciclo di vita. Quando esse, nascono è forte da parte dell’imprenditore la propensione al commercio, c’è sensibilità verso i gusti del consumatore, si recepiscono tutti i consigli utili, si ha l’umiltà di accettare gli errori e si è disposti a rimettersi in discussione. Si lavora molto, spesso a discapito delle retribuzioni ai dipendenti. In questa fase gioca un ruolo fondamentale anche l’aspetto emotivo, dato che i collaboratori si sentono “braccio destro” del titolare e sentendosi coinvolti in prima persona, partecipano attivamente agli sviluppi aziendali. Nella successiva fase di crescita, quando i fatturati cominciano ad impennarsi, le attenzioni sono molto più focalizzate sui sistemi operativi di sviluppo. Ci si preoccupa dell’efficienza tecnica e si iniziano a trascurare i fattori strategici di successo che hanno portato l’impresa alla crescita. La fase di crescita termina quando le vendite e l’apparato organizzativo cominciano a stabilizzarsi: questo significa che si è passati alla fase di maturità. In questa delicata fase intervengono solitamente diversi fattori che tendono a portare l’azienda in uno stato d’inerzia, dato che l’entusiasmo della fase iniziale è diminuito: si vive una certa tranquillità nelle attività quotidiane, la continua spinta al miglioramento rallenta, i processi sono consolidati, i fattori strategici di successo perdono di importanza e l’attenzione viene spostata sull’operato delle maestranze, dato che è si passati necessariamente alle deleghe nel sistema organizzativo. L’organigramma diventa il punto di riferimento, a discapito della gestione “ovvia” per processi e l’azienda comincia a burocratizzarsi Strategicamente parlando, sarebbe questo il momento giusto in cui impostare un necessario processo di turnaround (lett. Inversione di rotta). Le soluzioni da mettere in atto sono estremamente lineari ma non sempre semplici da attuare.

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OCCORRE RICONQUISTARE LA SOVRANITÀ PERSA PER PORRE LIMITI AL MERCATO

Il fallimento del TURBO-CAPITALISMO di Antonio Di Luca Sindacalista FIOM-Fiat Pomigliano d’Arco

a quattro anni sono in cassa integrazione. Ciò che in questo momento avverto di più come una sofferenza, come un muto dolore, che non può essere percepito nemmeno dagli amici più cari, è l’assenza di speranza, la possibilità di scrivere il proprio destino, l’avventura di aprirsi al mondo sognando un’altra vita. Io sono del Mezzogiorno, e posso solo dirvi che in questi ultimi anni nel sud si è aperto un baratro dove tutti stiamo precipitando. Ma nessuno ha voglia di ascoltare il Sud che muore. Nessuno ha voglia di riflettere sulla drammatica fame di lavoro al Sud, dove il tasso di disoccupazione ha ormai raggiunto il 25 per cento e quella femminile la cifra record del 52 per cento. Senza contare le migliaia di giovani senza lavoro che ormai dal Sud scappano. E’ una fuga, questa di una intera generazione, che dura, senza interruzione da almeno dieci anni, e si lascia dietro il vuoto, il silenzio. Ad essere cancellata, a dileguarsi, a scomparire nel nulla è una comunità di uomini e donne che ha lottato per anni per affermare una speranza e una dignità. I diritti e la condizione materiale dei lavoratori, delle donne, devono essere al primo posto anche quando un giorno saremo riusciti finalmente a recuperare una diversa qualità della vita e un più armonico rapporto tra l’uomo, l’ambiente e la natura Il problema oggi è: cosa produrre, per chi produrre, e soprattutto come produrre e in quali condizioni. Per una trasformazione della società che abbia nel rispetto etologico ed ecologico, insieme allo Stato Sociale, le sue direttive principali, questa è una questione di somma importan-

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za. Insomma occorre tenere insieme Diritti, Controllo sull’organizzazione del lavoro, sulle condizione materiali di lavoro e Stato Sociale, come ci insegnava Bruno Trentin. Perché, come scrive Salvatore Esposito lo « Stato Sociale » in democrazia è l’interesse costituzionale supremo del patto di convivenza democratico del mondo. Ma Esposito afferma anche che Stato Sociale, cioè il benessere delle relazioni tra gli uomini, e Stato Naturale, cioè il benessere del patrimonio ambientale, non possono essere scissi non si può, scambiare i diritti con l’occupazione. Chi accetta questa logica, sia esso un sindacalistica, un politico o un intellettuale ha smesso la sua funzione e ha accettato la logica del pensiero unico. Contro questa logica, contro questo dominio, noi della Fiom continueremo a batterci per far avanzare una vera alternativa nel nostro paese, un’alternativa politica e sociale che metta al centro l’uomo e i valori fondanti dei principi contenuti nella nostra Carta Costituzionale e nella Carta Europea sui Diritti Umani. Per noi infatti non vi può essere distinzione tra diritti individuali del singolo cittadino all’interno della sfera pubblica e diritti del lavoratore nei luoghi della produzione. Questo è molto importante, ma non basta fotografare la realtà, non basta auspicare un cambio culturale senza spiegare materialmente come sia possibile raggiungerlo. Dobbiamo riconquistare la sovranità persa, per porre dei limiti al Mercato, allo strapotere del “Finanz-capitalismo o del turbo capitalismo”: è questa anche la via della Decrescita, che parla di un altro orizzonte di senso per l’uomo e la donna del Terzo Millennio.


“IL TURBO E LA DIREZIONE” FocusON assimo Mazzucchelli è un imprenditore di Besnate , in provincia di Varese che nel momento topico della crisi, quando i media ogni giorno rimandavano notizie di gesti estremi, da parte di chi aveva perso o rischiava di perdere il lavoro, e per aver egli stesso sperimentato il disagio dell’incertezza per il suo futuro, si è chiesto perché le istituzioni continuassero ad ignorare queste terribili richieste di aiuto. “ Ascoltando un’intervista radiofonica– ci racconta – un ministro definiva persino <normale> queste situazioni limite in cui le persone sceglievano di farla finita sopraffatti dal peso del fallimento, come imprenditori o come lavoratori. Io invece mi sono chiesto cosa potessi fare io, anche ad una sola di queste persone, per dissuaderle dal fare quella terribile scelta . Ne ho parlato con un’amica psicologa e abbiamo pensato di creare un punto di ascolto, che potesse offrire un sollievo psicologico a chi pensava di non avere più alternative”. Così è nata, nel marzo del 2012 Terraferma, una rete di psicoterapeuti che offrono non solo ascolto, ma anche assistenza. In che modo? “La nostra esperienza – spiega Mazzucchelli - ci ha insegnato che molto spesso il piccolo imprenditore, lasciato completamente solo nell’affrontare le difficoltà quotidiane del fare impresa, necessita anche di un sostegno morale e non solo di risposte a problemi economici. A volte però non bastano le parole di noi colleghi che facciamo tutti i giorni la stessa esperienza. In molti casi è necessario affidarsi al sostegno di professionisti che abbiano la possibilità di valutare dall’esterno le situazioni e gli stati d’animo e che sappiano accompagnare le persone in un percorso che allontani dall’ansia e dalla depressione che offuscano le capacità necessarie all’imprenditore. L’iniziativa consiste in una rete di psicologi-psicoterapeuti con esperienza che hanno dato la loro disponibilità a fornire ascolto e supporto telefonico gratuito alle persone che ne hanno bisogno. Gli psicologi sono disponibili anche ad appuntamenti personali e se necessario, a intraprendere percorsi di cura, con tariffe agevolate e commisurate alle disponibilità”. Quante persone si sono rivolte a voi? “La nostra rete ha ricevuto fino ad oggi al di là delle centinaia di telefonate per informazioni, 68 richieste di aiuto e di queste 30 si sono concretizzate in appuntamenti di persona e percorsi di cura. In genere, un imprenditore preferisce destinare le sue risorse al risanamento dei problemi dell’azienda, sacrificando

la sua salute, sia fisica che psicologica, mentre invece è importante avere una buona capacità di analisi proprio per poter meglio affrontare la situazione. Il piccolo imprenditore infatti si sente sempre molto responsabile verso le persone che lavorano con lui, e che non sono semplici dipendenti, ma quasi famigliari a cui è difficile comunicare magari di dover ricorrere alla cassa integrazione o peggio. Sono situazioni laceranti e spesso appunto insostenibili”. A due anni di distanza qual è la situazione adesso? “si intravedono dei leggeri segnali di miglioramento. Forse grazie anche allo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, molte imprese hanno ricominciato seppure molto lentamente, a riscuotere quei crediti che avevano creato le carenze di liquidità. Ma siamo ancora lontani dall’uscire dal tunnel”.

A volte però non bastano le parole dinoicolleghi che facciamo tutti igiornila stessa esperienza.Inmolti casiè necessario affidarsialsostegnodi professionisti...

Mi.Ca.

Dall’iniziativa di un imprenditore nasce l’associazione degli psicoterapeuti per lavoratori in difficoltà

Ascoltiamoli

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FocusON “IL TURBO E LA DIREZIONE” a perdita del lavoro mette in crisi il soggetto ma non crea direttamente una patologia se non esiste una “vulnerabilità” a quel tipo di evento stressante, dove, con il termine stressante si intende tutto ciò che costringe l’individuo ad un processo di cambiamento. Una vulnerabilità può essere causata da vari aspetti come un investimento emotivo diretto esclusivamente alla professione, una personalità bisognosa di gratificazioni professionali, ma soprattutto la necessità di un ruolo che definisca la propria persona. In questi ed altri casi la perdita di lavoro può essere vissuta come traumatica così da provocare una ferita alla persona che ne è vittima. Quando parliamo di lavoro parliamo necessariamente di persone, ecco perché la funzione lavorativa non è circoscrivibile unicamente all’economia di un paese, ma apre un mondo di significati necessari al benessere dell’individuo e della popolazione tutta.Scrittori e filosofi (Pirandello, Heidegger) ma anche studiosi del comportamento umano sostengono che l’identità di ogni individuo non sia qualcosa di rigido ed immutabile tanto che ogni soggetto è in continua ricerca della propria identità. Lo psicoanalista Kohut parla di “oggetti sé”, definendo quei comportamenti, funzioni, ma anche oggetti fisici che consolidano l’identità di un individuo (Kohut 1984). Il lavoro inteso come “realizzazione di un’opera per mezzo dei propri talenti” non solo gratifica ma aiuta a costruire il faticoso processo di individuazione di sé; il lavoro, in molti casi, coincide con “l’oggetto sé” descritto da Kohut. Scrive lo psichiatra francese Dejours “Il riconoscimento del lavoro o dell’opera svolta, può essere poi reinserito dal soggetto nel registro della costruzione della sua identità… …l’identità costituisce l’armatura della salute mentale, e non c’è crisi psicopatologica che non sia imperniata su una crisi di identità.” (pag. 43; L’ingranaggio siamo noi, 2000) Alcune problematiche legate alla perdita del lavoro sono: . “Individuo” e “ruolo professionale” si fondono, rischiando di coincidere in maniera troppo rigida, per cui il fallimento della propria professione diventa il “fallimento personale”. . Venendo a mancare “l’oggetto sé - lavoro” si rischia una “crisi di identità” vissuta come cedimento delle proprie certezze e delle proprie capacità individuali. . Altro fattore particolarmente dannoso

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per la salute dell’ex lavoratore è senza dubbio la carenza di scambi sociali: perdere il lavoro significa uscire fuori improvvisamente da una dimensione che portava un arricchimento relazionale. Facendo l’esempio di un imprenditore costretto a chiudere la propria azienda, esso troverà uno spazio carente di quell’apporto umano che va ben oltre le doti professionali di ogni suo dipendente. Nelle piccole aziende esiste spesso un rapporto molto stretto tra dirigente e dipendenti; un rapporto quasi familiare non scandito da un contratto ma da stima ed affetto reciproco. Tale situazione rischia di essere ancora più pericolosa per il benessere dell’imprenditore dato che alla perdita del proprio lavoro si somma il senso di colpa per inevitabili licenziamenti di dipendenti percepiti come figli o amici. Il dramma dell’imprenditore cresce su un terreno di maggiore precarietà fondata sulla sfiducia nei confronti di uno Stato che sembra richiedere piuttosto che dare al cittadino lavoratore. Difficile risulta poterne parlare con qualcuno per il forte senso di vergogna, l’imprenditore si chiude in se stesso, nella quotidianità compaiono sintomi come inappetenza ed insonnia, faticabilità o facile distraibilità, ma soprattutto senso di fallimento e disvalore. In questa fase è cruciale intervenire tempestivamente offrendo un adeguato ascolto psicologico al fine di agevolare l’elaborazione di “un fallimento” non personale, ma “aziendale”. Con l’obiettivo di contenere questa rischiosa problematica nasce Terraferma: rete di psicologi – psicoterapeuti con esperienza che hanno dato disponibilità di ascolto e supporto telefonico gratuito a lavoratori in crisi.

Alla riconquista della propria identità di Daniele La Licata Psicologo-psicoterapeuta

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“IL TURBO E LA DIREZIONE” FocusON na volta c’erano i suicidi per amore e quelli per depressione. Oggi ci sono i suicidi per “ motivi economici”. Se il 2013 è stato l’anno nero per numero di persone che si sono tolte la vita a causa della crisi, il 2014 non è da meno. Secondo una ricerca Link Lab, avviene un suicidio ogni due giorni; gli imprenditori detengono il record, ma cresce sempre di più il numero vittime tra disoccupati e padri di famiglia, per mancanza di denaro, situazione debitoria insanabile, insufficienza di lavoro e debiti verso l’erario. Senza contare i tentativi. Il numero dei fallimenti è in esplosione e secondo uno studio ABI c’è un calo massiccio di prestiti bancari erogati a famiglie e imprese. Le banche chiudono i “rubinetti”, i lavoratori non arrivano a fine mese, se il lavoro ce l’hanno; gli imprenditori rischiano di vedersi crollare davanti la loro attività, i sacrifici di una vita. Una situazione di certo non rosea e che scatena il balletto delle responsabilità. Dal tracollo della banca d’affari americana Lehman Brothers nel 2008, è stata un’ascesa di eventi negativi con effetto domino. C’è chi colpevolizza la classe politica, incapace di rinnovarsi e troppo corrotta, chi Equitalia e la sue impossibili cartelle esattoriali; chi le banche. E partendo dal governo di banchieri, per passare agli scandali e ai commissariamenti, per finire con i provvedimenti restrittivi della Bce e alle speranza che qualcosa cambi, vox populi, vox dei, la banca, il luogo per antonomasia dei soldi, diventa

I due volti del disagio

UOMINI DI CARTA di Adele Di Feliciantonio

il capro espiatorio della situazione. Ma dietro a tutto questo parlare, discutere, animarsi, ci sono storie e ci sono uomini. Uomini prima che bancari e non banchieri, uomini prima che esattori, uomini prima che disperati. Ci sono storie diverse e che si intrecciano. Storie di tutti i giorni, vissute, raccontate. C’è chi vive di espedienti e approfitta dei periodi di debolezza altrui per lucrare; c’è chi, invece, agisce con onestà e senso etico, ma qualcosa va male, per la generale, obiettiva e oggettiva difficoltà congiunturale. E allora subentra la disperazione, il senso di impotenza, la non vergogna di chiedere aiuto. Quell’aiuto che, ahimè, non sempre arriva. Quel prestito negato, quella dilazione di pagamento non autorizzata, quella spesa improvvisa che rende il “conto in rosso” senza possibilità di fido. E così la scena dell’uomo che si dà fuoco nella banca sotto gli occhi impotenti del direttore, che poco prima gli aveva negato il sostegno, sembra l’unica via d’uscita. Una via d’uscita che non è fatta di buoni e cattivi, ma di uomini, appunto, prima che professionisti. Da una parte la fragilità di chi non riesce più a vedersi allo specchio perché non sa come dire ai suoi dipendenti che dovrà licenziarli, ai suoi figli che non potrà sfamarli; dall’altra il rigore di chi deve applicare le regole, le sanzioni, i tassi, i rating che qualcun altro molto più in alto ha stabilito. C’è l’incontro tra l’umiliazione di chi chiede e quella di chi soffre a non poter dare; tra chi lotta per riavere la propria dignità che in quel momento è quantificabile in denaro e chi, invece, nel dare quel denaro, senza l’esistenza di determinati requisiti, metterebbe a repentaglio lavoro e dignità. Siamo di fronte all’ennesimo atto finale di una tragedia che, seppur rappresentata da due attori, l’uomo in difficoltà economica e il direttore di una banca o di un’agenzia esattoriale, è stata scritta e diretta da altri. Chiuso il sipario, tra il clamore generale che l’ennesimo suicidio, l’ennesimo licenziamento o fallimento generano, resta un copione che chi guarda dall’alto delle “poltrone” non riesce e non vuole cambiare, i veri responsabili di questa crisi che si nascondono dietro chi ha paura per il proprio futuro e chi non vede via d’uscita.

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Per la prima volta a Teramo la mitica “Mille Miglia”

ARRIVANO LE RUGGENTI “VECCHIE SIGNORE” er la prima volta la città di Teramo ospiterà nel pomeriggio di venerdì 16 maggio, la manifestazione nazionale “1000 Miglia”, rievocazione d’auto d’epoca di maggior rilievo a livello mondiale. L’edizione di quest’anno avrà inizio il 15 maggio,con partenza da Brescia e toccherà le più importanti città

italiane nel settore; da Padova a Bologna, fino a Roma per concludersi il giorno 18 maggio. Grande occasione,quindi, quella che vede la nostra città proporsi come “petalo” nell’occhiello mediatico dell’Italia delle “Vecchie Signore” ruggenti. A raccontarci i dettagli è il Professore ed Avvocato Raffaele Angelo Pelillo, portavoce del comitato teramano TRT (Teramo Racing

Storia della corsa più bella del mondo

di Ottavio Caporali

a Mille Miglia è stata una corsa di lunga distanza, effettuata su strade aperte al traffico, che si disputò in Italia per ventiquattro volte dal 1927 al 1957 (13 edizioni prima della seconda guerra mondiale e 11 dopo il 1947). La corsa venne ideata come gara unica (non a tappe) e organizzata dal conte Aymo Maggi con l’aiuto di Renzo Castagneto e Franco Mazzotti primo finanziatore , in risposta alla mancata assegnazione a Brescia, loro città natale, del Gran Premio d’Italia. Fu scelto un percorso a forma di “otto” da Brescia a Roma e ritorno, su una distanza di circa 1.600 km (corrispondenti a circa mille miglia, da cui il nome). Solo dopo la fine della prima Mille Miglia si decise, visto l’enorme successo, di ripetere la prova negli anni a venire. Dal 1977 la «Mille Miglia» rivive sotto forma di gara di regolarità per auto d’epoca. La partecipazione è limitata alle vetture, prodotte non oltre il 1957, che avevano partecipato (o risultavano iscritte) alla corsa originale. Il percorso (Brescia-Roma andata e ritorno) ricalca, pur nelle

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sue varianti, quello della gara originale mantenendo costante il punto di partenza/arrivo in Viale Venezia (all’altezza dei giardini del Rebuffone). La corsa venne definitivamente sospesa a seguito di alcuni gravissimi incidenti che avevano provocato numerose vittime tra gli spettatori, in particolare nell’ultimo incidente fu coinvolto Enzo Ferrari, in quanto costruttore della vettura coinvolta nell’incidente, che subì un processo che durò alcuni anni e dal quale uscì assolto. L’Automobile Club di Brescia effettuò un tentativo per dare continuità alla corsa e nel 1958, nel 1959 e nel 1961, di fronte alla irremovibilità delle autorità che non concessero i nulla-osta necessari per le corse di velocità su strada, organizzò tre edizioni ancora denominate Mille Miglia ma disputate secondo una formula che prevedeva brevi tratti di velocità alternati a lunghe tratte di trasferimento da percorrere alla velocità media di 50 km/h (con penalizzazione per gli eventuali ritardi). La Mille Miglia rese famosi in tutto il mondo marchi di auto Gran Turismo, come la Alfa Romeo, la Lancia e la Ferrari.


Team), appassionati d’auto d’epoca, che organizza eventi rievocativi in tutto il territorio provinciale. L’organizzazione dell’evento nazionale è a cura della società “1000 Miglia” S.r.l. Sfileranno in città più di 2.000 auto prestigiose, alcune sono pezzi unici al mondo, provenienti dai musei di case automobilistiche come Mercedes e Alfa Romeo; inoltre per gioielli a quattro ruote così importanti, non potevano esser da meno gli ospiti sportivi presenti all’esposizione: piloti famosi del settore e collezionisti di spicco. Attirando appassionati di automobili nazionali ed internazionali, la nostra provincia ha l’opportunità di riportare in auge il proprio spirito avanguardista e il valore che l’ha sempre caratterizzata, seppur spesso, purtroppo, sia stato dimenticato dagli stessi teramani; eppure ci sono teramani che ancora “limano” costantemente questa città “diamante”, facendosi tramite per quest’evento unico. L’avvocato Pelillo ci conferma che la TRT, in collaborazione con l’amministrazione comunale, si adopererà per coinvolgere tutta la città e per portare avanti questo progetto, sperando in un coinvolgimento futuro. Dettagli ulteriori verranno resi noti il mese prossimo, ma il più importante è la passione

che traspare dalle parole dell’Avv.Pelillo:“ Noi siamo sognatori, e come sognatori vorremmo arrivare a coinvolgere più persone possibili, dalle scuole, alle associazioni, i professionisti, per ricreare quell’atmosfera di unione che si respirava 70 anni fa. Come ben sappiamo i sogni son desideri, e per renderli realtà,basta credervi fermamente!”

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Sfileranno incittà piùdi2.000auto prestigiose,alcune sono pezziunicial mondo,provenienti daimuseidicase automobilistiche come Mercedes e Alfa Romeo;inoltre per gioiellia quattro ruote cosìimportanti, nonpotevano esser da meno gliospiti sportivipresenti all’esposizione...

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TANTI PAESI, DALLA SVEZIA AL SUD AFRICA COMPRESA LA CINA o scorso anno le registrazioni sul sito della Mille Miglia sono state 1575 e quest’anno i nuovi iscritti sono stati 995 che sommati all’anno precedente portano il numero dei potenziali concorrenti a 2570. Un numero importante che fa registrare un’altra curiosità: boom di presenze straniere mentre gli italiani sono in calo. Tra le vetture iscritte la marca più rappresentata è la Mercedes-Benz , con 59 vetture, seguita da Alfa Romeo (57), Jaguar (53). Sono presenti 35 Paesi e tra i paesi che vantano la partecipazione di maggiori iscritti la Svizzera con 40, Stati Uniti (39 e Austria (14) mentre pur con un solo iscritto sono rappresentati Cina, Emirati, Isola di man, Israele, Singapore, Sud Africa

Tante Inglesi al via ma il primato è di Mercedes Mecedes Benz 59 Alfa Romeo 57

Jaguar 51 FIAT 46 Lancia 43 Porsche 41 Aston Martin 30 Ferrari 25

TecnoJolly di Alessandro De Santi Via Don Primo Mazzolari - snc - Teramo - 64100 - cell. 329 83 77 731

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Noi e la Germania i Paesi con più iscritti ITALIA 143 GERMANIA 133 REGNO UNITO 52 OLANDA 52 BELGIO 43 SVIZZERA 40 STATI UNITI 39 AUSTRIA 14 GIAPPONE 13 ARGENTINA 12 FRANCIA 7 AUSTRALIA 6 LIECHTESTEIN 5 LUSSEMBURGO 5


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AIUTO! HO PRESO UNA MULTA...

Ognitanto una buona notizia sembra offrire ristoro,ma...

Finti autovelox:

il Ministero delle Infrastrutture fa retromarcia e ne riconosce la legalità (forse) uanto ai dissuasori di velocità - comunemente definiti autovelobox - appare evidente che possano essere installati e operativi soltanto se dissuasori dotati di effettivi dispositivi di controllo”. Così il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sulla questione della legalità dei mezzi che accertano le infrazioni al codice stradale, mentre solo qualche settimana fa aveva affermato invece che i “finti autovelox sono illegali” Sembrerebbe una retromarcia, quella del ministro, dopo che aveva smentito i tecnici del suo stesso ministero, facendosi influenzare da un servizio esagerato delle Iene, a sua volta “attivate” da polemiche abnormi sorte in provincia di Alessandria. Tanto era bastato per travisare i pareri ministeriali, secondo cui i box di plastica possono ospitare un rilevatore di velocità solo se presidiati da un vigile in quanto non sono previsti dal Codice della strada: “i tecnici

a cura di Daniela Palantrani

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er tutti gli automobilisti la multa, sia per i limiti di velocità che per i parcheggi, è una costante fonte si ansia. Le strade sempre più monitorate da dissuasori elettronici, i centri cittadini sempre più ostili alla sosta e le casse dei comuni sempre più vuote danno vita al terribile “cocktail” che prende il nome di multa. Ogni tanto una buona notizia sembra offrire ristoro, ma la serenità dura poco, il tempo di preparare un comunicato stampa di smentita...

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volevano dire che non ci sono particolari prescrizioni da rispettare se non quelle generali, qualcuno (Lupi compreso) ha capito che fossero vietati”. In un comunicato stampa, infine il Ministro chiarisce l’unico vero vincolo che i tecnici avevano ritenuto che ci fosse. Ossia il fatto che quei box devono effettivamente essere utilizzati con una certa frequenza per ospitare e far funzionare rilevatori di velocità in funzione. Lo richiede il principio di credibilità della segnaletica (sui box sono riprodotte immagini di segnali di limite a 50 km/h e ci sono avvisi di controllo elettronico velocità). Viene da chiedersi chi poi stia a controllare se ciò accade davvero. Che il Ministro si sia accorto di averla detta grossa? Se non altro, verrà riconosciuto allo staff di Lupi di aver inventato un bel neologismo come “autovelox box” che entrerà nel linguaggio comune. A voler essere pignoli, questi dispositivi sono noti come “finti Autovelox”, “Velo OK” e “Speed Check”.


Sosta scaduta sulle strisce blu, i Comuni possono multare

AIUTO! HO PRESO UNA MULTA...

dei cittadini”. Siccome la competenza sulle strisce blu è dei Comuni, si è stabilito che “per le zone a strisce blu, laddove la sosta si protragga oltre il temine per il quale si è pagato, la sanzione pecuniaria potrà essere irrogata solo in presenza di specifica previsione del Comune”.

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l Ministero aveva stabilito l’illegalità della multa per il ticket scaduto sui parcheggi a pagamento. Ora viene riaperta la questione. L’ANCI aveva espresso il proprio disappunto sulla questione: “sbagliato impedire le multe se il biglietto per la sosta è scaduto”. La trattativa con il Ministero che aveva deciso in questo senso è continuata fino all’ultima decisione: se l’auto resta parcheggiata sulle strisce blu oltre l’orario previsto dal ticket la multa è valida solo se il Comune lo prevede esplicitamente. Insomma, sarà sufficiente un’ordinanza specifica per continuare a multare gli automobilisti ritardatari. In una prima decisione si era stabilito che la multa era irregolare e che si poteva obbligare l’automobilista a pagare solo la differenza fra il momento di scadenza del biglietto e il ritiro effettivo dell’auto. Tradotto. Per una volta era stata presa una decisione che andava incontro agli automobilisti (importante fonte di reddito per i comuni), ovviamente non è durata a lungo, nonostante il Ministro Lupi avesse precisato che “le multe non possono essere usate come tassazione indiretta sulla pelle

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AIUTO! HO PRESO UNA MULTA...

SI PUÒ PRESENTARE

IL RICORSO

. I dati anagrafici del proprietario del veicolo non corrispondono a quelli della contravvenzione; . Manca l’indicazione del luogo, giorno e ora della commessa violazione; . Manca l’indicazione dell’agente accertatore (anche solo attraverso il numero di matricola); . Manca l’indicazione della norma violata; . Notifica fuori termine, se la multa viene notificata trascorsi i 90 giorni dalla data dell’avvenuta infrazione. Oltre a questi motivi “formali”, si possono naturalmente far valere anche motivi sostanziali: . Mancanza di un segnale; . Fatto svoltosi diversamente da quanto descritto; . Errore nella lettura della targa in quanto il veicolo in quel momento si trovava in tutt’altro luogo (eventualmente allegando dichiarazioni di testimoni o indicando altre prove). È bene però sapere che la descrizione dei

Ricorso al Prefetto

a cura di Daniela Palantrani

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QUANDO, A CHI E COME

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fatti risultante dal verbale è protetta dalla fiducia privilegiata che le norme stabiliscono a favore degli atti compilati da pubblici ufficiali, per cui se si vuole dimostrare una realtà diversa occorre presentare querela di falso, che dovrà essere molto ben documentata perché se non ritenuta veritiera si viene denunciati per calunnia. In generale, il ricorso al prefetto non è indicato quando invece la controversia verte sull’interpretazione di una norma: i prefetti sono tenuti a seguire le circolari interpretative ministeriali, le stesse in base alle quali hanno verosimilmente operato gli agenti. Il ricorso al Prefetto è sconsigliabile anche per infrazioni che comportano il ritiro della patente (o di un altro documento), perché la procedura non ne prevede la restituzione provvisoria in attesa della decisione finale. La decisione prefettizia può essere impugnata davanti al Giudice di pace (che in questo caso funge da organo di appello e non di primo grado come invece accade nel caso descritto nel capoverso successivo), entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza-ingiunzione. l ricorso va presentato entro 60 giorni dalla contestazione o notifica della multa, sempre che non sia stato effettuato il pagamento in misura ridotta nei casi consentiti. Non è necessaria l’assistenza di un legale Come si presenta il ricorso Dal 2003 il Codice della strada consente di presentare il ricorso direttamente al Prefetto del luogo in cui è stata commessa la violazione con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno; oppure all’ufficio o al comando che ha elevato la multa (per esempio Vigili urbani, Polizia stradale ecc.).


il pagamento entro 30 giorni

riprende a decorrere solo dopo tale audizione) viene emessa un’ordinanza motivata con la quale si ingiunge il pagamento di una somma non inferiore al doppio della sanzione minima per la violazione, più le spese del procedimento; se invece accolto il ricorso, il Prefetto, nello stesso termine di 120 giorni, dispone l’archiviazione degli atti, comunicandola all’ufficio o comando cui appartiene l’organo accertatore, il quale ne dà notizia ai ricorrenti. L’ordinanza che dispone il pagamento deve essere notificata all’autore della violazione entro 150 giorni ed alle altre persone che sono tenute al pagamento entro 150 giorni dalla sua adozione; il pagamento della somma e delle spese deve essere effettuato entro 30 giorni dalla notificazione. Il ricorso si intende accolto decorsi 120 giorni senza che sia stata adottata l’ordinanza del prefetto e comunque decorsi 210 giorni dalla ricezione del ricorso da parte del Prefetto se gli è stato inviato direttamente o di 180 giorni se il ricorso gli è stato inviato attraverso l’ufficio o comando che ha elevato la multa.

IL RICORSO AL

Giudice di pace sempre possibile, in alternativa al ricorso al Prefetto, il ricorso al Giudice di pace del luogo in cui è stata commessa la violazione al Codice della Strada. Il ricorso va presentato entro 30 giorni (occhio, per l’opposizione al Prefetto i giorni invece sono 60) dalla contestazione su strada o dalla notifica della multa, sempre che non sia stato effettuato il pagamento in misura ridotta nei casi consentiti. Il ricorso al Giudice di pace può essere proposto anche dopo l’esito negativo del ricorso al Prefetto, entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza-ingiunzione. Come si presenta il ricorso Il ricorso, in carta semplice, va depositato presso la cancelleria del Giudice di pace od inviato per posta raccomandata, sempre nei termini sopra indicati, allegando la multa o copia dell’ordinanza-ingiunzione. Occorre pagare 41 euro di contributo unificato. Si può chiedere la sospensiva per l’eventuale sanzione accessoria (per esempio, si può ottenere l’immediata restituzione della patente), che può essere accolta dal giudice nell’udienza di comparizione (la prima udienza) e solo se ravvisa gravi e documentati motivi, dopo aver sentito l’organo di Polizia. Innanzi al Giudice di pace non è necessaria l’assistenza di un avvocato o un procuratore, ma in questo caso occorre, ai fini della notificazione degli atti successivi, la dichiarazione di residenza o l’elezione di domicilio nel territorio di competenza del Giudice. Va precisato che si apre una “causa” vera e propria, regolata dalle norme del Codice di procedura civile; il ricorrente può far valere le proprie ragioni anche personalmente, senza l’assistenza di un avvocato, ma dovrà atPrimaPagina 46 - Aprile 2014

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Come si conclude il procedimento se respinto, entro 120 giorni (che decorrono dalla data di ricezione degli atti da parte dell’ufficio che ha elevato la multa, ma il termine si interrompe quando l’interessato chiede l’audizione personale e

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Si possono allegare i documenti ritenuti idonei a dimostrare la fondatezza del ricorso e può essere richiesta l’audizione personale. Se il Prefetto riceve direttamente il ricorso, deve trasmetterlo entro 30 giorni all’ufficio o comando cui appartiene l’organo che ha elevato la multa, che nei successivi 60 giorni è tenuto a rinviare gli atti al prefetto, accompagnati dalle deduzioni tecniche utili a respingere o confermare le risultanze del ricorso. Se il ricorso è stato presentato o inviato direttamente all’ufficio che ha elevato la multa, questo ha 60 giorni di tempo per inoltrarlo al prefetto, con le deduzioni di cui sopra.


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ATTENZIONE: il ricorso al Giudice di pace era condizionato al versamento di una cauzione, pena inammissibilità del ricorso stesso. La Corte costituzionale, con sentenza n. 114 dell’ 8 aprile 2004, ha dichiarato l’illegittimità della norma del Codice della strada che prevedeva il versamento della cauzione (art. 204 bis comma 3) per contrasto con gli articoli 3 e 24 della Costituzione. Pertanto la cauzione non deve più essere versata. Come si conclude il procedimento accoglie il ricorso quando non vi sono prove sufficienti della responsabilità del ricorrente, oppure può accoglierlo solo in parte, modificando, ad esempio l’entità della sanzione; oppure respinge il ricorso quando accerta la responsabilità del ricorrente. In tal caso sono a carico di quest’ultimo, oltre alla sanzione che il giudice determina in misura non inferiore al minimo stabilito dalla legge, anche le spese del procedimento nonché gli onorari di avvocato della controparte.

COS’È L’AUTOVELOX Il primo modello di Autovelox, prodotto dalla tedesca Telefunken, fu messo a punto, prodotto in serie e installato sulle strade tedesche a partire dal 1957. La commercializzazione degli Autovelox in Italia è cominciata nel 1972, come attrezzatura destinata alle forze dell’ordine, in particolare Polizia Stradale e Polizia Municipale, per la rilevazione del superamento dei limiti di velocità sulle strade. Nel tempo, per antonomasia, il nome commerciale è divenuto genericamente un sinonimo di “misuratore di velocità dei veicoli” o “velocimetro”. La denominazione di tutti i rilevatori come Autovelox è però imprecisa: apparati come la pistola laser non rientrano propriamente in questa definizione, più adatta ai sistemi operanti con metodi simili a quello dell’Autovelox originale. Esistono diversi tipi di autovelox, classificati in base al funzionamento. Apparati a fotocellule Gli autovelox a fotocellula sono i più diffusi. Apparecchi laser Apparecchi video e da inseguimento Apparecchi radar SICVE o Safety tutor NORMATIVA ITALIANA La legge italiana prescrive che tutte le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, con l’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi[3]. A differenza di quanto prevedeva la normativa precedente, le ultime disposizioni introdotte dal decreto-legge n. 117/2007 impongono l’obbligo di presegnalazione non solo per le postazioni di controllo fisse, ma anche per quelle mobili (i controlli effettuati con il telelaser), perciò anche in caso di contestazione immediata. Restano esclusi dall’obbligo di presegnalazione soltanto i “dispositivi di rilevamento mobili destinati a misurare in maniera dinamica la velocità” (cioè quelli installati a bordo dei veicoli di servizio).

a cura di Daniela Palantrani

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tentamente seguire le regole processuali sopra accennate. Nella maggioranza dei casi, inoltre, l’autorità che ha emesso il provvedimento contro cui si ricorre sarà assistita da un legale: è un elemento di cui occorre tener conto sia per l’elaborazione delle argomentazioni a sostegno del ricorso, sia per la previsione delle possibili spese in caso di sconfitta nella causa. Importante: se si ricorre al Giudice di pace con un avvocato, la parcella resta a carico del cittadino quasi per intero. Lo sancisce l’articolo 13 del Decreto legge 22 dicembre 2011, numero 212, che modifica l’articolo 91 del Codice di procedura civile. Infatti, competenze e onorari liquidati dal Giudice di pace possono arrivare a un massimo equivalente al valore della domanda. Ossia, in caso di ricorso accolto, la parcella riconosciuta dalla controparte equivarrà alla sanzione. Che inevitabilmente sarà parecchio inferiore all’onorario richiesto anche da un avvocato alle prima armi.

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Dalle “Suggestioni di Villa Adriana” a “Oltre il Visibile”

Marco Divitini e

la magia dell’infrarosso di Clementina Berardocco

al 13 al 22 febbraio c.a., presso l’Aula Magna del Liceo Classico”Melchiorre Delfico”, si è tenuta la Mostra “Suggestioni da Villa Adriana” del fotografo, teramano d’adozione, Marco Divitini. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archelogici del Lazio – Roma ha concesso l’iniziativa e ha apprezzato il materiale fotografico, tanto da consentirne la prossima pubblicazione sul sito ufficiale di Villa Adriana. Grande successo di pubblico e di critica, quindi, in una location storica per la nostra città che ha compiuto 200 anni dalla sua nascita. Ma alto il nome dell’Abruzzo in terra siciliana, grazie alla sua recente Mostra “Oltre il Visibile”, a Favara in provincia di Agrigento. Chi è Marco Divitini? Sono fotografo professionista da oltre trent’anni. Lavoro a Teramo, anche se sono nato a Brescia. Sono un sognatore ad occhi aperti: attraverso le foto che scatto, racconto un po’ di me stesso. Sono convinto che c’è sempre un mondo da scoprire e nulla è mai scontato. Quando fotografi metti a nudo una realtà o un aspetto della personalità o del carattere. E, alla base di tutto, c’è una forte percezione emotiva dei luoghi, la passione per descriverne l’essenza e tanta pazienza nel ricercare il momento irripetibile. La conoscenza approfondita di strumenti e supporti fa il resto. Scatti che offrono la possibilità di “vedere oltre il visibile” mediante la tecnica dell’infrarosso, per la quale

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ha ottenuto dei riconoscimenti internazionali. In che cosa consiste, in pratica, questa particolare modalità utilizzata in origine in campo militare? Si tratta di una tecnica molto particolare, che permette di capire che la realtà è molto più ampia di quanto i nostri “ricettori” ci permettano di individuare. La vista, che usiamo per oltre il 70% della nostra percezione del reale, è ingannatrice o, meglio, parziale e incompleta. La luce non è altro che un agglomerato di particelle energetiche che “vibrano” a frequenze diverse. Quelle che noi vediamo e riusciamo a percepire hanno una lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700 nanometri. Appena prima troviamo le frequenze ultraviolette, appena oltre troviamo le frequenze dell’infrarosso. Con la fotografia a raggi infrarossi, dunque, si dà uno sguardo all’invisibile manipolando gli strumenti a disposizione. Un tipo di fotografia che cattura la bellezza invisibile della natura, resa possibile dalle nuove tecnologie. Immaginatevi sempre di ‘vedere la temperatura’. Ciò che è caldo diventerà chiaro, ciò che è freddo scuro. I cieli tenderanno a scurirsi, le persone e la vegetazione a schiarirsi fino a un’innaturale biancore. Sono questi gli assaggi della luce invisibile. Chi ha curato l’allestimento della Mostra teramana? La Mostra è stata allestita in collaborazione con Sara Mazzarelli e Stefania Orsini, docenti del Liceo classico ‘Melchiorre Delfico’ di Teramo. Un particolare ringraziamento va anche al Dirigente Scolastico Dott.

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ssa Loredana Di Giampaolo che si è dimostrata entusiasta e disponibile ad accogliere l’iniziativa. Inoltre, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’autorizzazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i Beni Archelogici del Lazio – Roma, che, dopo aver visionato i miei scatti, ha concesso l’autorizzazione ad esporli. Ma la sua fama giunge anche in Sicilia. Dal 20 al 31 Marzo c.a. i suoi


scatti presso il Castello Chiaromonte di Favara, in provincia di Agrigento. La mostra “Oltre il visibile” è stata inserita nelle giornate di Primavera del FAI. Cosa ha spinto l’Amministrazione comunale a contattarla per una seconda volta? L’Amministrazione comunale ha ritenuto che i miei scatti interpretassero in modo originale e suggestivo alcuni dei siti più famosi di Favara, permettendo la valorizzazione dell’aspetto prettamente culturale e, nel contempo, quello legato al marketing territoriale che vede proprio Favara un’eccellenza sul territorio siciliano.

Lalucenonè altro che unagglomerato di particelleenergetiche che“vibrano”a frequenzediverse. Quelleche noi vediamoeriusciamo apercepire hanno unalunghezza d’onda compresatra i 400e i 700 nanometri.

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L’ASSOCIAZIONE “BERARDO DI GIACOMO”

IL NOVECENTO TERAMANO IN CARTOLINA di Clementina Berardocco

al mese di Gennaio 2014, è attivo il sito dedicato all’Associazione “Berardo Di Giacomo” - Centro Ricerche Storiche. Ma chi è Berardo Di Giacomo? Apprezzato dirigente del Comune di Teramo, egli ha donato alla sua comunità, grazie alla sua passione per il collezionismo e alla sua entusiasta ricerca documentale, importanti lavori di ricostruzione storica e iconografica della Teramo di inizio Novecento. Costruendo nel tempo la sua collezione di cartoline d’epoca della nostra città, forse la più completa collezione oggi esistente, ha iniziato un percorso di ricerca attraverso i documenti, i libri e i ricordi che ha consentito di realizzare mostre, monografie e articoli di grande interesse storico come ad esempio, “Dalla carrozza al Bus elettrico” sulla storia del trasporto urbano in occasione del 25° anniversario della Staur, nonché la mostra permanente di immagini d’epoca “Teramo d’altri tempi” realizzata nel sottopassaggio di Piazza Garibaldi, in collaborazione con il Comune di Teramo, inaugurata nel settembre 2006. Dopo la sua prematura scomparsa, nel 2012 è nata l’Associazione a lui dedicata e con essa si intende valorizzare e diffondere l’opera di ricerca storica sulla città

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di Teramo da lui compiuta, promuovere la ricerca iconografica, bibliografica e documentale sulla nostra città, sulla sua Provincia e sull’Abruzzo. Inoltre, tra le varie sue finalità, è possibile evidenziare la promozione di tutte quelle attività utili per favorire la conoscenza storica della città di Teramo: attività culturali (organizzazione di manifestazioni e spettacoli, concorsi e conferenze, convegni e dibattiti, scambi artistici nazionali ed internazionali), editoriali (pubblicazione di libri, documenti multimediali, cataloghi, siti internet, e ogni altra iniziativa di divulgazione e diffusione culturale e storica) e formati-

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ve (nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle sedi culturali). È presente anche un archivio, recuperato e riordinato grazie al contributo della Fondazione Tercas, disponibile per la consultazione da parte di Enti, di Istituzioni, di Scuole, di Associazioni, di ricercatori e di studiosi. L’Associazione “Berardo Di Giacomo“ - Centro Ricerche Storiche, in Via Franchi n. 27, è aperta a tutti coloro che, interessati alla realizzazione delle finalità istituzionali, ne condividono lo spirito e gli ideali. Per ulteriori informazioni, vi invito a visitare il sito www.berardodigiacomo.it.


Meraviglie della quotidianità

LA “CASETTA” di Annamaria Ponziani Presidente AIPD Teramo

oglia di autonomia, voglia di indipendenza, esigenza di fare esperienze nuove, necessità di prendere le distanze da genitori troppo onnipresenti ed oppressivi, desiderio di dimostrare di potercela fare e di sapersi “arrangiare”. Sono questi gli interessi che spingono i giovani Down dell’Associazione ad aderire al progetto della casetta (come la chiamano loro), che altro non è che una esperienza di casafamiglia, una sperimentazione limitata, nei primi anni, ai due giorni del fine settimana per poi aumentare a tre giorni e, da quest’anno, ad una settimana. I ragazzi più grandi che, attraverso la frequenza di corsi di autonomia, di corsi di cucina e di attività connesse all’Agenzia del tempo libero, hanno raggiunto competenze personali e sociali accettabili, si incontrano nell’appartamentino di viale Cavour alle 9,00 di sabato mattina. Arrivano con i loro trolley strapieni, con le loro idee ben chiare e i loro programmi

Anchesesi tratta di un gruppodi5/6persone, trovarel’accordo non èfacilema, i ragazzi losanno,vige sempre lademocrazia e, alla fine,siprocede a votazioneper alzata di manoe...

mentalmente ben strutturati, accompagnati da genitori che non vanno via finché non sono entrati dentro casa, che temporeggiano per vederli sistemati, che snocciolano le loro ultime raccomandazioni, che non si rendono conto di essere già di troppo. Il tempo di disfare i bagagli e già sono riuniti intorno al tavolo per decidere il menu del giorno. Anche se si tratta di un gruppo di 5/6 persone, trovare l’accordo non è facile ma, i ragazzi lo sanno, vige sempre la democrazia e, alla fine, si procede a votazione per alzata di mano e, naturalmente, vince la maggioranza. Chi scrive meglio e più velocemente stila la lista della spesa accogliendo i suggerimenti di quelli che dettano. Quindi si esce per andare a fare la spesa al supermercato più vicino: i ragazzi si dividono i compiti e ognuno si aggira tra gli scaffali alla ricerca dei prodotti necessari e, in caso di difficoltà, la cosa più semplice è chiedere informazioni ad altri clienti. La preparazione del pranzo è un momento sorprendente, si ha l’impressione di trovarsi in un piccolo alveare: c’è chi affetta la cipolla, chi sminuzza la carota e il sedano, chi versa l’olio, chi accende il fornello, chi mescola e versa il pomodoro, chi apparecchia la tavola, chi mette a bollire l’acqua … Si mangia con piacere e soddisfazione perché se lo son sudato! Dopo pranzo si sparecchia, si lavano i piatti e si asciugano, a turno, senza far torto a nessuno. Il sabato sera è dedicato al divertimento e si può scegliere di andare a mangiare una pizza, ad un pub, al bar per un aperitivo cenato, al karaoke, ma il lunedì è tutta un’altra storia: c’è chi deve andare a scuola, chi al lavoro

e questi hanno la precedenza in bagno, gli altri aspettano con calma il loro turno e, magari, si rendono utili preparando la colazione anche per gli amici. Si evince facilmente che il progetto dell’Associazione Italiana Persone Down non è una casa-famiglia in cui i ragazzi sono accuditi e assistiti, è una realtà abitativa autogestita, dove l’operatore presente è solo un supervisore che non interviene se non in caso di necessità. E i genitori? Quando accompagniamo i nostri figli in casetta e li lasciamo, anche se si tratta di pochi giorni, avvertiamo, da un lato, un senso di perdita, di distacco, dall’altro, una forza e una serenità che vengono dalla consapevolezza che questo sarà il loro futuro quando non ci saremo più, un futuro di integrazione sociale e non di emarginazione, un futuro socialmente accettabile e non discriminante, dove saranno considerati semplicemente come i ragazzi della porta accanto. La casa-famiglia così come l’Associazione la intende ed interpreta è un traguardo importante ma lo deve essere anche per motivi che esulano dalla sfera più strettamente genitoriale, perché deve essere il risultato di una riflessione politica, di una volontà di fare e di un agire solidale, intendendo per solidale una consapevole condivisione di obiettivi, di programmi e di progetti. Le Amministrazioni locali, provinciali e regionali dovrebbero raccogliere la nostra sfida e spenderci risorse, supportarci, esserci vicino, per giungere ad un risultato che inorgoglisce non solo i genitori ma tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di un sogno.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Moda

L’eleganza intramontabile del principe del guardaroba inventato da Coco Chanel

IL MITO DEL TUBINO NERO di Adele Di Feliciantonio

li inglesi lo chiamano LBD Little Black Dress – il tubino nero, 90 anni quasi e non dimostrarli, è il capo basic più famoso al mondo, onnipresente in ogni guardaroba femminile. Simbolo dello chic, dell’eleganza nella semplicità, un vero e proprio evergreen che “ va sempre di moda”, è il passepartout adatto a ogni occasione, momento della giornata, stagione e per ogni donna al di sopra dei 18 anni. Sdoganato nel 1926 da Coco Chanel, con il nome di Petit Robe Noir e apparso nello stesso anno su Vogue America, rappresenta una vera e propria rivoluzione nel costume occidentale. Esso, infatti, cambia il concetto di eleganza: da quella sfarzosa degli abiti opulenti e colmi di decorazioni e trine,

all’eleganza intesa come linearità, essenzialità, libertà. Di esso Mademoiselle Coco ne farà un’icona di stile, l’emblema della raffinatezza femminile e il simbolo delle donne attive, restituendo loro la libertà dagli abiti pomposi e l’esigenza di sentirsi a proprio agio nel proprio vestito. E così il piccolo abito nero, camaleontico e trasformista, trionfa nel clima della Grande Depressione, sbanca nella moda degli anni ’50, piace e conquista dive, reali, la first lady d’America, Jackie Kennedy, ma soprattutto le donne comuni. A dargli la consacrazione definitiva sarà, nel 1961, Audrey Hepburn, nell’indimenticabile scena del film Colazione da Tiffany, nella quale l’attrice, nel ruolo di Holly Golightly, scende da un taxi indossando il little black dress, in raso nero italiano disegnato apposi-

Moda scarpe 2014: DEFLAZIONE PLATEAU

IL RITORNO DELLA PUNTA ALLUNGATA…. hristian Louboutin affermava che “ le scarpe trasformano il corpo della donna, sono una specie di lifting con la differenza che non c’è dolore”. E per le scarpe, soprattutto noi donne, andiamo pazze. Effettivamente sono quel quid pluris che danno un tocco di unico al nostro look e sono un accessorio che da solo può rendere magico anche il più insignificante e semplice degli abiti. La stagione estiva si sta avvicinando e ognuna di noi, oltre a rimettersi in forma, pensa al guardaroba e allo stile da sfoggiare

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con il caldo e il bel sole. Ma quali sono le proposte che ci arrivano dalle passerelle? Per nostra fortuna, quest’anno, non c’è una tendenza predominante, ma diremmo quasi un “fritto misto” di tacchi e punte, colori e decorazioni, sportivo ed elegante. Diremmo quasi che siamo in un periodo di transizione che è già iniziato quest’inverno, con il ritorno della punta leggermente allungata revival anni ’90, che si può ammirare nelle decolletè e anche nelle ballerine. Periodo buio per il comodissimo plateau, il rialzo davanti, che rende portabile anche la scarpa più scomoda. Resiste

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Moda

tamente per lei da Hubert de Givenchy, e un filo di perle al collo e si avvicina alla vetrina di Tiffany. Da questo momento, nonostante il periodo buio degli anni ’60, quando a farla da padrone è lo stile hippie e rigorosamente floreale, il tubino nero, grazie anche a Donna Karan che negli anni ’80 lo riporta alle luci della ribalta, entra definitivamente nel mito. Perfetto per una serata speciale, sobrio e autorevole per il lavoro, semplice ed elegante per il tempo libero, questo simbolo di eleganza minimal ha subìto nel corso degli anni molte rivisitazioni, a partire dagli orli accorciati, i colori e le fantasie, i tessuti diversi, mantenendo sempre quella morbidezza che avvolge le forme femminili senza appesantirle, restando fedele al suo progenitore petit robe attillato. E’ un capo di abbigliamento che sta bene a tutte le donne, non adatto alle teen-agers; l’importante è che calzi a pennello e che sia abbinato agli accessori giusti. Il carattere della versatilità lo rende straordinariamente adattabile di giorno e di sera. Ovviamente nella versione noir con filo di perle rimane il must della raffinatezza, ma si può coniugare sinuosità e rigore grazie a un gioiello importante, pochette e tacchi a

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spillo che lo trasformano in una seducente chiccheria, oppure con ballerine e borsa grande che lo rendono comodo, sobrio, ma pur sempre inimitabile. Il tubino è intramontabile come chi lo ha ideato, chi lo ha consacrato e per chi lo indossa perché come affermava Wallis Simpson, Duchessa di Windsor “ il tubino nero è quello giusto, non c’è nulla che può competere” e ancor di più sosteneva Coco Chanel che “la moda passa, lo stile resta” e lo stile è “less is always more”!

Perfetto peruna serata speciale,sobrio e autorevole peril lavoro,semplice ed elegante periltempo libero,questo simbolo dieleganza minimal ha subìto nelcorso degliannimolte rivisitazioni...

ancora, ma con moderazione rispetto all’invasione che c’era stata negli anni precedenti. Come resiste il tacco a spillo e altissimo, ma al quale si avvicina sempre più il tacco quadrato di media altezza, magari anche decorato. Lunga vita, invece, alle zeppe: di sughero, spartane, da giorno, o super dorate e decorate da indossare anche nelle occasioni formali e ai sandali alla schiava, rivisitati con tacco alto. Dettagli in plastica e trasparenze, cintine alle caviglie, ricami e frange stile gipsy mood, decorano ogni tipo di calzatura e le tonalità pastello e fluo , soprattutto il giallo, rallegrano gli animi. Chi non vuole rinunciare alla comodità può affidarsi a sandali sportivi, a sneakers floreali e super colorate, stringate in stile maschile, magari traforate per ovvi motivi di temperatura, espadrillas ultra-chic e infine gli attualissimi stivali biker che sono stati presentati anche nella versione estiva. E i sandali gioiello? Piccole sculture di arte manifatturiera, restano sempre la punta di diamante nel pianeta scarpe e donano quella luce ed eleganza che solo un capolavoro può donare. PrimaPagina 46 - Aprile 2014

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” il Legale

La tutela dei crediti

commerciali di Gianfranco Puca avvocato e mediatore professionista

a crisi economica aumenta il rischio di insolvenza delle ditte, siano esse individuali ovvero società: come cercare di recuperare il proprio credito. La classica ipotesi è quella del fornitore che, dopo aver regolarmente effettuato la fornitura, non ottiene il pagamento nei tempi e modi concordati con il proprio cliente; la prima questione da esaminare è l’assenza di procedure concorsuali poiché, in tal caso, non sarà possibile l’azione esecutiva individuale da parte del creditore, che dovrà solo inserirsi nella

procedura concorsuale già in atto. Se, invece, il cliente moroso non ha procedure concorsuali a suo carico, sarà, in primo luogo, necessario procedere ad inviare delle lettere di sollecito, per il tramite del proprio avvocato di fiducia, alle quali seguiranno il ricorso per decreto ingiuntivo; sarà importante cercare di ottenere il provvedimento monitorio provvisoriamente esecutivo, poiché, in tal modo, sarà possibile procedere in tempi brevi con il pignoramento. La provvisoria esecuzione può essere concessa se il creditore esibisce al Giudice una documen-

LE DIFFERENZE TRA

la separazione ed il divorzio di Nicola Paolo Rossetti Presidente giovani avvocati Teramo

opo un provvedimento che dichiara la separazione dei coniugi il vincolo che lega moglie e marito non può considerarsi pienamente sciolto. Con la separazione legale, quella cioè derivante da un provvedimento del giudice, i coniugi non pongono fine al rapporto matrimoniale ma ne sospendono gli effetti nell’attesa di una riconciliazione o di una

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sentenza di divorzio. E’ con il divorzio che vengono meno, definitivamente, gli effetti del matrimonio. Quali conseguenze producono i provvedimenti di separazione e divorzio? La separazione, che è la condizione necessaria più frequente, ma non l’unica, per chiedere la pronuncia di divorzio, comporta la cessazione di alcuni importanti doveri che i coniugi assumono con il vincolo matrimoniale: la coabitazione, la fedeltà, la

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il Legale in “Prima “PrimaPagina Pagina””

tazione sottoscritta dal debitore, comprovante il diritto fatto valere come, ad esempio, dei preventivi sottoscritti, ovvero i contratti ove sono indicati con chiarezza tempi e modi di pagamento. Ottenuto il decreto ingiuntivo esecutivo il creditore potrà effettuare pignoramenti di beni del debitore, mobili o immobili, ovvero presso terzi (come i pignoramenti delle somme versate in banca del debitore). E’ evidente che l’esito positivo del recupero dipende dall’esistenza di beni immobili, mobili o di crediti del debitore vero terzi (banche o altri soggetti) e, quindi, in carenza di tali beni il recupero potrebbe essere negativo. Il creditore, quindi, per tutelarsi maggiormente dovrebbe cercare di ampliare il patrimonio a garanzia dei propri crediti, magari richiedendo anche garanzie da parte di terzi, ovvero, prima di stipulare il contratto di fornitura, dovrebbe eseguire, tramite il proprio legale di fiducia, delle ricerche patrimoniali sul futuro debitore. Se, eventualmente, si raggiungesse un accordo transattivo con il debitore, relativo ad un pagamento rateale, è necessario valutare la possibilità di far confluire l’accordo in un piano di risanamento attestato da un revisore dei conti (ex art. 63, lett. d) Legge Fallimentare) al fine di evitare la revocabilità dello stesso; in caso di fallimento, infatti, gli atti di pagamento effettuati dal debi-

tore potrebbero essere sottoposti ad azione di revocatoria e, quindi annullati. Ad ogni modo l’unica via percorribile per il creditore per ottenere il pagamento del dovuto è cercare di estendere maggiormente il patrimonio disponibile del debitore, individuando tale patrimonio anche in anticipo rispetto alla esecuzione della fornitura; allo stesso modo ottenere garanzie personali (come fideiussioni) o cessioni di crediti, ovvero ipoteche, è un altro modo per tutelare la propria posizione. Ottenere una ipoteca può essere molto favorevole in quanto la stessa permane anche dopo il fallimento (salvo l’azione revocatoria) mentre il pignoramento diventa inefficace con il fallimento. Gli aspetti importanti per la tutela del credito possono essere così individuati: l’esistenza di un di un patrimonio su cui rivalersi è il punto di partenza, in mancanza del quale non è possibile il recupero; è necessario, prima della stipula del contratto, effettuare delle verifiche patrimoniali; il contratto deve essere ben documentato, in modo da ottenere senza problemi una ingiunzione di pagamento; per aumentare la garanzia del pagamento potrebbe essere necessario richiedere al debitore garanzie personali o reali; in caso di raggiungimento di un accordo con il debitore, occorre eliminare la possibilità di eventuale revocatoria dell’atto transattivo.

collaborazione familiare e l’assistenza morale. In alcuni casi, poi, il giudice può vietare alla moglie l’uso del cognome del marito o autorizzarla a non usarlo. Sul piano economico la separazione causa lo scioglimento del regime patrimoniale della comunione dei beni. Permane invece il dovere di assistenza materiale. Esso è costituito dal dovere di versare un assegno di mantenimento al coniuge che non abbia redditi propri adeguati a consentirgli di conservare il precedente tenore di vita e al quale non sia stata addebitata la responsabilità della separazione. Il coniuge responsabile può vedersi riconoscere solo il diritto agli alimenti ossia il diritto a ricevere periodicamente una somma nei limiti di quanto necessario al suo sostentamento. Per ciò che riguarda i diritti successori, il coniuge separato continuerà a godere della stessa posizione che aveva in costanza di matrimonio, salvo il caso di addebito della separazione. Il coniuge separato mantiene anche il diritto a percepire la pensione di reversibilità. Con il divorzio si consolidano gli effetti della separazione e

l’ex coniuge potrà pervenire a nuove nozze. In sentenza il Tribunale può disporre l’obbligo per il coniuge di corrispondere all’altro il c.d. assegno divorzile (da distinguere dall’assegno di mantenimento) nell’ipotesi in cui quest’ultimo non abbia mezzi adeguati al proprio sostentamento o sia nell’impossibilità oggettiva di procurarseli. Detto obbligo viene meno se il coniuge beneficiario contrae nuove nozze. La convivenza more uxorio, invece, può rilevare come elemento di fatto idoneo a giustificare una revisione dei provvedimenti economici, ma non comporta una perdita definitiva del diritto all’assegno. Circa la successione il coniuge divorziato non avrà diritti sull’eredità. Egli potrà solo riceverne una quota se è titolare dell’assegno alimentare o dell’assegno divorzile. Non potrà invece ricevere nulla se l’assegno divorzile non viene versato periodicamente ma è stato corrisposto in un’unica soluzione. Infine, in presenza di determinate condizioni, permane in capo al coniuge divorziato il diritto a percepire una parte della reversibilità.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

COME CAMBIA IL LAVORO

Il tempo determinato di Laura Di Paolantonio commercialista, revisore Contabile

l D.L. 34/2014 pubblicato in Gazzetta Ufficiale importa la cancellazione per tutti i rapporti a tempo determinato (che sia il primo contratto o un successivo), di indicare le esigenze di carattere tecnico, organizzativo e/o produttivo che hanno indotto il datore di lavoro a stipulare con il lavoratore un contratto a scadenza. L’obiettivo della semplificazione si basa sul passaggio dal sistema di causalità al

sistema basato sul limiti numerici. Prima chi assumeva a tempo determinato doveva motivare e articolare le stesse, oggi dovrà contare. Il datore di lavoro dovrà verificare se il contratto a termine rientra nei limiti quantitativi fissato dalla norma (20% dell’organico con alcune eccezioni) o da quelli fissati dal contratto collettivo nazionale. Bisognerà altresì verificare se il rapporto di lavoro rispetta il tetto massimo di durata prevista dalla

Recupero del credito IVA se il cliente è in fallimento di Alessandro Frattaroli Dott. Commercialista

urtroppo accade sempre più spesso che un cliente inadempiente sia assoggettato a fallimento. Nei casi in cui il credito, originariamente assoggettato ad IVA, sia vantato nei confronti di un debitore sottoposto ad una procedura fallimentare che risulti infruttuosa, è possibile emettere la cosiddetta “nota di variazione IVA” in di-

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minuzione, al fine di recuperare l’IVA relativa all’importo non riscosso. L’articolo 26 co. 2 del DPR 633/72 e le prassi dell’Agenzia delle Entrate, richiedono particolari adempimenti ed una tempistica non sempre favorevole al soggetto passivo iva (creditore) che intende recuperare l’Iva relativa a crediti rimasti insoddisfatti. La facoltà di emissione della nota di variazione è possibile al verificarsi delle seguenti

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Consumatori in “Prima “PrimaPagina Pagina””

norma, fissato in 36 mesi. Precisiamo che il D.Lgs 368/2001 assegna alla contrattazione collettiva la facoltà di individuare un arco temporale più alto. Variazioni anche in merito alla proroga degli stessi contratti, che nel rispetto della norma precedente rendeva possibile la proroga solo una volta per la presenza di ragioni oggettive, cessato il rapporto di lavoro le parti dovevano stipulare un nuovo contratto. Con la nuova disciplina la proroga non è più condizionata, ed è possibile prorogare il contratto fino a 8 volte, rimanendo il tetto dei 36 mesi. In merito ai contratti in essere dovrebbe rimanere la precedente normativa, fino a loro naturale scadenza, si consiglia di cessare i contratti in essere per scadenza naturale o per volontà di entrambi le parti, redigendo nuovi accordi assoggettati alla riforma. Nulla varia in merito ai rinnovi, infatti dopo la fine di un contratto a termine, potrà essere rinnovato rispettando la regola dello stop and go, che prevede un intervallo di 10 giorni se il contratto scaduto era inferiore a 6 mesi e 20 giorni se invece la sua durata è superiore e a sei mesi.

condizioni: fatturazione ed iscrizione negli appositi registri IVA dell’operazione (non sarà quindi possibile l’emissione della nota di variazione per le operazioni non soggette a fatturazione che prevedano ad esempio l’emissione di ricevuta o scontrino fiscale); partecipazione al concorso da parte del cedente o prestatore, con ammissione allo stato passivo del fallimento (non sarà quindi possibile se non si presenta domanda di ammissione al passivo per il credito o se non si è ammessi allo stato passivo); Soddisfatte tutte le condizioni di cui sopra occorre individuare il momento nel quale è possibile emettere la nota di variazione al fine di recuperare l’iva addebitata al cliente. Nel fallimento il creditore è legittimato ad emettere la nota di variazione iva a seguito della scadenza del termine fissato per la presentazione delle osservazioni al piano di ripartizione finale (15 giorni dalla notifica ai creditori) in presenza di somme per la soddisfazione dei creditori ovvero alla scadenza della data entro la quale è possibile propor-

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. COSTITUZIONE ITALIANA Articolo 1

re reclamo avverso il decreto di chiusura del fallimento (10 giorni dalla notifica del provvedimento) in caso di insussistenza di somme da destinare alla soddisfazione dei creditori.

Nelfallimento il creditore è legittimato ademettere la notadi variazione iva...

La nota di variazione può essere emessa entro il termine per l’invio della dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui è sorto il diritto alla detrazione. I creditori insoddisfatti, anche a seguito della ripartizione fallimentare, dovranno porre quindi particolare attenzione agli adempimenti da svolgere al fine di detrarre l’iva su crediti insoluti e ridurre il pregiudizio subito.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Benessere

L’orzo Viaggio culturale e scientifico intorno ad un cereale che arricchisce da sempre la nostra tradizione alimentare

Dott. Anna Piersanti dietista

ra gli innumerevoli doni che la natura ha elargito agli uomini, i cereali occupano certamente un posto di primo ordine. Fanno parte della famiglia delle graminacee e le loro origini sono antichissime: l’uomo raccoglieva queste piante spontanee, ricche di carboidrati, fin dal paleolitico. E quando abbandonò la vita nomade selezionò le varietà più promettenti ed iniziò a coltivarle. L’orzo, in particolare, era molto conosciuto e apprezzato per le sue qualità nutritive:

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la farina era utilizzata per preparare il pane e, in Egitto, particolari paste frolle che venivano infilate in un bastoncino e arrostite sulla fiamma. Ai tempi di Omero (800 a.C.) l’orzo era la base dell’alimentazione dei greci, mentre in Italia, in era neolitica, veniva coltivato ovunque, anche nelle zone montuose. Nelle regioni alpine, infatti, era il cereale che raggiungeva la maggiore altitudine grazie alla sua capacità di resistere al freddo. La fortuna dell’orzo dura sino alle soglie del nostro secolo quando viene soppiantato dal frumento che offre una farina

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Benessere

più adatta alla preparazione dei prodotti da forno. Oggi, tuttavia, assistiamo ad una rivalutazione dell’orzo promossa da medici e nutrizionisti che pongono l’accento sull’importanza di questo cereale nel benessere dell’organismo. L’orzo è una pianta dal fusto eretto, cavo, dotato di nodi. Le foglie sono verdi, lanceolate e ruvide al tatto ed i fiori sono raccolti in spighe. I frutti (cariossidi o chicchi) sono racchiusi da glumette esterne e costituiscono la parte della pianta utilizzata nell’alimentazione umana. Possono essere macinati e trasformati in farina, oppure tostati e macinati come il caffè, o ripuliti e usati al posto del riso(orzo perlato) o, ancora, fatti germogliare e preparati sotto forma di fiocchi. L’orzo è largamente utilizzato per la produzione del malto da birra e da whisky e per l’alimentazione animale. Il suo ciclo vitale è più breve di quello del frumento ma ha una crescita molto più rapida e una maggiore capacità di accestimento, ossia di formazione di fusti secondari alla base di quello principale. Questa caratteristica è importante perché permette di ottenere con un solo seme, diversi fusti sormontati da una spiga. L’orzo fa parte dei cereali microtermici o vernini,

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perché è in grado di sopportare temperature molto basse fin dai primi stadi dello sviluppo e viene piantato sia in primavera che in autunno. Tollera anche le alte temperature e resiste meglio degli altri cereali alla siccità, agli incendi spontanei e alle condizioni ambientali alcaline o salmastre. Può crescere sia nel Circolo Polare Artico che nelle altitudini del Tibet e dell’Etiopia e nelle zone temperate come in quelle tropicali. Aspetti nutrizionali e salutistici… al prossimo numero di “PrimaPagina”!

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L’orzo è largamente utilizzato perla produzione delmalto da birra e da whisky e per l’alimentazione animale . Ilsuo ciclo vitale è piùbreve di quello delfrumento ma ha una crescita molto piùrapida euna maggiore capacitàdi accestimento

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Benessere

rubrica sponsorizzata da: “Miss Bollicina”

Cura del corpo

e attenzione alla Natura In un’epoca in cui l’inquinamento sta lentamente e inesorabilmente avvelenando noi e il nostro pianeta, vivere in modo ecosostenibile dovrebbe rappresentare un dovere morale per ognuno di noi. Alcune buone pratiche quotidiane possono contribuire a preservare la nostra amata Terra. Miss Bollicina è un negozio eco-frendly cioè amico dell’ambiente. Nasce dall’ idea di sensibilizzare le persone alle problematiche ambientali come l’inquinamento della terra, il buco dell’ozono e lo smaltimento dei rifiuti. Il negozio offre una vasta gamma di prodotti per la detergenza della casa e della persona, “alla spina”, sfusi e confezionati. Utilizzando prodotti alla spina e riutilizzando più volte lo stesso contenitore di plastica contribuiamo a ridurre emissioni di CO2 e riduciamo il consumo di energia elettrica e di acqua: un singolo flacone per detersivi del peso di 75 gr. corrisponde al consumo di 25 lampadine da 100 watt accese per un’ora, all’emissione di 133,9 gr

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di anidride carbonica e all’utilizzo di ben 239 litri di acqua! Spesso i contenitori una volta utilizzati finiscono nella spazzatura e a volte vengono abbandonati nell’ambiente e finiscono per inquinare mari e fiumi quindi perché non riutilizzarli? Nel nostro punto vendita troverete i pannolini lavabili Easy pu, La coppetta mestruale Natù, prodotti per Vegani e Cruelity free articoli certificati bio ed altri naturali, tra i quali bombe e burri da bagno per concedersi momenti di relax con l’ aromaterapia. E inoltre: oli esseziali, percarbonato, acido citrico, le noci del sapone, l’antica lisciva, saponi al taglio, shampoo solido, incensi e cosmetici naturali. Articoli che, con piccoli gesti e spesa contenuta, permettono di adottare uno stile di vita ecosostenibile che rispetti noi e il nostro ambiente. Per una serata speciale anche le nostre particolarissime candele artigianali, perfette come idea regalo e come elementi d’arredo.Citando Paulo Coelho: “Il mondo cambia col tuo esempio, non con la tua opinione”, perchè non iniziare, ORA!

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Benessere

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I “Cinque Tibetani” Esercizi di genuina integrazione psico-fisica descritti nel libro omonimo, scritto da Peter Kelder el racconto di Kelder il soggiorno nel misterioso monastero tibetano aveva letteralmente trasformato il colonnello da un signore anziano, curvo e quasi calvo, in un uomo sano e forte dall’aspetto di un quarantenne. I cinque riti si propongono infatti, attraverso l’armonizzazione dei sette chakra principali, come un mezzo efficace per raggiungere non solo la piena salute fisica, ma anche un vero e proprio ringiovanimento, sia a livello di energia che di

aspetto fisico. Le varie edizioni del libro riportano anche in appendice lettere di testimonianza da parte dei lettori che hanno messo in pratica i riti, i quali affermano di aver ottenuto da essi innumerevoli benefici, dalla ricrescita dei capelli al miglioramento di vista, memoria, poten-

za sessuale, elasticità, energia in generale. Sono, in ogni caso, tra i più efficaci esercizi generali combinati di stretching, sforzo isometrico/isotonico e attivazione della respirazione che ci è dato a conoscere. Sono perfetti come movimenti di riscaldamento per qualsiasi attività fisica.

I cinqueriti si propongono infatti,attraverso l’armonizzazione dei settechakra principali

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Salute in “Prima “PrimaPagina Pagina”” rubrica sponsorizzata da: Dott. Paolo Rasicci

Implantologia “All on 4 ™” a tecnica “All on 4™” prevede di risolvere la totale mancanza di denti o altre situazioni in cui i denti sono ormai compromessi inserendo 4 soli impianti (in alcuni casi gli impianti potranno essere 6) nell’arcata mascellare o mandibolare . Questa metodologia

GLI STEP DA SEGUIRE Prima visita: viene effettuata la diagnosi e vengono eseguite le fotografie e la radiografia panoramica, in aggiunta viene prescritta ed eseguita anche la TAC Dentalscan, ed eventuali esami aggiuntivi (ECG, ematologici, ecc) se il paziente ha una situazione clinica particolare. Secondo appuntamento: si procede all’eventuale estrazione dei denti del paziente compromessi, all’inserimento degli impianti e all’impronta per la protesi provvisoria che viene inserita entro 24 ore dall’intervento. Gli impianti vengono posizionati nelle zone anteriori dei mascellari che sono quelle dove vi è una maggiore qualità e quantità ossea. Terzo appuntamento: rimozione dei punti di sutura, se applicati, e controllo del paziente. Dopo tre mesi: essendosi ormai realizzata l’integrazione ossea, la protesi dentaria provvisoria viene sostituita con quella definitiva in resina o in ceramica, a seconda delle esigenze del paziente.

consente di collocare una protesi a carico immediata con un minimo di 10 denti e successivamente , dopo tre mesi, il paziente potrà avere una protesi definitiva con struttura in titanio o in zirconio di 12 denti in resina composita o in ceramica, materiali ad alta resistenza e durata. Dott. Paolo Rasicci Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia Perfezionato in Implantologia Orale

VANTAGGI Si potrà avere fin da subito una dentatura completa, con denti fissi in non più di 24 ore dall’intervento. Offrire stabilità anche con un volume osseo minimo: sarà dunque minore la necessità di sottoporsi a difficili e costose tecniche di chirurgia preimplantare. Possibilità di associare la tecnica implantare Nobel Clinician™, che mostra la posizione e la profondità esatte degli impianti prima dell’intervento chirurgico attraverso la creazione di modelli tradizionali o in ambiente 3D sul computer. Queste informazioni consentono ai laboratori di casa madre di produrre una mascherina chirurgica in grado di guidare la procedura di chirurgia dell’odontoiatra. Questa metodica non prevede quindi il taglio di gengiva , la scopertura dell’osso e neanche i punti di sutura , gli impianti infatti vengono posizionati attraverso piccoli fori praticati sulla gengiva. Nessun bisogno di sottoporsi ad interventi di rigenerazione ossea ed inserendo il minor numero di impianti si hanno quindi meno costi per il paziente. Garanzia di 10 anni sugli impianti e nei nostri studi con questa metodica si utilizzano esclusivamente impianti Nobel Biocare.

PROTESI La protesi, avvitata sugli impianti, viene progettata in modo che il passaggio fra la gengiva finta e quella naturale non sia visibile; i buchi dove passano le viti protesiche, che vanno ad ancorare la protesi agli impianti, verranno chiusi con un composito, materiale uguale al colore dei denti. L’ancoraggio implantare è garantito da 4 o al massimo 6 impianti. Anche se la protesi è un corpo unico è possibile dare l’effetto degli spazi interdentali,come se fossero denti separati, rendendo quindi il sorriso naturale e armonico.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Benessere rubrica sponsorizzata da: Poliambulatorio “I Portici”

Postura e benessere a postura è l’adattamento personalizzato di ogni individuo all’ambiente fisico, psichico ed emozionale; ovvero il modo in cui reagiamo alla forza di gravità e comunichiamo. La postura si trova cosi, per forza di cose, a essere una scienza multidisciplinare che abbraccia numerose branche della medicina e della tecnica. Una buona postura è indispensabile quindi per il benessere generale in quanto consente all’organismo di lavorare senza sovraccaricare inutilmente alcune aree del corpo. Nella nostra pratica clinica quotidiana le domande più frequenti a cui rispondiamo sono: Ho spesso mal di schiena, ma dagli esami che mi ha prescritto il medico non risulta nulla. Cosa posso fare? Il

mal di schiena può dipendere da diversi fattori, che non sempre hanno origine a livello del dorso. Una postura scorretta mantenuta durante l’arco della giornata, un lavoro fisicamente faticoso che comporta sollevamento e spostamento di pesi o posizioni particolari, possono dare origine al mal di schiena. Traumi agli arti, contratture muscolari e disordini di altro genere (biochimico, neurologico, endocrinologico ecc.) possono favorire l’insorgere del disturbo. In questi casi è preferibile contattare uno specialista che applichi un metodo di lavoro multidisciplinare, non limitando il suo approccio al distretto

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Dott. Fracesca Marà Fisioterapista Specialista in riabilitazione clinica e posturale linfodrenaggio e psicomotricità, operatrice shiatsu

Dott. Alessandra Neri Medico chirurgo Specializzato in agopuntura, medicina fisiologica di regolazione Medicina estetica e posturologia

fisico della sua specialità. Un esame sulla pedana stabilometrica e posturometrica Lizard può aiutare a valutare le cause del disturbo insieme ad altri efficaci strumenti di valutazione specifici. Perché fare una visita posturale, qual è lo specialista a cui rivolgermi? Dipende dalla ragione che spinge a fare tale visita. Diversi specialisti si approcciano oggi alla postura in modo multidisciplinare quindi potrebbero esserci diverse risposte a questa domanda. Se si pratica sport e avvertono disturbi, ci si può rivolgere al medico dello sport. Se si è subìto un trauma e c’è da fare un percorso riabilitativo, un fisioterapista potrebbe essere la figura che fa al caso. Per problemi di mal di schiena legati a un forte sovrappeso, un dietologo potrebbe essere il professionista adatto. In questi casi il medico di base potrebbe già fornire alcune indicazioni. Oppure ci si può rivolgere a un tecnico di posturometria che, attraverso diverse rilevazioni, preparerà una relazione sullo stato posturale da consegnare al medico di riferimento. Quali sono gli accorgimenti che devo avere per ottenere e preservare una buona postura? Uno stile di vita sano che includa un’alimentazione equilibrata accompagnata da attività fisica è una premessa valida per qualsiasi stato di benessere, compreso quello posturale e cercare di evitare sforzi prolungati o posizioni forzate. Una buona rieducazione posturale è necessaria per riacquisire l’allineamento e aiutare il nostro corpo a non accumulare contratture o posizioni viziate. In tal senso ci avvaliamo delle metodiche Mézières, Souchard e Resseguier e della pedana Lizard , con esercizi di

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biofeedback, che possono essere impostati in base alla situazione del paziente e adeguati durante il suo percorso terapeutico. I risultati possono essere stampati e forniti al paziente, per tenere traccia del suo miglioramento, dandogli motivazione e sicurezza circa la scelta terapeutica. Grazie alla possibilità di comparazione dei grafici, alcuni esami possono essere ripetuti a distanza di tempo per valutare il cambiamento dei valori, non ultimo gli esercizi effettuati sulla pedana vibrante Riva-Bosco. La postura perfetta esiste? In teoria sì, in pratica nessun corpo è perfetto. Esiste però una condizione che è la migliore per quello specifico organismo. Quindi, benché possano esserci adattamenti o apparenti imperfezioni, esiste una postura che il nostro corpo riconosce come la migliore per sé.

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Animali

L’OTITE... che fastidio! di Piero Serroni e Arianna Braca veterinari

problemi alle orecchie sono un motivo abbastanza frequente di visita dal Veterinario, sia per i cani che per i gatti. Si chiama “otite” l’infiammazione dell’orecchio. Le otiti si classificano in esterne, medie ed interne, a seconda della parte anatomica di orecchio che è interessata. Le forme di otite statisticamente più frequenti sono le otiti esterne, cioè quelle forme che interessano il condotto uditivo, che è la parte di orecchio più esterna che comunica con l’ambiente. Il sintomo tipico dell’otite, che induce il proprietario a portare il proprio animale dal Veterinario, è l’eccessivo scuotimento della testa; inoltre i cani e i gatti colpiti possono avere prurito alle orecchie e si grattano continuamente con le zampe posteriori, spesso causandosi vere e proprie ferite in testa ed intorno ai padiglioni auricolari. Nei casi più importanti, poi, gli animali iniziano ad avere la testa ruotata da un lato e la tengono costantemente piegata anche mentre camminano.Ai proprietari più attenti non passeranno inosservati altri segni tipici di otite: rossore all’interno delle orecchie, odore sgradevole e/o abbondante cerume. Ogni volta che si notano uno o più di questi sintomi descritti è importante consultare il proprio Veterinario, perchè un’otite trascurata può portare a conseguenze anche gravi. Purtroppo capita spesso di vedere animali con otiti ormai croniche, che oltre a richiedere trattamenti farmacologici molto lunghi, impegnativi sotto tutti i punti di vista, anche quello economico, a volte hanno già causato danni irreversibili alle orecchie, come la perforazione del timpano o la stenosi del condotto auricolare. Un’otite presa in tempo, invece, è un proble-

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ma il più delle volte risolvibile in poco tempo e che non ha conseguenze per la salute del nostro animale. Le cause di questa patologia sono varie: soprattutto nei gatti (ma anche nei cani), sono frequenti le otiti parassitarie, dovuti ad acari che proliferano nei condotti auricolari; è una forma molto pruriginosa (chiamata rogna otodettica) ed è causa di un cerume nero e grumoso. Esistono poi otiti batteriche che causano forme dolorose in cui spesso si ha la fuoriuscita di pus dalle orecchie. Altra causa molto frequente di otite, soprattutto nei cani allergici e in quelli con le orecchie pendule e/o pelose (ad esempio

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Cocker Spaniel, Basset hound, barboncini, beagle, ecc), è un’infezione provocata da un lievito chiamato Malassezia: anche questa è una forma abbastanza pruriginosa, in cui si ha la formazione di un cerume molto tipico, marroncino e maleodorante. Spesso si avverte l’odore tipico di questo lievito quando si è nella stessa stanza con il nostro amico a quattro zampe. L’otite può svilupparsi anche per la penetrazione nell’orecchio di un corpo estraneo (spighe, frammenti vegetali, ecc), in questo caso il più delle volte il problema si ha da un solo lato ed il cane inizia ad avere la testa ruotata verso il lato interessato. Anche patologie autoimmuni o neoformazioni (ad esempio dei polipi) possono essere causa di otite. In ogni caso è sempre meglio evitare di far entrare acqua nelle orecchie durante i bagni, perchè l’umidità predispone alle otiti. Ovviamente è di fondamentale importanza capire e diagnosticare la causa esatta di otite, per poter impostare una corretta e soprattutto specifica terapia. E’ assolutamente controindicato instillare gocce o farmaci di qualsiasi tipo nelle orecchie degli animali senza aver consultato prima il proprio medico Veterinario. Fare visite veterinarie periodiche che includano un esame otoscopico e seguire le indicazioni del Veterinario sulla pulizia periodica delle orecchie, riducono notevolmente le probabilità di sviluppare patologie.




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