PRIMAPAGINA Magg. 2010

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Botta e risposta

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Gentile Direttore, nell’ultimi anni nella provincia di Teramo ho visto “sbucare” negli incroci, al posto di semafori, delle rotonde. Fin qui niente di strano, anzi penso che siano un ottimo rimedio per riuscire a gestire al meglio il traffico e i conducenti si sentono più tranquilli nel guidare. Ma la mia questione è legata al fatto che vedo costruire rotonde ovunque, tranne là dove io credo ci sia una maggior necessità. In particolare, volevo soffermare l’attenzione all’incrocio che collega San Nicolò a Tordino alla superstrada direzione Teramo, dove da tempo ci sono i semafori spenti, e non se ne parla di farli funzionare di nuovo, oppure di provvedere nel costruire una rotonda. Ormai sono diversi anni che si circola attraversando quest’incrocio con il timore di poter farsi male. Io stessa, percorrendolo tutti i giorni, noto che i conducenti si trovano in difficoltà e la pericolosità è tanta in quanto si sono verificati anche degli incidenti. Vorrei proprio sapere se si riuscirà mai a risolvere questo problema? E come? Ringrazio per la cortese attenzione e spero vivamente che grazie al vostro giornale la mia voce, come quella di tutti coloro che la pensano esattamente come me, venga ascoltata. T.A. (Teramo) Cortese lettrice, giriamo le sue domande a chi di dovere.

Gentile direttore, sono un vostro assiduo lettore e vorrei approfittare della vostra disponibilità nel pubblicare le lettere ricevute per esternare le mie difficoltà riguardo la raccolta differenziata, con il sistema “porta a porta”. Da qualche giorno, oramai iniziata anche alla periferia di Teramo dove risiedo. Oltre alle non poche difficoltà nel catalogare i rifiuti, operazione che sembra semplice, ma che poi all’atto pratico non lo è, la perplessità maggiore è quella di dover conservare l’umido in casa. Con l’approssimarsi dell’estate e del caldo, come sarà avere la spazzatura in casa che magari emana anche cattivo odore? Sono una persona anziana, abituata a gettar via i rifiuti quotidianamente, adesso dovro’ recarmi al centro di raccolta? Percorrere diversi km e magari fare la fila per gettare via “la monnezza”? Mi domando se davvero non ci sia un modo migliore di conciliare esigenze del cittadino, che paga regolarmente bollette salatissime, con tutela dell’ambiente. La ringrazio per la disponibilità e la saluto cordialmente. Pietro Filipponi La raccolta differenziata è indice di civiltà. Un piccolo sforzo ci ripagherà nel tempo anche in termini economici. Almeno dobbiamo sperarlo.

Per le vostre domande, riflessioni, considerazioni scrivete a direttoreprimapagina@libero.it

Gent. direttore, le faccio i migliori complimenti perché nel numero 4 della sua rivista ho notato e letto con immenso piacere gli articoli riguardanti I LUOGHI DELLA NOSTRA TERRA. Personalmente conosco, di nome, quasi tutti i paesi e frazioni della nostra provincia, ma pochissimi per frequentazioni e visite mirate. Per esempio, di Bellante, ero nell’ordine delle idee di conoscere il paese, invece, nel leggere l’articolo mi sono resa conto di non conoscerlo proprio. Da giovane non si ha mai tempo e da vecchi non si ha mai voglia. Per questi motivi, la sprono a continuare su questa strada con la speranza che i nostri giovani possano apprezzare la bellezza della semplicità. La saluto cordialmente A.C. Di Raimondo Grazie per gli apprezzamenti.

17 Tacchi a spillo off-limits in centro 18 Nuovi progetti e bilancio in rosso del presidente-sindaco Catarra

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24 Una passione ambientalista 30 Web: i nemici di Dante 38 “Esistere per recitare” 42 A passeggio per Pietracamela 46 A passeggio per Mosciano S.A.

GLI OCCHI DI RITA L’incipit del giornale è dedicato agli occhi di Rita. Calabrese di nascita, aquilana da oltre quarant’anni. Gli occhi di Rita cambiano colore e si assestano sul verde luccicante quando raccontano. Una domenica di primavera, ad esempio. Con figlie e nipoti, a spasso per il centro, in attesa di una gara di corsa tra bambini. Il sole che attende timido il suo turno tra le “nostre case sgarrupate”, dice Rita, e un nuovo senso di libertà che si posa a volte tra gli alberi della villa comunale, a volte tra i monumenti con dedica. All’improvviso, ecco il suono della festa che piomba scontornato nella memoria da qualche parte nell’azzurro, e punta deciso in basso, tramutandosi in un colpo al cuore. “Non sentivo quelle campane da un anno”, Rita si interrompe cercando le parole. Che si arrampicano qua e là, in disordine. Ci pensano gli occhi – è assurdo - a trasformarle in suoni. E riesci a immaginarla quella chiesa dalla cupola maciullata che urla ancora, da un lato della piazza. L’incipit del giornale è per Rita, ma anche per Marino e Agnese, e per tutti coloro che mi raccontano, ogni settimana, con la timida asprezza della dignità, quello che erano, e sono oggi. Facciamo progressi insieme. Mentre diventiamo amici.

Tiziana Mattia

DIR. RESP. TIZIANA MATTIA - EDITORE

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NEC SPE NEC METU “Nè con le lusinghe nè con la violenza”. Traduzione libera di un monito riportato sulla facciata esterna di un pallazzetto in via Paladini, a Teramo.

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7 “Comincio da ordine pubblico e immigrazione” Intervista al nuovo Prefetto di Teramo

Eugenio Soldà, già vice a Padova, è arrivato con un bagaglio di buoni propositi e progetti in una provincia sconosciuta. Un “vero gioiellino”.

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Eugenio Soldà, prefetto della provincia di Teramo. In carica dal 30 dicembre 2009. È la prima nomina, dopo l’incarico di viceprefetto vicario di Padova. Una domanda… curiosa. Come si diventa prefetto? La nomina è tecnica o fiduciaria? “La nostra carriera è inizialmente amministrativa. Attraverso un consiglio di amministrazione, da quando si entra, giovane funzionario, fino a viceprefetto. La nomina del prefetto è politica. C’è la proposta del Ministro dell’Interno, valutata dal consiglio dei ministri”. Lei rappresenta il governo, quindi tutte le competenze dell’esecutivo sul piano formale. Questo è un osservatorio privilegiato della realtà della provincia. Quale è la sua prima impressione sulla realtà teramana? “Venendo dall’esperienza quale quella di Padova, un po’ forte, devo dire che la provincia di Teramo l’ho trovata abbastanza tranquilla, logico con i suoi problemi fisiologici che derivano da un certo numero di reati e delitti. Ci sono stati due fatti gravissimi, due omicidi nella stessa zona, dopo che per vent’anni non è successo niente. Ciò provoca una percezione dell’insicurezza molto alta”. Fra i suoi compiti quello di coordinare e garantire tutti gli organi di sicurezza pubblica. Qua-

Ropel

li sono le iniziative che ha assunto al riguardo? “Mi sono portato dietro il mio bagaglio culturale e professionale che ho avuto nelle varie sedi, partendo da Pisa, Pavia, Siena e Padova. Ho riscontrato in alcune esperienze che è meglio suddividere il territorio in comprensori, e cercare di omogeneizzare i comuni con i loro problemi e stati di crescita. Come primo atto, abbiamo suddiviso il territorio della provincia in sei comprensori, e abbiamo fatto comitati di ordine e sicurezza pubblica sul territorio. Abbiamo fatto il comprensorio del mare, le sette sorelle che affacciano sul mare, i comuni del cratere. è lo Stato che si muove e va sul territorio a verificare direttamente. Ho inteso il comitato in un’accezione molto più ampia, anche sotto il punto di vista del soccorso pubblico. C’è la presenza del comandante dei Vigili del Fuoco, e si studiano anche i problemi della viabilità”. In molte zone si lamenta la mancata presenza delle forze dell’ordine, utile deterrente che dà tranquillità. “La provincia di Teramo è tranquilla, lo dicono i numeri. La sensazione di insicurezza è alta perché nelle zone montane o nei piccoli comuni lo stato di percezione della paura e dell’insicurezza è più sentito. Questo problema psicologico si può combattere

con ‘la presenza di divise’. Qui inneschiamo un altro problema. In un momento in cui lo Stato è in crisi di risorse, a parlare di richiesta di risorse umane e finanziarie, si toccano note dolenti. Ci stiamo battendo proprio per ottenerle. In tema di sicurezza posso dire che poco tempo fa il questore ed io ci siamo recati dal vicecapo della polizia per perorare alcune cause, quali la richiesta di rafforzamento per quanto riguarda il periodo estivo per i sette comuni che affacciano sul mare, per garantire ai turisti una vacanza più piacevole, un rafforzamento degli effettivi, e la richiesta del commissariato”. C’è una velata polemica in giro per l’Italia relativa al fatto che molti effettivi che portano la divisa sono impiegati in attività amministrative. “è verissimo, ma è una coperta cortissima, perché gli uffici amministrativi, soprattutto quelli della polizia, mancano di impiegati, e quindi il questore è obbligato a utilizzare personale della PS.” Lei viene da Padova, una provincia che ha numeri significativi riguardo l’immigrazione, ma anche una mentalità diversa. Quali iniziative qui per gli extracomunitari? “Già c’è un consiglio per l’immigrazione che si sta adoperando per il meglio. Affronteremo meglio questo argomen-

to dopo l’estate. Inizialmente ho voluto parlare di ordine e sicurezza pubblica in senso generale, occuparmi della viabilità visto che ci sono stati molti incidenti sulle strade. Ora affronteremo altri argomenti che riguardano i sette comuni sul mare. Il problema dell’immigrazione in senso generale va affrontato, ma è abbastanza sotto controllo in questa provincia”. Tra le competenze di un prefetto anche quella sui servizi elettorali e la cittadinanza. Quali le iniziative in questo ambito? “Durante il mese di maggio ci sarà un corso, che terremo in prefettura, per quanto riguarda gli ufficiali di anagrafe e servizi elettorali in genere. Interverranno parecchi funzionari di tutti i 47 comuni della provincia”. Sui temi della sicurezza, due aspetti noti sono prostituzione e droga, realtà presenti sul territorio. “Il problema della prostituzione è stato affrontato in uno dei comitati itineranti, a Sant’Egidio. I sindaci di quel comprensorio sollevarono il problema della Bonifica del Tronto. Recentemente ad Ancarano abbiamo fatto un ulteriore comitato destinato proprio al problema della Bonifica, del quale fa parte anche l’Unione degli Industriali. Abbiamo pensato anche ad una bonifica ambientale. Bisogna ripulire gli argini, ricreare zone di parcheggio illuminate per evitare che quel fenomeno si accentui. Noi non abbiamo la presunzione di eliminarlo, ma di attenuarlo sì”. E sul problema usura? “Del problema usura ne abbiamo parlato, ma non abbiamo casi eccessivi. È un fenomeno ridotto al lumicino”. Dottor Soldà, due aspetti dell’uomo. Vedo sciarpe giallorosse… “Sono tifoso sfegatato della Roma, e poco sportivo”. Lei ha la responsabilità di emettere i Daspo. Da tifoso, come valuta i comportamenti da sanzionare?

“Quando si arriva ad avere atteggiamenti violenti non si è tifosi, ma delinquenti e basta. Il tifoso è quello che esulta perché vince o piange perché perde. Io andavo allo stadio per il derby con il panino con la mortadella e la coca cola. Oggi invece si va con martelli e seghe”. Un ultimo aspetto. E’ arrivato a Teramo in punta di piedi come conviene ad un dirigente che ha le sue funzioni, ma conosce già la città anche da altri punti di vista. Quali aspetti l’hanno colpita di più? “Ho avuto la ‘sfortuna’ di conoscere gli abruzzesi subito dopo il 6 aprile 2009. Ho trovato persone allegre, con il sorriso, laboriose, ottimi compagni a tavola, e a quello bisogna starci attenti. Ho trovato poi una provincia che non conoscevo e che è un gioiellino, abbiamo il mare a dieci minuti, il Gran Sasso a mezz’ora, tanti bei paesi, come Atri o Castelli. Quando sono stato a Pietracamela per la consegna delle case ai terremotati, ho visto angoli bellissimi. Con il sindaco di Arsita sono entrato in contatto quasi tutti i giorni”. Progetti particolari? “Vorrei essere ricordato come il prefetto che ha fatto qualcosa a Teramo, anche se non so ancora che cosa. Ho avuto un ottimo rapporto con tutti i sindaci che ho conosciuto”.C’è una periodicità tradizionale per la presenza di un prefetto? “Normalmente si viaggia sui tre anni. Dopo un triennio il ministro provvede a cambiare. Ho ancora due anni e mezzo…”.


Dalla partenza dei Mille alle due ruote di Brucchi di

Tiziana Mattia

Partiamo da molto lontano. Un secolo e mezzo fa, per l’esattezza. Con una frase che molti ricorderanno. Almeno coloro che alla scuola elementare - quando non si parlava di informatica e di seconda e terza lingua - studiavano la Storia, con i suoi aneddoti raccontati dalla maestra. Dunque, la frase è quella che Garibaldi rivolse a uno sfiduciato Bixio, in un momento clou della battaglia di Calatafimi: “Nino, qui si fa l’Italia o si muore”. E l’Italia, infatti, si “fece”, l’anno dopo, con le prime elezioni politiche. Certo, allora, ad avere diritto di voto era una minoranza. Tra i promossi in Parlamento (gennaio 1861), un congruo numero era rappresentato da nobili (decaduti e non), liberi professionisti – come si direbbe oggi – tra avvocati, medici, docenti universitari, e naturalmente alti esponenti dell’esercito. Il popolo era escluso, così le donne, che dissero la loro solo a conclusione del secondo conflitto mondiale. Centocinquant’anni, insomma, dalla partenza dei Mille da Quarto. Una ricorrenza che, nel 2010, cade a fagiolo, tra dimissioni di ministri, disconoscimenti del tricolore da parte di alcuni, e controversie sostanziali di vedute anche degli stessi storici. Che pure, avendo studiato – almeno loro – i fatti, dovrebbero avere un quadro chiaro degli eventi. Invece, il Paese appare ancora, agli occhi di molti italiani, un’ “espressione geografica”, come Metternich l’aveva definito, poco più di dieci anni prima da quel procedere delle camicie rosse. Non unita neppure dalla lingua, a ben vedere, al contrario di quanto credeva il Cancelliere austriaco. Dal momento che la stiamo abbandonando al suo destino, con

la scusa che si “evolve” e cambia, al passo con i tempi. Allora, restringendo il campo velocemente, PrimaPagina offre l’acuta analisi di un liceale che dà una tirata d’orecchie non solo ad adolescenti come lui, ma anche a certi insegnanti troppo “larghi di vedute” sull’uso improprio o sul non uso dell’italiano. Allo stesso modo, in questo numero, la ricostruzione attenta dell’ultimo cruento caso di cronaca accompagna i ricordi di bambina che una sorella rammenta alla maggiore, barbaramente uccisa. Ci può essere “poesia” in un fatto di sangue così assurdo? Certamente no, ma un giornale deve dare spazio anche alle emozioni e alla riflessione, al di là del racconto nudo e crudo degli accadimenti. Così come all’esperienza quotidiana di un “prete di frontiera”, che vive la sua missione in piena azione. Un po’ come Garibaldi, senza cavallo e senza grandi onori, però. A proposito di mezzi di trasporto, Teramo punta a diventare, secondo le buone intenzioni del suo primo cittadino, la città “ecologica”. Inforchiamo la bicicletta, per la salute fisica e mentale, e conseguente salvaguardia dell’ambiente. Tutto ok, ci mancherebbe altro. Non è una novità. In altre città italiane, soprattutto al centro-nord, senza tralasciare alcune (civilissime) in Europa, la due ruote sostituisce l’auto da tempo, nei centri storici. E non solo. Ma l’importante è arrivare. Magari l’iniziativa preceduta e non concomitante con il “piano asfalti”. Perché la bicicletta va bene, ma buche e dissesti no. Ai tacchi alti abbiamo rinunciato da tempo. E non per una questione di artrosi.

www.procura.teramo.it Un sito al servizio dei cittadini di

Dino Cardarelli

Anche la Procura di Teramo si è dotata di un proprio sito internet. L’obiettivo è quello di consentire ai cittadini un approccio trasparente con i servizi di base. All’indirizzo www.procura.teramo.it sarà possibile ottenere tutte le indicazioni relative a prassi, costi, modulistica e struttura dell’ufficio, oltre ad accedere alle richieste online dei certificati. “Con questo sito – ha spiegato il sostituto procuratore David Mancini – vogliamo fornire ai cittadini una serie di informazioni utili sulle funzioni della procura, sulle persone che vi lavorano e anche su come raggiungere il Palazzo di Giustizia. Inoltre abbiamo individuato una serie di certificati che possono essere richiesti online, sia dal pubblico che da coloro che invece hanno dei procedimenti in corso. Ci sono infine anche moduli per l’autocertificazione. In questo modo vogliamo anche snellire il lavoro della Procura”. L’elenco dei certificati che possono essere richiesti sin da ora comprende: certificato penale del Casellario Giudiziale; certificato generale del Casellario Giudiziale; certificato civile del Casellario Giudiziale e certificato dei carichi pendenti. Tra qualche giorno saranno invece richiedibili il certificato delle sanzioni amministrative; il certificato degli illeciti amministrativi e la visura delle iscrizioni. Sono inoltre disponibili online diversi modelli scaricabili dall’uten-

te in modo da giungere presso gli uffici con le richieste già compilate. Si tratta dei moduli di richiesta del certificato degli illeciti amministrativi, del certificato dei carichi pendenti, del certificato civile non urgente e di quello urgente, del certificato generale non urgente, del certificato sanzioni amministrative, del certificato penale non urgente e urgente. A questi si aggiungono il modulo di visura delle iscrizioni, quello di richiesta del certificato generale urgente ed il modello di conferimento della delega. Per quanto riguarda la modulistica relativa ai rapporti con i detenuti, dal sito è possibile scaricare l’autocertificazione dello stato di famiglia per convivente detenuto ed il modulo per il permesso del colloquio, mentre per l’autocertificazione sono presenti il modulo di dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà e quello di dichiarazione sostitutiva della certificazione. “è un servizio importante che vogliamo offrire ai cittadini – le parole del Procuratore Gabriele Ferretti – per questo è indispensabile che tutti ne vengano a conoscenza”. Per far conoscere meglio i servizi offerti da questo sito web, verranno affissi, all’interno del palazzo della Procura, diversi avvisi in diverse lingue, in modo da agevolare non soltanto i cittadini italiani, ma anche tutti gli stranieri che vivono sul nostro territorio.


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L’orrore dietro l’apparenza L’orrendo omicidio di Adele Mazza ha messo in luce una realtà teramana nascosta da ingannevole tranquillità. Il parere della psicologa Emanuela Torbidone. Le toccanti parole d’addio di Pina, sorella minore della vittima. di

Lunedì di Pasquetta, 5 aprile 2010: Teramo diviene scenario di un inquietante delitto. Una donna, i cui resti vengono ritrovati per caso da una passante lungo via Franchi, una strada isolata soprastante la trafficata via Po, viene strangolata e fatta a pezzi. Nessun motivo apparente,

Adele Mazza da ragazza

Il vicino che diventa mostro

Raul Ricci

se non direttamente collegato al torbido passato della vittima, 49enne con problemi alle spalle di tossicodipendenza. Le indagini, condotte dal pm D’Avolio e dai carabinieri del reparto operativo provinciale, coadiuvati dai Ris di Roma, conducono dopo qualche giorno al nome di Romano Bisceglia, 57enne ex convivente e aguzzino della donna da circa vent’anni. Una strana coppia che viveva da molto tempo ai margini della società, seppur spessissimo si poteva incontrarla per le vie cittadine del centro storico. L’ammissione di colpa dell’uomo, che per tutti è stato sin da subito l’autore dell’atroce delitto, non è però movaneai arrivata del tutto, nonostante prove schiaccianti (come il sangue dell’uomo su una delle buste che contengono i resti del corpo) lo incastrino. Troppe incongruenze con le dinamiche accertate dell’omicidio sono emerse nel corso delle indagini, sempre più indirizzate a trovare chi ha quantomeno colla-

borato con Bisceglia per il sezionamento del cadavere della donna. Nuovi inquietanti particolari sono via via emersi su ciò che gravita attorno al mondo della tossicodipendenza locale, spesso legata a quello della prostituzione e della truffa. Qualcosa in più di semplici ipotesi, che delineano sempre più un universo sotterraneo a tinte fosche che spesso ignoriamo, eppure rappresentano una piaga sociale reale. La malavita legata al mondo della tossicodipendenza nel nostro territorio è ormai da diversi anni in fase sempre più crescente, direttamente proporzionala alla perdita di valori della nostra contemporaneità. L’omicidio terribile di Adele Mazza si è riversato bruscamente nelle nostre vite, rompendo quel senso di leggerezza, di protezione che da sempre abbiamo provato. L’orrore è arrivato fino alla soglia delle nostre case, turbando una quiete che forse credevamo tutti indissolubile. Ennesima fine di un’ “innocenza” sempre più ricordo lontano, ora siamo costretti a confrontarci con ciò che si insinua silenzioso nel nostro tessuto sociale, ben al di là della pacatezza di superficie. Teramo come simbolo del benessere disagiato o del disagio benestante della nostra società, vincolata in conformismi di provincia ed ambizioni di metropoli. Via Franchi, una strada asfaltata di una zona nuova che affoga improvvisamente in un oscuro sentiero dissestato, è la metafora di ciò che la nostra città sembra ora rappresentare: uno sguardo al futuro, ma ancora privo di una luce. Una luce che permetta a noi tutti di percepire il disagio presente che si cela in fondo alla nostra realtà.

“Paura per chi si conosce, per chi abita accanto alle nostre vite: è ciò che nasce nell’animo del cittadino comune, un naturale timore di una violenza che può scatenarsi improvvisamente a poca distanza dalla propria vita. Un vicino, un conoscente, possono improvvisamente manifestarsi come mostri”. Questa l’analisi di Emanuela Torbidone, psicoterapeuta teramana, circa il fenomeno sociale scaturito in seguito all’omicidio Mazza. “Una paura che va ricercata spesso anche nei complessi rapporti interpersonali all’interno delle quattro mura domestiche, dove molto spesso la diffusa violenza privata riguarda, come in questo caso, persone particolarmente disturbate. All’interno del contesto relativo alla vittima, non possiamo non considerare che il soggetto in questione ha vissuto un’esistenza al limite. Proprio quando Adele ha avuto il coraggio di reagire e decidere di cambiar vita l’ha invece travalicarlo, suo malgrado”. Le reazioni da parte della cittadinanza sono state molteplici e complesse. Non è stato un caso isolato, infatti, quello di sentire a più voci il timore di un potenziale serial killer, durante i primi giorni di indagini. “è possibile che nella comunità si sia gonfiato molto il fatto, fomentato inconsciamente dal clamore dei media. La sindrome del sensazionalismo emerge nel momento in cui un evento violento come questo ci mette in contatto con il nostro lato oscuro, con l’aggressività insita nel nostro inconscio. La consapevolezza di ciò che può appartenere anche a

noi conduce proprio a ricercare il termine ‘serial killer’ per circoscrivere il fenomeno e allontanarlo da noi. Si esorcizza dunque tramite l’episodio di cronaca il confronto inevitabile con la propria violenza repressa, e si percepisce la rassicurante dimensione sociale nel quale si vive in un modo diverso, cioè molto più complesso e spaventoso di ciò che si potesse credere. Non si deve però dimenticare che il degrado del mondo al quale la donna apparteneva la identifica in una vita marginale, con un passato molto complesso che andrebbe analizzato attentamente”. Sulle dinamiche del delitto, è facilmente delineabile il profilo di chi ha agito in un modo così brutale. “La donna è stata vittima di un omicidio certamente provocato da un raptus improvviso, che ha mostrato un’eccessiva apparente meticolosità iniziale ma che, in realtà, si è rivelata solo un’azione affrettata. Chi ha commesso questo atto deplorevole ha certamente difficoltà con la gestione degli impulsi, agendo in uno stato di incoscienza. Proprio per questo, spesso, in fase processuale si ripiega da parte della difesa sulla richiesta di una parziale capacità di intendere e di volere, seguita da una perizia medico-legale. Non escluderei fosse questo l’esito finale del processo Mazza”.

Il sorriso di una bambina Poche, commoventi righe. Pina, sorella minore di Adele, colei che per prima, quel maledetto martedì mattina, è arrivata sul luogo del ritrovamento del cadavere ed è stata costretta a riconoscere i resti martoriati della sorella, mi consegna personalmente un foglio ripiegato, sul quale ha voluto imprimere un’ ultimo ricordo di Adele: Se chiudo gli occhi mi rivedo in un meriggio d’estate, correre felice tra i colori del tramonto stringendoti la mano, dolce sorella mia. Il tuo sorriso illumina i miei ricordi di bambina, e ora vorrei averti accanto per sentire ancora la tua voce raccontarmi la meravigliosa storia della tua vita. Già, la vita… La vita ha allontanato i nostri sogni di bambine, è stata dura, ci ha separato, ma una parte del mio cuore è sempre stata tua. Avrei voluto avere più tempo per noi, per te; avrei voluto starti accanto nei tuoi momenti bui, aiutarti ad affrontare le tue paure, portarti via con me, lontano da tutto. Quando incrociavo il tuo sguardo silenzioso e mi fermavo a parlarti, i tuoi gesti affettuosi mi prendevano l’anima, e ora ho paura del dolore che hai sofferto, non riesco, non posso non pensare. Ho bisogno di un attimo, devo abbracciare i miei ricordi per ritrovarti sorridente e bella, e se chiudo gli occhi sento ancora il calore del tuo abbraccio, vedo i tuoi dolci occhi di madre mentre stringi al petto il tuo bimbo, la tua mano che stringe la mia e noi felici correre tra i colori del tramonto insieme, ancora insieme. Pina Mazza


Il prete di “Colleatterrato-Bronx” Don Pietro Lalloni racconta il suo progetto per l’integrazione in un quartiere difficile della città, aspettando la costruzione di una nuova chiesa. di

Mira Carpineta

Prete di frontiera, così si definisce don Pietro Lalloni, parroco di Colleatterrato, comunità numerosa ed eterogenea, che con i suoi 6000 abitanti, di tutti i ceti e oggi anche di varia nazionalità, rappresenta un piccolo spaccato di mondo a Teramo. Un quartiere considerato per anni una sorta di Bronx, per la presenza di gruppi rom, extracomunitari e famiglie disagiate, sia per motivi economici che sociali. Un quartiere che nel giro di pochi anni ha visto moltiplicarsi in modo vertiginoso case, spuntate come funghi, e abitanti di diversa estrazione sociale e culturale. Prima dell’ arrivo di don Pietro, la parrocchia era tenuta da tre frati e ritrovarsi da solo a gestire così tante anime è stata dura. Il racconto parte da quando, parroco di Rocca Santa Maria, tra le sue funzioni vi erano anche quella di giornalista: “Portavo notizie, raccontavo chi era nato e chi era morto” – o di assistente

sociale: “Il farmacista mi dava le medicine da portare agli anziani del paese”. Oggi la sua sfida è l’integrazione che a Colleatterrato potrebbe essere rappresentata da una cooperativa composta da rom e cagè (“quelli che non sono rom, praticamente noi altri”), che dovrebbe occuparsi della cura dell’arredo urbano, pulizia degli spazi verdi e delle strade. Per don Pietro questo progetto rappresenta l’impegno del suo apostolato, che tuttavia comprende molte altre iniziative, le quattro scholae cantorum, i gruppi catecumenali, i volontari e i collaboratori che insieme a lui gestiscono il gruppo di ascolto. Sì, perché per don Pietro l’ascolto è fondamentale. Ascoltando i suoi parrocchiani, i loro problemi, i loro disagi, le loro difficoltà diventa anche assistente sociale. “A volte – sottolinea - vengono da me a chiedere informazioni burocratiche o compilare moduli. In queste cose molti, soprattutto gli anziani, vanno presi per mano, altrimenti si perdono nei meandri degli uffici. Ma oggi la difficoltà maggiore è la mancanza di lavoro. In questo vedo un vero e proprio allarme sociale. Gente che non riesce a pagare le bollette. La parrocchia, attraverso la Caritas si fa carico di queste difficoltà cercando di dare risposte adeguate ai bisogni”. I servizi sociali dovrebbero essere più coinvolti, secondo don Pietro. “Spesso le persone mi riferiscono – aggiunge – che è proprio l’assistente sociale a consigliare loro di rivolgersi a me. Sarebbe invece utile un tavolo di lavoro comune per coordinarci e poter intervenire in modo più utile e mirato. Certo la volontà di fare non manca, ma mancano le strutture. Non abbiamo una parrocchia, - spiega don Pietro - dove poter fare attività. C’è una fantomatica chiesa che da più di vent’anni aspetta di essere costruita. Adesso pare che il progetto sia stato approvato e il prossimo anno si potrebbe dare inizio ai lavori”. Capisco i parrocchiani che si rivolgono a don Pietro. Parlare con lui è una vera e propria esperienza di vita. Ci si ritrova coinvolti, quasi testimoni oculari delle realtà che descrive, delle persone che gli vivono intorno, i “fratelli evangelici”, riferendosi alla comunità protestante, oppure alle numerose badanti rumene e polacche per le quali un pope ha fatto di recente un viaggio fino a Teramo a portar loro il conforto della liturgia ortodossa. Quando gli chiedo di raccontarmi una storia che lo ha particolarmente toccato mi parla di una giovane madre malata di cancro che non vuole più curarsi, ma anche del grande progetto della cooperativa. In realtà le storie da raccontare sono tante, diverse e per un prete di frontiera ognuna, a suo modo, speciale.

Villa Ripa frazione in crescita di

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Vincenzo Lisciani Petrini

“Villa Ripa è in forte crescita demografica e urbana”, queste le parole di Pasquale Eule, presidente del comitato di quartiere della piccola frazione teramana. “Se ne prende sempre più coscienza, dato che si è passati nel giro di un decennio da settecento a quasi mille abitanti. Con il conseguente sviluppo urbanistico. Saranno necessari presto nuovi interventi sul piano regolatore.” Un recente incontro di Pasquale Eule col sindaco Brucchi e con alcuni assessori è stato costruttivo, al fine di integrare sempre più nel tessuto teramano la realtà di questa importante frazione del Tordino. Le problematiche sollevate dai rappresentanti di Villa Ripa sono state perlopiù inerenti la manutenzione stradale, spesso trascurata nelle zone decentrate, e l’inclusione di Villa Ripa nelle linee dei mezzi di trasporto pubblico. Non sono pochi i pendolari che ne trarrebbero vantaggio. Sulla base di una cordiale stretta di mano, il primo cittadino di Teramo ha accolto con favore le proposte. “Staremo a vedere”, sottolinea Eule, ma non c’è motivo per cui non si accolgano richieste più che legittime da parte di un territorio in forte crescita e che, al contrario di altre frazioni, si va ringiovanendo sempre più grazie alla nascita di nuovi nuclei familiari. Villa Ripa è, infatti, un luogo ideale per vivere: in collina, a due passi (4 Km) dal centro di Teramo. I campi da calcio e da calcetto ci sono. Non mancano mai da nessuna parte. Un’area verde sarà presto concessa in gestione locale per dare spazio al tempo libero di giovani famiglie e anziani. Con i migliori auguri attendiamo altre notizie.

Pasquale Eule

Quella pericolosa fermata del bus di

VALERIO VINòD SILVERII

In questo numero raccogliamo la segnalazione di un nostro lettore, Luigi Chilante che ci ha contattati per denunciare il pessimo stato di una fermata dell’autobus nella zona in cui abita, a Villa Mosca. La fermata è situata quasi al termine di via Benedetto Croce, nei pressi dello svincolo che porta al nuovo Conad. Il signor Chilante è un anziano pensionato che vive con la sua famiglia. Dalla grande vetrata del salotto di casa, osserva, senza perdere quello spirito che da giovane, attraverso il suo lavoro nei servizi sociali, lo ha visto “combattere” per gli altri. Questo sguardo verso il prossimo, lo ha portato a farsi portavoce della sua badante. La donna, di origine marocchina, finito il lavoro presso l’anziano, è costretta ad aspettare l’autobus, praticamente in mezzo alla strada. La fermata in questione infatti non è provvista di pensilina, né di un palo del-

A Villa Mosca la segnalazione di un cittadino “osservatore”

la luce, nelle vicinanze. Al buio, dunque, d’inverno quando le giornate sono corte, e comunque di sera, quando la signora finisce il suo lavoro. La fermata non ha nulla se non il palo che regge gli orari dell’autobus. Per di più è attaccata a un muro che dista appena un metro dalla carreggiata in cui transitano le auto. Questo rende l’attesa ancora più scomoda (e pericolosa), specie per le giovani madri che hanno bambini con sé. Altra criticità, poi, è la pendenza in cui si trova. Nei giorni di pioggia l’acqua defluisce proprio lungo il muro creando ulteriori disagi. Il signor Chilante sostiene, con un po’ di ironia, di aver più volte cercato, telefonicamente, di far presente la situazione agli uffici del comune, ma di aver ottenuto solamente i soliti ”Provi a richiamare!” di circostanza, e di essersi fatto una certa “cultura” sulle musichette di attesa in linea.


“Una farmacia per Colleatterrato” L’appello del circolo del Pd che ha promosso una raccolta di firme Da Mariarosaria Armenio, segretario del Circolo del Partito Democratico di Colleatterrato-Nepezzano promossa una raccolta di firme per l’apertura di una nuova farmacia nella zona di Colleatterrato. “Siamo convinti - sottolinea Armenio - della necessità di istituire una nuova farmacia in una zona che ha tutto il carattere di periferia urbana, per le condizioni di grave disagio a causa della lontananza dal centro cittadino. L’assenza di una scuola di primo grado, nonostante il notevole numero di abitanti e di famiglie giovani con presenza di minori al’interno dei nuclei familiari, l’assenza dei servizi primari, di una farmacia, di un presidio sanitario, come pure di una chiesa adeguata al numero notevole della popolazione residente, le difficoltà di collegamento con il resto del territorio (vedi l’abitato di Villa Pavone), rendono disagevole le condizioni di vita di questa

parte del territorio in continua espansione, ed altamente a rischio di ghettizzazione”. L’esponente del Pd spiega come la proposta di istituzione di una nuova farmacia a servizio di Colleatterrato Alto, Colleatterrato Bassso, Contrada Casalena, Nepezzano, Villa Pavone e Piano d’Accio debba essere attivata dall’amministrazione Comunale di Teramo con proprio atto deliberativo di Giunta. “La modifica della Pianta Organica delle Farmacie – aggiunge Armenio - può essere formulata sulla base di un criterio demografico. Non credo che esistano motivi particolari per non istituire una nuova farmacia a Colleatterrato. Occorre solo che il sindaco Brucchi e il governatore Chiodi deliberino in tal senso nei tempi stabiliti dalla legge”.

Bolletta da infarto di

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Matteo Lupi

Il bar-pizzeria “L’Orsetto” si trova a S.Nicolò in piena Piazza Progresso, accanto al supermercato Tigre. Il proprietario, un ragazzone accomodante che risponde al nome di Antonio Chiappini, si muove tra richieste dei clienti e qualche difficoltà economica, comune oggi a molti gestori di attività. Senza immaginare l’arrivo di una bolletta salatissima da quindicimila e trecento euro. “Poco tempo fa - racconta - è arrivata una lettera dell’Enel che parlava chiaro. Il nostro contatore ha tre fasce orarie, mattina pomeriggio e notte, ma i kilowatt rilevati dal primo gennaio 2008 sono relativi solo alla fascia dell’illuminazione notturna”. In poche parole, i dati delle altre due fasce non sono mai state inseriti nelle bollette da più di due anni. “Forse sono stato un po’ ingenuo a non pensare che quattrocento euro bimensili fossero troppo pochi”, tenta di giustificarsi. La pendenza accumulata è dovuta quindi ad un errore nel contatore, tant’è che Antonio Chiappini si è già rivolto a un tecnico per cercare una soluzione al problema, in vista di un possibile ricorso legale. Ma alla fine,

rimane il conto da pagare. L’Enel in simili casi viene incontro all’utente. Nello specifico ha rateizzato il debito, spalmandolo sul numero dei mesi lungo i quali l’errore si è perpetuato, ovvero venticinque. Ora nella voce “uscite” del bar rientreranno oltre alle normali bollette, particolarmente saporite, anche questi nuovi 620 euro che ogni trenta giorni dovranno entrare nelle casse dell’ente che eroga il servizio elettrico. Sforando i termini della consegna infatti subentra una sovrattassa d’interesse. Ma non sembra essere un caso isolato: “So che a qualcun altro è capito lo stesso guaio, ma solo io devo pagare una somma simile”. Un record certamente poco invidiabile. “Tra l’altro credevo si trattasse di un errore di battitura, e già il giorno dopo siamo andati a chiedere informazioni”. Nessun errore, purtroppo. A suggellare il clima di difficoltà giunge la moglie del proprietario, la signora Di Francesco, che da dietro il bancone sentenzia: “Vi dico solo che quando ho letto la cifra mi è quasi venuto un infarto”.

Radio d’epoca, che passione A Nereto domenica 16 maggio torna la tradizionale Mostra Scambio L’evento, giunto alla XIX edizione, si svolge in un complesso residenziale di viale Europa, nelle vicinanze del Comando della Brigata Volante della Guardia di Finanza. La manifestazione è organizzata dalla sezione di Nereto dell’A.R.I. (Associazione Radioamatori Italiani). Alla Mostra Scambio neretese, una delle più importanti del genere e che negli anni passati ha ricevuto sempre notevolissimi consensi sia per il numero dei visitatori che dei tanti espositori, saranno presenti decine di standisti provenienti da tutta Italia e che hanno preannunciato la possibilità di godere della visione di vere e proprie “chicche” di assoluta rarità. Scopo della mostra promuovere il mondo della radio e delle telecomunicazioni sia tra gli appassionati che tra i giovani, attraverso appunto lo scambio di apparecchiature antiche e moderne, manuali, accessori. Nell’edizione di quest’anno spazio anche al mondo della musica, con presentazione di rari dischi in vinile e di juke box che hanno fatto ballare diverse generazioni. La manifestazione è aperta al pubblico, con ingresso libero e gratuito e si svolgerà per l’intera giornata di domenica 16 maggio, dalle 9.00 alle 18.00. L’evento gode del Patrocinio del Comune di Nereto, che ha sempre sponsorizzato l’evento sin dalla prima edizione.


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P.za Martiri Pennesi

Nel cuore della città un luogo di ritrovo per giovanissimi abbandonato al degrado e alla sporcizia testo e foto

di

Vincenzo Lisciani Petrini

Non ci passano mai troppe persone, ma tutti la conoscono. Appena lontana dal passeggio delle vie del passeggio pomeridiano, nel cuore nascosto di Teramo, sorge la famosa Piazzetta del Sole. Ci si ritorna di tanto in tanto, giusto per guardarsela, quasi a vedere “come sta”, spesso nel tardo pomeriggio, quando il crepuscolo e le ombre che si allungano velano tutto di una dolce malinconia. Tuttavia questa piazzetta è diventata negli ultimi tempi un luogo di crescente abbandono. Muri imbrattati, odore penetrante di urina, tanta sporcizia. Non è il caso di scadere in una lamentela fine a se stessa, però fa male vedere uno spazio suggestivo abbandonato non tanto dalle istituzioni, ma dal cuore stesso dei teramani. Si sente spesso dire, purtroppo, che sia un covo della tossicodipendenza locale: definizione forte, che fa male al di là della presunta veridicità e che contribuisce ad alimentare un sottaciuto disprezzo per il posto. Peccato. Gli ultimi frequentatori rimasti sono gli abitanti del quartiere e i ragazzi tra i sedici e i diciotto anni: l’età del “muretto”, del ritrovo dopo lo studio pomeridiano. Per loro la “Piazzetta del Sole”, proprio per il suo sentore di periferia e di abbandono, rappresenta uno spazio dove gli adulti non entrano e dove sono liberi di parlare, di amare, di sognare. La speranza è che venga rivalutata per altri momenti della città, anche per altre persone. E che si ripulisca, in ogni senso . L’estate si avvicina: per i tanti eventi che andranno a intasare le piazze del centro storico, perché non tener conto anche di questa risorsa? Tante idee possono venire in mente: piccoli concerti, letture poetiche, teatro di strada. Sempre rimanendo un posto dove lo spazio per i ragazzi sia assicurato.

Tacchi a spillo off limits in centro Testo e foto di Daniela Palantrani Una passeggiata in pieno centro storico, ma basta deviare di poco il percorso dalle vie principali che diventano necessarie scarpe molto comode, per il gentil sesso, se non addirittura anti-infortunistiche. Come documentano le foto. Via dei Mille

Porta Carrese

Via Getulio

Via Pretuzio

“Buchi neri”in città

La piazzetta-scarabocchio


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Nuovi progetti e bilancio in rosso del presidente-sindaco Catarra Nonostante tutto, difende la Provincia, respinge le lezioni degli avversari e guarda al futuro con ottimismo.

IDENTIKIT Valter Catarra, 48 anni, sposato e padre di due figlie, vive a Notaresco. Dopo la Maturità Scientifica si è laureato in Scienze Agrarie, presso l’università di Bologna ed ha conseguito l’abilitazione alla professione di Agronomo presso l’Università di Ancona. Sindaco di Notaresco dal 2003 al 2008, è stato riconfermato alla guida dell’amministrazione comunale nelle passate elezioni amministrative con una percentuale del 60%. E’ stato eletto presidente della Provincia di Teramo nella tornata elettorale del 6 e 7 di giugno 2009, al primo turno, con una percentuale del 50.01 % dei voti. di

Presidente Catarra, aver vinto sul filo di lana, come si dice in gergo sportivo, ha dato maggiore soddisfazione? “Una grande soddisfazione per essere riusciti a far penetrare il nostro programma ed il nostro progetto presso i cittadini, che evidentemente lo hanno capito. Abbiamo recuperato un gap di 20 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni e per questo è stata una vittoria particolarmente gradita”. Più merito vostro come squadra o colpa degli avversari? “Diciamo che la verità sta sempre in mezzo. Noi abbiamo costruito una bellissima squadra, con sette liste, abbiamo avuto tanti candidati sul territorio, un bel progetto, tutto sommato una buona figura di candidato presidente”. C’è stato un passaggio di consegne. Cosa ha trovato? “Abbiamo trovato una situazione piuttosto carente su diversi settori, diver-

se competenze della provincia, la viabilità innanzitutto, e poi una condizione di bilancio davvero particolare e grave. Abbiamo dovuto approvare molti debiti fuori bilancio, che venivano da vecchie situazioni. E’ un bilancio squilibrato, con un eccesso di spese per il personale, per mutui pregressi, quindi quasi totalmente ingessato. Per la viabilità avevamo un milione e mezzo per la manutenzione per 1.800 km di strada, e non era mai stato fatto niente per rimpinguare questo capitolo. Sono soldi che provengono dall’Anas. Abbiamo tentato una manovra, porteremo più risorse”. L’opposizione, con un’affermazione un po’ forte, dice che è difficile opporsi al nulla. Cosa ne pensa? “L’ho detto più volte anche in consiglio provinciale: non accetto lezioni da chi ha dimostrato quello che non vale”. Lei parlava di un progetto-programma.

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Avete fatto squadra oppure è la personalità del presidente che guida e gestisce? “Di Berlusconi in Italia ce n’è uno solo. Lui aggrega. Nel mio caso c’è stato un lavoro notevole dei partiti, un’aggregazione che si è coalizzata su un programma comune”. L’attuale giunta è coesa? “Sì.Sono particolarmente soddisfatto della giunta provinciale, perché pur provenendo da esperienze diverse, e qualcuno era anche neofita della politica, si sono messi tutti a lavorare di buona lena. C’è un giusto mix di esperienza e novità”. Quali deleghe ha trattenuto? “Le politiche comunitarie, ad esempio”. Fra le altre competenze dell’amministrazione c’è l’ambiente. Quali iniziative avete assunto? “A livello di ambiente stiamo lavorando moltissimo, perché abbiamo già fatto firmare il patto dei sindaci, al quale hanno aderito

tutti i 47 comuni. Stiamo andando in Europa per fare la firma solenne al parlamento europeo. Questo ci permetterà di entrare nei parametri del trattato di Copenaghen per la riduzione di Co2 e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili”. Ci sono denigratori dell’istituzione provincia, critica infondata? “Le dirò, i sindaci in Europa si sono resi conto dell’esigenza delle province, che esistono solo in Italia e Spagna. Hanno dovuto riconoscere che la provincia è una realtà utile e importantissima, perché nelle nazioni dove esistono solo i sindaci, peraltro di piccolissimi comuni, e poi la regione, nel mezzo, c’è il vuoto assoluto e non c’è possibilità, per questi comuni, di dialogare con la regione. Adesso toccherà ai governi e alle regioni dare le giuste competenze, cioè trasferire fondi. Se andiamo a vedere a livello economico non sono certo le province il peso economico maggiore”. Tra le competenze ci sono anche quelle del lavoro e del sociale. Si parla di società in house che dovrebb essere realizzata o meno. “La società in house per sua definizione deve svolgere soltanto servizi all’interno dell’ente. Non ha rapporti all’esterno, non ha rilevanza economica, quindi è una so-

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cietà strumentale all’ente. Non è certo la provincia che può risolvere i problemi del lavoro. Per quanto riguarda lavoro e formazione, è un settore specifico con competenze specifiche, deleghe e trasferimenti di funzioni dalla regione alle province. In questo campo abbiamo fatto i Por, ridato vita ad alcuni organismi che da anni languivano e che nessuno più utilizzava”. A proposito di formazione, il discorso porta subito alle scuole, come competenza strutturale, quindi alla sicurezza. Che situazione c’è? “La situazione è quella che c’è a livello nazionale. Quasi tutte le scuole mancano dei famosi certificati di agibilità per vari problemi che si sono accumulati negli anni, e soprattutto varie scuole non sono a posto con la nuova legge antisismica. Bisognerà trovare i fondi per metterle a posto. Adesso sono rimasti un paio di problemi a livello di palestre, a Giulianova e Roseto, però abbiamo già trovato i fondi per ripristinare questi servizi e queste strutture”. Per i servizi, riguardo al settore sociale, quali iniziative concrete sono state assunte? “Per quanto riguarda l’immigrazione, sappiamo, dai dati che ci vengono forniti, che il maggior problema è quello dell’inserimento, a causa della mancata conoscenza della lingua. Per questo abbiamo iniziato una serie di attività in collaborazione con la Questura, con la formazione di mediatori culturali che sono già operativi nelle scuole, per esempio nelle classi elementari e all’interno del carcere; ci sono mediatori culturali e familiari. Per quanto riguarda il centro contro la violenza sulle donne, abbiamo fatto una carta telefonica con il numero del servizio adeguato”. Fra le competenze c’è il turismo, una realtà economica della provincia molto importante... “Abbiamo dato all’assessorato alle attività produttive anche il turismo, perché forse è la più importante attività produttiva della provincia. I dati sono sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo il 50% dell’intera offerta turistica. Il 50% della domanda turistica viene soddisfatta dalla nostra provincia, ma


abbiamo le potenzialità per coprirne almeno il 75%. Manca la comunicazione, una visione strategica del tutto, per cui noi in questo momento stiamo lavorando moltissimo, per esempio lanciando il nuovo marchio Costa Blu, sette comuni della costa teramana, tutti insigniti della bandiera blu, che siamo riusciti a mettere insieme grazie all’assessore al turismo Vannucci. Il marchio è passato alla provincia che lo ha presentato alla Fiera di Bolzano e alla Bit di Milano con lo slogan ‘dall’Adriatico alla montagna tutto in un attimo’”. Un collegamento, tra l’autostrada e i luoghi dove ci sono gli impianti di sci è un sogno? “Su quello stiamo lavorando, è un altro di quegli argomenti di cui si parla da anni. C’è una diatriba se sia meglio la strada, la cabinovia o il trenino. Noi vedremo e faremo la scelta migliore”. Nota dolente: cultura. Non è un po’ la “cenerentola”? “Sì, lo è soprattutto nei momenti di crisi, in cui i clienti tirano i remi in barca e cercano di evitare troppe spese. Però stiamo cercando di fare un discorso di visione unitaria, cioè invece di fare i famosi interventi a pioggia, poco a tutti, dalla sagra della salsiccia alla mostra più prestigiosa o al concerto di maggior valore, bisognerà trovare una sintesi su questo. Stiamo lavorando ad un’iniziativa che ritengo sia molto interessante, quella che abbiamo avviato insieme alla Fondazione Tercas e al comune di Teramo, per quanto riguarda il territorio teramano, faremo un tabellone unico, coordinando tutto”. A proposito di coordinamento: gli uffici e i servizi, un po’ a causa del sisma, un po’ come situazione pregressa, si trovano collocati in maniera poco razionale. “Direi affatto razionale nel senso che il cittadino-utente si trova a fare il ‘giro delle sette chiese’ non sapendo bene a chi rivolgersi, e anche gli stessi dipendenti sono sbattuti a destra e sinistra, e quindi bisognerà trovare una soluzione. Abbiamo parlato con il Comune di Teramo della possibilità di costruire un’unica struttura che accolga le due amministrazioni”. Le voci che riguardano la viabilità sono relative alla manutenzione di 1.800 km di competenza, più la partecipazione alla grande viabilità. Quale è la fotografia della situazione attuale? “Per quanto riguarda le grandi opere, cioè la viabilità strategica, c’è un progetto che dura da anni, quello della Pedemontana Marche-Abruzzo, all’interno di un discorso del famoso quadrilatero tra Marche e Abruzzo, un progetto che era stato un po’ abbandonato. Grazie all’accordo quadro firmato nel maggio

del 2009 dal governatore Gianni Chiodi e dal Ministero delle infras t r u t t u r e , quest’opera finalmente vedrà la luce. Adesso dovrà passare al vaglio del Cipe, ma per quella che era la competenza nostra siamo assolutamente a posto, abbiamo presentato tutti i progetti, avviando tutto per bene, ora bisogna solo attendere. Abbiamo già inserito nel programma triennale delle opere pubbliche 180 milioni. Poi ci sarà anche la Teramo-Mare. Per quanto riguarda il quarto lotto la provincia aveva il compito di presentare il progetto preliminare, che è stato approvato dall’Anas, che ora deve fare tutto il resto nei confronti dell’amministrazione centrale. Serviranno 64 milioni per terminare questo tratto di strada. Ma quello che i cittadini percepiscono è il problema della viabilità ordinaria. Qui abbiamo fatto questa manovra di bilancio, portando da 1 milione e mezzo a 4 milioni di euro le risorse per la manutenzione ordinaria. Abbiamo dovuto fare sacrifici in altri settori, ma vorremmo dare questa scossa. Da uno studio fatto negli ultimi mesi abbiamo scoperto che per mettere a posto tutta la viabilità occorrerebbero 51 milioni di euro, 32 solo per le emergenze”. Che possibilità ci sono? “Noi stiamo lavorando, avremo varie fonti di finanziamento, speriamo che nel giro di cinque anni si riesca a dare risposte a quelle emergenze croniche, ma fatti comunque acuti, perché si tratta di strade impraticabili”. L’essere stato ed essere ancora sindaco, oltre che presidente della Provincia, quali vantaggi e quali difficoltà comporta? “Io sostengo che l’università dell’amministrazione è la sindacatura. Chi esce da un’esperienza di sindaco impara tante cose, e una volta superato quello scoglio, o avuto, come nel mio caso, una riconferma inaspettata e per certi versi eccezionale, può amministrare qualsiasi tipo di ente. Dal punto di vista dell’impegno è sicuramente una situazione particolare”. Come riesce a conciliare le due realtà? Delega? “A parte le deleghe, ho una grande capacità di lavoro, perché sono in attività 10 ore al giorno tutti i giorni compreso il sabato e la domenica, a Pasqua e a Natale,

però ho anche il supporto di due giunte che sono molto competenti e molto unite nel senso che non pongono problemi di natura politica come si sente in giro”. Quali i rapporti tra Provincia e Università? Quali sinergie si possono realizzare? “L’Università è un ente che ha un’importanza notevole, la summa delle attività intellettive di una provincia. Siamo molto legati e abbiamo fatto molte iniziative condivise. Insieme al Comune si sta lavorando per migliorare le condizioni di vita degli studenti. L’offerta formativa a noi sembra eccellente, e stiamo lavorando per realizzare progetti europei insieme”. C’è un progetto particolare che come presidente dell’amministrazione provinciale ha piacere a vedere legato al suo nome, anche in futuro? “Penso che le cose eclatanti servano per l’orgoglio personale, magari uno fa un ponte o cose simili. Per me sarebbe già un grande motivo di orgoglio fare bene l’amministratore quotidianamente, ordinariamente, portando questa provincia ad essere quello che è, una delle migliori province d’Italia”. Ha rimpianti nella sua attività? “No. Non ho rimpianti né rimorsi, anche se guardando indietro tutto è migliorabile. Io sono abbastanza critico con me stesso, ogni giorno faccio l’elenco di quello che non è stato fatto o andava fatto meglio”. Da padre e marito, come incide l’impegno amministrativo e politico? “La famiglia soffre, perché la presenza di un padre e di un marito è veramente risicata. I momenti di incontro sono difficili, però ho il supporto della mia famiglia. Sono un uomo particolarmente fortunato”. Si sente ottimista per portare avanti bene il suo compito di presidente della Provincia? “Sono ottimista per natura e quindi lo sono anche come presidente della Provincia. Guardo sempre il bicchiere mezzo pieno e cerco di evitare il più possibile gli errori e fare le cose per bene”.


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Economia

Pdl, un leader basta e avanza Il sen. Paolo Tancredi interviene sulle vicende del primo partito d’Italia dopo l’acceso scambio di opinioni tra il presidente della Camera e il premier Berlusconi. In Abruzzo? “Urge un chiarimento. A cominciare dai seguaci di Fini…”

di

Alessandro Di Emidio

Le cronache politiche nazionali, negli ultimi tempi, sono monopolizzate dallo scontro tutto interno al Pdl tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. La rottura definitiva è andata in onda, in diretta televisiva, durante la direzione nazionale del Pdl, lo scorso 22 aprile: i due cofondatori del partito, l’uno contro l’altro, in una escalation di toni, parole e accuse reciproche. Prima Pagina si è rivolta al senatore teramano del Pdl, Paolo Tancredi, in Parlamento dal 2008, per avere una chiave di lettura privilegiata su quanto sta accadendo all’interno del primo partito d’Italia. Senatore Tancredi, cosa c’è dietro la crisi di rapporti tra Berlusconi e Fini? Una reale diversità di vedute sulla conduzione del partito o mera ambizione personale? “Va detto subito che questo scontro non è un fulmine a ciel sereno. L’insofferenza di Fini dura ormai da diversi anni: nel 2006, durante la campagna elettorale, emerse già il dissenso che poi si è verificato nei due anni successivi di opposizione. Quando Berlusconi, con il discorso del predellino, fondò il Pdl, Fini fece un rapido calcolo politico e capì che gli conveniva starci. I continui distinguo dell’ultimo periodo del Presidente della Camera nascono esclusivamente da un’insofferenza personale”. Ma all’interno del Pdl c’è reale possibilità di confronto e di discussione o tutte le decisioni sono demandate al leader? “Fini si è presentato in direzione nazionale chiedendo maggior dibattito interno, ma tutti noi lo vogliamo. Il Pdl è un partito che si deve strutturare, non ci sono dubbi, ma è pur vero che siamo un partito dirigista e non possiamo cambiare all’improvviso. Bisogna prendere atto che la democrazia, dal 1992 ad oggi, è cambiata: dalla democrazia dei partiti siamo passati alla democrazia del popolo. L’elettore sceglie un

leader e lo segue. Non è possibile avere nostalgia del passato, di quell’epoca in cui i partiti hanno imboccato la deriva della decadenza. Berlusconi non è un dittatore come molti lo dipingono e Fini non ha mai partecipato alle riunioni del partito o alla campagna elettorale, facendo solo da contrappunto all’azione del Governo”. Com’è l’atmosfera negli ambienti parlamentari del Pdl? “La situazione è imbarazzante sia per l’elettorato sia per la classe dirigente, anche per quei politici legati a Fini. Certamente gli ex Forza Italia hanno molta più determinazione e rigore dello stesso Berlusconi ad andare fino in fondo. Il presidente, anzi, frena e media ma il clima è incerto. Alla Camera e al Senato ancora non c’è stato un passaggio in cui ci è stato chiesto di schierarci, ma la stragrande maggioranza sta con Berlusconi”. Fini lascerà il Pdl e, se questo succederà, cadrà il governo? “Fini ha più volte assicurato che non farà alcuna scissione ma la maggioranza del partito vuol mettere le cose in chiaro. Sono d’accordo con Berlusconi quando dice che il Governo non potrà farsi indebolire dall’azione ai fianchi della minoranza interna per contrattare i voti in Parlamento.Se la componente minoritaria punterà alle elezioni, allora ci si andrà con qualcuno di meno”. Come si ripercuote lo scontro a livello locale? In Regione si avvertono queste tensioni? “Nel Pdl abruzzese c’è un approfondimento da fare. Non vorrei che qualcuno possa pensare che stare con Fini significhi ricavarsi spazi autonomi, pur rimanendo dentro il partito, per rivendicare posti di potere. Su questo saremo assolutamente chiarissimi. A livello istituzionale, non ci sarà nessuna ripercussione sul Governo di Gianni Chiodi che ha i numeri per amministrare”.

Intervista con il presidente della CdC di Teramo, Giustino Di Carlantonio

“Ripartire dalla voglia di fare impresa” di

Mira Carpineta

Imprenditore, all’interno delle aziende di famiglia costituenti il Gruppo industriale F.lli Di Carlantonio. Sposato, tre figli, è Consigliere Nazionale dell’A.N.D.I.L. per Confindustria e Presidente della Camera di Commercio di Teramo dal 1999 incarico che tutt’oggi ricopre. Attualità dell’istituzione camerale: c’è stata una evoluzione, quali le differenze tra ieri e oggi ? “Il ruolo e le funzioni dell’Ente camerale si sono evolute nel tempo in modo sostanziale valorizzando l’autonomia delle Camere di Commercio, il raccordo con le Regioni e la funzione di indirizzo del Ministero dello Sviluppo Economico per garantire uniformità delle funzioni fondamentali su tutto il territorio nazionale. Ribadendo il ruolo fondamentale degli Enti camerali nelle attività certificative ed anagrafiche, ne escono rafforzate le competenze delle Camere soprattutto nell’ internazionalizzazione e promozione all’estero delle aziende, in raccordo con le strategie del Governo. La promozione del territorio favorendo l’accesso al credito delle PMI e semplificando le attività delle imprese attraverso la telematica ha prodotto innovazione e impulso alle attività di regolazione del mer-

cato e della tutela del consumatore. Quindi, sempre più le Camere si orienteranno in questa direzione favorendo la creazione di un ambiente economico con regole certe e comportamenti corretti”. Gli organi della Camera di Commercio sono stati rinnovati di recente. Come valuta l’attività svolta nel passato quinquennio e quali le prospettive di lavoro per il futuro? “La passata consiliatura è stata caratterizzata da forte coesione e condivisione di strategie ed interventi, che hanno consentito di ottenere lusinghieri risultati nella valorizzazione del sistema economico provinciale, e nello stimolo al rilancio di alcuni settori di fondamentale importanza per la nostra economia, messi a dura prova dalla lunga crisi economica. La bontà delle scelte di programmazione attuate dagli organi camerali, che sostanzialmente hanno riguardato il supporto all’internazionalizzazione e all’ innovazione, la valorizzazione della qualità dei prodotti e delle imprese, il miglioramento dell’accesso al credito da parte delle piccole imprese, la competitività del territorio ed il turismo, trovano conferma con quanto previsto dal recente decreto di riforma, che individua questi temi quali funzioni fondamentali delle attività degli Enti camerali. Lo spirito di collaborazione e la voglia di fare che animano i componenti il Consiglio e la Giunta camerale, costituiscono i migliori presupposti per sviluppare un programma di attività per il nuovo mandato che sia coerente con le scelte fatte nel passato ed allo stesso tempo ambizioso per fornire nuovo stimolo al sistema economico locale”. La Camera di Commercio è un osservatorio attento della situazione economica provinciale. Siamo ancora nel tunnel della crisi? “L’economia provinciale ha chiuso il 2009 con qualche timido recupero rispetto al terzo trimestre, che però non consente di archiviare l’anno con un consuntivo favorevole. I segnali più preoccupanti provengono ancora una volta dal mercato del lavoro, per il quale

si registra un aumento delle persone in cerca di lavoro e conseguente del tasso di disoccupazione. Molti settori industriali risentono del calo della domanda mondiale, con conseguente diminuzione delle esportazioni, del fatturato ed un maggiore ricorso alla Cassa Integrazione. La caduta dei consumi, la maggiore disoccupazione, il minore reddito disponibile personale, le difficoltà nell’accesso al credito sia per le imprese che per le famiglie, stanno mettendo a dura prova un sistema economico fondato sulle attività industriali e sul turismo, che risente fortemente degli andamenti negativi del ciclo. A ciò si aggiunge l’effetto deprimente sull’economia del sisma del 6 aprile 2009, che ha inciso direttamente sulle attività economiche dei comuni dell’entroterra teramano ed indirettamente sulla dinamica dell’intera economia provinciale, con particolare riferimento alle attività turistiche”. Cosa bisogna fare per sostenere la ripresa dell’economia provinciale ? “Innanzitutto è indispensabile una solida coesione istituzionale, che coinvolga tutti gli attori che a livello locale incidono sulle dinamiche dell’economia, istituzioni pubbliche, associazioni di categoria, istituti bancari, organizzazioni sindacali, per condividere un percorso strategico che sia finalizzato a rendere più competitivo il sistema produttivo, più efficiente l’apparato dei pubblici servizi, meglio valorizzato il territorio e più attraente dal punto di vista turistico. Anche le imprese devono fare la loro parte, cercando di interpretare al meglio le indicazioni che provengono da mercati sempre più dinamici e in continua evoluzione, puntando sul rafforzamento strutturale e un maggior orientamento all’internazionalizzazione e all’innovazione. L’economia teramana, seppure fiaccata dai colpi della crisi, mantiene dei fondamenti solidi, e da questi e dalla voglia di fare impresa, che ha sempre caratterizzato la nostra terra, bisogna ripartire per costruire un futuro più solido”.


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Intervista a Ermano Morelli, presidente regionale della Federazione Italiana della caccia.

Gli eterni rivali Gino Bartali e Fausto Coppi insieme nella passione per la caccia

“Una passione ambientalista” di

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Ermano Morelli, presidente regionale della Federazione Italiana della caccia. Parliamo di uno sport? “Il fatto di definizione di attività sportiva è un ampliamento di quello che è in effetti questa attività. Se per sport si intende quella che è la definizione classica, cioè il muoversi, fare attività motoria, anche l’attività venatoria sicuramente rientra tra queste attività. Oggi sappiamo che nello sport rientrano anche discipline, perché così si chiamano, che nulla hanno di motorio, ad esempio gli scacchi, il tiro con l’arco, tiro a segno, ma anche lì ci vuole una preparazione psicofisica che consente la resistenza del soggetto e del fisico. Per cui anche l’attività venatoria richiede un bel fisico per muoversi”. Ha senso oggigiorno andare a caccia? I bambini dicono che è una cattiveria uccidere gli uccellini. “Questo è un po’ un luogo comune, un qualcosa che i nostri denigratori sono riusciti a far passare nel concetto sociale di quella che è l’attività venatoria. L’abbattere l’uccellino inteso così, sicuramente una qualche riprovazione la causa. Ma l’attività venatoria non è questa. La caccia è una passione, un sentire quell’esigenza di ricerca, di muoversi nella natura, in quell’ambiente dove l’uomo è nato e dovrebbe sapere ancora vivere. Oggi invece con la civiltà dei consumi si è persa quasi totalmente nella quasi generalità degli individui questa esigenza. L’abbattimento poi è qualcosa di conclusivo”. Ma la caccia è un’ attività di élite o popolare? “C’è stato un periodo di élite, nel 1700-800. In effetti poi, soprattutto in Italia, ma anche nel resto d’Europa, è tornata a quella che è stata inizialmente. Nell’epoca delle caverne lo stimolo per la crescita culturale e scientifica anche dell’uomo. Per procacciarsi il cibo ha inventato le armi, nuovi strumenti, sistemi aggregativi per muoversi insieme ad altre persone. Oggi ha un senso solo sotto l’aspetto della passione, e c’è la legge apposita, uscita già da tanti anni, che non riusciamo a far comprendere fino in fondo”. Prima di tornare sulle norme che la regolano, la caccia si può definire utile? Il rapporto tra caccia e ambiente qual è? “Utile al cacciatore sicuramente no, perché spende tanti soldi per fare questa attività, né c’è un ritorno economico in termini di selvaggina. L’utilità è sicuramente sociale. Il cacciatore in primis svolge un ruolo che si è perso in Italia più che in altri posti, con la ruralità che non abbiamo più. Il cacciatore è ancora quel soggetto che frequenta luoghi non più frequentati, calpestati da essere umani. Il suo ruolo di ripristinare gli habitat necessari per la fauna

25 “La caccia è una passione, un sentire quell’esigenza di ricerca, di muoversi nella natura, in quell’ambiente dove l’uomo è nato e dovrebbe sapere ancora vivere”.

“Il cacciatore è ancora quel soggetto che frequenta luoghi non più frequentati, calpestati da essere umani. Il suo ruolo di ripristinare gli habitat necessari per la fauna selvatica”.

selvatica”. Allora è solo una polemica quando si afferma che ci sono danni derivati dalla caccia? “Il danno che fa la selvaggina sul territorio in alcuni casi è concreto, reale e va affrontato come si sta facendo, con le istituzioni pure. Parliamo del cinghiale, tra qualche anno, parleremo del capriolo”. I randagi? “Ce ne sono già abbastanza da dover cominciare a pensare di doverci muovere prima che il danno sia troppo grande nei confronti proprio di chi coltiva la campagna. C’è stato un incidente a San Nicolò, un capriolo è stato investito da un automezzo. Il capriolo è morto e l’automezzo ha subito un grave danno. Il problema è che potrebbe capitare in alcune zone e causare incidenti mortali per le persone, come è capitato l’anno scorso in Piemonte”. Recentemente sono nate delle polemiche perché la norma autorizzerebbe a cacciare durante tutto l’anno. Vogliamo far capire meglio come bisogna intendere questa norma? “La norma di cui parliamo è il provvedimento che è stato approvato di recente. È stato comunicato all’intera nazione come un provvedimento di tale specie cioè che consentirebbe di fare chissà quali sfracelli con modifica al calendario venatorio. Non è così. Quello che è stato approvato in Parlamento era preferibile non passasse. Dopo venti anni che c’è la ‘direttiva uccelli’, emanata dall’Europa, l’Italia non ha mai accettato di adeguarsi a quel

provvedimento, proprio perché nel nostro Paese prevale l’ anticaccia. Quella norma consente, anzi impone, che si pratichi l’attività venatoria nel rispetto biologico delle specie, cosa che in Italia non può essere fatta perché si va a caccia dal 1 settembre al 31 gennaio. E allora si trovano i modi di andare a caccia anche fuori periodo per alcune specie. Questa nuova norma, consentendo dieci giorni nel mese di febbraio di allungamento del calendario venatorio che senso ha?”. Com’è la realtà orografica e generale dell’Italia, può giustificarci la caccia in tempi diversi regione per regione? “Sì. Faccio un esempio: parliamo della quaglia, migratore estivo. Se nella zona padana apriamo nel mese di settembre, è inutile che nel calendario ci scriviamo ‘caccia alla quaglia’, che, se tutto va bene, troveremo in Sicilia. Nel rispetto della specie, nella zona padana, andrebbe bene il mese di agosto”. Quanti sono i cacciatori, c’è una diminuzione oggettiva? “C’è stato un fortissimo calo negli anni passati. Quelli che noi chiamavamo ‘cacciatori della domenica’ sono stati i primi, con i balzelli economici diventati abbastanza pesanti, la crescita dei parchi e la ristrettezza del territori, a mollare. Diciamo che oggi siamo arrivati ad un numero simile a quello primitivo, circa 700-750.000 cacciatori”. In Abruzzo? “Siamo scesi della metà, siamo sui 13.000”. E nella provincia diTeramo? “Circa 4000”. Un ultimo aspetto: ha accennato ai parchi. Che rapporto c’è tra il mondo della caccia e i parchi? “Purtroppo conflittuale. Il purtroppo non lo dico strumentalmente. In effetti è una dura constatazione che dobbiamo fare nella nostra regione, soprattutto più che nella altre. La Provincia ultimamente per il problema dei cinghiali ha invitato più volte il Parco per trovare una soluzione generale..” C’è un progetto che Morelli ha come capo della Federcaccia in Abruzzo e a Teramo? “In Abruzzo e non solo. Come componente del consiglio nazionale della Federcaccia, da sempre sto insistendo affinché ci si impegni in prima persona, e attraverso la nostra associazione ambientalista, che ha una diversa visione dell’utilizzo del territorio. Sto perorando la causa dell’ekoclub, nostra consociata, e ho suggerito anche di svolgere attività nelle scuole”.


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La musica nel villaggio globale di

Dino Cardarelli

Conferenza-dibattito all’Università di Teramo con Paola Besutti e lo staff di Toccata e Fuga. Ospite il noto pianista Giuliano Mazzoccante.

“L’interprete al tempo dei nuovi media: il pianista”. Questo è stato il tema della conferenza-concerto che si è svolta nella Sala Conferenze della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo. L’evento, promosso nell’ambito dei corsi di Musicologia applicata e Musica e nuovi media, è stato realizzato in collaborazione con Toccata e Fuga, il programma di Radiofrequenza dedicato ai grandi interpreti del Novecento, ideato e condotto da Andrea Castagna e dal direttore di Prima Pagina, Tiziana Mattia, coordinato dalla professoressa Paola Besutti. Protagonista della conferenzaconcerto il pianista chietino Giuliano Mazzoccante, musicista giovane, ma con un curriculum di tutto rispetto. Tra un’esibizione e l’altra (eseguiti brani di notevole difficoltà tecnica e interpretativa), si è discusso di come l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, internet su tutti, abbia modificato le modalità di fruizione e le scelte interpretative e musicali; di quanto i media contribuiscano a creare i miti musicali contemporanei, confondendo spesso le linee di confine tra musica colta e popolare, e delle possibili strategie di avvicinamento dei giovani alla musica classica. “È una provocazione iniziare il corso di Musica e Nuovi Media con un evento dal vivo – ha spiegato la professoressa Besutti –. Vogliamo riflettere su come la realtà contemporanea sia una stratificazione di diverse culture, e sugli effetti provocati dalla seconda grande rivoluzione, quella della medialità”. L’idea di questa confe-

renza, legata anche al programma radiofonico Toccata e Fuga, è tentare di capire cosa ci sia di vitale nel fare musica. “Per il futuro – prosegue la Besutti – puntiamo soprattutto a rafforzare il rapporto tra l’ateneo e le scuole, che finora sono rimasti due ambiti separati. Abbiamo un bacino d’utenza ancora limitato, ma un traino importante ce lo stanno dando le lauree specialistiche”. Andrea Castagna, uno dei due ideatori di Toccata e Fuga, ci spiega come è nato il programma: “Il nostro obiettivo è avvicinare la musica classica a un pubblico che sia il più vasto possibile, composto anche da persone che ne sanno poco o nulla. Stiamo riscuotendo un ottimo successo di pubblico, tanto che è nata anche una pagina su Facebook”. Sul tema dell’incontro il violinista teramano dice: “La musica, a differenza di altre forme d’arte, ha bisogno di un vettore. Per certi versi la figura dell’interprete rimane legata alla tradizione, ma l’avvento di internet, che ha creato molte nuove opportunità, come ad esempio le Web TV o Youtube, fa sì che l’interprete debba adeguarsi ai tempi”. Castagna considera Teramo un importante laboratorio musicale:

“Nel panorama musicale cittadino ci sono personalità importanti, ma la nostra è comunque una piazza che non ha grande risonanza, e quindi può essere non tanto un punto di arrivo, quanto un laboratorio da cui far uscire grandi musicisti, come ad esempio la Mo’ Better Band”. “Il tema di questo incontro è complesso – afferma invece Giuliano Mazzoccante –. La figura dell’interprete è legata alla capacità di comunicare. Lui non si esibisce soltanto per sé, ma anche per gli altri e per la musica, ed in questo senso una trasmissione come Toccata e Fuga nasce dalla creatività e dall’iniziativa di un musicista e di una giornalista che vogliono proprio testimoniare questo aspetto. In una società come quella attuale, dove domina il consumismo, serve uno sforzo per trovare il modo di esprimersi in maniera più attuale. La musica deve adeguarsi e assumere sfaccettature diverse, che rappresentano l’evoluzione della società e vengono assorbite e poi espresse dall’interprete stesso”. Mazzoccante ci parla anche di sé: “La mia passione per la musica è nata per caso, quando avevo sette anni. Dopo pochi mesi di studio ho subito vinto il primo concorso giovanile. Finora ho già ottenuto molti riconoscimenti, il più importante è sicuramente quello che ho conquistato al concorso internazionale di Tbilisi, in Georgia, nell’ottobre 2009. Per il futuro – conclude – spero sempre di essere accompagnato dalla stessa passione che ho adesso, e che la musica non diventi per me soltanto un lavoro”.


Terza edizione del progetto dell’Aci di Teramo per le scuole

“La sicurezza si fa strada” E’ ripartita la Campagna di Educazione e Sicurezza Stradale promossa e finanziata dall’Automobile Club Teramo in stretta sinergia con l’Ufficio Scolastico Provinciale e con il patrocinio della Prefettura di Teramo per sensibilizzare i giovani e le famiglie sul grave problema degli incidenti stradali e delle loro conseguenze. Le ultime statistiche, elaborate da ACI e ISTAT rilevano che in Italia il numero dei decessi a seguito di incidenti stradali è sceso rispetto agli anni precedenti di circa 8% così come è sceso anche il numero complessivo dei sinistri e delle persone ferite. Questi dati pur essendo in diminuzione (4.731 morti nel 2008), non ci consentono, purtroppo, di raggiungere l’obiettivo indicato dall’Unione Europea di dimezzare, entro il 2010, il numero dei morti per incidenti stradali. Tuttavia il fatto di essere riusciti a registrare, per tre anni consecutivi, una progressiva riduzione delle vittime è sicuramente un buon segnale il quale ci deve incentivare sempre di più ad intraprendere azioni finalizzate a far sviluppare la consapevolezza dei rischi connessi alla circolazione stradale e, di conseguenza, indurre i giovani a comportamenti virtuosi, nel pieno rispetto delle norme che regolano il Codice della Strada. L’ACI di Teramo ritiene che l’Educazione Stradale, intesa come azione formativa e correttiva, soprattutto nelle scuole, diventi di fondamentale importanza, nel tentativo di frenare la conseguenze derivanti da comportamenti di guida sbagliati. L’iniziativa, prima di tutto, mira a valorizzare il bene supremo in nostro possesso: la vita. Un bene del quale non sempre le giovani generazioni e talvolta anche quelle più mature, hanno compiuta consapevolezza rischiando di buttarlo via, sulla strada, in cambio di forti emozioni, dietro folli imprudenze ed estreme sfide per l’affermazione del proprio ego. Forti dei consensi ricevuti da tutte le istituzioni locali e, soprattutto, da quelle scolastiche, nelle passate edizioni l’ACI di Teramo oltre a fornire il supporto tecnico dei manuali operativi ACI, del gioco denominato “La Patente a Punti”, ha

acquistato un simulatore di guida per moto di ultima generazione, il cui software è in grado di riprodurre condizioni stradali e di trasmettere al guidatore autentiche e reali sensazioni di guida. Approfonditi studi statistici, condotti a livello europeo, sugli incidenti stradali che hanno visto coinvolti guidatori di motoveicoli, hanno evidenziato la mancanza di cognizione, da parte del motociclista, di situazioni potenzialmente pericolose, che si sarebbero potute evitare con una specifica preparazione atta a percepire l’esistenza di determinati rischi. Un addestramento intensivo del guidatore può avere eccezionali effetti positivi nel ridurre gli incidenti in cui sono implicati motocicli e scooters. Il simulatore di guida è, senza dubbio, uno strumento efficace per gli alunni delle scuole interessate al progetto “La Sicurezza si fa Strada”, i quali tra l’altro si apprestano a conseguire il c.d. “Patentino” per la guida di ciclomotori senza aver sostenuto una prova pratica di guida. I ragazzi interessati al “Progetto” nelle scuole secondarie di primo grado (classi terze) sono oltre 600 appartenenti alle seguenti scuole: - Convitto Nazionale “Delfico” - Istituto Comprensivo “D’Alessandro” - Istituto Comprensivo “San Nicolò a Tordino” - Istituto Comprensivo “F. Savini” - Scuola Secondaria di Primo Grado “M. Zippilli”. Dal primo maggio l’ACI sta portando nelle scuole il “Simulatore di Guida per moto” ed ha incaricato un valido collaboratore, in possesso delle capacità tecnico/professionali, di curare l’addestramento dei ragazzi alle tecniche di guida nel pieno rispetto delle norme del Codice della Strada. A fine maggio si svolgerà, come ogni anno, una grande manifestazione presso la Sala Polifunzionale della Provincia di Teramo dedicata ai ragazzi, agli insegnanti formatori e ai genitori, con la premiazione degli alunni vincitori del concorso “la Patente a Punti”. Il direttore Gabriele Irelli


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L’italiano ai tempi di Facebook

Web: i nemici di Dante Strafalcioni e altre amenità per fare rivoltare l’immortale poeta nella tomba

di

Edoardo Agostini

L’idioma italiano sta scadendo in un suo utilizzo sempre più approssimativo. Sotto accusa sono tanto certi “cattivi” insegnamenti impartiti nelle scuole quanto l’insorgere di una nuova tipologia di scrittura basata sull’utilizzo di sigle e simboli che sostituiscano le parole. E’ l’incalzare di una filosofia di vita in cui la frenesia dell’esistenza, tanto esaltata dal futurismo marinettiano, ha raggiunto vette tali che l’uomo, preso da essa, ha preferito, nell’ambito letterario, la praticità alla decenza. Per quanto riguarda il deficitario livello dell’istruzione scolastica, è opportuno porre delle premesse. La mentalità esistente in alcune località, che porta alla scelta del linguaggio gergale come principale mezzo di comunicazione, fa sì che difficilmente gli insegnanti, pur preparati, siano in grado di formare giovani con una conoscenza sufficiente dell’idioma nazionale, al termine degli anni di studio, anche perché osteggiati, volontariamente o meno, dall’influenza che la famiglia ha sui ragazzi. Non si può però negare l’insufficiente livello delle conoscenze di alcuni docenti che, poco preparati o troppo tolleranti, tendono a non valorizzare, o addirittura sopprimere, quel poco di buono che altri hanno saputo insegnare ai discenti. Non si deve perciò essere clementi con insegnanti che ammettono (per portare un esempio) l’utilizzo della “x” in sostituzione del “per” in un tema di italiano regolarmente valutato. Proprio da questo episodio, realmente accaduto in un liceo classico italiano, bisogna far partire una profonda riflessione sulla situazione della nostra lingua. Sotto accusa sono, ovviamente, anche le chat

e i social network, ricettacolo di e(o)rrori e dei più efferati attacchi alla morfologia e alla sintassi. Anche qui sono d’obbligo delle precisazioni. È palese che non tutti coloro che sono soliti utilizzare queste nuove forme di “linguaggio da sms” , o rei di atrocità linguistiche, sono deficitari quanto a conoscenze grammaticali. La mole di errori e sviste, però, lascia credere che un problema di fondo esista, soprattutto se questi si ripetono con sospetta frequenza anche da parte degli stessi soggetti. L’utilizzo di strumenti impropri, quale l’abbreviazione, è da ritenersi estremamente “pericoloso”, dato che il loro uso reiterato può portare quasi ad una dipendenza inconscia che emerge nelle sedi meno opportune, come un documento ufficiale o altro. Sembra paradossale, ma purtroppo è così. Nonostante l’attenzione prestata a certi strafalcioni, l’utilizzo abitudinario porta a un loro calcificarsi nel sbuconscio che ne fa uso e abuso quando volentieri se ne farebbe a meno. La decodifica di certi termini poi (vedi “xkè”, “gg”, tt”, ecc. usati tanto dai giovani quanto dagli adulti), per chi non vi fosse avvezzo, risulta quantomeno difficile e, se usati in ambito inopportuno, fastidiosa. Non sono pochi, fortunatamente, i forum rinvenibili nella rete che sconsigliano, o proibiscono, l’utilizzo di un linguaggio graficamente e grammaticalmente inopportuno. La risposta al perché si utilizzi tale scrittura è, di solito, “per fare in fretta”. Se questa scusa può essere (fino ad un certo punto) tollerata nell’ambito di una conversazione privata in chat, essa perde validità quando tali oscenità vengono pubblicate su forum o altri siti di messaggistica

da un social network “ciao ******** tio chiamato ma tu nn mi risp xk forse nn ceri a casa ho chiamato sabato e stamattina fatti sentire ok cmq mio suocero nn la biamo trovato bene stava molto male aveva la pressione altissima celasiamo vista brutta cmq fatti sentire ok baci”

non istantanea. L’italiano moderno è, come spesso accade con le lingue nazionali, un dialetto che è riuscito a far carriera; ad imporsi, cioè, come lingua ufficiale di una regione molto più vasta di quella originaria. Alla sua base si trova infatti il fiorentino letterario usato nel Trecento da Dante, Petrarca e Boccaccio, influenzato dalla lingua siciliana letteraria elaborata dalla Scuola siciliana di Jacopo da Lentini (1230-1250) e dal modello latino. Questa carriera è ora in crisi e sta seguendo il tracciato percorso sinora in senso contrario. Alla radice del problema è la latitanza della “cultura della parola”, del piacere di leggere o scrivere un testo gradevole tanto alla vista quanto all’udito, esente dal bisogno di decrittazione. Non è necessario riportare in auge il minuzioso lavoro di cesello d’annunziano o, ancor precedente, isocrateo, ma solo prestare una minima attenzione a tutti quei piccoli particolari che possono qualificare una persona davanti ad estranei, attribuire un’identità ed un valore all’uomo all’interno della società, perché “mostrami come scrivi e ti dirò chi sei”.

Un avatar per “amico” Le piazze virtuali sostituiscono i rapporti interpersonali. L’esperienza di un teramano che si è inventato il gruppo degli appassionati di videogames. “Second life” anche per lavorare in banca… Negli ultimi anni il web offre un nuovo tipo di esperienza: i MMorpg, (Multiplayer Online Role-Playing Game) come Second Life che, a differenza dei semplici social network come Facebook, sono molto più invasivi e coinvolgenti. Consistono in esperienze di gioco online dove, attraverso un avatar, è possibile relazionarsi con gli utenti di tutte le nazionalità. Naturalmente la meta comunicazione non viene raggiunta, visto che il non detto, o meglio, le espressioni facciali, i silenzi e gli sguardi, non sono riproducibili. Bisogna però sottolineare che gli utenti possono raggiungere un’ assuefazione a tali contesti, derivante dalla opportunità di far crescere ed evolvere il proprio personaggio così che, ora dopo ora, sembrerà di vivere realmente quella storia. È appunto in tale frangente che il giocatore rischia di cadere nella trappola della dipendenza e del business che svuota le tasche, perché qualsiasi oggetto (non oggetto) che può essere d’aiuto al proprio avatar ha un prezzo. Del tutto reale, in questo caso. Vi sono molti appassionati di Second Life, Ultima online o Word of Warcraft (solo per citarne alcuni). Però bisogna porre degna attenzione anche ai social network, come Facebook, un fenomeno dinamico e in velocissima espansione, che in questo momento è impossibile circoscrivere attraverso un’etichetta o una semplice definizione. I social network rappresentano delle piazze virtuali, dei veri e propri luoghi d’incontro dov’è possibile allacciare nuove conoscenze o ritrovare vecchi amici. E proprio per poter “chiacchierare” anche al di fuori del suo simpatico e divertente negozio in via Nazario Sauro 10, che Alfonso Zito, titolare di “Happy Game”, ha deciso di creare un suo gruppo su Facebook. Alfonso cos’è “Gli

amici di Happy Game”? “L’idea è nata per avvicinare gli appassionati di videogiochi, per far sì che possano relazionarsi e confrontarsi su una passione che li accomuna”. Quando ti è nata l’ idea? “Un po’ per caso. Prima mi sono iscritto per motivi personali, per ritrovare vecchi amici, compagni di classe e di calcio. Dopo mi sono reso conto delle potenzialità di questo mezzo di comunicazione, e ho deciso di creare un gruppo finalizzato al mondo dei videogames”. Un sociologo in particolare, Manuel Castells, accusa i social network, e li definisce pericolosi, in quanto i ragazzi potrebbero rescindere i legami con il territorio circostante a favore di una virtualità isolata. Tu cosa ne pensi? “Io dico sempre, anche alle mamme che mi vengono a chiedere se video-giocare fa male, è che qualsiasi cosa fatta in eccesso fa male. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ho notato con molti clienti che, se prima c’era un rapporto più freddo, ora c’è maggiore confidenza. Inoltre è diventato più semplice contattarci per organizzare tornei, fare delle chiacchierate all’interno della mia attività, ma anche per delle semplici scampagnate nel week-end”. Cosa accomuna le persone che giocano assiduamente con la console? C’è una caratteristiche che li contraddistingue ? “C’è una propensione al sogno e alla voglia di evasione. C’è chi vede le proprie fantasie realizzate attraverso la mente di un art designer che in un gioco dà vita a mondi onirici. Sicuramente sono persone molto sensibili che vogliono vivere un sogno, giocando una finale di champion’s league, se coinvolti in un gioco di calcio, impersonandosi in una foresta come Indiana Jones, guidando una macchina da

di

Vincenzo Castaldo

rally, per scaricare la tensione dell’ufficio. Credo che sia un ottimo modo per staccare la spina ed evadere dalla monotonia”. Cosa sta cambiando nel mondo videoludico? “Da una quindici di anni, la ricerca spasmodica del realismo ha impoverito i contenuti di fantasia. Ho sempre considerato il videogame come il ponte di collegamento fra sogno e realtà, non vorrei che questo ponte si spezzasse, mi auguro che ci sia un’ inversione di tendenza”. Esistono da diversi anni giochi online, come Second Life e World of Warcraft, dove è possibile vivere all’interno di mondi virtuali immensi. E’ giusto, secondo te, vivere esperienze di gioco così intense? “I Mmorpg non sono altro che mondi virtuali dove si gioca esclusivamente online. Attraverso una connessione internet possiamo creare un avatar per interagire e crescere d’esperienza con altri giocatori da ogni parte del mondo. I pionieri di questo genere hanno utilizzato furbescamente la carica attrattiva della chat mescolandola con il gaming. Non sono molto favorevole a questo tipo di gioco, non mi piace quando una software house cerca di creare una dipendenza strettamente correlata a forti interessi economici, con oggetti e upgrade che hanno un prezzo reale. Il business non deve oscurare l’arte di fare videogiochi”. Tu stesso hai avuto un ‘esperienza in Second life. “È capitato in un colloquio di lavoro per una famosa banca. Sono stato invitato a presentarmi a un indirizzo preciso del mondo virtuale, Second life. E’ stato molto imbarazzante, perché dovevo parlare attraverso il mio avatar. Secondo me, non bisognerebbe mai arrivare a tale punto, le relazioni personali non possono essere sostituite da quelle virtuali”.


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Architettura Moderna, la crisi e‘ servita Giada Vasanella, professionista impegnata nel settore, chiarisce la sua posizione in materia, e apre un dibattito sul modo di progettare e realizzare oggi. Scomparsi i valori sociali, mentre le idee sono discutibili. A cominciare dal nuovo teatro di Teramo. di

Pop Music Center di Taipei

Raul Ricci

“Che esista una profonda crisi in atto in ogni angolo del globo, è innegabile. La crisi del lavoro di chi fa architettura non c’è solo perché consequenziale delle causalità di tale momento generale, ma soprattutto, perché l’architettura (come la famiglia) ha perso quei valori basilari di correttezza sociale, rispetto della Madre Terra, integrità funzionale e semplicità stilistica. Valori necessari affinché le nuove idee costruttive non diventino cattedrali nel deserto, dispendiose, poco funzionali, ma estremamente visibili”. Giada Vasanella, 57enne bioarchitetto teramano, ha le idee chiare su ciò che l’architettura moderna sta divenendo. Nuove forme strane e squilibrate si impongono nel contesto naturale senza alcun tentativo di cercare armonia. “La causa principale non è solo l’idea tridimensionalmente originale, ma anche l’uso di materiali troppo inconsueti (e costosi), le dimensioni e proporzioni squilibrate, l’incapacità di confrontarsi e relazionarsi con cose e persone. Come non ricordare l’accattivante squilibrio del Pop Music Center di Taipei o la Torre Fuksas di Savona? O un capolavoro di-

venuto simbolo cittadino e principale attrazione turistica a Bilbao, il Museo Guggenheim, realizzato in pietra locale – vetro – titanio (!?!). Questa scultura in movimento personalizza fortemente il tessuto urbano circostante, poco importa se in modo accecante e destabilizzante. Magnifiche, per esempio, la Pensilina degli Uffizi di Firenze di Isolaki e la copertura dell’ Ara Pacis di Meier. Peccato la mancata lettura del notevole tessuto urbanistico – architettonico circostante. Ma l’opera più recente, che conclude degnamente questa passerella, è certamente il progetto del Nuovo Teatro de L’Aquila, un liuto abitato in legno lamellare antisismico. Tale contenitore, caratterizzato da ponteggi lignei grezzi all’esterno, internamente riprende l’idea del teatro classico settecentesco, portato ad una evoluzione più democratica. Tanto democratica da separare nettamente platea e balconcini, tagliando la scena teatrale nel cono a quasi 20 metri di distanza dai balconi più alti! Tale opera, già finanziata, è ancora in fase di studio, così come il relativo

problema acustico e visivo”. E il progetto del nuovo teatro di Teramo? “Sinceramente rimango scettica, preferirei non commentare. Io credo che si debba semplicemente dire basta con le scelte progettuali derivate solo da interessi speculativi e non dal rispetto degli equilibri del territorio. Basta con l’imporsi ai media ad ogni costo. Poco importa se poi, ciò che verrà fuori dovrà essere riveduto e corretto perché non funzionale o con notevoli problemi per chi avrà l’onore di abitarvi o lavorarci. Basta con progetti accennati ed accennati a prescindere. La vera e cosciente professionalità è ciò che abbiamo perso di vista. Ma siamo ancora in tempo per ritrovarla”.



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La rinascita del Maggiofest di

VINCENZO CASTALDO

Anche quest’anno il consueto appuntamento culturale del Maggiofest, allieterà la primavera teramana. Abbiamo incontrato Silvio Araclio, direttore artistico dell’evento, nella sede della scuola di teatro Spazio Tre. Ci racconta il Maggio di quest’anno? “È stato molto difficile, fino all’ultimo abbiamo avuto problemi seri per i contributi necessari per fare questa diciannovesima edizione. Ogni anno le risorse economiche diventano sempre meno consistenti. L’anno scorso siamo riusciti a presentarci al nostro pubblico contro ogni previsione, utilizzando mezzi modestissimi. Il Maggio però ha bisogno di crescere, altrimenti si cristallizza. Per questa edizione siamo riusciti a vincere tale sfida con un programma molto bello, anche se con pochi appuntamenti, tuttavia di grande prestigio e di livello nazionale. Abbiamo Carlo Verdone a cui dedichiamo la personale del Maggio italiano”. Nonostante le difficoltà resta un cartellone di grande spessore. “In questa occasione si denota una forte identità di allegria, di novità, direi un Maggio pirotecnico. Lo spettacolo di danza, Inferno, è a conferma dello stile multi sfaccettato dell’arte circense e illusionistica, che evocano un mondo di immagini surreali e fantasiose. Lo spettacolo di Daniele Pellisari ha una forte componente visiva, vi saranno corpi che si libreranno nell’aria, in stile Momix”. Il Fauno, personaggio simbolo della manifestazione quest’anno è tornato bambino. Vuole forse simboleggiare una rinascita? “Colpito

nel segno. Effettivamente Stefano Canulli, illustratore di fama internazionale, ha voluto dare un segnale forte. Superati gli ostacoli, abbiamo pensato di rinascere attraverso un fauno che gioca con quelli che, poi, sono i simboli delle attività artistiche che ogni anno presentiamo ai nostri cittadini teramani. Canulli è un nostro caro amico, ha dato un volto a tutte le diciannove edizioni del Maggiofest. È lui che ha realizzato i costumi nell’ultimo spettacolo per Le cirque du Soleil e sono sue le pubblicità di Cartier. Che dire, prima o poi sarebbe bello dedicargli una mostra con tutti i suoi manifesti”. La serata conclusiva sarà sempre a Piazza S. Anna. Una vera e propria festa, vero? “Certo. Sarà una festa a cui tutta la cittadinanza teramana è invitata a partecipare. Girodibanda è un gruppo di musica tradizionale salentina e balcanica, e si esibiranno anche giocolieri e artisti di strada che animeranno e coloreranno la serata, rendendo l’atmosfera incandescente. Sarà la giusta conclusione di un Maggio che ha ancora molto da dire che, spero, possa continuare a farlo serenamente anche negli anni a venire”.


38 “Recitare per esistere” Con Eugenia Rofi, giovanissima e promettente attrice, inizia una serie di incontri con i talenti teramani.

Luci

della ribalta

a cura di

Non si resiste mai alla tentazione di chiedere a un attore cosa sia per lui recitare. Ho incontrato Eugenia Rofi, attrice teramana tra le più promettenti, classe 1983, e le ho posto questa banale, ma irresistibile, domanda. Eccoci.Maschera contro maschera, per arrivare viso contro viso. Sfida subito raccolta, Eugenia mi sogguarda. Non vorrebbe svelarsi del tutto, ma proprio non sa resistere. “Recitare è prendere atto di esistere, di avere un’identità che è nostra, ma non ci appartiene; è un arco che sfiora incessantemente l’infinito, è una costante primavera, in cui tutto sempre muore e continuamente rinasce. È lo stupore del bambino per ogni cosa, è l’abbandonarsi sincero al respiro universale: lento, profondo, energetico, gravido, creativo, metafisico, sensuale, limpido e camaleontico come l’acqua.È magia che fortifica e inebria...” E aggiunge con puntiglio: “Qui e ora... Perché nell’istante del palcoscenico non ho più paura di nessuno, credo e amo me stessa,

Vincenzo Lisciani Petrini

sono un Giano bifronte, sfido i miei limiti e volo. Non importa se al risveglio sono sola in ‘questa valle di lacrime’ Continuare a credere in questo sogno di vita e provare a cambiare la realtà, essere fuoco che attira e non si spegne, un vulcano che lavora nel silenzio ed esplode, avvolgendo tutto e tutti di eros e di luce”. La domanda ha sortito l’effetto sperato. Ma nel fiume di parole di Eugenia sta a me cogliere la verità, senza restare affascinato unicamente dal colore e dalla cangianza proprio di quelle parole che diventano la sua stessa vita. Proseguo e le chiedo: Come hai cominciato la tua avventura nel mondo del teatro? Ecco il suo racconto. Tutto è cominciato un pomeriggio di settembre, a 12 anni; passeggiavo per il corso

con papà, quando vengo rapita da una strana locandina, verde e nera: un uomo e una donna in una posa da melodramma; la pubblicità per i corsi di recitazione a SpazioTre, docenti Carla Piantieri e Silvio Araclio. Dalla II media al V anno delle superiori, sette anni consecutivi, pieni, ricchi, vivi, pochissime assenze, abbandonando per strada altri impegni; tanto lavoro, tanta gioia, tanta passione. Certo, anche momenti di crisi (frequentissime), di pianti interminabili e inconsolabili, tanta paura di non farcela, di non riuscire, di non avere talento…il talento?! Si parte per Roma, università “La Sapienza”, Lettere, con indirizzo “Musica e Spettacolo”; il primo anno rappresenta il mio ‘giro di vite’. Sto male, mi trascuro, sono solitaria, mancava l’ingrediente fondamentale per vivere: il teatro. Divoro i tre anni (e intanto frequento un laboratorio teatrale per tenermi allenata e serena) e decido di provare all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “S. D’Amico”. Estate 2005: chiusa a SpazioTre a lavorare per il pro-

vino; estate indimenticabile, tra le più speciali: “missione Accademia”, mi ripetevo. “Questa è la volta buona.” Ci siamo. Il cinque settembre inizia la prima fase della selezione. Accedo alla seconda, anche alla terza. Siamo a fine ottobre, ora bisogna solo attendere il verdetto finale. “Signorina, lei è stata ammessa. Congratulazioni”, mi comunica una voce femminile per telefono. Cado a terra, in lacrime. In tutto il corpo un misto di felicità e dolore totali. Comincia l’avventura, meglio la clausura. Tutti i giorni, dal lunedì al sabato, 9-18.30, per tre anni. Sudore, fatica, sacrifici, impegno costante, scarsa vita sociale, solo teatro, a lezione, a casa, fuori. Incontri, scontri, studio, teoria e pratica, esami, prove, primi spettacoli, amicizie, amori, crescita; divertimento, fallimenti, cadute, gratificazioni, soprattutto conoscenza profonda di sé…E

questo è il segno più grande e significativo del mio stare in Accademia: la maturazione interiore, lo sbocciare della personalità, rompendo argini, scovando qualità, ma anche blocchi, da superare ancora e ancora. Non basta soltanto pensare di poter cambiare, volerlo fortemente, bisogna agire, per sé in sé e nel mondo, senza arroganza e senza violenza, senza pretendere “tutto e subito”, con un lavoro continuo, incessante, umile e lucido. Mestiere fatto di tutto e di niente, sospeso tra cielo e terra, a un passo dalla follia. Ancora oggi poco apprezzato, poco riconosciuto, poco e male valorizzato e incentivato; sempre più “tagliato”; infame, faticoso, che non perdona, ma dove ogni gesto, ogni parola, ogni emozione vibra all’ennesima potenza Poesia, linfa vitale allo stato puro, infinito come l’universo.

CHI è

NOME: Eugenia COGNOME: Rofi Soprannome: Calpurnia Data di nascita: 27/5/1983 Città: Teramo Studi: Liceo Classico, Laboratorio Teatrale “Spazio Tre”, (Teramo) Laurea I liv. in “Letteratura, Musica e Spettacolo” (Roma) Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” (Roma) Collaborazioni più importanti: Michele Placido, Vincenzo Manna, Rodolfo Di Giammarco Prossimi progetti: Amleto di W. Shakespeare, regia di Valentina Rosati, al Teatro Stabile delle Marche (agosto) Sogno nel cassetto: Il cassetto è chiuso. Non so cosa ci sia: di sicuro una gran confusione. Un aggettivo per descriversi: grottesca, forse circense

Il mio grazie Vorrei ringraziare SpazioTre, la mia seconda casa: Carla Piantieri, “la mamma teatrale”, Mauro Di Girolamo “guardiano fedele dell’italiano”, e tutti, veramente tutti gli altri assistenti collaboratori... Un grazie ad Anna Marchesini: rapporto non facile in Accademia, tormentato, quasi vicino all’odio, ma che ora ricordo con commozione. Per me è l’ attrice che incarna concretamente l’ideale della “vita vissuta per l’Arte”, di un’esistenza interamente consacrata al teatro. Infine un grazie di cuore a Silvio Araclio, mio unico Maestro: mi ha trasmesso tutto l’amore e la passione per il teatro, insegnandomi a “giocare” con ironia e astuzia, svelando trucchi e segreti di questo mestiere, tra una battuta e un silenzio. - Non esistono talenti, ma talenti costruiti-.


Ritmo e

‘ Vitalita

Tra star e musicisti emergenti Di Raul Ricci

Musica

Metti una calda notte di maggio, che col trascorrere delle ore sa regalare ancora strascichi di stagioni passate. Metti un luogo, la ex Villeroy, che si discosta dal suo contesto urbano e che si tramuta in un luogo d’altri tempi, fatto di cultura giovanile e di eccitazione, di aria polverosa sollevata da danze sfrenate. Metti un palco, sul quale si alternano musicisti emergenti e star affermate, in nome di un credo culturale improvvisamente risorto, quello del fare musica. Metti un pubblico e la sua voglia di esserlo. Troverai, alla fine di tutto questo, un concerto. Non un semplice concerto. Un evento giunto al suo sesto anno di vita che va al di là di della qualità della musica degli artisti in cartellone. “Aspettando il Primo Maggio”, organizzato dall’ associazione Big Match, BM Idea e Faremusika, è diventato un appuntamento per chi crede nelle risorse che la propria città può dare. Almeno una volta l’anno gli amanti della musica comunemente chiamata “rock” si ritrovano in ciò che sembra distante mille anni luce dalla realtà di tutti i giorni, eppure è dietro l’angolo. Anche quest’anno, la sensazione è stata quella di uno sfogo. Musiche dei gruppi locali, partecipanti al concorso integrato “Teramo Music Festival” che ha visto vincere i Rainska e

messo in evidenza altre band di ottima qualità (gli Shijo X su tutti), si sono espresse in tandem con la musica alternativa di stampo nazionale, i Nidi d’Arac, per citarne una, e il pop di band quali Le Vibrazioni e Giuliano Palma & The Bluebeaters. Momenti di rock di matrice ’70 si sono succeduti a ballad più delicate, che hanno dipinto inaspettate cornici romantiche per le numerose coppie presenti; lo spirito drum&bass da rave party allucinato ha lasciato spazio all’appeal tipicamente goliardico della band ska di Giuliano Palma, in una vocazione alle cover di classici della canzone italiana riletti con piglio mod. Danze sfrenate al chiaro di luna, tra vitalità e ritmo, ritmo e vitalità. Serate come più spesso vorremmo tutti ce ne fossero. A chi critica la staticità della nostra realtà cittadina, sarebbe lecito rispondere: eppur (talvolta) si muove…. (foto Lorenzo Mazzarulli)

La notte del 30 Aprile è stato varato per circa 40.000 utenti il servizio di raccolta Porta a Porta che costituisce una piccola rivoluzione nelle nostre abitudini di gestione dei rifiuti, domestici e non. Il cambiamento forse più significativo è costituito da alcuni vincoli che si vengono necessariamente a contrarre: i rifiuti devono essere gettati, opportunamente differenziati per tipologia, nelle buste e nei contenitori forniti da Teramo Ambiente, e portati in strada, di volta in volta, in giorni stabiliti. La prima sensazione, in molti casi, è quella di non essere più liberi di gettare quanto si vuole, quando si vuole. A ciò si aggiunge il disagio psicologico generato dal non disporre più della “rassicurante” alternativa del cassonetto. E’ difficile negare che qualche difficoltà, almeno inizialmente, il nuovo servizio la introduca davvero, ma occorre tener presente che questa modalità di raccolta costituisce l’adempimento ad un obbligo di legge oltre che l’unica maniera di recuperare con reale profitto una gran quantità di materie prime. Te.Am. Spa,che cura il servizio, si è prodigata moltissimo nel semplificare al massimo la struttura del servizio e agevolare la partecipazione dei cittadini. Elemento chiave del sistema di raccolta è il calendario, progettato anch’esso per essere di facile lettura e comprensione per tutte le categorie di utenti, giovani e meno giovani, autoctoni ed extracomunitari. Sul calendario, infatti, è riportata una settimana tipo della raccolta, tra l’altro uguale per tutto il territorio comunale. La settimana è valida tutto l’anno, anche in corrispondenza delle festività ove la tradizionale convivialità comporta la produzione di una maggiore

quantità di rifiuto. Graficamente, il calendario si presenta accattivante riproducendo sia con colori, sia con testo, la corrispondenza tra le varie tipologie di rifiuti e le buste o i contenitori in cui inserirli (es. verde per il vetro, giallo per la plastica, marrone per l’organico, etc.) in modo da risultare fruibile anche da chi non ha una perfetta comprensione della lingua. E’, tuttavia, importante comprendere il modo in cui tale calendario deve essere letto: su di esso è riportato il giorno in cui l’operatore Team passerà a ritirare il rifiuto che, pertanto, deve essere portato ai piedi del fabbricato la sera precedente. Quando il lunedì leggiamo organico e vetro, dunque, significa che la sera della domenica dobbiamo predisporre il mastello mastello marrone e la busta verde, portandoli in strada (come riportato, tra l’altro, dall’etichetta sul mastello). E’ importante, allora, comprendere bene la distinzione tra le due fasi: il conferimento e la raccolta. Il conferimento è la attività dell’utente, con la quale predispone la busta o il mastello con la corretta tipologia di rifiuto, collocandoli opportunamente ai piedi del proprio fabbricato in una posizione accessibile all’operatore. La raccolta, invece, è l’ attività eseguita dagli operatori TE.AM, con la quale essi rimuovono le buste e svuotano i mastelli. Come è intuibile le due operazioni avvengono in due fasce orarie distinte e consecutive: mentre il conferimento dell’utente deve avvenire dalle 20.00 alle 24.00 della sera prima (per chi abita in centro storico dentro le mura) o dalle 20.00 alle 6.00 (per chi abita fuori le mura), la raccolta da parte di Teramo Ambiente ha luogo dalle 24.00 alle 6.00 nel centro storico e dalle 6.00 alle 12.00 nel re-

sto della città. Questo significa che la presenza di una busta a vista a metà mattinata non deve essere necessariamente interpretata come un abbandono di rifiuto o una situazione patologica. L’estensione territoriale, infatti richiede alcune ore per il completamento della raccolta in tutti i circuiti. La raccolta porta porta costituisce un sistema complesso in qualsiasi contesto. Te.Am Spa, ha svolto un attento lavoro di progettazione, perfezionando con simulazioni sul campo quanto elaborato. Resta il fatto che nessun progetto, come nessuna simulazione può prevedere puntualmente la risposta di 18.000 unità famigliari su un territorio di quasi 13 Kmq. E’ fisiologico, pertanto, il verificarsi di alcuni disagi. Considerato che dall’avvio del servizio, avvenuto il 30 Aprile, i principali inconvenienti sono stati la dilazione dei tempi nella consegna dei kit per le utenze commerciali, lievi tolleranze nella chiusura di alcuni circuiti di raccolta e alcune situazioni altamente peculiari, ossia tutti frangenti gestibili e rimediabili con facilità, dobbiamo riconoscere che la partenza è stata positiva, grazie anche al senso civico della maggior parte dei cittadini. Naturalmente, per fare un primo bilancio occorre aspettare alcune settimane, ma se consideriamo che nei quartieri in cui il servizio è attivo da cinque mesi, la raccolta differenziata si attesta su un valore medio dell’78% con picchi dell’80%, incrementando così di ben cinque punti percentuali la raccolta differenziata complessiva per la città, e a ciò coniughiamo la rapida capacità di adeguamento dimostrata sinora dal centro urbano, ci sono ottime premesse. Te.Am. Spa, in ogni caso, è sempre a disposizione con la massima flessibilità per affrontare e gestire esigenze specifiche con il numero verde 800 25 32 30, in corso di ulteriore potenziamento, gli info point presso piazza Orsini, Ospedale Civile, il Centro Commerciale Gran Sasso e via Martiri delle Foibe, quest’ultimo che funge anche da centro di distribuzione dei kit.


A passeggio per... Pietracamela

Ai lettori di Prima Pagina rivolgo i più cordiali saluti a nome dei cittadini di Pietracamela e l’augurio particolare di buon lavoro alla redazione tutta accogliendo con grande interesse e soddisfazione la presenza di una “nuova voce” che si aggiunge alle altre, già presenti nel nostro territorio, dando un ulteriore contributo alla democrazia ed alla libertà della carta stampata. Come amministratore di un comune montano mi sento, insieme ai miei cittadini, custode dei valori naturali del nostro ambiente a difesa delle preziose biodiversità ambientali. La nostra montagna, in questo periodo è al centro dell’attenzione di molti soggetti che, pur non essendo presenti assiduamente nel territorio, si sentono in dovere di dare indicazioni e agire a nome di classi imprenditoriali e in rappresentanza di forze politiche. Questo contributo è apprezzato e tenuto in grande considerazione dall’amministrazione del Comune di Pietracamela, che però rivendica il suo ruolo istituzionale a difesa degli interessi della collettività non solo dei cittadini ma di tutti gli utenti di questa montagna a sostegno prioritario delle ricchezze naturali dell’ ambiente. Noi amministratori vigileremo affinchè le iniziative che riguardano il territorio rispettino le volonta’ dei cittadini e delle loro esigenze e non imposte! Insieme alle altre amministrazioni dei comuni montani combattiamo il trend negativo dello spopolamento e l’unico modo per contrastarlo è creare occupazione per i cittadini residenti con iniziative turistiche e imprenditoriali senza stravolgere il naturale equilibrio naturalistico. Il turismo di massa non giova a nessuno ma si deve creare un turismo di “nicchia” che porti economia sufficiente per le nostre comu-

nità! Intanto, dopo due anni e mezzo di governo, l’attuale amministrazione di Pietracamela, ha presentato il nuovo PRG, elaborato dopo circa quaranta anni in sostituzione del vecchio Piano di fabbricazione, ormai obsoleto; ha eseguito una nuova rete fognaria dei Prati di Tivo, ha affrontato il piano di emergenza legato al sisma, operando con solerzia e tempestività, tanto da essere preso di esempio da altri comuni (costruzione di MAP-Villaggio, messa in sicurezza degli edifici, ponendo in condizione i cittadini danneggiati di avviare le procedure di rimborso per i danni subiti), sono stati aperti cantieri e altri stanno per essere attivati per circa due milioni di euro per la realizzazione di opere pubbliche (piazze, illuminazione, rinnovo dei cimiteri,acquisizione di beni dell’Enel in dismissione, parcheggi...) Inoltre è stato attuato l’avvio di uno studio, affidato al Dr Adamoli, per la sicurezza idrogeologica del territorio. Una ditta specializzata si occuperà delle applicazioni di sensori per il controllo dei punti critici, monitorando la pericolosità di massi sovrastanti i centri abitati. Si stanno sviluppando progetti esecutivi per la realizzazione di punti di ristoro e ricovero per la stazione di arrivo della nuova cabinovia, inaugurata a dicembre 2009, a cui la nostra amministrazione ha contribuito notevolmente . È di imminente pubblicazione la seconda gara di affidamento per la gestione del famoso camping dei Prati di Tivo. È in progettazione (e anche con urgenza) una pista lunga 3,5 km che collega la stazione Madonnina al piazzala Amorocchi. Questa è la risposta della

nostra amministrazione a chi ci sostiene come anche a chi pone delle critiche. I nostri programmi sono tanti e li illustreremo prossimamente. Intanto da giugno partira’ anche per Pietracamela la raccolta dei rifiuti “porta a porta” come è avvenuto a Teramo. Sulla viabilità siamo aperti a iniziative turistiche quale un collegamento per mezzo di un trenino col versante isolano, ma dandone priorità ad uno pedemontano non impattante, molto meno oneroso e pratico. Concludo invitando i lettori di Prima Pagina a visitare il nostro territorio che ha tanto da offrire ai turisti anche per le sue ricchezze floro-faunistiche e per luoghi panoramici incantevoli. IL SINDACO Dr Antonio Di Giustino

Alle falde del Gran Sasso, a 1005 m. d’ altitudine sorge il pittoresco borgo di Pietracamela. Addossato ad uno sperone roccioso, in una posizione che rende visibile anche le coste adriatiche, è stato inserito nel prestigioso club de “I Borghi più belli d’Italia”. Ideale per ogni tipo di vacanza, estiva ed invernale è diventato un centro turistico tra i più importanti dell’Abruzzo. Il paese risale a tempi remotissimi ed ha origini leggendarie. Secondo alcune teorie in epoca romana portò il nome di Petra Cimmeria o Camerìa, dai popoli Cimmeri o dai Camerti che vi abitavano, mentre secondo altre si fa riferimento alla grande roccia a forma di gobba di cammello che sovrasta le case. La parte più antica del borgo, caratterizzata da sinuose stradine a gradinata, conserva inalterate diverse testimonianze storiche ed artistiche di notevole importanza quali: gli edifici in pietra dei secoli XV e XVI come la casa de “li Signuritte” (Signorette o Signorotti con bifore del ‘400, ispirate ai palazzi signorili teramani dei Melatino; i balconcini di impronta gotica o rinascimentale; i portali con stemmi gentilizi; il portalino della chiesetta di San Rocco reca la data del 1530; la casa di Don Ioani del 1505 con lo “stemma civico”; due lapidi cinquecentesche con i nomi dei Governatori della Valle Siciliana, Baltasar Carvallus Ispanus in Piazza Cola di Rienzo e Marcellus Carlonus di Napoli nella casa Perfetti. Notevoli anche le antiche chiese di San Donato con portale in pietra, di San Rocco con la piccola statua del santo e l’ acquasantiera del 1523, di San Giovanni con il campanile settecentesco a vela, la meridiana e l’ orologio, la parrocchiale di San Leucio del 1324 con all’ interno belle tele seicentesche e ricchi arredi.

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I luoghi

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Da Pietracamela si raggiunge facilmente la vicina località sciistica di Prati di Tivo (1450 m.) ai piedi del Gran Sasso con le vette del Corno Grande (2912 m.) e del Corno Piccolo (2655 m.). Circondata dai boschi di faggio dell’ Aschiero e delle Mandorle é dotata di un’ attrezzata stazione invernale con impianti di risalita, diversi chilometri di piste di discesa, di fondo e da slittino, spazi dedicati allo snowboard ed alberghi di ogni categoria.

Occasione giusta per rigenerare il corpo e la mente dallo stress cittadino, sono le escursioni di varie difficoltà, con o senza esperte guide, alla scoperta dell’ ambiente e del paesaggio arricchito dalla pregevolezza della flora e della fauna. E’ possibile dirigersi tra l’ altro alle sorgenti ed alle cascate del Rio Arno (1525 m.) o più in alto, verso la statua della Madonnina, al rifugio Franchetti o al ghiacciaio del Calderone ed oltre, fino a Campo Imperatore ed ai monti aquilani. Anche dalla frazione di Intermesoli (770 m.), centro conosciuto già nel Medioevo di cui conserva le vestigia nelle tre chiese di Santa Maria, San Lorenzo e San Rocco, si possono effettuare facili escursioni lungo la bella Valle del Venacquaro, alla confluenza con Rio Arno.

Pietracamela secondo la leggenda dà i natali a Longino, il soldato che nel racconto evangelico colpì il costato di Gesù crocifisso, e al tribuno Cola di Rienzo, al quale è dedicata una piazza. Tra gli uomini più illustri annovera il pittore Guido Montauti (1918-1979), fondatore della corrente artistica “Il Pastore Bianco” ed autore degli affreschi rupestri di Segaturo, poco fuori dal borgo ed il patologo Antonio Dionisi (1866-1931), distintosi per la lotta contro la malaria.


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1967, fu rifatto il pavimento e vennero demoliti tutti gli altari, compreso quello centrale e la balaustra in marmo che separava l’abside dal resto della chiesa. Per attenerVia Aurelio Saliceti con la chiesa di Maria S.S. del Rosario si alle nuove disposizioni del Concilio Vaticano Secondo, il vecchio altare marmoreo fu sostituito da uno nuovo al centro della stessa abside. Fra gli altri edifici sacri presenti a Mosciano, la chiesa dell’Addolorata è considerata la più bella del paese. Fu iniziata nel 1828 da Francesco Borbone I e arricchita in seguito da lavori in stucco e molteplici dipinti di artisti locali, tra cui Gennaro Della Monica e Prospero Piatti dell’Accademia Vaticana. La chiesa è Un’attenzione particolare merita Montoquasi sempre aperta al culto e spesso vi si tengono concerti ne, la più grande frazione del comune di musica sacra e classica. Le ricorrenze più importanti sono di Mosciano, situata su un crinale da cui la processione del Venerdi Santo e la Festa dell’Addolorata, si gode un bellissimo panorama rivolto celebrata la terza domenica di settembre. da una parte ai monti del Gran Sasso e Anche la chiesa del S.S. Rosario risale all’Ottocento e sorge dall’altra al mare. nel luogo che era denominato “Largo della Croce”. Realizzata Sulla fine del XVI secolo gli Acquaviva in mattoni e ispirata al Pantheon, ha pianta circolare e cupola in trasformarono il piccolo centro rurale in pozzolana, ristrutturata nel 1908. Nel 1958, grazie a Don Nicola borgo murato e fortificato di torri. Oggi il Di Matteo, venne realizzata la trabeazione esterna sul portale centro storico mantiene un assetto andell’ingresso principale, dove venne collocata la statua della tico di vicoli e piazzette su cui spiccano Madonna del S.S. Rosario. tre torri ad una delle quali si appoggia A metà strada tra Mosciano e Giulianova sorge il convento dei la chiesa di Sant’Antonio che, al suo inSanti Sette Fratelli, figliuoli di S. Felicita, detto anche Santuaterno, conserva un vero gioiello di arte rio di Santa Maria degli Angeli, festeggiata ad agosto. Nella gotica: il monumento funerario realizchiesa, ad una navata, in stile tardo-rinascimentale, spicca un zato dal nobile Bucciarello Jacopo Di imponente altare su cui troneggia Santa Maria del Casale, del Bartolomeo, nativo di Montone. Si trat1688, mentre sul soffitto ligneo, è raffigurata la Gloria della Mata dell’unica opera d’arte trecentesca donna. (1390) di carattere funerario esistente in Abruzzo. Chiesa di San Michele Arcangelo con la Torre civica degli Acquaviva

A pochi chilometri dalla costa adriatica, in bella posizione, adagiata nell’entroterra collinare tra le vallate dei fiumi Tordino e Salinello, sorge Mosciano Sant’Angelo dalle origini molto antiche. Lo storico Vincenzo Bindi, infatti, narra che i monaci benedettini, attratti dalla tranquillità del luogo, decisero di edificarvi la Chiesa e l’adiacente monastero di Sant’Angelo, intorno ai quali sorsero abitazioni e mura di cinta. La cittadina ancora oggi conserva resti e monumenti di interesse storico-artistico, tra i quali spicca la massiccia torre civica degli Acquaviva, con merlatura ghibellina, eretta nel 1397 e addossata alla facciata della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. Quest’ultima, interamente costruita con mattoni e mura spesse di quasi due metri, nelle quali sono stati ricavati nicchie e altari laterali, presenta pregevoli dipinti. Tra il 1929 ed il 1931, la chiesa subì dei restauri generali per merito dell’arciprete Don Ercole Marcacci: l’altare maggiore, gli altari delle cappelle laterali e a facciata principale, furono interamente ricostruiti, la pavimentazione, allora in mattoni di cotto, fu rifatta con mattonelle in scaglia di marmo In seguito alla successiva ristrutturazione del

Fiorente centro agricolo e commerciale, Mosciano merita l’appellaConvento dei Santi Sette Fratelli tivo di “città del mobile”, grazie ad una avanzata lavorazione artigianale ed industriale che l’annovera tra i più importanti poli italiani del settore. Molteplici sono le iniziative turistiche che mirano a valorizzare sempre di più le bellezze del paesaggio ed i prodotti tipici locali come l’olio e il vino. Spicca tra le feste e le tradizioni religiose la suggestiva processione del Venerdì Santo, con figuranti in costumi settecenteschi e simboli della Passione. Mentre i festeggiamenti per il patrono Sant’Alessandro avvengono il 25 e 26 agosto. Ricco è il calendario delle manifestazioni estive, che trasformano il pease e le sue frazioni in un suggestivo scenario di rievocazioni storiche, di giochi, tornei e rappresntazioni teatrali e musicali tra cui il palio delle torri, la maratona sportiva internazionale, la sagra della pizza e degli gnocchi e, fiore all’occhiello, l’importantissimo festival jazz con ospiti di fama mondiale. Nella vicina contrada Colle Leone sorge un Osservatorio Astronomico, noto a livello nazionale che, per mezzo di una potente lente, permette di osservare le meraviglie del cielo. Il Sindaco è Orazio Di Marcello.

I luoghi

Un sindaco che ama il suo Comune come me, si sente veramente “primus inter pares”. Un cittadino come tutti i moscianesi che vuole essere fiero dell’appartenenza e che si impegna - con l’aiuto degli altri amministratori - a fare il bene comune. Oggi la nostra Mosciano S.A. ha una “vetrina” in PrimaPagina e, invece di presentare alcune eccellenze e qualche problema che stiamo risolvendo, mi piace cogliere l’occasione per invitare tutti i lettori a visitare il nostro Comune. I programmi, necessariamente compatibili con la dura realtà del bilancio, consentiranno - per quanto più possibile - di rendere più interessante una visita alla nostra cittadina. Quacuno, per spirito o invidia, afferma che siamo al centro... della realtà provinciale. Ma non è certo una “colpa”, semmai un merito, che tante attività produttive e iniziative socio-culturali ci vedano in evidenza. Se riflettiamo che anche il sistema viario (autostradale in primis)... ci dà una mano si conferma che i moscianesi - pur cosapevoli che ci sono ancora tante cose da fare - posso avere l’orgoglio di essere di Mosciano San’Angelo. IL SINDACO ORAZIO DI MARCELLO

della nostra terra

A passeggio per... Mosciano Sant’Angelo


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Dai capelli a tutto il resto

49 Nome: CRISTINA Cognome: DI MARCO Luogo di nascita: TERAMO Data di nascita: 29/05/76 Professione: PARRUCCHIERA

Due parrucchieri i protagonisti dell’ “intervista sui generis” . Alessio Andreone, meglio conosciuto come Alessio Hair Stylist, e Cristina Di Marco della Compagnia della Bellezza.

Ping Pong

di

Dino Cardarelli

1) Soprannome? Alessio Andreone: nessuno Cristina Di Marco: Mary Jane 2) Stato civile? A.: fidanzato C.: sposata… più o meno 3) Aggettivi per definirti A.: buono, estroso C.: cretina, ricca e gaudente 4) Hobbies? A.: collezionare cartoni animati anni ’70-’80 e telefilm C.: scherma medievale e rinascimentale, kickboxing, motociclismo, lettura 5) Primo concerto? A.: Biagio Antonacci, all’Arena 4 Palme di Roseto C.: Elio e le Storie Tese, a L’Aquila, regalo di compleanno di mio fratello 6) Prima cotta? A.: la prima volta che mi sono innamorato era il 1998, avevo 19 anni C.: l’ho rimossa 7) Ultimo film visto al cinema? A.: Colpo di fulmine, con Jim Carrey C.: Alice in Wonderland 8) Genere musicale preferito? A.: techno-house, soprattutto M2O, la mia radio preferita C.: rock, soul fine anni ’60 – inizio ‘70 9) Cartone animato preferito?

A.:Mimì e la nazionale di pallavolo C.: Simpson, Futurama, Daitarn 10) Ultima volta che hai pianto? A.: un paio di settimane fa C.: piango poco, non me lo ricordo 11) Mare o montagna? A.: montagna C.: città 12) Boxer o slip? A.: slip C.: boxer 13) Politica: destra o sinistra? A.: apolitico C.: sono apolitica 14) Di cosa hai paura? A.: degli scorpioni C.: del buio e di invecchiare 15) Il tuo ricordo più bello? A.: quando mi sono comprato la Renault Twingo C.:mio nonno 16) Un posto dove vorresti vivere? A.: sto bene a Teramo C.: Glastonbury, ai confini della Cornovaglia 17) Cosa fai prima di andare a dormire? A.: mi fumo una sigaretta C.: leggo 18) Se trovi un portafogli a terra? A.: è una situazione che mi mette ansia, se ci sono altre persone cerco di coinvolgerle

C.: lo restituisco 19) Cosa fai per farti perdonare? A.:chiedo scusa e cerco di spiegare il perché delle mie azioni C.: prendo prima per la gola e poi per le p… 20) La cosa più trasgressiva che hai fatto? A.: andare in una spiaggia di nudisti C.: sposarmi, a Las Vegas 21) Il posto più strano dove hai fatto l’amore? A.: nella piazzola di sosta della superstrada C.: in autostrada, nella piazzola di sosta 22) Preliminari sì o no? A.: sì, andare subito al sodo è squallido C.: sì, ma non troppi 23) Hai mai baciato qualcuno e poi ti sei pentito? A.: no, se uno bacia una persona è consapevole di quello che fa C.: sì, in gioventù è capitato 24) Hai mai detto a qualcuno che lo amavi e non era vero? A.: no. Sono sempre stato sincero C.: certo, spessissimo 25) Hai mai guidato ubriaco? A.: no, mai. Sono contrario a certe cose, anche perché ci tengo a conservare la patente C.: sì

Nome: ALESSIO Cognome: ANDREONE Luogo di nascita: CERMIGNANO Data di nascita: 14/05/78 Professione: HAIR STYLIST

26) Favorevole o contrario a legalizzare le droghe leggere? A.: contrario C.: favorevole 27) Sei mai stato arrestato? A.: no, mai C.: no, anche se qualche casino l’ho fatto 28) Credi in Dio? A.: sì, molto C.: sì 29) Cambieresti qualcosa nella tua vita? A.: per il momento no C.: no 30) Chi ti senti di ringraziare? A.: Dio e i miei genitori C.: tutte le persone che ho incontrato sul mio cammino e che mi hanno resa quella che sono 31) Sei stato/a sincero/a in questa intervista? A.: al mille per mille C.: stranamente sì


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Il respiro che guarisce Esempio di bracciale “anti-obesità”

di

Dott. Paolo De Cristofaro

“Bracciale” anti-obesita’ Dal Centro di riferimento regionale di Fisiopatologia della nutrizione della Asl di Teramo un rivoluzionario sistema di diagnosi contro i mali della vita moderna. Dalla Asl di Giulianova, un’ innovazione, tra le prime al mondo, in grado di elaborare e utilizzare un nuovo sistema diagnostico che apre spazi ancora inesplorati nella valutazione, gestione e monitoraggio dell’obesità e dei disturbi alimentari. Dopo anni di studi e di esperienze, il dr. Paolo De Cristofaro, in collaborazione con il prof. Nino Carlo Battistini dell’Università di Modena, e grazie all’azienda Sensor Medics Italia Srl di Milano, che ha creduto e investito sul progetto, è riuscito a mettere a punto un software professionale per dare risposta a una serie di interrogativi legati alla vita convulsa dei nostri tempi. I ritmi odierni, lo stress, le preoccupazioni fanno perdere facilmente la consapevolezza dello stile di vita reale e di quanto essere attivi per vivere in buona salute. La letteratura scientifica dice che l’attività fisica influenza il bilancio energetico, l’equilibrio corporeo tra massa magra e massa grassa e lo stato di salute, ma dice anche che l’attività fisica deve essere dosata per evitare possibili eccessi. In Europa i due terzi della popolazione adulta (oltre i 15 anni) non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati. Per cui, da una parte lo scarso movimento minaccia subdolamente larga parte della popolazione favorendo obesità, diabete e malattie dismetaboliche, dall’altra esistono condizioni ipercinetiche, spesso indiagnosticate, che sostengono inspiegabili patologie che vanno dai disturbi del comportamento alimentare alla consunzione nevrotica. Infine l’analisi del movimento acquista notevole importanza anche nella gestione nutrizionale di attività sportive o di attività lavorative pesanti migliorando la salute,

l’efficienza e riducendo i rischi, anche infortunistici del lavoratore. Grazie ora a un semplice esame, chiamato “Holter motoriometabolico”, che si esegue regolarmente presso il Centro di Riferimento Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione, a Giulianova, in ambito Asl, e grazie al software “Cronolife”, in modo semplice e ripetibile, è possibile finalmente testare e misurare il nostro stile di vita, quanto attivi o inattivi siamo, in quale fascia oraria consumiamo più energia, quante sono le nostre ore di riposo/sonno. Tenendo tutto sotto controllo periodico. In pratica, una vera “fotografia” di come viviamo e di come possiamo eventualmente modificare tutto questo per vivere meglio e più sani. Per fare l’esame occorre portare per almeno tre giorni il Polisensore SenseWear-ArmBand (Bodymedia), che è un pratico e poco invasivo strumento, del peso di 80 g, indossabile sul braccio destro. L’apparecchio, attraverso specifici sensori, integra la misurazione di variabili biologiche con dati di movimento ricavati dal contapassi e dal sensibilissimo accelerometro a due assi, di cui è dotato. E’ una vera e propria “rivoluzione” perché la varietà degli stili di vita necessita di personalizzare e adeguare alla realtà dei pazienti i possibili correttivi, sia per il modo di alimentarsi sia quando il problema riguarda la corretta distribuzione di alcune impegnative terapie farmacologiche. Infatti la “medicina” ha il compito di suggerire il “rimedio”, ma altro è saper adattare il rimedio alla persona tenendo conto delle variabili individuali dello stile di vita.

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Gabriella Carpineta

Di recente si è tenuto un seminario presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, organizzato dalla SISDCA, la Società Italiana Studio Disturbi Comportamento Alimentare. L’incontro che ha avuto ad oggetto l’analisi degli aspetti clinici dei disturbi del comportamento alimentare e, in particolare, dell’anoressia nervosa – è stato indubbiamente molto istruttivo e stimolante. Non solo perché vi hanno partecipato esperti ed operatori del settore (dietisti, psicologi, psichiatri e psicoterapeuti), che hanno avuto modo di illustrare le proporzioni di una patologia in costante crescita soprattutto tra gli adolescenti, ma anche perché i relatori hanno cercato di comprendere se ed in quale modo anche la disciplina del respiro circolare, consapevole e connesso (il rebirthing) possa essere di supporto per la cura dell’anoressia nervosa. Con la prospettiva della costituzione di un’équipe di monitoraggio e di studio per un approccio multidisciplinare nella trattazione dei disturbi alimentari. Un percorso terapeutico che coinvolga professionisti della psichiatria, della dietologia, ma anche degli operatori del respiro, permetterebbe di analizzare e “trattare” – ciascuno per la propria sfera di competenza – i singoli aspetti dell’anoressia nervosa, o di qualsia-

si altro disturbo alimentare, in modo più completo. Il respiro è ciò che ci fa prendere coscienza di essere vivi, per aprirci con fiducia all’esistenza e fluire con essa. Affiancare alle terapie mediche tradizionali anche delle sessioni di respiro consapevole, potrebbe offrire all’individuo affetto da anoressia nervosa l’opportunità di ritornare in armonia con il proprio spirito, con la propria anima, “rinascendo” verso una visione non più distorta ed angosciante del proprio corpo. Creando un contatto con la propria energia fisica, mentale ed emotiva e visualizzando il proprio limite, accettandolo e superandolo con fiducia e convinzione, si tornerebbe a valorizzare ed amare il proprio corpo, riscoprendolo come risorsa. L’individuo, in altri termini, potrebbe sostituire al desiderio di autodistruzione una rinnovata pulsione di vita. Il seminario napoletano si è concluso con la prospettiva di ritrovarsi a Teramo, con la partecipazione dei relatori dell’università partenopea e con l’auspicio di coinvolgere quanti più esperti ed operatori che intendano offrire il loro contributo per restituire ai soggetti affetti da disturbi alimentari una vita vera, piena, totale.


Omaggio ai motori di

Dino Cardarelli

Teramo rende “Omaggio ai motori”. E’ questo il titolo dell’evento che animerà la città nel mese di maggio, attraverso cinque appuntamenti che soddisferanno i gusti di tutti gli appassionati sia delle due che delle quattro ruote. Sabato 1 e domenica 2 maggio si è svolto il raduno delle Fiat Barchetta, che ha visto la partecipazione di 27 vetture, provenienti da ogni parte d’Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, dall’Emilia Romagna al Lazio, compresi anche 2 piloti di Teramo ed uno di Campli. Al gruppo si è poi aggiunto, nella mattinata di domenica, anche

qualche altro partecipante. Il programma della due giorni, che ha riscosso grande successo, è stato caratterizzato dalla visita di Campli e Castelli. Il secondo evento ci sarà domenica 16 maggio, con il raduno delle Topolino, organizzato dal Club Amici della Topolino di Teramo, presieduto da Domenico Aloisi. Di queste auto, divenute ormai delle vere e proprie rarità, non ne saranno però probabilmente presenti più di 4 o 5, e a queste si aggiungeranno diverse vetture storiche. Tutte le auto partecipanti sosteranno in Piazza Martiri della Libertà, e potranno così essere ammirate dagli appassionati. La domenica successiva, 23 maggio, sarà la volta del Biker Fest, evento motociclistico promosso dalla Federazione Motociclistica Italiana e dalla scuderia Bike&Motors, che vedrà la partecipazione di moto e piloti che partecipano a gare

internazionali ed hanno ottenuto anche delle vittorie nel corso della stagione, atleti che inoltre gareggiano con lo stemma del comune di Teramo sia sulla tuta che sul casco. La giornata sarà dedicata a Darwin Lupinetti, grande appassionato di moto recentemente scomparso. L’ultimo fine settimana del mese sarà infine riservato ai due appuntamenti più attesi, il Rally di Teramo ed il raduno delle 500. La scelta di organizzarli in contemporanea non è stata casuale, ma studiata al momento di stilare il calendario. Il Rally, valido come prova della Coppa Italia, giunge quest’anno alla sua diciannovesima edizione. Si comincerà la mattina di sabato 29, quando auto e piloti arriveranno al Centro Commerciale Gran Sasso per le verifiche di rito. Nel pomeriggio partirà la gara, che prenderà il via da Notaresco, per giungere poi al Palascapriano dopo aver attraversato Canzano, Castellalto e Poggio Cono. In seguito la carovana si trasferirà nel centro cittadino, dove le macchine resteranno parcheggiate tutta la notte, per poi ripartire nella mattinata di domenica 30 e sfidarsi nelle diverse prove cronometrate. Poi si tornerà in Piazza Martiri nel corso del pomeriggio per le premiazioni. Il programma del raduno delle 500, organizzato dal Club Amici della 500, giunto alla quattordicesima edizione e ripristinato dopo un anno di stop a causa del terremoto, prevede invece la sfilata delle vetture nelle principali vie cittadine durante il pomeriggio di sabato 29, quindi la prova di regolarità in notturna, con un percorso che attraverserà alcuni comuni della provincia, mentre domenica mattina i “cinquecentisti” attraverseranno il centro storico e, dopo un giro turistico della provincia, si fermeranno a pranzo al Villaggio Salinello, al quale seguirà anche la pesca gratuita delle “500 fortunate”. Al raduno, da diversi anni a numero chiuso, prenderanno parte 200 piloti provenienti da ogni parte d’Italia.


Quell’ amichevole con il Bologna

Il presidente Campitelli anticipa gli obiettivi del Teramo dopo la meritata e indiscussa promozione alla serie superiore. Le novità sul fronte tecnico, e non solo…

“In D niente improvvisazioni”

Sport

di

Dino Cardarelli

Due promozioni in due anni. La risalita del Teramo Calcio verso le categorie professionistiche non conosce ostacoli. Dopo aver vinto, nella passata stagione, il torneo di Promozione, i biancorossi si sono aggiudicati anche il campionato di Eccellenza, al termine di un’annata che li ha visti sempre al comando, ma nel corso della quale non sono mancati i momenti di tensione. Su tutti l’esonero di Domenico Izzotti, maturato alla vigilia di Natale, all’indomani del pesante rovescio nel derby con il San Nicolò. Al suo posto, la società del presidente Campitelli ha deciso di affidarsi a Candido Di Felice, tecnico tra i più esperti del panorama dilettantistico abruzzese, che ha centrato l’obiettivo con due giornate di anticipo sulla fine della stagione. “Sono molto felice del risultato che abbiamo raggiunto – dice il patron teramano – siamo stati capaci di ottenere quanto ci eravamo prefissati a inizio annata. è una ricompensa per il grande lavoro che abbiamo svolto in questi mesi”. Terminata la stagione attuale, è già tempo di pensare al futuro, e al prossimo torneo di serie D, nel quale l’obiettivo sarà quello di ben figurare, ma senza l’assillo di dover vincere per forza: “Sarà un campionato di assestamento – spiega Campitelli – nel quale il nostro obiettivo dovrà essere l’ingresso nei playoff. Non punteremo a vincere subito. Prima di poter pensare al ritorno tra i professionisti abbiamo bisogno di strutturarci meglio come società. Solo così potremo riuscire a portare in alto la squadra di una città di 60.000 abitanti. Non sarà un anno di improvvisazione”. Campitelli anticipa poi anche degli avvicendamenti nella compagine societaria: “Alcuni amici, che finora ci avevano dato una mano, e per questo li ringrazia-

AmarcordBiancorosso 2

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mo, hanno deciso di farsi da parte. La loro quota, pari circa al 20%, dovrebbe essere presa da altre persone, pronte ad entrare soprattutto per il bene della società, e a dare il proprio importante contributo economico”. Sul fronte tecnico le novità già certe, e confermate dal massimo dirigente biancorosso, sono gli ingressi di Antonio Obbedio, che dovrebbe ricoprire l’incarico di osservatore, e Massimo D’Aprile, che sarà il team manager. Tutta da valutare la posizione dell’attuale ds Mimmo D’Antonio. “Obbedio è un personaggio esperto, che ha un occhio su tutti i campi e potrà darci una grossa mano – continua Campitelli - D’Aprile invece sarà un vero e proprio uomo società. Per quanto riguarda D’Antonio, il suo futuro non è stato ancora deciso. Con lui ho un ottimo rapporto, ma forse in questo momento sta cercando qualcosa di diverso”. Pare improbabile invece la conferma di Di Felice. Al momento di ufficiale non c’è ancora niente ma nei prossimi giorni le riserve saranno sciolte. Dalla scelta del nuovo allenatore dipenderanno poi anche le mosse di mercato, e le conferme o meno dei giocatori che hanno composto l’organico nella stagione appena conclusa. Chiusura dedicata alla questione stadio, che sembra essere stata risolta: “Abbiamo trovato un accordo di massima sia con Cantagalli che con il Comune – ci dice ancora Campitelli – per portare avanti un discorso a lungo termine. I tifosi devono stare tranquilli. Per quanto riguarda Cantagalli, un suo eventuale coinvolgimento in società potrebbe essere molto importante, perché ci permetterebbe di avere meno spese, e poter destinare maggiori risorse alla costruzione della squadra”.

Quasi un anno fa, precisamente il 6 ottobre 2009, il Bologna ha festeggiato il centenario, con una grande festa allo stadio “R.Dall’Ara”. Nonostante abbia fatto saliscendi dalla A alla C1, passando per la B, possiamo annoverarla come una delle più gloriose società calcistiche italiane. A dimostrazione di questo abbiamo i dati dell’IFFHS. Occupa il 53° posto del ranking delle migliori squadre del XX secolo, ottava squadra italiana dell’IFFHS. Alla conquista della Coppa Italia (1973/74) da parte dei Felsinei risale l’amichevole che prendiamo in considerazione, finale a Roma (Bologna-Palermo 1-1, poi 5-4 dopo i rigori). Entrambe le società erano reduci dalla ribalta sportiva. Il Bologna da poco si era aggiudicata la Coppa Italia, il Teramo vincitore del girone H della Serie D, aveva riconquistato la Serie C. La gara si disputò nella serata del 7 giungo 1974, campo sportivo gremito. Con il Comunale che stava per subire alcune modifiche a livello strutturale in vista del campionato di Serie C. Costruzione della Curva Est e

Ovest, nuova Tribuna coperta e miglioramento del settore Distinti. Nel rievocare i protagonisti della gara, evidenziamo che il Bologna di Pesaola onorò in pieno l’impegno, sfoderando tutti i suoi assi in campo, Cresci, Bulgarelli. Savoldi, Roversi su tutti, oltre al portiere Buso (nel Teramo 1978/79), e Spina (nel Teramo 1975/75). I protagonisti in campo: TERAMO: Rofi, De Berardinis ( Schipa), Iuso(D’Amico), Diodati, Palantrani(Pezzella), Camaioni, Zuppa(Pica), Rigantè (Di Francesco),Vecchi, Capuano (Cipro), Pulitelli (Davì). A Disposizione: Di Mascio.Allenatore:Orazi. BOLOGNA: Buso(Adani), Roversi, Rimbano, Caporale, Cresci, Massimelli, Ghetti, Bulgarelli(Sartori), Savoldi, Vieri (Novellini), Landini (Spina). A Disposizione: Po. Allenatore: Pesaola Arbitro: Castandi di Vasto. Marcatori: 6° Landini, 22° Rigantè, 30° Savoldi, 44° Landini,50° Cipro, 80° Ghetti. fansteramoblog@gmail.com


La primavera su due ruote della GranSasso Bike

Girando tra le colline di

Alessandro Di Emidio

A cura della GranSasso Bike in arrivo la prima edizione del “Giro tra le colline della Laga”, in programma domenica 23 maggio, manifestazione cicloturistica di 60 km che, partendo da Torricella e attraversando Teramo, raggiungerà Rocca S. Maria prima di far ritorno a Torricella. Degna conclusione della lunga e piacevole “Primavera in bici” organizzata dall’Asd GranSasso Bike, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Torricella e con il Coordinamento Ciclabili dell’Abruzzo Teramano. La manifestazione è andata oltre ogni più rosea previsione dei responsabili del gruppo ciclistico, il presidente Giuseppe Febbi e il vicepresidente Vincenzo Petrella. Non solo un pubblico attento ha gremito la Sala Link di Torricella per l’atteso convegno “Attività ciclistica. Benefici per la salute e riscoperta del territorio”, ma nonostante la minaccia di pioggia, una nutrita schiera di sportivi di ogni età ha preso parte alla riscoperta della “Via dei Borghi”, percorso affrontato da alcuni in mountain bike, da altri a piedi. Proprio la “Via dei Borghi”, itinerario storico-naturalistico che si snoda per otto km toccando ben sette centri abitati nei comuni di Torricella e Teramo, al centro dell’intervento di Lucio de Marcellis durante il convegno.. Dalle parole dell’animatore del Coordinamento Ciclabili dell’Abruzzo Teramano è emersa l’importanza del recupero e della valorizzazione di tali percorsi, fruibili da tutti per via della loro praticità e semplicità, e allo stesso tempo capaci di ri-

portare il cittadino a stretto contatto con la natura. Da qui, l’invito agli enti preposti ad impegnarsi per un intervento di sistemazione del tracciato che da Torricella arriva a Frondarola, con la possibilità di agganciarsi all’antico tratturo che conduce fino a S. Giorgio e Piano Roseto e raggiungere i maestosi paesaggi montani del nostro territorio. Invito raccolto in prima persona dal sindaco di Torricella Sicura, Daniele Palumbi, e dall’assessore allo Sport del Comune di Teramo, Guido Campana. La stretta relazione tra sport e benefici per la salute affrontata grazie agli interventi di importanti specialisti di diverse discipline medico-scientifiche. I rischi connessi a uno stile di vita sedentario, la corretta alimentazione da accompagnare alla pratica sportiva, l’effetto positivo che il ciclismo procura all’apparato muscolo-scheletrico, la corretta posizione che chi pratica ciclismo dovrebbe assumere in sella: questi gli argomenti che hanno catturato l’attenzione del pubblico, pronto a cogliere ogni utile indicazione da applicare nella personale esperienza di ognuno.


Scuola

Da Teramo alla città di Gaudì, la gita d’istruzione raccontata da alcuni alunni dell’Istituto Comprensivo “C.D’Alessandro”, tra sorprese e qualche imprevisto… Quest’anno l’Istituto comprensivo “Carlo D’Alessandro” di Teramo ha organizzato per le classi terze, che studiano la lingua spagnola, una gita d’istruzione con destinazione Barcellona. Noi alunni della 3B siamo stati molto contenti di essere tra i partecipanti. La prima soddisfazione è stata quella di viaggiare su una nave da crociera, esperienza che molti non avevano mai vissuto. Può sembrare banale, ma la prima cosa che ci ha colpito, appena arrivati a Barcellona, sono stati i coloratissimi bidoni dei rifiuti. Siamo rimasti molto delusi, invece, da alcuni piatti tipici serviti in hotel, e abbiamo rimpianto i famosi “broccoli della mamma”…. Assaggiando però la famosissima paella ci siamo ricreduti. Abbiamo visitato i monumenti più famosi di Barcellona: la Sagrada Familia, Park Guell, Casa Batlo e la Pedrera. Per arrivare al porto abbiamo percorso la Rambla, dove si esibivano moltissimi artisti di strada. Uno, in particolare, imitava il famoso calciatore Ronaldinho e si esibiva in diversi numeri con il pallone. A proposito di calcio abbiamo visitato anche il Camp Nou (lo stadio più grande d’Europa): Mes que un club. Durante un momento di pausa, da curiosi quali siamo, abbiamo deciso di intervistare la guida Elèna, una signora molto disponibile e simpatica. Ci ha raccontato che lei ha vissuto per 20 anni in Italia, a Bologna, dove è nata sua figlia, e che le sarebbe piaciuto rimanere nel nostro Paese. Un fatto molto particolare ha turbato il viaggio di ritorno in nave. Molte persone sono state derubate di macchinette fotografiche, cellulari, soldi e documenti. Noi ci siamo salvati, per fortuna. Insomma, è stata una gita da non dimenticare! Tutto reso possibile grazie ai prof, soprattutto, ai nostri accompagnatori: Mariateresa Di Giovanni, Paola Di Giuseppe, Berardo Di Bartolomeo e Fernando Di Pierdomenico, che ringraziamo con tutto il cuore. I mini-cronisti della III B

“Primavera” Ultima produzione letteraria di Lina Monaco di

Mira Carpineta

“Sara ama il mare, il ritmo impetuoso delle onde che si rincorrono e si abbracciano all’infinito.…e ama Luca che abbandona una vita sregolata per stare con lei.” La scintilla di una nuova vita, che preannuncia la gioia della maternità si trasforma improvvisamente in un viaggio terribile e lacerante verso una scelta definitiva. Lina Monaco con “Primavera” giunge alla seconda esperienza narrativa. Nel libro, edito da Galaad Edizioni, la scrittrice esplora le profondità dell’animo umano, delle emozioni e delle sensazioni che nella vita, in un’alternanza di euforia e disperazione, portano a galla le fragilità e le forze dell’umana natura. Nella psicologia dei personaggi, tutte le contraddizioni e le sicurezze di chi si trova ad affrontare scelte più grandi di sé. Come Sara che deve scegliere se curare una terribile malattia o portare a termine la gravidanza. Da queste scelte dipendono le vite che le gravitano intorno. Da queste scelte le stesse vite cambieranno per sempre. Lo stile narrativo è un’alternanza di flash-back, una sorta di epistolario che sospende e al tempo stesso scandisce il ritmo del racconto, dove il susseguirsi repentino degli eventi impone riflessioni profonde e antitetiche, a seconda dell’una o l’altra personalità dei protagonisti. L’amore e l’odio, la fede e la rabbia, l’accettazione e il rifiuto, la rassegnazione e la speranza si inseguono e susseguono come le stagioni, in un ritmo crescente di nascita, morte e rifioritura come l’eterno e sempre stupefacente spettacolo dell’estate che muore nell’inverno per rinascere ogni primavera.

Libri

Alla scoperta di Barcellona

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Edita sull’Antologia Versi diversi, Centro Culturale Studi Storici – “il Saggio”. Eboli, 2009

L’amico

Nonno, cos’e il futuro?

Schegge

a cura di

Ropel

Il grande chimico medico Cesare Frugoni era solito dire – a 94 anni di età – “Fin quando avrò progetti e speranze non sarò vecchio”. Mi permetto esternare una mia riflessione per chi ha età avanzata: “Chi è nonno non sarà mai veramente vecchio, indipendentemente dall’età anagrafica”. Durante il periodo natalizio, in modo particolare, casa mia è piena di vita: figli, nuora e generi, ma - soprattutto - tanti bambini, i miei adorati nipotini. In tale contesto è abbastanza frequente che mi vengano rivolte tante domande, alcune di sicuro ingenue, ma altre decisamente impegnative. Tra queste ultime, ad esempio, “cos’è il futuro, nonno?” Il più grande (si fa per dire, sette anni, di nome Andrea), quasi di primo mattino mi rivolge questa semplice domanda, forse riprendendo parole usate da noi adulti la sera precedente: “Nonno, cosa vuol dire terza età?” Tutto sommato una domanda da gestire con tranquillità, anche perchè il ‘tema’ è ormai oggetto di conversazione in tante case. Ma, dopo la risposta di rito, come sempre nel modo più semplice e chiaro possibile, mi ha guardato e detto: “Ma dovrebbe essere l’età tua e della nonna, allora! Ma non mi sembrate anziani, anche se tu hai i capelli bianchi! Qual è l’eta giusta per i nonni?” La mia risposta ha tradotto - ovviamente - un mio pensiero, ma non mi era mai capitata, finora, l’occasione per parlarne, tantomeno con i bambini. “è un’età bella, per la gioia di avere nipoti da seguire, con cui giocare e parlare di mille cose. è anche bella perché ci si sente un po’ più giovani dell’età effettiva che ciascun nonno ha. Talvolta un po’ impegnativa ma, qualunque ‘sforzo’ organizzativo o addirittura qualche sacrificio da sopportare, tutto viene ampiamente ripagato da un dolcissimo sorriso o dall’ abbraccio spontaneo di un nipotino. Ecco, “dovete essere sempre buoni e non fare arrabbiare i nonni. Fate una bella preghierina per la salute dei nonni” (il che non guasta…). Più o meno sollecitato mi abbraccia, dicendomi: “Tu non sarai mai vecchio, nonno, perché a scuola ho saputo che i vecchi muoiono e tu non puoi volare in cielo, devi stare vicino a noi e, poi, abbiamo tante domande da farti”. “Grazie, tesoro mio, ma quando succederà - e per adesso non ho alcuna intenzione di ‘volare’ - ricorda, il nonno non sarà scomparso ma solo... temporaneamente assente, e, poi, non pensiamo a queste cose. Il nonno è qui ed ha ancora tante domande a cui rispondere”. ”Nonno, ti voglio bene”. Mi allontano, con una scusa banale. Temo possa vedere i miei occhi lucidi e non ci sono moscerini che vanno negli occhi per trovare la banale giustificazione di una volta.

Professione navettista Gli “impiegati al pubblico passeggio” sono noti a tutti i teramani. Si tratta di quella schiera - non solo pensionati da lavoro - di persone che hanno trascorso molti anni della loro vita a passeggiare (su e giù per le principali vie cittadine, Corso S. Giorgio in primis), liberi da noiosi impegni lavorativi, e con la costante di commentare tutto: i lavori in corso, le persone che in quel momento transitano alla loro vista, i fatti (meglio dire i gossip) del giorno, ecc... Da un po’ di tempo, una nuova figura, un autentico prototipo di personaggio (che ha già molti emuli) sta imperversando in città: il navettista. Da qualche anno, in città funziona - con largo apprezzamento dei cittadini - il servizio navetta della Staur, originariamente “creato” per favorire gli automobilisti che mettono le proprie auto nei due grandi parcheggi coperti adiacenti il centro storico. Cosa è accaduto da allora ad oggi? L’originaria motivazione è stata marginalizzata perché il servizio è preso quasi d’assalto (nelle ore di punta) da massaie, pensionati, studenti e professionisti che trovano molto comodo utilizzare un tal mezzo, oltretutto gratis. Fin qui nulla o quasi da eccepire se non che, da qualche tempo, è facilissimo notare alcuni passeggeri - per lo più arzilli anziani - che trascorrono molte ore della loro giornata sulla navetta. Addirittura svolgono anche una funzione sociale senza saperlo. Infatti, parlano (di tutto e di più) con chiunque salga sul mezzo, qualcuno facendo bella mostra di essere abile nel fare rime baciate o, magari, nell’aggiornare i presenti sulle ultime novità cittadine, altri intrattenendo persone sole e tristi. Ecco, allora, che questo nuovo utente del servizio di trasporto urbano (gratuito) ha assunto una sua fisionomia e - forse - importanza. Pensate che quando, ed è raro, non c’è un navettista a bordo, non è infrequente che qualcuno se ne preoccupi. Anche questa è Teramo, con i suoi limiti ed i suoi pregi, con le persone, i personaggi e personalità che la caratterizzano ed interpretano. www.quiteramo.it

“Se trovi un amico, trovi un tesoro”: questa massima benedice l’amicizia. L’amico lo cerchi e,se lo incontri, lo abbracci con affetto. All’amico confidi tutto, gli sei accanto nel bisogno, nel momento di dolore o di grande gioia. L’amico è una risorsa spirituale fondata sui valori genuini e sicuri. Mantieni l’amicizia costante nel tempo, senza esaltarla con picchi di entusiasmo. All’amico si dona il meglio di sé, piccole cose che non hanno bisogno di far pesare ciò che si dona. Se non lo trovi nessun rimpianto: non abbatterti, potrai incontrarlo domani.

di

Tonino di Natale

Come un lampo di luce Vorrei volare nell’universo sulle tracce di esseri umani lontani anni luce. Vorrei planare su pianeti e stelle alla ricerca di quella serenità in estinzione tra i terrestri. Vorrei oscurare, con la velocità di un lampo di luce, l’indifferenza e l’ipocrisia. Vorrei accendere un lume di riflessione e di speranza contro ogni atto di violenza. Vorrei approdare nella mente di ognuno per far riconciliare l’uomo col suo spirito.

L’angolo della poesia

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62 Il disagio felino

I migliori amici dell’uomo

Seconda parte

a cura di

FRANCESCA ALCINII*

Il passo felpato del disagio felino può diventare molto assordante per chi ha orecchie attente per udirlo. Non potendo esprimersi a parole, madre natura ha donato ai gatti metodi molto efficienti per poter comunicare e manifestare così non solo gioia e felici-

“Ho bisogno di te” Violet

è una cagnetta di 4 anni di taglia grande arrivata al canile quando era ancora cucciola. è stata trovata segregata in una gabbia minuscola e mal nutrita. Adesso sta bene e adora correre per tutto il rifugio fino allo sfinimento, ma la sua diffidenza per l’uomo è rimasta e non si fa avvicinare da tutti.

Canili e associazioni che desiderassero trovare posto in questa rubrica potranno contattare l’indirizzo di posta elettronica direttoreprimapagina@libero.it Per informazioni si può contattare il Canile comunale di Teramo, contrada Carapollo, Tel. 0861 210705 è un simpatico “cagnolone” di 4 anni ed è al canile sin da cucciolo insieme al fratello. Abbandonati in un paesino di montagna, sono stati salvati da un Guardia caccia che, avendoli visti denutriti e malmenati li ha portati al Rifugio. Con il passare del tempo e grazie all’amore e alla pazienza dei volontari hanno ripreso fiducia nell’essere umano ed ora Bingo ed il fratello sono diventati dei giocherelloni, socievoli con tutti e in attesa di una famiglia che li adotti.

Bingo

tà, ma anche stress e disagi. Il comportamento esploratorio del gatto può suggerirci eventuali paure, ansietà, depressioni e sindromi come l’iperattività o la privazione sensoriale. L’osservazione di altri comportamenti come quello alimentare, eliminatorio, di aggressione, di marcatura e molti altri, ci aiutano a ottenere un quadro generale del gatto e l’identificazione del suo stato d’animo. L’orario di assunzione del pasto, ad esempio, indica uno stato ansioso se avviene durante le ore notturne, così come un appetito bulimico con assenza di sazietà è un fattore di iperattività. Le eliminazioni inappropriate delle deiezioni all’interno dell’abitazione, oltre che nella lettiera, possono avere diversi significati, dalla posizione della lettiera non corretta, alla presenza di sostanze profumate in questa, alla sovrappopolazione. Il luogo di riposo e la sua durata possono suggerirci se il nostro gatto è ansioso, se non è correttamente socializzato agli esseri umani o ad altri animali presenti nel suo territorio, se è depresso o iperattivo. Basterà osservare se il gatto assume un comportamento di aggressione quando ci si avvicina al suo luogo di riposo, se questo è difficilmente accessibile, se dorme su luoghi alti oppure bassi, se dorme meno di otto ore al giorno o più di quindici, se dove dorme ci sono graffiature, etc. Questi e molti altri sono i segnali che i nostri amici gatti inviano a noi umani per comunicarci il loro disagio. L’occhio attento e amorevole del padrone saprà individuare i vari comportamenti del suo gatto anche se, a causa del legame sentimentale dovrà essere attento nell’osservare il più oggettivamente possibile il suo amico per non sottovalutare determinati campanelli d’allarme o, al contrario enfatizzare comportamenti normali.

Buone e cattive abitudini alimentari Il latte vaccino contiene derivati di proteine bovine ed è di difficile digestione per i nostri amici, in particolar modo se lo si somministra in età adulta, quando gli enzimi che scindono il lattosio, presenti in quantità elevata nell’organismo di un cucciolo, scendono drasticamente di numero. Errato è anche allattare un cucciolo con il latte vaccino che abbiamo nel nostro frigo, questo perché il latte materno è più grasso e quindi il nostro latte vaccino non apporta i giusti nutrienti nel cucciolo. Bisogna o ricostituirlo, o comprare il latte specifico per cuccioli nei negozi appositi. È vero anche che sporadiche assunzioni minime di latte in un adulto non creano grossi danni all’animale. Assolutamente vietata la cioccolata in qualsiasi forma e i dolci. Sono dei fuori pasto troppo grassi e ricchi di calorie che apportano al fegato un lavoro notevole. A provocare i disturbi gastroenterici, neurologici e cardiaci è l’elevata assunzione di alcaloidi di origine vegetale, come la caffeina e la teobromina contenuta appunto nella cioccolata. L’avvelenamento ovviamente è proporzionale alla quantità ingerita e al peso dell’animale: una barretta di cioccolato ha effetti

diversi se ingerita da un alano o da un chihuahua, così come ha effetti diversi se un barboncino ingerisce un quadratino di cioccolata o una tavoletta intera. Attenti al cioccolato fondente a causa dell’alta quantità di teobromina contenente, ricordate che soli 25 grammi sono sufficienti ad avvelenare un cane di 20 kg. *Dr. in tutela e benessere animale. Tel. 340.4992690


Anatocismo bancario ultimo appello: bloccare la prescrizione è possibile mandando alla propria banca, o alla ex banca, una richiesta formale di ricalcolo degli interessi

L’anatocismo è la pratica che permetteva alle banche di capitalizzare gli interessi passivi in maniera trimestrale e gli interessi attivi in maniera annuale. Un fenomeno che ha colpito una moltitudine di conti correnti dedicati al business e che si trovavano spesso in rosso. Il Codice civile all’art. 1283 recita: “In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre altri interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno da sei mesi”. Da noi alla Camera di Commercio non erano registrati usi comuni e nel 1999 la Suprema Corte con le sentenze n.237 n.3096 e n.12507 ha stabilito che la periodicità trimestrale/annuale degli interessi è da considerarsi introdotta a seguito di norme uniformi bancarie nel 1952 e non trova riscontro negli usi. Al fine di prevenire l’inasprimento dei rapporti fra banche e clienti, il Governo è intervenuto con l’art. 25 del D.Lgs. 342/99, il cosiddetto Decreto salva interessi, il quale ha mutato il dettato dell’art.120 del testo unico bancario introducendo due commi: il secondo cita testualmente: “Il CICR stabilisce modalità e criteri per la produzione di interessi sugli interessi maturati nelle operazioni poste in essere nell’esercizio dell’attività bancaria, prevedendo in ogni caso che nelle operazioni in conto corrente sia assicurata nei confronti della clientela la stessa periodicità nel conteggio degli interessi sia debitori che creditori”. Mentre il terzo: “le clausole relative alla produzione di interessi sugli interessi maturati, contenute nei contratti stipulati anteriormente alla data

di entrata in vigore della delibera di cui al comma 2, sono valide ed efficaci fino a tale data e, dopo di essa, devono essere adeguate al disposto della menzionata delibera che stabilirà, altresì, le modalità e i tempi dell’adeguamento. In difetto di adeguamento, le clausole divengono inefficaci e l’inefficacia può essere fatta valere solo dal cliente”. Il CICR, il 9 febbraio del 2000, ha deliberato (con entrata in vigore dal 22 aprile dello stesso anno) che l’accredito degli interessi e l’addebito deve avvenire secondo la medesima periodicità (stabilita contrattualmente). Successivamente, la Corte, proferendosi in 10 giudizi su questioni analoghe, ha bocciato la sanatoria delle clausole anatocistiche, cioè di tutte quelle previste nei contratti bancari stipulati prima dell’entrata in vigore della delibera del CICR riaprendo così il contenzioso sull’addebito trimestrale degli interessi che il Governo aveva cercato di “tappare” con la norma-sanatoria . Riassumendo: il legislatore, da un lato ha sancito una sanatoria delle clausole anatocistiche dei contratti bancari siglati prima del 1999 (entrata in vigore del D.Lgs. 342/99) con effetti limitati fino al 22.4.2000 (entrata in vigore della delibera del CICR); dall’altro ha assegnato validità alle clausole poste in essere nel periodo tra il 09.02.1999 e il 21.4.2000. La capitalizzazione infra-annuale è lecita, ma deve essere rispettata un’identica periodicità nel conteggio degli interessi creditori e debitori.

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L’amministratore di sostegno del dott.

Roberto Santoro (Magistrato)

Mi capita spesso, in qualità di pubblico ministero, di partecipare a procedimenti civili – di natura non contenziosa – aventi per oggetto la nomina di un amministratore di sostegno. Tale figura, introdotta nel nostro ordinamento poco più di sei anni fa, pur rappresentando un istituto di notevole rilevanza giuridica e sociale, è tuttavia ancora poco conosciuta dai non addetti ai lavori. Vediamo di cosa si tratta. Con la legge n.6 del 9 gennaio 2004 il Parlamento ha introdotto, nel corpo del codice civile, l’istituto in esame, con l’intento di porre al centro della misura la piena tutela dell’individuo, nonché di rivisitare il significato stesso di “protezione”, evolvendone il senso da una identità statica (limitazione, emarginazione) verso una compiuta essenza dinamica, quale rimozione degli ostacoli che impediscono al soggetto di recuperare e realizzare compiutamente la propria personalità. Illuminante, al riguardo, è il contenuto dell’art.1 della legge in oggetto, secondo cui scopo dell’amministrazione di sostegno è quello di “… tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente …”. In altri termini, quando si rende necessario affiancare e sostenere la persona nella cura dei suoi concreti bisogni quotidiani - e non solo sostituirla nella gestione dei suoi interessi patrimoniali - i prossimi congiunti dell’interessato, il coniuge o la perso-

na stabilmente convivente, il pubblico ministero (in genere su segnalazione dei servizi sociali) o, addirittura, il beneficiario stesso possono proporre ricorso per l’istituzione dell’amministratore di sostegno. L’amministratore coadiuva il beneficiario, senza sostituirsi o sovrapporsi ad esso, nelle sue scelte personali e patrimoniali, secondo le indicazioni fornite dal giudice tutelare, il quale possiede ampia discrezionalità in ordine alla determinazione dell’oggetto dell’incarico. Di conseguenza, fatta eccezione per quella tipologia di atti che richiedono la rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore, il beneficiario conserva integra la capacità di agire, potendo (anzi, dovendo) egli compiere tutte quelle attività utili o indispensabili per il soddisfacimento della vita di ogni giorno. L’evidente principio di massima conservazione della capacità in capo al beneficiario si pone, quindi, come superamento del tradizionale momento autoritativo consistente nel divieto di “non fare”, in favore di una reale tutela della persona umana, che tenga conto della sua volontà e delle sue esigenze, in conformità a quanto prescritto dalla nostra Costituzione in materia di rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo (art. 2).

Figli minori, ecco le responsabilità di

Pasquale Di Ferdinando (Presidente Federconsumatori)

Gianfranco Puca (avvocato)

L’angolodel legale

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I danni causati dai ragazzi, pagati dai genitori, e quelli personali subiti. Due ipotesi in esame. di

Ropel

TERAMO: NUOVO ORARIO DI APERTURA PER 8 UFFICI POSTALI

Per garantire il servizio di Posta Certificat@ il sabato le sedi saranno operative dalle ore 8.30 alle ore 13.00 Poste Italiane comunica che, dal prossimo 8 maggio, gli uffici postali di Teramo Centro (Via Paladini), Alba Adriatica (Via Risorgimento), Atri (Largo San Pietro), Giulianova Spiaggia (Viale Orsini), Martinsicuro (Via Piemonte), Pineto (Viale Mazzini), Roseto degli Abruzzi (Via Puglie) e Silvi Marina (Via Carducci) osserveranno il seguente nuovo orario di apertura al pubblico per il giorno di sabato: dalle ore 8.30 alle ore 13.00. Non subiranno invece modifiche i rispettivi orari dal lunedì al venerdì. La variazione è assunta in ottemperanza al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 maggio 2009, istitutivo del servizio di Posta Elettronica Certificata (PEC) e i cui moduli di adesione sono forniti da Poste Italiane per il tramite degli uffici postali. Il decreto prevede infatti, per i comuni con popolazione residente superiore a 10.000 abitanti, il presidio territoriale dalle ore 9.00 alle ore 13.00 dal lunedì al sabato. Posta Certificat@ è il servizio di posta elettronica sicura che garantisce valore legale alle comunicazioni via e-mail tra cittadini e Pubblica amministrazione. Per richiedere l’attivazione della PEC sarà sufficiente collegarsi al portale www.postacertificata.gov.it e inserire la richiesta, trascorse 24 ore dalla registrazione ci si potrà recare, entro i tre mesi successivi nella fascia oraria, presso uno dei 52 uffici postali abilitati in provincia di Teramo per l’identificazione e la conseguente firma sul modulo di adesione. Roma, 7 maggio 2010

Tra donne... Una signora, di origine tedesca, riferisce: una sera ho detto a Franz, mio marito “Da domani non lavo e stiro più. Per due giorni non ho visto nulla, ma, al terzo, Franz ha cominciato a lavare e stirare” Un’altra signora, di origine francese racconta: “Un giorno ho detto al mio compagno JeanPaul “Da domani non faccio più la spesa”. “Il primo e secondo giorno non ho visto nulla ma, al terzo, JeanPaul è tornato a casa con la baguette sottobraccio e la busta con latte e pane”. Infine, una signora, di origine siciliana: ”Una sera ci dissi a mio marito: “Cammelo, da domani non lavo e cucino più”. Il primo e il secondo giorno niente vidi, il terzo vidi qualcosa…quando riuscii ad aprile un poco l’occhio destro!”.

Danni da risarcire. L’art. 2048 c.c. stabilisce che i genitori sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori che abitano con essi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ( n. 7050 del 14.3.2008) ha specificato che la responsabilità dei genitori sussiste sempre, anche in carenza di coabitazione. Nel caso concreto un figlio minore aveva causato danni a terzi, alla guida di un ciclomotore e, mentre in primo grado i genitori erano stati condannati al risarcimento dei danni, in appello la loro responsabilità era stata esclusa (e con essa il risarcimento) con la motivazione che, alla data dell’incidente, il figlio (all’epoca sedicenne) non conviveva più con loro da due anni, ma con il fratello, per ragioni di lavoro. La Cassazione, annullando la sentenza di appello, ha invece stabilito il principio che i genitori sono responsabili dei danni

cagionati dai figli minori a prescindere dalla coabitazione, qualora gli illeciti siano riconducibili ad oggettive carenze educative. I genitori sono tenuti a educare i figli fornendo loro le regole della comune convivenza e la sentenza della Corte di Cassazione ha voluto così sottolineare l’importanza della funzione educativa dei genitori nell’ ambito delle regole fondamentali della convivenza sociale quali rispetto dell’altro, della proprietà altrui, delle norme di comportamento su strada ecc. Risarcimento dei danni subiti dai figli. Un’altra recentissima sentenza della Corte di Cassazione (la n. 9906 del 26.4.2010) è intervenuta per chiarire il concetto di sorveglianza. Il caso esaminato era quello di una bambina di tre anni, lasciata sola in bagno dalle maestre dell’asilo che, tirando la catenella del wc, si era ferita gravemente a un occhio a causa di un gancio caduto dalla struttura del bagno. I genitori quindi si erano rivolti

all’Autorità Giudiziaria per ottenere il risarcimento dei danni. Il principio contenuto nella sentenza è molto rigido: un bambino di tenera età non deve mai essere lasciato solo ma, eventualmente, essere sorvegliato avvalendosi del personale non docente. In base a tale principio è stato riconosciuto il diritto del minore ad essere risarcito degli ingenti danni fisici subiti. La bimba non doveva rimanere sola in bagno ma, eventualmente affidata ad altra persona adulta in grado di sorvegliarla. è da evidenziare che il risarcimento dei danni viene corrisposto dal datore di lavoro, in questo caso il Ministero dell’Istruzione,(art. 61, II comma, L. 11-07-80, n. 312). Per dovere di cronaca, la maestra non aveva “abbandonato” la piccola, ma era tornata in classe ove era attesa da altri 26 piccoli alunni. (Eventuali tematiche da trattare possono essere segnalate all’indirizzo avvocato@studiolegalepuca.it)


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Dal volume “Una ricca... cucina povera” di Roberto Pelillo

Zucchine ripiene Ingredienti (per 5-6 persone)

La ricetta del mese

10-12 zucchine (possibilmente di dimensioni simili tra loro), ½ bicchiere di olio, 250 gr. di carne trita (misto di manzo e maiale), 7-8 cucchiai colmi di pane grattugiato, 50 gr. di pecorino molto dolce e grattugiato, 2 uova, prezzemolo tritato, ½ bicchiere di vino bianco secco.

Preparazione la carne macinata (se piace aggiungere un po’ di carne sempre macinata di tacchino – max 100 gr.) viene impastata con le uova battute, il pane grattugiato, il parmigiano, il prezzemolo. Si “scavano” le zucchine – usando idoneo coltellino – e, con la dovuta attenzione, si procede a riempire bene le zucchine. Terminata questa “operazione”, si mettono a soffriggere le zucchine, girandole delicatamente per farle rosolare in modo uniforme. Si aggiunge il vino e – solo se necessario – un po’ d’acqua.

Sartu‘ di patate di casa mia Ingredienti (per almeno 6 persone)

kg. 1,2 di patate, 5 uova intere, 3 mozzarelle (grandi e fresche), 2 salsicce di carne di maiale, 150 gr. di mortadella, 100 gr. di pecorino (molto dolce e grattugiato), 100 gr. di burro, una “pizzicata” di noce moscata, ½ litro abbondante di latte, 3-4 cucchiai di pane grattugiato, sale q.b.

Preparazione schiacciare ben bene le patate (dopo averle lessate e sbucciate) e creare un impasto morbido con le uova, già sbattute, il latte, il sale, le salsicce (spellate e fatte a pezzettini), le mozzarelle fatte a pezzi, metà burro, il formaggio e la noce moscata. In un tegame grande (tipo per timballi) che avremo imburrato, aggiungendo il pane grattugiato, mettiamo uniformemente tutto l’impasto che avremo amalgamato al meglio. Mettere in forno caldo, per massimo un’ora, a 170°.



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