Magazine P&F novembre 2021

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Progetti & Finanza M MA AG GA A ZZ II N N EE

Aut.Mipa/Centro/233/2021

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Transizione Ecologica la nuova missione per l’Italia

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anno IV •numero 41 • novembre

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MAGAZINE

NOVEMBRE 2021

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA: UN OBIETTIVO PRIORITARIO PER GLI ITALIANI!

otti Tommaso Mazzi EDITORE

ED ITO RIA LE

Un importante sondaggio è stato realizzato, negli scorsi mesi, da Ipsos per conto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in vista degli Stati generali della Green economy, l’indagine ha riscontrato che l’86% degli italiani ritiene la transizione ecologica un’opportunità. La transizione ecologica è un passaggio prioritario per i nostri connazionali: sanno cosa sia, che rischi comporterebbe non attuarla, quali opportunità da essa derivano. L’85% dei cittadini ritiene infatti che, se il processo si arenasse, significherebbe affrontare costi elevati a fronte dei danni rilevanti che già si vedono e che aumenteranno notevolmente nel corso degli anni. E ancora, per circa 8 italiani su 10 (79%) basterebbe solo ritardare l’attuazione della transizione ecologica, per dover fronteggiare l’aggravamento della crisi climatica, con eventi atmosferici estremi sempre più frequenti, risorse naturali sempre più scarse e un Pianeta sempre meno vivibile. Questo lo scenario disegnato dall’ indagine Ipsos “Percezione, costi e benefici della transazione ecologica” che indaga sul livello di consapevolezza degli italiani nei confronti della transizione ecologica pilastro del PNRR (Piano nazionale di ripresa la resilienza), e della green economy, realizzata per conto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Un passo in avanti nella tutela dell’ambiente e un contributo concreto al percorso di transizione ecologica del Sistema Paese. Importanti iniziative stanno nascendo in questo senso, in Puglia, ad esempio, nell’ambito del Sistema Ecolight sono nati Ecoremat ed Ecotessili, due consorzi nazionali, promossi da Federdistribuzione e dalle sue imprese associate, dedicati, rispettivamente, alla gestione dei materassi e imbottiti dismessi e alla gestione dei rifiuti tessili. Il Sistema Ecolight, costituito dal Consorzio Ecolight (consorzio per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche - RAEE e pile), da Ecopolietilene (consorzio per la gestione dei rifiuti dei beni in polietilene) e dalla società operativa Ecolight Servizi, amplia così il proprio ambito di azione a favore dell’ambiente, rafforzando il proprio impegno allo sviluppo di quella responsabilità estesa del produttore (EPR, Extended Producer Responsibility) che già regolamenta la gestione di diverse tipologie di rifiuti e che affida a chi produce, importa o commercializza, la responsabilità di una corretta gestione del prodotto a fine vita. Per i rifiuti tessili, stante le previsioni normative attuali, è ormai imminente l’obbligatorietà della loro raccolta differenziata. Infatti, anticipando le indicazioni europee, in Italia dal 1° gennaio 2022 la gestione dei rifiuti tessili ricadrà all’interno del quadro EPR, coinvolgendo quindi produttori, importatori e distributori nella filiera del riciclo e recupero. I rifiuti tessili rappresentano una quota significativa: secondo un’indagine della Commissione europea, ogni cittadino ne produce circa 11 kg ogni anno. Più di 9 kg (l’87%) vengono smaltiti nelle discariche o nei termovalorizzatori, oppure esportati in Paesi extra UE. L’obiettivo europeo è quello di ridurre al 10% la quantità di questi rifiuti che finisce in discarica. Materassi e imbottiti sono un capitolo a parte, ma non meno rilevante sotto il profilo ecologico. La maggior parte di questi rifiuti finisce in discarica, ma un materasso può essere recuperato fino al 90% del suo peso. «I nostri punti di riferimento sono le aziende, chiamate a svolgere un ruolo attivo nel contesto dell’economia circolare e rispondere a quella responsabilità estesa del produttore che sta diventando sempre più il fulcro delle norme di tutela ambientale, tema al centro del dibattito nazionale e internazionale, che richiede l’impegno costante di tutti», spiega Giancarlo Dezio, presidente di Ecoremat e di Ecotessili. «Attraverso il Sistema Ecolight, che già raggruppa oltre duemila imprese italiane, abbiamo creato un hub di professionalità, know-how, competenze, strumenti e informazioni per garantire risposte efficaci, efficienti sia sul versante dei servizi erogati, sia su quello della tracciabilità e di una sempre maggiore tutela dell’ambiente. Questo patrimonio viene messo a fattore comune anche per la gestione dei rifiuti tessili, di materassi e imbottiti». Afferma Marco Pagani, direttore Normativa e Rapporti Istituzionali di Federdistribuzione e vicepresidente di Ecolight: «Con Ecoremat ed Ecotessili abbiamo voluto promuovere in ambito Ecolight, sistema con il quale lavoriamo da anni con le nostre imprese associate, la costruzione di una filiera di raccolta e riciclo di queste ulteriori tipologie di materiali, tenendo conto anche delle possibilità di riuso che possono essere potenziate o attivate ex novo. Federdistribuzione crede fermamente nel ruolo strategico che la distribuzione moderna può svolgere nella transizione ecologica del Paese e continuerà quindi a lavorare in questa direzione». Di queste e di altre iniziative che vanno nella direzione dell’Ecoambiente ne parleremo in questo numero di approfondimento, buona lettura!


Progetti & Finanza

S O M M A R I O

novembre 2021

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Fotovoltaico, la vera rivoluzione energetica

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Cop26, i cambiamenti climatici che minacciano il nostro Paese Romagnano al Monte da antico borgo a Smart City

anno IV •numero 41 •Novembre 2021 • Direttore Responsabile Maria Rosaria De Leonardis

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Gli italiani hanno paura dei mezzi pubblici per il covid?

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Progetto grafico Alessandro Gisoldi Pay Click Srl Viale degli Artigiani, 9 71121 - Foggia (FG) Foto: Stock.adobe.it Stampa Grafiche D’este - Bari Testata giornalistica registrata al Tribunale di Foggia n. 3 del 28/04/2021 ................................................ E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi e materiale fotografico

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Le novità del superbonus in arrivo

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IL SALARIO MINIMO NON È PIU’ UN’UTOPIA

Il Consiglio dei Ministri del Lavoro dell’Unione Europea ha approvato una direttiva che, dopo l’ok della Commissione e dell’Europarlamento, potrebbe giungere ai paesi membri FRANCESCO GASBARRO

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Era il 29 ottobre scorso quando Beppe Grillo sul suo blog pubblicava un articolo dal titolo “Salario minimo, niente più scuse!”. L’ex leader del Movimento 5 Stelle, ripercorrendo la storia del capitalismo e del pensiero marxista, sottolineava l’importanza di questa misura come strumento per ridurre il conflitto sociale e stabilire un equilibrio nella concorrenza lavorativa. E bisogna dire che il suo approfondimento sia risultato quasi profetico visto che adesso l’Unione Europea sta accelerando verso l’approvazione di questa misura. Oggi il salario minimo non sembra più un’utopia in quanto il Consiglio dei Ministri del Lavoro dell’Unione Europea ha approvato una direttiva che, dopo l’ok della Commissione e dell’Europarlamento, potrebbe giungere ai paesi membri. Si tratta di una misura di cui si parla da tempo che servirebbe ad introdurre dei paletti sotto ai quali il datore non potrebbe andare. Secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro il salario minimo è l’ammontare di retribuzione minima che per legge un lavoratore riceve per il lavoro prestato in un determinato arco di tempo, e che non può essere in alcun modo ridotto da accordi collettivi o da contratti privati. Per certi versi è una misura che andrebbe a ripercorrere quanto si è cercato di fare in materia di caporalato in Italia, con un’applicazione che però finora non ha trovato un’efficacia di carattere generale, stando a quanto riportato dalle notizie di cronaca. Allo stato attuale, secondo i dati forniti dall’INPS, quattro milioni e mezzo di persone vengono pagate meno di 9 euro l’ora, due milioni e mezzo meno di 8 euro l’ora e circa 400 mila persone hanno salari così bassi da doverli integrare col Reddito di cittadinanza. In alcuni casi addirittura, grazie a contratti

pirata e ad altri che non vengono rinnovati da anni, ci sono lavori che garantiscono anche meno di 5 euro l’ora. Da ciò si capisce l’importanza che ricopre il percorso comunitario che sta avendo il Salario Minimo Europeo. Un’importanza che è ancora maggiore per l’Italia che è un paese dove storicamente il conflitto sociale e le diseguaglianze sul lavoro provocano delle problematiche. L’approvazione in Consiglio Europeo ha dato maggior credito a questo percorso normativo e anche Andrea Orlando, presente in qualità di Ministro del Lavoro italiano, ha espresso soddisfazione per questo provvedimento che potrebbe trasformarsi in una direttiva europea. “Una buona notizia per l’Europa e per l’Italia” – ha affermato il Ministro a margine dell’assemblea. “Il Consiglio dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali Ue ha dato via libera ai negoziati per un quadro europeo sul Salario Minimo. Una risposta forte

a due fenomeni che caratterizzano il mercato del lavoro: il dumping salariale e la presenza di molti lavoratori poveri, che colpisce soprattutto l’Italia”. La speranza è quella di riuscire a fissare dei paletti che siano quanto più attuabili in maniera armonica dai paesi membri. Infatti la direttiva è un atto legislativo che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’UE devono realizzare, con modi e modalità da loro individuati. “Si tratta – continua Orlando - di un passo importante nella direzione della costruzione di un’Europa sociale che si configurerà in maniera ancora più netta nei prossimi giorni, quando la Commissione europea disporrà un pacchetto di interventi dedicati alla tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme digitali. Non possiamo che essere soddisfatti di questa risposta tempestiva e integreremo con strumenti nazionali anche il percorso che si va definendo a livello europeo”.

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ra i vari capitoli del mio libro ho analizzato, in maniera dettagliata, il quadro normativo di riferimento relativo al credito d’imposta per i progetti di Ricerca e Sviluppo. Oltre alle leggi di bilancio succedutesi negli anni, che hanno generato tutta una serie di modifiche normative alla disciplina originaria, si sono susseguite anche tutta una serie di risoluzioni e di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo libro ti darò evidenza di quali sono i requisiti e le modalità per poter usufruire del Credito d’Imposta e, con esempi pratici, ti specificherò quali sono i costi agevolabili, come si calcola il credito, quando si può iniziare ad utilizzarlo e con quali modalità. Per non farti incorrere in errori che potrebbero inficiare il beneficio del tuo Credito d’imposta, ti evidenzierò anche quale documentazione deve essere prodotta e da chi, infine ti illustrerò come tutelare i frutti della tua ricerca e, a conclusione di tutto, anche a prototipare il progetto. Quali sono le norme di riferimento? Nell’ambito della Legge 160/2019 che ha operato una ridefinizione della disciplina degli incentivi fiscali per le imprese collegati al “Piano nazionale Impresa 4.0”, all’articolo 1 commi 198–208 è stato introdotto un nuovo credito d’imposta per gli investimenti in atti-

vità di ricerca e sviluppo, in attività di innovazione tecnologica e in attività di design e innovazione estetica effettuati dalle aziende nel periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2019. Contestualmente, con il comma 209 dello stesso articolo è stato disposto il superamento e l’anticipata cessazione per l’esercizio 2020 dell’applicazione del precedente credito d’imposta per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo di cui all’articolo 3 del D.L. 145/2013. Possono accedere al nuovo incentivo (credito d’imposta), riconosciuto in via automatica, tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, ivi incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, settore economico, dimensione e regime fiscale di determinazione del reddito. È altresì richiesto che le aziende rispettino la normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e siano in regola col versamento dei contributi previdenziali e assistenziali in favore dei propri dipendenti.

La novità più rilevante del nuovo credito d’imposta è rappresentata dall’ampliamento delle attività ammissibili al beneficio rispetto a quelle del precedente credito d’imposta di cui all’articolo 3 del D.L. 145/2013. In particolare, risultano agevolabili le seguenti attività svolte dalle imprese nel 2020, anche in relazione a progetti già avviati in periodi d’imposta precedenti: attività di ricerca e sviluppo come definite dall’OCSE nel cosiddetto Manuale di Frascati 2015, ossia quelle attività finalizzate a perseguire (non necessariamente raggiungere) un progresso o un avanzamento delle conoscenze in un campo scientifico o tecnologico, non solo rispetto alla singola impresa attività di innovazione tecnologica come definite dall’OCSE nel cosiddetto Manuale di Oslo 2018, e queste attività rappresentano una assoluta novità rispetto alla precedente normativa; riferendosi alle attività finalizzate alla realizzazione di prodotti, servizi o processi nuovi o sostanzialmente migliorati rispetto a quelli già realizzati o applicati dall’impresa

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attività di design e ideazione estetica svolte dalle imprese operanti in specifici settori quali: tessile e moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari (precedentemente escluse). Le principali novità introdotte sono: - l’estensione del credito all’innovazione tecnologica ai settori del design Made in Italy; - aliquote dal 6 al 12% (meno favorevoli, rispetto al 25% o 50% previste fino al 2019). - meccanismo di calcolo su base volumetrica e non più incrementale. Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, in tre quote annuali di pari importo, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione. Il credito d’imposta spettante è pari al: -12% per le attività di ricerca e sviluppo, con un massimale di beneficio per azienda pari a euro 3 mln; -6% per le attività di innovazione tecnologica e per quelle di design e ideazione estetica; -10% per le attività di innovazione tecnologica, aventi un obiettivo digitale 4.0 e/o ecologico/ecosostenibile. Per le attività di innovazione tecnologica (comprese quelle aventi un obiettivo digitale 4.0 e/o ecologico) il beneficio massimo per azienda è pari a 1,5 mln €. Stesso massimale è previsto per le attività di design e ideazione estetica.

Sono previste inoltre maggiorazioni del 50% del beneficio a fronte di determinate voci di costo, tra cui quelle sostenute per le commesse di ricerca affidate ad università italiane e a quelle del personale neoassunto a tempo indeterminato con età inferiore a 35 anni dedicato a tali attività. Innanzitutto, occorre delimitare il concetto di ricerca e sviluppo. Per ricerca si intende sia quella fondamentale (l’insieme di studi, indagini ed esperimenti volti all’acquisizione di nuove conoscenze, che hanno una finalità generica - semplicemente conoscitiva - “senza usi commerciali diretti”), sia quella industriale (con finalità specifiche relative ad un singolo processo o prodotto). Per sviluppo si intende l’applicazione delle conoscenze possedute nella produzione di materiali, dispositivi, processi, sistemi o servizi, nuovi o sostanzialmente migliorati. In ogni caso non rientrano in queste definizioni modifiche ordinare o periodiche a processi produttivi o servizi esistenti. La misura dell’agevolazione cambia a seconda della tipologia di investimento e, a differenza dei precedenti anni, il credito d’imposta dipende dalla spesa del personale o dai contratti di lavoro, per la medesima attività di ricerca e sviluppo/innovazione. In sintesi: - per la ricerca e sviluppo viene concesso un credito d’imposta pari al 12% fino ad un tetto di 3 milioni. L’agevolazione riguarda le attivi-

tà di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico o tecnologico; - innovazione tecnologica: un credito d’imposta pari al 6% fino a 1,5 milioni di euro. Sono attività innovative ammissibili quelle di design e ideazione estetica svolte dalle imprese dei settori tessile e moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, mobile e arredo e ceramica, per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari; - transizione ecologica: credito d’imposta del 10% su un massimale di 1,5 milioni di euro. Sono comunque attività di innovazione tecnologica, come sopra definite, ma finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorativi per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0. Rispetto all’innovazione tecnologica, quindi, l’attività di transizione economica deve concentrarsi sull’innovazione dei sistemi produttivi che abbiano un impatto positivo sull’ambiente. Ovviamente non è considerata innovazione ammissibile al credito d’imposta: - l’attività di routine per il miglioramento della qualità del prodotto; - le attività per l’adeguamento di un prodotto esistente alle specifiche richieste di un cliente; - le attività per il controllo di qualità e la standardizzazione dei prodotti.

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Progetti Finanza&


L’associazione Avvocati dei Consumatori chiede al Parlamento di destinare il Fondo Indennizzo Risparmiatori anche agli azionisti traditi della banca pugliese.

Banca popolare Bari

Romito: «Agli azionisti fondi del FIR»

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na strada per recuperare in parte le somme perse dagli azionisti della Banca Popolare di Bari si sta profilando in Parlamento. L’associazione Avvocati dei Consumatori ha chiesto con il Comitato Indipendente Azionisti BPB alla Commissione Banche di estendere il FIR anche gli azionisti colpiti dalla debacle della BPB. Si tratta di risorse istituite presso il Ministero dell’economia e delle finanze chiamato Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR), destinate ad indennizzare i risparmiatori che hanno subìto un pregiudizio ingiusto da parte di banche e controllate con sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa ovvero Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio della Provincia di Chieti, Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La richiesta di fonda sulla necessità di assicurare un pari trattamento anche agli azionisti di una Banca commissariata come BPB che hanno perso tutti i loro risparmi. «Siamo dinanzi alle stesse situazioni già verificatesi nel caso di Veneto Banca – spiega Domenico Romito per l’Associazione Avvocati dei Consumatori a Progetti & Finanza - dove i risparmiatori\azionisti hanno perso i loro investimenti a causa di scorrettezze di massa che dovevano essere evitate. Come per gli azionisti di Veneto Banca il Fondo (Fir) può quantomeno parzialmente


indennizzare nella misura del 30 per cento del prezzo pagato per le azioni, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun avente diritto. Il caso Banca Popolare di Bari rispecchia infatti quanto successo negli istituti di credito già ammessi al FIR e quindi sarebbe una vera ingiustizia privare chi ha subito le stesse perdite di accedere al Fondo. Com’è noto l’istituto barese ha posto in essere numerosi comportamenti di Mis-Selling in occasione della vendita di suoi titoli che giustificano un ampliamento della platea dei destinatari del FIR già operativo in favore degli acquirenti di titoli collocati o emessi dalle così dette Banche Risolte. Anche gli acquirenti dei titoli di Banca Popolare di Bari – continua Romito - versano infatti in identica situazione in quanto: la vendita massiva di sue azioni è avvenuta con modalità analoghe che non si appalesano come autonome iniziative di singoli dipendenti addetti alla vendita dei titoli ma piuttosto l’esecuzione di un preciso programma della Banca, con aumenti di capitale per centinaia di milioni, perseguito con fredda e sistematica determinazione, di finanziarsi con i risparmi dei suoi clienti facendo prevalere i suoi interessi rispetto a quelli dei clienti che avrebbe dovuto tutelare. Inoltre nel corso delle centinaia di azioni legali intraprese è stato accertato da parte di numerosi Consulenti Tecnici di Ufficio nominati dal Tribunale di Bari che i titoli (sia le azioni che le obbligazioni) presen-

tavano ab origine un alto rischio di perdita di capitale come peraltro già accertato dalla Corte di Appello di Bari in sede di conferma delle sanzioni della Consob. Tale rischio, derivante per le azioni dall’essere rappresentative di un capitale di rischio, aumentava in difetto di prezzo riconosciuto da mercato regolamentato che imponeva sin dal 2009 una precisa “restriction selling” nella vendita non rispettata dalla Banca in occasione dei collocamenti continua il presidente dell’associazione. In tali occasioni – spiega ancora Romito - la Banca ha venduto i titoli senza tener conto dei bassi profili di rischio dei clienti-risparmiatori che le imponevano di astenersi dal procedere stante l’inadeguatezza rispetto all’alto rischio dei titoli e che ha invece ha addirittura raccomandato nell’ambito dell’attività di consulenza. Non solo,la Banca non ha informato correttamente fino al 2015 dell’effettivo alto rischio comunicando invece attraverso gli estratti conto titoli inviati ai clienti un livello di rischio dei titoli solo basso fino al 2012 e poi medio. Altro profilo di violazione collettiva riguarda la mancata esecuzione degli ordini di vendita delle azioni impartiti dai clienti in favore di ordini successivi,anche questo profilo è stato accertato in numerose CTU disposte dal Tribunale di Bari. Tutte violazioni di massa che giustificano l’equiparazione degli azionisti della Popolare di Bari con gli azionisti di altri istituti già ammessi al FIR».

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SOCIETÀ SPORTIVE E CRISI ECONOMICA, SE NE PARLA IN UN FORUM Manager d’azienda e sport sono impegnati a studiare tutte le possibili forme di “reciprocità” ANTONIO CAIVANO

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vere idea dei problemi che attraversano le Società Sportive o quelle ad esse collegate, necessita di approfondimenti e punti di vista di esperti dei vari settori trattati. Le proiezioni statistiche, le idee d’intervento e le possibilità di riuscita passano attraverso queste figure che, a loro volta, coinvolgono chi ritengono possa servire all’operazione (manager,influenzer, ecc.) valutando le aspettative e le inclinazioni del mercato. Di questo e di tanti altri argomenti, si è parlato al “Sport Leaders Forum” del 19 novembre scorso. La partecipazione di vari responsabili di Società Sportive, di Marketing, Commerciali, l’hanno reso un momento di apprendimento importante per chi, a vario titolo, intende “frequentare” questi settori. Una serie di abitudini sono cambiate e altre cambieranno nel prossimo futuro. Il lavoro resta al primo posto delle attenzioni di imprenditori, governanti e addetti coinvolti in una rivoluzione imposta dalla pandemia e dalle sue conseguenze. I rapporti in-

terpersonali sono cambiati e riprendere le vecchie abitudini viene visto, dagli esperti, come una cosa quasi impossibile. Grandi eventi, grandi assembramenti, manifestazioni di massa avranno regole fino ad ora sconosciute. Bisognerà inventare nuove strategie per attrarre nuovi utenti o fruitori di quel tale evento, di quel tale servizio. La musica e i suoi concerti, lo sport e le sue manifestazioni, il teatro, sono solo alcuni settori tra i tanti che dovranno fare i conti con un nuovo modo di partecipare.

La paura di contagio, le immagini che ci hanno accompagnato in questi ultimi due anni e continuano, ancora, ad affollare le informazioni quotidiane, hanno condizionato tanta gente che ha scoperto, costretta in casa, l’utilizzo di mezzi di comunicazione di massa e la possibilità, attraverso questi, di rimanere aggiornati continuamente, di assistere comodamente seduti in poltrona ad eventi di ogni genere, evitare code, ingorghi, contatti che tanta paura fanno. Ma il business non sta a guardare, anzi. Elabora, analizza,

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studia, condiziona i comportamenti e li rende fruibili in qualsiasi momento, basta collegarsi e seguire le istruzioni. I brand sono facilmente riconoscibili e, attraverso questi studi, che si avvalgono di fior di professionisti di comunicazione, grafica, colori, suoni, comunicano con i nostri desideri e ce li rendono raggiungibili modificando sia i comportamenti di acquisto che gli acquisti stessi. Si pensi all’acquisto delle scarpe disegnate al computer, in unico esemplare, indubbiamente bellissime da vedere ma inesistenti materialmente, eppure comprate per la somma di 28 mila dollari. Le società di basket americane stanno vendendo le immagini di partite o gesti di loro atleti dichiarandole e certificandole come esclusive, ad importi di centinaia di migliaia di dollari. Società di certificazione di autenticità e, soprattutto, di esclusività, di questi “prodotti” stanno sorgendo come funghi e ammonta già a 700milioni di dollari il venduto immateriale. Cambiano i comportamenti degli investitori e quelli degli acquirenti e ad accelerarne la visibilità sono i mezzi di comunicazione di massa: Facebook (67% degli utenti di tutte le fasce d’età), Tik-Tok (sponsor ufficiale di eventi sportivi mondiali) ed altri. A

fronte di 3,8miliardi di utenti, 500milioni di contenuti circolano giornalmente in rete. In Italia 11milioni, dei 36 di utenti, si collegano ogni giorno e l‘utilizzo medio di ognuno di essi è di circa 2,5 ore. I dati ricavati dall’analisi delle ultime tre olimpiadi ci dicono che a fronte di un calo di audience disastroso è cresciuta, di pari passo, la richiesta di contenuti dello stesso tipo su smartphone. L’arte del dolce far niente oggi non esiste, ogni momento è riempito da informazioni, contatti, messaggi, non c’è più la possibilità di “annoiarsi”. Il mondo dello sport, il calcio soprattutto, cerca di adeguarsi ed intensifica l’attenzione sui possibili nuovi tifosi, fonte di business, attraverso piattaforme che consentono, con una piccola quota d’iscrizione, di interagire con i propri beniamini. La piccola quota, naturalmente, va moltiplicata per numeri impressionanti, fatti di almeno nove zeri. A questo va aggiunta una nuova attenzione verso una comunicazione commerciale quasi del tutto assente fino ad ora. Da qui nasce l’interesse dei più importanti fondi d’investimento internazionali per l’acquisto di società di calcio con un unico scopo, quello di aumentarne il valore, quo-

tarle in borsa e rivenderle. Figure che si pensava fossero solo impegnate su altre commercializzazioni adesso si affacciano, con successo, anche nel mondo del calcio: gli influencer. Non importa se con il calcio non hanno mai avuto a che fare, ma conoscono il tipo di comunicazione necessaria per far arrivare il messaggio a gruppi di persone diversamente poco o assolutamente disinteressate a questo sport. Il vero problema da affrontare, stanno lavorando per risolverlo, è quello di creare un’unica piattaforma mondiale per assistere a qualsiasi partita ovunque si giochi, un unico contatto per il mondo intero. Per qualsiasi sport, per qualsiasi richiesta, per qualsiasi desiderio. Ma gli atleti di qualsiasi sport hanno bisogno di tifo, di pubblico, di applausi, hanno bisogno di sentire il calore e la passione della gente. Le nuove abitudini, la richiesta di maggiore comfort, stadi vecchi e fatiscenti, lontani dai desideri di accoglienza dei tifosi o fruitori in genere, pone un’ulteriore sfida, quella di offrire uno spettacolo più caro ad un pubblico numericamente inferiore in un ambiente molto più confortevole. Business e sport sono impegnati a studiare tutte le possibili forme di “reciprocità”.

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PNRR i nodi al pettine nel piano Next generation Eu

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il documento realizzato dal governo italiano con gli interventi che saranno finanziati dall’Unione Europea

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Ultimo sprint del 2021 per il parlamento nell’attuazione del Pnrr. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il documento realizzato dal governo italiano con gli interventi che saranno finanziati dall’Unione europea nell’ambito del piano Next generation Eu. Sono tante però le scadenza, solo alcune in dirittura d’arrivo. Per questo i parlamentari nelle prossime settimane saranno protagonisti: per accedere alla seconda tranche dei circa 190 miliardi assegnati all’Italia, dallo scorso 5 novembre il governo ha confermato che le scadenze complessive da raggiungere entro la fine dell’anno sono 51, di cui 29 risultavano già conseguite. Solo poco più della metà dei progetti sono pronti (esattamente il 56%) e la scadenza è il 31 dicembre. E’ probabile che il governo faccia ampio ricorso alla questione di fiducia per velocizzare i tempi. Tra quelli passate in rassegna figurano le norme su protezione delle aree verdi per cui ad oggi non risulta nessun disegno di legge in discussione. E quelle riguardanti la disabilità. In questo caso il Ddl è stato presentato ma si trova ai primi passi dell’iter. Anche gli enti locali avranno un ruolo di primo piano nella gestione delle risorse del Pnrr tra il 34% e il 37% del budget. Tuttavia vi comuni potrebbero non avere le capacità per gestire le procedure. Su questo interverranno le categorie professionali a cui le regioni potranno conferire l’incarico queste sono indicate nell’allegato C del Dpcm. Come ingegneri, geologi, geometri. Appare significativo che tra le prime 5 regioni, 3 appartengono al meridione. Oltre a

Campania e Sicilia infatti al quinto posto, dopo il Lazio, troviamo la Puglia a cui saranno assegnati circa 24 milioni di euro. Secondo la regola che prevede che il 40% delle risorse deve essere attribuito alle regioni meridionali, il 35,7% al nord, al centro il 24,3%. Così il settore delle infrastrutture in questo scenario assume un valore strategico. Proprio per questo motivo il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini ha fornito un primo documento, e dal Mims nei prossimi anni transiteranno oltre 60 miliardi di euro. Il dicastero più interessato dal Pnrr, circa 42 miliardi. Ma il Mims darà il proprio contributo anche nell’ambito della transizione ecologica (circa 15 miliardi), dell’inclusione e coesione (circa 4 miliardi) e della digitalizzazione (500 milioni circa). Questi interventi non riguarderanno solamente la realizzazione di opere infrastrutturali ma anche, sebbene per una parte minoritaria, l’acquisto di beni e servizi (come autobus e treni) oltre a contributi a imprese del settore. L’investimento principale avverrà sullo sviluppo della rete ferroviaria (missione 3 componente 1) a cui sono destinati circa 36,6 miliardi di euro. La seconda voce più rilevante riguarda invece interventi nell’ambito della rigenerazione urbana e dell’housing sociale (missione 2 componente 3 e missione 5 componente 2) a cui andranno circa 5,2 miliardi. Al terzo posto invece si trovano gli investimenti relativi al trasporto rapido di massa a cui andranno circa 3,6 miliardi. DANIELE LEUZZI

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Dal 2010, è aumentato del 40% il contributo delle energie rinnovabili 935.838 il numero di impianti solari fotovoltaici presenti sul territorio italiano al 31 dicembre 2020, secondo il Gse

Fotovoltaico, la vera rivoluzione energetica MARIA PIA ROMANO

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ransizione ecologica è una delle parole più usate nei titoli dei gironali di settore, spesso però i dati dicono l’esatto opposto rispetto ad un’Italia dove è difficile pensare alla produzione senza energia da fonti fossili. Tra le varie fonti rinnovabili solare fotovoltaico è senza dubbio il settore in maggiore crescita. In soldoni i pannelli fotovoltaici convertono la luce solare in energia elettrica è sono costituiti da due strati di silicio, separati da un semiconduttore, e nel loro insieme creano un campo elettrico all’interno del quale le particelle di luce (fotoni) si muovono, generando energia che viene poi incanalata all’interno dei cavi elettrici. Negli anni questi sistemi si sono perfezionati sempre di più, oltre ad essere aumentati di numero, e la produzione di energia a partire dai raggi solari è aumentata notevolmente.

Soprattutto tra il 2010 e il 2013, quando sono stati introdotti una serie di incentivi per promuovere la diffusione di questo sistema di produzione energetica. Sul territorio italiano sono presenti più di 900mila impianti, per lo più al nord, anche se il sud produce una quota maggiore di energia. Negli ultimi anni l’Italia ha fatto grandi passi avanti in questo senso ed è diventata autosufficiente al 91% in quanto a fonti rinnovabili. All’interno di questa categoria, uno dei settori in maggiore crescita è quello fotovoltaico, che genera energia elettrica grazie ai raggi solari. Secondo lo European science hub, il solare fotovoltaico è inoltre il tipo di energia rinnovabile con il più ampio margine di riduzione dei costi e aumento dell’efficienza, ed è quindi da considerarsi come parte integrante della transizione europea verso un sistema energetico a basse emissioni. Nonostante un forte attaccamen-

to alle fonti fossili gli ultimi 10 anni hanno fatto registrare un + 40% contributo energetico proveniente dalle fonti rinnovabili. Nonostrante siamo ancora al di sotto della media Ue, nel 2019 la quota ha raggiunto il 18,2%, 1,5 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Un dato che premia molto il fotovoltaico che in Italia è secondo, nella classifica delle fonti rinnovabili, solo all’idroelettrica. Secondo il rapporto statistico del 2020 sul solare fotovoltaico realizzato dal Gestore servizi energetici (Gse), tra il 2010 e il 2020 il numero di impianti fotovoltaici è infatti più che quintuplicato e oggi la potenza complessiva di tali impianti è pari a 21.650 megawatt. Numeri importanti se si tiene conto che la soglia del numero di impianti fotovoltaici è di poco inferiore al miliardo. Secondo il GSE infatti sarebbero al 31 dicembre 2020, ben 935.838 gli impianti in fun-

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zione e di questi più 55mila sono stati installati nel corso del 2020 producendo nello stesso anno 25mila Gwh (gigawattora) di energia elettrica. Roma è la provincia italiana con più impianti solari fotovoltaici, anche per il numero di uffici pubblici che ha rigenerato i plessi con la realizzazione di impianti sui tetti. La leadeship del settore comunque è ancora in mano alle regioni del nord con il 55,5% degli impianti solari fotovoltaici. Nel sud della penisola (incluse le isole) è invece localizzato il 27,2% degli impianti. Queste quote però cambiano se, oltre ai numeri assoluti, consideriamo anche la potenza degli impianti. Il nord detiene il 44,5% della potenza fotovoltaica nazionale, mentre il sud e le isole il 37,4%. Secondo la fondazione Open Polis “nelle regioni meridionali c’è quindi un numero inferiore di pannelli, ma in proporzione la loro potenza risulta maggiore. Non c’è una perfetta corri-

spondenza tra il numero di impianti e il quantitativo di energia prodotta. In parte, la produzione dipende anche dalla potenza dei pannelli stessi. Ma soprattutto dipende dalle condizioni meteorologiche del territorio e quindi dalla disponibilità di luce solare. Motivo per cui il sud Italia, che pure come abbiamo visto è meno dotato di impianti, produce la quota maggiore di energia solare fotovoltaica. Il 41% dell’energia elettrica generata con il sistema fotovoltaico proviene infatti dal sud e dalle isole. La prima regione in questo senso è la Puglia, dove nel 2020 è stato prodotto il 15% di tutta l’energia solare fotovoltaica a livello nazionale. Lecce è la provincia con la quota più elevata di produzione (3,7% del totale italiano), seguita da Foggia, Brindisi e Bari. Al di fuori della Puglia invece sono Cuneo e Viterbo le province con la produzione più alta (2,6% del totale nazionale). Mentre

Roma, la provincia con più impianti in numeri assoluti, produce solo il 2,2% dell’energia solare fotovoltaica. La maggior parte degli impianti fotovoltaici si trovano nel settore domestico (l’86% del totale). Seguono il settore terziario, l’industria e l’agricoltura. Ma si tratta per lo più di strutture di piccola taglia e di potenza ridotta. Il 51% della potenza si trova infatti nel settore industriale, dove è concentrato solo il 4,3% degli impianti”. Un dato chiave che avvia anche una seria discussione sulle nuove forme di bonus per la rigenerazione energetica delle abitazioni. Difatti i dati del 2020 secondo le prime stime sono aumentati vertiginosamente in questo 2021, grazie alle misure a sostegno dell’edilizia ed in modo particolare al risparmio energetico. Ci si trova dinanzi ad una rivoluzione oggetto anche di una nuova campagna di alfabetizzazione del settore energetico.

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IL RAPPORTO COMMISSIONATO DAL GOVERNO ALLA CA’ FOSCARI DIPINGE SCENARI INQUIETANTI PER LE REGIONI ITALIANE

COP26, I CAMBIAMENTI CLIMATICI CHE MINACCIANO IL NOSTRO PAESE MARCO ZONETTI

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a anni sentiamo parlare a profusione di cambiamento climatico, spesso liquidando le varie ipotesi come scenari da film catastrofico e niente più. Ma qualche mese fa, quando sulla Sicilia si è abbattuto il “medicane”, ovvero l’uragano mediterraneo, anche molti fra i più scettici

sono rimasti sbigottiti e hanno iniziato a porsi qualche domanda. E, in tema di Cop26 di Glasgow, come sottolinea Federico Fubini sul Corriere della Sera, “il cambiamento climatico non sarà neutralizzato nell’arco delle nostre vite. Il negoziato fra i governi riguarda l’intensità del riscaldamento che le superpotenze dell’economia mondiale sono disposte a tollerare. La traiettoria sulla base degli impegni di Glasgow punta verso un aumento delle temperature medie della Terra di 2,4 gradi entro la fine del secolo, anche se governi di-

chiarano di voler limitare gli aumenti fra 1,5 e due gradi”. Noi non assisteremo a tutto ciò, ma chi verrà dopo di noi (non molte generazioni successive, per giunta) dovrà fare i conti con un clima assai differente rispetto a quello cui siamo abituati. Per quanto riguarda l’Italia, già s’intravedono i prodromi di quanto potrà accadere. Maggiore siccità e per converso improvvise “bombe d’acqua” caratterizzate da precipitazioni eccezionali con danni inenarrabili ai terreni agricoli e ai raccolti, a Sud come a Nord. Migrazioni dalle

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zone costiere. Minore flusso di turisti. Al riguardo, il Ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini ha commissionato alla Ca’ Foscari un rapporto sull’impatto sull’Italia in vista dei più attendibili fra i vari scenari ipotizzati di cambiamento climatico. Tra i diversi capitoli del rapporto, quello che si focalizza sulle conseguenze generali dei mutamenti ambientali sulle diverse regioni italiane è di particolare interesse. Le notizie non sono buone. Secondo gli studi più accreditati, infatti, la probabilità di “subire danni per eventi

estremi dati dal cambio climatico è salita del 9% negli ultimi vent’anni”. E ancora: “Uno degli aspetti più sconcertanti è però nel carattere discriminatorio fra i diversi territori anche degli scenari relativamente meno gravi. Se pure la temperatura non salisse di oltre due gradi rispetto all’era preindustriale — nell’ipotesi ottimistica che le superpotenze accettino sforzi maggiori degli attuali — destini diversi attendono le varie regioni italiane”. Fra una decina d’anni, fin dal 2030 e almeno fino al 2050 circa, in quasi

tutta Italia si assisterebbe dunque a una crescita dell’1.1% delle temperature medie nel periodo estivo. Ma già entro i prossimi dieci anni, a Sud, l’andamento delle piogge sarebbe piuttosto spietato. “In Sicilia e sulla fascia tirrenica e meridionale della Sardegna, il calo delle precipitazioni sarebbe del 9% inferiore alle medie degli ultimi quarant’anni. Anche il versante ionico della Calabria sarebbe colpito da una riduzione delle piogge che minaccia la vegetazione e la produttività dell’agricoltura”. Se invece entro mezzo secolo non ve-

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Le notizie non sono buone. Secondo gli studi più accreditati, infatti, la probabilità di “subire danni per eventi estremi dati dal cambio climatico è salita del 9% negli ultimi vent’anni”.

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nissero azzerate le emissioni nette di CO2 e la temperatura in tutto il mondo crescesse di una media di 3 gradi circa, la Sicilia “perderebbe il 14% delle sue piogge e la siccità diverrebbe una minaccia per gran parte del centro-sud, specie sulla fascia tirrenica. Al contrario al Nord — soprattutto a Nord-Ovest — viene previsto per il 2050 un aumento delle piogge invernali del 9% negli scenari più miti e del 12% in quelli più duri, abbastanza comunque da porre il problema delle inondazioni”. Cosa dire poi dell’innalzamento del livello del mare? Come la possibile siccità al Sud, anche questo fenomeno è strettamente legato alla questione

delle migrazioni interne, specie se si assistesse, fra il 2070 e il 2100, all’elevarsi di 50 centimetri del Tirreno e di 80 dell’alto Adriatico. Se le migrazioni interne sono uno scenario da tenere in considerazione, non si può naturalmente sottovalutare l’impatto sul turismo nel nostro Paese. Una delle analisi più credibili prefigura “un calo del 15% degli arrivi di turisti dall’estero — anche per il forte ridursi delle nevi a Nord — con un aumento del 2% delle temperature. L’agricoltura perderebbe 12,5 miliardi di fatturato a metà secolo, con depauperamento a doppia cifra del valore dei terreni”. E vi sono regioni destinate a esse-

re piagate più delle altre dal punto di vista economico. Parliamo della Campania, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e della Sardegna. E com’è ovvio, per via del problema dell’innalzamento del mare che colpirebbe in primis Venezia, anche il Veneto sarebbe uno dei territori più danneggiati. Chi era avvezzo a pensare che i cambiamenti climatici potessero causare rivoluzioni nefaste in un futuro molto lontano e in ipotetici luoghi remoti e distanti, è meglio che si ricreda. Ed è ormai cruciale che chi di dovere corra ai ripari prima che quel futuro lontano diventi il presente e quell’ipotetico luogo distante diventi l’Italia.

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taria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231. La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori. Spese ammesse Le spese di formazione agevolabili sono quelle relative alle attività di acquisizione delle competenze e al consolidamento delle conoscenze delle tecnologie – previste dal Piano nazionale Industria 4.0, secondo quanto indicato nel D.M. del 4 maggio 2018. Tra le tante sono – per esempio – ammesse quelle relative a spese per la formazione in ambito: 1. Big data e analisi dei dati

N.B.: nel caso in cui i destinatari delle attività di formazione ammissibili rientrino nelle categorie dei lavoratori dipendenti svantaggiati o molto svantaggiati il credito sarà del 60% del costo lordo orario. A chi si rivolge Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indi- pendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime conta- bile e dal sistema di determinazione del reddito ai fini fiscali. 24 Progetti Finanza&

Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volon-

2. Cloud e fog computing 3. Cyber security 4. Internet delle cose e delle macchine 5. Integrazione digitale dei processi aziendali 6. sistemi cyber-fisici 7. prototipazione rapida 8. sistemi di visualizzazione e realtà aumentata 9. interfaccia uomo macchina 10. robotica avanzata e collaborativa 11. manifattura additiva

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Fini dell’utilizzo del contributo

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Lidi e strutture balneari

concessioni in scadenza nel 2023: lo ha deciso il Consiglio di Stato L’elemento più insolito è che i giudici si siano sostituiti al legislatore fissando un termine preciso entro cui istituire le gare, quello del 31 dicembre 2023 FRANCESCO GASBARRO

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l settore balneare su cui si fonda gran parte dell’economia delle zone costiere italiane è sul piede di guerra. Le fibrillazioni sono dovute alla paventata possibilità che nel 2023 possano decadere tutte le concessioni balneari che consentono agli attuali gestori di strutture turistiche e lidi di esercitare la professione su aree demaniali. A deciderlo è stata la sentenza del Consiglio di Stato (n. 18 del 9 novembre 2021) come esito dell’adunanza plenaria tenutasi lo scorso 20 ottobre in seguito al caos generatosi dopo l’estensione delle concessioni balneari fino al 2033, decisa dalla legge 145/2018.

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L’allora ministro del turismo Gian Marco Centinaio, promotore della norma, aveva giustificato il provvedimento come un necessario “periodo transitorio” volto ad attuare il riordino generale del settore, che però a distanza di tre anni non è mai stato

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completato. Dopo le fibrillazioni scattate in seguito al Disegno di legge in materia di concorrenza (allora i rappresentanti del settore protestarono davanti ai palazzi romani del potere), le imprese balneari di tutta Italia hanno subito un duro colpo a causa di due nuove sentenze del Consiglio di Stato che hanno ribadito quanto già in altre occasioni la stessa giustizia amministrativa aveva deliberato: il rinnovo delle concessioni fino al 2033 previsto dalla legge 145 del 2018 è illegittimo se non passa attraverso una procedura di gara a evidenza europea.

vi sia la possibilità che tali sentenze possano fare giurisprudenza per tutte le concessioni balneari. Le stesse, infatti, si esprimono su casi specifici singoli ancorché in seguito generalizzati dalla magistratura amministrativa per i loro effetti economico-sociali che vanno ad abbracciare una rilevante platea di soggetti. La sentenza 18/2021, in particolare, è l’ultimo atto di un ricorso promosso da un bagnino che si era visto rifiutare la proroga automatica della concessione balneare dal Comune di Lecce, che secondo lui gli spettava di diritto in forza della legge 145/2018.

A posteriori si può dire dunque che la legge, nel tentativo di fare qualcosa di buono, ha evidenziato delle criticità che ora fanno tremare gli imprenditori balneari che, nella maggior parte dei casi sono nuclei familiari che hanno una lunga tradizione nel settore, spesso tramandata. Le fibrillazioni sono dovute al fatto che

“L’elemento più insolito è che i giudici si siano sostituiti al legislatore fissando un termine preciso entro cui istituire le gare, quello del 31 dicembre 2023” – afferma MondoBalneare, un’importante voce del settore. “Ma soprattutto, appare bizzarro che il Consiglio di Stato dichiari illegittima l’estensione al 2033 in quanto auto-

matica e generalizzata, per poi stabilire un’altra sorta di proroga altrettanto automatica e generalizzata. In ogni caso, questa è la pronuncia con cui il governo inevitabilmente dovrà fare i conti per mettere mano alla riforma del settore entro tempi brevi; e più che del Consiglio di Stato, la colpa per essere arrivati a questa situazione è di tutta la politica italiana, che in tanti anni ha fatto solo chiacchiere e non è stata in grado di approvare una riforma seria e adeguata”. Non è ancora chiaro ora come lo Stato si dovrà comportare nei confronti delle migliaia di concessionari che hanno già avuto il proprio titolo protocollato ufficialmente fino al 2033 e hanno effettuato investimenti di conseguenza, ma questa sarà una materia di cui senz’altro si dibatterà a lungo nei prossimi mesi, e che molto probabilmente si risolverà con dei cospicui indennizzi a favore dei concessionari uscenti.

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C O M E R I P O R TAT O N E L R A P P O R T O S U L L A M O B I L I TÀ D E G L I I TA L I A N I P U B B L I C AT O N E L 2 0 2 0 D A I S F O R T , D A L LO C K D O W N S I È R E G I S T R AT O U N C A LO N E L L A D O M A N D A D I T R A S P O R T O P U B B L I C O

Gli italiani hanno paura dei mezzi pubblici per il covid?

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GAIA STAICO

li italiani hanno paura dei mezzi pubblici dopo la pandemia? Una vera e propria risposta a questa domanda è molto difficile da dare ma di certo il popolo italico ha ridotto notevolmente l’uso dei mezzi pubblici in questa emergenza covid. Come riportato nel rapporto sulla mobilità degli italiani pubblicato nel 2020 da Isfort, durante il periodo del lockdown si è registrato un calo non solo nella domanda di trasporto pubblico, ma in generale nel tasso di mobilità. A dettare questi dati è sicuramente anche il continuo ricorso alle varie restrizioni e chiusure che hanno ridotto di molto gli spostamenti. Basti pensare al periodo del lockdown che ha completamente paralizzato ogni tipo di attività, ma è emblematico come il 62,5% de- Isfort. “Una quota che invece di dimigli spostamenti, nel 2019, sono stati nuire nel tempo è tornata ai livelli del effettuati con l’automobile, secondo 2008 – secondo Isfort - cioè di oltre 10

anni prima. Dall’altra parte il tasso di mobilità sostenibile, ovvero la quota di spostamenti realizzati con mezzi pub-

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blici, a piedi o in bicicletta, che aveva raggiunto il picco nel 2017, attestandosi al 37,9%, è scesa nel 2019 al 35%. Tuttavia va sottolineato che nel 2019 risultavano in calo complessivamente la frequenza settimanale di tutti gli spostamenti, sia con mezzi pubblici che privati”. Se guardiamo il livello locale, nelle grandi città, si è registrato lo stesso fenomeno. Nella città capitale, ossia Roma e in quella dell’economia ossia Milano ad esempio l’uso di bus e tram è diminuito di 0,6 punti percentuali nel periodo post-pandemico se si prende in considerazione una forbice temporale di una settimana, passando dal 2,9% al 2,3% per Milano e dal 2,3% all’1,7% per Roma. Il trasporto extraurbano tra strada ferrata e gomma è stato invece toccato in misura minore da questo cambiamenti. Nell’emergenza pandemica, infatti, diversi spostamenti a breve raggio sono stati effettuati a piedi, soprattutto all’interno delle città. Questo tipo di mobilità è definito da Isfort come “mobilità di prossimità”

e se si tiene conto dei numeri nonostante l’allnetamento delle restrizioni e dell’emergenza covid l’utilizzo della mobilità di prossimità è rimasto ad un livello quasi doppio rispetto al periodo pre-pandemico. Anche Legambiente e Ipsos ci regalano una lettura del fenomeno abbastanza precisa. “La frequenza nell’uso settimanale delle automobili - spiega il dato pubblicato da Legambiente e Ipsos - è stata toccata solo lievemente dalla pandemia, nonostante la diffusione soprattutto durante il lockdown, delle modalità di lavoro da remoto. Questo a riprova di una tendenza costante in Italia a prediligere il trasporto con mezzi privati. Una questione che sicuramente è da collegare, al di là dell’emergenza sanitaria, ai diversi livelli di disponibilità e diffusione del servizio sul territorio”. Nel 2019, infatti, secondo Istat sono solo 2 milioni i cittadini hanno usato i mezzi pubblici rispetto ai 16,5 milioni di italiani che hanno preferito i mezzi

privati per recarsi al lavoro ogni giorno. Secondo il report trasporto passeggeri e mobilità realizzato nel 2020 dall’associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), “la domanda di trasporto passeggeri ha visto un costante aumento in Italia dagli anni ’90 ai primi anni 2000, per poi stabilizzarsi fino al periodo successivo alla crisi del 2008 (che ha comportato una temporanea riduzione). A partire dal 2012, ha ripreso ad aumentare”. Un questione non solo economica ma sopratutto ambientale se si tiene conto che 25% delle emissioni di gas serra in Ue sono riconducibili al settore dei trasporti, nel 2020. I mezzi a combustione, infatti, sono nella hit-parade dei responsabili del cambiamento climatico. A sottolinearlo è European environmental agency (Eea) che ha evidenziato come il settore industriale e quello di produzione dell’energia elettrica hanno ridotto negli anni le loro emissioni di Co2, nel caso dei trasporti queste sono invece aumentate.


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FRANCESCO GASBARRO

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uperbonus gioie e dolori. La misura di incentivazione ai lavori di efficientamento, tramite cessione del credito, ha rimesso in moto il settore dell’edilizia e al contempo ha permesso a tanti cittadini di rendere più sicuri e confortevoli le proprie abitazioni. Ma il rovescio della medaglia, così come da costume italiano, è stato un sistema di truffe sulla cessione del credito che ha portato a veri e propri cantieri fantasma in tutta Italia. L’allarme è stato lanciato dal Corriere della Sera che ha denunciato quanto sta accadendo a Treviso, dove la Guardia di Finanza ha fatto emergere un “buco nero” all’interno del quale sono finiti milioni di euro sotto forma di cessioni di credito per lavori che però non sono mai iniziati. Proprio per l’ampia diffusione di questo fenomeno distorsivo risulta utile affidarsi a degli esperti, per non incorrere in problematiche aggiuntive per una materia che è già di per sé complessa. Abbiamo chiesto a Gaetano Festa, responsabile commerciale di Gargano Esco - impresa di costruzioni, ristrutturazioni e servizi per l’edilizia, specializzata nell’ambito del Superbonus – di stilare le dieci best practice che i clienti devono tener presenti prima di addentrarsi nel mare magnum

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delle pratiche. Il caso di studio è quello di lavori da eseguire all’interno di un condominio.

Questa è la fase in cui si vanno a puntualizzare alcuni aspetti che sono sopraggiunti dopo la progettazione iniziale. Dopo aver fatto avvicinare quanto più possibile le idee delle parti coinvolte nella pratica si può finalmente pervenire alla firma del contratto con più certezze. Il punto esatto da cui partire è stato fissato e allora non resta che suggellare l’intesa.

1) VALIDITA’ DELL’ASSEMBLEA CONDOMINIALE. Come primo accorgimento è necessario accertarsi che i lavori per il Superbonus siano deliberati dall’assemblea condominiale in maniera corretta, sotto il profilo formale. In particolare, la decisione deve essere deliberata attraverso un atto valido. Se l’azienda che si propone non si preoccupa di questo aspetto vuol dire che potrebbero esserci dei profili di rischio. 2) STABILIRE UN ITER OPERATIVO PRECISO.

È importante che chi esegue i lavori abbia in mente un cronoprogramma preciso. L’improvvisazione non porta mai nessun beneficio. Altresì è importante stabilire i ruoli in tutto l’iter dei lavori, con chiari impegni reciproci. Una buona accountability porta ad avere ben chiare le responsabilità del general contractor, del soggetto cedente e dei condomini, per comprendere chi in futuro debba assolvere taluni adempimenti.

GAETANO FESTA Responsabile commerciale di Gargano Esco

Lo studio di prefattibilità va sottoposto all’assemblea dei condomini per un’ulteriore conferma di prosecuzione dell’incarico. Con questo atto si definisce a livello generale cosa si vuole fare e con quali strumenti. È buona prassi che i soggetti che cedono il credito vedano in anticipo come sarà fatto il lavoro.

5) INTEGRAZIONE ALL’INCARICO ORIGINALE.

6) FIRMA DEL CONTRATTO (ATTENZIONE ALLE CLAUSOLE)

In sede di firma del contratto bisogna porre l’attenzione a tutte le sue componenti. Servono elementi chiari che mettano in relazione impegni del committente e quelli del general contractor. In molti casi possono essere presenti delle clausole tramite le quali il general contractor si riserva la possibilità di cedere a terzi l’intervento. Molti operatori dal nome importante si presentano alla firma e poi cedono le incombenze ad altri, senza

3) CORRETTO SCAMBIO DI INFORMAZIONI.

Dopo aver stabilito i ruoli è necessario mantenere una costante e coerente comunicazione. Tutto deve essere reso noto, sia per quanto riguarda gli interventi programmati che quelli accidentali. In questo senso risulta importante operare un “Check” condiviso tra tutti gli attori in campo, soprattutto se i lavori riguardano un condominio in cui ci sono molte famiglie residenti. L’informazione costante è il miglior modo per capire la buona volontà delle parti. Se l’azienda non ragguaglia le parti allora vuol dire che non sta facendo un buon lavoro.

co GarganoEs

4) STUDIO DI PREFATTIBILITA DELLA SOCIETA’ DI PROGETTAZIONE. In ogni settore di operato la programmazione e la progettazione a monte sono un buon viatico per il successo. Servono per prendere visione della bozza dei lavori, con una proposta dell’intervento che si pensa di fare. W W W . P R O G E T T I E F I N A N Z A . I N F O

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nessuna possibilità di opporsi. In questo caso bisogna sempre sincerarsi che vengano sottoscritte le adeguate coperture assicurative e le polizze a sicurezza del contratto, perché chi ne risponde è il committente.

prestazione, l’azienda che esegue i lavori deve occuparsi di questo soltanto, non di quale fornitore imporre al cliente.

9) INDIVIDUARE UN CO-

7) STABILIRE I TEMPI DI ESE- PROGETTISTA. CUZIONE.

Il soggetto che esegue le opere deve rendere note le tempistiche con le quali intende approvvigionarsi delle materie prime necessari ai lavori. Tali tempistiche devono essere certe e inoltre devono essere previste delle penali per eventuali ritardi che possono gravare sul cronoprogramma dei lavori. In un contesto in cui le materie prime scarseggiano, questa potrebbe comunque essere una scusa che va a coprire delle forme di inerzia.

8)

REQUISITI PRESTAZIO-

NALI SULLA SCELTA DEL MATERIALE.

Diffidate dalle aziende che vi impongono una determinata marca per i materiali da impiegare. Il cliente deve essere libero di scegliere il suo fornitore preferito, pur mantenendo gli standard qualitativi richiesti dall’intervento. Se si parla di efficientamento bisogna mantenere dei livelli chiari di

Questa

figura

può risultare molto utile per mediare. Deve essere una figura di fiducia, una figura di coordinamento tra le due parti. I condomini possono individuare questo professionista in modo che sia lui ad interfacciarsi all’azienda che sta eseguendo i lavori. Può essere un adempimento utile anche in fase di controllo, durante l’esecuzione dei lavori.

10) EVITARE CONTESTAZIONI AGENZIA DELL’ENTRATE.

Il rischio di contestazioni dell’Agenzia delle Entrate è stato notevolmente ridotto con il DL Semplificazioni dello scorso agosto. L’agenzia ha avuto un limite sull’eventuale richiesta di restituzione del credito in caso di contestazione di una spesa. Qualora questo dovesse accadere sarebbe comunque limitato alla singola voce di spesa. A tal proposito, è positivo quando l’azienda gode di convenzioni per il rilascio di un’assicurazione sul credito.

GarganoEs co

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CreditCheck

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MARIA PIA ROMANO

confidi, assicurazioni, agenzie immobiliari, società dilatelecomunicazioni, utilities, Da prima che Puglia diventasse di si terrà l’evento nazionale Covid free. moda, Gallipoli lo era già. Era il ’94 Come vi state attrezzando?

quando D’Alema e Buttiglione si incon- Gallipoli ha una responsabilità imporimprese e professionisti travano al Bastione, storico ristorante della città, per discutere le strategie per superare il governo Berlusconi. E poi Gianni Morandi a Lido Pizzo, e tanti altri vip negli anni hanno scelto la splendida cittadina ionica cantata dal poeta Vittore Fiore. I ragazzi che ora fremono per andare in vacanza a Gallipoli non erano ancora nati, ma la città era già famosa, anche per le sue discoteche. I lidi che mettevano un po’ di musica nelle notti speciali dell’estate: San Lorenzo e Ferragosto, quello che è venuto dopo è storia, perché Gallipoli ha saputo richiamare tutto il mondo, con il suo mare cristallino, i suoi locali, i suoi eventi. Ora cosa succede? Ne abbiamo parlato con il Sindaco Stefano Minerva. Sindaco Minerva, a giugno Gallipoli

tante e proprio perché è riconosciuta a livello nazionale come città anche dei giovani, si è scelto di fare nel territorio l’evento. Nulla sarà affidato al caso, vi è un protocollo da rispettare e che riguarderà tutti gli attori del sistema. Abbiamo una grande responsabilità e non possiamo permetterci di perdere la partita. Stiamo lavorando costantemente per la buona riuscita dell’evento pilota di giugno. È chiaro che le Istituzioni fanno il possibile, il resto però richiede un contributo importante anche dagli esterni. Ci sono imprenditori che stanno investendo su nuove discoteche e, a quanto pare, sono già arrivate molte prenotazioni da parte di ragazzi da tutta Italia. Gallipoli tornerà ad essere la capitale del divertimento giovanile?

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Gallipoli non torna indietro, o meglio: va avanti. sempre. Nei decenni passati Gallipoli era il punto di riferimento per le famiglie poi, grazie alla visione di imprenditori illuminati, il brand Gallipoli è diventato un’attrattiva per i più giovani. Sono del parere che un target non debba necessariamente escludere l’altro: Gallipoli nell’ultimo triennio è diventato un modello nazionale in grado di coniugare famiglie e cultura, giovani e divertimento. Non a caso gli ingressi dei contenitori culturali della città hanno visto il proprio numero raddoppiarsi. Gallipoli è una città ricca di storia, crocevia di culture, ma è anche una città fresca e giovanile. Come tutti i rapporti di convivenza serve il buon senso e il rispetto delle regole, senza non si può immaginare alcun futuro. La voglia di vivere la notte è tanta, ma siamo reduci da zona rossa e invochiamo che cessi il coprifuoco. Si comincia a parlare di vaccini per i più giovani. Pensa di organizzare centri vaccinali dedicati ai turisti, se ne avrà la possibilità? L’attuale Amministrazione ha dedicato un’attenzione importante al settore sanitario. Mi preme fare una piccola, importante premessa: il nosocomio gallipolino è diventato di primo livello proprio negli ultimi anni e insieme al Distretto Socio Sanitario abbiamo attivato un centro di assistenza medica per i tu-

ANALISI

MONITORAGGIO

VERIFICA DATI AZIENDALI


Cosa cambia con il Decreto Antifrode e la Circolare 16/E dell’Agenzia delle Entrate

LE NOVITÀ DEL SUPERBONUS IN ARRIVO MARCO ZONETTI

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Partendo dal dato secondo cui, solo il Superbonus 110% è costato – con correzioni, ritocchi e semplificazioni varie - oltre 10 miliardi di euro, e a fronte di un ammontare di presunte truffe per circa 950 milioni di euro, il Governo ha voluto, con il Decreto Legge 157 dell’11 novembre 2021 ribattezzato “antifrode”, cambiare le regole. Relativamente alla cessione del credito, per esempio, il decreto Rilancio imponeva l’obbligo al visto di conformità solo per chi avesse ceduto il credito con il Superbonus, mentre con il nuovo decreto legge l’obbligo si estende in caso di Superbonus anche a chi chieda direttamente il rimborso fiscale ma soprattutto anche a chi dovesse cedere il credito per le altre

agevolazioni, comportando così una dilatazione dei tempi e il lievitare dei costi. Nel caso in cui emergano “profili di rischio” che richiedono verifiche, si attiva poi lo stop alla cessione del credito o allo sconto in fattura per Superbonus e gli altri bonus ristrutturazione. In base a determinati profili di rischio che saranno individuati per ogni diversa tipologia dei crediti ceduti”, l’Agenzia delle Entrate potrebbe sospendere fino a trenta giorni gli effetti delle comunicazioni di cessione del credito. In caso di esito positivo delle verifiche, o scaduti i trenta giorni, la cessione del credito diviene dunque efficace. Sempre per quanto riguarda le problematiche dei bonus

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edilizi, una delle conseguenze sgradite è stata senz’altro quella del rincaro dei prezzi degli interventi, spesso del tutto ingiustificato. Ecco perché il Governo – pare per volere dello stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi - ha pensato a listini prezzi di riferimento, onde evitare fatture gonfiate e impennate dei costi dei lavori. Quanto all’obbligo del visto di conformità rilasciato da Caf e commercialisti, esso viene esteso anche qualora il Superbonus 110% sia portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi. L’obbligo non sussiste però se è il contribuente stesso a presentare la dichiarazione. Se nel momento contingente, il visto è richiesto solo in caso di sconto in fattura e cessione del reddito, dal gennaio 2022 l’obbligo scatterà anche per gli altri bonus edilizi. Per quanto concerne invece la proroga delle cessioni, sono rifinanziati per tre anni, fino al 2024, lo sconto in fattura e la cessione del credito in favore di ecobonus (compresi gli infissi), sismabonus, bonus facciate e le colonnine di ricarica. Sono poi confermate a loro volta, per il Superbonus 110%, la proroga della cessione del credito e quella dello sconto in fattura, fino al 31 dicembre 2025. Dopo il 2023 inizierà il calo della detrazione inerente al Superbonus, che ammonterà al 70% per le spese sostenute nel 2024 e al 65% per quelle del 2025. Per le villette unifamiliari, potranno avere accesso al supersconto solo i proprietari forti di un Isee sotto i 25.000 euro. Dopodiché l’Agenzia delle Entrate ha diramato la Circolare 16/E del 29 novembre 2021 a fare il punto sulle novità introdotte dal decreto antifrode. Si parla di asseverazione delle spese e visto di conformità per la cessione dei bonus casa per tutte le fatture recanti data dal 12 novembre in poi, data di entrata in vigore del decreto. L’asseverazione non potrà essere rilasciata a fronte di un semplice preventivo, bensì solo per lavori avviati. Sia l’asseverazione sia il visto di conformità dovranno essere rilasciati dagli stessi soggetti che li rilasciano ai fini del Superbonus. Per quanto concerne le spese, e per attesta-

re che i costi sono in linea con quelli di mercato, i tecnici quali architetti, ingegneri e geometri, abilitati alla progettazione, avranno facoltà di compilare una semplice autocertificazione, senza ricorrere a moduli appositi. Sui prezzari, l’Agenzia chiarisce che, per quanto concerne i lavori di ristrutturazione vera e propria, così come per il bonus facciate, bisogna far riferimento ai listini riportati nei prezzari predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, oppure ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi. E per i lavori di efficientamento energetico? In questo caso occorre fare riferimento ai prezzari pubblici previsti per il Superbonus, oppure ai prezzi indicati nell’Allegato I al DM 6 agosto 2020, relativi in particolare a infissi, caldaie e pompe di calore, a fronte di una descrizione analitica dell’intervento realizzato. L’Agenzia delle Entrate ribadisce inoltre l’impossibilità di procedere con la comunicazione di cessione del credito, a fronte delle sole fatture relative ad acconti, se i lavori non sono almeno avviati. Questo perché, in base al decreto antifrode: “il sostenimento di una spesa trova una giustificazione economica soltanto in relazione ad una esecuzione, ancorché parziale, di lavori”. Pertanto, “la nuova attestazione della congruità della spesa non può che riferirsi ad interventi che risultino almeno iniziati”, benché non sia richiesto il rispetto di un determinato stadio di avanzamento dei lavori. In ultima analisi, la circolare 16/E chiarisce l’applicazione dell’obbligo di conformità e dell’asseverazione della congruità delle spese anche alle comunicazioni del credito relative alle rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute nell’anno 2020. Anche in questo caso specifico, sarà necessario di conseguenza richiedere le attestazioni.

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BONO à t i l a u q di i t t e g o r p a m r i f

Ffs celebra i 20 anni Infuturo la sfida è al greenwashing Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali: sono i numeri del Forum per la Finanza Sostenibile Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali. Sono i numeri impegnerà anche nel monitoraggio sia dell’evoluzione nordel Forum per la Finanza Sostenibile che ha celebrato i suoi mativa, sia dei fenomeni e delle tendenze di mercato, con20 anni di attività nell’evento conclusivo della Settimana centrandosi in particolare su investitori istituzionali e retail, SRI 2021 dedicato allo stato dell’arte e alle sfide future della Pmi e terzo settore. Fondamentale sarà per l’associazione finanza sostenibile in Italia. Il Forum dalla sua fondazione il lavoro per la trasparenza e contro il greenwashing e il lavora per promuovere gli investimenti sostenibili attraver- socialwashing, così come proseguire nella promozione del so attività di ricerca, divulgazione e formazione e aggrega dialogo tra investitori e imprese, attraverso iniziative di enGARANZIA ASSISTENZA soci che a diverso titolo promuovono la finanza sostenibile, gagement collaborativo. A queste sfide si accompagnano sull’intervento Servizio completo ad amministratori, stimolando il dialogo tra i diversi attori. «Iprorisultati di questi quelleGaranzia dell’educazione finanziaria e realizzato della comunicazione, anni hanno mostrato le enormi potenzialità della finanza con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei temi chiaASSISTENZA POST INTERVENTO gettisti e singoli condomini sostenibile e l’importanza del lavoro del Forum su temi di- ve della finanza sostenibile, aumentare la consapevolezza Monitoraggio dei risultati conseguiti e conSEMPLIFICAZIONE ventati ormai centrali nelle agende politiche e nelle strate- dei cittadini e portare il contributo del Forum al dibattito trollo delle performance dei prodotti utilizdegli operatoriresponsabile finanziari – ha commentato Unico gie interlocutore (proget- il presidente pubblico. zati della base associativa e delle attività del Forum del realizzazione, Forum Gian Franco Giannini Guazzugli − È una grande «La crescita tazione, acquisizione credito, soddisfazione celebrare oggi questo anniversario, guar- per la Finanza Sostenibile è andata di pari passo in questi ECONOMIE DI SCALA gestione finanziaria) dando avanti alle prossime sfide che ci attendono in que- anni con gli sviluppi della normativa a livello europeo e con Riduzione dei costideinecessari nelle varie la progressiva integrazione fattori ambientali, sociali sta fase di ripresa verso obiettivi di sviluppo sostenibile». CERTIFICAZIONE governance da parte degli operatori finanziari La prima sfida per il Forum è dare il proprio contributo – e di buona fasi in ragione di una gestione organica Certificazione sulla progettazione dell’interaziende dell’intero – ha dichiarato il segretarioe generale del in termini di divulgazione, formazione e ricerca – al rag- e delle unitaria intervento dell’esecuvento giungimento e sulla procedura di maturazione del degli obiettivi climatici e alla realizzazione di Forum Francesco Bicciato – Spesso il Forum ha avuto con zione contemporanea di un considerevole creditouna fiscale transizione ecologica giusta e inclusiva. Di pari passo, soddisfazione il ruolo di indicare la strada e anticipare tendi interventi l’associazione punta ad accompagnare lo sviluppo della denzenumero ed evoluzioni del mercatoanaloghi Sri. Con entusiasmo racfinanza sostenibile, promuovendo il riorientamento degli cogliamo le sfide del futuro: la trasparenza, la ricerca, la investimenti verso obiettivi di sostenibilità e una sempre divulgazione, il contributo per una transizione giusta e la Sedi&contatti più profonda integrazione dei fattori ambientali, sociali e promozione del dialogo costruttivo con le istituzioni e gli Sede legale nelle politiche aziendali. Il Forum si attori economici E-mail: pubblici e privati». di buona governance

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UN BORGO DOVE LA VACANZA PUÒ DIVENTARE ANCHE SOSTENIBILE

ROMAGNANO AL MONTE da antico borgo a Smart City

Recupero e ridestinazione dell’antico nucleo abitativo, un’opera maestosa con una progettazione dai più alti standard a firma dell’Ing. Antonio Lombardi titolare della Bono Ingegneria S.R.L.

Luogo: Romagnano al Monte –SAProgettista: Ing. Antonio Lombardi della BONO Ingegneria S.r.l Committente General Cotractor: GARGANO ESCO Importo dei lavori: 65 milioni di euro Superficie di intervento: 9.000 mq Unità immobiliari: 450 Cronologia realizzazione: 2022-2023

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E’ rimasto tutto pressoché intatto dopo quel terremoto meglio conosciuto come il terremoto dell’Irpinia, un territorio ad alta sismicità. Il progetto consiste nella rivitalizzazione del vecchio borgo di Romagnano al Monte, in provincia di Salerno, ormai abbandonato a seguito degli eventi sismici del 1980; oggi preda di numerosi atti di vandalismo che nel tempo hanno completamente depauperato gli immobili che insistevano su questo borgo caratteristico. Un intervento di recupero che rispetta quelle che sono le esistenti strutture e non va a sostituirle o a demolirle, ma va pienamente a recuperarle, come sottolineato dal progettista, Antonio Lombardi. Studio di fattibilità anche ad opera della Bono Ingegneria S.r.l. di cui il progettista, l’Ingegnere Antonio Lombardi ne è il titolare, azienda specializzata nel recupero dei centri abbandonati e in operazioni di partenariato pubblico-privato. «Le strutture in muratura, sono elemento caratteristico sia dell’organizzazione di un vecchio centro abitato sia della tipologia costruttiva dell’epoca. Recupero di tipo conservativo, ovviamente questo nuovo borgo accoglierà tutte quelle tipiche funzioni di una Smart City, all’interno di un contesto abitativo tipicamente caratteristico, saranno poi strutturate tutte quelle funzioni che oggi appartengono al nostro modo di vivere quotidiano, tutto ciò che oggi è tecnologia/domotica per le migliori condizioni di benessere.» Per comprendere appieno l’intervento sull’antico borgo di Romagnano al Monte è necessario descrivere il paesaggio naturale, le sue origini, i poco conosciuti patrimoni architettonici, la sua storia. A 80 km da Salerno e 45 km da Potenza, uno dei tanti paesi fantasma sparsi per lo stivale, che da

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nord a sud offrono continue sorprese. Un antico borgo arroccato a circa 650 metri sopra il livello del mare, in località Ariola, su uno sperone roccioso che scende a picco verso il torrente Platano, al confine con la Basilicata. Passando sulla S.S. Basentana si vede su uno sperone a strapiombo sul vallone. Il borgo è di origine romana, noto fin dall’antichità come fundus Romanius, ossia fondo, terreno in questo caso, di proprietà della famiglia dei Romanius, così come dettato dalla consuetudine in epoca classica, di attribuire al fondo rustico il nome della famiglia a cui apparteneva. L’antica cittadina pare basasse l’economia locale sulla coltivazione dell’ulivo. Terra di baroni, di marchesi, terra di feudatari e scenario di lotte con i briganti, come quella di Antonio Di Leo, autore di un efferato crimine, il quale venne prima impiccato e poi tagliata la testa, per aver trucidato i figli del barone Torella. Come tutti i paesi fantasma anche Romagnano al Monte è stata vittima di non poche sciagure: pestilenze, terremoti, brigantaggio e carestie, antiche storie che conferi-

scono al paese un aspetto dal fascino avvincente. «Ci sono all’interno di questo vecchio tessuto unità immobiliari che non esistono quasi più perché completamente cadute a seguito del sisma del 1980 – dice Antonio Lombardi - quelle saranno recuperate come spazi dedicati all’uso sociale mentre il borgo verrà recuperato e rivitalizzato. Ci sarà una percentuale di queste unità abitative che saranno messe a disposizione del contesto abitativo che nel frattempo, si è trasferito nel nuovo borgo ed una parte di queste abitazioni che invece saranno utilizzate per tutto il periodo di concessione da parte di alcuni operatori turistici che così contribuiranno con queste attività di circuito a rivitalizzare questo borgo vecchio.» Caratteristica di questa operazione sarà la contemporanea presenza di un operatore o più operatori turistici e persone che risiederanno stabilmente all’interno di queste unità abitative. Si diceva «una caratteristica di questa operazione alla quale non si vuole attribuire il concetto di villaggio, non vuole farsi

un villaggio vacanza, né d’altronde ci si pone l’obiettivo di restituirlo unicamente agli abitanti del posto, i quali oggi, non fosse altro per dimensione demografica non riuscirebbero mai a ricoprire tutto il tessuto abitativo antico. Negli anni i borghi si sono spopolati al di là dell’evento sismico, la caratteristica di questa operazione è quella di fondere e fare sinergia per far sì che: l’operatore turistico dia modo al residente di risiedere stabilmente, di lavorare e vivere in quel borgo; e l’operatore che rimane lì stabilmente a vivere sia al tempo stesso presidio di queste unità abitative che accolgono il flusso turistico e il turista o visitatore che sia, avrà l’opportunità di non stare all’interno di qualcosa di costruito o ricostruito cioè non aderente al vero, al contrario, sarà all’interno di un vero borgo italiano recuperato.» Rischio sismico, intervento fondamentale. È un intervento alla base della progettazione unitamente al miglioramento energetico, elementi fondanti dell’attività progettuale. Saranno usa-

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te tutte le risorse rinnovabili dalle biomasse, al fotovoltaico per l’approvvigionamento dell’energia solare, tutto convertito al led per il migliore utilizzo delle risorse coniugando utilizzo delle risorse alternative tipicamente rinnovabili ed uso estremamente razionale di queste risorse. «Recupero, restauro e ridestinazione anche turistica dell’antico borgo, nell’ottica dell’architettura sostenibile, verranno utilizzati unicamente materiali ecocompatibili - sottolinea il progettista - verranno utilizzate anche essenze tipiche della zona ma trattate con le moderne tecnologie. La domotica regolerà tutte le funzioni comuni nonché quelle delle singole abitazioni adibite agli operatori turistici in modo che si possa invertire tutta la risorsa termica ed elettrica evitando così che gli ambienti sciupino o utilizzino queste risorse unicamente in caso di utilizzo ed automaticamente abbattino l’uso delle risorse nel caso di momenti di non utilizzo delle strutture, ci sarà una tecnologia di comandi a distanza.» Il dialogo con l’amministrazione è stato importantissimo. «Prima di tutto questo è stato promosso ovviamente un esame del patrimonio edilizio esistente – continua Lombardi - è stata fatta una sapiente attività di rilievo e ovviamente ha visto coinvolto anche tutta l’amministrazione comunale, dimostrando massima disponibilità per migliore conoscenza di quei siti che solo loro potevano avere. Il dialogo con l’amministrazione è stato importantissimo, la quale mi ha fatto conoscere la storia e comprendere il perché quel borgo risultava organizzato in quel modo. Il borgo era

già patrimonio comunale. A seguito dell’evento sismico c’è stata la delocalizzazione dell’abitato, il comune dando a disposizione le nuove unità abitative, aveva acquisito al patrimonio comunale le unità di cui oggi stiamo parlando. Le abitazioni saranno tutte riqualificate e il comune nell’ambito delle proprie disponibilità provvederà autonomamente all’assegnazione o agli attuali residenti o a persone che ne faranno richiesta per un cambio di residenza. Ci sarà un riposizionamento delle unità attualmente dirute a nuove abitazione secondo quelle che sono le caratteristiche di accatastamento, che ciascuna unità abitativa il rapporto alle dimensioni e le caratteristiche che avrà, tenuto conto che le abitazioni in Borgo sono di piccole dimensioni, saranno tutti accatastate secondo la categoria A2. Del reperimento dei finanziamenti si occupa la GARGANO ESCO che finanzierà l’intera operazione.» Un borgo dove la vacanza può diventare anche sostenibile. La vecchia Romagnano al Monte è una testimonianza tangibile della storia del sud Italia. «Sarà un borgo che coniugherà un nuovo tipo di ospitalità, un po’ sullo stampo inglese, che prevede l’ospitalità all’interno di abitazioni private, con la struttura tipicamente dei borghi italiani, con il nostro modo di gestire gli spazi comuni e con le caratteristiche di innovazione quella applicata ad un’operazione di questo tipo. Un connubio un po’ particolare e forse la vera innovazione è questa, ossia il tentativo di andare un po’ oltre quella che è la natura turistica tradizionale. La volontà è quella di farlo realmente rivivere e non ci limitere-

mo semplicemente ad utilizzarlo.» Il soddisfacimento dei requisiti di conservazione e di quelli prestazionali ha suggerito l’adozione di una impiantistica tanto evoluta quanto congruente con la conservazione dei luoghi: dai collegamenti internet alla facilità di controlli in remoto; basso impatto, elevate prestazioni e funzionalità. Il cantiere sarà condotto rispettando le antiche e consolidate tecniche, l’impiego di materiali di recupero compatibili, l’adozione di tecnologie evolute a servizio del recupero. Un concetto di qualità globale di alto profilo qualitativo, che sarà raggiunto mediante azioni congiunte tra privato-pubblico per l’avvio di programmi di tutela e valorizzazione della bellezza urbanistica, architettonica e ambientale del borgo e del suo territorio. Le azioni a sostegno del progetto di recupero e ridestinazione. Iniziativa di recupero ecostenibile, le case di pietra, le viuzze, gli scalini disseminati per tutto il paese, le panche per chi voleva riposarsi, o quelle poste all’ingresso delle case quasi in segno di convivialità e accoglienza, saranno totalmente ripristinate e dalle finestre sarà possibile ammirare gli ulivi della valle. Secondo l’Istat, sono circa 6 mila i borghi italiani che stanno scomparendo sotto uno strato di incuria, rovi e tempo che passa. Spopolati per necessità umana o cause naturali, i paesi fantasma d’Italia continuano a raccontare storie che in pochi sono in grado di ascoltare davvero e di apprezzarne il fascino eterno. Il nostro Paese è pieno di paesini in via d’estinzione, abbandonati da secoli perché afflitti da terremoti, carestie o semplicemente dal richiamo della vita di città.

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SuperBonus 110%

A cura di Dario Gucci Avvocato

Acquisto case antisismiche. Un’alternativa al “superbonus 110%”.

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Il ventaglio di possibilità offerto dal superbonus 110% non si esaurisce ai contratti di appalto per interventi edilizi su edifici esistenti. La disciplina del 2013, il D.L. 63, ha incluso all’art. 16, comma 1 septies, una specifica disciplina per coloro che acquistano immobili rimodernati rispettosi dei moderni canoni di costruzione sotto il profilo antisismico. La detrazione in questo caso scatta in capo all’acquirente al momento del rogito notarile, cioè il contratto definitivo di compravendita, ma anche in questo caso è prevista l’ulteriore disciplina agevolativa della cessione del credito oggi molto diffusa nei lavori ammodernamento assistiti da superbonus 110. Questi gli elementi essenziali previsti dalla norma originaria: - gli interventi debbono essere realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3; - necessaria la demolizione e ricostruzione di interi edifici, allo scopo di ridurne il rischio sismico; è ammessa anche la variazione volumetrica rispetto all’edificio preesistente, ove le norme urbanistiche vigenti lo consentano, - vanno eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano, entro trenta mesi dalla data di conclusione dei lavori, alla successiva alienazione dell’immobile - le detrazioni dall’imposta in capo all’acquirente spettano entro un ammontare massimo di spesa pari a 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare - i beneficiari, cioè gli acquirenti, possono optare, in luogo della detrazione, per la cessione del corrispondente credito alle imprese che hanno effettuato gli interventi ovvero ad altri soggetti privati, con la facoltà di successiva cessione del credito. Ad oggi, in attesa di novità normative in fieri, tale disciplina fruisce del bonus acquisto 110% sul prezzo versato dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022. *** Sulla questione l’Agenzia delle Entrate ha già avuto modo di esprimersi entrando in particolare nel dettaglio sulle tempistiche dell’intervento. Questo il contenuto della risposta n. 80 del 3 febbraio 2021. Affinché l’acquirente, persona fisica, di un’unità immobiliare possa beneficiare della detrazione prevista dall’articolo 16, comma 1-septies del Dl n. 63/2013 (“sismabonus acquisti”

nella versione Superbonus 110%), l’atto di acquisto, relativo all’edificio demolito e ricostruito per ridurne i rischi sismici, deve essere stipulato entro i termini di vigenza dell’agevolazione, ossia entro il 30 giugno 2022 (termine oggi in corso di proroga). La richiesta di chiarimenti arrivava da una società di costruzione di edifici residenziali che voleva eseguire un intervento di demolizione e ricostruzione di un edificio nel rispetto delle condizioni richieste dall’articolo 16, comma 1-septies del Dl n. 63/2013, per poter consentire ai futuri acquirenti di fruire delle detrazioni previste dalla norma. Nell’atto di interpello, la società istante chiedeva se ci sia un limite - a pena di decadenza per i futuri acquirenti della unità di nuova costruzione - entro il quale perfezionare l’acquisto dell’immobile su cui è stato effettuato l’intervento. L’Agenzia, ovviamente nella risposta ripercorre la genesi della disciplina facendo partire le proprie argomentazioni proprio dalla lettura del comma 1-septies dell’articolo 16 del D.L. n. 63/2013, che prevede una detrazione d’imposta in favore dell’acquirente dell’immobile nella misura del 75% o dell’85% del prezzo di acquisto come risultante dal rogito notarile e comunque entro il limite massimo di spesa di 96 mila euro per ogni unità immobiliare frutto di interventi di demolizione e ricostruzione di interi edifici finalizzati alla riduzione del rischio sismico, anche con variazione volumetrica rispetto all’edificio preesistente e comunque nei limiti delle disposizioni normative urbanistiche. Requisiti necessari sono il passaggio a una o a due classi inferiori di rischio sismico, che l’intervento sia realizzato in uno dei Comuni compresi nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3 e che le imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare entro 18 mesi dalla data di conclusione dei lavori provvedono alla vendita delle unità immobiliari realizzate. L’Agenzia delle Entrate si riportava alla Circolare n. 24/2020 con la quale è stato chiarito che il Superbonus istituito con D.L. 34 del 2020 come convertito dalla Legge 77/2020 “si applica anche alle spese sostenute dagli acquirenti delle case antisismiche, cioè, appunto, delle unità immobiliari facenti parte di edifici ubicati in zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3 oggetto di interventi antisismici, effettuati mediante de-

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molizione e ricostruzione dell’immobile da parte di imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare che, entro 18 mesi dal termine dei lavori, provvedano alla successiva rivendita”. Al riguardo l’Agenzia aggiunge che, per le persone fisiche, per effetto delle modifiche apportate dalla lettera f) dell’articolo 1, comma 66, della legge di bilancio 2021, per tali interventi l’aliquota al 110% si applica «per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022. Per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022, la detrazione è ripartita in quattro quote annuali di pari importo». Infine, ricorda in modo quasi pleonastico l’Amministrazione che per usufruire del Superbonus serve il rilascio dell’asseverazione dell’efficacia degli interventi da parte dei professionisti iscritti ai relativi ordini o collegi professionali incaricati della progettazione strutturale, direzione dei lavori delle strutture e collaudo statico secondo le rispettive competenze. Di fatto, a differenza di quanto previsto dalla più articolata disciplina del “sismabonus 110”, i beneficiari dell’agevolazione fiscale c.d. “acquisto case antisismiche”, nelle forme della detrazione d’imposta, sono proprio gli acquirenti delle nuove unità immobiliari sulle quali sono stati effettuati interventi edilizi di miglioramento antisismico. Al pari del Superbonus 100% è però prevista in sede di rogito notarile, in alternativa alla detrazione, la possibilità di cedere tutto il credito maturato, nei limiti già evidenziati di 96.000 per unità immobiliare, alla società immobiliare che ha effettuato l’intervento scontando immediatamente tutto il beneficio fiscale dal prezzo di acquisto. Una grande opportunità per colo-

ro che hanno necessità di acquistare un immobile con finalità abitative soprattutto se si tiene conto che per tagli modesti ed in zone non di pregio il bonus fiscale, come è stato normativamente configurato, può assorbire buona parte del prezzo. Ultimo aspetto non irrilevante evidenziato nella risposta n. 80 citata è la tempistica dell’operazione. L’Agenzia infatti conclude che, riguardo il caso in esame, affinché l’acquirente dell’unità immobiliare possa beneficiare della detrazione prevista dall’articolo 16, comma 1-septies del Dl n. 63/2013 è necessario che l’atto di acquisto relativo all’immobile su cui sono stati effettuati i lavori sia stipulato entro la finestra temporale di vigenza dell’agevolazione, che, ripetesi, è ad oggi in corso di proroga. In buona sostanza il rogito dinanzi al notaio deve avvenire entro il termine di scadenza dell’agevolazione. In conclusione, non rimane che sperare in una lunga proroga di tale beneficio di un paio d’anni o più per dare il tempo sia alle imprese edili che agli acquirenti di affrontare con tranquillità un’operazione tanto complessa, massimizzando il beneficio concesso e senza temere i rischi della sua scadenza. Partendo da zero un intervento siffatto abbisogna di un orizzonte temporale di almeno tre anni dall’acquisto dell’immobile vetusto da demolire sino ai rogiti di vendita di tutti nuovi appartamenti realizzati. Mai come in questo caso è lecito sperare in una proroga lunga, anche a superiore a quella prevista per il superbonus 110% dovendo l’impresa includere nel suo cronoprogramma non solo la costruzione del nuovo manufatto ma anche tutte le operazioni di vendita per le quali ha, ad oggi, un termine di 18 mesi dall’ultimazione delle opere (sul punto vds. Circolare 24/E 2020).


Digital communication

A cura della dott.ssa Valentina Apicella Esperto in Digital Communication

CIRCULAR ECONOMY: L’ITALIA PRIMA IN EUROPA

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L’economia circolare si basa su un principio fondamentale: riutilizzare i materiali di scarto per alimentare nuovi cicli produttivi, riducendo al minimo gli sprechi, creando così un sistema capace di rigenerarsi da solo. Numerose imprese investono da anni nell’economia circolare e nello sviluppo sostenibile seguendo tre obiettivi fondamentali: ridurre i rifiuti della collettività, aumentare il riutilizzo degli scarti di processo, ottenere recupero ed efficientamento energetico. Questi obiettivi vengono realizzati con la valorizzazione dei rifiuti attraverso la riduzione dei volumi, la trasformazione in compost e in biogas e la gestione delle plastiche da riciclo. L’analisi del “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021” messo a punto dal Circular Economy Network (CEN) prevede che raddoppiando l’attuale tasso di ‘circolarità’ dell’economia mondiale e passando dall’8,6% al 17% si possono riuscire a tagliare le emissioni di gas serra del 39% all’anno a livello globale naturalmente con grosse ricadute anche sul livello occupazionale. L’Italia è ancora una volta prima in Europa, per il terzo anno di fila, questo il risultato dell’analisi contenuta nel terzo ‘Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021’, messo a punto dal CEN. Dal documento emerge che raddoppiando l’attuale tasso di ‘circolarità’ dell’economia mondiale passando dall’8,6% al 17% si possono ridurre i consumi di materia di 21 gigatonnellate (cioè portando le 100 di adesso a 79), operando così un taglio di emissioni di gas serra del 39%

all’anno a livello globale. Il tasso di circolarità è la quota di risorse materiali provenienti dal riciclo sul totale delle risorse utilizzate. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può avere un ruolo importante nel rilancio della competitività delle aziende italiane che di fatto potrebbero essere spinte verso l’innovazione circolare in modo da sfruttare al meglio le potenzialità che tale mercato offre. Aspetto da non tralasciare sotto il profilo di innovazione e quindi occupazionale, è legato al settore della riparazione del riutilizzo e quindi del riciclo. A livello occupazionale il nostro paese conserva i primi posti al livello europeo, pertanto un nuovo modello di sviluppo e un nuovo modello culturale, che porta a stili di vita

diversi, sono processi che non possono essere lasciati al mercato, perché il mercato da solo non è in grado di misurarsi con i processi di riprogettazione dei prodotti e degli stili di vita e quindi il ruolo del pubblico deve essere quello di indirizzare e di finanziare processi di questa natura; raggiungere gli obiettivi del 55% di emissioni di gas serra in meno al 2030 e della neutralità climatica al 2050 mediante la revisione del piano energetico nazionale. Questo significa fare investimenti spinti sulle rinnovabili, sull’efficienza energetica e sui sistemi industriali capaci di essere di fatto “circolari”. Occorre costruire filiere produttive in grado di misurarsi con questi processi innovativi e di grande impatto.

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A cura dell’Avv.

parere legale

Paolo Caputo

Info e contatti: studiopaolocaputo@libero.it

La nuova edizione di Expo Consumatori 4.0: incontri tra consumatori, istituzioni, politici e aziende Si è tenuta nei giorni scorsi la prima giornata di Expo Consumatori 4.0, la kermesse dedicata ai consumatori - organizzata da Assoutenti in collaborazione con l’Università Niccolò Cusano e Isola della Sostenibilità - e che vede confrontarsi istituzioni, politici, grandi aziende e autorità sui temi caldi del momento, dalle bollette ai prezzi, passando per i trasporti e per la transizione energetica. La prima giornata (che ha registrato oltre 300 partecipanti in presenza, quasi 10000 in diretta streaming sui vari tavoli e 60 interventi totali) è stata dedicata ai temi dell’energia, della sostenibilità alimentare e dei trasporti, attraverso una serie di autorevoli interventi che hanno affrontato le varie tematiche. Dopo i saluti istituzionali di Fabio Fortuna – Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano, Valerio Giannubilo – Presidente Isola della Sostenibilità, Gilberto Pichetto Fratin – Vice Ministro Sviluppo Economico e Furio Truzzi - Presidente Assoutenti, Expo ha affrontato la questione del caro-bollette, attraverso un interessante dibattito al quale hanno preso parte l’AD di Edison Energia, Massimo Quaglini; l’AD di Sorgenia, Gianfilippo Mancini; il Direttore Generale Energy Evolution ENI, Alberto Chiarini; il Responsabile Sostenibilità e Affari Istituzionali Enel, Fabrizio Iaccarino; il Presidente della Commissione attività produttive, Gianni Girotto. Tutti i partecipanti hanno condiviso la proposta di Assoutenti di rateizzare le bollette di luce e gas, in modo da diluire i rincari e aiutare le famiglie a sostenere la spesa energetica, mentre il Sen. Girotto ha esaltato il ruolo chiave delle associazioni nella partecipazione alla costruzione di un vero modello di produzione decentralizzata unico che potrà contribuire a ridurre il co-

sto delle bollette e delle emissioni ambientali. Si è parlato poi di Trasporti e sostenibilità con Luigi Corradi – AD Trenitalia; Andrea Giaretta - AD Dott; Raffaella Paita - Presidente Commissione Trasporti; Michele Viglianisi - Responsabile Economia circolare e Bioraffinerie di Eni: in tale contesto la Presidente Paita, riconoscendo il ruolo centrale delle associazioni dei consumatori, le ha inviate ad un incontro a marzo per coinvolgerle della stesura della nuova riforma del TPL. Si è passati poi alla Tracciabilità della sostenibilità nella filiera alimentare, con gli interventi di Francesco Battistoni – Sottosegretario Politiche Agricole; Giampaolo Cassese - Componente della XIII Commissione Agricoltura; Pino Coletti - AD di Authentico; Luigi Cortellessa - Comandante Carabinieri per la Tutela Agro-

alimentare; Eric Jones – Director of Business Development Inexto SA; Mario Poti - Direttore Agenzia delle Dogane e Monopoli per la verifica prodotti; Lucia Toffanin – Segretario Generale Indicam. In particolare, il Sottosegretario Battistoni ha rivolto un plauso all’evento organizzato da Assoutenti declinandolo come esempio di attivismo sano a protezione dei consumatori e del buon funzionamento del mercato e a salvaguardia della produzione agricola italiana. Nel corso del dibattito è stato promosso il sistema eccellente italiano di monitoraggio e controllo della filiera, sottolineando come grazie alla tracciabilità si potrà contribuire a proteggere i consumatori circa l’origine delle materie prime. Expo Consumatori proseguirà domani con altri autorevoli interventi in tema di transizioni digitale, E-commerce, Cyber security.


A c u r a d i To m m a s o M a z z i o t t i Presidente C.d.A. Cred.it Spa

economia a 360°

Tra credito al consumo e mutui, un’indagine di Crif mette in luce l’andamento del mercato Nei primi nove mesi del 2021 i flussi di credito al consumo registrano una crescita significativa (+18.8% vs 2020), che sconta le ridotte erogazioni dell’anno precedente, segnato dal Covid-19. I volumi non tornano ai livelli pre-pandemia, il confronto con i primi nove mesi 2019 evidenzia ancora una contrazione (-9.7%); tuttavia il gap si riduce progressivamente in corso d’anno, in particolare nel terzo trimestre. Per quanto riguarda i mutui immobiliari, i primi nove mesi dell’anno segnano un deciso incremento (+21.3% i flussi, +16.1% il numero di contratti rispetto ai nove mesi del 2020), che diventa ancora più consistente nel confronto col corrispondente periodo del 2019, grazie ai mutui con finalità d’acquisto e a quelli per ristrutturazione, a conferma della centralità, per le famiglie italiane, del progetto casa sostenuto dal credito. Nel complesso, anche a seguito della pandemia, il comparto del credito alle famiglie ha sperimentato un’accelerazione della digitalizzazione dei processi, agevolata anche dalle misure di semplificazione adottate dal legislatore nazionale riguardanti la sottoscrizione elettronica dei contratti. Questo ha portato a un incremento dell’offerta di prodotti finanziari tramite piattaforme web e a un maggiore accesso al credito su tale canale. Cresce anche l’attenzione sul green lending, con la quota di finanziamenti al consumo sul totale cresciuta durante la pandemia; analogamente aumentano i mutui destinati all’efficientamento energetico dell’abitazione. La digitalizzazione e la transizione green sono tematiche cruciali anche per l’offerta del credito, essendo pilastri del piano Next Generation EU. Queste le principali evidenze che emergono dalla 51^ edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia.

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Il credito al consumo: in ripresa i prestiti finalizzati, ancora in difficoltà i prestiti personali Si segnala una forte crescita dei finanziamenti finalizzati all’acquisto di auto e moto (+22.3%) nei primi sei mesi del 2021. Rispetto ai primi nove mesi del 2019 le erogazioni complessive segnano un leggero recupero (+1.4%), trainato dai finanziamenti per auto usata e per le due ruote e favorito dagli ecoincentivi volti sia a sostenere il mercato dell’automotive, sia a migliorare la sostenibilità del parco circolante. Si segnalano, negli ultimi mesi, alcune le difficoltà nel settore auto/ moto relative alla carenza dei componenti elettronici. I prestiti finalizzati all’acquisto di altri beni e servizi (appartenenti a settori quali elettronica, elettrodomestici, arredo) nei primi nove mesi del 2021 hanno mostrato complessivamente un incremento pari a +18.2%, che si traduce in una replica dei volumi pre-crisi. All’interno

di tale categoria hanno mostrato una maggiore resilienza quelli destinati all’acquisto di elettrodomestici/elettronica anche grazie all’eCommerce. Nel terzo trimestre i finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio/pensione superano i volumi pre-pandemia, grazie alle erogazioni a dipendenti pubblici, i meno colpiti dagli impatti negativi sul reddito indotti dalla crisi. Le erogazioni complessive chiudono i primi nove mesi del 2021 con un incremento a doppia cifra (+15.3% sullo stesso periodo del 2020), contenendo il gap con lo stesso periodo del 2019 (-3.5%). I prestiti personali sono il prodotto che più ha risentito degli effetti della crisi in atto, segnando un -18.1% per quanto riguarda i flussi erogati rispetto vs 2019. Lato domanda incide ancora la prudenza verso impegni finanziari maggiori e lato offerta la maggiore attenzione al merito creditizio dei richiedenti anche a seguito delle normative prudenziali più stringenti. Infine, gli utilizzi rateizzati delle carte opzione/rateali proseguono il trend di calo nel confronto sia con il 2020 (-6%), sia con il 2019 (-17.8%). Il prodotto subisce anche, in particolare sugli acquisti a minor valore, la concorrenza degli strumenti di dilazionamento dei pagamenti, diffusi in ambito eCommerce. Mutui immobiliari: continua il trend di crescita oltre i livelli pre-Covid Le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici registrano nei primi nove mesi del 2021 una crescita robusta (+21.3% i flussi rispetto ai primi 9 mesi del 2020). Il confronto sul corrispondente periodo del 2019 restituisce, inoltre, un incremento ancora più elevato (+36.8%). Nel dettaglio, trainano la crescita i mutui con finalità d’acquisto (+39.8% nei primi nove mesi del 2021), portando il proprio peso sul totale flussi finanziati al 79%, ben al di sopra di quello pre-pandemia (75%). Il trend ha beneficiato dei tassi di riferimento ancora ai minimi storici e della conseguente convenienza dei mutui a tasso fisso oltre che degli incentivi governativi (bonus prima casa, superbonus 110% e agevolazioni per i giovani). Gli stessi driver hanno inciso sulla ripresa dei mutui di ristrutturazione (+15.6%). Il comparto sta fornendo un importante contributo alla transizione “verde” dei consumi, attraverso l’offerta di mutui green (erogati a favore di famiglie consumatrici per l’efficientamento energetico dell’abitazione) che incidono per l’8% sul totale mutui acquisto e per l’11% su quelli per ristrutturazione e/o costruzione di un immobile residenziale. Le surroghe accentuano ulteriormente il calo nel terzo trimestre 2021 (-45.6% rispetto allo stesso periodo di un anno prima), per via del fisiologico esaurimento dei contratti in essere che potrebbero migliorare le condizioni economiche applicate.

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