Magazine P&F settembre 2023

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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - AUT. N°MIPA/CENTRO-SUD/191/2022

Progetti & Finanza M M AA G G AA ZZ II N N EE

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PNRR deve essere il soccorso per il Mezzogiorno d’Italia

Caro Voli: arriva la stretta del governo nei confronti delle compagnie di volo P ubb l i c a zi o n e m e nsi l e i n fo r m a to d i g i t a l e su l si to www. p r o g e t t i e f i nanza. i nfo

anno VI •numero 59 • Settembre 2023

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MAGAZINE

SETTEMBRE 2023

MEZZOGIORNO D’ITALIA: UN’ELEGIA DEL DECLINO E LO SPOPOLAMENTO PERSISTENTE Il Mezzogiorno d’Italia, con la sua ricca storia, paesaggi mozzafiato e patrimonio culturale unico, è spesso descritto come una terra di contrasti. Tuttavia, dietro la bellezza delle sue coste e la magnificenza delle sue città storiche, si cela un problema persistente: lo spopolamento. Questo fenomeno, che affligge molte regioni meridionali italiane, è sintomo di sfide profonde che vanno oltre la semplice migrazione. Il Mezzogiorno ha assistito a un lento declino demografico per decenni, con molte comunità rurali che si svuotano man mano che i giovani cercano opportunità altrove. Questo spopolamento ha conseguenze drammatiche, influenzando la coesione sociale, l’economia e la vitalità culturale della regione. Le cause dello spopolamento nel Mezzogiorno sono molteplici e complesse. La mancanza di opportunità economiche è al centro del problema. Mentre le grandi città del Nord prosperano, le regioni meridionali lottano con una disoccupazione cronica, bassi salari e scarse prospettive di carriera. Questa disparità economica spinge molti giovani a cercare lavoro altrove, lasciando alle spalle comunità vulnerabili e in declino. L’infrastruttura sottosviluppata è un’altra sfida chiave. Mentre il Nord beneficia di connessioni efficienti e moderne, il Mezzogiorno soffre spesso di strade dissestate, trasporti pubblici inefficaci e servizi di base carenti. Questa situazione scoraggia gli investimenti e limita ulteriormente le opportunità di crescita economica. Il declino demografico ha anche un impatto culturale significativo. Comunità ricche di storia e tradizioni vedono svanire il proprio tessuto sociale, con una perdita irreparabile di conoscenze e identità. Questo spopolamento mette a rischio la diversità culturale che è un vanto dell’Italia e indebolisce la connessione tra le generazioni. Affrontare lo spopolamento nel Mezzogiorno richiede un impegno coraggioso e sostenuto. È essenziale investire in infrastrutture per stimolare la crescita economica e creare

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opportunità di lavoro. Allo stesso tempo, è fondamentale affrontare le cause profonde

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anno VI •numero 55 •Febbraio 2023 •

dell’emigrazione giovanile, migliorando l’istruzione e promuovendo l’innovazione. Il coinvolgimento della comunità è altrettanto cruciale. Incentivare l’imprenditorialità locale, preservare le tradizioni culturali e promuovere la coesione sociale sono elementi fondamentali per invertire la tendenza allo spopolamento. La partecipazione attiva delle per il Mezzogiorno. In conclusione, il Mezzogiorno d’Italia deve affrontare con determinazione il problema dello spopolamento per garantire la sua prosperità futura. Solo attraverso un impegno collettivo, combinato con investimenti mirati e politiche oculate, sarà possibile invertire questa tendenza e preservare la ricchezza unica di questa regione straordinaria.

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Progetti & Finanza

Direttore Responsabile Maria Rosaria De Leonardis

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PRESSIONE FISCALE

LE TASSE LOCALI UN SALASSO NECESSARIO Imu e Irpef le più odiate Il Boom dell’Addizionale Comunale IRPEF: Una Crescita Sostenuta dal 2007 al 2021. La Cancellazione dell’IMU e i Problemi Emergenti per i Comuni Italiani

N 4 Progetti Finanza&

PIO SAVELLI

egli ultimi anni, l’addizionale comunale IRPEF si è affermata come una fonte d’entrata cruciale per le amministrazioni comunali italiane, registrando un notevole raddoppio negli incassi. Questo fenomeno economico ha rilevanza e impatto notevoli, poiché dal 2007 al 2021 gli incassi per i comuni sono cresciuti in modo costante, riflettendo la complessità e la dinamicità del sistema fiscale italiano. La crescita degli incassi dell’addizionale comunale IRPEF è stata impressionante, rappresentando un fenomeno economico degno di attenzione. Questo aumento può essere attribuito a diversi fattori, tra cui cambiamenti nella legislazione fiscale, variazioni economiche e una maggiore consapevolezza da parte dei contribuenti.

L’Addizionale Comunale IRPEF come Risorsa Chiave

L’addizionale comunale IRPEF si configura come una risorsa finanziaria fondamentale per le amministrazioni locali. La sua importanza è evidenziata dal fatto che gli incassi per i comuni sono cresciuti significativamente nel corso degli anni. Questo trend ha contribuito a sostenere una serie di servizi e progetti a livello locale, influenzando direttamente la qualità della vita dei cittadini. L’analisi della platea di contribuenti per ogni singolo territorio è un compito complesso, reso arduo dalle numerose variabili in gioco. Tuttavia, è essenziale comprendere la distribu-

zione demografica e socioeconomica dei contribuenti per garantire una gestione efficiente delle risorse e una redistribuzione equa degli oneri fiscali. Per ottenere una visione più chiara della situazione, è necessario considerare i dati sull’IRPEF nazionale. Questi dati forniranno una panoramica più ampia delle tendenze fiscali a livello nazionale e saranno utili per individuare eventuali disparità regionali o anomalie. Il raddoppio degli incassi dell’addizionale comunale IRPEF suggerisce che le amministrazioni locali hanno potuto contare su una fonte di finanziamento in costante crescita. Tuttavia, ciò pone la questione della gestione responsabile di queste risorse. Le amministrazioni devono bilanciare la necessità di finanziare servizi pubblici essenziali con la volontà di non gravare eccessivamente sui contribuenti. Guardando al futuro, è importante

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monitorare da vicino l’andamento dell’addizionale comunale IRPEF e valutare come le amministrazioni locali intendano utilizzare queste risorse aggiuntive. Una gestione oculata e trasparente sarà cruciale per garantire che gli incassi siano impiegati in modo efficace per il benessere della comunità. In conclusione, il raddoppio degli incassi dell’addizionale comunale IRPEF rappresenta un fenomeno economico di notevole rilevanza, riflettendo la complessità del sistema fiscale italiano e l’importanza di risorse finanziarie locali sostenibili. La sfida per le amministrazioni sarà quella di utilizzare saggiamente queste entrate per promuovere la crescita economica e migliorare la qualità della vita dei cittadini a livello locale. L’Imposta Municipale Unica (IMU) è stata, per anni, una risorsa chiave per i comuni italiani, fornendo entrate essenziali per la gestione e lo sviluppo delle comunità locali. Tuttavia, la sua cancellazione ha dato vita a una serie di problematiche

che stanno mettendo a dura prova le finanze e la capacità operativa degli enti locali. L’IMU, introdotta nel 2011 in sostituzione della vecchia ICI, rappresentava una significativa fonte di finanziamento per i comuni. Basata sui valori catastali degli immobili, questa imposta aveva l’obiettivo di garantire un contributo equo da parte dei cittadini per il finanziamento dei servizi locali e il mantenimento delle infrastrutture pubbliche. La cancellazione dell’IMU è stata una decisione controversa, presa per alleviare il carico fiscale sui cittadini in un periodo di incertezza economica. Tuttavia, questa scelta ha portato a una significativa riduzione delle entrate per i comuni, generando una serie di sfide amministrative e finanziarie. Con la cancellazione dell’IMU, i comuni si sono trovati a dover far fronte a una diminuzione improvvisa delle risorse finanziarie. Questo ha compromesso la capacità di erogare servizi pubblici essenziali, come la manutenzione delle strade, la gestione dei rifiuti e l’offerta di servizi

sociali. In molti casi, le amministrazioni locali hanno dovuto fare i conti con bilanci in rosso e la difficoltà di finanziare progetti di sviluppo. L’IMU, oltre a essere una fonte di entrate, conferiva anche una certa flessibilità agli enti locali nell’adattare le aliquote in base alle esigenze specifiche del territorio. La sua abolizione ha limitato questa autonomia amministrativa, rendendo i comuni più dipendenti dai trasferimenti statali e meno in grado di adattarsi alle variazioni economiche locali. La cancellazione dell’IMU ha avuto un impatto diretto sui contribuenti, che inizialmente hanno beneficiato di un minor onere fiscale. Tuttavia, il rovescio della medaglia è emerso con il declino dei servizi pubblici locali e la necessità di ridurre gli investimenti in progetti di sviluppo. Questo ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità di una politica che, pur alleggerendo il peso fiscale, ha contribuito a compromettere la qualità della vita a livello locale.


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Progettazione Lo Studio è organizzato per svolgere in autonomia attività di progettazione strutturale sia nell’ambito dell’edilizia civile che industriale, sia per la creazione di nuove costruzioni che per la ristrutturazione e la rivalutazione di costruzioni esistenti.

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FOCUS

Sfide Geografiche: Dalle Cime Alte alle Periferie Dimenticate

Casa dolce casa in Italia la dimora è un’emergenza costante da anni

“Il Diritto alla Casa in Italia: Analisi della Disoccupazione Abitativa e le Sfide Emergenti”

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n Italia, una realtà spesso trascurata ma altrettanto rilevante è rappresentata dalla significativa percentuale di abitazioni non permanentemente occupate. Con uno sconcertante 25% delle residenze vuote per gran parte dell’anno, ciò solleva questioni cruciali legate al diritto alla casa e all’utilizzo sostenibile delle risorse abitative. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle regioni montane e nei comuni periferici, lontani dai centri di servizi essenziali. Attraverso un’analisi approfondita, emergono dati sorprendenti che evidenziano una disparità geografica significativa. L’Italia, con il suo ricco patrimonio culturale e la diversità paesaggistica, presenta un’insolita disparità nel panorama abitativo. Secondo le statistiche più recenti, circa il 25% delle abitazio-

ni nel Paese non è permanentemente occupato. Questo fenomeno è particolarmente diffuso nelle zone montane, dove la presenza di residenze vuote è più elevata rispetto alle aree urbane. Un’analisi dettagliata evidenzia che la provincia di Sondrio è il punto critico di questa disoccupazione abitativa, con una sorprendente percentuale del 56,1% di residenze non permanentemente occupate. Questo dato rappresenta una sfida significativa, poiché Sondrio è nota per la sua bellezza naturale e la sua ricchezza culturale, ma la sua popolazione non riesce a mantenere una presenza costante nelle abitazioni. D’altra parte, Prato mostra la percentuale minore, con il 7,8% delle abitazioni non permanentemente occupate. Tuttavia, anche questo dato, sebbene meno preoccupante rispetto ad altre re-


gioni, solleva domande sulle dinamiche socio-economiche che potrebbero contribuire a questa situazione. La disoccupazione abitativa solleva interrogativi cruciali riguardo al diritto alla casa, un principio fondamentale sancito da numerose convenzioni internazionali. Il fatto che un quarto delle abitazioni italiane rimanga vuoto gran parte dell’anno solleva la questione di come garantire un accesso equo e sostenibile alla proprietà abitativa per tutti i cittadini. Le ragioni dietro questa disoccupazione abitativa possono essere molteplici, spaziando dall’abbandono delle zone rurali alle difficoltà economiche che impediscono la residenza stabile. È imperativo esaminare attentamente queste cause per sviluppare soluzioni mirate. Una possibile rispo-

sta potrebbe essere incentivare la riqualificazione delle zone rurali, rendendole più attrattive per i residenti. Inoltre, politiche economiche mirate potrebbero ridurre gli ostacoli finanziari che impediscono la residenza permanente.

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In sintesi, la disoccupazione abitativa in Italia è un fenomeno complesso che richiede un approccio olistico. Le sfide emergenti richiedono l’attenzione delle autorità locali e nazionali, insieme a un coinvolgimento attivo della società civile. Solo attraverso sforzi collaborativi mirati è possibile garantire un futuro sostenibile, dove ogni cittadino italiano possa godere appieno del suo diritto fondamentale alla casa.


FOCUS

I Tesori Nascosti

dei Piccoli Comuni Italiani INVESTIMENTI: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME OPPORTUNITÀ DI AFFARI

L’ 10 Progetti Finanza&

ANTONIO CAIVANO

Italia è nota per le sue città ricche di storia e cultura, ma spesso i piccoli comuni, disseminati in tutto il paese, custodiscono tesori nascosti che meritano di essere scoperti. Questi luoghi, con le loro tradizioni autentiche e la bellezza dei paesaggi, offrono un’esperienza unica e affascinante. In questo articolo esploreremo alcuni di questi piccoli comuni italiani, rivelando la loro ricca storia, la cultura locale e le bellezze paesaggistiche che li caratterizzano. Molti piccoli comuni italiani hanno una storia che risale a secoli fa, testimoniando le epoche passate attraverso i loro vicoli acciottolati e le piazze storiche. Borghi medievali, castelli e chiese antiche raccontano storie di conquiste, scambi commerciali e tradizioni tramandate di generazione in generazione. La conservazione di antiche feste, sagre e riti locali contribuisce a mantenere vive le tradizioni e a trasmetterle alle generazioni future. I piccoli comuni italiani spesso ospitano capolavori artistici e architettonici che possono competere con quelli delle città più grandi. Chiese affrescate, palazzi storici e teatri d’epoca sono parte integrante di molti di questi luoghi. Ogni piccolo comune ha la sua particolare identità artistica, testimoniata dalle opere dei grandi maestri che hanno lasciato il segno in queste comunità. La cucina italiana è rinomata in tutto il mondo, e i piccoli comuni contribuiscono a mante-

nere vive le tradizioni culinarie regionali. Ogni luogo ha i suoi piatti tipici, spesso preparati con ingredienti locali e ricette tramandate di generazione in generazione. Esplorare i mercati locali e assaporare le specialità gastronomiche è un modo unico per immergersi nella cultura di questi piccoli tesori italiani. Oltre alla ricchezza storica e culturale, molti piccoli comuni italiani sono circondati da paesaggi mozzafiato. Colline verdi, montagne maestose, laghi tranquilli e mare cristallino offrono scenari pittoreschi che catturano l’attenzione di chiunque li visiti. Sentieri escursionistici e percorsi naturali consentono di esplorare la bellezza incontaminata di queste regioni. Il turismo sostenibile può giocare un ruolo fondamentale nel preservare l’autenticità dei piccoli comuni italiani. Promuovere un turismo consapevole, che rispetti l’ambiente e le comunità locali, aiuta a mantenere intatta l’identità di questi luoghi. Iniziative locali e nazionali possono sostenere la conservazione e la valorizzazione di questi piccoli gioielli italiani. I piccoli comuni italiani offrono un viaggio attraverso la storia, la cultura e la bellezza naturale del paese. Scoprire questi tesori nascosti non solo arricchisce il visitatore, ma contribuisce anche alla preservazione di un patrimonio unico. L’Italia, con la sua vasta gamma di piccoli comuni, continua a sorprendere e affascinare, invitando i viaggiatori a esplorare le sue perle meno conosciute.

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FOCUS

Rapporto Svimez 2023:

Crescita Lenta del Mezzogiorno PNRR IN SOCCORSO

E’ fuga dal mezzoggiorno: Per invertire il trend bisogna puntare su servizi, infrastrutture, industrializzazione, welfare e natalità

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12 Progetti Finanza&

MARIAPIA ROMANO

l Rapporto Svimez 2023 offre una prospettiva dettagliata sulla situazione economica del Mezzogiorno italiano, evidenziando una crescita lenta ma costante. La pandemia ha influito pesantemente sull’intera nazione, ma le regioni meridionali hanno affrontato sfide uniche nel processo di ripresa. Tuttavia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) emerge come un punto focale

nel mitigare le difficoltà e prevenire una recessione economica nel Sud Italia. Situazione Attuale del Mezzogiorno: Il Mezzogiorno ha affrontato una crescita economica più lenta rispetto ad altre parti del paese, evidenziando una disparità regionale che richiede una strategia di intervento mirata. La situazione è stata complicata dalla pandemia di COVID-19, che ha colpito pesantemente l’occupazione e le attività economiche

nelle regioni meridionali. Una nota positiva è rappresentata dalla ripresa dell’occupazione nel Mezzogiorno, che, rispetto al periodo pre-pandemia, ha mostrato una crescita più accentuata. L’incremento dell’occupazione è un segno incoraggiante, indicando che, nonostante le sfide, le forze economiche nella regione stanno cercando di adattarsi e crescere. Il Rapporto Svimez 2023 mette in luce

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delle imprese locali. Un altro aspetto cruciale del PNRR è il sostegno all’innovazione e alla ricerca. Incentivare la creazione di nuove imprese, promuovere la digitalizzazione e sviluppare competenze tecniche avanzate sono tutti elementi chiave per garantire una crescita sostenibile nel Mezzogiorno. Il PNRR prevede misure specifiche per favorire l’ecosistema dell’innovazione, incoraggiando la collaborazione tra imprese, istituti di ricerca e istituzioni accademiche.

AL SUD 7 DONNE SU 10 NON HANNO UN LAVORO

il ruolo cruciale svolto dal PNRR nel sostenere la ripresa economica del Mezzogiorno. Questo piano strategico, elaborato dal governo italiano in risposta agli impatti della pandemia, mira a rafforzare le infrastrutture, promuovere l’innovazione e stimolare la crescita economica. Nel contesto del Mezzogiorno, il PNRR si propone di affrontare le sfide strutturali che hanno a lungo limi-

tato lo sviluppo della regione. Una parte significativa del PNRR è destinata agli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno. Miglioramenti nelle reti di trasporto, connettività e sviluppo di infrastrutture digitali sono fondamentali per stimolare la crescita economica a lungo termine. Questi interventi non solo favoriranno la mobilità e l’accessibilità, ma anche la competitività

Preoccupante è il Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nelle regioni europee - 2022. Nel confronto europeo (media UE27=72,5), il tasso di occupazione femminile delle regioni del Mezzogiorno è il più basso: a fare peggio Campania (31%), Puglia(32%) e Sicilia (31%) Le restanti regioni si avvicinano alla media europea, ma restano lontane dal benchmark dei Paesi scandinavi e della Germania (78,6) A fare la differenza, diffusione e qualità dei servizi di conciliazione che promuovono la natalità e contrastano la disoccupazione e la segregazione lavorativa.

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Progetti Finanza&


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La disponibilità sin dalla prima infanzia di infrastrutture scolastiche adeguate contribuisce alla prevenzione e al contenimento delle situazioni di marginalizzazione e disagio. Nelle regioni italiane, la minore diffusione del tempo pieno tende ad essere associata a tassi più elevati di dispersione scolastica (quota di giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più il titolo di scuola secondaria di primo grado o una qualifica che corrisponda a una durata del percorso formativo non superiore ai 2 anni e non più in formazione). Dispersione scolastica: 22,1% in Sicilia, 17,6% in Puglia e 16,4% in Campania. Il target europeo al 2030 è il 9%. Nonostante i progressi evidenziati nel Rapporto Svimez, persistono rischi e sfide. La lenta attuazione delle riforme strutturali, la burocrazia e la necessità di una governance efficiente rappresentano ancora ostacoli significativi. Tuttavia, è fondamentale mantenere una visione a lungo termine e un impegno costante per affrontare queste sfide e garantire una crescita equa e sostenibile nel Mezzogiorno.Il Rapporto

Svimez 2023 fornisce una panoramica approfondita sulla situazione economica del Mezzogiorno italiano, rilevando segnali di ripresa, specialmente nell’occupazione. Il PNRR emerge come un catalizzatore chiave per la crescita economica, con investimenti mirati e stra-

tegie per affrontare le sfide strutturali. Il Mezzogiorno, nonostante le difficoltà, può intraprendere un cammino di sviluppo sostenibile grazie a un approccio integrato e alla cooperazione tra settore pubblico e privato.

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EUROPA\ITALIA, MEZZOGIORNO: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA Crisi energetica, inflazione e rientro dalle politiche espansive: L’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha contratto soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione

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GIORGIO TERA

Europa, l’Italia e in particolare il Mezzogiorno stanno affrontando una serie di sfide economiche, tra cui la crisi energetica, l’inflazione e la necessità di un rientro dalle politiche espansive. In questo contesto, è essenziale esaminare da vicino la situazione nei vari territori, settori e nel sistema creditizio. Il divario economico tra le regioni europee e italiane è diventato sempre più evidente. Mentre alcune aree prosperano grazie a una solida base industriale e a una buona infrastruttura, il Mezzogiorno continua a lottare con problemi strutturali persistenti. La crisi energetica ha colpito in particolare le regioni meridionali, esacerbando ulteriormente le disparità esistenti. È fondamentale promuovere politiche mirate per ridurre queste dif-

ferenze territoriali. Investimenti in infrastrutture, formazione professionale e supporto alle imprese locali possono contribuire a riequilibrare lo sviluppo economico tra le regioni. La crisi energetica ha messo in evidenza la dipendenza dell’Europa dalle fonti energetiche esterne, evidenziando la necessità di una maggiore diversificazione e sostenibilità. Settori come le energie rinnovabili e l’efficienza energetica dovrebbero diventare prioritari nelle politiche economiche. Inoltre, l’innovazione tecnologica può svolgere un ruolo cruciale nell’assicurare la competitività dei settori chiave. Investimenti in ricerca e sviluppo, incentivi fiscali per le imprese innovative e politiche industriali mirate possono favorire la crescita economica e la creazione di posti di lavoro qualificati. La crisi finanziaria ha avuto im-

patti duraturi sul sistema creditizio europeo e italiano. La necessità di un rientro dalle politiche espansive ha reso le condizioni di finanziamento più restrittive, colpendo soprattutto le piccole e medie imprese. È essenziale promuovere un ambiente finanziario più inclusivo e sostenibile. Politiche di sostegno al credito per le imprese, una maggiore trasparenza nei mercati finanziari e la creazione di strumenti finanziari innovativi possono contribuire a garantire un accesso equo al credito e stimolare la crescita economica. Il 2022 è stato per l’economia mondiale l’anno del ritorno dell’inflazione. Le maggiori banche centrali hanno modificato l’intonazione della politica monetaria, sino a renderla restrittiva. L’inflazione italiana è aumentata più che in altri paesi europei, con un differen-

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ziale integralmente dovuto all’impennata dei prezzi dei prodotti energetici. Il carovita è aumentato per tutte le voci di spesa (+8,1% nella media del 2022), ma in misura maggiore per i beni alimentari (+9,1%) e, soprattutto, per la voce «abitazione, acqua, elettricità e spesa per combustibili» (+35%). L’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha contratto soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione: il peso delle componenti energia e beni alimentari nei panieri dei consumi delle fasce di reddito inferiori è difatti maggiore, trattandosi di consumi di prima necessità con bassa elasticità della domanda al reddito. Nella fase più acuta delle tensioni inflazionistiche si è quindi prodotta una divaricazione a sfavore delle famiglie più disagiate. Ciò si è tradotto in un’erosione del potere d’acquisto differenziata su base territoriale, dato che le famiglie a basso reddito sono prevalentemente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno. Una famiglia su tre residente nel Mezzogiorno si colloca nel primo quintile di spesa equivalente, con quote anche più elevate in Campania e Puglia. Nelle restanti aree del Paese la medesima percentuale è nettamente inferiore: le famiglie collocate nel primo quintile di spesa sono circa il 13% nelle regioni del Nord e poco più del 14%

in quelle del Centro. La ripresa dell’occupazione è una priorità fondamentale per contrastare gli effetti negativi della crisi economica. Politiche attive del lavoro, formazione continua e incentivi per le imprese che assumono possono favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Inoltre, è importante considerare la transizione verso settori ad alta intensità di lavoro, come quelli legati alle tecnologie verdi, per garantire una crescita sostenibile e inclusiva. La questione dei salari è strettamente legata alla giustizia sociale ed economica. Politiche salariali e contrattuali equilibrate possono contribuire a ridurre le disuguaglianze e stimolare la domanda interna. Tuttavia, è essenziale trovare un equilibrio tra la crescita dei salari e la competitività delle imprese per evitare effetti negativi sull’occupazione e sui costi produttivi. In sintesi, affrontare la crisi energetica, l’inflazione e implementare politiche economiche sostenibili richiede una visione integrata che consideri le disparità territoriali, promuova l’innovazione nei settori chiave e affronti le sfide del mercato del lavoro e dei salari. Solo attraverso un approccio olistico è possibile costruire un futuro economico stabile e inclusivo.

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Ecco cosa cambia: Maggiore trasparenza per i consumatori e Controllo e verifica delle logiche algoritmiche

CARO VOLI: Arriva la stretta del governo sugli algoritmi che decidono le tariffe

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GIORGIO TERA

l settore dei voli aerei è da sempre caratterizzato da una grande complessità, con molte variabili che influenzano la determinazione delle tariffe. Negli ultimi anni, l’uso diffuso degli algoritmi ha rivoluzionato il modo in cui le compagnie aeree stabiliscono i prezzi dei biglietti. Tuttavia, la crescente preoccupazione per la trasparenza e la correttezza delle pratiche commerciali ha portato il governo a introdurre nuove regolamentazioni volte a monitorare e regolamentare l’utilizzo degli algoritmi nel settore. Il governo ha recentemente approvato il “Decreto Trasparenza Tariffe Aeree” che introduce nuove misure per garantire una maggiore trasparenza e giustizia nel settore dei voli. Questo decreto, che fa parte di un più ampio sforzo per proteggere i consumatori e promuovere una concorrenza leale, si concentra sull’utilizzo degli algoritmi nella determinazione delle tariffe. Uno degli obiettivi chiave del decreto è assicurare che i consumatori comprendano come vengono stabilite le tariffe aeree. Le compagnie saranno ora tenute a fornire informazioni dettagliate sulle logiche degli algoritmi utilizzati per fissare i prezzi. Questo dovrebbe W W W . P R O G E T T I E F I N A N Z A . I N F O


consentire ai viaggiatori di comprendere meglio i fattori che influenzano le fluttuazioni dei prezzi e fare scelte più informate. Il decreto prevede anche la creazione di un organismo indipendente incaricato di monitorare e verificare le logiche algoritmiche utilizzate dalle compagnie aeree. Questo organismo avrà il compito di garantire che gli algoritmi siano equi, trasparenti e conformi alle normative vigenti. Eventuali deviazioni dalle regole potrebbero comportare sanzioni significative per le compagnie coinvolte. Un altro aspetto chiave del decreto riguarda l’uso di dati sensibili nella determinazione delle tariffe. Le compagnie aeree dovranno rispettare rigorose linee guida sull’uso e la protezione dei dati personali dei passeggeri. Ciò mira a evitare discriminazioni basate su informazioni sensibili e a proteggere la privacy dei viaggiatori. L’introduzione di queste nuove regole avrà un impatto significativo sulle compagnie aeree e sull’industria nel suo complesso. Le compagnie dovranno investire risorse nella revisione e nell’adattamento dei loro algoritmi per conformarsi alle nuove normative. Tuttavia, ciò potrebbe

anche portare a una maggiore fiducia da parte dei consumatori e a una concorrenza più equa tra le compagnie. Le reazioni dell’industria sono state varie: alcune compagnie accolgono positivamente le nuove regole, vedendole come un passo verso una maggiore equità e trasparenza, mentre altre sollevano preoccupazioni riguardo alle possibili complicazioni operative e ai costi aggiuntivi. Guardando al futuro, è probabile che altre giurisdizioni seguano l’esempio, implementando misure simili per affrontare le sfide legate all’utilizzo degli algoritmi nel settore dei voli aerei. La regolamentazione potrebbe estendersi a coprire altri aspetti delle pratiche commerciali nel settore dei viaggi, garantendo una tutela ancora più ampia per i consumatori. In conclusione, il “Decreto Trasparenza Tariffe Aeree” rappresenta un importante passo avanti nel rendere il settore dei voli aerei più trasparente e responsabile, con l’obiettivo di bilanciare gli interessi delle compagnie aeree con quelli dei consumatori e creare un ambiente più equo per tutti i partecipanti del mer- 21 Progetti cato. Finanza&

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ENERGIA NUCLEARE Anche l’Italia ci ripensa ma si annuncia una battaglia IL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA SICUREZZA ENERGETICA PICHETTO FRATIN: «SI TRATTA DELLA SCELTA DI RENDERE PALESE QUELLO CHE DEVE ESSERE UN IMPEGNO DELLO STATO»

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l dibattito sull’energia nucleare in Italia è sempre stato avvolto da una densa nebbia di opinioni contrastanti. Mentre alcuni sostengono che l’adozione dell’energia nucleare potrebbe rappresentare una soluzione efficace per soddisfare la crescente domanda energetica del Paese, altri sollevano preoccupazioni legate alla sicurezza, alla gestione dei rifiuti radioattivi e agli impatti ambientali. Questo articolo esplorerà i principali argomenti a favore e contro l’introduzione del nucleare in Italia, gettando luce sulle sfide e sulle opportunità legate a questa fonte energetica. Da un lato, gli sostenitori dell’energia nucleare puntano sull’efficienza e sulla bassa emissione di gas serra rispetto ad altre fonti di energia. Ritengono che l’adozione di impianti nucleari potrebbe contribuire signi-

ficativamente alla diversificazione della matrice energetica italiana, riducendo la dipendenza da fonti fossili e favorendo una transizione verso un sistema più sostenibile. Inoltre, sottolineano il potenziale aumento della sicurezza energetica del Paese attraverso una fornitura più stabile e indipendente. D’altra parte, i critici sollevano preoccupazioni sulla sicurezza nucleare, evidenziando i rischi associati a incidenti gravi come quelli verificatisi a Chernobyl e Fukushima. Sottolineano la necessità di investire in tecnologie più sicure e nella formazione di personale altamente qualificato per gestire gli impianti nucleari in modo adeguato. Inoltre, la questione della gestione dei rifiuti radioattivi rimane uno dei punti più controversi, con la necessità di trovare soluzioni a lungo termine ac-

cettabili dal punto di vi- sta ambientale e sociale. Il contesto geopolitico e le dinamiche economiche aggiungono ulteriori sfaccettature a questa discussione. Mentre alcuni paesi europei stanno aumentando gli investimenti nell’energia nucleare, altri stanno abbandonando gradualmente questa opzione in favore di fonti rinnovabili. L’Italia, immersa in questa complessa tela di considerazioni, dovrà ponderare attentamente gli aspetti tecnologici, ambientali ed economici prima di prendere una

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NUCLEARE, (M5S): POLITICA CHIEDA AI CITTADINI SE VOGLIONO REATTORI decisione cruciale per il suo futuro energetico. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato la convocazione al ministero di istituzioni e imprese per la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”. «Si tratta della scelta di rendere palese quello che deve essere un impegno dello Stato sulla ricerca, la sperimentazione e l’implementazione della conoscenza che abbiamo già nel settore del nucleare - spiega - e coinvolge molti attori pubblici che hanno mantenuto questa conoscenza a partire da Enea e le nostre grandi imprese. Siamo impegnati sulla fusione nella sperimentazione con diversi accordi a livello internazionale e poniamo il

massimo della attenzione alla fissione di quarta generazione, che significa anche la valutazione degli “small reactor” che nell’arco di dieci anni potranno essere una opportunità per il Paese. Ma sarà - dice Pichetto - il prossimo governo ad occuparsi di questo». Pronta la risposta delle opposizioni. “Se la politica vuole reintrodurre il nucleare, interpelli i cittadini italiani. - spiega il senatore M5s Antonio Trevisi. I quali, peraltro, in ben due occasioni in passato un’indicazione l’hanno data in modo chiaro. Il governo però non faccia le cose di soppiatto: dare la possibilità all’ISIN di autorizzare nuove centrali nucleari non sta né in cielo né in terra. Intanto i numeri parlano chiaro: una centrale nucleare richiede circa dieci miliardi di spesa e almeno un decennio per essere costruita. E in Italia, per avere un impatto significativo sul fabbisogno, di centrali ne servirebbero una ventina. Quindi una spesa attorno ai 200 miliardi. E’ davvero questa la strategia della destra per il futuro energetico del paese? Il nucleare oggi è quanto di più antieconomico ci possa essere, tanto che molti paesi su questo fronte

stanno disinvestendo. Sul fronte delle rinnovabili, invece, lì sì che si può agire con investimenti massicci per renderci sempre più autonomi. Se ogni tanto in maggioranza qualcuno si degnasse di leggere anche le nostre proposte di legge, magari un po’ di ispirazione arriverebbe. Il mio ddl sul reddito energetico è solo uno tra le tante: purtroppo però, come denunciamo da mesi, il Centrodestra ha ridotto il Parlamento a un saloon di marionette buone solo a pigiar bottoni. E questo è quanto di peggio ci possa essere”. l’introduzione dell’energia nucleare in Italia è un tema che suscita opinioni divergenti e richiede un approccio equilibrato. La ricerca di soluzioni energetiche sostenibili deve essere guidata dalla considerazione attenta dei benefici potenziali, dei rischi associati e delle esigenze a lungo termine della società italiana. Solo attraverso un dibattito informato e partecipato sarà possibile delineare un percorso che rispecchi le reali esigenze del Paese, garantendo al contempo la sicurezza e la sostenibilità del suo approvvigionamento energetico.


IL PARADOSSO DELLE TASSE: ANALISI DELL’ALTA ALIQUOTA PER REDDITI SUPERIORI A 500.000 EURO

Tasse chi paga di più... chi di meno e chi... non le paga proprio

L

e politiche fiscali hanno sempre suscitato un dibattito acceso, con una delle questioni più controverse che riguarda l’imposizione fiscale sui redditi più elevati. In molti Paesi, i ricchi sono soggetti a aliquote fiscali significativamente più elevate rispetto alla media della popolazione. Tuttavia, emerge un paradosso interessante quando si analizzano le aliquote fiscali “effettive” per coloro che guadagnano oltre 500.000 euro all’anno: nonostante le tasse nominali elevatissime, l’aliquota effettiva può sorprendentemente scendere al 36%. In molti Paesi sviluppati, la struttura fiscale prevede un’alta aliquota per i redditi più alti. Ad esempio, individui con un reddito superiore a una determinata soglia – spesso fissata a 500.000 euro o più – sono soggetti a una percentuale di tassazione notevolmente elevata. Tuttavia, il diavolo sta nei dettagli: molte nazioni permet-

GIORGIO TERA tono deduzioni, crediti fiscali e agevolazioni che riducono significativamente l’imposta effettiva pagata. Il cuore del paradosso fiscale risiede nelle numerose deduzioni fiscali e agevolazioni disponibili per i contribuenti ad alto reddito. Questi meccanismi permettono ai ricchi di ridurre sostanzialmente il reddito tassabile, consentendo loro di beneficiare di aliquote effettive inferiori rispetto a quelle nominali. Le deduzioni spaziano da sconti per spese mediche e donazioni a organismi benefici, a vantaggi fiscali legati agli investimenti e agli interessi passivi. La capacità dei contribuenti più abbienti di utilizzare strumenti finanziari complessi è un altro fattore che contribuisce al paradosso delle tasse. Investimenti in società offshore, trust e altri veicoli finanziari possono consentire di eludere o minimizzare gli obblighi fiscali. Queste strategie, spesso legali ma moralmente discutibili, offrono un modo per ridurre il reddito

effettivamente tassabile, nonostante le alte aliquote nominali. Il dibattito sulle tasse per i redditi elevati è strettamente connesso alla questione più ampia delle disuguaglianze economiche. Mentre alcuni sostengono che le alte aliquote siano necessarie per finanziare servizi pubblici essenziali e ridurre le disparità, altri ritengono che tali politiche possano incentivare l’evasione fiscale e scoraggiare gli investimenti. Affrontare il paradosso delle tasse richiede una riflessione approfondita e un approccio bilanciato. Una revisione delle deduzioni fiscali e delle agevolazioni potrebbe rendere il sistema più equo ed efficiente. Inoltre, l’adozione di misure per prevenire l’abuso di strumenti finanziari complessi potrebbe contribuire a garantire una maggiore trasparenza e responsabilità. Il paradosso delle tasse per i redditi superiori a 500.000 euro solleva domande importanti sulla giustizia e l’ef-


LA TASSAZIONE IN ITALIA: CHI PAGA DI PIÙ E LE IMPLICAZIONI SOCIOECONOMICHE ficacia del sistema fiscale. Se da un lato l’alta aliquota nominale può sembrare un tentativo di ridurre le disuguaglianze, dall’altro è essenziale considerare come le deduzioni e le strategie finanziarie complesse influiscano sulle aliquote effettive. Una riforma fiscale equilibrata e mirata potrebbe rappresentare la chiave per

affrontare questo paradosso e promuovere una distribuzione più equa del carico fiscale. La questione della tassazione in Italia è sempre stata al centro del dibattito politico ed economico. Nel corso degli anni, il Paese ha implementato diverse riforme fiscali, cercando di trovare un

equilibrio tra la necessità di finanziare le spese pubbliche e la riduzione dell’onere fiscale per i cittadini. Tuttavia, emerge chiaramente che non tutti contribuiscono in modo equo e proporzionato al sistema fiscale italiano. In questo articolo, esploreremo chi sono coloro che pagano di più in tasse in Italia e le implicazioni socioeconomiche di questa distribuzione. Il sistema fiscale italiano è complesso e comprende diverse imposte, tra cui l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto), e una serie di imposte locali. L’IRPEF è una delle principali fonti di entrate per lo Stato italiano e rappresenta una tassa progressiva, il che si-

gnifica che chi guadagna di più paga una percentuale più alta del proprio reddito. Coloro che guadagnano salari elevati, in genere, contribuiscono in modo significativo alle entrate statali attraverso l’IRPEF. I dirigenti d’azienda, i professionisti e gli imprenditori con redditi elevati sono tra coloro che pagano le aliquote più alte. Tuttavia, è importante notare che esistono anche agevolazioni fiscali e deduzioni che possono influenzare l’onere fiscale per questo gruppo. Le imprese in Italia sono soggette a diverse imposte, inclusa l’IRI (Imposta sul Reddito delle Imprese) e l’IVA. Le società con utili più elevati pagano aliquote più alte di imposte sul reddito.


Tuttavia, il dibattito sulla tassazione delle grandi aziende e sulle multinazionali che operano in Italia è un tema critico. Spesso si sostiene che alcune di queste imprese sfruttino scappatoie fiscali internazionali per ridurre la loro imposta effettiva. L’IVA è un’altra importante fonte di entrate per lo Stato italiano. È un’imposta sul consumo che colpisce tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito. Tuttavia, poiché è una tassa proporzionale, coloro che guadagnano di più spendono più denaro e, di conseguenza, contribuiscono in modo più significativo all’IVA complessiva. Le imposte patrimoniali in Italia riguardano i beni e le proprietà. Coloro che possiedono patrimoni elevati, come immobili di lusso o investimenti significativi, sono soggetti a imposte patrimoniali. Tuttavia, il dibattito sulla progressività di queste imposte e la loro efficacia nel ridurre le disuguaglianze è ancora aperto. La distribuzione della tassazione in Italia ha importanti implicazioni socioeconomiche. La crescente disuguaglianza economica è una preoccupazione diffusa, e il sistema fiscale potrebbe giocare un ruolo chiave nel mitigare o exacerbare questo problema. La pressione fiscale su determinati segmenti della popolazione potrebbe influenzare il potere d’acquisto, la mobilità sociale e la coesione sociale. In conclusione, la questione di chi paga di più in tasse in Italia è complessa e coinvolge diversi settori della società. Mentre coloro con redditi più elevati contribuiscono in modo significativo attraverso l’IRPEF e altre

imposte dirette, le discussioni sulla tassazione delle imprese e la progressività del sistema rimangono aperte. La progettazione di un sistema fiscale equo ed efficace è cruciale per garantire una distribuzione giusta del carico fiscale e promuovere una società più inclusiva.

L’Evasione Fiscale in Italia: Un Ostacolo Persistente alla Salute Finanziaria del Paese L’evasione fiscale in Italia è un fenomeno che continua a rappresentare una sfida significativa per l’economia nazionale. Nonostante gli sforzi delle autorità nel corso degli anni, il problema persiste, influenzando negativamente le finanze pubbliche e minando la fiducia nel sistema fiscale. Una serie di fattori contribuisce all’ampia diffusione dell’evasione fiscale nel paese. La complessità delle normative fiscali è spesso citata come una delle principali cause. La difficoltà nel comprendere le regole può portare a errori involontari, ma può anche favorire comportamenti elusivi consapevoli da parte di coloro che cercano di sfruttare le falle nel sistema. Una cultura dell’evasione, alimentata da un senso di ingiustizia percepita o dalla convinzione che l’evasione sia un male necessario, può anche contribuire al problema. Inoltre, la presenza di settori dell’economia sommersa, in cui le transazioni avvengono in contanti e non sono dichiarate, offre un terreno

fertile per l’evasione fiscale. Le conseguenze dell’evasione fiscale sono molteplici e impattano sia l’economia che la società italiana. In primo luogo, l’evasione riduce le entrate fiscali disponibili per finanziare servizi pubblici cruciali come sanità, istruzione e infrastrutture. Ciò può portare a tagli di bilancio, indebitamento pubblico e ostacoli alla crescita economica. Inoltre, l’evasione fiscale crea un senso di ingiustizia tra i cittadini onesti che adempiono ai propri doveri fiscali. Questo può minare la fiducia nella legalità e nell’equità del sistema, contribuendo a un circolo vizioso in cui la mancanza di conformità fiscale è perpetuata da un atteggiamento diffuso di sfiducia. Le autorità italiane hanno adottato diverse misure per contrastare l’evasione fiscale. La modernizzazione dell’Agenzia delle Entrate, con investimenti in tecnologia e personale, mira a migliorare il monitoraggio delle transazioni finanziarie e la riscossione. Campagne di sensibilizzazione pubblica sono state condotte per promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza del pagamento delle tasse. Tuttavia, sfide persistenti, come la complessità delle normative fiscali e la resistenza culturale all’adempimento fiscale, rendono necessaria una continua riforma e un impegno a lungo termine. La cooperazione internazionale è anche essenziale per affrontare efficacemente l’evasione fiscale, specialmente in un contesto globale in cui le transazioni finanziarie attraversano facilmente le frontiere nazionali.



A cura dell’Avv.

parere legale

Paolo Caputo

Info e contatti: studiopaolocaputo@libero.it

Assocontact: a lavoro per una legge di rilancio del comparto. L’appello alla politica: servono tutele e nuovi strumenti normativi Si è svolto in forma aperta - alla presenza di Istituzioni, professionisti del comparto e rappresentati delle associazioni - il Consiglio Direttivo di Assocontact convocato per discutere delle opportunità, delle sfide e dei nuovi strumenti da introdurre per la tutela dei cittadini contro il telemarketing illegale. Sono intervenuti il Sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon e gli onorevoli Eliana Longi, Walter Rizzetto e Luca Squeri. Dall’appuntamento emergono impegni importanti e concreti per il rilancio del settore. Si punta ad offrire pieno sostegno al percorso della Certificazione delle Competenze, nonché all’attivazione di un Registro dei professionisti, snodo fondamentale per la regolamentazione del comparto. Emerge una comune volontà per rivedere le tabelle ministeriali e correggere le criticità della clausola sociale. Si è discusso anche del futuro del Registro pubblico delle opposizioni e di tutti i correttivi da apportare alle azioni di contrasto al telemarketing illegale. Emerge, inoltre, l’esigenza di una nuova piattaforma contrattuale che riequilibri le forze in campo e definisca il framework adeguato ad introdurre azioni specifiche per il mercato del lavoro. Infine, si è discusso di come incrementare il lavoro in Italia, intervenendo sul reshoring e augurandosi di poter recepire presto gli stimoli offerti dalla legge spagnola sul tempo massimo di attesa. “C’è ancora un importante cammino da percorrere ma la sinergia con le Istituzioni e gli operatori del settore rappresenta un segnale importante da cogliere favorevolmente. L’introduzione di strumenti tecnolo-

gici o alleanze tra stakeholder e settori sono da considerarsi infatti non la soluzione al problema del telemarketing illegale, ma il tassello di una strategia industriale di filiera”’ ha spiegato il Presidente di Assocontact, Lelio Borgherese. Sono stati individuati proprio da Assocontact quattro driver principali in merito alla proposta di Disposizione per il Rilancio del settore Call/ Contact Center: la tutela del mercato del lavoro e lo sviluppo dell’employability dei lavoratori; la tutela dei diritti dei consumatori e dei cittadini; la tutela e il sostegno delle imprese di BPO e della filiera collegata in una prospettiva di protezione e valorizzazione del tessuto industriale made in Italy; il design innovativo dei servizi per favorire la transizione alla cittadinanza digitale e all’economia Su questo tema è intervenuto anche il Sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Claudio Durigon che ha affermato: “Non credo a soluzioni generiche per il lavoro, ma a un decalage di interventi specifici. Puntare sulle competenze è una priorità, quindi bene il progetto sulle Certificazioni portato avanti da Assocontact: tutela il lavoro e la qualità dei servizi per i cittadini e i consumatori. Ma poi serve reintrodurre la formazione on the job, adeguare il costo minimo, magari introdotto nel Codice Appalti, così come una revisione dell’accordo quadro che ragioni sulla durata dei contratti e sugli strumenti di moral suasion per creare consenso anche tra i committenti. Interventi che possono trovare

naturale compimento in un framework contrattuale capace di sottrarsi agli squilibri di potere che frenano l’innovazione”. Il settore dei contact center è sicuramente uno dei più esposti ai processi di globalizzazione che caratterizzano l’economia, ed è purtroppo anche uno dei meno tutelati dal punto di vista normativo. Le lacune presenti nel nostro ordinamento si ripercuotono in primis sui lavoratori addetti al settore e sulle aziende che devono competere in un mercato con margini reddituali. Importante anche il contributo dei rappresentanti politici. L’onorevole Eliana Longi ha affermato: “C’è una relazione tra formazione certificata e salvaguardia dei livelli occupazionali, ma ce ne è una anche tra specializzazione delle competenze delle aziende, integrazione di servizi “speciali” come il supporto psicologico e l’assistenza delle persone fragile e l’incremento dei posti di lavoro. Per quei Contact Center che seguiranno la via del servizio alla persona io vedo una possibilità di crescita. Il nostro compito oggi è quello di fare sistema tra le varie Commissioni per creare condizioni innovative di lavoro”. Ad avvalorare la posizione anche l’onorevole Luca Squeri che ha affermato: “Anche l’Italia dovrebbe recepire le logiche sul tempo massimo di attesa per le chiamate e l’obbligo di fornire un’opzione per parlare con un operatore umano. Sono norme a tutela dei cittadini, che fanno registrare impatti positivi sulla produttività sull’occupazione e di conseguenza sulla resilienza delle aziende del comparto”.


A c u r a d i To m m a s o M a z z i o t t i Presidente C.d.A. Cred.it Spa

economia a 360°

Ricerca europea: quasi il 75% delle aziende nel settore industriale non è adeguatamente preparato per conformarsi alle nuove normative di sostenibilità Secondo quanto riportato dallo studio “La transizione delle aziende europee”, l’85% delle organizzazioni industriali europee e non europee è consapevole della nuova direttiva europea sulla sostenibilità aziendale, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Tuttavia, circa tre quarti delle aziende hanno ancora grandi difficoltà nell’adeguarsi ai requisiti ESG previsti dalla legge. Oltre alla crisi energetica, la difficoltà nella ricerca di personale qualificato e la carenza di specifiche competenze sono le maggiori preoccupazioni. In un terzo dei casi, inoltre, i dati non adeguatamente organizzati impediscono la trasparenza indispensabile per una maggiore sostenibilità. Lo studio ha coinvolto più di 440 top manager provenienti da 19 paesi europei, intervistati per conto di Aras, vendor della piattaforma tecnologica Aras Innovator. Le aziende del settore industriale hanno da tempo riconosciuto l’importanza di posizionarsi strategicamente come aziende sostenibili. Infatti, il 90% delle aziende che hanno partecipato all’indagine hanno espresso la convinzione che l’adozione di azioni sostenibili sia essenziale per conseguire il successo economico a lungo termine. L’attuale scenario richiede un’azione immediata: non è più sufficiente per le aziende adottare un’immagine “green” superficiale. Nel contesto dell’iniziativa Green Deal dell’Unione Europea, la politica ha posto l’economia di fronte ad una scelta cruciale. A partire dal 2024, circa 50.000 aziende dell’UE saranno tenute a pubblicare informazioni dettagliate e attendibili sulla sostenibilità ambientale (Environmental), sociale (Social) e di governance (Governance) secondo standard completi. “ Per garantire il massimo vantaggio operativo, i produttori richiedono un livello elevato di trasparenza riguardo ai dati del prodotto durante tutte le fasi della produzione. Questa trasparenza è fondamentale per adempiere agli obblighi di reportistica ESG e prevenire potenziali sanzioni”, afferma Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia.

Tracciabilità delle materie prime e maggiore trasparenza nella supply chain. Le nuove normative di reporting non si applicano solo alle aziende operanti all’interno dell’UE, ma anche ai fornitori provenienti da paesi come la Svizzera o il Regno Unito, poiché questi hanno un impatto significativo sull’intero ESG-Footprint di un prodotto in quanto parte della supply chain. “I produttori che necessitano di una maggiore tracciabilità delle materie prime e di una maggiore trasparenza nella supply chain richiederanno dati sulla sostenibilità ai loro fornitori diretti”, aggiunge Salerno. Nonostante ciò, il 72% delle aziende coinvolte nello studio ha ancora difficoltà a conformarsi ai requisiti di sostenibilità futuri previsti dalla legge. Le tradizionali analisi manuali non sono più sufficienti per soddisfare i nuovi obblighi di reportistica sulla sostenibilità aziendale. La soluzione è rappresentata dalla digitalizzazione. “Attraverso un’applicazione PLM, le informazioni sui prodotti e sui processi vengono fornite in modo trasparente lungo l’intero ciclo di vita, creando una base solida per lo scambio di dati tra aziende e la tracciabilità necessaria nel contesto della CSRD”, spiega Luigi Salerno. “Secondo la ricerca studio, le aziende che utilizzano già un Product-Lifecycle-Management (PLM) sono in media molto più preparate alle nuove esigenze ESG rispetto alla concorrenza. Una strategia di sostenibilità ben pensata basata su un PLM consente alle aziende non solo di evitare multe, ma anche di produrre prodotti ecologici in modo economicamente vantaggioso”, conclude Salerno. L’indagine “La transizione delle aziende europee” è stata condotta alla fine dell’autunno 2022 e ha coinvolto 442 dirigenti di 19 Paesi europei. I partecipanti all’indagine operano in aziende con un fatturato minimo di 40 milioni di euro nei seguenti settori: automobilistico, aerospaziale e della difesa, ingegneria meccanica, medicale, 31 chimico, farmaceutico e alimentare. Progetti

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