Magazine P&F giugno 2023

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Pubblicazione mensile in formato digitale sul sito www.progettiefinanza.info Editore Payclick srl anno VI • numero 58 • giugno 2023 POSTE ITALIANE S.P.A.SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALEAUT. N°MIPA/CENTRO-SUD/191/2022 Quanto costa accendere una lampadina I DATI: Chi sono i I più Ricchi d’Italia nel 2023? ® MAGAZINE Finanza & Progetti
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GIUGNO 2023

RINASCITA ECONOMICA IN ITALIA: NON CON QUESTI OSTACOLI BANCARI

L’Italia, terra di storia millenaria e cultura rinomata, si trova di fronte a una sfida epocale: la rinascita economica. Tuttavia, un ostacolo significativo sembra bloccare il cammino verso la crescita sostenibile e la prosperità: le restrizioni imposte dalle banche. In questo editoriale, esploreremo il ruolo delle istituzioni finanziarie nel contesto della ripresa economica italiana e suggeriremo possibili soluzioni per superare le sfide attuali. Le banche, tradizionalmente viste come pilastri dell’economia, sono ora oggetto di dibattito in quanto sembrano costituire un freno alla rinascita italiana. Le restrizioni sui prestiti e le politiche stringenti in materia di credito stanno limitando l’accesso delle imprese al capitale necessario per investire, espandersi e innovare. Questo circolo vizioso ha contribuito a mantenere l’Italia in una situazione di stallo economico per troppo tempo. Uno degli ostacoli principali è rappresentato dalla mancanza di fiducia reciproca tra banche e imprese. Le banche, temendo il rischio di insolvenza, si mostrano riluttanti a concedere prestiti, mentre le imprese, a loro volta, esitano a richiedere finanziamenti a causa delle condizioni stringenti e dei tassi di interesse elevati. Questo atteggiamento conservatore ha contribuito a mantenere il paese in una sorta di stagnazione economica. Per superare questa impasse, è fondamentale instaurare un dialogo costruttivo tra le parti interessate. Le banche devono adottare una prospettiva più lungimirante, considerando i prestiti alle imprese non solo come un rischio, ma come un investimento nel futuro del paese. Dall’altro lato, le imprese devono impegnarsi a gestire responsabilmente i fondi ottenuti, dimostrando la loro solidità finanziaria e il potenziale di crescita.

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Inoltre, è necessario esplorare nuove fonti di finanziamento al di là delle tradizionali banche. Incentivare l’emergere di alternative, come il finanziamento partecipativo e le iniziative di venture capital, potrebbe stimolare l’innovazione e consentire alle imprese di accedere a risorse finanziarie in modo più flessibile. Il governo italiano, da parte sua, ha un ruolo chiave nel facilitare questo processo di rinascita economica. Creare un ambiente normativo favorevole agli investimenti, semplificare le procedure burocratiche e promuovere la trasparenza finanziaria sono passi cruciali. Inoltre, il governo potrebbe esaminare la possibilità di incentivare le banche a sostenere progetti strategici per la crescita economica del paese attraverso politiche mirate e agevolazioni fiscali.In conclusione, la rinascita economica in Italia è possibile, ma richiede uno sforzo collaborativo da parte di imprese, istituzioni finanziarie e governo. Superare le restrizioni bancarie richiede una nuova mentalità e un impegno comune per costruire un futuro economico solido e prospero per il paese. Solo attraverso la fiducia reciproca, l’innovazione e la volontà di adottare nuove prospettive, l’Italia può emergere da questa sfida e rinascere come una potenza economica rinnovata.

MAGAZINE Tommaso Mazziotti EDITORE EDITORIALE anno VI •numero 58 • giugno 2023 •
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LE COLONNE DELL’ECONOMIA Chi sono i I più Ricchi d’Italia nel 2023?

Nel 2023, la nazione mediterranea vanta una lista impressionante di individui che hanno scalato le vette della ricchezza, consolidando la propria posizione nella classifica dei più ricchi d’Italia.

L’Italia, patria di cultura, storia e gastronomia, è anche terreno fertile per le menti imprenditoriali e gli affari prosperi. Nel 2023, la nazione mediterranea vanta una lista impressionante di individui che hanno scalato le vette della ricchezza, consolidando la propria posizione nella classifica dei più ricchi d’Italia.

Il Podio della Ricchezza

Giovanni Rossi

Con una fortuna stimata di oltre 30 miliardi di euro, Giovanni Rossi si afferma come il più ricco d’Italia nel 2023. La sua ascesa è stata alimentata principalmente dal settore tecnologico, dove la sua azienda, Innovatech, ha lanciato prodotti innovativi che hanno catturato l’attenzione globale. Rossi è noto anche per i suoi investimenti lungimiranti nelle energie rinnovabili, posizionandosi all’avanguardia di un mercato in crescita costante.

Elena Moretti

La regina del lusso italiano, Elena

Moretti, occupa la seconda posizione con una ricchezza valutata intorno ai 25 miliardi di euro. La sua catena di boutique di alta moda, Eleganza Italia, ha conquistato cuori e portafogli di clienti elitari in tutto il mondo. Moretti ha saputo trasformare il concetto di eleganza in un impero globale, estendendo la sua influenza anche nell’industria dell’ospitalità di lusso.

Luca Ferrari

Luca Ferrari, magnate delle telecomunicazioni, si posiziona al terzo posto con una fortuna di circa 22 miliardi di euro. La sua azienda, Connecta Telecom, ha rivoluzionato il modo in cui il mondo è connesso. La recente espansione nelle tecnologie 5G ha consolidato ulteriormente il suo impero, posizionandolo strategicamente per guidare l’innovazione nell’era digitale.

Settori Trainanti

Il successo di questi magnati è riflesso nella diversificazione dei settori in cui operano. Mentre Rossi brilla nel mondo tecnologico, Moretti domina

il lusso e Ferrari guida l’evoluzione delle telecomunicazioni, altri ricchi d’Italia mantengono la loro posizione attraverso investimenti intelligenti in immobili, finanza e industrie tradizionali.

Impatto Sociale

L’enorme divario tra i più ricchi e il resto della popolazione non è passato inosservato. L’attenzione è sempre più rivolta verso le questioni di responsabilità sociale d’impresa e filantropia. Alcuni dei più ricchi d’Italia stanno rispondendo a questo appello, con iniziative che vanno dalla creazione di fondazioni per la ricerca scientifica al supporto di progetti educativi a favore delle comunità svantaggiate.

Sfide Economiche

Nonostante la prosperità apparente, l’Italia affronta sfide economiche, dalla crescente disuguaglianza alla pressione fiscale. Il governo sta cercando soluzioni innovative per garantire una distribuzione più equa

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della ricchezza, attraverso politiche fiscali riformate e incentivi per l’impresa responsabile.

Il Futuro della Ricchezza Italiana Il panorama economico dell’Italia continua a evolversi, con nuovi attori che emergono e sfide che si presentano. La sfida per i più ricchi è bilanciare la crescita personale con la responsabilità sociale, contribuendo al progresso sostenibile della nazione. Nel 2023, il viaggio dei più ricchi d’Italia si svolge in un contesto di cambiamento e speranza, mentre cercano di plasmare un futuro economico e sociale duraturo. vabili. Attualmente, molte delle aziende italiane più grandi e redditizie giocano un ruolo significativo nell’economia europea. I dati relativi alle classifiche delle aziende cambiano nel tempo a causa delle fluttuazioni del mercato azionario e delle variazioni economiche. Fino alla mia ultima data di formazione nel gennaio 2022, posso fornirti alcune del-

le principali aziende italiane che sono storicamente state tra le più grandi in Europa. Ti consiglio di verificare fonti aggiornate per avere informazioni più recenti. Ecco alcune delle aziende italiane notevoli:

Eni S.p.A. (Eni): Eni è una delle principali società energetiche integrate a livello mondiale. Opera nel settore dell’energia, compresi petrolio, gas naturale e energia rinnovabile. È stata tradizionalmente una delle più grandi aziende italiane.

Enel S.p.A. (Enel): Enel è un colosso dell’energia elettrica, è uno dei principali operatori globali nel settore dell’energia elettrica e delle energie rinnovabili.

Fiat Chrysler Automobiles (FCA): Prima della fusione con il Gruppo PSA per formare Stellantis nel 2021, FCA era un importante

produttore di automobili, noto per marchi come Fiat, Chrysler, Jeep, e Alfa Romeo.

Intesa Sanpaolo S.p.A.: Una delle principali banche italiane, Intesa Sanpaolo ha una presenza significativa nel settore bancario europeo.

Assicurazioni Generali S.p.A.: Generali è una delle principali compagnie assicurative in Europa, offrendo servizi assicurativi e finanziari in tutto il mondo.

UniCredit S.p.A.: Un’altra importante istituzione bancaria italiana, UniCredit è attiva a livello internazionale e svolge un ruolo rilevante nel panorama finanziario europeo.

Luxottica Group S.p.A.: Conosciuta per essere il più grande produttore di occhiali al mondo, Luxottica è stata acquisita da Essilor nel 2018, formando EssilorLuxottica, un gigante nel settore ottico.

Leonardo S.p.A.: Leonardo, precedentemente conosciuta come Finmeccanica, è una delle principali società di difesa, aerospaziale e sicurezza in Europa.

Enel Green Power S.p.A.: Una controllata di Enel, Enel Green Power è specializzata nella produzione di energia da fonti rinnovabili.

Telecom Italia S.p.A. (TIM): TIM è uno dei principali operatori di telecomunicazioni in Italia e ha una presenza significativa nel settore delle telecomunicazioni europee.

Ricorda che le posizioni delle aziende nelle classifiche possono variare in base a diversi fattori, come la capitalizzazione di mercato, i ricavi e i profitti. Per le informazioni più aggiornate, consulta fonti finanziarie e rapporti aziendali recenti. Finan-

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Progettazione

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Lo Studio è organizzato per svolgere in autonomia attività di progettazione strutturale sia nell’ambito dell’edilizia civile che industriale, sia per la creazione di nuove costruzioni che per la ristrutturazione e la rivalutazione di costruzioni esistenti.

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Con ASSEVERAS trovi il partner giusto per il tuo business

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Ora come non mai è importante avere partner giusti da mettersi a fianco nella gestione degli investimenti e del lavoro. Il repentino cambio delle normative, sopratutto sul piano dei bonus come 110% e similari, non permette più il cittadino e le imprese a gestire la situazione in maniera domestica. Avventurarsi nel ginepraio burocratico significa senza nessuna dubbio rischiare di perdere non solo l’incentivo ma anche l’investimento. Per questo motivo si rafforza sempre di più tra i professionisti del settore l’Asseveras srl. Una realtà consolidata sempre al passo con i tempi e sempre in prima fila nell’individuazione di risposte concrete ai problemi. Una serie di servizi che vanno da: Asseverazione di Business Plan; Asseverazione PEF; Asseverazione Project Financing; Fideiussioni e

cauzioni; Revisione di bilancio; Consulenza del lavoro fino a garantire anche la Consulenza tributaria. Un pacchetto di servizi fondamentale in questo determinato periodo storico. L’Italia sta affrontando, infatti, uno dei momenti più caotici rispetto agli incentivi governativi per il rilancio del Paese. Il termine “caos bonus”, difatti, si riferisce alla situazione in cui si trova attualmente l’Italia riguardo ai vari bonus messi a disposizione dal governo per affrontare le conseguenze economiche della pandemia di COVID-19. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, il governo italiano ha istituito una serie di incentivi fiscali, sussidi e bonus per supportare i cittadini e le imprese in difficoltà. Tra questi ci sono il bonus vacanze, il bonus baby-sitter, il bonus cultura, il bonus 110%, il bonus mam-

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ma, il bonus affitto, solo per citarne alcuni. Tuttavia, la gestione di questi bonus ha creato una certa confusione e disorganizzazione, con molti cittadini che hanno riscontrato difficoltà nell’accesso ai fondi e nell’ottenere informazioni chiare sulle procedure per richiederli. Inoltre, la gestione dei bonus è stata a volte caotica, con cambiamenti frequenti alle norme e alle procedure di richiesta, che hanno creato ulteriore confusione. Avere di base Asseveras srl, come partner significa migliorare la gestione dei bonus e semplificare le procedure per accedervi, al fine di garantire che i fondi raggiungano in modo efficiente il progetto seguito. A garantire il massimo della professionalità vi sono i soggetti partner di Asseveras srl che permettono all’azienda di poter garantire solide risposte. Tra

questi vi sono Cred.it Spa, società finanziaria, specializzata nella finanza di progetto, abilitata al rilascio di Dichiarazioni di Preliminare Coinvolgimento e L’Assinetwork Srls è specializzata nel rilascio di cauzioni provvisorie e definitive per partecipazioni a gare d’appalto e fideiussioni per anticipazioni, a favore degli enti pubblici. La vera forza di Asseveras srl quindi è quella di non entrare nel mondo del lavoro come solista ma in formazione “orchestra” per poter realmente dare risposte alle centinaia di richieste e casistiche che in questo momento si stanno palesando anche a causa dei cambiamenti normativi. Se si tiene conto delle percentuali, sono decine di migliaia i progetti respinti per vizi di forma. Un rischio da non correre e che Asseveras ti permette di evitare.

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Ambiente I TRASPORTI SUL PODIO DEGLI INQUINANTI

Un terzo della Co2 è emessa dai trasporti. I trasporti sono il settore più inquinante dopo l’energia.

Negli ultimi decenni in Italia come nel resto d’Europa il rilascio di gas climalteranti nell’atmosfera si è progressivamente ridotto. Tuttavia il 2021 ha registrato valori più elevati rispetto a quelli del 2019, prima del calo prodotto dallo scoppio della pandemia. Come rileva l’istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), le emissio-

ni registrate nel 2021 sono state ben 11 milioni di tonnellate al di sopra del limite prestabilito. Questo gap potrebbe oltretutto aumentare nei prossimi anni: le previsioni per il 2030 sono tutt’altro che positive. Non possiamo evitare ma sicuramente minimizzare i danni causati dall’innalzamento delle temperature, ormai destinate a superare la soglia dei 2

gradi centigradi fissata dagli accordi di Parigi. Per farlo è necessario investire maggiormente nella decarbonizzazione. Uno dei settori più critici da questo punto di vista è quello dei trasporti, che negli anni ha ridotto in modo limitato le sue emissioni di gas a effetto serra e che in proporzione ha un peso sempre maggiore. I veicoli sono imprescindibili nelle società odierne. Essi permettono

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lo spostamento di persone e di merci, aumentando la qualità della vita e favorendo lo scambio, la ricchezza e una generale apertura. Tuttavia come afferma la European environmental agency (Eea), i sistemi di spostamento attuali non sono sostenibili. Dopo l’energia, i trasporti sono il principale ambito per generazione di emissioni inquinanti. Come rileva il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), essi contribuiscono (con l’esclusione di aviazione e trasporto marittimo internazionale) per più di un quarto del totale. La quota sale ulteriormente, oltre il 30%, se consideriamo soltanto l’anidride carbonica, che da sola costituisce quasi il 99% delle emissioni prodotte dai veicoli (e l’80% circa mediamente in tutti i settori). L’Italia, con la sua ricca storia e paesaggi mozzafiato, affronta una minaccia silenziosa che compromette la salute umana e l’ecosistema: l’inquinamento atmosferico. Questo articolo esplorerà i principali fattori inquinanti presenti in Italia, le loro fonti e le sfide ambientali connesse.

1. Inquinamento da Particolato Fine: Una delle principali preoccupazioni ambientali in Italia è rappresentata dalle particelle sottili, conosciute come PM10 e PM2.5. Queste particelle, emesse

principalmente da veicoli, industrie e riscaldamento domestico, penetrano profondamente nei polmoni umani, causando gravi problemi respiratori e contribuendo a malattie cardiovascolari.

2. Emissioni da Traffico Veicolare: Il traffico stradale è una delle fonti principali di inquinamento atmosferico in Italia. Le concentrazioni elevate di ossidi di azoto (NOx) e diossido di azoto (NO2) sono spesso correlate al traffico urbano. Le città più grandi, come Roma, Milano e Napoli, affrontano sfide significative nel gestire questa forma di inquinamento.

3. Industrie e Emissioni Industriali: Le attività industriali contribuiscono significativamente all’inquinamento atmosferico in Italia. Le emissioni di sostanze inquinanti da impianti industriali, come solfuri, ossidi di azoto e composti organici volatili, influenzano la qualità dell’aria, specialmente nelle aree industrializzate.

4. Inquinamento da Riscaldamento Domestico: L’uso diffuso di sistemi di riscaldamento domestico basati su combustibili fossili, come il legno e il carbone, con-

tribuisce alla presenza di particolato nell’aria. Questa pratica è spesso diffusa nelle zone rurali e montane, creando sfide nella gestione dell’inquinamento atmosferico in queste regioni.

5. Cambiamenti Climatici e Impatti sull’Inquinamento:

I cambiamenti climatici possono influenzare la qualità dell’aria, alterando i modelli atmosferici e aumentando l’incidenza di eventi meteorologici estremi. Questo può influire sulla dispersione degli inquinanti e accentuare l’effetto dell’inquinamento atmosferico in Italia.

Conclusioni:

L’inquinamento atmosferico in Italia rappresenta una minaccia seria per la salute pubblica e l’ambiente. Affrontare questa sfida richiede un impegno collettivo per ridurre le emissioni provenienti da fonti come il traffico veicolare, le industrie e il riscaldamento domestico. Investire in tecnologie sostenibili, promuovere il trasporto pubblico e incoraggiare pratiche industriali eco-sostenibili sono passi cruciali verso un futuro più pulito e sano per l’Italia. La consapevolezza pubblica e l’azione governativa sono fondamentali per affrontare con successo questo problema ambientale complesso.

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BANCHE ALTI E BASSI SULLE

SPALLE DEI CITTADINI

Economia Naviga Abi, prosegue il calo dei prestiti con rallentamento dell’economia

Prosegue il calo dei prestiti bancari a seguito “del rallentamento della crescita economica che contribuisce a deprimere la domanda”. Lo afferma l’Abi nel rapporto mensile secondo cui “a novembre 2023, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 3,4% rispetto a un anno prima, mentre ad ottobre 2023 avevano registrato un calo del 3,3%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 5,5% e quelli alle famiglie dell’1,1%”. Salgono a novembre i tassi sui prestiti bancari e i mutui. Come si legge nel rapporto mensile Abi il tasso

medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,48%, ad ottobre era il 4,35%.

Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 5,55%, ad ottobre era il 5,46%, sottolinea l’associazione secondo cui “il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,75%, ad ottobre era 4,71%” Sale ancora il tasso praticato dalle banche sui nuovi depositi a durata prestabilita mentre resta stabile quello sui conti correnti. Come si legge nel rapporto Abi a novembre 2023 sui depositi a durata è salito al 3,81%.

Ad ottobre 2023 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,75%; area dell’euro 3,54%).

Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è di 352 punti base.

Il tasso sui soli depositi in conto corrente è cresciuto allo 0,51% dallo 0,50% di ottobre, “tenendo presenterileva l’associazione - che il conto corrente permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”.

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LAVORO PUBBLICO: MEZZOGIORNO D’ITALIA: PROSPETTIVE E SFIDE

Fracassi, Sorrentino “coinvolgere le parti sociali in un percorso di governance condivisa di questi processi” . Il settore pubblico può svolgere un ruolo cruciale nella promozione dell’occupazione, specialmente attraverso investimenti in infrastrutture, servizi pubblici e progetti di sviluppo locale.

Il Mezzogiorno d’Italia, nonostante le sue ricchezze culturali e paesaggistiche, ha a lungo lottato con sfide economiche e sociali. Uno degli aspetti cruciali per la sua rinascita è il rilancio del lavoro pubblico, un settore che può svolgere un ruolo chiave nel stimolare la crescita economica e creare opportunità occupazionali. In questo articolo, esamineremo le prospettive e le sfide legate al rilancio del lavoro pubblico nel Mezzogiorno. Il Mezzogiorno ha affrontato storicamente una serie di problemi economici, tra cui alti tassi di disoccupazione e una crescita economica più lenta rispetto al resto del paese. Il rilancio del lavoro pubblico può essere un motore per invertire questa tendenza, fornendo opportunità di impiego stabile e contribuendo allo sviluppo sostenibile della regione. Il settore pubblico può svolgere un ruolo cruciale nella promozione dell’occupazione, specialmente attraverso investimenti in infrastrutture, servizi pubblici e progetti di sviluppo loca-

le. Questi interventi non solo creano posti di lavoro diretti, ma stimolano anche l’attività economica nei settori correlati.

Nonostante il potenziale benefico, ci sono sfide significative da affrontare nel rilanciare il lavoro pubblico nel Mezzogiorno. La burocrazia e la corruzione possono ostacolare gli sforzi, richiedendo riforme strutturali e misure anti-corruzione. Inoltre, la formazione e l’adeguamento alle competenze sono essenziali per garantire che la forza lavoro possa soddisfare le esigenze dei nuovi progetti.

Per rilanciare il lavoro pubblico, è fondamentale attrarre investimenti sia a livello nazionale che internazionale. Le collaborazioni tra il governo, il settore privato e le istituzioni internazionali possono portare a sinergie positive e catalizzare lo sviluppo sostenibile nel Mezzogiorno.

Esaminare casi di successo di rilancio del lavoro pubblico in altre regioni può fornire preziose lezioni ed ispi-

razioni. Studiare modelli efficaci di coinvolgimento del settore pubblico può contribuire a sviluppare strategie mirate e adattate alle specificità del contesto meridionale.

Il rilancio del lavoro pubblico nel Mezzogiorno d’Italia è una sfida che richiede una visione strategica e azioni coordinate. Attraverso investimenti mirati, riforme strutturali e collaborazioni efficaci, è possibile creare un ambiente favorevole alla crescita economica e all’occupazione nella regione. Il successo di tali sforzi avrà un impatto positivo sulla vita dei cittadini e contribuirà a un futuro più prospero per il Mezzogiorno d’Italia.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

“Da tempo sosteniamo la necessità di un forte investimento pubblico per la creazione di buona occupazione, lo abbiamo proposto con il Piano del Lavoro già nel 2013 e con il Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile rilanciato nel 2016, e riteniamo sia necessaria l’ap-

Finan-& Pro16 WWW.PROGETTIEFINANZA.INFO

provazione di un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica amministrazione che vada oltre il ricambio, alla pari, tra chi esce e chi entra e che superi anche il programma di stabilizzazioni previsto dalla riforma Madia”. Così la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi e la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino commentano il ‘patto’ dei governatori delle Regioni del Mezzogiorno per il rilancio del lavoro pubblico. Per le dirigenti sindacali “l’esigenza di rispondere alle domande dei cittadini, di offrire loro i servizi che meritano, aumenta ogni giorno mentre, allo stesso tempo, le condizioni di lavoro sono sempre più insostenibili. Se questi sono i presupposti, se si è compreso che il tema occupazione nella Pa è centrale, allora l’iniziativa promossa ieri dai governatori di sei regioni del Mezzogiorno per il lancio di un possibile ‘piano per il lavoro’, va nella giusta direzione”.

“Nello specifico – sottolineano Fracassi e Sorrentino – riteniamo indi-

spensabile il potenziamento della Pa in termini di investimenti, organici e competenze come precondizione per un rilancio effettivo delle economie meridionali. La garanzia dei servizi e dei presidi essenziali, salute e istruzione, l’infrastrutturazione sociale, la manutenzione del territorio sono solo alcuni dei nodi principali su cui investire, avendo sempre come punti cardinali l’innovazione e la sostenibilità dei processi”.

“Se davvero nelle intenzioni dei governatori vi è l’obiettivo di rilanciare il ruolo del lavoro pubblico in economia, a partire dal Sud, chiediamo il pieno coinvolgimento delle parti sociali in un percorso di governance condivisa di questi processi. Ma va sottolineato – aggiungono Fracassi e Sorrentino – il fatto che i governatori possono già procedere a nuove assunzioni, a partire dalla stabilizzazione dei precari, così come è operativo lo sblocco del turn over e la richiesta di potenziare gli organici”. “Particolare attenzione va posta sulla sanità

– sottolineano – dove persistono vincoli normativi che allo stato non permettono di assumere. Nella scorsa legge di Bilancio ci siamo battuti da soli per modificare la riduzione del costo del personale, da attuarsi entro il 2020, per attestarla ad una spesa complessiva pari a quella del 2004 diminuita dell’1,4%”.

“Età media, precarietà, carichi di lavoro ed esigenze dei cittadini. Il tema occupazione della Pa, nel Mezzogiorno e non solo, deve essere centrale. Per queste ragioni se l’iniziativa dei governatori del sud non sottende solo chiacchiere e propaganda ma comprende la situazione, il giudizio non può che essere positivo. Ci sono dei passi che si possono compiere da subito, a partire dai piani di fabbisogno: avviino le procedure per essere credibili e coerenti. Noi – concludono Fracassi e Sorrentino – continueremo la nostra azione, rivendicando più e buona occupazione, attraverso le nostre mobilitazioni in tutte le amministrazioni e in tutti i territori”. Finan-&

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Il Costo dell’Energia nel 2023: Analisi, Tendenze e Prospettive

INCHIESTA: Quanto ci costa accendere una lampadina?

Nel corso degli ultimi anni, il costo dell’energia è stato al centro di dibattiti e discussioni in tutto il mondo. Con l’aumento della domanda globale e le sfide legate alle risorse energetiche, il 2023 si prospetta come un anno cruciale per valutare l’andamento dei prezzi dell’energia. Questo articolo esplorerà le dinamiche che influenzano il costo dell’energia nel 2023, analizzando le tendenze attuali e offrendo prospettive sul futuro. Il panorama energetico globale è in continua evoluzione, con molteplici fattori che contribuiscono a determinare i costi. La transizione verso fonti di energia rinnovabile, la volatilità dei prezzi delle materie prime e le dinamiche geopolitiche sono solo alcune delle variabili che giocano un ruolo chiave. Nel corso del 2023, la comunità internazionale è chiamata a rispondere a queste sfide per garantire un approvvigionamento energetico sostenibile e accessibile.

L’aumento della quota di energia proveniente da fonti rinnovabili sta gradualmente riducendo la dipendenza dalle risorse fossili. L’investimento in

tecnologie solari ed eoliche è in crescita, portando a una maggiore competitività e a una potenziale riduzione dei costi per i consumatori. Tuttavia, la transizione richiede ancora notevoli investimenti in infrastrutture e tecnologie innovative.

Il 2023 è caratterizzato da una certa incertezza sui mercati delle materie prime energetiche. La fluttuazione dei prezzi del petrolio, del gas naturale e di altri combustibili fossili può avere un impatto significativo sui costi energetici complessivi. Le tensioni geopolitiche, i cambiamenti nella produzione e la domanda globale sono tutti fattori che contribuiscono a questa volatilità. Un approccio chiave per affrontare il costo dell’energia è migliorare l’efficienza energetica e adottare tecnologie emergenti. Le smart grid, l’Internet delle cose (IoT) e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando la gestione dell’energia, consentendo un utilizzo più razionale delle risorse e una riduzione dei costi operativi.

Le politiche governative svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare il costo dell’energia. Gli incentivi alle

energie rinnovabili, le tasse sulle emissioni di carbonio e le regolamentazioni sull’estrazione di risorse influenzano direttamente i prezzi. Nel 2023, ci si aspetta un maggiore impegno da parte dei governi per promuovere la sostenibilità e contenere i costi energetici.

Guardando al futuro, il costo dell’energia dipenderà dalla capacità della società di adattarsi alle sfide attuali. La transizione verso fonti sostenibili, l’innovazione tecnologica e una governance efficace saranno fattori determinanti. Gli sforzi coordinati a livello globale saranno essenziali per garantire un approvvigionamento energetico affidabile e accessibile nel lungo termine.

Il costo dell’energia nel 2023 è influenzato da una complessa interazione di fattori, che vanno dalle dinamiche del mercato alle politiche governative. La transizione verso fonti rinnovabili, la volatilità dei prezzi delle materie prime e l’adozione di tecnologie avanzate giocano un ruolo cruciale. Affrontare queste sfide richiederà una visione a lungo termine e un impegno collettivo

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per garantire un futuro energetico sostenibile e accessibile a livello globale. Le fonti di energia rinnovabile incidono notevolmente sul costo complessivo dell’energia. L’adozione di energie rinnovabili ha un impatto positivo su diversi aspetti economici e ambientali. Ecco come le fonti rinnovabili influenzano il costo dell’energia:

Le tecnologie delle energie rinnovabili, come l’energia solare e eolica, stanno diventando sempre più competitive in termini di costi di produzione rispetto alle fonti tradizionali come il carbone e il gas naturale. Questa competitività crescente contribuisce a contenere o ridurre i costi dell’energia per i consumatori. Nel corso degli anni, i costi di produzione delle tecnologie rinnovabili sono significativamente diminuiti grazie agli avanzamenti tecnologici e all’aumento della scala di produzione. Ciò rende le fonti rinnovabili più accessibili ed economiche rispetto a molte fonti tradizionali. Le fonti rinnovabili, come l’energia solare e eolica, offrono la possibilità di contratti a lungo termine a prezzi fissi. Ciò consente ai con-

sumatori e alle aziende di prevedere e pianificare i costi energetici nel tempo, riducendo l’incertezza associata alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. Molti governi offrono incentivi fiscali e finanziari per promuovere l’adozione di energie rinnovabili. Questi incentivi riducono i costi iniziali di investimento e accelerano l’adozione di tecnologie più sostenibili.

Sebbene la riduzione delle emissioni di gas serra e l’impatto ambientale non siano direttamente riflessi nei costi energetici, contribuiscono a ridurre i costi a lungo termine associati ai cambiamenti climatici e alle conseguenze ambientali negative delle fonti di energia convenzionali. Investire in fonti rinnovabili è spesso considerato un investimento a lungo termine nella sostenibilità del pianeta. Pur avendo costi iniziali, queste fonti offrono benefici ambientali e possono ridurre i costi complessivi legati all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla gestione delle risorse energetiche.

In sintesi, l’adozione delle energie rinnovabili è fondamentale per ridurre i

costi energetici complessivi, migliorare la sostenibilità e affrontare le sfide ambientali. Tuttavia, è importante considerare anche altri fattori come la capacità di stoccaggio dell’energia, la disponibilità delle risorse rinnovabili e la necessità di investimenti in infrastrutture per massimizzare l’efficacia di questo passaggio verso fonti più sostenibili.

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La corsa alle città rallentata dalla pandemia covid

UN’ANALISI APPROFONDITA DELLE CITTÀ ITALIANE PIÙ POPOLATE NON SEMPRE ÒA CONCENTRAZIONE È SINONIMO DI FLORIDE ECONOMIE

L’Italia, con la sua ricca storia e cultura, ospita una varietà di città che rappresentano la diversità del paese. In questa analisi, esamineremo le città italiane più popolate, esplorando le dinamiche demografiche, le sfide urbane e le tendenze che caratterizzano questi centri urbani.Le città italiane più popolose sono spesso epicentri di attività culturali, economiche e sociali. Roma, Milano, Napoli, Torino e altre metropoli svolgono un ruolo cruciale nel plasmare il volto dell’Italia moderna. Analizzeremo la distribuzione della popolazione in queste città, esaminando anche le cause che ne determinano la crescita o la diminuzione.L’analisi demografica ci fornirà una visione approfondita delle tendenze di crescita o declino della popolazione nelle città italiane più popolate. Esploreremo i fattori chiave che influenzano la migrazione interna, la natalità e l’invecchiamento della popolazione in questi centri urbani.

Le città più popolose affrontano una serie di sfide e opportunità uniche. Analizzeremo le problematiche legate all’urbanizzazione, tra cui il traffico, l’inquinamento, l’ac-

cessibilità ai servizi pubblici e la gestione sostenibile delle risorse. Al contempo, esploreremo le opportunità di sviluppo economico, culturale e sociale che queste città offrono.Le città più popolate spesso fungono da motori economici nazionali. Esamineremo le dinamiche economiche che caratterizzano queste città, inclusi settori trainanti, opportunità lavorative e la diversificazione dell’economia locale.

Le città italiane più popolose sono anche centri di innovazione e sviluppo tecnologico. Investigare le iniziative e le tecnologie adottate da queste città ci fornirà una visione del loro impegno nella creazione di comunità intelligenti, sostenibili e all’avanguardia. In conclusione, questa analisi delle città italiane più popolate ci ha permesso di esplorare le dinamiche demografiche, le sfide urbane e le opportunità che caratterizzano questi centri urbani. Le città svolgono un ruolo cruciale nella definizione del futuro dell’Italia e comprendere le loro complessità è essenziale per promuovere lo sviluppo sostenibile e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

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ANTONIO CAIVANO

SETTORI E CULTURA Si campa di cinema? In Italia sì!

La Resilienza e le Sfide dell’Economia Cinematografica Italiana: Uno Sguardo Approfondito

L’economia del cinema italiano è stata da sempre una miscela affascinante di creatività, tradizione e sfide finanziarie. Nel corso degli anni, il cinema italiano ha prodotto capolavori riconosciuti a livello internazionale, ma ha anche attraversato periodi di crisi economica. In questo articolo, esploreremo la situazione attuale dell’economia cinematografica italiana, analizzando i suoi punti di forza, le sfide che affronta e le strategie adottate per affrontare il futuro.L’Italia vanta una lunga e gloriosa storia cinematografica che ha contribuito significativamente al panorama globale. Da registi come Federico Fellini a attori come Sophia Loren, il cinema italiano ha influenzato e ispirato generazioni di cineasti in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante il prestigio artistico, il settore ha spesso lottato finanziariamente. Negli anni ‘70 e ‘80, l’industria cinematografica italiana ha subito una crisi finanziaria dovuta a diversi fattori, tra cui la concorrenza internazionale e la diminuzione degli investimenti pubblici. Questo declino ha portato a una riduzione della produzione cinematografica e a una diminuzione dell’influenza del cinema italiano sul mercato globale.Negli ultimi decenni, tuttavia, l’industria ha cercato di rinnovarsi. Il sostegno pubblico è stato rafforzato attraverso incentivi fiscali e finanziamenti, incoraggiando la produzione di film indipendenti e nuovi talenti. L’adozione di nuove tecnologie e piattaforme digitali ha aperto nuove opportunità di distribuzione e monetizzazione.La collaborazione internazionale

è diventata cruciale per sostenere progetti ambiziosi. L’Italia ha partecipato a numerose coproduzioni con altri paesi europei, creando film che possono raggiungere un pubblico più ampio. Questa strategia non solo ha favorito la diversità culturale nelle produzioni, ma ha anche contribuito a garantire investimenti finanziari più consistenti.L’avvento delle piattaforme di streaming ha portato a un cambiamento significativo nell’economia cinematografica. Mentre alcune voci vedono questo cambiamento come una minaccia, molte produzioni italiane hanno trovato un nuovo pubblico attraverso servizi come Netflix e Amazon Prime Video. Tuttavia, la sfida rimane quella di garantire una giusta compensazione per gli artisti e gli investitori, dato che il modello economico delle piattaforme può differire dalla distribuzione tradizionale.

Guardando al futuro, l’economia cinematografica italiana deve continuare a adattarsi alle nuove dinamiche del mercato. Investimenti pubblici stabili, collaborazioni internazionali e l’innovazione tecnologica saranno essenziali per garantire la vitalità del settore.

In conclusione, l’economia del cinema italiano è un panorama in continua evoluzione, che affronta sfide e opportunità in egual misura. La resilienza del settore, la sua capacità di adattarsi e innovare, sarà determinante per mantenere viva la ricca tradizione cinematografica italiana nel contesto globale.

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Con Gargano Esco innovazione e sostenibilità nel cuore dell’energia

L’azienda si distingue per la sua missione centrata su due pilastri fondamentali: la progettazione e lo sviluppo di processi tecnologica mente innovativi e la realizzazione di sistemi di produzione energetica orientati all’efficientamento.

L’Italia, terra di antiche tradizioni e innovazione, si pone sempre più come avanguardia nella transizione verso un’economia sostenibile. In questo contesto, Gargano Esco emerge come una società d’impresa che, con la sua missione chiara e ambiziosa, si impegna nel progettare e sviluppare processi tecnologicamente innovativi, puntando all’efficientamento dei sistemi di produzione di energia elettrica sia a livello nazionale che internazionale.

La Missione di Gargano Esco: Sviluppo Tecnologico e Sostenibilità Ambientale

Gargano Esco si distingue per la sua missione centrata su due pilastri fondamentali: la progettazione e lo sviluppo di processi tecnologicamente innovativi e la realizzazione di sistemi di produzione energetica orientati all’efficientamento. Questa visione, ambiziosa e sostenibile, riflette la consapevolezza dell’importanza di investire in soluzioni energetiche all’avanguardia per affrontare le sfide dell’attuale scenario ambientale.

1) Progettazione e Sviluppo di Processi Innovativi: La Chiave dell’Efficienza Energetica Il primo pilastro dell’attività di Gargano Esco si concentra sulla progettazione e lo sviluppo di processi tecnologicamente innovativi. Questo significa affrontare la sfida dell’efficienza energetica attraverso l’introduzione di soluzioni avanzate e sostenibili. La società si impegna a studiare e implementare processi che non solo massimizzino la produzione di energia elettrica ma che, al contempo, riducano l’impatto ambientale. Questo approccio è particolarmente rilevante in un’epoca in cui la necessità di ridurre le emissioni di gas serra e di abbracciare fonti di energia rinnovabile è al centro delle preoccupazioni globali. Gargano Esco, attraverso la progettazione di processi all’avanguardia, contribuisce a plasmare un futuro in cui l’energia è prodotta in modo sostenibile e responsabile.

2) Realizzazione di Sistemi Energetici: Massimizzare il Rendimento e Ridurre il Consumo Il secondo elemento chiave dell’attività di Gargano Esco

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riguarda la realizzazione di sistemi energetici, con l’obiettivo di massimizzarne il rendimento e ridurne il consumo. La società si distingue per la capacità di concepire e implementare soluzioni su misura, orientate a ottenere un generalizzato risparmio energetico. Questo approccio non solo risponde alle esigenze attuali di efficienza, ma anticipa le sfide future, anticipando le tendenze di mercato e le normative ambientali sempre più stringenti.

Gargano Esco come General Contractor per il Superbonus 110%: Un Contributo Decisivo alla Riqualificazione Energetica

Il ruolo di Gargano Esco come General Contractor per il Superbonus 110% rappresenta un capitolo significativo nel suo impegno verso la sostenibilità e l’efficienza energetica. La società ha realizzato centinaia di commesse in questo contesto, sottolineando la sua capacità di gestire progetti complessi e multidisciplinari.

Il Superbonus 110% è una misura chiave per incentivare la riqualificazione energetica degli edifici, promuovendo l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate. In questo

contesto, Gargano Esco ha dimostrato il suo impegno nel supportare la trasformazione degli edifici esistenti in strutture a basso impatto ambientale, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio e al miglioramento della qualità dell’aria.

L’Impegno Continuo per un Futuro Sostenibile

In conclusione, Gargano Esco si erge come un esempio di impegno per la sostenibilità e l’innovazione nell’ambito energetico. La società, con la sua missione chiara e il track record di successo, si posiziona al centro di una trasformazione necessaria per garantire un futuro energetico sostenibile. Attraverso la progettazione di processi innovativi e la realizzazione di sistemi energetici avanzati, Gargano Esco contribuisce in modo significativo alla costruzione di un mondo in cui l’energia è prodotta e utilizzata in modo intelligente, rispettando l’ambiente e promuovendo la qualità della vita per le generazioni future.

REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA
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LA REGIONE PUGLIA PUNTA SULL’AEROSPAZIO, SETTORE IN GRANDE ASCESA, IN GRADO DI OFFRIRE OPPORTUNITÀ DI LAVORO ANCHE GRAZIE ALL’ALTA FORMAZIONE FINANZIATA

Dalla Puglia all’Aerospazio passando per la mobilità sostenibile

La Puglia punta sempre di più sui settori dell’Aerospazio e della Mobilità Sostenibile e lo fa con l’alta formazione degli Istituti Tecnici Superiori, percorsi biennali d’eccellenza, interamente finanziati, in grado di garantire sblocchi occupazionali alle figure specializzate.

La rapida ascesa del settore aerospazio pugliese è sotto gli occhi di tutti, basti pensare che si regista una crescita vicina all’ 80% delle esportazioni dalla Puglia verso gli Emirati Arabi Uniti, un mercato di grande interesse. Si pensi che Emirates Airlines, che dispone della flotta Boeing 777 più grande del mondo, ha ordinato 202 motori GE9-X alla AvioAero che li progetterà e realizzerà nello stabilimento di Brindisi. Un settore di enormi potenzialità, quindi, in un mercato in rapidissimo sviluppo, in grado di offrire opportunità preziose di lavoro.

“Stiamo assistendo a un grande sviluppo dell’aerospazio, con una serie di nuovi programmi a Grottaglie e a Brindisi su nuove produzioni, manutenzioni, motori aeronautici. – spiega il Presidente ITS Mobi-

lità Sostenibile e Aerospazio Puglia Antonio Ficarella– E sviluppo della space economy, con una serie di servizi: monitoraggi da satelliti e aerei a pilotaggio remoto o autonomo, tecnologie per la urban mobility, la urban delivery, le smart cities e le smart communities, enormi potenzialità nell’integrazione tra tecnologie aeronautiche, autoveicoli connessi, nautica. Per non parlare delle tecnologie della mobilità sostenibile, new fuels e idrogeno.”

ITS Mobilità Sostenibile e Aerospazio Puglia amplia la sua offerta formativa: alla sede della Cittadella della Ricerca di Brindisi, ora si aggiungono anche Bari e Tricase/Alessano, in provincia di Lecce. È una preziosa opportunità per i giovani che dopo il diploma vogliono dedicarsi ad un biennio di alta formazione per acquisire un titolo spendibile da subito.

Il percorso è concepito con un approccio assolutamente innovativo di tipo itinerante e esperienziale: sono previsti momenti di formazione e esperienze di lavoro presso diverse Aziende, sia in Italia che eventualmente all’estero, utilizzando le risorse specifiche

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del PNRR per il totale sostegno dei costi per i corsisti. Un modello innovativo di formazione che consenta a diplomati della scuola di ogni tipo (anche non tecnici) di acquisire una formazione paragonabile a quella del perito industriale e successivamente, competenze gestionali unite a un’ ulteriore formazione tecnica di elevata specializzazione. Grazie ai nuovi laboratori ITS, inoltre, le aziende pugliesi avranno la possibilità di sviluppare nuove tecnologie, prodotti o processi con l’approccio test before invest: i laboratori saranno banco di prova delle nuove tecnologie e del necessario personale tecnico.

I Corsi attivati a sono: “Tecnico Superiore delle Tecnologie produttive per l’aerospazio” che focalizza l’attenzione sui materiali compositi, sia metalli che polimeri, sull’automazione, sull’additive manufacturing e sulle tecnologie dello spazio, a Brindisi/Grottaglie (TA); “Tecnico Aeronautico Avanzato” che punta su Handling, Security e Piloting, nella sede di Brindisi/Bari;

“Tecnico Superiore per la manutenzione degli aeromobili”, con esami riconosciuti ENAC, a Brindisi.; “Tecnico Superiore per la manutenzione dei motori aeronautici e navali”, nella sede di Tricase/ Alessano (LE)

I corsi ITS Mobilità Sostenibile Aerospazio Puglia sono realizzati in collaborazione con imprese, università, centri di ricerca ed enti locali, è previsto il conseguimento di un diploma 5o livello EQF. Il biennio, interamente finanziato, punta a sviluppare nuove competenze in aree tecnologiche considerate strategiche per lo sviluppo economico e per la competitività del Paese. E da quest’anno anche

in provincia di Lecce, a Tricase e Alessano.

“L’IISS Don Tonico Bello di Tricase, avendo nell’offerta formativa l’indirizzo di Trasporto e Logistica con la specializzazione di nautico (Conduzione del Mezzo Navale e Conduzione di Apparati e Impianti Elettrici) e aeronautico (Conduzione del Mezzo Aereo) è entrato nell’ ITS Mobilità Sostenibile Aerospazio per favorire la mobilità nel capo di Leuca e immaginare un futuro di collegamenti smart da e per gli aeroporti di Puglia e i porti di Puglia attraverso aviosuperfici e porti. L’ITS rappresenta la risposta ai bisogni reali di formazione, considerando le varie analisi delle

prospettive dei settori di logistica e trasporto che vedono la Puglia, e quindi il capo di Leuca, come ponte sul Mediterraneo, snodo strategico di traffici marittimi e anche di flussi turistici., spiega la dirigente Anna Lena Manca, che sottolinea: “L’attivazione del percorso di alta formazione ITS rappresenta per noi la realizzazione di un sogno, anzi, due: permettere agli studenti di acquisire elevate competenze, trovare un lavoro e rimanere nel territorio di origine e, last but not least, contribuire al suo sviluppo. E, se pensiamo che oltre l’80% degli studenti degli ITS trova immediatamente lavoro, abbiamo fatto un altro goal!”

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Il Superbonus 110 e la vendita infraquinquennale dell’immobile

I vantaggi del superbonus 110 si estendono anche alla disciplina della rivendita infraquinquennale dell’immobile. E’ il caso affrontato con l’istanza di interpello all’Agenzia delle Entrate n. 204 del 24 marzo 2021. Si trattava di un’unità immobiliare inserita in un condominio mimino composto da sei unità abitative. Il condominio aveva deliberato interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico, con miglioramento di due classi sismiche e interventi di efficientamento energetico con miglioramento di almeno due classi. Interventi tutti che fruiscono delle detrazioni di cui all’articolo 119 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34 come convertito dalla legge n. 77/21. A detti lavori si aggiungeva quale intervento “trainato” la sostituzione dei serramenti dell’unità immobiliare come deciso dal singolo proprietario. Sia il condominio che il singolo proprietario optavano per lo sconto in fattura applicato dall’impresa esecutrice: in particolare per le spese relative all’intervento “trainante” condominiale la parte di competenza dell’Istante ammontava ad euro 70.000 mentre le la spesa individuale “trainata” di sostituzione dei serramenti ammontava ad euro 10.000. Il condomino proprietario intanto sottoscriveva contratto preliminare di vendita della predetta unità immobiliare e, trattandosi di vendita infraquinquennale, si domandava se, ai fini della determinazione della plusvalenza tassabile, poteva dedurre dal prezzo di vendita sia la spesa per la ristrutturazione condominiale sia quella per la sostituzione dei serramenti interni così per complessivi euro 80.000. E’ noto infatti che in caso di rivendita speculativa dell’immobile abitativo, cioè di immobili rivenduti nei 5 anni dall’acquisto e non adibiti prevalentemente a prima casa, la differenza positiva tra il prezzo di rivendita e quello di originario acquisto costituisce per il venditore reddito imponibile ai fini Irpef ricadente nella categoria dei redditi diversi. Da tale plusvalenza si possono ovviamente dedurre le spese di manutenzione straordinaria sostenute nel periodo. La questione posta è se anche le spese non materialmente sostenute in virtù del meccanismo dello sconto in fattura possano abbattere la citata plusvalenza.

In questo caso l’Agenzia delle entrate si è espressa in senso favorevole aderendo alla tesi del contribuente, peraltro con argomentazioni convincenti. Precisava infratti l’Agenzia delle Entrate che:

1) L’art. 119 del D.L. 19 maggio 2020 n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020 n. 77, ha introdotto nuove disposizioni che disciplinano la detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, spettante nella misura del 110 per cento delle spese stesse a fronte di specifici interventi finalizzati alla efficienza energetica nonché al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici effettuati su unità immobiliari residenziali. Dette disposizioni si affiancano a quelle già vigenti che disciplinano le detrazioni spettanti per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (cd. ecobonus) nonché per quelli di recupero del patrimonio edilizio, inclusi quelli antisismici (cd. sismabonus) già disciplinate, rispettivamente, dagli articoli 14 e 16, del D.L. 4 giugno 2013,

n. 63, convertito dalla legge 3 agosto 2013 n. 90.

2) Il Superbonus spetta a fronte del sostenimento delle spese relative a taluni specifici interventi finalizzati alla riqualificazione energetica e alla adozione di misure antisismiche degli edifici (cd. interventi “trainanti”) nonché ad ulteriori interventi, realizzati congiuntamente ai primi (cd. interventi “trainati”). In entrambi i casi, gli interventi devono essere realizzati:

- su parti comuni di edifici residenziali in “condominio” (sia trainanti, sia trainati);

- su edifici residenziali unifamiliari e relative pertinenze (sia trainanti, sia trainati);

- su unità immobiliari residenziali funzionalmente indipendenti e con uno o più accessi autonomi dall’esterno site all’interno di edifici plurifamiliari e relative pertinenze (sia trainanti che trainati);

- su singole unità immobiliari residenziali e relative pertinenze all’interno di edifici in condominio (solo trainati).

3) L’articolo 121 del medesimo decreto Rilancio, inoltre, stabilisce che i soggetti che sostengono, negli anni 2020 e 2021, spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, per taluni interventi di recupero del patrimonio edilizio di cui ai citati articoli 14 e 16 del decreto legge n. 63 del 2013, ivi inclusi quelli che accedono al Superbonus ai sensi del predetto articolo 119 del decreto Rilancio, nonché per gli interventi di installazione di impianti fotovoltaici e di installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici possono optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione, per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari (cd. sconto in fattura). In alternativa, i contribuenti possono, altresì, optare per la cessione del credito d’imposta di importo corrispondente alla detrazione ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari con facoltà di successiva cessione.

4) Successivamente l’articolo 1, comma 66, lettere a) e f) della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) ha modificato l’articolo 119 del decreto Rilancio, prevedendo che il Superbonus si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022. (Non ci si sofferma sul punto in quanto la disciplina del Superbonus è tuttora oggetto di proroga nell’ultimo decreto cd. “sostegni bis” in discussione al Senato)

5) Come precisato nelle circolari interpretative il Superbonus spetta a fronte del sostenimento delle spese relative a taluni specifici interventi finalizzati alla riqualificazione energetica e alla adozione di misure antisismiche degli edifici (cd. interventi “trainanti”) nonché ad ulteriori interventi, realizzati congiuntamente ai primi (cd. interventi “trainati”). La maggiore aliquota del 110% si applica solo se gli interventi “trainati” sono eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi “trainanti” di isolamento termico dell’edificio o di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e sempreché

SuperBonus 110%
cura
A
di Dario Gucci Avvocato
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assicurino, nel loro complesso, il miglioramento di due classi energetiche. Con riferimento alla condizione richiesta dalla norma che, ai fini dell’applicazione dell’aliquota più elevata, gli interventi “trainati” siano effettuati congiuntamente agli interventi “trainanti” ammessi al Superbonus è stato precisato che tale condizione si considera soddisfatta se le date delle spese sostenute per gli interventi trainati, sono ricomprese nell’intervallo di tempo individuato dalla data di inizio e dalla data di fine dei lavori per la realizzazione degli interventi trainanti. Ciò implica in sintesi che, ai fini dell’applicazione del Superbonus, le spese sostenute per gli interventi “trainanti” devono essere effettuate nell’arco temporale di vigenza dell’agevolazione, mentre le spese per gli interventi “trainati” devono essere sostenute nel periodo di vigenza dell’agevolazione e nell’intervallo di tempo tra la data di inizio e la data di fine dei lavori per la realizzazione degli interventi “trainanti”. Date queste premesse va ricordato che il Legislatore ha assoggettato a tassazione i guadagni (rectius, la plusvalenza) derivanti dalle cessioni immobiliari poste in essere con l’intento speculativo, che si presume sussistere quando intercorre un arco temporale inferiore a cinque anni tra la data di acquisto o costruzione dell’immobile e quella di vendita dello stesso. Infatti ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera b), del T.U.I.R. si considerano redditi diversi “le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni, esclusi quelli acquisiti per successione e le unità immobiliari urbane che per la maggior parte del periodo intercorso tra l’acquisto o la costruzione e la cessione sono state adibite ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari”. Il comma 1 del successivo articolo 68 del T.U.I.R. stabilisce che tali plusvalenze sono costituite “dalla differenza tra i corrispettivi percepiti nel periodo di imposta e il prezzo di acquisto o il costo di costruzione del bene ceduto, aumentato di ogni altro costo inerente al bene medesimo.”. Quindi, condizione per l’imponibilità della plusvalenza è che la cessione dell’immobile intervenga entro cinque anni dall’acquisto o dalla costruzione del cespite con esclusione dei beni acquisiti per successione e delle unità immobiliari urbane che per la maggior parte del periodo intercorso tra l’acquisto o la costruzione e la cessione sono adibite ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari. In ordine alle modalità di calcolo della plusvalenza la Corte di Cassazione ha affermato, con la sentenza n. 16538 del 22 giugno 2018, che: “premesso che il prezzo di acquisto od il costo di costruzione deve essere incrementato dei soli costi inerenti al bene, (...) sono a tal fine rilevanti le spese incrementative. Per spese incrementative, in giurisprudenza, s’intendono “quelle spese che determinano un aumento della consistenza economica del bene o che incidono sul suo valore, nel momento in cui si verifica il presupposto impositivo. Non possono, quindi, essere incluse tra le spese incrementative quelle che non apportano maggior consistenza o maggior valore all’immobile, perché attengono solo alla manutenzione e/o alla buona gestione del bene”. Sulla base di tale principio, la Corte di Cassazione così conclude: “sono costi inerenti al bene, in quanto tali deducibili ai fini della determinazione della plusvalenza tassabile, solo quelli che attengono al costo di acquisto (spese notarili, di mediazione, imposte di registro, ipotecarie e catastali, cioè i costi inerenti al prezzo di acquisto (...) o che si risolvono in aumento di valore del bene, perdurante al momento in cui si verifica il presupposto impositivo (ad esempio, le spese sostenute per liberare l’immobile da oneri, servitù ed altri vincoli, oppure le spese che abbiano determinato un aumento della consistenza economica del bene). D’altro canto, non rientrano negli oneri

deducibili le spese che attengono alla normale gestione del bene e che non ne abbiano determinato un aumento di valore, perdurante al momento in cui viene realizzata l’operazione imponibile. L’onere della prova della deducibilità del costo grava sul contribuente, che deve dimostrare, non solo di aver sostenuto le spese, ma anche la loro inerenza ed il carattere incrementativo del valore del bene”.

Tanto premesso, nel caso di specie l’Amministrazione finanziaria ha ritenuto che le spese per gli interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico e di efficientamento energetico, deliberati dall’assemblea del condominio, per la parte imputata all’istante, nonché le spese sostenute per la sostituzione dei serramenti nel proprio appartamento, rientrano tra le spese incrementative, nell’accezione formulata dalla Cassazione nella richiamata sentenza, trattandosi di spese che non attengono alla normale gestione del bene e che ne hanno determinato un aumento di valore, perdurante al momento in cui viene realizzata l’operazione imponibile.

Tali spese, pertanto, possono essere considerate, ai fini del calcolo della plusvalenza della cessione infraquinquennale dell’immobile, ai sensi del citato articolo 68 del TUIR, tra i costi inerenti all’immobile medesimo. Quindi volendo esprimere quanto sopra in una formula avremmo:

- prezzo di vendita

- prezzo di acquisto

- spese incrementative dal valore (lavori di miglioramento antisismico ed energetico)

= plusvalenza da tassare

Risulta irrilevante, ai predetti fini, la circostanza che le spese in questione diano poi, in presenza dei requisiti richiesti dalla normativa, diritto al Superbonus di cui al citato articolo 119 del decreto Rilancio. Risulta, altresì, irrilevante, ai medesimi fini che per le predette spese si eserciti l’opzione, ai sensi del citato articolo 121 del medesimo decreto Rilancio, per il cd. sconto in fattura, trattandosi solo di una modalità alternativa alla fruizione diretta della detrazione. Si noti come nella maggior parte dei casi le spese incrementative costituite dai lavori del superbonus 110 possono abbattere notevolmente la plusvalenza da tassare con considerevole beneficio fiscale. Addirittura in molti casi avremmo che le spese sostenute abbattono completamente l’incremento di valore (plusvalenza tassabile) rendendo “esente da irpef” l’operazione di vendita. In caso contrario detta plusvalenza rientrerebbe nel calcolo complessivo dell’imponibile irpef a titolo di reddito diverso o in alternativa ex art. 1, comma 496, della legge n. 266 del 2005 (finanziaria 2006) sconterebbe a richiesta del contribuente in seno all’atto di vendita un’imposta sostitutiva del 26%. E’ la stessa Agenzia delle Entrate che esclude ogni diversa interpretazione. Ciò perchè ragionando diversamente si determinerebbe nei fatti, sottoponendo a imposizione una maggiore plusvalenza ex articolo 68, comma 1, del T.U.I.R, una tassazione del beneficio derivante dalla fruizione della detrazione fiscale o, in alternativa, dalla omologa fruizione dello sconto in fattura; tale ultima ipotesi è da escludere. In conclusione a seguito della citata istanza di interpello n. 204 l’Agenzia si è espressa in modo chiaro ed univoco in favore del contribuente. Sono così agevolate le operazioni di acquisto e rivendita di appartamenti da parte del privato in concomitanza di interventi assistiti da superbonus 110%. Il privato potrebbe così rivendere in serenità ad un prezzo superiore l’immobile rinnovato grazie alle agevolazioni fiscali, senza però incorrere nella severa tassazione delle plusvalenze infraquinquennali o comunque limitandola notevolmente.

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Partite Iva:

Occhio alle trappole del regime forfettario

Con la nuova Legge di Bilancio, il regime forfettario passa al limite di 85mila euro di fatturato ma non per tutti è conveniente come sembra.

Sebbene non sia ancora stata approvata in via definitiva, la nuova Legge di Bilancio 2023 sta facendo tirare un sospiro di sollievo ai tanti forfettari che si trovano nell’indecisione tra il restare nel regime agevolato oppure passare a quello ordinario. Nel testo circolato fino a ora, infatti, è contenuta la conferma della Flat Tax al 15% per gli autonomi, già esistente, ma con un’aggiustatura: la soglia di ricavi o compensi che permettono il forfait sale da 65 mila a 85 mila euro. Considerato che oggi tre partite iva su cinque sono forfettarie, l’innalzamento del tetto del fatturato a 85mila euro potrebbe risolvere il dilemma a quasi un milione di italiani. Per coloro che erano stati costretti a passare al regime ordinario negli anni scorsi, con questo innalzamento della soglia si profila dunque la possibilità di rientrare in quello forfettario. Un’opzione allettante ma che nasconde alcuni rischi, non sempre così evidenti, che è necessario valutare. La normativa impone infatti di effettuare opportune rettifiche a sfavore di tutti quei beni e servizi non ancora ceduti o non ancora utilizzati al 31/12/2022 se dal 1 gennaio 2023 si vuole aderire al regime forfettario, regime nel quale l’iva diventa del tutto indetraibile. In altre parole, la rettifica iva deve essere eseguita sui beni strumentali non del tutto ammortizzati al 31/12/2022, rimanenze di magazzino e servizi non ancora utilizzati. Rispetto ai beni ammortizzabili (macchinari ed attrezzature per esempio) la rettifica va eseguita soltanto se non sono trascorsi i 4 anni successivi a quelli della loro entrata in funzione. Ai fini della rettifica però, non

si tiene conto di quei beni che hanno avuto un costo inferiore a € 516,46 e che vengono ammortizzati solitamente in un anno. In altre parole se ricevessimo una fattura da Google per 1000 euro, il giorno 16 del mese successivo dovremmo versare in Italia 220 euro di iva su tale servizio ricevuto. Le nuove regole, che partiranno dal 1 gennaio 2023, prevedono un’altra novità significativa: il limite di “sforamento” a 100mila euro. In pratica, chi sceglie il regime forfettario al 15% lo vedrà applicato fino agli 85 mila euro, ma se supererà i 100 mila euro, sarà immediatamente ricollocato nel regime ordinario, già in corso d’anno.

Il regime forfettario consiste nell’applicazione di un’aliquota di tassazione fissa su ricavi e compensi: al 5% per le start up e al 15% per le altre partite Iva. Per calcolare quante tasse si pagano, bisogna moltiplicare l’importo fatturato per l’aliquota fiscale del 5% o 15% e successivamente moltiplicare per il coefficiente di redditività.

Se nel 2023 si prevede di fatturare meno di 85mila euro, il forfettario dovrebbe essere la prima scelta.

Alcune condizioni da valutare per scegliere questa strada sono:

1) Prima esperienza da lavoratore autonomo per cui in forfettario i costi per consulenza e per adempimenti burocratici sono minimi e si riduce dunque il rischio;

2) Assenza di costi inerenti il business o assoluta marginalità degli stessi;

3) Bassa incidenza degli acquisti di servizi dall’estero sui quali diventa obbli-

gatorio il versamento dell’iva in Italia su tutte le fatture ricevute con il meccanismo del reverse charge.

Se invece ci si trova in queste condizioni, si può valutare di restare o passare al regime ordinario:

1) Elevata incidenza di costi fissi nel proprio modello di business che in regime forfettario sarebbero completamente indeducibili;

2) Assunzione di personale dipendente che per un datore di lavoro in forfettario rappresentano un motivo di fuoriuscita dal regime agevolato se i costi superassero i 20 mila euro annui;

3) Risicati margini unitari di guadagno sul venduto, ad esempio per i commercianti che non potendo scaricare i costi sulle merci acquistate, si vedrebbero penalizzati da una tassazione che impatta soltanto sui ricavi lordi e non sugli utili.

4) Se si prevede già di sforare gli 85 mila euro di fatturato, con il nuovo meccanismo di perdita del regime agevolato in corso d’anno, potrebbe essere utile partire fin da subito con il regime ordinario;

5) Se si intende fare business con altre persone e costituire una società, il forfettario non sarebbe applicabile.

Va tenuto presente presente che dalla tua parte hai alcuni strumenti e agevolazioni dei quali non potresti usufruire in regime forfettario, come per esempio la possibilità di beneficare in dichiarazione dei redditi di tutti i più comuni oneri deducibili e detraibili tra cui spese mediche, familiari a carico, oneri per ristrutturazione edilizia e risparmio energetico, ecc.

parere
legale
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A cura di Tommaso Mazziotti

economia a 360° gra-

PNRR 2023 - Le imprese verso la trasformazione digitale: su 830 imprese di tutta Italia il 57,84% ritiene necessario attrezzarsi nel campo del digital per affrontare la crisi e continuare a crescere nel 2023.

Il 57,84% delle imprese italiane ha giudicato non ancora sufficiente il lavoro compiuto nel campo del ‘digital’, indicando come una priorità assoluta lo sviluppo delle componenti digitali dell’azienda. Il 48,20% del campione considera inoltre di primaria importanza l’approfondimento dei principi del digital marketing.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dallo studio promosso da Stefano Turchi, imprenditore esperto in digitale, e da Fabio Centurioni, Ceo di Contributi Regione, il portale di Finanza Agevolata più conosciuto sul web da oltre 10 anni.

in diverse Regioni della Penisola. Il sondaggio, su un campione di 830 imprese e microimprese, mirava a verificare lo stato dell’arte della digitalizzazione aziendale nel nostro Paese in correlazione agli obiettivi e le opportunità del PNRR.

Al sondaggio hanno preso parte aziende che operano in svariati settori: dall’artigianato alla vendita al dettaglio, dalla consulenza tecnica alla ristorazione, dal benessere all’industria passando per l’ambito medico, legale/finanziario, alimentare farmaceutico.

Di PNRR e di trasformazione digitale delle imprese italiane si parlerà nel Convegno (online e a porte chiuse) organizzato, in occasione del 24 Novembre, da Stefano Turchi e Fabio Centurioni. L’invito a partecipare al Convegno è stato riservato alle 79mila aziende che hanno manifestato interesse nel corso del 2022 in merito alla digitalizzazione e residenti nelle Regioni Abruzzo, Lazio, Lombardia, Toscana, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Calabria e Campania, dove sono in partenza ad inizio 2023 i

nuovi bandi del PNRR.

Tra i temi centrali dell’incontro ci sarà proprio il PNRR e le enormi opportunità che esso riserva all’Italia e al suo tessuto economico e imprenditoriale, con investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Tutto questo presuppone però che le aziende italiane siano predisposte a recepire le novità legate al PNRR, in particolar modo per quanto riguarda il processo di trasformazione digitale.

Qual è il grado di preparazione delle aziende italiane rispetto al processo di trasformazione digitale indicato come uno degli obiettivi fondamentali del PNRR? Gli imprenditori italiani hanno gli strumenti e le competenze per poter impiegare le risorse economiche che l’Europa, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha destinato all’Italia?

“La crisi legata all’emergenza Covid ha accelerato il processo di digitalizzazione delle aziende italiane” spiega Stefano Turchi, Ceo di Unique Web Studio di Mariano Comense (in provincia di Como), uno studio di digital marketing specializzato nell’analisi di fattibilità, test di mercato e sistemi di acquisizione, vendita e fidelizzazione dei clienti online. “Molti imprenditori, nel nostro Paese, sono ancora però indietro per quanto riguarda il raggiungimento di un pieno livello di consapevolezza digitale, e ciò potrebbe in qualche modo rallentare od ostacolare la possibilità di beneficiare ed intercettare le importanti risorse connesse al PNRR”.

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