Magazine P&F febbraio 2022

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Progetti & Finanza M MA AG GA A ZZ II N N EE

Aut.Mipa/Centro/233/2021

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LA GUERRA E LE CONSEGUENZE ECONOMICHE

Mulè: «Questo conflitto sicuramente ridisegna il futuro del mondo» P ubb l i c a zi o n e m e nsi l e i n fo r m a to d i g i t a l e su l si to www. p r o g e t t i e f i nanza. i nfo

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FEBBRAIO 2022

ENERGIA: CON CARO-BOLLETTE E CRISI UCRAINA AZIENDE ITALIANE PUNTANO A “RIPENSARSI” E MIRANO A SOSTENIBILITÀ “In un momento in cui il nostro paese paga a caro prezzo le conseguenze della fortissima crisi energetica e le ripercussioni della guerra in Ucraina, e le attività produttive sono schiacciate dal caro-carburanti e dalle difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, il mondo delle imprese italiane è costretto a ripensare completamente il proprio rapporto con i cittadini-consumatori e con la sostenibilità, e a trovare nuove strategie e nuove vie da percorrere verso l’autosufficienza energetica”. Lo afferma Francesco Tamburella, presidente di ConsumerLab e portavoce del Comitato organizzatore della seconda edizione del Congresso nazionale Future Respect, in programma allo Stadio di Domiziano (piazza Navona) a Roma dal 28 al 30 aprile e dedicato alle imprese italiane che metteranno sotto la lente la cultura della sostenibilità. “Dai primi feedback che stiamo ottenendo in questi giorni dai partecipanti – ha evidenziato Tamburella, presidente del centro studi ConsumerLab specializzato in sostenibilità – l’urgenza più sentita dalle imprese italiane, in questo momento, è proprio quella di focalizzare l’attenzione sul modo in cui la sostenibilità possa aiutare le aziende ad uscire alla crisi attuale e diventare concretamente il volano per essere sempre più autonomi sul piano dell’approvvigionamento energetico”. Proprio per dare risposte e cercare soluzioni condivise utili ad affrontare le tante emergenze che attagliano il mondo delle imprese (energia, benzina, materie prime) il Congresso Future Respect riunirà nella capitale le aziende che si sono distinte nella ripresa post-Covid, allo scopo di promuovere uno scambio di esperienze nel senso dell’open innovation. Sull’argomento è intervenuta anche Assoutenti, commentando le richieste di informazioni avanzate dall’Autorità in merito ai rincari dei prezzi di benzina e gasolio. Esprimiamo soddisfazione per la decisione dell’Antitrust di accendere un faro sul settore dei carburanti, ma non basta, e riteniamo indispensabile un intervento del Governo per bloccare le speculazioni “legali” sui prezzi. “Grazie al faro dell’Antitrust sarà possibile verificare se l’abnorme crescita dei listini alla pompa sia stata “dopata” da speculazioni illegali nei vari passaggi della filiera – afferma il presidente Furio Truzzi – I rincari di benzina e gasolio delle ultime settimane non appaiono giustificati né dalle quotazioni internazionali del petrolio, né da riduzioni delle forniture legate alla guerra in Ucraina, e costano oltre 900 euro a famiglia in più solo per i maggiori costi di rifornimento rispetto al 2021”. “Tuttavia indagini di questo tipo non bastano, e occorre intervenire in fretta sulle speculazioni “legali” legate ai prezzi di benzina ed energia e ammesse dal mercato - prosegue Truzzi – Per tale motivo chiediamo al Governo di imporre da subito tariffe amministrate per carburanti, luce e gas, unica possibilità per tutelare concretamente famiglie e imprese da quotazioni sui mercati che salgono repentinamente anche in assenza di illeciti” – conclude Truzzi. Con questo nostro canale di informazione continueremo a tenervi aggiornati su questa grave situazione che vede coinvolti tutti i Paesi, direttamente o indirettamente…sperando che anche questa guerra ab-

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bia davvero le ore contate! Buona lettura!


Progetti & Finanza

S O M M A R I O

febbraio 2022

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Intevista al Sottosegretario alla difesa

l’Italia si classifica 16esima per spese sanitarie sul PIL

NASCE LA PRIMA FILIERA ITALIANA DELLA CANAPA TERAPEUTICA,

anno V •numero 44 •febbario 2022 • Direttore Responsabile Maria Rosaria De Leonardis

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In Italia anche l’imprenditoria è migrante

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ITALIA ESEMPIO DI RICONVERSIONE AZIENDALE

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Il ritorno alla natura con la laurea in mano Carmine Valentino Mosesso: il poeta contadino, nuova voce dell’Appennino

GIORGIO TERA

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Carmine Valentino Mosesso ha 27 anni, vive in un piccolo paese dell’Appennino molisano, e dopo una laurea in Agraria ha deciso di coltivare la terra e allevare capre. Sta costruendo una fattoria e un piccolo caseificio. Alla cura dei campi e degli animali, affianca un forte impegno civile e politico per il riscatto dei paesi dell’Italia interna e dei territori cosiddetti marginali, e sempre centralissimi nella sua poesia. Non viene da una famiglia di contadini o allevatori, quello che sa lo sta imparando da solo, confrontandosi con chi lo fa prima di lui, segue seminari e laboratori, navigan in rete. Legge tantissimo, narrativa, poesia, soprattutto saggi di antropologia e di sociologia, e quando va al pascolo scrive. Le sue poesie si nutrono di tutto questo, soprattutto del silenzio che il suo lavoro gli regala.”Nella carne del pastore c’è il fieno di luglio,/il sale minerale del vento e della pioggia,/il ferro dentro al sangue è allenato / per passare dalla mano al bastone./Per fare il pastore devi avere la statura dei giganti /e delle formiche, devi saper prendere la montagna sulle gambe,/e reggerla tutto il giorno negli occhi./Il pastore ha scelto la voce delle cose/più che le parole degli uomini, ha scelto il vento,/un altro modo di abitare il tempo.” Leggere le poesie de La terza geografia è come ritrovare nel passato e nella tradizione le linee guida per il futuro. Mosesso dà voce ai piccoli paesi, al confronto tra questi e una natura che si fa grembo e, proprio per questo, va rispettata. Rispettata non solo per uno slancio ecologico, quanto perché senza di essa noi non saremmo niente. La nostra storia come nazione, come popolo, parte proprio dal confronto tra i piccoli paesi e la natura, da una cultura contadina e pastorale capace di trovare il sacro nel poco, in un paesaggio che è capace di curare. “I paesi si salveranno/e salveranno anche gli uomini e le donne/che ci sono dentro/e intorno, a Nord, a Sud, al centro./Come non lo saprà nessuno,/faranno come hanno sempre fatto:/una mela in due, un fil di ferro,/e la sorpresa del miracolo.” Le parole del libro dicono questo, raccontano di un’interruzione:

un mondo legato alla terra, alle stagioni, al fare delle mani, improvvisamente cancellato e messo ai margini dall’industrializzazione, e mai sostituito da un modello di mondo che ne segnasse un’evoluzione e fosse di fatto sostenibile per il pianeta. Il poeta ha ben chiaro cosa significhi vivere in un piccolo paese ai giorni nostri, per lui la “restanza” (citando l’antropologo Vito Teti) è ciò che ognuno dovrebbe fare: restare ma con gli occhi dell’erranza, di un viaggiatore capace di guardare anche il noto con occhi che sanno sorprendersi. I paesi non sono ai margini della modernità, soprattutto chi li vive deve smettere di sentirsi solo o isolato. Chi decide di vivere in paese, lo sposa, prendendosi le difficoltà ma anche le opportunità, nel bene e nel male. La terra e il paesaggio sono la memoria del nostro passaggio, ed è qui che dobbiamo scorgere le opportunità e gli errori da evitare. “Pensa un poco alle tue ossa/e a quelle che dormono nell’erba./Appoggia il viso sul cuscino di una pietra,/annusa il verme, il sasso./Ogni figlio è figlio tuo,/ogni ingiustizia, ogni radice./Siamo terra che respira nella vita,/e nel respiro della terra oltre la vita.” Nella sinossi del libro si parla di una nuova “ecologia dell’essere”, un ripensamento a partire dalle cose semplici, come è semplice e immediata la scrittura usata: non c’è bisogno di paroloni difficili per evocare il silenzio di un vicolo, la forza di una montagna, la grandezza del pane. Ciò che sorprende del libro è una specie di senso pratico che lo attraversa; non danno l’impressione di essere parole soltanto evocative: chi le ha scritte fa, agisce, costruisce, si impegna in qualcosa in cui crede fermamente. E non è un caso che Mosesso sia consigliere comunale e impegnato direttamente in proposte e attività legate alla comunità. Tra le varie iniziative quella delle Arnie Narranti, vecchie arnie che contengono libri da condividere sparse per il paese, oppure l’acquisto di un mulino comunale in cui gli abitanti possono portare il grano prodotto nei loro territori, oltre al lavoro divulgativo che fa con le scuole attraverso la fattoria didattica.

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Contro il cantiere della sfiducia, la nuova opera di Arminio “Studi sull’amore” è l’ultima pubblicazione del poeta paesologo

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Franco Arminio è un poeta sui generis. Attraverso i suoi libri ha sempre raccontato un’Italia diversa, un’Italia dimenticata, un’Italia che subisce la piaga dello spopolamento e della crisi senza tempo. Sono le aree interne del paese da cui si dovrebbe ripartire per rimettere l’uomo al centro, dopo una lunga stagione capitalistica che ha visto tutti correre freneticamente verso il profitto e i grandi centri. E inevitabilmente fallire. “Studi sull’amore” è l’ultima raccolta di poesie del paesologo di Bisaccia (AV), un libro uscito in un periodo particolare in cui tra guerre e pandemie l’amore sembra aver perso il modo di raggiungere l’uomo. Nell’intervista per Progetti & Finanza lo stesso Arminio spiega i contenuti del suo libro. Che senso ha parlare di amore oggi? Contro la miseria spirituale che è il grande male di quest’epoca l’amore è quanto mai prezioso. L’amore è l’unico antidoto che conosciamo contro la morte. Non intendo il consumismo sessuale, ma proprio il principio spirituale che è alla base dell’amore. Nella nostra società troppe volte abbiamo applicato le regole del consumo anche all’amore, sbagliando. Attualmente quando si parla d’amore, nel senso proprio del termine, sembra quasi di parlare di una cosa antiquata. Ma niente è più attuale di questo concetto, al giorno d’oggi. “Studi d’amore” è un atto d’amore anche verso i borghi, quale ruolo possono giocare le aree interne oggi? Possono giocare un ruolo importante, ma purtroppo oggi non

ci sono buoni segnali. Soprattutto a causa dello spopolamento e della mancanza di lavoro. Ma credo che in un futuro prossimo questa tendenza si invertirà perché c’è comunque bisogno di questi luoghi. Secondo me i borghi delle aree interne non moriranno, perché i fatti attuali ci insegnano quanto sia necessaria la terra. E questi luoghi sono pieni di terreni da coltivare che possono portare ricchezza all’intero paese. Nonostante questo in Italia non c’è ancora la convinzione necessaria da parte della politica di occuparsi di questi luoghi, anche perché sono popolati da pochi elettori. Anche la pandemia è stata una grande occasione sprecata in questo senso. Stiamo vivendo in periodo complesso, per le varie tensioni internazionali: quale può essere il ruolo della poesia? La poesia è come una stretta di mano. Una volta l’arte doveva rompere, invece adesso che è tutto rotto ha il compito di ricucire. Anche di consolare, attraverso la lettura. È una visione nuova della poesia, in quanto prima era vista come una lingua per ‘specialisti’. Io penso che la poesia vada portata a tutti, senza banalizzare. Deve essere un qualcosa di fraterno, per costruire una nuova fiducia tra la gente, contro il cantiere della sfiducia che quotidianamente continua a prendersi troppo spazio nelle nostre vite. Per me oggi la poesia dovrebbe mettersi al capezzale del mondo, anche perché la politica e la religione sono in affanno. FRANCESCO GASBARRO

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Multe “premeditato agguato”? Ecco quanto incassano i comuni I comuni inviano ogni anno i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato che li rende disponibili attraverso la Bdap (Banca dati amministrazioni pubbliche). Per chi avesse voglia di dare un’occhiata, alla voce “entrate extra-tributarie” si trovano “proventi derivanti dall’attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti”. È qui che sono compresi gli incassi dei comuni provenienti da multe, ammende, sanzioni, risarcimento danni e oblazioni (pagamento di una data somma che estingue ogni effetto di una contravvenzione). Queste entrate non sono sostanziose come quelle delle tasse e imposte, ma hanno un peso comunque rilevante tra le entrate complessive delle amministrazioni comunali. Parliamo di multe. Le più sostanziose sono quelle che riguardano le auto e nello specifico la voce più significativa è quella dell’eccesso di velocità, seguita dal divieto di sosta, guida senza cintura e così via. L’auto è diventato un bene di lusso per il quale, ogni famiglia, spende, mediamente in un anno, un quarto delle sue entrate (Aci – Censis – Eurispes). Tolto il costo d’acquisto, bisogna mettere in fila: costo del carburante (senza le accise e tasse varie, un litro di benzina/gasolio costerebbe meno della metà), assicurazione, bollo, autostrada, revisione, eccetera eccetera eccetera. Il totale si aggira intorno ai 4.000,00 euro l’anno. In

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tutto questo sono rimaste fuori le multe. Un tesoretto da più di 3 miliardi di euro che vanno a rimpinguare le casse dei 7.982 comuni italiani. Il codice impone che il 50% di questi proventi venga usato per la sicurezza ed invece finisce, anche questo, per tappare buchi della spesa corrente. “Quasi un comune su tre, dice il Presidente commissione parlamentare tutela consumatori, on. Baldelli, non ha fornito la rendicontazione sui proventi delle multe stradali relativi all’anno 2020. Il Governo, dal luglio 2022 sarà obbligato a pubblicare sul suo sito questi dati”. A questo punto ci si chiede che fine fanno i soldi incassati dalle multe? Vengono reinvestiti, almeno in parte, nella sicurezza stradale dei cittadini? Parrebbe proprio di no. Le condizioni dei bilanci della maggior parte dei comuni italiani è tale che ogni entrata deve essere prioritariamente investita nella spesa corrente, e questo tipo di entrate rappresentano un bel salvagente al quale nessuno vuole rinunciare. E allora ecco comparire in ogni angolo di ogni strada o autostrada, sono diventati un incubo anche per gli automobilisti più disciplinati, macchinette infernali che segnalano eccessi di velocità o infrazioni di vario genere. Addio alla normale prevenzione deterrente fatta dai vigili in divisa che camminano per le strade o con le macchine in giro per i paesi o città, addio alle pattuglie di polizia o carabinieri che scoraggiavano eventuali eccessi e bravate in autostrada o strade fuori paese o città, l’unica arma usata è quella punitiva, giusta per chi fa dell’arroganza e della stupidità il suo “brand”. Viene da pensare che sia fatto apposta per fare soldi, dimenticando, se mai l’avessero pensato, che quei soldi sono frutto di lavoro e sacrificio che non possono essere vanificati da una distrazione o da un “premeditato agguato”. A. Caivano

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L’emergenza covid rivela il volto solidale (e vincente) del Made in Italy

ITALIA ESEMPIO DI RICONVERSIONE AZIENDALE

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“Riconversione della produzione aziendale”. Questa peculiare formula che per vari decenni aveva evocato atmosfere legate ai conflitti mondiali, il cui spettro ha peraltro ripreso ad aleggiare pericolosamente con la guerra russo-ucraina, ha assunto un nuovo significato allo scoppio della pandemia da Covid-19. In Italia, con l’accresciuta necessità di mascherine, è stato in primis il settore tessile a intraprendere tale linea di condotta industriale. Destinando così ampia parte della produzione alla realizzazione di mascherine di cotone e di tipo FFP2 o FFP3, le più indicate per la prevenzione dei contagi. Nel novero delle tante aziende che hanno abbracciato la “riconversione” ricordiamo la Noctis, che ha destinato le mascherine agli operatori sanitari; la Daunestep che le ha indirizzate alla filiera agro-alimentare; e la Mirabello Carrara che ha optato per la fabbricazione di mascherine lavabili, applicandovi uno speciale trattamento antimicrobico e idrofobico per garantirne la sicurezza. Senza contare il settore lusso, con la scelta del Gruppo Armani che dimostrandosi pioniere al riguardo, come sottolineava due anni fa Il Sole 24 Ore “ha convertito tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il coronavirus”. E poi Bulgari, Calzedonia, Ermanno Scervino, Fca, Fendi, Ferragamo, Ferrari, Prada, Valentino, ma anche Apulia Stretch, Bc Boncar, Dreoni Giovanna, Es’Givien, ModaImpresa, 180 case di Moda unite

per fornire 2 milioni di pezzi. Nonché il settore farmaceutico con Menarini e quello della cosmesi con L’Erbolario: piccole, medie e grandi imprese tutte in prima linea per convertire i propri stabilimenti per la produzione di mascherine e camici sterilizzati ma anche di gel disinfettanti e igienizzanti, nel caso di laboratori cosmetici. Della partita, anche le imprese produttrici di distillati come Assodistil, per garantire forniture di alcol. Molte sono state anche quelle aziende specializzate nella produzione di sistemi di riscaldamento e climatizzazione che hanno riconvertito gli impianti dedicandosi alla fabbricazione di ventilatori polmonari da destinare alle terapie intensive, il cui sovraffollarsi con il rischio di mandare in tilt la Sanità pubblica è la prima causa delle restrizioni e dei lockdown. Un caso emblematico è quello del Gruppo Viessman, leader europeo nel riscaldamento, che all’occorrenza ha celermente convertito uno dei suoi impianti per la realizzazione di caldaie murali a gas nella produzione di dispositivi medici e, più precisamente, di unità mobili di terapia intensiva. Nel fronteggiare il nemico Covid-19, contro il quale la battaglia non è certo finita, lo spirito imprenditoriale italiano si è mostrato e continua a mostrarsi particolarmente solidale e tempestivo, grazie anche alla collaborazione fra ingegneri aziendali e anestesisti e medici di terapia intensiva. Un’altra grande prova della valenza del Made in Italy, del quale l’emergenza ha svelato un encomiabile lato solidale, e sempre vincente. Marco Zonetti

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IN ITALIA ANCHE L’IMPRENDITORIA È MIGRANTE

ANTONIO CAIVANO

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vere conoscenza delle aziende condotte da stranieri può essere un parametro utile per misurare l’integrazione degli immigrati in Italia e la loro partecipazione nel nostro sistema economico. Recenti studi, di Unioncamere e Ministero del lavoro, hanno accertato che queste imprese rappresentano una realtà significativa nel nostro Paese. “La mappa dell’imprenditoria immigrata in Italia” a cura del Censis e dell’Università di Roma, ci dice che la loro vivacità imprenditoriale, manifestata fino ad ora, è legata al fenomeno per cui a migrare sarebbero, soprattutto, i soggetti più giovani, più aperti e dinamici e che l’imprenditoria straniera arricchisce il territorio e l’impresa italiana poiché, quasi sempre, occupano spazi lasciati liberi dai locali ed

Progetti Finanza&

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Sono più di 6 milioni le imprese in Italia e il 10,5% di esse sono condotte da stranieri (Unioncamere e Ministero del lavoro).

apportano un bagaglio di diversità culturale che aumenta la competitività e l’internazionalizzazione. L’aspetto negativo è dato dalla scarsa (???) conoscenza delle regole italiane, la non conoscenza della lingua, la difficile socializzazione, l’eccessiva flessibilità (orari) per la presenza costante di manodopera familiare o immigrata, spesso sottopagata e senza alcuna regola contrattuale. Per imprese straniere si intendono quelle imprese il cui controllo o la proprietà siano di persone non nate in Italia e che abbiano più del 50% delle quote di proprietà. Al Nord e al Centro, aree con il maggior numero di stranieri residenti, si concentra la maggiore presenza di queste imprese. Le regioni con la presenza maggiore, in termini percentuali sul totale di tutte le imprese presenti sul territorio, (Unioncamere, dati relativi al 2021), sono la Toscana (14,4%) e la Liguria (14,3%). La regione

con la percentuale più bassa è la Basilicata (3,9%) seguita da Puglia (5,4%), Sicilia e Valle d’Aosta (6,1%). Prato è la provincia con la maggiore presenza di imprenditorialità straniera (30,6%, nel settore manifatturiero il 54,8% delle aziende è a conduzione straniera), seguita da Trieste, Imperia, Firenze, Reggio Emilia, Milano, Genova, Roma, Lodi, Gorizia. Nel caso di Prato, l’incidenza delle imprese straniere risulta essere superiore al numero degli stranieri presenti sul territorio, così si apre lo scenario del lavoro in nero e dei lavoratori che non hanno la cittadinanza italiana. Napoli è una delle città maggiormente toccata da questo fenomeno (incidenza pari a 11,6%). Sono le città più popolose, naturalmente, a ospitarne la maggior parte. Al primo posto Roma seguita da Milano, Torino, Caserta e Prato. Le imprese straniere, pur distribuendosi tra i vari

settori, si differenziano: nel Nord Italia per la loro maggior presenza nell’edilizia (35,2%) e per una minor presenza nel commercio (26%); nel Centro Italia si concentrano maggiormente nel settore manifatturiero (11,7%); il Sud Italia, invece, si caratterizza per una forte concentrazione nel commercio (60%) e per una presenza molto inferiore nell’edilizia (9,3%) o in quelli settori commerciali e di servizi. La scelta imprenditoriale da parte di questi “nuovi cittadini italiani”, oltre a dipendere dal contesto economico di inserimento nasce anche dal forte radicamento nella comunità d’appartenenza intesa non solo come legami famigliari ma anche di nuove relazioni. Il Covid ha messo in discussione molte cose e ha portato a riaffermare il valore della “prossimità”, non solo nuovi modelli di business ma anche un nuovo modello sociale. Il desiderio di sentirsi parte delle comunità locali.

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Progetti Finanza&


S U C O F

L’insediamento agricolo vanta 300 ettari di coltivazione a canapa che, lo scorso anno, dal punto di vista ambientale ha permesso di sottrarre circa 4 mila tonnellate di CO2 dall’atmosfera

Nasce la prima filiera italiana della canapa terapeutica BIO HEMP FARMING pioniere del settore FRANCESCO GASBARRO

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Quando si parla di “canapa” spesso si casca in frettolosi giudizi e pregiudizi. In pochi sanno che il cannabidiolo, ovvero il principio non psicotropo che si estrae dalla cannabis, si presta a degli efficaci utilizzi in ambito farmaceutico e sanitario. In Italia è la legge stessa che consente tale utilizzo. La cannabis terapeutica è legale dal 2007, benché già dal 1997 avessimo iniziato a importarla dai Paesi Bassi. Inoltre, dal 9 novembre 2015 il Ministero della Salute può rilasciare autorizzazioni per la coltivazione, la produzione, il possesso e l’uso di marijuana. Tra i primi poli di coltivazione e trasformazione per la canapa ad uso terapeutico che hanno ricevuto tale autorizzazione in Italia c’è quello di Borgo Tressanti, un piccolo insediamento agricolo che ricade nel Comune di Cerignola, in provincia di Foggia. Si tratta del percorso intrapreso da Bio Hemp Trade e dalla

Cooperativa Palma d’Oro, tra i pionieri della coltivazione della canapa finalizzata a vari utilizzi, come ad esempio nell’ambito dell’edilizia, dell’agricoltura e in ultimo anche in ambito sanitario. A tal proposito è stata inaugurata lo scorso 18 febbraio una nuova struttura che, accanto a quella adibita alle produzioni agro-industriali, si occuperà della prima produzione e lavorazione italiana della canapa in criogenesi, con finalità farmaceutiche, grazie alla prima autorizzazione rilasciata in Italia dal ministero della Salute. Si tratta di uno stabilimento che è un vero e proprio unicum su scala europea. Nello specifico, l’attività portata avanti riguarda la produzione di canapulo che viene già trasformato e utilizzato in Puglia per la costruzione del nuovo progetto edilizio a zero consumi energetici e per l’impiego della fibra in

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svariati altri settori. Nella disponibilità del Consorzio Bio Hemp Farming ci sono 300 ettari di coltivazione a canapa che, lo scorso anno, dal punto di vista ambientale hanno p e r m e s s o di sottrarre circa 4 mila tonnellate di CO2 dall’atmosfera, grazie alle proprietà biologiche della canapa stessa. Alla conferenza stampa di presentazione di questo ambizioso progetto vi erano l’onorevole Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura; l’onorevole Giuseppe L’Abbate, già sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e Pietro Paolo Crocetta, presidente del consorzio bio Hemp Farming; Lio Lo Conte, presidente della Cooperativa Palma D’Oro; nonché diverse rappresentanze politiche e sociali. “Con la prima autorizzazione italiana concessa a Bio Hemp Farming” – ha affermato Crocetta – “è stato fatto un grande passo in avanti da punto di vista regolatorio. Ora siamo pronti per portare avanti il nostro core business, rappresentato dal settore farmaceutico. Ora si apre una nuova fase, quella della produzione di biomassa che sarà ceduta ad un’officina farmaceutica per l’estrazione del CBD, il principio attivo non psicotropo della cannabis, oggi al centro della ricerca scientifica per il suo utilizzo in diverse patologie. Un’operazione che può contribuire a risolvere, almeno in parte, i problemi che affliggono i pazienti italiani, vista la carenza di cannabis nelle farmacie italiane mentre la produzione italiana e le importazioni dall’estero non riescono a far fronte al fabbisogno nazionale”. Il nuovo centro criogenico per il trattamento delle infiorescenze di canapa permetterà la lavorazione del prodotto fresco a bassissime temperature, mantenendo tutti i componenti della pianta per la successiva estrazione farmaceutica del principio attivo CBD (cannabidiolo). A livello economico l’ultima stima a livello internazionale fatta

dagli analisti di BDSA, parla di un mercato globale per il CBD che dovrebbe crescere fino a 19,5 miliardi di dollari entro il 2025, con un tasso di crescita annuo composto del 37%. Ecco perché questa nuova linea industriale è destinata a crescere e a svilupparsi, con linee di mercato anche estere, andando oltre la quota da cedere all’industria farmaceutica italiana per decreto del Ministero della Salute. Inoltre il vero punto di forza di questo percorso industriale è che tutta la filiera risulta essere Made in Italy. “La linea di crioselezione della canapa sviluppata dalla Cooperativa Palma d’Oro e da BioHemp Trade ha consentito un miglioramento della filiera di produzione del materiale di partenza per estrazione di principi attivi a scopo farmaceutico in termini di stabilità e di sicurezza garantite da un processo su scala industriale veloce, sicuro ed efficiente”, spiega Marcello Scarcella, l’agronomo responsabile delle coltivazioni, sottolineando che: “È una metodica che presenta diversi vantaggi, come l’incremento della capacità lavorativa, la maggiore sicurezza e salubrità del prodotto, la conservabilità e la stabilità nel tempo dei principi attivi e una maggiore efficienza che si traduce in un minor consumo energetico”. La nuova area di lavoro servirà anche per ricordare una delle persone che, con il proprio lavoro, ha contribuito con passione e competenza alla realizzazione del progetto. Infatti il nuovo polo industriale è stato dedicato alla memoria di Marco Ianniciello, scomparso per un malore all’età di 44 anni il 26 luglio scorso, proprio mentre si preparava ad andare a lavorare in questi campi del Tavoliere delle Puglie coltivati a canapa.

B I O H E M P FA R M I N G Bio Hemp Farming, è un consorzio agricolo che comprende Bio Hemp Trade e la Cooperativa Palma d’Oro. La prima è un’azienda leader nel settore della ricerca e sviluppo in agricoltura, mentre la seconda si occupa della coltivazione italiana con 300 ettari seminati a canapa. Produce biomassa da canapa per l’estrazione di principi attivi farmaceutici (come i cannabinoidi) e derivati delle fibre vegetali per applicazioni industriali, puntando su sostenibilità̀ ed innovazione tecnologica. È la prima azienda italiana ad aver avuto l’autorizzazione dal Ministero della Salute per la produzione di canapa con il fine di creare prodotti farmaceutici.

Da sinistra il vicepresidente di Bio Hemp Farming Lio Lo Conte, l’onorevole Giorgio Lovecchio, l’onorevole Giuseppe L’Abbate, l’onorevole Filippo Gallinella e Pietro Paolo Crocetta, presidente di Bio Hemp Farming

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S U C O F

QUALI PAESI NEL MONDO SI INTERESSANO ED INVESTONO MAGGIORMENTE NEL SISTEMA SANITARIO?

SANITA’

Italia 16esima per spese sanitarie sul PIL I consumatori Italiani spendono più o meno la stessa cifra che spendono in alcol (7.053,47€) in visite dentistiche nel corso di una vita (6.020,64€)

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Quali paesi nel mondo si interessano ed investono maggiormente nel sistema sanitario? Per scoprirlo, Lenstore ha analizzato 24 paesi e le spese pro capite sui sistemi sanitari. Inoltre, lo studio esplora le abitudini di spesa dei consumatori, analizzando quanti soldi spendiamo in media in beni di lusso e quanti in bollette mediche. Nel corso degli ultimi anni, i sistemi sanitari di tutto il mondo sono stati messi duramente alla prova, aumentando i costi per garantire il miglior servizio possibile durante l’emergenza COVID. Lenstore ha svelato i paesi che spendono di più nel sistema sanitario pro capite, per scoprire quanto i diversi paesi tengono realmente alla salute dei propri cittadini? L’Italia è 16esima per PIL e spese pro capite sul sistema sanitario Gli Stati Uniti hanno la più alta percentuale di PIL speso (9,2%) in assistenza sanitaria. Norvegia e Danimarca si classificano in seconda e terza posizione tra i paesi che spendono la percentuale più alta di prodotto interno lordo in assistenza sanitaria, con una spesa dell’8,2%. In Cile, solo il 4,4% del PIL viene speso in assistenza sanitaria. Ungheria e Polonia riportano

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percentuali basse pari al 4,6%. L’Italia si classifica 16esima nello studio, registrando una percentuale del 6,8% di spesa PIL in assistenza sanitaria. L’Italia è 17esima per spesa in assistenza sanitaria pro capite Nonostante registri una percentuale di PIL decisamente minore rispetto ad altri paesi, l’Irlanda si classifica in cima alla lista se si considerano i paesi che investono di più nel sistema sanitario, con una spesa pro capite pari a 18.588,88 €. Essendo un paese di soli 5 milioni di abitanti, l’Irlanda trae grande beneficio dalle spese effettuate dal governo per garantire l’assistenza sanitaria a tutti i residenti. L’Islanda occupa il secondo posto, spendendo 11.184,67€ in assistenza sanitaria pro capite. In confronto all’Irlanda, questo corrisponde ad una percentuale molto più alta di PIL (7,8%). La Norvegia si classifica terza, con una spesa sanitaria totale pari all’8,2% del PIL, ed una spesa di 10.952,14€ pro capite. Classificandosi 17esima in questo studio, l’Italia dimostra di tenerci al SSN (Servizio Sanitario Nazionale) spendendo in assistenza sanitaria un totale di 5.642,60€ pro capite.

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S U C O F A cosa diamo più valore - cure mediche o beni di lusso? I consumatori italiani spendono in alcol la stessa quantità di soldi che spendono in appuntamenti dal dentista. Analizzando quanto i cittadini dei paesi analizzati spendono in bollette mediche e beni di lusso, abbiamo scoperto che in alcuni paesi alcuni

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servizi streaming e strumenti di intrattenimento, tra cui Netflix e Playstation Live, vengono valorizzati di più rispetto alle visite oculistiche. In Italia per esempio, i consumatori spendono più o meno la stessa cifra che spendono in alcol (7.053,47€) in visite dentistiche nel corso di una vita (6.020,64€). Il consumatore medio nel Regno

Unito spende di più in abbonamenti a Netflix o Playstation Live che in visite oculistiche. Analizzando i soldi spesi in appuntamenti dentistici nel corso di una vita (considerando che è raccomandato visitare il proprio oculista una volta ogni due anni), la spesa totale raggiunge una quota di 1.011,49 €. Utilizzare Netflix per una vita costerebbe circa 2.000€, circa il doppio rispetto ai soldi spesi in visite oculistiche. In alcuni paesi tra cui Irlanda, Spagna ed Australia, la spesa in abbonamenti a Netflix e Playstation Live supera drasticamente i soldi spesi in visite oculistiche. Per tutti coloro interessati a lavorare nel settore sanitario, lo studio esplora i salari degli operatori sanitari in diversi paesi analizzati nello studio. Gli Stati Uniti si classificano primi in classifica tra i paesi con il salario più alto per gli operatori sanitari. I salari più notevoli sono i quelli di optometristi (106.302,48€) , dentisti (170.358,36€) e radiologi (350.559,09€). In Europa la Norvegia è il paese che paga di più gli operatori sanitari. In Norvegia i dentisti guadagnano una media di 140.370,60€, ed i chiropratici una media di 86.399,07 € all’anno. L’Italia occupa l’ottavo posto in classifica. I radiologi in Italia sono i più pagati tra i professionisti sanitari, con un salario annuale medio di 149.982,09 €; i chiropratici invece ricevono un salario di 65.97,.85€ - una cifra decisamente minore in confronto ad altri paesi europei.

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GREEN PASS IN ITALIA QUALI NOVITÀ’? ANTONIO CAIVANO

I 22 Progetti Finanza&

l Generale Francesco Paolo Figliuolo ha annunciato che il 31 marzo p.v. si dimetterà da Commissario straordinario all’emergenza. Già questo mette ottimismo, se si dimette il massimo responsabile per l’emergenza “Covid 19” è segno che le cose vanno meglio e che le prospettive future ci lasciano ben sperare per la fine di questo incubo che ha cambiato tante cose e tante ancora ne cambierà. Sono passati due anni e due mesi, sono sembrati un’eternità!?!?!? Facciamo un po’ di “pulizia” sulle news e fack news. Il 31 marzo il Governo porrà fine allo stato di emergenza, quello che succederà dopo non è ancora chiarissimo ma si possono ipotizzare, con grande possibilità che si realizzino, alcuni interven- poi. Diciamo subito che dal primo ti per tornare verso la normalità aprile spariranno i colori identida fine maggio inizio giugno in ficativi dell’incidenza dei contagi

per ogni regione, niente più giallo e rosso ma solo bianco (nella scala cromatica questo non è considerato colore….speriamo bene). Le scuole ritorneranno ad una quasi normalità, prevalentemente, con lezioni in presenza. Restituiamo a questi ragazzi la loro vita, le loro emozioni, i loro sogni, le loro delusioni, i loro innamoramenti, eccetera eccetera eccetera (di eccetera per loro ce ne sono davvero tanti). L’estate possiamo immaginarla e organizzarla in libertà. La domanda, però, che tutti si pongono, in questo momento è: che fine farà il green pass? Che cos’è e come funzionerebbe il green pass rimodulato a cui ha fatto cenno il Presidente del Consiglio dei Ministri? Mascherina si o no o quando? Il green pass rimodulato non è altro che una rivisitazione delle limitazioni attualmente in essere. Il Mini-

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Cosa accadrà dopo la fine dello stato di emergenza? L’obbligo vaccinale sarà prorogato dopo il 15 giugno 2022? Tra certezze e ipotesi, cosa dobbiamo aspettarci sul fronte del certificato verde stro Speranza e il sottosegretario Sileri, entrambi alla salute, se avevamo cominciato a capire qualcosa, hanno pensato bene di riconfonderci le idee affermando che prenderanno decisioni sulla base dei dati epidemiologici. E fino a qui niente da dire salvo annunciare, poi, che ci sarà sicuramente un allentamento delle restrizioni sia pure graduale, boh. Intanto registriamo e accogliamo con piacere il fatto che il “certificato”, ma ormai ci siamo abituati a chiamarlo green pass, dovrebbe essere abolito del tutto nei luoghi all’aperto siano essi bocciofile, bar ristoranti e quant’altro. Poi toccherà al chiuso, sia attività commerciali che uffici pubblici e privati, teatri, ristoranti, palestre, piscine, cinema, anche per questi si deciderà per gradi. Tutto ciò dovrebbe attuarsi tra il primo di aprile e il primo giugno,

per prepararsi ad un’estate senza alcuna restrizione. Rimettere in moto la macchina del turismo è prioritario per la nostra economia e se si comincia con il favorire le prenotazioni per Pasqua si è già un passo avanti.Restano ancora tanti interrogativi per il green pass per lavorare e soprattutto per gli over 50. Considerando che l’obbligo vaccinale, attuale, per gli over 50 scadrà il prossimo 15 giugno o si aspetta quella data per rendere “liberi” anche loro o bisognerà prendere delle decisioni contemporaneamente alle altre categorie. Road map è il termine per parlare delle azioni che si preparano ad mettere in atto, i nostri governanti, per stabilire quando e come renderci liberi, meno liberi, quasi liberi, tana liberi tutti o coacoaléna e cenquandune fèrmete do la pezzecodda. Questi ultimi

sono giochi che si facevano da ragazzini eche, in questo contesto, non centrano niente ma danno l’idea di quanto sia necessario ricordarsi che allora, e oggi dovrebbe esserlo di più, anche il gioco era una cosa seria, oggi non è un gioco per niente, e che le regole erano chiare, comprese e condivise da tutti i partecipanti, così come dovrebbe essere e non è in questo momento. Per ciò che riguarda le mascherine siamo ancora nel dubbio: luogo chiuso si, luogo aperto no, speriamo non esca un luogo dove sarebbe necessario un forse. Non è colpa di chi scrive se proprio non si riesce a fare pulizia in questa confusione che si è creata, una cosa certa (???) è che la “road map” dovrebbe iniziare il 1° aprile e porre una parola finale, definitiva il 15 giugno. Difficile crederci ma...speriamo..

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Giorgio Mulè:

«Questo conflitto sicuramente ridisegna il futuro del mondo» Intervista esclusiva al Sottosegretario alla difesa. L’emergenza in atto ha messo la sordina a tanti ambientalisti soliti a dire no a qualsiasi iniziativa: estrazione del gas, nucleare e tant’altro. Tutti improvvisamente pragmatici? LUIGI PAOLO INGLESE 24 Progetti Finanza&

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“Sì

la guerra è tornata”. Così Giorgio Mulè, giornalista e sottosegretario alla Difesa, in un giorno ennesimo di guerra in Ucraina. La nostra intervista non è proprio lontana dai tank russi che hanno invaso il territorio ucraino e sparano da giorni in quella terra martoriata, le vittime e i soprusi dell’esercito di Putin non si contano più – c’è chi chiede già una nuova ‘Norimberga’ per l’ex capo KGB accusato di genocidio - e l’Europa e i Paesi occidentali hanno alzato un muro di sanzioni contro il gigante russo. In tanti sognano la pace o quantomeno l’armistizio, ma il fuoco delle armi e dell’odio continua a divampare e brucia ogni speranza. “E’ fuori dubbio che la guerra sia tornata – continua Mulè – lo dicono con crudezza tutte le ‘cartoline’ che vengono dall’Ucraina, lo raccontano le immagini cruente, le cronache, le testimonianze che ognuno riceve in questi terribili giorni dai media. Quale futuro? “Questo conflitto sicuramente ridisegna il futuro del mondo e il ruolo della Russia -continua Mulé – e ne vedremo gli effetti anche su Africa e Asia – su quest’ultimo versante, basti considerare la presenza della brigata Wagner, (un’organizzazione paramilitare russa composta da mercenari, ndr.) il cui compito principale è sostenere la politica russa all’estero ed espandere la sua influenza in tutto il mondo”. Intanto, tanti nostri concittadini sono preda di paure su quanto sta accadendo… “Bisogna certamente avere grande rispetto per questi timori. Bisogna, però, anche dire a questi concittadini che l’Italia non è coinvolta direttamente nel conflitto, non lo sarà, non manderà truppe. A queste legittime preoccupazioni – aggiunge il sottosegretario alla Difesa - rispondiamo con il nostro impegno trasparente: gli Italiani non hanno niente da temere!” In un crescendo di decisioni dei rispettivi governi, gli Stati europei, a cominciare dalla Germania, hanno tutti annunciato la decisione di aumentare la spesa per la Difesa. Che forse queste volontà espresse nascondano una vera e propria corsa al riarmo? “La prospettiva non è una corsa ad armarsi - spiega il parlamentare az-

zurro - piuttosto la nostra necessità è di avere finalmente una proiezione internazionale. Bisogna guadagnare una credibilità anche per quanto riguarda il ruolo nello scacchiere europeo e mondiale. Le spese militari – aggiunge Mulé - non sono fini a sé stesse ma riguardano sistemi e infrastrutture di comunicazione, idonee alla geolocalizzazione, che hanno effetti sul versante civile, per esempio sugli elicotteri superveloci che sono utilizzati per la protezione civile… Insomma, corrispondono ad un effetto di difesa come deterrenza,

come proiezione di tipo industriale. Certo, sono programmi a medio-lungo termine con una spesa consistente ma idonea a proteggere il sistema Italia”. Onorevole, stiamo implicitamente parlando di possibili guerre cibernetiche da affrontare: molti ne paventano la possibilità che ciò possa venire proprio dalla Russia… “Anche la guerra cibernetica è una battaglia di sicurezza che affrontiamo quotidianamente – assicura il sottosegretario Mulé - e consiste, purtroppo, in circa 150mila attacchi al giorno. La

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cyber security è un problema enorme che riguarda il nostro Paese e la difesa dei nostri obiettivi civili. Bisogna lavorare da subito a questo scopo. Ripetiamolo: simili attacchi possono bloccare l’attività di ospedali, acquedotti, uffici, gangli vitali dell’amministrazione e della vita del nostro Paese: non ci sono altre parole, è urgente dotarsi assolutamente di infrastrutture di difesa” Onorevole, da qualche tempo siamo presi continuamente dallo sconforto dovunque andiamo a fare a spesa, ma trasecoliamo per davvero, soprattutto quando facciamo carburante e riceviamo le bollette di luce e gas da pagare: che fare e, in generale, quali sono i rischi per la nostra economia? “Uscendo dalla pandemia, nel 2021 abbiamo registrato un incremento del PIL di oltre il 6 per cento, ora con la guerra in corso si parla di un 4,5 per cento. Naturalmente, il momento non può essere dei più favorevoli, ma c’è un effetto collaterale che presuppone un impegno del governo italiano su due fronti: ristori alle famiglie e realizzazione di un piano articolato che faccia guadagnare all’Italia un principio di indipendenza che, cioè, non ci faccia più dipendere dalla Russia” In pratica, le minacce di Putin all’Italia ci sono state … anche queste fanno parte dell’armamentario propagandistico di Putin, sono un messaggio ripetuto a tutti i paesi occidentali a lui contrari o dimostrano un reale odio contro l’Italia? “Quali minacce! L’Italia ha indubbiamente una maggiore esposizione verso Putin perché importa gas, grano e altre materie prime, per cui siamo più esposti di altri Paesi…” “Sottosegretario Mulè, l’emergenza in atto ha messo la sordina a tanti ambientalisti soliti a dire no a qualsiasi iniziativa: estrazione del gas, nucleare e tant’altro. Tutti improvvisamente pragmatici?” “Certo, non diciamo ‘ben venga la guerra’, ma quanto sta accadendo in Ucraina è sicuramente un acceleratore di coscienze, agisce contro tutti i no pregiudiziali: tutti sono messi davanti alla necessità di apprestare le risposte più urgenti ai fabbisogni del Paese e, in qualche modo, son

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tutti risoluti a realizzare quelle politiche che, in verità, si dovevano fare in altre stagioni e non sono state fatte”. Onorevole, premesso che i conflitti sono sempre negatori di progresso e di cultura, mi sovviene un altro fenomeno che sta interessando tanti: improvvisamente l’odio e la militanza su opposti fronti sta conducendo molti uomini di arte e di sport a proporre la ‘cancellazione’ della cultura dell’altra parte. Molti si spingono addirittura a cancellare Dostoevskij, Tolstoy, Checov e i tanti illustri autori che hanno illuminato la cultura e la crescita di generazioni di europei. Lei cosa ne pensa? “Si tratta di una vera e propria patologia che coinvolge tutti in un conflitto, che non può e non deve conoscere queste storture. D’altronde, noi Italia cosa avremmo dovuto fare, dopo il Ventennio, cancellare magari Pirandello, Mascagni, Puccini e i tanti altri che avevano aderito al fascismo? Trovo fuori luogo chi mette all’indice autori russi che facciano parte di quella cultura e anche quelli che stati vicini a Putin. La domanda finale è fors’anche retorica: fino a quando accadrà tutto questo? On. Mulè, in tali gravi e preoccupanti contingenze, come considera il comportamento del governo Draghi e delle forze politiche italiane? “Io sto ai fatti. – dichiara il sottosegretario Mulé - Un governo nazionale è nato per affrontare l’emergenza pandemia. Quel governo è andato oltre gli steccati del singolo partito e ha lavorato alla risoluzione del problema Covid. Ora lo stesso governo di unità nazionale è impegnato a trovare soluzioni per la risoluzione di un conflitto che riguarda l’Europa e il mondo intero. Quello che mi auguro è che tutti facciano seguire agli impegni dichiarati nelle comunicazioni gli stessi impegni assunti in Parlamento. Un esempio – conclude Mulé - se un partito dice sì in Aula all’aumento del 2,5 per cento della spesa della Difesa, non può assolutamente affermare il giorno dopo che sul punto non è d’accordo. Sarebbe un comportamento davvero grave”.

«E’ fuori dubbio che la guerra sia tornata lo dicono con crudezza tutte le ‘cartoline’ che vengono dall’Ucraina, lo raccontano le immagini cruente, le cronache, le testimonianze che ognuno riceve in questi terribili giorni dai media»

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MARIA PIA ROMANO

confidi, assicurazioni, agenzie immobiliari, società dilatelecomunicazioni, utilities, Da prima che Puglia diventasse di si terrà l’evento nazionale Covid free. moda, Gallipoli lo era già. Era il ’94 Come vi state attrezzando?

quando D’Alema e Buttiglione si incon- Gallipoli ha una responsabilità imporimprese e professionisti travano al Bastione, storico ristorante della città, per discutere le strategie per superare il governo Berlusconi. E poi Gianni Morandi a Lido Pizzo, e tanti altri vip negli anni hanno scelto la splendida cittadina ionica cantata dal poeta Vittore Fiore. I ragazzi che ora fremono per andare in vacanza a Gallipoli non erano ancora nati, ma la città era già famosa, anche per le sue discoteche. I lidi che mettevano un po’ di musica nelle notti speciali dell’estate: San Lorenzo e Ferragosto, quello che è venuto dopo è storia, perché Gallipoli ha saputo richiamare tutto il mondo, con il suo mare cristallino, i suoi locali, i suoi eventi. Ora cosa succede? Ne abbiamo parlato con il Sindaco Stefano Minerva. Sindaco Minerva, a giugno Gallipoli

tante e proprio perché è riconosciuta a livello nazionale come città anche dei giovani, si è scelto di fare nel territorio l’evento. Nulla sarà affidato al caso, vi è un protocollo da rispettare e che riguarderà tutti gli attori del sistema. Abbiamo una grande responsabilità e non possiamo permetterci di perdere la partita. Stiamo lavorando costantemente per la buona riuscita dell’evento pilota di giugno. È chiaro che le Istituzioni fanno il possibile, il resto però richiede un contributo importante anche dagli esterni. Ci sono imprenditori che stanno investendo su nuove discoteche e, a quanto pare, sono già arrivate molte prenotazioni da parte di ragazzi da tutta Italia. Gallipoli tornerà ad essere la capitale del divertimento giovanile?

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Gallipoli non torna indietro, o meglio: va avanti. sempre. Nei decenni passati Gallipoli era il punto di riferimento per le famiglie poi, grazie alla visione di imprenditori illuminati, il brand Gallipoli è diventato un’attrattiva per i più giovani. Sono del parere che un target non debba necessariamente escludere l’altro: Gallipoli nell’ultimo triennio è diventato un modello nazionale in grado di coniugare famiglie e cultura, giovani e divertimento. Non a caso gli ingressi dei contenitori culturali della città hanno visto il proprio numero raddoppiarsi. Gallipoli è una città ricca di storia, crocevia di culture, ma è anche una città fresca e giovanile. Come tutti i rapporti di convivenza serve il buon senso e il rispetto delle regole, senza non si può immaginare alcun futuro. La voglia di vivere la notte è tanta, ma siamo reduci da zona rossa e invochiamo che cessi il coprifuoco. Si comincia a parlare di vaccini per i più giovani. Pensa di organizzare centri vaccinali dedicati ai turisti, se ne avrà la possibilità? L’attuale Amministrazione ha dedicato un’attenzione importante al settore sanitario. Mi preme fare una piccola, importante premessa: il nosocomio gallipolino è diventato di primo livello proprio negli ultimi anni e insieme al Distretto Socio Sanitario abbiamo attivato un centro di assistenza medica per i tu-

ANALISI

MONITORAGGIO

VERIFICA DATI AZIENDALI


Intervista esclusiva a Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato

Diplomazia e pressione economica per fermare la guerra DALILA CAMPANILE

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opo due anni di pandemia, il conflitto tra Russa e Ucraina. Una situazione complicata per un paese in ripresa che adesso invece è costretto a fare i conti con il caro carburante e l’aumento del costo dell’energia. Tante altre le conseguenze della guerra sull’economia dell’Italia che abbiamo affrontato con Marello Minenna, economista e direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Partiamo dall’attualità. Pandemia e guerra come nelle peggiori pagine di storia stanno minando durante la nostra stabilità economica. Indubbiamente il contesto macro-economico degli ultimi anni è stato molto instabile: due shock esogeni avversi di grande entità hanno colpito l’economia europea, un po’ come accadde

negli anni ’70 con le crisi petrolifere o più di recente con la crisi del debito europea. È seguita immancabilmente una recessione c.d. double dip, cioè con 2 periodi ravvicinati di dura contrazione di produzione ed occupazione. Temo che il risultato dell’attuale scenario punti in quella direzione. Qual è al momento la situazione per il nostro paese? L’economia nazionale ha risposto con grande vitalità agli stimoli monetari e fiscali erogati a seguito della crisi pandemica; i risultati conseguiti nel 2021 sono stati oltre le attese e sopra la media europea, nonostante le prolungate restrizioni all’attività economica. La manifattura italiana ha cavalcato il boom della domanda internazionale di beni del 2021, compensando la debolezza dei servizi. Purtroppo nel 2022 il contesto avverso alla crescita

del commercio internazionale creato dalla sanzioni alla Russia e gli alti prezzi dell’energia colpiranno il nostro settore produttivo più dinamico ed assisteremo ad un rallentamento di produzione industriale ed occupazione. La durata della guerra è difficile da prevedere, ma l’aumento dei costi energetici nell’area euro ha già rappresentato più di metà dell’inflazione. È un rischio concreto? Quali i possibili scenari Indubbiamente l’Europa è male attrezzata per gestire aumenti del prezzo dell’energia violenti ed imprevedibili. Tutta l’UE è sostanzialmente un grande importatore di commodities ed esportatore di prodotti industriali e servizi avanzati, attività che risentono dell’aumento dei costi energetici. L’inflazione era bassa e non sarebbe stata un problema se i prezzi di petrolio e

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gas non avessero impattato pesantemente lungo la filiera produttiva di elettricità e beni industriali. Ora siamo in un contesto di alta inflazione e tassi di interesse a zero, il che rende i tassi reali profondamente negativi, a livelli sperimentati negli anni ‘70. In altri termini, è difficile proteggersi dall’erosione del potere di acquisto provocata dall’inflazione, senza investimenti finanziari a basso rischio capaci di offrire rendimenti positivi e senza meccanismi di indicizzazione di stipendi/ salari. I tassi d’interesse reali negativi avvantaggiano chi detiene beni reali e debiti a tasso fisso: il governo in primis che vede il debito pubblico “sgonfiarsi” e ad esempio i detentori di mutui. Indubbiamente questa guerra rischia di riscrivere l’assetto geo-politico. In che direzione dovrebbe andare la politica monetaria europea?

La Banca Centrale Europea dovrebbe cercare di ridurre l’entità dei tassi d’interesse reali aumentando i tassi di interesse-chiave ed uscendo dal Quantitative Easing. Ovviamente il percorso deve essere molto graduale perché la situazione economica è fragile e non possiamo permetterci una recessione aggravata da condizioni monetarie troppo restrittive. I pacchetti delle sanzioni posso avere davvero efficacia? Le sanzioni inflitte alla Russia dall’Occidente sono senza precedenti per entità e campo di azione e possono fare molti danni alla sua economia in breve tempo. Certo si tratta di misure che hanno costi evidenti ed effetti collaterali per l’economia mondiale. La disconnessione dal sistema finanziario globale dell’ottava economia mondiale non è indolore. E soprattutto

non può essere totale: l’interruzione improvvisa del flusso energetico dalla Russia non è attuabile senza conseguenze durissime e imprevedibili per tutta l’UE. Questo purtroppo genera un “buco” nel sistema che la Russia sta sfruttando con profitto visti i prezzi altissimi e riduce l’efficacia dell’impianto sanzionatorio, ma bisogna rimanere con i piedi piantati a terra nella gestione di crisi così complesse. Perché il conflitto ha generato questo aumento record del gas? A differenza del mercato del petrolio, che è globale ed interconnesso, quello del gas naturale è “fratturato”, per così dire, in macro-regioni di produttori/consumatori per via della difficile trasportabilità via mare. Il Canada, grande esportatore, serve il continente nord-americano, mentre la Russia è focalizzata sull’Europa. Certo, ci sono

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grandi navi che trasportano gas liquefatto, ma quel mercato è minuscolo rispetto a quello del gas trasportato via terra. Questa regionalizzazione rende difficile ai Paesi consumatori diversificare le fonti di approvvigionamento; i mercati sono rigidi, i prezzi volatili e soggetti a shock della domanda/offerta. Inoltre in Europa abbiamo adottato un meccanismo di determinazione dei prezzi che risponde in maniera immediata ai movimenti di domanda ed offerta diverso dai classici schemi di “oil indexation” usati nel resto del mondo, in cui il prezzo del gas si muove con il prezzo del petrolio. In tempi normali ciò migliora l’efficienza del meccanismo di determinazione dei prezzi, ma in momenti di tensione amplifica le variazioni di prezzo del gas. Secondo lei abbiamo sottovalutato la strada dell’autonomia energetica del nostro Paese? L’Italia come Paese industriale ed avanzato non può essere autonomo dal punto di vista energetico. Non cadiamo in suggestioni di autarchia perché non esiste la possibilità di aumentare la produzione nostrana di idrocarburi in maniera tale da produrre effetti significativi. Sulle tecnologie verdi, il ritmo di sviluppo è buono; si poteva andare più rapidi? Certamente, ma non è possibile una sostituzione totale delle fonti fossili in tempi brevi. Quello che si doveva perseguire con convinzione è una maggiore diversificazione energetica delle fonti di accesso a gas e petrolio È stato il conflitto a generare anche di riflesso questo rincaro sui carburanti? Ovviamente sì, anche se il prezzo del petrolio aveva già saggiato la soglia dei 90$ al barile prima della guerra, guidato dalla ripresa dell’attività economica post-pandemica. Il conflitto ha poi esacerbato le dinamiche rialziste sui carburanti accrescendo la volatilità. Ad esempio, complici anche le sanzioni dell’Occidente e il timore di ritorsioni da Mosca, da qualche settimana assistiamo a una biforcazione sui prezzi di alcune commodities. Quelle russe – come l’Espo, cioè il petrolio russo anche noto come petrolio degli Urali – sono divenute commodities di serie B, mentre quelle non russe sono considerate “safe” e si sono apprezzate di più. A ciò si aggiungono fenomeni finanziari legati alla negoziazione non commerciale dei carburanti, e in particolare alle necessità di copertura

e alle scommesse degli operatori di mercato. I grandi commodities traders come Glencore, Trafigura o Vitol – che avevano posizioni di vendita a termine sulle commodities come il gas hanno cercato di ricoprire queste posizioni aumentando la domanda immediata del prodotto fisico, il che ha contribuito drammaticamente ai recenti rialzi. Eliminare le accise storiche e abbassare l’Iva potrebbe davvero far rientrare il costo del carburante? Attualmente le accise rappresentano una parte importante del prezzo dei carburanti e hanno un importo fisso, indipendente dai movimenti di mercato. Al contrario l’IVA si applica con aliquota del 22% sul prezzo della materia prima comprensivo di accisa. È dunque evidente che negli ultimi tempi si è generato un extra-gettito IVA connesso al rincaro dei carburanti. Quello che si può fare per mitigare l’impatto sul consumatore finale è applicare un’accisa “elastica” che agisca come stabilizzatore automatico a fronte dei rincari. In pratica si tratta di modulare il prelievo da accisa ancorandolo inversamente ai maggiori introiti realizzati dall’erario attraverso l’IVA. Gli aspetti importanti sono tempestività dell’intervento di mitigazione del prelievo fiscale e sicurezza che la calmierazione dell’accisa venga effetti-

vamente traslata sul prezzo alla pompa a beneficio del cittadino. A tal fine è essenziale una vigilanza stringente su tutta la filiera dei carburanti, dalla produzione alla commercializzazione. Il conflitto ha prodotto anche uno stop dei nostri rapporti import / export con l’Ucraina e la Russia. Quali le ricadute? Quale la via di uscita? Da diversi anni l’interscambio Italia/ Russia era in declino per via della crisi della Crimea del 2014 e il primo pacchetto di sanzioni, ma certo l’interruzione del flusso di beni e servizi (a parte gas e petrolio) si farà sentire. Nei rapporti commerciali con l’Ucraina, l’Italia importava mediamente un miliardo di $ di mais all’anno, il 6° mercato di sbocco dell’Ucraina per questo cereale. Questo flusso si è interrotto con la chiusura dei porti sul mar Nero causata dal conflitto; sostituire questa fonte di approvvigionamento sarà difficile, specie in un momento in cui i prezzi dei cereali nel mondo sono in ascesa verticale. Non esiste una scappatoia semplice: è necessario perseguire con mezzi diplomatici e di pressione economica uno stop alle ostilità in Ucraina. Questo permetterebbe di riaprire i porti e salvare il raccolto del 2022, che in caso di conflitto prolungato sarebbe compromesso.

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TRUFFE SUL SUPERBONUS, L’ISPETTORATO INTENSIFICA I CONTROLLI SUI CANTIERI FRANCESCO GASBARRO

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Il 2021 è stato l’anno del Superbonus 110%, tra gioie e dolori. La misura di sgravio fiscale per l’efficientamento degli edifici dal punto di vista energetico e strutturale ha senza dubbio rilanciato il settore dell’edilizia, ma ha creato anche non poche truffe in tutta Italia. La cronaca nazionale ha raccontato di numerosi casi in cui presunte aziende, ma per meglio dire gruppi di portatori di interesse, si facevano cedere il credito dai privati per poi sparire. Questo ha determinato l’apertura di cantieri “fantasma” che in molti casi non hanno consentito di raggiungere il

risultato ultimo secondo progetto. Per ovviare a questo problema il Governo ha a più riprese messo mano alla normativa vigente, limitando il fenomeno della sub-cessione dei crediti. Al contempo sono stati inaspriti i controlli sui cantieri, al fine di livellare verso l’alto la qualità dei general contractor che operano con gli sgravi fiscali. Da qui prende corpo la nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro pubblicata lo scorso 23 febbraio, con oggetto “110 in sicurezza - Vigilanza straordinaria edilizia e contrasto al sommerso”. La comunicazione,

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PUBBLIREDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

Un valido consiglio è quello di affidarsi ad aziende consolidate nel settore, come ad esempio Gargano Esco che annuncia accertamenti nel settore edile per tutto il 2022, arriva in un momento ben preciso, ovvero con la definizione dei nuovi obblighi in materia di applicazione del contratto collettivo previste dal decreto n.13 contro le frodi in edilizia. In virtù di questa nuova task force saranno poste al setaccio soprattutto le aziende neocostituite o riattivate nello stesso periodo dell’avvio dei bonus fiscali per l’edilizia, inoltre va precisato che, nonostante l’oggetto della Circolare, non saranno oggetto di controlli solo i cantieri del Superbonus 110 ma anche del Bonus Facciate e del Bonus Ristrutturazioni. L’obiettivo è assicurare il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro in edilizia e contrastare il lavoro nero. I controlli saranno effettuati dal personale militare dei Gruppi Carabinieri per la Tutela del lavoro e dei NIL, nonché, su obiettivi di maggiore dimensione o che presentino problematiche ulteriori, dei Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri, con il cui Comando Generale si è provveduto a condividere le necessarie intese.

Gli obiettivi dei controlli verranno selezionati – oltre che sulla base di fondate segnalazioni/richieste d’intervento – anche attraverso un’accurata attività di intelligence basata sulle informazioni ricavabili dalle notifiche preliminari e dalle sinergie in essere con le Casse Edili. Prevista anche la collaborazione con le ASL con le quali avverrà la condivisione delle misure e procedure tese alla definizione di modalità operative volte ad evitare duplicazioni d’intervento e ad assicurare uniformità operativa e reciprocità delle segnalazioni. Tra i nostri consigli vi è quello di affidarsi ad aziende che già operano nell’ambito dell’edilizia. Gargano Esco, ad esempio, è un General Contractor, impresa di costruzioni, ristrutturazioni, e servizi per l’edilizia, specializzata nei settori residenziale, commerciale, industriale, general contractor. Si tratta di un’impresa che lavora costantemente alla ricerca di materiali sempre più innovativi e tecnologie all’avanguardia per gestire interventi di bioedilizia a basso impatto ambientale che sposano la mission originaria di tutti i bonus governativi.

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BONO à t i l a u q di i t t e g o r p a m r i f

Ffs celebra i 20 anni Infuturo la sfida è al greenwashing Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali: sono i numeri del Forum per la Finanza Sostenibile Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali. Sono i numeri impegnerà anche nel monitoraggio sia dell’evoluzione nordel Forum per la Finanza Sostenibile che ha celebrato i suoi mativa, sia dei fenomeni e delle tendenze di mercato, con20 anni di attività nell’evento conclusivo della Settimana centrandosi in particolare su investitori istituzionali e retail, SRI 2021 dedicato allo stato dell’arte e alle sfide future della Pmi e terzo settore. Fondamentale sarà per l’associazione finanza sostenibile in Italia. Il Forum dalla sua fondazione il lavoro per la trasparenza e contro il greenwashing e il lavora per promuovere gli investimenti sostenibili attraver- socialwashing, così come proseguire nella promozione del so attività di ricerca, divulgazione e formazione e aggrega dialogo tra investitori e imprese, attraverso iniziative di enGARANZIA ASSISTENZA soci che a diverso titolo promuovono la finanza sostenibile, gagement collaborativo. A queste sfide si accompagnano sull’intervento Servizio completo ad amministratori, stimolando il dialogo tra i diversi attori. «Iprorisultati di questi quelleGaranzia dell’educazione finanziaria e realizzato della comunicazione, anni hanno mostrato le enormi potenzialità della finanza con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei temi chiaASSISTENZA POST INTERVENTO gettisti e singoli condomini sostenibile e l’importanza del lavoro del Forum su temi di- ve della finanza sostenibile, aumentare la consapevolezza Monitoraggio dei risultati conseguiti e conSEMPLIFICAZIONE ventati ormai centrali nelle agende politiche e nelle strate- dei cittadini e portare il contributo del Forum al dibattito trollo delle performance dei prodotti utilizdegli operatoriresponsabile finanziari – ha commentato Unico gie interlocutore (proget- il presidente pubblico. zati della base associativa e delle attività del Forum del realizzazione, Forum Gian Franco Giannini Guazzugli − È una grande «La crescita tazione, acquisizione credito, soddisfazione celebrare oggi questo anniversario, guar- per la Finanza Sostenibile è andata di pari passo in questi ECONOMIE DI SCALA gestione finanziaria) dando avanti alle prossime sfide che ci attendono in que- anni con gli sviluppi della normativa a livello europeo e con Riduzione dei costideinecessari nelle varie la progressiva integrazione fattori ambientali, sociali sta fase di ripresa verso obiettivi di sviluppo sostenibile». CERTIFICAZIONE governance da parte degli operatori finanziari La prima sfida per il Forum è dare il proprio contributo – e di buona fasi in ragione di una gestione organica Certificazione sulla progettazione dell’interaziende dell’intero – ha dichiarato il segretarioe generale del in termini di divulgazione, formazione e ricerca – al rag- e delle unitaria intervento dell’esecuvento giungimento e sulla procedura di maturazione del degli obiettivi climatici e alla realizzazione di Forum Francesco Bicciato – Spesso il Forum ha avuto con zione contemporanea di un considerevole creditouna fiscale transizione ecologica giusta e inclusiva. Di pari passo, soddisfazione il ruolo di indicare la strada e anticipare tendi interventi l’associazione punta ad accompagnare lo sviluppo della denzenumero ed evoluzioni del mercatoanaloghi Sri. Con entusiasmo racfinanza sostenibile, promuovendo il riorientamento degli cogliamo le sfide del futuro: la trasparenza, la ricerca, la investimenti verso obiettivi di sostenibilità e una sempre divulgazione, il contributo per una transizione giusta e la Sedi&contatti più profonda integrazione dei fattori ambientali, sociali e promozione del dialogo costruttivo con le istituzioni e gli Sede legale nelle politiche aziendali. Il Forum si attori economici E-mail: pubblici e privati». di buona governance

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SuperBonus 110%

A cura di Dario Gucci Avvocato

SUPERBONUS 110% - IL SINGOLO CONDOMINO NON PUO’ OPPORSI AL RESTRINGIMENTO DEI BALCONI A SEGUITO DI INSTALLAZIONE DI CAPPOTTO TERMICO

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Come ormai è noto il Decreto rilancio n. 34 del 2020, convertito dalla legge 77 2020, all’art. 119 prevede una serie di interventi edilizi fiscalmente agevolati dalla complessa disciplina denominata superbonus 110%. Tra questi al comma 1 lettera a) sono inclusi tutti gli interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell’edificio o dell’unità immobiliare situata all’interno di edifici plurifamiliari che sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi dall’esterno. Precisa la norma che gli interventi per la coibentazione del tetto rientrano nella disciplina agevolativa anche in presenza di un eventuale locale sottotetto che ovviamente non è riscaldato. In buona sostanza la norma favorisce una totale protezione di tutte le superfici disperdenti dell’edificio. La bontà di tale intervento si è però più volte scontrata con i diritti dei singoli condomini di non vedersi ridotta la superficie del balcone a seguito di installazione del cappotto termico esterno, cioè di una copertura isolante della parete esterna più o meno spessa che avvolge la facciata dell’edificio. Interessante è la reazione della giurisprudenza di merito di fronte al contrasto di interessi tra il diritto alla tutela della proprietà dei singoli proprietari di balcone e l’interesse collettivo di tutti i proprietari dello stabile (e della collettività in generale) ad un miglioramento energetico dell’edificio. Con due decisioni di primo grado tra loro apparentemente contrastanti si cerca di fare luce sulla questione. Tribunale di Roma Sentenza n. 17997 del 12 dicembre 2020. Come ormai spesso avviene - grazie anche ai benefici fiscali l’assemblea dei condomini aveva stabilito la realizzazione di una serie di interventi di miglioramento dello stabile condominiale e tra questi l’installazione del cappotto termico. Due condomini dissenzienti avevano adito il Tribunale lamentando la riduzione della superficie utile del piano di calpestio dei

balconi di loro proprietà, riscontrata, peraltro, solo successivamente all’effettiva installazione del cappotto. Sottolineava il Tribunale che l’intervento era stato deliberato dall’assemblea condominiale senza commissionare, come invece è oggi prassi, uno studio di fattibilità del medesimo dal quale sarebbero potute probabilmente emergere anche queste problematiche. Il principio di diritto prevede che l’assemblea dei condomini, notoriamente organo deliberativo che esprime la volontà della compagine condominiale, si occupa solo della gestione dei beni e dei servizi comuni in un’ottica manutentiva preservandone l’integrità e la fruibilità. Le attribuzioni dell’assemblea sono perciò limitate agli interventi di manutenzione, anche in senso lato, delle parti comuni secondo l’art. 1117 c.c. Ne consegue che in qualunque tematica affrontata, e tra questi le delibere di lavori assistiti da superbonus 110%, i poteri dell’assemblea non possono invadere la sfera di proprietà dei singoli condomini, anche se si sta decidendo di lavorazioni su beni comuni che coinvolgano di riflesso parti esclusive del singolo condomino, a meno che tale invasione di proprietà sia stata specificamente accettata dal singolo partecipante al condominio. L’accettazione del singolo può avvenire, ad esempio, con il voto favorevole in assemblea ed a condizione che la platea dei partecipanti sia stata puntualmente informata delle conseguenze dell’intervento edilizio. In qualche caso il regolamento condominiale potrebbe prevedere specifiche limitazioni al diritto di proprietà (obbligo di gestione comune dei balconi privati e dell’estetica dell’edificio, obbligo di consentire l’uso della proprietà individuale in caso di lavori condominiali) in quanto l’autonomia negoziale è libera nel convenire delle regolamentazioni quadro che - nell’interesse comune - pongano limitazioni ai diritti dei condomini. Ciò però può avvenire solo con un regolamento di condominio cd. “contrattuale” cioè approvato dall’unanimità dei proprietari, di solito in sede di stipula degli atti di acquisto degli appartamenti.

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Nel caso di specie il Tribunale di Roma ha trattato la citata vicenda relativa all’approvazione di lavori di isolamento termico della facciata dello stabile. Nel presupposto che l’appalto era già stato conferito ad una ditta, dopo una serie di sedute assembleari, venivano sottoposte all’approvazione tre diverse ipotesi predisposte da una commissione interna che prevedevano lavori finalizzati ad un risanamento complessivo: 1)lavori già approvati con delibera precedente (cappotto termico, lastrici di copertura, bonifica coperture in amianto) e spese aggiuntive correlate; 2) appalto base: quanto sopra con aggiunta dell’installazione dell’antenna TV centralizzata e degli ascensori; 3) ulteriore appalto: quanto sopra con aggiunta, oltre all’antenna TV centralizzata e ascensori, dei lavori alle scale interne. L’assemblea sceglieva uno dei tre progetti ma nell’approvare i lavori – in ogni caso comprendenti la realizzazione del cappotto termico – il condominio non provvedeva ad un previo esame tecnico di fattibilità di tale opera. Cioè non venivano esaminate tutte le conseguenze - benefici e non - che i lavori avrebbero comportato. In particolare, l’iter decisionale era stato il seguente: prima l’assemblea aveva approvato un capitolato lavori del 2012 che non prevedeva la realizzazione del cappotto termico. Successivamente l’assemblea con delibera del 2016 aveva stabilito di realizzare anche il cappotto (grazie anche ai benefici fiscali da poco istituiti), senza però una reale valutazione di fattibilità dell’intervento. In ultimo l’assemblea deliberava nel 2017 l’esatto contenuto delle opere da realizzare mediante approvazione di una delle tre ipotesi di appalto sottopostele, come predisposte da una commissione tecnica, tutte e tre contemplanti la realizzazione del cappotto termico. Quest’ultima delibera del 2017 veniva così impugnata di due citati condomini che lamentavano una riduzione della superficie utile del piano di calpestio dei balconi di cui non erano stati adeguatamente informati. Il Tribunale di Roma, all’esito del giudizio, ha dichiarato nulla la delibera impugnata in quanto l’assemblea ha approvato “tout court” la realizzazione del cappotto termico con l’istallazione di pannelli isolanti di spessore variabile senza che vi fosse una specifica indicazione nel capitolato delle modifiche da eseguire sui balconi di proprietà dei condomini odierni attori (Trib. Roma 16/12/2020 n. 17997); in sintesi la delibera ha determinato una lesione del loro diritto di proprietà andando ad incidere sulla riduzione della superficie utile, cioè il piano di calpestio dei balconi. Ordinanza n. 30843 del Tribunale di Milano Più di recente con l’Ordinanza n. 30843 il Tribunale di Milano si è espresso sulla legittimità o meno della delibera assembleare che disponeva l’applicazione del cappotto termico sulla facciata condominiale anche nelle parti in cui andava a ridurre la superficie calpestabile dei balconi di proprietà individuale. La decisione dell’assemblea è stata quindi ritenuta lecita ed immune da vizi benché lo spessore del “cappotto”, opportuna-

mente limitato a circa 4-5 cm. comportasse un restringimento del piano di calpestio dei balconi di proprietà individuale. Secondo il Tribunale meneghino, l’installazione del “cappotto” sulle facciate (e dunque su beni certamente comuni), risulta funzionale ad un più adeguato uso delle cose comuni (la facciata e in generale il risparmio energetico degli edifici) e risulta finalizzato al soddisfacimento di interessi, sia della collettività condominiale sia pubblicistici, altamente meritevoli di tutela (risparmio energetico) con la conseguenza che vietare una minima riduzione della superficie disponibile dei balconi appare “recessivo”. Sempre secondo lo stesso Giudice è naturale, che interventi edili sulle facciate condominiali possano “riverberare” i loro effetti anche sulle parti di proprietà esclusiva dei condomini, mentre non può ritenersi che qualunque effetto di tale natura assuma i connotati di lesione del diritto di proprietà esclusiva, con conseguente invalidità della delibera assembleare; altrimenti, l’installazione di “cappotti termici” sulle facciate dei condomini sarebbe sostanzialmente subordinata al consenso unanime dei condomini, con conseguente frustrazione della ratio sottesa all’intervento legislativo (riguardante, invero, plurimi interventi ma contemplante espressamente proprio gli “interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate”, art. 119 comma 1 lett. a) dl. 34/2020 (Trib. Milano 13 agosto 2021). In conclusione, appare condivisibile quanto affermato dal Tribunale di Milano secondo cui un restringimento della superficie disponibile dei balconi di circa 4-5 centimetri a causa dello spessore del cappotto e della sostituzione della pavimentazione dei balconi è un sacrificio tollerabile della proprietà, finalizzato a soddisfare svariati interessi altamente meritevoli di tutela. La tollerabilità va ovviamente commisurata anche alla superficie residua del balcone ed alla sua residua fruibilità. Va aggiunto che, come evidenziato dal giudice Romano una doverosa informazione dei condomini avrebbe consentito ai singoli di soppesare i costi-benefici dell’intervento e di esprimersi per tempo esplorando anche soluzioni di accomodamento. La decisione non va quindi letta in maniera negativa. Siffatte delibere sono esclusivamente finalizzate al miglioramento dei beni comuni e non hanno ad oggetto i beni di proprietà esclusiva dei condomini ma è giusto dire solo si riverberano su quest’ultimi. Una minima riduzione della superficie disponibile dei balconi appare irrilevante poiché l’intervento risulta funzionale ad un più adeguato uso delle cose comuni senza un concreto pregiudizio alle superfici individuali. Ne consegue che in detti casi non sussiste lesione del diritto della proprietà esclusiva e le delibere sono valide; a contrario se così non fosse occorrerebbe il voto unanime della compagine proprietaria, (almeno di coloro che hanno i balconi), con conseguente frustrazione della ratio sottesa alla norma agevolativa prevista nel D.L. 34/20, art. 119 che rimarrebbe inapplicabile.


Digital communication

A cura della dott.ssa Valentina Apicella Esperto in Digital Communication

Imprese femminili innovative: nuovi finanziamenti dal MiSE

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Donne e impresa, c’è ancora molto da fare per potenziare l’imprenditoria femminile. La forza lavoro mondiale è composta più da uomini che da donne e le lavoratrici, a parità di mansioni, guadagnano meno dei lavoratori. L’Italia è in linea con il resto dell’Occidente: soltanto un’attività imprenditoriale su sei è guidata da una donna. Attraverso il Fondo di co-Investimento del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) sono stati stanziati tre miliardi da destinare a imprese femminili a carattere innovativo. Si tratta di stanziamenti che la Legge di Bilancio dello scorso anno (legge 178/2020, comma 107) ha previsto per «sostenere investimenti nel capitale di rischio per progetti di imprenditoria femminile a elevata innovazione ovvero a contenuto di innovazione tecnologica, che prevedono il rientro dell’investimento iniziale esclusivamente nel lungo periodo, realizzati entro i confini del territorio nazionale da società il cui capitale è detenuto in maggioranza da donne». Per essere ammesse agli investimenti, le imprese femminili non devono essere quotate in mercati regolamentati e devono trovarsi nella fase di sperimentazione (seedfinancing), di costituzione (start-up financing), di avvio dell’attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing). Le attività devono incentrarsi sulla collaborazione con le regioni e gli enti locali, con le associazioni di categoria, con il sistema delle camere di commercio e con i comitati per l’imprenditoria femminile, anche attraverso forme di cofinanziamento tra i rispettivi

programmi in materia. Il Ministro dello sviluppo economico deve poi presentare annualmente alle Camere una relazione sull’attività svolta e sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese. Gli investimenti possono essere rappresentati da ingressi nel capitale oppure sottoscrizione di quote di Fondi per il venture capital che investono nelle imprese femminili. I progetti imprenditoriali finanziati devono essere realizzati nel territorio italiano. Tale possibilità potrà di fatto portare impulso all’imprenditoria femminile in Italia che si caratterizza anche per la sua prevalen-

te dimensione “micro”, tenuto conto che il 97% delle imprese guidate da donne ha meno di 9 addetti, contro il 95% delle imprese maschili, e ben 880.000 imprese femminili (il 68% del totale) hanno un solo addetto. A conferma di questa configurazione dimensionale, si rileva come la maggior parte delle imprese femminili siano costituite come ditta individuale, scontando un gap sulle forme giuridiche più evolute, quali le società di persone e, soprattutto, le società di capitali. Negli ultimi anni, tuttavia, si nota una progressiva crescita delle società di capitali rispetto alla dinamica delle ditte individuali favorita anche da i suddetti nuovi finanziamenti ed opportunità aperte.

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A cura dell’Avv.

parere legale

Paolo Caputo

Info e contatti: studiopaolocaputo@libero.it

Asseverazioni e bonus edilizi, non passano le richieste di alleggerire le sanzioni per i professionisti In caso di sconto in fattura, l’impresa può cedere il credito maturato solo altre due volte ma esclusivamente alle banche, alle imprese di assicurazione e agli intermediari finanziari. Lo stesso vale per la cessione del credito: dopo la prima cessione a qualsiasi soggetto sono consentiti solo altri due passaggi, ma solo verso le banche, le imprese di assicurazione o gli intermediari finanziari. Sono queste le nuove regole destinate ad alleggerire la stretta sulla cessione dei crediti che era stata introdotta dal primo Dl Antifrode per il Superbonus e gli altri bonus edilizi. Le novità sono contenute nella bozza di Dl Antifrodi bis approvata venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Il Dl è ora atteso in Gazzetta ufficiale. Come sappiamo, rischiano il carcere i professionisti che redigono false attestazioni sulla congruità delle spese o false asseverazioni per gli interventi del Superbonus, compresi quelli antisismici. «Il tecnico abilitato che, nelle asseverazioni di cui al comma 13 (del Dl Rilancio, nda), espone informazioni false o omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione dello stesso ovvero attesta falsamente la congruità delle spese, è punito con la reclusione da due a cinque anni o con la multa da 50mila a 100mila euro, Se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per gli altri la pena è aumentata», si legge nella bozza.

Nulla di fatto per l’alleggerimento delle sanzioni a carico dei professionisti impegnati nelle asseverazioni connesse ai bonus edilizi. Nonostante le richieste, avanzate dalle forze politiche e dal mondo delle professioni, non sono stati approvati gli emendamenti al disegno di legge Sostegni ter. Confermati anche i massimali delle assicurazioni, che i professionisti asseveratori devono stipulare, il limite di tre passaggi, con condizioni, per la cessione del credito e il meccanismo di revisione dei prezzi per contrastare i rincari delle materie prime. L’unica novità, in tema di bonus edilizi, è che slitta al 29 aprile il termine per comunicare all’Agenzia delle Entrate la scelta della cessione del credito e dello sconto in fattura.

Il testo del disegno di legge, approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, su cui il Governo chiederà la fiducia, sarà oggi e domani all’esame dell’Aula del Senato e poi passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Sono state confermate, nonostante le richieste degli addetti ai lavori, le sanzioni più pesanti a carico dei tecnici che, nelle asseverazioni, espongano informazioni false o omettano informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto o, ancora, attestino falsamente la congruità delle spese. In questi casi, i professionisti saranno puniti con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da 50mila a 100mila euro. Durante la discussione in Commissione erano stati presentati emendamenti che miravano ad eliminare la reclusione e abbassare gli importi della multa, facendola oscillare da un minimo di 10mila euro a un massimo di 50mila euro. Per ogni intervento comportante attestazioni o asseverazioni, il professionista stipulerà una polizza di assicurazione della responsabilità civile con massimale pari agli importi dell’intervento oggetto delle attestazioni o asseverazioni. Anche in questo caso, gli emendamenti presentati, ma poi respinti, chiedevano che, per i lavori di importo fino a 5 milioni di euro, il massimale fosse pari almeno al 10% dell’importo dei lavori e, per i lavori di importo superiore a 5 milioni di euro, il massimale fosse pari almeno al 20% dell’importo.


A c u r a d i To m m a s o M a z z i o t t i Presidente C.d.A. Cred.it Spa

economia a 360°

Partita Iva: il lavoro autonomo non è più un tabù Dati Mef, nel 2021 + 18,2 % di partite Iva rispetto al 2020

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“La flessibilità è un’esigenza che si è manifestata già da qualche anno, soprattutto in relazione alla conciliazione lavoro e vita privata. Sentita in particolare dalle donne occupate, è oggi molto richiesta anche dai giovani” - commenta Roberto Scurto, Managing Partner di Partitaiva24, dal proprio Osservatorio sulle tendenze in ambito fiscale - “Tutto questo è stato accelerato dalla pandemia. Secondo il nostro Osservatorio, nei primi due mesi del 2022 il 69% di chi ha aperto la partita IVA è rappresentato da professionisti/lavoratori autonomi (come ad esempio consulenti, grafici, architetti, web designer), il 17% da imprese individuali (commercianti, artigiani, ditte di servizi) e il 14% da e-commerce. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, segnaliamo un aumento di imprese e freelance (rispettivamente +4% e +12%) e un crollo delle nuove aperture di ditte individuali dedite all’e-commerce (praticamente dimezzati), a testimonianza di come intraprendere un’attività di questo tipo necessiti di grandi capacità e visione, con buona pace della vita dorata suggerita dagli influencers”. Non si vive più per lavorare, insomma, ma si lavora per vivere. Forse. Perché complice la pandemia che ha travolto la vita di questi ultimi due anni, la riflessione che sta coinvolgendo i più giovani – per usare delle sigle, la Generazione Z e i Millenials – è proprio sul lavoro in sé che, certamente, non deve invadere la vita. Perché non esiste più distinzione tra vita privata e vita professionale in questa continua fluidità nella quale siamo immersi grazie ai nostri smartphone: esiste la vita come serie di esperienze che ci possono più o meno arricchire ma che non necessariamente devono fare rima con lavoro. Esiste anche un acronimo anglosassone per indicare questa nuova tendenza: YOLO, you only live once. E quindi, per dirla in modo chiaro, il posto fisso non interessa più ai neo laureati che puntano su sé stessi: fondano start up e cercano di innovare (e magari riusciranno anche a cambiare il mondo). Solo nel quarto trimestre 2021 sono state aperte 106.400 nuove partite Iva, con un incremento del 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ben il 46,1% delle nuove aperture di partite IVA è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 31,7% dalla fascia di età 36-50 anni. A dispetto di quanto si sia portati a credere, gli under 40 sono impegnati a combattere le loro battaglie per il clima, i diritti, un futuro migliore. Difficile immaginarli chiusi in un ufficio per l’intera giornata. Osserva Elena Calvi, medico, psicanalista e

formatrice: “Assistiamo a un cambio radicale di paradigma avvenuto nel giro di circa sessant’anni, durante i quali siamo passati dal bisogno di sicurezza al desiderio di appagamento. E’ stato proprio durante i mesi di lockdown che abbiamo preso coscienza di questa necessità: l’essere rinchiusi in casa ha consentito a molti di noi di guardarsi dentro e chiedersi se vedevano una persona felice. La risposta per molti è stata negativa. Da qui l’aumento di desiderio e di autorealizzazione”. Un’analisi di CRIF sulle aziende costituitesi nel triennio 20182021 ha messo in evidenza la significativa crescita sia delle start-up innovative che passano dalle 266.000 nel 2018 alle 305.000 nel 2021 (e segnano +40% nel 2021 rispetto al 2019), sia delle imprese neocostituite con un solo dipendente (+34% rispetto al 2019), assimilabile a un lavoratore che apre una sua partita IVA per lavorare come libero professionista, o fa nascere una sua attività imprenditoriale. Queste imprese nel 2021 sono arrivate a rappresentare fino al 93% del totale di tutte le neocostituite nell’anno. Sempre secondo i dati del MEF relativi al quarto trimestre 2021, il 60,7% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche e il 4,2% da società di persone. “Questi dati riflettono una sorta di perversione del sistema fiscale italiano che incoraggia la nascita di partite iva singole” - prosegue Roberto Scurto – “Il regime fiscale attualmente in vigore con opzioni come quella del forfettario, per esempio, premia il piccolo lavoratore autonomo che opera da solo ma scoraggia le aggregazioni tra freelance e la nascita di società più competitive e di maggiori dimensioni. I singoli professionisti sono spaventati dal carico fiscale previsto per le società e preferiscono continuare a operare in autonomia, anche rinunciando a prospettive di crescita di medio periodo”. Per ridurre questo divario, L’Osservatorio di Partitaiva24 ha identificato alcune possibili soluzioni: - introdurre un regime fiscale agevolato per le società di capitali almeno per i primi 5 esercizi, al pari di quanto previsto oggi con il regime forfettario per le partite iva individuali; - detassare con meccanismi più efficaci e impattanti il reinvestimento degli utili in azienda andando ben oltre rispetto a quanto previsto oggi dalla normativa ACE; - rivedere i termini della contribuzione INPS sui cosiddetti soci lavoratori delle società di capitali che oggi si trovano spesso a pagare personalmente fino a diverse migliaia di euro, anche quando la società non distribuisce alcun utile.

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