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MAGAZINE Finanza & Progetti Pubblicazione mensile in formato digitale sul sito www.progettiefinanza.info Editore Payclick srl anno V •numero 53 • Dicembre 2022 Ristrutturazione casa: nuova direttiva Ue sulla classe energetica ® MAGAZINE Finanza & Progetti POSTE ITALIANE S.P.A.SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALEAUT. N°MIPA/CENTRO-SUD/191/2022 Italia & PNRR: il futuro passa di qui
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SI CHIUDE UN ANNO E SI SPERA NEL NUOVO

Si chiude un anno che può essere archiviato tra quelli peggiori rispetto al rilancio dell’economia. Voglio in questo editoriale ripercorrere questi ultimi due anni dopo il ventesimo del nuovo millennio. Il 2022, infatti, in Italia è stato caratterizzato da una crisi economica e finanziaria, con una crescita zero del PIL e un aumento del debito pubblico. La crisi ha portato a misure di austerity da parte del governo per ridurre il deficit e rassicurare i mercati internazionali, ma ha anche causato un aumento del tasso di disoccupazione e una contrazione del mercato del lavoro. La guerra in Ucraina ha avuto ripercussioni negative sull’economia italiana a causa della riduzione degli scambi commerciali e della diminuzione degli investimenti con i paesi vicini, compresa l’Ucraina. Inoltre, la crisi ha contribuito a peggiorare la situazione economica europea e globale, il che ha avuto un impatto negativo sull’economia italiana. La crisi ha anche causato un aumento dei prezzi delle materie prime, incluso il petrolio, che ha influito sulle imprese italiane e sui consumatori. Una realtà dilaniata ancora dalle ferite della pandemia. Il COVID-19 ha causato, infatti, una crisi economica globale a causa della chiusura di molte attività commerciali e produttive per frenare la diffusione del virus. Ciò ha comportato una contrazione del PIL. In molte economie, tra cui l’Italia, le misure di lockdown e le restrizioni per frenare la diffusione del virus hanno avuto un impatto significativo sui settori più colpiti, come il turismo, l’ospitalità e il commercio. Per far fronte alla crisi, molti governi, tra cui quello italiano, hanno introdotto pacchetti di aiuti e sostegno per le imprese e i lavoratori colpiti. Ma non erano rose e fiori neanche prima delle mascherine e dei vaccini. Difatti, prima dell’inizio della pandemia nel 2020, l’Italia stava già affrontando una pesante recessione economica, con una crescita limitata del PIL e un tasso di disoccupazione elevato. La pandemia ha acuito la situazione, causando una contrazione dell’economia a livello globale e una riduzione delle attività commerciali e produttive in Italia.

Tutto questo è accaduto in 24 mesi, tra quelli più duri degli ultimi 50 anni. Basta immaginare quanto sia diventato difficile fare un pieno di carburante con i rincari e quanto sia ormai impossibile poter mantenere dei risparmi. Il 2023 che arriverà sarà un anno di cambiamenti, auspicando a novità positive, ma i chiari di luna che stiamo vivendo ci portano a dover ripensare alle nostre economie nazionali sotto una nuova luce sempre più orientata al risparmio e alla valorizzazione delle risorse. Solo attraverso la diversificazione delle richieste energetiche, basti pensare all’abolizione dei combustibili fossili, è possibile trovare nuova linfa per una nuova economia.

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EDITORIALE
DICEMBRE 2022
Tommaso Mazziotti EDITORE

Dicembre 2022

PNRR, è corsa contro il tempo: la sfida delle scadenze a fine anno

PNRR: il recupero delle periferie urbane tra le priorità degli investimenti

anno V •numero 53

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PNRR il recupero delle periferie urbane tra le priorità degli investimenti

La misura di riferimento è denominata Piani urbani integrati e punta a finanziare progetti volti alla riduzione di situazioni di degrado, in particolare nelle periferie delle aree metropolitane

PIO SAVELLI

Uno degli obiettivi che il nostro paese punta a raggiungere con il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è la riduzione del divario di cittadinanza. Chiunque viva in Italia infatti dovrebbe poter avere accesso agli stessi servizi e allo stesso livello di qualità nella loro erogazione. Oggi però sappiamo che purtroppo non è così. Le differenze sono notevoli tra i diversi territori.

Ad evidenziarlo è Openpolis, che sta portando avanti un’analisi sul Pnrr e sulle risorse impiegate per il recupero delle periferie urbane. Openpolis spiega: “Squilibri nella qualità della vita e nell’erogazione dei servizi non caratterizzano soltanto la dicotomia nord-sud o tra aree interne e centri maggiori.

Anche all’interno delle città stesse infatti il divario può essere notevole. Ad esempio tra chi vive in centro e chi invece risiede in periferia. È per questo motivo che nel Pnrr è prevista una specifica misura che punta a riqualificare le periferie delle principali aree metropolitane del nostro paese con l’obiettivo primario di ridurre l’emarginazione e le situazioni di degrado. Lo scorso maggio un decreto del ministero dell’interno di concerto con quello dell’economia ha assegnato le risorse per questo tipo di interventi”.

La misura del Pnrr di riferimento è denominata Piani urbani integrati e, come già anticipato, punta a finanziare progetti volti alla riduzione di situazioni di degrado, in particolare nelle periferie delle aree metropolitane. “Ciò potrà av-

venire anche attraverso interventi di rigenerazione urbana, con il recupero, la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile delle strutture edilizie e delle aree pubbliche”. Sono finanziati con questo investimento anche interventi per l’efficientamento energetico e idrico degli edifici e la riduzione del consumo di suolo, anche attraverso operazioni di demolizione e ricostruzione. Sono sostenuti anche progetti legati alle smart cities, con particolare riferimento ai trasporti e al consumo energetico. L’intervento in particolare è dedicato a quei territori che rientrano nelle aree delle città metropolitane. “Obiettivo primario – si afferma – è recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita, anche promuovendo processi di partecipazio-

Finanza&Progetti 6 WWW.PROGETTIEFINANZA.INFO

ne sociale e imprenditoriale. I progetti inoltre non dovranno semplicemente riqualificare immobili. Con questo investimento infatti ci si pone anche l’ambizioso obiettivo di favorire occasioni di incontro per la comunità. Ciò può avvenire attraverso la promozione di attività sociali, culturali ed economiche, con particolare attenzione agli aspetti ambientali”. Per quanto riguarda il cronoprogramma del Pnrr, entro la fine dell’anno era prevista l’entrata in vigore del piano di investimenti per progetti di rigenerazione urbana nelle aree metropolitane. Milestone che è stata conseguita, in anticipo, lo scorso maggio con la pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto che assegna le risorse ai soggetti attuatori (in via principale i comuni). Entro il 30 luglio 2023 invece questi

ultimi dovranno aggiudicare tutti gli appalti per la realizzazione dei progetti selezionati. “Anche in questo caso, come si legge nel decreto, ci sono state alcune difficoltà – si evidenzia. – Infatti il compito di individuare i progetti ammissibili al finanziamento era demandato alle città metropolitane. Operazione che si è conclusa nel marzo scorso. Tuttavia diversi soggetti (si fa esplicito riferimento ai territori di Catania e Messina) hanno commesso degli errori nella compilazione delle domande. Ciò ha reso necessario l’invio da parte del ministero di una nota alle amministrazioni interessate al fine di apportare le correzioni e integrazioni necessarie. Queste difficoltà hanno determinato alcune lacune per quanto riguarda le informazioni sulla territorializzazione degli investimenti”.

I criteri utilizzati per la selezione delle proposte da ammettere al finanziamento sono numerosi. Tra questi c’era la necessità di presentare delle proposte che fossero ad un livello progettuale avanzato. La necessità di completare gli interventi entro il 2026 ha spinto in molte occasioni i soggetti coinvolti a ripresentare progetti vecchi che non avevano ricevuto risorse piuttosto che produrne appositamente di nuovi. I progetti finanziabili inoltre non potevano avere un valore complessivo inferiore a 50 milioni di euro.

Ma l’elemento forse più interessante riguarda il fatto che anche in questo caso si è fatto ricorso all’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm): un indicatore prodotto da Istat che è stato

recentemente al centro di polemiche poiché giudicato obsoleto. L’Ivsm misura la vulnerabilità di un territorio in base alle condizioni sociali e abitative dei suoi abitanti.

Per questo bando nello specifico, erano ammissibili al finanziamento quei progetti che sarebbero andati a intervenire su aree urbane il cui Ivsm è superiore a 99 o alla mediana dell’area territoriale. In questo caso però non si sono registrate particolari polemiche, sebbene la cifra messa a bando fosse consistente, perché tutte le aree metropolitane del nostro paese hanno avuto accesso ai fondi.

Sono 2,7 miliardi di euro le risorse del Pnrr per i piani urbani integrati delle città metropolitane.

A questo ammontare inoltre si aggiungono altri 272 milioni di euro di risorse nazionali provenienti dal fondo ripresa resilienza Italia istituito dall’articolo 8 del decreto legge 152/2021. Tale fondo può coprire fino a massimo il 25% del costo dei progetti. Complessivamente i piani urbani finanziati sono 31. Questo perché, ovviamente, le città metropolitane potevano presentarne anche più di uno. Nel napoletano ad esempio ne saranno finanziati 6. Nell’area metropolitana di Roma 5, nel milanese 4 mentre nelle aree metropolitane di Torino, Bari, Firenze, Catania e Messina 2. A livello di finanziamenti per progetto, quello che riceverà la quota più consistente di fondi interessa la città metropolitana di Palermo (circa 196 milioni di euro). Seguono Catania (185,5 milioni) e Bologna (157 milioni). Queste tre realtà hanno presentato un singolo

progetto ciascuna.

Se però analizziamo la quantità di risorse assegnate a ogni città metropolitana, al primo posto troviamo Napoli (351 milioni circa). Seguono Roma (330 milioni) e Milano (277 milioni). Da notare che le risorse assegnate a territori del mezzogiorno ammontano al 46,9%. In questo caso quindi la clausola sulla riserva del 40% dei fondi del Pnrr al meridione è stata rispettata.

Le città metropolitane erano il soggetto istituzionale a cui spettava il compito di individuare i progetti da finanziare. Ma tutti i comuni il cui territorio insiste in queste aree potevano potenzialmente essere eletti come soggetti attuatori e infatti i territori interessati da questo punto di vista sono oltre 300.

Se si esclude Roma (a cui vanno circa 330 milioni di euro) che ha una struttura istituzionale particolare (Roma capitale), il singolo comune a cui vanno più fondi è Milano (166 milioni).

Troviamo poi Messina (132 milioni).

Anche quello della città siciliana però è un caso un po’ particolare. Infatti, nel proprio piano non ha indicato la ripartizione territoriale tra i comuni che ne fanno parte. Escludendo quindi anche questo caso un po’ complesso, sul podio insieme a Milano troviamo Genova (127 milioni) e Bologna (125).

Mentre il comune non capoluogo che riceverà l’importo più rilevante è Cardito (Na) a cui andranno oltre 52 milioni di euro. Seguono Bagheria (Pa, 20 milioni), Imola (Bo, 17 milioni circa) e Sant’Olcese (Ge, 14,5 milioni).

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Archimede Ingegneria Srl, infatti, si occupa di definire la strategia, la gestione e il supporto progettuale, esecutivo, finanziario, amministrativo e fiscale, nell’ambito della costruzione di edifici e dello sviluppo di iniziative immobiliari. In questo periodo così complesso, dove il panorama dell’edilizia è costellato di bonus di vario tipo, risulta ancor più importante conoscere gli attori in campo per costruire un rapporto fiduciario con l’azienda e svolgere in tutta tranquillità i lavori finanziati dai crediti fiscali.

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Proprio in questo settore si sta distinguendo Archimede Ingegneria. In Archimede Ingegneria l’area dedicata all’architettura si occupa di tutte le verifiche urbanistiche e delle tre fasi progettuali (preliminare, esecutiva e definitiva), attraverso lo studio creativo degli spazi interni ed esterni. Abitazione privata o esercizio commerciale, spazio ricettivo o luogo di lavoro: qualsiasi sia la destinazione d’uso, Archimede Srl fornisce servizi di consulenza immobiliare e perizie tecniche. Un servizio chiavi in mano per costruzione e ristrutturazione di interni. Nello specifico la consulenza immobiliare fornisce informazioni e supporto nella valutazione, acquisto, vendita, locazione e gestione di immobili. La perizia tecnica è un’attività che consiste nella valutazione di un immobile per determinarne il valore o la fattibilità tecnica per un progetto immobiliare. Entrambe le attività sono svolte da professionisti qualificati come agenti immobiliari e periti tecnici, presenti in

maniera talentuosa in Archimede Ingegneria, garantendo un insieme di prestazioni coordinate che segue l’unica tra le direzioni possibili: quella dell’eccellenza.

All’interno di questo gruppo così importante afferiscono tante professionalità, con il privilegio di poter contare sempre su un unico interlocutore. “Ciò che vogliamo rappresentare – fanno sapere a Progetti & Finanza da Archimede Ingegneria - è un nuovo modello operativo nel quale ogni servizio confluisce in un unico percorso organizzato dando tutta la tranquillità e la trasparenza di cui il cliente ha bisogno”. Archimede Ingegneria Srl ha investito nella creazione di gruppi di lavoro che uniscano capacità di coordinamento tecnico del progetto alla integrazione di competenze diverse. In collaborazione con Gargano Esco e Bono Ingegneria, si effettuano lavori di riqualificazione energetica. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di riferimento, www.archimedeingegneriasrl.it.

REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

LETTERA DI PATRONAGE, A COSA SERVE E QUALI EFFETTI PRODUCE

La lettera di patronage o di patronato è una dichiarazione rilasciata a una banca da un soggetto, in sostituzione di una fideiussione vera e propria, al fine di ottenere, rinnovare o mantenere un finanziamento a una sua partecipata o controllata; dunque è uno strumento atipico tra le garanzie bancarie. Manifesta quindi una lettera di gradimento, rilasciata da un soggetto o da altro ente, in sostituzione di una vera e propria fideiussione.

Possiamo definire la lettera di patronage una lettera di gradimento con la quale un soggetto presenta a un istituto di credito un altro soggetto, in maniera tale che possa accedere a un finanziamento.

Da ciò ne deriva la presenza di tre distinte parti:

• il patron, che è colui che redige in forma, generalmente epistolare, la lettera di patronage, presentando favorevolmente il patronnant;

• il patronnant, che è colui che viene “presentato” dal patron, e che sarà presumibilmente il titolare del finanziamento in richiesta;

• e infine l’istituto di credito, ovvero colui che dietro la lettera di patronage dovrebbe potersi convincere dell’affidabilità del richiedente il finanziamento. Nella prassi non è raro che la lettera di patronage venga

istituita da una società capogruppo e una società partecipata, con la quale la capogruppo/holding, magari favorevolmente conosciuta dall’istituto di credito, si fa “garante morale” della partecipata.

Notiamo come con il tempo le lettere di patronage si siano diffuse sempre più come strumento alternativo alle ordinarie garanzie personali.

Il loro obiettivo è rappresentato principalmente dalla possibilità di favorire l’erogazione del credito, con la differenza, rispetto alle fideiussioni specifiche o omnibus, rappresentata dal fatto che il dichiarante assume un impegno meno stringente.

Inoltre non vi sono requisiti essenziali per la redazione della lettera di patronage e quindi ne deriva che chiunque può redigerla come ritiene più opportuno; e che, proprio dal diverso contenuto, potrebbero sorgere differenti connotazioni giuridiche.

Ma ricordiamo che la funzione delle lettere di patronage è quella di esprimere un gradimento nei confronti di un altro soggetto e non di garantire l’adempimento delle altrui obbligazioni, almeno nel senso tipico delle fideiussioni personali che sono ben più disciplinate dalla legge. Con le fideiussioni il garante assume l’obbligo di eseguire la prestazione dovuta dal debitore principale mentre

FOCUS
È uno strumento relativamente diffuso tra le garanzie bancarie, di cui costituisce una forma atipica. Rappresenta infatti una lettera di gradimento rilasciata da un soggetto nei confronti di una seconda parte, in sostituzione di una fideiussione
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ALFONSO PIO SAVELLI

con la lettera di patronage il patron rafforza nell’istituto di credito il convincimento che il patrocinato sarà in grado di far fronte ai propri impegni.

Le fideiussioni servono a garantire l’adempimento delle obbligazioni nel caso in cui il patronnant non sia in grado. Le lettere di patronage servono invece a promuovere il credito attraverso il ricorso a una garanzia non tipica. La forza promotrice della lettera di patronage dipenderà da alcuni elementi come: la conoscenza che l’istituto di credito ha nei confronti del patron e il rapporto più o meno stretto tra il patrocinante e il patrocinato.

Dottrina e giurisprudenza hanno a lungo dibattuto circa l’efficacia giuridica delle dichiarazioni di patronage.

Secondo un primo orientamento, che è oggi in verità minoritario, è da escludersi la rilevanza delle lettere di patronage sul piano giuridico.

Ma questo orientamento è oggi superato da un approccio più abbracciato da dottrina e giurisprudenza dove si afferma che negare l’effetto giuridico vincolante delle lettere di patronage significa entrare in contrasto con i principi dei sistemi di civil law e attribuire alle lettere di patronage un vincolo solo morale non ne spiegherebbe il perché sono così diffuse nella prassi commerciale e il valore di condizione dell’erogazione di crediti.

Con il cambio di orientamento è emersa anche la consapevolezza secondo cui la rilevanza giuridica delle lettere di patronage dipenda essenzialmente dal loro contenuto, che può avere una natura più informativa o più impegnativa, che permette a sua volta di distinguere tra lettere di patronage deboli e lettere di patronage forti dove le prime sono le lettere a carattere informativo e le seconde sono invece le lettere a carattere impegnativo, che forniscono una garanzia di solvibilità.

Per quanto concerne la possibilità di ricondurre tali documenti allo schema tipico della fideiussione, oggi dottrina e giurisprudenza sono pressoché concordi nell’escludere una simile natura.

La differenza tra fideiussione e patronage emerge d’altronde dall’autonomia degli impegni che il patrocinante assume rispetto ai debiti del patrocinato.

Più vicino potrebbe essere l’accostamento tra il patronage e la promessa del fatto del terzo, non vi è tuttavia omogeneità nel considerare la lettera di patronage riconducibile alla fattispecie di cui all’art. 1381 c.c.

Le lettere di patronage sono una creatura atipica nel nostro ordinamento. E, per quanto siano diffuse nella prassi bancaria, il loro contenuto espone il patrocinante a effetti giuridici non facilmente condivisibili.

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PNRR, è corsa contro il tempo: la sfida delle scadenze a fine anno

In base all’attività di monitoraggio di Openpolis, l’ultimo aggiornamento al 25 novembre 2022 conferma che 2 scadenze europee del terzo trimestre sono ancora da completare e quindi in ritardo.

PIO SAVELLI FOCUS Finanza&Progetti 18 WWW.PROGETTIEFINANZA.INFO

È noto che il totale dei prestiti e dei trasferimenti, stanziato a favore dell’Italia dal programma europeo Recovery and resilience facility (Rrf), è il più elevato in valore assoluto rispetto a quelli attribuiti agli altri Stati membri della Unione europea (Ue); ed è altrettanto noto che l’effettiva erogazione da parte della Ue dei finanziamenti decisi è subordinata alla realizzazione, nei tempi e nelle modalità previste, dei traguardi qualitativi e degli obiettivi quantitativi semestrali specificati nei Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) dei singoli Paesi. Manca meno di un mese alla fine dell’anno, un appuntamento cruciale nel cronoprogramma del Pnrr.

Il 31 dicembre, infatti, si chiude il quarto trimestre del 2022 e con esso il termine per completare le scadenze europee previste dal Pnrr. Non solo quelle indicate per il periodo che va da ottobre a dicembre, il quarto trimestre appunto, ma anche per i tre mesi precedenti tra giugno e agosto, cioè il terzo trimestre 2022. Il loro conseguimento è un passaggio necessario per poter chiedere all’Unione europea un nuovo rilascio di fondi.

Ogni sei mesi la commissione europea controlla che i paesi abbiano completato le scadenze Ue del Pnrr. In caso di verifica positiva, si procede all’erogazione dei fondi.

In base all’attività di monitoraggio di Openpolis, l’ultimo aggiornamento al 25 novembre 2022 conferma che 2 scadenze europee del terzo trimestre sono ancora da completare e quindi in ritardo. Si tratta in particolare dell’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per le green communities e dell’entrata in vigore della riforma per i servizi idrici integrati. A queste 2 milestone si aggiungono poi le 38 scadenze ancora da completare, sulle 51 previste per il quarto trimestre.

Dunque sono 40 su 55 le scadenze europee del Pnrr che l’Italia deve ancora completare per poter chiedere nuove risorse all’Ue.

Sempre in base al monitoraggio di Openpolis, dei 38 milestone e target da completare nel quarto trimestre, 15 sono a buon punto, quindi a un passo dal completamento, ma ben 23 ancora in corso, cioè interventi avviati ma lontani dalla loro realizzazione. Solo 13 scadenze su 51 risultano invece completate.

In altre parole: manca poco al termine e il nostro paese non ha rispettato ne-

anche metà degli impegni previsti per il trimestre in corso.

La questione è capire come il governo Meloni si sta ponendo rispetto a queste scadenze da completare.

La coalizione a sostegno del governo Meloni ha dichiarato in diverse occasioni – già a partire dalla campagna elettorale – di voler modificare il Pnrr attuale. E anche se l’esecutivo non ha ancora presentato alla commissione europea una proposta di revisione, diverse dichiarazioni anche recenti ne confermano le intenzioni.

In primis l’intervento della presidente Giorgia Meloni all’assemblea dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) del 24 novembre scorso. In quell’occasione Meloni ha ribadito infatti la volontà di verificare con la commissione europea le misure più idonee ad aggiornare il piano. Posizioni riprese anche da Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il sud,

le politiche di coesione e il Pnrr. Il quale ha sottolineato in un recente colloquio con Repubblica l’intenzione di implementare il piano e di armonizzarlo con i fondi di coesione. Oltre che di modificare obiettivi e scelte che ormai non considera più attuali: “Abbiamo avuto guerra e shock inflazionistico: impensabili. Non sappiamo a quali altri cigni neri andremo incontro” dichiara Raffaele Fitto.

Le criticità sottolineate finora dall’esecutivo si concentrano quindi su due questioni principali.

La prima è quella relativa alla guerra ancora in corso tra Russia e Ucraina e alle sue conseguenze economiche. L’aumento del costo dell’energia e delle materie prime infatti pone inevitabilmente delle difficoltà e dei ritardi nella realizzazione di opere e progetti Pnrr così come erano stati definiti originariamente.

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La seconda questione, collegata in parte alla prima, riguarda i tempi di attuazione del piano. Quando ancora non era in carica, Meloni aveva già evidenziato i ritardi nella realizzazione dei progetti previsti ponendo l’attenzione, oltre che sul rincaro dei costi, anche sulla lentezza delle procedure rispetto alla rigidità del cronoprogramma. Un tema che a partire dal 2023 si farà più pressante perché molti investimenti entreranno nel vivo della loro messa a terra. Di fronte a queste sfide, è bene porsi almeno due interrogativi.

Il primo riguarda la volontà dell’attuale governo di rendere stringenti e operative riforme che, almeno in linea di principio, contrastano con gli interessi di breve termine delle componenti sociali più vicine ai partiti di maggioranza. L’apertura alla concorrenza di molti servizi, oggi protetti, rappresenta il caso più ovvio. La riorganizzazione di apparati burocratici centrali e – soprattutto – di inefficienti strutture amministrative decentrate potrebbe, però, avere impatti ancora più divisivi e profondi per varie anime della compagine governativa.

Il secondo interrogativo riguarda l’adeguatezza dell’attuale governance del Pnrr italiano rispetto all’esigenza di passare dalla fase della progettazione e degli adempimenti procedurali alla fase dell’attuazione decentrata di molteplici processi esecutivi. Anche se i blocchi negli approvvigionamenti di materie prime (in primis l’energia) e di altri essenziali input produttivi e la conseguente impennata nei tassi di inflazione aprono spazi per rimodellare aspetti del Pnrr

italiano, a partire dal prossimo anno il nucleo essenziale degli investimenti pubblici e privati andrà attuato in modo conforme al disegno originario.

Rispetto al primo interrogativo il governo Meloni è chiamato a scegliere fra tornaconti di breve periodo e una strategia di medio-lungo periodo che consenta all’Italia di accedere ai presidi europei di stabilità (per esempio, l’attivazione del Tpi da parte della Bce è subordinata all’attuazione del Pnrr) e di sfruttare il Rrf come volàno di crescita.

Quanto al secondo interrogativo, va invece sottolineato che le varie forme di controllo, previste nell’originaria organizzazione del Pnrr italiano, non presidiano in modo adeguato i processi di attuazione degli investimenti. Il governo Meloni pare orientato a concentrare i controlli in essere presso la Presidenza del Consiglio senza apprezzabili correzioni.

Alla luce delle inefficienze palesate sia dalle strutture pubbliche decentrate (specie del Mezzogiorno) già coinvolte nelle fasi realizzative del Pnrr sia dal quadro normativo, sarebbe viceversa essenziale rafforzare quel programma di assistenza tecnica mirata disegnato dal governo Draghi (il “Capacity Italy”) e prevedere monitoraggi nel continuo delle concrete fasi di esecuzione dei singoli progetti. Si potrebbe, così, offrire sostegno agli attuatori impegnati ma dotati di strumenti inadeguati e di individuare precocemente e sanzionare gli attuatori inadempienti. Inutile aggiungere che, per evitare opacità nell’attribuzione delle responsabilità e conseguenti

conflitti di interesse, quanti effettuano il monitoraggio nel continuo di un dato progetto e quanti verificano ex post la congruenza dei suoi risultati rispetto all’obiettivo programmato non dovrebbero rispondere allo stesso referente politico-istituzionale.

“Siamo – dichiara il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni - nella fase in cui siamo chiamati ad affrontare concretamente l’avvio dei cantieri, per questo ovviamente è necessario accelerare l’iter di approvazione dei progetti e rilascio dei pareri, è un tema enorme”. L’incertezza, che pesa sulla positiva evoluzione del Pnrr italiano nonostante i buoni risultati finora raggiunti, rischia di rallentare il rafforzamento di una capacità fiscale centrale nella Ue e di addossare eccessive responsabilità alla Bce come unico attore per il contrasto di un processo inflazionistico originato da strozzature dal lato dell’offerta e, come tale, meglio controllabile dalla combinazione fra una politica monetaria non espansiva e una politica fiscale di sostegno all’attività produttiva.

È quindi nell’interesse dell’Italia che il governo Meloni compia subito due passi: rinunci alle elargizioni a favore dei suoi elettori (estensione della flat tax per i lavoratori autonomi, altre distorsioni nella tassazione, incentivi all’uso del circolante), inserite nella bozza di legge di bilancio per il 2023 e in contrasto con le riforme caratterizzanti il Pnrr; rafforzi l’assistenza tecnica e il monitoraggio nel continuo rispetto ai processi di attuazione degli investimenti pubblici e privati che sono decisivi per il successo del Pnrr.

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Destinatari azioni formative: lavoratori dipendenti appartenenti a tutti gli inquadramenti contrattuali o in somministrazione per i quali è ridotto l’orario di lavoro a fronte della partecipazione a percorsi di sviluppo delle competenze, previsti dall’accordo collettivo. I lavoratori in cassa integrazione o percettori di TIS in deroga non possono essere interessati contemporaneamente dalla Cassa o dal TIS e dal Fondo partecipando alle attività formative. Devono aver terminato il periodo di cassa integrazione anche il giorno prima e poi accedere ai percorsi formativi.

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Mattarella nel discorso di fine Anno: «Repubblica, futuro e giovani»

“L’anno della folle guerra”. Sono parole distruttive che lacerano l’animo anche a chi quella guerra nei suoi bacati pensieri l’ha appoggiata o approvata.

Come ogni anno, ad esclusione dell’ingiustificato e immeritato saluto al monarca dello Stato della Città del Vaticano, condivido appieno ogni singola parola del Presidente che riesce sempre, nel giorno del discorso, a creare un’ineluttabilmente emozione, vuoi per principio di autorità o per potenza delle parole scelte, ai cittadini che ascoltano.

Le immani quantità di risorse finanziarie, destinate agli abomini di chi al potere ordina di morire per una guerra che il popolo non ha chiesto e per cui le nuove generazioni russe gridano il loro no, dovrebbero essere destinate alla luce che metterebbe a tacere quest’oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione.

Il Presidente con spiccato ottimismo ha dichiarato che noi abbiamo compreso che la scienza e le Istituzioni sono risorse preziose ma non posso che riportare le mie me-

morie a tutti quei cretini che urlano al complotto diffidando delle Istituzioni e persino della scienza. E pertanto che lo si urli: LA REPUBBLICA È NELL’IMPEGNO DI CHI STUDIA. Gli altri, che dignitosamente svolgono ciò che gli è proprio, possono, e anzi, hanno diritto di rientrare nella definizione di Repubblica; ma condizione necessaria è e resterà la fiducia e il dovuto rispettoso silenzio dinanzi alla Scuola, all’Università, alla Ricerca e alla Scienza. Un grande rammarico personale è, invece, la mancanza di coerenza tra le parole del Presidente e quelle del Governo: dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà, dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani, lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro.

Guardiamo al domani con uno sguardo nuovo, guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro e di condizionarne il percorso.

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La Repubblica siamo sì tutti noi, ma siamo un po’ più noi che voi, il vostro tempo è finito e ora dovreste porgerci la vostra mano ricca di esperienza per aiutarci e non per abbatterci.

E mentre il Presidente vuole illuminare la strada a chi sta perdendo il futuro tra le mani, a chi consapevole dell’arrivo inevitabile di quel futuro cade nel baratro della depressione, a chi non trova il supporto psicologico per affrontare ciò che gli avi hanno egoisticamente lasciato, a chi reprime dolori che non dovrebbero essere propri dell’età che gli appartiene, a chi prende gli alcolici subito dopo il latte, a chi si sente troppo giovane per parlare; dov’è il Governo? Cosa fa il Governo? Che tipo di propaganda elettorale ha vinto?… E tutto rimane in mano ai dinosauri, e persino il dinosauro più vecchio realizza quanto questo sistema sia errato.

Come Paese quanto ancora dovremo patire prima dell’estinzione di questi esemplari?

Forse dovremmo togliere il diritto di voto a chi supera la mezza età, forse dovremmo spiegare ai nostri vecchi che hanno già vissuto il loro presente e non possono rimediare ai loro rimpianti distruggendo il nostro.

Viviamo i tempi del rifiuto di una visione che fa andare avanti il Paese, viviamo i tempi del rifiuto della fiducia nei

giovani, viviamo i tempi del rifiuto della comprensione della difficoltà di prendersi ciò che una volta era facile, viviamo i tempi del rifiuto dei giovani.

Ma la fiducia nelle nuove generazioni dovrebbe essere radicata nel cuore delle donne e degli uomini che osservano le ribellioni delle giovani iraniane, delle donne afghane, dei ragazzi russi e di chiunque, pur essendo ancora in fasce e restando inascoltato per questo, continua a lottare per un valido diritto per cui chi lo ha preceduto non si è battuto abbastanza.

La Repubblica siamo sì tutti noi, ma siamo un po’ più noi che voi, il vostro tempo è finito e ora dovreste porgerci la vostra mano ricca di esperienza per aiutarci e non per abbatterci.

Siamo il futuro del Paese, siamo il futuro del mondo, siamo il vostro futuro.

Guardate i nostri volti, raccogliete le nostre speranze e fatele vostre.

Abbiate fiducia in noi! Ce lo dovete, lo dovete a ciascuno dei vostri figli, lo dovete al nostro futuro.

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Ingegneria dell’industria sostenibile: il nuovo corso di Laurea a Brindisi

La sostenibilità, che oggi è una parola sulla bocca di tutti, diventa una vera e propria mission per il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di Unisalento. E se è vero che, come sosteneva Thomas Edison “il valore di un’idea sta nel metterla in pratica”, questi ingegneri pugliesi meritano un plauso perché è stato attivato per la prima volta nell’anno accademico 2022/23 presso l’Università del Salento, il Corso di Laurea Triennale in Ingegneria dell’Industria Sostenibile. La sede dove vengono erogate le lezioni è la Cittadella della Ricerca di Brindisi.

“Questo nuovo Corso di Laurea risponde alla necessità e aspettative del territorio Brindisino, dove sono collocate delle grandi realtà industriali nell’ambito della meccanica energetica dei materiali e dell’ aerospazio.”, spiega Antonio Ficarella, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, che sottolinea: “Si parla tanto di mobilità sostenibile: aerei che consumano sempre meno, smart mobility; il laureato ha ottime possibilità di lavoro, anche nel campo dei monitoraggi ambientali con aerei a pilotaggio remoto (droni), che sono fondamentali per la sostenibilità e resilienza dei territori.”.

Ma, in pratica, cosa vuol dire per un ingegnere operare nel nome della sostenibilità? “Significa utilizzare le risorse naturali per i processi produttivi e in generale economici, pre-

vedendo al tempo stesso sinergiche azioni di ricostituzione delle risorse stesse, quindi attenzione ai materiali, circular economy, migliore gestione dei processi, adeguata progettazione dei prodotti.”, spiega Ficarella.

Il corso di laurea in Ingegneria per l’Industria Sostenibile forma un ingegnere con valide basi di tipo scientifico, che si potrà specializzare nei vari settori dell’ingegneria, ed è in linea con le attuali tendenze emerse a livello nazionale e locale, in particolare per lo sviluppo sostenibile dei sistemi industriali. L’offerta formativa del corso di Ingegneria per l’industria sostenibile punta a fornire agli allievi una solida preparazione di base in ambito scientifico e ingegneristico, per acquisire una flessibilità mentale ottimale, e metodi di studio e di lavoro spendibili su diversi fronti, sempre favorendo la sostenibilità.

L’offerta formativa del corso di Laurea in Ingegneria per l’Industria Sostenibile è ampia ed articolata: l’obiettivo è quello di integrare una solida preparazione di base in ambito scientifico, erogata essenzialmente nel primo anno di corso, con le nuove competenze legate all’ingegneria industriale. Nel secondo anno e nei curricula specialistici si focalizza l’attenzione sulla sostenibilità dei sistemi e delle filiere di produzione. L’obiettivo è l’acquisizione sia della flessibilità mentale, tipica degli ingegneria industriali, sia le compe-

MARIA PIA ROMANO
IL DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’INNOVAZIONE DI UNISALENTO PUNTA SULLA SOSTENIBILITÀ

tenze specialistiche utili per: lo svolgimento dell’attività di ingegnere industriale di primo livello nei settori nei quali possono essere richieste le sue prestazioni; affrontare in maniera efficace le conoscenze di specializzazione previste dalle successive lauree magistrali nei settori tipici dell’ingegneria industriale.

Vengono, infatti, fornite le competenze legate alle materie di base dell’ingegneria: la matematica, la fisica, la chimica e l’informatica, la modellazione dei sistemi fisici. Grande attenzione viene posta alle competenze di base ingegneristiche tipiche dell’ingegnere industriale: la meccanica e le tecnologie di lavorazione, integrate con i nuovi concetti legati all’industria sostenibile, quali i materiali ecosostenibili, i sistemi sostenibili di produzione di energia, la gestione degli impianti industriali di produzione e di servizio.

Bisogna sottolineare che, tramite specifici curricula, si potenziano le competenze specialistiche dell’economia circolare, sia in termini di nuovi materiali sia in termini di nuovi modelli organizzativi e tecnologici, e dei nuovi modelli di mobilità sostenibile in ambito aerospaziale.

Le competenze specialistiche di ambiti specifici, infatti, tipici dell’ingegneria industriale, si sviluppano nei curricula attivati nel percorso di studi così da formare un profilo di ingegnere industriale con competenze spinte verso l’industria sostenibile ma anche con solide basi ingegneristiche.

RISTRUTTURAZIONE CASA: NUOVA DIRETTIVA UE SULLA CLASSE ENERGETICA

La classe energetica degli edifici in tutta Europa dovrà migliorare drasticamente nei prossimi anni. Entro il 2030, secondo quanto prevede la nuova direttive Ue sull’efficienza energetica (che inizierà il proprio iter al parlamento europeo il 9 febbraio), gli immobili del Vecchio Continente che sono ancora in classe F o addirittura in classe G dovranno essere obbligatoriamente ristrutturati per portarli almeno in classe E. Ma si tratta solo del primo passo, perché entro il 2050 tutti gli edifici andranno via via ristrutturati, e portati a emissione zero. Un traguardo che ha già suscitato non poche polemiche anche in Italia, uno dei Paesi dove il patrimonio edilizio è più datato. In Italia il 74% degli edifici fuori norma - Secondo l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, dei 12,2 milioni di edifici residenziali presenti nel nostro Paese oltre 9 milioni (cioè il 74%) non rientrano nelle performance energetiche indicate dalla direttiva, e soprattutto sarà

molto difficile farli rientrare visti i tempi brevi previsti: ristrutturare 9 milioni di edifici in 7 anni si prospetta come uno sforzo smisurato.

Le classi energetiche sono 10, e vanno dalla G, il livello più basso, alla A4, quello migliore. Ogni classe è definita da un intervallo di consumo misurato in kWh/m2 anno, indicato a livello europeo con la sigla EPgl.

• Classe A4: minore o uguale a 0,40 EPgl

• Classe A3: maggiore di 0,40 EPgl e minore o uguale a 0,60 EPgl

• Classe A2: maggiore di 0,60 EPgl e minore o uguale a 0,80 EPgl

• Classe A1: maggiore di 0,80 EPgl e minore o uguale a 1,00 EPgl

• Classe B: maggiore di 1,00 EPgl e minore o uguale a 1,20 EPgl

• Classe C: maggiore di 1,20 EPgl e minore o uguale a 1,50 EPgl

• Classe D: maggiore di 1,50 EPgl e minore o uguale a 2,00 EPgl

• Classe E: maggiore di 2,00 EPgl e minore o uguale a 2,60 EPgl

• Classe F: maggiore di 2,60 EPgl e minore o uguale a 3,50 EPgl

• Classe G: maggiore di 3,50 EPgl

PIO SAVELLI
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Migliorare la classe energetica di un edificio è sicuramente possibile, ma per farlo sono necessari interventi importanti: per “saltare” da una classe energetica a quella superiore, infatti, è necessario migliorare del 25% circa l’efficienza energetica del proprio appartamento. E così per ogni salto successivo: ogni classe consuma circa il 25% di energia in meno di quella che la segue.

Le disposizioni contenute nella direttiva non sono comunque ancora definitive, perché vanno approvate dal Parlamento europeo. Una volta superato questo scoglio, la direttiva dovrà essere recepita dai singoli Stati membri, che dovranno quindi mettere mano anche a tutte le regolamentazioni edilizie.

L’approdo al Parlamento Ue della direttiva (della quale si era già parlato a fine 2021) ha sollevato parecchie polemiche. A partire da quelle interne all’Europarlamento: il

rapporto presentato dal relatore irlandese Ciarán Cuffe (Verdi europei) modifica infatti in 289 punti il progetto di revisione presentato dalla Commissione europea a fine 2021, ma gli eurodeputati hanno già depositato altri 1.279 emendamenti, in buona parte per sottolineare che l’impianto proposto dall’Esecutivo Ue non tiene conto della nuova realtà economica dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In tutto quindi le modifiche proposte sono al momento ben 1.568.

Mattia (Fratelli d’Italia): norma Ue nasconde una patrimoniale “Stiamo seguendo con attenzione l’evolversi dell’iter della norma europea che obbliga i proprietari di immobili con classe energetica bassa a ristrutturarli entro il 2030 e che subordina al possesso di una classe energetica alta la possibilità di vendita o di affitto. Secondo questa norma, che riteniamo inaccettabile, in Italia sarebbero da ristrut-

Le classi energetiche sono 10, e vanno dalla G, il livello più basso, alla A4, quello migliore
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turare due case su tre”. Lo ha detto, in una nota, l’onorevole Aldo Mattia di Fratelli d’Italia. “In un momento di difficoltà economica, in cui l’obiettivo del Governo Meloni e’ quello di rimanere al fianco delle famiglie - ha aggiunto il parlamentare eletto in Basilicata - non si puo’ avallare una misura che mette quelle stesse famiglie in serie difficoltà. Per questo, come Fratelli d’Italia abbiamo presentato in Parlamento una risoluzione perché questo processo normativo comunitario venga tenuto sotto controllo. Non si può accettare di penalizzare gli italiani, storicamente e culturalmente legati alla proprietà immobiliare, con una norma che - ha concluso Mattia - nasconde una vera e propria patrimoniale”.

“Interventi non materialmente realizzabili” E anche in Italia Confedilizia sottolinea che “se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali. Senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti ecc”. E anche l’Ance chiede al governo “un sistema strutturato di incentivi statali mirati e stabili” per intervenire.

A una domanda potenziale aumentata di x volte corrisponderebbe una carenza di imprese e di materiali e una lievitazione dei costi e un salasso dei conti pubblici anche ammettendo che i lavori si realizzino con il 50% del bonus ristrutturazione. Senza contare che moltissimi proprietari non sarebbero in grado di pagare i costi. Ovviamente le case con classificazione energetica cattiva si venderebbero con molta difficoltà e con forte ribasso, sempre che si possano ancora vendere e a Bruxelles non pensino di introdurre, come ventilato nel 2021, il divieto di passaggio di proprietà e di locazione per gli immobili energivori. Oggi in una città come Milano il tema delle prestazioni energetiche delle case è più sentito di qualche anno fa e il caro combustibili sicuramente sta accelerando la consapevolezza dei potenziali acquirenti ma lo scarto di prezzo tra case nuove e usato in buono stato ma in classe G nella medesima zona si può valutare attorno al 20%. Con un’accelerazione delle normative sul risparmio il divario potrebbe salire al 50% e oltre.

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ITS Aerospazio Puglia: avviati i corsi, opportunita’ preziosa per 50 giovani

La Puglia punta sempre di più sul settore dell’Aerospazio. E lo fa con l’alta formazione degli Istituti Tecnici Superiori, in grado di garantire sblocchi occupazionali alle figure specializzate. ITS Aerospazio Puglia ha appena avviato i suoi due corsi presso la Cittadella della Ricerca di Brindisi. È una preziosa opportunità per i giovani, resa disponibile all’indomani della concessione dei finanziamenti della Regione Puglia. Si tratta di corsi d’eccellenza a numero chiuso: uno è finalizzato alla formazione di manutentori di arei, l’altro si orienta sul pilotaggio di droni. Ottime le prospettive lavorative alla fine del biennio di studi, grazie agli accordi preventivi con le imprese.

“Siamo lieti che la Regione Puglia ci sostenga, dando la possibilità a cinquanta giovani di diventare tecnici superiori in un area come quella dell’aerospazio che è sicuramente strategica per lo sviluppo economico della Puglia. Si punta all’inserimento lavorativo dei corsisti nei settori della manutenzione degli aeromobili.”, afferma con soddisfazione il Presidente ITS Aerospazio Antonio Ficarella, che sottolinea: “Tante sono le opportunità di lavoro per i nostri giovani, visto l’ampio ventaglio di applicazioni che si stanno sviluppando. Non solo l’agricoltura, ma anche

il monitoraggio del territorio, anche le problematiche connesse alle risorse idriche, il controllo dei confini e del mare: sono veramente tanti i campi di interesse delle figure che andiamo a formare!”.

Non solo, proprio dalla Puglia parte il coordinamento degli ITS Aerospazio italiani: sono in programma eventi di respiro nazionale che coinvolgeranno i Presidenti e alcuni tra gli studenti più meritevoli, che potranno raccontare la loro esperienza di studio e lavoro.

I corsi di ITS Aerospazio Puglia sono orientati alla formazione di tecnici altamente specializzati nel settore dell’aerospazio, con particolare attenzione alle necessità e alle richieste dalle Aziende del settore. I Corsi di Tecnico Superiore prevedono percorsi formativi per ottenere la Licenza di Manutentore Aeronautico, e percorsi di specializzazione per l’utilizzo degli aerei a pilotaggio remoto (droni), e sono svolti in quattro Semestri (2 anni) per un totale di 2000 ore, di cui ore 800 di tirocinio in azienda. Le attività formative si svolgono presso la sede della Fondazione nella Cittadella della Ricerca di Brindisi e presso le aziende del settore.

Per quanto riguarda le due figure, il manutentore di ae-

L’Aerospazio settore di punta della Puglia, lavoro sicuro per i giovani che scelgono l’alta formazione
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romobili è una figura professionale di tecnico superiore caratterizzata da conoscenze e competenze altamente specializzate, che consentono l’inserimento lavorativo dei corsisti nei settori della manutenzione degli aeromobili, e la preparazione per il conseguimento della Licenza di Manutentore Aeronautico, presso l’ENAC o gli Enti approvati. Il tecnico superiore per la mappatura, il rilievo e l’ispezione mediante droni, invece, ha conoscenze e competenze relative alla tecnologia dei droni, dei moderni software fotogrammetrici e nuovi dispositivi di mapping. Si tratta di figure professionali che vanno oltre l’acquisizione delle skill di pilotaggio remoto, perché sono i grado di gestire e analizzare payload avanzati e sensoristica a terra, e in grado di derivarne importanti indicatori nei settori industriali in cui vengono impiegati: ad esempio termografia nel settore energetico; la mappatura e analisi del suolo in agricoltura, il rilievo in edilizia ecc. L’impiego del professionista si sposta, quindi, verso l’acquisizione e la manipolazione e l’interpretazione del dato digitale. Non solo piloti di SAPR, Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto, quindi, ma professionisti esperti nella gestione di “mapping and survey” (mappatura e rilievo) che forniscono al commit-

tente informazioni strategiche nei processi decisionali dei sistemi produttivi per ottimizzare i costi aziendali e ridurre l’impatto ambientale, come il caso dell’agricoltura 4.0. Il percorso formativo viene svolto in stretta collaborazione con le Aziende interessate all’utilizzo dei monitoraggi ambientali mediante sistemi volanti a pilotaggio remoto. Gli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri paesi europei. Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo che preparano i quadri intermedi specializzati che nelle aziende possono aiutare a governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Impresa 4.0.

Sono 128 gli ITS Academy presenti sul territorio correlati a 6 aree tecnologiche considerate “strategiche” per lo sviluppo economico e la competitività del Paese (D.P.C.M. 25 gennaio 2008). In Puglia sono già presenti 7 Istituti Tecnici Superiori, e di recente è stato approvato l’avvio di ulteriori 3 ITS.

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Con FINAFORM la formazione si fa 4.0 e la paga lo stato

Tante le opportunità messe in campo dall’azienda per il bonus Formazione 4.0

Oggi è indispensabile affidarsi al partner giusto per qualsiasi tipo di azione aziendale. In modo particolare la formazione è diventata la parola chiave per poter restare sui mercati e offrire sempre nuovi orizzonti. Tra le aziende di formazione più importanti sul panorama italiano c’è senza dubbio FinaForm, che in questo momento ha messo in campo tutte le risorse per aiutare le aziende nella gestione del Bonus Formazione 4.0, ossia quell’incentivo economico che stimola le imprese ad investire sulla formazione del personale nelle tecnologie abilitanti, per la trasformazione tecnologica e digitale del mondo del lavoro. La Finaform Srl è un Ente di Formazione accreditato presso CONFAPI, la confederazione che rappresenta e tutela a livello nazionale gli interessi delle PMI, per la progettazione e l’erogazione di interventi di formazione professionale, interventi di orientamento ed inserimento nel mondo del lavoro. Ha tra gli accreditamenti anche il riconoscimento presso il Ministero dello Sviluppo Economico per poter garantire l’accesso alle agevolazioni fiscali

in materia di formazione quattro punto zero. E proprio sulla 4.0, la FinaForm ha messo a disposizione delle aziende un portale interattivo dove poter calcolare il credito in formazione. Un modo veloce senza troppi giri per poter pianificare concretamente un percorso formativo per la propria azienda pagato dallo Stato grazie alle agevolazioni previste nella misura economica che supporta la spesa per la formazione del personale dipendente in modo da aumentare tutte quelle competenze sulle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, le cosiddette “tecnologie abilitanti”. Una volta nelle mani di FinaForm con questo approccio strutturato verrà gestito tutto il programma formativo, stimando il beneficio fiscale e accompagnando l’azienda alla maturazione del credito di imposta durante tutto l’anno, correggendo eventuali scostamenti dal programma iniziale. Tra le varie opportunità che FinaForm può dare alle aziende, tra queste anche quelle destinatarie del credito, vi sono sicuramente la gestione dei grandi volumi di dati, strutturati e non

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strutturati, che inondano l’azienda ogni giorno. I così detti Big data richiedono metodi specifici per l’estrazione e la conoscenza che un FinaForm riesce a garantire. A questi si aggiunge il cloud computing che consente di utilizzare in remoto software e hardware e spazi di archiviazione. Il Fog computing utilizza dispositivi periferici per eseguire calcoli e immagazzinamento dei dati in piena sicurezza. E a proposito di sicurezza quella informatica è fondamentale per la protezione dei nostri dati conservati tramite dispositivi elettronici nel web. Con la Cyber Security gestita dal valido staff di FinaForm sarà possibile riconoscere ed eliminare qualsiasi tipo di minaccia.

Grande spazio all’innovazione tecnologica nel pacchetto di offerte di FinaForm. Le più avanzate tecniche industriali vengono messe a disposizione delle aziende per consentire di realizzare prototipi e modelli partendo da una definizione matematica dell’oggetto in 3D. La formazione può riguardare infatti: prototipi, stampa 3D e nuove tecnologia sartorialmente

studiata per calzare a pennello sulle esigenze aziendali. Sulla stessa linea di azione anche la realtà virtuale e realtà aumentata che offrono la possibilità di migliorare nel concreto le capacità dell’essere umano. Le aziende cambiano e diventano sempre di più innovative e connesse tra di loro. Per questo FinaForm lavora nella quotidianità per creare integrazione digitale fornendo le opportunità innovative, quali il collegamento in rete di persone e macchine. Con l’integrazione dei sistemi si avrà una produttività e una gestione aziendale decisamente più efficace e intelligente. In un momento come questo diventa impossibile pensare ad una rete economica e produttiva che non corre al passo con i tempi. FinaForm è al centro di un sistema che permette alle aziende, piccole e grandi, di poter fare quel salto verso il futuro senza tralasciare la tradizione ma riducendo rischi e costi e aprendo nuove frontiere grazie all’innovazione e formazione, unica arma per combattere la concorrenza dei mercati esteri.

REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

parere legale

Assocontact: a lavoro per una legge di rilancio del comparto l’appello alla politica: servono tutele e nuovi strumenti normativi

Si è svolto in forma aperta - alla presenza di Istituzioni, professionisti del comparto e rappresentati delle associazioni - il Consiglio Direttivo di Assocontact convocato per discutere delle opportunità, delle sfide e dei nuovi strumenti da introdurre per la tutela dei cittadini contro il telemarketing illegale. Sono intervenuti il Sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon e gli onorevoli Eliana Longi, Walter Rizzetto e Luca Squeri. Dall’appuntamento emergono impegni importanti e concreti per il rilancio del settore. Si punta ad offrire pieno sostegno al percorso della Certificazione delle Competenze, nonché all’attivazione di un Registro dei professionisti, snodo fondamentale per la regolamentazione del comparto. Emerge una comune volontà per rivedere le tabelle ministeriali e correggere le criticità della clausola sociale. Si è discusso anche del futuro del Registro pubblico delle opposizioni e di tutti i correttivi da apportare alle azioni di contrasto al telemarketing illegale. Emerge, inoltre, l’esigenza di una nuova piattaforma contrattuale che riequilibri le forze in campo e definisca il framework adeguato ad introdurre azioni specifiche per il mercato del lavoro. Infine, si è discusso di come incrementare il lavoro in Italia, intervenendo sul reshoring e augurandosi di poter recepire presto gli stimoli offerti dalla legge spagnola sul tempo massimo di attesa.

“C’è ancora un importante cammino da percorrere ma la sinergia con le Istituzioni e gli operatori del settore rappresenta un segnale importante da cogliere favorevolmente. L’introduzione di strumenti tecnolo-

gici o alleanze tra stakeholder e settori sono da considerarsi infatti non la soluzione al problema del telemarketing illegale, ma il tassello di una strategia industriale di filiera”’ ha spiegato il Presidente di Assocontact, Lelio Borgherese.

Sono stati individuati proprio da Assocontact quattro driver principali in merito alla proposta di Disposizione per il Rilancio del settore Call/ Contact Center: la tutela del mercato del lavoro e lo sviluppo dell’employability dei lavoratori; la tutela dei diritti dei consumatori e dei cittadini;

la tutela e il sostegno delle imprese di BPO e della filiera collegata in una prospettiva di protezione e valorizzazione del tessuto industriale made in Italy; il design innovativo dei servizi per favorire la transizione alla cittadinanza digitale e all’economia

Su questo tema è intervenuto anche il Sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Claudio Durigon che ha affermato: “Non credo a soluzioni generiche per il lavoro, ma a un decalage di interventi specifici. Puntare sulle competenze è una priorità, quindi bene il progetto sulle Certificazioni portato avanti da Assocontact: tutela il lavoro e la qualità dei servizi per i cittadini e i consumatori. Ma poi serve reintrodurre la formazione on the job, adeguare il costo minimo, magari introdotto nel Codice Appalti, così come una revisione dell’accordo quadro che ragioni sulla durata dei contratti e sugli strumenti di moral suasion per creare consenso anche tra i committenti. Interventi che possono trovare

naturale compimento in un framework contrattuale capace di sottrarsi agli squilibri di potere che frenano l’innovazione”. Il settore dei contact center è sicuramente uno dei più esposti ai processi di globalizzazione che caratterizzano l’economia, ed è purtroppo anche uno dei meno tutelati dal punto di vista normativo. Le lacune presenti nel nostro ordinamento si ripercuotono in primis sui lavoratori addetti al settore e sulle aziende che devono competere in un mercato con margini reddituali. Importante anche il contributo dei rappresentanti politici.

L’onorevole Eliana Longi ha affermato: “C’è una relazione tra formazione certificata e salvaguardia dei livelli occupazionali, ma ce ne è una anche tra specializzazione delle competenze delle aziende, integrazione di servizi “speciali” come il supporto psicologico e l’assistenza delle persone fragile e l’incremento dei posti di lavoro. Per quei Contact Center che seguiranno la via del servizio alla persona io vedo una possibilità di crescita. Il nostro compito oggi è quello di fare sistema tra le varie Commissioni per creare condizioni innovative di lavoro”.

Ad avvalorare la posizione anche l’onorevole Luca Squeri che ha affermato: “Anche l’Italia dovrebbe recepire le logiche sul tempo massimo di attesa per le chiamate e l’obbligo di fornire un’opzione per parlare con un operatore umano. Sono norme a tutela dei cittadini, che fanno registrare impatti positivi sulla produttività sull’occupazione e di conseguenza sulla resilienza delle aziende del comparto”.

economia a 360°

Collaborazione pubblico-privato e PNRR: strumenti

Federated Innovation @MIND

Si è tenuto a Roma “Collaborare per competere: il modello Federated Innovation @MIND per lo sviluppo del Sistema Paese”, l’evento organizzato da Federated Innovation @MIND, la rete di circa 40 imprese sorta a Milano nel distretto di MIND Milano Innovation District per creare progetti d’innovazione. Enti pubblici, imprese private, rappresentanti delle istituzioni ed esponenti della Commissione Europea hanno aperto un dialogo su tematiche attuali quali l’innovazione a servizio del sistema Paese, la collaborazione pubblico-privato e le possibili sinergie con il PNRR.

Il convegno è stato avviato a partire dal racconto dell’esperienza di Federated Innovation @MIND, nata nel 2021 all’interno di MIND e promossa da Lendlease con il contributo di Cariplo Factory, che ad oggi ha vede la partecipazione di circa 40 aziende suddivise in 11 aree tematiche, che seguono precise agende d’innovazione e che, solo nel primo anno di attività, hanno già avviato oltre 100 iniziative afferenti alle due macro-aree: “Futuro della salute” e “Città del futuro”.

Tra i relatori, anche alcuni esponenti degli attori che fanno parte della rete di MIND Milano Innovation District, come Arexpo, Fondazione Human Technopole, Fondazione Triulza, IRCCS Ospedale Galeazzi – S. Ambrogio, Politecnico di Milano, Università Statale di Milano – che hanno discusso del valore che può nascere dalla collaborazione pubblico-privato e privato-sociale, portando l’esempio virtuoso di MIND e della Federated Innovation @MIND. CEO e manager di aziende come AstraZeneca, Bracco, Elettronica Group, Enel, Schneider Electric, SYNLAB Italia e TIM hanno raccontato la loro esperienza del modello “collaborare per competere” all’interno della Federated Innovation @MIND, collaborazione che ha generato iniziative d’innovazione con il potenziale di giovare all’intero sistema Paese.

È stato affrontato, inoltre, il tema delle opportunità e delle sfide del PNRR come strumento di crescita del sistema Paese con i contributi di Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, Paolo Casalino, Direttore Generale dell’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) (Ministero delle imprese e del Made in Italy), Andrea Costa, Esperto in strategie di attuazione del PNRR-Missione 6 Salute (Ministero della Salute).

Il modello su cui si basa Federated Innovation @MIND (ovvero,

“collaborate to compete”) supera l’open innovation classica ed è volto a generare progetti di ricerca, favorire il trasferimento tecnologico e la contaminazione di idee su una piattaforma aperta alla collaborazione di tutte le aziende, università ed enti coinvolti, e con una struttura legale a tutela della proprietà intellettuale. La rete è in continua espansione e vede inoltre la partecipazione attiva di alcuni enti pubblici di riferimento al fine di favorire le connessioni tra ricercatori e innovatori e tra questi, il mondo industriale, dell’economia sociale e le comunità locali.

“La collaborazione pubblico-privato sta mostrando di funzionare bene, specialmente nei casi in cui partecipazione delle imprese è assicurata fin dall’inizio, come accade in Federated Innovation @MIND. Anche per questo il nostro modello ha ottenuto risultati concreti già nel primo anno di attività – ha dichiarato Tommaso Boralevi, Presidente di Federated Innovation @MIND. – Siamo molto onorati di aver potuto presentare il nostro progetto e riteniamo che il dialogo avviato con le istituzioni sia fondamentale per continuare a svolgere un lavoro utile all’ecosistema italiano. Crediamo sempre più fermamente che sia importante creare una rete di collaborazione tra istituzioni, enti di ricerca e ambiente imprenditoriale, che accelera i processi d’innovazione e facilita la creazione di progetti che possano portare giovamento all’intero Paese.” Federico Freni, Sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze commenta: “Questo incontro rappresenta un’occasione preziosa per consolidare una riflessione sull’importanza tra pubblico e privato: è la proficua collaborazione in termini di idee e progettualità a rappresentare il vero valore aggiunto. Credo che MIND sia esattamente questo: luogo di contaminazione e soprattutto di collaborazione, un polo di tutti votato all’innovazione con l’ambizione di diventare un esempio virtuoso per l’Europa.”

“Gli anni che abbiamo davanti, certamente fino al 2050, ci vedono impegnati in un totale ripensamento di diverse politiche sia industriali che sociali – dichiara Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia. – Questi cambiamenti per essere gestiti a livello nazionale ed europeo, necessitano di una stretta collaborazione tra il pubblico e il privato per garantire non soltanto competitività e sviluppo ma anche la preparazione di tutti i cittadini a questi cambiamenti.”

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fondamentali per la crescita del Paese. Ecco quanto è emerso dal convegno organizzato a Roma da
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