Magazine p&f aprile 2022

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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - AUT. N°MIPA/CENTRO-SUD/191/2022

Progetti & Finanza M MA AG GA A ZZ II N N EE

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Appalti: tra il nuovo codice e le asseverazioni

Morra: «La cancrena della mafia può infettare anche bonus e Pnrr attraverso gli appalti» P ubb l i c a zi o n e m e nsi l e i n fo r m a to d i g i t a l e su l si to www. p r o g e t t i e f i nanza. i nfo

anno V •numero 46 • aprile

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APRILE 2022

EDILIZIA ED ENERGIA: IL MONDO DELLA PRIVATE EQUITY INVESTE NELLA HYDROGEN ECONOMY In questo nuovo numero del nostro Magazine abbiamo voluto dedicare un’ampia pagina al mondo degli appalti, un tema importante se si parla di edilizia, soprattutto per tuti i risvolti che può avere in termini di rischi connessi ai possibili casi di infiltrazioni mafiose, a tal proposito il Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, ci ha rilasciato una lunga ed interessante intervista. Come sempre poi troverete uno spazio dedicato al tema delle energie rinnovabili e agli investimenti che potrebbero significare una svolta decisiva per il nostro Paese. Diverse società stanno già investendo in questo senso, è il caso ad esempio della Zephiro Investments. “Ridurre la dipendenza energetica dai Paesi stranieri, investendo nella Hydrogen Economy è una priorità dell’Unione europea e una grande opportunità per l’Italia. Il programma RePowerEu riporta al centro dell’interesse comunitario lo sviluppo di soluzioni per la produzione di idrogeno verde a costi competitivi. Il nostro Paese, grazie alla sua posizione privilegiata, alle connessioni internazionali, all’elevata capacità produttiva potenziale da fotovoltaico e alle eccellenze industriali presenti, può giocare un ruolo strategico nel nuovo scenario energetico europeo”. Lo ha detto Joseph Grosso, ceo di Zephiro Investments. “L’Europa ha stanziato ulteriori 210 miliardi di euro per rinnovabili e idrogeno - ha aggiunto Grosso -, che si sommano ai precedenti 225 miliardi già messi a disposizione. A livello internazionale, inoltre, si moltiplicano le iniziative pubbliche e private di introduzione alla cosiddetta Hydrogen Economy, sostenute dal mondo del private equity che sta investendo fortemente nell’idrogeno verde come vettore energetico del futuro, soprattutto nei sistemi industriali, nei trasporti pesanti e nell’aviazione”. “Sono numerosi gli esempi in ogni angolo del pianeta: dalla California, dove si stanno costruendo 125 nuove stazioni di rifornimento di idrogeno, che si aggiungeranno alle 45 già presenti; alla Cina che ha già raggiunto il 10% del mercato mondiale dei veicoli alimentati da celle a combustibile idrogeno; oppure ancora il Giappone dove Airbus ha avviato degli studi per utilizzare l’idrogeno come combustibile aeronautico per alimentare i motori a turbina. È importante che anche l’Italia si faccia trovare pronta di fronte a questa sfida determinante per il futuro della transizione energetica”, ha concluso. Come possono dunque le aziende proseguire in un percorso fortemente orientato alla sostenibilità se sono ostacolate da una difficile situazione internazionale come quella che stiamo attraversando? Come possono, pressate da una domanda di “sostenibilità” proveniente dai consumatori, conciliare gli inevitabili costi aggiuntivi con un rialzo dei prezzi delle materie prime che rischia di mandarle fuori mercato? Come affrontare la difficile transizione alla mobilità elettrica per interi settori della manifattura italiana da sempre legati ai tradizionali motori endotermici? Come impatterà il PNRR nel percorso di transizione ecologica e come dare forza al percorso di sviluppo di energie rinnovabili in un contesto segnato da una forte crisi energetica? Sono questi alcuni degli interrogativi che faranno da sfondo all’XI^ edizione del Festival della Green Economy, promosso da ItalyPost con Fondazione Symbola, e con il presidente del Comitato Scientifico Ermete Realacci, che tornerà dal 10 al 12 giugno a Parma. Quello di quest’anno è un Festival che arriva a coinvolgere oltre 300 relatori, tra cui il Premio Nobel per la chimica 2021 David MacMillan, il glaciologo di fama internazionale, Peter Wadhams, Jeffrey Sachs, presidente SDSN & autore WHR, Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, e lo chef Massimo Bottura. Star del Festival sarà l’autrice americana del libro Unraveled, che uscirà in occasione del Festival in edizione italiana con il titolo Il lato oscuro della moda, edito Post Editori, Maxine Bédat, teorica dell’insostenibilità del fast fashion e fautrice di modelli a basso impatto ambientale. Quasi 300 gli ospiti e i relatori che animeranno la Green Week e il Festival della Green Economy di Parma. Tanti i temi che verranno affrontati negli oltre 60 incontri e nelle 5 sezioni tematiche su Food, Logistica, Territori, Fashion e Imprese. Si va dal confronto sulle energie rinnovabili al tema degli aeroporti green, dalla finanza al dialogo sulla rigenerazione dei territori, passando appunto anche attraverso presentazioni di cinque convegni specialistici.

ED ITO RIA LE

di libri, un evento di anticipazione su Arte e Sostenibilità e cinque sezioni tematiche, composta ognuna Vi invitiamo, dunque, oltre ad approfondire queste importanti tematiche sul nostro magazine, anche a partecipare a questo festival davvero interessante! Buona lettura!

otti Tommaso Mazzi EDITORE


Progetti & Finanza

S O M M A R I O

aprile 2022

M A G A Z I N E

MAGAZINE

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Intervista al Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra

Appalti pubblici tra nuovo codice e asseverazioni

anno V •numero 46 •aprile 2022 •

Una pioggia di Bonus per gli italiani

Direttore Responsabile Maria Rosaria De Leonardis

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Fonti rinnovabili, è davvero il momento della svolta?

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INTERVISTA ESCLUSIVA AL PRESIDENTE DEL CDA DELLA STARTUP CALABRESE

INTERNET A COSTO ZERO

Arriva la rivoluzione di WIBI

DALILA CAMPANILE

Partito anche un progetto pilota nelle case popolari pugliesi per portare la rete gratis nelle famiglie che non possono permetterselo.

10 Progetti Finanza&

L’accesso a internet democratico? Una realtà in via di espansione, idea della start up innovativa Wibi che dalla Calabria punta a diffondere internet nelle case di tutti gli italiani a costo zero come ci ha raccontato Bruno Reale, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Wibi in questa intervista. Nonostante gli sviluppi della tecnologia internet non è ancora alla portata di tutti. Da qui nasce la vostra idea? Esatto, pensiamo che internet sia divenuto un bene di prima necessità. Basta vedere cosa è successo in questi due anni di pandemia e lockdown, nei quali dad e smartworking hanno evidenziato, ulteriormente, la necessità di democratizzare internet. Entriamo nel dettaglio: come funziona Wibi? Wibi è un operatore internet (ISP). Questo significa che offriamo connessioni ad internet di rete fissa. A diffe-

renza della concorrenza, però, i clienti “naviganti” non ci corrispondono un pagamento in danaro per usufruire del servizio, bensì ci offrono alcuni minuti del loro tempo, giornalmente, per guardare spot pubblicitari. In concreto, quindi, il costo mensile del servizio non viene pagato dall’utente ma dagli inserzionisti pubblicitari. Per questo motivo non indichiamo mai la parola gratis ma a costo zero. Quali sono i vostri servizi? Noi offriamo connessioni ad internet di rete fissa, quella che viene comunemente indicata come fibra. Il progetto prevede di coprire l’intero territorio nazionale, raggiungendo ogni singolo cliente con il mezzo tecnologico migliore presente al suo indirizzo. Chi sono oggi i vostri clienti? Noi abbiamo due tipologie di clienti, quelli che chiamiamo clienti naviganti e clienti pubblicitari. I clienti navigan-

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ti sono per la maggior parte privati, spesso famiglie, che hanno necessità di avere una connessione ad internet spendendo il meno possibile. Con noi non spendono un centesimo. L’ISTAT ha calcolato che il 15% in media nazionale, delle famiglie italiane, non possiede una connessione internet a casa perché non se la può permettere. A questi si aggiungono moltissime famiglie, quasi un altro 15%, che dovendo far quadrare i conti, pur potendo pagare preferiscono risparmiare i soldi per altre spese. Come siete riusciti a farvi conoscere in questo settore? In Italia non siamo abituati ad avere un servizio gratuitamente, le persone, inizialmente, sono scettiche. Successivamente inizia il passaparola e da quel momento diventa uno tsunami di richieste. Abbiamo pianificato alcune campagne pubblicitarie nazionali. Pre-


Bruno Reale, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Wibi

sto tutta Italia parlerà di noi. Quanto ha contato il fatto di essere una start up? Le start up godono di notevoli benefici legislativi. Nella quasi totalità dei casi, le start up hanno necessità di finanziamenti per la fase di ricerca, sviluppo e lancio dell’idea innovativa. Pur essendoci diverse leggi che agevolano l’acquisizione di finanziamenti privati, in Italia ancora oggi, esiste un gap rispetto alle realtà internazionali. Nello specifico, abbiamo dovuto lottare quasi quattro anni prima di riuscire ad ottenere un primo finanziamento. Quali i requisiti che vi rendono una start up innovativa? Una start up innovativa può essere tale se ha uno sei seguenti requisiti come ricerca e sviluppo, personale qualificato e brevetti. Nello specifico siamo partiti investendo il 15% in ricerca e sviluppo. Oggi, invece, dispo-

niamo di due brevetti depositati. Quali sono le prospettive future? Oggi siamo impegnati al lancio nazionale del servizio: dopo la pausa estiva, inizieremo ad entrare nelle case di tutti gli italiani. Abbiamo effettuato un’analisi ed è emerso che in tutta Europa e in moltissimi Stati extra europei non esiste una tale tipologia di servizi. Moltissimi Paesi, tra cui Cina, Russia, Bahrein e Stati Uniti hanno dimostrato interesse nel nostro innovativo servizio, invitandoci ad andare nei loro Paesi a svilupparlo.


Nella classifica generale italiana per le performances sui target 2020 chi ne esce meglio?

Prezzo del gas e corsa alle rinnovabili, Siamo davvero al punto di svolta?

12 Progetti Finanza&

Le forniture italiane di gas vacillano da tempo data l’importazione da Mosca, non delle migliori scelte vista la politica del capo del Cremlino, per il 40% del totale. Ma perché si parla ancora di gas quando con gli impianti di ultima tecnologia potremmo sfruttare sole e vento in modo molto più efficiente, gratuito ed ecosostenibile? Si può ancora parlare di “impianti bloccati”? Le domande potrebbero essere infinite: quanti sono gli impianti che attendono di essere approvati e quanti in attesa di una risposta definitiva per quanto riguarda le autorizzazioni? Come si stanno comportando le istituzioni? Quali sono le regioni che ostacolano maggiormente le autorizzazioni agli impianti rinnovabili? Quali regioni hanno raggiunto i target al 2020? E quante hanno già predisposto il piano energetico al 2030? Nella classifica generale italiana per le performances sui target 2020 chi ne esce meglio è l’Emilia-Romagna, seguita da Lazio e Sicilia; ultima in classifica, invece, è la Puglia che merita una riflessione a sé in quanto ha raggiunto il target che si era posta per il 2020 ma questo aveva una dimensione risibile (200 MW) rispetto alle caratteristiche del territorio. E invece per quanto riguarda i target del 2030 quante regioni hanno approvato un piano energetico? Tra le Regioni che hanno adottato la strategia energetica al 2030 figurano Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Sicilia e Piemonte; mentre Campania e Molise, pur avendo approvato il proprio PEAR, non hanno indicato obiettivi quantitativi da raggiungere. Risultano in consultazione quelli di Lombardia, Lazio, Calabria e, nuovamente, Puglia. Ma, nonostante la rilevanza di quanto sottolineato nelle differen-

ze tra le varie regioni, come si sta comportando tutta l’Italia mediamente riguardo alla quota di rinnovabili sul consumo finale di energia? E come l’Europa? Sebbene vi sia un ritardo di 24 anni dell’Italia rispetto all’obiettivo fissato; anche la stima sull’Europa non lascia ben sperare, infatti questa mancherà il nuovo obiettivo al 2030 proposto dal pacchetto “Fit for 55” di più di 12 punti percentuali, raggiungendolo solo nel 2043. È stata necessaria una guerra, con conseguenti disastri storici/civili e dunque una crisi economica, per evidenziare le problematiche relative al consumo di gas benché da decenni ormai scienziati di tutto il mondo e fenomeni facilmente comprensibili anche da occhi meno esperti urlavano un richiamo alle rinnovabili. Eppure, nonostante tutto questo e nonostante la mano invisibile del mercato si sia mossa a favore delle rinnovabili la burocrazia e gli uomini di interesse ancora non cedono le proprie grinfie dal gas rendendo così le autorizzazioni degli impianti rinnovabili quasi impossibili da ottenere ostacolando in maniera evidente lo sviluppo delle fonti pulite. Inquinamento atmosferico; crisi climatica e riscaldamento globale con conseguenti alluvioni, siccità, desertificazioni, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento degli oceani e modifiche ai pattern di circolazione atmosferici; specie a rischio in virtù di sopravvenuti mutamenti ai propri habitat naturali; e, infine, guerra della Russia contro l’Ucraina con le conseguenti sanzioni e limitazioni che hanno comportato l’inevitabile crisi economica principalmente dovuta al gas. Ciò che viene da chiedersi è di un’evidenza infantile: quando tutto questo finirà? Quando ci sarà la corsa al rinnovabile? Quando si salvaguarderà non solo l’economia ma anche la vita? Pio Savelli

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CODICE DEGLI APPALTI: ECCO LE NOVITÀ MARCO ZONETTI

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14 Progetti Finanza&

partire dallo scorso 23 maggio 2022, alla Camera dei Deputati, si è avviato l’esame del disegno di legge delega in materia di Contratti pubblici (A.C. 3154), svolta importante per porre efficacemente in essere gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Il testo approvato in commissione corregge quello che giunge dal Senato, il quale dal canto suo modificava la formulazione originaria del Governo risalente al luglio 2021. La svolta assume rilievo in relazione alla conquista di uno fra gli obiettivi più impegnativi fissati dal PNRR per quanto riguarda le riforme, ovvero l’entrata in vigore di una nuova legge sugli appalti che consenta – come sottolinea agendadigitale.eu – “l’efficace messa a terra degli investimenti […] con tempi e modi che permettano di non vanificare i processi evolutivi e di sviluppo che la spesa pubblica ha il compito di guidare, da ultimo, nella specie in linea con le opzioni comunitarie, soprat-

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Il nuovo testo che disciplinerà gli affidamenti della Pubblica Amministrazione è pronto a rivoluzionare la “cosa Pubblica”

tutto per quanto attiene trasformazione digitale, transizione ecologica e superamento delle disparità geografiche, di genere e generazionali”. Ma cosa cambierà nel codice degli appalti? Quali sono le luci e le ombre del nuovo testo? In primo luogo occorre osservare che l’approvazione della delega prevista per il giugno prossimo, e che in ogni modo dovrà tornare al Senato per il via libera definitivo, “non comporterà peraltro l’immediato ed automatico superamento del Codice dei contratti di cui al decreto legislativo n.50 del 2016”. In altri termini, per poter disporre del nuovo quadro di regole e per poterlo utilizzare sarà necessario, infatti, attendere ancora almeno un anno, un periodo di tempo necessario per scrivere e approvare la parte attuativa, per redigere la quale il Governo potrà avvalersi della magistratura amministrativa. In altri termini, fino a giugno 2023 operatori economici, stazioni appaltanti e autorità terze continueranno a operare in base al quadro attualmente disponibile,

che associa al codice, più volte aggiornato in questi anni su aspetti specifici, anche le disposizioni di semplificazione recate dagli appositi decreti 76/2020 e 77/2021 e quelle da recuperare in contesti quali, ad esempio la disciplina dell’anticipazione del prezzo d’appalto e della revisione dei prezzi. Le regole al momento in vigore governeranno di conseguenza la realizzazione di tutti gli interventi in affidamento nei prossimi dodici mesi e in molti casi, secondo il principio per cui il nuovo codice non potrà che riguardare e regolare gli affidamenti di là da venire, esse rimarranno operanti ancora per molti anni. Secondo l’esaustiva disamina di Stefano De Marinis e Pierluigi Piselli pubblicata su agendadigitale.eu, in tale ottica, “è ragionevole pensare che soluzioni individuate in via temporanea con l’obiettivo del a semplificazione, anche in forma di deroga rispetto al regime ordinario, possano ritrovarsi stabilizzate nel nuovo codice. Le opzioni già oggi

definite, soprattutto laddove dovessero produrre risultati apprezzabili, potrebbero, infatti, trovarsi incluse nel nuovo testo di cui, quindi, è già oggi possibile intravvedere le relative linee di sviluppo”. In tal senso, di fatto, “una delle proposte autorevolmente formulate nel corso delle audizioni parlamentari svolte sui contenuti della delega ha ipotizzato di intervenire non tanto con un codice radicalmente nuovo, bensì innovando e sostituendo, magari attraverso mera interpolazione, le norme esistenti al l’interno del d.lgs 50/2016 con le auspicate modifiche. Tale soluzione avrebbe l’indubbio vantaggio di non riproporre un corpus normativo del tutto nuovo, sicuramente di più lunga e difficile metabolizzazione. La risposta, a questo punto, oltre al residuo dibattito parlamentare, potrà aversi solo a valle della stesura dei provvedimenti attuativi”. Del resto, la stessa Delega del 2016 dalla quale deriva il codice vigente si poneva già del resto lo scopo di “avvicinare la legislazione sui contratti pubblici, all’e-


poca vecchia di soli 10 anni, al contesto europeo, costituito dalle tre direttive del 2014”. Uno scopo ambizioso, raggiunto soltanto in minima parte, per via delle specificità tutte nazionali a suo tempo introdotte, specialmente in ambito parlamentare. A conti fatti, dunque, oggi si riprende dalle stesse direttive, ma, come sempre ricorda agendadigitale.eu, “con consapevolezze diverse, essendo ormai chiaro – basti considerare il caso della sorte riservata alla disciplina nazionale del subappalto e, ancora da ultimo, dei raggruppamenti di imprese – che marcati scostamenti rispetto alle logiche che generali che governano i contratti pubblici non possono essere più accolti”. La caratteristica innovativa si può evincere nel primo dei criteri elencati dal testo della legge delega, ovvero quello che obbliga alla stretta aderenza alle direttive europee per quanto riguarda il recepimento, “mediante l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse, al fine di assicurare l’apertura alla concorrenza”. Si tratta dunque della riaffermazione, in modo ancor più rigoroso “della regola generale che vieta al legislatore il cosiddetto gold plating”, termine anglofono che in italiano significa letteralmente “placcatura in oro” e che, in sede di recepimento delle Direttive comunitarie, designa quella tecnica che va al di là di quanto richiesto dalla normativa europea pur mantenendosi entro la legalità. Entrando poi nel merito della digitalizzazione dei processi, occorre sottolineare come non siano state minimamente sanate le già esigue indicazioni contenute nella delega del 2016, malgrado nelle Direttive da recepire si riscontrassero numerosi e precisi obblighi di adeguamento, definiti anche temporalmente, a carico delle stazioni appaltanti. A tal

riguardo, il nuovo testo sembra limitarsi a trasferire tutta la portata e la rilevanza del tema sulle attività da svolgersi a cura dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, le cui funzioni andranno riviste nell’ottica di rafforzarne i ruoli di vigilanza e sostegno a vantaggio delle stazioni appaltanti. In questo senso “portano le previsioni in materia di interventi di digitalizzazione e informatizzazione delle (sole) procedure di gara, tramite la piena attuazione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici che, come è noto, è tornata in capo all’Anac ad opera del decreto semplificazioni 2021, e di fascicolo virtuale dell’operatore economico, anch’esso gestito dall’Autorità ai sensi dello stesso provvedimento; ciò espressamente al (solo) fine di ridurre gli oneri documentali ed economici a carico di chi partecipa alle procedure competitive, che appare obiettivo acquisito e di minima rispetto a ciò che la digitalizzazione dell’intero procedimento realizzativo consente di ottenere, non fosse altro che in termini di ottimizzazione di tempi di esecuzione e costi a vita intera degli interventi”. Esaminando il testo in corso di discussione finale, dà piuttosto da pensare l’assenza di richiami all’uso dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione elettronica e informativa per l’edilizia e le infrastrutture (leggasi BIM), riferimento che compariva invece nel testo della delega del 2016. In questo senso, per gli esperti siamo di fronte a un autentico passo indietro, rispetto al quale si auspica di mantenere comunque in piedi le disposizioni nel frattempo emanate sul punto. Per quanto riguarda le questioni legate a energia e ambiente, è da evidenziare il criterio che esige la semplificazione delle procedure volte alla realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e di-

gitali, e altresì in innovazione e ricerca; il tutto allo scopo, peraltro, di conseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, incrementando così il livello di ecosostenibilità degli investimenti pubblici e delle attività economiche secondo i criteri del regolamento (UE) 2020/852 del giugno 2020. Inoltre, si evidenzia la previsione di misure tese a garantire il rispetto dei criteri di responsabilità energetica e ambientale nell’affidamento degli appalti pubblici e delle concessioni, nella fattispecie con la definizione di criteri ambientali minimi (i cosiddetti CAM), da valorizzare dal punto di vista economico nelle procedure di affidamento, nonché l’introduzione di sistemi di rendicontazione degli obiettivi energetico- ambientali. Ma per quanto concerne il superamento delle disparità? In questo caso la delega si limita a prevedere un criterio apposito destinato a promuovere strumenti e meccanismi per la realizzazione delle pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Con la scelta di declinare detti principi in termini di premialità, e secondo De Marinis e Piselli, “si ha ragione di ritenere, nell’accesso al mercato e/o in sede di valorizzazione delle offerte presentate nelle gare”. Anche in questo caso, ferma restando la portata della previsione, ci si augura che, in sede di attuazione, siano mantenute comunque in piedi “le disposizioni nel frattempo lodevolmente emanate dal legislatore sul punto. Nella delega viene altresì introdotto un apposito criterio di delega che mira a imporre per tutti i contratti pubblici, non solo quindi per i lavori, “la previsione contrattuale di un regime di revisione dei prezzi obbligatorio per legge comunque da menzionare in chiave di trasparenza nei bandi di gara, negli av-


visi e negli inviti, che intervenga al verificarsi di particolari oggettive condizioni non prevedibili da parte dell’operatore economico all’atto dell’offerta, inclusi gli aumenti salariali”. Il tutto, precisando ulteriormente che “la relativa spesa debba trovare copertura finanziaria direttamente nei quadri economici degli interventi e nelle eventuali altre risorse a disposizione delle stazioni appaltanti, cosa che dovrebbe consentire la più rapida erogazione dei relativi compensi agli aventi diritto”. Oggetto di un altro criterio specifico di delega – anticipato dalle previsioni del decreto “Aiuti” (n. 50/2022) è d’altra parte la semplificazione delle procedure di pagamento da parte delle stazioni appaltanti dei corrispettivi contrattuali, anche riducendo gli oneri amministrativi a carico delle imprese. Una delle pietre angolari confermata rispetto alla Delega del 2016 e sulla quale a tutt’oggi il codice vigente si fonda, seppur inattuata, è senz’altro la qualificazione delle stazioni appaltanti, “da realizzare anche nella prospettiva di una loro riduzione numerica mediante accorpamenti e riorganizzazioni, ovvero incentivando il ricorso a centrali di committenza e a stazioni appaltanti ausiliarie. In tal senso è tutto nuovo il criterio in linea con le opzioni più recenti – teso a raggiungere il suddetto obiettivo potenziando qualifiche e specializzazioni dei pubblici dipendenti attraverso percorsi di formazione specifici ai quali viene fatto espresso riferimento. Proprio per questo motivo è piuttosto degno di nota che la stessa Autorità Nazionale Anticorruzione abbia deciso di valorizzare ampiamente attraverso la recente delibera n.141 del 30 marzo 2022, riguardante l’approvazione di apposita Linea Guida attuativa, anche per progressive fasi, del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza operativo dal 30 giugno 2023, il requisito della formazione, attribuendo specifico e rilevante punteggio da riconoscere agli enti, all’intervenuta partecipazione del rispettivo personale a tali percorsi. Gli ulteriori criteri di delega significativi che – complice l’apporto dei lavori in commissione – salgono dai 29 del testo in Senato a 31 sono i seguenti. In tema di stabilità occupazionale, il rafforzamento delle cosiddette clausole sociali, ossia che i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti relativi a tutti gli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera dovranno contenere specifiche previsioni in tal

senso; in tema di attività professionali, il divieto di prestazione gratuita, salvo casi eccezionali con previa adeguata motivazione, e l’obbligo d’indicare nei documenti di gara relativi ad appalti di progettazione ed esecuzione, le modalità di corresponsione diretta al progettista dei relativi corrispettivi ovvero della quota del compenso corrispondente agli oneri di progettazione indicati dalle imprese in offerta. E ancora, in tema di semplificazioni operative, alle quali fin qui hanno risposto i decreti 76/2020 e 77/2021, il divieto, salvo casi motivati, di utilizzo del sorteggio o di altri metodi di estrazione casuale dei nominativi - per la selezione degli operatori da invitare alle procedure negoziate in caso di affidamenti di importo inferiore alle soglie comunitarie, la tipizzazione dei casi di utilizzo del solo criterio del prezzo o del costo per l’aggiudicazione delle gare, con possibilità di escludere, nei contratti non transfrontalieri, le offerte anomale in base a meccanismi e metodi matematici e, in tema di lotti, la possibilità di procedere alla suddividere degli appalti da affidare in base a criteri qualitativi o quantitativi, cosa peraltro già prevista dalla delega del 2016 ma in questo caso senza richiamo all’obbligo di motivare scelte in senso diverso. In tema di garanzie, invece, l’obbligo di sottoscrizione di polizze assicurative a copertura dei rischi di natura professionale, con oneri a carico delle amministra-

zioni in caso di affidamento degli incarichi di progettazione a personale interno alle amministrazioni stesse, la revisione dell’intero sistema in capo agli operatori economici per la partecipazione alle gare e l’esecuzione dei contratti, con disciplina omogenea tra settori ordinari e speciali, la possibilità di sostituire le garanzie esecuzione con ritenute in proporzione all’importo del contratto in occasione del pagamento di ciascuno stato di avanzamento lavori. Per quanto invece riguarda la tutela del lavoro, si segnala l’obbligo di scorporare, in ogni caso, i costi della manodopera e della sicurezza dagli importi soggetti a ribasso in sede di offerta e quello, in linea con la mutata disciplina del subappalto in senso comunitario, di prevedere nelle clausole sociali che ai lavoratori dei subappaltatori vengano sempre garantite le stesse condizioni economiche e normative praticate ai dipendenti dell’appaltatore. In conclusione, riguardo all’esecuzione dei contratti, ridefinizione della disciplina delle varianti in corso d’opera, nei limiti dell’ordinamento europeo, in relazione alla possibilità di modifica dei contratti in fase di esecuzione e individuare meccanismi sanzionatori e premiali per incentivare la tempestiva esecuzione dei contratti, nonché meccanismi di rafforzamento dei metodi di risoluzione che siano alternativi al rimedio giurisdizionale.


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ORA L’UNIONE ASPETTA LA RIFORMA PREVISTA DAL PNRR PER IL PROSSIMO GIUGNO, PRIMA DI SCIOGLIERE LA PROPRIA VALUTAZIONE SULLA PROCEDURA

Progressi dell’Italia insufficienti per le direttive europee e la Commissione ha deciso di continuare a perseguire le procedure di infrazione in corso nei confronti del nostro paese, per garantire il corretto recepimento delle direttive in materia di appalti pubblici e concessioni

GESTIONE E NORMATIVE SUGLI APPALTI IN ITALIA: SECONDA LETTERA D’INFRAZIONE DALL’UE PIO SAVELLI

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Il primato dell’Unione ritorna nella seconda lettera di costituzione in mora dove la Commissione ha deciso di continuare a perseguire le procedure di infrazione in corso nei confronti dell’Italia (INFR(2018)2273) per garantire il corretto recepimento delle direttive in materia di appalti pubblici e concessioni (direttive 2014/24/UE, 2014/25/UE e 2014/23/UE). Ora l’Unione aspetta la riforma prevista dal PNRR per il prossimo giugno prima di sciogliere la propria valutazione sulla procedura di infrazione in corso mirata a garantire la corretta ricezione di tali direttive nelle legislazioni nazionali degli Stati membri, e, in merito, la Commissione agisce per tutelare la concorrenza leale e promuovere un migliore uso del denaro dei contribuenti.

Ancora aperta la procedura 2018/2273 e concessi altri due mesi all’Italia per rispondere alla seconda lettera di messa in mora, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di emettere pareri motivati. Grazie al tempo concessoci da Bruxelles la Legge Delega di Riforma dovrebbe essere stata approvata e l’Italia potrebbe rispondere così con un solo colpo al doppio impegno con l’Unione: il rispetto del termine previsto dal PNRR e la correzione delle norme sotto accusa. Le quattro violazioni al diritto UE imputate dalla Commissione riguardano le norme su il calcolo del valore stimato degli appalti, i motivi di esclusione, le offerte anomale e il subappalto che rimane il più delicato politicamente. Un riferimento esplicito nel comunicato della Commissio-

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ne riguarda proprio il subappalto e in particolare il «divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori». A quest’ultima violazione il Governo ha risposto con la riforma inserita nell’articolo 49 del decreto legge 77/2021 che ha disposto che, dall’1 novembre 2021, il divieto generalizzato oltre il limite del 30% non sia più operativo. Con il comunicato di mercoledì 6 aprile sembra essersi aperto il fronte delle procedure negoziate senza gara d’appalto sopra soglia e, più in generale, quello della trasparenza degli affidamenti. Una tendenza a estendere gli affidamenti diretti e quelli senza pubblicità, a diradare le procedure negoziate, si è andata via via affermando, a più livelli, a partire dal decre-

to legge sblocca-cantieri (Dl 32/2019) e poi nei due decreti leggi semplificazioni (75/2020 e 77/2021). «La Commissione - afferma il comunicato - invita le autorità italiane ad affrontare alcune questioni rimanenti e aggiuntive concernenti il recepimento delle norme dell’Ue in materia di appalti pubblici. Secondo la Commissione - continua la nota - alcune delle nuove norme italiane, come le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d’appalto, non sono conformi alla legislazione dell’Ue in materia di appalti pubblici». La Commissione riconosce «i notevoli progressi compiuti dall’Italia» ma al tempo stesso «invita ad affrontare le questioni ancora in sospeso, già sollevate nelle precedenti lettere di costituzione in mora».

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Morra: la criminalità sguazza negli appalti Intervista esclusiva al Presidente della commissione Parlamentare Antimafia: «La cancrena della mafia può infettare anche bonus e Pnrr attraverso gli appalti» LUIGI PAOLO INGLESE 20 Progetti Finanza&

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“Le priorità della Commissione …”, la prima domanda dell’intervistatore resta improvvisamente sospesa, s’interrompe. Il senatore Nicola Morra, senatore eletto nel collegio di Cosenza, in quota Cinquestelle e attualmente componente del gruppo misto, è il presidente della Commissione Antimafia che ha già rilanciato, con un’affermazione perentoria: “Quella dell’Antimafia poteva diventare la terza Commissione filtro, insieme alle due risapute degli Affari costituzionali e del Bilancio”… Le Commissioni filtro – lo sanno bene i conoscitori della politica parlamentare – sono quelle che devono controllare determinati aspetti dei progetti legge, con pareri facoltativi ed anche vincolanti. “Lo scopo è sempre quello di indagare le fragilità che possono favorire la possibile penetrazione malavitosa nelle istituzioni – dichiara il senatore cosentino – Ci sarà pure una ragione se la Commissione viene ascoltata dal Governo, invece questo non è avvenuto… E non è avvenuto nemmeno sull’argomento dell’ergastolo ostativo (è la pena detentiva che interessa i casi in cui il condannato per reato mafioso non è incline a collaborare con la giustizia, n.d.r.). “Sull’argomento – continua Morra - in Commissione è pronta da tempo una relazione specifica, ma la Conferenza dei capigruppo, cui spetta l’eventuale disamina ed approvazione, non si è mai riunita. Alla fine è parso che arrivasse prima la proposta della maggioranza e poi della Commissione, però il testo era stato predisposto dalla Commissione Antimafia da mesi… eh sì, se non si presentano i gruppi non posso certo approvarla…”. Fin qui la storia di una Commissione Antimafia che assolve al suo impegnativo compito e la politica che sembra frenare, ammorbata dai suoi stessi riti e .. Presidente, proviamo a tornare alla domanda iniziale. Mi parli degli impegni della sua Commissione, così come in agenda… “Abbiamo lavorato sui testi giudiziari, abbiamo considerato la rilevanza del sistema ‘Montante’, in considerazione di quanto tratteggiato da Palamara (“lobby e Logge”, libro – intervista con Alessandro Sallusti, n.d.r.) … - dichiara il Presidente Morra, avanzando una domanda retorica a cui egli stesso risponde - se a capo degli uffici giudiziari ci vanno esponenti, espressioni di logiche correntizie, l’esercizio delle valutazioni sarà soggetto a quegli stessi soggetti e giudizi che sono

appunto espressioni di logiche correntizie”. Presidente, la domanda è antica ma gliela voglio porre anche in questa occasione: come combattere le mafie? “Le mafie non vanno combattute sul piano del ‘semplice’ contrasto antimafia – la risposta del senatore Morra - più fondamentale è la prevenzione: da operare

per primo sul versante culturale e della mentalità, motivo per cui necessitano forti investimenti in istruzione e formazione”. E quali altri misure? “Oltre alle misure di contrasto – dichiara il Presidente Antimafia - ci sono misure amministrative quali la confisca dei beni e dei patrimoni – e qui il tono di Morra

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si fa ancor più persuasivo - che devono poter fare anche i Questori” Senatore, viviamo la stagione del PNNR: grandi intraprese da realizzare e miliardi di euro e risorse che prenderanno a circolare: quali controlli e quale impegno dell’antimafia? “Un grande impegno – risponde Morra - Siamo lavorando alla modifica della disciplina interdittiva antimafia. Abbiamo idee molto chiare sulle modalità di impegno delle future risorse del PNNR. Ho chiesto perciò di modificare l’interdittiva, introducendo l’istituto del contraddittorio preventivo, poiché riteniamo che ‘la parte’ vada ascoltata prima di comunicargli la stessa interdittiva”. Lei sta parlando, se non erro, di quella che viene definita ‘agevolazione occasionale’.. “Sì, parlo dell’agevolazione occasionale – spiega l’ex esponente Cinquestelle – quando si è favorita occasionalmente una consorteria mafiosa: in quel caso il comportamento non deve essere perseguito. Anche così si rafforza il sistema di prevenzione!” E si ripristina la legalità… Allora, senatore, c’è un ritorno della criminalità organizzata sugli appalti? “La mafia, le mafie sono purtroppo sempre vive – sostiene Morra – Il dato vero è che le mafie si sono trasformate in holding, che investono, che agiscono per il tramite di tecnologie avanzate e di menti capaci, per avere la legittimazione che è propria di un potere costituito” Come affrontare questa criminalità mafiosa che si veste di modernità? “Quando il Governo decise i rimborsi erga omnes, in quel momento stesso ho proposto più proficui controlli ex ante ed ex post in merito ai ristori dello Stato – dichiara Morra - nella legge spazzacorrotti avevamo introdotto una figura specifica, ‘l’agente sotto copertura’ che lavorasse nelle PP.AA. proprio allo scopo di combattere e scoprire nei tempi più celeri la penetrazione malavitosa” E, a questo punto dell’intervista, ecco l’altra domanda retorica di Morra: Ora chiedo a lei, quante azioni sono state fatte sotto copertura? Ovviamente la risposta è “Zero”. “Perché – incalza il Presidente dell’Antimafia – era necessario il consenso del ministero degli Interni e di quello della Giustizia … e poi alcune parole pronunciate con palese sofferenza - se non ci sono agenti sotto copertura, qualche domanda sulla certezza del diritto va fatta!” Senatore, ci avviciniamo alle elezioni, saranno tante le candidature. Tutte trasparenti? “La Commissione Antimafia ha appena approvato un codice più severo – le parole di Morra - ma le valutazioni dei candidati saranno fatte alla luce del Codice Bindi e non del Codice Morra”. Il tono polemico è appena accennato. Il senatore è piuttosto restìo alle polemiche, ha voluto solo ricordare che il “suo” codice non è stato ancora approvato – solito ritardo dei lavori parlamentari! – per cui anche le prossime candidature saranno passate al setaccio del codice del suo predecessore Bindi.

A bruciapelo, la domanda: qualche frustrazione? “Io devo proseguire nel mio impegno, servire il mio Paese – è la risposta di un uomo delle Istituzioni pur prendendo ogni giorno diciotto porte in faccia, vado avanti. Certo – Morra lo confessa - ho dei dubbi sulla voglia di combattere la mafia…” Presidente, a Roma c’è la ‘ndrangheta… “Sono state svolte intercettazioni- dichiara il senatore - e in un caso particolare si può ascoltare il tale, signor Vincenzo Alvaro, fare un commento salace e sarcastico sull’art. 512 bis, una norma che ho più volte chiesto di cambiare, che prevede una pena da 2 a 6 anni, e che solitamente viene comminata al minimo previsto e che permette, quindi, all’autore di quel reato di cavarsela senza pena… Ebbene – continua Morra - l’Alvaro ha affermato: io ho fatto una bancarotta da 1,5 mld, è poi intervenuta una prescrizione… basta trovare una persona, uno straniero qualunque cui intestare il bene, poi si procede così … si è salvi”. E la riforma Cartabia, Presidente? “Avremo una riforma della Giustizia per la quale le mafie già gongolano – è il commento amaro del capo Antimafia – qualche giorno fa ero ad manifestazione in solidarietà sotto la procura di Catanzaro, vi erano 2-300 persone… Poche!... “Il i’am care non va di moda – afferma Morra - Attilio Boccioni, giornalista de ‘il Domani’ ha scritto su Capaci, di un consigliere comunale che ha affermato che ‘la mafia non c’è – s’intristisce il Presidente - il comune di Capaci fu sciolto 20 giorni dopo la strage, perché due capi mafia erano storicamente cittadini di Capaci e due mesi fa la procura di Palermo ha verificato l’esistenza di prassi estorsiva in quella cittadina, cos’altro dire? L’art. 416-bis è stato introdotto da Pio La Torre, ci si dovrebbe domandare: allora, prima non c’era la mafia?” A questo punto dell’intervista, il Presidente Morra è un fiume in piena che scorre rapido. Parla del libro della giornalista Simona Zecchi dal titolo “La criminalità servente nel caso moro” e commenta “Ha spiegato in modo mirabile la capacità delle mafie (la ‘Ndrangheta, n.d.r.) di scalare i gradi del potere criminale, giocando parti diverse con istituzioni, partiti e terroristi”. Di qui un’altra notizia: “Si consideri l’altra verità che è appena venuta a galla attraverso le ultime acquisizioni sul delitto Mattarella: c’erano coinvolti terroristi di destra”. E le conclusioni: “E’ una storia già vissuta. In Italia c’è stata una strategia della tensione, in cui lo Stato si è servito dei terroristi …”. Fino al ricordo commosso del giudice Paolo Borsellino: “Qualche giorno prima di morire – ricorda Morra - ebbe a dire alla moglie che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo ma i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere” e la fine dell’intervista con la citazione straordinaria dello scrittore siciliano Gesualdo Bufalino. Che scrisse: “La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”. Lo stesso invito di Morra a prevenire la mafia con la cultura e il cambio di mentalità.

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confidi, assicurazioni, agenzie immobiliari, società dilatelecomunicazioni, utilities, Da prima che Puglia diventasse di si terrà l’evento nazionale Covid free. moda, Gallipoli lo era già. Era il ’94 Come vi state attrezzando?

quando D’Alema e Buttiglione si incon- Gallipoli ha una responsabilità imporimprese e professionisti travano al Bastione, storico ristorante della città, per discutere le strategie per superare il governo Berlusconi. E poi Gianni Morandi a Lido Pizzo, e tanti altri vip negli anni hanno scelto la splendida cittadina ionica cantata dal poeta Vittore Fiore. I ragazzi che ora fremono per andare in vacanza a Gallipoli non erano ancora nati, ma la città era già famosa, anche per le sue discoteche. I lidi che mettevano un po’ di musica nelle notti speciali dell’estate: San Lorenzo e Ferragosto, quello che è venuto dopo è storia, perché Gallipoli ha saputo richiamare tutto il mondo, con il suo mare cristallino, i suoi locali, i suoi eventi. Ora cosa succede? Ne abbiamo parlato con il Sindaco Stefano Minerva. Sindaco Minerva, a giugno Gallipoli

tante e proprio perché è riconosciuta a livello nazionale come città anche dei giovani, si è scelto di fare nel territorio l’evento. Nulla sarà affidato al caso, vi è un protocollo da rispettare e che riguarderà tutti gli attori del sistema. Abbiamo una grande responsabilità e non possiamo permetterci di perdere la partita. Stiamo lavorando costantemente per la buona riuscita dell’evento pilota di giugno. È chiaro che le Istituzioni fanno il possibile, il resto però richiede un contributo importante anche dagli esterni. Ci sono imprenditori che stanno investendo su nuove discoteche e, a quanto pare, sono già arrivate molte prenotazioni da parte di ragazzi da tutta Italia. Gallipoli tornerà ad essere la capitale del divertimento giovanile?

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Gallipoli non torna indietro, o meglio: va avanti. sempre. Nei decenni passati Gallipoli era il punto di riferimento per le famiglie poi, grazie alla visione di imprenditori illuminati, il brand Gallipoli è diventato un’attrattiva per i più giovani. Sono del parere che un target non debba necessariamente escludere l’altro: Gallipoli nell’ultimo triennio è diventato un modello nazionale in grado di coniugare famiglie e cultura, giovani e divertimento. Non a caso gli ingressi dei contenitori culturali della città hanno visto il proprio numero raddoppiarsi. Gallipoli è una città ricca di storia, crocevia di culture, ma è anche una città fresca e giovanile. Come tutti i rapporti di convivenza serve il buon senso e il rispetto delle regole, senza non si può immaginare alcun futuro. La voglia di vivere la notte è tanta, ma siamo reduci da zona rossa e invochiamo che cessi il coprifuoco. Si comincia a parlare di vaccini per i più giovani. Pensa di organizzare centri vaccinali dedicati ai turisti, se ne avrà la possibilità? L’attuale Amministrazione ha dedicato un’attenzione importante al settore sanitario. Mi preme fare una piccola, importante premessa: il nosocomio gallipolino è diventato di primo livello proprio negli ultimi anni e insieme al Distretto Socio Sanitario abbiamo attivato un centro di assistenza medica per i tu-

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La cupa situazione delle gare d’appalto, in un periodo di guerra seguito alla catastrofe della pandemia, è evidenziata dalle ambasce dell’Alta Velocità. Il quotidiano veronese L’Arena segnala infatti che, dopo gli appalti disertati dalle ditte nella tratta Brescia-Verona, ora si riscontra lo stesso fenomeno anche nella tratta che va da Verona est a Vicenza. Segno che i rincari delle materie prime e dei materiali da costruzione, i cui costi sono alle stelle ormai da mesi, uniti al peso dell’inflazione, continuano a farsi sentire malgrado gli interventi del Governo per blindare i cantieri delle Grandi Opere e garantire i prezzi più alti dando modo ai general contractors di rispettare le tabelle di marcia dei lavori. Per quanto riguarda le nuove opere messe a gara nel 2022 e 2023, Palaz-

zo Chigi ha fatto sapere che “è stato previsto un meccanismo di adeguamento dei prezzi più favorevole alle imprese”, stanziando 270 milioni di euro per le compensazioni relative al primo semestre per i contatti in corso e 280 milioni per le nuove opere. Tale norma di legge permette alle stazioni appaltanti – nel caso di gare andate deserte per il rincaro dei materiali – di intervenire alzando la base d’asta utilizzando i fondi a disposizione o fare richiesta per la compensazione sui prezzi. Sempre L’Arena fa notare però che sono in molti a spingere per una nuova norma salva gare, “passando all’affidamento diretto dei lavori per un’ampia percentuale dell’opera” così da evitare l’interruzione dei lavori. Ma “nell’attesa resta da vedere se le gare d’appalto ancora aperte

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Per quanto riguarda le nuove opere messe a gara nel 2022 e 2023, Palazzo Chigi ha fatto sapere che “è stato previsto un meccanismo di adeguamento dei prezzi più favorevole alle imprese” sono diventate, con i prezzi aggiornati, appetibili per le imprese o se andranno ancora deserte”. Lasciando il Veneto e spostandoci in Lombardia, la difficoltà di assegnare gli appalti per i lavori pubblici resta invariata. L’edizione bergamasca del Corriere c’informa che vi è stata “Una sola offerta per il ponte provvisorio in acciaio di Valleve per un appalto da 400 mila euro nonostante la massima diffusione del bando e la pubblicazione su quattro giornali”. E ancora: “Stesso copione per l’appalto da 774 mila euro con fondi Pnrr per il miglioramento sismico della scuola Don Minzoni di Stezzano: 100 aziende alla manifestazione d’interesse, 10 selezionate per la gara, 4 ai sopralluoghi, ma poi è arrivata una sola offerta”. La referente della Stazione unica

appaltante della Provincia, Stefania Morgante, confida al quotidiano: «Non era mai accaduto che appalti andassero deserti. Se prima del Covid c’erano in media tra i 20 e i 30 partecipanti a ogni gara, dopo sono scesi a 10 e ora siamo a 2 o 3». Il dirigente provinciale alla gestione del territorio Pierluigi Assolari si sofferma invece sul tema dei ribassi: «Fino a un paio di anni fa si vedevano sconti anche del 30%, oggi si arriva al 5%». E se alla Camera è all’esame il disegno di legge delega in materia di contratti pubblici, il quadro generale è così fosco che, riguardo all’incidenza delle misure di contenimento dell’emergenza Covid e della situazione in corso in Ucraina sul regolare adempimento delle obbligazioni assunte nell’ambito dei contratti

pubblici, è intervenuta anche l’Anac. Secondo la quale, l’adozione delle misure di lockdown in Cina e la guerra russo-ucraina possono essere considerate causa di forza maggiore, sostanziandosi in circostanze imprevedibili ed estranee al controllo dei fornitori. E oltre che alla speranza che in futuro soffi un’aria migliore, ci si affida anche ai moniti: per garantire la corretta gestione di situazioni analoghe e scongiurare il rischio di contenzioso, le stazioni appalti sono invitate infatti a inserire nei nuovi contratti clausole elaborate ad hoc per la disciplina delle situazioni di forza maggiore, valutando anche l’opportunità di integrare nel medesime nei contratti in corso di validità. Visto l’andazzo, insomma, prevenire è sempre meglio che curare.

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REQUISITO FONDAMENTALE NEGLI APPALTI

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Sono tanti i requisiti che un’azienda deve avere per partecipare ad una gara d’appalto posta in essere da un ente pubblico. I principi da seguire e i requisiti da rispettare sono contemplati dallo stesso codice degli appalti, ovvero il Dlgs 50/2016 . Tra i vari adempimenti che spesso colgono impreparati i soggetti economici che si affacciano per la prima volta al lavoro con il pubblico vi è l’asseverazione del Piano Economico Finanziario (PEF). È lo stesso Codice a prevedere tale adempimento: “Le offerte devono contenere […] un piano economico finanziario asseverato da un istituto di credito o da società di servizi costituite dall’istituto di credito stesso ed iscritte nell’elenco generale degli intermediari finanziari, ai sensi dell’articolo 106 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385 o da una società di revisione ai sensi dell’art. 1 della legge 23 novembre 1939, n.1966″. Il piano economico-finanziario (PEF) di un business plan, di cui è richiesta l’asseverazione e la dichiarazio-

ne di preliminare coinvolgimento per la partecipazione a bandi di gara, è la sintesi “tecnica” di tutte le informazioni che sono state esplicitate nella parte descrittiva dello stesso business plan. Nel piano economico-finanziario viene verificata la coerenza numerica di tutti i dati forniti: investimenti, finanziamenti, ricavi, costi, entrate e uscite monetarie e altro. Questo con particolare riferimento all’offerta sotto forma di project financing. Tutte queste informazioni devono essere contenute nei cosiddetti bilanci previsionali, che sintetizzano le proiezioni future del progetto o dell’attività d’impresa che dovrà essere avviata. Oltre agli istituti di credito anche le società di revisione sono abilitate al rilascio dell’asseverazione del piano economico ai sensi del Codice degli Appalti, in quanto iscritte nell’elenco tenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze come società di revisione. Nel dettaglio, con il termine “Asseverazione” si intende la certificazione, nei modi previsti dalla legge, della verità

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REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

di un fatto, di un documento, di una dichiarazione, o della conformità al testo originale di una traduzione. Tale adempimento non è richiesto soltanto per i rapporti di lavoro con il pubblico, ma anche in alcuni lavori promossi dal privato. Ecco perché diventa sempre più centrale il ruolo assunto dalle società che in maniera tempestiva e qualificata riescono ad operare in questo senso. Per capire come operano tali società abbiamo conosciuto da vicino la realtà di Asseveras srl. Asseveras Srl fornisce consulenze in favore di soggetti privati, enti pubblici e società miste, per la valutazione della fattibilità del progetto e del relativo business plan al fine del rilascio di asseverazione per la partecipazione al bando di gara in project financing, così come stabilito dall’art. 37 – bis della legge n. 109/1994. Nel piano economico-finanziario (PEF) di un business plan, di cui è richiesta l’asseverazione, viene verificata la coerenza numerica di tutti i dati forniti. Una volta ottenuta la

documentazione il soggetto proponente può così soddisfare i requisiti della stazione appaltante. Nel dettaglio, Asseveras Srl è una società di revisione che può asseverare progetti in project financing finalizzati all’installazione d’impianti per la produzione di energie rinnovabili, nelle tipologie: fotovoltaico, eolico, biomasse e idroelettrico, e per la partecipazione a gare di appalto indette da enti pubblici. I clienti di Asseveras Srl sono aziende leader a livello nazionale nel settore delle energie rinnovabili, che garantiscono qualità e competenza nelle realizzazioni eseguite (parchi eolici, impianti di biomasse, impianti fotovoltaici), oltre ad imprese edili, associazioni e società varie. Tra i vantaggi di affidarsi ad Asseveras Srl vi è sicuramente la possibilità di ottenere la documentazione richiesta anche in 48 h in caso di scadenze imminenti; di avere una consulenza ed un preventivo gratuiti e di poter godere di tariffe vantaggiose, inferiori a quelle proposte da banche e società concorrenti.

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Un dibattito attuale e quanto mai necessario visto che gran parte delle risorse del Recovery Fund europeo saranno destinate all’implementazione delle produzioni di energia rinnovabile

DUEZEROCINQUEZERO, A PADOVA IL FORUM DELL’ENERGIA SOSTENIBILE: OBIETTIVO EMISSIONI ZERO FRANCESCO GASBARRO

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Opportunità o speculazione? Nell’epoca del PNRR e della transizione energetica è lecito chiedersi dove collocare la linea di confine tra questi due concetti, quando si parla di energia rinnovabile. Il Forum DueZeroCinqueZero tenutosi a Padova dal 9 all’11 maggio è servito proprio a favorire il dibattito in questo senso, con imprese private e rappresentanze istituzionali che si sono incontrate e hanno dialogato nella bella cornice del Centro San Gaetano. La prima edizione di questo forum nazionale sull’energia e sulla sostenibilità è stato organizzato dal Comune di Padova, da AssoESCo e dal partner tecnico-scientifico dello studio professionale Fieldfisher. L’evento è stato inoltre sostenuto da EastEnergy Gruppo Hera e AcegasApsAmga S.p.A. Un dibattito attuale e quanto mai necessario visto che gran parte delle risorse del Recovery Fund europeo saranno destinate all’implementazione delle risorse di produzione di energia rinnovabile. L’opinione pubblica ne sta prendendo consapevolezza all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina che ha determinato una necessità di affrancarsi dagli approvvigionamenti di gas della Russia e più in generale dalle risorse fossili. Intorno alla grande diffusione delle fonti di energia rinnovabile rimane però una latente diffidenza, in gran parte favorita dalla totale assenza di ristori e benefici (basti pensare all’inesorabile aumento dei costi dell’energia in bolletta).

Questi temi sono stati approfonditi nell’ambito di diverse aree tematiche, workshop, seminari, convegni e tavole rotonde. “Duezerocinquezero” ha affrontato temi di estrema attualità con l’obiettivo di costruire un “ponte” condiviso verso il 2050, data fissata dall’Unione Europea per raggiungere il traguardo delle zero emissioni. Protagonisti del dibattito sono stati esponenti di primo piano del panorama istituzionale. Tra questi vi erano anche amministratori locali che hanno portato degli esempi pratici di politiche virtuose dai territori. Uno di questi è quello di Padova, città sempre all’avanguardia che ha ospitato la kermesse. “Ancora una volta Padova si conferma una città capace di mettere al primo posto i valori del sapere, dello scambio di conoscenza e della riflessione comune. E lo fa focalizzando l’impegno di tutti sull’energia e la transizione ecologica, mission principale delle smart cities di domani” – hanno affermato durante l’evento gli amministratori del centro veneto. “Il successo del primo Forum dell’Energia e delle Sostenibilità dimostra infatti la capacità di catalizzare le risorse intellettuali e le competenze migliori intorno alla difficile sfida che abbiamo di fronte, quella di arrivare alla neutralità climatica entro i prossimi dieci anni” – concludono dall’amministrazione comunale. In questa direzione vanno anche i piani del Governo centrale che, all’indomani dell’insediamento del premier Mario

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Draghi, ha individuato un ministero ad hoc per la Transizione energetica, vero obiettivo dei prossimi anni, con a capo un guru del settore come Roberto Cingolani. “La transizione energetica è un’opportunità ma è anche complessa” – ha affermato durante i talk, Giorgio Golinelli, Amministratore Delegato di AcegasApsAmga Servizi Energetici (Gruppo Hera) -. “Da una parte la spinta legata dal PNRR e dalle detrazioni fiscali hanno generato una domanda elevata, dall’altra il contesto sociosanitario del Paese e i prezzi di energia e materiali hanno reso incerta la effettiva realizzazione degli interventi. AcegasApsAmga Servizi Energetici ASE vuole svolgere un ruolo attivo per le riqualificazioni energetiche, grazie alla capacità di essere determinate in fase di progettazione, co-finaziamento, realizzazione, rendicontazione e gestione degli interventi. Inoltre, AcegasApsAmga Servizi Energetici ASE è un’azienda che investe sul territorio – sottolinea Golinelli nel 2021 gli investimenti intesi come valore degli interventi effettuati in tutto il territorio sono 192 milioni”. Per raggiungere obiettivi ambiziosi, però, è necessario che

rappresentanti istituzionali ed aziende private “navighino” nella stessa direzione. In questo senso, l’evento di Padova è servito a fare incontrare le parti e fare fronte comune sugli obiettivi, ma anche sulle difficoltà riscontrate da chi opera sul campo. “La cosa che ci dà più soddisfazione” – hanno aggiunto i portavoce dello studio professionale Fieldfisher, tra gli organizzatori dell’evento – “è che durante queste tre giornate sia stata confermata l’importanza di momenti di confronto, di scambio e di dibattito, perché è fondamentale che anche linee di sviluppo come quelle relative alle tematiche che abbiamo affrontato, la cui portata etica e virtuosa pare scontata, siano poi poste in atto e concretizzate in modo efficace, chiaro ed effettivamente perseguibile”. Per raggiungere gli obiettivi ed evitare di cadere nel mero conteggio numerico dell’energia prodotta sarà necessario coinvolgere tutte le parti in causa, in un processo di consapevolezza e condivisione. Soltanto così il traguardo delle emissioni zero potrà trasformarsi in qualcosa di concreto, in uno stile di vita, piuttosto che in una imposizione decisa a livello istituzionale. Nel corso dei lavori di “Duezerocinquezero” sono state proposte soluzioni su punti di forza e criticità del sistema nazionale dell’efficienza energetica che arricchiranno sicuramente il dibattito dei prossimi anni, verso il 2050.

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Progetti

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Progettazione Lo Studio è organizzato per svolgere in autonomia attività di progettazione strutturale sia nell’ambito dell’edilizia civile che industriale, sia per la creazione di nuove costruzioni che per la ristrutturazione e la rivalutazione di costruzioni esistenti.

Direzione Lavori

La direzione lavori strutturale è attuata attraverso un susseguirsi di verifiche, analisi, sopralluoghi, prove, riunioni, verbalizzazioni e attività che portano alla stesura finale della Relazione a Strutture Ultimate che rappresenta l’atto finale del processo.

Consulenze tecniche

Grazie alla pluriennale esperienza in svariati campi dell’ingegneria, lo Studio Archimede svolge anche una importante attività di analisi di prefattibilità per interventi Superbonus 110%


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Ai dipendenti un premio “al futuro” l’iniziativa è inedita in Italia Barabino&Partners ha riconosciuto un premio economico in un importo tra 2mila e mille euro

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Barabino&Partners, la più importante realtà italiana a livello internazionale nel settore della consulenza di comunicazione d’impresa, ha studiato, approvato e nei giorni scorsi attuato il Riconoscimento al Futuro, che coinvolge tutti i dipendenti, collaboratori e stageur che non partecipano direttamente a piani di coinvolgimento nei risultati di gestione. L’iniziativa è inedita in Italia nel campo dell’evoluzione e dell’interpretazione innovativa del Diritto del Lavoro, ed è volta a premiare tali risorse, “non per i risultati già ottenuti, bensì per l’impegno e le motivazioni che profonderanno nel 2022”. Un inedito “Premio al Futuro” quindi, che coinvolge una platea di oltre il 70% delle risorse di B&P SpA (e analogamente per le controllate estere B&P) che hanno ricevuto nei giorni scorsi un riconoscimento economico in un importo tra 2mila e mille euro (o parte di esso) netti sulla base di qualifica e fasce ed a seconda dei tempi di inserimento in società. E che è stato riconosciuto anche alle risorse neoassunte, essendo un impegno “al futuro”. “È un premio probabilmente inaspettato dalle nostre risorse, che si basa su alcuni elementi di analisi dell’evoluzione delle regole del lavoro, di cui siamo convinti”, ha affermato Luca Barabino, ceo di Barabino&Partners. “Con la volontà di dimostrare certezza e fiducia prospettica nell’impegno delle nostre risorse, ma anche riconoscere il merito collettivo del forte clima di condivisione che caratterizza queste ultime stagioni di Barabino&Partners e su cui la società si sta differenziando in termini di attrattività di talenti dal mercato”. L’inedito bonus economico, che si aggiunge ad altri assegnati da Barabino&Partners, viene attribuito attraverso il portale Welfare Barabino&Partners appositamente progettato in partnership con Edenred, azienda leader mondiale nelle soluzioni di “strumenti welfare” che innovano e semplificano il mondo del lavoro. Anche il portale stesso è un progetto inedito – soprattutto considerando che tali strumenti solitamente sono prerogative delle grandi aziende. Prevede la fruizione di specifici benefici ai dipendenti e collaboratori negli ambiti dell’istruzione e formazione, della sanità, assistenza ai familiari, viaggi, sport e benessere, cultura e tempo libero, previdenza, fino ai buoni acquisto in molti

settori merceologici. “Non è un ‘anticipo’ di futuri eventuali riconoscimenti né un’estensione di riconoscimenti passati”, ha aggiunto Barabino. “Si motiva come un unicum aggiuntivo. Essere la prima azienda in Italia a deliberare un Premio al Futuro a dipendenti e collaboratori, essendo certi del loro impegno e condivisione, ci riempie di soddisfazione”. Queste iniziative inoltre si inseriscono in un contesto che con l’approvazione del nuovo Statuto all’unanimità da parte dell’Assemblea degli Azionisti, ha visto Barabino&Partners trasformarsi in Società Benefit. Progetto avvenuto con il supporto di PwC e TLS in qualità di Advisor societari e legali. E in collaborazione con Cdr Tax&Legal. L’iniziativa di questi giorni, secondo le leggi del Diritto del Lavoro italiano, riguarda i dipendenti di Barabino&Partners SpA. A beneficio di dipendenti e collaboratori esteri rientranti nelle stesse categorie, verranno attribuiti riconoscimenti simili, secondo la disciplina del lavoro del paese. “Inoltre, in questa stagione partita con il vento in poppa di una crescita virtuosa e poi ingrigita da accadimenti bellici inquietanti per la collettività e la società civile, vogliamo trasferire il senso di stabilità che la nostra società ha come obbiettivo e valore quotidiano”, commenta ancora Luca Barabino. “Se il 2020 è stato l’anno della resilienza e il 2021 quello della condivisione, noi di Barabino&Partners riteniamo che nel 2022 l’impresa debba impegnarsi proprio nel nuovo valore della stabilità: primariamente verso le risorse che la compongono, ma anche nei confronti dei nostri interlocutori primari quali clienti, fornitori, comunità e territori di riferimento” “Un’iniziativa che si inserisce nel solco dell’avvertibile coesione dell’integrazione intra generazionale e delle varie sedi e competenze come si legge nella delibera del CdA approvata all’unanimità, nonché del senso di appartenenza delle risorse che compongono la nostra realtà”, afferma Federico Steiner, partner e general manager di B&P. “Peculiarità che auspichiamo possano continuare ad evolvere in modo sempre più virtuoso, rendendolo un ulteriore fattore di smarcamento da competitor e mercato”.

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Entro il 2023 il 66% delle aziende gestirà le finanze in cloud Un’era in cui le priorità delle società e dei chief financial officer sono decisamente cambiate

Secondo quanto evidenziato dalla ricerca Finanza del Futuro realizzata da Andaf e Workday e presentata durante il Workday Elevate, il 66% delle aziende italiane gestirà le finanze in cloud per fornire maggiore agilità ai team dei Cfo. “Dobbiamo entrare nell’ottica che i cfo oggi hanno un nuovo ruolo strategico contraddistinto da leadership e da una forte collaborazione con i direttori Hr e Cio: per questo hanno bisogno di nuovi strumenti digitali, veloci e in grado di fornire in real time report e insight su come si sta evolvendo il business aziendale”, spiega Federico Francini, country manager Workday per l’Italia. “Durante i periodi complessi, infatti, è difficile prevedere l’andamento del flusso di cassa aziendale: l’incertezza aumenta la necessità di una pianificazione più dinamica, ma questo è possibile solo con strumenti gestionali che possono aiutare l’azienda ad adattarsi velocemente ai nuovi scenari di business”. Come cambia il ruolo del cfo Tra l’altro, il ruolo del cfo sta evolvendo sempre di più in un business partner che fornisce analisi approfondite dei dati e supporta il business aziendale. La quantità di dati cresce in modo esponenzialmente sia internamente, sia esternamente: i cfo devono assicurarsi di disporre dei sistemi di gestione e analisi che consentano di avere insight e report sulle decisioni aziendali da prendere in una situazione di rapida evoluzione come quella attuale. Come mostra la ricerca, infatti, solo il 35% degli intervistati fa ampio uso di analisi avanzate in aree finanziarie chiave come pianificazione, budgeting e forecasting. “Emerge un’indicazione chiara per tutti i Cfo: la principale barriera all’utilizzo dell’analisi avanzata dei dati è una cultura aziendale incentrata sull’esperienza acquisita e sui dati storici piuttosto che sul processo decisionale basato sul procedimento analitico”, afferma Fabrizio Ceriotti, presidente Andaf Lombardia. ” I leader finanziari saranno i responsabili della trasformazione digitale all’interno delle organizzazioni: sono loro, infatti, il collegamento strategico di tutte le organizzazioni e grazie all’innovazione tecnologica applicata alla finanza potranno aggiungere valore all’impresa”.

LEGGI ANCHE: “Agilità, dati e machine learning”: la nuova gestione del personale secondo una delle aziende più innovative al mondo” Più formazione tecnologica per i cfo Sebbene le innovazioni tecnologiche stiano trasformando l’attività finanziaria, questo non vuol dire che i Cfo abbiano un team in grado di utilizzare al meglio la tecnologia a disposizione. Molti intervistati ammettono di non avere le competenze e i talenti di cui hanno bisogno: il 67% dei rispondenti ha dichiarato di aver bisogno una formazione adeguata. Per questi motivi, i leader finanziari stanno guardando a nuove aree di competenza e nuovi talenti da integrare all’interno del team: i data scientist sono i profili più ricercati con il 59% seguiti dagli statistici (32%) e dai system specialist (31%). “Questa attenzione agli specialisti dei dati e delle infrastrutture cloud rispecchia molto il modo in cui i CFO stanno ripensando il futuro del settore”, spiega ancora Federico Francini. “In uno scenario economico in continua digitalizzazione i leader finanziari devono unire la loro esperienza alle nuove tecnologie come la data analysis, l’artificial intelligence e la blockchain. Solo così saranno in grado di guidare l’azienda non solo dal punto di vista economico ma anche digitale con decisioni operative a livello di business per la crescita aziendale”. È evidente che l’ambito di lavoro dei cfo si è allargato svolgendo un ruolo strategico nelle organizzazioni aziendali e dovendo essere in grado di costruire relazioni efficaci con gli altri membri della C-suite: dall’It alle risorse umane, dal marketing al commerciale. Ciò significa collaborare con persone che hanno stili di lavoro, prospettive e priorità di business differenti. “In questo ambito sono due i punti cruciali”, spiega sempre Ceriotti. “In primo luogo i Cfo devono collaborare con l’It per allineare il proprio investimento con un piano strategico di crescita digitale. In secondo luogo i dipartimenti finanziari devono garantire che l’azienda sia in grado di sfruttare le tecnologie come il cloud e l’intelligenza artificiale per massimizzare il proprio business. Per questo i cfo devono andare oltre al concetto di business

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Calcio: il Real Madrid è il brand più forte e di maggior valore IN ITALIA, LA JUVENTUS GUIDA I MARCHI IN ASCESA PER VALORE ASSOLUTO, MENTRE IL MILAN È QUELLO CHE CRESCE PIÙ VELOCEMENTE AL MONDO Doppietta per il Real Madrid, che oltre a mantenere il titolo di football brand di maggior valore al mondo per il quarto anno consecutivo, diventa anche il marchio più forte, superando il Bayern. Parla chiaro il Brand Finance Football 50 2022, che vede il marchio della società spagnola raggiungere un valore di 1,5 miliardi di euro (+19%), risultato di una forte inversione di rotta rispetto al crollo del 10% dell’anno scorso, depresso dalle incertezze relative al Covid-19 e dal sentimento più debole dei fan a causa dell’allora vacillante piano per una Super League europea. Scorrendo la classifica stilata da Brand Finance, in termini di valore sul secondo gradino del podio troviamo il Manchester City FC (valore del marchio + 19% a poco più di € 1,3 miliardi), che ha superato l’FC Barcelona per la prima volta dal 2015. Un sorpasso dovuto anche alla registrazione delle entrate più alte del calcio mondiale nel 2021. Le elevate entrate del Manchester City possono essere attribuite alle prestazioni sul campo nella stagione 2022, ma la ricerca mostra che il marchio è cresciuto sia nelle percezioni che nel seguito, ottenendo ottimi punteggi in parametri come “il club è ambizioso” e “il club ha un seguito globale”. Al contrario, pur essendo un marchio AAA+ estremante forte, il Barcelona ha registrato una crescita modesta del 5% nel 2022, a 1,3 miliardi di euro, una relativa stagnazione rispetto ai concorrenti più vicini. Il club ha venduto in modo piuttosto controverso i diritti sul nome del famoso stadio Camp Nou a Spotify in una partnership, che la direzione spera sia l’inizio di una svolta al rialzo per le prospettive

commerciali del club. Italiane in classifica: Juventus in testa, ma nessuno cresce come il Milan Guardando al nostro Paese, Juventus FC (valore del marchio + 25% a 705 milioni di euro) ha mantenuto la sua posizione di marchio calcistico più forte in Italia di maggiore valore, grazie alla grande crescita assoluta (+140 milioni di euro), mentre AC Milan, anche grazie al notevole rafforzamento del brand aumentato di 6,8 punti fino a raggiungere il punteggio di 77,2 su 100 e un equivalente brand rating AA+, quest’anno aumenta il suo valore del 76% diventando così il marchio calcistico in più rapida crescita al mondo. In tal modo, l’AC Milan ha migliorato la sua classifica di valutazione del marchio di 12 posizioni, passando dal 29° al 17°. Nonostante tutto, però, il valore del marchio del Milan è oggi di 269 milioni di euro, ancora del 16% inferiore al valore del marchio pre-pandemia del 2019, pari a 321 milioni di euro. Più in generale, tutti i marchi calcistici italiani in classifica hanno ottenuto una forte crescita del valore del marchio, tra cui FC Internazionale Milano (valore del marchio + 30% a 495 milioni di euro), SSC Napoli (valore del marchio + 32% a 182 milioni di euro), AS Roma (valore del marchio + 49% a 181 milioni di euro) e Atalanta (valore del marchio + 52% a 123 milioni di euro). Inoltre, l’ACF Fiorentina (valutata per la prima volta a 95 milioni di euro) è una nuova entrata nella classifica di Brand Finance al 50 ° posto, portando la rappresentanza italiana totale a sette marchi nella top 50 mondiale.

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L’indice EY, che analizza i principali cambiamenti rilevati nelle abitudini dei consumatori nel settore della mobilità, posiziona l’Italia come Paese leader in Europa nell’adozione di veicoli elettrici

AUTO NUOVA PER 3 ITALIANI SU SARÀ ELETTRIC I RISULTATI DELL’EY MOBILITY CONSUMER INDEX: CRESCONO LE INTENZIONI DI ACQUISTO A ZERO EMISSIONI. CONSUMATORI ITALIANI I PIÙ SENSIBILI AL TEMA.

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Secondo l’ultimo EY Mobility Consumer Index, lo studio annuale condotto da EY su oltre 18 Paesi, inclusa l’Italia, con oltre 13 mila intervistati, il 52% di coloro che nel mondo intende comprare un’automobile acquisterà un veicolo elettrico (automobile completamente elettrica, ibrida plug-in e ibrida) – dato che per la prima volta supera il 50% – e rappresenta un aumento di 22 punti percentuali in soli due anni. L’indice EY, che analizza i principali cambiamenti rilevati nelle abitudini dei consumatori nel settore della mobilità, posiziona l’Italia come Paese leader in Europa nell’adozione di veicoli elettrici (il 73% degli intervistati è infatti intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico), seguita da Spagna (62%), Norvegia (61%), Svezia (52%), Regno Unito (49%), Francia (48%), Paesi Bassi (46%) e Germania (45%). Nel continente asiatico la Cina (69%) e la Corea del Sud (63%) sono in testa, seguono l’Australia (38%) e infine gli Stati Uniti (29%) con la percentuale più bassa nel campione preso in esame. La sostenibilità ambientale e la sua tutela rappresentano la ragione principale dietro la volontà di acquistare un veicolo elettrico, secondo il 38% degli intervistati. L’impatto dell’aumento generale dei prezzi, in particolare di quello del gas, ha comportato un incremento (34%) delle penalizzazioni per i veicoli con motore a combustione interna. Il sondaggio EY inoltre rileva che coloro che cercano di acquistare un veicolo elettrico sono disposti a pagare un sovrapprezzo: l’88% sarebbe disposto a pagare di più e il 35% a pagare un sovrapprezzo almeno del 20% (valori in linea con il 2021). Giovanni Passalacqua, Partner e Automotive Consulting Leader di EY, afferma: “Siamo di fronte a un momento particolarmente complesso per il settore dell’automotive ma allo stesso tempo di significativa trasformazione per quanto riguarda in particolare le abitudini dei consumatori. Secondo

l’EY Mobility Consumer Index, in Italia il 73% di potenziali acquirenti è orientato all’acquisto di veicoli elettrici, un risultato che sottolinea la sensibilità che gli italiani stanno maturando sulle tematiche legate alla sostenibilità. Risulterà dunque fondamentale nei prossimi anni accelerare sullo sviluppo di una rete infrastrutturale di ricarica adeguata ed efficiente. La crisi dei componenti elettronici e la situazione geopolitica mondiale stanno impattando fortemente il settore della mobilità in cui, oggi più che mai, è essenziale mettere a fattor comune tutti i player del settore per creare un ecosistema interconnesso, competitivo e sostenibile”. Partendo da questo contesto globale è possibile analizzare nel dettaglio il panorama italiano attuale e le potenziali evoluzioni del mondo e-mobility. Nel campione italiano, che vede oltre 300 intervistati, il 73% di potenziali acquirenti è orientato all’acquisto di veicoli elettrici. Un dato in aumento rispetto al 2021 che registrava un 63%. L’Italia risulta il Paese con la percentuale più alta tra quelli coinvolti nella survey EY, registrando una media globale del 52% a fronte del 42% nel 2021. Nello specifico, il 23% dei potenziali acquirenti di automobili prevede di acquistarne una completamente elettrica nel 2022, un dato nettamente in aumento rispetto all’anno scorso (9%) ma in linea con la media mondiale registrata quest’anno pari al 20%. Il 22% invece acquisterebbe un’ibrida plug-in, in leggero aumento dunque (21%) rispetto al 2021, dove la media globale è pari al 10%. Infine, il 28% acquisterebbe un’auto ibrida (nel 2021 era il 33%) a fronte di una media globale del 21%. Dall’Indice EY emerge che tra coloro che si dichiarano potenziali acquirenti di veicoli elettrici, il 47% sono Boomer, il 26% fa parte della Gen X, il 16% appartiene ai Millenials e il

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A: U4 CA 10% alla Gen Z. In Italia, tra chi è intenzionato ad acquistare quest’anno un’automobile elettrica, il 43% abita in un’area rurale, il 18% in una città di medie dimensioni, il 18% nel centro città di una grande città, il 12% in una piccola città/paese e il 9% nelle aree suburbane di una grande città. Secondo i dati di quest’anno, inoltre, il 36% degli individui intervistati dichiara di riuscire a ricaricare quotidianamente a casa il proprio veicolo elettrico, il 21% più volte a settimana, il 20% una volta a settimana, il 13% invece mai e il 10% occasionalmente. Per quanto attiene ai dati relativi alle intenzioni di acquisto nel Paese, il 38% degli individui dichiara che probabilmente acquisterà un’automobile (secondo la rilevazione dell’anno precedente era il 56%) contro una media mondiale del 45%. In particolare, si evince che il 5% della popolazione italiana intervistata è intenzionato ad acquistare un’automobile usata, mentre il 33% vorrebbe acquistare un’auto nuova. Con riferimento alle intenzioni di acquisto dell’auto per fascia d’età, tra coloro che si dichiarano intenzionati ad acquistare un’automobile nel 2022, il 38% sono Boomer, il 29% appartiene alla Gen X, il 21% ai Millenials e l’11% alla Gen Z. La media globale è così ripartita rispettivamente: 35% Millenials, 27% Boomer, 26% Gen X, 13% Gen Z. Per quanto attiene invece alle intenzioni di acquisto per area di residenza, tra chi ha intenzione di acquistare un’automobile nel 2022, il 43% abita in una area rurale, il 20% in centro città di una grande città, il 16% in una città di medie dimensioni, l’11% nelle aree suburbane di una grande città e il 10% in una piccola città/paese. In Italia nel 2022 si assiste ad una riduzione di circa il 17% nel numero di viaggi mensili effettuati per motivi di lavoro rispetto a prima del Covid-19; la riduzione registrata nel 2021

era del 6%. A livello globale ed europeo si registra un -11%. La riduzione media di spostamenti non legati a motivi di lavoro è circa del -9% rispetto a prima del Covid-19. La media europea ha registrato una riduzione del -7% mentre quella globale è stata del -8%. Nell’anno in corso, rispetto al periodo precedente al Covid-19, negli spostamenti per lavoro si è registrato -16% nell’uso dell’auto personale, -22% nell’uso di veicoli privati a due ruote e -12% nell’uso della micromobilità personale. La media globale è così ripartita: negli spostamenti per lavoro si è registrato -11% nell’uso dell’auto personale, -13% nell’uso di veicoli privati a due ruote e -10% nell’uso della micromobilità personale. Sempre negli spostamenti per lavoro si osserva -30% di utilizzo della micromobilità condivisa, +6% di utilizzo di taxi, -30% di utilizzo di car sharing/car club, +3% di persone che hanno utilizzato il noleggio auto e -29% di utilizzo del trasporto pubblico. La media globale è così ripartita: negli spostamenti per lavoro si è registrato -11% di utilizzo della micromobilità condivisa, -9% di utilizzo di taxi, -8% di utilizzo di car sharing/ car club, +5% di persone che hanno utilizzato il noleggio auto e -15% di utilizzo del trasporto pubblico. Si prevede che oggi rispetto a prima di Covid-19 ci sarà una diminuzione (-16%) nell’uso dell’auto personale, -22% nell’uso delle 2 ruote personali, -18% nell’uso della micromobilità, +6% nell’uso del taxi, -30% nell’uso del car sharing/car club, + 3% nel noleggio auto e -29% nell’uso del trasporto pubblico. La media globale è così ripartita: -11% nell’uso dell’auto personale, -13% nell’uso delle 2 ruote personali, -10% nell’uso della micromobilità, -9% nell’uso del taxi, -3% nell’uso del car sharing/car club, + 5% nel noleggio auto e -15% nell’uso del trasporto pubblico.

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IL MONDO DELLA PROGETTAZIONE

Archimede Ingegneria:

la bussola nel labirinto delle asseverazioni La società si occupa di definire la strategia, la gestione e il supporto progettuale, esecutivo, finanziario, amministrativo e fiscale, nell’ambito della costruzione di edifici e dello sviluppo di iniziative immobiliari

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I bonus edilizi hanno introdotto anche una serie di procedure a cui in passato erano assoggettati solo alcuni lavori. Una delle nuove procedure in atto con i bonus è l’asseverazione, ossia quella certificazione, nei modi previsti dalla legge, dello stato dei fatti, della documentazione e della conformità dei lavori rispetto a quanto dichiarato. Con questa serie di incentivi abbiamo imparato a conoscere la figura dell’asseveratore e i certificati di conformità indispensabili per accedere alle detrazioni fiscali. Nel caso in cui si compiano degli interventi di riqualificazione energetica il certificato di asseverazione rilasciato da un geometra o ingegnere qualificato serve per poter accedere alle detrazioni fiscali spettanti. In pratica grazie al certificato si dimostra che i lavori compiuti rispondono ai requisiti richiesti a livello tecnico per poter accedere alle detrazioni fiscali stabilite. Per i superbonus ad esempio l’asseverazione per dimostrare la congruità dei prezzi prevede una doppia verifica. Difatti, tra le varie verifiche che il tecnico dichiarante dovrà fare sarà anche la la congruità dei costi che dovranno rifarsi ad un tabellario ben specifico e definito dallo Stato. Una procedura piuttosto complicata che rischia di creare non pochi problemi alle aziende edili e ai committenti. Nel caso vi siano più

interventi sullo stesso edificio, ad esempio, la certificazione sarà sostituita da una dichiarazione rilasciata dal direttore dei lavori che comunque dovrà tenere conto di una serie di parametri a anche in questo caso ci si affida nella maggior parte dei casi a studi professionali specifici, proprio perché il certificato di asseverazione è differente in base alla tipologia di intervento che viene effettuato e deve riguardare tutta la tipologia dell’intervento. Tra le aziende leader che si occupano di asseverazioni c’è senza dubbio l’Archimede Ingegneria Srl. Il percorso professionale in ascesa riprende un po’ il nome che i professionisti hanno voluto dare all’azienda. Archimede, infatti, era il grande matematico, fisico e inventore siracusano che grazie ai suoi studi, già nel 200 a.c. innovò le conoscenze dell’epoca, segnando un vero e proprio spartiacque nell’evoluzione dell’uomo. Proprio dallo spirito innovativo di questo grande

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REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

studioso prende le mosse l’omonimo progetto di un’azienda ingegneristica che sta ottenendo grandi risultati nel settore dell’efficientamento energetico e sismico. Archimede Ingegneria Srl, infatti, si occupa di definire la strategia, la gestione e il supporto progettuale, esecutivo, finanziario, amministrativo e fiscale, nell’ambito della costruzione di edifici e dello sviluppo di iniziative immobiliari. In questo periodo così complesso, dove il panorama dell’edilizia è costellato di bonus di vario tipo, risulta ancor più importante conoscere gli attori in campo per co- struire un rapporto fiduciario con l’azienda e svolgere in tutta tranquillità i lavori finanziati dai crediti fiscali. Proprio in questo settore si sta distinguendo Archimede Ingegneria. In Archimede Ingegneria l’area dedicata all’architettura si occupa di tutte le verifiche urbanistiche e delle tre fasi

progettuali (preliminare, esecutiva e definitiva), attraverso lo studio creativo degli spazi interni ed esterni. Abitazione privata o esercizio commerciale, spazio ricettivo o luogo di lavoro: qualsiasi sia la destinazione d’uso, Archimede Srl fornisce servizi di consulenza immobiliare e perizie tecniche. Un servizio chiavi in mano per costruzione e ristrutturazione di interni. Un insieme di prestazioni coordinate che segue l’unica tra le direzioni possibili: quella dell’eccellenza. All’interno di questo gruppo così importante afferiscono tante professionalità, con il privilegio di poter contare sempre su un unico interlocutore. “Ciò che vogliamo rappresentare – fanno sapere a Progetti & Finanza da Archimede Ingegneria - è un nuovo modello operativo nel quale ogni servizio confluisce in un unico percorso organizzato dando tutta la tranquillità e la trasparenza di cui il cliente ha bisogno”. Archimede Ingegneria Srl ha investito nella creazione di gruppi di lavoro che uniscano capacità di coordinamento tecnico del progetto alla integrazione di competenze diverse. In collaborazione con Gargano Esco e Bono Ingegneria, si effettuano lavori di riqualificazione energetica. Maggiori informazioni sono presenti sul sito di riferimento, www.archimedeingegneriasrl.it.

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Bonus 200€ A chi spetta e come ottenerlo In arrivo a Luglio è un contributo del governo per combattere gli aumenti

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Quest’anno avremo tutti, o quasi tutti, 200 euro in più sulla busta paga, sulla pensione o comunque con un assegno che ci darà lo Stato. L’unico requisito è non superare i 35000 euro all’anno di reddito. Bonus Inflazione, lo ha chiamato così Draghi in conferenza stampa dopo l’approvazione del nuovo Decreto Aiuti (recante “misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi Ucraina”). Di cosa si tratta? Di un contributo agli italiani per contrastare l’aumento dei prezzi dovuto alla guerra, pensato per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Come si otterrà? I dipendenti in busta paga (i datori di lavoro, dei settori pubblico e privato, riconoscono il bonus in via automatica e verificano in sede di conguaglio se effettivamente spetta al dipendente oppure no e provvedono eventualmente al recupero dell’importo), i pensionati dall’INPS a luglio, gli autonomi con le modalità che a breve verranno rese note, sarà esteso anche alle colf, che in un primo momento erano state escluse, e a tutto il mondo dei lavoratori domestici. Il beneficio viene concesso inoltre ai lavoratori cosiddetti stagionali, la condizione è che nel 2021 abbiano avuto un reddito inferiore a 35mila euro. Ma l’aumento dell’inflazione secondo i calcoli ci costerà circa 2000 euro a famiglia all’anno che salgono a 2300 per una coppia con un figlio; del resto è sufficiente vedere le ultime bollette per rendersene conto… pertanto, a calcoli fatti, queste duecento

euro andranno nel carrello della spesa oppure con le bollette. Bonus da 200 euro: non mensile, non annuale ma una tantum, dunque erogato in un’unica soluzione e rivolto ad alleviare le difficoltà economiche delle famiglie che sono alle prese con i forti rincari delle ultime settimane. Inizialmente esclusi i percettori del reddito di cittadinanza e chi prende l’assegno di disoccupazione, con la nuova bozza giunta il 5 maggio sul tavolo del CDM si chiarisce che il bonus si applica anche ai beneficiari del reddito di cittadinanza. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco ha parlato di “oltre 6 miliardi” per finanziare il bonus ma soltanto per l’estensione ai beneficiari del reddito di cittadinanza il Governo ha dovuto prevedere un contributo extra di 180 milioni di euro. Ricapitolando: ai lavoratori dipendenti e ai pensionati i 200 euro arriveranno in automatico rispettivamente con lo stipendio e con l’assegno pensionistico. Non va quindi inoltrata alcuna domanda. Diverso il caso dei lavoratori autonomi e professionisti, per i quali dovrebbe essere creato un fondo ad hoc, sulla falsariga dei contributi straordinari introdotti durante l’emergenza Covid. Ma sarà un Decreto Ministeriale successivo (che sarà emanato entro 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti) a definire le modalità di erogazione del Bonus. Chi paga? Se vi chiederete chi dovrà pagare tutti questi fondi e penserete che sarà a carico vostro con le tasse, vi sbagliate perché il prelievo viene fatto con una tassa sulle imprese dell’energia per i profitti extra PIO SAVELLI

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BONO à t i l a u q i d i t t e g o r p a m fir

Ffs celebra i 20 anni Infuturo la sfida è al greenwashing Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali: sono i numeri del Forum per la Finanza Sostenibile Venti anni di attività e 130 soci dai 15 iniziali. Sono i numeri impegnerà anche nel monitoraggio sia dell’evoluzione nordel Forum per la Finanza Sostenibile che ha celebrato i suoi mativa, sia dei fenomeni e delle tendenze di mercato, con20 anni di attività nell’evento conclusivo della Settimana centrandosi in particolare su investitori istituzionali e retail, SRI 2021 dedicato allo stato dell’arte e alle sfide future della Pmi e terzo settore. Fondamentale sarà per l’associazione finanza sostenibile in Italia. Il Forum dalla sua fondazione il lavoro per la trasparenza e contro il greenwashing e il lavora per promuovere gli investimenti sostenibili attraver- socialwashing, così come proseguire nella promozione del so attività di ricerca, divulgazione e formazione e aggrega dialogo tra investitori e imprese, attraverso iniziative di ensoci che a diverso titolo promuovono la finanza sostenibile, gagement collaborativo. A queste sfide si accompagnano GARANZIA ASSISTENZA stimolando il dialogo tra i diversi attori. «I risultati di questi quelle dell’educazione finanziaria e realizzato della comunicazione, Garanzia sull’intervento Servizio completo ad amministratori, proanni hanno mostrato le enormi potenzialità della finanza con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei temi chiaASSISTENZA POST INTERVENTO gettisti e singoli condomini sostenibile e l’importanza del lavoro del Forum su temi di- ve della finanza sostenibile, aumentare la consapevolezza Monitoraggio risultatidelconseguiti e cone portare dei il contributo Forum al dibattito ventati ormai centrali nelle agende politiche e nelle strate- dei cittadini SEMPLIFICAZIONE trollo delle performance dei prodotti utilizdegli operatori finanziari – ha commentato il presidente pubblico. Unico gie interlocutore responsabile (progetdel Forum Gian Franco Giannini Guazzugli − È una grande «La crescita zati della base associativa e delle attività del Forum tazione, realizzazione, acquisizione credito, soddisfazione celebrare oggi questo anniversario, guar- per la Finanza Sostenibile è andata di pari passo in questi ECONOMIE DI normativa SCALA a livello europeo e con gestione finanziaria) gli sviluppi della dando avanti alle prossime sfide che ci attendono in que- anni con la progressiva integrazione dei fattori ambientali, sociali sta fase di ripresa verso obiettivi di sviluppo sostenibile». Riduzione dei costi necessari nelle varie CERTIFICAZIONE governance da parte degli operatori finanziari La prima sfida per il Forum è dare il proprio contributo – e di buona fasi in ragione di una gestione organica Certificazione progettazione dell’interin termini sulla di divulgazione, formazione e ricerca – al rag- e delle aziende – ha dichiarato il segretario generale del unitaria dell’intero intervento e dell’esecuvento giungimento e sulla procedura di maturazione del degli obiettivi climatici e alla realizzazione di Forum Francesco Bicciato – Spesso il Forum ha avuto con zione contemporanea un considerevole il ruolo di indicare ladi strada e anticipare tentransizione ecologica giusta e inclusiva. Di pari passo, soddisfazione creditouna fiscale di interventi l’associazione punta ad accompagnare lo sviluppo della denzenumero ed evoluzioni del mercatoanaloghi Sri. Con entusiasmo racfinanza sostenibile, promuovendo il riorientamento degli cogliamo le sfide del futuro: la trasparenza, la ricerca, la investimenti verso obiettivi di sostenibilità e una sempre divulgazione, il contributo per una transizione giusta e la più profonda integrazione dei fattori ambientali, sociali e promozione del dialogo costruttivo con le istituzioni e gli Sedi&contatti Sede legale nelle politiche aziendali. Il Forum si attori economici E-mail: pubblici e privati». di buona governance

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Mascherine e greenpass le nuove regole in Italia PIO SAVELLI

Addio mascherine, addio Green Pass… per ora almeno! Dal primo maggio l’Italia ha fatto il passo più importante da un anno a questa parte nell’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid. Giusto o sbagliato che sia il Governo, allineato con quanto fatto dagli altri Paesi, ha deciso di rimuovere praticamente ogni restrizione nonostante il numero dei casi sia ancora altissimo; sappiamo bene che, soprattutto grazie ai vaccini, è molto meno probabile che chi si ammali finisca in terapia intensiva o che muoia, ma molti esperti continuano a nutrire dubbi sulla decisione di eliminare tutte le regole. Le nuove regole del Covid sono in vigore: per Green Pass e mascherine sono scattate differenti disposizioni: La certificazione verde non sarà necessaria in tutti i luoghi al chiuso dove finora veniva richiesta e non dovrà essere più mostrata in bar, ristoranti, feste, ricevimenti, discoteche, trasporto pubblico locale, trasporto a lunga percorrenza, palestre, stadi, concorsi pubblici, sale gioco, centri benessere, centri universitari, mense, palazzetti dello sport e in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati. Rimane la richiesta di esibizione del Green Pass rafforzato solo in ospedali ed RSA fino al prossimo 31 dicembre. Fino al 31 maggio, invece, chi entra nel territorio italiano dovrà esibire il Green Pass base, quello cioè ottenuto con vaccinazione, certificato di guarigione dal Covid o tampone, per salire a bordo di aerei, treni e altro, come avviene anche in altri Paesi. Cade invece l’obbligo di compilare il modulo PLF (Passenger locator form). Non servirà più alcuna certificazione per alloggiare in albergo o in qualsiasi altra strutture ricettiva. Dunque si può dire addio (o arrivederci) al Green Pass, con due eccezioni: l’ingresso in Italia (fino al 31 maggio) e le visite negli ospedali (fino al 31 dicembre). Per quanto riguarda le mascherine ne viene abolito l’obbligo al chiuso e più precisamente in negozi, luoghi di lavoro, palestre e discoteche.

L’obbligo di utilizzare le mascherine Ffp2 è in vigore, fino al prossimo 15 giugno: sui mezzi di trasporto come aerei, treni, traghetti, autobus che collegano più di due regioni, autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente, trasporto pubblico locale o regionale, mezzi di trasporto scolastico per gli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado; nei cinema, teatri, sale da concerto, locali di intrattenimento e musica dal vivo al chiuso; negli edifici sempre al chiuso in cui si disputano eventi e competizioni sportive; negli ospedali, nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, nelle RSA, nelle strutture di lungodegenza. Viene comunque specificato nell’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza datata giovedì 28 aprile che resta «raccomandato» indossare le mascherine in tutti i luoghi pubblici al chiuso e in tutti luoghi aperti al pubblico. Per quanto riguarda le scuole rimane l’obbligo per i docenti, gli studenti sopra i sei anni, il personale scolastico e anche gli esterni (genitori, fornitori, cuochi) nel momento in cui accedono all’interno degli edifici scolastici di indossare le mascherine fino alla fine dell’anno scolastico (esami di terza media e di maturità compresi) ma non è obbligatorio indossare le Ffp2, è sufficiente la chirurgica. Per quanto riguarda il lavoro, negli uffici pubblici il dispositivo di protezione è «raccomandato» mentre nelle aziende private le regole saranno decise da accordi interni tra l’azienda e i lavoratori. Anche laddove prevista sono esonerati dall’obbligo di indossare la mascherina i bambini sotto i 6 anni di età; le persone che, per la loro invalidità o patologia, non possono indossare la mascherina e gli operatori o le persone che, per assistere una persona con disabilità, non possono a loro volta indossare la mascherina (per esempio: chi debba interloquire nella L.I.S. con persona non udente). Nonostante le nuove disposizioni il Ministero della Salute raccomanda di valutare l’uso delle mascherine soprattutto quando c’è il rischio di assembramenti.


SuperBonus 110%

A cura di Dario Gucci Avvocato

Il nuovo rito in materia di appalti pubblici. Lo strano caso del comma 2 bis dell’art. 120

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Il processo amministrativo è la sede naturale ove si dirimono le controversie in tema di procedure per l’assegnazione di contratti pubblici. Nell’attuale stesura l’art. 119 del Codice del processo amministrativo prevede che siano sottoposti allo speciale rito abbreviato quei ricorsi avverso i provvedimenti concernenti le procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi e forniture. Anche gli eventuali ricorsi incidentali o motivi aggiunti che insistono nel medesimo contenzioso in tema di appalti pubblici seguono, ovviamente, la stessa sorte procedimentale. Il codice del processo amministrativo – D.Lgs. 104 del 2010 - destina così uno speciale rito abbreviato a detta materia i cui principi possono essere rilevati agli artt. 119 e 120. Gli arresti giurisprudenziali nel tempo susseguitisi hanno contribuito a plasmare de facto la disciplina e, a volte, anche ad introdurre nuovi principi poi acquisiti dal legislatore in sede normativa (primo fra tutti l’istituto del soccorso istruttorio disciplinato dall’art. 83 comma 9 del Codice degli Appalti pubblici e l’opzione di prevalenza della sostanza sulla forma ad esso sottesa). Il Codice degli appalti pubblici – D.lgs. 50 del 2016 – ha ampliato la cognizione del Giudice amministrativo in tema di appalti estendendola a tutti gli atti dell’ANAC in detta materia: gli atti di regolazione, i pareri vincolanti resi sulle questioni insorte in sede di gara e le raccomandazioni vincolanti rivolte alle stazioni appaltanti per sollecitarne il potere di autotutela (art. 120, comma 1 del Codice del processo amministrativo come modificato dall’art. 204 del Codice degli appalti). Questi per sommi capi i tratti salienti del rito abbreviato ex art. 119: Termini processuali ordinari dimezzati con l’eccezione degli atti introduttivi del giudizio in primo grado (notificazione ricorso, ricorso incidentale e motivi aggiunti) e della notifica dell’appello cautelare. Udienza di merito immediata a seguito di ordinanza cautelare favorevole al ricorrente, da fissare alla prima udienza utile, decorsi trenta giorni dal deposito dell’ordinanza stessa. Pubblicazione immediata del dispositivo (entro 7 giorni dalla decisione) su richiesta di anche una sola delle parti avverso il quale parte soccombente può proporre tanto istanza di inibitoria in via autonoma quanto attendere il deposito della sentenza con la motivazione e valutare un’eventuale impugnazione. Va inoltre sottolineato che il rito veloce presso i giudici amministrativi accomuna oltre che le questioni di appalti pubblici anche molte altre tematiche. Tra tante è bene ricordare i provvedimenti delle autorità amministrative indipendenti, i provvedimenti in tema di privatizzazioni o in tema di Enti, aziende o società costituite dagli enti locali, espul-

sione di stranieri. Tutte norme ben soppesate, finalizzate ad incrementare la velocità del giudizio amministrativo senza eccessivo detrimento della qualità della funzione giurisdizionale. Va aggiunto che molte norme sono frutto del recepimento sul piano normativo tanto degli interventi delle stesse corti amministrative nazionali – T.A.R. e Consiglio di Stato – quanto della Corte di Giustizia europea che hanno svolto nel tempo una vera funzione “nomopoietica” di integrazione delle norme esistenti. Più di recente il Codice del processo amministrativo ha subito una nuova modifica da parte del Codice degli appalti. Ci si riferisce al comma 2 bis dell’art. 120 del Codice del processo (D.Lgs. 104/10), comma inserito dall’art. 204, comma 1, lett. b), D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50, a decorrere dal 19 aprile 2016, ai sensi di quanto disposto dall’art. 220 del medesimo D.Lgs. n. 50/2016. La novella introdusse una significativa modificazione del rito abbreviato ex. art. 119 citato: un vero e proprio nuovo rito accelerato specifico in materia di appalti, potremmo dire un rito ad hoc solo per dette questioni. Poiché non si potevano accelerare i tempi ulteriormente, pena la caduta di qualità della giurisdizione amministrativa, la novella è intervenuta istituendo una forma di giudizio preliminare. Ma veniamo al testo della nuova norma in vigore dal 19 aprile 2016: 2-bis. Il provvedimento che determina le esclusioni dalla procedura di affidamento e le ammissioni ad essa all’esito della valutazione dei requisiti soggettivi, economico-finanziari e tecnico-professionali va impugnato nel termine di trenta giorni, decorrente dalla sua pubblicazione sul profilo del committente della stazione appaltante, ai sensi dell’articolo 29, comma 1, del codice dei contratti pubblici adottato in attuazione della L. n. 11. L’omessa impugnazione preclude la facoltà di far valere l’illegittimità derivata dei successivi atti delle procedure di affidamento, anche con ricorso incidentale. E’ altresì inammissibile l’impugnazione della proposta di aggiudicazione, ove disposta, e degli altri atti endo-procedimentali privi di immediata lesività. La novella fece divenire obbligatoria l’impugnazione dei provvedimenti di esclusione e di quelli di ammissione alla gara, in ordine ai requisiti soggettivi dei concorrenti, entro trenta giorni dalla loro pubblicazione e i relativi vizi non potevano più essere eccepiti in sede di contestazione dell’aggiudicazione. Si veniva così ad istituire una fase prodromica in cui era possibile porre al vaglio della Giustizia amministrativa i provvedimenti di ammissione e di esclusione, ripetesi, in ordine ai requisiti

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soggettivi dei concorrenti, prima dell’inizio della gara pubblica vera e propria. Le controversie di ammissione venivano così risolte prima dell’inizio della gara affinché sulla “linea di partenza” si conoscessero già nomi dei legittimi partecipanti alla gara e si sapesse per certo che i concorrenti erano tutti ugualmente in possesso dei requisiti necessari alla partecipazione. Un notevole passo in avanti verso una migliore certezza e buon andamento delle gare pubbliche. Come contraltare si prevedeva inoltre che non era possibile rimettere in discussione, dopo l’aggiudicazione, le fasi precedenti all’inizio gara. Quest’ultimo aspetto era importante quanto il primo. La preclusione di nuova istituzione aveva una chiara funzione deflattiva del contenzioso successivo all’aggiudicazione. Il contenzioso in tema di appalti è stato da sempre affetto da questioni che att senevano possibili vizi non della procedura o della qualità dell’offerta di gara, ma proprio dei requisiti di partecipazione o delle dichiarazioni ad essi relative. Tutto questo avveniva peraltro a gara conclusa, in un giudizio ove i vari partecipanti spesso attraverso molteplici ricorsi incidentali rivangavano le questioni di ammissione. Grande era anche lo sforzo del Giudice amministrativo che a gara svolta doveva ripercorrere la fase antecedente di ammissione valutando preliminarmente la posizione dei soggetti partecipanti. Alle indiscusse qualità del nuovo sub-rito abbreviato degli appalti hanno fatto seguito anche delle critiche che ne hanno messo in luce gli aspetti negativi: Tempi eccessivamente ristretti e mancanza degli elementi utili per proporre il ricorso. Il rito abbreviato ex art. 119 del codice del processo amministrativo pur accelerando di molto di tempi processuali aveva tutelato il ricorrente nelle tempistiche di proposizione dell’atto introduttivo mantenendo i termini ordinari nella prima fase dell’azione legale. Si riteneva che il ricorrente dovesse cioè avere il tempo di apprestare le difese. Invece nel nuovo “sub-rito” del comma 2bis dell’art. 120 il termine di notifica del ricorso ed atti omologhi era dimezzato a 30 giorni quando invece in tema di requisiti di ammissione era notoriamente difficile per i ricorrenti avere in tempi brevi informazioni e documenti utili a far valere gli eventuali vizi. Anche i successivi termini processuali erano stati ulteriormente abbreviati come da comma 6bis del citato art. 120. Occorreva infatti che le stazioni appaltanti fossero assolutamente trasparenti e che il diritto di accesso agli atti fosse attuato in modo particolarmente rapido con meccanismi di diffusione automatica dei provvedimenti di valutazione dei requisiti soggettivi e della documentazione sottostante. Il codice degli appalti ha sì previsto delle discipline ad hoc come nel caso dell’art. 76 ove si prevedono al comma 2 bis dei meccanismi automatici di pubblicità a tutti i partecipanti alla gara dei provvedimenti di ammissione od esclusione, comma però che è stato inserito solo nel 2019 con il D.L. 32/19 convertito con Legge n. 55/19, lo stesso provvedimento normativo che, come verrà esposto in seguito, abrogherà tout court il “sub-rito” di cui al comma 2 bis. Eccessivo costo del contenzioso che verrebbe così duplicato: un giudizio per i requisiti di ammissione ed un eventuale diverso giudizio per la gara effettiva. L’onere di impugnazione autonoma del giudizio di ammissione alla gara e la successiva preclusione che si riverbera sull’eventuale controversia che ha ad oggetto l’aggiudicazione della gara

impone necessariamente al ricorrente che lamenti vizi nella prima fase di valutazione di instaurare un lungo percorso giudiziario in più fasi con moltiplicazione dei costi. Va ricordato altresì che la materia degli appalti è quella che sconta il contributo unificato più alto in assoluto e che in gare con più partecipanti le occasioni di contenzioso sono molteplici. Un vero depotenziamento del diritto di difesa attuato in favore della certezza della legittimità della procedura e della successiva fase di gara. Possibile carenza di interesse del ricorrente. Il moltiplicarsi dei contenziosi sopra riferito avrebbe un ulteriore risvolto negativo: si darebbe adito ai vari partecipanti alla gara di impugnare i provvedimenti della fase di ammissione senza sapere di avere un effettivo interesse a coltivare il contenzioso in quanto non si conoscono gli esiti della gara medesima. Si pensi ad un aspro contenzioso sull’ammissione di un concorrente mosso da impresa partecipante che poi non risulterà aggiudicataria. Si induce così l’azione legale preventiva di un soggetto che risulterebbe poi, all’esito della gara, privo di interesse. Volendo estremizzare nessun concorrente in fase preliminare di ammissione ha un interesse specifico in quanto nessuno può conoscere preventivamente se sarà alla fine portatore di un interesse attuale in quanto non si possono prevedere gli esiti della gara pubblica. Con il sub-rito ex comma 2 bis la legittima composizione del parterre dei partecipanti alla gara assurge a fine, a diritto autonomo dei singoli ed anche all’interesse pubblico. Ciò ha come costo un sistema aggravato di doppia tutela dinanzi al Giudice amministrativo. Un ricorso per ogni fase. Alla fine - e questa è la parte più singolare della vicenda - dopo appena tre anni di vigenza, con il D.L. 32/19 convertito con Legge n. 55/19 il rito in questione viene abrogato, espunto completamente dal tessuto normativo, e vengono istituite delle forme più cogenti di pubblicità dell’attività endoprocedimentale della Stazione appaltante come indicato al superiore punto 1. Questo rito speciale ha avuto dunque una vigenza molto limitata nel tempo, introdotto dal nuovo codice degli appalti dal 19 aprile 2016 ed abrogato il 18 giugno 2019 dal citato D.L. 32/19 (esattamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto - G.U. 14 del 18 giugno 2019), fatti salvi i procedimenti in corso. In conclusione, nel giro di appena tre anni con un vero e proprio “revirement” il Legislatore è passato da un criterio di stretta legalità della gara di appalto ad un criterio di tutela degli interessi economici e dell’affidamento delle imprese partecipanti. Infatti, se prima veniva tutelata la legittimità della gara e la qualità della scelta del contraente da parte della Pubblica Amministrazione ora l’interesse volge più semplicemente verso una celere definizione processuale della vicenda e verso la tutela dei diritti economici dell’impresa. Tutto questo in pochi anni. Nel 2020 infatti con il D.L. 76 2020, in piena emergenza sanitaria, si è velocizzata la fase decisionale del processo amministrativo in tema di appalti e si è potenziato il ristoro per equivalente per non caducare gli effetti dei contratti di appalto illegittimamente stipulati. Finalmente un Legislatore con una visione più vicina all’impresa. Ma questa è altra questione e merita un autonomo approfondimento.


Digital communication

A cura della dott.ssa Valentina Apicella Esperto in Digital Communication

Crisi Energetica, strumenti e strategie per superarla

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In questo contesto la sicurezza energetica è sicuramente la priorità. In Europa, il gas rappresenta circa un quarto del mix energetico. L’UE importa il 90% del gas che consuma, e oltre il 40% del suo consumo totale di gas proviene dalla Russia. Imprese e governi hanno come obiettivo prioritario la messa in sicurezza della produzione e l’incremento della resilienza del sistema energetico nazionale, per evitare blackout e contingentamenti della produzione. Un ruolo importante è affidato alle energie rinnovabili, che producendo elettricità a livello locale possono contribuire all’indipendenza energetica. Ad oggi, il principale ostacolo ad una rapida transizione non è la mancanza di capitali ma la lentezza delle procedure burocratiche. L’economia circolare può essere un modello di riferimento in questo scenario, non solo riuso e riciclo, ma ripensare il ciclo produttivo per minimizzare l’impiego di materie prime vergini e lo smaltimento in discarica dei prodotti finiti. Un’economia maggiormente circolare si traduce in minori costi per materie prime e catene di fornitura più corte. Laddove possibile, è di fondamentale importanza anche l’autoproduzione di energia elettrica con l’installazione di pannelli fotovoltaici. È noto l’incremento nell’utilizzo di carbone registrato da Paesi come la Germania, che si è avuto a seguito della crisi del gas russo. Nel medio periodo, però, queste tensioni geopolitiche possono in realtà portare ad una accelerazione sul lato della transizione energetica, che altrimenti sarebbe dipesa maggiormente dal gas. Di fatto, la situazione attuale accelererà gli

investimenti in energia rinnovabile e in nuove tecnologie, come il biometano da rifiuti urbani e dalla zootecnica e nel medio periodo l’idrogeno verde. Questa crisi può essere l’opportunità per evidenziare un concetto importante: non esiste una fonte energetica a costo zero. Guardando al caso italiano, il carbone deve essere abbandonato al più presto se vogliamo limitare l’aumento della temperatura globale, mentre il nucleare è al centro di un atteso dibattito, ma di fatto ad oggi è assente nel mix energetico. Se fino a poco tempo fa gli investimenti sostenibili erano visti come una classe a sé stante, con rendimenti inferiori a fronte di un impatto ambientale o sociale positivo, negli ultimi anni si è iniziato a capire quanto la sostenibilità giochi un ruolo fondamentale nei processi di creazione di valore e di mitigazione dei rischi aziendali. L’Italia consuma ogni

anno 70 miliardi di metri cubi di gas, pari a circa il 42% del mix energetico nazionale. Di questi, il 40% è gas russo. Il nostro Paese, in assenza di energia nucleare e avendo la necessità storica di superare il carbone come fonte energetica, si trova con un mix energetico fatto di gas e rinnovabili. Difficilmente potremo apportare modifiche a questa situazione strutturale, specie nel breve periodo. Quello che però possiamo fare è cercare di diversificare la quota di gas che oggi compriamo dalla Russia, puntando sul biometano. L’Italia ha una posizione di leadership nel settore, in cui ci si aspetta una crescita sostanziale nei prossimi anni. Infine, come già ricordato, importanza fondamentale rivestono le energie rinnovabili e nuove tecnologie come l’idrogeno verde, che possono aiutare a decarbonizzare le industrie hard-to-abate.

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A cura dell’Avv.

parere legale

Paolo Caputo

Info e contatti: studiopaolocaputo@libero.it

Patrimonio netto negativo causato dalla crisi da Covid: parere favorevole del Consiglio di Stato alla partecipazione alle gare pubbliche Si riporta un’interessante sentenza del consiglio di Stato che su richiesta dell’Anac, ha rilasciato parere favorevole alla partecipazione alle gare pubbliche delle aziende con un patrimonio netto negativo, causato dagli eventi sismici del 2016 e dalla emergenza sanitaria da Covid-19. Con nota del 19 giugno 2020, il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) aveva richiesto il parere del Consiglio di Stato sulla estensione della derogabilità del requisito patrimoniale previsto dall’articolo 79, comma 2, lettera c) del d.P.R. n. 207 del 2010 (consistente nel valore positivo del patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio di esercizio, da parte dei soggetti esecutori di lavori pubblici) anche alle fattispecie prese in considerazione dagli interventi normativi di sostegno alle imprese colpite dagli eventi sismici del 2016 e dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19. Col parere del 4 maggio 2022, n. 804 la prima sezione del Consiglio di Stato ha rilasciato parere favorevole a tale richiesta affermando che “…in virtù di una lettura sistematica del delineato quadro normativo, sia consentito il rilascio delle attestazioni di qualificazione alle imprese che, in conseguenza degli eventi sismici del 2016 e della recente emergenza epidemiologica da Covid-19, presentino un patrimonio netto di valore negativo.” “Il via libera del Consiglio di Stato ad Anac nella tutela delle imprese in crisi a causa del Covid ai fini della partecipa-

zione agli appalti conferma i nostri sforzi per facilitare le aziende nel prender parte alle gare pubbliche e aggiudicarsi i lavori pubblici. E’ una sentenza importante: le imprese vanno sostenute e non penalizzate”. Così Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, commenta il parere del Consiglio di Stato. “Anac ha sostenuto il principio che le imprese debbano poter partecipare alle gare pubbliche per l’aggiudicazione dei lavori pubblici anche se con patrimonio netto di valore negativo a causa della crisi conseguente al Covid. Gli obiettivi che il Paese si è dato con il Pnrr vanno sostenuti e portati avanti, superando vincoli burocratici ed eccessiva rego-

lamentazione. Vanno salvaguardate l’economia e l’occupazione. Per questo abbiamo portato avanti l’idea di derogabilità del requisito di idoneità economico-finanziaria da parte dei soggetti esecutori dei lavori pubblici. Ritenevamo che tale deroga fosse giustificata, ed ora il Consiglio di Stato ci ha dato ragione”. “Il meccanismo posto in essere al fine di scongiurare conseguenze dannose per le imprese consiste nella temporanea sospensione dell’applicazione nei confronti delle imprese colpite dalla crisi, delle norme del Codice civile che disciplinano la ricapitalizzazione delle perdite di esercizio e lo scioglimento della società”, conclude. FONTE: www.appaltiecontratti.it


A c u r a d i To m m a s o M a z z i o t t i Presidente C.d.A. Cred.it Spa

economia a 360°

Energia: in Italia cresce nel 2021 la qualità energetica degli immobili

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Riporto di seguito una interessante ricerca condotta da Fiaip (Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti), Enea e l’Istituto per la Competitività (I-Com) sulla qualità energetica degli immobili, secondo la quale nel 2021 è cresciuto il numero di immobili compravenduti nelle classi energetiche più performanti e si è registrato un 30% di acquisti di nuove costruzioni in classe A1 a fronte di una stabilità della qualità energetica degli edifici e abitazioni, che si mantengono però ancora ben distanti dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030. L’indagine evidenzia come la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G nel 2021 risulti ancora prevalente. Accanto a questo dato si è registrato un netto aumento delle compravendite (+34%), accompagnato da un buon incremento delle ristrutturazioni e per gli agenti immobiliari Fiaip sono evidenti i primi impatti sul mercato della misura del Superbonus 110% nonché un consolidamento di tutti gli “incentivi fiscali green”. Lo studio rileva come la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G risulti ancora la più diffusa nel corso del 2021, anno nel quale è comunque emersa un’accelerazione della qualità energetica degli immobili ristrutturati e usati. Questo anche grazie al beneficio degli incentivi fiscali e nello specifico al Superbonus 110%, che ha trovato la sua concreta applicazione proprio nel 2021, dopo un anno nel quale i cittadini, a causa della pandemia, hanno dato priorità più alla ricerca di abitazioni dotate di maggiori spazi interni ed esterni che non all’efficienza energetica e alla sicurezza sismica. A fronte della prevalenza di transazioni di edifici collocati nelle classi energetiche più basse, si evidenzia come nelle zone di estrema periferia gli immobili compravenduti appartengano per quasi l’80% alle classi energetiche meno performanti (E, F e G), mentre nelle zone di pregio la percentuale di immobili nelle prime classi energetiche (A e B) è al 36%. Allo stesso modo il rapporto annuale Fiaip - ENEA - I-Com evidenzia l’esistenza di un potenziale di efficientamento molto elevato per gli edifici da ristrutturare, tuttora in larga parte energeticamente inefficienti (90% delle transazioni immobiliari nelle ultime tre classi energetiche). Se da una parte il dato degli immobili nuovi si attesta su un valore molto elevato (77%, sostanzialmente costante negli ultimi quattro anni), gli immobili ristrutturati stanno recuperando la caduta registrata tra il 2019 e il 2020, dopo la netta crescita del triennio 2017-2019, attestandosi al 32% nel 2021. Secondo la percezione degli agenti immobiliari il 60% degli acquirenti di immobili ha una sufficiente consapevolezza dell’importanza dell’efficienza energetica, mentre solamente il 22% ha una consapevolezza poco adeguata (20%) o insufficiente (2%). Rispetto invece alla capacità di valorizzare adeguatamente la qualità energetica degli immobili residenziali, il panel degli intervistati ritiene che quasi il 40% di chi vende immobili abbia una buona (23%) o molto buona

(15%) capacità di valorizzazione dell’efficienza energetica. In meno del 20% dei casi si rileva un livello di capacità non adeguato. Dall’indagine Fiaip - ENEA - I-Com emerge infine che, tra le caratteristiche connesse alla qualità energetica dell’immobile, gli acquirenti sono più sensibili alla presenza di impianti di climatizzazione ad alta efficienza (23,3%), a un buon isolamento termico delle strutture (21%) e degli infissi (20,9%) e a impianti di generazione a fonti rinnovabili (17,6%) e dunque la presenza di queste peculiarità potrebbe essere maggiormente evidenziata negli annunci immobiliari. Secondo gli acquirenti di immobili, l’investimento finanziario non agevola il processo di efficientamento energetico immobiliare. Dall’analisi emerge che ancora oggi il settore finanziario, nella percezione degli agenti immobiliari professionali, non riflette adeguatamente il valore aggiunto associato all’efficienza energetica degli immobili. Gli stessi istituti finanziari hanno un atteggiamento precauzionale rispetto ai rischi di frode o insolvenza e spesso sono condizionati dalla mancanza di competenze adeguate nella valutazione di progetti di efficienza energetica che spingono ad escludere i risparmi energetici tra gli elementi di garanzia del prestito. Ilaria Bertini, Direttrice del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica ENEA. “Nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni, grazie a misure come il Superbonus 110% e agli altri incentivi, per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico al 2030 e per la completa decarbonizzazione del settore edilizio nel 2050, così come previsto dalla Strategia Nazione di Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale, risulterà fondamentale la messa in campo di ulteriori misure strutturali, accompagnate anche da una maggiore capacità del sistema creditizio di offrire strumenti finanziari per la riqualificazione energetica degli immobili. La pandemia - conclude Bertini - ha profondamente segnato le nostre società dal punto di vista economico, sociale e delle abitudini individuali, offrendoci comunque l’opportunità di apprezzare i vantaggi delle abitazioni con elevate prestazioni energetiche. L’efficientamento degli immobili del settore civile, responsabile di circa il 45% dei consumi finali di energia e del 17,5% delle emissioni dirette di CO2, può fornire un contributo importante non solo per ridurre i costi in bolletta, ma anche per contrastare la nostra dipendenza dai combustibili fossili e realizzare la transizione energetica”. Gian Battista Baccarini, Presidente Nazionale Fiaip - il crescente desiderio degli Italiani di possedere una casa più efficientata energeticamente e più consolidata sismicamente. Dopo un anno, il 2020, di frenata della crescita di richieste di case meno energivore, in quanto si è privilegiato la ricerca di ampi spazi abitativi interni ed esterni - prosegue Baccarini - il 2021 ha segnato un significativo aumento degli acquisti di case efficientate e da efficientare grazie prioritariamente ai bonus fiscali e, in particolare, al Superbonus 110%.

W W W . P R O G E T T I E F I N A N Z A . I N F O


A cura di

Bruno Maizzi

Presidente Movimento Consumatori

dalla parte dei consumatori

AUMENTI UTENZE “Deludenti le azioni messe in campo dal Governo” Movimento Consumatori, a seguito degli esponenziali aumenti del costo, sia dell’energia elettrica che del gas naturale, che non poco nuoce non solo ai cittadini per le utenze domestiche, ma ancor di più alle Aziende, sta cercando di trovare soluzioni, atte a lenire l’increscioso stato, concertando con le diverse Società erogatrici, particolari agevolazioni di pagamento, che in qualche modo, possono porre gli Utenti in condizioni di non ricadere nella morosità, con conseguenziale disattivazione dei vitali servizi. L’ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambienti), attraverso l’ultima Legge di Bilancio, ha deliberato la possibilità di rateizzare gli importi delle Fatture non pagate, emesse tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022, sia per i clienti del mercato tutelato che di quello libero dell’energia. Alla rateizzazione sono ammessi soltanto i clienti morosi, vale a dire quelli che hanno fatto scadere il termine per il pagamento delle fatture; non è prevista la possibilità di accordarsi prima della scadenza per dilazionare gli importi. L’offerta di rateizzazione arriva infatti con il sollecito di pagamento o con la messa in mora del cliente, il fornitore precisa nella comunicazione termini e modalità di pagamento di quanto dovuto. Il pagamento può essere dilazionato per un periodo non superiore a 10 mesi, con il vantaggio che all’importo non vengono applicati gli interessi. Il 50% dell’importo va comunque versato con la prima rata, mentre la restante metà va versata in rate successive di uguale valore. La periodicità dei pagamenti a questo punto segue quella della fatturazione, quindi se la fatturazione è bimestrale, anche la rata dovrà essere pagata ogni due mesi. A questa, il vicepresidente nazionale del Mo-

vimento Consumatori Bruno Maizzi, commenta: -resta fin troppo ovvio, che detta “Agevolazione”, non risulta per niente conveniente, anzi decisamente sconveniente ed inadeguata, in quanto il malcapitato Utente, a fronte di una Fattura di €.1.000,00, dovrebbe versare immediatamente il 50% dell’importo, ovvero €.500,00, per poi poter aver diritto ad accedere al rateizzo. Meglio sarebbe stato – continua Maizzi - che, il Governo, preso atto del particolare momento, avrebbe assunto migliori e più adeguate decisioni, del tipo una drastica riduzione delle Accise, che gravano non poco sulla rendicontazione degli importi. A proposito di Accise, che per le quali si paga l’ulteriore IVA, vale a dire tasse più tasse! Così come innanzi detto, come Associazione Consumatori, stiamo incontrando a livello nazionale, le diverse Società che erogano i servizi, al fine di poter offrire all’Utente, la possibilità di onorare i pagamenti, attraverso dilazioni che non prevedono alcun acconto, e ancor di più, senza interessi e spese. A livello locale, lo scorso venerdì 4 marzo, a seguito invito, abbiamo incontrato il Coordinatore alle Vendite di AMGAS BLU Foggia Dr. Alfonso De Pellegrino, unitamente alla Dot.ssa Thejra Tonetto, responsabile area marketing communication Ascotrade S.p.A. - Gruppo Hera, per cercare di trovare soluzioni, atte a lenire lo stato di grave crisi finanziaria degli Utenti di Foggia e provincia. Dal proficuo incontro, decisamente notevole, si è dimostrata la disponibilità della Società, in quanto in maniera del tutto spontanea ha proposto: 1. I clienti in difficoltà hanno la possibilità di attivare forme di rateizzazione o piani di rientro prima della scadenza della bol-

letta (questa è una condizione migliorativa rispetto alla Legge che prevede la possibilità di rateizzazione nei confronti di clienti inadempienti, quindi a bolletta scaduta). 2. Per le famiglie con bollette emesse nei mesi invernali, Amgas Blu conferma la possibilità di rateizzare le bollette con piani di rientro specifici, senza applicazione degli interessi. Per casi particolari (bollette superiori ai 1000 euro), sempre su richiesta del cliente, Amgas Blu è disponibile a valutare piani di rateizzazione superiori a 10 mesi, superando pertanto il tetto fissato dalla Legge. Le azioni messe in campo a tutela dei clienti, in particolare la concessione di un piano rate, e la possibilità di rinegoziarlo in caso di difficoltà da parte del cliente, rende remota la possibilità di sospensione della fornitura per i clienti virtuosi che hanno la volontà di onorare il debito. 3. Monitoraggio: Amgas Blu è disponibile a svolgere incontri periodici con le associazioni in cui poter fare il punto della situazione, anche in merito alle evidenze relative all’andamento delle sospensioni. Le associazioni si rendono disponibili a veicolare nei confronti dei clienti Amgas Blu la corretta comunicazione rispetto alle azioni messe in campo dall’azienda. 4. Gli attuali canali di contatto aziendali dedicati alle associazioni sono a disposizione per affrontare le questioni puntuali che potranno emergere nei rapporti con i clienti e veicolati dalle associazioni stesse. Pertanto gli Utenti che, loro malgrado si ritrovano in stato di difficoltà per onorare Fatture di utenze domestiche, possono recarsi presso le Sedi del Movimento Consumatori, per richiedere adeguata Assistenza.


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