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L’evoluzione femminile
La figura femminile, nel corso della storia, ha sempre dovuto battersi per il riconoscimento dei diritti dai quali era esclusa, cercando di farsi strada in una società che non la includeva, né valorizzava, ponendola come creatura inferiore, debole, incapace di rivestire gli incarichi che spettavano all’uomo e di poter prendere decisioni autonome, condannata a un destino già scritto. Al giorno d’oggi, il ruolo della donna, la sua rilevanza all’interno della società, sul lavoro come in famiglia, è stata almeno parzialmente riconosciuta, permettendole di inseguire i propri sogni, indipendente sia dal punto di vista personale che finanziario, inclusa e rispettata, soprattutto nel mondo occidentale avanzato e investito dal progresso tecnologico e culturale. Invece, la realtà all’interno del mondo orientale è ben diversa, perché qui la storia sembra tornare indietro nel tempo. Il fondamentalismo religioso islamico, la manipolazione delle leggi coraniche da parte di leader politici e militari e l’arretratezza culturale e politica del governo, che si configura come un vero e proprio regime dittatoriale, limitano moltissimo l’indipendenza e il peso della donna all’interno della società, rendendola succube del sistema: ha l’obbligo di indossare il velo, non le è concesso ricevere gradi di istruzione elevati, è costretta a matrimoni combinati, assoggettata all’uomo come sua proprietà indiscussa; violentata, considerata una nullità, la donna tende a scomparire, restando in silenzio, viva ma già morta. Questo, però, non è il peggio! In Mauritania, Paese dell’Africa occidentale, le ragazzine sono obbligate a ingrassare per trovare marito, perché qui grasso è sinonimo di ricchezza. Una ragazza troppo magra è addirittura motivo di disonore per la propria famiglia d’origine, così chi ha un fisico troppo asciutto viene costretta alla pratica del “leblouh”: rinchiuse in strutture speciali, le ragazzine hanno l’obbligo di ingozzarsi da mattina a sera di cibi ipercalorici, controllate a vista, per evitare che vomitino; una donna sta con loro tutto il giorno ed è pronta a bastonarle al minimo cenno di sfinimento. Future spose bambine e future donne con gravi problemi di salute. I matrimoni precoci hanno conseguenze gravissime su di loro: favoriscono casi di violenza e abusi domestici, isolamento sociale e mancanza di indipendenza ed emancipazione, impossibilità di concludere il ciclo di studi, oltre a lasciare segni indelebili di un futuro ormai deciso, al fianco di un uomo molto più grande, di cui a volte non conoscono nemmeno il nome, costrette a prendersi cura, dopo poco tempo, di un altro esserino, senza averne gli strumenti adeguati. Sebbene la realtà in cui vivo sia molto più aperta, all’avanguardia e di larghe vedute, mi accorgo che, nonostante la parità tra uomo e donna venga sancita ufficialmente da una legge costituzionale, non sia tuttavia sempre rispettata: infatti, la donna può svolgere qualunque tipo di lavoro, ma fa molta fatica a ottenere incarichi direttivi nelle grandi aziende e industrie, per non parlare della politica, in cui la concentrazione di donne è pari solo al 16%. Anche nella sfera familiare, purtroppo, la donna è oggetto di continua discriminazione e violenze, che troppo spesso sfociano negli ormai tristemente noti “femminicidi”, di cui le testate giornalistiche sono piene. Uomini accecati da gelosie, rancori e tensioni di coppia si arrogano il diritto di mettere la parola fine alla vita delle loro compagne. La frequenza con cui ciò avviene è raccapricciante e a poco sembrano valere le numerose campagne di sensibilizzazione sul tema. La parità tra i sessi continua ad essere relegata alla pagina di un emendamento scritto, di trascurabile valore. Nonostante gli sforzi compiuti negli anni, la nostra società è ancora retta da molti, intramontabili pregiudizi, alcuni dei quali ci vengono inculcati fin da bambini. Basti pensare alle fiabe, riflesso idealizzato della figura maschile, esaltata per il suo coraggio, impersonato dal tanto desiderato principe azzurro, che relega la principessa a un ruolo passivo e vittimistico, inetta e incapace di agire e reagire. Il filo invisibile che collega la Storia, negli anni, non si è mai definitivamente spezzato; tanto si può e si deve ancora fare, per creare un circolo virtuoso di giustizia, equità e crescita sociale.
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