INSIEME N. 48

Periodico della Parrocchia S. Maria Assunta in Brembate di Sopra Anno IX - N. 48 - Febbraio 2017

ABBONAMENTO PoichĂŠ molte persone hanno chiesto chiarimenti su come ricevere a casa il giornalino parrocchiale "Insieme", ecco alcune precisazioni che speriamo possano essere utili.

1) Il nome e l'indirizzo vanno consegnati in sacrestia.

2) La quota chiamata "di abbonamento" o "quota annuale" (di euro 15,00).

Tale quota si raccoglie in chiesa nella cassetta con l'indicazione "INSIEME" oppure in sacrestia.

La quota serve per sostenere le spese di stampa.

In Copertina: Cappella Savina - Conca della Presolana (foto Luca Bonati) IV Copertina: Panorama su deserto di Giuda (Israele) visto da Masada. (foto d. Carlo) Ricordo di p. Davide M. Turoldo nel centenario della nascita.

Direttore: don Giacomo Ubbiali Direttore responsabile: Davide Agazzi Editore: Parrocchia S. Maria Assunta, Brembate di Sopra

Sommario

Stampa: EQUA - Clusone Redazione: don Carlo, Chiara, Marco, Max, Dario, Luca, Luciano, Patrizia

3 Editoriale

Impaginazione e coordinatore: Luciano

5 Vita parrocchiale

Foto ed elaborazione foto: Max

12 Anagrafe

Distributore: Diego Collaboratori: don Giacomo, don Carlo, Luca, Fiorenza, Dario, Marco, Alfredo Cattabiani, don Battista, Patrizia, Chiara

E-mail: insiemebrembatesopra@gmail.com Sito web: www.parrocchiabrembatedisopra.it AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE BERGAMO N. 28 DEL 20.10.2008

DI

14 Carnevale 15 Vita della Chiesa 23 AttualitĂ

Editoriale

Educare alla vita buona del Vangelo

C

arissimi, dopo aver celebrato le feste del Natale e aver iniziato il nuovo anno, cerchiamo di riportare nel quotidiano quel clima di pace che viene a noi dall’incontro con il Signore … In questi giorni ritroviamo una festa che si pone tra il Natale e il tempo Quaresimale, la Presentazione di Gesù al Tempio (il 2 febbraio). La luce che è Cristo viene incontro al suo popolo nel Tempio; Gesù è proclamato dal vecchio Simeone “luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo, Israele”. La Santa Famiglia, attenta alle tradizioni e consapevole di avere tra le mani un figlio divino e misterioso, si presenta al Tempio con fede e trepidazione: in quel bambino si intravede l’eterno nella storia, la pace e la luce per ogni uomo; insieme però egli è così piccolo e bisognoso di cure, pronto a calpestare le strade del mondo cariche di violenza e di tenebra. La vita di Gesù va custodita e curata con attenzione, e questo Maria e Giuseppe lo sanno …

La profezia di Anna a Maria, madre di Gesù, di una spada che le avrebbe trafitto l’anima, indica chiaramente che il risultato di riconoscere il valore divino e luminoso della vita di Gesù e quindi, per sua grazia, anche quello di ogni vita che nasce e cresce, non si raggiunge se non passando attraverso la fatica di scelte, cadute, sbagli, successi e correzioni che permettano di superare gli ostacoli. La croce di Cristo si affaccia già nei giorni della sua fanciullezza; una croce che esalterà la vita e riporterà la gioia nel cuore di chi avrà voluto accettare di portarla sulle spalle senza perdere mai del tutto la speranza.

In questo contesto, ripenso ai genitori di Gesù e a quello che hanno dovuto sopportare negli anni della sua crescita; penso a Gesù che prima bambino, poi adolescente e giovane deve aver sperimentato la fatica di crescere, scegliere, lottare.

Non è affatto EDIT O RI ALE

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semplice diventare grandi … e nemmeno è facile ricordare che quella vita è un dono, e che può trovare il senso del suo esistere nell’affidamento a Dio che l’ha creata (anche per questo la Chiesa celebra all’inizio di febbraio la Giornata per la Vita).

E’ curioso che, a parte qualche striminzito episodio, non si parli di tutto il periodo della vita del Signore che cresce e viene educato al valore della vita nella sua famiglia. Il Vangelo ci dice a malapena che Giuseppe e Maria c’erano, con le loro fragilità di genitori giovani e inesperti, ma il piccolo e poi adolescente Gesù “stava loro sottomesso … e cresceva in età, sapienza e grazia …”. Sono cambiati i tempi e le tradizioni religiose, educative e di cura della vita familiare … cambiano le mode, il senso di concepire il tempo, la vita, la realtà. Ma non può cambiare la consapevolezza di avere tra le mani un dono grande che viene da Dio; non può venir meno la consapevolezza che in questi bambini e ragazzi è impressa l’immagine di Dio e che solo in una dimensione di cura e affidamento reciproco è possibile permettere loro di dare un senso al percorso di vita, e magari una vita piena! Questo non può esulare dall’ambito familiare … Essere genitori oggi è un’autentica sfida, dalla quale passa il futuro delle nuove generazioni. Nessuno ha la ricetta giusta; neanche la Sacra Famiglia … ma qualcosa possiamo e dobbiamo riscoprire e magari riproporre con sana fantasia. Potrebbe essere un buon inizio ricominciare a fare i genitori, per chi avesse abdicato al proprio compito preso da scoraggiamento o stanchezza davanti all’impegnativo compito educativo … Non è questo il momento di fare analisi psicopedagogiche sui metodi educativi in atto, ma dobbiamo ripensare al nostro modo di porci dinanzi ai ragazzi da adulti, e adulti veri. Mi verrebbe da dire che il vero problema del disagio evidentissimo che stanno vivendo i nostri ragazzi trova le sue radici nelle fragilità degli adulti. Non riesco a pensare che siamo diventati improvvisamente incapaci di crescere i nostri figli … sono loro il nostro futuro, la nostra speranza, e una speranza positiva, ma dobbiamo cambiare noi adulti, e alla svelta. Non possiamo delegare agli strumenti tecnologici lo spazio vitale del dialogo e del confronto; o ritirarci in buon ordine davanti alle nefandezze commesse da bande di ragazzini che trasgrediscono ogni regola, incapaci di vedere la dignità della vita propria e altrui; è ora di smettere di pensare che le agenzie educative prendano i nostri ragazzi e automaticamente ne traggano uomini e donne capaci di affrontare il mondo. Non arriveremo mai a testimo-

EDIT O RI ALE

niare la realtà unica e preziosa della vita se poi i nostri ragazzi sono in balia degli idoli spaventosi del nostro tempo. Non crediate che il nostro territorio sia immune da atti di bullismo, da abuso di alcool e di droghe anche in tenera età; dall’incapacità di rispettare ogni regola che possa porre dei limiti e dare indicazioni per un futuro … Non fatevi ingannare: non è pessimismo il mio. Cerco solo di spronare i genitori e tutti coloro che hanno un impegno educativo a prendersi cura dei ragazzi, a non dare tutto per scontato, a non rassegnarsi di fronte ai problemi.

Non è detto che il vostro ragazzo sia poi così bravo come dice; forse la scuola, l’oratorio possono avere qualcosa da dire di sensato di fronte ai problemi dei vostri figli. Non è detto che sia sempre colpa dell’insegnante che non capisce il vostro ragazzo così “bravo”. Smettetela di fare gli amici dei vostri figli, anche adolescenti. Hanno bisogno di voi come guide, non come amici. Imparate quando necessario a dire loro dei no! Vengono proposte occasioni di incontro sui temi educativi: lasciatevi coinvolgere, ancor più se non vi sentite all’altezza di un compito così prezioso. Il vostro ragazzo è sempre fuori casa, andate a vedere cosa sta facendo in giro per il paese … La Santa Famiglia è andata a cercare Gesù quando lo ha perso di vista al Tempio, e nel caso lo ha anche rimproverato. Non perdiamo le occasioni per ripensare al nostro rapporto con quella vita che ci è affidata; siamo tutti custodi dei ragazzi e del loro cammino.

Guardo con ammirazione a tanti genitori che fanno il loro dovere, magari anche in mezzo a mille difficoltà e che danno loro regole e strumenti per diventare uomini e fare scelte mature nella vita. Auguro agli altri, che mai si sono visti, e i cui figli si distinguono per la pochezza del loro livello educativo e relazionale, di provare a fare qualcosa di più, anche con l’aiuto delle istituzioni, per poter essere ancora qui per anni a celebrare il valore grande della vita che viene da Dio, e non veder preparare invece una lunga e dolorosa via crucis, frutto di superficialità o ignoranza che parte dalla presunzione di avere in casa i migliori figli del mondo e arriva al lamento di vite buttate via dietro a improbabili scenari di felicità a buon prezzo, che alla fine si rivelano falsi.

La Santa Famiglia benedica ogni nostro sforzo in questo senso e tenga una mano sulla testa ai nostri ragazzi, che sono pieni di vita, ma che hanno bisogno di chi li aiuti a riempire questa vita di senso e di vera felicità. dGiacomo

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CALENDARIO PARROCCHIALE CATECHESI ADULTI (Avvento) Mercoledì Giovedì

CATECHESI RAGAZZI (oratorio)

8.30 in chiesa parrocchiale

Martedì 15.00 - 16.00

9.30 in Casa Serena

Sabato 14.30 - 15.30

20.30 all’Oratorio

ADORAZIONE Il Santissimo Sacramento resta esposto ogni Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.00 18.00 S. Messa.

18 Sabato. S. Geltrude Comensoli, vergine.

FEBBRAIO

19 Domenica VII del Tempo ordinario (Lev 19,1-2.17-18/ Sal 102/ 1Cor 3,16-23/ Mt 5,38-48)

2 Giovedì. Presentazione del Signore.

XXI Giornata mondiale della vita consacrata.

21 Martedì. S. Pier Damiani, vescovo e dottore della Chiesa.

3 Venerdì. S. Biagio, vescovo e martire.

S. Ansgario (Oscar), vescovo.

Al termine delle messe: benedizione della gola.

La Messa delle ore 18 si celebra in Oratorio.

22 Mercoledì. Cattedra di S. Pietro, apostolo.

23 Giovedì. S. Policarpo, vescovo e martire.

5 Domenica V del Tempo ordinario.

(Is 58,7-10/ Sal 111/ 1Cor 2,1-5/ Mt 5,13-16) 39a Giornata nazionale per la vita sul tema: “Donne e Uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta“.

In Oratorio giornata conclusiva della settimana in onore di San Giovanni Bosco

26 Domenica VIII del Tempo ordinario (Is 49,14-15/ Sal 61/ 1Cor 4,1-5/ Mt 6,24-34)

MARZO 1 Mercoledì. Mercoledì delle Ceneri.

Inizia la Quaresima.

Giorno di digiuno e di astinenza.

6 Lunedì. B. Francesco Spinelli, sacerdote.

7 Martedì. S. Paolo Miki, sacerdote e Compagni, martiri.

3 Venerdì. Giorno di astinenza.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

8 Mercoledì. S. Girolamo Emiliani.

S. Giuseppina Bakhita, vergine.

10 Venerdì. S. Scolastica, vergine.

11 Sabato. Beata Vergine Maria di Lourdes.

XXV Giornata mondiale del Malato sul tema: «Stupore per quanto Dio compie: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente …”» (Lc 1,49).

5 Domenica I di Quaresima (Gen 2,7-9;3,1-7/ Sal 50/ Rm 5,12-19/ Mt 4,1-11) Iniziativa caritativa della tavola condivisa con i migranti.

7 Martedì. Ss. Perpetua e Felicita, martiri.

12 Domenica VI del Tempo ordinario.

(Sir 15,16-21/ Sal 118/ 1Cor 2,6-10/ Mt 5,17-37) Ore 16.00: Celebrazione dei battesimi.

8 Mercoledì. S. Giovanni di Dio, religioso.

9 Giovedì. S. Francesca Romana, religiosa.

14 Martedì. Ss. Cirillo, monaco e Metodio, vescovo, Patroni d’Europa.

10 Venerdì. Giorno di astinenza.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

17 Venerdì. Ss. Sette Fondatori dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria.

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Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

18 Sabato. S. Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore della Chiesa.

INCONTRI QUARESIMALI 2017

20 Lunedì. S. Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria.

19 Domenica III di Quaresima (Es 17,3-7/ Sal 94/ Rm 5,1-2.5-8/ Gv 4,5-42)

23 Giovedì. S. Turibio de Mongrovejo, vescovo.

Venerdì 3 marzo Documentario: “Martin Lutero”.

24 Venerdì. Giorno di astinenza.

Giornata nazionale di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

Venerdì 10 marzo “L’ecumenismo: che cos’è, come è iniziato e quali sono i risultati ottenuti”.

Incontro con Don Leonardo Biancalani, sacerdote della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, esperto di ecumenismo.

25 Sabato. Annunciazione del Signore.

Venerdì 17 marzo Film: “Il pranzo di Babette” di Gabriel Axel.

26 Domenica IV di Quaresima (1Sam 16,1.4.6-7.10-13/ Sal 22/ Ef 5,8-14/ Gv 9,1-41)

Venerdì 24 marzo “L’Ecumenismo oggi.

Quali prospettive in un mondo globalizzato”.

31 Venerdì. Giorno di astinenza.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

Incontro con Don Massimo Rizzi, Direttore dell’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso e Direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei migranti.

Venerdì 31 marzo Film: “Un uomo per tutte le stagioni” di Fred Zinnemann.

APRILE

Venerdì 7 aprile “L’Ecumenismo: quali prospettive future?”

2 Domenica V di Quaresima (Ez 37,12-14/ Sal 129/ Rm 8,8-11/ Gv 11,1-48)

Incontro con Don Giovanni Rota, Insegnante ed educatore nel Seminario di Bergamo e Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose.

4 Martedì. S. Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa.

5 Mercoledì. S. Vincenzo Ferrer, sacerdote.

7 Venerdì. Giorno di astinenza.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

12 Domenica II di Quaresima (Gen 12,1-4a/ Sal 32/ 2Tm 1,8b-10/ Mt 17,1-9) Ore 11.15: Celebrazione dei battesimi.

13 Lunedì. Oggi ricorre il 4° anniversario dell’elezione di Papa Francesco (2013).

17 Venerdì. Giorno di astinenza.

Ore 15.00: Via Crucis in chiesa.

Ore 16.45: Via Crucis a Casa Serena.

Ore 18.30: S. Messa in oratorio.

Ore 19.00: Cena magra.

Ore 20.30: Incontro quaresimale (vedi programma a parte).

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9 Domenica delle Palme e della Passione del Signore (Is 50,4-7/ Sal 21/ Fil 2,6-11/ Mt 26,14-27,6) 32a Giornata mondiale della gioventù.

Ore 16: Celebrazione dei Battesimi

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Cronaca parrocchiale (a cura di d. Carlo) 27 novembre, domenica. Inizia il tempo di Avvento.

Con la Prima domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico. Questo tempo forte è sempre accompagnato da iniziative pastorali per aiutare la preparazione al Natale.

A livello catechistico, l’Avvento è il momento in cui vengono presentati alla comunità i bambini e i ragazzi che nel corso dell’anno pastorale iniziato a ottobre riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Domenica 27 novembre, Prima di Avvento si è svolta la presentazione dei bambini che nel pomeriggio di domenica 23 aprile celebreranno la Prima Riconciliazione. Domenica 4 dicembre, Seconda di Avvento, sono stati presentati i bambini che nelle domeniche 14 e 21 maggio celebreranno la Messa di Prima Comunione. Quest’anno sono molto numerosi: quasi novanta! Domenica 11 dicembre è stata la volta dei ragazzi che domenica 4 giugno riceveranno il sacramento della Cresima. Queste “presentazioni” sono l’occasione per chiedere a tutta la comunità di partecipare attivamente al cammino di fede di questi ragazzi, sostenendoli con la preghiera e con la testimonianza della propria vita, quello che una volta veniva molto più semplicemente chiamato “buon esempio”!

Per tutta la comunità si è riproposta la catechesi settimanale svolta in tre momenti diversi: il mercoledì mattina dopo la messa, il giovedì mattina a Casa Serena, sempre dopo la messa, e il giovedì sera all’oratorio. È stata letta e commentata la lettera apostolica “Misericordia et misera” che Papa Francesco ha consegnato a tutta la Chiesa al termine dell’anno giubilare della Misericordia.

A tutte le famiglie è stato raccomandato un momento di preghiera durante la giornata. Per facilitare la riflessione sulla Parola di Dio, durante le messe quotidiane, il celebrante ha rivolto all’assemblea una breve omelia di commento sulla Parola appena ascoltata.

borazione con il gruppo degli adolescenti. Ogni canto è stato introdotto da una breve riflessione proposta, di volta in volta, da uno degli adolescenti presenti. È stata una bellissima serata che, purtroppo (mi permetto si segnalarlo!) ha visto una partecipazione al di sotto delle aspettative (almeno delle mie!). Il coro con i solisti, gli accompagnatori con gli strumenti musicali, gli adolescenti lettori hanno acceso di entusiasmo il nostro animo nella preparazione alla grande festa del Natale.

25 dicembre, domenica. Celebrazione del Natale.

Quest’anno il susseguirsi delle feste natalizie è stato certamente più scorrevole, visto il 25 dicembre, Natale, cadeva di domenica, il che ha snellito notevolmente il susseguirsi delle celebrazioni. Il Natale, per noi, è cominciato alla sera del 24 a Casa Serena, con la celebrazione della messa, presieduta da Don Ubaldo, alla quale hanno assistito numerosissime persone.

8 dicembre, giovedì. Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Segnalo la celebrazione della solennità dell’Immacolata, perché ogni anno è accompagnata dalla festa dell’adesione da parte degli iscritti all’Azione Cattolica. La celebrazione si è svolta durante la S. Messa delle ore 7.30, con la presenza degli iscritti. Durante l’omelia è stato ricordato che il compito dell’ “azione cattolica” deve essere proprio di ogni credente, se per “azione cattolica” si intende la testimonianza coerente della fede nei vari ambiti della propria vita. Alcuni iscritti all’Azione Cattolica hanno curato l’animazione della messa. In particolare, all’offertorio sono stati portati alcuni doni insieme alle tessere che sono state benedette e consegnate al presidente, perché siano recapitate agli iscritti.

La Messa di mezzanotte è stata preceduta dalla veglia in preparazione, animata dal gruppo degli adolescenti che ci hanno aiutato, con alcuni segni, ad addentrarci nella bellezza della notte di Natale. È seguita la concelebrazione, sempre molto partecipata.

Come avviene normalmente, le messe del giorno di Natale hanno visto una maggiore affluenza.

La festa del Natale è poi continuata anche il lunedì successivo, 26 dicembre, con la Festa di Santo Stefano, primo martire.

17 dicembre, sabato. Elevazione musicale del coro "Le voci di Maria"». Con questo annuncio tutta la popolazione di Brembate è stata invitata per la serata di sabato 17 dicembre alle elevazione musicale preparata con tanto impegno dal coro “Le Voci di Maria”, in colla-

27-29 dicembre. Campo Invernale Ado. Con facce ancora assonnate e frastornate dalle feste natalizie i nostri ado si sono messi in viaggio per una singolare avventura, destinazione Perugia-Assisi. E’ stato soprattutto attraverso il gioco e gli incontri che si sono cono-

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dendo al Signore che protegga le nostre vite e le persone che amiamo lungo tutto l’anno che è appena iniziato. È anche la 50a Giornata mondiale per la Pace che quest’anno il Papa ha voluto connotare con la parola “nonviolenza”. Non possiamo pensare di uscire dai conflitti con la violenza, ma soltanto con la ricerca vera e sincera della giustizia e dell’armonia tra i popoli.

6 gennaio, venerdì. Il corteo dei Magi.

Non poteva mancare, il giorno dell’Epifania, il corteo dei Magi che si è snodato dall’oratorio verso la chiesa parrocchiale. Diversi bambini, accompagnati dai genitori e dai catechisti, si sono dati appuntamento in oratorio per prepararsi al corteo vestendosi da pastori. Alle ore 15, terminato il vespro, il corteo ha fatto il suo ingresso in chiesa, dove, ad attendere i pastori e i Magi c’era la Sacra Famiglia. Quest’anno il ruolo di Gesù Bambino è toccato ad una bambina, Bianca. In braccio alla mamma e a fianco del papà ha guardato incuriosita il variopinto corteo.

Dopo i bambini-pastori, che si sono presentati con vari doni che hanno deposto davanti all’altare, sono arrivati i Magi, preceduti dalla stella. Hanno portato davanti a Gesù Bambino, oro, incenso e mirra. Nel frattempo è stato letto il racconto evangelico dei Magi. Dopo la benedizione ciascuno ha potuto dare un bacio alla statua di Gesù Bambino, che per tutto il tempo delle feste natalizie era stata collocata ai piedi della croce posta sopra l’altare. Il corteo ha quindi raggiunto Casa Serena, per salutare gli ospiti.

sciuti questi luoghi. Infatti, accolti e accompagnati da Diego, la caccia al tesoro “Acropolis” ha permesso di cercare, esplorare, fotografare e filmare Perugia compiendo un itinerario alla scoperta di volti e storie di questa città umbra. Pur con le scarpe consumate e affaticati la prima giornata si è conclusa animatamente tra sfide e un dirsi nella riflessione di come ciascuno di noi vede l’altro. Il giorno seguente, “In compagnia” di San Francesco, attraverso lo sguardo delle opere artistiche e in ascolto delle parole di un frate, ci si è immersi nella storia e nelle strade di Assisi. Anche l’incontro-gemellaggio intorno ad una tavola con i ragazzi del posto ha permesso di conoscere questa terra e confrontarci su “cosa è” e come desideriamo l’Oratorio. Bello e interessante concludere poi l’esperienza con un laboratorio dinamico sulle emozioni: questa volta i passi erano diretti dentro sé stessi per riscoprire la bellezza e l’originalità di ciascuno. Mai stanchi … sulla via del ritorno una sosta anche a Firenze. Con un viaggio divertente e formativo … ora la strada si apre passo dopo passo.

8 gennaio, domenica. Festa dei battesimi celebrati durante l’anno.

Domenica 8 gennaio, doveva essere la domenica dei battesimi. Questo mese, però, non c’era nessun bambino da battezzare. Questo, però, non ha impedito di continuare una bella tradizione che ormai da qualche anno si celebra nella nostra comunità in occasione della Festa del Battesimo di Gesù.

Anche quest’anno, perciò, sono state invitate le famiglie dei bambini che sono stati battezzati durante l’anno appena concluso. Sono stati quaranta i bambini battezzati durante l’anno 2016. In chiesa non c’erano tutte le famiglie, ma un buon numero ha voluto essere presente per tornare a ringraziare il Signore per il grande dono della vita per i loro bambini e l’altrettanto grande dono del battesimo.

31 dicembre, sabato. S. Messa di ringraziamento.

Sabato 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno. Prima di prepararsi a salutare il nuovo anno, magari in compagnia di familiari e amici, molte persone si sono date appuntamento in chiesa, per la Messa vespertina. È la messa festiva che, però, ha anche un carattere diverso: quello del ringraziamento al Signore per tutti i benefici da lui ricevuti durante l’anno che sta per concludersi. La Messa, per l’occasione accompagnata dalla nostra Corale, è già di per sé il miglior ringraziamento. Dopo la comunione abbiamo espresso il nostro ringraziamento con un canto di lode e con una preghiera.

11 gennaio, mercoledì. Celebrazione di un funerale in rito ortodosso.

Non siamo soliti parlare di funerali in questa rubrica. Questa volta, però, faccio un’eccezione perché nella mattinata di mercoledì 11 gennaio abbiamo avuto modo di partecipare ad un funerale celebrato in rito ortodosso-rumeno. La signora Nicoleta Cotoman, residente da tempo a Brembate e deceduta il 9 gennaio, era appunto di religione ortodossa. La figlia, volendo eseguire la volontà della madre, ha chiesto se era possibile celebrare questa liturgia nella nostra chiesa parrocchiale. È stato chiamato Padre Valentino, pope rumeno, residente a Romano di Lombardia, che volentieri è intervenuto per celebrare il rito. La lunga preghiera funebre (è durata più di mezz’ora!) è stata interamente cantata dal pope. Ogni tanto, come una sorta di ritornello, i presenti intervenivano per unirsi al canto funebre. Al termine del rito. la nostra sorella Nicoleta è stata accompagnata dal celebrante al cimitero.

1 gennaio, domenica. Inizia il nuovo anno.

Anche il 1° gennaio, ovviamente, è domenica. Tanti hanno aspettato l’arrivo del 2017 in piedi, vivendo il passaggio al nuovo anno in compagnia dei familiari o degli amici, con cui si è festeggiato. Magari non ci sarebbero motivi per festeggiare, visti i tempi di magra. Ci dicono che dalla crisi si sta uscendo, ma molte persone sono ancora in difficoltà. Salutare un nuovo anno, secondo il detto “anno nuovo, vita nuova” porta a guardare avanti con più fiducia e con maggiore serenità. L’abbiamo fatto anche in chiesa, durante le Messe del giorno di capodanno, nel quale festeggiamo Maria Santissima, Madre di Dio, chieVIT A P AR RO CCHI AL E

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pare gradevole e mitiga l’anomalo tepore del sole. Tutta la zona, specie nel periodo invernale, quando la prima neve, il freddo e le maggiori insidie dissuadono molti appassionati di montagna dal frequentare queste altezze, è avvolta da un silenzio che aiuta nell’approccio al mistero. Ci si sente abbracciati da un silenzio quasi sacrale, avvolti da bolla che tutto protegge e conserva. C’è una sensazione di mistero, anche per le leggende che narrano della vita degli Alani, popolo sconfitto dai Romani e che proprio tra queste pietre e grotte trovarono ultimo rifugio prima della loro fine. Leggende che parlano della presenza di loro spiriti durante le notti di tempesta.

Quello che più colpisce è la sensazione di quiete assoluta che ti avvolge.

L’immagine dice tutto, della montagna, del vivere, del credere. Una cappella molto semplice, non di marmo o lucenti graniti, ma di pietra grezza e ruvida, lavorata giusto per dare la forma corretta. Come la vita della maggior parte degli uomini, se è vero che solo quattro gatti o poco più detengono metà delle ricchezze della terra. Una chiesetta povera, senza tanti fronzoli, che non resisterebbero alle ingiurie del tempo e degli eventi. Un poco come vorremmo la Chiesa, come ce la racconta e la vive Papa Francesco. Con una base solida, ben piantata sulla roccia ma grande giusto il necessario perché deve sì reggersi in piedi, ma non può appiattirsi a dismisura sul piano terreno. La logica della Cappella Savina è quel suo protendersi a perforare il cielo. Una chiesa che non si perde e smarrisce nella materialità della terra, ma che la abbraccia, la solleva e la trasporta verso il cielo, verso la sua meta. Tra il fascino ma anche le mille difficoltà di questo crudo ambiente montano, tra poesia e nuda concretezza.

E’ la logica del vivere, che è fatica tra pietre e polvere ma con un richiamo insopprimibile verso l’alto. Ci sono le stagioni del vivere, che si incrociano e si danno il passo: il bel tempo, il verde, cedono il passo alla roccia, alla neve. Tra quei canali e su quelle creste si arrampicano i nostri cuori, i nostri giorni, seguendo il sinuoso elevarsi della cappella fino al culmine, dove svettano prima una spoglia croce e poi una campana. Un vento divino la scuote dal suo sonno e dapprima timida e poi più convinta si fa voce, interprete delle parole del Creatore. Un tintinnio continuo, incessante, un richiamo alla tua anima.

STORIE DI COPERTINA Il nostro amico e collaboratore Luca, autore della foto di copertina, ci descrive le sensazioni di lui provate nei pressi della cappella che abbiamo scelto di proporre come immagine significativa di inizio della Quaresima.

La Cappella Savina

La presenza di simboli religiosi in montagna è una costante in qualsiasi ambito del nostro territorio. Si va dalle piccole santelle agli altarini di pietra, da rudimentali croci di legno a manufatti talvolta anche molto grandi e impattanti sul paesaggio. Il culmine di una vetta ha un forte significato per l’uomo, ateo o credente che sia. E’ un punto dove convergono le energie cosmiche piuttosto che il punto dove si congiungono i due bulbi di una clessidra, il terreno e il celeste, l’umano e il divino. C’è sempre una croce, un’immagine, un’ara, un cumulo di pietre, che vigila e protegge.

La Cappella Savina conserva un fascino tutto suo, dovuto anche al particolare contesto in cui è inserita. Nella conca della Presolana, poco al di sotto della Grotta dei Pagani e all’attacco della via normale di salita alla vetta. Si integra perfettamente nel paesaggio, con discrezione, senza “stonare”, e l’occhio attento riesce a distinguerla anche da molto lontano. Oggi è una giornata metà dicembre, di un “falso” inverno, con un refolo d’aria che addirittura

Luca

Saluto di Don Battista Per diversi anni, prima con don Corinno e poi con don Giacomo, ho celebrato una messa domenicale, in parrocchia alle undici e un quarto o in alternativa a Casa Serena alle nove.

L'ho fatto volentieri, perché erano messe seguite con attenzione e devozione.

Poi ... sono sparito dalla circolazione. Il motivo è che le gambe non mi reggono più e non sono più in grado di stare in piedi a celebrare. Voglio profittare del Bollettino per salutarvi, augurarvi ogni bene, e dirvi che vi porto nel cuore e di ricordarci gli uni per gli altri nella preghiera.

Con affetto. don Battista Cadei VIT A P AR RO CCHI AL E

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Gruppo missionario, Brembate Di Sopra

VIT A P AR RO CCHI AL E

Email: gruppoAFRICA73@gmail.com

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Un altro anno è passato, ed è giunto il momento di dare spazio al nostro bilancio, che, seppur in calo rispetto agli scorsi anni, ci ha permesso di aiutare i nostri missionari nel loro compito di evangelizzazione e promozione umana. Le cifre sono importanti, ma è in particolare il cuore che ognuno di noi e di voi ha messo nel donare tempo, lavoro, offerte, preghiere, oggetti, rottami, e quant’altro, che fa la differenza agli occhi del Signore, che nonostante la nostra inadeguatezza, continua a servirsi di noi per portare avanti la sua missione di salvezza Ringraziamo ancora una volta tutti voi, iniziando dai più piccoli: i nostri bambini con le loro catechiste, per passare poi agli adolescenti con i loro animatori, ed arrivare ai tanti simpatizzanti e benefattori. Un grosso grazie ai nostri missionari che portano nel mondo la speranza cristiana, per loro vi chiediamo un ricordo speciale nella preghiera affinché sentano il sostegno spirituale, della nostra comunità, nelle difficoltà quotidiane.

Ora lanciamo un appello, che non ci stancheremo mai di ripetere. Il nostro gruppo sta invecchiando, servono nuove adesioni, in particolare per la raccolta bimestrale dei metalli e per l’annuale Mostra Missionaria, che con le offerte rappresentano i nostri principali capitoli di entrata. Senza questo rinnovamento, saremo presto costretti a limitare le nostre attività diminuendo la capacità di sostegno economico ai progetti dei missionari. Magari tra voi, che ci state leggendo, c'è qualcuno che ha a cuore la missione e idee ed energia da donare al suo servizio. Per chi volesse contattarci può rivolgersi a Fiorenza 3277331280 o a Gino 035 620359. Vi aspettiamo.

Per Gruppo Africa 73 - Fiorenza

Grazie di cuore a tutte!

Sabato 17 e Domenica 18 Dicembre molte persone hanno partecipato con entusiasmo all’iniziativa “Una torta per la ricerca” organizzata dalla sezione di Bergamo della Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) per raccogliere fondi da donare a Telethon, l’annuale raccolta per finanziare la ricerca scientifica sulle malattie genetiche.

Oltre 200 torte hanno permesso di raccogliere

3.560,00 Euro compresi 598 Euro offerti da chi non ha potuto preparare un dolce, ma ha voluto lo stesso partecipare.

L " e grandi cose sono fatte dalla somma di molte piccole cose" (Vincent Van Gogh)

Un ringraziamento sentito ad Alma e a tutte le pasticcere di Brembate di Sopra che ogni anno collaborano alla buona riuscita di questa iniziativa regalando un loro dolce e…

Arrivederci all’anno prossimo!

VIT A P AR RO CCHI AL E

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Anagrafe BATTESIMI

MATRIMONI

Fuori parrocchia Rota Marco con Coffetti Jessica il 10 settembre 2016 ad Alzano Lombardo.

BARELLI MICHELE di Andrea e di Salvi Nicoletta nato a Ponte San Pietro il 01.07.2016 battezzato il 11.12.2016

Perico Alessandro con Tironi Simona il 09 dicembre 2016 a Barzana.

BENEDETTI BIANCA di Omar e di Giacometti Milena nata a Bergamo il 18.07.2016 battezzata il 11.12.2016 MANENTI NOEMI di Simone e di Rota Silvia, nata a Ponte San Pietro il 20.08.2016 battezzata il 11.12.2016

CORTINOVIS EVAN ANGELO di Andrea e di Spini Eleonora nato a Bergamo il 13.09.2016 battezzato il 11.12.2016 AN AG R AF E

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FUNERALI PANZERI IMERIO di anni 85 morto il 01 dicembre.

GALPERTI MARCO di anni 76 morto il 13 dicembre.

FERRERI EGIDIO di anni 67 morto il 08 gennaio.

PANSA FEDERICO di anni 89 morto il 01 dicembre.

ROTA ULDERICO di anni 81 morto il 15 dicembre.

COTOMAN NICOLETA in Cotoman di anni 86 morta il 09 gennaio.

PREDA LUIGINA MARIA ved. Boles di anni 79 morta il 03 dicembre.

MOLGORI ADRIANA ved. Valoti di anni 93 morta il 22 dicembre.

PANZA VINCENZO di anni 70 morto il 10 gennaio.

BRIOLI EMMA ved. Breviario di anni 91 morta il 09 dicembre.

ROTA SPERTI CLEMENTE di anni 89 morto il 23 dicembre.

MARONGIU ALBERTO di anni 48 morto il 09 dicembre.

GIACOMETTI MARIA ved. Messi di anni 91 morta l’11 gennaio.

PICCOLI ROSA ved. Spimpolo di anni 94 morta il 03 gennaio.

MESSI GIACOMO di anni 97 morto il 10 dicembre.

PREVITALI ADRIANO di anni 83 morto il 04 gennaio.

AN AG R AF E

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COMELLI MANSUETO di anni 82 morto il 25 gennaio.

CHERSOVANI LUCIANO di anni 76 morto il 27 gennaio.

WANTED Ti Aspettiamo per Partecipare al CARNEVALE di Brembate di Sopra il 12-03-2017 alle ore 14 con partenza presso le piscine.

IL NOSTRO TEMA SARA’ IL

FAR WEST

Cosa può Servire: - Jeans e camicia a quadrettoni - Vestito da cow boy - Vestito da indiano

Inoltre se vorrete imparare qualche ballo country ci troviamo in oratorio il 24-02 e 09-03 alle ore 20.30.

PER QUALSIASI INFORMAZIONE CONTATTARE: Martina 3482600088 Antonella 3351779172 Simona 3318340850 In collaborazione con: Amici del Giullare, Asilo, Oratorio, Assessorato alla Cultura e Bergamo Eventi con Monster Country Group.

C AR NE V ALE

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1517-2017: il Papa in Svezia per un anniversario controverso Quando arriva una festa importante capita di ritrovarsi fra parenti che si vedono raramente e con cui magari si è pure litigato anche pesantemente. Che fare? Quel giorno può essere l’occasione per allargare il fossato che ci separa da loro (perfettamente legittimo) stando più alla larga possibile da questi fastidiosi parenti; oppure può essere anche, più coraggiosamente, il momento per provare a riavvicinarsi, con cautela, cercando di parlare la stessa lingua e di capirsi nuovamente.

Nel 2017 c’è un anniversario piuttosto importante per i cristiani: 500 anni prima, il 1° novembre 1517, Martin Lutero espone 95 tesi sul portale della chiesa di Wittenberg in Germania; in queste tesi contesta fortemente alcuni aspetti della fede e dei sacramenti. Inizia così il travagliato e ambiguo percorso che porterà alla scomunica di Lutero nel 1521 e alla separazione tra cattolici e protestanti, “fratelli” uniti dalla stessa fede in Gesù Cristo ma separati da una diversa visione della chiesa.

Il mondo luterano si sta naturalmente preparando a festeggiare questo anniversario molto importante. E Papa Francesco? A fine ottobre 2016 è andato in Svezia, dove ha partecipato alla commemorazione dei 500 anni della Riforma di Martin Lutero. Ma cosa c’entra Papa Francesco con i protestanti? Quali sono state le reazioni a questo evento?

dialogo con i “fratelli” separati: dopo l’incontro con Cirillo, patriarca di Mosca a gennaio, ecco questo appuntamento breve ma intenso.

Alcuni, soprattutto tra i cattolici, sono piuttosto critici nei confronti del Papa: tutto questo darsi da fare per l’ecumenismo, a cosa serve? Dobbiamo sempre dare ragione a protestanti e ortodossi, e noi cattolici sempre a chiedere scusa? Non sono “loro” a essersi staccati? Perché Francesco non si preoccupa di difendere “la sana dottrina” e di questo mondo sempre meno cristiano e privo di ogni moralità?

Qualche risposta ci viene dal programma e dalle parole di questo viaggio: dopo essere atterrato in Svezia, Papa Francesco ha incontrato nel palazzo reale della città di Lund il re Carlo Gustavo XVI e Silvia la regina di Svezia; poi ha partecipato alla commemorazione comune tra cattolici e luterani dei 500 anni della Riforma di Lutero; una cerimonia ricca di elementi simbolici perché è la prima alla presenza di un Papa e perché Francesco viene accolto da una donna sorridente, Antje Jackelen, l’arcivescova (!) che guida la Chiesa luterana. La celebrazione ha consentito anche un bilancio dei 50 anni di dialogo tra le due chiese, ed è stata firmata una Dichiarazione comune che si conclude con un appello alle comunità cattoliche e luterane a fare dell'ecumenismo un obiettivo di tutti i cristiani. Alla fine il Papa e il presidente della Federazione luterana mondiale, il vescovo Munib Yunan, hanno firmato una Dichiarazione comune in cui si afferma: «Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in

Ecco alcuni titoli di giornale e siti web di quei giorni: titolo del Messaggero: Papa Francesco in Svezia chiede perdono per la scomunica a Lutero: «Abbiamo sbagliato». Titolo di Panorama: L'abbraccio di papa Francesco alla chiesa Luterana in Svezia. Titolo del Corriere: Il Papa in Svezia: «Separazione con luterani profonda sofferenza» «Dobbiamo guardare con onestà il passato, riconoscere gli errori e chiedere perdono. La Riforma di Lutero ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa». Titolo di Repubblica: Il Papa in Svezia: superiamo le controversie e purifichiamo il nostro passato.

In questi giornali laici si vede la prospettiva ecumenica di Papa Francesco e il suo disegno di una continua ricerca di

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diversi neonati, bambini e alcuni malati in carrozzella. Il clima è stato molto festoso ed emozionante per la presenza del Papa: prima di lui solo Giovanni Paolo II aveva visitato la Svezia nel 1989.

Dopo l’eucarestia il Papa è ripartito per Roma, e come sempre, in aereo ha risposto ai giornalisti; la domanda più curiosa, un po’ scontata, quella sulle donne prete: “La Svezia ha una donna a capo della sua Chiesa. È possibile ipotizzare donne prete anche nella Chiesa cattolica?” Così ha risposto Francesco: “Sulle donne prete l'ultima parola è stata data da Giovanni Paolo II, rimane quella ed è chiara. Ma le donne possono fare tante cose meglio degli uomini anche nel campo dogmatico. L'ecclesiologia cattolica ha due dimensioni. La dimensione petrina, che è quella degli apostoli, dei vescovi; e la dimensione mariana, che è quella femminile della Chiesa. ...

Non esiste la Chiesa senza questa dimensione femminile”.

nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto».

Solo belle parole? A parte il fatto che le parole hanno sempre un certo peso, queste sono parole “pesanti” perché sono accompagnate dalla confessione delle proprie colpe e dal desiderio di camminare insieme almeno in alcune situazioni concrete: la povertà, la questione della pace, la crisi mediorientale, il cristiani perseguitati nel mondo, la crisi del cristianesimo in occidente. Anche la prospettiva teologica è cambiata: se fino al Vaticano II la figura di Lutero era, per i cattolici, negativa, dopo il Concilio le cose sono lentamente cambiate: si è cercato di recuperare l’intenzione di partenza di Lutero che certamente ha avuto il merito di mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo, e il cammino ecumenico stesso ha fatto grandi progressi proprio a partire dalla lettura comune della bibbia. L’altro aspetto è quello della carità: dopo la commemorazione, Papa Francesco si è recato a Malmoe, per partecipare a un evento con testimonianze sulla collaborazione nella carità tra luterani e cattolici.

Ma quanti sono i cattolici in Svezia? Molto pochi, soprattutto immigrati giunti qui dopo gli anni ‘50; anche se sono sparsi in tutta la Svezia, c’è un’unica diocesi con sede a Stoccolma. Francesco li ha voluti incontrare nello stadio di Malmoe il 1° novembre, festa di Tutti i santi, nella celebrazione eucaristica. Giunto allo stadio il Papa ha fatto un giro su una piccola macchina scoperta e poi a piedi ha salutato personalmente numerose persone, tra cui

Per concludere, tre risposte da questo viaggio: 1) la Svezia come luogo significativo in cui la secolarizzazione è molto forte: solo uniti, cattolici luterani e ortodossi, possono testimoniare con forza la fede in questa Europa sempre meno cristiana; 2) il cammino ecumenico: quello in Svezia è stato un evento molto importante, l’occasione per conoscersi meglio e, senza aspettarsi miracoli, per camminare insieme verso il futuro; 3) l’ incoraggiamento alla piccola ma vivace comunità cattolica in Svezia.

Direi che, tutto questo, non è poco in due giorni!

Dario VIT A D ELL A CHI ES A

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dare un poco ognuno per i fatti suoi. Perdere l’essenza significa smarrire la centralità e l’unicità dell’Essere Supremo e concentrarsi quindi non sul Dio ma sull’uomo. E siccome l’uomo non è fatto con lo stampino, ma ognuno ha una sua unicità è più facile ritagliarsi una religione un poco su misura dove starci comodo. Il Dio è unico, per tutti, belli e brutti, ricchi e poveri, grandi e piccoli. E’ una taglia unica, che magari ti può andare un poco stretta in vita o lunga di maniche, ma che tutti copre, veste, abbraccia e comprende. Uno scarpone magari non alla moda, ma con il quale ne fai di strada. Non è un abito da sfilata, per farsi notare, per distinguersi e che appena arrivi a casa lo togli e lo dimentichi nell’armadio. Non è una bella scarpa tacco dodici o quindici, che … vuoi mettere che figurone in giro … ma non vedi l’ora poi di toglierla che non ce la fai più …

Tra ecumenismo ed europeismo Correrò sicuramente il rischio di sentirmi dire che sono complicato, ma da un poco di tempo mi frullano in mente questi due termini che paiono ai giorni nostri un poco demodé. Nel senso che, per il pensiero che va per la maggiore (sempre che possa considerarsi pensiero nel termine più nobile e profondo), sono proprio urticanti e fastidiosi, salvo intenderli positivamente dopo averli adeguatamente manipolati e falsati nel loro significato. Termini che ci appartengono, nostri in quanto permeati da un trascorso di cattolicesimo e domiciliati nel contesto tanto vituperato dell’Europa.

E’ un poco come l’Europa, con la sua nobiltà dimenticata. Ricordiamoci che i primi passi mossi nell’ultimo dopoguerra in tale direzione avevano la finalità di realizzare una profonda unità tra popoli che nei secoli non avevano fatto altro che scrivere migliaia e migliaia di pagine cruente di guerra e di distruzione, dall’antichità al medioevo e ai tempi moderni. Cercare radici comuni nella cultura, nella fede, nell’umanesimo, per saldare in un’unica fraterna identità popoli con la stessa matrice di fondo ma da sempre rivali. E’ un poco come con Dio: sulle prime la cosa butta, anche bene, ma quando si tratta di mettersi in crisi o rinunciare … giammai! Meglio darla in mano a economisti, gestire il business, approfittare delle occasioni per guadagnare posizioni. E ognuno va un poco per i fatti suoi.

Ecumenismo è il cammino sfidante e faticoso per portare all’unità dei cristiani, intrapreso da secoli e che (spero si essere contraddetto) altrettanti ne richiederà prima di trovare pieno compimento. Perché se è vero che il Dio è un unico Dio (lo è tale anche per l’ebraismo e l’islamismo) quando l’aspetto puramente spirituale deve “organiz-zarsi” in religione capita spesso di perdere l’essenza per strada e di an-

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In fin dei conti sacro e profano si somigliano. Ci sono tante religioni che si rifanno all’unico Dio quanti sono i partiti politici. Stessa storia, stesso impantanamento, stesse incertezze. Siamo veramente specializzati nel trarre il peggio da quello che ci passa per le mani. Chi più chi meno. Con la pagliuzza (o meglio una trave) di chi per ruolo, responsabilità e piena coscienza del suo operato, disattende ai principi etici e umani più profondi. In religione come in politica. Non siamo cambiati di molto in qualche millennio: la sappiamo più lunga, conosciamo molte più cose (che è diverso dall’essere intelligenti …) abbiamo il progresso e il benessere materiale (ma non per tutti, meglio tenerselo stretto e di

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scorta, si sa mai …). Siamo sempre pronti a correre dietro alla bandiera che sventola meglio per affermare la nostra identità. Perché la nostra squadra è sempre la migliore, perché c’è sempre qualcuno da battere, perché gli altri sono sempre più cattivi. E se cade un muro, cerchiamo subito di costruirne un altro, di trovare un fosso difficile da saltare e con qualcuno da mettere dall’altra parte. Ci manca ancora il passaggio mentale tra lo stare bene perché in altri modi staremmo peggio e invece lo stare bene come status, situazione, certezza. Abbiamo bisogno del contrasto perché senza il nero non concepiamo il bianco, perché vediamo la luce in contrasto al buio e non in quanto Luce, sfolgorante Luce.

Cioè l’esatto contrario di quanto accade. O meglio, di quanto a qualcuno conviene che si sappia in giro, che abbia risonanza, che faccia tendenza. Perché ci sono anime e cuori che lavorano sottotraccia per l’ecumenismo, per abbattere le barriere, per l’unità. Ma è meglio che non sappia troppo, meglio che la gente continui a pensare che le mie candele sono più belle di quelle degli altri, che il prete deve stare dietro invece che davanti all’altare, che la Madonna sarà anche santa ma … vediamo di fare qualche distinguo, che i preti con la tonaca sono più preti quelli in borghese, che sembrano dei comunisti. Vuoi mettere la sacralità di certi riti ortodossi rispetto alle blande nostre funzioni religiose, ...e per concludere, quelle in latino sì che erano messe!

E poi chi li vuole più quei lazzaroni dell’Europa mediterranea, che non lavorano e hanno un mucchio di debiti, glieli paghiamo noi adesso? E poi gli slavi e i lori simili, brutta razza. E quei falliti dei greci? Hai visto loro, con gli Aristotele e gli Omero e la loro filosofia dove sono andati a finire? Vuoi mettere invece Odino e il Walhalla … Ma state zitti voi crucchi, che dove c’è una magagna finanziaria ci siete dentro appieno: i tassi di cambio manipolati, i derivati della doicebank … e barano anche sui motori diesel … vedi vedi che prima o poi scopriremo che hanno inventato un algoritmo che tarocca i bilanci e che invece di essere sani e ricchi sono peggio di tutti. Al diavolo loro, la loro Frau e la Buba … Vadano a quel paese gli inglesi e la loro brexit, e visto che siamo di Bergamo … al diavolo anche i bresà!!!

Complicato, ma l’avevo detto fin dall’inizio, vi avevo avvisati.

Abbiamo bisogno come l’acqua di ecumenismo, che in politica potremmo tradurre in europeismo. E il cammino in fin dei conti è lo stesso. Il punto di partenza è uno solo: il riconoscimento del Valore superiore inteso come Dio in un campo e unità di uomini,

Ovviamente i problemi dell’ecumenismo e della convivenza civile, della religione e della politica, hanno radici ben più profonde e complicate di queste, che meriterebbero molti approfondimenti. Ma visto che va di moda sparare a zero, che i saltimbanchi hanno più considerazione dei saggi, che si ascolta molto di più uno che urla di chi lavora in silenzio, che anche il papa sta antipatico e di questo passo prima o poi faranno un antipapa … diamoci dentro anche noi con questa provocazione.

Cercare ciò che ci unisce, il cuore pulsante delle nostre radici, è l’unica alternativa. Riscoprire la nostra identità, con essa i valori più profondi e universali che albergano in ogni uomo. Cristiano o ebreo, ortodosso o protestante. Scandinavo o mediterraneo, atlantico o balcanico. Poi più in là, ancora: bianco o nero, asiatico o americano, cristiano o musulmano, buddista o scintoista. Uomo o donna. Figli di un unico Dio. Cittadini della stessa Europa. Dello stesso mondo.

coscienze e nazioni nell’altro. Il primo passo pure è lo stesso: la ricerca di ciò che ci unisce, cattolici, protestanti, ortodossi, luterani e tutti gli altri. Tutti figli dello stesso unico Dio. Italiani, tedeschi, francesi, spagnoli, e tutti gli altri. Tutti cittadini dello stesso paese, nazione, mondo.

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Luca

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Scegliere religione a scuola: una scelta di valore Cari amici di Brembate, dopo una lunga sosta torno a scrivere nelle pagine del nostro "Insieme" per proporvi una riflessione sul significato dell'insegnamento della religione cattolica (IRC) a scuola. In questi mesi molti dei nostri ragazzi stanno facendo le iscrizioni alla scuola per il prossimo anno scolastico, e si trovano di fronte alla scelta se avvalersi o meno di questo insegnamento, che rimane tutt'oggi l'unica materia facoltativa nel loro curricolo scolastico. Io insegno religione nella scuola superiore da oltre vent'anni, ho visto passare molti studenti, cercando di instaurare con loro un buon rapporto, nonostante il monte orario a mia disposizione sia veramente scarso.

Ho rivolto qualche domanda a don Valter, collaboratore prezioso della Curia per quanto riguarda l'ufficio che si occupa della scuola e dell'IRC in particolare. Il significato di queste righe è la condivisione di questa nostra chiacchierata.

1.

Quale è il tuo ruolo nell'IRC?

Io sono un collaboratore esterno dell'ufficio scuola e in particolare mi occupo degli insegnanti delle scuole superiori, attraverso contatti personali e organizzazione di corsi di aggiornamento. Si tratta soprattutto di attività di tipo laboratoriale che stiamo portando avanti da un po' di tempo e che hanno l'obiettivo di creare un gruppo di docenti che collabora e che quindi riporta in classe il frutto del proprio lavoro. In tutti i miei anni di lavoro ho anche accumulato e preparato molto materiale didattico che adesso sto mettendo a disposizione degli insegnanti.

In totale sono circa 500 i docenti che insegnano religione nella nostra Diocesi, di cui circa un centinaio nella scuola superiore.

3. Qual è la percentuale dei ragazzi che scelgono di non avvalersi dell'IRC a scuola?

Nel territorio della nostra Diocesi la percentuale dei ragazzi che a scuola scelgono di non fare religione è circa il 18%, e questo dato ogni anno è lievemente in crescita, soprattutto a causa dei ragazzi extracomunitari che appartengono a un'altra confessione religiosa. Naturalmente questo è un dato statistico generale, mentre c'è molta differenza tra le scuole di città e quelle di provincia. In quelle di provincia la percentuale dei ragazzi che frequentano l'ora di religione è più alta perché permangono ancora un forte senso di appartenenza e di identità legate al territorio. In città invece questo discorso è diverso.

2. Quanti sono i docenti di religione nella Diocesi di Bergamo?

4. Come si colloca la Religione Cattolica all'interno della scuola pubblica?

La Religione Cattolica si pone dentro gli obiettivi VIT A D ELL A CHI ES A

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della scuola pubblica, che è orientata a promuovere competenze che facciano diventare i ragazzi soprattutto uomini, cittadini e lavoratori. L'insegnante di religione s’inserisce in queste competenze che normalmente fanno parte della scuola, leggendo la realtà culturale in una prospettiva antropologica, d’inserimento più o meno diretto nelle logiche del lavoro e nella formazione del cittadino. Promuovendo quindi quei valori di cittadinanza che sono strettamente connessi poi con la Religione Cattolica. L'insegnante di IRC si muove quindi all'interno di un processo più grande di formazione della persona. A scuola non si fa catechesi. I contenuti sono gli stessi, ma in una prospettiva diversa. Cioè non si promuove la fede di un alunno, ma attraverso l'esperienza della religione Cattolica si aiuta il ragazzo a capire se stesso, quindi a costruire la sua umanità e a inserirsi nella collettività e a capire qual è il senso del suo lavoro, attraverso delle proposte che nascono all'interno della cultura della religione Cattolica.

con maggiore consapevolezza, e quindi di creare le condizioni per le tue scelte. L'IRC a scuola, quindi, ti aiuta a scoprire la verità che ti fa crescere e che ti rende pienamente uomo.

7. Raccontaci una bella esperienza vissuta con i tuoi ragazzi. Mi hai detto che nella tua carriera scolastica hai conosciuto circa 5000 giovani ...

5. In questa logica educativa, allora, sarebbe importante e significativo che durante le ore di IRC in classe ci fossero anche alunni credenti di altre religioni ...

Fra i tanti ricordi, mi viene in mente un flash. Un ragazzo di prima superiore esce da un'aula, mentre io sono in corridoio, e mi dice: «Profe, non posso dirle nulla, ma grazie!» e poi scappa via. Poco prima questo ragazzo mi aveva detto che era bello stare in classe con me perché non si faceva religione in maniera classica, come l'aveva sempre fatta a scuola negli anni passati. Questo ragazzo era stato colpito dal fatto che io gli chiedessi di riflettere. La cosa fondamentale è quando i ragazzi si accorgono che tu ci sei per loro e che ci tieni a loro, e se si accorgono che ci sei per ognuno di loro, allora nasce un dialogo veramente molto bello e fecondo da vivere insieme.

Certamente. In alcune situazioni musulmani e ortodossi aderiscono all'insegnamento della religione a scuola e sono anche propositivi. Resta però vero il fatto che per un verso la cultura italiana non si è ancora liberata dall'idea che a scuola si faccia catechismo, dall'altro di riflesso chi viene da fuori non riconosce la culturalità dell'IRC, ed essendo di altra cultura o di altra religione, rifiuta a priori questo insegnamento.

6. Perchè un ragazzo/a che dalla scuola media passa a quella superiore dovrebbe iscriversi a religione?

8. Cosa consiglieresti ad un docente che insegna IRC? Di imparare a leggere i feedback che vengono dai ragazzi e di sforzarsi di occuparsi di ciascuno, per quanto possibile.

La verità è una sorta di montagna con dentro tante cose, che si presenta agli uomini velata. Quando man mano l'uomo cresce, incontra nel suo percorso personale i genitori che lo aiutano a capire il mondo.

Siccome i genitori non sono in grado di sollevare tutto questo ampio velo che ricopre la verità, ecco che nella storia è nata l'importanza della scuola, che si accosta ai genitori per aiutare ad alzare ancora di più quel velo che scopre quindi un di più di quella realtà che sta nascosta, che ho definito prima come la verità. All'interno di questa collaborazione ci sono le varie discipline che ti permettono, ognuna dal suo punto di vista, di sollevare un lembo di questo velo e di accostarsi a questa verità immensa da punti di vista diversi, che ti permettono di entrare nella vita VIT A D ELL A CHI ES A

Grazie a don Valter per questa piacevole chiacchierata e grazie a tutti i miei studenti, di ieri e di oggi, che ho la grazia di incontrare a scuola e che hanno voglia di condividere un pezzetto del loro cammino di crescita umana e individuale. Religione a scuola è una reale opportunità di confronto, di crescita e di condivisione del proprio progetto di vita, rileggendolo attraverso il messaggio e la proposta che ci vengono dal Vangelo. A noi, adulti o ragazzi, la voglia e il coraggio di non sprecare questa opportunità!

Marco

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Ma con le lotte per l'indipendenza e con le guerre civili si scatenò una vera e propria persecuzione nei confronti delle missioni spesso in nome di una malintesa fedeltà alle tradizioni locali. In Kenya, fra il 1952 e il 1954, durante la ribellione dei Mau Mau, furono massacrati molti missionari e religiose. Fra i tanti episodi ricordiamo quello del 28 settembre 1953 quando un gruppo di ribelli attaccò la missione di Muja dove suor Eugenia, una religiosa della Consolata, era impegnata non soltanto nell'evangelizzazione ma anche nella gestione di un magazzino di aiuti alla popolazione. La suora fu uccisa sulla porta del magazzino mentre tentava di fuggire.

Nell'ex Congo belga, durante le guerre civili, vennero attaccate le missioni e uccisi molti missionari. La notte del 22 gennaio 1964, ad esempio, cinquanta ribelli fecero irruzione nella missione di Kilembe, diedero fuoco alla casa e assassinarono padre Defever, padre Henry e padre Laebaens. I corpi senza vita dei tre missionari furono trovati fuori, mutilati e segnati da profonde ferite. Tra il 1964 e il 1965 furono massacrati sacerdoti diocesani, religiosi e laici. Accanto ai cattolici vi furono anche molte vittime di altre confessioni religiose cristiane.

In Rhodesia (oggi Zimbabwe), durante la lotta di liberazione contro il regime segregazionista di Ian Smith furono massacrati, tra il 1975 e il 1980, suore e religiosi cattolici, e anche missionari protestanti. In Uganda, con la salita al potere del colonnello Idi Amin Dada, protestanti e cattolici vennero martirizzati. Nel 1972 fu assassinato in un agguato il sacerdote Clemente Musaka, segretario delle scuole cattoliche in quel Paese, perché incoraggiava le comunità cristiane a rivendicare i loro diritti di proprietà su terreni e su edifici scolastici che il governo aveva illegittimamente requisito.

Si potrebbe continuare a lungo, esaminando la situazione difficile e spesso tragica dei missionari anche in altri paesi africani, dal Ruanda al Burundi, dall'Angola al Mozambico, dalla Nigeria al Madagascar, dal Ghana alla Sierra Leone. I motivi delle persecuzioni, oltre all'ostilità nei confronti di una Chiesa assimilata alle ex potenze coloniali, si possono anche individuare nel conflitto fra essa e il potere civile, specie quando la prima si oppone al potere assoluto di governi totalitari. Spesso infatti sono soltanto gli uomini della Chiesa a denunciare pubblicamente le difficoltà e le sofferenze della popolazione nei periodi in cui in uno Stato è proibita ogni manifestazione di dissenso.

Ma furono e sono commessi assassini anche per motivi puramente etnici, come nella guerra, in Ruanda, fra tutsi e hutu, durante la quale persino cristiani di diversa etnia si sono massacrati fra di loro.

Negli ultimi anni i cattolici africani si sono interrogati angosciosamente sulla loro capacità di cambiare la mentalità violenta della gente. Ma non è un'impresa facile se si pensa che persino nel cuore dell'Europa, nei Balcani, si è scatenata nell'ultimo decennio del secolo scorso una guerra civile che ha coinvolto esponenti di varie confessioni religiose.

In Estremo Oriente invece le persecuzioni hanno fatto meno vittime, ma soltanto perché le popolazioni sono più restie ad abbandonare le loro tradizioni religiose, dallo

Breve viaggio tra i martiri del Novecento Concludiamo la breve carrellata tra i martiri cristiani del Novecento. Una “categoria” importante è quella dei missionari: persone che hanno fatto della testimonianza il loro stile di vita.

5. I martiri missionari Fra i martiri del Novecento vi sono stati anche molti missionari, specie in Africa e nell'Estremo Oriente. Nella prima metà del secolo venivano spesso identificati con le potenze coloniali che controllavano quei territori, e non sempre a torto se Benedetto XV li ammoniva: «Ricordatevi che voi non dovete propagare il regno degli uomini, ma quello di Gesù Cristo, e non aggiungete cittadini alla patria terrena, ma alla celeste. Di qui si capisce quanto sarebbe deplorevole se ci fossero missionari i quali, dimentichi della propria dignità, pensassero più alla loro patria terrestre che a quella suprema». Il successivo processo di decolonizzazione spinse la Chiesa a radicarsi di più nei nuovi Stati dando al clero indigeno, che si era formato nel frattempo, maggiori responsabilità; sicché a poco a poco i vescovi africani cominciarono a sostituire quelli bianchi.

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shivaismo al buddhismo al taoismo. Nella Cina comunista fu l'ideologia ateistica a causare le persecuzioni insieme all'ostilità nei confronti di una religione non autoctona, connessa alle potenze occidentali. Fra i tanti episodi di martirio spicca quello di padre Adon Zhou Guobao che fu arrestato nel 1955 con l'accusa di essere «al servizio dell'imperialismo» e di «avvelenare mentalmente» i bambini con il catechismo. Condannato a cinque anni di reclusione, ne scontò due. Incurante del pericolo che correva, riprese a insegnare nella cattedrale di Canton. Fu arrestato una seconda volta nel 1958 con l'accusa di collaborare con l'imperialismo occidentale. Nel 1960 si venne a sapere, che lavorava in una cava di pietra del campo di Niutoukeng ed era debole, malnutrito e pieno di piaghe.

Nonostante le sue condizioni pessime lo si costringeva a lavori pesanti. Non molto tempo dopo si seppe della sua morte.

Nel frattempo era nata l'Associazione patriottica dei cattolici per una gestione statale della Chiesa. Cominciarono le ordinazioni di nuovi vescovi senza mandato della Santa Sede. I vescovi che rifiutavano quella politica governativa venivano perseguitati, e talvolta torturati e uccisi. Fra i tanti martiri di quel periodo vale la pena di segnalare la storia di un fratello marista, Joche Albert Li, al quale fu proposto di fuggire a Taiwan. Ma il religioso rifiutò. A chi lo invitava alla prudenza rispondeva: «La verità deve risplendere». Venne arrestato, legato e isolato per parecchi giorni in una cella buia e senz'aria. Poi, incatenato insieme ad altri detenuti, fu sottoposto a un processo «popolare». Alla fine un soldato lo uccise con un colpo alla testa mentre era in preghiera.

Non diversamente è successo nei Paesi del Sud-est asiatico, dal Vietnam alla Cambogia e al Laos, dove la lotta alla religione con la costruzione della «nuova società comunista» e l'ostilità al cristianesimo, visto come una quinta colonna dell'Occidente, spiegano l'alto numero dei martiri e dei perseguitati benché i cristiani fossero in quei Paesi una minoranza quasi irrilevante.

Invece in uno Stato come la Thailandia, che mai è stato comunista, si attuò negli anni 1940-44 una persecuzione religiosa per affermare il buddhismo come unica religione del Paese. Molti furono i martiri, fra cui l'insegnante e catechista Philippe Siphong Onphithak, due suore e alcune donne del suo villaggio, che sono stati beatificati da Giovanni Paolo II. I martiri vivevano nel villaggio di Songkhon dove vi erano la missione cattolica, tenuta da padre Figuet delle Missioni Estere di Parigi, e la casa delle suore dell'Istituto delle Adoratrici della Croce. Il capo della polizia, dopo aver espulso il missionario, sperava di fare abiurare la comunità cristiana che, sotto la direzione di Philippe Siphong Onphithak, oppose resistenza. Allora il catechista fu portato fuori del villaggio con la scusa di una chiamata alla sottoprefettura della zona, e ucciso.

Dopo il suo assassinio il capo della polizia sperava di avere risolto tutti i problemi. Il giorno di Natale annunciò che aveva ricevuto l'ordine di proibire il culto cattolico: chi avesse voluto perseverare sarebbe stato fucilato. Così avvenne: furono «giustiziate» due suore, Agnese e Lucia, insieme ad alcune laiche che si erano unite a loro mentre stavano avviandosi al cimitero per essere fucilate.

Persino in India, che è sempre stata terra di coabitazione di religioni diverse, sono stati assassinati negli ultimi anni quindici cattolici, mentre non si contano le aggressioni a danno della Chiesa e dei suoi rappresentanti. Come ha osservato Andrea Riccardi in Il secolo del martirio (Mondadori 2000), in tutti questi episodi di violenza si coglie un intreccio tra motivazioni religiose e interessi economici perché la Chiesa cattolica, nella sua opera di evangelizzazione ma anche di promozione sociale delle categorie più sfruttate, si scontra quotidianamente con un sistema di interessi e privilegi.

Alfredo Cattabiani

VIT A D ELL A CHI ES A

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La morte nella cultura attuale Non sembra di buon gusto scrivere proprio «morte», e nel titolo per giunta. Invece di: «è morto», ci sono espressioni più pulite: «si è spento, è deceduto, ci ha lasciati, è mancato all’affetto dei suoi cari, se n’è andato …». È la rimozione della morte: si tende a ignorarla, fare come se non accadesse. Vanno scomparendo certe celebrazioni e drammatizzazioni della morte, che specialmente nel centro-sud d’Italia avevano una grande enfasi (in Sardegna fino a non molti decenni fa c’era l’usanza di pagare lamentatrici di professione). Di fronte alla realtà della morte, l’uomo occidentale, tecnologico ed efficientista, si trova tremendamente spiazzato. Essa rimane evento a sé, senza speranza. Non è corretto parlarne. È meglio mascherarla, dimenticarla. La si banalizza con eufemismi, e con la classica bevuta al bar in compagnia dopo il funerale, per dire che la vita continua, e il morto lo si onora continuando a vivere … dimenticando.

Sul significato della morte, non c’è più un atteggiamento condiviso. Tradizionalmente era comune la visione cristiana, sia pure accompagnata da tanti dubbi soggettivi (sull’aldilà, sull’inferno …). Adesso c’è di tutto: dalla visione cristiana, alla negazione di qualsiasi aldilà, allo spiritismo, alla reincarnazione. Quest’ultima, ammessa dal 25% degli europei, è obiettivamente una credenza estranea e contraria alla fede cristiana. Ma l’occidente, perse o attenuate le proprie tradizioni culturali, prende volentieri a prestito dall’oriente, o dalle religioni primitive (sciamanesimo …) non senza adattamenti, talora con mescolanze non facilmente compatibili.

Non è raro il caso di una persona che non crede o comunque è indifferente all’aldilà, ne viene richiamata dalla perdita di un figlio o di un amico. In questa situazione di lutto, qualcuno si riavvicina a qualche pratica religiosa: visita anche quotidiana al cimitero, recita di preghiere; forse meno numerosi sono quelli che lo fanno diventare punto di ripresa di una fede più profonda in cui la parola rassegnazione non significa resa, ma, pur nel riconoscimento dei propri limiti creaturali, affidamento al Padre che prepara per i suoi figli una non illusoria speranza ultraterrena.

Ma spesso Dio è scomparso dall’orizzonte, e non si ricorre più alla fede cristiana, forse perché erroneamente recepita come fonte di timore più che di speranza. Allora si va alla ricerca di un aldilà “laico”. Di fatto la morte non può essere del tutto ignorata. Anche chi è su posizioni materialistiche, tante volte non può fare a meno di prefigurarsi un oltre-la-morte, fatto di memoria, oppure di ciò che il defunto ha fatto a favore dell’umanità (visione marxista) … o di «vibrazioni» non meglio precisate, ma senza salti di qualità rispetto alla realtà materiale. Questo vale anche per lo spiritismo, venuto di moda nel secondo Ottocento, in pieno positivismo, nel quadro del cosiddetto magnetismo animale, un fluido sottilissimo, ipotizzato come supporto fisico di fenomeni psichici quali la telepatia e l’ipnotismo. Sicché si poteva essere materialisti e spiritisti. Lo spiritismo europeo è evoluzionista, ottimista: si rinasce migliori, o uguali, non mai peggiori. Di conseguenza la morte è una tappa importante verso il proprio miglioramento. Il defunto, se interrogato tramite persona a ciò abilitata, il medium, può dare risposte “scientificamente” dimostrabili. Chi crede nello spiritismo ritiene di averne le prove empiriche, non arrestandosi di fronte a oggettive smentite: dicono che se lo spirito ha detto una cosa falsa, l’ha fatto per lo più in buona fede, per ignoranza, oppure per burla; salvo i casi in cui lo spirito, essendo maligno, è professionalmente impostore. Ma se, in buona o cattiva fede, gli spiriti danno anche risposte menzognere, a cosa serve lo spiritismo?

Le pratiche spiritiche sono in aumento, ma in una versione nuova, il channeling, che oltre alla comunicazione con i defunti tramite medium, ammette più possibilità: comunicazione con spiriti della natura, divinità, spiriti-guida, extra-terrestri. Anziché parlare di medium, si parla più genericamente di canali (donde il nome channeling), che possono assumere anche la forma di scrittura automatica, messaggi su magnetofono o su computer, locuzioni interiori, viaggi astrali.

Lo spiritismo, sia nella forma classica, sia come channeling, ha come principale motore il desiderio o il bisogno di ricontattare i propri cari, di riceverne notizie, conferme e rassicurazioni. Spesso però, anziché portare pace e tranquillità, reca una curiosità insaziabile. L’esperienza insegna che i divieti della Bibbia e della Chiesa non servono molto, se non si cresce nella fede cristiana, la quale non elimina il mistero e il dolore della morte, ma le procura un balsamo, un senso, una speranza nel pellegrinaggio terreno. d. Battista Cadei

AT T U ALIT À

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Shahbaz Bhatti, un cristiano del Pakistan Per scrivere questa mia riflessione prenderò l'avvio dalle parole di Papa Francesco, pronunciate durante l'Angelus del 15 marzo 2015, in cui il Santo Padre auspica che "...questa persecuzione contro i Cristiani, che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace".

Una pace che sembra molto lontana visto che, statistiche alla mano, il 75% delle vittime di persecuzioni religiose sono Cristiani, i quali in Medio Oriente rischiano l'estinzione.

L'altra faccia di questo stato di cose la constatiamo proprio a casa nostra, nell'illuminato Occidente, dove le vittime vengono sbrigativamente equiparate ai carnefici, in quanto parte in causa, seppur lesa, di assurde e medioevali guerre di religione.

Su questo sfondo si staglia luminosa la figura di Shahbaz Bhatti, ministro pakistano per le minoranze dal 2008 al 2011, nato a Lahore da una famiglia di missionari cristiani e assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad da un commando di estremisti islamici, mentre si recava, senza scorta, al lavoro.

In Pakistan, paese in cui si respira un insostenibile clima di intolleranza e di violenza nei confronti dei cristiani, che costituiscono solo il 2% della popolazione, il governo non aveva voluto né saputo garantirgli adeguata protezione.

Ferito gravemente durante l'agguato muore durante il trasporto all'ospedale.

Nominato ministro nel 2008 dal presidente Zardari, era l'unico cattolico del governo.

Nel triennio del suo breve mandato si era battuto per promuovere il dialogo interreligioso, per vietare i discorsi di incitamento all'odio e per abolire il reato di blasfemia.

Nel nostro libero paese in cui si bestemmia tranquillamente al bar, in cui i ragazzi usano intercalare i discorsi con colorite imprecazioni è difficile pensare che esistano dei luoghi in cui questo sia un reato punibile con la morte. E il Pakistan è uno di questi.

Tecnicamente il reato di blasfemia si configura quando una persona si sente offesa nei suoi sentimenti religiosi .Tenendo presente che l'accusatore non ha l'obbligo di provare le sue accuse s'intuisce che questa è spesso una tecnica usata per risolvere le controversie personali, anche perché se per caso uno vien liberato, poi spesso finisce vittima di agguati di estremisti.

Proprio per la sua difesa di Asia Bibi, una cristiana accusata di blasfemia, che quest'anno ha trascorso il suo ottavo Natale in carcere, Bhatti riceve ripetute minacce di morte. Pienamente consapevole dei rischi che corre afferma di voler portare fino in fondo la sua battaglia. Si definiva "un uomo che ha bruciato le navi e che non poteva né voleva tornare indietro".

Shahbaz Bhatti ha pienamente realizzato la sua vocazione che era di voler servire Gesù come uomo comune. Nel suo testamento spirituale, che è edito dalle Paoline, ricorda l'educazione religiosa ricevuta in famiglia fin da bambino tanto che già a tredici anni si ripromette di dedicare la sua vita al servizio dei cristiani, specialmente poveri e bisognoAT T U ALIT À

si. Quando, date le sue capacità, gli offrono incarichi prestigiosi, rifiuta per dedicarsi tutto alla sua missione.

Lo minacciano anche attraverso la famiglia ma ciononostante il padre lo incoraggia sempre a non demordere. La sua Fede si rinsalda nella costante lettura dell'Antico e del Nuovo Testamento e il suo passo del Vangelo preferito è "...avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito ....", consapevole di vedere Cristo in ogni bisognoso che lo avvicina.

La sua eredità viene raccolta soprattutto dal fratello Paul ,che nonostante vivesse da molti anni in Italia, torna in Pakistan per continuarne l'opera .

Shahbaz Bhatti, di cui molti chiedono la beatificazione, fa parte di quella schiera di martiri cristiani che nel solo 2016 ha mietuto 50.000 martiri di cui 28 operatori pastorali, e spesso tra la noncuranza e il disinteresse di molta parte del mondo civile che sembra aver perduto quella sensibilità religiosa che una parte dell'Islam rivendica in modo così orgogliosamente cruento.

Noi che possiamo professare liberamente la nostra fede non ci rendiamo conto di cosa significhi rischiare la vita per assistere ad una Messa. Un modo di restare vicino ai nostri fratelli è quello di sostenere l'organizzazione creata appositamente dal Vaticano: Aiuto alla Chiesa che Soffre, a cui possiamo liberamente devolvere il nostro 5 per mille .

Questa parabola della vita di Shahbaz Bhatti è comune a quella di molti testimoni della fede e io mi sono chiesta spesso il perché di questa opposizione violenta a persone di pace e di mitezza quando il più elementare buonsenso consiglierebbe di ascoltarle e seguirle. Leggendo la riflessione di un monaco di Bose mi sembra di aver trovato la risposta è la ripropongo integralmente: "Il Giusto a cominciare da Gesù è sempre rifiutato (… i suoi non lo hanno accolto ... dal prologo del Vangelo di Giovanni) perché la sua semplice presenza contraddice il modo concreto in cui gli uomini concepiscono la propria vita, la progettano e spesso la sognano. Il Giusto è sempre insopportabile e per questo viene ucciso".

Il Giusto evidenzia le nostre contraddizioni, porta alla luce quella parte oscura che si trova sepolta nel cuore di ognuno di noi, è quella voce che spesso ci rifiutiamo di ascoltare e a questo proposito mi viene in mente anche se può sembrare inappropriato Pinocchio che scaglia il martello contro il Grillo Parlante. Anche da una favola, specie se un capolavoro come questo, possiamo imparare di più su noi stessi.

Patrizia

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Il 2017 in Terra Santa: ricorrenze da Nabucodonosor a oggi di strateghi di ogni tempo, nonché come figura di spicco nelle culture musulmana, araba, turca e curda. Sotto la guida di Saladino, l’esercito ayyubide sconfisse i crociati nella decisiva battaglia di Hattin nel 1187 appunto, spianando così la strada alla riconquista musulmana della Palestina, dove i Crociati si erano insediati 88 anni prima.

Nel 2017 si ricorda poi il 500° anniversario della presa di potere dell’Impero Ottomano (1517) sulla Palestina, destinato a durare fino al 1917, ovvero fino a 100 esatti anni fa. Si tratta di uno degli imperi più estesi e duraturi della storia (1299-1922): nei secoli XVI e XVII sotto il regno di Solimano il Magnifico rappresentava forse il più potente Stato al mondo, un impero multietnico e multilinguistico che si estendeva dai confini meridionali del Sacro Romano impero alle periferie di Vienna e della Polonia a nord, fino allo Yemen e all'Eritrea a sud, dall'Algeria a ovest fino all'Azerbaigian a est, controllando dunque gran parte dei Balcani, del Vicino Oriente e del Nordafrica. Con capitale Costantinopoli, l’Impero poteva vantare un vasto controllo sulle coste del Mediterraneo e dunque una posizione strategica nei rapporti tra Oriente e Occidente. Alleandosi con gli Impero centrali durante la prima guerra mondiale, ne uscì duramente sconfitto, al punto da essere smembrato per volontà dei vincitori.

Per la piccola comunità cattolica latina di Terra Santa, nel Partendo da Nabucodonosor per arrivare a Balfour passando per Saladino, il 2017 porta con sé una serie consistente di date che hanno segnato la tormentata regione del Medio Oriente e in particolare l’area geografica che chiamiamo Terra Santa. Sono tutte date in cui, naturalmente, ricorre il 7, numero dall’alto valore simbolico per molte culture e fedi, un vero intrigo per gli amanti della cabala.

Ma restiamo ai fatti, partendo dalle vicissitudini più antiche.

Si parte dunque dai 1430 anni trascorsi dalla distruzione di Gerusalemme ad opera del sovrano babilonese Nabucodonosor, avvenuta nel 587 a.C. Celebre promotore della ristrutturazione dell’antica Babilonia, si è speso per la pavimentazione delle strade, la ricostruzione dei templi e lo scavo di canali, oltre che per la realizzazione dei famosi Giardini Pensili, annoverati fra le sette meraviglie del mondo antico. Figura dall’aurea immensa, ha però causato, con la distruzione del tempio di Salomone a Gerusalemme, la prima deportazione o esilio del popolo ebraico nel mondo.

Quest’anno ricorderemo anche gli 830 anni della presa di Gerusalemme, nel 1187, da parte di Saladino e la conseguente fine del Crociato Regno di Gerusalemme. Sovrano e condottiero curdo, sultano d’Egitto, Siria Yemen e Hijaz (attualmente parte dell’Arabia Saudita), ha fondato la dinastia degli Ayyubidi ed è ricordato tra i più granAT T U ALIT À

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Scorrendo in avanti il calendario, si arriva al 29 novembre 1947, data in cui l’ONU votava la risoluzione 181 che avrebbe poi portato alla creazione dello Stato di Israele. In quel giorno di 70 anni fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò la spartizione della Palestina mandataria in due Stati: uno ebraico, comprendente il 56% del territorio, l’altro arabo, sulla parte restante, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Dal rifiuto arabo del Piano derivarono una serie di guerre che arabi e israeliani combatterono tra il 1948 e il 1973, compresa quella dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967).

Nel 2017 ricorreranno, quindi, anche i cinquant’anni dell’occupazione militare israeliana dei territori palesti-

2017 si festeggiano anche i 170 anni del Patriarcato latino. Risale infatti al 23 luglio 1847 la pubblicazione della “Nulla celebrior” di papa Pio IX, con cui si ripristinava il Patriarcato di Gerusalemme dei latini, vacante dal tempo delle crociate appunto.

Nel 2017 sono 120 anni dal primo Congresso sionista, organizzato a Basilea, in Svizzera, nel 1897, dallo scrittore e politico ungherese Theodor Herzl, sostenitore di un’ideologia e un pensiero politico che propugnavano la creazione di uno Stato ebraico in Palestina.

A ciò si legano anche i 100 anni della Dichiarazione Balfour: si tratta di un documento ufficiale della politica del governo britannico in merito alla spartizione dell’Impero Ottomano all’indomani della prima guerra mondiale.

Consiste essenzialmente in una lettera, scritta dall'allora Ministro degli Esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rothschild, principale rappresentante della comunità ebraica inglese, e referente del movimento sionista, con la quale il governo britannico affermava di guardare con favore alla creazione di un "focolare ebraico" in Palestina, in vista della colonizzazione ebraica del suo territorio.

La Dichiarazione Balfour fu successivamente inclusa nel Trattato di Sèvres (1920) che stabiliva la fine delle ostilità con la Turchia e assegnava la Palestina al Regno Unito (successivamente titolare del Mandato della Palestina).

nesi in seguito alla Guerra dei Sei Giorni, che vide fronteggiarsi, da un lato, Siria, Giordania ed Egitto e, dall’altro Israele, che uscì vittorioso su tutti e tre i fronti, conquistando, tra le altre zone, la Cisgiordania e Gerusalemme Est, fino a quel momento appartenenti alla Giordania.

Basta seguire anche distrattamente il telegiornale per rendersi conto che da questo punto di vista la situazione non ha fatto altro che deteriorarsi e che continua ancora oggi a sollevare rivolte da entrambe le parti.

Discendente diretta dell’occupazione israeliana è stata l’Intifada (rivolta). La prima, detta “delle pietre”, inizia l’8 dicembre 1987, esattamente trenta anni fa, in seguito alla morte di quattro palestinesi del campo profughi di Jabaliya, nella Striscia di Gaza, investiti da un camion israeliano. Presto la rivolta si estese da Gaza alla Cisgiordania segnando scioperi, dimostrazioni, scontri con le forze occupanti, azioni di disobbedienza civile. Solo gli accordi di Oslo del ’93, con la celebre stretta di mano tra Rabin e Arafat, hanno potuto mettere fine alla rivolta, che si è conclusa con un bilancio di oltre 1200 palestinesi uccisi e circa 150 vittime israeliane.

Insomma, sebbene la situazione in Terra Santa appaia stagnante, il 2017, con le ricorrenze che verranno, servirà a ricordarci anche che i passaggi storici importanti sono stati numerosi, e che le commemorazioni sono fatte per essere ricordate sì, ma anche e soprattutto per insegnare a non ripetere gli stessi sbagli. Soprattutto quando è in gioco una Terra che a maggior ragione da parte dei cristiani non può essere trascurata.

Chiara

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Informazioni parrocchiali Orari delle S. Messe Feriali: ore 8,00 - 9,00 (in Casa Serena) - 18,00 (sospesa quando c’è un funerale).

Festive: Sabato sera e vigilia delle feste: ore 18,00 ore 16,30 a Tresolzio (maggio-ottobre).

Domenica e feste: ore 7,30 - 9,00 (Casa Serena) - 10,00 - 11,15 - 18,00.

Disponibilità per le Confessioni Don Giacomo: venerdì 16.00 - 17.30 Don Carlo: ogni sabato 16.00 - 17.30 Don Ubaldo: ogni sabato 09.30 - 11.00 N.B. A richiesta i sacerdoti, nei limiti del possibile, sono sempre a disposizione per questo ministero. In particolare subito dopo le S. Messe.

Celebrazione del Battesimo Il battesimo dei bambini si celebra una sola volta al mese.

N.B. In vista del Battesimo, si prenda contatto con il Parroco. Il Mercoledì che precede la 2ª domenica del mese alle 20.30 si terrà in Oratorio un incontro di preparazione per i genitori ed i padrini.

I catechisti battesimali incontreranno i genitori nelle loro case.

Calendario battesimi 2017 08 gennaio ore 11.15 12 febbraio ore 16.00 12 marzo ore 11.15 09 aprile ore 16.00 14 maggio ore 16.00 11 giugno ore 11.15 09 luglio ore 16.00 13 agosto ore 11.15 10 settembre ore 16.00 08 ottobre ore 11.15 12 novembre ore 16.00 10 dicembre ore 11.15

il rito04 gennaio il rito08 febbraio il rito08 marzo il rito05 aprile il rito10 maggio il rito07 giugno il rito05 luglio il rito09 agosto il rito06 settembre il rito04 ottobre il rito08 novembre il rito06 dicembre

Celebrazione del Matrimonio Il Matrimonio si può celebrare in ogni giorno dell’anno, eccetto le domeniche e i tempi di Avvento e di Quaresima.

Occorre prepararsi adeguatamente. È possibile partecipare anche a corsi fuori parrocchia.

In ossequio a giuste disposizioni diocesane, il Matrimonio va celebrato o nella parrocchia della sposa, o in quella dello sposo o in quella dove la coppia andrà ad abitare. Per eventuali eccezioni ci si rivolga alla Curia vescovile.

Tel. dei Sacerdoti: Don Giacomo Ubbiali Tel. 035.620.103 - cell. 340.4183919 e-mail: giacomoubbiali@virgilio.it Don Carlo Comi Tel. 035.332092 - cell. 340.6483352 e-mail: comicarlo@virgilio.it Don Ubaldo Nava Tel. 035.908406 - cell. 333.3229389 e-mail: ubaldonava@tin.it