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Periodico della Parrocchia S. Maria Assunta in Brembate di Sopra Anno VIII - N. 45 - Agosto 2016

ABBONAMENTO Poiché molte persone hanno chiesto chiarimenti su come ricevere a casa il giornalino parrocchiale "Insieme", ecco alcune precisazioni che speriamo possano essere utili.

1) Il nome e l'indirizzo vanno consegnati in sacrestia.

In copertina: Abbazia di Sénanque (Provenza - Francia) IV di copertina: Alcuni immagini del CRE 2016.

2) La quota chiamata "di abbonamento" o "quota annuale" (di euro 15,00).

Tale quota si raccoglie in chiesa nella cassetta con l'indicazione "INSIEME" oppure in sacrestia.

La quota serve per sostenere le spese di stampa.

Direttore: don Giacomo Ubbiali Direttore responsabile: Davide Agazzi Editore: Parrocchia S. Maria Assunta, Brembate di Sopra

Stampa: EQUA - Clusone

Sommario

Redazione: don Carlo, Chiara, Marco, Max, Dario, Luca, Luciano, Patrizia

3 Editoriale

Impaginazione e coordinatore: Luciano

5 Vita parrocchiale

Foto ed elaborazione foto: Max Distributore: Diego

12 Anagrafe

Collaboratori: don Giacomo, don Carlo, Raide, Dario, Luca, Patrizia, d. Battista, Alfredo Cattabiani, Luciano Moia

14 La voce dell’Oratorio

E-mail: insieme@oratoriobrembatesopra.net

15 Vita della Chiesa

Sito web: www.parrocchiabrembatedisopra.it AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE BERGAMO N. 28 DEL 20.10.2008

DI

25 Attualità

Editoriale

Ho un amico Samaritano…

Q

uesto editoriale nasce nella domenica in cui il Vangelo ci propone la parabola del buon Samaritano. Un testo attorno al quale il nostro Vescovo ha scritto la lettera Pastorale che ha caratterizzato quest’anno … Vale la pena soffermarsi ancora una volta su un testo sempre provocante e arricchente.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”: dalle parole di Gesù la domanda dello scriba: “E chi è il mio prossimo?”, cioè chi devo amare, con quali regole e confini così da potermi mettere il cuore in pace e definire una volta per tutte fin dove spingermi nell’esperienza dell’amore. Da qui si sviluppa la parabola evangelica. Sento ancor più urgente condividere con voi questo pensiero in questi giorni estivi nei quali stiamo arrivando a dover ripensare elementi della nostra civiltà che credevamo acquisiti e su cui invece dobbiamo ritornare con urgenza, tanto da vedere e sentire di episodi continui in cui l’umanità pare valga più o meno a seconda del colore della pelle, delle scelte religiose, degli orientamenti sessuali, dalle prese di posizione politiche …

Pare che le regole noi le stiamo già stabilendo per l’amore: i confini sono il nostro buon senso, la ragionevole garanzia che i miei diritti vengano conservati, la garanzia di non mettere a repentaglio la propria sicurezza e quella dei propri cari, la conservazione dei diritti acquisiti nel tempo.

Sfido chiunque a dire che queste

EDIT O RI ALE

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del suo viaggio (non poteva andare a prenderne altro al bancomat né poteva accelerare i tempi di viaggio utilizzando più moderni mezzi di trasporto). Il mio amico Samaritano compie gesti e offre un tempo che diventano salvezza per quell’uomo, monito per gli ascoltatori di Gesù, motivo di profonda riflessione e forse causa di un po’ di vergogna per noi. Io non sono capace di amare così, voglio le regole. Le voglio perché l’amore non mi distrugga. Voglio essere una candela che faccia luce ma che non si consumi, vorrei spendere il mio tempo, ma non quello che serve a me; vorrei dedicarmi agli altri, ma senza espormi troppo specialmente con chi non conosco. Un amore carico di vincoli, di limitazioni ragionevoli; un aprire il cuore che dia pace senza coinvolgermi troppo. Il mio amico Samaritano mi mostra che l’amore passerà anche attraverso le regole, ma non si lascia imbrigliare da esse. E’ sempre più in là l’amore.

siano regole insensate. E’ un buon punto di partenza, in effetti. Ma le regole non fanno l’amore.

Sì, so bene che le mie sono parole … io come te che leggi non ho fatto mai come il buon Samaritano. Ma la strada dell’amore è questa: fatta di gesti, i gesti dell’amore che si spende concretamente per il prossimo, per chi soffre, per chi è solo, anche per chi ci è nemico, così dice il Vangelo. L’amore cristiano non esclude nessuno. Non esclude neanche le regole, condivise e rispettate, ma perché aiutino ad amare di più e meglio, non per limitare la carità o zittire la coscienza.

Qui entra in gioco il nostro amico Samaritano, che ha qualcosa da dire. Non lo dice a noi con un convegno o una catechesi esemplare; lo dice con i gesti, i gesti dell’amore appunto, che stravolgono le regole previste in quelle situazioni. Il Samaritano, agli occhi degli interlocutori di Gesù, è un senza Dio, un uomo lontano dalla legge, ed effettivamente le regole le infrange perché si ferma a soccorrere una persona che ti può rendere impuro (ma che importa? Per il solo fatto di essere Samaritano, già risulta impuro); infrange la regola della buona educazione nel far saltare gli impegni previsti e per i quali si era messo presumibilmente in viaggio. Infrange la regola del buon senso e del non rischiare troppo (chi ci dice che in terra non ci fosse un ferito morente conciato così per qualche regolamento di conti?). Infrange la regola della giustizia, perché spende tempo e denaro in abbondanza per uno sconosciuto quando forse quel tempo/denaro potevano essere causa o ragione EDIT O RI ALE

Ne abbiamo di strada da fare per riscoprire il Vangelo, noi, cristiani da generazioni. Ma se avremo gli occhi e il cuore aperto, avremo sempre qualche amico Samaritano accanto a noi, e se non ci lasceremo ingannare da pregiudizi e chiusure mentali, vedremo con i nostri occhi cosa intende Gesù quando parla di amore. d. Giacomo

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CALENDARIO PARROCCHIALE 14 Domenica XX del Tempo ordinario.

(Ger 38,4-6.8-10/ Sal 39/ Eb 12,1-4/ Lc 12,49-53) Ore 20.30 Santa Messa in Piazza Giovanni Paolo II, animata dal Coro “Le voci di Maria”.

AGOSTO 1 Lunedì. S. Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa.

Possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria nell’occasione del perdono di Assisi

15 Lunedì. Assunzione della Beata Vergine Maria.

(Ap 11,19;12,1-6.10/ Sal 44/ 1Cor 15,20-27/ Lc 1,39-56)

3 Mercoledì. Dedicazione della Chiesa parrocchiale (3 agosto 1734) Inizia la novena dell’Assunta.

Ore 20.00: S. Messa nella chiesa parrocchiale.

S. Messe a orario festivo estivo.

Ore 18.00: S. Messa con processione. Itinerario: Via Giovanni XXIII, Via XXV Aprile, Via Torre, Via Bruno Locatelli, Via Palestro, Via Damiano Chiesa, Via Cesare Battisti.

4 Giovedì. S. Giovanni Maria Vianney, sacerdote.

Ore 20.00: S. Messa presso l’abitazione delle Suore Sacramentine.

16 Martedì. S. Rocco. S. Stefano d’Ungheria.

21 Domenica XXI del Tempo ordinario.

(Is 66,18-21/ Sal 116/ Eb 12,5-7.11-13/ Lc 13,22-30)

5 Venerdì. Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore.

Ore 20.00: S. Messa nel condominio Edera due (tra via Locatelli e via Ravasio).

22 Lunedì. Beata Vergine Maria Regina.

Inizia la Festa dell’Oratorio

6 Sabato. Trasfigurazione del Signore.

24 Mercoledì. S. Bartolomeo, apostolo.

7 Domenica XIX del Tempo ordinario.

(Sap 18,6-9/ Sal 32/ Eb 11,1-2.8-19/ Lc 12,32-48) Pellegrinaggio parrocchiale al Santuario di Crea (Alessandria – Monferrato).

Ore 16.00: Celebrazione dei Battesimi.

26 Venerdì. S. Alessandro, martire, Patrono principale della Città e della Diocesi di Bergamo.

28 Domenica XXII del Tempo ordinario.

(Sir 3,17-20.28-29/ Sal 67/ Eb 12,18-19.22-24/ Lc 14,1.7-14) Si conclude la festa dell’Oratorio.

8 Lunedì. S. Domenico, sacerdote.

Ore 20.00: S. Messa in Via Vivaldi.

29 Lunedì. Martirio di S. Giovanni Battista.

9 Martedì. S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), vergine e martire, Patrona d’Europa.

Ss. Fermo e Rustico, martiri.

Ore 20.00: S. Messa in Via Tresolzio.

SETTEMBRE 1 Giovedì. XI Giornata nazionale per la custodia del creato.

10 Mercoledì. S. Lorenzo, diacono e martire.

Ore 16.00: S. Messa in chiesa con il rito dell’unzione degli infermi.

4 Domenica XXIII del Tempo ordinario.

(Sap 9,13-18/ Sal 89/ Fm 9-10.12-17/ Lc 14,25-33) Canonizzazione della B. Teresa di Calcutta, vergine.

11 Giovedì. S. Chiara, vergine.

Ore 20.00: S. Messa in Via Leonardo da Vinci.

8 Giovedì. Natività della Beata Vergine Maria.

12 Venerdì. S. Giovanna Francesca de Chantal, religiosa.

Ore 20.00: S. Messa a Casa Serena.

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10 Sabato. Ore 21.00: Rassegna organistica dell’Isola Bergamasca in Chiesa Parrocchiale.

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11 Domenica XXIV del Tempo ordinario.

(Es 32,7-11.13-14/ Sal 50/ 1Tm 1,12-17/ Lc 15,1-32) Ore 16.00: Celebrazione dei battesimi.

Inizia la settimana del Volontariato.

Cronaca parrocchiale A cura di d. Carlo 26 - 29 maggio. SS. Quarantore.

In occasione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, si celebrano ogni anno le Quarantore. Possono sembrare il rimasuglio di un passato glorioso che non c’è più, e diversi aspetti che si riscontrano lungo le giornate in questione, portano a pensare che sia veramente così. Nel passato le Ss. Quarantore erano proprio quaranta ore di adorazione, distribuite su tre giornate, durante le quali tutte le componenti della Parrocchia (bambini, ragazzi, giovani adulti e anziani, nonché associazioni e confraternite) facevano i turni per non lasciare mai il Santissimo solo anche solo per un momento! Era veramente una festa corale di tutta la comunità che si sentiva coinvolta, dalla fede e dalla devozione, da queste giornate di grazia. Senza voler fare ad ogni costo un confronto nostalgico con il passato, non si può certo dire che oggi la situazione sia ancora così. Già da tempo, per ovviare al fatto che non sempre c’erano persone disponibili per coprire tutte le ore della giornata, si è cercato di “diluire” le quaranta ore su quattro giornate, anziché su tre. Poi si sono limitati gli orari dell’adorazione, riponendo il Santissimo durante l’orario del pranzo! Poi … Potrei andare avanti con altri segni. Quello più importante, però, credo di individuarlo nelle persone che passano in chiesa per l’adorazione. Se è vero che in queste giornate sono di più le persone che entrano in chiesa, è anche vero che la tipologia che caratterizza queste persone è quella dell’età.

Non sono molti i giovani e neppure i ragazzi. Se guardiamo, poi, al mondo degli adulti, bisogna in tutta onestà dire che, forse, molti dei cristiani di Brembate, si sono accorte della diversità di quelle giornate, soltanto dal fatto che le campane suonavano ogni ora.

Non volendo sembrare un nostalgico del passato, mi limito a segnalare due momenti particolari delle Quarantore di quest’anno.

Venerdì 27 maggio, alle ore 10.30, si è celebrata la S. Messa con la presenza dei ragazzi disabili del CSE. È sempre un’emozione vedere questi ragazzi che s’impegnano ad animare la celebrazione con gesti, disegni e tabelloni preparati con cura da loro, aiutati dalle ragazze che li accompagnano e li assistono con tanta passione e tanta cura.

L’altro momento è stato quello della processione serale con il Santissimo, programmata dopo la S. Messa delle ore 18, che non si è potuta svolgere a causa dell’acquazzone che si è abbattuto sul nostro paese proprio nell’orario previsto. È anche vero che per tutto il pomeriggio il clima non aveva dato molte speranze! Abbiamo completato le nostre Quarantore, o Giornate eucaristiche con un momento di adorazione prima della benedizione finale.

12 Lunedì. Ss. Nome di Maria.

14 Mercoledì. Esaltazione della Santa Croce.

15 Giovedì. Beata Vergine Maria Addolorata.

Ore 18.00: Santa Messa presso la Cappella in via Donizetti.

17 Sabato. S. Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa.

Ore 18.00: Celebrazione con le associazioni del territorio nella settimana del Volontariato.

18 Domenica XXV del Tempo ordinario.

(Am 8,4-7/ Sal 112/ 1Tm 2,1-8/ Lc 16,1-13) 21 Mercoledì. S. Matteo, apostolo ed evangelista.

24 Sabato. Matrimonio: Marchesi Manuel e Capelli Federica.

25 Domenica XXVI del Tempo ordinario.

(Am 6,1.4-7/ Sal 145/ 1Tm 6,11-16/ Lc 16,19-31) Nel pomeriggio: Pellegrinaggio Vicariale nell’Anno della Misericordia alla porta Santa della Cattedrale di Bergamo.

29 Giovedì. Ss. Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

OTTOBRE 1 Sabato. S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa.

Inizia il Mese Missionario.

2 Domenica XXVII del Tempo ordinario.

(Ab 1,2-3;2,2-4/ Sal 94/ 2Tm 1,6-8.13-14/ Lc 17,5-10) Apertura dell’Anno catechistico.

4 Martedì. S. Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia.

7 Venerdì. Beata Vergine Maria del Rosario.

8 Sabato. Partenza per il pellegrinaggio giubilare parrocchiale a Roma.

2 giugno. 50° di Suor Rosangela Sana Giovedì 2 giugno, alle ore 11.00, nella nostra chiesa parrocchiale, Suor Rosangela Sana, ha voluto ringraziare il Signore per i cinquanta anni dall’inizio della sua vita religiosa. È stata una bella celebrazione, presieduta da Don

9 Domenica XXVIII del Tempo ordinario.

(2Re 5,14-17/ Sal 97/ 2Tm 2,8-13/ Lc 17,11-19) Ore 11.15: Celebrazione dei battesimi.

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quattro il 35°, due il 30°, due il 20°, una il 15° e una il 5° anniversario.

Le coppie si sono raccolte in chiesa, e hanno animato in vario modo la celebrazione, con la proclamazione delle letture, con la presentazione delle offerte e con la preghiera fatta insieme dopo la comunione. Il momento più bello si è svolto appena dopo l’omelia, quando ogni sposo e ogni sposa hanno ringraziato il Signore chiamando per nome il proprio coniuge; alla fine, tutti gli sposi presenti hanno concluso il ringraziamento con una lode al Signore recitata insieme. Don Carlo, che per l’occasione ha presieduto la celebrazione, ha poi asperso le coppie presenti con l’acqua benedetta.

Alle coppie in festa è stata distribuita la Comunione sotto le specie del pane e del vino. Prima della benedizione è stata consegnata agli sposi un’icona raffigurante la Sacra Famiglia. Il dono è stato particolarmente apprezzato.

Alcune di queste coppie, accompagnate da figli e parenti, hanno continuato la festa in oratorio, partecipando al pranzo preparato per la bella occasione.

Giambattista Boffi, direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano, che aveva conosciuto Suor Rosangela quando era curato nella parrocchia di Stezzano. Alla celebrazione era presente anche la Madre Generale delle Suore Sacramentine, che ha voluto, così, dare particolare solennità a questo bel momento. Durante la S. Messa diverse volte è risuonata la parola “Grazie”, perché questo è stato il sentimento che ha guidato ogni singolo momento dell’intera celebrazione. In particolare, voglio segnalare la preghiera che Suor Rosangela ha letto dopo la comunione, nella quale, oltre al grazie al Signore, per la vocazione e la sua vita da consacrata, ha ringraziato anche i presenti per il costante sostegno con la preghiera.

5 giugno. Chiusura dell’anno catechistico Quasi un po’ in sordina, domenica 5 giugno, si è chiuso l’anno catechistico. Durante la S. Messa delle ore 10, abbiamo ringraziato il Signore per l’anno catechistico appena concluso, per tanti bambini e ragazzi è stato l’anno della celebrazione dei sacramenti della Confessione, della Prima Comunione e della Cresima. Anche per tutti gli altri, però, la frequenza al catechismo, a volte vissuta con una certa difficoltà, è stata un momento di maturazione cristiana. Al termine della Messa non è mancato il ringraziamento per i catechisti e le catechiste. Non saremo mai sufficientemente riconoscenti a queste persone che con tanta dedizione e, spesso, con tanta fatica (non sempre riconosciuta dai genitori!) spendono il loro tempo e la loro disponibilità per dedicarsi alla testimonianza della loro fede nei confronti dei nostri ragazzi.

Si è anche raccomandato di non dimenticare la propria fede durante le vacanze! Mah! Dai vuoti alle varie messe domenicali, si è tentati di pensare che la raccomandazione non sia arrivata a buon fine! Ma forse sarà solo un’impressione sbagliata!

27 giugno. Inizia il CRE L’attività pastorale che più di altre dimostra che la vita della parrocchia non ha tregua e non ha momenti di vacanza è proprio il Cre che aggrega negli spazio dell’oratorio parecchi bambini e ragazzi. Quest’anno il tema proposto dalle diocesi lombarde è “Perdiqua” e si parla di cammino. Gli iscritti sono circa duecento. Del Cre e delle sue proposte si parla in un apposito articolo.

Qui voglio solo segnalare come questa opportunità data ai genitori, sia particolarmente sentita come importante anche dalla parrocchia. Il Cre, infatti, non è visto come un modo per “parcheggiare” i ragazzi durante l’estate in assenza della scuola, ma è un’esperienza fortemente educativa per i ragazzi stessi, che, stando insieme, imparano a condividere il loro tempo, le loro capacità oltre che allenarsi al rispetto reciproco e ad una sana amicizia. La collaborazione tra i ragazzi, nel rispetto dei ruoli e degli impegni, è un’arte che si impara soprattutto stando con gli altri.

19 giugno. Festa degli anniversari di matrimonio.

Possiamo tranquillamente dire che la Festa degli Anniversari di Matrimonio costituisce ogni anno la reale conclusione dell’anno pastorale. Domenica 19 giugno, alle ore 10.30, ventuno coppie si sono ritrovate nella chiesa parrocchiale per ringraziare il Signore per il proprio matrimonio. Alla celebrazione sono invitate le coppie di sposi che celebrano durante l’anno un anniversario rilevante.

Tra le coppie che hanno festeggiato quest’anno: una ha ricordato il 55°, cinque il 50°, quattro il 45°, una il 40°, VIT A P AR RO CCHI AL E

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Iniziative importanti all’attenzione di tutti Carissimi, mentre l’estate è nel pieno del suo scorrere, volevo segnalarvi alcune iniziative che credo siano molto importanti in vista del nuovo anno Pastorale.

PELLEGRINAGGIO A ROMA L’Anno della Misericordia è in pieno svolgimento; anche noi come Parrocchia vogliamo porre un gesto importante nel segno della Misericordia raggiungendo Roma e attraversando la Porta Santa.

Lo faremo nel fine settimana dell’8-9 ottobre 2016. Il programma è in via di definizione e presto lo presenteremo alla comunità, aprendo le iscrizioni. Si può vivere in tanti modi l’Anno Giubilare, ma ci è sembrato bello porre questo pellegrinaggio che, insieme all’Indulgenza, ci ricorda il valore della Comunione della Chiesa che cammina sostenuta dalla testimonianza degli Apostoli; ci permette di porre un segno di comunione con Papa Francesco e di ammirare i segni del cammino di una Chiesa che nei secoli, tra gioie, fatiche e persecuzioni, non ha mai smesso di annunciare il Vangelo e di seguire Cristo, il suo Signore.

SOSTENIAMO LA SCUOLA MATERNA “SANTA MARIA ASSUNTA” In questi mesi abbiamo messo mano alla situazione impegnativa della Scuola Materna. La riorganizzazione e il tentativo di risanamento continuano. Sento il dovere di chiedere anche alla nostra Comunità Parrocchiale di intervenire perché il servizio prezioso in favore dei nostri bambini possa continuare garantendo un servizio di qualità e rimediando alle fatiche inevitabili che una realtà così grande porta con sé. La denatalità, gli investimenti fatti negli anni e la necessità di rinnovare strumenti e strutture, insieme alle spese ordinarie richiedono sempre uno sforzo economico a cui far fronte. E’ più difficile lavorare con serenità e raggiungere obiettivi adeguati se il lavoro è sempre quello di dover provvedere a coprire spese con risorse che si faticano a trovare. Accanto a un impegno forte chiesto alle istituzioni, ai genitori che hanno scelto di iscrivere i loro bambini, siamo a chiedere un aiuto anche a tutti voi. L’iniziativa va sotto il titolo “SOSTENIAMO LA MATERNA”. Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la scuola materna e l’educazione dei nostri bambini di contribuire con una cifra (a partire da 5 euro), piccola o grande secondo le possibilità di ognuno, che possa essere però garantita mensilmente per la durata di un anno. La scuola potrà così programmare il suo impegno di spesa in favore dei bambini sapendo a quale cifra si può appoggiare, e non dovendo contare su un’elemosina occasionale. Di contro ci impegniamo a rendicontare nella bacheca Parrocchiale, a firma del Consiglio di Amministrazione, l’utilizzo che viene fatto della cifra raccolta mensilmente. Appronteremo al più presto un modulo di impegno da firmare con la cifra stabilita, che ci impegneremo a versare per un anno (salvo problemi improvvisi che dovessero subentrare nell’anno in corso; si potrà comunque sempre sospendere il versamento del contributo). A partire dal mese di settembre, l’ultima domenica di ogni mese, dopo le Sante Messe, potremo versare la nostra cifra agli incaricati VIT A P AR RO CCHI AL E

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che troveremo all’esterno della Chiesa, sotto il porticato della casa Parrocchiale. Confidando nella partecipazione e nella generosità di molti, mi permetto di sottolineare che anche questa è a tutti gli effetti, un segno di attenzione alle famiglie e un gesto di autentica carità.

NUOVO CONSIGLIO PASTORALE Nel mese di ottobre procederemo alla costituzione del nuovo Consiglio Pastorale. A un anno dal mio arrivo a Brembate di Sopra, sento la necessità di potermi incontrare con persone che mi aiutino nelle scelte pastorali e provino insieme con me ad indicare quali percorsi tracciare perché la nostra comunità cammini sempre più in comunione. E’ importante che nella composizione del nuovo Consiglio, tutte le diverse dimensioni della nostra realtà siano rappresentate. Chiedo a tutti i parrocchiani di aiutarmi a scegliere bene le persone che ne potranno far parte, perché aiutino con saggezza a preparare il piano pastorale dell’anno, affrontino insieme le emergenze che si possono presentare, collaborino con il parroco nelle scelte importanti che segneranno il cammino della nostra Comunità. Sono a chiedere la vostra disponibilità a “candidarvi”, cioè a rendervi disponibili per far parte di questo organismo prezioso per le nostre Comunità. Non sarà un impegno eccessivo a livello di tempo, ma richiede il desiderio di essere coinvolti più profondamente nel nostro camminare insieme come comunità cristiana. Con la busta di Agosto, nell’occasione della colletta dell’Assunta, faremo pervenire a tutte le famiglie il modulo con la possibilità di dare la propria disponibilità a far parte del Consiglio Pastorale. Ad ottobre procederemo alle votazioni e, con l’aggiunta dei membri scelti dal parroco a completare la rappresentanza della Comunità, formeremo il nuovo Consiglio che comincerà a lavorare già da Novembre. In seguito provvederemo a ricomporre anche il Consiglio per gli Affari Economici e il Consiglio di Oratorio.

Riconoscente per quello che ognuno di voi già fa per il bene di questa nostra Parrocchia, vi abbraccio e vi chiedo/assicuro una preghiera.

Don Giacomo

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Una bella bambina … teneva due mele con entrambe le mani.

Sua madre la vide e chiese dolcemente alla sua piccola con un bel sorriso: “Amore mio, potresti dare alla tua mamma una delle tue mele?”.

La ragazzina guardò sua madre per qualche secondo: improvvisamente, prima diede un morso a una mela e poi, rapidamente, un morso all’altra.

Inutile dire che la mamma sentì il sorriso congelarsi sul volto.

Le fu davvero difficile non manifestare la sua delusione.

Dopo qualche istante, però, la bimba consegnò una delle due mele morse alla sua mamma, dicendole: “Tieni, mamma. Delle due questa è la più dolce”.

Ritarda sempre il tuo giudizio. Dai sempre agli altri la possibilità di spiegarsi.

Quello che i tuoi occhi vedono, a volte può non coincidere con la realtà.

Mai trarre conclusioni affrettate …

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novena

Parrocchia Santa Maria Assunta preparazione alla festa di Maria Assunta ore 20 S. Rosario a seguire S. Messa Le celebrazioni si svolgeranno nei quartieri del paese: Mercoledì 3 agosto

Chiesa parrocchiale (solennità della dedicazione)

Giovedì 4 agosto

Presso abitazione Suore Sacramentine

Venerdì 5 agosto

Condominio Edera 1 (tra Via B. Locatelli e Via Ravasio)

Lunedì 8 agosto

Via Vivaldi

Martedì 9 agosto

Via Tresolzio

Mercoledì 10 agosto ore 16.00 Chiesa parrocchiale (con rito dell’unzione degli infermi) Giovedì 11 agosto

Via Leonardo da Vinci

Venerdì 12 agosto

Casa Serena

Domenica 14 agosto Piazza Giovanni Paolo II ore 20.30 La statua della Madonna verrà trasportata da un apposito carro preparato e addobbato per l’occasione.

Lunedì 15 Solennità di Maria Assunta S. Messa indi processione per le vie del paese: Via Giovanni XXIII,

Ore 18

Via XXV Aprile, Via Torre, Via Bruno Locatelli, Via Palestro, Via Damiano Chiesa, Via Cesare Battisti, Chiesa parrocchiale.

Anima la celebrazione la Corale Parrocchiale.

Accompagna la processione la banda “G. Donizetti” di Brembate di Sopra.

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Anagrafe BATTESIMI AMBROSIO LENNY JACK di Gianni e di Rimedio Giulia nato a Ponte San Pietro il 08.07. 2014 battezzato il 10.07.2016

REMONDINI NICOLE di Maicol e di Quarenghi Tecla nata a Ponte san Pietro il 28.02.2015 battezzata il 12.06.2016 MAZZOLENI ALESSANDRO di Gianantonio e di Santi Patrizia nato a Bergamo il 18.092015 battezzato il 12.06.2016

CAVENATI LIA di Omar e di Sangalli Mara nata a Bergamo il 14.09.2015 battezzata il 16.07.2016 RINALDI DANIEL di Federico e di Mazzoleni Monica nato a Bergamo il 01.11.2015 battezzato il 12.06.2016

MATRIMONI

In parrocchia: LOCATELLI MELISSA di Mattia e di Plati Sara nata a Bergamo il 07.12.2015 battezzata il 12.06.2016

Bolis Omar con Bolis Martina il 21 maggio.

Zanga Diego con Marchetti Cristina il 24 giugno.

Crispino Giuseppe con Matache Daniela Viorica il 24 giugno.

COMI GIULIA di Cristian e di Da Silva Moreira Welma nata a Bergamo il 25.01.2016 battezzata il 12.06.2016

Fuori parrocchia: Ravasio Luca con Caccia Nadia il 6 giugno ad Ambivere.

CASSOTTI STEFANO di Paolo e di Morlotti Lisa nato a Bergamo il 26.04.2016 battezzato il 12.06.2016

AN AG R AF E

Todeschini Daniel con Sana Michela il 18 giugno ad Almenno San Bartolomeo.

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FUNERALI Se conoscessi il mistero

PROSERPI GIUSEPPE BATTISTA di anni 83 morto il 22 giugno.

immenso del Cielo dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti se mi ami!

Sono ormai assorbito nell’incanto di Dio

GOTTI BAMBINA ved. Carozza di anni 78 morta il 24 giugno.

nella sua sconfinata bellezza.

Le cose di un tempo sono così piccole al confronto!

Mi è rimasto l’amore di te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini.

MORI IRMA in Epis di anni 67 morta il 02 luglio.

Vivo in una gioia purissima.

Nelle angustie del tempo MESSI MARICA di anni 28 morta il 04 luglio.

pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore infinito.

Non piangere

FARINA ADELE ved. Cantuni di anni 88 morta il 21 luglio.

se veramente mi ami!

G. Perico

PANZA ARMANDO di anni 77 morto il 23 luglio.

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PERdiQUA… il nostro viaggio nell’estate Perdiqua! Una parola che ha voluto dare una precisa direzione all’estate che abbiamo vissuto: da questa parte e non da un’altra. scelta delle attività e delle gite, nella premura che non mancasse nulla. … Un viaggio a cui hanno aderito numerosi ragazzi e bambini, un’occasione straordinaria per stare insieme, per vivere l’amicizia, la collaborazione, il perdono e la gioia …

E così ecco che le giornate sono trascorse, dall’accoglienza ai saluti, nell’affidarci con la preghiera al Signore, nell’animazione vivace di canti e bans, nella fantasia e creatività dei laboratori, nei diversi e avvincenti tornei sportivi. Senza dimenticare le gite nel verde prato del Parco di Monza o nelle discese emozionanti ad Acquaworld o nelle sfide tra i diversi oratori a Terno d’Isola allo SporGiovane o nella giornata divertente con Ciccio Pasticcio o sulle vette limpide e soleggiate di Mezzoldo. L’adrenalina è salita con i grandi giochi dalla caccia all’oggetto fino al “Dakung” dove abbiamo misurato intelligenza, simpatia e forza per prendere più punti possibili.

In alternanza le aule e il cortile dell’Oratorio, la Colonia, la piscina e Casa Serena sono diventati luoghi movimentati fatti di momenti belli, di spensieratezza e di risate, di fatica e di richiami.

Il Cre vuole essere un viaggio di comunità, un incontro tra generazioni che camminano insieme con il sogno di rendere la quotidianità un luogo di stupore e speranza, un’occasione di incontro e una rete di relazioni significative.

Mettersi in cammino richiede preparazione ed equipaggiamento adeguato: un desiderio capace di smuoverci, il coraggio di scegliere, la capacità di fidarsi e di affidarsi, la voglia di conoscere e la disponibilità a cambiare.

Ecco che l’esperienza coinvolgente del Cre, come ogni anno, ha animato la nostra estate in Oratorio: “Perdiqua” è stato un viaggio avventuroso, carico di incontri e di emozioni, che ha colorato e reso indimenticabile questo tempo estivo. … Un viaggio … iniziato ad aprile con un corso di formazione per gli animatori che poi, nelle sfide della loro adolescenza, hanno provato a prendersi cura e responsabilità dei più piccoli, a prestare attenzione e tempo. … Un viaggio programmato tra i coordinatori nella

“Perdiqua” è stata così la via per ricordarci che essere sognatori aiuta a superare gli ostacoli ed è la forza per procedere con fiducia verso il futuro; “Perdiqua” è stata la strada per scoprire che nel viaggio della vita non siamo soli e che tutti siamo bisognosi dell’altro; “Perdiqua” è stato l’itinerario di ricerca e di valorizzazione dell’Oratorio nel quale ci si sente a casa e si è casa; “Perdiqua” sarà poi un possibile viaggio quotidiano fatto insieme, passo dopo passo, con il Signore che si fa nostro compagno e si prende cura di ciascuno di noi.

Raide Ravasio

L A VO CE DELL’O R AT O RIO

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Un viaggio in due puntate A fine giugno, dal 24 al 26, Papa Francesco si è recato in Armenia, un piccolo Paese (grande poco più del Piemonte) nella catena montuosa del Caucaso in cui la maggioranza della popolazione è cristiana ortodossa. Questo viaggio ha creato un certo subbuglio politico e una reazione scocciata da parte della Turchia perché il Papa, in uno dei suoi discorsi, ha pronunciato la parola “genocidio” in riferimento all’uccisione di circa un milione e mezzo di armeni da parte dell’esercito turco nel 1915. Come spesso capita Papa Francesco non risparmia di dire alcune cose “scomode” e questo fatto politico ha oscurato il senso religioso di un viaggio che è stato annunciato in due puntate: il comunicato ufficiale del Vaticano, in data 9 aprile 2016, dice, infatti, che “accogliendo gli inviti del Patriarca ortodosso tutti gli Armeni, del Patriarca ortodosso della Georgia e delle Autorità civili e religiose dell’Azerbaigian, il Santo Padre si recherà in Armenia dal 24 al 26 giugno e completerà il suo viaggio apostolico nel Caucaso, visitando la Georgia e Azerbaigian dal 30 settembre al 2 ottobre 2016”. Appare subito chiaro quindi che questo

territorio fu occupato nei secoli dai persiani, dai romani, dagli arabi, dai mongoli, dai turchi; in questo contesto la comunità cristiana subì spesso soprusi e persecuzioni. Attualmente l’Armenia è un Paese a maggioranza cristiana ortodossa ma esistono anche piccole minoranze di cattolici, di protestanti e di musulmani.

2) “Genocidio” o “massacro”? Da sempre armeni e turchi sono in forte contrasto: l’Armenia antica, infatti, comprendeva anche una vasta regione, l’Anatolia, che da tempo è sotto il dominio turco. Gli armeni dell’Anatolia furono costretti a emigrare e nei secoli non hanno avuto vita facile. L’apice di questa sofferenza si ebbe nel periodo della prima guerra mondiale: circa 1.200.000 persone furono uccise, arrestate o deportate: nelle “marce della morte” moltissimi morirono per fame, malattia o sfinimento. Arresti e deportazioni furono compiuti in buona parte dalla fazione politica dei “Giovani Turchi”, per timore che gli armeni potessero allearsi con i russi. Oggi, mentre gli armeni e l'opinione pubblica mondiale ritengono che si sia trattato effettivamente di un genocidio sostenuto e organizzato dalle autorità turche, i turchi affermano che tale strage fu dovuta ad un guerra civile accompagnata dalla carestia e dalle malattie.

Naturalmente il governo turco rifiuta il termine di “genocidio” perché afferma che non sia stato un vero e proprio progetto di sterminio di tutta la popolazione armena e si ritiene altamente offeso da chi lo usa: parlare di "genocidio" è un reato punibile in Turchia con la reclusione da sei mesi a due anni per "vilipendio dell'identità nazionale".

Chiamarlo “massacro” o “strage” potrebbe cambiare la sostanza della realtà? Di fatto, più di un milione di armeni furono “eliminati”, direttamente e indirettamente, dalle autorità turche.

viaggio è un altro passo di avvicinamento nei rapporti tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa. Ma non solo.

1) Che cosa dire dell’Armenia? E’ uno Stato che è diventato indipendente dal 1991 dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica. Dal punto di vista religioso l'Armenia fu il primo Regno al mondo ad adottare il cristianesimo come “religione ufficiale” (già nel 301, prima ancora dell’impero romano) e in seguito fu istituita la Chiesa Apostolica Armena indipendente da Roma e collegata a quella ortodossa. Il VIT A D ELL A CHI ES A

3) Perché il Papa non se ne sta un po’ zitto? Già il 12 aprile 2015, durante la messa domenicale, Papa

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stesso insiste su quella ha definito “una terza guerra mondiale combattuta a pezzetti” (viaggio in Corea del Sud, 2014), e il suo richiamo alle tragedie e alle guerre del XX secolo è per impedire che si rifacciano gli stessi errori: "Quanto sono grandi oggi gli ostacoli sulla via della pace, e quanto tragiche le conseguenze delle guerre", è il grido di dolore lanciato da papa Francesco nel corso dell'incontro ecumenico e di preghiera per la pace a Yerevan, capitale dell’Armenia.

4) Qual è il senso religioso di questo viaggio? Tre sono state le tappe importanti di questo viaggio: l’incontro nel palazzo presidenziale con le autorità politiche, la grande preghiera ecumenica in piazza a Yerevan, la visita a Tsitsernakaberd (la "collina delle rondini") che ospita il Memoriale dedicato alla memoria del genocidio.

Prima tappa: il discorso del Papa alle autorità è stato bellissimo e chiarissimo e devo metterlo quasi tutto perché spiega in modo perfetto le motivazioni della sua visita in Armenia: “È per me motivo di grande gioia poter essere qui, … fare visita ad un popolo dalle antiche e ricche tradizioni, che ha testimoniato con coraggio la sua fede, che ha molto sofferto, ma che è sempre tornato a rinascere… che, illuminato dalla luce del Vangelo, anche nei momenti più tragici della sua storia, ha sempre trovato nella Croce e nella Risurrezione di Cristo la forza per risollevarsi e riprendere il cammino con

Francesco riferendosi a questi eventi aveva parlato esplicitamente di genocidio, dichiarando che quello armeno “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo”, denunciandolo come una delle tante persecuzioni contro i cristiani che vengono atrocemente uccisi o costretti ad abbandonare la loro terra. In risposta, il presidente turco Erdogan ha “condannato” le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno del 1915-16 e lo ha “avvertito” di non “ripetere questo errore“.

E invece il Papa ha ripetuto questa espressione in Armenia visitando il mausoleo dedicato a ricordare questo massacro, il Forte delle Rondini: ha parlato di "immane e folle sterminio"e, aggiungendola a braccio al testo scritto, ha nuovamente usato la parola "genocidio". Questo ha suscitato nuovamente la forte reazione del governo e della stampa in Turchia che ha accusato il Papa di “ragionare da crociato”. Ma il Papa è in buona compagnia: la stessa Unione europea ha approvato una risoluzione che riconosce il genocidio degli armeni e rende omaggio alle vittime istituendo una giornata europea del ricordo per evitare ogni tentativo di negazionismo.

Le questioni politiche non sono l’obiettivo principale di Papa Francesco ma lui VIT A D ELL A CHI ES A

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responsabili delle sorti delle nazioni intraprendano con coraggio e senza indugi iniziative volte a porre termine a queste sofferenze, facendo della ricerca della pace, della difesa e dell’accoglienza di coloro che sono bersaglio di aggressioni e persecuzioni, della promozione della giustizia e di uno sviluppo sostenibile i loro obiettivi primari. Il popolo armeno ha sperimentato queste situazioni in prima persona… in tal senso, io lo incoraggio a non far mancare il suo prezioso contributo alla comunità internazionale... Dio benedica e protegga l’Armenia, terra illuminata dalla fede, dal coraggio dei martiri, dalla speranza più forte di ogni dolore”.

Seconda tappa: la grande preghiera ecumenica nella piazza di Yerevan è stata una cosa assolutamente eccezionale: una folla immensa si è radunata per unirsi alla preghiera guidata dal Patriarca Karekin II e da Papa Francesco: entrambi hanno auspicato la piena unità tra i discepoli di Cristo e hanno ribadito che le divisioni tra i cristiani sono uno scandalo.

Terza tappa: quando il giorno seguente Papa Francesco si è recato percorrendo a passo lento il Muro della memoria che porta all'ingresso del Mausoleo, con a fianco il Patriarca Karekin II e il presidente Sargsyan, mostrava in volto un'espressione particolarmente commossa; dopo aver deposto all'esterno del Mausoleo una corona di fiori, il Papa è rimasto a lungo in preghiera.

dignità. Questo rivela quanto profonde siano le radici della fede cristiana e quale infinito tesoro di consolazione e di speranza essa racchiude… La Chiesa Cattolica desidera collaborare attivamente con tutti coloro che hanno a cuore le sorti della civiltà e il rispetto dei diritti della persona umana, per far prevalere nel mondo i valori spirituali, smascherando quanti ne deturpano il significato e la bellezza. A questo proposito, è di vitale importanza che tutti coloro che dichiarano la loro fede in Dio uniscano le loro forze per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio. Oggi, in particolare i cristiani, come e forse più che al tempo dei primi martiri, sono in alcuni luoghi discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede, mentre troppi conflitti in varie aree del mondo non trovano ancora soluzioni positive, causando lutti, distruzioni e migrazioni forzate di intere popolazioni. È indispensabile perciò che i

5) E per il futuro? Dal 30 settembre al 2 ottobre vedremo Francesco in Georgia e Azerbaigian, in questa regione, il Caucaso, cerniera tra l’Asia e l’Europa, luogo di confine rischioso ma anche ricco di opportunità per il dialogo ecumenico e la diffusione della pace.

6) Una curiosità: oltre al consueto incontro privato, Papa Francesco non è andato a risiedere nella sede vescovile cattolica ma ha abitato nella casa del Patriarca Karekin II per tre giorni: questa “convivenza” ha rafforzato e reso ancora più profondo, sincero e spontaneo l’incontro tra queste due chiese cristiane.

Dario

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non ci sono stati eventi eclatanti come accaduto con l’apertura delle porte sante, la traslazione delle spoglie di santi veneratissimi e conosciuti. All’apparenza tutto tace se identifichiamo il Giubileo con luoghi ed eventi specifici. Ma questo è un Giubileo un poco diverso dagli altri. Mi sia concesso di definirlo, con termini moderni, un Giubileo globale. Un villaggio globale della Misericordia direbbe la nuova generazione 2.0. La Misericordia non implode in se stessa ma al contrario esplode e si diffonde ovunque. Non ci sono un’unica piazza e una porta che diventano l’ombelico del mondo, ma tutto il mondo diventa piazza e Porta Santa.

Con questo metodo di approccio al Giubileo tutto parla di questo evento, soprattutto l’importante opera pastorale e diplomatica di Papa Francesco. Che dire del viaggio in Armenia, con tutte le delicate implicazioni che ha comportato? Verrà dettagliatamente trattato con altro articolo, vista la sua rilevanza. Ma anche l’ordinarietà, la quotidianità, diventa messaggio e parola. I programmati eventi settimanali con le udienze, i “giubilei” di specifici gruppi (forze dell’ordine, giovani, volontariato…) e che trovano replica in ogni diocesi con medesime iniziative, sono la poco chiassosa ma certamente molto laboriosa e fedele risposta delle comunità all’invito del Pastore Francesco alla conversione e alla misericordia.

Tutto tace. Ma deve proprio essere così. Perché il cammino del Giubileo, che è la “parodia” del cammino del vivere, richiede anche meditazione e silen-

Giubileo: la silenziosa quotidianità Tutto tace sul fronte Giubileo. O quantomeno questa è l’apparenza, in un mondo, dove la notizia deve essere sempre “fresca” e dopo due-tre giorni puzza, come il pesce. O come i morti per guerre, persecuzioni, sfruttamento, che cadono ininterrottamente a migliaia ogni giorno ma che fanno notizia giusto quando conviene o ti toccano da vicino e poi passano nell’oblio. O piuttosto, visto che il Giubileo della Misericordia porta con sé un messaggio impegnativo, spesso scomodo, che ci interroga e ci mette in

crisi, meglio limitarsi a dare enfasi agli aspetti più formali e “di colore”, come fosse una grande festa popolare. In attesa che arrivi novembre e tutto finisca. Tutto tace nel senso che negli ultimi due mesi

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zio, che diventano preghiera. La Misericordia non vegeta e si moltiplica con il clamore, la pubblicità.

Non cerca celebrazioni, riconoscimenti, applausi.

Riesce a calarsi nel quotidiano, nell’ordinario e proprio lì porta i suoi frutti. Senza l’ordinarietà sarebbe come il grano gettato tra i sassi e i margini delle strade. Solo sporcandosi con la nuda terra, spogliandosi delle mondanità, riesce a germogliare. Vogliamo provare a ricordare qualche “campione” della Misericordia? San Francesco, Santa Teresa di Calcutta, Papa Giovanni XXIII …. Passati sicuramente alla storia, consegnati all’immortalità, ma non certo per il clamore o l’apparenza. Possiamo continuare con quest’elenco. Sono l’apice di un’immensa massa che anonima, silenziosa, paziente, traduce quotidianamente il comandamento di amare gli altri come se stessi. Frati, suore, preti, senza gradi e stellette, che giorno dopo giorno perpetuano questo messaggio. E i tanti laici che per lavoro o volontariato fanno della misericordia il sentiero della propria vita. Nei lebbrosari, negli ospedali, nelle favelas e nelle periferie degradate, nelle case di riposo. In un confessionale, faccia a faccia con le sofferenze e la disperazione. E’ un poco come in guerra: ci vogliono buoni generali, ma la vincono i soldati.

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Tutto tace: ai giornali o ai video poco importa di questo. Aspettano il nuovo omicidio a effetto per voltare e rivoltare ogni cosa, fino alla nausea. O le solite beghe quotidiane, che facciano rumore e sulle quale ricamarci un poco. Magari intanto si preparano per novembre, quando si chiuderà ufficialmente il giubileo, e sarà di nuovo un evento.

Mah! Qualcosa non mi convince del tutto. Comincia a sorgermi il dubbio che quelle porte Sante non si chiuderanno da qui a qualche mese. Si, materialmente sarà così, per non farci passare il freddo, il caldo, la polvere. Ma quelle dell’anima dovrebbero essere porte ormai “senza porte”, soglie aperte e varcate.

Che senso avrebbe diversamente? Sarebbe come una bella vacanza che prima o poi finisce. E’ stato bello… ma adesso ciao ciao… si torna indietro. Il Giubileo non è un viaggio normale, ma un nuovo contemporaneo Esodo. Che fai, dopo aver varcato la soglia, le acque del mare, intravisto una nuova speranza? Torni indietro?

Forse questo silenzio del Giubileo, questo diluirsi nel vivere di ogni giorno è il segnale che tra qualche mese non finisce un bel niente, anzi, che è solo l’inizio…

Luca

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Un profeta ... in patria!

Quest'anno ricorre il centenario della nascita di Padre Davide Maria Turoldo nato nel 1916 in Friuli e su di lui sono state spese parole ben più degne e competenti delle mie ma ho voluto ricordarlo in questo breve articolo prima di tutto perché ne ho un ricordo personale e poi perché questo grande personaggio, pensatore, religioso dell'ordine dei Servi di Maria, letterato e poeta, è vissuto proprio a pochi chilometri da noi. Dal 1964 al 1992, anno della morte avvenuta a Milano, si è occupato della sistemazione dell'abbazia di Sant'Egidio in Fontanella, piccola località da lui scelta per essere nel paese di Papà Giovanni e in cui ha poi risieduto per trenta anni come Priore della comunità Casa di Emmaus e, infine, nel cui piccolo cimitero è sepolto.

In circa un quarto d'ora è possibile recarsi in questo pacifico e silenzioso camposanto e sostare di fronte alla rozza croce di legno che costituisce la sua tomba, ornata di oggetti e ricordi posti da mani amiche che manifestano come ancor oggi sia vivo il ricordo di colui che è stato definito "coscienza inquieta della Chiesa".

Dicevo che ne ho un ricordo personale, proprio perché a lui devo il mio riavvicinarmi alla Chiesa, dopo una lunga lontananza. Inizialmente incuriosita e via via sempre più partecipe e coinvolta mi sono recata parecchie volte a Fontanella ad ascoltarlo. Anche dopo la sua morte ho frequentato a lungo la comunità della Casa di Emmaus, nella cui libreria ho acquistato molti libri che hanno fornito sostanza è nutrimento alla fragile impalcatura della mia fede ritrovata. La casa editrice dei padri serviti, Servitium, è una delle più attente e qualificate sul tema dell'ecumenismo, lo stesso che ho poi respirato nella comunità di Bose, che non a caso stampa con l'editrice Qiqajon testi di spiritualità di molteplice provenienza.

Lì ho acquistato il libro “La nostra preghiera” con cui ancora oggi prego i salmi nella versione bella e potente di Padre Davide.

Tutta questa profonda esperienza mi ha permesso poi di staccarmene e avvicinarmi alla realtà della Parrocchia, una dimensione che mi era sconosciuta, perché sentivo di essere abbastanza forte da riuscire a stare in piedi con le mie gambe.

Un debito di gratitudine quindi il mio, unito alla grande ammirazione per questo personaggio controverso ma che tanto ha contribuito alla crescita di una nuova coscienza nella Chiesa.

Da uno dei suoi discepoli più illustri, Padre Ermes Ronchi, anche lui Servita è stato definito un uomo libero, anche nei confronti dell'istituzione ecclesiastica. Fu voce degli oppressi per la libertà e la giustizia. Fece scalpore a suo tempo il rifiuto di uniformarsi alle posizioni della Chiesa sul tema del referendum abrogativo del divorzio. Con tutto ciò, rifiutò sempre di schierarsi politicamente, fedele alla sua idea che il solo scopo della vita è la realizzazione della propria umanità.

Sempre cocciuto nella sua fedeltà alla Chiesa diceva: "Se mi butteranno fuori dalla porta rientrerò dalla finestra". Non si piegò a nessun potere, nemmeno alla malattia che chiamò "il drago insediato nel mio ventre".

Ermes Ronchi dice che Padre Davide ci ha aiutato a non sbagliarci su Dio. Un Dio che non risolve il problema del male del dolore, ma si contamina con l'uomo. Come dice il titolo di uno dei suoi numerosi libri: "Anche Dio è infelice".

In linea con il poeta Ungaretti: "fa piaga nel cuore di Dio la somma dei dolori del mondo".

Idealmente l'ho sempre assimilato alla figura di Giacobbe che lotta con l'angelo.

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La sua fede, la sua ricerca instancabile erano da lui stesso paragonati a una lotta. Diceva di essere un maniaco di Dio. Anche l'imponenza fisica di stirpe contadina, la voce tonante, che per dieci anni hanno richiamato folle alla sua omelia domenicale nel duomo di Milano, incarico affidatogli dal Cardinale Schuster, richiamavano l'idea di un guerriero. Un aspetto fisico da Giovanni Battista stemperato dalla dolcezza degli occhi azzurri e dal sorriso contagioso.

In definitiva la fede non era certo per lui un comodo rifugio, un mettersi al riparo dai conflitti e dai dubbi che anzi ne costituivano il solido substrato.

Forse per questo rifuggiva dai formalismi per andare all'essenza delle questioni.

A suo tempo ho scelto per mia figlia il catechismo e la Prima Comunione a Fontanella.

Una cerimonia semplice, raccolta: la sera del Giovedì Santo.

In linea con quella ricerca dell'essenziale che si esprimeva anche nella sobrietà dei gesti, favoriti certo dai piccoli numeri e dalla severa bellezza dell' abbazia.

Padre Davide, semplicemente un frate.

Carlo Bo ha detto: "due doni ha ricevuto Davide da Dio, la fede e la poesia. Parole che toccano, nate dal centro della vita".

In ascolto e studio instancabile della parola di Dio ha tradotto e ritradotto decine di volte i Salmi, così intrisi di sorrisi e di lacrime, di sofferenza e di speranza da poter essere definiti un Santuario, non separato da nessuna grata, dalla casa e dalla strada.

Padre Davide è stato un cercatore. Fino alla fine in cammino, in ricerca. Con gli errori di chi cerca la sua via giorno dopo giorno e non se ne vergogna e sempre si riprende, rilanciato dalla bontà di Dio. Questo ha detto di lui il cardinal Martini, che ne ha celebrato le esequie, aggiungendo che spesso la Chiesa riconosce i suoi profeti quando è troppo tardi. Laddove il profeta non è colui che predice il futuro ma colui che denuncia il presente.

Questo è il mio umile tributo a Padre Davide: "uomo di Dio, amico di tutti gli uomini".

Termino questo omaggio con una breve poesia di Padre Davide, una poesia di speranza, che se spesso i suoi versi erano cupi e angosciosi, una nota di dolcezza non mancava mai.

Ancora un'alba sul mondo: altra luce, un giorno mai vissuto da nessuno, ancora qualcuno è nato: con occhi e mani e sorride.

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Patrizia Botti

Fede cristiana e mondo futuro Che cosa aspettiamo per il futuro? Purtroppo il mondo d'oggi non ci prospetta un futuro sereno, ma violenza, difficoltà economiche, sociali e politiche, oltre a degrado dell'ambiente e disorientamento morale. A questo si aggiunge l'indebolimento della fede cristiana, anche tra molti praticanti, che non traggono da essa quella fiducia, quella serenità, quel sentirsi nelle mani di Dio, quella certezza della vita eterna, che è possibile solo quando la fede è autentica. Molti cristiani non aspettano nulla: ecco perché possono diventare preda di predicazioni settarie.

Gesù ci incoraggia così: Non sia turbato il vostro cuore.

Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi (Gv 14,1-3).

anni sono come un giorno. In realtà la Bibbia ci dice che Dio certamente ristabilirà il bene, ma non attraverso la vendetta. E sottolinea che non si deve indagare sul «quando», perché questo è solo nella mani di Dio. La Scrittura ci presenta Dio eternamente misericordioso e fedele, che rilancia l'alleanza nonostante le infedeltà umane: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,16-17). Quelli che non credono nella misericordia di Dio, vorrebbero una risposta spiccia e definitiva ai mali del mondo. Tali persone sono paragonabili ai servi della parabola (Mt 13,28-30) che vorrebbero uno sradicamento immediato dell'erbaccia che infesta il buon grano:

La fede in cui crediamo ci dice che il cristiano non deve disprezzare le realtà terrene, anche se non deve attribuire loro un valore assoluto. Le cose di questo mondo passano, quelle eterne restano. L'apostolo Paolo ci esorta: Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria (Col 3,1-4).

“Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”.

Sulla base di questa fede, i martiri hanno dato la vita, e i veri cristiani aspettano la vita eterna «quando il Signore vorrà».

Molti invece sono affascinati dalle predicazioni millenaristiche (che attendono una catastrofe finale), perché sembra «logico» che Dio vendichi il male, faccia giustizia, e lo faccia presto. Ma dimenticano che davanti a Dio mille

La Bibbia ci presenta la vita eterna come un «vedere Dio», cioè vivere in intimità d'amore con lui. È una realtà che attendiamo, fiduciosi nella parola di Dio, anche se non riusciamo a immaginarla nella sua concretezza.

Sulla base di questa fede san Paolo incoraggia i cristiani così: Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi (Rm 8,18). Il vero cristiano vive aspettando il Signore: la Bibbia termina con queste parole: Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù (Ap 22,20).

Tra le cause del diffondersi di «nuove fedi», francamente dobbiamo porre il fatto che molti cristiani non aspettano nulla, ma vivono come se dopo la morte non ci fosse niente. Eppure san Paolo ci ha messi sull'avviso: Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (1Cor 15,19). L'apostolo Pietro ci esorta: Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai cattivi desideri della carne, che fanno guerra all’anima. Tenete una condotta esemplare fra i pagani perché, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita (1Pt 2,11-12).

In conclusione, il cristiano coerente, senza distogliersi dai suoi impegni umani (importanti ma non assoluti), cerca di non dimenticare di essere in cammino verso l’incontro con Dio. d. Battista Cadei

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Breve viaggio tra i martiri del Novecento Cattolici messicani, come Joaquim Silva e Tomàs de la Mora, martiri di un regime borghese, laicista e di ispirazione massonica; i martiri spagnoli della Prima e Seconda Repubblica e della guerra civile, come Fiorentino Asensio Barroso o Tomàs Capdevila Mirò; i tanti martiri del comunismo sovietico e del nazismo e infine i martiri missionari specie in Africa e nell'Estremo Oriente, sono per Giovanni Paolo II «i militi ignoti della grande causa di Dio».

Il 7 maggio 2000 il papa si recò al Colosseo per una commemorazione ecumenica ricordando, insieme ai martiri dei primi secoli, quelli cattolici, riformati e ortodossi del XX appena trascorso. Nella bolla di indizione del Giubileo, Incarnationis Mysterium, aveva scritto a tale proposito: «Questo secolo poi, che volge al tramonto, ha conosciuto numerosissimi martiri soprattutto a causa del nazismo, del comunismo e delle lotte razziali e tribali. Persone di ogni ceto sociale hanno sofferto per la loro fede pagando col sangue la loro adesione a Cristo e alla Chiesa o affrontando con coraggio interminabili anni di prigionia e di privazioni d'ogni genere per non cedere a una ideologia trasformatasi in un regime di spietata dittatura».

Quella dei martiri del XX secolo, spiega il papa, è una testimonianza da non dimenticare che definisce i martiri dell'epoca moderna «militi ignoti della grande causa di Dio» e assegna alla Sede Apostolica, nella prospettiva del terzo millennio, il compito di «aggiornare i martirologi per la Chiesa universale, prestando grande attenzione alla santità di quanti, anche nel nostro tempo, sono vissuti pienamente nella verità di Cristo».

Una speciale commissione del Comitato Centrale è stata incaricata di aggiornare il catalogo dei nuovi martiri raccogliendo le segnalazioni pervenute dalle diocesi di tutto il mondo, specie da quei Paesi che più di altri hanno conosciuto le persecuzioni. Si deve ricordare che la testimonianza del martirio è stata presente in modo singolare durante tutto il pontificato di Giovanni Paolo II.

se in atto le disposizioni che concernevano la libertà di coscienza e di espressione proibendo alle chiese di istituire una scuola di istruzione primaria. Si vietavano anche gli Ordini religiosi e le Congregazioni, e il culto fuori delle chiese che diventavano proprietà dello Stato. Il numero dei ministri di culto, che dovevano essere rigorosamente messicani, era fissato dai vari Stati del Paese. Le pubblicazioni di ispirazione confessionale non potevano né informare sulle attività politiche nazionali né commentarle. Undici vescovi vennero esiliati, centinaia di preti e religiosi cacciati, duemila scuole cattoliche chiuse, mentre i seminari venivano svuotati con la forza e gli studenti deportati. Nel 1921 si cercò persino di far saltare, in un attentato, la sacra immagine della Vergine di Guadalupe che miracolosamente rimase intatta in mezzo a tanto sconquasso.

La persecuzione aumentò d'intensità con il presidente Plutarco Elias Galles che nel 1925 istituì una chiesa nazionale patriottica; ma l'iniziativa, che mirava anche a dividere la Chiesa, non ebbe successo. Galles allora fece approvare nel 1926 una legge che esautorava la gerarchia, aboliva la libertà dell'insegnamento religioso e di associazione, ed espelleva tutti i membri degli Ordini religiosi.

Impose anche agli impiegati statali cattolici di abiurare, pena la perdita del posto: molti preferirono il licenziamento.

Già dal 1925 la persecuzione aveva fatto i primi martiri: Joaquim Silva e Manuel Melgarejo, di ventisette e diciassette anni, che avevano cominciato a percorrere il Paese tenendo conferenze in cui spronavano i cattolici a resistere eroicamente, vennero arrestati il 12 settembre. Galles, informato immediatamente dalla polizia, ordinò di fucilarli. Entrambi furono condotti al muro dove i soldati tentarono invano di strappare dalle loro mani la corona del Rosario. Di fronte al plotone di esecuzione Joaquim Silva tenne un discorso talmente toccante che un soldato si ri-

1. I cattolici messicani Si è insistito molto in questi decenni sui martiri dei regimi comunisti e nazisti in Europa e in Asia. Ma vi fu anche un regime borghese, laicista e di ispirazione massonica che si macchiò di delitti infamanti contro i cattolici. Fu quello messicano a partire dalla Costituzione di Queretaro, del 1917, tuttora in vigore pur con successivi emendamenti. La volle Venustiano Carranza che, con l'appoggio degli Stati Uniti, interessati a controllare le risorse naturali del Paese, specie i giacimenti di petrolio, riuscì a farsi eleggere nel 1916 presidente del Messico con un consenso «plebiscitario» dei votanti: il due per cento della popolazione.

Nella Costituzione vi erano enunciazioni di principio che garantivano una legislazione sociale, ma destinate a restare per la maggior parte inapplicate. Vennero invece mesVIT A D ELL A CHI ES A

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Quando ormai la guerra di liberazione stava avvicinandosi alla vittoria, si aprirono trattative tra il governo e le gerarchie ecclesiastiche con la mediazione dell'ambasciatore statunitense Morrow, le quali si conclusero con una serie di accordi grazie ai quali cambiò l'applicazione della legge e le chiese si poterono riaprire al culto. Ma continuava a essere vietata ogni espressione pubblica e sociale della Chiesa, compreso l'insegnamento religioso.

I Cristeros per obbedienza alla gerarchia deposero le armi tornando nelle loro contrade dove nei mesi successivi molti di loro vennero assassinati dalla polizia. Soltanto con il 1940 cominciò un processo di «disgelo» che culminò con la visita nel 1979 di Giovanni Paolo II, quando 18 milioni di messicani si mossero da ogni parte del Paese per vedere il papa e riceverne la benedizione che, secondo la Costituzione, sarebbe stata illegale.

fiutò di prendere parte all'esecuzione, e venne a sua volta arrestato e passato per le armi. Al momento della fucilazione Joaquim disse al comandante: «Io stesso vi darò il segnale di sparare quando griderò: "Viva Cristo Re, viva la Vergine di Guadalupe!"». Così avvenne.

Di fronte alla gravità della situazione i cattolici optarono per una resistenza passiva, non violenta: l'episcopato messicano, con l'avallo del papa, decise la sospensione del culto mentre il laicato cattolico predicava il boicottaggio economico nei confronti dello Stato e dei banchieri e industriali sostenitori del regime. Gli effetti dello sciopero dei consumi non tardarono a farsi sentire: in un solo giorno 27 milioni di pesos furono ritirati dalle banche ed emigrarono all'estero. Fallirono alcune fra le principali banche mentre molti negozi rimanevano desolatamente vuoti. Fu allora che la persecuzione s'inasprì con saccheggi, stupri, uccisioni.

Era fallita anche la mobilitazione pacifica lanciata dalla clandestina Lega Nazionale per la Difesa Religiosa, fissata per il 1° gennaio 1927: era stata schiacciata dagli arresti di massa, dalle torture, dagli assassini. Ormai non restava che la strada della resistenza armata contro il tiranno. Già si erano verificate rivolte spontanee in cui uomini e donne, stanchi di subire, avevano imbracciato fucili da caccia, falcioni e coltelli.

L'11 gennaio 1927 fu proclamato alla nazione il manifesto detto «de Los Altos», che sanciva la nascita dell'Esercito Nazionale dei Liberatori. La resistenza cattolica non muoveva da ragioni ideologiche, ma mirava alla difesa della libertà conculcata, dei diritti negati, delle persone minacciate nella loro stessa vita: era una rivolta popolare come quella vandeana durante la Rivoluzione francese.

L'armata era composta di giovani, in prevalenza contadini, ma vi erano anche operai, studenti e impiegati. Vennero chiamati spregiativamente i «Cristeros» (da Cristo Rey). Alla sera prima di addormentarsi cantavano l'inno «Tropas de Maria» (truppe di Maria). Quando era possibile si conservava esposto il Santissimo Sacramento mentre i soldati si davano il cambio ogni quarto d'ora per l'adorazione. Ogni reggimento aveva il suo cappellano. I capi portavano la Croce sul petto, i soldati l'immagine della Vergine di Guadalupe. Prima della battaglia si facevano il segno della Croce e poi si battevano il petto al grido di «Viva Cristo Re!».

Furono due anni di guerriglia durante i quali l'esercito di liberazione, nonostante fosse male equipaggiato, sconfisse più volte quello governativo e cominciò a liberare molti Stati. Migliaia furono i caduti, ma centinaia furono anche i martiri che, semplici e pacifici testimoni della fede, subirono la feroce repressione del regime. Il 15 agosto 1927 venne arrestato a Colima, dove faceva il catechista fra i bambini poveri, il sedicenne Tomàs de la Mora: era colpevole di portare su di sé uno scapolare. Il comandante gli domandò se avesse rapporti con «i fanatici». «Non fanatici ma liberatori della patria dai tiranni» rispose. Fu frustato perché fornisse informazioni sui ribelli, ma inutilmente. Il comandante ordinò allora che venisse impiccato all'Albero della Libertà.

Il più noto fra i martiri di quel periodo fu padre Miguel Agustin Pro, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988.

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2. I martiri spagnoli In Spagna la persecuzione dei cristiani fu ispirata non soltanto dagli ambienti massonici e borghesi laicisti, ma anche e soprattutto dagli ambienti anarchici e da quelli comunisti, che consideravano la Chiesa e la religione in genere come «oppio dei popoli», ovvero come un fattore di alienazione per le classi subalterne. Non si trattava, come nell'Italia dell'Ottocento, di ridurre l'influenza della Chiesa nella società civile e d'incamerare molti beni ecclesiastici, ma di distruggerla. Nel nostro Paese tutto questo non avvenne nel Novecento grazie all'influenza della monarchia - che dopo il trauma della conquista di Roma aveva voluto gradualmente eliminare gli ostacoli che si frapponevano fra le istituzioni e i cattolici — e alla machiavellica politica di Mussolini il quale, volendo allargare il consenso al suo regime, stipulò i Patti Lateranensi.

Per capire il clima ideologico spagnolo, ispiratore della

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persecuzione, basta rileggere quel che scriveva già nel 1906 il capo del Partito radicale Alejandro Lerroux, probabilmente regista occulto degli omicidi e delle violenze commesse nella settimana tragica di Barcellona, in quell'anno che si può considerare come un prologo: «Giovani barbari di oggi, mettete al sacco la civiltà decadente e miserabile di questo Paese sventurato, distruggete i suoi templi, fatela finita con i suoi dèi, alzate il velo delle novizie ed elevatele alla categoria di madri per virilizzare la specie. Non fermatevi né davanti ai sepolcri né davanti agli altari. Non c'è nulla di sacro sulla terra. Il popolo è schiavo della Chiesa. Bisogna distruggere la Chiesa». La città fu devastata da atti di sfregio contro numerosi edifici religiosi, fra l'altro molti di grande valore artistico e architettonico, che provocarono anche alcune vittime fra cui il fratello marista François May, trucidato nel collegio di cui era direttore.

L'esortazione di Lerroux venne applicata sistematicamente a partire dalla Seconda Repubblica nata nel 1931 dopo l'abdicazione di Alfonso XIII. Nonostante le pubbliche dichiarazioni di tolleranza, il governo smise di applicare il Concordato, senza tuttavia denunciarlo formalmente, mentre si diffondevano in tutta la Spagna manifestazioni «popolari» contro chiese, monasteri e conventi con assalti e saccheggi non impediti dalle forze dell'ordine. Eppure la Chiesa, all'avvento della Seconda Repubblica, aveva assunto un atteggiamento rispettoso verso l'autorità costituita e un autorevole cardinale, Vidal i Barraquer, arcivescovo di Tarragona, si era adoperato per creare buoni rapporti con il governo repubblicano.

A loro volta le Cortes constituyentes inserivano un articolo nella nuova Costituzione che cancellava dal bilancio dello Stato i fondi per i culti e prevedeva lo scioglimento degli Ordini e delle Congregazioni religiose che richiedevano un voto speciale di obbedienza al papa. La legislazione anticristiana continuò negli anni successivi con il divieto di mettere nelle aule il Crocifisso e con la decisione di sottoporre il culto cattolico al controllo delle autorità civili lasciando un margine di arbitrio personale alle autorità municipali.

Durante la rivolta delle Asturie nel 1934 ogni manifestazione religiosa venne proibita, le chiese bruciate, la magnifica cattedrale di Oviedo bombardata, il palazzo e il seminario incendiati, mentre venivano «giustiziati» trentaquattro preti e religiosi. La persecuzione della Chiesa si estese a tutto il Paese, nel quale si instaurò un'atmosfera di terrore che si sarebbe prolungata fino alla guerra civile con migliaia di martiri. A luglio del 1936, prima che l'esercito spagnolo si sollevasse contro la Seconda Repubblica, le vittime del clero erano già numerose. Con la sollevazione, cominciata il 18 luglio, le vittime si moltiplicarono mentre Radio Barcellona, il 20 luglio 1936, dava questa consegna, insensata perché invitava a distruggere anche il patrimonio artistico di una nazione: «Bisogna distruggere la Chiesa. Che cosa importa che le chiese siano monumenti artistici? Il buon miliziano non si fermerà davanti a questi. Bisogna distruggere la Chiesa».

Gli assassini di cattolici laici e religiosi continuarono sino alla fine della guerra civile. Ancora oggi non sappiamo il numero dei laici uccisi semplicemente perché avevano ospitato preti e religiosi VIT A D ELL A CHI ES A

oppure perché nelle loro case si erano trovati oggetti devozionali o perché avevano manifestato pubblicamente la loro fede. Si congettura che siano stati parecchie migliaia. Sappiamo invece che furono massacrati 4184 sacerdoti, 2365 religiosi e 283 suore. Di queste, alcune furono arrestate mentre stavano assistendo malati negli ospedali, incuranti del pericolo che correvano.

Sino alla fine del franchismo le cause di beatificazione dei martiri spagnoli vennero sospese perché non si voleva che fossero sfruttate a scopi di propaganda, anche se furono proprio Franco e i suoi generali a impedire la totale distruzione del cristianesimo in Spagna e la demolizione di tutte le chiese e i conventi con le loro opere d'arte. Non bisogna mai dimenticare, come si è già accennato, che l'azione dei miliziani spagnoli, specie degli anarchici e dei comunisti, era ispirata dalla volontà di sradicare la presenza della Chiesa con un'operazione di «pulizia» totale. Con papa Giovanni Paolo II le cause sono invece procedute abbastanza velocemente.

Tra le beatificazioni che hanno suscitato maggiore eco vi è quella, nel 1997, del primo gitano, Ceferino Giménez Malla, detto Pelé, un mercante di cavalli.

Giovanni Paolo II ha beatificato nel 1997 anche un vescovo, Fiorentino Asensio Barroso, che aveva cominciato il suo ministero episcopale a Barbastro nel marzo del 1936, cercando di collaborare con le autorità a dispetto del loro atteggiamento ostile, tant'è vero che avevano vietato persino di suonare le campane. Nonostante la sua buona volontà fu arrestato il 20 luglio, torturato sadicamente e fucilato.

Nella stessa Barbastro vi fu una delle tante esecuzioni di massa. I miliziani sterminarono quarantadue studenti e sei superiori del corso di teologia. Uno dei seminaristi riuscì a far pervenire una lettera fuori del carcere dopo che ventinove compagni erano già stati uccisi. Vale la pena riportarne un brano: «Trascorriamo il giorno infondendoci coraggio per il martirio, pregando per i nostri nemici e per il nostro caro Istituto; quando giunge il nome della designazione della vittima c'è in tutti una santa serenità e l'ansia di ascoltare il proprio nome per avanzare e porci nelle file degli eletti; aspettiamo il momento con generosa impazienza. Quando è giunto abbiamo visto alcuni baciare le corde con cui lo legavano, altri rivolgere parole di perdono alla folla armata; quando sono saliti sul camion per andare al cimitero li abbiamo sentiti gridare: "Viva Cristo Re!" e la folla rispondere rabbiosa: "Muoiano! Muoiano!"; ma niente li ha intimiditi». Pare di leggere, in un contesto storico diverso, le testimonianze dei primi martiri cristiani durante l'impero romano: dei primi «testimoni» di Cristo, perché martyr in greco significa per l'appunto testimone. A questo proposito è significativo un altro documento, una frase di un seminarista, Tomàs Capdevila Mirò, che faceva parte del gruppo massacrato a Barbastro. Si tratta di un messaggio inciso nella parte interna di uno sgabello che è stato poi trovato nel luogo di prigionia: «Così come Gesù Cristo» scriveva «dall'alto della Croce spirò perdonando i suoi nemici, così muoio martire perdonandoli di tutto cuore e promettendo di pregare per loro e per le loro famiglie. Addio».

Alfredo Cattabiani (1. Continua)

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La sovversione della realtà Famiglia: Vendola straparla, la sindaca Appendino pure.

Fermi tutti. Quando parla di famiglia la Costituzione sbaglia.

Provare per credere.

Prendiamo la nostra Carta e arriviamo all’articolo 29: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Non c’è scritto «matrimonio tra uomo e donna» perché 70 anni fa nessuno poteva non tanto proporre, ma anche solo immaginare combinazioni diverse. In ogni caso, ora sappiamo che quell’articolo va riscritto perché nasconde un grave svarione. Parla – come è evidente – di una famiglia «astratta», «irreale», che si fonda su «stereotipi e credenze confessionali». Se avesse privilegiato la promozione della “vita concreta” avrebbe dovuto rinunciare alle ingerenze delle lobby clericali che in tutti questi anni – come è sotto gli occhi di tutti – hanno lavorato per affermare un’idea e una prassi familiare fuori da ogni realtà.

Questa documentata analisi arriva da un esperto di famiglia come Nichi Vendola che domenica ha affidato a “Repubblica” le sue riflessioni sulla necessità di arrivare in fretta ai decreti attuativi per la legge sulle unioni civili.

No, aspettate, non girate subito pagina. Non vogliamo tornare sulla coerenza genitoriale dell’uomo che quando parla di diritti civili si dimentica di inserire nell’elenco anche quelli delle donne povere, soprattutto dei Paesi più poveri, costrette dal bisogno a prestare il proprio corpo per pratiche umanamente inaccettabili come l’utero in affitto. Eppure Vendola e l’uomo che gli è compagno l’argomento dovrebbero conoscerlo molto da vicino. È questa la vita “reale” a cui Vendola fa riferimento? Ci piacerebbe anche sapere quali sarebbero gli stereotipi a cui pensa, parlando e sparlando di famiglie. Cerchiamo allora di definire la realtà per quello che è, senza quegli occhiali confessionali che ci accusano di indossare.

I dati Istat sono abbastanza concreti? E allora basta leggerli con un po’ d’attenzione per scoprire che in Italia vivono circa 14 milioni di nuclei familiari, di cui il 62 per cento formato da genitori e figli (sempre più spesso un figlio solo, purtroppo). E tra quei genitori, se dobbiamo credere all’Istat, ci sono 13 milioni e 990mila eterosessuali e 7.513 omosessuali. E quanti sono i figli di queste coppie? La cifra uscita dal Censimento del 2011 parlava di 529 minori. Troppo pochi? Può essere che negli ultimi cinque anni, complice la diffusione della gravidanza sur-

rogata e della fecondazione eterologa tra coppie lesbiche, la cifra sia raddoppiata?

Mah, in assenza di statistiche credibili, ammettiamolo con beneficio d’inventario. In ogni caso si tratta di una cifra sideralmente lontana dai “centomila figli di coppie omosessuali” sbandierati dalle lobby lgbt durante la discussione della legge Cirinnà. E adesso che si torna sull’argomento per sollecitare l’approvazione del decreto attuativo – in cui qualcuno vorrebbe infilarci norme da similmatrimonio già stralciate dal Parlamento – rispuntano guarda caso, le analisi ideologiche e le letture, queste sì, completamente sganciate dalla realtà dei fatti.

Una tentazione in cui mostra di essere caduta anche la nuova sindaca di Torino, Chiara Appendino, che per giustificare la scelta di Marco Alessandro Giunta, esponente arcigay, come assessore alla Pari opportunità con delega alla famiglia, ha fatto propria la tesi vendoliana della famiglia “astratta” e di quelle, al plurale, “reali”. Ignoriamo la causa che ha scatenato il contagio ideologico. Ma, proprio per evitare che la pandemia dilaghi, dobbiamo dirlo con chiarezza. La vita “astratta”, i numeri gonfiati, le interpretazioni distorte arrivano da coloro che, come Vendola e Appendino, pretendono di guardare il mondo della famiglia con il binocolo rovesciato. Si illudono di vedere situazioni antropologiche che non esistono o che, nel migliore dei casi, rappresentano percentuali tanto minimali da non incidere sulla collettività. Non vuol dire che anche a queste situazioni non sia dovuto totale rispetto e piena dignità. Non sono in discussione l’attenzione umana e la necessità di riconoscere quei diritti che la legge sulle unioni civili infatti prevede. Significa non scambiare la parte – in questo caso, piccolissima parte – con il tutto.

Non elevare a “vita concreta” ciò che comunque rappresenta un’eccezione, derubricando invece a “vita astratta” quella di 14 milioni di famiglie fondate su una coppia donna-uomo. Sono questi i nuclei che rappresentano un insostituibile patrimonio di bene comune per la società.

Sono queste le famiglie che, con il loro impegno di testimonianza feconda, con i loro sforzi educativi, con la loro capacità di essere ponte tra le generazioni, passaggio biologicamente coerente tra le radici e il futuro, sono garanzia di benessere e di civiltà per tutti. Sono queste che, pur tra fatiche, sacrifici e ferite, incarnano la vita reale, ordinaria, bella e concreta. Pretendere diversamente è un esercizio di supponenza ideologica che trasforma la rivendicazione dei diritti in imposizione culturale tanto astratta quanto falsa e fastidiosa. di Luciano Moia Avvenire 12/07/2016

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Il memoriale dell’odio Insulti al killer di Nizza, bisogno di cristiani.

Sei vittime italiane, è il responso, dopo molti giorni, dalla morgue di Nizza, e quattro di queste anziane: uomini e donne che non hanno avuto l’agilità per correre, mentre il Tir piombava loro addosso. Così come non l’hanno avuta i bambini, e molti genitori con un passeggino. Bambini e vecchi, dunque, le vittime d’elezione del massacro. Forse per questo la strage di Nizza lascerà un segno addirittura più profondo di quella del Bataclan: per la gioiosità inerme delle famiglie, colte e falciate in una notte di fuochi d’artificio. Come conferma la folla immensa che ha partecipato alla commemorazione delle vittime, sulla Promenade des Anglais. Ma proprio in margine a quella commemorazione sono comparse in tv e sul web delle immagini inconsuete: sul lungomare, un piccolo cumulo di rifiuti che di ora in ora si andava ingrossando. Lattine, sassi, cartacce deposti là dove una linea di vernice disegna il punto esatto in cui Mohamed Lahouaiej Bouhlel è morto sul suo camion. Abbiamo visto i passanti sfiorare questo piccolo memoriale dell’odio, e alcuni andarsene perplessi, altri, non pochi, gettare altri rifiuti, o sputare per terra; o lasciare vergato in rosso su un cartone: 'Crepa all’inferno'. La vista di questo contromemoriale, accanto a quelli dei fiori e delle candele, ci ha fatto sussultare: prima di tutto perché non ricordiamo di avere visto cose analoghe, almeno in tempi recenti, in Europa, sui luoghi di attentati. Quegli insulti e sputi a un morto, sia pure il peggiore degli assassini, a un italiano suscitano memorie scolastiche di quel che accadde a piazzale Loreto a Milano nell’aprile del ’45, quando i corpi di Mussolini e della sua giovane amante vennero esposti a testa in giù al ludibrio e agli insulti della gente. Ma allora c’erano anni di guerra e di morte alle spalle, e poi la fuga del Duce, ed era un altro contesto e un’altra storia.

Oggi, invece, non abbiamo l’animo esasperato da una guerra, anche se ci sentiamo sempre più vulnerabili e minacciati, e soprattutto così si sente la Francia; eppure quella piccola piramide di spazzatura, e il gesto di sputare là dove è morto un uomo, non devono essere sembrati sconvolgenti a Nizza, tanto che almeno per ore e ore nessun agente è intervenuto a rimuovere il mucchio di rifiuti. Quasi che, a fronte della atrocità perpetrata da quell’uomo, sputare sul luogo della sua morte fosse giusto, e perfino lodevole. E noi che stavamo a guardare siamo rimasti sbalorditi: non ci eravamo accorti che già un tale odio albergasse fra noi. Abbiamo pensato allora che l’idea del 'memoriale dell’odio' fosse del gruppone di AT T U ALIT À

elettori del Front National, che al momento della commemorazione ha fischiato vigorosamente il Promenade: ragazzi, donne, coppie a braccetto, tranquilli turisti. Perché ci turba questo gesto, così piccolo a fronte della enormità perpetrata a Nizza? Mohamed Lahouaiej Bouhlel, assassino, forse in cerca di una presunta gloria da martire, non ha compiuto quanto di peggio possa fare un uomo? Certamente sì. Eppure, eppure ci sono codici non scritti, fra noi, che abitualmente si rispettano. La pietà, o almeno la non aggressività verso i morti, è fra questi codici del nostro Occidente in pace; nella memoria, magari vaga, di una tradizione cristiana che affida chi muore al giudizio e alla pietà di Dio – cose in cui è meglio che noi uomini non mettiamo voce. Qualcosa dunque normalmente ci frena nel lanciare insulti su una tomba; in qualcuno ancora, forse in pochi, perfino un senso di umiltà di fronte alla immensità del mistero del Male, che, come a Nizza, a volte si impadronisce degli uomini, e li muove come spietati burattini. Ma tutto ciò non c’è stato l’altro giorno sulla Promenade des Anglais, qualcosa dei nostri codici non ha funzionato. E questo ingenera smarrimento, all’idea di cosa potremmo diventare; ma anche paura, perché quel piccolo focolaio di odio ne alimenta altro, e c’è qualcosa di peggio perfino degli attentati o del terrorismo: l’odio nel cuore di un popolo, che insinua germi di guerra civile. Verrebbe da dire, guardando quelle immagini di sputi, quel fiore di odio, che in quest’ora c’è più bisogno che mai di cristiani. Che non sputino, non insultino i morti, e nemmeno gli assassini; che non promettano vendetta, che non si lascino travolgere e stravolgere, nel sospetto e nella paura, dall’accecamento che vede nemici in chiunque è diverso. C’è bisogno, per continuare a vivere in questi giorni di buio, di cristiani che non smettano di riconoscere in ciascuno un uomo, e un fratello.

Marina Corradi Avvenire 20 luglio 2016.

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Informazioni parrocchiali Orari delle S. Messe Feriali: ore 8,00 - 9,00 (in Casa Serena).

Festive: Sabato sera e vigilia delle feste: ore 18,00 ore 16,30 a Tresolzio (maggio-settembre).

Domenica e feste: ore 7,30 - 9,00 (Casa Serena) - 10,30 - 18,00.

Disponibilità per le Confessioni Don Giacomo: venerdì 16.00 - 17.30 Don Carlo: ogni sabato 16.00 - 17.30 Don Ubaldo: ogni sabato 09.30 - 11.00 N.B. A richiesta i sacerdoti, nei limiti del possibile, sono sempre a disposizione per questo ministero. In particolare subito dopo le S. Messe.

Celebrazione del Battesimo Come si può rilevare dalla relazione del consiglio pastorale, il battesimo dei bambini si celebra una sola volta al mese.

N.B. In vista del Battesimo, si prenda contatto con il Parroco. Il 2° Mercoledì di ogni mese alle 20.30 si terrà in Oratorio un incontro di preparazione per i genitori ed i padrini.

I catechisti battesimali incontreranno i genitori nelle loro case.

Calendario battesimi 2016 10 gennaio 14 febbraio 13 marzo 10 aprile 08 maggio 12 giugno 10 luglio 07 agosto 11 settembre 09 ottobre 13 novembre 11 dicembre

ore 11.15. ore 16.00 ore 11.15 ore 11.15 ore 16.00 ore 11.15 ore 16.00 ore 16.00 ore 16.00 ore 11.15 ore 16.00 ore 11.15

il rito 09 febbraio il rito 09 marzo il rito 06 aprile il rito 04 maggio il rito 08 giugno il rito 06 luglio il rito 02 agosto il rito 07 settembre il rito 05 ottobre il rito 09 novembre il rito 06 dicembre

Celebrazione del Matrimonio Il Matrimonio si può celebrare in ogni giorno dell’anno, eccetto le domeniche e i tempi di Avvento e di Quaresima.

Occorre prepararsi adeguatamente. È possibile partecipare anche a corsi fuori parrocchia.

In ossequio a giuste disposizioni diocesane, il Matrimonio va celebrato o nella parrocchia della sposa, o in quella dello sposo o in quella dove la coppia andrà ad abitare. Per eventuali eccezioni ci si rivolga alla Curia vescovile.

Tel. dei Sacerdoti:

Don Giacomo Ubbiali Tel. 035.620.103 - cell. 3404183919 e-mail: giacomoubbiali@virgilio.it Don Carlo Comi Tel. 035.332092 - cell. 340.6483352 e-mail: comicarlo@virgilio.it