e-mail n° 15 del 20 aprile 2019

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Parrocchia di San Maurizio

Brusson n째 15

I momenti pi첫 fecondi per una vita sono quelli che implicano passaggi stretti, crisi, ferite.

Massimo Recalcati

20 aprile 2019 Anno XVIII째 - n째 890 Gruppo "Camminare pensando"

Il paese di pietra che cominciò a vivere C'era una volta il sole che mandava i suoi raggi a due paesi posti sulle sponde di un fiume: il primo era allegro, il secondo triste. Il paese triste aveva alberi spogli che sembravano di pietra. Anche le case erano tristi, come di pietra. Perfino le persone erano tristi e sembravano essere di pietra.

Un giorno tre uomini del Paese di pietra andavano verso il fiume passeggiando.Sull’altra sponda, dove c'era il paese colorato di allegria, due bimbi Saimon e Ghon si avviavano verso il fiume. A un certo punto dalle mani di Ghon cadde la bambola e andò a finire nel fiume.

Saimon e Ghon vedendo tre uomini sull’altra sponda urlavano «Aiuto!

Aiutateci, per favore, a salvare la bambola».

Nessuno si voltò.

Solo uno di essi si fermò e vide la bambola nell’acqua.

Si tuffò, ma rischiava di affogare perché era di pietra.

Il sole vedendo affondare quell'uomo, concentrò tutti i suoi raggi e li buttò sul quell’uomo, facendo sciogliere il cuore di pietra e trasformandolo in uomo umano.

Così, glorioso, riuscì a portare il pupazzo alla bimba piangente.

Ghon lo abbracciò forte baciandolo tanta era la sua felicità.

Tornato a riva, l’uomo abbracciò i suoi due compagni, che recuperarono colore in volto e allegria nel cuore.

I tre amici tornarono al Paese di pietra ed abbracciarono tutti gli abitanti.

Il Paese si trasformò e riprese il colorito e l'allegria.

Anche gli alberi iniziarono a muovere le foglie ed i fiori a sbocciare.

Tutti insomma riprese a vivere.

Foto tratte dall'attività svolta l'8 aprile 2019 con il gruppo di 2^ e 3^ elementare.

Via Crucis una strada per oggi?

Vogliamo verificare i capi di accusa che causarono l’arresto di Gesù. Andremo a scavare tra le pagine dei Vangeli per portare alla luce delle coppie di parole opposte.

dentro fuori

Gesù è nel Tempio, ma lì dentro sente solo parole di esclusione e esce. Fuori dal Tempio ridona la vista ad un cieco. Ed anche lì fuori, i suoi discepoli, si mettono a dibattere se sia per colpa sua o dei suoi genitori che è nato cieco. I discepoli sono usciti con lui, ma con la stessa mentalità che si respirava dentro. Gesù taglia corto: “Né lui né i suoi genitori...”. Come se dicesse: “Ma che cosa è per voi questo cieco? E’ un caso teologico o è una persona?”.

Gesù si oppone alla mentalità del “dentro o fuori”, per la quale un gruppo si chiude dentro templi e muri ed esclude altri. Gesù costruisce un’umanità capace di superare l’esclusione con l’inclusione. Questo suo schieramento dalla parte degli esclusi scatena l’offensiva dei poteri.

Nella Bibbia ricorre l’immagine della tenda, sotto la quale Abramo accoglie gli ospiti perché possano trovare ristoro nell’ora più calda del giorno. La tenda è segno di mobilità, non solo di piedi che camminano ma anche di mobilità di pensieri, che non ristagnano, ma trovano nuove forme e nuovi contenuti.

Gesù ha sempre posto molto impegno nell’aprire gli occhi e le menti. Questo sua apertura ha messo in allarme i nazionalisti che si appoggiavano sulla religione per affermarsi. La sua opposizione al sistema chiuso divenne così la motivazione nascosta del suo arresto e del suo processo.

chiuso aperto

I capi religiosi arrestano Gesù. Ora Gesù è legato e immobilizzato. Gesù viene processato e ucciso perché vive e racconta la vita come un continuo viaggio, sempre in uscita. Per questo motivo Gesù disturba il potere che conta invece sull’immobilità. Il potere ha così ristabilito la religione come ossessivo amore dell'immobilità. Ma questa è religione e non fede. I potenti sono sempre pronti a dare privilegi alla religione,

immobile in cammino

qualunque essa sia. La trattano con rispetto e con diplomatico ossequio, per mantenerla nel loro gioco.

La fede invece cresce in ambiente aperto e si nutre di ricerca, di voglia di capire, di viaggio fuori ed oltre le convenzioni. I capi religiosi non sopportano che Gesù si metta contro la religione e fanno di questo suo aperto schieramento un altro capo di accusa.

Gesù rimprovera i capi religiosi di aver ridotto il Tempio ad un mercato. Ed è nel Tempio che i farisei chiamano Gesù con termini spregiativi come “samaritano” e “indemoniato”, Essi gli dicono: “Abbiamo un solo Padre, Dio”. Essi parlano di Dio Padre con gli occhi iniettati di odio. Ed è così che Dio diventa “padre mio”.

E allora non è “padre tuo”. E nasce l’esclusione. C’è una differenza abissale tra Gesù e i giudei. Quando essi dicono: “Dio è Padre nostro” lo dicono per legarlo e rinchiuderlo nei confini stretti della loro tradizione e dei loro confini.

Al contrario quando Gesù insegna a pregare dicendo “Padre nostro” toglie ogni ombra di sequestro. Dio é come un padre che non fa differenze: non è mio, non è della mia religione, non è di una etnia. E’ “cattolico” ma solo se cattolico vuol dire universale. E io sono cattolico se mi sento fratello di tutti, al di là del colore della pelle o delle culture o delle religioni, gli altri li sento fratelli. Questa coppia di parole “particolare – universale” ci fa capire quale progetto sta dietro ai capi di accusa rivolti contro Gesù.

particolare universale

Quello che Gesù sapeva fare con tanta semplicità e umanità era riempire i vuoti. Come quella volta che Gesù aveva sfamato oltre 5mila persone, invitando i presenti a condividere ciò che avevano, cioè pani e pesci; e tutti riempirono il vuoto dello stomaco.

Un'altra volta aveva provato a mostrare come sarebbe bella la vita se si riempisse il vuoto tra uomo e donna. Era successo quando era stato invitato a pranzo da un praticante ed era entrata una donna che lo aveva baciato e profumato dalla testa ai piedi. Lì fece capire che la vita riprende a fiorire quando si supera il maschilismo.

Un’altra volta cercò di far capire come il vuoto sia presente anche nei riti religiosi.

Era successo ad pranzo di nozze Gesù in cui trasformò in vino l’acqua contenuta nelle giare di pietra per la purificazione. Erano sei giare di pietra bellissima ma vuote. E aveva paragonato le giare vuote alla religione che sa solo distinguere tra impuro e puro, tra profano e sacro. Cercò di far capire che a Dio non importano i riti religiosi, ma la felicità delle persone, il loro stare bene.

vuoto pieno

Sicuramente a qualcuno fa comodo che la gente non si accorga del vuoto: è più facile manovrarla. E se qualcuno si accorge del vuoto, ci pensino i capi a decidere con che cosa riempirlo. Ancora oggi c’è chi ha paura della libertà degli altri.

E le crocifissioni continuano.

Dopo aver camminato dietro a Gesù che porta la croce, forse cominciamo a capire che i capi di accusa che facevano ricadere su Gesù erano fondati.

Gesù non sopportava di stare rinchiuso nel Tempio e neppure il Dio che aveva fatto coniscere. Preferiva gli spazi aperti dove vive l’umanità. E per questo era sempre in cammino e mai immobile: perché nel suo viaggiare fuori, incontrava la diversa e ricca umanità; ricca perché diversa; ricca perché non chiusa dentro un recinto, ma facente parte dell'unica umanità.

E il suo grande desiderio era che questa umanità vivesse ovunque in pienezza e in dignità. Sì, i poteri avevano ragione. Un uomo così fa cadere i potenti dai troni ed innalza gli umili.

servizio potere

E pensare che tanti poveri Cristi ancora oggi seguono la stessa sorte e contribuiscono a far camminare il mondo verso un orizzonte più umano.

Geremia Momo

ORARI SANTE MESSE Domenica 21 aprile - in chiesa 7h30 - S. Messa 10h00 - S. Messa di Pasqua anniv. def. Gens Augusta 18h30 - S. Messa Lunedì 22 aprile 10h00 - S. Messa Venerdì 26 aprile - ad Extrepieraz 20h00 - S. Messa def. Favre Pasqualino Sabato 27 aprile 18h30 - S. Messa - in chiesa 20h00 - S. Messa def. Surroz Luigi e Anselmina def. Vuillermin Serafina e Luisa def. Fam. Gens e Fresc def. Roux Edvige per intenzione particolare - ad Arcesaz Domenica 28 aprile - in chiesa 7h30 - S. Messa 10h00 - S. Messa

noi siamo Guardate.

Un seme ha dentro di sé la spiga di grano che diventerà.

Un poeta i versi che scriverà.

Noi non siamo il frutto del passato, come pensiamo, ma siamo chiamati dal futuro.

Giovanni Vannucci Aosta, 18 aprile 2019.

Don Giuseppe Lévêque é stato festeggiato in Cattedrale per i suoi 50 anni di Ordinazione. Auguri!

I care Di fronte alle fiamme gigantesche di ieri sera, che distruggevano la Cattedrale di Notre-Dame, oltre allo scoramento e allo scampato pericolo per tante possibili vittime, ci siamo chiesti: e ora? (…) Come ricostruire? (…) Se la chiesa di NotreDame non avrà una fine, è perché manterrà un fine. Ma quale è il suo fine? Di essere oggetto di fotografie da 5 continenti? Di essere un enorme museo di cose sacre? O di essere tempio di pietre morte che ospita, forma e accompagna una chiesa di pietre vive? (…) Dopo gli incendi, dopo i terremoti, dopo i bombardamenti, la ripresa vuole essere, immediatamente, un modo di tornare a ciò che c’era prima. Ma non è mai così.

Indietro non si torna. Si può solo andare avanti.

La coscienza ecclesiale e statale francese sa di avere ereditato, dall’incendio di ieri, un grande compito. Dovrà costruire una basilica di NotreDame che, nella fedeltà al secolare edificio, sappia dare forma e voce ad una chiesa viva e a una comunità in cammino. Le pietre resteranno piene di storia e ricche di vita se sapranno aprire a storie nuove e a vite sorprendenti, di cittadini cristiani e di cristiani cittadini.

in bacheca Telefono Azzurro con le piantine di calancola sono stati raccolti 450,00 euro donati a Telefono Azzurro

Auguri a Matilde Thiébat - 21 aprile Gilles Vacquin - 21 aprile Kristel Varale - 21 aprile Lorenzo Anguilano - 23 aprile Eloan Benato - 28 aprile

Notizie dal mondo Notre-Dame

di Andrea Grillo - www.cittadellaeditrice.com - 17 aprile 2019

L'essere umano si nutre anche di principi e valori che hanno bisogno di trovare «un luogo e un nome» in un punto ben preciso della storia e della geografia, in un «monumento» che esprima la grandezza delle persone che lo hanno via via pensato, voluto, realizzato, custodito, abitato, reso vivo, un manufatto che possa narrare con la bellezza la concretezza di quegli ideali.

Enzo Bianchi Mauro Biani - il manifesto - 16 aprile 2019 Redazione: Geremia Momo - tel 0125 300 113 - cellulare 347 25 82 830 - e-mail: geremia.momo@brusson.net - fotocopiato con mezzi propri