114 AMAKURU APR. 2019

AMAKURU N 114

Come ogni anno in questo periodo, si pulisce dal fango (a mano) il lago a monte della diga che alimenta la turbina. È grazie a questa turbina, installata dagli italiani 40 anni fa, che l’Ospedale di Kiremba può avere la corrente elettrica giorno e notte. Offrendo così migliore cure ai suoi pazienti.

aprile 2019

Che cosa si fa il giorno di Pasqua a Bujumbura? Si va a spasso. E senza andare troppo lontano, perché a un tiro di schioppo c’è una chilometrica spiaggia bagnata dalle acque del Tanganika, che sembra un mare per le sue eccezionali dimensioni.

In spiaggia dunque si passeggia, o tuttalpiù si improvvisa un picnic con riso, patate e uova sode.

I bambini giocano, gli adulti chiacchierano, le ragazze sfilano in abiti sgargianti, i ragazzi si mettono in posa per qualche foto suggestiva.

Gli ingredienti della festa sono tutti qui, in questo modo semplice di stare assieme che per i burundesi è una ricchezza, un valore culturale che fa cadere tutte le barriere etniche e religiose (quelle barriere che forse sono state create ad arte da qualcuno, ma che non fanno parte della loro indole).

La spiaggia è di tutti, nessuno escluso. Anche di qualche ragazza musulmana, rigorosamente velata, che si concede una bibita seduta ad un tavolino guardando l’azzurro del lago.

E allora viene da pensare a come sarebbe bello se la gente potesse incontrarsi sempre così, come su questa spiaggia: senza preconcetti, senza sospetti, senza la preoccupazione di sapere se la persona con cui stai parlando fa parte “dei tuoi” o se è invece un potenziale nemico da cui guardarsi.

Convivere come la sabbia con le onde del lago…

La spiaggia non è per prendere il sole o per fare il bagno. Qui nessuno ama rosolarsi, e c’è solo qualche ragazzo di strada che si arrischia ogni tanto a tuffarsi nel lago completamente nudo, forse anche per togliersi di dosso la polvere e il sudore appiccicati alla pelle.

La spiaggia è infine lo spazio per eccellenza amato dai bambini, sempre alle prese con buche da scavare o castelli da costruire.

Per loro fare amicizia con tutti è ancora più facile, perché il mondo resta ai loro occhi come un unico grande villaggio dove non ci sono differenze e tutti si aiutano a vicenda.

Una considerazione mi viene spontanea: sono sicuro che apprezzeremo ancora di più questa spiaggia “a costo zero” dopo le vacanze in Italia, dove la spiaggia è un lusso che non tutti possono permettersi.

LE REGOLE CHE A VOLTE NON TI ASPETTI Sulle strade del Burundi la polizia è sempre in agguato. Di solito te la trovi davanti con la paletta alzata quando sbuchi da una curva, non tanto perché tu abbia commesso chissà quale infrazione, ma per un controllo di routine.

Un controllo che ha un unico scopo ben preciso, anche se non dichiarato: quello di riuscire ad affibbiarti una multa per un qualsiasi banalissimo motivo.

Se una macchina con cinque posti carica otto persone, quello non interessa… Se le gomme di un camion sono completamente lisce, di quello manco si accorgono… Se un pazzo (e ce ne sono!) fa un sorpasso spericolato in curva rischiando di spiaccicarsi su un’auto che viene in senso opposto, quelli sono affari suoi…

Ma attenti ad avere tutti i documenti in ordine (fin qui siamo d’accordo) e che non ci sia la minima cosa che non funziona. Una volta mi hanno chiesto di spruzzare l’acqua sui vetri per accertarsi che ci fosse acqua nel piccolo contenitore, ma per mia fortuna non sono incorso in questa grave infrazione del codice stradale.

L’altro giorno però sono incappato in uno di quei poliziotti ostinati con i quali non c’è verso di ragionare. Dopo avermi fermato ed aver minuziosamente controllato i documenti, ha iniziato la solita trafila di gesti per chiedermi di accendere i fari (posizione, anabbaglianti, abbaglianti), le quattro frecce; il clacson, i tergicristalli, il triangolo, l’estintore… Tutto in ordine. Finché non si mette a scrutare la targa posteriore e trova (eravamo poco prima di mezzogiorno) che la lucina della targa non funziona.

Questo si che è un bel guaio: che un automobilista

viaggi a mezzogiorno sotto il solleone con la luce della targa che non si accende!

Discuti e ridiscuti, ma il poliziotto – ligio al suo dovere – resta assolutamente irremovibile. E non bastano i 10 euro di multa che mi appioppa, forte di un articolo del codice della strada che solo lui conosce: la multa devo andarla a pagare in banca a Bujumbura (distante sessanta chilometri), e solo con la ricevuta in mano potrò tornare sul “luogo del delitto” per riprendere la mia patente, che il poliziotto si infila in tasca con un sorriso malizioso.

Mi verrebbe da strozzarlo, ma naturalmente la legge del più forte prevale sulla legge del buon senso, tanto più che qui ci godono un mondo a far capire al bianco che non è a casa sua, e che deve rispettare le leggi del paese, fossero anche le più assurde.

Assurde per chi? Per me, ma non certo per loro.

Due settimane fa per esempio è uscita una legge che vieta a chi frequenta l’Università di portare la barba. E che vuoi dire? Per fortuna che io all’Università non devo più andarci!

UNA CERIMONIA ORIGINALE In Burundi, prima di sposarsi, c’è una tappa importantissima e indispensabile che serve a sancire l’alleanza tra le famiglie dei due futuri sposi. È la cerimonia della dote.

Pochi giorni fa un amico italiano che lavora presso l’Ospedale di Ngozi ha “dotato” la sua fidanzata burundese (conosciuta in Italia, dove lei ha studiato alcuni anni specializzandosi in neonatologia).

La cerimonia, molto partecipata, ha avuto un tocco particolare di originalità in quanto il giovane pretendente ha scelto di vestirsi in abiti tradizionali.

Sembrava proprio una cerimonia d’altri tempi, un felice connubio tra due culture, dove la birra di banane burundese e il buon vino italiano scorrevano insieme per allietare i cuori dei presenti.

Naturalmente il momento centrale della cerimonia, dopo aver a lungo contrattato tra le due famiglie, è stata la consegna delle mucche. La dote consiste infatti nel pagamento alla famiglia della futura sposa di tante mucche quanto è considerato il valore della ragazza.

In origine si davano veramente le mucche, ma ora i tempi sono cambiati, e quello che si da è semplicemente l’equivalente del prezzo delle mucche, chiuso in una busta che viene infilata in un mazzo di fiori offerto simbolicamente alla famiglia della sposa.

Non si vuole però che le povere mucche, sostituite ormai da mazzette di banconote, siano del tutto dimenticate. E mentre i fiori con la busta passano da una famiglia all’altra, le casse acustiche emettono a tutto volume la voce delle mucche: “Mhuuu mhuuuu…” Ora tutti sono felici e contenti!

Gigi, Evelyne, Jonas, Antonio, David, Caleb