Programma di sala OSI - Presenza

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OSI e Sol, si continua

Lo dice il titolo stesso del Festival: PRESENZA!, ovvero vivere il presente o, come avrebbe detto il poeta romano Orazio, hic et nunc - qui e ora - per vivere nella cornice della Sala teatro del LAC la seconda edizione di questa Carte blanche a Sol Gabetta con l’Orchestra della Svizzera italiana e il suo Direttore principale Markus Poschner, un progetto artistico unico che ha lo scopo di far emergere una visione musicale comune in modo completo. Carte blanche non solo a livello artistico ma anche nella progettazione dell’esperienza complessiva del formato (sotto la cura di Balthazar Soulier), includendo elementi visivi, a volte scenografici, performance interdisciplinari che vanno oltre la semplice esecuzione musicale, secondo il motto omnia mutantur – tutto cambia – perché, in fondo, chi dice che le modalità di fruizione di un concerto di musica classica devono rimanere tali nei secoli?

La stretta collaborazione che l’OSI ha da ormai qualche anno con la violoncellista Sol Gabetta rappresenta un momento unico di condivisione, di sperimentazione, di scambio, di stimolo e di crescita artistica tra un’orchestra e un’artista internazionale che, diversamente da altri contesti, ha la possibilità di approfondire la sua visione artistica a 360° con un corpo sonoro con il quale ha sviluppato un legame musicale molto forte.

Oltre alla star del violoncello, abbiamo il piacere di avere una delle stelle del violino, per la prima volta accanto all’OSI, Isabelle Faust. È sicuramente uno dei privilegi di un Festival, e certamente uno dei nostri intenti, quello di offrire l’opportunità di stabilire collaborazioni con altri artisti e creare delle sinergie che potrebbero estendersi oltre l’evento stesso.

L’interesse di questo Festival è sicuramente uscito dai confini anche a livello musicologico, con la stimolante visione del musicologo Dr. Hans-Joachim Hinrichsen, professore all’Università di Zurigo, che potremo leggere nelle pagine successive e che completa l’esperienza che intendiamo offrirvi.

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Editoriale

VIOLONCELLO E DIRETTORE ARTISTICO Sol Gabetta CURATORE Balthazar Soulier

Editoriale

Siamo molto felici di continuare per il secondo anno l’avventura di PRESENZA con l’Orchestra della Svizzera italiana. È un privilegio, oggi, per una solista avere l’opportunità di intessere forti e duraturi legami con un’orchestra e poter concepire un concerto nella totalità delle sue dimensioni.

Quest’anno proseguiremo la nostra esplorazione del repertorio concertante della seconda metà del XIX secolo, focalizzando la nostra attenzione sui concerti di Schumann e sul famoso Doppio Concerto di Brahms per violino e violoncello.

Questi capisaldi del repertorio ci accompagnano ormai da anni: l’OSI, con il progetto Rileggendo Brahms con Markus Poschner, ha acquisito una grande padronanza nell’interpretazione delle opere sinfoniche di Brahms, mentre quest’anno abbiamo il piacere di accogliere la grande violinista tedesca Isabelle Faust, che da lungo tempo porta avanti una profonda riflessione sull’interpretazione delle opere di Schumann e Brahms. Per la prima volta, eseguiremo insieme il Doppio di Brahms.

La nostra intenzione è quella di estendere il nostro approccio interpretativo a queste opere – lungo percorsi storicamente documentati- mettendo in discussione il modo di portarle oggi in scena e proseguendo le nostre sperimentazioni sulla luce e sulla maniera di illuminare la sala e gli interpreti, sempre in relazione a ciò che ci dice la musica.

L’anno scorso ci eravamo concentrati su opere sinfoniche dette a programma (cioè ispirate da soggetti extra musicali), sul concerto di Lalo e su alcuni poemi sinfonici di Čajkovskij. La concezione radicalmente diversa della cerchia di Schumann, Joachim e Brahms, alla ricerca di musica detta assoluta , implica invece un approccio totalmente differente.

Les Créatures de Prométhée – l’unica musica da balletto composta da Beethoven – offrirà da parte sua un contrappunto stupefacente alle opere dei suoi eredi tedeschi, oltre che un campo di sperimentazione particolarmente interessante a livello scenico.

Siamo impazienti di condividere col pubblico della Svizzera italiana il frutto delle nostre ricerche.

Buona PRESENZA!

Sabato 27.05.2023 LAC 20.30

Markus Poschner Direttore

Orchestra della Svizzera italiana

In coproduzione con Con il sostegno di

Sol Gabetta Violoncello Isabelle Faust Violino

10’

Carl Maria von Weber (1786 – 1826)

Der Freischütz ouverture op. 77

31’

Robert Schumann (1810 – 1856)

Concerto per violino e orchestra in re minore WoO 23

I. In kräftigem, nicht zu schnellem Tempo

II. Langsam

III. Lebhaft, doch nicht schnell

Johannes Brahms (1833 – 1897)

32’

Concerto per violino, violoncello e orchestra in la minore op. 102

I. Allegro

II. Andante

III. Vivace non troppo

Concetto: Balthazar Soulier

Luce: Christoph Siegenthaler

In coproduzione con

Domenica 28.05.2023

LAC 11.00

Orchestra della Svizzera italiana

Markus Poschner Direttore Sol Gabetta Violoncello

(1770 – 1827)

41’

Le Creature di Prometeo (estratti) op. 43

Ouverture

Intro: Allegro non troppo

N. 1: Poco Adagio

N. 3: Allegro vivace

N. 5: Adagio

N. 8: Allegro con brio

N. 9: Adagio

N. 15: Andantino

N. 16: Finale

25’

Robert Schumann (1810 – 1856)

Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 129

I. Nicht zu schnell

II. Langsam

III. Etwas lebhafter. Sehr lebhaft

Concetto: Balthazar Soulier

Luce: Christoph Siegenthaler

L’opera musicale e il suo contesto storico-biogra

È sempre buona cosa poter inquadrare un brano musicale nel contesto in cui esso ha avuto origine. Una contestualizzazione interessante non solo per gli studiosi, ma soprattutto per gli ascoltatori: chi più sa, meglio gusta l’esperienza di un concerto. La premessa, naturalmente, è che le circostanze della composizione e gli eventi che accompagnano le prime esecuzioni (esse stesse parte della genesi dell›opera) siano sufficientemente ben documentati. Questo è fortunatamente il caso per una delle opere eseguite questa sera, il Doppio Concerto in la minore op. 102 di Johannes Brahms. Vale quindi la pena approfondire questo esempio, perché non solo ci insegna molto sul suo autore, ma ci fornisce anche preziose indicazioni sulla prassi concertistica della fine del XIX secolo, prassi che differisce da quella odierna se non altro per il fatto che il pubblico di allora ascoltava in larghissima misura novità, mentre oggi i concerti vivono su un canone di opere ormai riconosciute come «classiche», suonate più e più volte e quindi ampiamente note al pubblico.

All’epoca (non senza invidia, potremmo aggiungere) quasi tutto era fresco e inedito. Ciò ha avuto conseguenze anche sulla critica musicale, che allora era soprattutto una descrizione dei nuovi brani e una recensione sul modo di comporli, mentre oggi, vista la continua ripetizione di pagine di repertorio, sulla stampa si parla solo di sottigliezze e differenze d’interpretazione. Immaginate cosa doveva essere ascoltare per la prima volta in concerto un’opera completamente nuova di Beethoven (all’inizio del XIX secolo), Schumann (a metà del

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musicale contesto rafico

secolo) o Brahms (alla fine del XIX secolo)! Un’esperienza che si può provare per altro a simulare anche oggi, ascoltando un’opera anche molto conosciuta come se la si sentisse per la prima volta: la disponibilità a lasciarsi sorprendere aumenta la concentrazione.

Ma veniamo ora, come annunciato, al Doppio Concerto op. 102 di Brahms. Considerata la sua genesi, la pagina presenta almeno tre caratteristiche particolari, tutte strettamente collegate fra loro: innanzitutto, è l’ultima grande opera per orchestra del compositore, che con essa ha dimostrato di concludere in modo spettacolare la sua produzione sinfonica; in secondo luogo,

l’insolita strumentazione rende il Doppio sensibilmente diverso rispetto al consueto repertorio di concerti solistici dell’Ottocento. Terzo, questo concerto ha un significato biografico molto particolare per Brahms.

L’autore abbozzò l’opera nel luglio 1887, durante le vacanze estive sul lago di Thun. Scrivere per strumenti ad arco era sempre stato difficile per lui (che era pianista) e quindi già dieci anni prima, per il Concerto per violino op. 77, aveva dovuto ricorrere all’aiuto dell’amico violinista Joachim (18311907), che aveva provato più volte la parte solistica, correggendola dove necessario.

Il Doppio Concerto in la minore per violino e violoncello op. 102 di Johannes Brahms

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Nel frattempo tuttavia Brahms aveva chiuso ogni legame con il suo amico di gioventù (il motivo fu l’aver preso le parti della moglie, nella lunga e tormentata crisi matrimoniale di Joachim). Questa rottura fece soffrire molto Brahms, il quale, quando nell’estate del 1887 gli venne proposto un nuovo concerto, dovette affrontare due sfide: in primo luogo, l’idea di una strumentazione piuttosto insolita nel XIX secolo (il “doppio” concerto), con gli annessi virtuosismi per strumenti ad arco, per i quali si rese conto molto chiaramente di dipendere dalla competenza di Joachim. Brahms confessò a Clara Schumann la sua insicurezza nel trattare gli strumenti ad arco, anche se lei riuscì a consolarlo con validi argomenti (25 agosto 1887): «Penso che chi scrive tali sinfonie, tali sonate per violino e violoncello, conosca questi strumenti fino alle loro caratteristiche più sottili, traendone suoni mai sentiti finora!».

Allo stesso tempo, si poneva il problema di come riagganciare i rapporti con Joachim: impossibile non fargli cenno della nuova opera. Così, il 19 luglio 1887, Brahms gli scrisse una cartolina, chiedendogli se fosse interessato a una “comunicazione di natura artistica”. Joachim rispose immediatamente in modo positivo e allora Brahms gli raccontò tutto il progetto. Annunciando il nuovo concerto (24 luglio 1887) aggiunse tuttavia la seguente riserva: «Ti chiedo soprattutto, in tutta cordialità e simpatia, di non sentirti minimamente in imbarazzo. Se

mi scrivi un biglietto dicendo semplicemente: “rinuncio”, capirò, senza bisogno di aggiungere altro». Poiché invece Joachim, che probabilmente aveva sofferto della rottura non meno di Brahms, rispose immediatamente in modo positivo, la collaborazione tra i due amici riprese intensamente come un tempo.

La novità, tuttavia, era che si trattava di un concerto non per violino, ma per violino e violoncello, che Brahms descrisse a diversi interlocutori epistolari, con il suo tipico sarcasmo, come qualcosa di “abbastanza divertente” o “un’idea buffa”. Al suo editore Fritz Simrock l’annunciò addirittura come la sua “ultima follia” capovolgendo i fatti: «Soprattutto a causa dei miei rapporti con Joachim, volevo lasciar perdere, ma non c’è stato verso». In realtà, era accaduto proprio il contrario: la figura di Joachim non fu un ostacolo ma, anzi, un impulso decisivo per la composizione del Doppio. Del resto questo voler camuffare il proprio coinvolgimento emotivo è caratteristico di Brahms. Ed è proprio a causa di tale coinvolgimento che egli era tremendamente serio riguardo a questo suo ultimo lavoro per grande orchestra. Ora, quale fu il percorso di un pezzo così poco convenzionale, dalla sua concezione iniziale alla prima esecuzione? Anche in questo caso la risposta è semplice: Brahms non presentava mai in pubblico un’opera importante senza prima averla studiata meticolosamente, provata con i musicisti e poi rifinita nuovamente nei dettagli. Per

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il suo contesto storico-biografico

composizioni come il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra oppure la Quarta Sinfonia, aveva a disposizione l’Orchestra di corte di Meiningen, diretta dall’amico Hans von Bülow, con la quale Brahms poteva sperimentare a piacimento, come in un laboratorio. In questo caso, però, ciò non era più possibile, perché Bülow aveva abbandonato la direzione di questa orchestra nel 1886 dopo un litigio con Brahms, da cui non si sentiva preso abbastanza sul serio. I passi successivi sono straordinariamente emozionanti: Brahms e Joachim (che ancora una volta lo aiutò per la parte violinistica) decisero di coinvolgere il violoncellista Robert Hausmann (18521909), un allievo di Joachim che suonava anche il violoncello nel suo quartetto d’archi. A fine luglio Joachim e Hausmann ricevettero da Brahms le loro parti solistiche, delle quali entrambi migliorarono la tecnica esecutiva, e in seguito una copia ulteriormente modificata da Brahms, sulla base della quale cominciarono a esercitarsi insieme - senza per altro conoscere la parte orchestrale. Nel settembre del 1887, i solisti e il compositore si incontrarono a Baden-Baden, luogo di villeggiatura di Clara Schumann, e qui iniziarono le prove assieme, con Brahms stesso al pianoforte a suonare la parte dell’orchestra. È interessante notare che in questa fase l’opera venne suonata come se fosse un trio per pianoforte - e in realtà esattamente un anno prima, sempre durante le vacanze estive sul lago di Thun, Brahms aveva composto tre lavori

cameristici i cui numeri d’opera precedono esattamente quello del Doppio Concerto: la Sonata per violoncello op. 99, la Sonata per violino op. 100 e il Trio per archi e pianoforte op. 101. La curiosa combinazione di questi tre strumenti solisti con l’orchestra (come disse ironicamente lo stesso Brahms: qualcosa di “buffo”, una “follia”) sembra ora, nell’estate del 1887, quasi una logica conseguenza del lavoro dell’anno precedente. Tuttavia, il Doppio Concerto non è ovviamente un trio con pianoforte e orchestra, ma un vero e proprio concerto in cui i due blocchi sonori del duo solista e dell’apparato orchestrale non sono intrecciati insieme in modo cameristico, ma si fronteggiano in maniera “agonale” e concertante.

La versione che i tre provavano al pianoforte, tuttavia, suscitò l’impressione sfavorevole di un’ascoltatrice d’eccezione, Clara Schumann, che scrisse nel suo diario: «Johannes suonava in modo così impuro che sentivo solo un terribile caos, tranne che per alcuni passaggi melodici». (Brahms aveva smesso da tempo di esercitarsi regolarmente al pianoforte e la sua tecnica non era più ottimale). La tappa successiva a questa fase di sperimentazione quasi “cameristica” fu la prova con la Kurorchester di Baden-Baden il 23 settembre 1887, e solo allora, secondo quanto scrive Clara Schumann sempre nel suo diario, l’opera, “assolutamente originale”, divenne chiara e comprensibile: «È stata una gioia inaspettata e un grande piacere; con l’orchestra è tutta

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musicale e il suo contesto storico-biografico

un’altra cosa. È un’opera fresca, piena di motivi e sviluppi interessanti». Clara Schumann riconobbe anche la cosa più importante: «In un certo senso, questo concerto è un’opera di riconciliazione: Joachim e Brahms si sono parlati di nuovo per la prima volta dopo anni...». Anche Brahms era soddisfatto dei risultati delle prove a Baden-Baden e poteva iniziare i preparativi per la prima esecuzione pubblica. A questo scopo, si rivolse al suo conoscente Franz Wüllner e alla sua Orchestra Gürzenich di Colonia. La “prima” ebbe luogo il 18 ottobre 1887 in questa città (ma con Brahms come direttore d’orchestra, perché Wüllner insistette affinché fosse il compositore stesso a salire sul podio); i solisti erano

Joseph Joachim e Robert Hausmann.

Con quest’opera, il pubblico di Colonia assistette a qualcosa di insolito. Non solo la strumentazione era una novità nel repertorio concertistico contemporaneo, ma l’opera stessa rispondeva alla novità con diverse innovazioni formali. Si pensi, ad esempio, al sorprendente inizio. Poiché era difficile inserire nel primo movimento una cadenza per due strumenti solisti (come era consuetudine fino a quel momento, prima della fine del primo tempo), Brahms ebbe l’idea geniale di non concludere il movimento con tale cadenza, ma di iniziarvi il concerto stesso. Introdotta da due brevi anticipazioni orchestrali (del tema principale e poi del secondo tema), la cadenza viene ascoltata prima con il violoncello, poi con il violino,

cui torna presto a unirsi il violoncello. Queste due cadenze, tuttavia, non vengono liberamente improvvisate (come Joachim aveva fatto dieci anni prima nel Concerto per violino), ma sono state scritte dal compositore nota per nota (e, come si legge nella partitura, “in modo d’un recitativo”).

Con questo geniale inizio, viene immediatamente portata alla ribalta l’incomparabile particolarità di quest’opera, in pratica plasticamente visibile, udibile e tangibile per il pubblico. Allo stesso tempo, si può riflettere su un’altra particolarità che deve aver colpito anche Joachim. In quasi tutti i momenti in cui entrano gli strumenti solisti, il protagonista è il violoncello: nella cadenza solistica iniziale, all’inizio dell’esposizione solistica dopo la lunga introduzione orchestrale, all’apparire del tema secondario lirico e così via, fino nel rondò finale. Solo il movimento lento cantabile si apre con una lunga cantilena eseguita insieme da entrambi gli strumenti, dopodiché il violino prende il sopravvento nella sezione centrale. Altrimenti, ciò che rende un concerto un evento sul palcoscenico, l’ingresso del solista, è sempre lasciato al violoncello. Mi chiedo se Joachim si sia posto questo problema. Del resto, ci sono buone ragioni musicali per questa scelta, che il compositore avrà deliberatamente considerato: Il suono degli strumenti solisti è sempre costruito a partire dal basso, dalla profondità, e solo successivamente coronato dallo splendore del registro acuto.

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A Vienna, dove Brahms abitava, l’opera fu presentata solo più di un anno dopo, la sera prima di Natale (23 dicembre 1888, con reazioni ambivalenti, vedi sotto). Come per la Quarta Sinfonia che l’aveva preceduta, il successo vero e proprio arrivò in realtà poco dopo la “prima” di Colonia, grazie agli sforzi del direttore d’orchestra Hans von Bülow, che nel frattempo si era anch’egli riconciliato con Brahms. Bülow era appena diventato direttore di due importanti orchestre, la Filarmonica di Berlino e l’orchestra di Amburgo, e incluse con entusiasmo il Doppio concerto nei programmi sia a Berlino sia a Amburgo, dirigendolo una volta anche a Brema. In tutto lo diresse non meno di cinque volte, prima di doversi ritirare per motivi di salute.

I suoi programmi (si veda il riquadro allegato con i cinque concerti di Bülow) illustrano magnificamente i differenti contesti in cui un’opera del genere poteva apparire sul palcoscenico, come parte di un programma da concerto dell’epoca. La maggior parte di tali contesti sarebbe per altro inconcepibile oggi: ad esempio, la mescolanza di musica per orchestra e pezzi per pianoforte solo (Berlino, 9 marzo 1890) o, cosa ancora più strana per noi, l’alternanza con arie d’opera e Lieder (Brema, 29 gennaio 1889). Eppure, Bülow era già considerato un innovatore, attento a programmi accuratamente studiati e ben calibrati. Resta il fatto che solo l’apertura di una serata con un’ouverture

o una sinfonia di Haydn è sopravvissuta fino ad oggi. E il fatto che oggi il Doppio concerto sia eseguito da due soliste donne - per noi una mera ovvietà - è qualcosa che allora nessuno si sarebbe mai neanche sognato.

Il Doppio Concerto è un tipico esempio del tardo stile di Brahms, che può essere descritto al meglio con dei paradossi: di austera bellezza, dolorosa dolcezza e intensa retorica, con un fraseggio estremamente laconico. Ci sono stati e ci sono molti ascoltatori che, per queste ragioni, all’inizio l’hanno trovato un po’ fragile, ma poi - sempre per questo motivo - l’hanno amato profondamente. Il Doppio, che oggi è indiscutibilmente una delle vette dell’intera produzione brahmsiana, suscitò inizialmente reazioni contrastanti. Tra tutte, fu sorprendentemente negativa quella del critico Eduard Hanslick, amico di Brahms e altrimenti noto come suo strenuo sostenitore: dopo la prima viennese del Doppio Concerto (23 dicembre 1888 con la Filarmonica di Vienna diretta da Hans Richter, solisti sempre Joachim e Hausmann) Hanslick caratterizzò “la novità” come segue: «Sono abbastanza dispiaciuto di dover confessare che non ha dato lo stesso piacere delle precedenti grandi opere di Brahms». Per questo motivo volle anche collocare il Doppio Concerto «non tra le prime tra le creazioni di Brahms».

È degno di nota il fatto che un altro amico viennese del compositore, il chirurgo Theodor Billroth, concordasse con

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questo giudizio: «Deprimente, noioso, pura produzione di un anziano. [...] Non conosco opera più insignificante del nostro caro amico». Per Hans von Bülow, invece, il concerto era chiaramente una “famosa composizione”, come ebbe modo di constatare sin dalle prime prove a Berlino nel febbraio 1888; in particolare, trovò “proveniente da sfere celestiali” il finale conciliante e consolatorio, che passa da una cupa tonalità minore a una luminosa tonalità maggiore. Nel complesso, in ogni caso, i giudizi della critica furono prevalentemente positivi, ed è per questo che quelli degli amici intimi Hanslick e Billroth spiccano così stranamente fra tutti.

In un certo senso, se si osservano attentamente le circostanze della sua creazione e della sua prima presentazione al pubblico, il Doppio Concerto è davvero un documento artistico di “riconciliazione”, come ha giustamente riconosciuto Clara Schumann. Lavorando intensamente a quest’opera così speciale (dalla concezione, alle prove fino alle prime esecuzioni), Brahms si era riavvicinato, dopo una prolungata rottura, a due dei suoi più cari amici artistici, della cui lontananza aveva indubbiamente sofferto. Si può supporre che tutti e tre ne fossero sollevati, e di questo c’è anche un bel segno. Brahms, notoriamente molto parsimonioso in fatto di dediche, nel 1877 aveva inevitabilmente dedicato il Concerto per violino op. 77 al suo primo interprete e migliore amico Joseph Joachim; questo prima che i due si allontanassero, nel contesto dei problemi matrimoniali di

Joachim. Al suo secondo interprete più importante, il direttore Hans von Bülow, questo onore invece fino allora era stato negato. Adesso, dopo il riavvicinamento tra Brahms e Bülow, visibilmente espresso nell’acclamata esecuzione berlinese del Doppio Concerto, anche Bülow ricevette finalmente una dedica da Brahms, nel 1888: quella dell’ultima Sonata per violino e pianoforte in re minore op. 108. Così Bülow entrò finalmente a far parte, anche se in ritardo, dell’illustre cerchia di quegli amici intimi che ricevettero una dedica personale da Brahms (Joachim, Billroth, Hanslick) - una sola in ciascun caso. Solo Joachim, in quanto dedicatario del Concerto per violino e della Sonata per pianoforte op. 1 (che fu eseguita pubblicamente da Bülow ad Amburgo nel 1854), è l’unica persona ad aver ricevuto due dediche da Brahms. E solo nel caso della sua carissima amica Clara Schumann - le eccezioni confermano la regola - ce n’è addirittura una in più.

Soprattutto, però, il Doppio Concerto è un canto del cigno, quasi certamente concepito come tale sin dall’inizio: un’opera di addio alla grande composizione per orchestra per il pubblico. Il resto della produzione tarda di Brahms consiste in piccoli lavori per pianoforte, musica da camera e Lieder: un ritorno all’intimità, all’introversione. E se si è attenti, si può cogliere la crescente tendenza all’interiorità e alla concentrazione sin dalle pagine del Doppio Concerto.

Prof.em.Dr.Hans-JoachimHinrichsen

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Musicologo 16

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Berlin, 6. Februar 1888:

L. van Beethoven: Ouvertüre Leonore I op. 138; Brahms: Doppelkonzert (Joachim / Hausmann); Ch. V. Stanford: Symphonie Nr. 3 f-Moll (Irische) o. 28; C. M. vonWeber: Ouvertüre zu Oberon

Hamburg, 10. Januar 1889:

C. M. vonWeber: Ouvertüre zu Euryanthe ; Brahms: Doppelkonzert (Joachim / Hausmann); A. Dvořák: Slawische Rhapsodie op. 45,2; R. Schumann: Fantasie für Violine und Orchester C-Dur op. 131 (Joachim); L. van Beethoven: 4. Symphonie B-Dur op. 60

Bremen, 29. Januar 1889:

R. Schumann: Ouvertüre zu Die Braut von Messina op. 100; Brahms: Doppelkonzert (Solisten Ernst Skalitzky und Wilhelm Kufferath);

C. Saint-Saëns: 2 Arien aus Samson et Dalila ; H. von Bülow: Lied

Die schneeweiße Rose ; J. Brahms: Lied Dort in den Weiden op. 97,4;

L. van Beethoven: 4. Symphonie B-Dur op. 60

Hamburg, 12.12.1889:

J. Haydn: Symphonie Nr. 99 Es-Dur; Brahms: Doppelkonzert (Ernst Skalitzky / Wilhelm Kufferath); W. A. Mozart: Symphonie Nr. 40 g-Moll KV 550

Berlin, 9. März 1890:

Berlioz: Ouvertüre zu King Lear op. 4, Beethoven: 5. Klavierkonzert Es-Dur op 73, sowie drei Klaviersolostücke von Liszt (Bülow als Solist);

Brahms: Doppelkonzert (Solisten: Ludwig Bleuer und Bruno Steindel);

R. Wagner: Ouvertüre zu Tannhäuser

L’opera musicale e il suo contesto storico-biografico

Sol Gabetta

Gabetta

Direttore artistico PRESENZA

e Violoncello

Sol Gabetta

Direttore artistico PRESENZA e Violoncello

Figlia di una pianista franco-argentina di origine russa e di un ingegnere argentino di origine italiana, ha intrapreso gli studi di violoncello all’età di quattro anni al Conservatorio di Córdoba e ha lasciato l’Argentina nel 1992 per studiare con il violoncellista russo Ivan Monighetti a Madrid, quindi dal 1994 alla Musik-Academie di Basilea. Ha vinto numerosi premi, in particolare il Concorso Rostropovitch nel 1997, il Concorso Tchaikovsky e il Concorso ARD di Monaco nel 1998. Da allora ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti, tra cui di recente il prestigioso Premio Herbert von Karajan per l’ensemble conferito nel 2018 da Christian Thielemann. È regolarmente invitata come artista in residenza presso le più grandi orchestre e festival; accanto alla sua attività di solista con le maggiori orchestre sinfoniche, Sol Gabetta dedica un’attenzione particolare alla pratica storicamente informata del repertorio barocco, classico e romantico. Di rilievo la stretta collaborazione con il direttore d’orchestra e specialista di musica antica Giovanni Antonini e con le orchestre da lui guidate, tra cui l’Orchestra da Camera di Basilea e l’ensemble Il Giardino Armonico. Si segnala anche il sodalizio artistico con il pianista e clavicembalista Kristian Bezuidenhout. Nel 2010 ha fondato il proprio ensemble strumentale di musica barocca, la ‚Capella Gabetta,’ con cui ha inciso un importante ciclo di concerti di Vivaldi tra il 2011 e il 2014 e più recentemente arie barocche originariamente concepite per voce e violoncello con Cecilia Bartoli. Sol Gabetta si dedica intensamente anche

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al repertorio cameristico dell’Ottocento, del Novecento e contemporaneo. Anche in questi campi ha dei partner regolari e privilegiati quali i pianisti Bertrand Chamayou, Nelson Goerner e Kristian Bezuidenhout, e con i violinisti Patricia Kopatchinskaja, Vilde Frang e Baiba Skride, e con il Quartetto Hagen.

Nel 2006 ha fondato il festival Solsberg, manifestazione dedicata alla musica da camera che si svolge nei pressi di Basilea; qui Sol Gabetta esplora, insieme ad interpreti da lei amati, repertori anche desueti che non ha la possibilità di suonare durante le stagioni regolari delle principali sale da concerto. In pochi anni Solsberg è diventato uno dei maggiori festival di musica da camera in Svizzera, seguito anche da migliaia di ascoltatori online. Sol Gabetta attribuisce una particolare attenzione anche alla musica contemporanea.

È su sua iniziativa che spesso parte l’idea della creazione di nuove opere per violoncello; tra queste citiamo il recente Concerto en Sol di Wolfgang Rihm, che Sol Gabetta

ha tenuto abattesimo nel 2019 con l’Orchestra da Camera di Basilea. Tra gli highlights della sua stagione 2021/2022, Sol Gabetta è in residenza alla Maison de la Radio di Parigi per un ciclo di concerti di alto profilo. Si esibisce inoltre in un importante tour europeo in duo con Patricia Kopatchinskaja in concomitanza con l’uscita del loro album ‚SOL&PAT’ su Alpha. A dicembre si è esibita nel Triplo Concerto di Beethoven con Isabelle Faust e Kris Bezuidenhout sotto la direzione di Giovanni Antonini. Di febbraio l’esibizione di prestigio con l’Orchestra Gewandhaus di Lipsia con Andris Nelson e nello stesso periodo con l’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Dopo aver suonato per molti anni un violoncello di GB. Guadagnini, Sol Gabetta suona oggi un violoncello veneziano di Matteo Goffriller che alterna secondo i repertori ad uno dei violoncelli più emblematici di Antonio Stradivari: l’„ExSuggia“ del 1717 messo a sua disposizione dalla Stradivari Stiftung Habisreuting.

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Isabelle Fa

Faust

Violino

Isabelle Faust Violino

Isabelle Faust affascina il pubblico con le sue interpretazioni avvincenti; si “tuffa” in ogni brano considerando il contesto storico musicale, gli strumenti storicamente appropriati e la massima autenticità possibile, secondo uno stato di conoscenza contemporaneo. Riesce così a portare alla luce ed eseguire con passione il repertorio di un’ampia varietà di compositori.

Dopo aver vinto in giovane età il rinomato Concorso Leopold Mozart e il Concorso Paganini, ha presto iniziato a suonare con le principali orchestre del mondo, tra le quali la Berlin Philharmonic Orchestra, la Boston Symphony Orchestra, la NHK Symphony Orchestra Tokyo, la Chamber Orchestra of Europe e la Freiburger Barokorchester, con direttori del calibro di Andris Nelsons, Giovanni Antonini, François-Xavier Roth, Sir John Eliot Gardiner, Daniel Harding, Philippe Herreweghe, Jukka-Pekka Saraste, Klaus Mäkelä e Robin Ticciati. Tra i momenti salienti della stagione 2022/23 si ricordano concerti con la Filarmonica di Berlino, i Wiener Symphoniker, l’Orchestra Filarmoni-

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ca di Oslo, l’Orchestra Filarmonica di Helsinki, la Freiburger Barokorchester, l’Orchestra Sinfonica WDR di Colonia, oltre a tournée con Il Giardino Armonico, gli English Baroque Solists, l’AKAMUS di Berlino, l’Orchestra da Camera di Basilea, laMahler Chamber Orchestra e l’Orchestre des Champs-Elysées. Nel campo della musica da camera, oltre a Sol Gabetta, collabora quest’anno con Jean-Guihen Queyras, Antoine Tamestit, Jörg Widmann, Alexander Melnikov e Pierre-Laurent Aimard.

La vasta curiosità artistica di Isabelle Faust comprende tutte le epoche e le forme di collaborazione strumentale. È molto impegnata anche sul fronte della musica contemporanea: le recenti anteprime

mondiali includono opere di Péter Eötvös, Brett Dean, Ondřej Adámek e Rune Glerup.

Numerose delle sue registrazioni sono state elogiate all’unanimità dalla critica e premiate con Diapason d’or, Grammophone Award,Choc de l’année e altri premi. Le registrazioni più recenti includono il Concerto per violino di Arnold Schönberg con Daniel Harding e l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese, pubblicato nel 2020, seguito nel 2021 dal Triplo Concerto di Ludwig van Beethoven con Alexander Melnikov, Jean-Guihen Queyras, Pablo Heras-Casado e la Freiburger Barockorchester. Isabelle Faust condivide una lunga collaborazione sul fronte della musica da camera con il pianista Alexander Melnikov.

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Markus Poschner

Poschner

Direttore principale Orchestra della Svizzera italiana

Markus Poschner

Direttore principale Orchestra della Svizzera italiana

Il direttore di Monaco di Baviera Markus Poschner ha assunto il ruolo di direttore principale dell’Orchestra della Svizzera italiana nella Stagione 2015/16: grazie a questa collaborazione, l’Orchestra si è sempre più sviluppata fino a diventare un’orchestra altamente specializzata in tutta Europa. Una visione condivisa, volta a percorrere vie inusuali nell’interpretazione e nella programmazione, ha fruttato all’OSI e a Markus Poschner numerosi premi internazionali, tra cui uno dei più importanti riconoscimenti per la musica classica, l’ICMA 2018, per i DVD pubblicati da Sony con l’integrale delle Sinfonie di Brahms.

Dall’assegnazione del Deutscher Dirigenten Preis nel 2004, Markus Poschner è stato invitato da Orchestre quali: Staatskapelle Dresden, Bamberger Symphoniker, Münchner Philharmoniker, Dresdner Philharmoniker, Konzerthausorchester Berlin, Run-

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dfunk-Sinfonieorchester Berlin, Radio-Symphonieorchester Wien, Wiener Symphoniker, Orchestre National de France, Netherlands Philharmonic e NHK Tokyo. Inoltre è stato ospite delle Staatsoper Berlin, Hamburgische Staatsoper, Oper Frankfurt, Staatsoper Stuttgart e all’Opernhaus di Zurigo. Nel 2019 ha debuttato con la Bayreuther Festspielorchester nelle Walküre di Richard Wagner, in un’acclamata esecuzione ad Abu Dhabi.

Con l’Orchestre National de France, Poschner ha vinto il prestigioso Preis der Deutschen Schallplattenkritik2020 per la registrazione del Maître Péronilla di Jacques Offenbach.

Inoltre, dalla Stagione 2017/18, è direttore principale della Bruckner Orchester Linz, dove per i suoi successi nella riproposizione delle opere di Bruckner è stato proclamato in Austria “Direttore dell’anno” nel 2020 e la sua orchestra “Orchestra dell’anno” 2020. Dopo gli studi a Monaco e come assistente di Sir Roger Norrington e Sir Colin Davis, Markus Poschner è stato primo Kapellmeister della Komische Oper Berlin. Dal 2007 al 2017 ha assunto il ruolo di Generalmusikdirektor dei Bremer Philharmoniker. È inoltre Professore onorario all’Università di Brema dal luglio 2010, e dal 2020 all’Università “Anton Bruckner” di Linz.

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Balthazar

Balthazar Soulier Curatore PRESENZA

Balthazar Soulier

Curatore PRESENZA

Balthazar Soulier lavora dal 2014 in stretta cooperazione con Sol Gabetta. Inizialmente basata sull’ottimizzazione della performance e del suono degli strumenti, la loro attenzione si è allargata negli ultimi anni alle problematiche dell’interpretazione e della scenografia dei concerti. Lo strumento è quindi per Soulier il punto di partenza per una riflessione sulla via per proporre la musica. Grazie al suo approccio interdisciplinare, Soulier propone una prospettiva stimolante per far evolvere le modalità di presentazione del concerto classico.

Dopo una formazione iniziale come violoncellista in Francia e Austria (con particolare attenzione alla pratica storicamente informata), Balthazar Soulier si è dedicato alla costruzione di strumenti nel 1999 e si è formato come liutaio in Baviera. I suoi interessi lo portano al restauro e a ricostruire la storia degli strumenti ad arco antichi. Ha lavorato per diversi anni nelle officine di rinomati liutai-restauratori a Lione e Stoccarda. Nel 2006 ha iniziato gli studi universitari in conservazione e restauro di dipinti e sculture presso l’Accademia di Belle Arti di Stoccarda. La sua tesi di laurea nel 2010 si è concentrata sullo studio tecnologico e storico delle vernici rinascimentali. La sua ricerca nella tecnologia dell’arte e nell’organologia lo ha portato a diventare un protagonista riconosciuto a livello internazionale nel campo della conservazione e dell’autenticazione degli strumenti ad arco antichi. È regolarmente invitato come ricercatore, conservatore e restauratore in molti musei, fondazioni e laboratori di ricerca europei. Nel 2014 ha fondato a Parigi l’Atelier Cels, azienda specializzata nella conservazione, restauro e valutazione di strumenti ad arco da collezione. Un team di specialisti vi lavora sotto la sua direzione. La sua clientela internazionale è composta da artisti, collezionisti e istituzioni del settore pubblico e privato. Oltre alle sue attività presso l’Atelier Cels, Balthazar Soulier lavora come ricercatore presso l’Institute Materiality in Art and Culture de la Haute école des arts de Berne.

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Christoph Siegenthaler

Luce

Christoph Siegenthaler lavora come tecnico di teatro e light-designer per produzioni di teatro, danza, circo e musica classica. Abita in Ticino ed ha elaborato dei concetti luce per Accademia Dimitri, Circo Monti, Compagnia

Baccalà, Teatrodanza Tiziana Arnaboldi, Divadlo Continuo e tante altre compagnie di teatro. Da quasi 10 anni collabora con l’Orchestra della Svizzera italiana per i concerti per le scuole e la festa della mamma.

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Orchestra residente al LAC Lugano Arte e Cultura (Ticino, Svizzera), l’OSI prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, Direttore principale dal 2015. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le accoglienze entusiastiche di pubblico e critica nei maggiori teatri e sale di tutta Europa, dalla Sala dorata del Musikverein di Vienna alla Philharmonie di Berlino, dal Grosses Festspielhaus di Salisburgo alla Kölner Philharmonie di Colonia, dall’Opernhaus di Francoforte al Brucknerhaus di Linz. Da novembre 2022 il nuovo Direttore ospite principale dell’OSI è Krzysztof Urbański, succeduto in questo ruolo a Vladimir Ashkenazy.

Due le rassegne principali di cui è regolarmente protagonista l’Orchestra a Lugano: la prima, ”OSI al LAC” , si svolge da autunno a primavera nella Sala Teatro del LAC; la seconda, ”OSI in Auditorio” , a gennaio e febbraio nella sede storica dell’Orchestra, l’Auditorio Stelio Molo RSI a Lugano Besso.

A ciò si è aggiunto dal 2022 l’innovativo formato ”be connected” , con eventi e concerti particolari in tutta la Svizzera italiana per incuriosire nuovo pubblico, disseminando

Orchestra della Svizzera italiana

l’identità dell’OSI laddove certe barriere e pregiudizi nei confronti della musica classica sembrano ancora esistere.

La ricca programmazione concertistica vede l’Orchestra collaborare, oltre che con Poschner e Urbański, con diversi altri direttori e numerosi solisti di fama internazionale, sia nella Svizzera italiana sia al di fuori dei confini regionali: tra tutti si ricordano Martha Argerich, con cui l’OSI gode di un rapporto privilegiato da oltre vent’anni, e la violoncellista Sol Gabetta, con cui si è sviluppata una collaborazione stabile culminata nel festival PRESENZA , al LAC di Lugano nel periodo di Pentecoste a partire dal 2022. In continuo sviluppo anche l’attività concertistica a Bellinzona, dove l’Orchestra è regolarmente presente in diversi appuntamenti annuali.

Altrettanto intensa l’attività discografica, in collaborazione con la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI): già insigniti del prestigioso premio internazionale ICMA nel 2018 per l’Integrale delle Sinfonie di Brahms (SONY Classical), l’OSI e Poschner proseguono nella loro originale e intrigante produzione con una serie di CD

Orchestra Svizzera italiana

dedicati alle opere inedite di Rossini e, nel 2023, Čajkovskij. Sono inoltre di rilievo le coproduzioni operistiche e di balletto con il LAC e con diversi partner internazionali.

Straordinario infine l’impegno dell’OSI per i più giovani: circa 10’000 bambini seguono ogni anno i concerti-spettacolo ideati per loro a maggio. Nella formazione musicale dei giovani l’OSI si qualifica per una stretta collaborazione a più livelli con la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana. Open air, cine-concerti e festival estivi -tra cui il Locarno Film Festival - completano la programmazione, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio.

L’OSI ringrazia tutti i suoi finanziatori e sponsor, in particolare la Repubblica e Cantone Ticino - Fondo Swisslos, la Città di Lugano, i Comuni dell’ERSL, l’Associazione degli Amici dell’OSI (AOSI), lo sponsor principale BancaStato e il Cantone dei Grigioni.

L’OSI è l’Orchestra residente al LAC. L’OSI è inoltre riconoscente al proprio main partner RSI per il costante sostegno e la regolare diffusione radiofonica.

Informazioni: www.osi.swiss

Musicisti OSI

Violini

Robert Kowalski, Konzertmeister

Walter Zagato, Sostituto spalla

Vasyl Zatsikha, Prima parte

Hans Liviabella, Prima parte

Barbara CiannameaMonté Rizzi, Sostituto prima parte

Denis Monighetti

Piotr Nikiforoff

Katie Vitalie

Fabio Arnaboldi

Duilio Galfetti

Irina Roukavitsina-Bellisario

Vittorio Passerini

Ekaterina Valiulina

Viole

Jan Snakowski, Prima parte

Ivan Vukčević, Prima parte

Bianca Marin, Sostituto prima parte

Aurélie Adolphe

Andriy Burko

Violoncelli

Johann Sebastian Paetsch, Prima parte

Luca Magariello, Prima parte

Felix Vogelsang, Sostituto prima parte

Vanessa Hunt Russell Contrabbassi

Enrico Fagone, Prima parte

Jonas Villegas, Prima parte

Erick Martinez Olivo, Sostituto prima parte

Flauti

Bruno Grossi, Prima parte

Alessandra Russo, Prima parte

Oboi

Federico Cicoria, Prima parte

Marco Schiavon, Prima parte

Clarinetti

Paolo Beltramini, Prima parte

Corrado Giuffredi, Prima parte

Fagotti

Alberto Biano, Prima parte

Enrico Bassi, Prima parte

Corni

Zora Slokar, Prima parte

Vittorio Ferrari, Prima parte

Trombe

Sébastien Galley, Prima parte

Serena Basandella, Prima parte

Timpani

Louis Sauvêtre, Prima parte

A PRESENZA suonano

Violini I

Robert Kowalski, Konzertmeister

Ekaterina Valiulina

Denis Monighetti

Piotr Nikiforoff

Katie Vitalie

Vittorio Passerini

Hana Kotkova*

Sebastian Canellis-Olier*

Djafer Djaferi*

Davide Gaspari*

Violini II

Vasyl Zatsikha, Prima parte

Hans Liviabella

Barbara CiannameaMonté Rizzi

Fabio Arnaboldi

Duilio Galfetti

Irina Roukavitsina-Bellisario

Fiorenza De Donatis*

Magdalena Langman*

Viole

Ivan, Vukčević, Prima parte

Bianca Marin

Andriy Burko

Diego Piccioni*

Luca Pozza*

Giulia Panchieri*

Violoncelli

Luca Magariello, Prima parte

Johann Sebastian Paetsch

Felix Vogelsang

Vanessa Hunt Russell

Valentina Dubrovina*

Matteo Tabbia*

Contrabbassi

Jonas Villegas, Prima parte

Enrico Fagone

Erick Martìnez Olivo

Miguel Jimenez*

Flauti

Alessandra Russo, Prima parte

Caterina Bruno*

Oboi

Marco Schiavon, Prima parte

Federico Cicoria

Clarinetti

Paolo Beltramini, Prima parte

Corrado Giuffredi, Prima parte

Fagotti

Alberto Biano, Prima parte

Enrico Bassi, Prima parte

Corni

Zora Slokar, Prima parte

Vittorio Ferrari, Prima parte

Marco Malaigia*

Horst Ziegler*

Tromba

Serena Basandella, Prima parte

Sébastien Galley

Tromboni

Eugenio Abbiatici*

Floriano Rosini*

Fabio Costa*

Timpani

Louis Sauvêtre, Prima parte

Arpa

Elisa Netzer*

*sostituti e aggiunti

Venerdì 3 giugno 2022

LAC, Lugano

Festival PRESENZA edizione 2022

Festival PRESENZA edizione 2022

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“IlComunediParadiso investedatemponellaculturamusicale conloscopodipromuoverel’arteinognisua formacomesviluppoeducativo,socialeeculturale”

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Galleria Anfitrite, Lugano

Farmacia Internazionale Bordoni, Lugano

Quartiere Maghetti, Lugano

SRG SSR e RSI sostengono l’OSI in qualità di acquirenti di prestazioni

SPONSOR

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Iniziative per bambini e famiglie e sponsor di serata

GOETHE-STIFTUNG

FÜR KUNST UND WISSENSCHAFT

Sponsor di serata

Sponsor di serata

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Eine kulturelle Stiftung OSI – Locarno Film Festival

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Finanziatori OSI
Altri Comuni Bellinzona Chiasso Mendrisio
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