OSI.swiss - Il magazine dell'Orchestra della Svizzera italiana 03|22

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Il magazine dell’Orchestra della Svizzera italiana

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Foto: Kaupo Kikkas / Orchestra della Svizzera italiana

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noi per voi


EDITORIALE

Con fiducia e ottimismo verso la bella stagione Stimato pubblico, care amiche e cari amici dell’OSI, a grandi passi ci avviciniamo già alla primavera: la copertina di questa terza edizione della nostra rivista OSI.swiss ci invita ad un’attesa piena di speranza. Confidando nell’arrivo della bella stagione, sono fiducioso che anche le complicazioni della pandemia presto ci lasceranno. Anche in questa edizione, lanciamo insieme uno sguardo verso il futuro, sui concerti dei prossimi mesi (a partire da pag. 5), sulla seconda metà della stagione OSI al LAC, su concerti e progetti straordinari come il Festival Presenza con Sol Gabetta (vedi a pag. 20), il Concerto del Venerdì Santo a Bellinzona (pag. 34) e i Concerti per le scuole in collaborazione con LAC edu. Cogliamo anche l’occasione per ripercorrere qualche bel ricordo della stagione appena vissuta insieme: il concerto straordinario nella “Cattedrale” della FSS a Bellinzona con la solista Baiba Skride (alle pp. 7 e 47), la collaborazione fra il nostro Direttore principale Markus Poschner, i musicisti e i giovani talenti del Conservatorio della Svizzera italiana, in una performance strepitosa della Sagra della Primavera (vedi articolo a pag. 39) o i momenti particolari colti dalla nostra rubrica Dietro le quinte (a pag. 44). Le foto spettacolari di Kaupo Kikkas ci accompagnano anche in questo numero, come naturalmente il nostro grande progetto Tracce che, pianificato per questa stagione e la prossima, ci regalerà momenti emozionanti e toccanti (vedi a pag. 5). Inoltre possiamo già fornirvi un piccolo sneak preview sulla prossima stagione, con l’annuncio del save the date per la presentazione della stagione 2022/23 (a pag. 52).

Riuscire a proporre tutte le nostre attività anche in quest’anno difficile non sarebbe mai stato possibile senza il sostegno di tutti i nostri finanziatori. A nome di tutti i musicisti, del nostro Direttore principale Markus Poschner, del Consiglio di Fondazione e di tutti i membri dello staff vorrei ringraziare di cuore tutti i nostri sponsor. E ricordarvi che anche voi, se lo desiderate, potete contribuire, per esempio con una membership agli Amici dell’OSI (vedi a pag. 51).

A presto nelle sale da concerto, di cuore Christian Weidmann Direttore artistico-amministrativo OSI Deutsche Version

osi.swiss/magazin-deutsch

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Indice 3

Editoriale Con fiducia e ottimismo verso la bella stagione

di Christian Weidmann, Direttore artistico-amministrativo OSI

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Tema e variazioni In viaggio con Tracce Il mistero delle tenebre di Markus Poschner, Direttore principale OSI

Alfredo per orchestra

di Oscar Bianchi, compositore

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Una primavera piena di sorprese

di Christian Weidmann, Direttore artistico-amministrativo OSI

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Anche la musica da film può essere “assoluta”

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John Williams, il sinfonista di Hollywood di Emilio Audissino

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Entra nel vivo Presenza con OSI & Sol Gabetta

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I concerti da febbraio a giugno 2022

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In sala di registrazione Hindemith e Schnittke con l’etichetta ECM

Vita dell’orchestra In tournée a Vienna e Monaco tra le sale più belle del mondo

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Un’esperienza unica per una “missione” unica

Dietro le quinte L’OSI come non l’avete mai vista

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Save the date Abbonamenti

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L’Orchestra I musicisti, lo staff, il Consiglio di Fondazione

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Partner, finanziatori e sponsor OSI

Coordinamento:

Alessandra Zumthor, OSI

Contributi scientifici:

Markus Poschner, Nicola Cattò, Emilio Audissino, Andrea Pedrazzini

Coord. artistico: Fotografie:

Grafica: Sponsoring: Stampa: Tiratura:

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La pagina degli AOSI Tutti insieme per ritrovarsi: l’assemblea del 24.11.’21 al LAC

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Pubblicazione trimestrale in lingua italiana

Distribuzione: abbonati, amici e pubblico dell’OSI, partner, finanziatori e sponsor OSI (vedi pp. 54-55), Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, diversi studi professionali della Svizzera italiana

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Le voci della critica Scelta di recensioni settembre-dicembre ‘21

Intervista a Krzysztof Urbański di Nicola Cattò

Contatto: osi@osi.swiss

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di Andrea Pedrazzini

OSI.swiss, magazine edito dalla Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana via Canevascini 5, 6900 Lugano

Con Diego Fasolis tra il Venerdì Santo e Casanova e l’Albertolli

Incontro con tre studenti del Conservatorio di Alessandra Zumthor

Toccata e fuga Conosciamo… Louis Sauvêtre

Impressum

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Barbara Widmer, OSI

Kaupo Kikkas Cover/retro e pag. 19: presso Villa Heleneum, Lugano. pp. 9 e 26-27: sulla strada della Tremola, San Gottardo pag. 28: Louis Sauvêtre, timpani prima parte OSI pag. 37: davanti alla Chiesa Collegiata, Bellinzona pag. 52: nei boschi del delta della Maggia pag. 53: sulle scalinate del LAC

visiva.ch Maurizio Gilardi, OSI Samuel Flury, OSI

Fontana Print SA, Pregassona

8’000 copie


tchaikovsky

© OSI / L. Sangiorgi

cture in it

Deutsche Version

In viaggio con osi.swiss/magazin-deutsch

Tema e variazioni

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Il mistero delle tenebre di Markus Poschner Direttore principale OSI

Dopo l’apertura con la Quinta Sinfonia e una hall piena di sorprese, dopo la Prima Sinfonia insieme al Concerto per violino da Chillon, il ciclo dell’OSI dedicato a Čajkovskij ci porta ora alla scoperta delle opere più oscure del compositore russo. Con uno sguardo contemporaneo sul Manfred nella nuova creazione del compositore Oscar Bianchi. Che musica estrema, la Patetica e il Manfred di Čajkovskij! Manifesti sonori del non-senso, messa in musica di una sorta di rivolta interiore, del gusto della sfida: opere piene di lacerazioni e di una scontrosa bellezza. Il nostro progetto Tracce promette ora di diventare un meraviglioso viaggio nelle regioni più oscure della condizione umana, dopo che nei primi due concerti, a settembre con la Quinta Sinfonia e a dicembre con la Prima, abbiamo potuto conoscere le utopie e i mondi immaginari creati da Čajkovskij. Sembra un miracolo che il compositore sia riuscito a tradurre sulla partitura i suoi stati d’animo nelle più estreme situazioni di vita personale: un’impresa impossibile, come solo pochi artisti prima e dopo di lui hanno saputo fare. Soltanto nell’arte, d’altro canto, è possibile l’accesso a questi mondi, che altrimenti ci rimarrebbero del tutto preclusi. Quasi dieci anni separano le due opere, collegate tuttavia 6

Tema e variazioni

tanto più profondamente dal fatto di emergere - entrambe - dai momenti di più drammatica crisi personale di Čajkovskij. A partire dal 1882 il compositore si identificò a tal punto con l’eroe byroniano del poema Manfred da divenire, durante la composizione della sinfonia, sempre più inquieto, disperato e per di più in preda a ricorrenti stati depressivi. La catastrofe del suo matrimonio, con la successiva, immediata separazione dalla moglie Antonina Miljukova, era diventata per lui definitivamente un incubo. Credeva di poter trovare pace nella temporanea fuga fra le Alpi svizzere, ma non riuscì mai veramente a tornare a vivere. L’esistenza semplice, libera e pacifica dei montanari che incontrava rimase una seducente illusione, come egli stesso ben presto comprese. Il motivo per cui il Manfred inizia letteralmente dal profondo degli abissi, con i fagotti e il clarinetto basso, è immediatamente chiaro: per la fitta oscurità

non si vede più nessun orizzonte e il cuore si trasforma in una fossa mortale. Qualunque altra prospettiva, una vita in pace, al compositore è negata per sempre. Emergono sì melodie eroiche, liberamente ispirate a un’idea fissa, come l’avrebbe concepita Berlioz, ma non portano a niente. Sempre, di nuovo, gli archi introducono meravigliose cantilene, intonano con accenti pastorali la melodia dell’amore e della devozione incondizionata – anche questo invano. Ogni desiderio si vede ingannato, ogni speranza uccisa, tutto si perde nel nulla. Basterebbero il carattere composito di questa sinfonia, gli scoppi d’ira e gli stati d’animo brutalmente mutevoli, la grandiosità delle percussioni - che annunciano con lugubre ritmo la morte dell’eroe byroniano - o le insistenti raffiche di accordi ribattuti, o ancora le ripetizioni ostinate di motivi orecchiabili, a volte persino soltanto di un unico


all’astrazione. Čajkovskij stesso era così coinvolto da questa composizione da definirla alternativamente “la sua opera assolutamente migliore“ e allo stesso tempo “la sua creazione più ripugnante”. Altrettanti segreti e misteri ci pone di fronte la sua ultima composizione, la Sesta Sinfonia, detta la Patetica. Čajkovskij morì appena nove giorni dopo averne diretto la prima esecuzione, motivo per cui da sempre questa pagina viene posta in relazione diretta con la sua scomparsa. «Una

Lasciando Tracce

© OSI / L. Sangiorgi

suono, per farne uno dei monumenti della storia della musica. Un monumento allo stesso tempo scintillante e nero come le tenebre! «Là dove tu non sei, là c’è la felicità!» solamente questa affermazione centrale dal Wanderer di Schubert potrebbe essere messa in relazione con questo mondo lontano. In Čajkovskij però, come detto, sempre senza successo, continuamente mancando lo scopo. Emerge così un tono estremamente espressivo, che allo stesso tempo tende nella maniera più stupefacente

Il progetto Tracce prevede in totale sette concerti per rileggere le opere sinfoniche di Čajkovskij con l’Orchestra della Svizzera italiana e Markus Poschner. Il primo si è svolto il 30 settembre 2021 per l’apertura della stagione OSI al LAC (foto a pag. 5) con la Quinta Sinfonia, poi portata a fine ottobre anche alle Officine di Bellinzona e al Teatro di Udine (sopra), con la violinista Baiba Skride impegnata nel concerto di Korngold. Il secondo concerto, il 9 dicembre al LAC (a lato), ha proposto la Prima Sinfonia insieme al Concerto per violino, anticipato da un’opera multimediale di Andrea Molino registrata al castello di Chillon (nella foto piccola). Il terzo concerto, il 10 febbraio 2022, proporrà la Sesta Sinfonia detta Patetica (in tournée anche a Basilea, Monaco e Vienna, cfr. pp. 10 e 38), mentre il quarto concerto sarà il 31 marzo, con la Sinfonia Manfred legata a una composizione di Oscar Bianchi commissionata dall’OSI. Gli ultimi tre concerti di Tracce avranno luogo nella stagione 2022-23.

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sinfonia a programma, ma con un programma che deve restare per tutti un mistero… tale programma è estremamente personale e quando ne ho abbozzato lo spirito, ho spesso pianto amaramente»: Čajkovskij avrebbe scritto queste parole in una lettera intima al nipote, al quale infine dedicò anche la sinfonia. Ma si tratta qui veramente di una sorta di Requiem, di un testamento musicale? La questione è davvero così semplice? Mi sembra che proprio adesso qui si apra, all’interno del nostro progetto Tracce, una nuova finestra per appassionanti possibilità interpretative insieme alla mia meravigliosa Orchestra della Svizzera italiana. Una nuova e assolutamente necessaria

comprensione nei confronti della presumibilmente così conosciuta ultima opera di Čajkovskij, opera che negli ultimi 150 anni riempie in pratica ininterrottamente i programmi da concerto dei più importanti palcoscenici di tutto il mondo. Il nostro approccio “cameristico” alla composizione storica originale dell’orchestra, con riferimento a tutte le indicazioni relative alla prassi esecutiva dell’epoca, cerca di giungere il più vicino possibile alle idee originali di Čajkovskij e di portare in primo piano le sue vere intenzioni, per altro chiaramente annotate, senza la marea di false tradizioni accumulatesi da molti decenni. Al fascino di questa musica non si riesce a sottrarsi,

Alfredo per orchestra di Oscar Bianchi, compositore

Senza tentennamenti, quando si pensa alla voce (che si tratti di voce sola, piuttosto che di un coro) il nostro pensiero verte limpido verso nozioni quali “espressività”, “emozione”, “nostalgia”, “altrove”. Essendo lo strumento più interiore, più intimo (poiché senza qualsivoglia tramite emette suoni, vibrazioni, direttamente dall’interno del nostro corpo) la voce è inevitabilmente connessa al sé, all’esperienza personale, alle emozioni individuali.

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Tema e variazioni

sfuggire al suo vortice è praticamente impossibile. Ne è testimonianza anche l’imprevedibile eco della Patetica persino nella cultura pop. Quante altre verità possiede ancora quest’opera: la scoperta della sua diversità, delle sue ambivalenze e segreti è appena iniziata. Questa è per me la parte più affascinante del nostro importantissimo progetto Tracce. Proprio per questo motivo abbiamo incaricato il noto compositore svizzeroitaliano Oscar Bianchi di avvicinarsi musicalmente alle opere di Čajkovskij per proporne riflessioni, confronti oppure contestualizzazioni a partire dal punto di vista dei nostri giorni.

La nostalgia dell’altrove, le domande sulla realtà accompagnano costantemente Bianchi nelle sue creazioni, ne sono lo stimolo. Come specchio della nostra esistenza, la nuova musica composta per questo progetto dovrebbe gettare un ponte verso le profondità dell’animo di Čajkovskij. Una fusione dei due mondi nell’arte, senza tempo e per così dire ultraterrena, ci aiuterà a capire anche solo approssimativamente la nostra esistenza. Il compositore Oscar Bianchi mi sembra il partner ideale lungo questo cammino. E il progetto Tracce può servirci come una sorta di carta geografica, in questo viaggio infinito dentro noi stessi.

Elementi autobiografici che, come nel caso della Sinfonia Manfred, diventano poi terreno condivisibile, un mondo rispetto al quale ci si può ritrovare, ci si può rispecchiare. Se questo complesso periodo che stiamo trascorrendo ci ha insegnato qualcosa, è che la nostra esistenza, il nostro quotidiano non possono esimersi dall’abbandonarsi a queste dimensioni dell’essere, così come a tante altre ancor più profonde e ancor più complesse. Questa è la ragione per cui, in concertazione con Markus Poschner e Christian Weidmann, ho deciso di impiegare per questo progetto tutto speciale non solo una voce solista, ma anche un coro di voci bianche, portatrici di un senso di pristino, così come di incandescente naiveté. Ancor più impalpabile di quanto già non lo sia, la voce - e quindi questi nuovi numeri musicali - si tessono all’interno del Manfred come un’evocazione improvvisa, come se qualcosa che da tempo avessimo dimenticato, oppure trascurato, improvvisamente si imponesse nella nostra mente, nei nostri ricordi. A volte il ricordo sopravviene a causa di un contesto, di elementi che ne sollecitano la memoria, ma altre volte anche subitamente, in momenti meno attesi. Ed è attraverso questo senso di ‘’subito’’ che la serie di brani per coro, soprano ed orchestra che ho composto per l’OSI si intreccerà nella sinfonia di Čajkovskij in maniera a tratti inaspettata. Poiché solo così facendo svelerà, nella distanza storica e nella prospettiva poetica, un sodalizio ed un dialogo senza precedenti.


L’Orchestra della Svizzera italiana sulla strada della Tremola sembra addentrarsi nelle Alpi come il protagonista del Manfred (foto Kaupo Kikkas).

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Una primavera piena di sorprese di Christian Weidmann Direttore artistico-amministrativo OSI Senza dubbio la stagione OSI al LAC è la spina dorsale artistica dell’attività dell’Orchestra della Svizzera italiana, la base dello sviluppo della qualità e del riconoscimento della nostra Orchestra. Questi concerti sinfonici, sotto la guida del Direttore principale Markus Poschner oltre che con artisti e direttori ospiti, sono occasione di crescita continua per tutto l’organico, per i musicisti stabili e anche per gli aggiunti che arricchiscono determinati programmi. Una stagione molto intensa in questa seconda parte, a partire dal 10 febbraio, senza dimenticare tutte le

altre nostre attività come i concerti straordinari, i concerti per le scuole e le famiglie in collaborazione con LAC edu, o la musica da camera alla Chiesa S. Maria degli Angioli a Lugano. Già il primo concerto di questa seconda parte di OSI al LAC rappresenta uno dei momenti clou, con il concerto TRACCE#03 e la Sesta sinfonia di Čajkovskij che, subito dopo il concerto al LAC, l’OSI e Markus Poschner porteranno in tre delle sale più importanti del mondo tedesco, lo Stadtcasino di Basilea, il Prinzregententheater di Monaco di Baviera e il

Musikverein di Vienna (vedi anche le pp 6-8 e 38). La tournée in programma dal 14 al 18 febbraio conferma la reputazione internazionale dell’OSI e sottolinea l’importanza artistica di misurarsi in questi luoghisimbolo con le migliori orchestre del mondo. A Lugano e Basilea l’Orchestra suonerà con il pianista Jan Lisiecki, a Monaco con il violoncellista Daniel MüllerSchott, a Vienna con il giovane pianista Rodolfo Leone. La prima metà del ciclo Tracce si concluderà con la Sinfonia Manfred di Cajkovskij, nel concerto TRACCE#04. Sarà una

Sopra, la grande sala del Musikverein di Vienna, dove l’OSI è attesa il 18 febbraio in tournée. Qui a lato il pianista Francesco Piemontesi, solista nell’ultimo concerto della stagione OSI al LAC il 28 aprile 2022; a destra il violoncellista Kian Soltani, solista il 24 febbraio nel concerto OSI al LAC 07. Nella foto in alto a destra, un’edizione dei seguitissimi Concerti per le famiglie e per le scuole, a maggio al LAC.

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serata straordinaria, con una nuova creazione del compositore ticinese Oscar Bianchi letteralmente “sulle tracce” di Čajkovskij, composta su commissione dell’OSI proprio per il progetto Tracce (cfr. pag. 8). Prima che Markus Poschner concluda la stagione OSI al LAC insieme al nostro amico artista Francesco Piemontesi, con brani di Schumann e Brahms, ci saranno i due concerti con Krzysztof Urbański: in questi due programmi faremo insieme un viaggio dalle massime vette della musica sinfonica alla musica sinfonica da film: da Rachmaninov a John Williams, passando per Šostakovič e Stravinskij (vedi l’intervista speciale a Urbański nelle prossime pagine). Su questo percorso ci accompagneranno non solo i solisti Kian Soltani al

violoncello e Dejan Lazić al pianoforte, ma anche alcuni musicisti dell’OSI in brani splendidi di musica da camera. Musica da camera che ci offrirà diversi momenti speciali anche al di là della stagione al LAC. Nella nostra collaborazione con i Concerti spirituali agli Angioli, potremmo goderci musiche del barocco e del classicismo viennese con i solisti e musicisti dell’OSI. I giorni festivi, da parte loro, ci porteranno due eventi dal valore particolare. La collaborazione con il Coro RSI, con Diego Fasolis e I Barocchisti nel Concerto del Venerdì Santo alla Chiesa Collegiata di Bellinzona (cfr. pag. 34) consolida una tradizione ben radicata. Una nuova tradizione sarà invece il Festival Presenza a Pentecoste, lanciato l’anno scorso seppure ancora

in assenza di pubblico. La fantastica violoncellista Sol Gabetta proporrà, insieme al curatore Balthazar Soulier e all’OSI sotto la direzione di Markus Poschner, esperienze musicali di eccezionale qualità (cfr. pag. 20). Last but not least, non vogliamo dimenticare i più giovani del nostro pubblico, i bambini: anche quest’anno più di 10’000 allievi arriveranno al LAC da tutte le parti del Cantone e dalle valli dei Grigioni per lasciarsi sorprendere da uno spettacolo meraviglioso, che verrà replicato anche per le famiglie nel giorno della Festa della Mamma. Ci aspetta dunque una bellissima seconda metà della stagione, con concerti quasi per tutti i gusti. Buon ascolto a tutti! 11


Anche la musica da film può essere “assoluta” Intervista con Krzysztof Urbański, alla testa dell’OSI per due concerti al LAC in febbraio e marzo fra Rachmaninov, Stravinskij e le fanfare “stellari” di John Williams.

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Deutsche Version

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Krzysztof Urbański, lei è nato nel 1982: si ricorda quando ha scoperto la saga di Star Wars? Certo, avevo forse sei o sette anni, stavo passando le vacanze estive in Polonia dai miei nonni, e una domenica pomeriggio in televisione, sul canale nazionale, stavano dando il primo film della saga, quello che oggi chiamiamo Episodio 4 (Una nuova speranza): all’inizio lo guardai distrattamente, perché ero più impegnato a giocare con i miei cugini, ma ben presto capii che c’era qualcosa di irresistibile, che mi attrasse come un magnete. Era la scena - lo ricordo ancora! - dei due droidi che vagano per il deserto di Tatooine: forse fu la musica ad attirarmi, perché ancora oggi è il mio momento preferito di tutta la partitura, così colorito e dallo stile all’avanguardia. Poi un mio amico mi prestò la videocassetta, che consumai a furia di rivedere il film: all’epoca non sapevo dell’esistenza degli altri due episodi. Non le dico lo shock quando, a 11 anni circa, venni a sapere de L’impero colpisce ancora e del Ritorno dello Jedi! Seriamente, i film e la musica di Star Wars ebbero un grande impatto su di me nella fase in cui stavo crescendo: la celebre frase iniziale («A long time ago, in a galaxy far, far away...») mi fece riflettere tantissimo. Perché “tanto tempo fa”, se era un film di fantascienza? E allora mi appassionai all’astronomia, alla cosmologia, alla filosofia…

Nicola Cattò

Chi non conosce la saga di Guerre stellari? Anche chi non ne sia appassionato, non può negare il ruolo iconico rivestito da questi film di George Lucas dal 1977 (data della prima pellicola) a oggi. Un ruolo centrale l’ha giocato la musica di John Williams, che sarà il piatto forte del concerto del 17 marzo dell’Orchestra della Svizzera italiana al LAC, con la direzione di Krzysztof Urbański, insieme al celebre Secondo concerto per pianoforte di Rachmaninov (solista Dejan Lazić). Urbański dirigerà inoltre il concerto OSI al LAC del 24 febbraio, con l’Uccello di fuoco di Stravinskij e il Concerto n. 1 per violoncello di Šostakovič con Kian Soltani. Non basta scrivere una bella melodia, deve avere una relazione con l’immagine: e l’orchestra sinfonica permette di stringere meglio questo legame. Tuttavia, anche in Star Wars ci sono parti scritte per ensemble jazz o usando apparecchiature elettroniche. Williams si inserisce in quella linea di compositori post-wagneriani che, partendo da Korngold, hanno visto figure del calibro di Steiner, Rózsa, Newman, Tiomkin, Waxman: e l’uso della tecnica del Leitmotiv è diffuso. Ma come la sfrutta Williams? Nel cinema tutto è più veloce rispetto

«I film e la musica di Star Wars ebbero un grande impatto su di me nella fase in cui stavo crescendo».

Negli anni ’70 l’uso di una grande orchestra sinfonica non era consueto per la colonna sonora dei film di fantascienza, che di solito si affidavano all’elettronica, al serialismo, all’alea; perché, secondo lei, Lucas e Williams presero questa strada? John Williams è un maestro della scrittura orchestrale, sotto molti punti di vista: se vuole, sa rendere “elettronica” anche l’orchestra sinfonica, che ha un potenziale illimitato, ne sa sfruttare i colori, le tensioni, le possibilità emozionali. E nessuno come lui ha presente le esigenze di una partitura per il cinema: ci sono molti ottimi compositori, ma Williams sa cogliere subito il significato emotivo più profondo di una scena, di una inquadratura, ed enfatizzarlo. 13


all’opera, e Williams sa sfruttare la tecnica wagneriana del Leitmotiv in maniera davvero astuta: a teatro gli spettatori vedono i cantanti da una certa distanza e quindi ascoltare il motivo conduttore permetteva loro di capire chi fosse in scena. Al cinema il problema non si pone, vediamo benissimo chi sta parlando, quindi Williams spesso cita solo qualche nota di un motivo già ascoltato per relazionarlo con altri temi, creando così una specie di “costellazione”: pensiamo alle tre note associate di Darth Vader, che appaiono per la prima volta ne L’impero colpisce ancora. Tre note semplicissime, che rendono alla perfezione la banalità del male e la brutalità del carattere. Quando apparve la seconda trilogia, vent’anni dopo, in un momento in cui c’è in scena Anakin (che diventerà Darth Vader, come è noto), ascoltiamo una melodia dolciastra, ingenua, quasi infantile: ma sotto vari strati orchestrali ci sono le citate tre note, a mo’ di passacaglia: una premonizione di quello che il personaggio diventerà. Si è molto detto degli omaggi, o plagi, fatti da Williams ad altri compositori: il celebre tema di apertura viene da Korngold (Kings row) e da Puccini (finale

terzo di Manon). Come li interpreta? In realtà il tema è già presente in un Quartetto per archi di Haydn (e magari anche prima di lui), quindi forse è Korngold ad averlo “rubato”. Le note sono solo 12 e credo che anche se alcune melodie ci sembrano un evidente plagio, tuttavia conservano una loro unicità e originalità. Queste partiture sono scritte per grande orchestra sinfonica: quali scelte compirà, in sede esecutiva, a Lugano? Non avrei mai osato programmare questa musica se non avessi già lavorato diverse volte con l’OSI, anche in un repertorio che richiede un grande numero di musicisti: la nostra “prima volta” insieme è stata per la Nona di Dvořák, poi per Brahms e quindi siamo passati a Čajkovskij e ai Quadri da un’esposizione. Mi sorprese davvero il fatto che l’orchestra, pur di dimensioni limitate, fosse in grado di produrre un suono ampio, ricco, aiutata dall’acustica del LAC, dove ottoni e percussioni sono ben distanziati: non occorre quindi lavorare molto per trovare l’equilibrio corretto, anche perché sono tutti musicisti di primo livello. Non avrei osato pensare a Star Wars, senza queste condizioni. Per me sarà la terza volta alle prese

«Se Rachmaninov fosse vissuto di più, sarebbe diventato uno dei compositori di punta di Hollywood». 14

con questa musica (l’ho diretta negli Stati Uniti e, più recentemente, a Monaco di Baviera) e anche a Lugano non toccherò nulla dell’orchestrazione originale: anzi, ci saranno strumenti raramente visti e usati, che anche io non ho mai trovato nel contesto di un’orchestra sinfonica, ma che Williams prescrive espressamente. A livello testuale, ci sono due Suite ufficiali pubblicate da Hal Leonard, e io ho scelto otto brani da queste due raccolte per crearne una “mia”, che viene eseguita senza alcun taglio.

«Mi sorprende davvero il fatto che l’OSI, pur di dimensioni limitate, sia in grado di produrre un suono ampio, ricco, aiutata dall’acustica del LAC».


Prima di Star Wars, la serata del 17 marzo vedrà il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov: un compositore, e una partitura, da sempre accusati di essere troppo “cinematografici”… La mia idea nell’accostare Williams e Rachmaninov era esattamente questa, ossia mostrare quanta poca differenza ci sia: sono sicuro che se Rachmaninov fosse vissuto di più, sarebbe diventato uno dei compositori di punta di Hollywood. Oggi noi consideriamo la prima partitura strettamente classica, la seconda come “musica da film”, con un sottinteso peggiorativo, perché scritta con un preciso obiettivo, e quindi non musica “assoluta” come quella della grande tradizione occidentale. Ma se prendiamo questo assunto, dobbiamo dire lo stesso della musica da balletto, anche dei grandi capolavori di Stravinskij o di Čajkovskij: partiture che ora per altro sono suonate forse più spesso in sala da concerto, poste sullo stesso livello qualitativo dei loro capolavori sinfonici. Sono convinto che tra cinquant’anni non faremo più differenze di genere per la musica da film, specialmente per quella di Star Wars, che qualsiasi persona al mondo ha sentito: quanta musica

è così riconoscibile? I personaggi di George Lucas fanno parte del nostro immaginario collettivo, sono “reali”, tutti sanno quali valori porta con sé un cavaliere Jedi: proprio come un western qualche decennio fa. Sono capolavori basati su simboli, che appaiono semplici ma portano con sé un sistema di valori piuttosto complesso. Oggi gli steccati sono crollati, le grandi orchestre del mondo fanno a gara nel suonare questa musica, anche con Williams sul podio: ma trent’anni fa non avrei potuto dirigere un concerto così: la gente l’avrebbe etichettato come “pop”. Lei ha accennato ai balletti di Stravinskij: e in effetti nell’altro suo concerto con l’OSI, il 24 febbraio, dirigerà la Suite dall’Uccello di fuoco, in una serata aperta dal Concerto n. 1 per violoncello di Šostakovič, a sua volta prolifico autore di musica da film… Anche in questo concerto contrapponiamo musica “assoluta” e musica scritta per un preciso obiettivo, ossia la danza (anche se noi suoniamo la suite del 1945), che in qualche modo era la “musica da film” del primo Novecento. Purtroppo non ho mai diretto la musica che Šostakovič scrisse per il cinema, ma presto mi dedicherò alle sue Jazz

suites, accostandole alla Settima, la Leningrado: quello che cerco sempre di fare capire è che nessun compositore può essere etichettato in maniera univoca, ci sono sempre spinte e direzioni contrastanti nella personalità di ogni musicista. Un’ultima curiosità: ci aspettano “effetti speciali” per la serata dedicata a Star Wars? Qualcosa certamente abbiamo programmato e non voglio rovinare la sorpresa: ma insisto, non faremo un concerto pop, sarà un concerto classico con musica al 100% classica. Non cadiamo nell’errore di considerare questa musica come divertente, o di minore qualità: fra trent’anni farà parte del repertorio di ogni orchestra proprio come Beethoven o Brahms.

«Nessun compositore può essere etichettato in maniera univoca, ci sono sempre spinte e direzioni contrastanti nella personalità di ogni musicista».

Urbański sul podio dell’OSI nell’ultima stagione OSI al LAC (11 marzo 2021).

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John Williams, il sinfonista di Hollywood

Ritratto del “padre” della colonna sonora di Star Wars tra composizione, direzione d’orchestra e il merito di aver riportato in auge lo stile sinfonico negli anni ’70 in tutto il mondo. Una leggenda che ha appena compiuto 90 anni. 16


Alcuni dei personaggi principali di Star Wars. Nella colonna sonora del film, composta da John Williams, ognuno di loro è caratterizzato da un distinto tema musicale, tramite la tecnica wagneriana del Leitmotiv.

Williams, a quel tempo, era già un affermato professionista di Hollywood: in attività dalla fine degli anni ’50, aveva imparato il mestiere direttamente da giganti della musica per film come Bernard Herrmann, Dimitri Tiomkin e Alfred Newman. A questa fondamentale formazione cine-musicale, Williams affiancava anche una profonda formazione classica - si era distinto sin dagli anni ‘60 come autore di opere da concerto - e una consolidata pratica jazzistica, come arrangiatore ed esecutore. Questa versatilità gli aveva

conquistato una salda reputazione a Hollywood, che lo aveva già premiato con due Oscar, per Il violinista sul tetto (1971) e, appunto, per Lo squalo. In quest’ultimo film, Williams aveva dimostrato di non essere soltanto un solido professionista ma anche, e soprattutto, un eccezionale maestro della narrazione musicale e della scrittura sinfonica: è sua non solo la brillante intuizione di usare quelle ormai celebri note basse per identificare il mostro marino, ma anche quella di creare vere e proprie pagine sinfoniche per le scene d’azione in alto mare. In questi momenti musicali decisamente controcorrente per le mode musicali dell’epoca, Williams aveva rispolverato quell’idioma sinfonico grand’orchestrale che aveva caratterizzato, per esempio, le partiture per i film di cappa e spada scritte negli anni ’30 da Erich Wolfgang Korngold, geniale operista che fu tra i padri della musica per film. Ma quella di Williams non era solo un’impersonale imitazione di uno stile passato: era una riappropriazione e una riattualizzazione condotte con sincero affetto e autenticità. E se la scrittura sinfonica occupa ne Lo squalo solo alcuni episodi, Williams la estese a tutto il film Star Wars, creando una ricca trama musicale parallela a quella del film, in cui, tramite la tecnica wagneriana del Leitmotiv, ogni personaggio principale e ogni situazione ricorrente sono caratterizzati da un distinto tema musicale. A registrare le oltre 800 pagine di partitura vennero chiamati 86 elementi della rinomata London Symphony Orchestra, diretti dallo stesso Williams. Il risultato furono 88 minuti di musica

sui 120 minuti totali di film: una presenza musicale così pervasiva e una varietà e interconnessione leitmotivica così forte non appariva sugli schermi dai tempi di Via col vento (1939) e Lo sparviero del mare (1940), dai giorni “antichi” di Steiner e Korngold. Nonostante le prospettive di successo dell’operazione fossero messe in dubbio un po’ da tutti, il film ebbe un clamoroso successo: la musica stessa ottenne numerosi riconoscimenti, tra cui un terzo Oscar per il suo compositore. Al di là del film, l’album LP delle musiche vendette nel suo primo anno quattro milioni di copie, al tempo il record per l’album di musica orchestrale più venduto. Della partitura si sarebbero susseguite decine di reincisioni, mentre nel 1978 Zubin Mehta diresse in concerto una suite di trenta minuti con la Los Angeles Philharmonic, inaugurando un’altrettanto fortunata vita concertistica della partitura. Williams, che ha appena festeggiato i 90 anni (è nato l’8 febbraio del 1932), è considerato colui che ha riportato in auge lo stile sinfonico alla fine degli anni ’70, e la popolarità planetaria di Star Wars ha fatto di lui una figura celebrata e riverita. Ma al di là dei numerosissimi riconoscimenti in ambito cinematografico, Williams ha svolto un’azione

Emilio Audissino è autore dei libri The Film Music of John Williams e Film Music in Concert.

Quando, nel 1976, il regista George Lucas doveva decidere quali scelte musicali adottare per il suo nuovo film Star Wars (1977), il suo orientamento era quello di ricorrere al repertorio sinfonico tardo ottocentesco, come aveva già fatto Stanley Kubrick per 2001: Odissea nello spazio (1968). Parlandone con l’amico e collega Steven Spielberg, confessò che per quel film avrebbe voluto una colonna sonora con musica sinfonica sontuosa, come quella che si scriveva per il cinema della Hollywood degli anni ’30 e ’40. Ma quello stile era ormai fuori moda: nel cinema del decennio precedente, gli anni ’60, la musica di stile sinfonico era pressoché scomparsa, rimpiazzata da compilation di canzoni pop o da idiomi più alla moda come varie forme di jazz o rock. Peccato che di musicisti che scrivessero quel tipo di musica non se ne trovassero più... Lo corresse Spielberg, raccomandandogli un compositore con cui aveva appena finito di lavorare per il film Lo squalo (1975): John Williams.

«A livello popolare, la musica per film è stata nella seconda metà del Novecento quello che l’opera lirica è stata nel secolo precedente». 17


John Williams al lavoro in sala di registrazione insieme al regista George Lucas. Al compositore è riconosciuto il merito di aver avvicinato milioni di persone alla musica sinfonica: diversi giovani hanno dichiarato di aver ascoltato per la prima volta musica orchestrale proprio grazie ai film di Star Wars.

fondamentale anche al di là degli schermi: come direttore d’orchestra. Proprio sull’onda del revival sinfonico iniziato da Star Wars, venne offerta a Williams nel 1980 la direzione artistica della Boston Pops Orchestra. I Boston Pops sono la Boston Symphony meno le prime parti: dal 1885 si sono specializzati in programmi per il grande pubblico - “musica classica per persone che credono di odiare la musica classica”, come soleva dire il loro più longevo direttore, Arthur Fiedler. Negli Stati Uniti è chiamata America’s Orchestra per il suo ruolo centrale nell’educazione musicale della nazione. Williams fu il primo ‘musicista di Hollywood’ a cui fu affidata la direzione di un’istituzione così prestigiosa. Nei suoi quattordici anni di mandato, non solo continuò a portare la musica sinfonica alle masse, ma introdusse stabilmente il repertorio cinematografico, combattendo i longevi 18

pregiudizi di coloro che consideravano la musica per film necessariamente inferiore e indegna di essere suonata in concerto. La straordinaria carriera di Williams come compositore ha finito per mettere in secondo piano la sua carriera di direttore d’orchestra, che però non è stata certamente di minore importanza per l’educazione all’ascolto della musica orchestrale. Dopo la radicale scissione tra musica popolare e musica d’arte avvenuta nel ventesimo secolo con la prima che tende verso una massificazione e standardizzazione commerciale dello stile, e la seconda verso astrazioni esoteriche che pochi addetti ai lavori sono in grado di apprezzare - la musica per film sembra essere forse l’unico repertorio che riesca a tenere assieme l’immediatezza e la scrittura sinfonica. A livello popolare, la musica per film è stata nella seconda metà del

Novecento quello che l’opera lirica è stata nel secolo precedente. Si può dire che la musica per film abbia avuto il merito di preservare il suono orchestrale e l’idioma sinfonico in ambito popolare, aggiungendo nuovi brani a un repertorio orchestrale che non può vivere solo ripetendo i grandi classici, e portando avanti quella accessibilità che è venuta a mancare nella ‘musica colta’ contemporanea. Dopo decenni di diffidenze, anche le più blasonate compagini hanno ormai iniziato a cimentarsi con questo repertorio. In particolare, avendo già diretto le maggiori orchestre americane e britanniche, Williams è stato invitato a dirigere le sue musiche cinematografiche anche dai Wiener Philharmoniker, dai Berliner Philharmoniker, e dalla Filarmonica de La Scala di Milano: i più celebri ‘custodi della tradizione’ hanno capito l’importanza e il valore di questo repertorio.

Qualcuno potrebbe obiettare che avvicinarsi a questo repertorio è semplicemente uno ‘svendersi per fare cassa’. Piuttosto, occorre riconoscere che la musica per film - o meglio, la migliore musica per film ha saputo tenere in vita un tipo di scrittura sinfonica che rischiava di svanire. Se molti giovani delle nuove generazioni hanno più volte dichiarato di aver scoperto il suono di un’orchestra proprio grazie a Star Wars, ultimamente per la stessa ragione la Royal Philharmonic Society di Londra ha assegnato a Williams la prestigiosa Gold Medal: per aver «dedicato la sua vita a far sì che la musica orchestrale potesse continuare ad affascinare e a rivolgersi alle persone di tutto il mondo». John Williams va dunque riconosciuto come una delle figure musicali più importanti dei nostri tempi, e non solo in ambito cinematografico.


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Entra nel vivo Presenza con OSI & Sol Gabetta Dopo l’anticipazione di maggio 2021, prende il via a inizio giugno 2022 il Festival Presenza Presenza, in collaborazione con l’Orchestra della Svizzera italiana e la grande violoncellista Sol Gabetta. Nel week-end di Pentecoste al LAC verranno proposti concerti e iniziative artistiche con la celebre solista elvetico-argentina e l’OSI diretta da Markus Poschner. Del Festival, realizzato in coproduzione col LAC, sono previste inizialmente tre edizioni, almeno fino al 2024, sotto la direzione artistica di Sol Gabetta insieme a Balthazar Soulier.

Come preannunciato nel 2021, il progetto Presenza è una sorta di carte blanche: l’obiettivo è sperimentare alternative al quadro formale del concerto sinfonico classico con solisti, che è rimasto praticamente immutato dalla fine del XIX secolo. Ancora oggi la sequenza dei brani in programma è sempre la stessa, con un concerto solistico nella prima parte e una sinfonia nella seconda, la disposizione scenica è unica, il “rituale” stesso della serata segue regole ben precise (silenzio in sala, applausi solo in determinati momenti): tutte modalità che di per sé non sono sbagliate, ma non sono l’unico modo per ascoltare un concerto. Sono uno dei tanti modi possibili, diventato usuale solo molto tardi nella storia della musica. Dal punto di vista dei solisti, poi, la situazione è ancora più limitante: poca voce in capitolo nella scelta dei programmi (che vengono stabiliti soprattutto da sovrintendenti e direttori d’orchestra) e un coinvolgimento diretto solo in occasione del concerto, spesso con poche ore di prove a disposizione. Visti tutti questi punti critici, Sol Gabetta ha deciso di accettare la 20

proposta dell’OSI per creare qualcosa di nuovo negli spazi multifunzionali e creativi del LAC, con la fondamentale collaborazione del direttore principale dell’OSI Markus Poschner. Con Presenza si intende quindi proporre nuovi modi di fruire i concerti, ispirandosi alla cornice originaria in cui i brani (soprattutto della prima parte del XIX secolo) sono stati composti, concepiti ed eseguiti e tenendo nella massima considerazione anche la componente scenica e teatrale. Secondo Sol Gabetta, molto del repertorio storico richiede una maggiore attenzione proprio alla dimensione teatrale delle esecuzioni: bisogna pensare ad ogni dettaglio che possa influenzare sia il modo di suonare, sia il modo di fruire la musica, dall’illuminazione, alla disposizione del palco e del pubblico. «Siamo convinti – sottolineano Sol Gabetta e Balthazar Soulier - che anche con piccoli adattamenti al tipico “rituale” e al programma di un concerto si possa ottenere un grande effetto. Dal punto di vista del repertorio, con l’OSI potremo riscoprire tutta una serie di pagine del XIX secolo per violoncello, ispirate anche a famose arie d’opera, che oggi non vengono più suonate ma

rappresentano brani di grande valore purtroppo dimenticati». Anche Markus Poschner sottolinea l’importanza di questo sperimentare: «Volevamo qualcosa che si distaccasse dalla regolare vita concertistica, che pure costituisce la maggior parte della nostra attività. Ci siamo voluti fare questo regalo, non solo io e Sol, ma l’intera Orchestra della Svizzera italiana, perché siamo assetati di nuovi orientamenti: siamo alla ricerca di senso, di altre prospettive». «Un concerto – concludono Sol Gabetta e Soulier - non è soltanto un evento acustico, ma giocano un ruolo importante anche la dimensione visiva, sociale, teatrale, storica: tutte prospettive che interagiscono fra loro. Vogliamo rafforzare queste interazioni e coinvolgere in ciò anche il pubblico, aiutandolo a rendersi conto che è esso stesso una parte importante del tutto, che può persino contribuire all’interpretazione degli artisti».

www.osi.swiss/presenza


© OSI / L. Sangiorgi

La celebre violoncellista Sol Gabetta con Markus Poschner a Lugano nel maggio 2021.

Il concert movie

Il progetto Presenza, sin dalla sua prima anticipazione nel maggio 2021, è stato l’occasione anche per realizzare originali riprese video, in particolare uno speciale concert movie con la partecipazione della luganese REC e di tecnici del suono altamente specializzati (Tonmeister), pluripremiati in numerose produzioni internazionali. Tra loro i tecnici della The Mono Company, fondata e diretta da Damien Quintard, astro nascente fra gli ingegneri del suono, collaboratore fra gli altri di Teodor Currentzis. A Lugano Quintard ha voluto sperimentare l’uso di microfoni particolari, anche ispirati a quelli degli anni ’50 e ’60, particolarmente adatti a cogliere determinate sfumature di suono. La realizzazione del concert movie, attraverso un’accuratissima fase di post-produzione, fino alla sua presentazione ufficiale al pubblico, è stata documentata da un’intera puntata della celebre trasmissione tedesca di musica classica KlickKlack, per la regia di Alexander Hellbrügge.

Guarda la puntata di KlickKlack sul concert movie con Sol Gabetta: Alcuni fotogrammi tratti dalla puntata di KlickKlack: le riprese del concert movie con Sol Gabetta, l’ingegnere del suono Damien Quintard accanto a uno dei microfoni ispirati agli anni ’50 e ’60. La puntata offre anche una serie di magnifiche vedute di Lugano.

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10 OSI al LAC 06 02 Tracce #03 22 LAC Lugano Markus Poschner direttore Jan Lisiecki pianoforte

S. Prokof’ev Concerto per pianoforte n. 2 P. I. Čajkovskij Sinfonia n. 6 Patetica

24 OSI al LAC 07 02 LAC Lugano 22 Krzysztof Urbański direttore Kian Soltani violoncello

D. Šostakovič Concerto per violoncello n. 1 I. Stravinskij L’uccello di fuoco Suite dal balletto per orchestra Nell’ambito dei Concerti RSI

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14 OSI in Tournée 02 Stadtcasino Basilea 22 Markus Poschner direttore Jan Lisiecki pianoforte

S. Prokof’ev Concerto per pianoforte n. 2 P. I. Čajkovskij Sinfonia n. 6 Patetica

17 OSI al LAC 08 03 LAC Lugano 22 Krzysztof Urbański direttore Dejan Lazić pianoforte

S. Rachmaninoff Concerto per pianoforte n. 2 J. Williams Star Wars, Suite


16 OSI in Tournée 02 Prinzregententheater 22 Monaco di Baviera Markus Poschner direttore Daniel Müller-Schott violoncello R. Schumann Concerto per violoncello P. I. Čajkovskij Sinfonia n. 6 Patetica

31 OSI al LAC 09 03 Tracce #04 22 LAC Lugano Markus Poschner direttore

P. I. Čajkovskij Sinfonia Manfred O. Bianchi Alfredo per orchestra Commissione OSI, prima esecuzione Nell’ambito dei Concerti RSI

18 OSI in Tournée 02 Musikverein Vienna 22 Markus Poschner direttore Rodolfo Leone pianoforte

L. van Beethoven Concerto per pianoforte n. 5 Imperatore P. I. Čajkovskij Sinfonia n. 6 Patetica

15 Concerto 04 del Venerdì Santo 22 Chiesa Collegiata Bellinzona

Orchestra della Svizzera italiana e Coro della Radiotelevisione svizzera Diego Fasolis direttore Solisti da definire

Maurice Duruflé Requiem per soli, coro e orchestra op. 9 In collaborazione con Associazione I Barocchisti Con il sostegno di Città di Bellinzona, AOSI, BancaStato 23


28 OSI al LAC 10 04 LAC Lugano 22 Markus Poschner

direttore Francesco Piemontesi pianoforte J. Brahms Concerto per pianoforte n. 1 R. Schumann Sinfonia n. 2 Con il sostegno di BancaStato

22 Musica da camera 05 Concerti agli Angioli 22 Chiesa S. Maria degli Angioli Lugano Orchestra della Svizzera italiana Programma da definire

02-06 Concerti 05 per le scuole 22 LAC Lugano

Philippe Béran direttore Carla Norghauer presentatrice Roberto Gerbolés mimo-attore Nell’ambito di LAC edu Con il sostegno di CORSI

26 Musica da camera 06 Concerti agli Angioli 22 Chiesa S. Maria degli Angioli Lugano Con i solisti dell’OSI

Hans Liviabella e Barbara Ciannamea violini Luca Magariello violoncello Irina Roukavitsina Vittorio Passerini Aurélie Adolphe Felix Vogelsang Jonas Villegas

A. Vivaldi: Concerti per due violini e archi op. 3 n. 8, 2 e 11 24


08 Concerti per famiglie 05 Festa della Mamma 22 LAC Lugano Philippe Béran direttore Carla Norghauer presentatrice Roberto Gerbolés mimo-attore

15 Musica da camera 05 Concerti agli Angioli 22 Cattedrale S. Lorenzo Lugano

Nell’ambito di LAC edu Con il sostegno di CORSI

Con i solisti dell’OSI

Hans Liviabella Barbara Ciannamea Ivan Vukčević Luca Magariello Jonas Villegas

Musiche di W. A. Mozart, J. Haydn, F. Durante

03-06 Festival Presenza 06 OSI & Sol Gabetta 22 Sala Teatro LAC Lugano

Markus Poschner direttore Sol Gabetta violoncello solista e direzione artistica In coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura 25


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CONOSCIAMO UN MUSICISTA DELL’OSI

Louis Sauvêtre

Da Parigi con amore

Louis Sauvêtre, timpanista prima parte dell’OSI, si presenta all’intervista presso il Liceo Cantonale di Lugano 2 sul mezzogiorno di un venerdì di dicembre, quando gli studenti generalmente sono liberi dalle ore scolastiche. Questa volta l’idea è di un’intervista “corale”, con il docente di musica e 11 giovani studenti a incontrare -insieme- il musicista, per porgli le loro domande. 28

Toccata e fuga

A cominciare dal suo viaggio da Parigi all’OSI. Non sono un musicista tipico, ho iniziato a suonare e fare musica intorno ai 18 anni. In quegli anni studiavo al Liceo, ero bravo nelle materie scientifiche. Ho scoperto la musica solamente molto tardi, forse anche a causa del fatto che non avevo musicisti in famiglia. Inizialmente mi interessavano l’ingegneria del suono o l’idea di

lavorare in televisione. Quando ho iniziato ad ascoltare musica e a documentarmi sulla sua storia, ho scoperto un mondo che dovevo assolutamente conoscere e approfondire: non è stato facile, in molti mi dicevano che era troppo tardi per iniziare a suonare uno strumento e sarebbe stato impossibile fare della musica la propria vita a quell’età. Tuttavia non ho mai perso le speranze,

Strumento Timpani, percussioni Attività artistica Timpani prima parte OSI Nascita 16.02.1971, Parigi Nazionalità Francese


Si ricorda come andò? Vinse subito il concorso da timpanista? Me ne ricordo molto bene! Il primo giorno, dopo aver suonato alla prima audizione, non ero per nulla contento. Non mi sentivo a mio agio e volevo addirittura andare via. Poi, come spesso capita quando ci si giudica personalmente, ho scoperto di essermi sbagliato e così sono passato alla finale del concorso, vincendola: dopo qualche mese di prova ho avuto il posto quale timpanista. Ricordo bene che nel periodo di prova suonavo ancora a Parigi: man mano che passava il tempo mi rendevo sempre più conto che all’OSI mi trovavo meglio e, oso dire, si suonava meglio. La passione per le percussioni è nata subito, oppure ha sperimentato anche altri strumenti? All’età in cui sono arrivato alla musica mi è stato detto chiaramente: “devi dimenticare strumenti come il pianoforte o il violino”. Mi vennero fatte alcune proposte e scelsi subito le percussioni. Suonare le percussioni significa studiare molti strumenti con tecniche completamente diverse: si inizia con la tecnica di base sul tamburo, i timpani, poi le tastiere (come marimba e xilofono, ndr) e molti altri strumenti tipici dell’orchestra. Per accedere al conservatorio e terminare gli studi occorre saper suonare tutti questi strumenti, ma sono sempre rimasto affascinato principalmente dai timpani.

Com’è la giornata tipo di un musicista che suona in orchestra come lei? Fra lo studio e le prove d’orchestra c’è un’organizzazione mirata: le prove d’orchestra sono fisse e bisogna chiaramente rispettarle. Tuttavia, per un timpanista lo studio diverge molto da quello di un violinista o di altri strumenti dell’orchestra: bisogna ovviamente studiare la tecnica del proprio strumento con regolarità (nel mio caso una o due ore al giorno, per quattro o cinque giorni la settimana) ma il grosso lavoro è lo studio della partitura orchestrale, che equivale a circa il 90% della preparazione. Conoscere perfettamente “cosa fanno gli altri” è fondamentale - non si può sbagliare. La sicurezza nella preparazione musicale è molto apprezzata dai direttori: un musicista nel mio ruolo non deve contare sul maestro per sapere quando dovrà eseguire i propri interventi, deve essere sicuro di se stesso: se nei primi dieci minuti di una prova si crea fiducia fra il maestro e il musicista, si potrà lavorare bene per l’intera produzione. Se, per impreparazione o insicurezza, vi sono errori fin dall’inizio, s’instaura un dubbio tra direttore e musicista che poi diventa difficile risolvere. Dunque, ripeto, la preparazione è la cosa più importante. Il rapporto con i direttori d’orchestra è dunque fondamentale. Come cambia nel tempo o fra di essi? Non c’è una regola e non è definibile un rapporto tipico. Durante le esecuzioni, gli occhi del musicista devono essere sempre sul direttore. Da parte mia, so che anche se qualcosa non funziona perfettamente, se il direttore percepisce il mio sguardo sa che lo sto ascoltando e capendo. D’altra

«Il grosso del mio lavoro è lo studio della partitura orchestrale, che equivale a circa il 90% della preparazione. Conoscere “cosa fanno gli altri” è fondamentale».

Andrea Pedrazzini con la partecipazione di 11 studenti del Liceo di Lugano 2

diventando addirittura custode della scuola di musica in cui studiavo percussioni poiché stavo sempre lì, anche a dormire. Grazie a molto studio e determinazione, sono poi riuscito ad accedere al prestigioso Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse di Parigi. Al termine degli studi ho iniziato a suonare soprattutto musica antica, insieme ad ensembles barocchi: non desideravo infatti diventare percussionista in un’orchestra della mia città poiché faticavo a capire e ad accettare la mentalità che spesso ritrovavo negli orchestrali. Ho quindi iniziato a cercare altrove, dapprima in Lussemburgo, dopodiché nelle mie ricerche ho scoperto l’Orchestra della Svizzera italiana. Un’orchestra con una storia fantastica e una lista di maestri che l’avevano diretta molto interessante. Il direttore stabile all’epoca era Alain Lombard, molto celebre in Francia, e allora mi sono detto “devo provare”.

Louis Sauvêtre intervistato dal docente di musica del Liceo Lugano 2 Andrea Pedrazzini insieme ad 11 ragazzi della sua classe. L’intervista si è svolta a dicembre.

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parte, bisogna anche dire che i musicisti hanno carattere e se il direttore non ha la collaborazione dell’orchestra sarà difficile raggiungere il miglior risultato. In un’orchestra come l’OSI, dove ci sono molta dinamicità e diverse culture, è fondamentale che il maestro indichi una chiara direzione musicale. Passare da una città come Parigi, dove ci sono una vita e un’attività culturale fra le più celebri al mondo, a Lugano dev’essere complicato per un musicista professionista. Parigi ha questa fama di città bella e affascinante, ma non è tutto rose e fiori: ad esempio, i parigini hanno un carattere difficile e la città è molto caotica. Qui a Lugano, all’OSI, ci troviamo in un’orchestra piccola, con molte persone di nazionalità e vissuti culturali diversi: certo non abbiamo il nome di Parigi, ma nel mondo della musica la qualità dell’orchestra è ampiamente riconosciuta e i nostri musicisti sono molto richiesti, il livello di ognuno è altissimo. Prevale inoltre sempre il senso del gruppo e del suonare insieme e questo è un punto di forza della nostra orchestra. E poi, siamo in un clima stupendo: fra la neve in inverno e le palme mediterranee! Qual è stata l’esperienza in orchestra che l’ha arricchita di più, non solo dal punto di vista musicale, ma anche umano nella sua attività di musicista? A Lugano sono molte. Come dicevo prima, il primo contatto con Alain Lombard è stato molto forte. Ricordo la prima volta che mi fece un piccolo gesto di complimento: riceverlo da una personalità come lui valeva in quel momento molto più di tutti i diplomi ottenuti. Nel 2008 sono stato invitato a Roma, presso la Santa Cecilia, in occasione degli ottant’anni di Ennio Morricone. L’orchestra era diretta proprio da lui: incontrare e suonare sotto la direzione di una leggenda è stata un’emozione incredibile. Fin da piccolo guardavo i film che contenevano le sue celebri colonne sonore.

basta il minimo errore e tutti lo vengono a sapere immediatamente. Non è un lavoro tranquillo, assolutamente. Ogni musicista crede che il suo strumento sia migliore degli altri. Anche per lei è così? Per me lo strumento più bello è… l’orchestra. Il mio desiderio era suonare in orchestra fin da quando ho iniziato a fare musica, era quello il mio obiettivo. Posso dire che per me il ruolo del timpanista è il più bello poiché è un ruolo che in certo modo “sfrutta” l’orchestra: bastano poche mie note per fare reagire 50 o 60 musicisti, ad esempio in crescendo. È certamente un ruolo che dà valore e non passa in secondo piano, ma è anche molto pericoloso, molto esposto…

«Incontrare e suonare sotto la direzione di una leggenda come Ennio Morricone, nel 2008 a Roma, è stata un’emozione incredibile».

E quali sono i brani che preferisce e in cui sente che il suo strumento viene valorizzato al meglio? Le Sacre du Printemps di Stravinskij è sicuramente una delle mie opere preferite: le percussioni hanno un ruolo incredibile e anche molto complesso. Il mio brano preferito resta però La Valse. Ravel ha questa sensibilità e capacità incredibile nel collocare sempre lo strumento giusto al momento giusto, per un risultato d’insieme eccezionale.

Con tutte queste incredibili esperienze, ha mai pensato di smettere dicendo “basta, è troppo stressante…”? A volte sì, per un musicista può essere molto stressante mantenere sempre al meglio il livello delle sue esecuzioni. A volte può capitare un direttore con cui si hanno difficoltà o non ci si capisce. Inoltre, quando si è nella stessa sala per l’intera giornata, con altre decine di professionisti, Toccata e fuga

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IN SALA DI REGISTRAZIONE

Hindemith e Schnittke con ECM nella magica cornice dell’Auditorio RSI A inizio dicembre la sala tutta rivestita di legno dell’Auditorio Stelio Molo RSI di Lugano è tornata ad essere il palcoscenico prediletto per le registrazioni della celebre etichetta tedesca ECM Records. La casa discografica fondata da Manfed Eicher viene da anni a Lugano per le sue produzioni più significative: questa volta con la pianista Anna Gourari, impegnata in Hindemith e Schnittke con l’OSI sotto la direzione di Markus Poschner. Responsabile di produzione per ECM, Guido Gorna. Il progetto è stata una nuova occasione di coproduzione con la RSI, che ha coordinato con ECM la produzione tecnica e ha diretto e curato la registrazione e la post produzione con l’ingegnere del suono RSI Wolfgang Müller.

Anna Gourari

Anna Gourari, come mai la scelta di registrare Hindemith a Lugano con l’OSI e Poschner? L’idea viene da Manfred Eicher, fondatore e produttore della ECM Records. Riflettendo insieme sui prossimi progetti, dopo tre album solistici riteneva fosse giunto il momento buono per una registrazione con orchestra. E visto che in passato abbiamo considerato più volte l’idea di Hindemith e Schnittke, i due autori sono entrati nel programma: Hindemith con i 4 Temperamenti (a mio avviso suonati troppo poco) e Schnittke con il famoso Concerto per pianoforte del 1979, entrambe opere che trovo sensazionali. Ho sempre amato Hindemith: mi è molto vicino nella sua arte espressionista e allo stesso tempo così anticonvenzionale. Che sensazioni le ha dato registrare in Auditorio? Perché questa sala è così speciale? È stupendo fare musica in questo luogo così pieno d’atmosfera. Ha un’acustica in cui le sonorità del pianoforte sembrano risuonare come “protette”: da musicisti, ci si sente nelle mani migliori. È una sala intima e dallo spazio concentrato, ma che allo stesso tempo lascia agio di respirare. Capisco molto bene perché ECM venga spesso a registrare qui! 32

E dell’OSI, cosa ha apprezzato di più? L’orchestra suona estremamente bene. Gli archi, perfettamente coordinati, hanno un loro proprio suono, molto coerente. Markus Poschner e Robert Kowalski sono splendidi musicisti: fare musica con loro - e registrarla - è un’esperienza davvero speciale. Posso solo dire che ho avuto partner meravigliosi per questa musica fantastica. In futuro tornerà a registrare a Lugano? Per le mie prossime registrazioni la terrò assolutamente in considerazione. Sarà presumibilmente un progetto di musica da camera, per il quale ritengo anche questo spazio molto, molto adatto…

Con Markus Poschner.


ECM Records

L’etichetta tedesca ECM Records è stata fondata nel 1969 da Manfred Eicher (foto), portando una ventata di novità in un paese dominato fino ad allora dalla storica Deutsche Grammophon. La sua sede è a Monaco di Baviera. Ad oggi vanta circa 1700 registrazioni discografiche, soprattutto nell’ambito del jazz e della musica classica contemporanea, con nomi come Keith Jarrett, Chick Corea, Arvo Pärt e Heinz Holliger. Col passare degli anni e con musicisti come Gidon Kremer, András Schiff e Thomas Zehetmair il repertorio si è esteso man mano anche ad ambiti più classici. Con l’OSI e in coproduzione con RSI ECM ha già realizzato nel 2014 il CD “Souvenance”, insieme al compositore e maestro dell’oud Anouar Brahem e per la direzione di Pietro Mianiti, e nel 2017 il CD “Now, and then” sotto la direzione di Dennis Russell Davies, con pagine di Maderna e Berio.

Dal punto di vista tecnico, perché piace questa sala? Perché ha un suono eccellente, caldo ma trasparente, ideale per la musica in cui è specializzata ECM. Può essere merito del legno, della forma architettonica, anche delle poltrone in sala: sta di fatto che l’acustica è speciale, lascia il suono “respirare”. In particolare, è perfetta per le formazioni cameristiche: il Quartetto Keller ha registrato qui con noi, e poi sono venuti Heinz Holliger, Andras Schiff, che ha fatto in Auditorio il suo Clavicembalo ben temperato. Altri grandissimi musicisti che sono venuti a Lugano per registrare con Manfred per l’ECM sono Carla Bley, Steve Swallow, Joe Lovano, Bobo Stenson, Tigran Hamasyan, Stefano Bollani, Shai Maestro, Zsófia Boros, Enrico Rava, Fred Hersch, Ralph Towner e tanti altri…

Guido Gorna

Guido Gorna, lei ha curato la produzione tecnica di questa registrazione per ECM. Perché questa etichetta continua a tornare qui? Perché il fondatore Manfred Eicher più di 15 anni fa è venuto a sapere che a Lugano c’era una sala per registrazioni favolosa, che aveva già conosciuto per alcuni concerti. C’è stata una prima registrazione in Auditorio con il gruppo di Anouar Brahem, con esito ottimo: da quella volta siamo sempre ritornati. Eicher d’altra parte non registra mai in patria ma ama cambiare luogo, luce, aria, atmosfera, cerca posti speciali. In Austria ha registrato persino in un piccolo monastero, Sankt Gerold; nel sud della Svizzera ha individuato Lugano.

Ci dica il suo punto di vista, sempre tecnico, sull’OSI. Dell’OSI mi piace il fatto che abbia un suono speciale, diverso per esempio dalle orchestre tedesche. Trovo che oggi a livello internazionale le orchestre abbiano un suono sempre più simile: si livella tutto, non c’è quasi più niente di specifico. Qui, invece, forse a causa della posizione “nascosta” in una Svizzera autentica, e anche sicuramente per merito del lavoro di Poschner, l’OSI ha raggiunto un suono speciale: da una parte ci sono gli archi con una sonorità calda e avvolgente, che allo stesso tempo però può esprimere grande forza senza per questo indurirsi. Dall’altra ci sono i fiati che trovo siano del tutto eccezionali, danno un contributo straordinario all’insieme. 33


Con Diego Fasolis tra il Venerdì Santo e Casanova e l’Albertolli su CD Esce nel 2022 un nuovo cofanetto sull’opera di Richard Flury, mentre ci si prepara al Concerto spirituale del 15 aprile a Bellinzona. Da anni l’Orchestra della Svizzera italiana porta avanti una collaborazione privilegiata con il Maestro Diego Fasolis, che la diresse per la prima volta 30 anni fa, l’Associazione I Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione svizzera. In questi mesi l’impegno è su due fronti: il Concerto del Venerdì Santo, il prossimo 15 aprile a Bellinzona con il Requiem di Maurice Duruflé, e l’uscita nel 2022 di un cofanetto CD con la registrazione della commedia lirica Casanova e l’Albertolli di Richard Flury. Facciamo il punto della situazione direttamente dalle parole del Maestro Fasolis. 34


Quale importanza riveste oggi, anche in termini di servizio pubblico, la registrazione di un’opera come Casanova e l’Albertolli che, sin dal suo primo apparire, ha rappresentato un fattore di unitarietà in Svizzera? Casanova e l’Albertolli è una produzione paradigmatica sotto diversi aspetti. È l’unica opera lirica in lingua italiana di autori svizzeri dedicata al Canton Ticino e a Lugano. Basterebbe questo per giustificare l’operazione di servizio pubblico, ma molti altri elementi concorrono a rendere indispensabile questo progetto. Lo ha capito per primo il Dottor Carlo Piccardi, che per anni ha raccolto materiali e adesioni. Con lui abbiamo superato le resistenze che le cose importanti e onerose sempre trovano nel nostro Paese. Non siamo riusciti a farla mettere in scena per l’inaugurazione del LAC e nemmeno più tardi, ma un grande entusiasmo ha pian piano riempito l’OSI, il Coro RSI e i numerosi solisti di fama internazionale che hanno preso in mano la partitura. Decisivo l’intervento del figlio di Richard Flury, che ha aiutato in tutti i modi. Per esempio? Urs Flury, figlio del compositore e a sua volta compositore e direttore d’orchestra, ha rinunciato a realizzare lui stesso la registrazione ma ha invece fortemente voluto che il progetto si facesse in Ticino, dove l’Opera è nata, e con i complessi che nel 1938 l’avevano interpretata. Ha persino venduto un terreno di famiglia per aiutare a finanziare la produzione discografica. Questo ha commosso profondamente me così come tutti i membri del Coro

RSI e dell’OSI, che lo hanno applaudito a ogni seduta di lavoro. Come giudica la qualità musicale della commedia lirica? La qualità di questa musica è, assieme alle ragioni storiche e musicologiche, il supporto più grande a sostegno di un così grande impegno. A Guido Calgari e Richard Flury veniva chiesto non solo di celebrare una Festa nazionale in un periodo difficile come quello degli anni prima della Seconda guerra mondiale, per una Svizzera stretta e minacciata da totalitarismi, ma di farlo con un prodotto di alta qualità artistica. Abbiamo quindi da un lato un testo raffinato e ironico, che parte dal dato storico della presenza di Giacomo Casanova a Lugano per far stampare un libro che gli permettesse di rientrare perdonato a Venezia, e dall’altro un compositore d’avanguardia conscio di dover raggiungere il cuore del popolo svizzero di lingua italiana a cui si era affezionato per le lunghe presenze in Ticino e per le amicizie con vari intellettuali tra cui il direttore della Radio. La partitura raccoglie tutta la tradizione del verismo italiano da un lato, il trattamento popolare dei Cori, e dall’altro una scrittura avanzata al limite del dodecafonico per i lunghi recitativi accompagnati e ariosi che collegano le grandi arie e i numeri di assieme. Orchestrazione imponente che Flury affidò a un validissimo collega losannese, Eduard Favre. Come valuta, in relazione a questo progetto discografico, la collaborazione fra l’Associazione I Barocchisti, attraverso il Coro della

Radiotelevisione svizzera, e l’OSI? Quando nel mio peregrinare tra teatri di mezzo mondo trovo chi conosca un po’ la Svizzera italiana, nessuno percepisce una differenza gestionale tra i tre complessi che lavorano sotto il tetto della RSI. Da sempre credo che l’attività professionale di produzione musicale debba essere gestita da un unico ente. La RSI aveva tre complessi propri che ha preferito dare in gestione e sostenere in altra forma ma che erano nati assieme. Il mio auspicio è che presto si

torni a questa unità, dove le sinergie di persone e di repertorio possano valorizzarsi a vicenda e offrire al pubblico un vasto repertorio vocale e strumentale, dal Medioevo alla musica contemporanea, il tutto con le giuste competenze di prassi esecutiva. Per quanto riguarda il ruolo della Radio della Svizzera italiana, dopo essere stata committente dell’opera Casanova e l’Albertolli nel 1937, anche oggi ha messo a disposizione importanti risorse, dal manoscritto

La commedia lirica Casanova e l’Albertolli La commedia lirica Casanova e l’Albertolli aprì la Fiera Svizzera di Lugano il 1. ottobre 1938. Un Festspiel a sfondo patriottico che voleva tessere l’elogio del ‘Ticinese laborioso e artista’ attraverso la storia d’amore fra l’Albertolli (‘artista ticinese’) e la bella Lucia. Un rapporto contrastato nientemeno che dal celebre Giacomo Casanova, durante il suo soggiorno a Lugano (realmente avvenuto) nel 1769. Autore del libretto è Guido Calgari (1905-1969), mentre la musica è del compositore, direttore d’orchestra e musicologo solettese Richard Flury (1896-1967). L’opera è stata eseguita in forma di concerto il 28 novembre 2019 al Palazzo dei Congressi di Lugano, con Diego Fasolis alla guida dell’Orchestra della Svizzera italiana e del Coro della Radiotelevisione svizzera. La registrazione è stata completata nell’ottobre 2021 all’Auditorio Stelio Molo della RSI. Un cofanetto CD dovrebbe essere disponibile dopo l’estate 2022. Pre-riservazioni all’indirizzo e-mail info@barocchistiecoro.ch.

Leggi il programma di sala: 35


conservato nei propri archivi alle infrastrutture del prestigioso Auditorio Stelio Molo per la registrazione… La Radiotelevisione svizzera di lingua italiana è stata per molti anni l’unico e più importante operatore culturale per la Svizzera italiana. I tempi cambiano e la memoria è corta. Abbiamo avuto una votazione che ci ha fatto capire come ci sia però coscienza popolare del ruolo di questa Istituzione. Carlo Piccardi è stato per anni infaticabile e oggi ancora un faro illuminante. Ho molte speranze nel Direttor Timbal che mi sembra aver compreso l’importanza di un ruolo essenziale. Spero anche che la vendita dello stabile RSI e la trasformazione in casa della Musica possa aiutare l’unità di intenti che la prima RSI aveva fino nel più profondo. E i solisti del cast? Ho raccolto i molti solisti necessari tra i professionisti che stimo di più e che ho conosciuto nel corso degli anni in grandi teatri, principalmente il Teatro alla Scala di Milano. Persone che si sono ritagliate molte settimane di studio per una partitura difficile e nuova che probabilmente mai avranno occasione di ricantare (ma stiamo lavorando per portare nel resto della Svizzera il progetto). L’entusiasmo era palpabile sia in sede di registrazione che nel concerto che abbiamo realizzato nel novembre 2019 al Palazzo dei congressi per poter accogliere un pubblico numeroso che purtroppo, e lo dico con una punta di amarezza, non è affluito in massa come ci si sarebbe aspettato. A questo punto il lettore si starà già chiedendo 36

quando potrà trovare in vendita il nuovo CD. A che punto sono le tempistiche di pubblicazione? Siamo in un momento difficile dove ogni cosa è in balia della pandemia con ritardi e cancellazioni. Tutto il materiale è stato registrato. Manca solo l’intervento dell’attore sul lungo melologo centrale che si farà entro la metà del 2022. Penso che in autunno avremo un bel cofanetto per la gioia e la soddisfazione di tutti.

Perché la scelta dell’autore francese Maurice Duruflé? Ho compiuto parte dei miei studi musicali in Francia e sono molto legato alla tradizione organistica sinfonica francese di cui sia il mio maestro Gaston Litaize sia Maurice Duruflé sono esponenti di primo piano. Tutta la stagione del Coro e I Barocchisti è dedicata a Requiem, con particolare attenzione al Coro che nel 2020 non ha potuto quasi cantare.

Ho così scelto un’opera profondamente “corale” che con il costante utilizzo di temi gregoriani e di armonie emozionanti, sorprendenti e coinvolgenti va a sanare le ferite e alla fine riempie di serenità, cosa di cui abbiamo estremo bisogno. E che ci sia una nuova vita più sana e consapevole per tutti, sostenuta e curata dalla Musica!

Passiamo ora al prossimo progetto in cantiere per l’immediato futuro, il Concerto spirituale del Venerdì Santo, previsto il 15 aprile nella Chiesa Collegiata di Bellinzona con l’OSI e il Coro della Radiotelevisione svizzera. Una tradizione ormai consolidata e molto attesa, anche dalla popolazione… Il Concerto spirituale del Venerdì Santo è una tradizione straordinaria. Per decenni nella Cattedrale di Lugano, ha avuto negli ultimi anni la sua sede nella Collegiata di Bellinzona con un annullamento e una esecuzione al LAC senza pubblico. Per qualche anno ho dovuto rinunciare a dirigerlo per altri impegni alla Fenice di Venezia, con la quale ho però ora un rapporto di amicizia che mi permette di ottenere il necessario congedo per la Settimana Santa. Il Coro della RSI è per la sua storia e per la qualità dell’intesa artistica “il” Coro dell’OSI e spero che presto lo sarà in forma ufficiale. Io sto per andare in pensione e vorrei finalmente vedere le cose andare come la razionalità, la logica e l’arte richiedono. Alcuni momenti della registrazione a ottobre 2021 all’Auditorio Stelio Molo RSI. Sopra, Diego Fasolis a colloquio con Urs Flury e con il Presidente della Fondazione R. Flury Ulrich Lips.


L’OSI sarà alla Collegiata di Bellinzona il 15 aprile per il Concerto spirituale del Venerdì Santo, diretto da Diego Fasolis. Con l’OSI, il Coro della Radiotelevisione svizzera. In programma il Requiem op. 9 di Maurice Duruflé.

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VITA DELL’ORCHESTRA

In tournée a Vienna e Monaco tra le sale più belle del mondo A febbraio importante tournée in programma per l’Orchestra della Svizzera italiana fra Svizzera, Germania e Austria, sotto la direzione di Markus Poschner. Dopo un inizio in patria il 14 febbraio, allo Stadtcasino di Basilea con il pianista Lisiecki, prestigiose tappe all’estero il 16 febbraio, al Prinzregententheater di Monaco di Baviera (foto sotto) con il violoncellista Daniel Müller-Schott, e il 18 febbraio a Vienna, nella splendida sala del Musikverein (a lato), con Rodolfo Leone solista al pianoforte. L’appuntamento viennese è il gran finale della tournée, che prevede sempre la Sesta Sinfonia di Čajkovskij nella seconda parte dei programmi.

La violoncellista OSI Vanessa Hunt Russell ha vinto il Primo premio all’ottava edizione del prestigioso Concorso internazionale per viola da gamba di Köthen, in Germania. Alla nostra violoncellista è andato anche il Premio del Pubblico.

Avvicendamento d’inizio anno nel gruppo dei fagotti: Mathieu Brunet (a sinistra) ha lasciato l’OSI per affrontare nuove sfide professionali, al suo posto è stato scelto Enrico Bassi (al centro), giovanissimo fagottista italiano, nato a Parma nel 2001 e già Primo premio nei concorsi internazionali IDRS Young Artists (2019) e Rossini International Competition (2021). Ha invece lasciato l’OSI per la meritata pensione Georges Alvarez (a destra), corno prima parte, dopo ben 34 anni di attività. A lui i migliori ringraziamenti da tutta la FOSI. 38

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Alessandra Zumthor

Un’esperienza unica, per una “missione” unica

A tu per tu con tre studenti di violoncello del Conservatorio che hanno suonato insieme all’OSI nel concerto OSI al LAC 02 del 21 ottobre: timori, soddisfazioni e anche la certezza di aver fatto parte di “qualcosa di grande”.

I giovani protagonisti dell’intervista insieme a Luca Magariello, primo violoncello OSI. Da sinistra, Ainhoa Castelló Amorós, 23 anni di Granada (Spagna), studentessa del Master in performance al Conservatorio della Svizzera italiana con Enrico Dindo; Luca Magariello; Tazio Brunetta, 25 anni di Venezia (Italia), studente del Master in pedagogia con Asier Polo; Matteo Bassan, 24 anni di Vicenza (Italia), studente del Master in performance, sempre col maestro Polo.

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Quando incontriamo i tre studenti Matteo, 24 anni, Tazio, 25 e Ainhoa, 23, tutti e tre impegnati in studi di Master alla Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, è passato poco più di un mese dal riuscitissimo concerto OSI al LAC 02, il 21 ottobre 2021, quando Markus Poschner ha diretto l’OSI insieme all’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana al LAC. I tre giovani sono ancora molto emozionati al ricordo di quei giorni, che rievochiamo coinvolgendo anche Luca Magariello, violoncello prima parte OSI. «Per noi - esordiscono i tre - è stata la prima esperienza con un’orchestra vera, di professionisti, per di più 40

con un programma che avrebbe messo alla prova chiunque», la Valse di Maurice Ravel e le Sacre du printemps di Igor Stravinskij. Matteo ricorda «tantissima felicità e soddisfazione per essere stati scelti. Tutti gli studenti del Conservatorio - spiega - a inizio anno devono fare delle audizioni, in base alle quali vengono assegnati a diverse produzioni. Quella con l’OSI era la più ambita: essere selezionati è stato bellissimo». Ma neanche il tempo di gioire che è sopraggiunta la preoccupazione: «Quando ci sono arrivate le parti - ricorda Tazio due o tre settimane prima del concerto, è stato un piccolo shock, specie la partitura della “terribile”

Sagra. L’avevo già eseguita una volta, ma in versione da camera. Questa era completamente diversa». E dunque? «Ci siamo trovati assieme per studiare, ore e ore, per arrivare il più preparati possibile alla prima prova del gruppo dei violoncelli, coordinata dal primo violoncello OSI Johann Sebastian Paetsch. Volevamo mostrarci dei professionisti, dimostrando le abilità acquisite in anni di studio». «Non ci giro attorno: ho studiato come…una pazza - rincara Ainhoa - c’è stato anche un momento, il giorno prima della prima prova, in cui mi sono detta: non ce la faccio, non sono pronta». Per Tazio, questo momento è arrivato il giorno stesso della prova «che tra l’altro era il mio

compleanno, il 13 ottobre, otto giorni prima del concerto. Abbiamo provato subito col metronomo giusto. È stato un…trauma, ricordo che nella pausa pranzo volevo mollare tutto…». E invece: «Siamo andati avanti. Superate le difficoltà iniziali, siamo entrati completamente nella musica». Sono seguite dunque le prove degli archi tutti insieme, poi gli archi insieme ai fiati, e infine tutti i ragazzi del Conservatorio, sotto la guida di Francesco Bossaglia. Il grande passo, a quel punto, è stata la prova successiva insieme ai musicisti dell’OSI, diretti da Markus Poschner, domenica 17 ottobre nella sala multiuso di Porza, una sala abbastanza grande da contenere tutti. A questo punto chiediamo a Luca Magariello, primo violoncello OSI come il professor Paetsch, che cosa ha pensato vedendosi arrivare questa folla di ragazzi, in particolare i quattro giovani violoncellisti che avrebbero condiviso il leggio con loro. «Comincio col dire che anche per noi musicisti “stabili” dell’OSI è stata


una situazione inedita: non siamo abituati a suonare così in tanti. Di solito nei violoncelli siamo 6, massimo 7. Trasformarsi in una grande orchestra con 8 violoncelli e suonare questo programma è stata un’esperienza molto bella e forte, e questi ragazzi sono stati veramente un valore aggiunto». Nessuna perplessità al primo ascolto? «Per niente. Alcuni li conoscevo già e sapevo che erano molto bravi e preparati, e se persino il collega Paetsch, di solito piuttosto esigente, si era profuso in lodi e complimenti, non c’era di che preoccuparsi. Io, piuttosto, mi sono chiesto: sarò preparato così bene anch’io? (ride, ndr) Anche per me era la prima Sagra in orchestra!» E come è stato trovare l’armonia in un gruppo di violoncelli così eterogeneo, tra chi era in orchestra da vent’anni e chi non c’era mai stato? «Suoniamo uno strumento - prosegue il professor Magariello - che da questo punto di vista non dà troppi problemi: in base alla mia esperienza posso dire che i gruppi di violoncelli sono sempre molto coesi,

c’è cameratismo e anche in questa occasione si è creato abbastanza naturalmente un bel clima, una bella complicità di gruppo. Tutti si lavorava insieme per lo stesso obiettivo, in modo unito e coeso». Nota curiosa: questa volta le donne erano in minoranza, due su otto violoncelli (Ainhoa e la violoncellista OSI Vanessa Hunt Russell) anche se sempre più spesso nelle orchestre giovanili si verifica il contrario: all’Accademia della Scala, per esempio, il rapporto si

capovolge. Che impatto ha avuto proseguiamo - lavorare con un direttore d’orchestra del prestigio di Markus Poschner? Tazio e Matteo si sono trovati bene: «il gesto è sempre stato chiaro ed efficace, e anche umanamente Poschner era molto ben disposto, sia verso l’orchestra sia verso di noi che eravamo un po’ gli ultimi arrivati. Ci ha fatto lavorare in particolare su Ravel, ma sempre in maniera molto propositiva. Non ci siamo mai sentiti intimoriti. Dopo il primo impatto, abbiamo capito che le cose sarebbero andate bene, sia col direttore sia coi vicini di leggio». Già, i vicini di leggio… «Quando si va ai concerti - osserva Tazio - si pensa che tutto sia perfetto, queste esperienze ci mostrano invece come tutti alla fine siano persone, con la loro personalità e (anche) le loro preoccupazioni». «C’è dietro tutta un’umanità che è bello scoprire - aggiunge Matteo. Noi che per ora passiamo le giornate a studiare, ci preoccupiamo sempre della perfezione

Dalle prove nella Sala multiuso di Porza (sopra) al concerto vero e proprio con l’OSI e Markus Poschner al LAC (nell’altra pagina). Tanti ricordi che resteranno impressi a lungo nella mente dei giovani musicisti (al centro, negli uffici dell’OSI con Luca Magariello).

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e ci sembra un obiettivo sempre irraggiungibile. Ma bisogna rendersi conto che siamo tutti umani. Si tende alla perfezione e poi… si capisce che forse non esiste». Come si capisce che possano esistere momenti stancanti, ritmi di lavoro che mettono alla prova, terminando magari le prove tardi la sera e riprendendole presto la mattina dopo. Ma fa tutto parte della «bellissima esperienza di uscire dal contesto del Conservatorio, per misurarsi con un mondo di professionisti». Dopo i giorni di prova a Porza, ecco infine l’atteso momento di scendere al LAC per la prova generale, la mattina stessa del concerto: «Un posto magico, magnifico, che conoscevamo già da altre esperienze sul palcoscenico. Però per 42

la prima volta eravamo lì insieme a un’orchestra vera». L’impressione di tutti e tre i giovani violoncellisti è che sia riuscita quasi meglio la prova generale: «anche lì c’era pubblico, e tra questo pubblico diversi colleghi e compagni di studio. È come se ci fossimo impegnati al massimo, consapevolmente, per fare un’ottima figura davanti ai nostri colleghi di Conservatorio». Il pomeriggio corre veloce, tra qualche ripasso delle parti e lo studio - anche per audizioni di prova che si sarebbero tenute proprio l’indomani in Conservatorio (le cosiddette Mock Auditions, vedi box a lato). «Siamo scesi al LAC la sera già vestiti e pronti. Un saluto ai colleghi, poi quel momento di allegra confusione prima del concerto, in cui tutti

ripassano e suonano dietro le quinte. Si sbircia la sala, pienissima («non ci aspettavamo che venisse così tanta gente, era impressionante vedere una sala così grande tanto piena»). E infine, si va. Tutti sul palcoscenico. Silenzio. Entra fra gli applausi il direttor Poschner. Il gruppo degli otto violoncelli si scambia uno sguardo d’intesa, inizia la musica. «Alla fine il concerto è scivolato via molto in fretta - ricorda Matteo quasi non mi sono accorto dell’inizio e già la Valse era finita». La pausa in mezzo è stata piuttosto lunga, con i musicisti sul palco e la possibilità di rilassarsi un momento dopo il primo, grande applauso della sala. «Ci sentivamo tranquilli, padroni della situazione. Ai primi applausi la tensione è caduta» è il ricordo di tutti. Per il professor Magariello

è stato come avere a che fare con dei colleghi, non dei ragazzi da incoraggiare. «Eravamo otto violoncelli che dovevano eseguire la Sagra della primavera, un simbolo per la musica di tutti i tempi. Punto». Terminato anche l’ultimo scoglio della Danza sacrale, l’ovazione finale, liberatoria. Poi le foto-ricordo tutti insieme sul palco, ancora emozionati e quasi increduli che tutto fosse già finito. Il buffet dopo il concerto, l’adrenalina a mille, la fatica - rientrati a casa - di addormentarsi. E le riflessioni dei giorni successivi: questa esperienza vi incoraggerà ancora di più a cercare di entrare in un’orchestra in futuro? O ritenete che sia meglio la via dell’insegnamento? O ancora, la strada sempre più impervia del solista? I tre ragazzi non hanno dubbi: nei loro sogni si vedono in un’orchestra professionale. «Perché è anche una “missione” culturale per l’umanità - è la profonda e bellissima riflessione di Matteo. Ricreare tutti insieme la Sagra della primavera è


un’esperienza forte, che ha un impatto su tutta la comunità in cui viviamo: sentirsi parte di esecuzioni come queste appaga tutte le fatiche. Vorrei rifare mille volte queste esperienze, tutte le sere. Ti passano per la mente i sacrifici che fai ogni giorno, alzarsi, andare a studiare in radio o in Conservatorio, rinunciare a tante cose, perché lo strumento è tiranno e non lo puoi mai trascurare. Ma nel momento in cui suoni, al concerto, realizzi che ne vale davvero la pena». Per Tazio, «tutti noi abbiamo suonato in orchestre giovanili, ma vedere dall’interno come lavora ed è organizzata un’orchestra professionale è stato preziosissimo. A me sicuramente ha rafforzato la voglia di diventare violoncellista in orchestra, di tornare in realtà simili, ma con una maggiore consapevolezza rispetto alla visione forse un po’ idealizzata e idilliaca che ne avevo prima». Conclude Magariello: «Concordo perfettamente con tutto quello che hanno detto i ragazzi, sono pensieri che ho fatto

IN PISTA PER IL FUTURO CON LE MOCK AUDITIONS Accanto al lavoro coi ragazzi in occasione del concerto, il professor Magariello è stato ospite del primo ciclo del seminario Mock Auditions in Conservatorio, un particolare metodo di confronto nel percorso di studi che consiste nel simulare, coi ragazzi, le condizioni di un’audizione, per valutare come reagiscono, migliorare i loro punti deboli e metterli di conseguenza in grado di affrontare le vere audizioni che incontreranno nel loro futuri percorsi professionali. Come si combinano queste simulazioni con l’esperienza (vera) del concerto? «Ci tengo a dire - risponde Magariello - che essere invitato alle audizioni è stato veramente un piacere, e come al solito, avere di fronte dei ragazzi bravi, motivati e umili mi ha arricchito molto. È un gruppo affiatato e talentuoso e l’idea delle Mock Auditions è veramente azzeccata e utile per i ragazzi, i quali dovevano portare un programma di un’audizione d’orchestra e simulare appunto l’esecuzione come se fossero davanti ad una giuria (in questo caso il sottoscritto). Forse la cosa più interessante e anche emozionante per me, come in tutti i momenti in cui insegno, è cercare di esprimere la mia visione delle questioni e dei problemi con i quali ogni musicista, me compreso, deve convivere. Abbiamo avuto modo di affrontare problematiche sia tecniche sia legate all’emotività e alla performance, arrivando alla conclusione che talvolta non c’è una vera e propria soluzione (purtroppo o per fortuna!), ma solo una grande e continua ricerca ottenuta col lavoro quotidiano, per arrivare al giusto equilibrio emotivo e a quella serena lucidità volta a rendere al meglio sul palco. Una ricerca che non finisce mai».

anch’io alla loro età, pur non così lontana. Anche dopo anni di abitudine, si deve sempre sentire la bellezza di una professione che ha in sè anche una missione, far rivivere tutti insieme i capolavori del passato per l’umanità di oggi. È un concetto elevatissimo e splendido, cui in ogni caso è giusto accostare la consapevolezza che l’orchestra è - di base un’azienda, con tutti gli

Una sorridente foto-ricordo al termine del concerto al LAC, insieme ai violoncelli OSI Johann Sebastian Paetsch, Luca Magariello, Felix Vogelsang e Vanessa Hunt Russell. In immagine, con gli altri, anche lo studente Gabriel Sevilla Martínez. Nell’altra pagina, Markus Poschner: la sua umanità, oltre alla sua autorevolezza, sono state molto apprezzate dai ragazzi.

aspetti positivi e negativi che questo comporta, dai ritmi di lavoro, al collega che magari ha un atteggiamento che non reputi all’altezza di questa missione. È un’ideale romantico, un sogno far parte di un’orchestra in cui vada tutto bene e tutti sentano quello che senti tu nello stesso momento: succede però di rado, perché gli esseri umani sono diversi. La chiave è la

condivisione con chi suona, con chi fa il tuo stesso lavoro, e con chi ascolta. Senza dimenticare che suonare in orchestra ti dà accesso a un repertorio che altrimenti non potresti mai interpretare: puoi essere parte integrante di questo repertorio, che solo tutti assieme possiamo riportare in vita, sera dopo sera, con emozioni ogni volta diverse, per noi e per il pubblico che ci ascolta».

«Ricreare tutti insieme la Sagra della primavera è un’esperienza forte, che ha un impatto su tutta la comunità in cui viviamo: sentirsi parte di esecuzioni come queste appaga tutte le nostre fatiche». 43


Dietro le quinte L’OSI come non l’avete mai vista: cosa accade prima, dopo e durante i concerti, da un punto di vista diverso da quello del pubblico.

Hugo Siegmeth prova per il concerto inaugurale OSI al LAC 01 (30 settembre 2021, © K. Kikkas)

Massima attenzione al Mo Poschner da parte degli studenti di conservatorio, mescolati ai professori OSI nelle prove per il concerto OSI al LAC 02 (21 ottobre, vedi anche articolo alle pagine precedenti)

Tutto pronto per il concerto OSI alle Officine (30 ottobre 2021)

Questi plexiglas ci perseguitano!

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Dietro le quinte


Brindisi e abbracci dopo il concerto OSI al LAC 04 per Robert Kowalski e Sergej Krylov (evento per i Comuni ERSL, 25 novembre 2021)

Passeggiata musicale al LAC (14 novembre 2021) In mezzo al pubblico, OSI al LAC 05 (9 dicembre 2021)

Pausa panino per Christian Tetzlaff durante le riprese al castello di Chillon (VD)

Foto-ricordo da Udine

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Le voci della critica Concerto inaugurale OSI al LAC 01, Hugo Siegmeth - Markus Poschner 30 settembre 2021

LaRegione, 4 ottobre 2021, Enrico Colombo

«Nella stupefacente esecuzione offerta giovedì sera Poschner ha goduto della totale complicità del sassofonista Hugo Siegmeth e dell’Orchestra, che ha concesso all’ascoltatore la sensazione di spiare la nuova creazione nel suo divenire (…). Il programma ha contrapposto alla sconosciuta Traces to Nowhere la forse troppo conosciuta Quinta Sinfonia di Ciajkovskij, ma con la promessa fatta solennemente da Markus Poschner di un’esecuzione ripulita dalle incrostazioni accumulate in 133 anni di esecuzioni: impresa tutt’altro che semplice, perché impone una rilettura storica della temperie culturale nella quale è stata creata (…). Quali contenuti ha voluto evidenziare Poschner nella Quinta Sinfonia di Piotr Il’ic Ciajkovskij? Quali sentimenti, quali emozioni, quali riflessi della vita sociale e culturale del suo tempo? Non certo l’angoscia per un destino ineluttabile, non l’allegria per una vita agiata o spensierata. Piuttosto un desiderio di tenerezza, di relazioni umane piacevoli, forse l’angoscia per il suo orientamento non eterosessuale che gli rendeva queste relazioni più difficili. Ma non penso tocchi al recensore proporre interpretazioni che la musica astratta di una sinfonia lascia alla sensibilità di ogni ascoltatore. Gli tocca invece, ancora una volta, il piacere di segnalare la magistrale interpretazione di Poschner che ha diretto senza spartito un’Orchestra duttile e affiatatissima, equilibrata in tutte le sezioni, splendida nelle parti solistiche. Che emozione ritrovare dopo un anno di astinenza un’Orchestra brava come prima, forse più di prima». Corriere del Ticino online, 1. ottobre 2021, Mauro Rossi

C’era molta attesa e il pubblico delle grandi occasioni - la Sala teatro del LAC era praticamente «sold out» - giovedì sera per il debutto della nuova stagione dell’Orchestra della Svizzera italiana al centro culturale luganese. Attesa giustificata dalla consapevolezza di dover assistere a qualcosa se non di nuovo, sicuramente di innovativo nell’ambito dei tradizionali concerti del complesso sinfonico ticinese. E così è stato. A partire dall’accoglienza in 46

un LAC la cui Hall è stata trasformata in un inedito stage sul quale presentare il progetto multimediale «Tracce», realizzato dall’OSI in collaborazione con il Conservatorio e il CISA (Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive) che prevede una serie video installazioni con performance musicali realizzate in vari angoli cittadini con i quali i musicisti (giovedì sera è stato addirittura il direttore Markus Poschner a farlo) interagiscono. Anche il concerto ha poi presentato delle sorprese: la prima parte è stata infatti consacrata ad una composizione contemporanea, la Sinfonia da camera n. 3 per pianoforte, sax e orchestra d’archi del georgiano Sulchan Nassidse, trascritta da Poschner con il titolo Traces to Nowhere: una composizione non facile, con tratti decisamente ostici ad un ascolto che esula da un contesto di analisi strutturalistica e resa leggermente fruibile unicamente da una piacevole soluzione scenicointerpretativa iniziale (il solista al sax Hugo Siegmeth che ha cominciato a suonare tra il pubblico accompagnato unicamente dal pianoforte dalle tinte molto «bluesy» di Poschner) nonché dall’estrema abilità del complesso ticinese (…)». RSI online, 1. ottobre 2021

«Ha suscitato stupore ed apprezzamento la sorpresa fatta al primo concerto dell’OSI al LAC: un concerto nel concerto per inaugurare il grande progetto dell’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI), Tracce Čajkovskij, che propone una rilettura delle sinfonie del compositore russo attraverso nuove prospettive e con collegamenti insoliti. Il fuoriprogramma apprezzato ha visto il direttore principale OSI Markus Poschner ed il solista al sassofono, Hugo Siegmeth, (in foto a sinistra in alto, mescolato tra la folla) improvvisare musica mentre le persone accedevano al centro culturale. La sorpresa ha dato il benvenuto in sala anche a più di cento nuovi abbonati OSI, oltre ai molti che hanno riconfermato il proprio posto».


Concerto OSI al LAC 02, Markus Poschner, OSI e Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana 21 ottobre 2021

LaRegione, 25 ottobre 2021, Enrico Colombo

«La Valse e Le Sacre assieme fanno appena 50 minuti di musica, ma richiedono una grossa orchestra. Giovedì scorso, nella Sala Teatro del Lac completa, il pubblico ha potuto ammirare il complesso formato unendo l’Orchestra della Svizzera italiana e l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana: una gaddiana “Orchestra di cento professori”, con i fiati, le percussioni, le due arpe chiesti dalle partiture, affiancati da cinquanta archi sulla base di sei contrabbassi. L’evento era stato programmato l’anno scorso e la pandemia costrinse al rinvio di un anno. Forse ciò ha favorito una preparazione più lenta e accurata, un approccio insolito alle due opere in programma. Scrivo questo in forma interrogativa, perché non ho informazioni su quanto e come si sia lavorato per giungere alle stupefacenti esecuzioni di giovedì. Come si sia riusciti a unire il mestiere di orchestrali di lungo corso con lo stupore di studenti di Conservatorio, formare sezioni dell’orchestra così omogenee e così duttili ai richiami del direttore. Markus Poschner ha diretto in modo magistrale. Il suo ampio gesto è sembrato evocare i contesti storici e culturali nei quali le due opere sono nate e hanno attraversato un secolo. Ha trafitto le asprezze timbriche e le ossessioni ritmiche dando risalto agli interventi solistici. Ha tenuto saldamente in mano l’orchestra, senza comandi, solo con inviti. Il pubblico si è lasciato sedurre un po’ lentamente. Si è avvertita qualche sua distrazione nella “Valse”, ma si è fatto sempre più attento nella prima parte del “Sacre” e nella seconda parte ha respirato con il direttore e con l’orchestra. Alla fine ha sciolto un applauso senza ovazioni da stadio, ma interminabile». Il Paese, 12 novembre 2021, Carlo Rezzonico

L’esecuzione ascoltata a Lugano il 21 ottobre è venuta onorevolmente a capo della partitura sotto ogni aspetto: precisione, lucidità e compattezza non sono mai mancate. È stato un atto di coraggio

presentare un lavoro riservato di regola a grandi orchestre di fama mondiale mediante un complesso costituito unendo l’Orchestra della Svizzera italiana e l’Orchestra del Conservatorio, composta ovviamente di strumentisti giovani. In ogni caso l’atto di coraggio ha prodotto risultati ammirevoli, grazie alla perizia e alle capacità interpretative del Poschner, come pure grazie all’impegno e alla disciplina di ogni singolo musicista, Sicuramente ha rappresentato un successo di grande portata essere riusciti a offrire una lettura più che decorosa di un capolavoro musicale a grande dimensione attingendo solo a forze locali. Un caldo elogio merita anche l’esecuzione, in apertura della serata, della «Valse» di Ravel, altra partitura di respiro ampio e non facile interpretazione. Vivissimi gli applausi.

Concerto OSI alle Officine, Baiba Skride - Markus Poschner Bellinzona, 30 ottobre 2021

Ticinonline, 31 ottobre 2021, Fabio Caironi

«Grandi emozioni sabato sera a Bellinzona per il concerto dell’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) nella Cattedrale delle Officine FFS. Un evento che ha permesso di apprezzare ancora di più il fascino di questo stabilimento industriale dove da oltre 100 anni - fu infatti inaugurato nel 1919 - si lavora alla manutenzione delle locomotive ferroviarie, ma che in futuro, nella prevista riqualifica dell’area e il trasferimento delle Officine ad Arbedo-Castione, «potrebbe diventare un nuovo luogo trainante della cultura bellinzonese», secondo l’auspicio della Città di Bellinzona. Folto il pubblico accorso per ascoltare l’OSI: oltre 400 persone, che hanno potuto apprezzare questa prima assoluta nella particolare location per l’orchestra, che si è esibita sotto la direzione di Markus Poschner con la celebre violinista Baiba Skride, presentando alcune opere di Mahler, Korngold e Čajkovskji». LaRegione, 2 novembre 2021, Enrico Colombo

«Onore dunque a Baiba Skride, al direttore e all’orchestra che l’hanno assecondata in una splendida esecuzione. Il suono del violino sempre distinto da quello dell’orchestra, la disinvoltura nei passaggi tecnicamente difficili contrapposti 47


a un’orchestra agile, attenta alla cura dei dettagli. Non un combattimento, secondo l’etimo latino “certamen”, ma una moderna ricerca di relazioni, di stimoli reciproci, insomma un concerto salvato dalle ricadute ottocentesche. Gran finale con la Quinta Sinfonia di Piotr Il’ič Ciajkovskij, già eseguita in concerto al LAC un mese fa. Nonostante l’acustica nelle Officine sia alquanto più ridondante che nella Sala Teatro del LAC, o forse proprio per questo, l’esecuzione di Bellinzona mi è sembrata ancora migliore, quanto meno più emozionante (…). Essenza di un’interpretazione è l’occupazione, anzi la costruzione dello spazio sonoro circostante, che è un’operazione fisica, ma anche psicologica se il direttore oltre all’orchestra sa coinvolgere il pubblico con il suo silenzio assordante. Penso con commozione agli spazi sonori che, a un mese di distanza, Markus Poschner e l’Orchestra della Svizzera Italiana hanno costruito nella Sala Tetro del LAC e nella “Cattedrale” delle Officine».

Concerto OSI al LAC 03, Robert Trevino 11 novembre 2021

Il Paese, 26 novembre 2021, Carlo Rezzonico

Dal PDF allegato, da: «Il direttore Robert Trevino ha effettuato una lettura….Naturalmente molti applausi». LaRegione, 15 novembre 2021, Enrico Colombo «Come hanno affrontato due partiture da noi raramente in programma e la temperie culturale del primo Novecento tedesco la nostra Orchestra e il direttore venuto dal Texas? L’OSI è stata splendida, Robert Trevino è da invitare ancora per quanto possibile. Trovo quasi imbarazzante cercar ogni volta parole di lode per esecuzioni impeccabili ed entusiasmanti. Provo a farlo citando il pubblico raffinato che la nostra Orchestra ha saputo crearsi in pochi anni e che la segue con commozione e affetto. Non ricordo un direttore ospite che in due o tre giorni di prove sia riuscito a riunire un dominio delle partiture e dell’Orchestra come Robert Trevino. L’interpretazione della ‘Verklärte Nacht’ è stata di una drammaticità estrema come il testo poetico che ha ispirato Schönberg (…). Poi per contrasto la ‘Kammersymphonie’, una festa dei colori timbrici 48

dei fiati, che ha riportato il sorriso sui volti degli ascoltatori, li ha invogliati a sgranchirsi le gambe in pausa e prepararsi al gran finale con la Quinta Sinfonia di Mendelssohn. (…) Giovedì sera la gradita sorpresa: Robert Trevino e l’Orchestra della Svizzera Italiana hanno cercato un’interpretazione della Quinta di Mendelssohn, per quanto possibile nuova e irripetibile, legata alle contingenze, allo stato d’animo degli interpreti, degli ascoltatori col loro flagrante silenzio. E affatto nuove sono sembrate le scelte ritmiche e dinamiche, la misura degli interventi solistici. Poi, allo spegnimento dell’ultima nota, felicissimo il gesto di Trevino, immobile con le braccia alzate, per chiedere un lungo silenzio prima di sciogliere l’applauso».

Concerto OSI al LAC 05, Christian Tetzlaff - Markus Poschner 9 dicembre 2021

Corriere del Ticino online, 10 dicembre 2021, Mauro Rossi

«Sala Teatro del LAC stracolma e tanto entusiasmo giovedì sera per il secondo appuntamento del ciclo Tracce con cui l’Orchestra della Svizzera italiana, guidata dal suo direttore principale Markus Poschner, si propone di rendere omaggio al genio compositivo del russo Peter Ilic Ciaikovskij attraverso una rilettura delle sue principali composizioni sinfoniche affiancate da operazioni «multimediali» tese a rinnovare l’abituale struttura dei concerti. Se nel primo concerto del ciclo era stato il sassofonista Hugo Siemeth il protagonista di questi originali introduzioni, questa settimana è toccato al fenomenale violinista tedesco Christian Tetzlaff essere coinvolto oltre che con una strepitosa performance all’interno del meraviglioso Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35, di un’introduzione decisamente originale in quanto a strutturazione (…)». LaRegione, 13 dicembre 2021, Enrico Colombo

«Il corredo espressivo di Christian Tetzlaff come pure l’attuale stato di grazia della nostra Orchestra, soprattutto quando è nelle mani del suo direttore principale, erano noti, quindi prevedibile l’alta qualità dell’interpretazione offerta ai mille ascoltatori di una Sala Teatro completa.


Ma ricorderò questo concerto soprattutto per la lettura profonda, direi quasi introversa della Prima Sinfonia. La ricerca di una poesia che ha poco a vedere con la bellezza, trae anche forza dal fascino discreto di dolci metafore o di tenere allegorie. Markus Poschner ha mostrato di saper tenere a bada il troppo sentimento profuso in una musica, che per quanto concepita come pura, libera sempre emozioni, svela stati d’animo anche se non utilizza un testo. Mi è sembrata davvero una grande interpretazione, che allo spegnimento dell’ultima nota avrebbe meritato un momento di silenzio: è partito invece subito un applauso costellato di ovazioni più adatte agli stadi e alle prime della Scala». Concerto di Natale al LAC, Tarmo Peltokoski 18 dicembre 2021

Parlano di noi

Concerto di Natale dell’OSI Tarmo Peltokoski LAC, 18 dicembre 2021

Corriere del Ticino, 20 dicembre 2021, Mauro Rossi

C’era un’atmosfera diversa, sabato pomeriggio al LAC, rispetto a quella degli abituali appuntamenti con l’Orchestra della Svizzera italiana: meno «ingessata» e più allegra e festosa, anche in virtù di un pubblico differente, composto in buona parte da famiglie con tanto di giovanissimi pargoli al seguito. E non poteva essere altrimenti vista la straordinarietà dell’evento: il Concerto di Natale il cui programma, pur rientrando nella cifra stilistica del complesso sinfonico ticinese, è stato modellato dal giovanissimo direttore chiamato per l’occasione sul podio in modo tale da risultare coinvolgente anche ad una platea normalmente poco avvezza alle sale da concerto. E proprio il direttore - il finlandese Tarmo Peltokoski - è stato la principale sorpresa del pomeriggio musicale: nonostante la giovane età (ventun anni, ma con un fisico minuto che lo fa sembrare poco più che un ragazzino) ha infatti padroneggiato perfettamente la situazione, gestendo il complesso con eleganza e con un tocco di ingenua freschezza che ha reso la scaletta musicale ancora più amabile.

Torna Musik&Theater in versione rinnovata La rivista specializzata in musica classica di lingua tedesca Musik&Theater è tornata in edicola da pochi mesi, con un’edizione totalmente rinnovata sia dal punto di vista grafico che dei contenuti. Ampio lo spazio dedicato all’OSI: nel numero di novembre è apparsa un’articolata intervista al direttore principale Markus Poschner (leggibile anche, in versione tradotta, sulla rivista italiana “Musica” di dicembre 2021), nel secondo numero, di febbraio 2022, si può trovare un’ampia intervista al direttore artistico-amministrativo OSI Christian Weidmann.

osi.swiss/recensioni

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Tutti insieme per ritrovarsi

Assemblea dei soci AOSI il 24 novembre 2021 al LAC Si è svolta il 24 novembre 2021 al LAC l’assemblea annuale dell’Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana (AOSI). Un momento per ritrovarsi e per guardare con rinnovato ottimismo al futuro. I nuovi soci sono sempre i benvenuti! Al centro il presidente Mario Postizzi, insieme al direttore artistico-amministrativo OSI Christian Weidmann (a destra) e Flavio Mazzoni, responsabile amministrativo AOSI. Nel corso dell’assemblea c’è stato anche un apprezzato intermezzo musicale con la violoncellista OSI Vanessa Hunt Russell ed Erick Martinez Olivo, sostituto primo contrabbasso OSI.

© OSI /F. Fratoni

Desidero aderire all’Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana:

osi.swiss/amici

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EVENTO ESCLUSIVO ABBONATI Porta un amico non abbonato!

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2 APRILE 2022

PRELAZIONE ABBONAMENTI 2022/23

SAVE THE DATE


Orchestra della Svizzera italiana Stagione 2021/22

Direttore principale Markus Poschner

Musicisti

VIOLINI Robert Kowalski Konzertmeister, Tamàs Major Konzertmeister, Walter Zagato Sostituto spalla, Vasyl Zatsikha Prima parte, Hans Liviabella Prima parte, Barbara Ciannamea-Monté Rizzi Sostituto prima parte, Irina Roukavitsina-Bellisario, Duilio Galfetti, Fabio Arnaboldi, Katie Vitalie, Denis Monighetti, Piotr Nikiforoff, Ekaterina Valiulina, Vittorio Passerini, Marco Norzi VIOLE Jan Snakowski Prima parte, Ivan Vukčević Prima parte, Bianca Marin Sostituto prima parte, Aurélie Adolphe, Andriy Burko VIOLONCELLI Johann Sebastian Paetsch Prima parte, Luca Magariello Prima parte, Felix Vogelsang Sostituto prima parte, Vanessa Hunt Russell CONTRABBASSI Enrico Fagone Prima parte, Jonas Villegas Prima parte, Erick Martinez Olivo Sostituto prima parte FLAUTI Bruno Grossi Prima parte, Alessandra Russo Prima parte OBOI Marco Schiavon Prima parte, Federico Cicoria Prima parte CLARINETTI Paolo Beltramini Prima parte, Corrado Giuffredi Prima parte FAGOTTI Alberto Biano Prima parte, Enrico Bassi Prima parte CORNI Zora Slokar Prima parte, Vittorio Ferrari Prima parte TROMBE Serena Basandella Prima parte, Sébastien Galley Prima parte TIMPANI Louis Sauvêtre Prima parte

Staff

Christian Weidmann Direttore artistico-amministrativo Samuel Flury Vicedirettore Barbara Widmer Responsabile di produzione Alessandra Zumthor Responsabile comunicazione Maurizio Gilardi Informatica e multimedia Ivan Lukic Contabilità Remo Messi Ispettore d’orchestra Mariella Bianchetti Assistente di produzione Marta Hurle Assistente di produzione Camilla Domenicucci Stagiaire

Consiglio di Fondazione Mario Postizzi Presidente Marco Netzer Vicepresidente Manuele Bertoli Riccardo Biaggi Raffaella Castagnola Rossini Roberto Badaracco Barbara Gabrielli Michele Rossi Lady Cristina Owen-Jones Alessandra Russo

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Partner

Partner tecnici Galleria Anfitrite, Lugano Ottici Bistoletti, Lugano Gioielleria @ Berardi 1999, Lugano Farmacia Internazionale Bordoni, Lugano Quartiere Maghetti, Lugano 54


Finanziatori OSI

Altri Comuni Bellinzona Chiasso Locarno Mendrisio

SRG SSR e RSI sostengono l’OSI in qualità di acquirenti di prestazioni

Sponsor Sponsor Principale

Iniziative per bambini e famiglie e sponsor di serata

Musikvermittlung sowie Jugend- und Talentförderung Eine kulturelle Stiftung

OSI - Locarno Film Festival

Hospitality Partner

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