OSI.swiss - Il magazine dell'Orchestra della Svizzera italiana 02|21

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Il magazine dell’Orchestra della Svizzera italiana

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BREGUET.COM

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MARINE 5887

breguet inventore del tourbillon


EDITORIALE

Trent’anni di FOSI: anche dal passato uno slancio per il futuro Stimato pubblico, care amiche e cari amici dell’OSI, la storia è il collegamento tra passato e presente. Fatta di tanti singoli racconti, ci narra ciò che è già avvenuto: spesso dobbiamo reinterpretarla, qualche volta semplicemente rileggerla. Non di rado, tuttavia, essa resta di grande attualità anche nel presente. Proprio questo accade con il nostro magazine OSI.swiss. Vogliamo raccontare storie: e attraverso le storie del nostro passato, non soltanto non dimenticarlo, ma anzi capirlo meglio – per poi tornare a narrare le storie del presente, renderle visibili e così creare le basi per il nostro futuro. Quando leggo quello che hanno vissuto negli anni alla FOSI (Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana) i miei due predecessori Pietro Antonini e Denise Fedeli (vedi articolo a pag. 36), quali sfide hanno dovuto affrontare e quali soluzioni hanno trovato per rendere possibile l’esistenza dell’OSI quale la conosciamo oggi, non posso non notare che la storia sembra ripetersi. Anche oggi, per noi si tratta di uscire da una sorta di “gabbia dorata” e rendere la musica accessibile a tutti, anche a quelli - come nota Pietro Antonini - che non hanno nessun rapporto con essa. O ancora, si tratta di confermarsi una locomotiva per la cultura della Svizzera italiana, uno degli obiettivi di Denise Fedeli, mantenendo allo stesso tempo una qualità ai massimi livelli. Quello che muta semmai sono le circostanze, i mezzi tecnici e tecnologici, la velocità stessa - forse - del cambiamento. Anche in tale prospettiva, questo numero del magazine mette in evidenza la via che abbiamo intrapreso. Oltre alla musica, diamo la parola (e non solo quella: diamo anche libertà d’azione) a speciali personalità creative, per portare tutti insieme l’OSI in un futuro di successo. Con il fotografo Kaupo Kikkas, negli scorsi mesi le musiciste e i musicisti

dell’OSI hanno esplorato la Svizzera italiana da nuove prospettive, mentre nei prossimi mesi l’Orchestra continuerà ad apparire in altre località attraverso, per così dire, il suo sguardo. Per il celebre fotografo e artista internazionale, questa visibilità attraverso le foto contribuisce non da ultimo anche all’efficacia della comunicazione in ambito musicale (vedi pag. 22). Il musicologo Christoph Flamm, da parte sua, sostiene il nostro Direttore principale Markus Poschner e le musiciste e i musicisti dell’OSI nel comprendere a fondo la storia interpretativa dell’opera sinfonica di P. I. Čajkovskij (vedi l’intervista a pag. 5). In questo modo vogliamo imparare a rileggere questo compositore con occhi nuovi e a riascoltarlo con un orecchio estremamente attento, perfettamente in linea con il grande successo di Rileggendo Brahms (cfr. pag. 10). Dal creative chair del nostro progetto pluriennale Tracce, Andrea Molino, scopriremo il ruolo di un’orchestra sinfonica nella società moderna, nel testo L’OSI è un’Agorà (pag. 9). Orgoglioso del nostro passato, pregusto un futuro che ci porterà tantissime belle esperienze, ricordi impagabili. Con gli occhi, con le orecchie e speriamo molto spesso con brividi d’emozione: perché alla fine è questo il motivo per cui facciamo quello che facciamo. Spero di vedervi presto nella sala da concerto, di cuore

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Christian Weidmann Direttore artistico-amministrativo OSI osi.swiss/magazin-deutsch

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Indice 3

Editoriale Anche dal passato uno slancio per il futuro

di Christian Weidmann, Direttore artistico- amministrativo OSI

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Tema e variazioni Tracce — Čajkovskij Intervista al musicologo Christoph Flamm di Nicola Cattò

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L’OSI è un’Agorà di Andrea Molino, Creative chair Tracce

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In sala di registrazione di Markus Poschner, Direttore principale OSI

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Ripartono le stagioni dell’OSI

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di Mario Branda, Sindaco di Bellinzona

di Massimo Zicari

Saluto della Città di Bellinzona

Dietro un paravento blu i futuri professori OSI

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Brindisi di San Silvestro con West Side Story

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I concerti da settembre a gennaio 2022

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L’OSI attraverso lo sguardo di Kaupo Kikkas di Kaupo Kikkas, fotografo, visual artist OSI

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Toccata e fuga Conosciamo... Serena Basandella

Vita dell’Orchestra Tra premi, pensionamenti e nuovi arrivi

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Trent’anni di FOSI di Alessandra Zumthor

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Con la SUPSI fra social media e videostreaming di Laura Luoni e Anna Piccaluga-Piatti

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La musica nella CORSI Intervista a Luigi Pedrazzini, Presidente CORSI

OSI.swiss, magazine edito dalla Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana via Canevascini 5, 6900 Lugano Contatto: osi@osi.swiss

Pubblicazione trimestrale in lingua italiana

Distribuzione: abbonati, amici e pubblico dell’OSI, partner, finanziatori e sponsor OSI (vedi pp. 58-59), Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, diversi studi professionali della Svizzera italiana

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Concerto in classe: Pierino e il lupo di Roberta Gandolfi

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L’Orchestra I musicisti, lo staff, il Consiglio di Fondazione

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Abbonamenti

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La pagina degli AOSI Cartolina dal LAC

di Mario Postizzi, Presidente Associazione degli Amici dell’OSI

Partner, finanziatori e sponsor OSI Coordinamento: Coord. artistico:

Alessandra Zumthor, OSI Barbara Widmer, OSI

Contributi scientifici: Nicola Cattò, Roberta Gandolfi Vellucci, Giovanni Gavazzeni, Massimo Zicari Fotografie:

Kaupo Kikkas Cover: davanti al San Salvatore pag. 5: alla Stazione di Lugano pag. 14: alle Officine di Bellinzona pp. 20-21: Monte Tamaro, Cappella S. Maria degli Angeli (arch. Mario Botta) pag. 26: Serena Basandella, prima tromba OSI pag. 34: sul lungolago di Lugano pag. 55: sulle scalinate del LAC

Sponsoring:

Samuel Flury, OSI

Grafica:

Stampa: 4

Dietro le quinte L’OSI come non l’avete mai vista

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di Christian Weidmann, Direttore artisticoamministrativo OSI

Impressum

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Tiratura:

visiva.ch Maurizio Gilardi, OSI

Fontana Print SA, Pregassona

8’000 copie


Alla ricerca del suono originale del grande compositore russo: intervista al celebre musicologo Christoph Flamm

Tema e variazioni

Nicola Cattò

Tracce — Čajkovskij

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Prendendo spunto dal fortunato progetto portato avanti dall’OSI e da Markus Poschner nella stagione 2015/16, potremmo ribattezzare Rileggendo Čajkovskij quanto il pubblico avrà la fortuna di ascoltare nei prossimi mesi al LAC, sotto la denominazione Tracce : una proposta di alcuni grandi lavori sinfonici del compositore russo partendo da un riesame delle fonti musicali e, insieme, da una nuova veste sonora, legata sia ad un organico orchestrale meno massiccio di quanto “imposto” dalla tradizione russo-sovietica, sia ad una capacità di smarcarsi dalle tradizioni più superficiali. Per approfondire l’argomento, abbiamo parlato con il professor Christoph Flamm, docente all’Università di Heidelberg e impegnato da tempo nella ricostruzione dell’Urtext (letteralmente, testo originale) delle opere di Čajkovskij. Ma cos’è davvero un Urtext? Secondo il filologo Jonathan Del Mar, si tratta di «un’edizione che esamina in modo accurato ed esaustivo tutte le fonti originali, in modo da presentare il testo che, applicando tutte le competenze di cui si è capaci, si avvicini il più possibile alle intenzioni finali del compositore». Ma perché, professor Flamm, questo dovrebbe interessare l’ascoltatore medio? Perché anche lo spettatore 6

Tema e variazioni

medio è interessato ad ascoltare solo quello che ha scritto davvero il compositore, non aggiunto o cambiato da editori o interpreti, ed è interessato che non ci siano falsificazioni. Esiste, ovviamente, l’interpretazione artistica, ma le fonti devono essere quelle originali. Spesso, però, ciò non succede: diciamo che magari il 95% delle note e dei segni coincidono in tutte le edizioni di una partitura, ma è il restante 5% che fa la differenza. Ed in Čajkovskij questo si è fatto molto raramente… Negli anni ’70 l’Unione Sovietica realizzò una pubblicazione integrale delle opere di Čajkovskij, cercando di analizzare criticamente le fonti, ma questo riuscì solo parzialmente: ne sortì un

lavoro più per le biblioteche che volto davvero a influenzare la prassi esecutiva. Fu realizzata soltanto la partitura, ma non il materiale orchestrale. Perché ha deciso di occuparsi di Čajkovskij? Per puro caso. In Germania esiste, dagli anni ’90, una ČajkovskijGesellschaft che mi ha proposto di occuparmi più regolarmente del compositore: da allora sono - per così dire - in diretto contatto con lui… In più la casa editrice Breitkopf & Härtel mi chiese di realizzare l’edizione critica di una sinfonia: accettai scegliendo la Quinta, che già allora conoscevo a memoria poiché mio figlio suonava il violoncello in orchestra, oltre ad essere un pezzo di comune repertorio.


Dove si trovano le fonti primarie per realizzare l’Urtext della musica di Čajkovskij? Quasi tutte in Russia, o al Museo Glinka di Mosca (dal 2018 “Museo nazionale russo di musica”) oppure a Klin, alla casa-museo Čajkovskij, che è oggi un istituto di ricerca. Vi si possono trovare gli autografi e le prime edizioni a stampa di quasi tutta la musica del compositore russo. Per la Quinta ho lavorato a Mosca.

Nella prossima stagione l’OSI proporrà le Sinfonie nn. 1, 5, 6, il Manfred e il Concerto per violino: qual è lo stato delle fonti per queste partiture? Molto vario: per il Concerto per violino abbiamo da poco tempo a disposizione un’edizione critica che costituisce uno dei primissimi frutti di un nuovo progetto editoriale intrapreso in Russia da qualche anno, una nuova edizione critica accademica delle opere complete.

Un interno della casa-museo Čajkovskij a Klin, in Russia. Vi si può vedere il pianoforte suonato dal compositore. Oggi la dimora è un istituto di ricerca. In basso, la chiesa di Klin. Nel riquadro, il musicologo Christoph Flamm.

Per la Quinta, come le dicevo, c’è la mia versione, mentre della Prima e della Sesta non esistono edizioni moderne. La Prima sinfonia, poi, esiste in due versioni distinte: varrebbe la pena riascoltare la prima? Della versione originale della Prima sinfonia non abbiamo il manoscritto, solo una copia, e dal punto di vista filologico non è facile capire quanto sia autentica: tuttavia sarebbe interessante conoscerla maggiormente. So che è stata anche incisa, ma la musicologia è ancora all’inizio a tal proposito: non è da escludere che esistano varie “tappe” di questa prima versione. Ma non è l’unico grattacapo cui la filologia čajkovskiana ci mette di fronte: basti pensare alle Variazioni Rococò, in cui il violoncellista Wilhelm Fitzenhagen è intervenuto pesantemente, sia modificando la riduzione pianistica, poi orchestrata (o riorchestrata?) da Čajkovskij, sia all’atto esecutivo (alterando anche l’ordine delle variazioni). Il compositore

ne fu così frustrato che decise di lasciare la partitura al suo destino: ma ancora oggi è difficile ricostruire le intenzioni originali di Čajkovskij, che abitualmente chiedeva consiglio ai virtuosi per cui scriveva i suoi grandi Concerti, talora accettandone alcuni utili ritocchi. Già: la filologia deve distinguere tra cosa è autentico, cosa è spurio, cosa non è accettabile… Penso per esempio alla “versione Auer” del Concerto per violino, che ha influito molto sulla fortuna di quella partitura. Assolutamente sì: il Concerto fu pensato non per Leopold Auer, ma per il violinista Iosif Kotek, e modellato sulle sue capacità esecutive. Comunque abbiamo testimonianze dirette del fatto che, quando furono altri solisti ad eseguirlo, Čajkovskij introdusse modifiche ad hoc. Nel caso della Sesta sinfonia, egli fece delle modifiche nel secondo e terzo movimento dopo la prima esecuzione: quindi, cosa è “più autentico”? 7


Il pensiero originale o le alterazioni successive? Non è facile, oggi, prendere una posizione netta in sede esecutiva. Ovviamente, il compositore considerava anche le possibilità divergenti degli spazi musicali dove le sue opere venivano eseguite, aggiustava il materiale sonoro secondo la diversa acustica (come faceva anche Mahler, per esempio). Per quanto riguarda la Quinta, Čajkovskij ne fu dapprima soddisfatto e poi, in breve tempo, profondamente deluso: fra chi la ascoltò, alcuni come Taneev reagirono con entusiasmo, mentre altri affermarono che non era il “vero” Čajkovskij. Quindi velocemente accantonò la partitura per dedicarsi alla Sesta: tuttavia, per l’ultima esecuzione ad Amburgo, fece dei tagli nel finale che ci sono stati trasmessi grazie alla partitura di Mengelberg, il grande direttore olandese, il quale affermò di avere ricevuto queste indicazioni tramite Modest Čajkovskij, il fratello del compositore, che gli mostrò la partitura originale. Oggi non possiamo sapere con certezza quanto Mengelberg abbia copiato scrupolosamente e quanto sia intervenuto di proprio pugno, tuttavia la sensazione è che la “versione Mengelberg” corrisponda alle intenzioni di Čajkovskij e sia quindi praticabile anche oggi in sede esecutiva. La musica di Čajkovskij è sempre stata suonata moltissimo: in qualche modo questo ha fatto sì che si incrostassero cattive abitudini esecutive? La vera difficoltà sta nel ricostruire quale fosse il 8

Tema e variazioni

suono dell’orchestra negli anni ’90 dell’Ottocento in Russia. Per quanto riguarda alcuni strumenti - per esempio i contrabbassi - è importante prendere in considerazione i modelli dell’epoca. Poi possiamo sapere quanti musicisti suonavano nelle orchestre (Čajkovskij è molto preciso nell’indicare quanti strumentisti sono richiesti in ogni sinfonia): ma al di là dei numeri è importante immaginare l’ideale sonoro. Come erano i contrasti? Esacerbati o smussati? Le transizioni nette o sfumate? Non è facile saperlo: noi siamo abituati a decenni di “suono sovietico” che, specie in epoca staliniana, ha monumentalizzato il suono di Čajkovskij, facendo perdere le sottigliezze e la dimensione cameristica che questa musica avrebbe in sé. E questa tendenza all’enfasi, al pathos ha presto caratterizzato molte esecuzioni anche fuori dall’Unione Sovietica.

delle facce della musica russa. Per molti lo fu, per altri molto poco, considerando invece un compositore come Musorgskij un simbolo molto più autentico dello spirito e della cultura russa. Čajkovskij fu cosmopolita, con il suo amore per la musica francese, italiana, per Mozart: non era un nazionalista come i componenti del “Gruppo dei cinque”, ma voleva staccarsi dalla tradizione sinfonica austro-germanica. Fu un uomo complicato: il finale trionfale della Quinta mostra evidenti contraddizioni semantiche, visto che un tale trionfo non è facile da capire dopo il persistente ritorno del motivo “del fato” in ogni movimento, mentre quello della Sesta corrisponde alla sua indole melanconica. Nella sua musica ci sono diverse idee, diversi principi

estetici che si scontrano: e la Quinta è un tentativo di farli convivere. Quanto al giudizio di valore, fu Adorno a esprimersi in maniera severa: ma oggi i tempi sono cambiati e, se in passato l’unico standard visto dalla prospettiva “tedesca” era la tradizione beethoveniana, oggi si ha una prospettiva più varia e diversa; per questo Čajkovskij è molto rispettato anche come sinfonista.

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Quindi le dimensioni dell’OSI potrebbero essere ideali per questo processo di ricostruzione del suono originale? Assolutamente sì! Nelle Sinfonie ci sono molti punti in cui la trasparenza è fondamentale, in cui il direttore deve badare alle sottigliezze, alla precisione, senza appesantire: in questo Markus Poschner è un direttore ideale. Nella seconda metà del ‘900 Čajkovskij era visto da una certa intellighenzia come musicista sentimentale, mediocre, troppo popolare: oggi, secondo lei, come lo si vede? Una specie di simbolo della musica russa? Non è facile rispondere: Čajkovskij è solo una

Una pagina autografa di Cajkovskij dal Finale della Quinta sinfonia, con le correzioni e i ripensamenti dell’autore.


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Tracce —

L’OSI è un’Agorà di Andrea Molino Creative chair Tracce

L’Orchestra della Svizzera italiana non è solo un luogo di conservazione, di cura e di interpretazione di un prezioso e meraviglioso patrimonio musicale e culturale. Molto di più: è un centro di incontro e di confronto per la collettività, partecipe della complessità del suo presente e orientato verso il suo futuro. L’OSI esiste nel contesto sociale, urbanistico ed economico del territorio nel quale si trova ad operare; vive nell’ambito di una comunità e grazie alle risorse da lei messe a disposizione; contribuisce attivamente alla definizione dell’identità di questa comunità e la rappresenta verso l’esterno, sia a livello nazionale che internazionale; è un osservatorio sociale ed un’officina di creatività e di ricerca; è un luogo dove la collettività può definire, osservare ed elaborare tematiche ed istanze che le sono rilevanti. In questo senso, è, vuole e deve essere un’entità politica. L’OSI è un’Agorà. Già nel 2019, nella concezione del Ludwig van Festival, ci siamo confrontati in modo esplicito con queste istanze, mettendo in gioco una drammaturgia interdisciplinare, intermediale e innovativa; il risultato ci è sembrato particolarmente incoraggiante, per non dire entusiasmante. Su quello slancio cominciamo ora un viaggio che, per le prossime due stagioni, abbiamo deciso di chiamare Tracce . Come allora, con Beethoven, l’ispirazione nasce da una intuizione radicata nel repertorio: in questo caso il progetto di Markus Poschner di eseguire con l’OSI l’integrale delle Sinfonie di Čajkovskij, compresa la monumentale Manfred-Symphonie. Una caratteristica particolarmente importante della drammaturgia del

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progetto, accanto alla declinazione dei capolavori di Čajkovskij in ambito contemporaneo, è l’attenzione al tema del “viaggio”, prendendo spunto per esempio dalle numerose permanenze di Čajkovskij in Svizzera e, di conseguenza, il coinvolgimento di luoghi diversi come elementi – non solo drammaturgicamente ma intrinsecamente, fisicamente – narrativi. Il luogo dove un evento ha... luogo diventa così parte integrante del contenuto dell’evento stesso; come amo dire, «il contesto è parte del testo». Uno di questi luoghi, naturalmente, sarà la stessa Lugano: già per la prima tappa del progetto, a settembre, l’OSI realizzerà per esempio delle registrazioni audiovisive in diversi luoghi identificanti della città, iniziando così un dialogo artistico e narrativo con la realtà del proprio territorio, dialogo che intendiamo sviluppare ad ampio raggio nel futuro. Due altri elementi fondamentali sono appunto l’interdisciplinarietà e l’intermedialità da un lato e l’utilizzo artistico della tecnologia digitale dall’altro. L’interazione organica tra diverse discipline – in particolare tra la musica, il linguaggio audiovisivo e l’arte digitale – vuole andare molto al di là sia di un utilizzo decorativo, troppo spesso presente in progetti multimediali, sia dell’ingenuità con la quale i mezzi digitali sono stati sfruttati dalle istituzioni culturali in tutto il mondo durante i mesi passati, più per forza che per volere, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia della quale stiamo vivendo, speriamo, la fase finale. Per tutti questi motivi l’OSI ha invitato a collaborare, come già fatto due anni fa, diverse realtà ticinesi come il CSI - Conservatorio della Svizzera italiana e il CISA -

Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive di Locarno; altre ne seguiranno, ad ampio raggio e anche al di fuori dell’ambito specificatamente artistico e culturale. Il desiderio di interagire in modo continuativo e strutturale con le forze vive della regione conferma da un lato l’identità interdisciplinare del progetto e dall’altro, come si diceva, la sua vocazione e la sua anima politica (naturalmente nel senso originale del termine: pertinente alla polis, alla comunità) e sociale. Non sappiamo ancora esattamente dove ci porterà tutto ciò; probabilmente non è nemmeno così importante saperlo, in questo momento di inizio e di slancio. Ci auguriamo che la strada possa essere lunga e appassionante; certo è che siamo convinti che sia una strada necessaria per fare sì che un’istituzione come un’orchestra sinfonica possa operare in modo significativo ed efficace nell’affascinante complessità del proprio territorio e del mondo contemporaneo.

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In sala di registrazione: la Quinta di Čajkovskij

di Markus Poschner Direttore principale OSI

L’intenso confronto con la Quinta sinfonia di Čajkovskij a fine agosto 2021, per prepararci alla registrazione su CD presso l’Auditorio Stelio Molo RSI a Lugano, è stato una di quelle rare “rivelazioni” che si verificano in ambito artistico. Questa sinfonia così famosa, certamente la più nota del grande compositore russo, ci è apparsa ripetutamente come l’incontro con una persona completamente sconosciuta, che per la prima volta svelasse qualcosa di un segreto fino ad allora gelosamente custodito. Durante le prove abbiamo continuato a meravigliarci di quante nuove prospettive, colori e livelli di significato emergessero improvvisamente davanti a noi, con la sensazione di mettere piede in un territorio del tutto inesplorato, e questo proprio dinnanzi a uno dei maggiori monumenti del repertorio classico. Questo approccio straordinario è stato reso possibile innanzitutto grazie alla nuova edizione critica appena uscita ad opera di Christoph Flamm (cfr. intervista alle pp. 5 – 8): sono state messe a disposizione nuove fonti, sono venute alla luce importanti connessioni trasversali e ora lo sguardo sulla partitura può avvenire da prospettive inedite.

Naturalmente, già da tempo Čajkovskij ci era apparso come il candidato ideale da mettere con urgenza sotto la lente, e in modo finalmente più preciso, dato che le sue opere sono spesso divenute vittime inconsapevoli di letture postromantiche. Una tendenza equivoca e diffusissima, portata avanti per lo più sotto la copertura della cosiddetta “tradizione”, che conosciamo bene anche da altri ambiti sinfonici con cui ci siamo confrontati di recente (Rileggendo Brahms). Ma qui la sorpresa è stata ancora più grande: con la sua Quinta sinfonia, la complessa personalità artistica di Piotr Il’ič Čajkovskij ci ha lasciato un’opera dalle ombreggiature le più disparate, le strumentazioni più audaci, oltre a una lungimiranza formale incredibile. In sintesi, ci ha lasciato una sorta di “profilo psicologico” sonoro sull’eterno conflitto dell’individuo con il proprio destino. E così, in anticipo sui suoi tempi, Čajkovskij aprì la via alla visione di un Gustav Mahler, e poi su su negli anni fino ad Alban Berg. Il suo atteggiamento mentale cosmopolita, ispirato da ogni cultura con cui entrò in contatto, gli fornì la necessaria libertà ideologica, permettendogli in seguito di elaborare il proprio inconfondibile stile personale.

«L’intenso confronto con la Quinta sinfonia di Čajkovskij è stato una di quelle rare “rivelazioni” che si verificano in ambito artistico».

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Ripartono le stagioni dell’OSI di Christian Weidmann Direttore artistico-amministrativo OSI

Con il sassofono di Hugo Siegmeth e il direttore principale Markus Poschner prende avvio il 30 settembre la stagione OSI al LAC 2021/22.

Dopo un’estate quanto mai variegata, con a giugno il primo concerto di nuovo dal vivo davanti al pubblico al LAC, e poi le esibizioni per Ticino DOCG nel Mendrisiotto e a Bellinzona, il grande successo al Locarno Film Festival e gli Open Air a Lugano, Bellinzona e Carona, a settembre, con l’arrivo dell’autunno, entriamo di nuovo nel vivo delle stagioni regolari dell’OSI.

OSI al LAC e OSI in Auditorio

Come la stagione estiva, anche quelle regolari si distinguono per una straordinaria ricchezza di proposte e una magnificenza di colori e atmosfere musicali. C’è di che rallegrarsi per questi concerti meravigliosi, con solisti e direttori fantastici! Scegliere quali siano i migliori è semplicemente impossibile. Dando uno sguardo all’insieme del cartellone (pp. 18-19) possiamo però individuare alcuni momenti di spicco cui prestare particolare attenzione. A settembre e all’inizio di ottobre siamo ospiti presso due dei più importanti festival di tutta la Svizzera, le Settimane Musicali di Ascona, alle quali sin dall’inizio della rassegna, 76 anni fa, l’OSI è legata da uno Tema e variazioni

stretto rapporto di collaborazione oltre che di amicizia, e il festival Septembre Musical di Montreux, dove l’OSI si è ritrovata in compagnia delle migliori orchestre svizzere, tra cui la Tonhalle Orchester di Zurigo, l’Orchestre de la Suisse Romande o la Sinfonieorchester di Basilea. Nello stesso periodo prende avvio la stagione in abbonamento OSI al LAC, nella cui prima parte, fino a dicembre, riempiremo per cinque volte il LAC con i nostri abbonati e abbonate vicini all’OSI da anni, ma anche con quelli nuovi, particolarmente numerosi negli ultimi tempi, e con tutti coloro che magari in futuro vorranno diventarlo. Per chi fosse interessato, segnaliamo che le abbonate e gli abbonati non solo hanno il posto garantito e non devono più preoccuparsi di trovare un biglietto ai nostri concerti, sempre affollati, ma possono anche approfittare di numerosi altri vantaggi (vedere a pag. 56). Dopo lo spettacolo di balletto Lo Schiaccianoci a dicembre e il tradizionale Concerto di San Silvestro a fine anno, entrambi splendidi esempi della proficua collaborazione tra l’OSI e il LAC, a gennaio cambieremo registro con quattro concerti più “intimi” nel leggendario Auditorio Stelio 11


Molo RSI a Lugano Besso. In nessun altro posto il nostro pubblico è così vicino anche fisicamente - all’Orchestra come in Auditorio.

Vecchie e nuove conoscenze

Non solo all’interno dell’Orchestra trovate volti nuovi (cfr. a pag. 35, Vita dell’Orchestra, i nuovi arrivi): anche la nostra „lista degli ospiti“ ci porta nuove conoscenze. Lavorano infatti per la prima volta con la nostra OSI i direttori d’orchestra Thomas Søndergård (subentrato a David Zinman), Baldur Brönnimann, Robert Trevino, Rune Bergmann e Riccardo Minasi, così come il violinista Christian Tetzlaff e, dalla Svizzera, l’astro nascente del belcanto internazionale, la soprano Regula Mühlemann. Nella serie di concerti Play&Conduct di gennaio faremo inoltre la conoscenza di una personalità musicale come Bejun Metha, nella doppia funzione di solista e direttore d’orchestra che tanto ispira musicisti e pubblico. Da parte sua Robert Kowalski, Konzertmeister dell’OSI, partecipa a questa speciale serie di concerti non come un volto nuovo, ma in un ruolo inedito: per la prima volta all’interno di una stagione guiderà i „suoi“ archi dal podio, oltre che come solista. Non meno gioia ci procura la collaborazione con artisti con i quali negli anni è cresciuta e si è consolidata una stretta collaborazione e amicizia, come Emanuel Pahud, François Leleux, Sergey Krylov o Ilya Gringolts. Infine, il concerto in abbonamento ad ottobre insieme all’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana, con la monumentale Sagra della primavera di Stravinskij, è l’esempio lampante della collaborazione sempre più stretta fra l’OSI e questo centro di formazione musicale ormai irrinunciabile per la Svizzera italiana.

concerto in abbonamento OSI al LAC, o per meglio dire in vista di quel concerto… lasciatevi sorprendere. Tracce vuole darci la possibilità di iniziare un processo che ci permetta di sperimentare con i contenuti dei concerti, le convenzioni e i “rituali” di ascolto. Ci apprestiamo col nostro pubblico e oltre a un viaggio in cui cercheremo delle tracce, ma allo stesso tempo ne lasceremo. L’esito di questo viaggio è incerto, sappiamo però che ci porterà anche fuori dal LAC, non solo per le vie della città di Lugano, ma anche in altre parti della Svizzera italiana, e poi oltre il San Gottardo per tutta la Svizzera (vedere a pag. 9 le parole del creative chair di Tracce, Andrea Molino). Tutto questo con il sostegno della Città di Lugano e in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI) e il CISA – Conservatorio internazionale di Scienze Audiovisive. Ci sarà anche una Traccia all’estero, una breve tournée a Udine a fine ottobre con la Quinta sinfonia e la violinista Baiba Skride.

«Tracce vuole darci la possibilità di sperimentare con i contenuti dei concerti, le convenzioni e i “rituali” di ascolto».

Cercare Tracce, lasciare Tracce

Un discorso a parte meritano i concerti col nostro Direttore principale Markus Poschner, non solo quelli dei prossimi mesi ma globalmente dei prossimi due anni, che abbiamo deciso di riassumere sotto il titolo Tracce. Tanto più il titolo suona libero ed esteso – con il concetto di «tracce» possono essere messe in relazione moltissime cose – tanto più ci ripromettiamo di ottenere da questo progetto risultati fuori dal comune. Il punto di partenza, dopo qualche anticipazione estiva, cade col primo 12

Tema e variazioni

Christian Tetzlaff.

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Baiba Skride in un recente concerto con l’OSI.

Robert Trevino.

«Uno dei punti forti dell’Orchestra della Svizzera italiana è la collaborazione, da molti anni, con altre istituzioni culturali del territorio».

Insieme siamo più forti

Uno dei punti forti dell’Orchestra della Svizzera italiana è la collaborazione, da molti anni, con altre istituzioni culturali del territorio (si può vedere la lista dei partner a pagina 58). Il legame con il LAC è particolarmente forte nell’ambito dei concerti per le famiglie, i bambini e le scuole (tra l’altro a novembre è in programma l’attesa Passeggiata musicale, un percorso teatrale-musicale per tutta la famiglia attraverso il LAC, grazie all’ottima collaborazione con OGGIMUSICA e inserito nel programma di LAC edu). Oltre a ciò, l’OSI ha relazioni e amicizie in tutta la Svizzera italiana, per esempio d’estate con la grande occasione di visibilità internazionale al Locarno Film Festival, oppure a novembre con il piccolo ma raffinato festival Chitarre dal mondo, o ancora il festival La Via Lattea a Lugano.

di portare a termine il progetto Casanova e l’Albertolli di Richard Flury, con Diego Fasolis, progetto messo forzatamente in pausa causa COVID. Inoltre a dicembre sono previste registrazioni con la famosa etichetta discografica ECM, con la pianista Anna Gourari impegnata in opere di Paul Hindemith. Lasciatevi ispirare da queste righe e scoprite di più voi stessi sulla prossima stagione dell’OSI! Sfogliate questo magazine, visitate regolarmente il nostro sito, iscrivetevi alla nostra newsletter. E soprattutto, godetevi i nostri concerti, a cui non vediamo l’ora di incontrarvi al più presto!

L’OSI a casa vostra

Solo poche produzioni non sono accessibili dal vivo al nostro pubblico, ma restano riservate al piacere di una fruizione casalinga – o persino per la strada. Accanto alla registrazione a fine agosto della Quinta sinfonia di Cajkovskij (vedi pag. 10), nei prossimi mesi avremo finalmente modo 13


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SALUTO DELLA CITTÀ DI BELLINZONA

Un legame sempre più forte

Una collaborazione nata anche un po’ per caso sta mettendo radici sempre più profonde. Mi riferisco a quella tra l’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) e la Città di Bellinzona, la quale ha il piacere di ospitare quest’importante formazione musicale da ormai qualche anno. I primi contatti risalgono infatti a una decina di anni fa, ma fu solo nel 2013 che Bellinzona ospitò per la prima volta il tanto apprezzato concerto del Venerdì Santo all’interno della Chiesa Collegiata. Un’occasione nata dalla necessità di trovare un luogo alternativo alla sede tradizionale di questo evento – la Cattedrale di San Lorenzo a Lugano – nel corso degli importanti lavori effettuati in quegli anni. Un’esperienza che ha regalato momenti di grande musica ma anche prestigio alla nostra Città grazie alla diffusione del concerto in eurovisione e, due giorni dopo, alla diretta della messa pasquale in tutta la Svizzera. Il successo è stato subito evidente e la Chiesa Collegiata, nel frattempo sottoposta a

interventi di rifacimento dell’illuminazione che l’hanno ulteriormente valorizzata, si è dimostrata all’altezza di uno degli appuntamenti più attesi dell’anno nel panorama musicale ticinese. Un successo che si conferma di anno in anno, basti pensare alla partecipazione di pubblico sempre molto importante. Proprio per permettere a più persone di vivere direttamente questa esperienza, la Città in accordo con l’OSI ha introdotto la possibilità di assistere alla prova generale della sera prima. Il concerto del Venerdì Santo – che a causa della pandemia non si è potuto organizzare negli ultimi due anni – ha dato il “la”, per rimanere in ambito musicale, ad altre apprezzate presenze dell’Orchestra sul nostro territorio. Mi riferisco in particolare ai concerti nella Chiesa di San Biagio, i cui lavori di restauro sono stati festeggiati nel 2018 proprio alla presenza dell’OSI, sottolineando così il valore storico e culturale di questo edificio sacro amato dai Bellinzonesi. La collaborazione tra OSI

e Città di Bellinzona ha fatto nascere, sempre nella Chiesa di Ravecchia, anche la rassegna di concerti OSI in San Biagio; la prima edizione si è svolta nel gennaio 2020 mentre, causa le restrizioni sanitarie, l’evento non ha potuto essere proposto nella sua seconda edizione. Oltre a contesti sacri, Bellinzona offre però anche altri ambienti che possono aspirare a diventare scenari concertistici degni dell’OSI, come lo è stato già in passato il Teatro Sociale. Altro esempio concreto sono i concerti svolti negli spazi esterni di Banca Stato, nel 2020, con l’omaggio a Ennio Morricone e, quest’anno, ad Astor Piazzolla. L’auspicio e l’invito, a questo punto, sono di continuare a sostenere l’Orchestra della Svizzera italiana e di riempire sempre più spazi urbani con le sue sonorità. Buon concerto e buon divertimento con l’OSI! Mario Branda Sindaco di Bellinzona

«Una collaborazione nata anche un po’ per caso sta mettendo radici sempre più profonde».

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Brindisi di S. Silvestro con l’OSI… a stelle e strisce Il Concerto di San Silvestro al LAC, divenuto ormai una tradizione attesissima nel calendario dell’Orchestra della Svizzera italiana, saluta l’anno che si chiude e raccoglie le speranze per l’arrivo del 2022 con una spettacolare serata “americana”, venerdì sera 31 dicembre 2021 alle 18:30 al LAC. Quest’anno si vuole rendere omaggio agli Stati Uniti d’America: l’OSI, sotto la guida del direttore d’orchestra Rune Bergmann, proporrà infatti diversi capolavori che ci arrivano di là dall’oceano, il famosissimo musical West Side Story di Leonard Bernstein, di cui si potranno ascoltare numerosi estratti con le melodie più conosciute e amate dal grande pubblico, e poi, sempre di Bernstein, tre danze dal musical On the Town. Infine, la Nona Sinfonia di Antonín Dvořák, la celebre Sinfonia Dal Nuovo Mondo: suddivisa in quattro movimenti, l’ultima e più nota sinfonia di Dvořák si mostra profondamente influenzata dalla cultura americana di fine ‘800, quel “Nuovo Mondo” in cui il compositore di origini boeme viveva e operava. Da qui l’ispirazione agli spirituals afroamericani, come pure alla tradizione musicale dei nativi americani, filtrate attraverso la sensibilità mitteleuropea. Il Concerto di San Silvestro è organizzato in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura; al termine verrà offerto un brindisi augurale a tutti i presenti.

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Il Concerto di San Silvestro al LAC, divenuto ormai una tradizione attesissima, quest’anno vuole rendere omaggio agli Stati Uniti d’America


Centouno Percento cultura.

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Settembre Settimane musicali Ascona Chiesa San Francesco, Locarno 13 settembre 2021

Concerto straordinario La Via Lattea Auditorio RSI Lugano 18 settembre 2021

Thomas Søndergård direttore

Johannes Schöllhorn direttore

Regula Mühlemann soprano

Anna D’Errico pianoforte

Beethoven, Le creature di Prometeo ouverture Mozart Arie d’opera da Lucio Silla, Idomeneo e Le nozze di Figaro Schubert, Sinfonia n. 9

Fauré, Pénélope Fauré, Nocturne n. 12 Schöllhorn, Clouds and sky Fauré, Pénélope&Pénélope

OSI in Tournée Septembre musical Auditorium Stravinskij, Montreux 22 settembre 2021 Baldur Brönnimann direttore Emmanuel Pahud flauto Mozart, Andante per flauto Saint-Saëns, Odelette per flauto Fauré, Fantasia per flauto Martin, Ballade per flauto Beethoven, Sinfonia n. 2

OSI al LAC LAC Lugano 30 settembre 2021 Markus Poschner direttore Hugo Siegmeth sassofono Nassidse, Kammersinfonie Čajkovskij, Sinfonia n. 5

Novembre OSI al LAC LAC Lugano 11 novembre 2021

Passeggiata musicale LAC Lugano 14 novembre 2021

Robert Trevino direttore

Antonio P. Gallega Rosina Flückiger Arseniy Shkaptsov direttori

Schönberg, Verklärte Nacht Schreker, Kammersinfonie Mendelssohn, Sinfonia n.5

Gennaio

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Fabrizio Rosso regista Lenophyllum, Schmidt e Nunez, La Valle dei Mulini In coproduzione con OGGIMUSICA, CSI e Spazio Inverso

Concerto straordinario Chitarre dal mondo Auditorio RSI Lugano 17 novembre 2021 Leonardo Sini direttore Rafael Aguirre chitarra

OSI al LAC LAC Lugano 25 novembre 2021 François Leleux direttore Sergej Krylov violino

de Falla, El sombrero de tres picos Rodrigo, Concierto de Aranjuez per chitarra Kodály, Danze di Galanta

von Weber, Der Freischütz Paganini, Concerto per violino n. 5 Brahms, Sinfonia n. 3

OSI in Auditorio Auditorio RSI Lugano 13 gennaio 2022

OSI in Auditorio Auditorio RSI Lugano 20 gennaio 2022

OSI in Auditorio Auditorio RSI Lugano 27 gennaio 2022

OSI in Auditorio Auditorio RSI Lugano 3 febbraio 2022

Robert Kowalski Konzertmeister violino

Chiesa San Biagio Bellinzona 21 gennaio 2022

Chiesa San Biagio Bellinzona 28 gennaio 2022

Ilya Gringolts Play&Conduct violino

Sostakovic Due pezzi op.11 Schubert Rondò Weinberg Rapdosia Bacewicz Concerto per orchestra d’archi

Riccardo Minasi direttore

Bejun Mehta Play&Conduct controtenore

Schubert, Ouverture all’italiana Beethoven, Sinfonia n. 3

Händel, Arie d’opera Haydn, Sinfonia n. 44 Mozart, Sinfonia KV 201

Nono, Varianti per violino solo, archi e legni Leclair, Concerto per violino n. 6 Schubert, Sinfonia n. 4


Ottobre Settimane musicali Ascona Chiesa San Francesco, Locarno 8 ottobre 2021 François Leleux direttore Fabio Bidini, Gabriele Leporatti pianoforte Vivaldi, Concerto grosso op. 3 n. 11 Mozart, Concerto per due pianoforti KV 365 Schubert, Sinfonia n. 8 Busoni Lustspiel op. 38

Registrazione (a porte chiuse) 14 e 15 ottobre 2021

OSI al LAC LAC Lugano 21 ottobre 2021

Diego Fasolis direttore

Markus Poschner direttore

Flury, Casanova e l’Albertolli

OSI e Orchestra del Conservatorio

Musica da camera Concerti Spirituali Cattedrale di S. Lorenzo, Lugano 16 ottobre 2021 Musicisti OSI In festo dedicationis Ecclesiae Cathedralis

Ravel, Valse Stravinskij, Sacre du printemps

OSI in Tournée Teatro Nuovo Udine 31 ottobre 2021 Markus Poschner direttore Baiba Skride violino Mahler, Blumine Korngold, Concerto per violino Čajkovskij. Sinfonia n. 5

Dicembre Registrazione (a porte chiuse) 1-5 dicembre 2021

OSI al LAC LAC Lugano 9 dicembre 2021

Lo Schiaccianoci LAC Lugano 18 e 19 dicembre 2021

Concerto di San Silvestro LAC Lugano 31 dicembre 2021

Markus Poschner direttore

Markus Poschner direttore

Alexander Vikulov direttore

Rune Bergmann direttore

Anna Gourari pianoforte

Christian Tetzlaff violino

Vaganova Ballet Academy

Hindemith, Sinfonia Mathis der Maler Hindemith, Tema e quattro variazioni per pianoforte

Čajkovskij, Concerto per violino Čajkovskij, Sinfonia n. 1

Bernstein, On the Town, tre danze Bernstein, West Side Story, estratti Dvořák, Sinfonia n. 9

Čajkovskij Lo Schiaccianoci Nell’ambito della stagione LAC

Registrazione per l’etichetta ECM Riccardo Minasi

Regula Mühlemann

lya Gringolts

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L’OSI attraverso lo sguardo di KAUPO KIKKAS

Il celebre fotografo, tra i migliori al mondo per la musica classica, spiega la sua visione nell’era del web

© Stina Kase

di Kaupo Kikkas Fotografo e visual artist OSI

Viviamo in un’era estremamente “visuale”, in cui foto e video ci inseguono dappertutto. Si sarebbe tentati di dire che siamo in un mondo alla rovescia, dove è più importante la foto rispetto alla situazione che cerca di catturare. Ciò può non piacerci, ma questa importanza crescente di qualsiasi cosa abbia a 22

che fare con le immagini sembra inarrestabile. Il fenomeno tocca chiaramente anche la musica classica: oggi la gente usa sempre di più i sensi legati alla vista per ascoltarla, addirittura potremmo spingerci a dire che «si ascolta con gli occhi» . Tutto questo è negativo? Da un lato possiamo considerarlo

tale, perché le persone perdono la capacità di immaginare, di sognare, tutto dev’essere già pronto e servito. D’altra parte, però, vedo qui la grande opportunità di attrarre nuove persone verso il mondo della musica, quasi di aiutarle a «salire a bordo con noi». E non è qualcosa di complicato, pensato solo per le élites, come


l’immagine della musica classica diffusa oggi fra la maggioranza della popolazione potrebbe far immaginare. Certo, non dobbiamo andare agli estremi, come fanno gli “eroi” di Youtube e Instagram che concentrano tutti i loro sforzi in qualsiasi cosa possa essere visualizzabile, dal trucco ai costumi, al comportamento sul palcoscenico: col rischio che, se chiudiamo gli occhi, scopriamo che all’improvviso non ci viene lasciato più nient’altro. Dobbiamo puntare anche noi sul visuale, ma in modo intelligente: il nostro obiettivo dev’essere sempre quello di far amare la musica e i musicisti e di raccontare le loro storie. Questa piccola introduzione vuole darvi un’idea delle condizioni in cui si trova oggi la musica classica nel panorama mondiale: cerca di rimanere fedele al suo spirito, ma allo stesso tempo cerca di interpretare il suo ruolo secondo le regole del gioco della cultura pop, nell’era di internet.

In tale contesto, ho iniziato il mio lavoro con l’Orchestra della Svizzera italiana a partire da alcune questioni chiave: chi è l’OSI, qual è la sua identità, che cosa la rende unica. Riflettendo su queste tematiche, sono giunto a una prima conclusione: che il Ticino - e più in generale la Svizzera italiana - siano una sorta d’incrocio, sia dal punto di vista culturale che naturalistico. Essendo molto sensibile al fascino della natura, ho allineato i differenti paesaggi che possiamo trovare in quest’area relativamente piccola e li ho trovati praticamente tutti, eccetto i deserti. Dopo di ciò, ho iniziato a giocare con le parole che caratterizzano la mia personale visione dell’orchestra. Ecco qualche esempio, usando coppie di aggettivi: - classica ma non fuori moda - fiduciosa ma non arrogante - seria ma non noiosa - divertente ma non buffa e così via. A un certo momento, mi

sono reso conto che non era possibile raccontare tutto ciò che volevo utilizzando solo i ritratti d’insieme delll’orchestra e ho deciso di avviare due differenti tipi di lavoro. Il primo prevede ritratti dell’intera OSI in luoghi scelti con cura fra quelli più significativi della

regione: luoghi che devono rivestire un significato per la popolazione locale, ma anche saper attrarre l’attenzione internazionale. La domanda, molto semplice, è: che cosa fa sì che il popolo ticinese senta che questa è la sua orchestra? Che cosa fa sì che il popolo svizzero la

Kaupo Kikkas ritrae l’OSI a Lugano, alla Foce del Cassarate.

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senta sua? E che cosa fa sì che una persona - per esempio in Giappone percepisca che questa è la grande Orchestra della Svizzera italiana? Il formato e lo stile delle foto totali di un’orchestra hanno sempre un margine di manovra molto limitato, dato che il gran numero di persone coinvolte rende impossibile seguire ogni singolo dettaglio. Per questa ragione, c’è stato bisogno di un secondo filone di lavoro che si focalizzasse solo sugli strumenti e su piccoli gruppi di musicisti. Qui il punto cruciale è la sensazione, quasi metafisica, che gli strumenti abbiano una vita propria e che i musicisti stessi siano

pari membri della famiglia, insieme a loro. L’ambiente ha giocato di nuovo un ruolo cruciale, perché dovremmo avere la sensazione che gli strumenti, insieme alla loro “controparte umana”, vivano la loro vita quotidiana nello splendore della Svizzera italiana. Dopo un’accurata preparazione mentale e sulla carta, ecco a un certo punto il momento di muoversi per il fotoshooting attuale. Gli ultimi preparativi e posizionamenti sono stati un vero capolavoro dell’OSI: prima di tutto dello staff, che ha osato «pensare in grande» e mi ha dato fiducia, e poi di tutta l’orchestra, che ha reso davvero possibile il tutto. Molto spesso

infatti le idee migliori non si realizzano, sempre per le stesse ragioni: non c’è abbastanza tempo, non ci sono abbastanza soldi oppure non c’è abbastanza coraggio. L’OSI è riuscita a trovare tutto! Grazie a ciò, ora abbiamo quest’opera magnifica e unica, che ci aiuta a ridefinire chi è l’OSI oggi. Credo fermamente che questo aiuterà ad attirare nuovo pubblico, nuove idee e nuovi partner al servizio di un bene superiore che è quello di tenere viva la musica classica, sempre dinamica e in costante sviluppo. Lunga vita all’OSI!

Con l’OSI sul Passo del San Gottardo.

Deutsche Version

osi.swiss/magazin-deutsch

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CONOSCIAMO UNA MUSICISTA DELL’OSI

Serena Basandella Riservatezza e nervi d’acciaio

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Toccata e fuga


estivi per ragazzi, dove alla fine si faceva il concerto con una band, composta soprattutto da adulti. Più tardi approfittavo dell’isolamento della mia terra per girare le bellissime colline della zona e andare a suonare da sola. Ho fatto undici anni al Conservatorio, superando molti blocchi: all’esame d’ammissione piangevo. Allora mi vergognavo, perché suonare in pubblico è come mostrare le proprie emozioni più intime, ed io ero molto timida.

Bisogna indagare dietro le apparenze per conoscere la storia di questa ragazza dell’89, cresciuta a San Giovanni al Natisone, dove la pianura friulana orientale incontra le dolci colline del Collio. Dal tempo dei romani, che l’attraversavano sulla strada che da Aquileia conduce a Cividale del Friuli, è terra di viticoltori, a pochi minuti d’auto dal confine tra Italia e Slovenia.

Anche mentre parliamo si ha l’impressione che la timidezza non sia sparita, oltre alla chiusura e al riserbo tipico delle genti friulane. C’è come una sorta di studio accorto dell’interlocutore, qualcosa che contrasta sia con la franchezza del discorso che con la sicurezza che deve avere una prima tromba (i famosi nervi d’acciaio): ogni indecisione è palese anche al pubblico meno avvertito. Mi sono chiusa caratterialmente di più per colpa di uno stalker, una persona che aveva vent’anni più di me e di cui inizialmente mi fidavo: poi si è rivelata una persecuzione. Invece la carica per riuscire nello studio me l’ha data Diego Cal, un docente che ora insegna a Padova: mi ha fatto credere in me stessa, superare la timidezza, facendo la cosidetta “ginnastica del trombettista”: lo studio giornaliero della tecnica con i metodi classici come l’Arban, lo Stamp, il Colin, il Clarke. Quando nel 2010 sono andata per un semestre a studiare a Mannheim con lo scambio Erasmus, mi infilavo nelle aule in cui si poteva studiare di notte nel sotterraneo del Conservatorio e nelle notti insonni ho preso ritmi ‘biologici’, arrivando a studiare anche sei ore al giorno. Volevo un insegnante che mi desse più volume di suono e creasse la muscolatura facciale per sostenere la durata del suono. Adoravo i German Brass, la loro impostazione d’acciaio, e volevo ricrearla su di me.

Serena, partiamo dallo strumento di lavoro, la tromba nello zaino: quanti modelli ne possiede? Ho 13 trombe a casa: un trombino e le trombe in re (adatte a Bach e Händel), quella in do con cui si suona quasi tutto in orchestra, e anche una in mi bemolle (ottima per i concerti di Haydn e Hummel). Questa è di fabbricazione friulana, in si bemolle: è una Savut in ottone puro, non argentato o dorato ossidato. Ha un suono molto caldo, ricco di armonici in tutta la sua estensione. È tagliata ad acqua, cosa che rende più fluida la “suonabilità”: i pistoni corrono bene per fare i passaggi veloci; non è monocroma, dà la possibilità di realizzare molti colori. Lei proviene da una zona viticola e da una famiglia non legata alla musica. Come è arrivata alla tromba? Ho cominciato in una banda locale. I miei genitori mi hanno portato alla scuola di musica della banda e lì mi hanno chiesto di scegliere uno strumento. Mia sorella, come tutti, voleva il flauto. Anch’io. Mancavano però altri strumenti: lei scelse il clarinetto, io, casualmente, la tromba. I miei nonni invece volevano che suonassi sempre la fisarmonica nelle feste comandate (ho studiato in una scuola privata per cinque anni la fisarmonica e in Conservatorio per due anni il pianoforte). Un trombonista la porta al Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine. Non erano ancora anni di studio pazzo. Suonavo pezzi facili, tutto veniva naturale. D’estate andavo in campus

Giovanni Gavazzeni

Incontriamo Serena Basandella fuori dal LAC. È arrivata su un monopattino nero, la tromba nello zaino; dopo un infortunio si è abituata a passare dalle prove a casa, sfrecciando su queste piccole due ruote. Se non sapessi che dal 2014 ricopre il ruolo di prima tromba dell’OSI, e dunque immaginassi che ha già alle spalle un lungo curriculum di studi e concorsi, penserei a una giovane studentessa ancora al Conservatorio.

Strumento Tromba Attività artistica Prima tromba OSI Quintetto OSI Brass Quintet Nascita 27.07.1989, Cividale del Friuli Nazionalità Italiana

Così si arriva al diploma. Subito dopo, però, iniziano le “forche caudine”, le audizioni che dovrebbero aprire le porte delle orchestre maggiori. Per prima cosa ho partecipato all’audizione alla Fenice di Venezia: ho suonato perfettamente. Sono arrivata in finale, ma non mi volevano dichiarare “idonea” perché ero troppo giovane, perché non avevo esperienza, perché non volevano una tromba donna… Stessa musica quando ho vinto l’audizione all’Arena di Verona. Intanto però portavo avanti belle esperienze: nel 2012 ho suonato in Aida all’Arena di Verona; ho collaborato a Bolzano con l’Orchestra 27


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In tempi difficili è importante scegliere i giusti partner per proteggere la salute dei propri collaboratori. L’OSI ha scelto la Farmacia Internazionale Bordoni, dal 1935 al servizio delle cittadine e dei cittadini di Lugano e non solo.

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Haydn e mi hanno anche chiamato a Santa Cecilia per suonare sotto la direzione di Antonio Pappano. Quella di negare l’idoneità quando non ci sono rilievi tecnici da muovere al candidato è prassi tristemente nota, per favorire logiche diverse da quella del merito. Quando nel 2014 ho fatto il concorso per l’OSI a Lugano attraversavo un periodo molto difficile (mia mamma era mancata per una grave malattia due settimane prima), ero ancor più chiusa, ma nonostante tutte le difficoltà sono stata valutata per come ho suonato. Mi hanno subito preso come prima tromba, con il consueto anno di prova. Ora da sette anni siamo due trombe in Orchestra e l’alternanza nel fare la prima e seconda tromba mi piace molto, mi dà la possibilità di ampliare il repertorio. I miei studi erano improntati al solismo, a fare e vincere concorsi, non pensavo che sarei entrata in un’orchestra. D’altra parte la preparazione da solista ti facilita anche il suonare con gli altri … ogni tanto per esempio porto avanti con molta soddisfazione un’attività cameristica nei concerti con Giulio Mercati nella chiesa di Santa Maria

degli Angioli a Lugano. A proposito di repertorio, cosa le piace ascoltare e cosa le piacerebbe eventualmente suonare in un prossimo futuro? Adoro l’opera. Nel periodo di formazione ascoltavo di tutto alla radio, sull’autobus. Mia mamma mi regalava le collezioni operistiche che uscivano allegate ai giornali. Le ascoltavo soprattutto quando elaboravo le sintesi delle lezioni, sulla base degli appunti presi. Sto aspettando con impazienza di partecipare alla prossima Traviata, perché ricordo ancora con entusiasmo quando ho avuto la possibilità di suonare nel Barbiere di Siviglia di Rossini a Udine, oppure quando sono stata chiamata per Traviata e Bohème alla Fenice.

i miei modelli: l’americano Allen Vizzutti, il grande Maurice André, Hakan Hardenberger, i German Brass appunto, ma quando ascolto brani per ottoni dei Gabrieli suonati dai London Brass, mi sento in paradiso.

Si potrebbero sintetizzare passioni e timori di una prima tromba dell’OSI, attraverso desideri o anche - avversioni musicali? Non vorrei mai suonare il Secondo concerto brandeburghese di Bach; invece ora che, con l’esperienza, il livello di stress si abbassa, adorerei eseguire più musica sinfonica per grande orchestra. Amo ascoltare

Serena Basandella è prima tromba dell’OSI dal 2014. Sopra, in una foto da bambina in Friuli, dove è nata.

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Dietro un paravento blu i futuri professori OSI Come avvengono i concorsi per scegliere i nuovi musicisti

Accade spesso di sentir parlare a proposito dei musicisti in termini simili a quelli che usiamo per gli sportivi; il lessico usato per descrivere le attività degli uni e degli altri presenta delle analogie sorprendenti e a volte è persino intercambiabile. 30

Per fare un esempio, laddove i musicisti si esercitano, gli atleti si allenano, gli uni e gli altri accomunati dallo sforzo continuo di perfezionare i loro movimenti e migliorare le prestazioni, piegando il corpo alla natura dello strumento o

alla disciplina in cui sono impegnati. Un’altra analogia riguarda la maniera in cui i membri di entrambe le categorie si confrontano in competizioni che, nel decretare vincitori e vinti, aprono (o chiudono) le porte a carriere illustri e prestigiose, secondo


Il grande paravento blu allestito nel luogo dei concorsi, presso l’Auditorio Stelio Molo della RSI a Lugano: nei primi due turni di selezione, i candidati suonano davanti alle commissioni senza essere visti.

meglio, in cui un’orchestra deve selezionare lo strumentista che più si adatta a coprire il ruolo che è stato appena lasciato vacante da un collega. In un certo senso, le procedure per la selezione di un professore d’orchestra assomigliano a quelle per la scelta dei membri della nazionale olimpica di nuoto sincronizzato, ma con qualche difficoltà in più. Uno sguardo al Regolamento per concorsi e audizioni dell’Orchestra della Svizzera italiana rivela l’attenzione con cui la selezione si svolge. Una volta pubblicato il bando di concorso, che viene diffuso a livello internazionale, una prima Commissione di selezione è coinvolta, insieme alla Direzione, nella formazione di una prima lista di aspiranti sulla base delle candidature ricevute. Coloro che sono giudicati idonei vengono quindi convocati a sostenere le prove pratiche ed informati sui brani da eseguire, che comprendono una serie di passi orchestrali ed alcuni concerti solistici. La Direzione sovrintende all’organizzazione del concorso formando la o le commissioni esaminatrici e assicurando che in ognuna sia presente un esperto dello strumento. Generalmente l’esame si svolge in due turni, ma allo scopo di restringere la rosa dei candidati può essere necessario organizzare una pre-audizione, portando a tre il numero complessivo delle prove d’esame. Per i primi due turni le commissioni esaminatrici sono composte praticamente da tutti i musicisti stabili dell’orchestra, oltre ovviamente al direttore artistico e al direttore principale. L’identità dei

Le procedure per selezionare un professore d’orchestra assomigliano a quelle per la scelta della nazionale olimpica di nuoto sincronizzato, ma con qualche difficoltà in più.

Massimo Zicari

una pratica che risale agli antichi agoni greci. Ora come allora, la necessità di misurarsi con i propri colleghi e il bisogno di superare i propri limiti in quanto a bravura, abilità e destrezza rappresentano per musicisti e sportivi un elemento decisivo per la crescita personale e lo sviluppo professionale. In un certo senso, i grandi concorsi pianistici e violinistici che, dopo ripetute prove eliminatorie, vedono la corona di alloro cingere il capo del miglior interprete del momento non sono dissimili da tanti tornei sportivi di grande richiamo. La differenza, ovviamente, risiede nella natura delle rispettive attività. Lo sportivo si misura con se stesso e con gli altri per dimostrare la propria superiorità in una determinata disciplina e la misura del suo valore è oggettivata da un cronometro, da un punteggio, o dal fatto che ogni altro concorrente è stato battuto. Il musicista, invece, mette la sua maestria al servizio dell’arte: il suo virtuosismo si piega ai dettami di un’estetica e, non da ultimo, al bisogno di emozionare, di passare il messaggio che un compositore ha fissato sulla carta magari più di un secolo fa. Le doti musicali sono coltivate per anni con tenacia e perseveranza, così che l’interprete diventi egli stesso uno strumento al servizio della sua arte. Ma questo non è soltanto uno dei non pochi quadretti cari a quell’immaginario collettivo ancora così spesso incline a idealizzazioni romantiche. Ritroviamo queste dinamiche nel momento cruciale in cui un musicista intende candidarsi per un posto di professore d’orchestra, o

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candidati deve rimanere nascosta, ragion per cui questi suonano dietro un paravento (familiarmente chiamato “tenda” o “sipario”) e non possono avere alcun contatto con la commissione. I membri della commissione esprimono un voto segreto, senza alcuna discussione ed il candidato è ammesso alla prova successiva soltanto se raggiunge la maggioranza assoluta dei voti. Finalmente, al terzo turno il sipario viene rimosso e la commissione, questa volta composta da un gruppo ristretto di professori a rappresentanza della fila alla quale lo strumento appartiene, può vedere in faccia il candidato. Si procede al voto segreto, senza discussione, e viene scelto il musicista che ottiene la maggioranza dei due terzi dei membri presenti. In caso contrario,

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si valuta l’opportunità di un’ulteriore audizione seguita dal voto segreto, per la quale basterà la maggioranza semplice dei presenti. Ma non è finita qui. Il candidato selezionato viene ammesso al cosiddetto “anno di prova”, durante il quale continua ad essere oggetto di osservazione lavorando in orchestra. Alla fine del primo semestre la commissione esaminatrice che ha valutato il candidato durante la terza prova d’esame dovrà esprimere un giudizio sulla sua idoneità, per poi fornire un preavviso alla direzione entro dieci mesi dall’inizio della collaborazione. L’assunzione è confermata solo se si esprime favorevolmente la maggioranza qualificata. Da tutto questo tour de force, appare chiaro quanto sia delicato il meccanismo che conduce

alla scelta dei musicisti ai quali la direzione affida la responsabilità di tenere alti il livello artistico ed il buon nome dell’Orchestra. Qualità tecnica, talento e musicalità devono combinarsi con la capacità di amalgamarsi con il resto della formazione e contribuire a quella intesa reciproca che è condizione indispensabile per un lavoro come questo. Per comprendere meglio l’importanza di questa selezione e le difficoltà che si nascondono dietro una procedura così complessa abbiamo parlato con il direttore artistico dell’OSI, Christian Weidmann. «Sappiamo che, di norma, un musicista che arriva in una buona orchestra non la lascia più» ci spiega. «La pressione per vincere un concorso è infatti così forte, paragonabile a quella vissuta da uno sportivo di punta, che da un certo

momento della sua carriera, comprensibilmente, un musicista tende a concentrare le proprie forze sul lavoro nella propria orchestra. Ciò vuol dire che si rimane insieme per il resto della vita professionale». A questo punto diventa chiaro perché sia necessaria tanta attenzione: «Al momento dell’assunzione non dobbiamo avere alcun dubbio che il candidato scelto sia veramente il migliore e che sia stato selezionato con obiettività. La necessità di trovare il musicista con le qualità ottimali, senza che nel giudizio interferiscano pregiudizi o preferenze personali, spiega l’uso della tenda durante i primi turni di selezione». L’attenzione si concentra sulla qualità e sul potenziale: «Uno strumentista che suona in maniera perfetta ma


che è musicalmente poco interessante, che non rischia niente, non ci serve» continua Weidmann. Ovviamente, soprattutto per le prime parti, quella perfezione tecnica che permette di affrontare con sicurezza i passaggi solistici è di fondamentale importanza, soprattutto in situazioni di grande tensione. Non si può sbagliare un assolo, deludere il pubblico e compromettere l’intero lavoro dell’orchestra. La tecnica, la musicalità e lo stile sono quindi alla base della scelta di un musicista, insieme al potenziale e alla sua capacità di migliorarsi. Ma vi è un altro elemento fondamentale, che è la capacità di inserirsi in quell’organismo complesso e delicato che è un’orchestra sinfonica. A questo serve l’anno di prova: «il nuovo musicista deve essere accettato, entrambe le parti devono poter funzionare» aggiunge Weidmann «ed ogni orchestra ha il suo carattere. Per questo la commissione segue con attenzione l’intero processo; quando dopo 10 mesi si discutono i meriti, ma anche i limiti di un candidato, si deve anche essere in grado di dire no, se quel musicista, per quanto bravo, non funziona con noi». Curiosamente, costruire una buona relazione non vuol dire omologarsi annullando le differenze; avere molte nazionalità in orchestra crea una grande ricchezza, ma impone il rispetto reciproco ed esige che ognuno sappia stare al suo posto. È per questo che il periodo di prova è così importante. Enrico Fagone, primo contrabbasso dell’orchestra, conferma quanto sia decisivo il fatto

che sia tutta l’orchestra a votare – è un meccanismo che non dà scampo, dice – ma sottolinea anche come questo processo dimostri la vulnerabilità di ogni grande artista: prova dopo prova, uno stesso candidato non sempre mostra lo stesso livello tecnico e la stessa qualità musicale, e questo rende ancora più difficile ma anche più interessante la scelta del futuro collega. A questo si deve aggiungere la particolare versatilità richiesta da un’orchestra come l’OSI, che con il suo direttore principale, Markus Poschner, ha imboccato la non facile strada della ricerca di uno stile storicamente attento ai repertori delle diverse epoche. Ciò comporta la capacità di piegare la propria tecnica ad esigenze diverse, per esempio nell’uso del vibrato, e ad amalgamarsi con il resto della fila. In parole povere, spiega Fagone, «vince chi sbaglia meno, oppure chi non sbaglia affatto, ma soprattutto chi sentiamo possa appartenere alla nostra famiglia». Un aspetto decisivo che emerge dalle parole di Christian Weidmann e Enrico Fagone è la necessità di distinguere tra l’imparzialità del giudizio e l’oggettività della valutazione, specialmente in un ambito, quello artistico, che a volte sfugge agli strumenti per una verifica oggettiva. Parametri come la tecnica, l’intonazione ed il ritmo possono certamente essere valutati con obiettività, ma non altrettanto facilmente il gusto musicale e la relazione umana, che sono piuttosto soggettivi. Le caratteristiche di un candidato vengono valutate anche in funzione

del ruolo che questi sarà chiamato a ricoprire e la sua personalità potrebbe essere non altrettanto adatta ad un ruolo di gregario o a quello di capofila. Eppure, a dimostrazione della bontà di questo sistema vi è il fatto che a molti professionisti che già ricoprivano prime parti in orchestre importanti di livello internazionale sono stati spesso preferiti dei giovani, capaci con il loro talento di convincere in tutte le prove. I riconoscimenti internazionali giunti in questi anni hanno dato ulteriore conferma del fatto che la strada scelta sia la migliore. È chiaro quindi come un grande senso di imparzialità, l’interesse verso i giovani, il desiderio di arricchire l’orchestra di nuova linfa vitale e di raggiungere sempre nuovi traguardi artistici convergano verso la ricerca costante di nuovi talenti. Da tutti loro dipende la capacità di un’orchestra di crescere, evolvere, affermarsi internazionalmente e mantenere quella posizione di preminenza così faticosamente conquistata, in un mondo in cui l’interesse per la musica e la cultura vengono costantemente minati dai tagli alla spesa pubblica, dalle preoccupazioni economiche e, quando tutto ciò non bastasse, dalle emergenze sanitarie. Ma, a fronte di tutto questo, la gioia della musica costituisce ancora un bisogno profondo e il lavoro di un’orchestra sinfonica viva e vitale, in grado di rinnovarsi e regalare emozioni sempre nuove costituisce una realtà insostituibile.

Il vincitore dell’ultimo concorso OSI, organizzato a giugno 2021: il venezuelano Erick Martinez Olivo, sostituto primo contrabbasso.

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Grazie Marco per il sostegno sempre dato all’Orchestra della Svizzera italiana

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VITA DELL’ORCHESTRA

© Claudia Höhne

Tra premi, pensionamenti e nuovi arrivi Complimenti al Direttore principale OSI Markus Poschner, che a giugno ha ritirato all’Elbphilharmonie di Amburgo il prestigioso Preis der Deutschen Schallplattenkritik. Il premio era stato vinto nel 2020 per la registrazione dell’opera buffa Maître Péronilla di Jacques Offenbach con l’Orchestre National de France a Parigi.

Dopo moltissimi anni di apprezzato lavoro al servizio dell’OSI, un evento speciale a giugno ha salutato il pensionamento di Andreas Laake (sin.), violino prima parte OSI, Stefania Pianca, responsabile della pianificazione dei musicisti, e Beat Helfenberger, violoncello OSI.

All’Orchestra sono arrivati nel frattempo diversi volti nuovi. Eccoli in un momento di pausa durante le prove: da sinistra Erick Martínez Olivo, sostituto primo contrabbasso, Vanessa Hunt Russell, violoncello, Vasyl Zatsikha, violino prima parte, Vittorio Passerini, violino, Bianca Marin, sostituto prima viola, Julia Didier, violino e Marco Norzi, violino. Manca nella foto Ekaterina Valiulina, violino (assente al momento dello scatto).

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Trent’anni di FOSI Il direttore d’orchestra Alain Lombard con l’OSI.

Trent’anni nella vita di un’orchestra possono significare moltissimo. Sicuramente lo hanno significato per l’OSI i trent’anni dalla nascita della Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana (FOSI), nel gennaio 1991, una struttura che gradualmente ha portato l’Orchestra dal “cappello” della RSI (allora RTSI) allo stato di autonomia che la contraddistingue oggi. Un percorso affascinante ma non facile, guidato da due direttori artistico-amministrativi: Pietro Antonini (poi anche presidente della FOSI) e, dal 2008, Denise Fedeli. Li abbiamo incontrati. 36

Chiedere a Pietro Antonini degli inizi della FOSI significa andare con la memoria agli anni in cui l’Orchestra era tutta concentrata sul rapporto coi microfoni radiofonici, in una sala acusticamente splendida come l’Auditorio Stelio Molo della RSI a Lugano, ma con un’abitudine ancora limitata al confronto continuo e diretto col pubblico. «Era un po’ come ritrovarsi in una gabbia dorata – ricorda Antonini - la Radio assicurava la vita all’Orchestra, ma allo stesso tempo si viveva confinati entro le ‘mura’

di Lugano-Besso. Non c’era l’idea di esibirsi regolarmente in altre sale da concerto della regione, men che meno di partire per tournée all’estero: tutto questo è stato costruito passo dopo passo, in anni di lavoro e introducendo gradualmente nuove abitudini per aprirsi all’esterno». Il primo problema, durato a lungo, è stato quello di trovare una sala alternativa all’altezza di un’orchestra proiettata verso alti livelli artistici. «Il Ticino è pieno di magnifiche chiese, ma l’eccesso di riverbero sonoro che le caratterizza


della prima prova al Palazzo dei Congressi». Sia come sia, la mossa di separare in due tronconi una stagione inizialmente unica si rivelò vincente, per fornire a pubblico e musicisti quei nuovi stimoli che mancavano. «Nel ‘91 – ricorda ancora Antonini - avevo trovato un’Orchestra stanca e poco motivata, oltre che provata dal senso di insicurezza appena superato a livello finanziario, quando non si sapeva se la formazione sarebbe riuscita a sopravvivere alla crisi economica. Per fortuna la fondazione della FOSI, a fine 1990, aveva dato le necessarie garanzie finanziarie, per cui la mia direzione si apriva in un clima abbastanza sereno. Ma è stato necessario far ripartire l’Orchestra con nuovi stimoli, un nuovo direttore stabile e nuovi orizzonti: Praga, il Musikverein di Vienna, il Concertgebouw di Amsterdam e la Philharmonie di San Pietroburgo hanno certamente contribuito ad accrescere l’autostima dei musicisti dell’OSI e la consapevolezza di potersi misurare con le più importanti orchestre europee». Sulla ricerca di un nuovo direttore stabile le esperienze di Antonini e successivamente di Denise

Pietro Antonini: sotto la sua direzione artistica sul po dio dell’OSI è arrivato Alain Lombard. Denise Fedeli: la scelta della direttrice artistica è caduta su Markus Poschner (sopra), attuale direttore principale OSI.

Alessandra Zumthor

e lo spazio limitato per la sistemazione dell’orchestra ne condizionano la praticabilità per una seria proposta concertistica. Il LAC non era nemmeno all’orizzonte, le sale multiuso sono sempre state problematiche, per cui l’unica possibilità concreta, quando ho voluto dividere la stagione concertistica all’epoca unica per portarne metà fuori dall’Auditorio, è stata il Palazzo dei Congressi di Lugano». Soluzione che per anni ha fatto storcere il naso a molti, vista la propensione di cemento e moquette a “mangiarsi” tutte le sfumature sonore: ma si è dovuto fare di necessità virtù. Ecco dunque i Concerti d’autunno al Palacongressi, davanti a un pubblico diverso dall’Auditorio, mentre a Besso si tornava per gli appuntamenti da gennaio a Pasqua (e contemporaneamente al Palacongressi la Primavera concertistica ospitava, sempre con gli stessi limiti sonori, le orchestre internazionali). «C’era una sorta di frustrazione ricorrente – ricorda Antonini - nel passaggio dalle prove in un gioiello acustico come l’Auditorio alla “piattezza” del Palacongressi. Questo valeva per i nostri musicisti, ma anche per i solisti e i direttori ospiti, soprattutto al momento

Fedeli si assomigliano: entrambi “folgorati” a un certo momento dalla personalità di un direttore ospite, arrivato per dirigere un singolo concerto e poi rimasto stabilmente sul podio dell’OSI: Alain Lombard prima e Markus Poschner poi. «Con Alain Lombard – rammenta Antonini - ho avuto una percezione immediata: mi è bastato assistere a dieci minuti di prove per capire che era

l’uomo che ci voleva per il futuro dell’Orchestra. Da Bordeaux lo avevo invitato a Lugano, lo conoscevo come esperto del repertorio francese: sapevo che era un maestro dotato di un carisma eccezionale, ma dal carattere difficile. Assistendo alla prima prova con l’OSI, in una Sinfonia di Schumann, ebbi una percezione quasi tattile, fisica, delle sue capacità: riusciva a seguire nel dettaglio ogni

Deutsche Version

osi.swiss/magazin-deutsch

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musicista, anche quelli di fila, come tante tessere di un mosaico, dimostrando un controllo assoluto della partitura e una capacità rara nel realizzare rapidamente il proprio progetto interpretativo. Immediatamente iniziai le trattative per portarlo a Lugano, dove è rimasto fino al 2015». Dopo di lui, l’attuale direttore principale Markus Poschner, portato da Denise Fedeli: un altro cruciale passo avanti nel cammino della FOSI. «Nel mio caso – commenta l’ex direttrice artistico-amministrativa - la “scintilla” è scattata osservando Poschner provare Beethoven (la Leonore) con la nostra Orchestra. Ho subito pensato: questo direttore deve lavorare stabilmente con noi. Poi l’Orchestra ha avuto il tempo di conoscerlo e apprezzarlo nei concerti successivi, perché non si può e non ha senso imporre qualcuno di punto in bianco al collettivo dei musicisti. Le trattative sono state lunghe, ma alla fine tutto si è combinato alla perfezione in modo che il nuovo Direttore principale potesse iniziare ufficialmente proprio con la stagione inaugurale del LAC, nel settembre 2015». Da lì in poi, uno dei momenti più alti della storia della FOSI, con l’avvìo del grande progetto Rileggendo Brahms (coronato dal Premio ICMA) e a seguire l’autunno 2016, con tournée nelle più prestigiose sale tedesche e austriache e «oltre duemila persone in piedi a Salisburgo ad applaudire l’Eroica di Beethoven – ricorda Fedeli – eseguita con Poschner 38

in modo talmente fresco e originale che il pubblico, esigentissimo, è rimasto entusiasta». Fedeli e Antonini concordano sul fatto che per scegliere il “giusto” direttore musicale (la persona che dal podio può imprimere un impulso decisivo allo sviluppo dell’Orchestra), bisogna saper valutare in modo autonomo, senza farsi influenzare da pareri esterni. «Un compito di grande responsabilità, che spetta al direttore artistico-amministrativo sulla base di una visione a lungo termine, senza farsi condizionare dal qui e ora» è il commento di entrambi,

che non mancano di ricordare notti insonni e grandi lavori negoziali perché tutto andasse a buon fine. Contemporaneamente allo sviluppo artistico dell’OSI, la FOSI ha assistito alla graduale espansione della presenza dell’Orchestra sul territorio della Svizzera italiana, con iniziative che in particolare Denise Fedeli ricorda con affetto, seguitissime dal pubblico: «Le repliche dei concerti al FEVI di Locarno sono state una tappa importante, insieme a novità come gli Open Air sulla piazza del LAC, le coproduzioni di danza e operistiche nella Sala Teatro, la collaborazione

L’OSI al Musikverein di Vienna nel giugno 2018 con Markus Poschner.


con il Locarno Film Festival o la creazione del Festival Ticino DOCG; inoltre, accanto agli storici concerti per le scuole, abbiamo ideato diverse tipologie di appuntamenti per famiglie, che negli anni si sono trasformati in veri e propri spettacoli musicali capaci di attrarre fino a 10mila spettatori in una sola settimana, adulti e bambini». Fondamentale coinvolgere i genitori insieme ai piccoli, per gettare “semi” di interesse che possano portare in futuro tutta la famiglia a seguire la musica classica, magari stabilmente con un abbonamento alla stagione principale. «Chiaramente sottolinea Fedeli - c’è

la consapevolezza che lo sviluppo qualitativo e artistico dell’Orchestra può avvenire solo con direttori di altissimo livello in sale come il LAC o l’Auditorio, oppure grazie all’esperienza che si acquisisce in tournée, quando lo stesso programma viene replicato molte volte nelle sale più importanti del mondo, davanti a pubblici con sensibilità diverse. Ma accanto a ciò, è importante essere presenti a livello regionale, farsi conoscere, anche in contesti acustici non perfetti ma apprezzati dal pubblico come ad esempio un Open Air o un concerto in una chiesa».

Tutto questo cammino della FOSI è stato accompagnato da un parallelo sviluppo della comunicazione, anche digitale (per dirne una: trent’anni fa internet non esisteva): negli anni sono arrivati un sito web, un logo, la presenza sui social, un ufficio stampa indipendente dalla RSI, fermo restando che l’obiettivo della FOSI è sempre stato quello di portare il pubblico in sala, e ogni strumento anche digitale è stato utilizzato a questo scopo. Ognuno dei due direttori artistici, a modo suo, ha dato il suo imprinting a questo percorso, Antonini secondo canali più tradizionali, Fedeli curiosa del nuovo, nel difficile equilibrio tra attività artistiche di altissimo livello e comunicazione al grande pubblico. L’importante è sempre stato non banalizzare il messaggio: «Siamo consapevoli – osserva Antonini – che la musica classica non è facile. Le Sinfonie di Brahms sono difficili, complesse da ascoltare, inutile negarlo. Ma allo stesso tempo bisogna fare in modo che la possibilità di ascoltarle sia aperta a tutti, perché in ogni persona può nascondersi un appassionato che magari non lo sa ancora, non ha mai avuto l’opportunità di rendersene conto. Sta a noi fargli scoprire e poi coltivare questo interesse». La crescita dell’Orchestra, sia in termini artistici sia come presenza sul territorio – chiediamo in conclusione - come ha influito sulla regione in cui è nata? La risposta dei due ex direttori è concorde: l’OSI in questi trent’anni

di esistenza della FOSI è riuscita a creare un vero e proprio sistema musicale della Svizzera italiana, che prima non esisteva. «L’Orchestra è una biblioteca vivente della nostra cultura musicale – osserva Antonini - la dimostrazione lampante che si può fare molto bene anche nella regione di Lugano, e non solo per iniziative magnifiche ma concluse nel tempo come il Progetto Martha Argerich, ma per qualcosa che poi resta sul territorio, apprezzato anche da grandi realtà musicali come Milano. Tutto ciò crea un humus fertile anche per le altre rassegne che si svolgono nella regione, perché ormai è noto che qui si produce musica di qualità». «Mi è sempre piaciuto definire l’OSI come una locomotiva, capace di trainare tante altre bellissime realtà musicali – aggiunge Fedeli – per esempio il Conservatorio della Svizzera italiana, con cui abbiamo costruito una vera e propria sinergia su più fronti. I giovani sono il futuro anche nella musica, ed è prioritario investire su di loro». Una locomotiva che, anche in tempi di pandemia, ci ha appena mostrato il valore di una realtà culturale stabile presente sul territorio: spariti i festival, cancellati gli arrivi delle orchestre ospiti, la Svizzera italiana ha avuto la fortuna di continuare a godere di concerti in casa propria, sia pure in videostreaming grazie alla collaborazione con la RSI, ma pur sempre una continuità preziosissima di un bene di valore inestimabile quale la musica.

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Con la SUPSI fra social media e videostreaming Due Progetti in azienda con gli studenti: sotto la lente comunicazione (2015) e abitudini del pubblico (2021)

Per una scuola professionale universitaria le collaborazioni con i professionisti, le istituzioni e le aziende del territorio sono una componente fondamentale e imprescindibile per le attività svolte, compresa la formazione di base. La capacità di coniugare armoniosamente la dimensione universitaria con quella professionale è uno dei principali elementi distintivi di SUPSI. La coniugazione di queste due dimensioni trova concretezza nel modulo didattico Progetto in azienda, organizzato con notevole successo da circa 15 anni dal Bachelor in economia aziendale. Il modulo si rivolge agli studenti che seguono il percorso formativo a tempo pieno. Giunti all’ultimo semestre del Bachelor, 40

gli studenti sono chiamati mettere in campo le competenze acquisite nel percorso formativo in una situazione e in un contesto reale, svolgendo un progetto concreto su mandato di un’azienda o organizzazione del territorio con lo scopo di analizzare e approfondire una specifica situazione aziendale per sviluppare delle proposte e raccomandazioni concrete, attuabili con successo in azienda. I Progetti vengono assegnati a piccoli gruppi di studenti e studentesse, che devono gestirli in modo autonomo, sebbene sia previsto un accompagnamento da parte di due figure professionali, che hanno un ruolo determinante per il buon esito del progetto: il docente, in veste di coach,

La presentazione da parte degli studenti SUPSI dei risultati del secondo progetto, presso la sede Suglio di Manno (10 giugno 2021).


rappresentante della dimensione universitaria, e il referente aziendale, rappresentante della dimensione aziendale-professionale. Il modulo si svolge al di fuori delle aule scolastiche: sono richieste la presenza di almeno un giorno a settimana in azienda, fondamentale considerando la natura operativa dei progetti assegnati, e incontri settimanali regolari sia con il coach sia con il referente aziendale. La durata del progetto in azienda è di circa due mesi e mezzo, al termine dei quali è prevista la consegna di un rapporto scritto e la presentazione e discussione del progetto e dei suoi risultati all’interno dell’azienda mandataria. Date le caratteristiche descritte è evidente come per lo svolgimento di questo modulo didattico la collaborazione delle aziende sia indispensabile; d’altra parte per le aziende i progetti rappresentano un’opportunità per riflettere e confrontarsi con giovani in formazione su teorie manageriali attuali e per ottenere al contempo dei risultati pratici utili nell’immediato. Insomma una partnership vincente per tutti i soggetti coinvolti, studenti, aziende e SUPSI. Tra le partnership di successo c’è sicuramente quella con l’Orchestra della Svizzera italiana, che negli ultimi anni ha affidato due interessanti progetti ai nostri studenti, mettendo a disposizione risorse, competenze e tempo per accompagnarli nel loro percorso formativo, consentendo loro non solo di mettere in pratica

Laura Luoni Resp. modulo Progetto in azienda e docente senior nel Bachelor in economia aziendale Anna PiccalugaPiatti Resp. Formazione di base e membro di Direzione DEASS

Studenti e professori SUPSI insieme allo staff dell’OSI.

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ciò che hanno acquisito in materia di economia aziendale nei corsi di Bachelor, ma anche di ampliare la propria cultura grazie alla conoscenza di una dimensione artistica che non è parte integrante del percorso formativo universitario scelto. Nel 2015 la Direzione dell’OSI, nel corso di un’approfondita riflessione sulla strategia di comunicazione e in particolare sui mezzi e le modalità attraverso le quali relazionarsi con i pubblici di riferimento, si chiedeva se e come i social media potessero essere un canale di comunicazione appropriato per l’OSI e verso quali pubblici. Fu in tale contesto che il direttore artisticoamministrativo, Denise Fedeli, incaricò gli studenti di analizzare le opportunità di comunicazione offerte all’OSI dai social media e di elaborare delle proposte concrete di sviluppo su questi media, coerenti con la strategia di comunicazione OSI nel suo insieme. Differente il progetto assegnato agli studenti nel 2021, quando la Direzione dell’OSI, spinta dai cambiamenti dei modelli di business delle organizzazioni culturali indotti dalla pandemia di COVID-19, ha intrapreso un percorso di riflessione sulle potenzialità del videostreaming e sulla possibilità di introdurre nuove proposte di valore capaci di rispondere alle mutate esigenze del pubblico, con un’attenzione

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particolare al contesto di restrizioni imposte dalla pandemia. L’attuale direttore artistico-amministrativo Christian Weidmann ha incaricato gli studenti di comprendere meglio le caratteristiche, i desideri e le propensioni di scelta del pubblico dell’OSI al fine di avere un supporto per l’aggiornamento del proprio modello di business. Gli studenti, dopo avere analizzato i modelli di business di altre organizzazioni del settore, la letteratura e i dati disponibili sul pubblico della musica classica, hanno elaborato un questionario sottoposto poi a circa 2000 persone; inoltre è stato organizzato un focus group. Al termine della raccolta dei dati, li hanno accuratamente elaborati per poi formulare alcune proposte, suggerite alla direzione aziendale, al fine di migliorare la soddisfazione del pubblico e ampliare il target di riferimento dell’OSI. Entrambe le esperienze sono state molto apprezzate dagli studenti coinvolti, che hanno avuto l’occasione di prendere consapevolezza delle competenze acquisite nel proprio percorso formativo e di metterle in campo rispondendo alle necessità di un’organizzazione del territorio. L’OSI ha saputo dare un significativo contributo alla formazione di economisti aziendali prossimi ad entrare nel mondo professionale. Grazie!


LA MUSICA NELLA CORSI

Forse non tutti sanno che parte delle attività dell’Orchestra della Svizzera italiana è resa possibile grazie alla CORSI, la Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Una ragione in più per diventare socie e soci: chi ha voce in capitolo nelle assemblee CORSI può portarvi anche le esigenze del mondo musicale. Intervista col presidente Pedrazzini.

Luigi Pedrazzini è sia presidente della CORSI sia vicepresidente della SSR SRG a livello nazionale. Un doppio ruolo che apre lo spazio a riflessioni sul presente e sul futuro della CORSI, della RSI, ma anche del mondo musicale che ruota attorno all’OSI.

Presidente Pedrazzini, dopo il voto del 2018 sulla No Billag che ha dato piena fiducia a RSI e SSR, i problemi non sono finiti, anzi. La pandemia ha ulteriormente decurtato gli introiti pubblicitari e nuovi risparmi sono dietro l’angolo. Ritiene che, se

la SSR toglierà ulteriori contributi, questo sarà un pericolo per la Svizzera italiana? La SSR in questi ultimi anni ha dovuto adottare misure di contenimento dei costi per compensare la riduzione delle entrate e la decisione del Consiglio 43


federale di “plafonare” le entrate del canone. La preoccupazione del Consiglio di Amministrazione e della Direzione generale è sempre stata quella di agire salvaguardando la qualità dell’offerta dei programmi e il rispetto del mandato di servizio pubblico. Questo ha sinora permesso di onorare gli impegni assunti verso terzi, come a esempio la FOSI, e anche di assicurare la forte presenza del servizio pubblico nella promozione della cultura e nella produzione di un’informazione completa e indipendente in tutto il Paese. Importante, a mio giudizio, è che l’azienda e le sue colalboratrici e collaboratori a tutti i livelli accettino di proseguire sulla strada delle riforme avviate, così da rendere sostenibile la sostanza della missione della SSR, fondata sul federalismo e sulla coesione nazionale, e la qualità dell’offerta. Quali le conseguenze per l’Orchestra della Svizzera italiana? Fra SSR e FOSI è vigente una convenzione che andrà ovviamente rispettata. Non posso escludere che, al momento del rinnovo, la SSR possa chiedere di tener conto delle difficoltà finanziarie che le hanno imposto e le imporranno ulteriori misure di risparmio e riorganizzazioni interne. Personalmente sono fiducioso che l’esito delle discussioni riconoscerà la funzione dell’OSI nella promozione della cultura nella Svizzera Italiana e, pertanto, la necessità di un importante sostegno da parte della SSR. Su tutto questo, incombe anche la nuova iniziativa dell’UDC “Duecento franchi bastano”… 44

L’iniziativa è per ora ancora un’ipotesi di lavoro e spero veramente che rimanga tale. Duecento franchi di canone impedirebbero alla SSR di svolgere la sua funzione di servizio pubblico presente in tutto il territorio della Confederazione con un’offerta completa, indipendente e di qualità. Le conseguenze sarebbero molto gravi per tutto il Paese e devastanti per la Svizzera italiana. La SSR non sarebbe assolutamente più in grado di promuovere efficacemente attività culturali in tutto il Paese, ma nemmeno potrebbe mantenere un’offerta nel campo dell’intrattenimento e dello sport… Uno scenario dunque non facile: cosa può fare in questo la CORSI? Deve continuare, come ha fatto nel passato contribuendo alla bocciatura della No Billag nella Svizzera italiana, a promuovere la cultura

Immagini tratte dall’archivio eventi e progetti CORSI, 2018-2019. In alto, il presidente Luigi Pedrazzini.


del servizio pubblico, a organizzare incontri di riflessione e di discussione che facciano comprendere quanto sia importante, per il funzionamento della nostra democrazia diretta e per la salvaguardia delle diverse identità culturali della Svizzera, garantire una presenza forte, indipendente e organizzata su base federalista, della SSR. Chi avesse interesse a difendere l’OSI può farlo in modo efficace diventando socia/o della CORSI, o rischia che comunque la sua voce non venga ascoltata? La storia della CORSI parla chiaro: è sempre stata in prima linea nel sostenere l’OSI e nel futuro non verrà meno a questo suo impegno! Al di là di un aiuto diretto, contenuto perchè le risorse della CORSI sono limitate, sarà importante il “peso politico” che la CORSI potrà mettere in campo: questo peso dipenderà anche dal sostegno delle socie e dei soci della Cooperativa e dal loro numero. Scegliere di diventare socia/o della CORSI significa certamente anche adoperarsi affichè il servizio pubblico radiotelevisivo continui a sostenere la cultura! C’è per altro chi addita la CORSI come un organismo inutilmente complicato; lei stesso ha una doppia carica, sia nella CORSI sia nella SSR. Tutto questo non rischia di confondere potenziali interessati? La CORSI ha una struttura e un’organizzazione relativamente semplici (è l’associazione SSR, semmai, a essere un po’ complicata, ma questo è altro discorso…). Uno sguardo al nostro sito (www.corsi-rsi.ch) permette

di constatare che oggi la CORSI lavora in modo efficace e consente alle sue socie e soci di adoperarsi concretamente per promuovere e migliorare il servizio pubblico nella Svizzera italiana.

Per diventare socia/o CORSI:

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Dietro le quinte L’OSI come non l’avete mai vista: cosa accade prima, dopo e durante i concerti, da un punto di vista diverso da quello del pubblico. Ritroviamo il nostro pubblico a giugno al LAC (Concerto dei Diplomi, 30 giugno 2021) Prova coi giovani diplomandi del Conservatorio

La zampata dei Pardi (Locarno Film Festival, 4 agosto 2021)

Il FEVI stracolmo

Foto-shooting sulla Tremola in agosto…

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Dietro le quinte


A Lac en plein air col musicattore® Luigi Maio per l’Histoire du Soldat Prove in Auditorio verso l’ora di pranzo…

Una prima Traccia di Čaikovskij con le prime parti dell’OSI a LAC en plein air

Un dolce augurio dal Presidente Postizzi. L’OSI ringrazia!

Si accorda nel centro storico di Carona (Open air 31 agosto e 1° settembre)

Al ritmo di tango agli Open Air dedicati a Piazzolla (Lugano 6-7 settembre e Bellinzona, 8 settembre)

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Accademia russa di balletto A.Y. Vaganova con l’ Orchestra della Svizzera italiana

18/19 dicembre 2021 LAC, Sala Teatro

Lo Schiaccianoci

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Roberta Gandolfi Vellucci

Concerto in classe Il tradizionale appuntamento per le scuole di maggio quest’anno si è svolto online: voci e pareri dei piccoli su Pierino e il lupo. Tutti i vincitori del concorso di disegno.

«Cari bambini, questa è una storia molto speciale. È una storia speciale perché ogni personaggio ha la voce di uno strumento musicale ...»

narrante di Gardi Hutter e alla verve di Carla Norghauer ad accompagnare i bambini. Ho avuto la fortuna di assistere allo spettacolo insieme a una vivace classe di quarta elementare di Bellinzona, fermandomi alla fine a chiacchierare con i bambini. Ero proprio seduta tra di loro, su una seggiolina in ultima fila, come tanti anni fa.

Così ha inizio la più famosa favola musicale della storia della musica, Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev. La favola narra le avventure di un bambino coraggioso, di un lupo affamato, di un nonno severo, e poi di un uccellino, un’anatra, un gatto, dei cacciatori, tutti interpretati da strumenti diversi dell’orchestra. L’OSI ha scelto quest’opera coinvolgente ed emozionante per il suo consueto Concerto per le Scuole in collaborazione con LAC edu, quest’anno in modalità online e abbinato a un grande concorso di disegno. Il 18 maggio gli allievi delle scuole della Svizzera italiana hanno potuto seguire lo spettacolo in streaming direttamente nella loro aula, preceduto dall’ouverture dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Sul palco l’OSI diretta da Philippe Béran, insieme alla voce

«La musica sembrava un cerbiatto che galoppava» È bello vedere come questi bambini di dieci anni partecipino emotivamente e fisicamente alla musica. Un adulto in genere si limita a battere il tempo con il piede senza farsi notare troppo, loro si muovono con tutto il corpo, si lasciano trasportare dall’irresistibile ritmo e dal crescendo emozionale dell’ouverture dal Barbiere di Siviglia. «La musica sembrava un cerbiatto che galoppava» commenta un bambino. C’è chi dirige, chi balla, chi batte le mani sul banco. C’è chi sbatte le ali all’apparire dell’anatra, chi imbraccia il fucile all’arrivo dei cacciatori o fa il gatto che si arrampica sull’albero. Stupendi gesti di empatia, scatenati dal potere incredibile della musica. 49


Due classi di quarta elementare di Bellinzona durante il Concerto per le scuole dell’OSI, il 18 maggio, svoltosi quest’anno in videostreaming.

Mia, classe 1C, Scuole elementari Chiasso.

Matilde, classe 1A, Scuole elementari di Chiasso.

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«La musica recitava» Rompo il ghiaccio con la consueta domanda: Vi è piaciuto il concerto? «Tantissimo! Era diverso dallo spettacolo di Pinocchio [Concerto per le scuole 2019, ndr] in cui c’erano dei personaggi con attori veri! Mi è piaciuto tantissimo anche senza attori!», commenta subito il bambino più coraggioso. Fanno eco tutti gli altri: «Gli attori erano gli strumenti!», «Anche soltanto con la musica più o meno si capiva la storia», «La musica recitava: quando arrivava il lupo faceva il suono cattivo della parte dell’antagonista; quando c’era Pierino invece la musica diventava allegra». Una ragazzina, seria seria, precisa: «Mi è piaciuto che non ci fossero gli attori perché così ti lasciavano immaginare come potevano essere i personaggi». E com’erano i personaggi? «L’uccellino era bellissimo, lo vedevi proprio volare. Il flauto imitava benissimo il suo cinguettio e lo svolazzare». «Quando si avvicinava il lupo invece la musica si faceva più bassa… mi ha spaventato, quel suono!», dice un bambino biondo, mentre il suo amico ammette: «Anch’io mi sono un po’ spaventato all’inizio, sembravano delle note di una canzone horror». «Io invece ho avuto paura quando il gatto si è buttato per prendere l’uccellino e c’è stato un gran fracasso». Qualcuno precisa: «Ogni animale aveva il suo strumento, che era sempre lo stesso, ma la musica cambiava: per esempio, quando il gatto correva, la musica correva, quando riposava, anche la musica riposava». Un altro dice entusiasta: «A me è piaciuto tanto il nonno, che era interpretato da quel flauto lì in piedi [il fagotto, ndr]».

«Ma come fa a far così ridere?» Alcuni di noi avranno sentito Pierino e il lupo narrato da Benigni o da Lucio Dalla o da Sting. Ma nessuno l’ha mai sentito narrare così. L’OSI ha scelto infatti una narratrice diversa, che ha trasformato il testo in una piccola pièce teatrale. Gardi Hutter, celebre clown svizzera da anni residente in Ticino, è una maga nel trasformare un semplice oggetto in mille modi: uno spolverino può diventare un fucile, uno strumento musicale, un fazzolettino, un tappo per le orecchie… I bambini l’adorano: «faceva delle cose buffe, come scacciare il coronavirus con lo scopino», «faceva troppo ridere come

Tisbe, classe 4A, Scuola elementare di Sorengo.

Com’era il nonno di Pierino? «Era un gran brontolone!» esclamano in coro. «Io il nonno me l’immaginavo con le bretelle, la camicia a quadretti e i pantaloni jeans, la testa pelata con i capelli bianchi sui lati», «Io praticamente uguale al suo, solo con la barba lunghissima!».

Emir, classe 1A, Scuole elementari Chiasso.

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Anita, classe 4A, Scuola elementare di Sorengo.

si tappava le orecchie quando l’orchestra suonava troppo forte», «era bravissima a imitare gli animali e a fare i personaggi». «A me ha fatto ridere tantissimo quando si è ingoiata uno starnuto!». Un bambino riassume lo stupore generale: «Ma come fa a far così ridere?» Anche Carla Norghauer ha conquistato i bambini, nei panni della meccanica “scialla”: «A me è piaciuta tanto anche la meccanica, faceva proprio ridere!». «Era un po’ pazzerella!». «A volte è severa e fa la nota grave” E se voi foste uno strumento, che strumento sareste? – domando a un tratto. Le risposte si fanno concitate. Lo strumento più gettonato è il violino, che guarda caso nella favola impersona proprio Pierino. Il violino suona una musica spensierata, rassicurante, leggera, positiva. Suona l’infanzia. Suona una musica melodiosa - e complessa. Come loro. Al secondo posto il tamburo: forse lo strumento del gioco rumoroso, dell’allegro chiasso che si fa a ricreazione. E che strumento sarebbe la maestra? «Un violino!», «Un flauto!», «A volte un flauto, a volte un violino: a volte è severa e fa la nota grave, a volte non è severa e fa una nota più dolce», concludono di comune accordo gli allievi.

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«La musica classica è molto variata» Alcuni di questi bambini non hanno mai ascoltato musica classica. E chissà, forse in qualcuno di loro è nato il desiderio di andare a sentire dei concerti oppure di imparare uno strumento… «Non è mai troppo tardi - dico loro - conosco una signora che ha iniziato a suonare la viola da gamba a sessant’anni!» La musica classica in realtà attrae. Perché? – chiedo. «È tranquilla - mi rispondono - è molto variata, ha tanti suoni diversi, tanti strumenti diversi, tanti ritmi diversi». È forse proprio questo il potere della musica classica: la complessità. Se si pensa a certi brani trap che ascoltano i ragazzini di oggi, basati su ritmi ripetitivi e melodie di 4 o 5 note… Prima di lasciarmi, tuttavia, un bambino ci tiene a dirmi che la musica classica è ancora più magica se ascoltata dal vivo: «A me sarebbe piaciuto di più stare lì al LAC, perché sono due cose diverse vedere un concerto in televisione e vederlo lì nella sala! Lì i suoni sono molto più presenti, si sente la vibrazione, è più bello!». …il desiderio di questo bambino sia anche il nostro augurio per il futuro!

Marta, classe 3-4 A, Scuola elementare di Bioggio.


Alice, classe 1A, Scuola elementare di Acquarossa.

Oltre ai disegni, una classe ci ha mandato questo bellissimo messaggio di ringraziamento, che pubblichiamo con piacere.

I vincitori del concorso

Abbinato al concerto online per le scuole, l’Orchestra della Svizzera italiana ha promosso un concorso di disegno per i bambini delle scuole elementari. Fra i molti disegni arrivati, una giuria interna all’OSI ha scelto i seguenti vincitori, che trovate pubblicati in queste pagine: - - - - - - -

Mia, classe 1C, Scuole elementari di Chiasso Matilde, classe 1A, Scuole elementari di Chiasso Tisbe, classe 4A, Scuola elementare di Sorengo Emir, classe 1A, Scuole elementari di Chiasso Anita, classe 4A, Scuola elementare di Sorengo Alice, classe 1A, Scuola elementare di Acquarossa Marta, classe 3-4A, Scuola elementare di Bioggio 53


Orchestra della Svizzera italiana Stagione 2021/22 Direttore principale Markus Poschner

Musicisti VIOLINI Robert Kowalski Konzertmeister, Tamàs Major Konzertmeister, Walter Zagato Sostituto spalla, Vasyl Zatsikha Prima parte, Hans Liviabella Prima parte, Barbara Ciannamea-Monté Rizzi Sostituto prima parte, Irina Roukavitsina-Bellisario, Duilio Galfetti, Fabio Arnaboldi, Katie Vitalie, Denis Monighetti, Piotr Nikiforoff, Julia Didier, Ekaterina Valiulina, Vittorio Passerini, Marco Norzi VIOLE Jan Snakowski Prima parte, Ivan Vukčević Prima parte, Bianca Marin Sostituto prima parte, Aurélie Adolphe, Andriy Burko

VIOLONCELLI Johann Sebastian Paetsch Prima parte, Luca Magariello Prima parte, Felix Vogelsang Sostituto prima parte, Vanessa Hunt Russell

CONTRABBASSI Enrico Fagone Prima parte, Jonas Villegas Prima parte, Erick Martinez Olivo Sostituto prima parte FLAUTI Bruno Grossi Prima parte, Alessandra Russo Prima parte OBOI Marco Schiavon Prima parte, Federico Cicoria Prima parte

CLARINETTI Paolo Beltramini Prima parte, Corrado Giuffredi Prima parte FAGOTTI Alberto Biano Prima parte, Mathieu Brunet Prima parte

CORNI Zora Slokar Prima parte, Vittorio Ferrari Prima parte, Georges Alvarez Prima parte

TROMBE Serena Basandella Prima parte, Sébastien Galley Prima parte TIMPANI Louis Sauvêtre Prima parte

Staff Christian Weidmann Direttore artistico–amministrativo Samuel Flury Vicedirettore Barbara Widmer Responsabile di produzione Alessandra Zumthor Responsabile comunicazione Maurizio Gilardi Informatica e multimedia Ivan Lukic Contabilità Remo Messi Ispettore d’orchestra Mariella Bianchetti Assistente di produzione

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Consiglio di Fondazione Mario Postizzi Presidente Marco Netzer Vicepresidente Manuele Bertoli Riccardo Biaggi Raffaella Castagnola Rossini Roberto Badaracco Barbara Gabrielli Michele Rossi Lady Cristina Owen-Jones Alessandra Russo


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Abbonamenti 2021/22 OSI al LAC

osi.swiss/abbonamenti

Sala Teatro LAC, Lugano Giovedì, ore 20.30

30 settembre 2021

10 febbraio 2022

21 ottobre 2021

24 febbraio 2022

Poschner / Siegmeth

Poschner / Lisiecki

Poschner / OSI e Orchestra CSI

Urbański / Soltani

11 novembre 2021

17 marzo 2022

Trevino

Urbański / Lazic

25 novembre 2021

31 marzo 2022

Leleux / Krylov

Poschner / Bianchi

9 dicembre 2021

28 aprile 2022

Poschner / Tetzlaff

Poschner / Piemontesi

I categoria

II categoria

III categoria

IV categoria

Intero / Ridotto*

Intero / Ridotto*

Intero / Ridotto*

Intero / Ridotto*

Abbonamento (10 concerti)

640 / 560

480 / 400

360 / 280

240 / 160

Abbonamento parziale A (5 concerti)

320 / 280

240 / 200

180 / 140

120 / 80

Abbonamento parziale B (5 concerti)

320 / 280

240 / 200

180 / 140

120 / 80 Tutti i prezzi in CHF

Vantaggi per gli abbonati

OSI in Auditorio Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Giovedì, ore 20.30

13 gennaio 2022 Kowalski Konzertmeister violino

20 gennaio 2022 Minasi Direttore

27 gennaio 2022 Mehta Play&Conduct controtenore

3 febbraio 2022 Gringolts Play&Conduct violino

Posti centrali Posti laterali

Abbonamento (4 concerti)

Almeno il 20% di sconto rispetto ai biglietti dei singoli concerti Ulteriore 20% di sconto OSI in Auditorio per chi è abbonato alla stagione OSI al LAC Sconti extra per i membri Amici AOSI o Club Rete Due Invito a un aperitivo esclusivo

Intero / Ridotto*

Intero / Ridotto*

Un regalo speciale da parte dell’OSI

160 / 140

140 / 120

Spedizione regolare a domicilio del magazine dell’OSI

Tutti i prezzi in CHF

* Prezzo ridotto: Amici OSI (solo titolari tessera), Club Rete Due, AVS Inizio prelazione e prevendita: www.osi.swiss/abbonamenti 56

Posto garantito

Diritto di prelazione per il concerto di S. Silvestro e per il Festival Presenza con Sol Gabetta (maggio 2022) Possibilità di pagare l’abbonamento in due rate


Cartolina dal LAC

di Mario Postizzi, Presidente Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana (AOSI)

Caro Presidente, sarà sorpreso di ricevere una cartolina scritta dal LAC, dallo spazio che si presta alle esibizioni dell’Orchestra della Svizzera italiana. Per molto tempo non ho potuto vedere il mio amato pubblico per l’insistente presenza di una pandemia che ha messo un po’ tutti in ginocchio. Sono dispiaciuto per il fatto che non ho potuto offrire la consueta ospitalità alla musica. Nei mesi passati, la scienza medica ha cercato di facilitare le cose. Spero di cuore che le variazioni musicali non vengano inceppate, di nuovo, dalle varianti sanitarie. Sono felice che ci troveremo per rivivere entusiasmanti e comuni esperienze. Mi sembra opportuno mettere sulla pagina bianca alcune riflessioni. Inizio dall’emozione. La musica crea un sentimento, uno stato d’animo che si produce attraverso l’ascolto. Il dono dell’arte si rivela segno di accoglienza. Scomodando l’immagine della torre di Babele, la musica ha una capacità inconfondibile: riesce a essere universale, placa e, al contempo, inquieta.

Desidero aderire all’Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana:

Con un efficace tocco di corda poetico, Tolstoj ha parlato di stenografia dei sentimenti. Se penso allo spazio che metto a disposizione, la musica è per me associazione, luogo d’incontro, possibilità di radunare un pubblico in grado di cogliere momenti culturali imprescindibili. Un grande pianista, che non posso considerare amico, mi riferisco a Glenn Gould, ha sostenuto, a proposito dei concerti pubblici, che siamo di fronte a una maniera superata di rappresentare la musica. Egli ha sottolineato che i concerti non sarebbero sopravvissuti al ventesimo secolo, sostituiti da registrazioni sempre più sofisticate. La stessa nota è battuta dal filosofo JeanPaul Sartre, verso il quale non nutro simpatie, il quale pensava che il concerto non fosse il luogo ottimale d’ascolto, preferendo, in solitaria, altri mezzi comunicativi. Per fortuna, sia il pianista sia il filosofo si sono sbagliati. In effetti, la presenza del pubblico fa parte dell’esibizione musicale e la partecipazione ai concerti rimane essenziale e determinante. Non voglio dilungarmi oltre su questo specifico argomento. Preferisco focalizzare l’attenzione verso il futuro prossimo. Il programma che l’Orchestra della Svizzera italiana propone è eccellente. Sono certo che troverà un positivo e diffuso riscontro. Vorrei ringraziare la Direzione artistica e tutte le persone che hanno collaborato. Mi è stato detto che i professori sono prontissimi, con tanta voglia di ricominciare. Sono contento di poter abbracciare, fra poco, il vostro Direttore Markus Poschner, un punto di riferimento prestigioso di

cui dobbiamo andare fieri. Ho saputo, tra l’altro, che non è prevista una pausa concerto. Alfred Brendel, di nuovo un grande pianista, affermava che un’esibizione non deve durare più di ottanta minuti. Quando si ascolta la buona musica, tra l’altro, non si sente il tempo che scorre. Pure io mi sono preparato per offrire le condizioni migliori in termini di sicurezza e di protezione a favore del nostro pubblico. Resterà la mascherina, un segno ancora presente della fastidiosa pandemia. So che anche l’OSI tiene a garantire la massima sicurezza possibile, permettendo di accedere ai concerti unicamente a persone con COVID Pass. Non mancherà in ogni caso l’entusiasmo, la voglia di far bene, la qualità musicale, di cui tutti abbiamo grande bisogno. Senza il conforto e l’aiuto del pubblico non si va molto lontani. Prima di concludere, mi auguro che vengano risolti al meglio i problemi di traffico, in modo tale che l’accesso sia facilitato anche a chi non abita vicino a me. Per fortuna ora, con il potenziamento dei mezzi pubblici nel nostro Cantone, anche chi proviene da Locarno o Bellinzona ha la fortuna di potermi raggiungere in pochissimo tempo (30, massimo 45 minuti!), prendendo solo un treno e un bus. Diamo ora suono alle trombe, uniti e più forti che mai, senza dimenticare il ruolo esemplare svolto dall’Associazione degli Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana. Mi conforta la vicinanza di tanti amanti della musica e il loro costante sostegno finanziario. Con cordialità e, mi permetto, amicizia. Il suo LAC 57


Partner

Partner tecnici Galleria Anfitrite, Lugano Ottici Bistoletti, Lugano Gioielleria @ Berardi 1999, Lugano Farmacia Internazionale Bordoni, Lugano Quartiere Maghetti, Lugano 58


Finanziatori OSI

Altri Comuni Bellinzona Chiasso Locarno Mendrisio

SRG SSR e RSI sostengono l’OSI in qualità di acquirenti di prestazioni

Sponsor Sponsor Principale

Iniziative per bambini e famiglie e sponsor di serata

Musikvermittlung sowie Jugend- und Talentförderung Eine kulturelle Stiftung

OSI – Locarno Film Festival Sponsor di serata

Hospitality Partner

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Foto: Kaupo Kikkas / Orchestra della Svizzera italiana

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