Al di là del tempo dei
Caro Pubblico,
confini
sono incredibilmente felice per una delle sfide artistiche più emozionanti e importanti con la mia OSI da quando sono qui a Lugano. L’incontro diretto di due compositori di epoche diverse permette di far emergere un’opera completamente nuova, al di là dei confini del tempo.
Nel bel mezzo della Svizzera, Čajkovskij trovò l’ispirazione decisiva per la sua opera più importante, l’imponente Sinfonia Manfred . Incantato dalla straordinaria bellezza delle montagne svizzere, Čajkovskij nel 1884 vagò sulle orme di Lord Byron e si lasciò travolgere da questa gigantesca composizione, che a sua volta ha ispirato il compositore contemporaneo Oscar Bianchi a scrivere il ciclo orchestrale Alfredo . Entrambe le opere si fondono questa sera in un’unica creazione sovradimensionata e dimostrano come il dialogo con il passato sia in realtà un processo vivo della nostra esistenza. O, come dice una famosa poesia, «Actually, the dead are not dead».
Buon ascolto!
MarkusPoschnerOrchestra della Svizzera italiana
Piotr Il’ič Čajkovskij
(1840 – 1893)
57’
Sinfonia in si minore in quattro quadri op. 58 Manfred (1885)
I. Lento lugubre. Moderato con moto. Andante con duolo
II. Vivace con spirito
III. Pastorale. Andante con moto
IV. Allegro con fuoco. Andante con duolo. Largo
23’
IIntercalata ai movimenti della Sinfonia: Oscar Bianchi
(*1975)
Alfredo suite per mezzosoprano, coro di voci bianche e orchestra
In collaborazione con
Piotr Il’ič Čajkovskij
Sinfonia in si minore op. 58 Manfred

Prima esecuzione Mosca, Società Musicale Russa, 11 (23)
marzo 1886. Direttore Max Erdmannsdörfer
Sul modello dell’HaroldenItaliedi Berlioz, una grandiosa sinfonia a programma costruita sul testo di Lord Byron: un mondo sonoro e letterario iper-romantico che fa ampio uso del motivo ciclico.
Oscar Bianchi
Alfredo suite per mezzosoprano, coro di voci bianche e orchestra
Commissionato da OSI, prima esecuzione assoluta
Intrecciandosi e dialogando con la partitura di Čajkovskij, il
compositore svizzero-italiano Oscar Bianchi ambisce ad
innalzarne ulteriormente la temperatura emotiva, attraverso l’inserzione della voce umana nonché dei suoi doppi strumentali.
“Tracce” di modernità e repertorio
Nell’inverno 1867/68 Hector Berlioz diresse in Russia il suo Harold en Italie , sinfonia con viola solista ispirata a Lord Byron: colpì così tanto il compositore Milij Balakirev e il critico Vladimir Stasov che quest’ultimo arrivò a produrre un ampio programma letterario in quattro parti (corrispondenti ad altrettanti movimenti) che dovevano servire da base per un’analoga composizione, sempre tratta da Byron ma questa volta dal suo Manfred . Stasov la offrì a Balakirev stesso, il quale girò la proposta a Berlioz, che però sarebbe morto di lì a poco. Alla fine il progetto rimase dormiente finché Balakirev, nel 1882, lo sottopose a Čajkovskij, dopo avere arricchito l’originale schema di Stasov con un dettagliatissimo canovaccio musicale, che comprendeva persino l’indicazione di tutte le tonalità da usare. Čajkovskij dapprima oppose un rifiuto, poi accettò, mettendosi al lavoro nell’aprile 1885 e terminando il lavoro il 4 ottobre dello stesso anno,
passando da un iniziale rifiuto estetico del progetto e del soggetto (accettato solo per cortesia verso il collega) a un entusiasmo più convinto: ma il suo rapporto con questa sinfonia a programma fu sempre ambivalente, tra approvazione («sarà la mia migliore composizione in forma sinfonica») e disperazione («la disprezzo, ad eccezione del primo movimento»). Tratta, come si diceva, da Byron, la sinfonia descrive le peripezie di Manfred, giovane nobile distrutto dalla morte dell’amata Astarte, la cui colpa sente su di sé: cerca consolazione nel soprannaturale, evocando persino la Fata delle Alpi, ma solo nella morte troverà un’apparente pacificazione (in realtà Manfred partecipa ad un baccanale nel palazzo dello spirito del male, Arimane, quindi invoca l’ombra di Astarte che gli predice la fine delle sue sofferenze terrene: scena inventata da Balakirev, assente in Byron). Un soggetto potentemente romantico, più evocativo che coerente, che trova un corrispettivo in una musica di
travolgente potenza drammatica, che fa ampio uso (ecco un legame con il Berlioz dell’Aroldo) di un “motto”, un tema a mo’ di idea fissa, inizialmente affidato a fagotti e clarinetto basso e che riappare fino alla fine, ma trasfigurato in una sorta di conclusione trasumanata, e che contrasta con il tema di Astarte, dolce e suadente, presentato dapprima dai violini. E notevole è anche la conclusione, con l’intervento dell’organo che dà alla morte di Manfred un senso di serena mestizia. Come conclusione del pluriennale progetto Tracce , l’OSI ha commissionato ad Oscar Bianchi una suite per mezzosoprano, coro di voci bianche e orchestra dal titolo Alfredo (assonante con Manfred , di cui costituisce una sorta di doppio), che alla sinfonia di Čajkovskij si integra completamente: i movimenti di questa suite vengono alternati a quelli di Manfred , ma anche inseriti all’interno degli stessi, incontrandosi in profondità. Le due partiture sono quindi indipendenti ma, in questo caso, eseguite come un unicum , in un dialogo tra grande repertorio e musica di oggi, che si svelano quindi l’uno all’altra, parlandosi ora per associazione, ora per contrasto. Se Manfred è un lavoro grandioso (anche nella durata, quasi un’ora di musica),
iper-romantico, sopra le righe, con parti quasi allucinogene (come afferma Oscar Bianchi), l’inserto di Alfredo si spinge fino ad intervenire sulla stessa partitura di Čajkovskij, specie in quel finale che già in epoca sovietica veniva considerato poco efficace e quindi riscritto. E se la temperatura emotiva è già alta nella pagina strumentale del compositore russo, l’inserto delle voci la porta ad un grado ancora maggiore, oltre a consentire -- anche tramite lo sdoppiamento tra la tromba solista e la voce del mezzosoprano -- un riferimento concreto al tema del duplum , dell’eco, degli spiriti, così presente in Byron (e i testi selezionati da Bianchi per la sua suite sono tratti da quelli del poeta inglese, ma in italiano, in un processo di riappropriazione linguistica compiuto dal compositore italo-svizzero).
Ultimo dettaglio: poiché la struttura ciclica, con i continui ritorni tematici del “motto”, è così forte in Čajkovskij (e così adatta al delirio byroniano e al tema iper-romantico), Bianchi ha scelto di evitare qualsiasi legame diretto, si astiene da qualsiasi citazione motivica; il legame tra le due partiture è quindi di carattere emotivo, Alfredo avendo l’ambizione di alzare ancora di più il livello raggiunto da Manfred
tra Manfred e Alfredo
All’inizio della stagione scorsa, sullo slancio del Ludwig van Festival del 2019, l’OSI ha inaugurato il nuovo, innovativo progetto multimediale Tracce , che ha affiancato, attraverso due stagioni, l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Čajkovskij, dirette dal direttore principale OSI Markus Poschner.
Il percorso è cominciato con l’installazione multimediale “Il Quarto Paesaggio”, che ha popolato la Hall del LAC; è poi continuato a Montreux e a Clarens, dove Christian Tetzlaff e Robert Kowalski hanno raccolto le suggestioni dei luoghi dove Čajkovskij aveva scritto il Concerto per violino, per riportarle poi al LAC, sul palco e in video, nel progetto “Chants de fragilité – quatre études sur la persistence de la mémoire”, con i giovani violinisti del CSI a permeare gli spazi del LAC con la loro presenza e i loro suoni. Uno degli elementi portanti del progetto Tracce è stato infatti il mettere in valore – narrativamente, fisicamente – i luoghi in Svizzera che avevano ospitato e ispirato Čajkovskij. Ora questo percorso si avvia alla fine, culminando questa sera con l’esecuzione della gigantesca Sinfonia Manfred . Quest’opera ci consente di riprendere, rafforzare e, per così dire, suggellare la nostra intuizione a proposito del valore narrativo dei luoghi: infatti non solo la città di Ginevra ha ospitato a più riprese Čajkovskij, ma lo stesso Lord Byron, l’autore del celebre poema drammatico Manfred a cui Čajkovskij si è ispirato, ha soggiornato diverso tempo a Cologny, alla Villa Diodati, dove hanno avuto luogo tra l’altro leggendarie sessioni letterarie con Mary Shelley, Percy Bysshe Shelley e John Polidori.
Sulle...
“Tracce” di Manfred
Il nostro pellegrinaggio al lago di Ginevra ha avuto risultati entusiasmanti: sette strumentisti dell’OSI si sono ritrovati nel giardino di Villa Diodati e nel vicino Pré Byron, dove hanno registrato le varie parti delle opere che il compositore tedesco Marc Sinan, con l’intenso ed impegnativo progetto Seven Spirits , e sette giovani compositori svizzeri (Giuliano D’Agostini, Francesco Fiorenzani, Marco Infantino, Roberto Mongardini e Roberto Danielis Squillaci del CSI nonché Canberk Duman e Hugo Vasco Reis della ZHdK di Zurigo) hanno immaginato, in forme diverse, per quei luoghi e quel contesto. Le composizioni, pensate espressamente per mettere in gioco le possibilità artistiche e narrative del mezzo audiovisivo, hanno visto la luce lo scorso dicembre negli studi di montaggio del CISA a Locarno, che ci ha accompagnato lungo tutto lo svolgimento del progetto Tracce
Queste composizioni ci hanno permesso di creare “Aspettando Manfred”: un percorso che si è svolto lungo l’intera seconda parte della stagione 2022/23, appunto sulle “Tracce” del Manfred di Byron e di Čajkovskij. A partire dallo
scorso febbraio le composizioni sono state offerte al pubblico, in forma audiovisiva, su diverse piattaforme video e digitali, a cadenza regolare fino appunto al concerto di questa sera con l’esecuzione al LAC della Sinfonia Manfred . Su questo percorso abbiamo scoperto, episodio per episodio, i luoghi che hanno ispirato Lord Byron e Čajkovskij, popolandoli con i suoni dei nostri musicisti e confermando una delle intuizioni principali del progetto
Tracce : il fatto che il luogo dove un evento avviene diventa parte integrante, narrativa, dell’evento stesso. Questo percorso ci ha portato poco per volta alla Sinfonia
Manfred ; l’evento di questa sera al LAC, quindi, non è un momento isolato ma è stato concepito come il punto d’arrivo di un lungo e appassionante viaggio: le emozioni di questa serata conterranno anche le suggestioni delle tappe precedenti. Questa serata sarà anche il culmine e la conclusione di questa fase del progetto Tracce ; ma le intuizioni, le suggestioni, le immagini e i suoni che abbiamo raccolto in questi due anni ci accompagneranno ancora per lungo tempo.
Andrea MolinoAspettando
Giuliano D’Agostini
Nei Giardini di Cologny per quintetto di fiati
Alessandra Russo, flauto; Federico Cicoria, oboe; Paolo Beltramini, clarinetto; Alberto Biano, fagotto; Vittorio Ferrari, corno
Il compositore si è lasciato affascinare dal Manfred isolandone alcuni dei temi più significativi e ricostruendoli in tre brevi brani dove riecheggiano anche, nascosti, frammenti di Mussorgsky, Dallapiccola e il Berio dei Folk Songs .
Roberto Mongardini Fragmenta per quartetto di fiati
Alessandra Russo, flauto; Federico Cicoria, oboe; Paolo Beltramini, clarinetto; Alberto Biano, fagotto
Sei brevissimi pezzi per quartetto di fiati, molto differenti tra di loro, raccolgono l’ispirazione delle note di Čajkovskij secondo l’estetica della citazione e del frammento (come suggerisce il titolo), ricomponendole in un caleidoscopio di nuove costruzioni sonore. Il settimo pezzo, più lungo, sviluppa ulteriormente le suggestioni precedenti.

Manfred
Marco Infantino
Tis not so difficult to die per fagotto
Alberto Biano, fagotto
Il fagotto solista dà uno sguardo sulla conclusione della tormentata vicenda del giovane nobile Manfred . La semplice, straniata e solitaria melodia e il progressivo allontanamento prospettico del solista sono metafora del raggiungimento di Manfred della desiderata morte.
Micro images for two violins per due violini
Robert Kowalski, violino
Il luogo particolare dove Robert Kowalski, primo violino dell’OSI, ha registrato il lavoro (il cosiddetto “Pré Byron”, la spianata antistante Villa Diodati) ha suggerito al compositore una serie di sottili, nascoste relazioni con la drammaturgia del Manfred Inoltre la suggestione romantica della drammaturgia di Byron ha ispirato la... magia (anche tecnica) della doppia presenza dell’interprete.

Francesco Fiorenzani
Studio M per oboe
Federico Cicoria, oboe
Secondo le parole dello stesso compositore, «il brano prende ispirazione da una frase del primo movimento. L’ossessività meccanica della ripetizione del gesto strumentale e la ricerca della perfetta esecuzione servono a raccontare un dramma nascosto».
Francesco Fiorenzani
Binari per clarinetto e fagotto

Roberto Danielis Squillaci
Puzzle
per quintetto di fiati
Alessandra Russo, flauto; Federico Cicoria, oboe; Paolo Beltramini, clarinetto; Alberto Biano, fagotto; Vittorio Ferrari, corno
Qui l’autore ha “distillato” per ciascuno strumento diversi frammenti ispirati o direttamente tratti dal Manfred , lasciando però ampiamente libera la scelta delle combinazioni possibili del “Puzzle”, ogni volta che il brano viene eseguito.
Paolo Beltramini, clarinetto; Alberto Biano, fagotto
Lavorando su un breve estratto tematico del primo movimento del Manfred , il dramma viene presentato qui come incomunicabilità: i due strumenti si inseguono senza sosta, come un amore non corrisposto. Alla fine, però, si trovano e se ne vanno sfiniti in direzione ignota. La drammaturgia viene sottolineata dall’elegante elaborazione visiva degli allievi del CISA.
Canberk Duman
Manfretude per due flauti
Alessandra Russo, flauto
Il compositore si concentra sull’espressività della tonalità di si minore, così peculiare per Čajkovskij. Distillandone l’essenza con una tessitura avvolgente del registro più grave dei due flauti, termina poi con intensità verso l’acuto, con un grido lancinante. Come già era successo con Robert Kowalski, Alessandra Russo qui si sdoppia duettando con sé stessa.
Aere per flauto e corno
Alessandra Russo, flauto; Vittorio Ferrari, corno
Marc Sinan
Seven Spirits per cornoi
Zora Slokar, corno
Si conclude qui il nostro appassionante viaggio verso l’esecuzione della Sinfonia Manfred di Čajkovskij. Sinan, che dedica il brano al padre, anch’egli di nome Manfred, ci propone una visione fortemente contrastata della narrazione di Byron, anche in relazione ad intime esperienze personali. Le sette parti di corno solista sono state tutte registrate da Zora Slokar, ciascuna con una diversa angolatura.
L’autore si ispira alla drammaturgia del Manfred di Byron e Čajkovskij, invece che ad un particolare elemento musicale della Sinfonia, lasciandosi coinvolgere dall’idea del precario equilibrio psicologico del personaggio.



Orchestra residente al LAC, l’OSI prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
Orchestra residente al LAC Lugano Arte e Cultura, l’OSI prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le accoglienze entusiastiche di pubblico e critica nei maggiori teatri e sale di tutta Europa, dalla Sala dorata del Musikverein di Vienna alla Philharmonie di Berlino, dal Grosses Festspielhaus di Salisburgo alla Kölner Philharmonie di Colonia, dall’Opernhaus di Francoforte al Brucknerhaus di Linz. Da novembre 2022, direttore ospite principale dell’OSI è Krzysztof Urbański, succeduto in questo ruolo a Vladimir Ashkenazy. Due le rassegne principali di cui è regolarmente protagonista l’Orchestra a Lugano: la prima, OSI al LAC , si svolge da autunno a primavera nella Sala Teatro del LAC; la seconda, OSI in Auditorio , nella sede storica dell’Orchestra, l’Auditorio Stelio Molo RSI a Lugano Besso.
La ricca programmazione concertistica vede l’Orchestra collaborare, oltre che con Poschner, con diversi altri direttori e numerosi solisti di fama internazionale, sia nella Svizzera italiana sia al di fuori dei confini regionali: tra tutti si ricorda Martha Argerich, con cui l’OSI gode di un rapporto privilegiato da quasi 20 anni (in passato la grande pianista argentina ha scelto Lugano quale sede del Progettoche porta il suo nome).
Nel contempo ha preso avvio una collaborazione stabile con la violoncellista Sol Gabetta, culminata in un nuovo prestigioso festival musicale pluriennale che si svolge a Lugano nel periodo di Pentecoste (Presenza , prima edizione nel 2022).
Altrettanto intensa l’attività discografica, in collaborazione con RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana: già insigniti del prestigioso premio internazionale ICMA nel 2018 per l’Integrale delle Sinfonie di Brahms (SONY Classical), l’OSI e Poschner hanno proseguito nella loro originale e intrigante produzione con una serie di CD dedicati alle opere inedite di Rossini. Sono inoltre di rilievo le coproduzioni operistiche e di balletto con il LAC e con diversi partner internazionali.
Straordinario infine l’impegno dell’OSI per i più giovani: oltre 11’000 bambini seguono ogni anno i concerti-spettacolo ideati per loro a maggio. Nella formazione musicale dei giovani l’OSI si qualifica per una stretta collaborazione a più livelli con la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana. Open air, cine-concerti e festival estivi -tra cui il Locarno Film Festival- completano la programmazione, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio.
Informazioni: www.osi.swiss
Particolarità
Per Markus Poschner «è impossibile sfuggire al fascino della musica di Čajkovskij, sottrarsi alla sua attrazione». All’inizio del progetto Tracce , a settembre del 2021, diceva che «proprio il fatto che la scoperta delle ambivalenze e segreti delle opere di Čajkovskij sia appena iniziata, rappresenta per me la parte più affascinante del progetto Tracce . Conosco le sue sinfonie da oltre 25 anni […]: sentire la loro profondità filosofica quando le eseguo è ogni volta un’esperienza straordinaria». Un’esperienza che si ripete col Manfred : anche qui «è venuto il tempo di sgomberare il campo da vecchi malintesi e false tradizioni, per aprirsi con uno sguardo nuovo e fresco a uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi».
RUOLI ATTUALI
Direttore principale OSI
Direttore musicale Brucknerorchester
e Landestheater Linz
Primo direttore ospite Deutsches
Kammerorchester Berlin
Preis der Deutschen Schallplattenkritik 2020
Professore onorario, Universität Bremen, Institut für Musikwissenschaft 2010
Deutscher Dirigentenpreis 2004
Markus Poschner

Christina Daletska
Oltre a suonare il violino, Christina Daletska è molto impegnata nei diritti umani: «Da quando ero adolescente mi chiamavano avvocato: il senso della giustizia è sempre stato importante nel mio carattere. Inoltre sono cresciuta in un paese in cui i diritti umani non sono ancora a un livello adeguato e la corruzione è percepita ovunque. Le prime tre questioni che mi preoccupano sono i diritti delle donne, il razzismo e la pena di morte. Non visito dunque paesi che l’hanno mantenuta (come Stati Uniti e Cina). Non sono la prima: Pablo Casals e Manuel de Falla hanno lasciato la Spagna di Franco e Krystian Zimerman non va più negli Stati Uniti. Quando ho visitato il sito di Amnesty International sono rimasta scioccata da tutte le ingiustizie che ho visto e nel contempo ero felice per la semplicità delle azioni di contrasto […] si può sempre fare qualcosa!».

Il Coro di voci bianche Clairière del Conservatorio della Svizzera italiana abbina all’impegno costante a favore dei giovani, la continua esplorazione dei repertori ed un ideale artistico perseguito con dedizione e gratificato da successi e riconoscimenti internazionali: in vent’anni di attività sotto la direzione di Brunella Clerici, oltre 500 giovani hanno formato la loro voce, la loro sensibilità artistica e la loro persona cantando nei cori del CSI. Si è esibito nel Duomo di Milano, nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Basilica di San Francesco ad Assisi, a Betlemme nella Basilica della Natività durante la Messa di Natale, in Vaticano per Papa Giovanni Paolo II e in Eurovisione il giorno di Natale nella Chiesa sant’Abbondio- Collina d’Oro. È stato ospite di numerosi festival come l’Europäisches Jugendchor Festival Basel, Festival di Musica Sacra di Cortona, Cantar di Pietre, Vesperali, Festival Internazionale della Musica MiTo, Estival Jazz, Montreux Choral Festival. Il suo repertorio spazia dal gregoriano alla polifonia tardomedievale fino ad abbracciare le istanze moderniste e i generi di contaminazione dei secoli XX e XXI.
Calliope Anchora, Aspasia Anchora, Miyuki Bernasconi, Thais Bolgiani, Giulio Burattini, Iris Burghardt, Thérèse Cattaneo, Elisa Ceccarelli, Agata Cereda, Anita Cereda, Maria Clericetti, Giulia Clericetti, Tisbe Donno, Giorgia Febo, Bianca Ferrazzini, Eleonora Foglia, Martina Fogliani, Sara Fontana, Aynadis Garbani, Elena Gianella, Cecilia Guffi, Alice Hangxin, Nika Kancerevyciute, Diane Kauffmann, Lilian Kick, Flora Koenz, Ambra Mineo, Aygul Myazina, Anika Neumann, Matilde Peduzzi, Fausto Pianca, Delia Piffaretti, Adele Porta, Joana Porta, Aurelia Quadrelli, Agata Quadrelli, Piera Quadrelli, Rebecca Rioda, Odile Saturno, Michele Strigl, Caroline Titland, Niccolò Tonella, Alexander Yoshizumi, Alexandrina Yoshizumi, Amalia Zampa

Coro di voci bianche Clairière
Orchestra della Svizzera italiana
Musicisti OSI
Violini
Robert Kowalski, Konzertmeister
Walter Zagato, Sostituto spalla
Vasyl Zatsikha, Prima parte
Hans Liviabella, Prima parte
Barbara Ciannamea-
Monté Rizzi, Sostituto prima parte
Denis Monighetti
Piotr Nikiforoff
Katie Vitalie
Fabio Arnaboldi
Duilio Galfetti
Irina Roukavitsina-Bellisario
Vittorio Passerini
Ekaterina Valiulina
Viole
Jan Snakowski, Prima parte
Ivan Vukčević, Prima parte
Bianca Marin, Sostituto prima parte
Aurélie Adolphe
Andriy Burko
Violoncelli
Johann Sebastian Paetsch, Prima parte
Luca Magariello, Prima parte
Felix Vogelsang, Sostituto prima parte
Vanessa Hunt Russell
Contrabbassi
Enrico Fagone, Prima parte
Jonas Villegas, Prima parte
Erick Martinez Olivo, Sostituto prima parte
Flauti
Bruno Grossi, Prima parte
Alessandra Russo, Prima parte
Oboi
Federico Cicoria, Prima parte
Marco Schiavon, Prima parte
Clarinetti
Paolo Beltramini, Prima parte
Corrado Giuffredi, Prima parte
Fagotti
Alberto Biano, Prima parte Enrico Bassi, Prima parte
Corni
Zora Slokar, Prima parte Vittorio Ferrari, Prima parte
Trombe
Sébastien Galley, Prima parte
Serena Basandella, Prima parte
Timpani
Louis Sauvêtre, Prima parte
Oggi suonano
Violini I
Robert Kowalski, Konzertmeister
Walter Zagato
Denis Monighetti
Piotr Nikiforoff
Katie Vitalie
Ekaterina Valiulina
Vittorio Passerini
Hana Kotkova*
Sebastian Canellis-Olier*
Mirela Lico*
Violini II
Hans Liviabella, Prima parte
Vasyl Zatsikha
Barbara Ciannamea-Monté
Rizzi
Fabio Arnaboldi
Duilio Galfetti
Irina Roukavitsina-Bellisario
Fiorenza De Donatis*
Ludovica Lorenzini*
Viole
Ivan Vukčević, Prima parte
Bianca Marin
Andriy Burko
Aurélie Adolphe
Mykytka Volodymyr*
Giulia Panchieri*
Violoncelli
Johann Sebastian Paetsch, Prima parte
Luca Magariello
Felix Vogelsang
Vanessa Hunt Russell Fabio Fausone*
Lorenza Baldo*
Contrabbassi
Enrico Fagone, Prima parte
Jonas Villegas
Erick Martìnez Olivo
Alvin Staple*
Flauti
Alessandra Russo, Prima parte
Bruno Grossi
Laura Farneti*
Oboi
Marco Schiavon, Prima parte
Federico Cicoria
Domenico Lamacchia*
Clarinetti
Paolo Beltramini, Prima parte
Corrado Giuffredi, Prima parte
Stefano Bergamini*
Fagotti
Alberto Biano, Prima parte
Corrado Barbieri*
Jasen Atanasov*
Corni
Vittorio Ferrari, Prima parte
Zora Slokar
Loris Antiga*
Giuseppe Russo*
Tromba
Serena Basandella, Prima parte
Sébastien Galley
Guido Guidarelli*
Niccolò Ricciardo*
Marco Bellini*
Tromboni
Eugenio Abbiatici*
Floriano Rosini*
Fabio Costa*
Tuba
Rino Ghiretti*
Timpani
Louis Sauvêtre, Prima parte
Percussioni
Danilo Grassi*
Andrea Carattino*
Tommaso Scopsi*
Athos Bovi*
Sho Kubota*
Pianoforte
Alexander Mathas*
Arpe
Elena Piva*
Elisa Netzer*
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Leggio d’oro
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Domenica 23 aprile 2023
Isarphilharmonie, Monaco
Orchestra della Svizzera italiana

Markus Poschner, direttore
Rafał Blechacz, pianoforte
Musiche di Schumann, Čajkovskij


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Galleria Anfitrite, Lugano

Farmacia Internazionale Bordoni, Lugano
Quartiere Maghetti, Lugano
SRG SSR e RSI sostengono l’OSI in qualità di acquirenti di prestazioni
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6900 Lugano, Switzerland
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