Bollettino Ordine dei Medici Pavia - NUMERO DUE 2021

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N. 2 / 2021

Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia

NON SOLO MEDICO In viaggio con Giorgio Fazia Mercadante, il dottore giramondo

GABRIELE CONTA

Qualcuno preferisce affidarsi ai tour operator e alle agenzie di viaggio, oppure ai siti internet specializzati che pensano a tutto e organizzano ogni momento. Lui no: Per Giorgio Fazia Mercadante, 66 anni, il viaggio è un’altra cosa. «È un’occasione concreta per vivere, con lo spirito del viaggiatore che si costruisce come una specie di opera d’arte il viaggio, un pezzo della propria vita per un certo periodo di tempo in un altro Paese – racconta il medico pavese – per calarsi nelle realtà locali e uscire dal proprio ambiente, dalla propria città, dai soliti schemi di vita quotidiana per vivere emozioni nuove, in assoluta libertà e per dilatare i propri orizzonti». Sposato con due figli, Giorgio si è laureato in Medicina a Pavia nel 1982, per specializzarsi poi in Chirurgia plastica a Milano. Strada facendo ha scoperto la passione per i viaggi e le avventure in giro per il mondo. Una passione che non ha più lasciato, nonostante il lavoro come medico di famiglia. Dottor Mercadante, qual è stata la sua prima avventura? «Un viaggio in barcè da Pavia a Venezia nel 1985, navigando a remi dal Ponte Vecchio fino al Ponte di Rialto. Siamo partiti in cinque equipaggi, con la Battellieri Colombo in occasione del centenario di fondazione della società: si può dire che le mie avventure sono nate sul fiume, perché da questa prima esperienza ho sviluppato la mia passione per la canoa e il kayak». Proprio col kayak ha realizzato uno dei suoi viaggi più noti, quello da Pavia a Parigi: che esperienza è stata? «Un’esperienza meravigliosa e unica, pensata anche per fare del bene: io e Carlo Ballerini abbiamo risalito 1100 chilometri di fiumi, torrenti e canali, partendo alla volta della capitale francese dopo aver raccolto un buon numero di sponsor con la finalità di raccogliere fondi per contribuire alla realizzazione di un centro per disabili a San Genesio. Abbiamo risalito il Ticino fino a Sesto Calende, per attraversare poi il Lago Maggiore e risalire in seguito il fiume Toce fin dove è stato possibile. Dopo un trasbordo

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in auto per oltrepassare il Sempione abbiamo seguito il corso del Rodano fino al Lago di Ginevra, per raggiungere poi Lione e seguire poi interamente il canale di Bourgogne: superate le sue 189 chiuse, siamo arrivati alla Senna e infine a Parigi, dove abbiamo festeggiato con una Magnum di Testarossa aperta in stile Formula Uno sotto la Tour Eiffel». Lei coltiva da sempre anche la passione per il trekking: quali Paesi ha attraversato a piedi? «Moltissimi, dal Botswana al Mali, dal Niger al Madagascar, passando dall’Etiopia all’Eritrea e dalla Costa Rica al Brasile, per arrivare infine al Perù e alla Bolivia e fino all’India del Nord, molti dei quali fatti come coordinatore di Avventure nel Mondo sezione trekking-alpinismo di Roma. Molto intensa è stata l’ascensione del Kilimangiaro che ho fatto nel 98, preferendo una via diversa da quella abitualmente seguita (via Machame), più selvaggia e che permette un migliore acclimatamento. A piedi ho attraversato anche i Pirenei occidentali e fatto in quota i tre versanti principali del Nanga Parbat, un massiccio montuoso del Karakorum in Pakistan la cui vetta più elevata raggiunge gli 8126 metri. Nel 2006 ho affrontato l’ascensione del Cerro Aconcagua, la vetta più alta del continente americano con i suoi 6961 metri sul livello del mare: per scalarlo abbiamo seguito la cosiddetta “via dei polacchi”, aperta nel 1934 da una spedizione che raggiunse la cima nord lungo la cresta est, interamente in ambiente glaciale. Anche in questo caso siamo saliti senza respiratori».


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