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L’Enpam nel futuro della medicina

ALBERTO OLIVETI

Presidente della Fondazione Enpam Il new normal, la nuova normalità che dovremmo raggiungere nel dopo Covid, ci consegna forte e intensa l’impressione che non si possa contare più su rendite di posizione.

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La stabilità sociale appare fondamentale per ottenere, da un lato la ripresa, ma anche un cambio del modello di sviluppo. Ma a noi non sembra che si stia andando in tal senso nella medicina pubblica territoriale con in particolare il medico di medicina generale che corre il rischio di una rimozione. Il premio Nobel per la fisica è andato a Giorgio Parisi che ha studiato il caos e la complessità. In questa complessità caotica di dover rilanciare il Servizio sanitario nazionale con la semplificazione si corre il rischio del semplicismo se non si ascoltano i protagonisti professionali dell’attività del servizio sanitario nazionale. Un esempio è la telemedicina, di cui sembra venir data per scontata una fruibilità facile e immediata, quando attualmente in Italia ci sono 8 milioni e mezzo di famiglie che non hanno connessione e 12mila punti sanitari che non hanno banda larga. Credo nella telemedicina e nell’intelligenza artificiale ma non in sostituzione del professionista ma come un’amplificazione della sua azione professionale e non alternativa. L’Enpam ha lanciato un progetto unico in Europa, Tech2doc, che consisterà in una piattaforma informativa e formativa per permettere ai medici un empowerment sulle innovazioni e le nuove tecnologie per la salute. Dal Pnrr con la missione 6 abbiamo appunto investimenti su reti, su strutture, su tecnologia, su telemedicina, su innovazione digitale e ricerca. Il Governo ha annunciato l’intenzione di creare 1350 Case di comunità, benissimo si facciano e senza sprechi di fondi. Sono state promesse all’Europa e per il 2026 dovrebbero essere operative. Noi le giudichiamo positivamente se intese come integrazione alla rete degli studi professionali, che peraltro vanno potenziati. Li consideriamo invece come una riduzione del diritto individuale alla salute se considerate in alternativa agli stessi. Poiché siamo convinti che vadano potenziate le reti di studi professionali, l’Enpam è disponibile anche a fare la sua parte se esisteranno le possibilità di un partenariato pubblico-privato. Auspichiamo che l’Università venga ingaggiata in maniera più decisa nel corso di laurea per insegnare nell’ultimo biennio la medicina dei bisogni e dei problemi, cioè la medicina del ciclo fiduciario che è diversa dalla medicina della diagnosi propria dell’area delle cure ospedaliere. Un programma questo che gode del pieno sostegno dell’Enpam, che sta già facendo la sua parte permettendo agli studenti che frequentano gli ultimi due anni del corso di laurea di iscriversi all’ente e di ottenere da subito una copertura previdenziale con piena dignità L’Europa ha lanciato un programma di green new deal, cioè un patto per un futuro green più equo e solidale a zero emissioni, con l’introduzione del concetto di One Health. Il riferimento è quello a un’idea di pianeta la cui salvezza passa dalla salute della persona, degli animali, del clima e dell’ambiente. Credo che questo sia un compito in cui tutti i medici devono vedersi ingaggiati, proprio perché, per il ruolo svolto, potrebbe spettargli quasi di diritto. Proprio in vista di tutti questi compiti che attendono i medici, credo nel valore di una casa comune previdenziale che accolga tutti i medici anche relativamente al reddito da lavoro dipendente. Credo che in prospettiva sarà sempre più efficace puntare su una previdenza ampia, strategica, che generi un welfare inclusivo che guardi anche a tutti coloro che entreranno nella professione. Ecco perché sarà sempre più importante puntare su una comunità di professionisti iscritti ad un unico ordine professionale, a due volendo considerare gli odontoiatri, piuttosto che essere identificati sulla base del rapporto di lavoro esercitato. Credo che sia giunto il tempo per fare anche questa nuova rivoluzione.

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