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Lecce, 18 dicembre 2010

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L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 43

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 18 dicembre 2010

IL MESSAGGIO DI NATALE DELL’ARCIVESCOVO 1. “Dio assunse ciò che non era e rimase ciò che era; venne a noi, uomo, e non si allontanò dal padre; continuò ad essere ciò che era, ed apparve a noi ciò che siamo noi; l’onnipotenza entrò in un corpo infantile e non fu sottratta al governo dell’universo. Di lui che rimase presso il Padre, ha bisogno l’universo; di lui che volle venire a noi, ha bisogno il parto della Vergine… Il Verbo, nato quaggiù dalla madre, consegnò ai secoli questo giorno, lui che, generato dal Padre creò tutti i secoli. Né quella eterna generazione potè avere madre, né quella

temporale ebbe padre. Cristo dunque è nato dal Padre e dalla madre, ed è senza padre e senza madre. Dio, senza madre; uomo, senza padre. Chi dunque narrerà la sua generazione, tanto quella senza tempo, quanto questa senza concorso d’uomo… Questa che ha inizio allora? (Agostino, Serm. 184,1 sul Natale). Ho voluto offrire a tutti voi questa stupenda pagina di Sant’Agostino, come prologo al saluto e all’augurio per il mio secondo Natale, tra voi, con voi, per voi; ma soprattutto invito a fermarci tutti in contemplazione e adorazione del mistero che ci apprestiamo

a celebrare nella storia di un fatto e nella contemporaneità dell’evento. Il Natale di Gesù è un singolare intreccio tra il non tempo, l’eternità, e il tempo, tra il divino e l’umano, tra il definitivo e il mutevole, tra il già e il non ancora, tra la vita e la morte. S. Gregorio Nazianzeno scrive: “Dio si è manifestato nascendo, il Verbo prende spessore, l’Invisibile si lascia vedere, l’Intangibile diviene palpabile, l’Intemporale entra nel tempo, il Figlio di Dio diviene figlio dell’uomo”. 2. Il brano di Sant’Agostino si chiude con un interrogativo: Chi nar-

rerà la sua generazione… questa che ha inizio allora? La memoria per noi cristiani si fa presenza. Il Natale di Betlem, è il nostro Natale, l’annuncio degli Angeli ai pastori di Betlem, è annuncio per noi, uomini che Dio ama. Ancora una volta, non possiamo che imitare i pastori: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc2,15). E come i pastori anche siamo chiamati a non tenere per noi, quasi in un una contemplazione personale e sterile, il mistero che abbiamo contemplato: “E dopo averlo visto, riferiro-

Quanti Paesi di Nicola Paparella C’è anche l’Italia che lavora, che crede nei valori della persona e della libertà. C’è l’Italia che ama la famiglia, che cura l’infanzia, che ha il coraggio di educare, che costruisce il futuro con tenacia e perseveranza. C’è l’Italia che coltiva la serietà, il rispetto delle tradizioni, l’amore per la cultura e per la storia, la solidarietà fra le genti del mondo, e celebra ogni giorno le lodi al Signore, al Principe dei luoghi e delle coscienze. Questa Italia, seria ed operosa, è ben lontana da quella delle polemiche, degli scandali, delle risse, delle crisi politiche e della loro mistificazione, dei furbetti e dei furboni, di coloro che ammazzano sparando e di coloro che ti rubano la fiducia ad ogni ora del giorno. Sì, ci sono diversi Paesi: quello dei farabutti e quello degli onesti; quello di chi lavora e quello di chi specula e ruba. Due Paesi, tanto lontani l’uno dall’altro e pure tanto vicini, che a volte si confondono fra loro. Il disagio di questo nostro tempo nasce dal fastidio di doversi sempre confrontare con ciò che saremmo tentati di non vedere, di non sentire, di non poter toccare. E invece l’esperienza dell’uomo è sempre carica di compresenze, di elementi diversi e a volte conflittuali. Il male si infila fra le pieghe del bene e anzi, cerca di mascherarsi fra i segni del bene. È difficile capire, è difficile orientarsi, è difficile scegliere. C’è tuttavia un criterio che può sempre funzionare efficacemente. Non possiamo giudicare l’albero dai suoi rami e dalle sue foglie: aspettiamo la stagione del raccolto ed osserviamo i suoi frutti. Nella vita sociale oggi si guarda sempre al Pil che è la misura della crescita. Rischia di essere un indicatore bugiardo. Quel che preme valutare non è tanto la crescita dell’intero Paese, quanto il benessere diffuso, la crescita delle famiglie, a partire dalle più povere. Ci interessa la qualità della vita, la possibilità che viene data ai giovani di poter sperare in un futuro di serenità. CONTINUAA PAG. 2

GUIDATI DA AGOSTINO SORPRESI E STUPITI DINANZI AL MISTERO

‘Dio, senza madre Uomo, senza padre’ Il Bambinello in cartapesta venerato nella chiesa parrocchiale di San Lazzaro in Lecce

LIZZANELLO/Prima professione religiosa

Suor Anna tra le figlie di San Filippo Smaldone

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BELLEZZA DELLA FEDE BELLEZZA DELLA VITA

Arma Aeronautica

Concerto di Natale Issr e cultura salentina, il dialogo continua

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no del bambino ciò che era stato detto loro” (Lc2,17). Bisogna narrare, bisogna riferire, bisogna raccontare “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del verbo della vita” (Gv1,1). Se c’è una colpa e se c’è una ovvietà del Natale che ha smarrito l’originalità e verità del suo messaggio, se il mistero del Dio fatto uomo, non fa storia, non fa notizia, se la dimensione pagana, festaiola, godereccia, consumistica e commerciale del Natale ha coperto e nascosto il mistero, noi credenti non possiamo puntare il dito e accusare…. Ci siamo dentro anche noi. Abbiamo smarrito il senso dello stupore e della non ovvietà del mistero che celebriamo. Non sappiamo trasmettere la novità che parte da Betlem. Non siamo come i pastori che creavano sconcerto e stupore in coloro che li ascoltavano: “tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori” (Lc2,18). In fondo che cosa contempliamo, che cosa può suscitare stupore e meraviglia nell’evento del Natale? Non possiamo dimenticare che il segno che racchiude il mistero del Natale è l’Emmanuele, il Dio con noi che ha scelto di essere il Dio come noi, che ha preso su di sé tutta la nostra fragilità, la nostra debolezza, si è rifatto il suo volto e lo ha rivestito delle sembianze umane rivestendole di gioia , rendendo sempre più bella la semplicità dell’uomo. Il Natale nella povertà e semplicità narra la bellezza di Dio. Benedetto XVI osserva e annota: “Il segno di Dio è che egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come un bambino, inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino… Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, amarlo”. Tutto questo fa parte di quella narrazione che la nostra vita e le nostre opere devono dire di Cristo, Verbo Incarnato, venuto ad abitare tra noi, perché ha posto la sua tenda fra noi, in tutto simile a noi fino ad immergersi nelle tenebre del peccato, quasi sporcandosi le mani con la carne dell’uomo. Nel Te Deum cantiamo: Non horruisti Virginis uterum, non hai avuto paure del seno di una Vergine. Scrive K. Barth: “La Parola divina abbandona la sua eternità per mettersi sullo stesso piano delle sue creature, dei suoi testimoni, dei suoi chiamati, dei suoi eletti”. Carissimi tutti, questo è veramente inaudito, continua a sorprendere e a stupire noi destinatari primi dell’annunzio degli Angeli. “Non temete, vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc2,10-11). Per tutti voi, la grande famiglia che il Signore mi ha consegnato, il mio augurio: che sappiamo essere gli annunziatori e i testimoni della novità di Dio che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza riscattando, nella narrazione della speranza e della condivisione della gioia, il vero volto del Natale. Il Signore ci benedica, la Vergine sorpresa e stupita che medita tutte queste cose nel suo cuore, ci accolga e ci presenti il e al Figlio + Domenico D’Ambrosio Arcivescovo


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EDITORIALI RAPPORTO CENSIS

Una società in sofferenza Una crisi non solo economica Il 44° Rapporto Censis segnala delle forti difficoltà nella società italiana che dichiara appiattita. Il dato che sembra emergere in maniera evidente è la mancanza di speranza. Gli italiani secondo quanto dichiarano i ricercatori dell'istituto sarebbero in affanno. L'immagine comunicata è quella di una società appiattita, dove le forze attive, dai corpi intermedi alle istituzioni, dalle imprese alle famiglie, faticano a trovare la via per riprendersi dopo lo scossone della crisi economica. Allo stesso tempo le persone sembrerebbero incapaci di reagire. Lo rileva il Rapporto sottolineando da una parte lo scoraggiamento dei giovani e delle donne verso il mercato del lavoro, ma anche quello delle famiglie ad investire i propri risparmi e a cambiare gli stili di consumo. Il punto nevralgico del fenomeno in cui si sarebbe impigliata la nostra società è individuato chiaramente: "Una legge sempre meno forte si combina con un desiderio sempre meno vigoroso, con un pericoloso declino del giuoco di modulazione esercitato dall'inconscio in ciascuno di noi". Parole che il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, ha spiegato facendo riferimento da una parte alla mancanza di una legge riconosciuta come tale nella nostra società. Le norme che regolano un sistema sociale non sono riconosciute dai cittadini e vengono svilite dalle istituzioni. Dall'altra parte, alla nostra incapacità a desiderare. Oggi gli italiani sono pieni di offerte di consumo, di opzioni, però niente di tutto ciò rende possibile un salto di qualità nello stile di vita. In sintesi non si riesce a trovare qualcosa per cui combattere. Il messaggio che si può trarre è che la società italiana è in sofferenza, perché sono gli italiani sono insofferenti. Se per quanto riguarda l'analisi il Censis è chiaro, nel suo annuale Rapporto non sembrano essere evidenziate delle possibili strat

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO Iscritto al n. 517 del Registro stampa del Tribunale di Lecce

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

egie di uscita: si chiede un rinnovamento della politica, un investimento nella ricerca per rispecializzare la produzione industriale, un impegno ai giovani e alle donne a tornare sul mercato del lavoro. Però, alla fine, si conclude che la nostra società italiana potrà uscire da questo stato di sofferenza soltanto se i cittadini "torneranno a desiderare". Molto probabilmente occorre il coraggio di ammettere che il nostro ora è un problema di senso e non più di modalità o di strumenti per far ripartire i motori. Si riscopre così l'urgenza di affrontare la questione antropologica, il bisogno di cercare nuovamente i fondamenti della speranza per gli italiani e per la loro comunità. Dalla crisi economica nasce una nuova crisi quella interiore alla quale ancora non abbiamo nemmeno iniziato a rispondere. Andrea Casavecchia

PENSANDOCI BENE...

Irc, una grande scommessa per le nuove generazioni In vista delle scelte per il prossimo anno scolastico, con le iscrizioni da effettuare all'inizio del 2011, la presidenza della Conferenza episcopale italiana, come di consueto, ha pubblicato un messaggio per invitare a scegliere l'Insegnamento della religione cattolica. Come è noto, infatti, l'Irc va scelto da genitori o studenti (nelle superiori), in osservanza della normativa neoconcordataria. Ancora una volta, la Chiesa scommette sull'Irc inteso come occasione preziosa all'interno dei percorsi scolastici della scuola di tutti. "Permette - scrive la presidenza della Cei - di affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana". Contribuisce così fattivamente e in modo specifico al compito scolastico di promuovere l'educazione integrale della persona. Ancora, si legge nel messaggio, l'Irc "può aiutare i giovani a interrogarsi e riflettere, per elaborare un progetto di vita capace di arricchire la loro formazione, con particolare riferimento agli aspetti spirituali ed etici dell'esistenza, stimolandoli a interpretare correttamente il contesto storico, culturale e umano della società, in vista del loro coinvolgimento nella costruzione della convivenza umana". L'Irc, che in questi anni ha mantenuto uno stretto contatto con le trasformazioni della scuola italiana, curando di rispondere in modo adeguato alle rinnovate esigenze formative, è un insegnamento confessionale, secondo le normative, ancorché pienamente scolastico: concorre cioè al raggiungimento delle finalità della scuola di tutti, pur nelle modalità pattizie di realizzazione. Ancora oggi si discute molto su queste caratteristiche dell'Irc italiano, per le quali, ad esempio, è prevista la possibilità di avvalersi o non avvalersi da parte di genitori e studenti. Si discute anche in modo polemico, non di rado attribuendo alla Chiesa intenzioni cat echistiche e di indottrinamento che fran-

di Giuseppina Capozzi

Il lavoro nell’era della globalizzazione La verità della globalizzazione come processo e il suo criterio fondamentale sono dati dall’unità della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene (Caritas in veritate,7). Siamo nell’era della globalizzazione che, in senso economico, vuol dire: tendenza di mercati o imprese ad assumere una dimensione mondiale, superando i confini nazionali e regionali; in senso umano vuol dire, invece, vivere la diversità nell’unità. Il mondo globalizzato ha compiuto progressi grandiosi nel campo scientifico, educativo, giuridico, ma ha sviluppato anche povertà, pandemie, guerre, spreco di risorse naturali, schiavitù da meccanismi che sovrastano l’uomo, ingabbiandolo e depauperandolo nelle sue ricchezze umane fondamentali. Poiché l’uomo ha bisogno degli altri per nascere e crescere, cioè per vivere, si può facilmente comprendere come il bene di se stessi non possa essere scollegato o prescindere da quello degli altri. Ma il bene comune richiede il superamento delle diverse forme di asservimento che sembrano inevitabili. Invece la schiavitù contemporanea al sistema della globalizzazione sta tracciando la strada della mancanza di libertà per l’uomo. Oggi la globalizzazione dei mercati ha aperto le porte alla prosperità economica per molta gente, ma, nello stesso tempo, colpisce in modo sproporzionato i membri deboli della società. La sempre maggiore carenza di lavoro, in primo luogo, offende la dignità stessa della persona, e il perdurare della inattività lavorativa porta alla marginalizzazione, allo sfruttamento, allo sfaldamento sociale oltre che all’annientamento individuale e della famiglia. Ecco perché occorre tutelare l’occupazione sviluppando un modello di impresa con una visione a lungo termine, con senso di responsabilità sociale sul territorio, con cura ai propri dipendenti, con attenzione al rischio e prudenza nell’uso di strumenti complessi. Il tutto fondato sui valori di responsabilità per-

camente sono superate dalle normative e dalla storia. Senza entrare nel merito, vale però la pena di ampliare un momento lo sguardo e ricordare che proprio la modalità confessionale - sempre, ben inteso, avendo a cuore un insegnamento scolastico e non catechistico è ampiamente diffusa e apprezzata anche in Europa, pur con significative differenze nei diversi Paesi. Lo dimostra, tra l'altro, la recente ricerca effettuata dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa e dalla stessa Cei. Non solo: sono in corso studi e approfondimenti nel nostro continente proprio sul rapporto tra confessionalità e compito educativo, con sottolineature sulla possibilità/capacità della stessa dimensione confessionale di interagire in modo efficace nei percorsi educativi. Quella che per molti è stata "l'anomalia italiana", in realtà tanto anomala non è. E anzi, proprio la riflessione, ampia e approfondita promossa nel nostro Paese sui temi dell'Irc, una riflessione che continua, costituisce di fatto un utile punto di riferimento anche per altre realtà e situazioni. Alberto Campoleoni

DALLA PRIMA

Quanti Paesi Facciamo fatica a non lasciarci ingannare. Lungo le strade della città, le vetrine luminose e sfolgoranti farebbero pensare ad una stagione di splendore. Ma per quanti? E per chi? E, soprattutto perché? Dobbiamo imparare a guardare in alto, a puntare verso l’azzurro del cielo, senza lasciarci ingannare dai richiami del momento. Può capitare che persino l’uccellino che svolazza nella gabbia possa sentirsi libero, sino a quando non vede l’aquila che svetta al di sopra delle cime dei monti. Per il prossimo Natale, proviamo a confrontarci con le aquile e, se ce la facciamo, proviamo ad aiutare i passerotti perché anch’essi possano gustare l’azzurro del cielo. Nicola Paparella

sonale e sul merito, non su forme di assistenza e protezione: questo è ciò che afferma il Cardinale T. Bertone. Nel lavoro, infatti, l’uomo sperimenta la fatica, l’impegno, la corresponsabilità, la solidarietà, l’esercizio delle sue virtù che gli permettono di sentirsi vicini a Cristo nella sua opera di sofferenza per la redenzione. Il significato della persona umana è nel suo essere come Cristo, nel suo singolare valore, nella sua preziosità che non è misurabile e che vale in sé e per sé. Ne consegue che ogni persona merita di essere valutata secondo la sua propria dignità, cioè come soggetto, al pari di tutti gli altri, di diritti inviolabili. É necessario, allora, tornare ad una concezione del lavoro non più di natura strettamente produttiva e utilitaristica. Si tratta di uscire da una concezione esclusivamente mercantilistica della relazione di lavoro. Come rimarca il sociologo Pierpaolo Donati, utilizzare il concetto di mercato del lavoro per indicare solamente l’insieme dei meccanismi di domanda e offerta di occupazione, snatura il significato fondante del lavoro. Questo viene ridotto, sostanzialmente, ad una qualsiasi altra merce, perdendo così il suo valore di crescita della persona. info@giuseppinacapozzi.it

1954 18 dicembre 2010 Nel 56esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, L’Ora del Salento rivolge l’augurio di salute e santità all’Arcivescovo emerito di Lecce, S. E. mons. Cosmo Francesco Ruppi e prega il Signore Gesù, Sommo Sacerdote, perché continui a guidare il suo ministero di Pastore e di guida illuminata.


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NATALE NELLA CHIESA DI LECCE/1 NELLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI FERVONO I PREPARATIVI IN CITTÀ Al centro e in periferia prevalgono le iniziative a favore di chi è nel bisogno materiale e non può vivere la festa a causa della povertà

Condivisione e solidarietà prima di tutto Come le parrocchie della vicaria di Lecce si preparano a vivere la nascita di Gesù Le parrocchie della città di Lecce si colorano di gioia, di preghiera e di condivisione ancora una volta, in occasione dell’Avvento. C’è chi ha optato per una spiritualità pura, perpetuando i tradizionali appuntamenti di preghiera nei giorni più importanti di questo periodo liturgico, e chi ha voluto aprire il Natale alla socialità, coniugando fede e carità, o coinvolgendo i più giovani con rappresentazioni sceniche sulla nascita di Gesù, presepi o altri momenti di incontro riservati a particolari gruppi di fedeli. Sono numerose le iniziative che ad esempio sono state promosse dal parroco di San Pio, don Salvatore Carriero. Anzitutto il lasso di tempo compreso tra il 16 e il 24 dicembre vede lo svolgimento della Novena del Santo Natale, e in questo tempo si aggiunge anche il pellegrinaggio della Madonna nelle famiglie dei ragazzi del catechismo. Durante la quarta domenica di Avvento, il 19 dicembre, la Caritas Parrocchiale organizzerà la raccolta di viveri per le famiglie bisognose del quartiere e la Santa Messa delle 10.30 sarà animata dai fanciulli e i ragazzi del catechismo. Lunedì 20 si svolgerà l’incontro nelle famiglie; il giorno seguente alle 16.30 sarà celebrata la Messa presso il Centro “Handicap e Solidarietà”, e alle 19.30 i ragazzi del catechismo presenteranno il Musical “Un simpatico presepe”, di E. Trotta e R. Giorgi. Il 22 dicembre alle 19.30 l’incontro di preghiera avrà come protagonisti adolescenti e giovani, i quali il 23 alle 16.30 potranno far benedire le statue di Gesù Bambino dei loro presepi; alle 19.30 seguirà la Lectio Divina, avente per tema l’Apocalisse. Per vivere insieme un momento di gioia e di svago, domenica 26 alle ore 20 avrà luogo la “grande tombolata” con gli adulti, mentre martedì 28 alle 19.30 la serata sarà dedicata all’incontro con gli adolescenti e i giovani, e il 29 alle 16.30 saranno proprio i ragazzi a partecipare alla tombolata. Questo ciclo di attività del periodo natalizio si concluderà giovedì 30 alle 19.30 con la “cena natalizia” degli adulti e con Messa di ringraziamento di fine anno di venerdì 31, celebrata alle ore 18. Presso la parrocchia di San Giovanni Maria Vianney, mons. Fernando Filograna ha previsto, oltre alle abituali ricorrenze e celebrazioni dell’Avvento e alla novena di Natale che prende luogo alle ore 20 ogni sera e permette alle famiglie di riunirsi tra loro per condividere un momento di preghiera insieme. È sempre importante conservare anche la tradizione del presepe, strumento voluto da S. Francesco d’Assisi per ricordare la natività e riavvicinare i fedeli alla preghiera attraverso questa riproduzione della nascita di Gesù Bambino. Per incentivare le famiglie al mantenimento di uno dei simboli più importanti del Natale, sarà indetto un concorso che vedrà una commissione di giudici passare per le case dei fedeli e premiare il presepe più significativo. La novena di Natale nella Parrocchia di San Sabino si svolge dal 16 al 25 dicembre tutte le sere alle ore 21, orario stabilito dal parroco, mons. Carlo Santoro, per permettere anche ai lavoratori di partecipare, qualora lo volessero. Come ogni anno, la sera del 24 vi sarà la veglia natalizia e il 26 si festeggerà la giornata della famiglia. Il

6 gennaio la parrocchia sarà un luogo di incontro e di aggregazione per tutti coloro che vorranno partecipare alla tombolata, e poi vi saranno nel corso di questo periodo altre attività indirizzate a particolari gruppi catechistici, per far vivere ai ragazzi momenti di festa e di coesione. Don Attilio Mesagne ci ha comunicato che il 19 dicembre la parrocchia San Giovanni Battista sarà la sede di un pranzo comunitario per circa 200 persone bisognose, perché nella sua parrocchia di S. Giovanni Battista è concentrata tutta l’emergenza economica e sociale della città di Lecce. Martedì 21 dicembre alle ore 16 sarà rappresentata la nascita di Gesù, a cura dei giovani della parrocchia, mentre alle 18.30 seguirà la celebrazione eucaristica dello sportivo, alla quale parteciperanno circa 250 giovanissimi e giovani dell’oratorio di S. Giovanni Battista, affiliati alla Pgs Lupiae (Polisportive Giovanili Salesiane, associazione calcistica dilettantistica)e al Csi (Centro Sportivo Italiano). Il 5 gennaio alle 18.30 verrà rappresentato l’arrivo dei Magi alla grotta e saranno distribuiti doni ai fanciulli e ragazzi della parroc-

chia; subito dopo gli astanti saranno allietati dal concerto polifonico di Natale. Il parroco di S. Massimiliano Kolbe, don Pietro Quarta, per riuscire a coinvolgere anche i più piccoli e i più grandi in questo importante evento liturgico, ha voluto organizzare per il 24 alle ore 18 la Messa natalizia dei bambini e degli anziani, che diversamente non parteciperebbero alla celebrazione eucaristica, essendo situati in una zona di periferia del capo-

luogo salentino. È da evidenziare anche l’annuncio del Natale alle famiglie da parte dei ragazzi che a gruppi, insieme con le loro catechiste, andranno di casa in casa nel quartiere per portare in dono un segno della nascita di Gesù e un augurio per un buon Natale. Compresa nel programma la festa dei Magi, con una drammatizzazione biblica e un momento di festa e scambio di doni il 5 e il 6 gennaio. Sono previsti anche momenti di incontro per persone sole o anziane, con tombola-

NELLA VICARIA

te e scambi di auguri per far respirare anche a loro il clima del Natale. Per la parrocchia di S. Bernardino Realino, don Michele Marino ha fissato un incontro di preghiera per le famiglie, mercoledì 21 dicembre, avente come tematica “La famiglia nella Bibbia”, ed in particolare i personaggi Aquila e Priscilla degli Atti degli Apostoli, con la testimonianza della coppia di coniugi Beltrame - Quattrocchi. Il 19 alle ore 20 ci sarà il Musical dal titolo “Com’è il tuo Natale?”, cui seguirà il 22 il recital dei ragazzi, “Dirottate su Betlem”. A questo si aggiungono le consuete celebrazioni dell’Avvento e la novena. Elemento caratteristico del quartiere, che si svolge già da diversi anni, è invece il presepe vivente, realizzato in collaborazione con un’associazione laica e visitabile il 24, il 25, il 26, l’1, il 2 e il 6 gennaio dalle 16 alle 21 presso la “Masseria Cervolo”, nelle vicinanze della chiesa. Oltre ai tradizionali protagonisti del presepe, compaiono sulla scena pastori, fornai, donne che preparano pittule e pasta fatta in casa, in uno scenario compatto e suggestivo. Grazia Pia Licheri

DI SQUINZANO

Presepi viventi e concerti natalizi nelle comunità Trepuzzi Il clima delle feste natalizie è fatto della gioia della condivisione e del ritrovarsi con la famiglia, la parrocchia Sacra Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe ha così organizzato a partire dal periodo di Avvento, presso i propri locali dei tornei di calcetto, pallavolo, ping pong, scacchi, dama, burraco, rivolti ai ragazzi e alle famiglie. Naturalmente immancabile è la visita ai presepi. Nei giorni 17 e 21 dicembre si potrà assistere a quattro brevi rappresentazioni sulla nascita e la vita di Gesù messe in scena dalle classi quarte e quinte del Polo 2 di Trepuzzi. In più, oltre alla visita e le comunioni ai malati, la comunità parrocchiale si stringerà con maggior calore intorno ai sofferenti e ai poveri e inoltre prevista la visita agli anziani di Villa Antonella e ai tossidipendenti, per ricordare che Gesù è venuto tra gli uomini rivolgendo il suo amore a tutti, soprattutto ai più bisognosi.

Squinzano Presso i locali della parrocchia Santa Maria delle Grazie, il 1° gennaio, alle ore 19.00, si terrà il concerto natalizio coro parrocchiale. Aspettando di partire per Napoli nella notte tra l’1 e il 2 gennaio per visitare i presepi della caratteristica tradizione partenopea.

Campi Salentina Il 19 dicembre alle ore 15.30 presso la parrocchia San Francesco d’Assisi, avrà luogo il concerto di Natale dei bambini del catechismo. Ma particolarmente rilevante è una mostra di pittura e cartapesta di artisti locali che si concluderà con un’ asta di beneficenza, il cui ricavato sarà destinato al restauro della Chiesa di S. Maria del Carmine, adiacente al convento dei Padri Cappuccini. La serata inaugurale sarà il 21 dicembre alle ore 19.00 e le opere resteranno esposte fino al 6 gennaio, ogni giorno dalle ore 17.00 alle 20.00. L’asta invece si terrà il 7 e 8 gennaio alle ore 17.00.

Giorgilorio I giovani della comunità parrocchiale vestono i panni dei personaggi nella Natività, che prende le mosse in corteo dalle ore 11.00 di mercoledì 24 dicembre, per poi ritrovarsi in nottata, nella Chiesa della Madonna della Fiducia per la rappresentazione, riproposta anche la mattina di Natale. Un presepe vivente itinerante che porterà nelle case degli anziani, degli ammalati e di tutti gli abitanti il lieto annuncio della nascita di Gesù. Sul piazzale, nella grotta creata dagli scout, va in scena anche la quotidianità salentina di qualche decennio fa. Mercoledì 5 gennaio l’appuntamento per l’arrivo dei re Magi a cavallo e giovedì 6 gennaio per l’ultimo corteo del presepe itinerante a partire dalle ore 17.30. Inoltre dal 24 al 26 dicembre, davanti alla chiesa, avrà luogo un’esposizione di dolci tipi della tradizione natalizia preparati dalle signore del paese, mentre dolci melodie fanno da sottofondo alla benedizione dei bambinelli da portare nelle case e alla mostra delle creazioni della nona edizione del concorso “Un presepe in famiglia”.

San Pietro Vernotico Martedì 28 dicembre, alle ore 19.00, presso la parrocchia SS. Angeli Custodi, si terrà il concerto “Tante voci… un solo cuore” eseguito dal coro “Mater Ecclesiae” e dal coro di voci bianche “La voce delle stelle”. Mentre il 6 gennaio, l’immancabile rappresentazione dell’arrivo dei Magi con partenza da Piazza Modugno. Giunti in chiesa prenderà corpo la scena dell’incontro con Erode. Seguirà la celebrazione della S.Messa e la premiazione del VII° Premio Artistico “Il presepio nelle famiglie”. Il gruppo promotore del Comitato Feste della parrocchia S.Giovanni Bosco con il patrocinio del Comune di S. Pietro Vernotico organizza per la prima volta il presepe vivente. L’appuntamento è il 19 e il 26 dicembre e il 6 gennaio presso il giardino adiacente la grotta Madonna di Lourdes, in via Lecce, e si concluderà con cavalcata dei Re Magi nl giorno dell’Epifania.

Torchiarolo La parrocchi Maria Ss. Annunziata, in collaborazione con le associazioni di Torchiarolo, organizzano la settima edizione del presepe vivente, che si terrà a partire da piazza Castello, di fronte alla Chiesa Matrice, proseguendo per via Principe Amedeo e via Principessa Elena. All’interno del borgo molte “remese” saranno aperte ai visitatori che potranno così assistere alla rappresentazione dei vecchi mestieri. Saranno un centinaio i figuranti che animeranno le trenta scene che daranno vita alla narrazione del Vangelo che va dall’Annunciazione a Maria alla nascita di Gesù. Sara Foti Sciavaliere


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

La fedeltà di Giuseppe

Chi desidera fare la volontà di Dio con tutto il suo cuore non viene abbandonato dal Signore, il quale, proprio nel momento più opportuno, interviene. È questo ciò che accade nella vita di Giuseppe, lo sposo di Maria. Il Vangelo odierno ci racconta in maniera dettagliata sia le preoccupazioni che albergano nella mente del carpentiere, sia il risolutivo intervento dell’angelo. Cerchiamo dunque di fare un’analisi introspettiva di ciò che accade nel cuore di Giuseppe. Costui, dopo aver notato che Maria, sua sposa, è incinta, certamente rimane perplesso. Tale stato d’animo non era dovuto a presunti dubbi circa la fedeltà di Maria, in quanto Giuseppe conosceva molto bene la rettitudine morale della sua sposa; sicuramente, però, l’intervento di Dio era inatteso e, per certi versi, inspiegabile. Che fare in questa situazione? Qual è il comportamento più idoneo da assumere nella circostanza al fine di compiere la volontà di Dio? Avrà pensato molto a questo san Giuseppe: da un lato, non poteva ripudiare Maria, come se fosse un’adultera, però dall’altro lato, non poteva nemmeno riceverla come moglie, in quanto Maria era divenuta tutta di Dio e il Signore stesso l’aveva voluta per sé. Pertanto, ascoltando la sua coscienza e ponderando adeguatamente gli avvenimenti, Giuseppe decide in cuor suo di evitare, almeno per il momento, il matrimonio con Maria e segretamente si allontana da Lei. In fin dei conti, Giuseppe si rende conto che il progetto che Dio ha su Maria è straordinario; egli non vuole rovinarlo in nessun modo, bensì lo rispetta e si apparta in segreto, sebbene con immenso dolore. Nonostante il comprensibile peso del distacco, dalla bocca del falegname di Nazaret non esce nessuna parola; eppure, avrebbe ben potuto lamentarsi con Dio per averlo messo in così grande difficoltà e avergli tolto la sua sposa. Un’immensa sofferenza spirituale deve aver attraversato san Giuseppe in quei momenti. In questo tempo di afflizione, sicuramente egli non si sarà lasciato vincere dallo scoraggiamento, ma avrà continuato a ricercare la volontà di Dio. Ed ecco che durante un sogno, l’angelo gli appare e gli indica il cammino da seguire: invece di allontanarsi da Maria, Giuseppe deve riceverla come sposa, in quanto anche lui rientra nel piano di salvezza voluto da Dio. Era probabilmente questo ciò che desiderava sapere san Giuseppe, ma egli aveva rifiutato di seguire le aspirazioni del suo cuore e, giustamente, si era lasciato guidare da quel senso di giustizia che non inclina a ciò che piace, ma a ciò che si deve fare. Forse proprio per questo il merito di Giuseppe è grande. Una volta ricevuto l’annuncio dell’angelo, con gioia, il promesso sposo di Maria la prende in moglie. In tal modo, Giuseppe si è convertito in un gran testimone delle meraviglie che il Signore compie. Quando interviene, infatti, Dio non toglie nulla alle legittime aspirazioni dell’uomo, ma, con i suoi progetti di salvezza, gli restituisce la vera felicità. Credi tu che tutto ciò può accadere anche nella tua vita, se accogli il tuo Creatore, Signore e Redentore?

Oggi è sede del Monastero delle Sorelle Povere di Santa Chiara

La Casa Pax e le sue trasformazioni A metà degli anni ’30 dello scorso XX° secolo, alla corte dei Bonsecolo, a fianco a piazzetta Panzera (che per molti decenni ha ospitato poste ed anagrafe), tra via Palmieri e la sagrestia dei Teatini, sorse la prima casa pax. Fondatori: mons. Achille Doriguzzi, l’allora assistente diocesano della gioventù femminile di A.C. (già segretario del vescovo Trama e poi vicario del vescovo Costa) e la signorina Maria De Simone Paladini, non so dire se a torto o a ragione mia lontana parente. Scopo della pia istituzione : casa di esercizi spirituali, per ragazze e poi anche per donne di Azione Cattolica. Composta, come era allora da una cappella, da un giardino non grande e da una residenza per circa 20 persone. Di questa prima casa ho antichi e più recenti ricordi. Ivi, fino alla morte del secondo Presule citato, sacerdoti diocesani e religiosi si incontravano per il ritiro mensile; mentre con la venuta in diocesi del vescovo Minerva i ritiri sacerdotali si spostarono alla cappella del vecchio seminario (piazza Duomo) e lì rimasero solo i laici d’ambo i sessi. È di questo secondo periodo la mia prima predicazione sacerdotale: quella del ritiro alle mamme (e sorelle) dei sacerdoti. Tra le mamme ricordo sempre presente la signora Oronza De Blasi, madre del Servo di Dio don Ugo. Veloci passarono gli anni della mia giovinezza, e tornato dagli studi romani, fui chiamato dal vescovo Minerva per l’assistenza spirituale dei detenuti minorenni. In quella casa ci tornai da cappellano minorile, anche se per un solo biennio: non ricordo se 25 o 30 anni addietro; quando si volle anticipare a Lecce un’esperimento di semilibertà. Solo informale e molto prima del ‘989 l’anno in cui sorsero le comunità penali per giovani. La casa era già stata venduta a privati. E noi provenienti da una prima residenza (legalmente sfrattati per diversa destinazione d’affitto) approdammo alla corte dei Bonsecolo tra le citate coordinate topografiche. Rimanemmo soli due anni; ma per me fu un vero piacere conciliare in quella casa due ministeri succedutisi nella specificità del mio sacerdozio.

Dopo un decennio dai fatti narrati sorse la seconda casa pax. Il parroco del Duomo, mons. Francesco Mannarini, non ancora vicario, ereditò a via Corrado Capace un quartino di un palazzo cinquecentesco ove dimorava l’anziana donatrice, Chiara De Simone, stavolta certamente non mia parente; ma nipote di due venerati canonici del Duomo. Negli ultimi suoi anni di vita l’avvicinavo quasi quotidianamente uscendo dall’ufficio di curia, a mezzogiorno e mezzo. Ma passando prima dalla ora defunta dirimpettaia signora Pina Marcianò che custodiva le chiavi di casa e per quanto poteva la assisteva amorevolmente. Poco dopo ci raggiungeva la signorina Cristina Conosci, che portava il desinare: entrambi fedeli della vicina Cattedrale. La buona Chiara se ne morì novantenne; e negli ultimi anni, quando aveva perso vista ed udito, mi conosceva dal solo tatto della mano. Poco dopo la sua morte, l’intelligente ed operoso mons. Mannarini aprì in quel luogo la prima parte della residenza per anziani, con la benedizione del neovescovo mons. Michele Mincuzzi, a metà degli anni ’80. Cui si aggiunse qualche anno dopo l’altra metà della residenza definitiva, acquistata con la mediazione del defunto impresario Franco Verardi, sempre al servizio del Duomo. Ora è un decennio che divenni per volontà del successivo arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, prima collaboratore del parroco e poi penitenziere della cattedrale. Ma già, anche se da poco, mons. Mannarini aveva passato il testimone al più giovane mons. Franco Leone, un tempo suo vice. Allora spesso al pomeriggio della domenica mi intrattenevo con la sorella di lui Antonietta e ricevevo come ricompensa un digestivo molto gradito a quell’ora. Non mi resta che salutare con sacerdotale affetto le nuove padrone di casa, Clarisse claustrali venute di fresco; non dimenticando la mia cinquantennale appartenenza all’ordine francescano secolare. Loro augurando con l’antico classico auspicio di virgiliana memoria una lunga santificatrice presenza, che così suona nel suo originale idioma: “Alterum in lustrum meliusque sempre proreget aevum”. Oronzo De Simone

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 19 dicembre 2010

Giovedì 23 dicembre 2010

Ore 11- Amministra le Cresime nella parrocchia S. Nicola di Squinzano Ore 20 - Celebra la S. Messa in Cattedrale

Ore 8.15 - Celebra la S. Messa con la GdF del Comando prov. di Lecce Ore 17 - Celebra la S. Messa presso l’Ist. per anziani Marangi

Lunedì 20 dicembre 2010 Ore 9.15 - Visita la scuola cattolica delle Suore d’Ivrea Ore 11- Visita l’Hospice e l’Ospedale di S. Cesario Ore 12.30 - Porge gli auguri al Senato Accademico della Unisalento Ore 17 riceve una scolaresca del Liceo Classico Palmieri

Venerdì 24 dicembre 2010 Mattina - Riceve gli auguri Ore 17 - Celebra la S. Messa nella Casa Circondariale Ore 18.30 - Benedice il presepe dell’Anfiteatro Ore 22 - Presiede la solenne Veglia di Natale in Cattedrale

Sabato 25 dicembre 2010 Martedì 21 dicembre 2010 Si reca Roma

Mercoledì 22 dicembre 2010

Ore 9 - Celebra la S. Messa nella Casa Circondariale Ore 11.30 - Presiede il Pontificale di Natale in Cattedrale

Mattina - Porge gli auguri natalizi alle Istituzioni cittadine La Segreteria dell’Arcivescovo rende noto che l’agenda settimanale delle udienze, previo appuntamento, seguirà quest’ordine: lunedì - laici; martedì - clero; mercoledì - laici e associazioni; venerdì - clero; sabato - associazioni.

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Natale: “festa delle feste”! Pensare a Francesco d’Assisi è pensare al “giullare di Dio”, al cantore della gioia, all’innamorato della vita per eccellenza. “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi. Il Signore è vicino”. È stato l’invito alla Gioia che la Chiesa, nella terza domenica di Avvento, appena trascorsa, ha messo sulle nostre labbra e nel nostro cuore. Gesù sta per nascere: è vicino! La parola «gioia» è quella più ricorrente nei primi biografi di San Francesco, a segnare ugualmente ogni passo, ogni conquista del giovane di Assisi nel cammino verso Dio, ogni volta che egli prende coscienza della volontà di Dio e si dispone a rispondere con tutto se stesso all’amore che si è degnato parlargli. Già, parlargli! La comunicazione verbale diventa sempre più esperienza personale. La gioia scaturisce dalla contemplazione del Figlio di Dio che è rivestito della nostra fragile umanità; e perciò Francesco chiama il Natale “festa delle feste” e vuole che sia festa per tutti gli esseri della natura; e inventa il Presepe perché tutti vedano la su-

blime “degnazione” di Dio. Questa fonte di gioia Francesco la scopre già ai primi passi della conversione nell’abbraccio al lebbroso, quando verifica che Dio è fedele alla sue promesse e trova dolci quelle cose che prima gli sembravano amare. E questo capovolgimento dei “valori” e “sapori”, questa “dolcezza”, giubilo del cuore, unzione dello Spirito e olio di letizia, si è preoccupato di conservarla sempre, combattendo satana (diamogli il suo nome) che insiste instancabile per “rubare” tale giubilo al Servo di Dio, per fargli perdere il “sapore di Dio” (2 Cel 125: 709). Quante insidie anche oggi alla nostra gioia ed al nostro volerci felici da parte del Padre! Gioia che per Francesco esplode quando, dopo essersi spogliato di tutto davanti al Vescovo Guido, per la gioia di aver Dio come padre, se ne va cantando sulle pendici del Subasio, e grida in faccia ai briganti che l’hanno gettato nella neve: “Io sono l’araldo del Gran Re” (1 Cel 16 FF 346): il messo regale che riempie il bosco di canti al Signore e invita tutti gli uomini alla festa del Regno. Francesco si assume la missione di essere portatore

della buona novella! Tutta la sua vita di penitenza si tramuta in vita di gioia perché inserita nell’unico movimento della carità di Dio; in contrasto con la tristezza dei movimenti ereticali dell’epoca, una gioia scaturente dalla povertà totale, di cose e di sé, perché posseduti da Dio, diviene il motivo degli incontri fraterni tra frati. La ragione più profonda di tale gioia è Dio stesso, perché “gaudio e letizia”, “bellezza”; e tale gioia illumina la miseria e la povertà dell’uomo, è dentro ogni creatura. Ogni cosa rivela a Francesco la mano amorosa di Dio, presente: presente nella pietra chiara, nell’acqua limpida, nei “frustoli” di pane. Cosa suscita più gioia se non la contemplazione di Dio come “Altro”, “Sommo bene”, e tuttavia immerso nella storia umana? Francesco d’Assisi, testimone di vita gioiosa ad opera della grazia liberatrice di Dio, ci offre un esempio, un luminoso modello di vita liberata, redenta da Dio; in un tempo in cui da gioire sembra esserci veramente poco, ci guidi Francesco: coraggio fratelli… è Natale! Auguri!

RADIO ORANTES - MHZ 97,7

La riflessione dell’Arcivescovo in Fm alle 6,40 Radio Orantes, Mhz 97,700 - ore 6,40 circa. Tempo di Avvento...Quando da pochi istanti è terminata la preghiera del mattino della comunità monastica, Ufficio delle Letture, limpida, pacata, affidabile, la voce del nostro Arcivescovo Mons. Domenico D’Ambrosio, augurando “Buona giornata” ci dona, con la sollecitudine e l’affetto paterno, con la grazia di chi è ministro della Parola, la sua riflessione spirituale sulla pagina delle Scritture sante offertaci dalla Liturgia del giorno. È una riflessione profonda e sempllice tale da raggiungere i cuori e le menti. É un pensiero che aiuta ad attraversare le ore della giornata che è appena iniziata. Pane, miele, acqua, luce: ecco la forza della parola; ci viene donata perchè possiamo scandire le ore del nostro vivere nel discernimento e quindi, nell’impegno solerte e creativo che immette tutto nell’orizzonte della Speranza che non delude. La parola del nostro Arcivescovo ci aiuta

a vivere in ascolto, ci ricorda che noi, tutti noi siamo il “Tu” di Dio al qual Egli desidera ed ama parlare. Ringraziamo il nostro Padre Arcivescovo per averci regalato questi minuti di meditazione utilizzando i microfoni di una piccola emittente radiofonica nata nel lontano 1985 “solo per pregare” e a tutti auguriamo buon ascolto.

NOMINA

Mons. Carmine Pellegrino alle Cause dei Santi Come comunicato ne “L’Osservatore Romano” del sabato 4 dicembre n. 1 “Il Santo Padre Relatore della Congregazione delle Cause dei Santi il Rev. mons. Carmine Pellegrino, finora Officiale del medesimo Vaticano”. A Lui, nostro concittadino, e ai suoi genitori le congratulazioni della Chiesa di Lecce. h a n o m

i n a to


L’Ora del Salento

Lecce, 18 dicembre 2010

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di dicembre Sabato 18 - Gruppo Adolescenti “Miriam”: “Le mie radici: la mia famiglia, un dialogo impossibile”, Suore Carmelitane - Arnesano, via Materdomini, h. 17/19 - Celebraz. del “Mandato” per gli Ope-

ratori della Pastorale Familiare - Cattedrale, h. 18.00 - Notti di Nicodemo - Parr. “S. Matteo”, h. 22.00 Domenica 19

- Benedizione delle statuine di Gesù Bambino da mettere nel presepe Giovedì 23 - Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00

Venerdì 24 - Veglia presieduta dall’Arcivescovo Parr. Cattedrale, h. 22.30 Sabato 25 Natale del Signore Gesù (solennità)

Oggi il Figlio di Dio si è fatto uomo Lunedì 27 37° Anniversario Ordinazione Episcopale di S. Em. Card. De Giorgi

TREPUZZI LA CAPPELLA DEL ‘MIRACOLO’ Rimossa la mensa marmorea collocata nell’antica cappella dedicata alla Madonna che salvò il paese dai Francesi

L’altare del 1799 agli antichi splendori Giovedì 2 dicembre 2010, alla presenza del Sindaco di Trepuzzi dott. Cosimo Valzano, dell’Assessore alla Cultura prof. ssa Anna Blasi, del Presidente dell’Accademia del Santino Trepuzzi sig. Alfredo Renna, del Direttivo dell’Accademia e di numerosi cittadini, si è proceduto alla rimozione dell’altare marmoreo, che all’inizio degli anni ’70 era stato collocato nello spazio antistante l’originario altare lapideo, nella Cappella della Madonna Assunta riportandola così, tra la soddisfazione degli presenti, all’antico splendore. Mons. Flavio De Pascali, Arciprete della Parrocchia Maria SS. Assunta in cielo, l’8 ottobre 2010, aveva fatto formale richiesta di rimozione alla Commissione Diocesana per i Beni Culturali e l’Arte Sacra, che con verbale del 08 Novembre 2010 aveva concesso l’autorizzazione. Il Sindaco di Trepuzzi dott. Cosimo Valzano sensibile alla valorizzazione dei Beni Culturali, ha autorizzato due dipendenti comunali, i sigg. Luigi Mosca e Luigi Rizzo, a procedere alle operazioni. L’Arciprete ha fatto presente al Presidente dell’Accademia del Santino - Trepuzzi che i marmi sarebbero dovuti essere trasportati in Chiesa Madre, per essere poi utilizzati in altro luogo sacro. Verificato che l’altare di marmo non aveva la Pietra sacra, i due operai hanno proceduto, con cautela, alla sua rimozione per evitare danni al vecchio pavimento e agli scalini di marmo, presenti sotto la pedana dell’altare. A conclusione delle operazioni il marmo di Carrara della mensa, i marmi di granito (blocchi assemblati che non sono stati divisi) che costituivano i lati dell’altare e quelli di Carrara dei gradini sono stati trasportati dai dipendenti comunali Mosca e Rizzo nella Chiesa Madre. Il materiale di risulta è stato trasportato, con un furgoncino del Comune, in un luogo opportuno per essere smaltito secondo le norme di legge. La Cappella fu edificata, probabilmente tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo e rinnovata poi completamente nel ‘700. L’esterno presenta una facciata molto semplice, arricchita da un cornicione con spigoli aggettanti, sormontato da una piccola croce di ferro. Lungo la parete destra della cappella sul lato di Corso Umberto I, ad una certa altezza, si notano quattro mensole dotate di fori, che servivano probabilmente come porta fiaccole che si accendevano il giorno della festa della Santa Patrona (15 agosto). È provvista di campanile a vela. L’interno, a un’unica navata, misura 45 mq. ed è coperta da una volta ricca di fregi a stucco. L’altare maggiore è dedicato alla Beatissima Madonna dei Martiri. Sull’altare dentro una nicchia, ri-

cavata nel muro, c’è un affresco risalente probabilmente al XV secolo raffigurante la Madonna allattante. Sulle loro teste sono sovrapposte delle corone dorate, su quella del Bambino si legge il monogramma CR. Alla cappella, secondo la tradizione, è legato il “miracolo” del 1799. Si racconta che la mattina del 12 aprile 1799 si era sparsa la voce che un gruppo di soldati francesi marciava verso Trepuzzi. Alla notizia la gente (nel 1774

SALENTO MARIANO

di Valerio Terragno

SEGNALI DI LAICALITÀ/9

Trepuzzi contava 1493 abitanti) terrorizzata si rifugiò nella Cappella per invocare il soccorso della Madonna Assunta. All’improvviso i fedeli si accorsero che il volto della statua della Madonna era madido di sudore. Tutti gridarono al miracolo mentre il parroco con un panno, ora custodito nella Chiesa Parrocchiale, asciugò il sudore. In quel momento il paese fu coperto da una fitta nebbia che impedì ai soldati di saccheggiarlo. Il popolo di Trepuzzi festeggia l’avvenimento la Domenica in Albis con la della Festa della Madonna dei Miracoli. Nella Cappella è presente anche una reliquia con autentica di osso di un Martire del Sacco di Otranto avvenuto nel 1480. Il Presidente dell’Accademia ha preso l’impegno della pulizia della Cappella dove, se l’Arciprete autorizzerà, in occasione del Santo Natale sarà allestita a cura dell’Accademia del Santino - Trepuzzi, una Mostra di paramenti e oggetti sacri.

di Tonio Rollo

S. Maria Assunta a Grottaglie Verso il Convegno regionale Grottaglie cittadina conosciuta a livello internazionale, per la lavorazione della ceramica, vanta tra i suoi monumenti la bella e maestosa chiesa Matrice intitolata all’Assunta. Il primitivo tempio fu edificato ta l’XI ed il XII secolo. Nel 1379, esso venne del tutto ricostruito per volere dell’Arcivescovo Jacopo d’Atri. La facciata a spiovente, opera di Domenico da Martina, è una delle più belle creazioni del tardo romanico pugliese. Il portale è sostenuto da due colonnine ottagonali, poggianti su una coppia di animali, rappresentati da un elefante e da un ippopotamo. Entrambe le colonne, munite di capitelli scolpiti a fogliame, sono sovrastate da leoncini lapidei, i quali a loro volta sorreggono l’archivolto, a tripla ghiera finemente scolpita con motivi vegetali. Questo splendido portale, ricorda nelle forme ed in tutta la sua bellezza, quelli presenti sulle facciate delle Cattedrali di Altamura e Conversano. Più in alto, si trova il rosone, istoriato con gli stessi motivi. La rosa è inclusa tra i rilievi laterali dell’Annunciazione e quello superiore dell’Eterno Padre; al di sotto del grande oculo, in una lapide è ricordato il nome di Domenico, costruttore della chiesa, proveniente, con probabilità dalla non lontana Martina Franca. Sempre sul prospetto cuspidato, si intravedono i resti di archetti trilobi, i quali furono mutilati, al tempo dell’innalzamento della facciata, in epoca successiva alla sua costruzione. Tra le cappelle interne, degna di

nota, è la prima a destra, intitolata alla Beata Vergine del Rosario, realizzata nel 1709 e sovrastata da una maestosa cupola ricoperta di mattonelle in maiolica, nella parte esterna. Internamente, la calotta è abbellita dalla presenza di bizzarri stucchi settecenteschi, intervallati da piccole tele con la raffigurazione dei misteri del Rosario e da alcune statue di santi domenicani. In questa parte della Matrice di Grottaglie, si conserva la tela della Beata Vergine del Rosario, attribuita a Paolo De Matteis, pittore napoletano, tra i più importanti seguaci di Luca Giordano, il quale inviò l’opera, a Grottaglie, nel 1711. La Cappella del Rosario accoglie, inoltre, gli altari ititolati a San Ciro e a San Francesco De Geronimo, Patroni di Grotttaglie. San Ciro fu un martire nativo di Alessandria d’Egitto, gettato nella pece bollente ed infine decapitato, con un colpo di spada, il 31 gennaio del 303, data in cui avvengono i festeggiamenti, in suo onore, nella città, caratterizzati dall’accensione di un grande falò, chiamato comunemente “Focara”. Il culto di San Ciro fu introdotto, a Grottaglie, per volontà di Francesco de Gironimo, gesuita nativo del luogo, vissuto a cavallo dei secoli XVII e XVIII, canonizzato dal Pontefice Gregorio XVI nel 1839 e solennemente ricordato il 7 settembre. A causa dell’abbondanza delle decorazioni e della presenza delle opere d’arte, ivi contenute, la Cappella del Rosario è la più bella di tutta la chiesa Madre.

Intanto il tempo passa ed è sempre più necessario occuparsi di realtà serie e prepararsi ad appuntamenti importanti che attendono le chiese di Puglia. Si avvicina il tempo del terzo convegno ecclesiale delle diocesi apule (28 aprile - 1 maggio 2011) a San Giovanni Rotondo. Si tratta di un’occasione di comunione e di riflessione unitaria sul mondo laicale: I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi. Questo segue i due convegni sulla comunione (Crescere insieme in Puglia del 1993) e sulla vita consacrata (La vita consacrata in Puglia del 1998). Quello che si svolgerà a una prossima primavera rappresenta un’occasione propizia per ritornare a considerare la vocazione, la missione è la dignità dei pellegrinaggi nella città di Dio e nella città dell’uomo a 50 anni dal concilio Vaticano II. In vista del convegno, quindi, sarà opportuno mettere in luce la vitalità di una realtà, quella naturale, la rivale, con le sue luci e le sue ombre punto. Dove i punti di forza potranno essere esempio il punto di partenza per un maggiore impegno concreto e visibile; dove i lati grigi e oscuri potranno essere lo stimolo a riappropriarsi di un mondo fatto di persone che si sentono lasciate a combattere da sole sulla strada verso la santità. La fase preparatoria vedrà la celebrazione di almeno tre tappe intermedie programmate in tre zone della regione. La prima si è già svolta a Otranto ed ha avuto come tema quello relativo all’emergenza educativa, anche per collegare il percorso pugliese a quello dell’inte-

ra Chiesa italiana: Le comunità educanti e l’alleanza educativa. La seconda è entrata nel vivo della corresponsabilità dell’intero Popolo di Dio nella Nuova evangelizzazione: Il rapporto clero-laici e i luoghi della corresponsabilità, svolgesi a Molfetta; l’ultima, invece, svolta nella diocesi di San Severo e ha puntato l’attenzione su “il ruolo culturale, sociale e politico dei laici. in ogni diocesi delegazioni apposite avranno il compito di fare da fermento, da lievito proprio per far venire fuori, da sotto il moggio le tante scintille di Verità di cui sono ricche le comunità pugliesi. Il tema del convegno conclusivo richiama comunque all’oggi, a quel qui e adesso che il tempo sembra abbia nascosto dietro le impalcature delle formule, di quei tanti …ismi che offuscano la faccia della Chiesa agli occhi dei più: dogmatismi, liturgisti, spiritualismi, …. Intanto il mondo è andato avanti, continua a muoversi. Intanto quell’uomo di oggi si perde perché la forma vince sulla sostanza, l’estremismo ha più forza della mediazione, l’audacia è sconfitta dalla rassegnazione, la coerenza è sacrificata per l’ipocrisia, le etichette sguaiate valgono di più delle testimonianze silenziose. Un’occasione, quella che sarà celebrata nella città del Santo del crocefisso, che non dovrebbe cadere nel ritualismo, ma che dovrebbe, invece, essere l’occasione di un impulso verso una formazione solida (possibilmente extra-parrocchiale) e di una testimonianza viva (necessariamente tra le strade dell’oggi).


L’Ora del Salento

Lecce, 18 dicembre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

A fine dicembre la scadenza contributi volontari

Venerdì 31 dicembre è l’ultimo giorno utile, fissato dalla legge, per versare i contributi volontari relativi al terzo trimestre del 2010 (periodo luglio - settembre). Attenzione, la scadenza è importante per chi sia stato ammesso alla prosecuzione volontaria: non conviene, infatti aspettare il termine ultimo per il pagamento. Per quale motivo? Perché basta un solo giorno di ritardo per rendere nullo il versamento, senza alcuna possibilità di recuperare il trimestre ormai trascorso: in questo malaugurato caso l’Inps provvede a rimborsare quanto versato, senza l’aggiunta di interessi. La conseguenza è che quel trimestre resta scoperto dal punto di vista contributivo, senza possibilità di rimediare. Meglio non aspettare gli ultimi giorni, quindi, affollati dalle festività di fine anno e dai preparativi per il 2011, pensandoci per tempo, al fine di evitare svantaggi previdenziali dovuti a dimenticanze o a eventi imprevedibili. I pagamenti dei contributi volontari devono essere effettuati secondo gli importi prestampati sui bollettini, che vengono inviati dall’Inps direttamente a casa degli interessati. Eventuali versamenti di importo inferiore a quello indicato dall’Ente comportano la riduzione proporzionale dei periodi accreditati e, conseguentemente, dell’importo della pensione da percepire. Una ulteriore rilevante possibilità è quella del pagamento online. L’Inps infatti consente, dal proprio sito Internet, il pagamento dei contributi volontari per via telematica, tramite Posteitaliane. Per effettuare questa

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

operazione, pubblicata tra i servizi online del sito www.inps.it, è necessario essersi precedentemente registrati con Posteitaliane e poter usufruire dei servizi online. La registrazione al sito www.poste.it è gratuita. Gli strumenti di pagamento abilitati sono l’addebito in conto corrente BancoPosta, la carta prepagata PostePay emessa da Posteitaliane, tutte le carte di credito abilitate al circuito internazionale Visa, Visa Electron e MasterCard. Per il servizio è dovuto a Posteitaliane un importo, a titolo di “costo dell’operazione”, variabile a seconda della modalità di pagamento. I versamenti volontari, lo ricordiamo, hanno il fine di consentire - ai lavoratori che hanno cessato o interrotto l’attività lavorativa - di raggiungere il diritto alla pensione o di aumentare il numero dei contributi versati e quindi l’importo della pensione stessa. Servono, in sostanza, per coprire periodi durante i quali il lavoratore non svolge attività lavorativa. Ma l’opportunità può essere utilizzata anche nel caso di brevi periodi di aspettativa non retribuita o di contratti part-time. Nella valutazione della convenienza ad effettuare la prosecuzione volontaria dei contributi previdenziali, non bisogna però dimenticare la rilevante opportunità offerta dal risparmio fiscale. I versamenti volontari rientrano, infatti, tra gli oneri deducibili dal reddito complessivo per l’intero importo, anche se sono stati sostenuti non per la persona che versa ma per familiari fiscalmente a carico della stessa. Il risparmio fiscale può quindi raggiungere somme interessanti.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Scuole e nuovi indirizzi di studio Un Tribunale Amministrativo ha fatto esultare il Preside e l’intero Consiglio di Istituto d’un liceo scientifico, i quali erano stati mortificati dal silenzio di indifferenza con cui l’Ufficio Scolastico Regionale aveva esaminato la richiesta di istituzione di due prime classi del corso del liceo delle scienze applicate. Eppure, entro il marzo del 2010, sulla scrivania del Preside del Liceo Ettore Majorana erano state presentate ben 60 domande di studentini di terza media che, sentendosi ben ferrati in matematica, ma non altrettanto nelle discipline letterarie, avevano visto come una manna il nuovo corso di studi, che la signora Maria Stella Gelmini aveva introdotto, con il nome di liceo scientifico delle scienze applicate. A quei ragazzi era stato assicurato che avrebbero potuto frequentare lo scientifico senza impegnarsi nelle tradizionali tre ore settimanali della lingua di Orazio; al posto del latino avrebbero studiato, per due ore, l’informatica ed avrebbero potenziato di un’ulteriore ora lo studio delle scienze naturali. Alla delusione ricevuta dal Preside, leggendo la tabella degli organici del 2010/11, dalla quale aveva potuto constatare che non erano state autorizzate le due classi di scienze applicate, era seguito la delibera del Consiglio di istituto, per un immediato ricorso al Tar. Il Regolamento sull’autonomia scolastica - si legge nella delibera del Consiglio di Istituto - non prevede alcun potere ministeriale di controllo, né alcuna autorizzazione, né ratifica delle delibere degli organi collegiali della scuola. Ne deriva che la Direzione Regionale della Scuola si sarebbe dovuta sentire obbligata ad autorizzare le due classi dell’opzione scienze applicate, così come aveva deliberato lo stesso Consiglio di istituto. Orbene, dopo pochi mesi, il Preside ha potuto leggere le seguenti proposizioni, che formano il dispositivo della sentenza del Tar: Per questi motivi, il ricorso del Preside del Liceo è accolto ed il provvedimento impugnato è annullato. L’entusiasmo raggiunto dal Dirigente Scolastico alla lettura della decisione del Tar si è però affievolito, quando ha potuto approfondire la prima parte della sentenza con la stessa attenzione che egli, da professore di lettere, richiedeva agli alunni, impegnati nell’analisi testuale delle ardite terzine del Paradiso dantesco. I magistrati, infatti, avevano confermato che il Regolamento sull’autonomia ha abolito tutte autorizzazioni e le approvazioni che riguardano le funzioni delle scuole. E quei giudici avevano anche confermato che il Ministero non ha alcun potere di autorizzare l’esecuzione delle delibere con cui i Licei scientifici decidano di istituire l’opzione del corso di scienze applicate. Ma gli stessi Giudici si erano preoccupati di evitare fughe in avanti nell’interpretazione della loro sentenza. Sicché avevano aggiunto che il Ministero non avrebbe avuto potere di limitare l’efficacia delle delibere soltanto nei casi in cui l’iniziativa autonoma del liceo non fosse risultata in contrasto con il Piano contenente la programmazione dell’offerta formativa regionale e non avesse comportato ulteriori oneri per lo Stato.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Nei prossimi 10 anni 4 medici su 10 in pensione Circa 4 medici su 10, nei prossimi dieci anni, andranno in pensione. A svestire il camice bianco saranno infatti 115 mila medici, oggi compresi nella fascia di età tra i 51 e i 59 anni, ovvero il 38% di tutta la popolazione medica attiva. Tra questi sono compresi il 48% dei medici dipendenti dei servizi sanitari regionali e Università, il 62% dei medici di famiglia, il 58% dei pediatri di libera scelta, il 55% degli specialisti convenzionati. A scattare la fotografia è la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, nel corso della II Conferenza nazionale della professione medica, a Roma. Secondo la Fnomceo, dall’analisi dei dati emerge chiaro un aspetto: “la formazione dei futuri camici bianchi è una vera emergenza, per la quale serve un progetto ad hoc, efficace, che richiede innanzitutto una maggiore connettività e flessibilità nelle relazioni e nelle ‘regole di ingaggio’ tra le Facoltà di medicina e le strutture pubbliche e private accreditate dei Servizi sanitari regionali”. Un progetto a cui la Fnomceo sta lavorando, per mettere i nuovi professionisti al ‘passo dei tempi’. “Il nuovo medico - spiega Bianco - in ragione degli sviluppi straordinari della medicina come scienza tecnologica, ha bisogno di più strumenti per poter gestire queste straordinarie risorse. Che sono

costose e che presentano una serie di problemi, come quello dell’appropriatezza del loro utilizzo”. Per il presidente della Fnomceo, questo scenario, pone a cascata una serie di altri problemi: “la selezione degli accessi, i contenuti formativi, la formazione degli specialisti. Ecco perchè - spiega - faremo tutta una serie di proposte, che a nostro giudizio ridefiniscono un modello di formazione che vede una forte integrazione tra l’attività storica dell’università e l’attività formativa del Ssn”. Università e Ssn che, per Bianco, “devono vivere un momento di forte cooperazione per superare l’emergenza nella qualità”. Il progetto della Fnomceo si fonda su un processo continuo e integrato che parte dall’accesso agli studi di medicina al termine dell’attività professionale. “Deve misurarsi - sottolinea Bianco - non solo con l’evoluzione dei saperi tecnico-scientifici, ma anche con le nuove definizioni, i nuovi orizzonti e le diverse legittimazioni culturali e civili che costantemente ridisegnano gli scopi della medicina e della sanità”. Non solo formazione universitaria, quindi, ma anche formazione continua post laurea. “Nel nostro sistema è purtroppo in forte ritardo una cultura della promozione e della valutazione della qualità dei professionisti e dei servizi”.

Il cattolico in politica Un impegno sociale

La giustizia tributaria e i doveri dei cittadini

La qualità della scena politica italiana è caduta ulteriormente negli ultimi tempi. A conclusione della 62a Assemblea tenutasi ad Assisi, i Vescovi italiani hanno approvato un documento nel quale è stato accolto il pressante invito del Presidente, Angelo Bagnasco, che nella sua prolusione di apertura, ha fornito una analisi severa sulla situazione del paese. Sono state espresse grandi preoccupazioni per l’Italia, per un paese che non dovrebbe limitarsi a galleggiare, ma trovare la forza e il coraggio di impegnarsi “per una crescita e uno sviluppo in confronto serrato con situazioni sempre nuove”. Dopo l’invito del Cardinale Bagnasco a chiunque abbia a cuore le sorti del paese, di soppesare con obiettività, senza sconti e senza strumentalizzazioni, la situazione attuale in cui etica pubblica e comportamenti privati sono in totale distonìa, appare evidente, da questo e da altri segnali, a partire dalla Settimana sociale, l’insoddisfazione dell’episcopato per l’attuale corso della politica italiana. Il distacco fra la classe politica e i cittadini è sempre più ampio; cresce la mancata soluzione dei problemi reali del paese. Amare il proprio paese significa rimboccarsi le maniche e dare una mano per rimetterlo sulla giusta via. Per fare ciò è necessaria una scelta di campo di chi ha a cuore non la sete di potere ma l’assolvimento di un impegno di servizio alla persona e all’umanità intera. La comunità sociale è stata svuotata, mediante quello che Tocqueville definiva il dispotismo morbido, della sostanza partecipativa e democratica. Con la perdita del senso del voto, il vero potere decisionale è passato dalle mani dei cittadini a quelle delle elite politiche. I cristiani non hanno la pretesa di essere coloro che possono salvare la situazione da soli. Certamente il paese si è impoverito da quando la presenza dei cattolici è stata sempre più riservata agli ambiti ecclesiastici o al massimo nei ristretti campi di impegno del volontariato e del sociale. In questi ultimi anni, infatti, i cristiani hanno abitato di preferenza e con incisività l’ambito cosiddetto pre-politico. È pur vero che in questo modo si è rafforzato e reso molto più dinamico il sociale ed è stata contenuta l’invadenza del politico nei confronti dello stesso, ma, per l’atro verso, si è assistito ad un ritiro dei cattolici dalla politica con un conseguente indebolimento non solo della presenza ma anche della progettualità. Nel panorama attuale è necessaria e doverosa una rinascita di interesse per il servizio della cosa pubblica, con la prospettiva di una nuova stagione che ridefinisca gli strumenti e le forme di una partecipazione dei cattolici, che oggi, come singoli e come gruppi, stanno sperimentando una pluralità di presenza in diverse formazioni politiche. Da tempo l’Episcopato auspica la nascita di una nuova classe dirigente, capace di interpretare i reali bisogni della gente. In questo ambito si dovrebbe inserire la componente cattolica, fatta di uomini e di donne disponibili ad anteporre il bene comune agli interessi personali e di gruppo. Cattolici con quella passione verso la nuova città dell’uomo, che vivono la vita buona del Vangelo e che sono desiderosi di vivere la buona politica al servizio della persona nella città dell’uomo a misura d’uomo.

I contrasti tra il Fisco e il cittadino nascono, spesso, da “errori c.d. formali e di interpretazione delle leggi tributarie”. Sono frequenti gli errori che il contribuente commette quando applica le disposizioni tributarie, a causa della complessità di queste e nonostante il Fisco dirami spiegazioni e interpretazioni (contenute nelle cosiddette “circolari”) e la stampa specializzata dedichi ampio spazio ai commenti degli esperti del diritto tributario. Momento peculiare dell’applicazione della disciplina tributaria è la presentazione della dichiarazione, ossia dell’atto con cui il cittadino rende nota al Fisco l’avvenuta realizzazione dei fatti che comportano l’obbligo di versare un tributo. In occasione della redazione della dichiarazione, il cittadino può incorrere in errori di interpretazione in danno delle ragioni erariali o a proprio svantaggio, nonché in sviste o inesattezze formali. Altri errori possono essere compiuti in relazione agli ulteriori adempimenti richiesti dalla legge: si pensi alla tenuta di determinate scritture contabili o all’emissione o alla conservazione di documenti aventi rilevanza fiscale o alla proposizione di talune richieste. Tutti gli errori evidenziano tre diverse situazioni patologiche: a) il versamento di un tributo inferiore al dovuto; b) il pagamento di un’imposta superiore a quella che il contribuente sarebbe stato tenuto a versare; e) la mancata o l’inesatta osservanza di un precetto tributario che non determina alcuna sottrazione d’imposta e per cui è stabilita l’applicazione di una sanzione. L’evasione fiscale, invece, consiste nella violazione di legge attraverso cui il contribuente si sottrae, in tutto o in parte, dell’obbligo di versare il tributo pur avendo realizzato il fatto che costituisce il relativo presupposto, nonché nell’avvalersi di inesistenti o indebite deduzioni dalla base imponibile o detrazioni d’imposta per contenere o abbattere il prelievo impositivo. Ciò che caratterizza l’evasione e la distingue dalle violazioni frutto di errori interpretativi e formali è l’intento di sottrarsi, in tutto o in parte, al dovere di concorrere al sostenimento delle pubbliche spese mediante il versamento dei tributi. Attraverso l’elusione, invece, il contribuente pur non violando direttamente una norma comunque consegue un indebito risparmio d’imposta. La disciplina tributaria, infatti, è ben applicata, ma la combinazione di atti e condotte eseguiti dal cittadino è inappropriata in considerazione degli scopi realmente perseguiti. Viene tradita la finalità ispiratrice dei precetti tributari, apprezzati non tanto singolarmente ma quali componenti di un sistema normativo organico. Si realizzano determinate operazioni non perché funzionali o necessarie al risultato desiderato, ma in quanto permettono di ottenere un trattamento fiscale più conveniente di quello stabilito per la condotta diretta ad ottenere ciò che si vuole. Vi è, dunque, un regime fiscale evitato ed un altroabusivamente utilizzato. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 18 dicembre 2010

obiettivo

LIZZANELLO

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La professione tra le Salesiane dei Sacri Cuori

Suor Anna, il sì totale al Signore

LA CONSACRAZIONE RELIGIOSA

La preghiera e la partecipazione della sua comunità parrocchiale Nella Comunità di Lizzanello, in quest’anno 2010, si sono incrociati due avvenimenti, che segnano come tappe il suo cammino di crescita umana e spirituale: la nuova chiesa Parrocchiale celebra il quarantesimo anno dalla costruzione, e una sua giovane figlia consacra a Dio la propria vita, nella evangelizzazione e promozione umana degli audiolesi, vestendo l’abito delle Suore Salesiane di Sacri Cuori, di S. Filippo Smaldone. Il senso di una celebrazione si misura dal cammino percorso e da eventuali traguardi raggiunti. Il dono di Anna De Pascalis alla Chiesa e alla nostra comunità, è frutto dell’azione incessante dello Spirito Santo, e di tante preghiere e testimonianze di vita cristiana, quasi sempre nascoste, ma sempre feconde nei progetti misteriosi di Dio. La decisione di Anna è maturata nel corso degli ultimi 5 o sei anni, interrompendo gli studi universitari che la rendevano insoddisfatta, perchè desiderosa di “altro”, che lei non riusciva a definire. Saggezza vuole, in casi

del genere, che ci si affidi alla illuminazione di Chi conosce tutta la nostra vita. Lei lo ha fatto, quotidianamente, con umiltà e caparbietà, e...”alla Sua luce ha visto la luce”. L’8 dicembre, festa della Immacolata Concezione di Maria, durante una solenne Eucaristia presieduta dall’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio, alla presenza della Rev.nda Madre Generale delle Suore Salesiane, suor Maria Longo, e di numerose consorelle, nella chiesa parrocchiale di Lizzanello gremita di fedeli, Anna ha fatto la sua Prima Professione Religiosa, scegliendo la via della consacrazione, come risposta alla propria ricerca interiore e alla integrazione spirituale e sociale dei sordi. L’evento è stato preceduto da una missione di giovani suore, proveniente dal Brasile, che con la loro gioiosa testimonianza hanno affascinato tutti, spargendo semi di vita evangelica, che affidiamo alla preghiera della comunità parrocchiale e all’azione illuminante dello Spirito. Albino De Pascali

Sulle orme del Fondatore San Filippo Smaldone la gioia della Congregazione religiosa Il Signore nella sua infinita bontà e misericordia ha realizzato grandi cose per la nostra Congregazione (Suore Salesiane dei Sacri Cuori), nella città di Lizzanello e per tutta la Chiesa, chiamando alla vita religiosa Suor Anna de Pascalis, figlia di quella terra. “Siamo venute una settimana prima della professione di Anna per prepararsi insieme alla gente a questo momento di grazia e subito ci siamo sentite accolte con tanta gioia, affetto e disponibilità. Abbiamo visitato le scuole, invitando tutti a partecipare a questo momento di grazia per Lizzanello, facendo conoscere il nostro Padre San Fondadore e l’importanza di rispondere alla chiamata del Signore. Nelle case in cui facevamo un momento di preghiera con la Parola di Dio, di condivisione e di fraternità ci siamo arricchite della testimonianza delle famiglie che, con tanta delicatezza e anche senza rendersi conto, parlavano di Dio a noi attraverso il loro volto sorridente e premuroso. La visita ai malati, il fermarsi davanti alla chiesa per parlare un po’ era sempre motivo di grande arricchimento, perché tutto diventava occasione di fraternità, condivisione e gioia. “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” 1 Gv 16. L’amore di Dio è stato versato nei nostri cuori e non

Sotto lo slogan “Volontari! Facciamo la differenza!” è partita la campagna per l’Anno europeo 2011, dedicato al volontariato. La Commissione europea ha presentato le molteplici iniziative che metteranno in luce il lavoro ormai indispensabile dei 100 milioni di volontari in Europa. Da un’indagine Eurobarometro del maggio 2010 risulta che 3 europei su 10 dichiarano di essere impegnati nel volontariato: un’attività che produce vantaggi per l’intera società e i singoli volontari. Il volontariato permette, infatti, di acquisire conoscenze, mettere a frutto le proprie capacità e ampliare le proprie reti sociali, portando spesso a nuove opportunità di lavoro sociale. Si stima che il volontariato contribuisca al prodotto interno lordo per un 3-5%. Inoltre, un recente stu-

possiamo riservarlo a noi stessi perché è sempre motivo di grande gioia condividere con gli altri la bellezza di appartenere a Cristo, di vivere per lui e per i fratelli. Nel volto di ogni bambino, di ogni giovane, di ogni persona che ci avvicinava si avvertiva la presenza di Dio in mezzo a noi. La testimonianza del parroco don Albino De Pascali che con tanta disponibilità ci accompagnava in ogni casa, nelle scuole, nella visita ai malati, è stata di grande edificazione per noi, il dono della sua vocazione sacerdotale ci ricorda che, attraverso lui e tanti altri sacerdoti che si consumano per amore del Signore, la buona notizia del Vangelo si diffonde e germoglia in ogni cuore. Il giorno 8 dicembre, suor Anna risponde Sì al Signore e dona a Lui tutta la sua vita; come Maria anche lei si affida e si abbandona nell’oceano dell’infinito amore di Dio. Il nostro Padre Fondatore San Filippo Smaldone affermava sempre “io sono tutto di Dio, io sono tutto per Dio e Dio è tutto per me”, il riconoscere Dio come il nostro Tutto ci fa credere che dietro ogni avvenimento si nasconde un mistero d’amore, che fa della nostra vita una storia di salvezza. Grazie Signore per tutte le grazie ricevute in questi giorni! L’Anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore! Ivanice Barbosa

AZIONE CATTOLICA

Anno europeo 2010. Volontari, facciamo la differenza dio ha dimostrato che per ogni euro speso per sostenere l’attività dei volontari, le organizzazioni hanno ricavato un rendimento medio compreso tra tre e otto euro. Nella sola Italia ci sono tre milioni di volontari, e oltre trentamila organizzazioni non profit, per un totale di settecentomila addetti. Uno degli obbiettivi dell’Anno, che gode di un budget di 8 milioni di euro, sarà avvicinare il maggior numero di nuove persone al volontariato, in particolare i giovani, anche grazie all’attrattiva di programmi di scambio come il Servizio volontario europeo. Gli altri obbiettivi delineati dalla Commissione, in concerto con l’alleanza di Ong che ha promosso fin dal-

l’inizio l’istituzione dell’Anno, riguardano la riduzione gli ostacoli amministrativi e burocratici al volontariato; il conferimento di maggiore autonomia e responsabilità alle organizzazioni di volontariato e il miglioramento della qualità del servizio; premiare e riconoscere le eccellenze nel volontariato e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del settore. A questi fini, la Commissione incoraggerà lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri e le organizzazioni di volontariato, con particolare attenzione alla formazione dei volontari, all’accreditamento e alla certificazione della qualità del servizio e a un collegamento efficiente ed efficace tra

i potenziali volontari e le opportunità di prestare servizio. La Commissione incentiverà anche la costituzione di nuove reti di organizzazioni per favorire gli scambi transfrontalieri e le sinergie tra le organizzazioni di volontariato e altri settori, come ad esempio le imprese. Nel corso dell’anno saranno anche promosse centinaia di attività, eventi e progetti, sia a livello nazionale che comunitario. Tra queste è previsto un road-show che nel corso dell’intero anno prossimo toccherà tutti i 27 paesi dell’Unione, a cominciare dal Belgio, e in cui volontari provenienti da tutta l’Unione presenteranno le loro esperienze e incontreranno politici e cittadi-

ni. Un’altra iniziativa prevede la creazione di servizi giornalistici audio e video realizzati da 27 reporter volontari sull’attività di 54 organizzazioni di volontari. A fine 2011, questi contenuti saranno utilizzate per realizzare un documentario di qualità adatta alla trasmissione televisiva. Verranno infine organizzate quattro conferenze tematiche centrali del mondo del volontariato. La prima, l’8 gennaio a Budapest, sul riconoscimento del volontariato. Una seconda prima dell’estate sul contributo del volontariato alla società; una terza a ottobre sul tema dell’autonomia e della responsabilità delle organizzazioni di volontari; infine a dicembre la conferenza conclusiva sulle sfide future. Tutte le informazioni sono sul sito www.europa.eu/ volunteering Salvatore Scolozzi


L’Ora del Salento 11

Lecce, 18 dicembre 2010

zoom

LECCE/Tra la Cattedrale e il Convento dei Celestini la storia di un rapporto fra artisti e città

1710-2010 GIUSEPPE ZIMBALO Armi, incisioni, libri. È in queste tre parole, tre realtà funzionali ed espressive che potrebbe annidarsi la risposta alla questione sollevata dalla storiografia rispetto al rapporto Cosimo Fanzago (Clusone 1591, Napoli 1678) Giuseppe Zimbalo (Lecce, 1620 - 1710), Napoli - Lecce, Centro - Periferia. La storiografia ha sostenuto due ipotesi: la prima, quella cioè di un viaggio dello Zimbalo a Napoli; la seconda quella della probabile venuta del Fanzago a Lecce; di fatto però non si sono ancora trovati specifici documenti e riferimenti, anche solo indiretti, per entrambe le ipotesi; quella di Fanzago a Lecce, poi, si fonda su un indizio eccessivamente generico per essere considerato credibile anche come ipotesi. Piuttosto che ragionare nei termini tradizionali si è preferito perciò guardare tale vicenda da un’altra prospettiva. Il problema, infatti, non è se Fanzago si sia incontrato con Zimbalo o meglio ancora se questo secondo artista abbia visto realmente opere architettoniche, scultoree o altro del clusonese, ma è invece verificare se Fanzago in senso stretto emerga quale reale riferimento nelle opere dello Zimbalo. A ben vedere quanto scritto e sostenuto dalla storiografia, l’essere fanzaghiano dello Zimbalo si concretizzerebbe attraverso l’uso che questo artista fa nei suoi progetti, più o meno personalmente attuati, di

Fanzago e Zimbalo vite artistiche parallele

elementi particolari come le punte lanceolate, la voluta a C o quella ad S più o meno spezzata, ed ancora, la logica compositiva che traspare, ad esempio, nella balaustrata della facciata laterale della Cattedrale leccese verso la piazza. L’elenco potrebbe evidentemente continuare ma ci fermiamo qui. Ragioniamo per assurdo ed immaginiamo che Zimbalo abbia veramente visto le opere del Fanzago. Se ciò fosse vero dovremmo trovare nello scultore ed architetto leccese un riscontro diretto ovvero un punto di somiglianza, identità, sovrapposizione degli elementi tale da manifestare con chiarezza la derivazione fanzaghiana delle sue opere. Se consideriamo in generale il rapporto fra “originale” inteso come modello di riferimento culturale, ed “imitazione”, o quello fra “maestro” e “discepolo”, la ipotizzata filiazione dovrebbe rilevarsi in tutte le sue fasi evolutive. Queste ultime vanno dalla copia evidente, passano per il graduale abbandono di quel modello e giungono fino alla maturazione di una nuova forma che non ha nulla o quasi in comune con quella iniziale. Non è detto, ricordiamolo, che tali stadi evolutivi ricompaiano riconoscibili tutti assieme a posteriori nella produzione pervenutaci di un artista; e se le ultime fasi possono non rendere più leggibili le origini di una forma con chiarezza, la prima lascia, invece in ogni caso, tracce più certe. Quello

RADIO E DINTORNI

di cui si parla in queste due ultime righe è il naturale processo formativo di un artista fondato nella migliore delle ipotesi sulla successione di fasi come appropriazione, assimilazione, superamento di una forma particolare e che ognuno di noi adotta, tra le altre cose, anche nell’apprendimento del parlare, dello scrivere oltre che del disegnare. L’artista leccese nacque nel 1620 e la prima opera nella quale sembra possibile identificare la sua presenza, quantomeno quale scultore, è la chiesa delle Teresiane Scalze a Lecce terminata di costruire nel 1648. Zimbalo in tale chiesa andrebbe segnalato come autore non solo di alcuni elementi della decorazione interna ma anche del portale di ingresso, dei due altari laterali e di quello maggiore che sarebbe riferibile almeno progettualmente al 1644 - 45. A questi casi va aggiunto l’altare autografo di Santa Teresa nella omonima chiesa leccese. Tale prima sequenza di opere continuerebbe con il datato (1648) portale della chiesa di Santa Maria della Grazia a Maglie e l’altare voluto dall’allora Arcivescovo di Otranto Gaetano Cossa che, collocato sulla parete di fondo del transetto destro della leccese chiesa di Santa Irene, fu terminato, come riporta l’epigrafe dedicatoria destra, nel 1651. Queste opere se confrontate con quelle fino ad allora realizzate dal Fanzago non rivelano elementi di contatto tali

di Alberto Marangio

La radio per lo sviluppo del bacino Mediterraneo Da sempre il Mediterraneo si è rivelato area di incontri, scambi e cooperazioni, avvenuti sotto molteplici forme nei secoli passati come nella società contemporanea. Tra i progetti che anche oggi pongono dunque l’antico Mare Nostrum al centro di studi e iniziative, nel campo della radiofonia merita di essere segnalato il programma di cooperazione internazionale Le onde per il Mediterraneo, lanciato a Tunisi all’inizio dell’anno. Orientato a sostenere coproduzioni radiofoniche a vocazione mediterranea, nei giorni tra l’8 e il 15 dicembre tale progetto ha anche assistito all’avvio della seconda fase dello stesso, inaugurata tra l’altro con il sostegno della Fondazione euro-mediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture e formalizzata presso la Scuola Superiore delle Arti Visive di Marrakech, alla presenza di giornalisti provenienti da entrambe le rive del Mediterraneo. Nel corso dell’incontro, inoltre, sono state riconosciute nuove strutture quali partner del consorzio, che vanno ad aggiungersi ai sei attori originari - ovvero alla capofila Radio Tunisienne (Tunisia), a Radio France (Francia), alla Entreprise nationale de radiodiffusion sonore (Algeria), alla Société nationale de radiodiffusion et de télévision (Marocco), alla già citata École supérieure des arts visuels (Marocco), e infine alla Permanent conference of the mediterranean audiovisual operators (associazione no-profit di origine egiziana). Le nuove strutture aderenti, invece, provengono questa volta da Malta, Romania, Turchia ed ancora Egitto. Nell’occasione, infine, è stato dato il via alla realizzazione di un nuovo ciclo di reportage radiofonici dedicati al tema del cinema nel Mediterraneo, che segue la prima serie precedentemente prodotta (“Il Mediterraneo, vite di ieri, vite di oggi”). Tale iniziativa sarà ulteriormente arricchita dal contributo fornito ancora da altre emittenti, in arrivo da paesi quali Croazia, Macedonia, Palestina e Albania: partecipazioni che consentono di confidare ulteriormente nella piena riuscita del progetto, finalizzato del resto a promuovere una radiofonia condivisa e di qualità all’interno del bacino. In un simile scenario, ovviamente, non è possibile non prendere atto di come nessuna emittente e nessun istituto del nostro Paese abbia fino ad ora aderito a tale fiorire di attività: decisamente una grave mancanza, da parte sia della radiofonia che dello stesso panorama culturale italiano, ma allo stesso tempo anche una preziosa opportunità, che proprio le stazioni della nostra regione - per ovvie ragioni - farebbero bene a prendere seriamente in considerazione.

non solo da lasciare avvalorare l’ipotesi di un viaggio dello Zimbalo a Napoli ma addirittura, in termini più generali, di una influenza del maestro clusonese su quello leccese. Le soluzioni compositive e la plastica adottate dallo Zimbalo risultano in tali opere essere coerenti e contestuali con un linguaggio che, seppure aperto ad esperienze esterne, appare fortemente legato all’ambito “locale” dove questo termine ha carattere solo geografico e non un valore qualitativamente riduttivo. Tutti questi interventi avvengono significativamente a ridosso di quella che può essere ritenuta per motivi cronologici la fase di formazione dello Zimbalo e allo stesso tempo coincidono con gli ultimi anni di vita del leccese Cesare Penna il Vecchio che nacque nel 1607 e morì nel 1653 circa. Immediatamente vicine per data a tali ultime opere ve ne sono altre che vanno pure segnalate in quanto funzionali alla nostra analisi e sono il piano inferiore dell’allora Convento leccese dei Celestini, terminato nel 1659, nonché la Cattedrale di Lecce iniziata nel 1659 e terminata di costruire nel 1670 circa. In questo periodo si inserisce pure il documentato e ora verificato intervento della facciata e di parte dell’interno della chiesa leccese degli Agostiniani di Sant’Angelo che, datata 1663, sappiamo essere stata cominciata invece l’anno prima. Un punto cruciale nella attività dello Zimbalo sembre-

rebbe essere proprio il Convento dei Celestini. Qui è interessante, ai fini della comprensione del suo rapporto con Fanzago, la decorazione scolpita nel fregio del primo piano, simile a quella che, pure nelle finestre sempre del primo piano, è al disotto dei timpani curvilinei. Questo tipo di decorazione compare, benché in forma più “disegnata”, anche nella facciata laterale della Cattedrale leccese verso la piazza. Lo scultore, cioè, lavora sulla sola superficie di fondo, tenendo la pietra ora piana e liscia ora invece aggredendola con un motivo puntellinato. In altri punti della stessa facciata poi - oltre che nel fregio anche nella fascia corrispondente ai capitelli del primo ordine- la decorazione emerge di pochi centimetri rispetto al fondo attraverso una sovrapposizione di elementi piani. Questo lavorare la sola superficie ed il procedere a strati sottili rivela, quanto meno, una attenzione alla “reazione” del materiale nei confronti della luce e fissa di fatto già un punto di diversità rispetto agli analoghi motivi del Fanzago che in genere puntano sulla molteplicità dei materiali e loro colori naturali. Teoricamente è proprio tale tipo di decorazioni a costituire il riferimento più diretto alle opere del clusonese ed in più è ciò che dimostrerebbe per la storiografia il discendere dei motivi zimbaleschi da quelli fanzaghiani.

Confrontando però i due casi, per l’artista clusonese si consideri quanto è nella Certosa di San Martino a Napoli (in particolare il fregio che corre lungo il perimetro interno della chiesa), quella dello Zimbalo si connatura come una versione semplificata fino all’esasperazione dei motivi del Fanzago. La domanda a questo punto scaturisce naturalmente: se Zimbalo avesse preso come riferimento le immagini del Fanzago perché ne ripropone una formula così semplificata e soprattutto così indirettamente riconducibile a quell’artista? Fabio Grasso Parte prima

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Rivoluzione americana contro rivoluzione francese Come noto la nascita degli Stati Uniti è intimamente connaturata all’affermarsi del fatto religioso. Già George Washington, in qualità di primo Presidente, invocava pubblicamente la benevolenza di Dio sull’America. Tradizione continuata poi da tutti i successivi Presidenti degli Stati Uniti, tanto conservatori che progressisti, tanto repubblicani che democratici. Non solo i “Padri fondatori” misero sotto la protezione di Dio il Nuovo Mondo, ma produssero uno specialissimo equilibrio fra politica e religione in cui sembrava compiutamente realizzato il principio evangelico di dare “a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Così in una sorta di scambio di vasi comunicanti la religione ha sempre animato la comunità politica statunitense, rispettandone però il ruolo e l’autonomia; la politica d’altro canto si è tenuta lontana dai rigurgiti di stampo giacobino che hanno invece insanguinato il Vecchio Continente. Il risultato? Eccolo: “Gli americani sono un popolo religioso, il più religioso fra le Nazioni più industrializzate. Più del 90% della popolazione degli Stati Uniti dichiara di credere in Dio o in un essere superiore. Per oltre l’80% gli americani si professano cristiani. Soltanto l’8% dichiara di essere ateo.” (riporta questi dati il prof. Emilio Gentile che pure è fortemente critico nei confronti della religiosità statunitense - nel suo libro “La democrazia di Dio. La religione ameri-

cana nell’era dell’impero e del terrore”, pag. 44). Si può così correttamente parlare di una “democrazia di Dio”, nel senso che la concezione americana della democrazia ha una matrice religiosa e s’ispira costantemente alla religione, sostenendo che la libertà è un dono di Dio. Non a caso Benedetto XVI, parlando proprio a Washington il 17 aprile 2008, ha citato Alexis de Tocqueville (18051859), pensatore francese non credente, il quale insegnava che “la religione e la libertà sono intimamente legate nel contribuire a una democrazia stabile”: se si strappa la religione dal contesto sociale cade pure la libertà, e la democrazia frana. È, quest’ultima, l’esperienza tragica della Rivoluzione francese, che, al contrario di quella americana, ha preteso di imporre una liberté politica a scapito della libertà religiosa. Il risultato è stato l’anticlericalismo laicista, ma anche il Terrore. È sintomatico che oggi politologi e sociologi (anche dichiaratamente progressisti) individuino proprio nel giacobinismo rivoluzionario francese la causa di certe attuali discriminazioni nei confronti degli immigrati musulmani (si veda, per esempio, Olivier Roy: “Islam alla sfida della laicità. Dalla Francia una guida magistrale contro le isterie xenofobe”). Allora è forse giunto il tempo di iniziare a raccontare ai nostri ragazzi (ma non solo a loro!) che c’è Rivoluzione e Rivoluzione. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 18 dicembre 2010

le nostre città

GALLIPOLI/“Q. Ennio”, parla il dirigente Di Cuonzo MONTERONI/ Organizzato dall’Associazione Arma Aeronautica

Sistema scolastico, la Puglia cresce Voci in... Canto, concerto di Natale È davvero una notizia quella che ha trovato spazio anche nel panorama affollato dei mezzi di comunicazioni in questo periodo in tutt’altre faccende impegnati. Il 7 dicembre scorso sono stati pubblicati i risultati dell’indagine internazionale Ocse-Pisa riferita all’anno 2009, da cui emerge chiaramente il trend positivo fatto registrare dal sistema scolastico italiano, rispetto ai risultati conseguiti nelle precedenti rilevazioni del 2000, 2003 e 2006, in tutte le discipline oggetto di valutazione , quelli delle competenze fondamentali: matematica, scienze, lettura e comprensione del testo. Interessante vedere come l’Italia abbia recuperato 21 punti sulla media Ocse, espresso dal valore 496. I nostri colori si attestano a 483. Miglioramenti importanti anche in ambito delle competenze scientifiche: l’Italia è ora al 35° posto con 489 punti (media Ocse 501) rispetto ai 475 punti del 2006. Infine significativo incremento delle capacità di comprensione del testo: gli studenti italiani hanno recuperato sei posizioni nella classifica internazionale sulle competenze in Lettura, passando dal 36° al 30° posto. Dott.ssa Di Cuonzo, in questo quadro generale di per sé positivo emerge il dato ancora migliore espresso dalla scuola pugliese. “Sì, nel clima di generale miglioramento hanno particolare i risultati conseguiti dalla nostra Regione, che unica tra tutte le regioni meridionali, ha superato il punteggio medio nazionale in tutte le discipline, facendo registrare un miglioramento di ben 50 punti - rispetto alla precedente edizione - per la matematica che, è noto, è una delle competenze chiave che più in passato ha destato preoccupazione profonda. Il fatto che il dato relativo a questa area si stia sempre più avvicinando alla media europea non può che farci piacere e spingere a impegnarci al meglio per dare ai nostri ragazzi opportunità formative sempre migliori”. A cosa attribuisce questo miglioramento? “Personalmente sono convinta che questo risultato lusinghiero sia stato possibile anche per il proficuo utilizzo, da parte della nostra Regione, delle risorse dei Fondi Strutturali nell’ambito del Pon-Fse “Competenze per lo sviluppo”, finalizzato al miglioramento dei risultati di apprendimento degli studenti. Siamo nel secondo sessennio che si protrarrà sino al 2013: ci sono altre tre annualità da sfruttare al meglio”. Questo dato, quindi, è la prova tangibile della bontà dell’impegno quotidiano di chi opera nel sistema scolastico pugliese…. “Direi di sì. La Puglia ha saputo mettere al meglio a frutto le risorse dei Fondi Europei in-

sieme alla quotidianità di un impegno che finalmente è visibile anche grazie all’indagine. Giusto qualche dato: sono stati gli studenti dei licei che hanno fatto registrare i migliori risultati nel nostro Paese. Come avviene nelle indagini nazionali, le ragazze superano i compagni maschi e i ragazzi delle regioni settentrionali quelli delle regioni meridionali, con l’unica eccezione della Puglia”. Cosa significa l’acronimo P.I.S.A.? “Programme for International Student Assessment”. L’obiettivo è quello di accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati, se e in che misura abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per tutta la vita. È importante sottolineare come l’indagine non accerti soltanto le competenze in Lettura, Matematica e Scienze, ma focalizzi l’attenzione soprattutto sulla misura in cui gli studenti sono in grado di utilizzare competenze acquisite durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana e per continuare ad apprendere”. Nella sua scuola che impatto hanno avuto i Piani Operativi? “Abbiamo appena chiuso il Piano Integrato 2009/10 ed ha preso il via la progettualità del Piano Integrato 2010/11. Il riferimento certo che abbiamo è il miglioramento delle prestazioni dei ragazzi nelle discipline che fanno capo alle competenze chiave, dunque matematica, italiano, scienze. è diminuito il numero dei ragazzi che si sono visti sospendere il giudizio di ammissione alla classe successiva. C’è da riflettere infine su un altro dato: il corpo docente è attivamente impegnato nella implementazione delle proprie competenze didattiche. Ad esempio nel nostro Piano Integrato era stata prevista una azione progettuale nell’ambito dell’Obiettivo D, quello appunto finalizzato all’accrescimento della diffusione, l’accesso e l’uso della società dell’informazione nella scuola. Il nostro è stato un laboratorio di produzione multimediale e uso della Lim., la lavagna interattiva multimediale. Abbiamo avuto circa 40 corsisti, docenti della nostra scuola e di altri istituti. Ne partirà ora un secondo, dedicato più alla didattica con le Tic, nell’ambito del Piano Integrato di questo anno scolastico. A fine anno stiamo programmando un test che ricalchi quello Ocse Pisa nell’ambito di un percorso di autovalutazione dell’Istituto che intendiamo avviare. Si va in quella direzione, meglio anticipare i tempi”. Nicola Rocca

Lunedì 20 dicembre, presso il Salone delle Feste del Palazzo Ducale, recentemente inaugurato dopo la ristrutturazione, si terrà il tradizionale Concerto Natalizio con la partecipazione del Coro Polifonico “Voci in… Canto”, formato da ben 40 cantori, diretti dal Maestro Francesco Faiulo. Il repertorio del Coro Polifonico privilegia i brani classici della bella tradizione napoletana e comprende, anche, rivisitazioni di opera e operetta, senza trascurare alcuni grandi successi della musica leggera. Per l’occasione, una parte del Concerto, sarà riservata al repertorio delle più famose canzoni natalizie. L’evento, aperto alla cittadinanza, organizzato dalla locale Sezione dell’Arma Aeronautica nell’ambito di un articolato programma di iniziative che durante l’anno hanno visto l’associazione protagonista in una lunga serie di attività aventi a fattor comune l’impegno a favore della collettività locale (dagli spettacoli cinematografici di “Azzurro sotto le stellette” organizzati in estate, al pre-

sidio delle Scuole cittadine con il “Vigile Azzurro” durante tutto il periodo scolastico). Per il cap. Antonio Madaro, presidente della locale Sezione, “si cercherà di offrire alla collettività uno spettacolo di qualità. Pensiamo possa essere una manifestazione di alto livello culturale, anche perché sarà associata ad un concorso, letterario riservato agli alunni delle scuole medie, per la riuscita della quale è doveroso ringraziare gli Enti locali Provincia e Comune, che hanno patrocinato l’iniziativa, e tutte le Istituzioni pubbliche e private che hanno collaborato. L a ser ata sarà anc h e l’occasione per vedere i frutti del progetto “Sorriso Az-

zurro”, avviato dal sodalizio da circa un anno, mediante la promozione di una serie di iniziative benefiche che lunedì permetteranno di donare al Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce uno strumento sanitario di ultima generazione, utile al primo intervento sui nati prematuri; inoltre, sempre durante la serata, saranno consegnati nelle mani del prof. dott. Giuseppe Serravezza, Presidente Provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro il Tumore, i fondi raccolti con la vendita delle stelle per la Vita.

La perla di Giovanni Minafra QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... Dopo aver presentato il momento più intenso dei primi clarinetti soprani della marcia sinfonica “La perla” di Giovanni Minafra, è giunto il segmento proposto in tonalità minore ed eseguito da tutto l’organico bandistico ad esclusione dei primi clarinetti soprani. Il levare dei secondi clarinetti soprani, dei sassofoni contralti, dei sassofoni tenori, del flicorno sopranino, dei flicorni tenori e dei flicorni baritoni apre il nuovo periodo dal carattere tranquillo e pacato. La melodia principale si muove su una serie di arpeggi e quasi sempre per gradi congiunti, mentre il ritmo predominante può essere individuato nella semiminima con il punto e nella croma con il punto; la scelta strategica di questi elementi crea un’interessante sinergia indirizzata alla sensibilità dei fruitori affinché essi si sentano sempre più coinvolti. La linea tematica si adagia su un tappeto armonico realizzato dai corni, dalle cornette in sib., dai tromboni e dalle percussioni bandistiche; tutti sono intenti a conferire una forza dinamicamente sufficiente ad alimentare quell’energia necessaria a reggere tutto l’apparato melodico ideato dal compositore. Si tratta di un gradevole momento distensivo sorto dalla necessità di alleggerire il precedente molto più denso ed avvolgente. L’intervento nella seconda frase dei primi clarinetti soprani apre l’aspetto tonale verso il suo relativo maggiore e la marcia nuovamente si arricchisce di luce propria per illumi-

nare l’attenzione dell’ascoltatore: è un’ulteriore opportunità offerta dal Minafra per conquistare definitivamente il pubblico della festa. Infatti, non può passare inosservato il cambio di modo all’interno di un unico periodo musicale che sollecita l’interazione sia all’interno della banda, sia all’esterno con il fruitore; si tratta di un’improvvisa accelerazione di coloritura capace di sorprendere dal punto di vista armonico ed intessere un esclusivo legame tra melodia e tradizione. Tale percorso può essere considerato utile al fine di utilizzare la stessa linea melodica con colori tonali diversi o affini e contribuisce a migliorare qualitativamente la varietà sonora all’interno di un organico bandistico: risultano utilissime queste scelte compositive affinché si delineino nuovi orizzonti d’ascolto e nello stesso tempo si conservi un modello tradizionale tematico per illuminarlo attraverso la fantasia e l’abilità del compositore. Il ritorno del segmento introduttivo è il segno inconfondibile che la marcia sinfonica volge al termine, una chiara via del ritorno intrapresa dal compositore per riportare l’ascoltatore al punto di partenza ma dopo averlo accompagnato, con incessante interesse, lungo l’itinerario melodico-armonico della sua composizione da lui ideato e realizzato. Tale lavoro ha dimostrato una conoscenza accurata della tavolozza strumentale e della capacità di scelta tematica da parte del Minafra, incessante ricercatore di nuovi stimoli e indubbio prim’attore della musica originale per banda.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 18 dicembre 2010

le nostre città Una miscellanea di storie del Salento magico e misterioso

SQUINZANO/Dal 18 dicembre al 2 gennaio in mostra i dipinti

Il libro degli altri di Antonio Nahi Blasi in Piazza S. Nicola Personaggi stravaganti, riti magici, voci dall’oltretomba, grotte intrise di mistero, scazzamurieddu, malumbrie e sciare. Questi i protagonisti di miti, leggende, rari accadimenti o semplici vicende paesane riunite in “Il libro degli altri. Storie e leggende del Salento magico e misterioso” edito da Zane. A soli due anni da “Il comandante Modesi” (P.M. Edizioni, 2008), Antonio Nahi ci propone una miscellanea di storie salentine, molte delle quali già presenti in alcune sue raccolte pubblicate tra il 1990 e il 2003. L’autore, attualmente comandante della Polizia Municipale di Melendugno (Le), ha da sempre conciliato l’esigenza lavorativa con l’interesse e la passione per la storia del Salento, palesandosi eccellente indagatore del microcosmo costituito da questo piccolo territorio in cui è nato, abita ed opera. Tra le righe dei suoi scritti traspare, infatti, il profilo dell’appassionato e instancabile ricercatore dei più diversificati aspetti della vita quotidiana dei salentini nei secoli passati, al fine di scoprire valori autentici di civiltà che val la pena di promuovere e divulgare. Dalle passeggiate nelle vi-

cine campagne, Nahi scopre un mondo incontaminato, quasi il tempo si fosse fermato, un passato misterioso ancorato a storie incredibili che daranno vita alla sua ultima opera che, già nel titolo “Il libro degli altri” richiama, seppur nell’anonimato, il prezioso ruolo di tanti custodi della cultura popolare salentina. La voce del popolo racchiude leggende che da secoli aleggiano da provincia a provincia e, se dapprima a tenerle in vita è stata la tradizione orale, oggi rinascono in questa raccolta che, proprio servendosi dell’eco delle parole e della suggestione di immagini, aiuta a penetrare in una tradizione intrisa di mito, magia e riti aventi cadenze tribali grecaniche; immagini che mostrano una realtà non molto lontana dalla nostra e che, pure, ci pare così distante, diversa. Vengono scanditi, in questo modo, i ritmi del folklore e della superstizione che narra una storia non scritta ma che sopravvive ancora. Anche questa volta, fondamentale risulta essere la già nota capacità dell’autore di mescolare la lingua nazionale al dialetto locale, il melendugnese che, oltre a non costituire alcun ostacolo perché oppor-

tunamente accompagnato da traduzione italiana, rende l’opera più discorsiva e leggera. La penna del salentino ha, difatti, raccontato con leggerezza credenze, presagi, superstizioni e riti che, al contrario, pesantemente influenzavano la quotidianità. L’opera presenta un mosaico di eventi diversi ma accomunati da un alone di mistero che rende ancor più difficile distinguere quel che è reale da quanto è dettato da immaginazione e suggestione. Ben 59 storie rivivono in queste dense pagine, una dopo l’altra, come raccontate dalle voci dei protagonisti; avvenimenti, spesso imprevedibili, che non trovano spiegazione nelle regole del mondo fisico cui siamo abituati. Un testo che, proprio nella sua semplicità, predispone ad una lettura coinvolgente che stimola a riflessioni di carattere non solo storico, ambientale e religioso, ma anche di natura profondamente morale. Serena Carbone Antonio Nahi, Il Libro degli altri. Storie e leggende del Salento magico e misterioso, Zane Editrice 2010, 19,00, pag. 373.

LECCE/Nella chiesa di San Sebastiano l’eposizione d’arte

Marco Fiorillo in mostra

A dicembre 2010 torna ad esporre Marco Tommaso Fiorillo. L’esposizione d’arte avverrà nella splendida sala della Chiesa di San Sebastiano a Lecce. Questa suggestiva location per la mostra è la sede della Fondazione Palmieri di cui è titolare e fondatrice la prof.ssa Luciana Palmieri. Nell’antica chiesa adeguatamente restaurata per esposizioni, convegni ed eventi culturali, verrà inaugurata alle 17.30 del 15 dicem-

bre la mostra di dipinti del noto artista salentino Fiorillo, paesaggista e pittore di nature morte. Fiorillo presenterà paesaggi del Salento e nature morte, opere realizzate ad olio, a pastello e ad acquerello. Accanto alla tipologia tipica del paesaggio sa-

lentino si affianca una piccola serie di paesaggi del nord Europa provenienti da un recente soggiorno in Belgio tra Bruxelles e Gent. Marco Tommaso Fiorillo ricerca angoli del nostro territorio che conservano ancora una “poetica ancora viva, senza contaminazioni umane, senza le brutture architettoniche moderne, senza pale eoliche e muri di cemento alti tre metri”. Nei suoi dipinti si trovano atmosfere e colori che descrivono un paesaggio salentino ancora nel pieno della sua bellezza, riesce a ritrasmettere quell’ambiente che si poteva trovare solo nell’800. L’artista con il suo animo romantico riesce a riprodurre una natura poetica anche rappresen tando la semplice realtà. L’esposizione inizierà il 15 dicembre 2010 e resterà aperta fino al 26 dicembre 2010.

Dal 18 dicembre al 2 gennaio si terrà a Squinzano una mostra sui lavori di Santo Blasi. Allestita in Piazza San Nicola nei locali dell’Associazione artistico-culturale Artès, sarà aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 21.00 e, nei giorni festivi, anche di mattina dalle 10,30 alle 13,00. Un’esperienza artistica, quella di Blasi, che dura ormai da quasi quaranta anni e che gli ha permesso di ottenere riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Solo per citarne alcuni, ha conquistato la medaglia d’oro in due mostre internazionali (Roma e Mottola) e in quella nazionale contemporanea “La mamma” a Co-

rato; due targhe d’oro, la prima alla VII mostra internazionale “Beato Egidio da Taranto” e la seconda al V Premio Nazionale “Teofilo Patini” a Castel di Sangro (AQ); numerose medaglie e coppe d’argento: al IV Premio Internazionale “Trofeo Calabria” a Reggio Calabria, alla V Biennale d’Arte sacra “Città di Teggiano” (SA), al Concorso nazionale di pittura “Costa Vere” a Castellaneta Marina e un premio speciale della giuria al XXIII Concorso internazionale “Città di Brindisi”. Una carriera talmente intensa ed apprezzata da fargli meritare il conferimento del “New York Prize” proprio nel-

la Grande Mela. Tanti i critici che hanno scritto di lui: da Vittorio Balsebre a Leonardo Verga, da Piermarino Pedone a Gilda Maggiore, passando per Raffaele De Crescenzo, Antonio Francavilla, Mimma Scarano, Grazia Caragnano, Giuseppe D’Eredità, Beppe Longo, Gino Morbiducci, Elio Nardelli, Giancarlo Sergio, Martina Raffaella, Giovani Amodio e Sante Montanaro. La sua attività artistica si estende nei lavori realizzati in bronzo e nella realizzazione e restauro di affreschi; le sue opere si trovano in collezioni private e presso enti pubblici. Valentina Polimeno

TORREPADULI/ A palazzo Pasanisi la magia del Natale

Costumi e mestieri dei secoli passati Si rinnova anche quest’anno la magia del presepe, nello storico Palazzo Pasanisi di Torrepaduli (Ruffano - Le), organizzato dall’Associazione Anziani “Ettore Pasanisi”, presieduta da Donato Viva, con 100 figuranti a rappresentare costumi e mestieri di secoli passati. Un suggestivo presepe vivente, che potrà essere visitato dal pubblico nei giorni 25 e 26 dicembre 2010 (ore 17.30 - 20.30), e riproporrà una inconsueta scenografia relativa ai contesti della vecchia civiltà contadina del Basso Salento. Fede e gesti antichi, compiuti da interpreti anche giovani, ripropongono la riscoperta della tradizione, intesa come attenzione ai valori del passato per meglio affrontare le difficoltà e le sfide del presente. La manifestazione, che in passato ha raggiunto considerevoli indici di apprezzamento, oltre che dai visitatori, anche dagli studiosi delle tradizioni popolari, ha da sempre avuto un buon riscontro mediatico su stampa e Tv regionali e locali. Ma le luci della ribalta sono soltanto l’eco del lavoro preparatorio, dell’organizzazione ossessiva, della cura di ogni particolare, con attenzione ai riferimenti storici e della fede cristiana.

La location settecentesca del palazzo, dentro la quale fa da regina la rappresentazione della Grotta di Betlemme, viene preparata da un percorso musicale di canti natalizi, diffusi dalla Piazza Carmelitani a via Caracciolo e segnata, quasi in analogia con la stella Cometa d’oriente, da un itinerario luminoso agli angoli delle abitazioni del vecchio centro storico di Torrepaduli, fatte con cesti di canne e vimini, materiali poveri della grande civiltà contadina del passato. Il passo del visitatore viene quasi riscaldato da sensazioni acustiche e visive nell’approssimarsi al mistero dell’Incarnazione, attorno al quale ogni figurante sa di essere parte di un universo di segni che con il presepe vivente non è destinato a scomparire. La maestria degli artigiani presenti (il vasaio, il maniscalco, l’oste, il cestaio, il cardatore di lana, le tessitrici, l’arrotino, il manipolatore di giunchi e canne, il ceraio) diviene il supporto materiale su cui poggiava la vita quotidiana dei tempi antichi, ma costituisce la metafora laboriosa delle emozioni della vita d’un tempo, che i fortunati pastori della Galilea vissero come testimoni della magica notte che cambiò il mondo. Attorno e nel presepe vi-

IN GALLERIA

vente, i figuranti, consci dell’intuizione francescana di Greccio, che avviò in Europa l’esperienza visiva della messinscena della Natività, partecipano tutti, in abito d’epoca, contribuendo a rendere viva l’idea della speranza, offerta dal Bambinello nella Grotta di Betlemme. L’iniziativa della “Nona Edizione del Presepe Vivente” nel suggestivo centro dell’antica Torre della Padula, non rimane un’iniziativa sterile, sebbene evento di pura e sacra rappresentazione, ma valorizzando le tradizioni salentine, raccoglie fondi per la ristrutturazione della vecchia confraternita della Madonna delle Grazie, assegnata per recupero all’Associazione Anziani “Pasanisi”, allo scopo d’istituire, nel piccolo paesello di San Rocco, un museo d’arte sacra con un annesso centro studi. Ermanno Inguscio

di Alessandra De Matteis

La donna della mia vita di Comencini Da qualche settimana è arrivata nelle sale cinematografiche una commedia che parla di due fratelli, uniti dall’amore per la madre e dall’amore di una donna che li separa: “La donna della mia vita”, nata dal soggetto di Cristina Comencini. Alba (Stefania Sandrelli) ha due figli molto uniti e allo stesso tempo molto diversi. Il primo è Giorgio (Alessandro Gasman), un professionista molto stimato nel lavoro, ma anche un donnaiolo visto che si ritrova una moglie e tante relazioni extra coniugali; il secondo è Leonardo (Luca Argentero), affidabile, sensibile e depresso, al punto che per una donna ha persino tentato il suicidio. Quando Leonardo torna a casa con la nuova fidanzata Sara (Valentina Lodovini), tutto cambia. La ragazza è stata una delle tante relazioni

avute fuori dal matrimonio di Giorgio. “La donna della mia vita”, è una tipica commedia all’italiana, che dipinge i maschi come dei mascalzoni, che (forse) non si rendono conto che spesso sono succubi delle donne. Nella storia c’è un classico triangolo amoroso, che si risolve però nel migliore dei modi, qualunque esso sia. Tutta la narrazione ruota intorno alla casa della mamma e, ovviamente anche intorno alla stessa figura materna, che sembra essere un punto d’attrazione per i figli. La mamma è rappresentata proprio come la tipica madre italiana, chioccia, con dei figli tutto sommato mammoni. Il finale sembra portare alla soluzione che la donna della vita è proprio la mamma. La sceneggiatura firmata da Giulia Calenda e Teresa Ciabatta, nel film prende il soprav-

vento lasciando all’attenta regia di Luca Lucini, ormai giunto alla sua sesta fatica, un ruolo del tutto marginale. Per Luca Argentero e Alessandro Gasman, il film è una conferma delle loro ottime capacità attoriali ben sfruttate. Valentina Lodovini, ha un’espressività unica e, su Stefania Sandrelli è ormai inutile qualsiasi elogio alla sua bravura. Luca Lucini dice di essersi ispirato alla commedia di Cukor, in verità la pellicola non assomiglia molto a quelle del regista americano. Comunque “La donna della mia vita” alla fin fine è una gradevole commedia, per queste fredde serate di inverno.


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Lecce, 18 dicembre 2010

appunti

Daria Bignardi. Un karma pesante Daria Bignardi, giornalista, scrittrice e conduttrice è una donna all’avanguardia con una carriera in ascesa. Vi cito solo qualche tappa significativa: inizia a scrivere per “Panorama”, collabora con giornalisti prestigiosi come Gad Lerner e Gianni Riotta, ed è stata una delle prime donne in Italia a condurre un talk show in stile americano. È stata inoltre la prima conduttrice del fortunato reality show, “Grande Fratello”, grazie al quale ha vinto il suo primo Telegatto. Poi arriva la consacrazione su La7 con “Le invasioni barbariche” programma di approfondimento culturale e interviste a personaggi di politica e spettacolo. E adesso anche scrittrice di libri. Dopo il successo di “Non vi lascerò orfani”, dedicato alla madre scomparsa, è tornata da poco in libreria con “Un karma pe-

sante” edito sempre da Mondadori. “Lo confesso: scrivere libri è sempre stato il mio sogno. È da quando ero bambina che ho il pallino della lettura e della scrittura. Mi fa stare bene”, dice la scrittrice in una recente intervista. “Un karma pesante” è una storia al femminile. La protagonista è Eugenia Viola, una quarantenne in crisi esistenziale. In lei sono presenti molti aspetti comuni ad ogni donna, la storia di Eugenia è la storia di tutte le donne. L’autrice, infatti, racconta come è nato il personaggio di Eugenia, e sostiene che è una sorta di mix, è costituita di tanti pezzettini della vita dell’autrice stessa e dai pezzettini della vita delle persone che ha incontrato durante la sua esistenza. A differenza del primo libro, autobiografico, alla domanda se anche in questo ci fosse il rac-

conto della sua vita Daria risponde: “No in questo caso non racconto la mia vita, ma ci sono degli aspetti che mi appartengono, poi ho cercato di rubare qualcosa alle amiche, ai compagni di classe e all’immaginazione”. La Bignardi racconta i vari stadi dell’esistenza di Eugenia. Parte dall’adolescenza, segnata da un dolore prematuro, e, ossessionata dalla ricerca della propria identità e dall’ansia, diventerà poi una donna che sembra riuscire ad ottenere tutto ciò che vuole. Ma un esaurimento ed un incidente la obbligano a guardare i pezzi di se stessa che si era apparentemente lasciata alle spalle: la tredicenne affascinata dall’oscuro personaggio di uno scrittore russo, Paredenov; la ventenne che si ribella in modo molto pericoloso e scappa a Londra per sfuggire alla malattia del

padre. Negli Anni Ottanta approda a Milano dove, per caso, scopre il suo talento per la regia, infine negli Anni Novanta la troviamo a New York. E così fino al presente ed ai solitari Anni Zero a Volterra dove incontra l’amore, un amore imperfetto come lo definisce lei, per Pietro, e le figlie Rosa e Lucia, le uniche che riescono a tenerla ancorata a terra. La verità è che ci sono persone che nascono con la camicia, sono quelle a cui tutto va per il verso giusto, tutto sembra essere facile, quasi predestinato. Altre invece sembra debbano conquistare tutto a fatica e mai pienamente. Una diatriba eterna, quella di noi esseri umani, divisi tra chi siamo e chi vorremmo essere, sempre pronti e non sempre disposti a chiudere gli occhi su ciò che non riusciamo ad accettare.

c@ttolici in rete IL POLLICE Gad Lerner ha dimostrato da tempo di essere un giornalista di razza, e in una ulteriore conferma di questo suo status felice, se mai ve ne fosse stato bisogno, cavalca ancora una volta la notizia e dedica la sua puntata de “L’infedele” (La7, ore 21,10) del giorno di Santa Lucia alla situazione politica italiana che, proprio nel giorno seguente: il fatidico quattordici dicembre, avrebbe avuto il suo esito più immediato ed appariscente. Così, nel porsi dinanzi al dilemma “fiducia o crisi”, il conduttore non solo tira fuori una serie di annotazioni e riflessioni sullo stato dell’arte, come suol dirsi, ma sollecita ovvii ed interessanti approfondimenti coinvolgendo opinionisti di tutto rispetto, che manifestano pensieri, convinzioni e speranze. Più che buono il ritmo della trasmissione che evita le grida esasperate e che, alla fine, appassiona il telespettatore, non fosse altro che per il rivedere e il sentire amici di carta e di video quali Enrico Mentana, Ernesto Galli della Loggia, e Giovanni Sartori.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Anche quest’anno l’associazione “Make a Change” promuove e finanzia il concorso “Il più bel lavoro del mondo”, una competizione rivolta a tutti coloro che propongono un’idea finalizzata allo sviluppo e all’avvio di un’impresa a scopo sociale sul territorio italiano. Nella serata dello scorso 18 novembre, una giuria composta dagli imprenditori “for profit” Michele Alessi (Alessi), Benedetto Lavino (Bottega Verde), Giannola Nonino (Grappa Nonino), Adriana Pontecorvo (Ferrarelle), Aldo Sutter (Sutter), e presieduta da Simona Roveda (Lifegate Radio), ha decretato il gruppo vincitore del concorso per l’edizione 2009/2010, cui è stato offerto un congruo finanziamento per lo

Tommaso Dimitri

“Un karma pesante è il racconto al femminile di una donna fragile, spietata con se stessa, a l l egr a , materna e un po’ maschiaccio. Un libro delizioso in cui la Bignardi ci regala perle e spunti di riflessione. Lo stile è asciutto e veloce, si legge piacevolmente e ti porta ad immedesimarti nella protagonista, coinvolgendoti fino alla fine. Ve lo consiglio.

Daria Bignardi, Un karma pesante, Mondadori, 18.50, pag. 214

M U S I CALM E NTE

Anna Rita Favale Scrivi cartoline di Natale sul web Noa Trio al Politema Greco

argo

SULLA NOTIZIA

marialucia andreassi

Con l’uso costante di cellulari, Sms, Mms e Internet, oggi le persone cambiano il modo di comunicare. Scrivere una lettera ad un amico è diventato un lusso, roba d’altri tempi! Anche perché il servizio postale, non di rado, usa “altri tempi”. Alcuni eventi importanti come gli auguri per il Santo Natale, compleanni e anniversari, matrimoni e prime comunioni, richiedono una messaggeria adeguata. Se poi lo vogliamo fare con frasi o immagini appropriate, magari con delle massime del vangelo, la nostra ricerca e fantasia può andare in crisi. Esiste un servizio cattolico su internet, raggiungibile con il motore di ricerca Noi Cattolici: www.noicattolici.it, che ci permette e ci offre una ricca collezione di “cartoline virtuali” pronte per l’uso. Prima cosa: è gratuito! Il servizio è posizionato su uno spazio gratuito di Altervista e ha come indirizzo http://immareli.altervista.org. Il servizio permette di inviare una cartolina costituita da una foto o un disegno, di buona qualità grafica, su cui troviamo scritta una frase e che con pochi click possiamo spedire all’e-mail del destinatario interessato. Le cartoline sono divise secondo alcune categorie fondamentali: Gesù, Maria, Natale e Pasqua. La cartolina può anche essere stampata e, quindi, inviata per posta tradizionale. Ma per un invio in tempo reale solo il supporto e-mail risulta molto efficace: ci fa risparmiare tempo e ci permette una discreta qualità di immagine e comunicazione. Peccato che le frasi delle cartoline non si possono cambiare, ma la personalizzazione del messaggio, che possiamo aggiungere come testo e oggetto della mail può, in ogni caso, superare questa difficoltà. Il sito, inoltre, è ricchissimo di immagini, foto, decorazioni per pagine web, disegni in bianco e nero e colori, sfondi per il desktop. È un vero e proprio catalogo di immagini e risorse web a tematica esclusivamente cristiana per un totale di 1.880 immagini divise in 11 categorie e 99 sezioni. Il sito, ideato e curato da Sarita, una catechista e insegnante di religione cattolica con l’hobby del web design, è dedicato a Gesù e Maria, ed è stato realizzato con l’intenzione di dare un piccolo contributo all’evangelizzazione del web. Buona comunicazione a tutti e soprattutto Buon Natale.

Il Circuito delle Musiche Puglia Sounds in collaborazione con Provincia di Lecce organizza per giovedì 23 dicembre p.v alle ore 21 il concerto di Noa Trio. La straordinaria Noa torna in Puglia con un evento di grande qualità, uno spettacolo di rara intensità in cui la voce dell’israeliana si intreccia al pianoforte dell’italiana Rita Marcotulli e alla chitarra di Gil Dor da sempre al fianco di Noa. La cantante israeliana la cui voce effonde armoniosamente jazz, rock americano e suggestioni meridionali, interprete in Vaticano di un’Ave Maria che ha commosso il mondo e protagonista di numerosi festival di musica etcnica, è diventata in pochi anni una stella acclamata della world music. E grazie alla collaborazione con Gil Dor e con il chitarrista americano Pat Metheny, Noa ha messo a frutto le capacità e la fantasia compositiva che uno spiccato talento musicale ha profuso in lei. “Alla radice di una voce così particolare credo - dice la cantante - che ci sia l’amore, non quello delle canzonette sentimentali, ma un sentimento più vasto, una leva che vince tutte le resistenze e dona la serenità”. Per gli orecchi più raffinati e gli amanti della buona musica la vedremo al Politeama Greco di Lecce giovedì 23 dicembre. Poltronissima euro 25,00/20,00. Per ulteriori informazioni chiamare al botteghino del teatro allo 0832.241468.

Make a Change: concorso per imprenditori sociali

sviluppo dell’idea progettuale. La partecipazione alla competizione, oltre ad un contributo in denaro, offre l’opportunità di accedere ad un vasto network di possibili partner finanziari, professionali e industriali. Il concorso ha, in effetti, come obiettivo di promuovere presso imprese, territorio, istituzioni finanziarie e Università un nuovo asset-class per gli investimenti sostenibili possibili con l’impresa a finalità sociale. Con riferimento alla legge italiana, è possibile pensare a due categorie distinte di imprese: l’impresa sociale (ex DL 118/ 2005 e Decreto Attuativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 02.03.2006) che appartiene

alle categorie di organizzazioni non a fini di lucro (alla stregua delle cooperative sociali), oppure le imprese tradizionalmente “profit”. L’associazione intende offrire una reale opportunità a manager e giovani imprenditori per realizzare un proprio progetto di new social venture. Per l’edizione 2010-2011 la natura dell’attività dei progetti d’impresa con finalità sociale, riguarderà specificatamente temi sociali o ambientali, e sarà riservata a gruppi di lavoro composti come “team imprenditoriale”, ovvero come insieme di persone con esperienze e profili complementari e funzionali all’iniziativa. Ogni squadra dovrà essere formata da un minimo di tre

componenti. Non ci sono limitazioni di età, ma in ogni gruppo dovrà essere presente almeno un laureato in discipline economiche o tecniche. La partecipazione al concorso è rivolta sia a cittadini italiani che stranieri che, all’interno del team, dovranno obbligatoriamente indicare il proprio leader nel modulo di partecipazione. In ultimo, è bene sapere che, oltre agli start-up, potranno partecipare al concorso anche giovani imprese sociali già in attività, purché siano state costituite da meno di 18 mesi al momento dell’avvio del Concorso (19 novembre 2010). Il progetto di impresa sociale deve fare riferimento ad un soggetto operante sul territorio italiano: la partecipazione al

concorso è gratuita. Una volta costituito il gruppo e scelto il caposquadra, per partecipare regolarmente al concorso, il team dovrà registrarsi compilando la domanda di partecipazione sul sito www.makeachange.it/concorso nella sezione dedicata a “Il più bel lavoro del mondo”, sottoscrivere il regolamento del concorso, inserire i dati personali di tutti i membri del team insieme ai curricula degli aspiranti imprenditori e ad una breve descrizione, un testo di massimo cinque cartelle, della social venture che si intende realizzare. Un format, predisposto dal sito dell’associazione, conterrà il file del progetto completo in tutte le sue parti.

Si potrà anche presentare una proposta creativa per la grafica del logo (facoltativo, ma ritenuto un elemento aggiuntivo qualificante). Sulla base del progetto della social venture presentata in fase di registrazione, un team di esperti “Make a Change” effettuerà un primo screening on line: da questa selezione verranno individuati i primi 5 gruppi con i progetti più promettenti. Sarà possibile compilare l’iscrizione e inserire il proprio progetto entro il 31 marzo 2011. L’esito della valutazione sarà comunicato a ciascun team via e-mail entro il 15 maggio 2011. Tutte le informazioni per la partecipazione sono disponibili sul sito: www.makeachange.it.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 18 dicembre 2010

lo sport Dopo il successo interno contro il Chievo Verona il Lecce al San Paolo è intenzionato a proseguire nella striscia positiva che porta alla salvezza

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Napoli, missione possibile La sensazione è quella di aver scampato un pericolo più che incombente: la vittoria casalinga contro il Chievo ha fatto riassaporare la gioia di una vittoria che al Lecce mancava dal 24 ottobre, in casa contro il Brescia. Se il punto di partenza era la risultante delle ultime sette gare - un solo punto sugli ipotetici 21 disponibili - il successo sui clivensi ha quindi illuminato di ben più significative tonalità e sfumature il profilo della squadra leccese, tuttora di modesto rilievo in classifica, se osservato solo sotto la fredda luce della statistica e dei numeri. Leggere oltre il dato numerico però, ancor più associato al calcio, se in alcune circostanze può risultare un esercizio quasi velleitario, nel caso del Lecce assume il significato di timida e fondata speranza. Una speranza che viene rifondata proprio sul binomio tecnico squadra: non esistono alternative a De Canio per far quadrare i conti in tutti i sensi - per economia di gioco e di finanze - intorno a questo gruppo; provvidenziale, pertanto, l’intervento del Patron Giovanni Semeraro che poco più di due settimane fa condizionò in modo opportuno velleitari atteggiamenti che potevano mettevano in dubbio la guida del tec-

S

L’ALTRO

nico materano. La vittoria contro il Chievo ha dato una boccata di ossigeno non solo alla classifica dei giallorossi ma soprattutto ha allontanato il pericolo di una caduta quasi senza freno delle motivazioni e delle spinte emotive positive da parte della squadra e dell’ambiente tutto. Certo la vittoria contro il Chievo non illude De Canio più di tanto e men che mai induce a pensare che lo stesso allenatore possa aver trovato la panacea per i problemi della sua squadra: l’avversario sia pur temibile ma non impossibile, oltre che poco brillante sul piano fisico per essere reduce da tre incontri disputati in una settimana, ha proposto un primo tempo ben lontano dai suoi standard più recenti; quello che conta però è stata la presenza di spirito del Lecce pronto a sfruttare ogni occasione utile per mettere fieno in cascina, e ritrovare nelle attese anche la vera identità calcistica di Ignacio Piatti. Convinzione del tecnico lucano è che la squadra possa trovare forza solo all’interno del proprio gruppo e in tal senso l’ultimo successo casalingo verifica i criteri posti “ su come procedere per programmare il futuro, con questa tipologia di calciatori che hanno margini di migliora-

mento ma devono essere sempre aiutati dalla stessa squadra in quanto gruppo e dall’ambiente. Il Lecce - ha dichiarato De Canio - deve essere squadra e non può permettersi di dipendere da un solo giocatore”. Cementare il gruppo quindi come priorità anche per ovviare ai rischi dovuti alla poca esperienza della squadra che lo stesso tecnico ha riconosciuto e evidenziato prendendo in esame più di una volta dinamiche di gestione delle partite. Intanto, sulla linea di orizzonte del Lecce, per domenica si profila il San Paolo e il Napoli secondo in classifica e De Canio non intende cedere il passo all’antico blaso-

ne e alla convincente forza dei partenopei e rilancia ai microfoni di Stadio Sprint “Il Napoli merita questa posizione in classifica. Anche senza Lavezzi ha dimostrato di essere una squadra solida. Servirà un’impresa per espugnare il San Paolo”. Al tecnico lucano fanno eco le parole di Fabiano Santacroce al Med per l’anteprima di Natale in Sudafrica: “Speriamo di migliorare il sesto posto della passata stagione e fare felice questa città. Darò il massimo contro il Lecce per ottenere i tre punti; con una vittoria potremo trascorrere davvero delle vacanze molto rilassanti. Il nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile”.

MIDU

Ricordando chi non c’è più Domenica 19 dicembre alle ore 9.30 si svolgerà presso il Circolo Tennis Grande Slam di Carmiano, il “Memorial Midu” di tennis organizzato dal Midu (Movimento Italiano Diritti Umani). L’evento, con la quale il Movimento chiude l’attività socio-sportiva per il 2010, è nato per ricordare i compagni di squadra scomparsi tra il 2005 e il 2007: Raffaele Miglietta di Novoli, Lucia Colelli di Trepuzzi, Antonio Marini e Vito Milanese di Squinzano. Salvatore Caputo, che ha rappresentato il centro sud con grandi sacrifici per mancanza di sponsor, ha partecipato a due tornei internazionali a Maserà e Torino e due nazionali a Vicenza e Padova, si augura che per il 2011 le istituzioni e anche i privati si mostrino più vicino.

PORT di Paolo Conte

VOLLEY SERIE B2

Ormai a Ugento la convinzione fa rima con promozione. Messa in bacheca l’ottava meraviglia del campionato sul campo del Francavilla con l’ennesimo 3 a 0 della stagione regolare, i Falchi di mister Cavalera sono pronti ad accogliere tra le mura amiche il Fasano. La compagine brindisina con 15 punti in classifica non perde dalla quarta giornata di campionato e pare essere, anche per la capolista Minniebet, un avversario da prendere con le molle. In attesa della gara casalinga che si disputerà domenica pomeriggio al palazzetto dello sport “ Tiziano Manni” (struttura che da poche settimane è stata intitolata con il nome dello scomparso giocatore degli anni d’oro ugentini) i Falchi si godono l’ ottavo successo pieno su nove partite di questo torneo. La legge del 3 a 0 imposta (Galatone a parte) contro tutte le squadre della competizione ha enormemente accresciuto la convinzione e la consapevolezza di fare subito

Ugento comanda con la legge del 3-0 Squinzano cerca il riscatto progetti per il salto di categoria. Nonostante il campionato sia ancora molto lungo, i 25 punti totalizzati sui 27 in palio di queste prime nove giornate, hanno messo a nudo le potenzialità di una squadra visibilmente superiori a tutte le altre. Unica outsider della Minniebet continua a essere lo Squinzano di mister De Vitis, che con 24 lunghezze in graduatoria fa sentire il fiato sul collo della capolista. I gialloblu, complice l’ultima battuta d’arresto a beneficio della Domar Altamura, non sono riusciti a effettuare il controsorpasso in classifica sull’Ugento. Di certo i cinque punti di vantaggio sulla terza della batteria Aurispa Alessano, consentono agli squinzanesi di preparare con cautela il riscatto in terra imperiale al cospetto del Francavilla, squadra reduce dal sonoro 3 a 0 rifilato proprio dalla leader Minniebet. La banda di De Vitis forte dell’attacco più prolifico del torneo (785 punti a segno) riparte da Francavilla ed è pronta a lanciare la nuova sfida alla corazzata di Cavalera. La trasferta di Castellana,

per dare un seguito alla vittoria del derby, è il chiodo fisso in casa Alessano, che con 19 punti sale solitario sul terzo gradino della competizione. I ragazzi di Medico, dopo il successo per 3 a 1 sulla S.B.V Galatina, coccolano il sogno play off rei di dover affrontare una Materdomini famelica di punti e reduce da tre sconfitte consecutive. Il cammino dell’Aurispa Alessano, almeno fino ad oggi, ci parla di una squadra capace di qualsiasi risultato, dove un mix di luci ed ombre affibbia alla squadra salentina l’etichetta di scheggia impazzita del campionato. A Galatina la tensione è palpabile e l’aria pesante che si respira dopo la batosta di Alessano impone un’immediata reazione nella prossima gara interna contro il Casarano. La S.B.V. incagliata a 16 punti in graduatoria dalla settima di campionato, abbandona momentaneamente le zone alte. I bagni di umiltà contro lo Squinzano prima e l’Alessano poi, ridanno al campionato di B2 del girone H un Galatina ridimensionato, pronto a rimboccarsi le ma-

niche con l’intatta convinzione di recitare ancora un ruolo da protagonista. Se a Galatina non mancano i musi lunghi, a Casarano piove sul bagnato. La Filanto Volley proviene da quattro sconfitte consecutive e la casella numero 10 in classifica accompagna i rossoblu dalla sesta giornata di campionato. I casaranesi sono risucchiati nelle zone rosse della graduatoria e una scossa deve ancora arrivare. Scintilla che si spera si accenda in quel di Galatina. Come un ascensore il Galatone continua la sua marcia verso i piani alti della competizione e lascia definitivamente il ruolo di squadra “piccola” per vestire i panni di quella “rivelazione”. Dopo il sorprendente successo di Ugento, i salentini sembrano non fermarsi più e continuano a macinare punti in classifica. Al termine di una striscia di quattro risultati utili, complice l’ultimo successo ai danni della Materdomini Castellana, il Galatone aggancia il Paglieta a 12 punti e si prepara alla delicata trasferta di Oria col piglio delle grandi.

MONDO Più di 700 soci Csi nella terra di Francesco Ad Assisi in più di 700, provenienti da tutta Italia e, per la precisione, da 20 regioni e 85 città sparse dal nord al sud del Paese. Il Meeting di Assisi è ormai una grande tradizione dell’Associazione, ma - ogni anno - è anche una novità irripetibile. Vivere Assisi, prima di ogni altra cosa, vuol dire incontrare San Francesco. Vuol dire respirare i suoi luoghi, la sua terra e sentirsi “infinitamente piccoli” di fronte alla sua esperienza di vita. Vuol dire riscoprire il piacere di sentirsi poveri. Il piacere di costruire la propria esistenza sulla roccia delle cose essenziali della vita. Vivere Assisi vuol dire anche incontrarsi. In un tempo in cui la partecipazione costituisce uno dei grandi problemi dell’Associazionismo, le nostre sale continuano ad essere “costantemente piene”. Credo capiti a pochi. Forse a pochissimi. Vorrà pur dire qualcosa. Certo che sì. È un indicatore prezioso di un’associazione viva, in crescita, protagonista del proprio tempo, ricca di entusiasmo e di voglia di fare, con un’altissima tensione educativa… Incontrarsi è proprio bello. Qui ad Assisi uno di Milano si trova seduto accanto ad uno di Trapani. Uno di Udine pranza con uno di Napoli. Uno di Palermo lavora insieme ad uno di Ravenna. Nascono e si rafforzano amicizie che resteranno per tutta la vita. A questo proposito è partita ieri sera la “fase due” dei Gemellaggi. Per il secondo anno consecutivo ad ogni Comitato è stato attribuito (per sorteggio) un Comitato gemello. Obiettivo conoscersi, scambiarsi esperienze, aiutarsi… Le presidenze provinciali dei due Comitati si incontreranno. La speranza è che la proposta venga estesa agli arbitri, alle società sportive e via dicendo. Se ci pensate, l’amicizia con nuove persone è uno dei regali più belli che si possa immaginare di trovare sotto l’albero. E ieri sera l’abbiamo regalata a tutta Italia. Ma Assisi è soprattutto cultura e spiritualità. Grandi ospiti ci hanno accompagnato con i loro interventi per aiutarci a comprendere come possiamo dare il meglio di noi nell’affrontare la sfida educativa e nel costruire il bene comune della società del nostro tempo. Lo hanno fatto, con semplicità e con umanità. Questo, per certi aspetti, è stato un weekend normale. Più di 12 mila partite si sono svolte - come sempre - sui campi e nelle palestre di tutta Italia. Per altri aspetti non è stato così. Vivere Assisi capita una volta all’anno. Ed è un’esperienza che contagia tutto il Csi. Il comitato provinciale di Lecce ha partecipato con una delegazione numerosa composta da Marco Calogiuri Presidente Provinciale - Simona Tondo - Responsabile Provinciale della Formazione - Michele De Giorgi - Direttore Tecnico Provinciale - Cristian Ingrosso Segretario ed i collaboratori del comitato Luigi, Antonella, Luca, Andrea e Gabriele.


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