2411 - L'Ora del Salento

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Lecce, 2 luglio 2011

L’Ora del Salento

UN EURO

Spedizione in abbonamento postale comma 27 art.2 L. 549/95 - Filiale Poste Lecce

Nuova serie, Anno XXI, n. 24

SETTIMANALE CATTOLICO

ignore Gesù,

S

Tribunali internazionali di Nicola Paparella In un mondo globalizzato, in una economia internazionale regolata da una serie complessa di interscambi e in una società che diventa sempre più consapevolmente orientata verso la pace, dobbiamo pensare a forme efficaci di giustizia internazionale. Una volta i popoli regolavano i loro conflitti con le guerre, oggi è sempre più diffuso il ricorso al negoziato. E quando si determinano delle situazioni di grave squilibrio o di grave disagio per le nazioni, è ormai consuetudine invocare l’intervento di forze di pace. Con qualche ipocrisia, però. E quindi anche con qualche turbolenza che può generare rischi gravissimi. La comunità internazionale deve poter affrontare questi problemi e deve farlo prima che si inceppino le fragili risorse di cui oggi dispone. Facciamo due esempi, giusto per capirci meglio. In questi ultimi giorni abbiamo appreso che la Corte di giustizia dell’Aia ha emesso un mandato d’arresto per Gheddafi, motivandolo con una serie di delitti (crimini contro l’umanità) che sarebbero stati commessi all’inizio di quest’anno. Non vi sembra un intervento quanto meno tardivo? Come tardivo è stato l’intervento a carico di Karadzic, il cosiddetto boia di Sarajevo. Viene il sospetto che non si tratti di un tribunale di giustizia internazionale, ma di un tribunale dei vincitori che colpiscono i vinti. Sappiamo bene che non è così; ma questa è la percezione che si ricava da una serie di episodi che in qualche modo ci coinvolgono. Occorre allora qualche sforzo aggiuntivo, per migliorare questo meccanismo delicato al quale - nel prossimo futuro - pensiamo si debba fare sempre più facilmente ricorso. Analogamente, se pensiamo agli interventi armati delle cosiddette forze di pace, alle quali anche l’Italia partecipa e per i quali anche la nostra terra ha pagato pesanti tributi di sangue, non possiamo non cogliere qualche elemento di grave ambiguità. Siamo proprio sicuri che si tratta sempre di interventi generosamente orientati al bene delle genti e che non vi sia invece un sotterraneo interesse di tipo economico? Perché siamo andati in Irak? E perché siamo andati in Libia? Non è forse doveroso un dibattito, possibilmente sereno e franco che permetta di chiarire e di capire? Attenzione, non si tratta di alimentare il dubbio, ma di generare un movimento di proposta che permetta agli Stati di migliorare i loro dispositivi di pace. Abbiamo diversi organismi internazionali che lavorano in favore delle intese fra i popoli. Il loro funzionamento è poco efficace; è spesso appesantito da riti e procedure costose e macchinose, con risultati che qualche volta appaiono deludenti. È compito dei popoli spingere i politici a riconsiderare queste intese internazionali, perché la pace ha bisogno di presenze attive, di intelligenze creative e soprattutto di tanti uomini di buona volontà.

Lecce, 2 luglio 2011

La preghiera dell’Arcivescovo al termine della processione del Corpus Domini

Dacci Signore, il pane quotidiano LE NUOVE NOMINE

Due nuovi parroci: don Daniele Fazzi a Torchiarolo Don Alessandro Scevola alla Sacra Famiglia di Trepuzzi

Sette giovani pastori Servi nelle comunità Tre vicari parrocchiali: don Vincenzo Martella, don Tony Bergamo e don Andrea Zonno

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“ti ringraziamo per questo santissimo segno. Lo accogliamo come dono della tua misericordia che ci trasforma e ci dà un cuore nuovo, come grazia di riconciliazione e come segno di comunione”. Ti adoriamo in questo santo sacramento della tua presenza tra noi la più grande, secondo le parole del cantore di questa festa S. Tommaso d’Aquino, di tutte le meraviglie da te operate, il mirabile documento del tuo immenso amore per gli uomini. Ancora una volta, Signore, la tua parola ha trasformato la povertà del nostro pane di ogni giorno nella ricchezza che è per noi redenzione e salvezza, del tuo Corpo e del tuo Sangue. Su tuo comando hai voluto sulle nostre labbra la parola di quel tuo volerci amare fino alla fine: Prendete, mangiate: è il mio Corpo. Prendete, bevete: è il mio sangue. E poiché hai fatto di questo pane, il pane di vita, il pane del cammino, hai voluto camminare con noi, sui nostri passi di ogni giorno, laddove siamo chiamati, con i nostri impegni, con le nostre responsabilità, con la nostra fedeltà e con il nostro amore alla storia da accogliere, da compiere e da trasformare. Signore Gesù rimani con noi, cammina con noi, indicaci la via sicura. Liberaci dalle paure, dalle ansie e dalle incertezze che spesso ci prendono quando siamo nella città degli uomini, quando i nostri passi devono incrociarsi con le speranze deluse e disattese di tanti, con il grido disperato di chi ci chiede il pane quotidiano che a loro manca, di chi attende di potersi sedere al banchetto da te preparato non per pochi privilegiati ma per molti, per tutti. Signore, ti preghiamo: ora guarda il pane della nostra sofferenza, quello impastato dalle nostre mani di miseria, di egoismo, di violenza, di morte. Oggi, Signore, dona a noi il pane quotidiano. Guarda, Signore, il pane delle nostre fatiche, il pane del lavoro di tanti, quello segnato dalle lacrime e dalla rabbia di chi lo deve elemosinare e raccattare tra gli avanzi del nostro chiuso egoismo. Dacci, Signore, il pane quotidiano. Ma guarda, Signore, anche il pane dell’amore, il pane spezzato, condiviso, offerto, il pane della vita, il pane del cammino. Dacci, Signore, oggi, il nostro pane quotidiano. Per mezzo del tuo Spirito, che è Signore e dà la vita, donalo sempre, sull’altare della Chiesa e del mondo. “Buon pastore, vero pane, o Gesù pietà di noi: nutrici e difendici. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo”. Amen. + Domenico D’Ambrosio


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NEWS.VA IL NUOVO PORTALE MULTIMEDIALE VATICANO “News.va”. Si chiama così il nuovo portale multimediale vaticano, on line dal 29 giugno, festività dei santi Pietro e Paolo, a suggellare il 60° dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. “E sarà il Santo Padre in persona a lanciarlo in Rete, probabilmente con un tablet, domani, nei Primi Vespri della festività”. Lo ha annunciato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs), presentando ai giornalisti la nuova iniziativa insieme a padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e a Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano”. “La pubblicazione del sito - ha puntualizzato mons. Celli - non avverrà in diretta, ma è nostra intenzione diffondere il prima possibile, sul nuovo portale, le immagini del click del Papa”. Una storia di tutto rispetto “La presenza della Santa Sede nel campo della comunicazione - ha sottolineato mons. Celli - ha una sua storia di tutto rispetto. Basti pensare a ‘L’Osservatore Romano’ che sta celebrando i suoi 150 anni o alla Radio Vaticana che, poco tempo fa, ricordava i suoi 80 anni di attività. Poi, in epoca più recente, il Vatican information service, l’Agenzia Fides, la stessa Sala Stampa e il Centro televisivo vaticano”. Su “news.va”, ha spiegato il presidente del Pccs, “sarà possibile trovare le principali notizie stampate

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

rirà, ma conserverà intatta, anzi potenziata, la missione affidatagli di porre on line il Magistero – nelle sue varie forme – del Santo Padre. Sin dall’inizio è stato un sito documentale e tale resterà e opererà in piena sintonia con il nuovo portale”.

Papa Benedetto XVI, sacerdote da 60 anni e per festeggiare un click o messe in onda dagli altri media vaticani. Si tratta, quindi, di un portale multimediale che permetterà al visitatore di accedere immediatamente alle principali notizie, sia stampate sia in via radiofonica tramite i vari programmi della Radio Vaticana, o in immagine con i filmati del Centro televisivo vaticano. Le notizie riguarderanno le attività o gli

PENSANDOCI BENE...

interventi magisteriali del Santo Padre, le prese di posizione dei dicasteri della Santa Sede, così come i più importanti avvenimenti del mondo o situazioni legate alle varie Chiese particolari”. In sintonia con gli altri media Almeno per i primi mesi, ha proseguito mons. Celli, “il

portale sarà solo in due lingue: italiano e inglese. Dopo l’estate avremo un primo restyling e l’apertura in almeno un’altra lingua, forse in spagnolo. Si vedrà, perché è nostro desiderio che sia on line anche in francese, portoghese e tedesco”. Il portale, ha proseguito l’arcivescovo, “non ha una sua specifica linea editoriale: si rifà sempli-

di Giuseppina Capozzi

cemente a quanto già scrivono o comunicano” le fonti vaticane d’informazione. “Tutti i media – ha assicurato il presidente del Pontificio Consiglio – conserveranno la loro autonomia e identità che risulteranno evidenti dalla presentazione delle principali notizie da loro fornite sul portale. Lo stesso dicasi per il sito vatican.va che non scompa-

“NON ABBIAMO BISOGNO”

La dignità del disabile mentale

Pio XI contro il fascismo

Il 9 dicembre 1975 l’Onu promulgava la Dichiarazione dei Diritti della persona handicappata, in cui si elencavano i diritti riservati alla dignità della persona. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il termine ‘handicap’ si riferisce a limitazioni causate da una o più condizioni patologiche, cioè relativo ad una persona incapace di soddisfare da sola tutte o parte delle sue necessità. Queste limitazioni ad una vita individuale o sociale normale possono essere di ordine fisico o mentale. Poiché la persona con handicap è risultato di due realtà (una soggettiva con i suoi limiti e sofferenze, l’altra, quella oggettiva, relativa alla società, con le sue richieste e aspettative), l’handicap, a differenza della disabilità, è conseguenza delle barriere materiali e mentali erette dalla società. Nel tempo attuale non si usa più il termine “handicappato”, viene invece usata l’espressione “persona diversamente abile”. È il tentativo del linguaggio di veicolare una cultura che eviti l’emarginazione sociale del disabile. Ma la tendenza sociale e individuale disattende puntualmente le indicazioni legislative e valoriali. La difficoltà a prestare attenzione alla vita degli altri è una connotazione precipua dei nostri tempi; tempi frettolosi, distratti, in cui il prezzo dell’uomo è stimato in cifre di efficienza. La discriminazione in base all’efficienza è, però, deprecabile quanto quella compiuta in base alla razza o al sesso o alla religione. Una forma sottile di discriminazione è tipica delle politiche e dei progetti educativi che cercano di negare o occultare le deficienze della persona handicappata, proponendo stili di vita e obiettivi che escludono la loro realtà (Giovanni Paolo II, 5 gennaio 2004). La limitazione della loro libertà a realizzarsi come persone è, però, contraria ad ogni forma di giustizia! La persona handicappata, quando risulta ferita nella mente o nelle sue capacità sensoriali o intellettive, è ciononostante un soggetto pienamente umano con i diritti inalienabili propri di ogni creatura umana. E in verità nascondiamo a noi stessi la realtà dell’esistenza umana: questa è decodificata dall’anima che, vera voce della persona, ci svela l’autentico volto dell’altro. La disabilità, soprattutto mentale, tende a mascherare coloro che spesso vivono, secondo l’espressione di Paul Claudel, con “anime ingrandite nei corpi impediti”. Ecco che il cristianesimo rovescia la prospettiva prettamente terrena, sostituendo alla felicità fondata sul benessere e sul successo una felicità basata sul mistero della Croce. Il paradosso della speranza cristiana è che quello che sembra umanamente una rovina, nel piano divino è sempre un progetto di salvezza (Giovanni Paolo II, 3 dicembre 2000). La riflessione cristiana trova il suo fondamento in una antropologia che guarda la persona nella sua integrità: l’essere umano, indipendentemente dalle condizioni in cui si svolge la sua vita e dalle capacità che può esprimere, possiede una dignità unica ed un valore singolare a partire dall’inizio della sua esistenza sino al momento della morte naturale. info@giuseppinacapozzi.it

Un’enciclica scritta insolitamente in italiano e dal tono quanto mai fermo e amaro. Un’appassionata difesa dell’Azione cattolica e, insieme, un’energica e documentata protesta per le vessazioni messe in atto dal regime fascista contro quella che il Papa considerava la “pupilla dei suoi occhi”. “Non abbiamo bisogno di annunciare a voi, venerabili fratelli, gli avvenimenti che in questi ultimi tempi hanno avuto luogo in questa nostra Sede episcopale romana e in tutta Italia”, scriveva Pio XI in data 29 giugno 1931, e spiegava: “Si riassumono in poche e tristi parole: si è tentato di colpire a morte quanto vi era e sarà sempre di più caro al nostro cuore di Padre e Pastore”. E veramente, prendendo alla lettera l’incipit dell’enciclica, non c’era bisogno: perché ormai in Italia (grazie soprattutto alle denunce fatte dai vescovi nelle singole diocesi) e nel mondo si sapeva della campagna di repressione (culminata in violenze, intimidazioni, irriverenze anche blasfeme contro le persone, perquisizioni, sequestri, vandalismi contro le sedi) attuata per disposizione del regime ai danni dell’Azione cattolica italiana, al fine dichiarato di scioglierne le diverse associazioni, da quelle universitarie e giovanili a quelle infantili, con estensione perfino ad altre aggregazioni come gli oratori e le Figlie di Maria. I rapporti tra regime e Santa Sede erano peggiorati nella primavera del 1931, a poco più di due anni dalla firma del Concordato. In aprile Mussolini, attraverso l’ambasciatore De Vecchi, aveva presentato al nunzio in Italia, mons. Borgongini Duca, una nota di protesta per la pretesa politicizzazione dell’Azione cattolica e per l’orientamento della stampa cattolica non conforme alle direttive del Governo. Il nunzio, per ordine del Papa, aveva respinto la nota. La notte del 29 maggio arrivò alle questure di tutta Italia un telegramma del capo del Governo con l’ordine di chiudere tutti i circoli della gioventù cattolica e delle federazioni universitarie cattoliche. Il provvedimento trovò esecuzione in tutte le città, con contorno spesso di soprusi e incidenti provocati ad arte dalle squadre fasciste.

Un luogo per orientarsi Questa nuova iniziativa, ha precisato Giovanni Maria Vian, “sottolinea e fortifica la collaborazione tra i vari mass media della Santa Sede. Non è una nuova testata né rappresenta una nuova linea editoriale. Si tratta piuttosto di una piattaforma, un luogo dove sia più facile orientarsi in Rete per chi voglia interessarsi della Santa Sede”. Vian ha ricordato che il Vaticano “ ha già un sito preciso (vatican.va), accessibile”, da anni punto di riferimento “indispensabile” per chi si occupa “in modo specifico di questi temi”. La pubblicazione del nuovo portale, ha notato il direttore del quotidiano vaticano, “coincide con un anno di celebrazioni dei principali media della Santa Sede”: gli 80 anni della Radio Vaticana (12 febbraio 1931), e i 150 de “L’Osservatore Romano” (1° luglio 1861). Ciò, ha concluso, sottolinea quanto “la Santa Sede sia sensibile alla comunicazione, dimensione costitutiva del Cristianesimo. E questa è un’ovvietà. Lo è di meno, però, se si tiene conto di alcuni stereotipi secondo cui Benedetto XVI e la segreteria di Stato sono poco sensibili ai nuovi strumenti di comunicazione sociale”. Un’avventura interessante Sull’“appoggio personale” del Papa e della segreteria di Stato alle iniziative di comunicazione al passo con le nuove tecnologie ha insistito anche padre Federico Lombardi. “Abbiamo chiara percezione ha detto - che nel Papa e nella segreteria di Stato ci sia una consapevolezza per una presenza dinamica in tutto il mondo dei nuovi media. In questo contesto si colloca anche l’iniziativa di questo portale”. “News.va”, ha osservato il direttore della Sala Stampa, si basa su una “dinamica piuttosto attiva da parte delle diverse realtà di comunicazione della Santa Sede. Una dinamica che con questa iniziativa viene ulteriormente incoraggiata”. Il portale, ha spiegato ancora padre Lombardi, “si propone di diventare la vetrina e il traino attraverso cui diventi facile accedere a questa dinamica dei media vaticani e a queste proposte. L’avventura che cominciamo è molto interessante: cioè, riusciremo a non fare una nuova istituzione che vada in parallelo o in concorrenza con quelle che ci sono, ma che diventi un po’ la punta per la presentazione ad un vasto pubblico del meglio e del più dinamico che c’è all’interno delle nostre diverse iniziative?”. La sfida, ha concluso, è “proporre” e “rilanciare contenuti che siano condivisibili”


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IL GREST 2011

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DOVE

NELLA PARROCCHIA DI SAN LAZZARO “Come in cielo così in terra”, è questo è il motto del Grest 2011 della parrocchia di San Lazzaro, guidata da mons. Pierino Liquori: un invito a mettersi Sottosopra, per portare uno scorcio di cielo sulla terra. E sembra proprio di ritrovarsi nella gioia di un piccolo angolo di Paradiso, entrando all’improvviso in uno dei locali della parrocchia e ammirando un esercito colorato di bambini che cantano, ballano, guidati con serafica pazienza da alcuni “angeli”: i giovanissimi animatori e una straordinaria insegnante di danza Alessandra che degli angeli ha il volto e la leggerezza. Toni angelici ha anche la voce di Simona Abate, una delle responsabili del Grest e del gruppo di ragazzi, che parla dell’Iniziativa. Il Grest di San Lazzaro è attivo ormai da otto anni; inizialmente è stato organizzato per rispondere alle esigenze di alcuni genitori della parrocchia che chiedevano se vi fosse qualche attività dopo la scuola, ma soprattutto per portare in parrocchia i giovani con il progetto di creare un gruppo di animatori per i bambini. Negli anni l’iniziativa ha avuto successo ed è cresciuta autonomamente, accoglie ragazzi di altra provenienza e il numero dei partecipanti è passato da settanta ai trecento di oggi, compresi ottanta animatori. Non vi sono particolari modalità per pubblicizzare l’iniziativa, vale soprattutto il passaparola. Il Grest è rivolto a bambini e a ragazzi dai sei anni alla terza media; gli animatori sono scelti tra i giovani delle scuole superiori che si preparano puntigliosamente al compito già durante l’inverno, attraverso un “corso per animatori” durante il quale preparano le storie, si formano, e alla fine ricevono un attestato, valevole per il credito scolastico. I bambini di seconda media sono inseriti in un gruppo a parte, gli sos che rappresentano un collegamento tra i più piccoli e gli animatori ed hanno un diverso colore di maglietta per valorizzare questo loro ruolo. I partecipanti sono divisi, “anche per ragioni di sicurezza” in gruppi di massimo venti con almeno sei animatori per gruppo. Bambini e animatori sono, a loro volta, monitorati da un equipe di adulti che, con discrezione, ne seguono il percorso. All’inizio dell’avventura estiva viene consegnata ai bambini una maglietta con la scritta “spiertu” e il simbolo della percentuale; la stessa maglietta, ma con la scritta “capu spiertu”, è distribuita agli animatori; sia i bambini che gli animatori, a conclusione dell’iniziativa, completeranno la percentuale dandosi un’autovalutazione. Il Grest di San Lazzaro dura tre settimane, quest’anno dal 13 giugno al 1 luglio, impegna i partecipanti la mattina dalle 9.00 alle 13.00. I bambini sono molto puntuali: già alle 8.15 si presentano in parrocchia, accolti dagli altrettanto puntuali animatori. Dopo l’accoglienza, con una mezz’ora di attività di “riscaldamento”, e la preghiera, si svolge in chiesa la narrazione di una storia, su cui poi i bambini lavorano durante le tre settimane con attività manuali, giochi di squadra e attività teatrali, anche in vista della rappresentazione finale. Quest’anno le storie sono due, è stato rappresentato il “viaggio del girasole”, fiore simbolo che volge sempre la corolla verso il sole. Durante la rappresentazione sono state trattate diverse tematiche: dal bullismo al razzismo, all’egoismo, al rispetto per la natura, nell’ambito dell’educazione ambientale. Le altre storie hanno per oggetto i luoghi in cui può operare il cristiano: la città, il mare, la montagna, il deserto. Il Grest è una realtà parrocchiale che promuove i valori della formazione, della solidarietà in un contesto religioso, imperniato sulla figura e l’insegnamento di Cristo. Dopo la merenda intorno 10.30 segue un’ora di laboratorio. I laboratori sono 24, divisi in quattro blocchi, tra

SOTTOSOPRA

Come in cielo Così in terra IL PROGRAMMA

cui i bambini scelgono liberamente, in base ai loro interessi. Sono laboratori vari, si va dalla Danza alla Pittura, allo Sport, a laboratori di cucina, di decorazione e perfino di esperimenti scientifici. Va ricordato che tutti i laboratori sono tenuti da professori, prestigiose scuole di danza, come Alessandra Dance e Dance forever, allenatori sportivi, esperti di arti marziali come il T’ien shan p’ai Lecce, ristoratori, come la Pizzeria Da Peppino, esperti del settore in genere. Per ogni settimana viene definito un giorno che non segue lo schema consueto ed è impegnato in altre attività; la prima settimana questo giorno è stato dedicato alle “piccole ranocchie”, perché di solito è la settimana della pioggia, ed è stato riservato al cinema con la visione del Garfield in 3D. La seconda settimana è stato individuato il giorno delle “piccole marmotte”, dedicato alla sopravvivenza, gomito a gomito fino alla 16.30. L’ultima settimana è d’obbligo la visita all’AcquaSplash di Gallipoli. Gli altri anni erano stati previsti dei giorni al mare, “ma - si rammarica Simona - non si poteva realizzare perché pioveva sempre”. Perciò quest’anno non è stata considerata questa possibilità ed “Invece - sorride, una risata aperta contagiosa - “quest’anno è scoppiato il caldo. All’Acquasplash, però, non si può rinunciare, con qualsiasi tempo, si va”. Alla fine del corso è prevista una grande festa finale presso il vicino cinema, durante la quale sono mostrati ai genitori tutte le realizzazioni dei gruppi e anche dei video. I giovani partecipanti svolgono tutte le attività nei locali della parrocchia, che può contare sull’adiacente Palazzo Prato, nel teatrino parrocchiale e nelle palestre della vicina scuola media Ascanio Grandi, che da anni offre la sua collaborazione. La sinergia con altre strutture, peraltro, è una caratteristica della Parrocchia e del Grest che organizza. Collabora infatti con oratori del Nord, in particolare con un oratorio di Verona con il quale condivide i percorsi, le tematiche, la scelta dei i sussidi. Lucia Buttazzo

GLI ANIMATORI

In oratorio per tre settimane E il vescovo divenne capuspiertu Il programma del Grest della Parrocchia di San Lazzaro dura tre settimane e inizia con la cerimonia di distribuzione delle magliette. La giornata tipo inizia alle h. 9.00 con l’accoglienza e la preghiere; seguono attività sul campo. Alle 10.30 è previsto un break, dopo il quale le attività riprendono con i laboratori. Sono 24 divisi, in quattro blocchi tra cui i ragazzi possono scegliere quello che più interessa. Ogni giorno viene proposto un blocco. Il primo è composto da: Stamping, pittura a stampo con “pennelli naturali”; Hip Hop, per sviluppare capacità missiva, al posto della violenza fisica, “Da Nonna Pina”, laboratorio artigianale di pasta fresca, Pallacanestro, per sviluppare capacità di interazione e senso della regola, Gioidas, creazione di gioielli con il Das; Paperflowers, creazione di composizioni floreali con la carta crespa. Il secondo comprende: The scientist, pratici esercizi scientifici per avvicinare al mondo della fisica, chimica, biologia; Danza contemporanea, nuove espressioni corporee che possono comprendere anche la recitazione; Un mondo di giochi, costruzione dei giochi più famosi del mondo; Pallavolo, per sviluppare prontezza di riflessi, concentrazione e agilità; Musicrull, laboratorio di costruzione artigianale di uno strumento musicale; Kung Fu, arte marziale di organizzazione collettiva che sviluppa capacità di relazione. Il terzo comprende: Decoscrap: una tecnica che riprende altre come il découpage, il cartonnage e si applica ad oggetti quotidiani; “Da Peppino”, laboratorio di cucina rustica; Ballo che sballo, coreografie artistiche per musical; Moveplayer, attività motoria di alto movimento; Il Labirinto, costruzione di labirinti da gioco; Cartonnage, tecnica di costruzione con utilizzo di cartone. Il quarto blocco, infine, si compone di Pallacanestro, Krav Maga, tattica di autodifesa che sviluppa la capacità di valutare le circostanze; Tectonik e Jumpstyle, ballo francese, nato dalla miscela di Hip Hop e techno per sviluppare il coordinamento fisico; Ballonparty, costruzione di sagome con palloncini, Il Dessert, laboratorio di cucina dolce; Pastapicture, creazione di quadri con l’utilizzo di vari tipi si pasta. Un giorno alla settimana è dedicato ad una particolare attività: quest’anno il “giorno delle piccole ranocchie”, “Il giorno delle piccole marmotte” e, l’ultima settimana l’irrinunciabile appuntamenti all’Acquasplash di Gallipoli. Alle 12.00, si fanno giochi di squadra e quindi tutti a casa!

Si chiamano Tania, Sara, Benedetta, Elisabetta e Andrea e chi pensa che gli adolescenti trascorrano l’estate tra mare, computer o annoiandosi dovrebbe venire a conoscerli. Sono gli animatori del Grest e, non solo guidano le attività dei bambini, ma alcuni di loro collaborano con gli esperti nei laboratori. Dopo un iniziale ritrosia, raccontano con entusiasmo, senza fermarsi e talvolta all’unisono, la loro esperienza, definendola “un’esperienza di crescita” e soprattutto gratificante per le emozioni che i bambini comunicano, l’affetto che dimostrano e che ti fa sentire importante”. A parlare per prima è Tania, 17 anni, da otto anni nel Grest, quattro come “utente” e quattro come animatrice. Sara, 15 anni, che partecipa anche al laboratorio di Danza contemporanea, conferma che si impara a gestire i bambini, si vedono crescere anche attraverso l’aiuto che viene loro dato e di cui sono molto riconoscenti. Mette poi in evidenza il percorso invernale per preparare il Grest, l’impegno per allenarsi anche sulle storie da raccontare che rappresenteranno il filo conduttore delle attività, il costruttivo sforzo per costituire il “gruppo animatori Grest”. Benedetta ha 16 anni, non appartiene alla parrocchia, ma la frequenta fin da bambina perché è la parrocchia dove è stata battezzata la sua mamma; accanto alle attività di animazione collabora con due laboratori, l’ingegnoso Musicrull, che costruisce in modo artigianale strumenti musicali, e il Ballonparty, lavorazione di palloncini per creare simpatiche sagome. Elisabetta, 15 anni, espone una caratteristica che differenzia l’animatore maschio da quello femmina a cui fanno eco le altre. I ragazzi infatti incitano i bambini a giocare li

prendono in braccia li stimolano, mentre le ragazze tendono a imporre le attività previste e passano così “per le streghe”. Andrea, 15 anni, chiamato in causa, sorride, esprime la sua gioia nell’occuparsi dei bambini, anche se “stancano molto”. Prima di fare l’animatore è stato un bambino molto vivace del Grest. Le ragazze raccontano che la loro squadra ha acquistato dei punti, proprio per il cambiamento di Andrea che ha dimostrato di essersi responsabilizzato. Aggiungono che la vivacità dei bambini dipende dal gruppo, vi sono gruppi più tranquilli e altri meno; il loro è definito “tremendo”, ma che dà molte soddisfazioni. Tutti e cinque sottolineano l’importanza formativa dell’autocritica con cui alla fine dell’esperienza devono decidere la percentuale di “spiertu” che va assegnata secondo parametri di impegno, solidarietà, sana competizione, molto diversi da quelli che di solito accompagnano questo appellativo. Ricordano la visita del vescovo mons. Domenico D’Ambrosio, momento fondamentale del Grest, a cui è stata consegnata quest’anno la maglietta 100/100 “capuspiertu”. Insieme si conoscono e stanno bene; non sempre tuttavia, aggiungono, il loro atteggiamento è compreso dai coetanei, alcuni dei quali si meraviglino della loro scelta di vivere un’esperienza estiva così faticosa, invece loro “sono orgogliosi e si vantano” di questa attività dove la fatica, anche se intensa, è presto dimenticata per le soddisfazioni che se ne ricavano. Tania, Sara, Benedetta, Elisabetta, Andrea e molti altri che vivono in silenzio la giovinezza lieta e impegnata, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli.


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

Imparate da me che sono mite e umile di cuore

Oggi Gesù rivela se stesso, la sua verità, il suo essere dinanzi a Dio e al mondo. Lui conosce il Padre e sa come Lui agisce, si relaziona con gli uomini. Il Padre nasconde il suo mistero ai sapienti e ai dotti. Costoro non hanno bisogno della scienza eterna, la rifiutano, la calpestano, la offendono. Loro bastano a se stessi. La loro mente è il loro universo. Niente esiste se non quanto proviene da essa. Sapienti e dotti sono ricchi, si pensano tali, non riescono a vedere la loro miseria, il loro niente. Non sanno che la mente dell’uomo è meno che la polvere del suolo. Conta quanto il pulviscolo su una grande bilancia. Questa illusione di ricchezza così è condannata dall’Apocalisse: “All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi: “Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 3,14-22). La convinzione di ricchezza spirituale è vera superbia, vanità pestifera, inutilità che conduce alla morte. Dinanzi a Dio dobbiamo rivestirci della più grande umiltà. Ci è chiesto di farci piccoli, infimi. Senza questa piccolezza dell’anima e dello spirito, Dio non può entrare nella nostra vita e noi rimaniamo nell’ignoranza di Lui, non lo conosciamo e viviamo da empi, idolatri, grandi peccatori. Ma perché dobbiamo farci così piccoli dinanzi a Dio per avere accesso alla sua piena rivelazione? Perché l’umiltà è così necessaria? Perché Dio ha deciso, stabilito, con decreto eterno, che solo uno è il suo Rivelatore e nessun altro. Dinanzi a quest’unico suo Mediatore noi ci dobbiamo inchinare, prostrare, mettere in ascolto, se veramente vogliamo conoscere Dio. Questa via divina richiede l’abbattimento di ogni superbia, ogni convinzione, ogni credenza, ogni religione, ogni altra via filosofica o teologica inventata dall’uomo per entrare in possesso della conoscenza di Dio. Questa via divina ci insegna che puntualmente, giorno per giorno, anzi attimo per attimo, è sempre presso Cristo Gesù che ci dobbiamo recare se vogliamo entrare nel possesso della vera conoscenza del Padre. È Lui il nostro Maestro eterno e nessun altro. È anche Lui oggi il nostro Creatore, colui che deve prendere la nostra vecchia natura e rifarla nuova, con vero atto di nuova creazione. Questa è la verità di Cristo e questa la nostra umiltà perenne. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fateci umili, piccoli, infimi.

IL LIBRO DI DON CIPRESSA

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Venerdì 1 luglio 2011

Lunedì 4 luglio 2011

Ore 19 - Celebra la S. Messa del S. Cuore nella omonima Parrocchia di Lecce

Mattina Udienze Ore 19 - Visita la Comunità Emmanuel amministrando le Cresime a quattro giovani

Sabato 2 luglio 2011 Mattina - Udienze Ore 19 - Celebra la S. Messa nella Parrocchia S. Bernardino Realino Ore 21 - Celebra ad Arnesano la “discesa della Croce”

Martedì 5 luglio 2011

Domenica 3 luglio 2011

Giovedì 7 luglio 2011

Ore 11 - Conferisce le Cresime a Frigole nella Parrocchia S. Maria Goretti Ore 18.30 - Conferisce le Cresime nella parrocchia S. Giov. Bosco in S. Pietro V.co

Mattina - Udienze

Mercoledì 6 luglio 2011 Mattina - Udienze Giornata di ritiro personale

Sabato 8 luglio 2011 Mattina udienze Ore 19 - Celebra la S. Messa con i ragazzi dell’oratorio dei Salesiani

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Il Vangelo: un’oasi di ristoro Sempre nel tentativo - forse presuntuoso - di voler “ripulire” la figura di San Francesco da tutto ciò che non gli appartiene, vorrei che non si guardasse al Poverello come ad un masochista. Francesco è colui che seguendo le Parole che Gesù in questa domenica ci offre, prende su di sé il giogo del Signore ma non per farsi del male, ma perché lo ritiene realmente talmente dolce e leggero da non impedirgli il volo nella sua libertà, anzi… quel giogo diventa lo strumento della sua liberazione! Il messaggio di Francesco è lo stesso, chiaro, semplice. Vivere come Cristo ha vissuto, seguire il Vangelo perché esso è l’unica strada che ci rende liberi. È sicuramente la più difficile, la più tortuosa, piena di ostacoli o di estenuanti rallentamenti, ma è quella giusta. Seguire Cristo per Francesco non è solo un cammino di penitenza e preghiera quotidiana, ma un atteggiamento di lode e la lode non è semplice-

mente innalzare canti di esaltazione e di gioia. Dietro vi è un’esigenza di gratitudine. La strada tracciata da Francesco, per chiunque voglia intraprenderla, nasce da questo desiderio. Tutto l’amore di Francesco per Dio, la sua conversione, la costituzione delle fraternità, la volontà di riconoscimento da parte della Chiesa, rappresentano un “grazie” permanente alla volontà di Dio. Non è il grazie di un mendicante di fronte alla concessione di un’elemosina. È il grazie di un uomo che riconosce quale grande eredità Dio ha voluto per i suoi figli e che ha nascosto ai sapienti ed ai dottori ed ha rivelato ai piccoli; una dignità regale che va oltre i legami di questo regno, la cui ricompensa più grande è vivere al cospetto di Dio per tutta l’eternità. G. K. Chesterton affermava che il Santo di Assisi era cosciente di questo grande tesoro nascosto ai “presuntuosi” e donato agli “umili”; le “cose” comunicate da Dio erano “Il grande e buon debito che non

può essere pagato”; significava “giacere sotto un tale diluvio di meraviglie di un Uomo finito, e non avere nulla da dargli in cambio; nulla da sospendere sotto le sovrastanti e immense volte di un simile tempio del tempo e dell’eternità, se non questa breve candela consumata così rapidamente dinanzi al suo santuario”. Chi oggi vuol rifarsi a Francesco ed alla strada da lui indicata e percorsa, non deve pensare che le sfide del nostro tempo siano di minore rilevanza rispetto a quelle del tempo in cui visse Francesco, né che siano molto più complesse rispetto alle sue. Sono diverse ma non meno gravi. La domanda che emerge ogni giorno dentro di noi con Francesco è “ Signore, cosa vuoi che io faccia?”. Ma la risposta la sappiamo: “Prendete il mio giogo sopra di voi…”. In sostanza: bando alle ciance… è ora di tornare al Vangelo per trovare ristoro. La Parola di Dio: una medicina alternativa al dilagante stress da terzo millennio.

DIACONI SULLA TOMBA DI MONS. RUPPI

Bioetica per amare la vita Può un topolino stare insieme a un gattino o un lupo con un agnellino? Può una persona nemica diventare amica? Può un negoziante invitare i propri clienti ad acquistare i prodotti del negozio vicino? Può una casa editrice Paoline invitare ad acquistare i libri di una casa editrice Dehoniane? Incredibile ma vero! La libreria Paoline di Lecce ha promosso e organizzato, nella propria sede, la presentazione di un libro edito dalle dehoniane di Bologna. Non sempre quindi è vero il detto: Cicero pro domo sua, una locuzione latina che tradotta letteralmente significa Cicerone a favore della sua casa (editrice)! Il volume che è stato presentato, venerdì 24 giugno, è quello di don Salvatore Cipressa, Bioetica per amare la vita. Il titolo del testo è un augurio a riconciliarsi con se stessi e con gli altri per inneggiare alla vita che è bella quando si ama. L’esperienza dell’amare e del sentirsi amati è fondamentale per assaporare la bellezza della vita. Il volume dedicato “A chi ama la vita e a chi non riesce ad amarla” è rivolto a tutti ed è per tutti. Filo conduttore e tema ricorrente del libro è l’amore per la vita, che costituisce l’aspetto fondamentale della natura umana e conduce l’uomo verso il bene e la piena realizzazione. L’incontro si è svolto alla presenza di un pubblico qualificato e attento. Dopo una breve introduzione di Sr. Lucia Standola, direttrice della libreria Paoline di Lecce, è intervenuto l’Autore che, da una parte, ha inquadrato l’evoluzione storica e culturale della disciplina della bioetica,

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In pellegrinaggio ad Alberobello A conclusione dell’anno pastorale ormai alle porte, i diaconi permanenti dell’Arcidiocesi di Lecce (alcuni accompagnati dalle rispettive consorti) hanno sperimentato con gioia un pellegrinaggio mariano, guidato dal Delegato arcivescovile per il Diaconato permanente

e dei suoi limiti attuali, dall’altra ha legato la bioetica alla biofilia, ossia l’etica della vita all’amore per la vita. L’Autore ha espresso la ferma convinzione che solo chi ama la vita la rispetta veramente. Domenica 3 luglio il volume sarà nuovamente presentato a Vignacastrisi, alle ore 20.30, presso Palazzo Guglielmo, Piazza Umberto. Viene data, quindi, un’altra opportunità per riflettere sulla bellezza della vita e la necessità di amarla per scoprirne il senso. Irene Sperti

mons. Carlo Santoro. Prima di giungere a destinazione si sono recati presso il cimitero di Alberobello, dove hanno sostato davanti alla tomba del loro amato Pastore mons. Cosmo Francesco Ruppi. Hanno quindi celebrato l’Eucaristia nella cappella dove è sepolto il Presule emerito di Lecce, alla presenza del fratello, di altri familiari e delle Religiose della Fondazione Giovanni Paolo II. Con grande commozione i diaconi hanno poi sostato in preghiera nella cappella, ringraziando in cuor loro l’estinto Pastore per il dono del diaconato, che quasi tutti hanno ricevuto attraverso l’imposizione delle Sue mani. Nel ventennio

in cui mons. Ruppi è stato a Lecce ha ordinato trentanove diaconi permanenti, rivelandosi un grande maestro di vita: incisivi e fecondi sono stati i Suoi insegnamenti, la Sua guida alta e illuminante, la Sua indiscussa testimonianza della carità. Il pellegrinaggio è proseguito con la visita a Maria SS. della Madia nella Cattedrale di Monopoli. Dopo aver ammirato lo splendore dei marmi che ornano la Basilica, i pellegrini hanno pregato davanti alla stupenda Icona della Madonna col Bambino, miracolosamente giunta nel porto di Monopoli nel XII secolo. L’Icona era adagiata su un’ampia piattaforma di legno - formata da trentatre lunghe e grosse travi incrociate tra loro - che galleggiava nel mare; ma ciò che lasciò senza parole gli osservatori fu il fatto che proprio in quel momento quelle travi di legno erano assolutamente necessarie. Era infatti in costruzione la chiesa da dedicare alla Madonna e i lavori per la copertura del tetto erano stati sospesi per mancanza di fondi. Quell’arrivo inatteso nel porto di Monopoli fu davvero provvidenziale, ma ancor più eloquente e straordinaria fu l’Icona della Madonna adagiata sul blocco delle trentatre travi. Un’inspiegabile intervento divino! A conclusione della visita, i diaconi con le loro famiglie hanno fatto ritorno a Lecce soddisfatti della bella giornata trascorsa insieme, in un clima di intensa preghiera e di comunione fraterna. Pasquale Pennetta


L’Ora del Salento

Lecce, 2 luglio 2011

catholica

ASSEMBLEA DI FINE ANNO L’ARCIVESCOVO A ROCA CON I SACERDOTI La spiritualità, lo stile e gli obiettivi della Visita Pastorale

Servizio d’amore alla Chiesa locale La gioia di immergersi nella quotidianità della comunità cristiana che sperimenta la fede all’interno di un territorio della Chiesa diocesana e la consapevolezza di adempiere in modo più profondo al mandato di Cristo coinvolgono il presule impegnato a presentare al clero le linee portanti della prossima Visita Pastorale. Mons. D’Ambrosio considera tappa pregnante del servizio episcopale, ricca di tanta grazia e d’intensa carità apostolica, il suo entrare, da padre e da pastore, nelle vicende ordinarie e nella vita di ogni parrocchia: “un momento particolarmente stupendo e avvincente della vita di un vescovo, nel quale, insieme, guidati dal Signore, sorretti dal suo Spirito, ci avventuriamo in una meravigliosa pagina della Chiesa locale”, spiega aprendo il proprio cuore a presbiteri e diaconi in spirito di forte condivisione. Nei secoli passati, la visita pastorale era essenzialmente un modo per conoscere tangibilmente le diverse situazioni religiose del territorio, per cui soprattutto alcuni presuli del dopoconcilio di Trento, come ad esempio mons. Luigi Pappacoda, erano principalmente interessati a garantire, con deciso atteggiamento disciplinare, il decoro del culto, la funzionalità delle strutture e delle organizzazioni e l’efficiente organizzazione della religiosità popolare. Molto diverso lo stile esplicitato

da mons. D’Ambrosio: “Voglio accostarvi senza fronzoli e mediazioni, nella semplicità e nella cordialità, per una comunione non solo affettiva ma vera, fondata sul dialogo personale con ciascuno di voi e capace di generare fiducia”. Certo, alcuni adempimenti, come la dettagliata relazione sulla situazione parrocchiale tramite la compilazione di un questionario, saranno necessari, ma essi aiuteranno tutti, comunità, parroco e arcivescovo, a prendere coscienza in modo più preciso delle esigenze e degli obiettivi necessari per progettare il futuro in un momento di forte cambiamento della società. Alla base dei diversi momenti, che impegneranno pastore e comunità diocesana per tre anni, c’è una spiritualità di comunione che fonda la vita cristiana come apertura a tutti, incontro fraterno, presenza amica, condivisione benevola, servizio corresponsabile verso Dio e la Chiesa, partecipazione consapevole al sacerdozio di Cristo nei diversi gradi e nelle diverse responsabilità. S. Carlo Borromeo, con il suo ripetuto, oneroso e premuroso impegno itinerante, realizzato non per esclusive motivazioni giuridiche ma essenzialmente per amore, costituisce un significativo modello di guida attenta al bene delle persone e delle comunità, inserita nelle concrete problematiche della gente, interessata ad entrare nel cuore della gente.

I criteri fondamentali per leggere e interpretare con la logica del Vangelo le diverse situazioni si fondano, infatti, essenzialmente sulla fede che riconosce il Signore Gesù nella persona del successore degli Apostoli, presenza amorosa che conduce le sue pecore alla piena attuazione del Regno, guidandole con sapienza nelle vicende quotidiane all’interno del cammino della Chiesa italiana. Proprio gli Orientamenti dell’Episcopato per l’attuale decennio sosterranno, pertanto, la necessaria conversione pastorale, mediante l’osservazione della realtà, lo studio, la ricerca, la valutazione dei metodi più appropriati per le scelte immediate e la futura progettazione. Fede, speranza e carità pastorale: le tre virtù che costituiscono l’anima dell’azione apostolica del Vescovo che conosce e guida il gregge a lui affidato dal Buon Pastore. Adolfo Putignano

LE NOMINE Nel corso dell’incontro svoltosi a Roca nei giorni scorsi, l’Arcivescovo D’Ambrosio ha reso note le seguenti nomine: Parrocchia Maria SS. Assunta in Torchiarolo: lascia don Luigi Greco. Viene nominato Parroco don Daniele Fazzi. Parrocchia Sacra Famiglia in Trepuzzi: lascia don Arcangelo Giordano. Viene nominato parroco don Alessandra Scevola. Parrocchia Maria SS. Assunta in S. Foca: lascia don Damiano Trisolino. Viene nominato Amministratore parrocchiale don Luca Nestola. Don Tony Bergamo viene nominato Vicario parrocchiale di S. Nicola e Materdomini in Squinzano. Don Vincenzo Martella viene nominato Vicario Parrocchiale della Parrocchia S. Pio X in Lecce e vice cancelliere della Curia. Don Andrea Zonno viene nominato Vicario Parrocchiale di Maria SS. Addolorata in Lizzanello. Mino Arnesano viene nominato educatore del Seminario Arcivescovile.

ANNIVERSARI SACERDOTALI 2011 SESSANT’ANNI DI SACERDOZIO Mons. Vito Antonio Caricato Mons. Francesco Lupo Sac. Antonio Montinaro sr Mons. Salvatore Carriero Sac. Arcangelo Giordano

VENTICINQUE ANNI DI SACERDOZIO Sac. Cosimo Damiano Madaro Sac. Antonio Perrone Sac. Antonio Podo Mons. Carlo Santoro

DIECI ANNI DI SACERDOZIO Sac. Fernando Capone Sac. Mauro Carlino Sac. Alessandro Saponaro Sac. Stefano Spedicato

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L’Ora del Salento

Lecce, 2 luglio 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Contributi colf e badanti: si versa entro lunedì 11 luglio

Lunedì 11 luglio è l’ultimo giorno utile per pagare i contributi dei lavoratori domestici relativi al secondo trimestre 2011 (periodo aprile-giugno). La scadenza “naturale” sarebbe il 10 luglio, ma cade di domenica e il termine slitta quindi al primo giorno feriale seguente. Per colf e badanti, da qualche tempo è diventato più semplice pagare i contributi Inps. In coincidenza con il pagamento di aprile 2011, sono infatti cambiate le modalità di versamento dei contributi previdenziali per le colf: i datori di lavoro domestico possono utilizzare una più vasta gamma di canali e strumenti di pagamento rispetto al passato. Con i bollettini Mav, inviati dall’Inps al domicilio di tutti i datori di lavoro domestico, è possibile pagare presso gli uffici postali e gli sportelli bancari; attraverso il circuito Reti Amiche si può pagare presso le tabaccherie, gli uffici postali abilitati e gli sportelli bancari del gruppo Unicredit. Ma il pagamento può essere effettuato anche attraverso Pos virtuale, collegandosi al sito web dell’Inps (www.inps.it) o telefonando al numero verde 803.164, raggiungibile senza prefisso da tutta Italia. In caso di variazioni che incidano sull’importo da pagare nel trimestre, il datore di lavoro può utilizzare il sito web dell’Istituto previdenziale www.inps.it per generare direttamente un nuovo Mav, oppure telefonare al numero verde per farsene recapitare uno aggiornato. Ma anche - infine rivolgersi al network Reti Amiche dove

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

provvedere direttamente al pagamento secondo le variazioni necessarie. Da tener presente che per comunicare la cessazione di un rapporto di lavoro o una nuova assunzione, è sufficiente una telefonata al numero verde (803.164) o una segnalazione sul sito (www.inps.it), al quale accedere tramite Pin. Per ottenere la somma da versare, occorre moltiplicare l’importo del contributo dovuto per le ore retribuite al lavoratore. Vediamo quali sono gli importi vigenti per il 2011: per le retribuzioni fino a 7,34 euro l’ora, si pagano 1,36 euro di contribuzione (di cui 0,33 di quota del lavoratore); oltre 7,34 e fino a 8,95 euro l’ora, si versano 1,54 euro (di cui 0,37 a carico del domestico); oltre 8,95 euro orari, infine, si pagano 1,88 euro (0,45 euro del lavoratore) per ciascuna ora. Il contributo orario, per chi invece lavora almeno 25 ore a settimana con lo stesso datore di lavoro, è di 0,99 euro (0,24 la quota a carico del lavoratore). Quelle indicate sono le quote comprensive del contributo “Cuaf”, che non è dovuto solo in caso di rapporto di lavoro fra coniugi o fra parenti e affini entro il terzo grado conviventi. Il pagamento dei contributi per lavoro domestico va effettuato entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre cui si riferisce la contribuzione (10 aprile, 10 luglio, 10 ottobre e 10 gennaio). Due casi fanno eccezione: entro dieci giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro ed entro l’ultimo giorno del mese in cui il lavoratore ha presentato domanda di pensione.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Il Commissario esterno non lascia mai l’aula Non ha voluto lasciare neppure per un minuto l’aula d’esame. Un po’, stando seduto dietro la scrivania dell’aula, come durante una delle sue puntuali lezioni di filosofia, ed un po’, ritto, in piedi come i soldati boemi in Sant’Ambrogio di Milano, alle spalle dei 25 maturanti, impegnati nella secondo prova scritta della maturità, il giovane commissario esterno non ha mai distratto i suoi freddi occhi vigilanti dal viso, o dalla nuca, dei rassegnati diplomandi. Durante le sei ore del tema di italiano qualche velocissima distrazione nella vicina segreteria, o nell’adiacente sala professori, il kantiano commissario se l’era concessa, consentendo agli studenti più arditi di scambiare, come in apnea, sinteticissime frasi con il preoccupato commissario interno, di italiano. Ma nel corso della seconda prova scritta, ogni debolezza umana era scomparsa e dagli occhi e dalla bocca e dai gesti del professore di filosofia. Con l’eburnea statuarietà dei bronzi di Riace, circondato dalla serie dei 25 muti telefonini dei maturandi, allineati sulla cattedra, il bravo docente esterno è riuscito a trasformare i 25 studenti in altrettante monadi, incapaci di proferir verbo e con i compagni e con i loro professori. Costoro sembravan d’essere in una condizione molto vicina a quella che Dante descrisse sul volto del mantovano Mar di tutto il senno, quando i duri abitatori dell’infernale città di Dite tentarono di impedire all’autore dell’Eneide l’accesso alla città dalle alte, rosse torri. Se gli fosse stata data la possibilità di vigilare i maturandi durante esami di Stato, Socrate non avrebbe tenuto comportamento diverso di quello tenuto dall’ineccepibile commissario di filosofia, in considerazione della razionale categoricità con cui il marito di Santippe concepiva il dovere del cittadino di sottostare alla legge della sua città. Per concorde suggerimento degli ultimi Ministeri della Scuola, il Parlamento ha richiamato agli insegnanti il dovere di valutare rigorosamente il merito dei loro studenti, escludendo, nel modo più assoluto, che il giudizio sul grado di raggiungimento delle abilità e delle competenze previste per i diplomati, possa essere influenzato dagli effetti che le condizioni personali e sociali degli studenti possono aver avuto sull’attitudini all’apprendimento dei giovani. Il rigore, nella valutazione finale, è obbligo di legge. Così parlavano i tre commissari interni, dopo la conclusione della seconda prova degli esami di Stato, dando atto al collega di filosofia della correttezza con la quale egli aveva espletato, in sede di prove scritte, il mandato ricevuto. E, a conferma del loro equanime giudizio, aggiungevano: “Qualcuno, per favore, ci spieghi a che servire l’esame di maturità se poi tanti docenti si affannano a risolvere per gli alunni il compito di matematica, la versione di latino, se permettono l’uso di cellulari, se chiudono occhi, bocche, orecchie, di fronte al fatto che gli studenti non ricevano un semplice aiutino, ma si adagino “senza alcuna remora sul lavoro altrui”. Nulla di più scontato della verità di queste parole - concluse il più giovane dei commissari interni.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Funghi della pelle: come evitare il contagio Un problema per tanti e a tutte le età, sono i “funghi”, vere e proprie infezioni della pelle, del cuoio capelluto e delle unghie. Come si manifestano generalmente i funghi della pelle? I segni più tipici sono l’arrossamento e la desquamazione (soprattutto nella testa) della pelle, in quanto l’epidermide rappresenta un “terreno” ideale per la crescita dei miceti che “consumano”, sviluppandosi, lo strato più superficiale della cute. All’arrossamento si associa spesso un forte prurito ed una sensazione di bruciore, specie se la zona interessata entra in contatto con indumenti che non permettono una buona traspirazione, in quanto, l’umidità ne favorisce la prolificazione! Nelle unghie, invece, la micosi può interessare sia il tessuto circostante la base dell’unghia, sia il tessuto sottostante l’unghia o l’intero spessore dell’unghia, nei casi più gravi. Ma cosa sono i “funghi della pelle”? Sono micosi cutanee, cioè infezioni causate da funghi microscopici, detti miceti, che si diffondono favoriti dal clima caldo e umido, soprattutto nei ristagni d’acqua, sui bordi delle piscine, sulle spiagge e nelle scarpe, in quanto, nella sudorazione trovano un altro alleato ideale per riprodursi. Tra quelli più pericolosi per la salute alcuni risiedono normalmente nell’organismo

(“antropofili”), altri negli animali (“zoofili”) e altri ancora si trovano nel terreno (“geofili”). Ci sono diversi tipi di funghi: lieviti: sono infezioni provocate da funghi appartenenti al gruppo dei “lieviti” (micosi tipiche delle mucose), tra cui i più diffusi sono la Candida e il Pityrosporum. La Candida è presente nel nostro organismo in numerosi “serbatoi naturali”. La sua alterazione provoca il suo passaggio ad uno stato di parassita, ciò può essere provocato da vari fattori di tipo: “ecologico” (esempio: alterazione della flora batterica), dell’ospite (scarsa igiene, età), locale (integrità mucocutanea), endocrino (esempio: diabete), immunologico, etc. L’infezione da Pityrosporum, anche detta “fungo di mare”, è un’infezione che si manifesta quando la pelle si abbronza, poichè con il sole le colonie fungine muoiono staccandosi dalla pelle e lasciando zone più chiare. A differenza delle altre micosi, questa infezione non è contagiosa, in quanto è legata a caratteristiche proprie della pelle. Dermatofiti (o tinea): sono funghi cheratinolitici che prosperano sull’epidermide, avendo come substrato alimentare la cheratina (proteine dure che si trovano nello strato corneo più superficiale della pelle, dei capelli e delle unghie). Onicomicosi:sono infezioni che si manifestano solo in prossimità delle unghie.

Laici: educarsi alla corresponsabilità

Le autorità preposte a prevenire il riciclaggio

“Preti e laici, tutti siamo chiamati alla santità e ad annunciarla con la vita, con scelte concrete nel fare il prete, nel matrimonio, nella vita consacrata”. È un passaggio della “Lettera al laico” diffusa al termine della 61ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, organizzata dal Cop tenuta a Firenze dal 20 al 23 giugno sul tema “Educarsi alla corresponsabilità. I battezzati nel mondo alla prova della vita quotidiana”. “Abbiamo una missione comune: annunciare il Vangelo. Le relazioni, che sono il perno della vita di una comunità cristiana, le dobbiamo sviluppare nella direzione di una matura corresponsabilità. Una Chiesa tutta ministeriale non è una Chiesa clericalizzata ma popolata anche di laici autentici ed evangelizzatori. La corresponsabilità che viviamo è più ricca di una rivendicazione, è più viva di un dovere, è più aperta di un impegno, è più concreta di un sogno, è più vera di una illusione: è una vocazione esigente cui Dio chiama tutti i battezzati, preti e laici, nessuno escluso”. La corresponsabilità “prima che un diritto da far valere e un grande dovere da assolvere”, ha detto mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina e Presidente del Cop, tracciando a chiusura dei lavori le “prospettive pastorali” emerse. “Il laicato è apprezzato e talora rassegnato, è carico di aspettative e, nello stesso tempo, lasciato a se stesso, senza stabili cammini formativi che lo aiutano a crescere. Si sa bene che le relazioni sono il perno della vita di una comunità cristiana, ma non vengono sviluppate nella direzione di una matura corresponsabilità; c’è consapevolezza che il laicato è la spina dorsale della vita di una Chiesa locale, ma forse è ancora ai livelli di una splendida teoria. Evangelizzare per i laici che si appassionano alla vita del mondo significa sposare i propri ambienti di vita, superare la tentazione dell’estraneità e abbandonare il recinto di una comunità autoreferenziale”. Superare i particolarismi. È necessario il confronto tra cristiani che operano nel territorio. “Non diamo al mondo una bella immagine se all’interno delle nostre Chiese siamo divisi per gli interessi personali e per le appartenenze a una parte politica prima che alla dottrina sociale della Chiesa e al Vangelo. Non si sperimenta né responsabilità, né corresponsabilità, ma irresponsabilità. S’impone il superamento di particolarismi, chiusure, piccoli recinti, per costruire nel territorio percorsi di vera fraternità e comunione. Ancora di più, ha rimarcato Monsignor Sigalini, chi s’impegna politicamente non deve sentirsi un appestato, deve sapere sperimentare sempre che la sua casa è la Chiesa, che come compito primario per costruire percorsi di corresponsabilità offre al cristiano ascolto della Parola e esperienza di fede, lì riceve forza per la testimonianza, anche rimprovero per l’infedeltà, perdono per gli errori. Nella vita quotidiana non siamo esenti dal pericolo di falsi profeti, di miraggi magari di efficace impatto sociale ma che potrebbero falsificare il Vangelo. Il segno dei frutti e la loro corrispondenza allo spirito delle beatitudini diventa il luogo della verifica della coerenza che ogni corresponsabilità presuppone, se vuole davvero contribuire alla manifestazione del regno di Dio”.

L’art. 8, comma 2 del d.lgs. 74/2000 stabilisce che le Forze di polizia, nel rispetto delle proprie competenze, partecipano all’attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario e di quello economico a fini di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo e svolgono le funzioni specificamente previste dal decreto. Viene pertanto riconosciuta alle forze di polizia, nel rispetto delle proprie competenze, una generica attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a fini di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo. Mentre l’organo che coordina le cosiddette segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio sulle quali si ritornerà in seguito - è la Uif (Unità di informazione finanziaria), l’attività specificatamente investigativa è assegnata al Nucleo speciale di polizia valutaria - Nspv - e alla Direzione investigativa antimafia - Dia -. Il Nucleo speciale di Polizia valutaria è, tuttavia, l’organo maggiormente destinatario delle segnalazioni di operazioni sospette; infatti, svolge la propria attività a stretto contatto con la Uif, mentre alla Direzione Investigativa Antimafia sono trasmesse le sole segnalazioni di soggetti legati alla criminalità organizzata che costituiscono solo una parte di tutte le segnalazioni pervenute alla Uif. L’art. 8, comma 4, d.lgs. 74/2000 prevede che per effettuare i necessari approfondimenti delle segnalazioni di operazioni sospette, la Dia e il Nspv si avvalgono anche dei dati contenuti nella sezione dell’anagrafe tributaria (di cui all’articolo 7, sesto e undicesimo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, come modificato dall’articolo 37, comma 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248), ossia della banca dati istituita per motivi fiscali ed alla quale tutti gli intermediari sono tenuti a comunicare le operazioni finanziarie svolte da propri clienti. La Uif, che è incaricata, principalmente, di verificare il rispetto i delle disposizioni in tema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di finanziamento al terrorismo, nell’attuazione dei propri compiti può chiedere la collaborazione del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Tale organo può effettuare ispezioni e richiedere l’esibizione o la trasmissione di documenti, atti, nonché di ogni altra informazione utile. Esso è stato istituito con legge 30 aprile 1976, n. 159 e ha competenza a carattere nazionale; si articola su 7 gruppi di Sezioni, di cui uno con sede a Milano, cinque con sede in Roma ed uno con sede in Palermo. Il Nucleo speciale di polizia valutaria ha competenza esclusiva nell’esecuzione degli accertamenti e dei necessari approfondimenti investigativi a seguito della trasmissione delle segnalazioni di operazioni sospette da parte della Uif. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 2 luglio 2011

obiettivo

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CATTOLICI E POLITICA PAOLA BINETTI A LECCE Intervista alla deputata del partito dell’Unione di centro

Cristiani e bene comune per un impegno condiviso Occorre mettere in evidenza le occasioni di unità e di condivisione dei valori Quello che dovrebbe essere il cuore di uno Stato vivente si riduce ad un organo ancora troppo spesso dilaniato dall’indifferenza di una politica che si limita all’esteriorità. Ed ecco che la parte più importante del corpo della nostra “giovane Italia”, la famiglia, è costretta a vedersi ogni giorno trascurata o perfino abusata, quando diventa economicamente più debole. Non dimentichiamo, però, che se si trascurano le patologie cardiache, l’organismo è destinato ad implodere. Da questa riflessione, sull’urgenza di un cambio di rotta del mondo politico, è scaturito il Convegno Udc svolto il 24 giugno presso l’Hotel President di Lecce, dal titolo “La famiglia al centro delle politiche sociali”, il cui scopo era quello di informare i cittadini sul finanziamento di 70 milioni di euro destinati alle politiche familiari dall’Assessore Regionale al Welfare, Elena Gentile. Dopo i saluti iniziali del CoordinaSalvatore Ruggeri e di altri esponenti politici, Enza Lala, Responsabile Provinciale della Consulta per le Politiche familiari dell’Udc, ha moderato e introdotto gli interventi dei relatori: la Vice Presidente dell’Anci-Puglia, Maria Cristina Rizzo; il Consigliere Regionale Capo Gruppo Udc Salvatore Negro, portavoce anche dei saluti dell’Assessore Elena Gentile, impossibilitata a presenziare l’incontro per impegni istituzionali; il Consigliere Comunale Wojtek Pankiewicz; l’On. Paola Binetti, deputata Udc. Proprio a colloquio con quest’ultima, abbiamo avuto modo di delineare il quadro della militanza cattolica in politica, dal punto di vista di una donna che è sempre in prima fila nella difesa dei diritti dei più deboli. to r e

P r o v i n c i a l e

o n .

Gli eventi di cronaca che hanno come protagonista il nucleo familiare sono sempre più allarmanti. Giovani madri che, in momenti di disperazione, uccidono i loro figli nei modi più brutali e irrazionali, giovani padri che, presi da altri pensieri, si dimenticano dei propri piccoli lasciandoli in situazioni fatali per la loro vita. Cosa sta accadendo alla famiglia oggi? E quali sono le cause di questi disagi? Quelli citati sono i casi estremi di una patologia familiare. Le donne che uccidono figli sono ai limiti dello psichiatrico, quindi è evidente che ci troviamo dinanzi a una situazione in cui le persone hanno potuto fare esperienza di una sorta di dissolvimento della propria identità e chiarezza. I padri che dimenticano i figli nelle macchine sono piuttosto il segno di una distrazione e di una incapacità di essere presenti al ruolo di paternità, nella stessa misura in cui sono presenti al loro ruolo di professionalità. Al di là delle situazioni estreme, il disagio e la sofferenza della famiglia oggi si leggono attraverso una segnaletica che risente molto di una politica distratta rispetto ai bisogni familiari, tanto da far mancare perfino l’indispensabile a molte famiglie. In che modo si può porre la famiglia al centro delle politiche sociali? Come si comporta il Governo a riguardo? Abbiamo la possibilità di intervenire con la prossima manovra finanziaria, nella misura in cui si riesca a dare ragione di una riduzione

della pressione fiscale che si scarica sulla famiglia, di una possibilità di restituire ai nuclei famigliari quello che in questi tre anni di governo è stato tolto loro, in termini di aiuti alle scuole materne, di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro per le donne, di assistenza a chi in casa ha persone anziane o affette da handicap. Questo Governo, anche nel quadro di una crisi generalizzata, ha tagliato soprattutto nel campo sociale, e ora che andiamo incontro a una nuova manovra di 40 miliardi c’è il terrore che possa farlo ancora a scapito delle risorse necessarie alla sopravvivenza delle famiglie. È questo che dobbiamo esigere dallo Stato, ma anche da tutti gli Enti politici locali: ognuno deve diventare consapevole che impoverire la famiglia significa imprimere una spinta gravissima alla tenuta del sistema sociale del Paese! Crede che vi sia una rete di collaborazione sufficiente tra Stato, Regione, Provincia e Comune, o tra questi Enti prevalgono le antinomie e le rivalità contrarie alla promozione di politiche sociali efficaci? Quando si parla dello sforzo di rinnovare e restituire un’anima alla politica, per molti l’obiettivo è eco-

nomico, ma il primo dovrebbe essere proprio quello che ha indicato lei. Troviamo situazioni in cui il diverso assetto di governo che c’è tra Regione, Provincia e Comune crea luoghi privilegiati, a prescindere da esigenze e competenze reali delle varie istituzioni politiche. Dobbiamo capire che, finché non si costruiranno sinergie positive, per cui l’opposizione avrebbe lo scopo di stimolare chi governa a dare il meglio di sé, e non invalidarlo con una contrapposizione sterile ed aggressiva, non andremo da nessuna parte. Oggi le pochissime risorse disponibili sono dilapidate con una dialettica feroce tra i vari organi. Questa litigiosità estrema miete vittime sicure nelle fasce deboli, nelle famiglie e nei giovani, popolo che adesso si riconosce nella sigla degli indignati, perché i ragazzi si rendono conto che qualcuno sta scippando il loro futuro. Come un cattolico può inserirsi nel mondo della politica e fino a che punto il compito del cristiano e quello del politico possono sovrapporsi? Il Governo ha dato i suoi migliori risultati all’inizio della Prima Repubblica, quando chi governava il Paese aveva alle spalle una grossa

tradizione. Basti pensare alla maggioranza dei “Professorini”, Ministri, Padri della Costituzione, molti dei quali si erano formati all’interno di università cattoliche. L’Azione Cattolica a quei tempi aveva dato un grosso contributo alla classe di Governo e le energie migliori dell’Italia sono venute proprio dall’esperienza cattolica. Non a caso in questo momento stiamo cercando di verificare fino a che punto i cattolici possano accantonare le naturali divergenze di posizione per mettere in primo piano le occasioni di unità e condivisione di valori, la formazione di uno stile, di un nuovo modo di affrontare la vita politica. Su quali i principi deve poggiare l’impegno in politica di un cattolico? Oggi ci sono due grandi scandali su cui riflettere: la corruzione in materia economica, e la corruzione del linguaggio, che anche sui giornali diviene un linguaggio da trivio molto volgare. Il mondo cattolico pone al cento dell’attenzione una dimensione etica del fare politica, che comincia con l’onestà, la sobrietà, la generosità, lo spirito positivo di servizio, capace di accantonare gli interessi privati per favorire quelli co-

muni, e che si traduce anche nel linguaggio e nel comportamento. Crede che l’Udc sia il posto giusto per un cattolico che voglia impegnarsi in politica? Perché? Credo che l’Udc sia uno dei punti più interessanti per la militanza politica del mondo cattolico, e lo sarà tanto più quanto si porrà come centro di aggregazione di pezzi di mondo cattolico provenienti dalle diverse realtà partitiche. Serve il coraggio di tornare a parlare di unità e non esclusività dei cattolici in politica. Perché non provare di nuovo a fare politica insieme, per dire di no agli eccessi, alle forme di corruzione da un lato, all’anticlericalismo dall’altro? L’Udc è condizione necessaria ma non sufficiente, che comunque può essere un punto di partenza per pacificare la politica. Abbiamo bisogno di un grande governo di coalizione, in cui tutte le energie migliori del Paese, unite, si decidano a mettere mano alla soluzione dei problemi. Immaginiamo una nuova DC, che non sia la vecchia DC con i suoi talloni d’Achille, bensì l’opportunità importante perché i cattolici trovino il coraggio di un impegno condiviso. Grazia Pia Licheri

L’INTERVENTO Devo ammettere che, quando quattro anni fa i miei concittadini mi hanno onorato della loro fiducia eleggendomi alla carica di Consigliere Comunale del Comune di San Pietro in Lama, avevo non pochi timori. Interpretare gli interessi della comunità cittadina all’età di vent’anni rappresentava per me una responsabilità di non poco conto, anche perché sentivo forte l’impegno civico, prima che politico, di contribuire a migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, di dare un volto nuovo al mio paese, di garantire gli interessi ed i sogni di tanti miei coetanei salvaguardando, parimenti, i bisogni ed i diritti degli anziani. Non nego che, i primi mesi, ho vissuto con difficoltà il mio nuovo ruolo, sia per il timore di “non esserne all’altezza” e sia perché mi affacciavo ad un mondo del tutto sconosciuto verso il quale nutrivo molti dubbi: la politica! Però, confidando nei miei valori morali e cristiani, negli esempi di vita dei miei genitori e dei tanti concittadini con cui quotidianamente condivido la mia vita ho accantonato i timori e mi sono buttato a capofitto nel “nuovo servizio” a cui ero stato chiamato. In modo erroneo, si tende spesso a considerare la figura del cristiano come colui che dovrebbe vivere la propria fede, la propria cristianità lontano dal mondo e dai problemi che attanagliano la nostra collettività. Oggi Trovo a dir poco allarmante asserire che il cristiano debba solo occuparsi delle “cose di Dio” e non preoccuparsi delle “cose del mondo” o meglio della cosa pubblica perché la “responsabilità” di un cristiano, di un buon cristiano è proprio quella di non chiudere gli occhi dinanzi alle scelte che interessano tutti noi e di “garantire” il proprio

L’esigenza di cambiare guardando al vangelo contributo per superare i problemi della comunità. La comunità, infatti, è l’insieme degli individui che condividono lo stesso ambiente fisico, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni. Il cristiano, inteso come il seguace di Cristo, è colui che vive con gli altri e per gli altri, che tende dunque al collettivismo abbattendo il muro egoistico del proprio io, dell’individualismo male dominante che dilaga nella nostra società nei diversi campi e purtroppo sempre più spesso anche nella politica o, meglio, in coloro che strumentalizzano e snaturano il ruolo politico. “Non è bene che l’uomo sia solo voglio fargli un aiuto che gli corrisponda…” Gn, 2-18, da questa frase tratta dal libro della Genesi è possibile capire la natura dell’uomo che tende alla vita sociale, alla comunione con gli altri. Perché la vita cristiana non è tanto una dottrina o una teoria, il cristianesimo non è solo l’insieme di atti e pratiche meramente religiose ma è, piuttosto, la testimonianza diretta di interpretare nella vita di tutti i giorni i precetti di Dio. Il cristiano non può e non deve esimersi da questo impegno e deve impegnarsi, con tutte le sue forze, nel proporre e costruire una comunità fondata sul rispetto, sulla legalità e sulla solidarietà! Il credente che vive in politica non deve aver paura ma spalancare le porte a Cristo, proprio come affermava Giovanni Paolo II, uomo giusto e santo di Dio. Un papa che ha lottato per le ingiustizie, che rivolgeva il proprio sguardo agli ultimi, che ha combattu-

“Il cristiano che fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello” to anche sistemi e regimi politici che non garantivano libertà e democrazia. Un papa a volte scomodo per aver proposto, con il suo esempio, alla nostra società il modello di Cristo. Spalancare dunque, significa aprirsi agli altri, amare gli altri, dare senza pretendere di ricevere anche attraverso questa alta espressione di carità: la politica! “Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’! No: l’impegno politico - cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”. Giorgio la Pira, il sindaco santo. La politica non è l’antitesi della fede, anzi! L’amministratore della cosa pubblica cristiano deve uscire dalla propria nicchia, non tendere ai propri interessi, non deve lavarsi le mani ma vivere il disagio altrui come il proprio, sentire la sofferenza degli altri come la propria sofferenza… in poche parole il credente impegnato in politica deve guardare all’esempio del buon sama-

ritano che non restò indifferente, ma ne “ebbe compassione”. In concreto, come si caratterizza l’azione politica del credente? “Il cristiano che fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello. Analizza in profondità le situazioni di malessere. Apporta rimedi sostanziali sottratti alla fosforescenza del precariato. Non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere. Paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo. Addita in termini planetari e senza paure, i focolai da cui partono le ingiustizie, le violenze, le guerre, le oppressioni, le violazioni dei diritti umani. Sicché, man mano che il cristiano entra in politica, dovrebbe uscirne di pari passo la mentalità clientelare, il vassallaggio dei sistemi correntizi, la spartizione oscena del denaro pubblico, il fariseismo teso a scopi reconditi di dominio. Utopie? Forse. Ma così a portata di mano, che possono finalmente diventare “carne e sangue” sull’altare della vita”. Don Tonino Bello. È necessario non aspettare che facciano gli altri, ma ognuno deve sentire dentro l’esigenza e l’impegno di cambiare ciò che non va intorno a noi, perché ogni uomo è giudicato non solo per quello che fa ma, anche, per tutto quello che potrebbe fare e che, invece, irresponsabilmente non fa! Solo se comprenderemo che ledendo il diritto e la libertà degli altri lediamo anche noi stessi e la nostra libertà potremo concretizzare nella comunità il modello di Cristo fondato sul servizio e sull’amore. Perché è necessario comprendere che “l’altro sono io”. Stefano Nicolini


L’Ora del Salento 11

Lecce, 2 luglio 2011

zoom

MONTERONI/Il 24 giugno scorso si è tenuta la terza edizione della Manifestazione “Nella notte di San Giovanni”

La comunità bulgara festeggia in piazza l’integrazione A Monteroni, il 24 giugno 2011, si è tenuta la terza edizione della Manifestazione “… Nella notte di San Giovanni”. Essa ha trovato spazio nei più ampi festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista, titolare della omonima Chiesa e di cui in questo giorno ne ricorre la natività. La Confraternita Maria SS. Assunta, che ha sede presso la suddetta Chiesa, è da sempre impegnata ad onorare nella dovuta considerazione la memoria del suo protettore, san Giovanni Battista, unico santo di cui se ne festeggia (oltre che la morte, il giorno 29 agosto) la natività, oltre la Madre del Signore, lui che è stato il precursore di Gesù, “…Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (cfr. Mc, 1, 3), e di cui Gesù stesso aveva detto che “…fra i nati da donna non è nato alcuno più grande di Giovanni il Battista” (cfr Mt, 11, 2-11). Il Triduo per i festeggiamenti religiosi dell’evento è iniziato il 22 giugno, con la celebrazione dei Vespri e della Liturgia Eucaristica, per concludersi appunto il 24 con la celebrazione della Santa Messa per il Santo protettore e per tutte le consorelle e confratelli vivi e defunti, presieduta dal Padre spirituale mons. Adolfo Putignano. Il giorno 24 si sono tenute pure le manifestazioni civili per la ricorrenza. Si è giunti alla III edizione della Manifestazione “…Nella Notte di San Giovanni”, evento che vede impegnati il Comune di Monteroni di Lecce, la Confraternita Maria SS. Assunta, e l’Associazione Il Cammino di Nadesda (Speranza) - Gruppo per l’integrazione delle comunità bulgara e monteronese, con canti e danze tradizionali bulgare e italiane. L’obiettivo di fondo di tale

a ricoprire un “ministero” diocesano. Non a caso si è voluto invitare il responsabile diocesano del settore dell’ecumenismo, quasi a voler avere un ulteriore stimolo verso una più piena integrazione con la comunità bulgara, depositaria di una cultura religiosa differente, ma non per questo da considerare estranea, sempre in vista di ciò che conta davvero per l’uomo, che invece non conosce diversità, giacché tutto quello che viene fatto ad un forestiero, il Signore lo considera fatto di-

rettamente a Lui. La relazione tenuta dal dott. Vergari è stata appassionata e coinvolgente ed è servita come conferma delle nostre intenzioni nel proseguire verso l’obiettivo di piena integrazione. Altro elemento particolare è stato che per la prima volta, quest’anno il manifesto della serata è stato redatto in entrambe le lingue, in modo che ognuno si poteva sentire coinvolto nella sua riuscita. Poi è esploso il momento della festa, quello in cui le diversità scompaiono e rimane

solo la voglia di divertirsi, di condividere le proprie tradizioni e di scoprire le diversità di folclore e culinarie. La partecipazione è stata numerosa e davvero per una sera ci si è sentiti come un’unica comunità che trae forza da quest’occasione per rafforzare l’integrazione quotidiana, per una presenza congiunta attiva che sia di esempio per il bene di entrambe le comunità, operanti sullo stesso territorio per lo stesso bene comune. Andrea Caricato

CONDIVISIONE

Per promuovere l’unità manifestazione è dare testimonianza di solidarietà e fraternità con una comunità, quella bulgara, che a Monteroni è ormai radicata da molti anni e di cui si conta una presenza numerosa, segno tangibile di una condivisione che non è limitata ad una presenza passiva nel contesto civile e sociale, ma che è partecipe anche di scelte e percorsi verso uno stesso obiettivo comune, in vista di una integrazione tangibile, pur nelle diversità di culture e ruoli, ma uniti da uno stesso spirito di fratellanza e mossi dallo stesso destino che ci deve far sentire come soggetti attivi di quella “civiltà dell’amore” che sola può far progredire verso il vero bene dell’uomo, soprattutto in simbiosi con i suoi simili, tanto più se differenti per cultura, religione e nazionalità. L’integrazione non sempre è facile, soprattutto se lo straniero talvolta tende a prevaricare sulla comunità ospitante, quasi che la sua cultura abbia un posto di preminenza rispetto a quella locale. Ma, grazie al

RADIO E DINTORNI

senso di fratellanza e di solidarietà delle genti salentine, e del nostro popolo monteronese, da sempre attento alle problematiche dei flussi migratori e a cui ha sempre dato testimonianza di forte impegno nell’aiuto in prima persona, e al grande rispetto che la comunità bulgara ha dato prova sin dal primo momento, possiamo dire che le due comunità monteronese e bulgara intendono percorrere il sentiero civile e sociale in piena sintonia ed unità. Ancora molto deve essere fatto, ma lavorando insieme si può facilmente convivere, pur nelle diversità, con lo stesso spirito di chi è straniero sulla terra, ma fratello nella visione celeste della vita. La ricorrenza di quest’anno è particolarmente importante perché, ad aprire la serata del 24 giugno è stato l’intervento del dott. Massimo Vergari, Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica e Direttore Diocesano dell’Ufficio per l’Ecumenismo della Curia Arcivescovile di Lecce, unico laico

di Alberto Marangio

Nell’incontro quotidiano, nella condivisione, nell’operare insieme per raggiungere obiettivi comuni si realizza pienamente quel legame che, a lungo termine, prima diventa amicizia e poi si trasforma in fratellanza. Tutti vedevano una folta comunità straniera vivere nel nostro paese, molti la guardavano con indifferenza, alcuni con disappunto, tanti ne adoperavano i servizi, altri ci lucravano offrendo in affitto abitazioni indegne, nessuno cercava un incontro per conoscere chi si celava dietro quegli sguardi sfuggenti. Sono trascorsi alcuni anni da quando all’interno della Comunità Parrocchiale dell’Assunta si è iniziato un percorso di accoglienza mirante all’integrazione. Sono state diverse le iniziative promosse: l’apertura di un centro d’ascolto presso i locali dell’Oratorio San Giovanni Bosco, l’attenzione della Caritas Parrocchiale ai bisogni delle singole Famiglie, la rubrica bilingue Bulgaro-Italiano sul periodico Vita Cristiana, il doposcuola gestito dalla Caritas dove curati da validissimi Insegnanti i ragazzi trovano supporto didattico ed educativo e infine l’annuale manifestazione la Notte di san Giovanni, in cui cittadini italiani e bulgari ci incontriamo per far festa insieme. La manifestazione nella notte di san Giovanni, con quella di quest’anno è giunta alla terza edizione, è realizzata con il sostegno della Confraternita dell’Assunta che promuove il culto nell’antica Chiesa di San Giovanni nel centro storico della città e con il Patrocini dell’Amministrazione Comunale. Grazie a questa

iniziativa l’incontro non si realizza soltanto in risposta al bisogno materiale ma per il piacere della condivisione amichevole di un momento di festa. La festa è anche occasione per ritornare insieme alle comuni origini cristiane espresse da ciascuno secondo tradizioni religiose e sensibilità spirituali proprie. È stata legata a San Giovanni Battista, venerato nella Chiesa Latina e in quelle ortodosse orientali, perché si è ben consapevoli che per giungere ad una vera comunione sia necessario oltre un percorso di promozione umana anche una rivitalizzazione delle comuni radici cristiane. Sono molte decine ormai le persone che si incontrano a vivere quest’appuntamento partecipando alla liturgia eucaristica prima e alla festa vera e propria dopo. La festa, momento di condivisione, trova il culmine dopo l’esecuzione di musiche e danze popolari bulgare e italiane nella condivisione delle specialità alimentari dolci e salate preparate da molti dei convenuti. Si condividono con il cibo anche i gusti, ci si scambiano le ricette ma soprattutto ci si guarda negli occhi e ci si chiama con il proprio nome fatto alla base di ogni vera amicizia. L’edizione del 2011 della festa ha visto la partecipazione del Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo, il dott. Massimo Vergari che in chiesa e in piazza ha incoraggiato la comunità a continuare su questo percorso e ad accettare le ulteriori sfide che tappa dopo tappa conduce ad una unità più significativa. Il gruppo Nadejda - Speranza

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Web 2.0, come creare la propria radio on-line

Pio IX e la dottrina sociale della Chiesa

Vi piacerebbe lavorare in radio? Avete mandato la vostra demo alle stazioni di tutta la provincia senza però ricevere nessuna risposta? Vi interessa fare un po’ di esperienza come speaker o regista? Se quello che è mancato fino ad ora è stata solo l’opportunità di mettersi alla prova, nessun problema: grazie ad Internet, anche un’impresa come essere un dj seguito da migliaia di persone è diventato ormai qualcosa di estremamente semplice. Al punto da poter trasmettere oggi in tutto il mondo senza limiti orari né tantomeno confini geografici, e soprattutto senza doversi preoccupare di antenne o di frequenze. Basta al contrario collegarsi al sito www.spreaker.com, ed utilizzare il servizio completamente gratuito e “web based” messo a disposizione degli utenti. Spreaker (ultimo arrivato di una generazione di servizi a tema) è infatti una piattaforma audio che permette a chiunque di creare un proprio programma o addirittura una vera web-radio in maniera semplice ed intuitiva, senza richiedere competenze particolari: non è necessario costruire un proprio sito né rivolgersi a dei tecnici audio, e non c’è bisogno di acquistare un dominio, di procurarsi software originali o di abbonarsi ad alcun server oltreoceano. Il servizio offre infatti tutto quello che serve, compresa una consolle virtuale e una grande quantità di effetti speciali per arricchire il proprio programma; si possono inoltre caricare file audio precedentemente realizzati, se ne possono creare di nuovi, si possono persino organizzare degli eventi live. Ci sono insomma moltissime possibilità per raggiungere l’obiettivo prefissato. Non c’è nemmeno bisogno di procurarsi la musica da trasmettere, perché Spreaker mette a disposizione anche una interessante selezione di brani da mandare in onda senza alcuna difficoltà, neppure legale (i diritti di trasmissione risultano infatti già pagati). Grazie a questa nuova tipologia di radio (che per alcuni aspetti ricorda più le modalità di espressione del blog che quelle dell’fm) si ha dunque la possibilità di avvalersi del web come qualcosa che cambia completamente il modo in cui si facevano le radio fino a pochi anni fa, dando invece vita a “qualcos’altro” di totalmente nuovo, in grado di mettere chiunque in condizione di trasmettere i propri programmi gratuitamente e in tutto il mondo. Cosa che fino a ieri era non solo impossibile, ma perfino immaginabile. Tuttavia, per ogni anno che passa nulla è più come prima sul web; così anche la radio è finalmente arrivata, per nostra fortuna, alla sua nuova versione 2.0.

“L’insegnamento e la diffusione della Dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Così si esprimeva Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollecitudo Rei Socialis (n. 41) spiegando il senso dell’intervento sociale della Chiesa, mai distaccato dalla preoccupazione di annunciare al mondo la presenza di Cristo Signore. Ma se la Dottrina sociale è così connessa all’annuncio cristiano, come mai si sviluppa soltanto a partire dalla fine del XIX secolo? In realtà, anche se non teorizzata, la dimensione sociale dell’esperienza cristiana è presente fin dalle origini: per esempio dalla condivisione dei beni testimoniata negli Atti degli Apostoli, fino al rapporto conflittuale con lo Stato quando questo pretende di essere totalizzante e di ricevere - come in alcuni periodi dell’impero romano - veri e propri atti di culto. In sintesi possiamo dire che il cristianesimo, pur non discutendo fin da subito la struttura della società, di fatto si dà da fare per costituirne una diversa. Così una volta crollato l’impero romano, da questa “società diversa” germoglierà la civiltà medievale, la cui fondamentale caratteristica consiste nella Fede, che diventa forma con cui affrontare tutti i problemi. Quanto, invece, all’elaborazione organica e sistematica del pensiero sociale della Chiesa, si è soliti farla cominciare con l’enciclica Rerum Novarum (1891) di papa Leone XIII (1878-1903), sebbene l’origine del magistero sociale si trovi già nel beato Pio IX (1846-1878), il pontefice che affrontò e attraversò tutta la questione risorgimentale. È con Pio IX - leggiamo in “Perché la Chiesa

ha ragione”, il bel libro di mons. Luigi Negri e di Riccardo Cascioli (Lindau, Torino, 2010, pagg. 222) - che si prende definitivamente coscienza “…di quel progetto culturale della mentalità laicista che teorizzava apertamente la scristianizzazione della società. Pio IX ha percepito chiaramente che ciò che era in gioco era la stessa concezione di uomo, che si voleva trasformare attraverso la costruzione di una società europea non più cristiana, ma liberal-borghese. Il magistero di Pio IX, e in particolare il discusso Sillabo, non consiste nel rifiuto reazionario della modernità ma della capacità profetica di cogliere quell’ambiguità della cultura moderna che il secolo successivo ha poi reso evidente. Pio IX ha saputo cogliere, indicandoli come problematici, quegli aspetti che, pienamente sviluppati nel successivo secolo e mezzo, si sono rivelati disastrosi per l’uomo: una visione laicista e quindi antireligiosa dell’uomo e della società; una certa concezione totalitaria del potere; una falsa idea di libertà e di tolleranza svincolata dal problema della verità.” (pagg. 22-23). Come qualcuno ha brillantemente evidenziato, Pio IX, denunciando le ideologie risorgimentali del tempo, fu osteggiato e disprezzato nel Sillabo non perché guardasse nostalgicamente al passato, ma perché preconizzava un futuro - i totalitarismi del ‘900 -, che i suoi detrattori laicisti neanche potevano immaginare. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 2 luglio 2011

le nostre città

CAMPI SAL.NA/Serata finale del progetto didattico COPERTINO/La proclamazione il 3 luglio dal cardinale Salvatore De Giorgi

Bambini senza frontiere Santa Maria ad Nives basilica minore

Tre settimane, 68 bambini tra i 6 e i 13 anni, 5 squadre, 3 laboratori, 14 monumenti da 13 nazioni del mondo realizzati con la guida di 7 animatori. Sono i numeri del progetto didattico-ricreativo “Bambini senza frontiere” presso Casa Calabrese-Prato a Campi Salentina. L’iniziativa, progettata e promossa dall’Associazione di promozione sociale “Socrates” con il patrocinio dell’amministrazione Comunale e la collaborazione della Biblioteca comunale “Carmelo Bene”, ha avuto inizio il 13 giugno. Ogni mattina, dalle 9.00 alle 12.30, i locali di Casa Prato si sono animati dell’allegria, della laboriosità e della creatività di tanti bambini che hanno dato fondo alle loro abilità o scoprendo il piacere di creare con le proprie mani. Il momento del gioco è stato naturalmente l’attività più attesa, il momento in cui si esprime lo spirito di squadra e la sana competizione, e molti bambini hanno saputo trarre profitto dalla disponibilità della biblioteca per dedicarsi alla lettura. Insomma, un’esperienza di divertimento ma anche di formazione e di crescita, per riempire proficuamente la mattina altrimenti inoperosa al termine della scuola. A conclusione, venerdì 1 luglio, alle

ARCHEOLOGIA

20.00 la serata finale, alla quale sono stati chiamati a partecipare i genitori e alcuni rappresentanti dell’Amministrazione Comunale. Nel salone d’ingresso di Casa Prato è stata allestita la mostra “I viaggi di Mister Fogg” che ha permesso di osservare i monumenti realizzati dal lavoro sinergico di bambini e animatori, un solo colpo d’occhio per un abbraccio d’insieme ad alcuni luoghi caratteristici delle popolazioni di entrambi gli emisferi, poi uno sguardo più attento per scorgere i particolari e la cura con cui è stato ogni singolo monumento e le maschere tribali che decoravano la le pareti. I genitori si sono poi accomodati nel giardino di Casa Prato dove i bambini, divisi in cinque squadre in rappresentanza dei cinque continenti simboleggiati da fasce del colore dei cerchi olimpici, si sono fronteggiati in giochi di abilità appartenenti a diverse culture nazionali europee ed extraeuropee. La squadra vincitrice è stata premiata, ma per ogni partecipante, a ricordo delle tre settimane trascorse insieme, è stato dato un pupazzo in panno - piccola mascotte del progetto creati dagli stessi bambini con il supporto degli animatori. Sara Foti Sciavaliere

Il 3 luglio prossimo il Cardinale Salvatore De Giorgi proclamerà ufficialmente l’Antica Collegiata S. Maria ad Nives di Copertino, conosciuta nel paese come Chiesa Madre, Basilica Pontificia Minore. Questo riconoscimento è stato richiesto al Santo Padre dal Vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Domenico Caliandro sia per la sua particolare importanza storica, artistica e religiosa, in essa, infatti, è stato battezzato San Giuseppe da Copertino, sia come riconoscimento dell’importante lavoro pastorale svolto dal nuovo parroco mons. Giuseppe Sacino che sta portando avanti un’azione di promozione liturgica e di rinnovamento sociale dell’intera parrocchia posta nel cuore del paese, in una zona difficile, come quella del centro storico copertinese. Il 18 gennaio 2011, con Breve Apostolico, Benedetto XVI ha eletto l’Antica Collegiata a Basilica Minore; con questa onorificenza si esprime un particolare vincolo con la Chiesa Romana e con il Sommo Pontefice. Le Basiliche Pontificie vengono dette “Minori” per distinguerle dalle quattro Basiliche Maggiori che sono a Roma (S. Pietro in Vaticano, S. Paolo fuori le mura, S. Giovanni in Laterano e S. Maria Maggiore). A norma del decreto “Domus Ecclesiae”, sono tre le concessioni connesse con il titolo di basilica. La prima è senza dubbio la più importante: la possibilità di ottenere l’Indulgenza plenaria. Dal punto di vista spirituale è il dono più prezioso. La definizione classica dice che l’indulgenza è la remissione della pena per i peccati, già rimessi quanto alla colpa. La pena dei peccati commessi può essere scontata o in questa terra o nel Purgatorio. Possiamo anche dire così: l’indulgenza è la misericordia di Dio che libera il peccatore pentito dalle conseguenze negative e dai residui di ogni peccato. Questa liberazione richiede una vera conversione interiore, un distacco da ogni attaccamento al peccato che si esplicita nel sacramento della Penitenza e che si completa con la partecipazione all’Eucaristia. Questa possibilità di ottenere l’indulgenza è offerta a coloro che compiono un’opera penitenziale, o caritatitiva, o di preghiera indicate dalla Chiesa. I fedeli che visitano con ani-

mo pio la Basilica e in essa partecipano a qualche sacro rito, o almeno recitano il Padre nostro e il Credo, possono conseguire l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa): nel giorno anniversario della Dedicazione della Basilica, nel giorno della celebrazione liturgica titolare, nella solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, nel giorno anniversario dell’elezione del Papa, nel giorno anniversario della concessione del titolo di Basilica, una volta all’anno in giorno stabilito dall’Ordinario, un giorno all’anno a libera scelta di ciascun fedele. La Basilica Pontificia Minore ha la possibilità di utilizzare l’emblema pontificio per manifestare anche visivamente il legame che la lega al Successore di S. Pietro. L’emblema pontificio, cioè le chiavi incrociate, può essere usato nei vessilli, nella suppellettile, nel sigillo della Basilica. Un piccolo segno di onore, di uso facoltativo, a motivo della particolare dignità della basilica tra le altre chiese è destinato al Rettore della Basilica o chi presiede in essa, che può usare nello svolgimento del suo mandato la mozzetta nera con bordi, asole e bottoni rossi, sulla veste talare e sulla

cotta. A questo importante evento la Comunità parrocchiale si è preparata durante tutto il presente anno liturgico, con un approfondimento particolare del concetto di tempio visto, non tanto come edificio sacro, ma soprattutto come comunità tempio vivo del Signore, luogo in cui lo Spirito di Dio risiede ed opera per la santificazione dei singoli e della città. La preparazione prossima è stata affidata ad un ciclo di conferenze, svoltesi nel mese di giugno, che hanno sviluppato proprio il tema della Basilica. Ha iniziato mons. Luigi Manca, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce, che trattato il tema della Basilica nei Padri; poi don Ettore Franco, Docente di Sacra Scrittura presso la Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione S. Luigi di Napoli, ha parlato del concetto di Basilica nella Sacra Scrittura; il liturgista don Franco Martignani, ha spiegato il rapporto tra Basilica e Liturgia; Infine il prof. Elio Nestola, Preside e storico locale ha illustrato la storia dell’Antica collegiata in una conferenza dal titolo suggestivo: Dalla Basilica borbonica alla Basilica pontificia. Salvatore Calasso

di Lorenzo Battista

I giochi gladiatorii nell’Anfiteatro di Lecce Bisognerebbe anche parlare dei protagonisti degli spettacoli che venivano organizzati all’interno dell’anfiteatro. I gladiatori provenivano da tutte le province dell’impero. Inizialmente erano avversari sconfitti dai romani che si erano rifiutati di riconoscere l’autorità di Roma. Erano venduti come schiavi o giustiziati e solo una piccola parte di loro giungeva nelle scuole di addestramento per gladiatori. Data l’origine della maggior parte di loro, non sorprende che gli aristocratici li collocassero sul gradino più basso della gerarchia sociale, ma il rispetto per il coraggio con cui andavano incontro alla morte fece cambiare presto idea ai romani. Una parte della loro vita si svolgeva all’interno della scuola, dove si allenavano duramente; la maggior parte di loro conservava per tutta la carriera la specializzazione per un tipo di arma. Gli organizzatori dei combattimenti potevano far scontrare tra loro categorie diverse di gladiatori. Dalle citazioni degli autori latini e dagli scavi archeologici di Pompei, possiamo conoscere molte categorie: il mirmillone, dotato di un grosso scudo e di una spada a doppio taglio; il reziario, armato soltanto di una rete e di un tridente; l’oplomaco, combatteva solo con un piccolo scudo rotondo ed una lancia; il secutor, riconoscibile dall’elmo che proteggeva la testa, e non dimentichiamo i traci, che si battevano con una spada corta e ricurva ed uno scudo. Le reclute venivano subito affidate ad ex gladiatori, che sopravvissuti a molti combattimenti non erano più in grado di combattere. La rivalità tra le reclute cominciava già durante gli allenamenti. Alla recluta veniva data una clava di legno per esercitarsi la mattina, mentre nel pomeriggio si allenava contro un palo infisso nel terreno, imparando a colpire di taglio e non di punta. Le aspettative di vita non erano delle migliori, soprattutto se non conquistavano fama e restavano dei combattenti mediocri. Ogni combattimento poteva concludersi in cinque modi: poteva vincere, poteva essere ucciso, venire giustiziato per ordine dell’imperatore o del popolo, avere la grazia o uscire col suo avversario quando un combattimento finiva in parità. Erano consapevoli di avere poche possibilità di finire la loro carriera in buona salute ed esercitare un mestiere diverso nella società civile. Per molti di loro la morte arrivava in giovane età o dopo quattro o cinque combattimenti. Un numero ristretto era in grado di pagarsi la propria libertà, sposarsi e condurre una vita discreta fuori dalla scuola. Gli spettacoli ebbero termine per vari motivi, la crisi economica dell’impero e l’avvento della dottrina cristiana. Gli autori cristiani non avevano nessuna comprensione per gli spettacoli gladiatorii, anzi li consideravano come spettacoli violenti ed una minaccia per la loro cultura. Tutta la loro vita era basata sulla violenza come la stessa società romana, ecco spiegato il successo di questi combattimenti.

Letizia di Antonio Conti QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... Il cambio di tonalità (alla sottodominante), con un brevissimo segmento introduttivo della marcia militare “Letizia” di Antonino Conti, porta l’ascoltatore in un nuovo colore ed in nuovo contesto ritmico - melodico. Si tratta del “trio” annunciato da tutto l’organico bandistico e tenacemente sostenuto da una tripla appoggiatura di apertura che polarizza immediatamente l’attenzione sul nuovo momento. Il successivo tappeto armonico realizzato dai corni, dai tromboni e dalla tuba attende l’adagiarsi di una nuova idea tematica stimolata dalla luce emessa in concomitanza con la nuova sezione tonale. Sono le prime trombe in sib, insieme con il flicorno soprano, i sassofoni tenori e l’euphonium, a rendere visibile la nuova linea melodica che caratterizzerà il resto della composizione. La peculiarità del tema è sviluppata su un arpeggio, con moto ascendente, che raggiunge la seconda ottava e man mano si muove in senso discendente attraverso pochi cambi accordali; quest’ultima osservazione, permette di rilevare alcune ricercate verticalità in considerazione del fatto che non emergono ancora armonie dominanti. Si tratta di una scelta convinta da parte del Conti in quanto, tale accordo lo userà solo nella fase finale del trio e contribuirà a favorire una maggiore curiosità ai fini del fruitore. Il resto dell’organico, in questa fase espositiva, è impegnato a sostenere l’idea solo attraverso dei suoni ribattuti, quasi sempre posti

a distanza di quinta dalla nota della tuba. Il risultato ottenuto evidenzia uno sfondo ritmico - armonico realizzato dal flauto, dall’oboe, dal clarinetto piccolo in mib., dai primi clarinetti soprani, dai secondi clarinetti soprani, dal sassofono soprano, dai sassofoni contralti, dal sassofono baritono, dai corni, dai tromboni, dalla tuba, dal glockenspiel e dalle percussioni (sempre sul tempo forte) e una linea densa di sonorità “tridimensionale” dal resto dell’organico già individuato in precedenza. La particolare sonorità è realizzata dall’attenta dislocazione del tema assegnato alle singole parti, i vari registri sono stati opportunamente utilizzati affinché ogni sezione della banda possa avere un ruolo comprimario e nello stesso tempo collaborativo con il resto degli strumenti appartenenti alla stessa sezione. Il Conti dimostra in tal modo di possedere una pregevole competenza sulla strumentazione ed affiora l’efficacia del suo progetto compositivo. Nella fase finale, il compositore stimola il resto dell’organico che fa suo il tema e lo amplia in tutte le varie sezioni; il tappeto ritmico - armonico evolve la sua funzione e diventa più presente e consistente anche attraverso intervento sostenuto delle percussioni. La forza del ritmo composto emerge prepotentemente e crea un binomio indivisibile con il percorso armonico al fine di raggiungere una stabilità sonora nel momento in cui si utilizza l’accordo di dominante. L’itinerario musicale giunge così al capolinea e stabilisce una linea di contatto con la tradizione bandistica italiana.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 2 luglio 2011

le nostre città FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

La Tv commerciale sempre più spazzatura È andata regolarmente in onda, e c’era da immaginarlo, la terza incredibile puntata dell’ultimo programma televisivo assoluto trionfo di arroganza, volgarità. La Tv, commerciale e di un certo tipo, sempre più corre verso la spazzatura. Invano si è levato l’appello del presidente nazionale dell’Associazione italiana genitori, Davide Guarneri, che ha ovviamente bocciato senza appello la trasmissione Tamarreide, e chiesto a Mediaset di chiudere subito il programma. A dire il vero il dato confortante è il basso livello di ascolti di questa autentica porcheria: 1.888.000 spettatori rilevati, secondo l’A.Ge. A riprova che forse il telespettatore medio una scelta sa ancora operarla. Con questi numeri altri programmi hanno chiuso battenti, ma “1.888.000 spettatori sono ancora troppi - afferma Guarneri - per un prodotto segno della corsa senza sosta che la televisione italiana ha imboccato verso lo squallore di proposte trash”. “Riceviamo da molti genitori messaggi di indignazione, unita a preoccupazione” continua il presidente. Questo format richiama quello già “tamarro” del “Grande Fratello”. È il “Grande Fratello dei “tamarri”. Il termine a noi salentini è più che noto. Indichiamo, così come il Sabatini - Colletti, il “giovane provinciale o di periferia che si sforza di adeguarsi ai modi di vita cittadini, ma in maniera eccessiva, volgare”. Un significato altamente dispregiativo. È una delle reti Mediaset ad aver prodotto questo programma. Selezionati accuratamente questi soggetti viaggiano in pullman, frequentano, sotto l’occhio della telecamere, grandi discoteche. Il tutto è condito, appunto, da parolac-

ce, corpi esposti senza alcuno spazio per l’immaginazione, atti sessuali parzialmente velati, scazzottate notturne in un tripudio di muscoli e tatuaggi, consumo sfrenato di alcolici. Il tutto in un trionfo assoluto di ignoranza. Citiamo quanto colto in un infelice attimo di zapping nell’ultima puntata andata in onda lunedì scorso: portati a Firenze e lasciati al pascolo in città questi figuri hanno visto le bellezze e le innumerevoli opere d’arte della città. L’effetto? Ecco l’affermazione di uno dei mentecatti: “… ma le statue che ci stanno a Firenze le hanno fatte gli spartani, vero?”. Inutile lanciarsi in sdegnati commenti. Ne apprendiamo di più sul sito ufficiale della trasmissione dove troviamo il lancio: “Un cast che promette scintille, anche perché per ognuno dei concorrenti l’essere “tamarro” ha un significato differente. Per alcuni è un vero e proprio stile di vita di chi si fa notare, sa stare al centro dell’attenzione ed è in grado di affrontare ogni situazione. Per altri, invece, vuol dire vivere sopra le righe ed essere diversi dagli altri”. Davvero non avremmo mai immaginato di dover annoverare nelle possibilità del pensiero umano, oltre alla Weltanschauung di

Hegel anche quella del tamarro! Tanto è più che sufficiente per schierarsi dalla parte di Guarneri che ricorda come la preoccupazione dei genitori, come si può comprendere, riguarda soprattutto “il messaggio culturale veicolato da simili trasmissioni: ‘sei per come appari’, ‘divertiti e sballa ora, domani si vedrà, presentato in orari accessibili a ragazzi e adolescenti, i quali poi con facilità sanno trasferire le scene più ‘accattivanti’ dalla Tv a Facebook o Youtube”. Guarneri si è subito attivato e come Associazione italiana genitori ha inoltrato le opportune denunce al Comitato di applicazione del Codice Media e Minori auspicando una celere valutazione per la chiusura del programma. “Ci parrebbe segno di saggezza e rispetto delle scelte dei telespettatori ha affermato il presidente del’Agi - la scelta, da parte di Mediaset, di sospendere la programmazione già dalla settimana prossima”. Cosa che puntualmente non è accaduta. Non ci meravigliamo troppo perché abbiamo la radicata convinzione che sia questa l’Italia che si sta tentando di costruire da parte di qualcuno. Stupida, volgare, ignorante. Ci fermiamo qui, il resto è noto.

Parte da Leuca la 31^ marcia organizzata dai Frati Minori

In cammino verso Assisi Giunge alla sua XXXI edizione la Marcia Francescana, iniziativa del Coordinamento Nazionale dei Frati Minori d’Italia che ha mosso, negli anni, quasi duecentomila giovani di tutta Europa. La Marcia è un percorso fisico e spirituale di conoscenza di sé e dell’amore di Dio, che trova espressione nella condivisione di un viaggio verso Assisi. Il cammino, da sempre considerato l’emblema della vita, quest’anno ha lo scopo di percorrere “Le vie del cuore” per riprendere in mano la propria vita, per entrare in se stessi, meditare e approfondire la propria identità come persone e come cristiani. Il cammino ci aiuta a recuperare la speranza di un mondo nuovo. Un mondo in cui la solidarietà, la fratellanza e l’interiorità, si presentino come alternative al consumismo egoista, alla sterile superficialità e alla disperazione, di fronte a un presente difficile e a un futuro incerto. La Marcia Francescana è un cammino che si apre anche all’incontro con l’altro, con chi percorre la stessa via e condivide la gioia e la fatica della strada. E proprio nello sforzo fisico, i giovani aprono maggiormente il cuore, favorendo l’incontro con il Dio misericordioso, annunciato da Francesco attraverso l’indulgenza della Porziuncola. La partecipazione alla Marcia è aperta ai giovani che abbiano un’età compresa tra i diciannove e i trentacinque anni, appartenenti a gruppi ecclesiali, cammini di fede; ma è un’occasione proficua anche per chi si è allontanato da Dio affinché, tramite questa esperienza, possa ricevere il primo annuncio del Dio che Salva. Il percorso di quest’anno

prevede il raduno dei marciatori a S. Maria di Leuca nel pomeriggio del 24 luglio per una breve preparazione al ritiro spirituale che occuperà l’intera giornata del 25. Il giorno seguente è prevista una tappa ad Alessano per offrire ai giovani l’opportunità di confrontarsi da vicino con la testimonianza di don Tonino Bello, colui che ha fatto di ogni suo gesto un elogio alla pace. Dal 27 al 31 luglio, l’itinerario prevede fermate a Ugento, Ruffano, Andrano e, passando per S. Cesaria Terme, si raggiungerà Otranto per poi partire, la mattina dell’1 agosto, per Costano (Pg). Nei giorni di marcia si vivranno momenti di catechesi, di confronto, di riflessione e preghiera. Ogni sera verrà organizzata una festa-annuncio nel paese che ospitante. Obiettivo della Marcia, il perdono di Assisi che segnerà il pomeriggio del 2 agosto: a S. Maria degli Angeli si incontreranno i gruppi di marcia provenienti da tutta Italia e non solo per entrare, mano nella mano,

nella Chiesina della Porziuncola e lucrare l’indulgenza plenaria. Il 3 agosto, invece, sarà la giornata dedicata alla visita di Assisi e, il giorno seguente, dopo la celebrazione finale della Marcia Francescana, si farà ritorno alle proprie destinazioni, con uno zaino pieno non più di “viveri”, ma di “vita nuova”. Sarà un percorso straordinario, sia quello di fede che quello paesaggistico, che vedrà tutti impegnati a mettersi in ascolto del proprio cuore per trovare la via più semplice per amare. Questa iniziativa è solo il culmine di una continua attività di sensibilizzazione ai valori di pace, fraternità, dialogo e solidarietà, di cui San Francesco è stato esempio, diventando fratello al servizio altrui, riuscendo ad incontrare Dio in ogni creatura e sentendo la Sua voce nelle parole, nei gesti, nei bisogni di tutti, soprattutto dei più piccoli. Per adesioni e informazioni rivolgersi a: fralucap@gmail.com Serena Carbone

Il prof. Dalla Torre presso la Biblioteca Bernardini di Lecce

Pronto il programma del festival dedicato alla pizzica salentina

L’origine storica dei Patti lateranensi

La Notte della taranta 2011

Venerdì 1 luglio alle 17.30 si svolgerà presso la Biblioteca “N. Bernardini” a Lecce, un seminario riguardante l’unità d’Italia e la costruzione dello stato nazionale con i relativi profili politici, giuridici e culturali. Titolo dell’incontro: “I Patti Lateranensi: origine storica, novazione costituzionale, significato attuale”. Questo evento permetterà a 100 avvocati in corso di accreditamento presso il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, di acquisire ben due crediti; mentre agli studenti iscritti presso la facoltà di giurisprudenza di avere diritto a un Cfu. Corposo il numero dei professionisti che cureranno il seminario: dal prof. Mario Esposito al prof. Giovanni Poggeschi, passando per la prof.ssa Francesca Lamberti, il prof. Luigi Melica, il prof. Luigi Nuzzo, il prof. Vincenzo Tondi delle Mura, il prof. Vincenzo Turchi e il prof. Giancarlo Vallone. In particolare, la dott.ssa Marcella Rucco, il dott. Alessandro Laporta, direttore della biblioteca provinciale, la prof.ssa Francesca Lamberti, e il prof. Vincenzo Turchi, associato di diritto ecclesiastico presso l’Università del Salento interverranno durante il seminario. Per maggiori informazioni e le prescrizioni al seminario rivolgersi a: info@circeweb.it V.P.

Che cos’è “La Notte della Taranta”? È uno degli eventi più attesi dell’estate salentina, che quest’anno giunge alla sua quattordicesima edizione. È un festival che fa parte del nostro patrimonio culturale salentino e si svolge durante tutta l’estate in diversi comuni della provincia di Lecce e della Grecìa Salentina. Ha la sua festa principale sabato 27 agosto 2011, con un megaconcertone conclusivo che ogni anno si tiene l’ultimo sabato di agosto a Melpignano che chiude la manifestazione. Tale evento nasce come iniziativa creata dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dall’Istituto Diego Carpitella nel 1998 e viene organizzato dalla Regione Puglia, Provincia di Lecce e dalla Fondazione “La notte della taranta”. Ha tra i suoi obiettivi sicuramente quello di recuperare la tradizione della “pizzica salentina” e valorizzarla. Con l’estate si suona e si balla più volentieri all’aperto e riarde il desiderio di stare in compagnia, di danzare anche a piedi nudi, a volte, quelle musiche che da tradizione popolare lo permettono, e c’è chi più o meno giovane, magari straniero, o anche salentino, ha curiosità di scoprire le tradizioni tramandate di generazione in generazione nel proprio territorio. Per tuffarsi in tutto questo “La Notte della Taranta 2011” farà al caso vostro. Quest’anno il festival sarà dedicato ad Uccio Aloisi, cantore di musica popolare, scomparso il 21 ottobre 2010, all’età di 82 anni. Aloisi è stato uno degli ospiti fissi del concerto di Melpignano e dalle sue parole emerge (nelle interviste rilasciate visibili su www.youtube.it) la grande passione per la musica, riuscendo ad innescare con la sua vitalità e forza, il sentimento di speranza e la riscoperta dei valori positivi, spesso dimenticati nella coltre d’indifferenza creata dalla durezza di ogni giorno. Nella sua voce c’era tutta la forza e il calore del Sud.

Ma cos’è la Taranta? È un ragno comune in Puglia, detto anche Lycosa tarantula o “Ragno Lupo”, in realtà, questo piccolo animale ha l’aspetto vistoso, ma il suo morso anche se doloroso è innocuo. La storia narra che le signorine, “le caruse”, morse da questo ragno “le tarantate”, per guarire dal loro stato di choc in cui cadevano, si riprendevano solo grazie alla musica, la pizzica, danza popolare salentina, che si suonava per “esorcizzarle”. Così danzando e sudando al suono di tamburelli, violini, armoniche a bocca, chitarra, organetto, flauto ed altri strumenti musicali, esse guarivano. Questa musica costituiva il fondamentale accompagnamento per il rito etnocoreutico (inteso come quella disciplina che descrive e analizza i linguaggi formali delle culture di danza di tutto il mondo) del tarantismo che è praticamente è scomparso. Ma questa danza e questa musica venivano e vengono utilizzate anche per i momenti ludici, di festa delle famiglie e comunità locali. C’è da sottolineare una certa differenza, ad esempio, tra la pizzica suonata per curare che era molto più veloce di quella suonata per il ballo. Altro significato di questa danza è quello del corteggiamento tra uomo e donna, ed il fazzoletto è un accessorio che veniva sventolato per invitare il partner prescelto a ballare e sarebbe, a volte, il pegno d’amore che due innamorati si scambiavano durante il ballo. Vincenza Sava


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Lecce, 2 luglio 2011

appunti

Mariapia Veladiano. La vita accanto Il libro che vi presento questa settimana è uno dei finalisti del premio più prestigioso in Italia, il Premio Strega. Si tratta dell’opera prima di Mariapia Veladiano, “La vita accanto” edito da Einaudi. Il romanzo è gia stato premiato con il Calvino 2010 ed ha sedotto migliaia di lettori tra cui anche il regista Marco Bellocchio che ha acquistato i diritti del libro per realizzarne una versione cinematografica. “La vita accanto” è nella cinquina dei finalisti insieme alle opere di Edoardo Nesi con “Storia della mia gente”, Bruno Arpaia con “L’energia del vuoto”, Mario Desiati con “Ternitti” e Luciana Castellina con “La scoperta del mondo”. Nei giorni scorsi “La vita accanto” si era già aggiudicato i voti collettivi previsti dal regolamento del Premio Strega, quello degli studenti e quello della società Dante Alighieri,

che si sono aggiunti ai voti della giuria, composta dai quattrocento Amici della Domenica e da trenta lettori selezionati, facendolo così volare in finale. Il vincitore sarà annunciato al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma, il prossimo 7 luglio. Il tema del romanzo è nuovo, originale, un’invenzione letteraria della Veladiano. La protagonista è una bambina brutta, molto brutta, portatrice di un altro canone di bellezza, una bellezza invisibile e profonda. Scrive la Veladiano: “Una bambina brutta vive con prudenza, cercando comportamenti che non aggiungano disturbo a quello che già viene dal proprio aspetto. Una bambina brutta non fa i capricci, non chiede, impara presto a mangiare senza fare briciole con il pane, gioca in silenzio spostando solo il necessario, mette in

ordine la propria stanza prima che le venga chiesto, non si fa sorprendere due volte a rosicchiarsi le unghie, non consuma calze e scarpe perché si muove in modo composto, non alza la voce, non fa rumore quando scende le scale, non discute i vestiti da mettere. Una bambina brutta è grata a tutti per il bene che le vogliono nonostante la delusione per la sua nascita, sta al suo posto, ringrazia per i regali che sono proprio quelli giusti per lei, è sempre felice di una proposta che le viene rivolta, non chiede attenzioni o coccole, si tiene in buona salute, almeno non dà preoccupazioni dal momento che non può dare soddisfazioni”. Questa descrizione mi ha toccata nel profondo, un linguaggio raffinatissimo ed uno stile elegante danno voce ad un dolore e ad una solitudine che

tutte le donne conoscono, belle e brutte. Rebecca, questo il nome della protagonista, nasce in una famiglia veneta agiata e felice. La storia è ambientata in una Vicenza scura, torbida, attraversata dalle buie acque del Retrone, il cui scorrere fa da sottofondo all’intera vicenda. Rebecca è una bambina brutta, di quella bruttezza senza rimedio e senza speranza. La madre subito dopo il parto si è chiusa in un silenzio impenetrabile, non parla con nessuno e non ha mai preso in braccio la piccola. A prendersi cura di lei saranno la zia Erminia, sorella del padre bellissima e passionale, e la tata Maddalena, sfortunata ma saggia e sempre afflitta, ma coraggiosa e sincera. Grazie alla zia Erminia Rebecca si dedicherà alla musica imparando a suonare il pianoforte, sperando così di riuscire a toccare il cuore della madre sempre così lon-

marialucia andreassi tana. Quasi sempre gli angeli protettori di Rebecca sono figure femminili: a parte la zia Erminia e la tata Maddalena, ci sono la maestra, la grassa compagna di banco Lucilla, punto fermo di riferimento in un mare di sguardi ostili, e la vecchia concertista. L’uomo resta ai margini, è una figura che in generale resta impotente o comunque non all’altezza della situazione. Un bel romanzo, una storia di passioni, di espiazione di colpe non commesse e recupero della propria identità. Da leggere. Mariapia Veladiano, La vita accanto, Einaudi, € 16.00, pag. 172

c@ttolici in rete argo

IL POLLICE

TABLOID In quella rimescolare i palinsesti delle reti televisive che caratterizza l’inizio dell’estate ed il suo proseguire, non si può non dare spazio all’informazione, pur cercando di mantenere una sorta di leggerezza di fondo, quanto mai necessaria in un periodo caldo, per motivazioni stagionali ed ancor più per problematiche legate all’economia e agli equilibri internazionali. Ecco, allora, che in un percorso che va dal bianco al rosa, e quindi al nero della cronaca, Silvia Carrera, Monica Coggi e Monica Gasparini, tre giovani e belle giornaliste, assumono, per tutta l’estate, la conduzione di “Tabloid” (Italia 1, ore 21.10) per informarci in prima serata di come va il mondo. O meglio un certo mondo. Tra riflessioni, ripensamenti, anticipazioni e quant’altro. Parlando, nel loro debutto, di Riccardo Bianchi e dell’assurdo delitto di Milano, proponendo immagini, ovviamente inedite, del nuovo amore di Omar ormai dimentico (riteniamo) della precedente passione, e anticipando notizie sul matrimonio monegasco ormai alle porte.

lor@delavoro di Samuele Vincenti La crisi economica continua ad attraversare tutti i settori economici in modo pressoché uniforme, ma, in alcuni comparti, soprattutto quelli dei lavori stagionali, la stessa assume connotati particolarmente critici dal punto di vista occupazionale. Inoltre, in alcuni settori, le statistiche rilevano un aggravamento del fenomeno del lavoro irregolare e del rallentamento della spinta virtuosa all’emersione dal lavoro nero. Il settore del turismo in Puglia rappresenta sicuramente una delle leve economiche maggiormente significative, con trend positivi che si registrano da diversi anni e che creano occasioni di lavoro nei periodi estivi, e la Regione, ac-

Tommaso Dimitri

Giovanni Costantini

News.va, il nuovo portale del Vaticano Nasce il nuovo portale su Internet per trovare in modo facile le informazioni dei vari mezzi di comunicazione del Vaticano. Presentato lunedì 27 nella Sala Stampa della Santa Sede è attivo da mercoledì 29 giugno. Il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, ha affermato durante la conferenza stampa che stiamo entrando in un nuovo momento della comunicazione e con l’ingresso del Vaticano in Facebook e in altre reti sociali, il presule ha ricordato che Benedetto XVI ha detto di voler essere presente laddove si trovano gli uomini. Oltre a monsignor Celli, sono intervenuti alla conferenza stampa il padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il dott. Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano”, il fondatore e direttore esecutivo dell’agenzia digitale spagnola “101”, che collabora alla realizzazione del progetto, e l’officiale del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali Thaddeus Jones. News.va non è un nuovo quotidiano o organo informativo, ma una piattaforma digitale comune che permetterà di trovare le notizie pubblicate da mezzi come “L’Osservatore Romano”, il Vatican Information Service (Vis), l’agenzia missionaria della Santa Sede “Fides”, la “Radio Vaticana” e il Centro Televisivo Vaticano, con connessioni multimediali audio e video, in diretta (streaming) o su richiesta (on demand). È stato Benedetto XVI in persona a cliccare su un “tablet” per pubblicare on line News.va, il pomeriggio del 28 giugno, cioè alla vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo, la festa del Papa. “Il portale ha spiegato monsignor Celli - non ha una sua specifica linea editoriale: si rifà semplicemente a quanto già scrive o comunica il quotidiano ‘L’Osservatore Romano’ e la ‘Radio Vaticana’ o le altre fonti vaticane di informazione. Tutti i media conserveranno la loro autonomia ed identità, che risulteranno evidenti dalla presentazione delle principali notizie da loro fornite sul portale”. News.va funzionerà con server capaci di accettare allo stesso tempo un’enorme quantità di visite, potendo quindi sostenere picchi di milioni di connessioni. Buona navigazione a tutti.

SALENTO

A Otranto Wavetrotter competition Da Giovedì 30 giugno a giovedì 7 luglio 2011 a Otranto (Le) si terrà il campionato nazionale di windsurf per le classi RS:X, Slalom e Techno293, per la prima volta in Puglia Otto giorni di sport, divertimento, fra mare e natura, per sensibilizzare i giovani sulla bellezza del mare, nella splendida cornice delle spiagge della salentina Frassanito. Attraverso le associazioni del territorio ogni giorno sarà garantito un servizio di animazione gratuito per i ragazzini del raduno di Kids, dai 9 agli 11 anni, e per i bambini ospiti dell’evento. Nella stessa ottica sarà organizzato un laboratorio didattico con la suggestiva cerimonia di reinserimento di una tartaruga marina nel suo habitat naturale, in collaborazione con la Guardia Costiera. Spazio anche per la cultura, con gli scatti fotografici della mostra “Il mare sottosopra”, a cura dell’Associazione Diportisti di Otranto, con immagini della vita marina e degli abissi. Intrattenimento assicurato anche grazie alla squadra nazionale di Freesbee Freestyle, con esibizioni e prove gratuite per tutti. Fra i protagonisti anche lo Skating, con le rampe della scuola Radical shop di Lecce. Non mancheranno inoltre le degustazioni di prodotti locali, forti della ricchezza di sapori e profumi salentini. Sono state pensate convenzioni ad hoc che renderanno la zona più accessibile economicamente e più fruibile per tutti.Inoltre per tutti gli sport ospitati all’interno della ricca kermesse, sono state pensate dimostrazioni rigorosamente gratuite. Il tutto in un’ottica di valorizzazione del turismo sportivo, occasione preziosa per comunicare un territorio, continua fonte di eccellenze, facendo leva sulle sue potenzialità e nel rispetto più totale dell’ambiente. E, in una società dove spesso i valori autentici vacillano, ecco allora che lo sport diventa elemento di integrazione sociale ed educazione a stili di vita sani. Senza dimenticare la sensibilizzazione verso le tematiche ecologiche e ambientali. Quindi un divertimento, che accomuna e avvicina ragazzi e adulti, che non sia fine a sé stesso ma possibilità di crescita, maturazione e riflessione sul mondo che ci circonda. Ad allietare il clima non mancheranno competizioni musicali di band emergenti sostenute dall’Accademia Professione Musica e Spettacolo di Marcello Tozzi; corner con degustazioni alla scoperta dei piaceri enogastronomici locali; animazioni e servizi baby-club gratuiti, per chi volesse seguire gli eventi con i propri figli.

Regione Puglia: incentivi per l’assunzione dei lavoratori stagionali

cogliendo l’orientamento espresso dalle parti sociali che si sono riunite nel marzo scorso e che chiedevano l’adozione di provvedimenti a sostegno della ripresa del settore, ha inserito un altro tassello nel proprio Piano straordinario per il Lavoro pubblicando un nuovo bando a favore degli operatori del turismo e dei lavori stagionali. Lo stanziamento previsto, pari a 800 mila euro, è destinato alle imprese operanti nel settore turistico che hanno assunto o assumeranno lavoratori stagionali con regolare contratto di lavoro a tempo determinato, full time, per periodi superiori a tre mesi. Il bando sostiene l’emersione del lavoro irregolare e la de-

stagionalizzazione delle attività, è realizza due obiettivi, prolungare il contratto a tempo determinato ed assicurare la riassunzione degli stessi lavoratori nelle stagioni successive, ampliando i diritti di precedenza. I datori di lavoro che faranno domanda potranno ricevere fino ad un massimo di 1.800 euro per ciascun lavoratore stagionale che sia stato assunto a tempo determinato per più di tre mesi ed esclusivamente ad orario pieno. In pratica, saranno erogati 600 euro per ciascuna mensilità successiva alla terza, ed ogni contratto regolare di oltre tre mesi, per effetto dell’incentivo, sarà prolungato fino ad altri tre mesi. Queste assunzioni dovranno essere (o

essere state) effettuate necessariamente nel territorio della Puglia in un periodo che va dal 1° maggio 2011 fino al 31 dicembre 2011. Potranno partecipare del bando le imprese, le cooperative, i consorzi di piccole e medie imprese con sede legale o produttiva nel territorio della Regione Puglia che operano nel settore turistico. Le imprese dovranno inoltre essere assolutamente in regola sotto ogni profilo a cominciare dalle nor-

me che regolano i rapporti di lavoro. I destinatari potranno essere lavoratori residenti o, se extracomunitari, domiciliati in Puglia, e non devono avere legami di parentela o affinità entro il terzo grado con il datore di lavoro ovvero con gli amministratori della società, oltre a non essere soci o amministratori della stessa. Le aziende del turismo interessate al bando della Regione potranno inviare la

domanda fino al 31 dicembre 2011. L’incentivo sarà concesso dalla Regione fino ad esaurimento risorse finanziarie stanziate. Per saperne di più, si può scaricare e leggere attentamente il bando disponibile alla pagina www.sistema.puglia.it effetto dell’incentivo, sarà prolungato fino ad altri tre mesi. Le assunzioni devono essere effettuate nel territorio della Puglia nel periodo dal 1° maggio 2011 al 31 dicembre 2011.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 2 luglio 2011

lo sport Ha le idee chiare il nuovo giovane allenatore del Lecce. Il modulo base si baserà sul 4-3-3 del Boemo. Per il mercato largo ai giovani di belle speranze

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Di Francesco: mi manda Zeman Il nome è più che promettente se si collega al calcio; così proprio a causa di quel nome, Eusebio Di Francesco, neo allenatore del Lecce deve pur rispondere a velate e sia pur lontane suggestioni. Sia ben chiaro, è solo un richiamo inconscio a pagine ormai di archivio, evocato nelle sei lettere di “Eusebio” - nessuna possibile analogia tra la “pantera nera” del Benfica e del Portogallo anni 60 e il centrocampista della Roma di Zeman e Capello - ma, nelle poche certezze che riguardano il Lecce, che almeno quel nome possa valere da augurio per il futuro. Certo è che Di Francesco è al momento l’unico vero punto fermo dal quale il Lecce potrà ripartire per il campionato di serie A 2011-2012. La messa in vendita della società annunciata circa 40 giorni fa dal Patron Semeraro, rimasta nei fatti solo un proclama - prevedibile l’assenza di proposte concrete - ha comportato il forte condizionamento di ogni dinamica volta al completamento dell’organigramma e al rafforzamento della squadra in vista del prossimo campionato. Con l’individuazione del D.S. Osti e poi dell’Amministratore unico Cipollini, l’assetto societario, completato nei principali ruoli dirigenziali, deve far da sponda alle richieste di mercato di Mister Di Francesco,

S

L’ALTRO

RALLY

situazione non agevole visto i limiti operativi che l’autogestione finanziaria impone. Pertanto bisogna fare i conti con quel che passa il convento e di positivo si può segnalare la riconferma di Tomovic e il prestito di Esposito dal Genoa, affidamento riposto dall’allenatore anche per Di Michele e Oliveira, non appena questi sarà recuperato dall’infortunio, così come Ofere. Di rapida soluzione si pone la sostituzione del portiere Rosati il cui passaggio al Napoli, come vice di De Sanctis era stato annunciato dallo stesso presidente De Laurentis, prima ancora di essere stato sottoscritto dalle parti. Candidati alla porta giallorossa sono Manninger (Juventus), Puggioni (Reggina) e Frison (Vicenza); con la partenza di Munari, o meglio la rinuncia della società leccese al riscatto del suo cartellino dal Palermo, si pone una ulteriore ricerca a centrocampo di un cursore con caratteristiche analoghe a quelle del centrocampista di Sassuolo, il tutto con la logica di raggiungere un organico di circa 22 elementi, tale da consentire una scelta doppia per ruolo. Ciò non determinerà una situazione di dualismo costante per la titolarità in squadra ma per certo, nelle aspettative di Di Francesco rafforzerà in ogni atleta la convinzione che il posto di titolare deve essere conquistato di domenica in domenica. Un ri-

chiamo a concezioni al Mister ben note fin dai tempi della sua carriera da calciatore, quando Capello e prima ancora Zeman, ad ogni partita sollecitavano così una sana e proficua competizione tra i propri calciatori. Proprio al Maestro boemo Di Francesco sembra ispirarsi maggiormente soprattutto nel-

PORT di Paolo Conte

Il rally del Salento nel segno di Andreucci

la scelta del modulo pur con le dovute differenziazioni: ai quattro difensori in linea si aggiungono i tre mediani, quindi la linea di attacco potrà variare a tre o a due con il trequartista, una variante del 4-3-3 già praticato da Zeman a Lecce. Per adesso, c’è solo attendere, anche per le suggestioni.

MONDO Sette spose per sette scudetti Set te squadre fanno festa fra gli applausi del Palagetur di Lignano. Si è conclusa così una settimana intensa dalle forti emozioni in tinta arancio blu. Quella in cui i quintetti del calcio a 5 e del basket e le formazioni con 7 elementi del calcio a 7 delle categorie allievi e juniores si sono affrontate alla conquista dello scudetto tricolore ciessino. Risultati alla mano si confermano campioni nel calcio a 5 i reggini dell’Olimpia 2000. Un anno fa l’oro era allievi, quest’anno il titolo è quello juniores a finire sullo Stretto. Oltrepassa il continente invece lo scudetto degli allievi. A cucirselo sulla maglia sono i giovani siciliani del Theotokos Siracusa. Nel calcio a 7 predominio delle squadre milanesi, che concedono il bis. Vincono nei juniores la Spes, a fatica 6-5 sugli eugubini del Victoria S. Agostino, e i Boys, cui basta il pari 11 in finale contro i bresciani del S. Giacomo. Nel torneo “sport per tutti”, riservato ad atleti diversamente abili, i cremonesi del Pepo Team, azzerano il ritardo iniziale, che li aveva penalizzati al debutto, superando 2-1 nel confronto diretto i reggiani della Virtus Bagnolo. Sottocanestro emozionante sfida allievi fra Amaldi Roma e Soul Basket Milano, con i capitolini ad imporsi +4 nel finale; sul parquet juniores lo scudetto parla salentino con la New Basket Lecce, costante nel replicare anche nel match di ritorno lo scarto di + 13 ai milanesi del San Carlo Sport, facendo felice il comitato di Terra d’Otranto. Tra dieci giorni in campo le categorie top junior ed open a Salsomaggiore Terme, con il G.S. S. Maria del Buon Consiglio di Villa Convento a rappresentare i colori giallorossi del Salento, nella cat. Top Junior cac5. Infoline sulle attività del Csi Lecce, cell. 347.1762819 - email lecce@csi-net.it, sede via Siracusa n. 50 - 73100 Lecce.


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