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Lecce, 18 giugno 2011

UN EURO

L’Ora del Salento

Spedizione in abbonamento postale comma 27 art.2 L. 549/95 - Filiale Poste Lecce

Nuova serie, Anno XXI, n. 22

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 18 giugno 2011

Un risultato coerente di Francesco Bonini I risultati del referendum, netti al di là delle previsioni, sono perfettamente coerenti con la vicenda complessiva di questi mesi. Il quorum superato di slancio va ben al di là del merito dei quesiti: rappresenta un messaggio diretto degli elettori, al di là degli schieramenti, direttamente al governo. Distinguiamo il merito dal significato politico più ampio. Certo il disastro giapponese e le conseguenti decisioni in particolare di Germania e Svizzera sull’abbandono del nucleare hanno avuto un effetto significativo di trascinamento. Nello stesso tempo la progressiva erosione dei totem liberisti, che pure avevano influenzato non piccola parte del mondo Pd, si può leggere a proposito dei due quesiti sull’acqua. Per non parlare del quesito di cui meno si è parlato, che riguardava direttamente Berlusconi, sul legittimo impedimento. Le scelte referendarie, pur sbrigative e schematiche, come implica lo strumento, sono chiare e devono essere tradotte in politiche pubbliche coerenti. In particolare è richiesto un nuovo ruolo per “il pubblico”, cui le istituzioni devono sapere dar risposte adeguate, in termini di garanzia, efficienza ed efficacia. Ci avviamo così al dato sostanziale in termini di indirizzi di fondo, cioè alle considerazioni più immediatamente politiche. Pur attesi, perché coerenti con il trend politico di questi mesi, i risultati hanno un peso significativo, perché accentuano lo stato di fibrillazione della politica italiana, tanto più che nelle urne referendarie non c’erano soltanto schede provenienti dalle diverse opposizioni. Questo dato è particolarmente importante, perché sottolinea che è aperta una fase di cambiamento, ma anche che gli esiti risultano assai aperti. Governare il cambiamento è l’operazione politica più complessa e meritoria. Qui si distinguono gli statisti: le prossime settimane ci diranno se la classe politica è in grado di giocare questo gioco, che gli elettori stanno indicando. Come sappiamo, infatti, il vero punto debole del sistema italiano non è tanto dal lato della domanda, quanto piuttosto dell’offerta politica. È dunque il momento della creatività e, nello stesso tempo, della responsabilità. Questo doppio movimento o requisito vale innanzitutto di fronte ai vincoli sistemici sul deficit e l’indebitamento. Rispettando i vincoli è necessario recuperare energie, sanare ingiustizie e sperequazioni, smantellare privilegi e inefficienze, valorizzando il tanto di buono che c’è anche nei pubblici apparati. Sono imprese complesse ma necessarie, cui mettere mano da subito, consapevoli che non possono essere risolte con slogan e strumentalizzazioni. I cittadini, come dimostrano le vicende anche elettorali di questa primavera, sono assai più vigili e consapevoli di tante rappresentazioni. Sanno dare messaggi chiari, diretti e trasversali.

Alfonso Verrienti

Paolo Perrone

Lecce

Squinzano

A cento anni dall’ordinazione episcopale

Le primarie per allargare la coalizione

L’inno sacro a San Luigi Gonzaga

Con i disabili il Sogno di Geppetto

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“Conosco le mie pecore”, la prima Lettera pastorale

L’Arcivescovo scrive alla Chiesa di Lecce Un programma pastorale e profetico. La guida della visita di mons. D’Ambrosio alle parrocchie

Ai Salesiani da sessant’anni si ripete un rito e un’esperienza per oltre 400 giovani

Basta che siate giovani perché vi ami È partita a Lecce l’Estate Ragazzi 2011 3


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BENI CULTURALI SUL WEB L’ANAGRAFE ECCLESIASTICO Presentato in Vaticano l’archivio informatico disponibile in internet degli istituti culturali ecclesiastici

Navigare nella memoria Web e archivi, web e musei, web e biblioteche non sono “due mondi distanti né distinti, destinati come due rette parallele a non incrociarsi”. Ne è convinto mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, che presentando la pubblicazione sul web dell’anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici (Aice), ha puntualizzato come “non si tratta di fare semplicemente opera di conservazione, il che è già un servizio prezioso nella nostra cultura sempre più ‘usa e getta’, ma pure di offrire a studiosi e non solo un riferimento certo e affidabile per capire il nostro tempo”. In questo modo, per il sottosegretario della Cei, “si contrasta quell’oblio dell’essere che rende la nostra vista preda facile della cronaca quotidiana, incapace di aprirsi al respiro profondo di una storia che ha nel suo riferimento all’esperienza cristiana un essenziale punto di riferimento”. “La possibilità di abbattere le distanze e di capitalizzare le conoscenze è una risorsa non trascurabile” del mondo della rete e delle sue “straordinarie capacità informative”. “Certo - ha con-

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

fiche (Iccu) del Mibac, grazie alla quale i dati dell’anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici verranno periodicamente riversati nella banca dati dell’anagrafe delle Biblioteche italiane, attraverso lo scambio reciproco dei dati.

Patrimonio da difendere

cluso mons. Pompili - non è sufficiente questa mera conoscenza a fare cultura, se manca un’attenta valorizzazione sul territorio delle nostre risorse artistiche e culturali”. Ad oggi, nell’Aice sono cen-

PENSANDOCI BENE...

siti in modo completo 1.191 istituti, di cui 335 biblioteche, 640 archivi e 216 musei ecclesiastici. Un percorso, questo, frutto della collaborazione - già decennale - con il ministero per i Beni e le Attività

Culturali (Mibac): nell’incontro di oggi, infatti, è stata firmata la “Lettera circolare” fra il citato Ufficio Cei e l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliogra-

di Giuseppina Capozzi

Gli strumenti della pubblicità Gli strumenti di comunicazione sociale esercitano, nel mondo contemporaneo, un’enorme influenza in ogni campo: in particolare la pubblicità, attraverso i ‘media’, si rivela “forza pervasiva e potente che influisce sulla mentalità e il comportamento” (Etica nella pubblicità, 1). Le nuove tecniche pubblicitarie condizionano fortemente la psiche umana, determinando di conseguenza una consistente limitazione della libertà individuale e sociale di pensiero e azione; questo pone interrogativi inquietanti sulla deontologia di questo mezzo, di sempre maggiore importanza e penetrazione. Rappresentando per molti un modello prioritario di guida ed ispirazione comportamentale, i ‘media’ sono agenti attivi nella costruzione di orizzonti culturali e valoriali in cui, ogni uomo e donna, si comprendono in relazione agli altri (Il Rapido Sviluppo, 3): è quindi questione eminentemente antropologica. I modelli, cui la pubblicità si ispira, obbediscono a visioni antropologiche non più cristianamente determinate. Si tratta di “quel processo di messa in mora di una prospettiva cristiana circa la vita e la dignità della persona umana” (Mons. Renato Boccardo, 19/02/2005). La Chiesa si è occupata più volte della questione dei ‘media’ e della loro responsabilità; e lo ha fatto in chiave fondamentalmente positiva, considerando questi strumenti dei “doni di Dio” che, in accordo con il Suo disegno provvidenziale, uniscono gli uomini e li aiutano a collaborare nel Suo piano di salvezza (Communio et Progressio, 8). Ecco allora l’evidenza di una tipologia di comunicazione, la pubblicità, che, nella sua capacità di influire sull’animo umano, sulla volontà e nelle scelte concrete di ognuno di noi, rappresenta uno strumento altamente rischioso se non fondato sulla verità, libertà, giustizia e solidarietà. In termini generali si può affermare che la pubblicità sia semplicemente un annuncio teso ad informare e persuadere, ma in modo molto semplice come molto complesso, necessitando di accurate ricerche e strategie in relazione al pubblico cui mira. Quando è rivolta ai bambini, ad esempio, solleva questioni tecniche e morali diverse da quelle che si porrebbero se diretta ad adulti; oppure la pubblicità che sminuisce o attacca il credo religioso, privando la persona della legittima libertà di espressione; o, ancora, quella che, con l’invito ad abortire, erode il rispetto della vita, ingannando con la persuasione ad assumere decisioni rapide e non ponderate. Per meglio definirla, la pubblicità è quella forma di comunicazione a pagamento espressa attraverso mezzi diffusivi di informazione, come televisione, radio, giornali, affissioni, posta, internet. Con l’obiettivo intenzionale e sistematico di influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui, in relazione al consumo di beni e all’utilizzo dei servizi, quella della pubblicità è diventata un’industria di sempre più imponente e sofisticata concezione e realizzazione. Definire con chiarezza terminologica e di contenuto la pubblicità diventa, quindi, necessario, perché sia riconoscibile nell’universo sempre più ambiguo e indistinto della comunicazione. info@giuseppinacapozzi.it

“Se proprio dobbiamo fare dei tagli, non dobbiamo sempre tagliare dalla stessa parte”. Con questa provocazione Francesco Giro, sottosegretario ai Beni Culturali, ha esortato a “difendere le nostre biblioteche, i nostri archivi”: proprio come fa la Chiesa italiana, che in questo campo “sta dimostrando di vederci più a lungo di altri”. “Il libro, il documento, è il pilastro del nostro patrimonio culturale”, ha ricordato Giro, precisando che quello dei beni culturali “non è un patrimonio statale, ma pubblico, all’interno del quale vi è una presenza significativa del patrimonio storico, artistico, architettonico e monumentale posseduto e comunque gestito dalla Chiesa cattolica, inscritto nel patrimonio amministrativo tutelato e valorizzato dallo Stato”. “Favorire il dialogo e il confronto” tra

RINGRAZIAMENTI

La Famiglia Ruppi profondamente commossa per la sentita partecipazione al suo dolore ringrazia Le autorità Ecclesiastiche ed il clero; le autorità Civili di Lecce e di Alberobello; le autorità Militari; il Preside, i Cavalieri e le Dame dell’OESSH della sezione Salento; la Fondazione Giovanni XXIII di Alberobello; la RSA “San Raffaele” di Alberobello e tutto il Consorzio San Raffaele; le comunità parrocchiali di Alberobello e Coreggia con la Congregazione dei Servi della Carità; gli Istituti di Credito: Monte dei Paschi di Siena e BCC di Alberobello e San Michele di Bari; le Associazioni: UPSA Confartigianato di Alberobello; “Arteca” e gruppo Scout di Alberobello; i comitati: Feste patronali di Alberobello e Festa Sant’Antonio; le famiglie Bellomo, Lippolis e Sbiroli e quanti hanno voluto esprimere la loro testimonianza con la loro presenza.

queste due parti è dunque “un atto non solo amministrativo, ma anche politico molto rilevante”, a partire dalla consapevolezza che “lo Stato, specialmente in una nazione come l’Italia, ha il dovere di stabilire un rapporto forte, consapevole, responsabile con lo straordinario mondo del patrimonio culturale ecclesiastico”, attraverso la capacità - con iniziative come questa - di “trovare un linguaggio informativo comune per gestire un enorme patrimonio”. L’“interoperabilità” tra i due sistemi: è questa, secondo Rosa Caffo, direttrice dell’Istituto centrale per il catalogo unico, la caratteristica principale dell’accordo tra Cei e Mibac, che consente il “coordinamento” nella catalogazione e digitalizzazione dei beni culturali. Alla banca dati del Servizio Bibliotecario Nazionale (Sbn) aderiscono Regioni, Università e Istituzioni culturali: sono presenti 16.928 indirizzi e le informazioni di 12.352 biblioteche, fa le quali 1.435 ecclesiastiche. Tra i progetti di collaborazione futura tra la Cei e il Mibac, la relatrice ha citato la possibilità di “replicare” per i musei quanto già fatto per le biblioteche.

Aggiornamento in tempo reale “Da oggi, qualunque utente del web, da qualsiasi parte del mondo, cliccando su www.chiesacattolica.it/anagrafe potrà conoscere in tempo reale e a chilometri di distanza gli orari di apertura e le condizioni di fruibilità di archivi, musei e biblioteche ecclesiastiche, avere informazioni sugli indirizzi mail e sui numeri telefonici, sulla presenza di inventari e la possibilità di accedervi, sulla presenza o meno di barriere architettoniche, sui servizi erogati, come le visite guidate o il prestito interbibliotecario”. Così mons. Stefano Russo, direttore dell’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici, ha presentato la pubblicazione sul web dell’anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici. Un’altra caratteristica importante del servizio è la “mappatura georeferenziata”, che permette, attraverso un motore di ricerca, l’individuazione sul territorio degli Istituti culturali su cui si desidera avere informazioni. Altro elemento di forza del progetto, la metodologia d’implementazione delle informazioni: “È il singolo Istituto culturale, che compila la propria scheda di anagrafe e che può in qualsiasi momento, se lo ritiene necessario, aggiornarla”, ha concluso mons. Russo.


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ESTATE RAGAZZI 2011

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DOVE

OVERY, SCELTE A COLORI Dopo circa 60 anni continua l’avventura estiva ai Salesiani di Lecce

Sempre e dovunque i giovani al centro “Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società”, così affermava San Giovanni Bosco, (18151888) che su questo aforisma ha improntato tutto il suo percorso formativo della gioventù. Le idee di Don Bosco in campo educativo hanno trovato l’espressione più significativa nell’Oratorio e nel corso dei decenni si sono diffuse nel mondo con generose iniziative, lasciando un segno indelebile nella formazione di intere generazioni. Tra le iniziative di maggior successo, quelle organizzate d’estate, un periodo di grandi possibilità, ma anche di pericolo, “la mietitura del diavolo”, diceva nel suo concreto linguaggio don Bosco, per la maggiore disponibilità di tempo libero e la minaccia dell’ozio e della noia. “Estate ragazzi” (ER) è ormai una tradizione consolidata a Lecce da circa sessant’anni, da quando cioè i Salesiani giunsero in città, che si inserisce in un intervento più complesso di educazione e di prevenzione sul territorio. L’iniziativa si rivolge ai minori,

non di una precisa fascia d’età o a soggetti particolari, ma semplicemente a ragazzi in quanto tali. Don Andrea Turrisi, direttore dell’Oratorio di Lecce, ricorda in proposito le parole di Don Bosco: “basta che siate giovani perché vi ami assai”. L’Oratorio, Infatti, è aperto a tutti i ragazzi per tutto l’anno, ma l’estate rappresenta un’occasione particolare data la possibilità di vivere con maggiore intensità insieme dalla mattina alla sera. ER dura cinque settimane, quest’anno dal 13 giugno al 16 luglio 2011, per cinque giorni alla settimana, dal martedì al sabato. Durante questo pe-

riodo i giovani svolgono diverse attività sportive ludiche, culturali: teatro canto tornei caccia al tesoro, musica, scacchi, e attività sportive all’aria aperta, come giochi di squadra, calcio, che è un classico dell’Oratorio salesiano, nuoto. Quest’anno si riproporranno il rugby, il surf, l’avviamento alle arti marziali e il tiro con l’arco. Lo scopo, come precisa don Andrea “non è certo quello di riempire il tempo dei ragazzi con altre cose da fare perché i ragazzi ce ne hanno già tante (forse anche troppe) ma piuttosto di creare condizioni favorevoli perché ognuno di loro possa sentirsi

libero di esprimere il meglio di sé”. Da queste premesse emerge che sono i ragazzi i protagonisti del progetto e questo non solo perché sono al centro delle attività per loro studiate, ma perché dirigenti, responsabili, educatori sono essi stessi ragazzi come gli utenti, solo un po’ più grandi per garantire un minimo di distanza educativa. Sono, infatti, sia ragazzi delle scuole superiori che dei primi anni di università, formati nell’attività dell’Oratorio, naturalmente appoggiati e supportati da adulti quali presenze significative, esperti, dopo lunghi anni di apprendistato, di esperienza comu-

nitaria e capaci di dialogo e accoglienza; non dunque adulti che giudicano, che impongono dall’alto le regole, ma persone che si pongono al fianco dei ragazzi, condividono e costruiscono con loro questa esperienza. Ogni anno viene definito un tema, drammatizzato e raccontato nel corso delle cinque settimane, e composto a più mani un inno sempre nuovo, legato al tema. Le adesioni ad ER diventano di anno in anno sempre più numerose, si estende e si fa variegata anche la provenienza che riguarda altre parrocchie, ma anche l’intera provincia. Questo successo non è il risultato di pubblicità organizzata dai promotori; sono gli stessi utenti, soddisfatti, che attirano, invogliano altri ragazzi; sono loro stessi che fanno pubblicità, ancora una volta protagonisti. Fruitori, promotori, più tardi, a loro volta, animatori: “Sempre i giovani al centro e dovunque”, come ripete don Andrea, avallando con ciò il pensiero di Don Bosco: “La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato”. Lucia Buttazzo

L’oratorio salesiano, scuola di vita

è la testimonianza immediata dello spirito lasciato in eredità da don Bosco. Anche Cristiana ricorda il suo ingresso in oratorio da piccola, accompagnata dai cugini e riconosce la valenza della formazione ricevuta. In merito all’esperienza estiva ne sottolinea l’importanza innanzitutto come continuazione del lavoro formativo invernale con in più la possibilità di condividere con i ragazzi l’intera giornata e non appuntamenti settimanali. La formazione degli animatori, chiarisce, comincia durante l’inverno e c’ è un gruppo consolidato formatosi nel tempo. Le persone però non fanno sempre le stesse cose: si lavora nell’ottica di imparare insieme; le regole, o meglio i valori di fondo, sono quelle dell’oratorio: il rispetto, l’onestà, fare le cose bene e lealmente. Le attività non vengono scelte per se stesse, ma per il loro valore formativo, per la possibilità di rivelare interessi, capacità talenti ignoti a se stessi, di mettersi in gioco, prendendo anche consapevolezza dei limiti. La competizione che si avalla non è legata solo al valore della vittoria in sé; vengono dati anche punteggi per il comportamento e molte attività vengono svolte “solo per il piacere di farle”. Cristiana segnala come nel corso degli anni sia aumentato il numero dei partecipanti: da circa 50 di dieci, quindici anni fa si è passati ai più di 450 di oggi. Spiega questo sostanzioso aumento, così come l’estendersi della provenienza dei giovani da altre parrocchie e dall’intera provincia, ad un positivo passaparola tra i giovani e le loro famiglie. Il campo estivo è diventato così per molti una irrinunciabile tradizione; per i genitori che lavorano rappresenta una valida alternativa a lasciare i figli in compagnia di televisore, computer, cellulari. Basterebbe questo a rappresentare un valore aggiunto a livello pedagogico e formativo di una iniziativa come ER. L.B.

TESTIMONIANZE Per descrivere l’atmosfera che aleggia nell’Oratorio di Don Bosco, dove i giovani sono impegnati a preparare il materiale che servirà per le attività estive, viene in mente la parola letizia. Termine forse un po’ desueto, ma che può, almeno in parte, rendere la sfumatura di una profonda gioia, soprattutto interiore, continuata, fatta di entusiasmo, di consapevolezza, ma anche di attesa: un palpitare di sentimenti che comunicano positività ed ottimismo giovanili. Ebbene, proprio quest’atmosfera si percepisce incontrando i ragazzi e gli animatori del progetto E.R. impegnati da una settimana a preparare le scenografie del tema scelto per l’Estate 2011 “Overy scelte a colori” la cui rappresentazione si dipanerà nell’arco delle cinque settimane. Lavorano alacremente tutti insieme, in letizia appunto; collaborano tra loro, ma al tempo stesso ciascuno dà il suo contributo personale scegliendo in base alle proprie capacità. È un continuo parlare, consigliare, sorridere e apertamente ridere in un’aria di festa. Marta,15 anni è alla sua seconda esperienza come animatrice, esperienza che giudica importante alla sua età per la sua formazione, grazie alla presenza “di molte persone che aiutano a fare le scelte giuste”. Insieme agli altri ragazzi parla del tema che sarà il filo conduttore dell’estate. Overy è la storia di sei ragazzi e del loro viaggio nella magica Irlanda: una avventura tra folletti, fate, gatti parlanti strane creature. Una storia in cui vi sono molti pennelli e colori. Ogni Scelta che i ragazzi dovranno fare nel loro percorso è una tappa che darà Colore alla vita, e aiuterà a scoprire e raggiungere il Grande Sogno finale. Federica, stessa età di Marta, mette in evidenza come ragazzi e animatori crescano insieme, arricchendosi a vicenda, anche attraverso l’incontro con persone di altri paesi, lingue e culture che si impara a rispettare. Carlotta, 18 anni racconta il percorso per diventare animatori: dopo la Cresima. I ragazzi vengono formati e

IL PROGRAMMA

Un viaggio fantastico verso l’Irlanda Inizio lunedì 13 giugno con la consegna solenne della maglietta che significa riconoscersi si come persone, ma anche come appartenenti ad una comunità più grande, non solo individui che consumano, ma che insieme realizzano cose belle. Fino al 16 luglio, dal martedì al sabato, si susseguono una serie di iniziative. Martedì, mercoledì e giovedì, dopo l’immancabile raduno in Basilica alle h.8.00, partenza per il mare: bagni e giochi fino alle 13.00 circa. Il pomeriggio accoglienza alle 17.00, quindi attività in oratorio, a cominciare dai giochi, laboratori, tornei, tutto quello che può aiutare un ragazzo ad esprimere il meglio di sé in tutte le dimensioni, compresi momenti di preghiera comunitaria. Interessanti il programma gite del Venerdì, passeggiate non solo di svago, ma con un valore di conoscenza delle Grotte di Castellana (17 giugno), e del territorio salentino nei suoi aspetti storici e naturali (24 giugno e 8 luglio). Immancabile l’appuntamento con lo Splash di Gallipoli (15 luglio), oltre alla ormai tradizionale “Festa d’estate” degli oratori salesiani di Puglia che organizzano progetti estivi (8 luglio). Ogni sa-

bato accoglienza alle 10.00, laboratori di squadra fino alle h. 12.00 nel pomeriggio accoglienza e preparazione della serata, che si terrà dopo la Messa delle 19.00, per concludersi circa alle 23.00. Il tema di quest’anno che i ragazzi metteranno in scena progressivamente nell’arco delle cinque settimane di Estate, è “Overy scelte a colori”; racconta le magiche avventure di sei ragazzi in viaggio in Irlanda. Al tema è dedicato l’orecchiabile inno, a sfondo rock con richiami a sonorità irlandesi, dal titolo “Overy, la rotta giusta” composto dai ragazzi

della band dei Salesiani, formata da Giulio, Domenico, Cristina e Giuseppe, che può disporre di una sala musica attrezzata, intitolata a don Giovanni Cagliero, salesiano musicista. L’inno, con il suo invito “scegli la rotta giusta” e il ritornello “Overy, inseguire un desiderio per cambiare questo mondo”, sarà la simbolica colonna sonora di ER 2011. L.B.

diventano animatori dei più piccoli. Afferma che è un’esperienza indescrivibile quella dell’Oratorio ed è un’importante responsabilità diventare punto di riferimento dei ragazzi “che si aprono, raccontano i loro problemi, chiedono consigli”. Federico e Raffaella, 31 anni e una lunga esperienza di volontariato, sottolineano il continuum tra generazio-

ni che è la formula vincente delle attività dell’oratorio, sostituendo, alla rigida gerarchia, un ciclo di relazioni costruttive di crescita, basate sul passaggio progressivo del testimone, al momento simbolico della Cresima, sacramento cruciale per un cristiano. Valentina, 23 anni è universitaria a Padova, ma appena scende si precipita all’oratorio che frequenta “da

quando è nata”. Anche lei sottolinea con consapevole maturità il “dare e ricevere” che caratterizza il rapporto animatori ragazzi: “tu doni la vita, loro donano la vita a te”. A fare il punto, Cristiana Calogiuri, cooperatrice salesiana, educatore e animatore, indicata come presenza insostituibile e significativa; la sua disponibile fresca, entusiasta risposta


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Gaetano Salvati

L’Amante, l’Amato, l’Amore

La liturgia della Parola di questa Domenica, in cui la Chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità, si presenta apparentemente povera per la brevità dei testi scelti. In realtà, questa povertà è l’atteggiamento necessario, per noi cristiani, per intuire che l’essenza di Dio è l’amore. San Giovanni afferma che tutte le opinioni riguardo Dio devono passare necessariamente attraverso il filtro della parola di Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito” (Gv 3,16). Dio è amore, vissuto al suo interno e riversato sull’umanità. L’iniziativa dell’amore spetta sempre al Padre: è Lui il principio, la sorgente e l’origine della vita divina. Il Padre è Colui che genera il Figlio eterno. Amando, Dio si distingue: è amante e amato, Padre e Figlio, è amore originario e originante. Dall’Amore che genera l’Amato procede ancora amore, è sorgente dello Spirito. Solo in una lettura trinitaria, in cui risalta la generosità dell’amore del Padre, nella sua distinzione e unità con il Figlio e con lo Spirito, l’annuncio del Padre si presenta all’uomo come “buona novella”. L’eterno Amato, Gesù Cristo, esiste per il Padre e per gli uomini: Egli si è consegnato alla morte per amore dei peccatori in obbedienza al Padre ed è risorto; si è mostrato vivente e ha effuso lo Spirito ricevuto dal Padre. Gesù ha vissuto per il Padre, è morto in obbedienza a Lui sulla croce per amore degli uomini; è risorto accogliendo il dono (lo Spirito) che ha effuso sugli ogni carne. Questa comunione con il Padre non ha impedito a Gesù di essere pienamente se stesso: la dipendenza dal Padre lo ha reso libero e liberante. A partire dal rapporto di Gesù con il Padre, rapporto unico ed esclusivo, la comunità delle origini ha riletto nella luce pasquale le opere del Maestro e lo ha confessato Signore, Cristo, Figlio di Dio, Figlio prediletto, unigenito. Gesù è confessato come la Parola, il Verbo; la vera immagine del Padre. Gesù è la potenza e la sapienza di Dio, Gesù è Dio. Il Figlio, dunque, è l’eternamente amato, generato, procedente: è la Parola del Padre. È l’eterno Amato distinto dall’eterno Amante: è l’altro nell’amore, Colui nel quale il Padre si comunica e si esprime. Questa storia intratrinitaria (dentro la Trinità) è la radice della rivelazione che il Padre fa di Sè agli uomini attraverso il Figlio. Il processo dell’amore, che è la generazione del Figlio, è caratterizzato da due aspetti: distinzione e unità. L’amore eterno è distinzione: l’Amante non è l’Amato. Il Padre è Padre nell’amore, non solitudine di infinito egoismo. Nella creazione, l’amore eterno ha voluto correre il rischio della libertà della creatura, capace di rifiutare questo amore. Dolore e amore si appartengono reciprocamente, sono strettamente legati: la sofferenza dell’amore non è solo passività, ma anche un attivo lasciarsi coinvolgere, perché è Amore, e proprio per questo, Dio può anche soffrire e rivelare così la sua divinità. Il segno del dolore divino per il non-amore della creatura gratuitamente amata è la Croce del Figlio di Dio, rivelazione del mistero della sofferenza di Dio. Accanto alla distinzione, vi è l’unità: l’eterno Amante e l’eterno Amato sono uno nell’unità dell’eterno Amore. È la storia dello Spirito. Lo Spirito agisce in tutta la vita di Gesù: nella sua concezione verginale in Maria, nel battesimo, nelle opere e in tutti i giorni della sua vita, fino alla risurrezione.

VIAGGIO NELLA STORIA/CENT’ANNI

Ricordando mons. Alfonso Verrienti a un secolo dall’ordinazione episcopale Da quando sono sacerdote, e fors’anche da qualche anno innanzi, spesso si parlava in ambiente ecclesiastico di casa nostra della personalità eminente ed anche influente di mons. Gennaro Trama, vescovo di Lecce dal 1902 al ’27. A tutti era nota la sua preparazione giuridica acquisita negli anni accademici sacri e poi da laureato nei delicati uffici di promotore di giustizia e di docente di diritto a piazza Donnaregina di Napoli, sede della Curia partenopea e dell’Università Ecclesiastica dell’Italia meridionale. Prestigio che gli veniva anche dagli anni di collaborazione, come esperto, alla prima codificazione canonica, chiamato dai giuristi Gasparri e Gènnari: entrambi colonne portanti di essa. Si ricordano i suoi interventi in “subieta materia” (a riguardo) e precisamente: per mons. Angelo Petrelli, arciprete di Arnesano, eletto a Venosa il 20 maggio 1913; per mons. Raffaele Delle Nocche (già suo segretario) eletto a Tricarico l’11 febbraio ’22; per mons. Oronzo Durante, arciprete di Melendugno, eletto a San Severo l’11 dicembre ’22, e per mons. Francesco Petronelli eletto ad Avellino il 18 gennaio ’29 e poi promosso a Trani il 15 maggio ’39. Quest’ultima certamente fu una elezione postuma, perché il venerato vescovo Trama im-

provvisamente e prematuramente se ne era tornato alla Casa del Padre il 9 novembre del ’27. Ma certamente fu sua la “presentazione”, in quanto in quel biennio non c’era stato alcun altro vescovo a sedere sulla cattedra di S. Oronzo. Così come di recente qui ricordato per mons. Lorenzo Cipolletta, ultimo Vicario Capitolare di Lecce. Il quinto vescovo proposto si è sempre considerato mons. Alfonso Verrienti, di cui qui parliamo come caso anomalo perché mai incardinato nella nostra diocesi; ma consacrato nella nostra Cattedrale l’11 settembre 1910. A questo punto dobbiamo ricordare qualche nota decisionale su tale consacrazione guardando in retrospettiva i suoi anni giovanili. Nato a Veglie cittadino dell’allora unica salentina provincia di Lecce, il 3 giugno 1871, ma incardinato nell’Arcidiocesi di Brindisi, come recita il suo decreto di promozione all’Ordine Episcopale (A.A.S. 2-1910 pag.514 Sacra Congregatio Concistoriale: Nominationes Episcoporum - 23 giugno 1910 R. D. Adulphus Verrienti, Arcidioec. Brundisinae, novissime Barensi in provincia utriusque archipresbiteralis unitae ecclesiae Altimurae et Acquae Vivae nulli dioecesi sub misse prelatum ordinarium renunciatum in Episcopalem titularis ecclesiae Calyndensis (Calinda).

Era fratello maggiore del dott. Pasquale Verrienti, medico conosciuto e stimato nella nostra città. Poi nominato presidente diocesano dell’A. C. di Lecce e cofondatore della cassa di risparmio Piccolo Credito Salentino (ora Monte dei Paschi di Siena). Aveva frequentato l’allora unico liceo classico cittadino, il Palmieri e a licenza liceale conseguita era entrato nel seminario (maggiore) per la propedeutica filosofica e la teologia. Fu consacrato sacerdote a Lecce il 18 maggio ’24 dall’allora venerato Vescovo mons. Luigi Zola. Si laureò quindi alla Gregoriana, nel ’99, in Sacra teologia e in diritto canonico. Fonte di queste notizie e delle altre che seguono è la Ihierarchia Catholica (Haubel), vol. IX, pag.105. Insegnò a Lecce teologia morale e diritto canonico ed a Gallipoli ove fu anche rettore. A Brindisi fu canonico onorario di quella metropolitana nonché docente delle citate materie. Finalmente due volte Vicario Generale. Ma la citata fonte aggiunge che prima dell’Episcopato fu eletto Vicario Capitolare di Altamura-Acquaviva. Evidentemente si sarà trattato di un espediente canonico, cui si ricorse prima che si rimuovesse qualche “intoppo” che ostacolava la nomina reale, trattandosi di prelatura palatina. (continua) Oronzo De Simone

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 19 giugno

Mercoledì 22 giugno

Ore 11 - Conferisce le Cresime a S. Pietro in L. Ore 19 - Conferisce le Cresime a Melendugno

Ore 10.30 - Celebra un matrimonio in Cattedrale

Lunedì 20 giugno

Giorno di ritiro personale Ore 19.30 - Incontra la Consulta dei laici

Mattina - Udienze Ore 19 Celebra la S. Messa a Lizzanello in onore di S. Luigi

Martedì 21 giugno Giornata presbiterale a Roca Ore 17.30 - Celebra la S. Messa in onore di S. Luigi nella omonima Chiesa di Lecce Ore 19.30 - Celebra la S. Messa nella Matrice di Novoli

Giovedì 23 giugno Venerdì 24 giugno Ore 19 - Celebra la S. Messa in onore di S. Giovanni B. nella Parrocchia di Lecce

Sabato 25 giugno Mattina - Udienze Ore 17.30 - Amministra il Battesimo in Cattedrale Ore 19 - Conferisce le Cresime nella parrocchia di S. Lazzaro

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Modi originali per testimoniare “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”! Non una pia esortazione - mi sembra quella di Gesù in questo periodo post-pasquale che abbiamo vissuto nell’Ascensione del Signore, con la Pentecoste ed oggi con uno sguardo alla Santissima Trinità… Piuttosto un imperativo a cui dover corrispondere se ci si vuol dire realmente cristiani. Ma mi chiedo: esiste un modo unico per fare discepoli tutti i popoli, o piuttosto lo Spirito comunica vie diverse che possano far incontrare sensibilità diverse perché il Maestro educhi cuori diversi? Penso che la seconda opzione sia la più plausibile. Quindi, io come frate minore francescano, sono chiamato oggi a ritornare alle radici del mio essere ed a mia volta, proporvi un modo “originale” per dire Dio ai fratelli. Chissà che qualcuno non stia aspettando proprio quello! Penso a Francesco d’Assisi: nei primi momenti della sua vita evangelica, dubita se ritirarsi nella solitudine, a tu per tu con Dio, o rimanere in mezzo agli uomini per aiutarli a riscoprire e a riattualizzare il Vangelo. Alla fine opta per una scelta che lo lascia nel mondo, tra la gente. Non sarà un

cenobita o un monaco - già esistevano e Francesco è sempre stato un tipo originale - ma un apostolo itinerante. Pur avendo prolungati momenti di preghiera, Francesco ed i suoi frati passano il loro tempo insieme a quanti si guadagnano il pane con il sudore della fronte, dando a tutti una testimonianza di lealtà, di essenzialità e nello stesso tempo di avversione ad ogni forma di parassitismo. La fuga dal mondo e la presenza attiva ed effettiva nel mondo è la chiave del carisma di Francesco. Anche quando predica, non sale su di un pulpito, bensì rimane in basso e parla dal piano degli ascoltatori… che lezione per tanti di noi oggi! Riesce ugualmente a farsi sentire da tutti, non perché sa dire le cose meglio degli altri, o ha una voce più forte della loro, ma perché il tenore di vita che conduce rende credibili le sue affermazioni, anche se provengono da un uomo illetterato. La coerenza di vita in una scelta insegna più che tante parole! Il Vangelo di Francesco è lo stesso che annunziano i predicatori ufficiali, quelli dotti, solo che egli lo incarna prima nella sua vita e poi lo propone con le sue povere parole. La testimonianza e l’inse-

gnamento di Francesco, in fondo, non è nulla di accademico, anzi, è molto molto semplice: cerca di ricordare a tutti l’amore di Dio, suggerendo, in concreto, di non offendere il prossimo, di non chiudere gli occhi davanti agli infelici, di non ritenere nessuno nemico e di usare comprensione e perdono a ognuno che ne ha bisogno. Facile, no?! Il male che più affligge la sua società di ieri mi pare essere lo stesso “tumore” di oggi: non è tanto la dimenticanza di Dio ma dell’uomo. Le chiese sono molte e anche frequentate, le liturgie anch’esse solenni, ma alle porte dei nostri conventi o delle nostre parrocchie od appena più lontano si vedono troppi mendicanti e tra i cittadini si registrano troppe rivalità e inimicizie, ingiustizie e odi. La predicazione di Francesco è umanitaria, più che teologica. Una testimonianza, una proposta che attende sempre qualcuno che voglia farla propria. E come vorrei fosse anche veramente e totalmente la mia! Vita Trinitaria: un piede in terra ed un piede già in Paradiso… bravo Francesco!

A Trepuzzi la chiesetta di S. Antonio Abate al 19° posto tra “i luoghi del cuore” del Fai Sant’Antonio Abate non è solo il patrono di Novoli o sinonimo di fòcara. Al santo della Tebaide è dedicata, infatti, una graziosa e artistica chiesetta a Trepuzzi. La cappella che, proprio alcuni giorni fa ha ottenuto un importante riconoscimento classificandosi al 19° posto nel V Censimento nazionale “Vota i luoghi del cuore”, come bene da tutelare su progetto del Fondo ambiente italiano (Fai). Con ben 6.507 voti la chiesa di Sant’Antonio Abate di Trepuzzi si è ben piazzata sulle 14.555 segnalazioni giunte al Fai da tutt’Italia. Inoltre è risultata quinta in Puglia su ben 1.128 indicazioni regionali, e soprattutto è prima nella provincia di Lecce. Soddisfazione è stata subito espressa nel Palazzo di città di Trepuzzi e dalla dipendente regionale Anna Maria Cazzolla, ora collaboratrice dell’Ufficio cultura comunale. Per l’ottimo risultato ottenuto, derivante dalla incessante raccolta delle firme, non trascurabile è stato il contributo di Antonio Pezzuto, cavaliere del Santo Sepolcro e affidatario della chiesetta - il quale, insieme con molti altri concittadini, raccolse le adesioni letteralmente recandosi “porta a porta” - e dei responsabili della locale sede del Banco di Napoli. La cappella, al termine dei restauri, eseguiti da Tina Cosi e da Dania Cianci, è stata riaperta al pubblico il 15 gennaio 2005. Da oltre un secolo, la famiglia Metrangolo (non a caso originaria

della vicina Novoli), si occupa della manutenzione e della devozione al santo taumaturgo. A due passi dalla Chiesa Madre, la chiesetta, eretta per devozione da Francesco Longo, viene menzionata per la prima volta nella Visita pastorale del vescovo mons. Luigi Pappacoda, nel 1640. Apparteneva all’Ordine Costantiniano, così come si evince dallo stemma ancora presente sulla porta d’accesso. D’interesse artistico l’affresco dell’altare raffigurante il santo su una nuvola con i simboli iconografici che lo contraddistinguono. Un gioiello da tutelare, bello così com’era all’origine. Dino Levante


L’Ora del Salento

Lecce, 18 giugno 2011

catholica UFFICIO DI PASTORALE FAMILIARE

CHIESA DI LECCE

Le famiglie in pellegrinaggio

Le attività di giugno Domenica 19 Solennità della Santissima Trinità (XII per annum) Pellegrinaggio mariano dei Diaconi permanenti Martedì 21 Giornata del Clero - Oasi di Roca, h. 9.30 / 14.00 Corso Liturgico per fotografi - Nuovo Seminario, Aula Mincuzzi, h. 19.30

Mercoledì 22 Corso Liturgico per fotografi - Nuovo Seminario, Aula Mincuzzi, h. 19.30 Domenica 26 Processione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo (part. da Fulgenzio, h. 19.00) 29 giugno al 3 luglio “Incontr@Samuel” Campo estivo inizio: sabato, h. 16.30 - fine: domenica h. 12.00

Sabato 4 giugno si è svolto il pellegrinaggio diocesano delle famiglie, fortemente voluto dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare. All’iniziativa hanno aderito le quattro vicarie della diocesi e con sei pullman siamo arrivati nel primo pomeriggio sulla tomba di don Tonino Bello, vero testimone dell’amore di Dio per l’uomo. Vescovo degli ultimi, dei più poveri, si è battuto contro le ingiustizie, si è anche esposto nelle manifestazioni pubbliche, partecipando ai cortei non violenti e pacifisti in occasione dei conflitti internazionali. Il Beato Giovanni Paolo II nella sua prima e memorabile omelia ci invitò ad aprire, anzi a spa-

LA VEGLIA DI PENTECOSTE LA COMUNITÀ RIUNITA IN PREGHIERA Clero e laici riuniti in Piazza Duomo intorno al Pastore per invocare il Paraclito

Nel segno della gioia, dono dello Spirito Paternità e fraternità del Vescovo con clero, religiosi e laici, sperimentate nell’unità e nella comunione in forza della presenza dello Spirito, impreziosiscono il giubilo della Pentecoste vissuta dalla Chiesa di Lecce nella veglia diocesana. Un evento d’intensa esperienza liturgica e carità pastorale che lega tutti i presenti nell’invocazione all’Amore divino e nell’ascolto di ciò che la Parola propone, per vivere l’ora presente nel servizio alla missione di annunciare il Vangelo all’intera società salentina. Un invito alla fiducia vissuto nella piazza attorniata dalla Chiesa Madre della Diocesi con il suo maestoso campanile, dalla Casa del Pastore, dalla Curia destinata ad essere luogo d’incontro degli operatori ecclesiali e laboratorio di progettazione ed elaborazione in sinergia con le diverse strutture diocesane. In un suggestivo “spazio santo” che nel dipanarsi dei secoli continua a registrare lo stupore per la mirabile azione della Trinità e la riconoscenza del popolo di Dio per l’effusione dell’Amore che riscalda la vita infondendo in modo nuovo forza e slancio. L’arcivescovo mons. D’Ambrosio, consapevole che con la grazia della Pentecoste il discepolo di Cristo si avvale degli straordinari doni del Paraclito, delinea alcuni elementi fondamentali della teologia della storia che deve animare l’impegno coscienzioso del battezzato impegnato con l’intera comunità cristiana nel progresso del territorio. Si tratta di offrire un contributo fedele al Vangelo ed all’etica cristiana e nello stesso tempo rapportato alle diverse esigenze civiche, tanto bisognose di un’azione improntata ai grandi valori umani e cristiani, come lo stesso presule ha scritto lo scorso marzo nel Messaggio dell’ora presente: “I cristiani, nello stile di sobrietà e nella convinta scelta del dialogo, senza ostentazione, dovranno impegnarsi ad irradiare il dono della fede calandolo nella concreta testimonianza di una presenza che si fa servizio generoso, attento, gratuito, donato”. La suggestiva celebrazione, con la presenza di numerosi cresimandi adulti, rilancia, pertanto, con umiltà ma anche con decisione, il protagonismo della comunità e di ogni singolo credente nella società, senza tacere ostacoli, riluttanze, errori nella risposta personale richiesta generosamente dall’Amore divino. Come richiedono i sacramenti del battesimo e della confermazione, i doni elargiti ad ogni discepolo rendono tutti impegnati a edificare “la nuova Gerusalemme” nella quotidianità della famiglia, del lavoro, delle molteplici relazioni: si tratta di accogliere anche oggi l’evento prodigioso delle “ossa aride” richiamate alla vita, secondo il noto testo del profeta Ezechiele. La buona notizia dell’annuncio cristiano genera nuova speranza fondata sull’immolazione del Figlio di Dio, sulla conseguente certezza che il Bene vince il Male e sulla rivelazione della pienezza di vita partecipata dallo Spirito a chiunque apre il cuore al Mistero. In un contesto socio culturale caratterizzato da tante situazioni di crisi, l’altare innal-

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zato sull’antico e solenne sagrato della Chiesa Cattedrale rende così nuovamente presente il Cenacolo, dal quale partire per l’impegnativa missione di realizzare nel terzo millennio un umanesimo permeato del messaggio evangelico. Adolfo Putignano

SEGNALI DI LAICALITÀ/28

lancare le porte a Cristo e don Tonino ubbidì in pieno al suo Pastore. Spalancò le porte dell’Episcopio e riempì la sua casa di profughi albanesi, di diseredati, di persone sole e abbandonate, di ubriachi, di senzatetto. La sua vita è stata un continuo invito ad aprirci all’amore di Dio, e anche se provato nel fisico dalla malattia e dalla sofferenza, sul suo viso splendeva la luce della fede. Mai come ora la famiglia ha bisogno di testimonianze credibili, di aiuto, in questo tempo dove ciò che ci circonda spesso mina il nucleo familiare; nella nostra società, definita dai sociologi “società liquida”, senza forma, senza identità precisa, don Tonino con la sua breve e intensa vita è per noi famiglie cristiane un esempio di apertura alla fede e all’amore. Attorno alla sua dimora terrena con le famiglie della diocesi di Lecce abbiamo ascoltati stralci di alcuni suoi scritti, ci siamo commossi e abbiamo pregato sicuri della sua vicinanza a Dio. Il pellegrinaggio è continuato e ci siamo ritrovati sul sagrato del santuario di Santa Maria di Leuca. Lo scenario naturale si è presentato ai nostri occhi come un incanto, sembrava quasi che la Madre di Dio volesse accoglierci tra le sua braccia mostrandoci il meglio della sua Casa. Alla santa Messa abbiamo partecipato tutti, grandi e piccoli, con compostezza e fervore. Dopo la celebrazione eucaristica abbiamo recitato il rosario in processione tutti muniti di candele accese che hanno illuminato il sagrato rendendo la nostra preghiera ancora più suggestiva e accorata. In tarda serata i gruppi si sono divisi convinti e felici di aver vissuto un’esperienza di comunione, di interparrocchialità e di diocesanità, di fratellanza vera, da portare nelle nostre parrocchie e nelle nostre famiglie. Gabriella Pati e Massimo Madaro

di Tonio Rollo

Acqua... acqua... fuochino... fuoco! Madre Antonia Verna Beata il 2 ottobre È un momento di letizia per le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea: anche la comunità di Lecce, infatti, si prepara degnamente al processo di beatificazione che vedrà la fondatrice dell’ordine, Madre Antonia Maria Verna, iscritta nel libro dei beati dal prossimo 2 ottobre. All’interno del cammino di preparazione a questo importante evento si è inserita la Santa Messa che lunedì 13 è stata celebrata presso la chiesa dei Teatini a Lecce da don Antonio Bruno. “Madre Antonia e il santo di Padova oggi risplendono come astri nel cielo, come la stella polare che brilla per indicarci la via da seguire su un sentiero che non sempre è comodo e diritto” ha spiegato il parroco, affermando che le nostre fughe o diserzioni spirituali non devono essere giustificate dalla presenza costante di avversità e tribolazioni. “Madre Antonia non si è tirata indietro ha proseguito durante l’omelia il parroco della Cattedrale - non si è lasciata tentare dalla via più breve e facile né dagli agi che la vita mondana, fosse anche quella familiare, potevano eventualmente garantirle e con “spirito di santità, con amore sincero, nella gloria e nel disonore, come afflitti ma sempre lieti, come poveri ma capaci di arricchire molti, come gente che non ha nulla e invece possiede tutto” ha accolto la grazia di Dio portando a compimento l’opera che lo Spirito Santo le aveva affidato”. Papa Benedetto XVI, nel 2009, ha firmato il decreto sulle virtù della Serva di Dio. Risale al 1947 il miracolo che viene attribuito all’intercessione di Madre Antonia. Suor Maria Gaetana Corbella, una suora costantinopolitana residente a Zurigo, si ammalò di broncopolmonite con ascesso polmonare, che il suo medico considerò fatale dal momento che anche le cure non sortivano alcun effetto sulla salute della donna, e per questo sollecitò a somministrare l’unzione degli infermi. Le sue consorelle, il giorno di Natale, insieme ai bambini dell’istituto e agli ospiti del pensionato, invocarono con la preghiera l’aiuto di Madre Antonia. Dopo due giorni suor Gaetana si svegliò senza alcuna traccia della malattia, affermando di essere stata miracolata. La Consulta Medica nel 2010, con unanime sentenza, ha riconosciuto la guarigione istantanea, completa e duratura, non spiegabile scientificamente quoad modum, e il 14 gennaio 2011 il Pontefice ha autorizzato la pubblicazione del decreto che riconosce l’autenticità del Miracolo, tappa che precede appunto la beatificazione del 2 ottobre 2011. G.P.L.

Anche il referendum è entrato nelle pagine della storia e chissà se servirà a qualcosa, visti i precedenti. Ma una strana sensazione mi lascia inquieto. Man mano che i risultati della “consultazione popolare” si stanno materializzando un po’ ovunque, alla mente mi ritorna un fatterello di tanti anni fa. Mi trovavo, come spesso accadeva, in un angolo della piazza del mio paese quando si materializzò davanti a noi un tir gigantesco da cui emerse un omone grande e grosso di un paese lontano e, dopo essersi avvicinato a noi, ci chiese una via che secondo i suoi appunti si doveva trovare vicino la piazza, alle spalle del monumento ai caduti. Dietro di lui dal finestrino aveva fatto capolino un omino smilzo, scuro e corrucciato in volto, come in attesa di una assoluzione o di una condanna. Da buoni italiani pronti ad indicare dieci strade diverse per arrivare a dieci metri di distanza, con i miei amici ci siamo guardati dubbiiosi in volto (io un po’ meno visto che comunque non avrei saputo riconoscere ne persone, né vie attaccate alla mia casa). Nessuno aveva riconosciuto la strada e la persona che il camionista cercava. Allora scattò il piano B. Quali altre informazioni si poteva tirar fuori riguardo alla toponomastica pre e post unitaria, i parenti fino alla settima generazione, attività reali o… di copertura potevano collegare al nome. Nulla! Alla fine un’idea, o un sospetto! “Mi fa vedere l’appunto?” chiese uno allo stranier-disperso. Prontamente fece vedere il foglio. Tutto sembrava coincidere con le richieste, ma… “Qui, sta scritto ‘Ve’ e non ‘Le’… qui, siamo a Cavallino di Lecce e non di Venezia!” A quel punto un grido uscì dal Tir “Te lo avevo detto io!”. Il referendum è l’ennesima occasione per far capire al nostro autista che non basta avere la patente per essere anche a conoscenza che la strada che si sta percorrendo sia quella giusta. Ma guai a parlare all’autista! Ma altre considerazioni è possibile fare. L’affluenza al voto, se associato a quanto visto nell’ultimo periodo, fa vedere chiaramente che la gente vuol partecipare (vedi anche le varie primarie fatte e programmate) alla vita legislativa che la riguarda direttamente. Sta venendo meno l’idea della delega cieca e rassegnata. Di conseguenza il distacco tra il Palazzo, che si sente depositario della delega, e quello che pensa la gente sta aumentando sempre più. E di questo i partiti, e non solo loro - visto che lo stesso rischio lo stanno correndo i sindacati – non se ne stanno rendendo conto dal momento che sono sempre più mamma-dipendenti (quella che dà da mangiare, nda), da una parte, o pluri-gallisti (troppi galli senza che alcuno dia il buon giorno, nda), dall’altra. Questi sono impegnati a parlare a se stessi e a meravigliarsi che gli altri perdano, nonostante loro; quelli pensano che le doti taumaturgiche, appena offuscate dalla congiuntura socio-economica, del Re Mida torneranno più belle e più forti che pria e tutto diventerà al suo tocco oro.

La risposta data dai votanti (e sono stati tanti) è una risposta che va letta in chiave politica non solo perché è una parola che viene dalla maggioranza degli italiani (quasi il 60% su quasi l’80% che vota - quando va bene!), ma anche perché rimarca la differenza tra un paese reale e un parlamento che legifera su comando, senza ascoltare l’umore popolare. Le questioni erano più legislative che morali; più pratiche che ideologiche. Per di più uno dei quesiti riguardava lo scudo giudiziario che premier e ministri di erano posti innanzi. È pur vero che al momento non ci sia troppa alternativa. Troppo estremismo e qualunquismo, associato ad una perenne crisi adolescenziale all’insegna del “vorrei, non vorrei, ma se vuoi…” portare “scoglio ad arginare perfino il mare”. E qui in Puglia, e nel Salento in particolare, la mancanza di una alternativa si fa sentire ancora di più tanto da non far sperare nella candidatura di Gastone, cugino fortunato di Paperino, alle prossime primarie del centrosinistra nella speranza che faccia qualcosa di sinistra. A destra… ma quale destra? Siamo all’assurdo di considerare tutto diviso tra berlusconiani e comunisti, compresi quelli che erano conservatori prima che il premier fosse. Che confusione tra tutti questi aculei che sono nati nella seconda repubblica. Infatti il mondo parlamentare più che un arco fa pensare ad un riccio con un centro nero ed indistinto e tante spine che si innalzano verso nelle direzioni più disparate. Il Centro sembra più rispondere a qualche imprenditore romano che non all’esser voce di un mondo cattolico che non si pende né da una parte né dall’altra. Sul referendum, in modo particolare, sembra abbia preferito l’acqua in bocca più che difendere sorella acqua ed energia pulita. Mammona avrebbe fatto una partaccia. Ma del resto anche alle regionali aveva parteggiato avendo di mira le sorti dell’Acquedotto Pugliese. I cattolici e l’associazionismo organizzato e spontaneo hanno avuto un peso considerevole anche in questo caso, come del resto lo erano stati i partiti-non-partiti alle recenti amministrative. La gente che non si riconosce più dei “partiti” (nel senso che se ne sono andati lontani dalla realtà) si è organizzata ed è scesa in piazza, nelle strade, ha usato i blog e i social-network per chiamare tutti alla presenza. L’invito all’andare al mare si è trasformato in un invito a cambiare; basta “stessa spiaggia e stesso mare”. A questo punto cosa fare? Per quanto ci riguarda continueremo a guardare le indicazioni stradali che la vita e la storia ci mette davanti, per chi ci governa… sarebbe opportuno che non facesse finta di nulla, che fosse più liberale e democratico lasciando alla gente cosa sia giusto vedere o oscurare in tv, che riconsegnasse alla storica dignità i telegiornali, che si impegnasse a riavvicinare il Palazzo alla gente, cambiando la legge elettorale e poi… ognuno per la sua strada!


L’Ora del Salento

Lecce, 18 giugno 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

La pensione ai superstiti

La pensione che spetta ai superstiti è una prestazione economica erogata, a domanda, in favore dei familiari del pensionato deceduto (e in questo caso assume la denominazione di pensione di reversibilità. Ma la persona deceduta può essere anche un assicurato non ancora pensionato, un lavoratore: in quest’ultimo caso si parla di pensione indiretta. Il lavoratore deceduto, non pensionato, deve però aver maturato almeno 780 contributi settimanali (requisiti previsti per la pensione di vecchiaia prima dell’entrata in vigore della riforma del 1992) oppure almeno 260 contributi settimanali, di cui almeno tre anni nel quinquennio antecedente la data di decesso (requisiti previsti per l’assegno ordinario di invalidità). Hanno diritto alla pensione il coniuge superstite, anche se separato (se il coniuge superstite è separato con addebito, la pensione ai superstiti spetta a condizione che gli sia stato riconosciuto dal Tribunale il diritto agli alimenti), il coniuge divorziato se titolare di assegno divorzile, i figli (legittimi o legittimati, adottivi o affiliati, naturali, riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio dell’altro coniuge) che alla data della morte del genitore siano minorenni, inabili, studenti o universitari e a carico alla data di morte del medesimo. In alcuni casi, molto particolari, la pensione spetta anche ai nipoti minori, ai genitori, ai fratelli celibi inabili e sorelle nubili inabili. La domanda per la pensione ai su-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

perstiti può essere presentata anche online, direttamente o tramite uno degli enti di Patronato riconosciuti dalla legge che assistono gratuitamente i lavoratori. La pensione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del lavoratore oppure del pensionato, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda. L’importo spettante ai superstiti è calcolato sulla base della pensione dovuta al lavoratore deceduto ovvero della pensione in pagamento al pensionato deceduto applicando apposite percentuali previste dalla legge 335/ 95. Queste sono il 60% nel caso di solo coniuge; 70%, solo un figlio; 80%, coniuge e un figlio ovvero due figli senza coniuge; 100% coniuge e due o più figli ovvero tre o più figli; 15% per ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti. Alcuni ulteriori benefici previsti nel caso di decesso di un assicurato sono l’indennità per morte e l’indennità una-tantum. Il superstite del lavoratore assicurato al 31.12.1995 e deceduto senza aver perfezionato i requisiti amministrativi richiesti, può richiedere l’indennità per morte o quella una-tantum se risultano rispettati alcuni particolari requisiti di contribuzione: La domanda per ottenere l’indennità di morte deve però essere presentata, a pena di decadenza, entro un anno dalla data del decesso del lavoratore assicurato. Oltre tale termine non può più essere richiesta e - se richiesta - non verrebbe concessa.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Informare preventivamente l’esito dei figli

Gentili genitori, pur pensando al disagio che la notizia vi procurerà, debbo comunicarvi che il dovere di applicare con equanimità i regolamenti scolastici, non ha consentito al Consiglio di classe di promuovere vostro figlio alla classe successiva. Con queste proposizioni, il Dirigente scolastico aveva comunicato al padre di Ascanio la bocciatura del figlio. Lo aveva fatto ricordando le parole con le quali, dieci anni or sono, cioè il 21 maggio del 2001, Tullio de Mauro, quale Ministro della P.I., aveva raccomandato ai presidi di evitare il disagio che, per decenni, genitori e studenti hanno potuto avvertire, apprendendo le bocciature, come pure i rinvii a settembre, dei figli, direttamente dai tabelloni dei voti. Le istituzioni scolastiche definiscano nella loro autonomia modalità preventive di comunicazione alle famiglie dell’esito negativo degli scrutini e degli esami, esclusi quelli conclusivi dei corsi di studio” - aveva scritto il Ministro nell’ordinanza n. 90. Nel disappunto provato nell’atto di leggere l’incipit della e mail ricevuta dall’Istituto, il padre di Ascanio ebbe modo di apprezzare la cura con la quale il Preside aveva adempiuto al suo obbligo di informare preventivamente la famiglia. Alle riportate prime proposizioni, infatti, seguiva l’esposizione delle disposizioni che avevano guidato il consiglio di classe nelle operazioni di scrutinio. “Sono ammessi alla classe successiva gli alunni che, in sede di scrutinio finale, conseguono una valutazione non inferiore a 6 decimi in ciascuna disciplina”. Ed, ancora: per gli studenti i quali, in sede di scrutinio finale, presentino in una o più discipline, valutazioni insufficienti, il Consiglio di classe proceda ad una valutazione delle possibilità dell’alunno di raggiungere gli obiettivi formativi e di contenuto, propri delle discipline interessate, entro il termine dell’anno scolastico, mediante lo studio personale, svolto autonomamente, o attraverso la frequenza di corsi di recupero. Purtroppo - dichiarava il Dirigente - il Consiglio di classe ha dovuto constatare che, nonostante gli sforzi che Ascanio ha sostenuto nello studio domestico ed in aula, i voti che egli ha riportato nelle interrogazioni e nei compiti in classe dell’ultimo quadrimestre non raggiungono la sufficienza che in tre materie soltanto. Il grado delle insufficienze riportate - si leggeva ancora nella e-mail della scuola - è di tale gravità da aver fatto escludere ai membri del Consiglio di classe ogni ragionevole possibilità che il giovane recuperasse le insufficienze entro il 31 agosto del 2011, rinviandone il giudizio alla fine di agosto. Dettero motivo di riflessione al papà di Ascanio le ultime proposizione della lettera: “Ogni deliberazione che sanzioni l’insuccesso scolastico d’un adolescente non resta mai confinata nella fredda sfera della razionalità degli insegnanti. I diversi profili, personali e familiari, delle situazioni scolastiche dei singoli studenti scrutinati coinvolgono sempre, anche in forme che non possono essere espresse nel verbale della seduta consiliare, il mondo delle emozioni di coloro che sono chiamati a tale atto decisionale.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Smettere di fumare senza ingrassare La paura di ingrassare per aver detto addio alle sigarette è forse il primo ostacolo che impedisce ai fumatori di divorziare dalle ‘bionde’. Ora però, grazie a uno studio americano condotto sui topi e pubblicato su ‘Science’, i tabagisti pentiti possono sperare di veder realizzato il loro sogno: smettere senza prendere chili. Gli scienziati hanno infatti individuato nel cervello l’interruttore attraverso il quale la nicotina spegne l’appetito. È un recettore localizzato nell’ipotalamo, sul quale l’alcaloide del tabacco agisce per ridurre la sensazione di fame. In una ricerca coordinata da Marian Picciotto della Yale University School of Medicine, i ricercatori del Baylor College of Medicine (Bcm) hanno capito per la prima volta il meccanismo che innesca l’effetto anoressizzante del fumo. Per cercarlo si sono concentrati sull’ipotalamo, “un’area del cervello che integra i segnali provenienti dall’intestino e dal tessuto adiposo”, spiega Mariella De Biasi, professore associato di neuroscienze e assistant director del Center of Addiction, Learning and Memory del Bcm. In questo modo, “l’ipotalamo comunica al nostro cervello che abbiamo bisogno di cibo oppure che abbiamo introdotto calorie a sufficienza”. Nel nuovo studio, Picciotto e colleghi hanno quindi individuato nell’ipotalamo dei topi un parti-

colare sottotipo di recettore della nicotina (alfa3beta4) in grado di influenzare la quantità di cibo consumata dai roditori. Quando la nicotina si lega a questo recettore vengono attivati i neuroni Pomc, una sorta di ‘sentinelle della fame’, avviando così il processo di soppressione dell’appetito. “L’identificazione di questo recettore - sottolinea De Biasi - è importante per la comprensione dei meccanismi associati alla dipendenza, al peso e al fumo. Per ora si tratta di risultati sui topi, che però - precisa la scienziata possono aprire la porta alla scoperta di nuove terapie per aiutare le persone a smettere di fumare senza ingrassare. Per molti fumatori il timore di ‘lievitare’ è un deterrente alla disassuefazione”, conferma la ricercatrice. Ma adesso “i nostri dati suggeriscono che farmaci in grado di stimolare il recettore nicotinico alfa3 beta4 possono limitare il guadagno di peso successivo allo stop al fumo”. De Biasi tiene a puntualizzare che scegliere di fumare, o non smettere di farlo, proprio perché la nicotina ‘taglia’ la fame è estremamente pericoloso. Il fumo causa infatti malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro, problemi riproduttivi e la comparsa precoce di rughe, solo per citare alcuni dei danni da sigaretta. E non c’è beneficio legato alla perdita di peso, ammonisce la scienziata, che possa compensare tutti questi effetti negativi.

I cittadini rispondono con spirito di partecipazione “Un risultato straordinario, che ci riempie di fiducia e di soddisfazione. Il segno che quando i referendum riguardano questioni concrete e cruciali, i cittadini rispondono all’appello con grande spirito di partecipazione democratica”. Così il Presidente Nazionale delle Acli, Andrea Olivero, commenta i risultati per i quattro referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. “Una vittoria della società civile. Di quei milioni di cittadini che fin dall’inizio si sono mobilitati nella raccolta delle firme e fino all’ultimo si sono spesi, tra non pochi ostacoli e difficoltà, per informare, coinvolgere e portare al voto la maggioranza della popolazione. Il governo deve prendere atto di quanto emerso da queste consultazioni. È fondamentale elaborare una diversa strategia energetica, un piano a lungo termine che passi attraverso un investimento sulle energie rinnovabili. Per quanto riguarda i servizi idrici, bisogna puntare su modelli di gestione partecipata efficienti e trasparenti, coinvolgendo e sviluppando in questo settore l’impresa sociale: società civile, fondazioni, istituzioni. Queste dichiarazioni rappresentano il sentimento e la volontà dei cittadini italiani. Ma che cosa cambia con la vittoria dei si ai quattro quesiti referendari? Con il voto gli italiani hanno bocciato il ritorno dell’Italia all’energia nucleare, il trasferimento anche ai privati della gestione della rete idrica e la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, e infine la richiesta da parte del Presidente del Consiglio e dei Ministri del rinvio di udienze in tribunale in processi in cui figurano imputati, opponendo propri impegni istituzionali, quali il legittimo impedimento allo svolgimento delle udienze. Quanto al nucleare, gli elettori hanno bloccato il progetto del governo di avviare la costruzione di nuove centrali atomiche nei prossimi anni. La consultazione si è celebrata su un quesito diverso da quello originario, reso inattuale dall’abrogazione delle norme sul rientro nella produzione di energia dall’atomo intervenuta con il decreto Omnibus. Uno dei due quesiti sull’acqua riguardava le modalità di affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, l’altro la determinazione delle tariffe del servizio idrico. La norma del governo Berlusconi (Legge 133/2008, il cosiddetto “decreto Ronchi”) puntava alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua e prevedeva che la gestione dovesse essere conferita attraverso gare, mentre le gestioni in house improrogabilmente dovessero cessare. Il governo voleva così mettere definitivamente sul mercato le gestioni di 64 Ambiti territoriali ottimali su 92 che non hanno ancora proceduto ad affidamento o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime, infatti, cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011 o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. Ci auguriamo che l’acqua sia sempre a disposizione di tutti, finiscano le sperequazioni e che i Governanti badino al bene comune e alla salute di tutti.

La giustizia tributaria e i cittadini Nel giudizio di appello innanzi alla Commissione regionale sono previste modalità simili a quelle previste (e già esaminate) per il giudizio di primo grado: proposizione mediante notifica (o consegna o spedizione) dell’atto di appello a tutte le parti che hanno partecipato al giudizio; costituzione in giudizio dell’appellante mediante deposito dell’atto di appello nella segreteria della Commissione regionale entro 30 giorni decorrenti dalla data di notificazione (se l’appello non è stato notificato alle altre parti a mezzo di ufficiale giudiziario, ma mediante consegna o spedizione, l’appellante deve, a pena di inammissibilità, depositare copia dell’appello presso la segreteria della Commissione tributaria che ha pronunciato la sentenza impugnata); costituzione in giudizio delle altre parti, mediante deposito di controdeduzioni, entro 60 giorni decorrenti dal giorno in cui l’appello è stato notificato (o consegnato o ricevuto tramite il servizio postale). Nell’atto contenente le controdeduzioni può essere proposto, a pena d’inammissibilità, appello incidentale. L’appello dichiarato inammissibile non può essere più riproposto, anche se non è ancora decorso completamente il termine stabilito dalla legge per la sua effettuazione. La proposizione di un appello non preclude però la presentazione di uno successivo, allorché quest’ultimo venga presentato nel termine stabilito dalla legge e non sia stata ancora dichiarata l’inammissibilità del primo appello. Il giudice d’appello può disporre nuove prove, cioè prove non fornite davanti alla Commissione provinciale, solamente nelle seguenti ipotesi: il giudice le ritiene necessarie ai fini della decisione; la parte dimostra di non averle potute fornire nel giudizio di primo grado per causa ad essa non imputabile. Le parti, inoltre, possono produrre nuovi documenti nel giudizio di appello, senza dover rispettare alcuna condizione. Il documento deve ritenersi nuovo quando viene per la prima volta prodotto in grado di appello o allorché la produzione nel giudizio di primo grado debba ritenersi per qualunque ragione irrituale. Normalmente la sentenza di appello ha efficacia sostitutiva rispetto a quella di primo grado, ciò in quanto il giudice di appello decide il merito della controversia ordinando, qualora lo ritenga necessario, la rinnovazione degli atti nulli compiuti in primo grado. Tuttavia, in alcuni casi ben definiti, la Commissione regionale deve rimettere la causa alla Commissione provinciale che ha emesso la sentenza impugnata. Ciò si verifica nei casi in cui la Commissione regionale: dichiara che sia stata erroneamente declinata la competenza o negata la giurisdizione del primo giudice; riconosce che nel giudizio di primo grado il contraddittorio non è stato regolarmente costituito o integrato; riconosce che la sentenza impugnata, erroneamente giudicando, ha dichiarato estinto il processo in sede di reclamo contro il provvedimento presidenziale; riconosce che il collegio della Commissione provinciale non era legittimamente composto; - rileva la mancanza della sottoscrizione della sentenza da parte del giudice di primo grado. Giangaspare Donato Toma


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Lecce, 18 giugno 2011

obiettivo

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PAOLO PERRONE PRONTO PER LE PRIMARIE velocità sta viaggiando? Molto sostenuta; alla velocità della luce, se la paragoniamo a quella del passato. C’è una grande intesa tra me e il Presidente Gabellone, e i problemi riguardanti l’amministrazione vengono affrontati sempre all’unisono, anche su iniziative culturali. L’arrivo di Italia Wave in Puglia, ad esempio, è il risultato della collaborazione tra Comune e Provincia; una scelta importante, che ci permette di organizzare a Lecce il grande festival IL RISANAMENTO più rock d’Italia.

La città di Lecce si avvicina sempre più all’appuntamento con le amministrative di maggio 2012. Si avvicina con un sindaco uscente che solo poche settimane fa era stato indicato unanimemente, anche se con tempi leggermente diversi, dai partiti dell’attuale maggioranza come l’unico candidato nel centrodestra. Poi è successo qualcosa. Da un lato le dichiarazioni di Adriana Poli Bortone pronta a candidarsi a primo cittadino, anche contro Paolo Perrone. Dall’altro la sconfitta del cenLE PRIMARIE trodestra alle ultime amministrative con Non è una strategia, l’immediata indicabensì la mia zione in Angelino volontà Alfano del nuovo segretario nazionadi anteporre le del Pdl. È stato lui a parlare di primarie la vittoria nel centrodestra, alle prossime come buona prassi democratica da apamministrative plicare da oggi in a qualsiasi avanti in qualunque consultazione eletarroccamento torale. Eppure Paolo Perrone si riferi- di carattere personale sce esclusivamente ad un’evoluzione personale del suo pensiero quando rivela di volersi mettere in gioco, all’interno della sua coalizione per essere designato candidato sindaco di tutto il centrodestra. Insomma, primarie siano ma con un solo obiettivo: allargare al massimo il ventaglio di protagonisti all’interno della galassia del centrodestra leccese. Intanto si è presentata all’elettorato la federazione delle sei liste di “Alleanza per il Salento” che fanno capo al sogno regionalista del Movimento per la Regione Salento che aveva già annunciato la sua discesa in campo già nelle prossime amministrative del capoluogo salentino. Anche verso queste nuove posizioni, Perrone lancia un ponte di dialogo e di collaborazione. Sindaco Perrone, che cosa è cambiato fra le dichiarazioni congiunte dei partiti del centrodestra leccese, comprese quelle de La Città sulla indicazione del candidato sindaco per le prossime amministrative a Lecce, e la conferenza stampa di qualche giorno fa in cui Lei si rimetteva anche al giudizio delle primarie per potersi candidare come Sindaco a maggio prossimo? È cambiato qualcosa: c’è stata solo un’evoluzione del mio pensiero. Sono sindaco uscente, ritengo di aver meritato la ricandidatura per il lavoro svolto e questa mia convinzione è consolidata dal supporto del mio partito, il quale mi indica quale candidato per le amministrative del 2012. Ho ritenuto quindi, con questa mia disponibilità, di fare uno sforzo maggiore per poter allargare la coalizione. È dunque una strategia piuttosto che una sensazione che possa esserci qualche altro candidato pronto a misurarsi nelle primarie? Non è una strategia, bensì la mia volontà di anteporre la vittoria alle prossime amministrative a qualsiasi arroccamento di carattere personale: se la possibilità di confrontarmi con altri permetterebbe al centrodestra di allargare la maggioranza, sono pronto a mettermi in gioco. Quindi se si svolgeranno le primarie, andranno oltre il Pdl? Saranno primarie di coalizione. È chiaro che la proposta è rivolta a tutti quei partiti e movimenti che guardano al centro-destra ma ancora non si considerano integralmente interni al perimetro della coalizione, come ad esempio la Poli Bortone e gli ami-

Abbiamo ottenuto risultati tecnici necessari per lanciare la seconda fase, quella dello sviluppo: Lecce ormai è un grandissimo cantiere, che speriamo si possa chiudere il più presto possibile

Resta il nodo delle alienazioni necessarie al risanamento delle casse comunali. Il nodo delle alienazioni è una grandissima pagina di buongoverno, perché si è preso parte del patrimonio del Comune per valorizzarlo. Purtroppo tutte le amministrazioni precedenti, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno puntato soltanto alla valorizzazione dei patrimoni privati. Ovviamente c’è chi vede in questa operazione per risanare il bilancio, una grande manovra politica oscura e nebulosa, ma passeremo al vaglio della Regione, per cui siamo assolutamente tranquilli.

Parla il sindaco uscente pronto alla ricandidatura non senza essersi prima sottoposto alla prova delle primarie di centrodestra

Basta con i personalismi Più spazio alla coalizione ci di Alleanza per il Salento, che si sono mostrati disposti a un dialogo. Chi avrà più consenso sarà il candidato, con l’impegno, da parte di chi viene sconfitto nelle primarie, di supportarlo. Come legge l’apertura di Angelo Tondo? Molto positivamente. Tondo ha una sensibilità da sempre ancorata al centrodestra, ed è arrivato anche per lui il momento di fare un po’ di chiarezza. D’altronde molti suoi colleghi di Io Sud hanno seguito la Poli Bortone per affetto e per carisma, fino a quando si è svelato un progetto non di differenziazione all’interno del centrodestra, ma di aspirazione individuale di Adriana Poli Bortone, con una inclinazione a dialogare quasi più facilmente con Vendola che con il Pdl. Angelo Tondo ha voluto significare, con la sua scelta, la propria collocazione nel centrodestra. Quanto è collegata l’evoluzione del suo pensiero con alcune indicazioni nazionali, giunte da parte del Pdl all’indomani della sconfitta di Milano e Napoli? È frutto di questi eventi. Angelino

Alfano, il Segretario del Pdl, ha parlato in un’intervista di primarie, e ho visto in questo un chiaro invito ad utilizzare tale strumento per la definizione dei candidati migliori ma soprattutto per permettere alle coalizioni di assestarsi secondo una consistenza quanto più ampia possibile. È d’accordo con l’ipotesi di far diventare le primarie lo strumento ufficiale che preceda qualsiasi consultazione elettorale, un po’ come avviene in America? Le primarie hanno senso e sono necessarie quando contribuiscono ad una partecipazione popolare che rischierebbe diversamente di essere mortificata; per il Parlamento ad esempio sono uno strumento indispensabile. Anche nelle situazioni in cui c’è un dibattito interno per la scelta dei candidati, è giusto che sia l’elettorato a scegliere chi deve affrontare nel migliore dei modi la competizione vera e propria, senza lasciar fare ai vertici dei partiti. Torniamo a Lecce. Manca poco meno di un anno alle amministrative. Quali sono le medaglie e quali le criticità del sindaco Perrone?

La prima medaglia è la crescita della città; basti guardare l’affluenza dei turisti e il riconoscimento pubblico che viene fatto quotidianamente a Lecce da riviste specializzate e grandi personaggi dello spettacolo e del cinema. Oggi Lecce ha una dignità che non aveva qualche tempo fa, grazie ad un impegno complessivo e diffuso, non soltanto del Comune, che ha cercato di salvaguardare il patrimonio architettonico, di puntare sull’identità culturale locale e valorizzare le energie positive. C’è stata anche un’attenzione particolare da parte di una categoria di imprenditori che ha deciso di investire nel settore del turismo culturale. Ho cercato di salvare un’amministrazione dal punto di vista finanziario, superando grossi problemi che affossavano il bilancio del Comune. Abbiamo ottenuto risultati tecnici che ci sono serviti per lanciare la seconda fase, quella dello sviluppo: Lecce ormai è un grandissimo cantiere, che speriamo si possa chiudere il più presto possibile. La sinergia con la Provincia, tanto richiamata nella campagna elettorale per le ultime Provinciali, a che

A che punto siamo con il filobus? Stiamo seguendo due filoni: quello operativo della messa in funzione del filobus, per il quale siamo in linea con la nostra tabella di marcia; l’altra questione è quella giudiziaria, e credo che stiamo procedendo bene anche in questo senso. Quindi siete intenzionati ancora a farlo partire? Deve partire senz’altro. Non so se sia effettivamente lo strumento di locomozione migliore, perché questa decisione fu imposta qualche anno fa dalla Poli Bortone alla maggioranza, ma credo che, pur essendo a impatto ambientale zero, per il traffico e le necessità di una città non grandissima come Lecce, non fosse quella più giusta, anche perché è una soluzione poco flessibile e molto antiestetica. Ci sono altri obiettivi, oltre a quelli già citati, che vi siete posti fino a maggio prossimo e che pensate di raggiungere o altri che credete di non riuscire a completare? Il primo, che non dipende direttamente dal Comune, è il sostegno all’occupazione, ma da questo punto di vista abbiamo segnali molto positivi; il secondo è la conclusione degli interventi di opere pubbliche, in particolare i parchi; il terzo è la consegna di trenta alloggi nella zona di S. Pio e l’attivazione dei cantieri per la realizzazione di sessanta alloggi in zona S. Pio e Viale Grassi. Qual è lo stato di salute del Pdl nel Salento, rispetto a quello che è successo a livello nazionale? È buono: nonostante questa informazione sia sfumata negli organi di stampa, siamo andati in controtendenza. È mancato Nardò, dove si sperava di poter vincere, ma d’altronde era già in mano al centrosinistra. A Lecce è un grandissimo risultato il fatto che questa amministrazione sia arrivata fino alla fine del mandato, pur con gravissimi problemi di carattere politico. Vincenzo Paticchio


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Lecce, 18 giugno 2011

zoom

LECCE/ Presentato nella chiesa di S. Maria della Porta il saggio critico-musicale del Maestro Antonio Martino Un libro da leggere e da ascoltare. È stato presentato ufficialmente venerdì scorso nell’ex chiesa parrocchiale di Santa Maria della Porta di via Palmieri a Lecce, oggi rettoria, il saggio critico musicale sull’inno a San Luigi Gonzaga, un volume realizzato dal maestro e compositore Antonio Martino. Un’opera di 46 pagine, assorbite principalmente da pentagrammi e partitura per banda, ricostruita sulla base dei pochi spartiti rinvenuti, integrata con la versione organistica. Potrebbe apparire un’opera per addetti ai lavori, ma è molto di più. La grande produzione d’inni sacri nel Salento rappresenta una forte componente della pietà popolare, e il professore Martino ha incentrato il suo studio sull’inno a san Luigi Gonzaga della omonima Confraternita leccese nata nel 1868 e che ha sede appunto nella storica chiesa di san Luigi, situata nei pressi di porta Napoli. Ed è lo stesso autore ad offrire interessanti chiavi di lettura nell’introduzione e nel saggio critico musicale che precede la partitura, riflessioni che hanno il merito di enucleare e rendere intellegibile - senza peraltro svilire il lavoro di ricerca e l’approccio analitico - ciò che ad un lettore comune, ad un profano della materia, indubbiamente sfugge scorrendo e leggendo un pentagramma. Di quest’inno è sconosciuto l’autore e il testo giunto ai nostri giorni è il frutto di un tradizione orale. Ogni inno sacro è la sintesi di devozioni tramandate da intere generazioni, il culmine di un sentimento comune che nella musica e nell’arte in generale trova uno dei suoi più importanti momenti di rappresentazione ed espressione. Come spiega il maestro Martino nell’introduzione, il saggio s’incentra in un primo momento sulle risorse tecnico-compositive adottate dal compositore, poi si sofferma sulle peculiarità riscontrate nella fase analitica con riferimenti specifici alla partitura riportata e sottoposta ad attenta revisione affinché, rimossi alcuni dubbi d’interpretazione, possa essere eseguita nel rispetto rigoroso dell’intenzione dell’autore rimasto ignoto. L’ultima parte riguarda la realizza-

L’inno sacro a San Luigi Gonzaga zione dell’arrangiamento: una scelta dettata dalla mancanza di documenti storici musicali relativi alla parte del coro. E potrà diventare uno “spartito” nelle mani degli organistiaccompagnatori che prestano la loro

RADIO E DINTORNI

competenza in ambito liturgico. L’opera di Martino è introdotta dalle riflessioni del vicario generale, mons. Fernando Filograna, di mons. Angelo Renna (delegato arcivescovile per le Confraternite), di

Pino Lojacono (della Confraternita di san Luigi), e dai versi dedicati al santo da mons. Franco Lupo. Un’opera che ricostruisce con rigore e passione la nascita e il valore storico e religioso di un inno sacro.

Un unico canto che sintetizza all’unisono fede e, in questo caso, devozione a San Luigi Gonzaga, sentimenti che hanno solcato i secoli ed intere generazioni. Matteo Caione

IL VICARIO GENERALE

Un inno posto nel cuore della gente L’antico inno in onore di san Luigi Gonzaga ben rispecchia la fede e la devozione della nostra gente al santo gesuita. Patrono dei giovani ed amico degli ammalati. San Luigi trascorse il suo breve tratto di vita su questa terra, vivendo fin da piccolo un’intima unione con il Signore. Giustamente allora l’inno che si tributa al Santo ha quel tocco di trionfalistica solennità che, se all’uomo contemporaneo può sembrare esagerato, rappresenta invece il giusto omaggio a colui che, con il suo esempio e con il suo coraggio si è meritato il Cielo. Pertanto, è per me motivo di grande soddisfazione e gioia partecipare, con questo breve scritto, alla presentazione dell’inno a San Luigi Gonzaga e congratularmi con la Confraternita per questa lodevole iniziativa. San Luigi Gonzaga abbandonò le mondane agiatezze della vita nobiliare per abbracciare l’austero ed irto cammino della santità, ben comprendendo che solo l’itinerario della santità conduce alla felicità

di Alberto Marangio

vera e duratura. Il susseguirsi delle note dell’inno a san Luigi appare un vero e proprio itinerario che porta verso l’Alto, verso il Cielo, all’incontro con Dio. Il testo dell’inno, invece, fa trasparire la figura del Santo, ne tesse le lodi e ne ricorda la vita. Tutto però viene sapientemente racchiuso all’interno del piano salvifico voluto da Dio e rimanda all’amore di Cristo, quale principio e sorgente di tutta l’attività del santo. Tra le virtù esaltate, un posto privilegiato merita il giglio della purezza che san Luigi custodì in modo sublime. È questo un grande esempio per i giovani di oggi e, ne siamo certi, anche per i giovani del futuro. L’educazione ai valori veri dell’esistenza ha fatto di Luigi uno dei santi più giovani di tutti i tempi. Uniti a Lui e contemplando il Suo esempio, desideriamo anche noi sciogliere le nostre labbra e cantargli l’inno di lode che il popolo cristiano giustamente gli tributa. Fernando Filograna

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

“Senti chi ricerca”, un giro fra gli Atenei

“Padri della patria” e libertà della Chiesa

La sintonia esplosa tra il mondo della radio e le nostre università, così come le ottime iniziative generate da tale accostamento, sembrano ormai voler proseguire senza alcun limite. L’ultima proposta, in ordine di tempo, è rappresentata dalla kermesse partita la settimana scorsa, dal titolo “Senti chi ricerca!”: undici puntate realizzate in altrettanti atenei dalle rispettive web-radio, incaricate così di dare voce al mondo italiano della ricerca. Secondo scaletta, redattori e speaker intervisteranno docenti e ricercatori per mettere in luce gli aspetti meno conosciuti dell’università; le stazioni coinvolte in tale progetto sono Radio Tor Vergata (Seconda Università di Roma), Unis@und (Salerno), Radiophonica (Perugia), ed ancora Radio Eco (Pisa), Radio Orientale (Napoli), Unica Radio (Cagliari), RadioBue (Padova), Sanbaradio (Trento), CampusWave (Savona), Radio Spin (Polo universitario di Prato, Università di Firenze) e Uniradio Cesena (Polo didattico di Cesena, Università di Bologna). A coordinare il format - in onda da giugno a settembre - sarà Ustation.it (il network dei media universitari), in collaborazione con RadUni (l’associazione degli operatori radiofonici universitari). Il programma nel quale Ustation e Raduni sono a loro volta coinvolti prende invece il nome di “Everyday Science - Italy plays Science”, e si propone quest’anno la realizzazione in tutto di 17 eventi all’interno di dieci regioni italiane, da realizzare con il contributo di 14 partner nazionali. Culmine del progetto sarà la “Notte dei ricercatori”, iniziativa promossa dalla Rea (Research executive agency, agenzia della Commissione europea sulla ricerca e l’innovazione), che si terrà il prossimo 23 settembre con il coinvolgimento di università e istituzioni di tutti i paesi europei; obiettivo primario, diffondere la conoscenza della figura del ricercatore, valorizzandone professione e competenze. Per tutti coloro che avranno dunque voglia di familiarizzare con il mondo accademico italiano, nonché con i suoi protagonisti ed i loro interessi, “Senti chi ricerca!” andrà in onda ogni mercoledì alle 21.30, in contemporanea su tutte le web-radio precedentemente indicate; ogni puntata sarà inoltre disponibile anche in modalità podcast all’indirizzo www.ustation.it, nella sezione speciale “Notte dei ricercatori 2011”. È possibile infine trovare informazioni sul progetto “Everyday Science - Italy plays Science” all’interno del sito www.nottericercatori.it, mentre su http://soundcloud.com/ info-200-4/senti-chi-ricerca è direttamente disponibile il jingle ufficiale dell’evento.

Un italiano d’eccezione offre il suo contributo personale al controverso e multiforme dibattito sul Risorgimento. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Italia unita, il cardinale Giacomo Biffi pubblica un nuovo libro: “L’unità d’Italia. Centocinquant’anni 18612011. Contributo di un italiano cardinale a una rievocazione multiforme e problematica” (Cantagalli, 2010, Siena, pagg. 88). Si trattò davvero - si chiede in sostanza il cardinale Biffi - di “ri-sorgere”? Di certo, pur riconoscendo taluni effetti positivi della “rivoluzione” ottocentesca, l’autore non può fare a meno di notare che gli italiani, finalmente uniti sotto il vessillo tricolore, abbiano “perso, per così dire, un po’ di smalto”. Divisi, essi avevano dato prova di creatività e talento ineguagliabile nell’arte, nella musica, nella poesia, nell’architettura, e avevano offerto importanti contributi alla scienza. Ma, all’indomani della tanto sospirata unità nazionale, il genio italico sembra affievolito e la sua inventiva limitata a riproporre scolorite imitazioni di modelli altrui. A tutte le regioni d’Italia, così diverse tra loro per indole e per tradizioni secolari, fu estesa la legislazione, la struttura amministrativa, la burocrazia piemontese. Così divenne un dramma politico e sociale, per esempio, la fusione precipitosa di due realtà tanto lontane e disparate come l’area lombardo-piemontese e quella meridionale. Fu un dramma amministrativo anche l’improvvisa assimilazione centralizzata delle forme di governo degli Stati locali preunitari. Ma soprattutto è stato un dramma spirituale e morale che a motivare e a condurre il

processo unitario fosse un’ideologia deliberatamente antiecclesiale. Ci si è posti in conflitto - scrive Biffi - con i sentimenti più profondi del nostro popolo e con le sue tradizioni più radicate. In realtà è poco più di un luogo comune che la causa principale dell’inimicizia fra risorgimentali e Chiesa sia attribuibile al potere temporale dei Papi. E, infatti, la legislazione piemontese fra le due guerre d’indipendenza colpì pesantemente tutte le congregazioni religiose e la stessa autonomia dei vescovi, favorendo, al contempo, la propaganda religiosa di stampo protestante. Quella legislazione fu poi estesa a tutta l’Italia dopo l’unità e molti ecclesiastici - come riportano anche i giornali del tempo - finirono imprigionati o uccisi. Allora, se è vero che le lezioni del passato servono per costruire il presente e il futuro, il cardinale Biffi suggerisce come immaginare e costruire l’Italia di oggi: uno Stato sanamente laico, democratico, sociale, che sappia accogliere le altre culture senza dimenticare, però, la propria identità e in cui non siano mai negati la libertà della fede e il patrimonio culturale tramandato dal cattolicesimo. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 18 giugno 2011

le nostre città A Matera grande mostra antologica di Francesco Somaini

SQUINZANO/ In scena i ragazzi diversamente abili

Lo scultore del frammento Il sogno di Geppetto Sabato 18 giugno 2011 giunge alla sua venticinquesima edizione il percorso creativo delle “Grandi mostre di scultura nei Sassi”, promossa dal Circolo La Scaletta, curata da Giuseppe Appella e dalla figlia dello scultore, Luisa. Oltre sei decenni di fervente attività, dal 1943 al 2005, anno della scomparsa dello scultore, saranno riassunti in settantacinque sculture, quaranta disegni e venti medaglie e piccole “tracce”, dislocate tra le chiese rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, il Musma - Museo della Scultura Contemporanea (nella Biblioteca Vanni Scheiwiller viene presentata una sezione bio-bibliografica) e Palazzo Lanfranchi. “Avevo 8 o 9 anni e mio nonno mi portò in visita al museo Vela. Il custode ci mostrò una piccola acquasantiera con scolpita una testa di angioletto. Posso farla anch’io, pensai. E così feci”. Parole di Francesco Somaini. E dalla sua biografia si evince il talento artistico e la sua quasi irrefrenabile propensione per la scultura. Appena diciassettenne la sua carriera ebbe un avvio folgorante, che lo portò ad intraprendere una lunga ed intensa ricerca, sempre ansiosa di superarsi e di esplorare nuovi linguaggi e motivazioni estetiche, e premiata da una critica sempre attenta e continuamente stimolata, oltre che da successi nazionali e internazionali. Verso la fine degli anni ‘50 la stagione informale in Italia ha la sua piena affermazione, e lo scultore comasco è pronto a rappresentarne, in scultura, uno degli esiti più alti. Dal 1957 la sua ricerca si allontana dall’astrattismo cubista e si concentra, sulla sperimentazione di materie e tecniche capaci di comunicare messaggi di forte carica esistenzialista; l’artista esprime nel tormento delle masse plastiche di ferro, di piombo e di bronzo, martoriate da forti raschiature, una risoluta volontà di sottometterle e plasmarle per farle divenire “forma” di sgomenti interiori e di forti spinte spirituali. Nel 1960, Somaini al culmine del periodo ‘informale’ ha già raggiunto una larghissima fama internazionale; l’anno prima la sua sala alla V Biennale di San Paolo del Brasile aveva ricevuto il pri-

mo premio internazionale per la scu l t ur a , “un riconoscimento inatteso come dirà poiché vinto in precedenza solo da grandissimi, come Giorgio M or and i , mentre io ero il più giovane dei giovani in una delegazione che contava fior di maestri, come Burri, Consagra, Fontana, Minguzzi, Pomodoro, e che cambiò la mia vita”. Nel 1960 tiene la prima personale a New York e nello stesso anno espone con una sala personale alla XXX Biennale di Venezia, presentato da Giulio Carlo Argan, che avrebbe consacrato la sua come “scultura del frammento”, non di qualche cosa, ma del “frammento assoluto”, come “grumo informale di esagitata, mal spenta materia”. In seguito, Somaini nella convinzione che la scultura debba svolgere un ruolo di riqualificazione del tessuto architettonico urbano, formalizza le proprie idee in un libro, realizzato insieme ad Enrico Crispolti, “Urgenza nella città, Mazzotta”. In un’intervista rilasciata a Giorgio Bardaglio (1998) dice: “Ho sempre pensato che il destino della scultura è quello di arricchire le piazze, oggi come ieri”. L’umanizzazione della città si dovrebbe realizzare attraverso scul-

ARCHEOLOGIA

ture che si dilatano e crescono fino a diventare parte integrante del paesaggio urbano, in un progetto di sculturizzazione del tessuto cittadino. Somaini s’inventa una tecnica di intaglio praticato mediante il getto di sabbia a forte pressione, che diviene a partire dal 1965 componente fondamentale del suo linguaggio plastico. Poi, l’artista giunge all’ideazione di una “traccia” a bassorilievo, ottenuta mediante il rotolamento di una “matrice” scolpita che, come ci dice Appella, “lasciando un’impronta in divenire, sviluppa e rivela un’immagine criptica ad essa affidata in negativo. Matrici e tracce introducono l’elemento dinamico, l’azione, l’idea di un percorso, di un intervento che coinvolge architettura e contesto urbano”. Vincenza Sava

A Squinzano, lo scorso 9 giugno, è andato in scena presso il Centro Ascolto “La famiglia” lo spettacolo realizzato dai ragazzi diversamente abili dell’Associazione “Il sogno di Geppetto” dal titolo “Immagini, colori e suoni:… sonorità diverse”. L’idea è stata dettata dalla volontà di dare un senso al lavoro svolto durante tutto l’anno dai ragazzi, di ascoltare e far conoscere quello che è il vissuto di ognuno di loro e stimolare così un processo di integrazione. Per fare ciò si è deciso di utilizzare le immagini, il teatro, la musica e la danza che da sempre sono strumenti di comunicazione fondamentali per esprimere emozioni e stati d’animo. È stata una serata, quella di giovedì, che ha visto la partecipazione di numerose autorità: dal sindaco di Squinzano, Gianni Marra al Consigliere Provinciale, Cosimo Miccoli; dal Presidente del Consiglio Comunale, Fernanda Metrangolo alla Presidente dell’Ambito di Zona, Alessandra Schiavone. In sala sono anche giunti i saluti del Vice Presidente del Consiglio Regionale, Antonio Maniglio. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che l’associazione è un punto di riferimento per il territorio e che le istituzioni sono vicine e sostengono il lavoro svolto da quanti a vario titolo operano in questa realtà. Dopo il saluto iniziali del primo cittadino di Squinzano, il Presidente e il Vice Presidente dell’Associazione, rispettivamente Enzo Bandello e Vincenzo Vespucci, hanno ribadito l’importanza del lavoro svolto da “Il sogno di Geppetto” e in particolare dai volontari che ogni giorno si impegnano per migliorare le condizioni di vita dei ragazzi e delle loro famiglie. Ad introdurre lo spettacolo sono stati due ragazzi che hanno confermato il grande lavoro svolto durante tutto l’anno e la loro crescita raggiunta a livello di autonomia. Rita Sarinelli ha poi ringraziato tutti coloro che ogni

giorno lavorano per l’integrazione sociale di queste persone: dalle famiglie ai i servizi territoriali fino alle istituzioni. La serata è stata un crescendo di emozioni che, attraverso la danza, la poesia, i canti, le musiche e i suoni, ha fatto sentire sonorità diverse da ascoltare con il cuore. Si è partiti con la lettura da parte dei ragazzi di alcune poesie accompagnati sullo sfondo da immagini che ripercorrevano i momenti salienti delle attività svolte nel corso dell’anno. Il tutto sulle note de “La vita è bella”. Si è passati poi al canto con tre ragazzi che hanno deliziato il pubblico intonando diversi motivi (“Tu vuò fa’ l’americano”, “Que sera, sera” e “Azzurro”) ognuno dei quali ripercorreva i momenti significativi della loro vita. La danza poi come strumento di comunicazione ha fatto vivere un momento davvero toccante quando la piccola Angela ha ballato, accompagnata da un’operatrice, sulle note di “Angelina Angelina”. E poi ancora la musica che ha coinvolto non solo i protagonisti, ma anche tutto il pubblico. Si è partiti con la musica classica per poi ballare sulle note travolgenti della pizzica, grazie alla partecipazione dell’Associazione Cavalieri di Quinzio, e finire con la Piccola Banda Musicale di Squinzano che ha fatto il suo ingresso a sorpresa in sala e ha suonato sul palco con tutti i ragazzi. È stata questa una serata memorabile per l’associazione, gli operatori, le famiglie, il pubblico e i ragazzi che danzando, cantando e raccontando i loro spaccati di vita hanno superato ogni barriera dimostrando di esserci. Lucia Carbone Sarinelli

di Lorenzo Battista

Il sito bizantino di Supersano I resti dell’insediamento si trovano a pochi chilometri dal paese di Supersano, in un area occupata fino alla fine dell’800, dal bosco di Belvedere, noto dalle fonti già dal 1464 ma con molta probabilità più antico. L’insediamento bizantino, più esteso di quello scavato nelle varie campagne di scavo condotte dall’Università di Lecce, era composto da due strutture vicine, entrambe a forma di fossa, di dimensioni sostanzialmente diverse ma da attribuire allo stesso tipo di struttura, le Grubenhauser. Uno dei problemi riguarda l’interpretazione sulla posizione del piano di calpestio all’interno della struttura. Ci sono due ipotesi, la prima vuole il fondo della fossa come piano di calpestio, la seconda ipotesi invece vorrebbe il piano di calpestio interno alla stessa altezza di quello esterno, in questo caso la fossa sarebbe stata utilizzata come magazzino sotterraneo. Occupando i margini del bosco, gli abitanti del siti potevano sfruttare meglio le risorse animali e vegetali del bosco. Fra i resti faunistici studiati dall’Archeozoologia (scienza che si occupa dello studio delle popolazioni animali che hanno avuto rapporti con le comunità umane dalla preistoria al passato recente, nelle attività economiche, rituali e sociali; in particolare studia i resti degli animali che si rinvengono nei siti archeologici, De Grossi Mazzorin in Archeozoologia edito da Laterza) sono presenti alcuni animali addomesticati, quali il maiale, le capre e le pecore, il bue ma anche ossa di cervo europeo, dovuta con molta probabilità alla presenza del bosco. Non ci sono evidenze archeologiche per affermare che la vita dell’insediamento sia continuato oltre il VII o l’VIII sec.d.C. Poco tempo dopo l’abbandono, le due fosse furono utilizzate come discariche per rifiuti domestici, questo indica che in età alto medievale qualcuno ha continuato a frequentare il sito. Non sappiamo perché fu abbandonato, è possibile ipotizzare che la popolazione dei piccoli siti bizantini si sia spostata verso villaggi di nuova costruzione, come il vicino casale di Sombrino non ancora studiato affondo. In altre parti della provincia, ricerche archeologiche hanno provato che alcuni villaggi sono apparsi verso l’VIII sec.d.C., come Apigliano a Martano e Quattro Macine a Giuggianello, sorti per la riorganizzazione delle campagne. Tra il tardo VIII e X secolo il paesaggio salentino si ripopola, nuclei insediativi sono organizzati attorno alle chiese rurali costruite dai proprietari fondiari, per incentivare la crescita della popolazione.

Letizia di Antonio Conti QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

Un compositore contemporaneo di brani originali per banda, che merita un’attenzione particolare, è Antonino Conti (Sant’Agapito (IS) 1963). Dal suo curriculum professionale emerge l’incessante rapporto di clarinettista con bande militari a livello internazionale che hanno condotto il musicista ad un’intensa ricerca sonora particolareggiata. La marcia militare “Letizia” è un’occasione per conoscere una parte del suo percorso progettuale al fine di poter apprezzare al meglio i suoi intenti artistici attraverso idee musicali impastate con minuziose sensibilità timbriche. L’organico presenta il flauto, l’oboe, il clarinetto in mib., i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani, il sassofono soprano, i sassofoni contralti, i sassofoni tenori, il sassofono baritono, le prime trombe in sib., le seconde trombe in sib., i flicorni soprani, i corni, i tromboni (due), l’euphonium, la tuba, il glockenspiel e le percussioni bandistiche (grancassa, piatti, rullante). Il brano, nel tempo composto, propone una brevissima introduzione affidata inizialmente a tutto l’organico e successivamente, sul trillo delle ance, si sviluppa un passaggio ascendente per i sassofoni contralti e per le trombe in sib. I sassofoni tenori, invece, simultaneamente si muovono in senso discendente insieme all’euphonium. L’incipit in levare dell’idea principale viene affidato alla maggior parte della banda ad esclusione dei sassofoni tenori e dell’euphonium chiamati a percorrere un itinerario di contrapposizione nei riguardi della melodia principale.

Il ritmo di base viene fornito dal sassofono baritono, dai corni, dai tromboni, dalla tuta e dalle percussioni. La caratteristica principale del tema si nota attraverso l’utilizzo del suono più lungo preceduto sistematicamente da tre suoni brevi (crome); tale scelta fa scaturire l’inequivocabile ritmo marziale sempre evidenziato dai corni, dai tromboni e dal rullante. Al termine di ogni semifrase il compositore impiega un ulteriore suono più lungo affinché l’idea possa recuperare quell’energia necessaria da sviluppare nella frase successiva; simultaneamente rinvigorisce il passaggio per mezzo degli squilli affidati alle trombe in sib. mentre i sassofoni tenori e l’euphonium ripropongono il segmento melodico discendente già evidenziato precedentemente. Al termine del primo periodo emerge una variazione: l’intero organico bandistico (ad esclusione dei corni, dei tromboni e del rullante) propone consecutivamente una serie di quattro suoni lunghi, i primi su un crescendo e i secondi su un diminuendo che alimentano un insolito percorso melodico sinora mai intrapreso dal Conti. Il salto di settima (a sua volta, opportunamente calibrato sulla settima dell’accordo di dominante) consente al brano di effettuare una virata improvvisa e aumentare la sintonia d’ascolto da parte del fruitore. L’ultimo suono, dei quattro emersi precedentemente, consente di offrire una maggiore varietà armonica al fine di ravvivare il timbro dell’organico bandistico per conquistare l’esecutore e l’ascoltatore.


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Lecce, 18 giugno 2011

le nostre città “Una via, una storia, una medaglia” il libro di Carlo Leone

Il fascismo e la seconda guerra mondiale Questa è la commovente storia di un bambino di Lecce che in tenera età si è visto strappato dalle accoglienti braccia materne per condurre sette lunghissimi anni nell’Istituto dei Corrigendi di Vibo Valentia; un ragazzo che, tra squilli di tromba e silenzi incorruttibili aggirati con qualche espediente per comunicare ancora con il mondo, è stato allevato ed educato con la più ferrea disciplina della propaganda mussoliniana. Un uomo che, una volta assimilata e metabolizzata l’idea che la potenza fascista dovesse garantire all’Italia il dominio del Mediterraneo, ha spontaneamente deciso di arruolarsi nella Marina Regia, appena sedicenne. Un Sergente cannoniere che, il 9 settembre 1943, dopo un attacco aereo della Luftwaffe, ha vissuto l’affondamento della Corazzata “Roma”, che ha provocato la morte del Comandante Ammiraglio Carlo Bergamini e di gran parte dell’equipaggio. Più di 1393 vittime, pochissimi i superstiti. Tra questi miracolati c’è proprio lui, Carlo Leone, l’autore di “Una vita. Una storia. Una medaglia- Memorie di un Marinaio della Regia Nave

Roma”. Non è un semplice diario delle giornate condotte in tempo di guerra. Non è soltanto un libro che fornisce informazioni storiche. È una biografia che, con la scorrevolezza di un linguaggio realistico e con la semplicità di parole chiare, spogliate di tutti i fronzoli retorici, ripercorre l’esistenza di un uomo, che si fa anche testimonianza storica, in uno dei periodi più cruenti e sofferti per l’Italia e per il mondo intero. D’altronde la vera Storia non è quella dei principi, degli imperatori e dei capi di governo, ma quella di ogni persona che compone il popolo, una goccia che, unita a tutte le altre, crea l’oceano immenso dell’esistenza umana. L’ultima parte del libro è riservata alle commemorazioni e alle poesie, alcune in italiano e altre in dialetto leccese, sull’esperienza della guerra e della crudele perdita dei propri amici e compagni di vita. Coronano il volume dei proverbi dialettali, corredati da un vocabolarietto leccese. Questo libro è dunque l’importante racconto di un evento, storico ma recente, le cui ferite sono ancora aperte nel cuore, nei corpi e nelle anime di

molte persone che conservano la memoria di quei tristi momenti, passati ma ancora tanto attuali, se pensiamo ai militari italiani che ora sono in guerra e vivono ogni istante i medesimi pensieri e le medesime emozioni. Il curatore del libro, don Mario De Nunzio, ci spiega che, appena è venuto a conoscenza della storia di Leone, ha ritenuto opportuno che tali ricordi fossero messi per iscritto, per diventare insegnamento ed esempio per le generazioni future. Nella presentazione del libro scrive infatti “Questi ricordi, queste memorie di Carlo Leone sono significativi e importanti in quanto fanno conoscere i numerosi sacrifici e le tante sofferenze vissute; il ricordo dei compagni rimasti nel cuore e nella mente; i sogni svaniti in una vita donata per la patria. Ha fatto bene Carlo a scrivere questi ricordi, a testimonianza di quei valori che possono servire ai giovani d’oggi, non abituati al sacrificio e alla rinunzia, ma spesso alla ricerca continua ed esagerata dei piaceri effimeri, privi di vero amore”. Grazia Pia Licheri

BORGAGNE/Dal 24 giugno la settima edizione di Borgoinfesta

Collage di musica e solidarietà Nei giorni 24, 25 e 26 giugno si terrà a Borgagne la settima edizione di Borgoinfesta. Il piccolo centro salentino, grazie all’associazione ‘Ngracalati, darà l’avvio ad una rassegna multiforme che coniuga arte, cultura, musica, enogastronomia, ecologia e solidarietà. Le vie del borgo si animeranno di luci, voci, colori; sfondo ideale per la comunione di culture, tradizioni e intento solidale che la comunità ogni anno promuove in un “melange” sempre nuovo ma in continuità con il percorso già effettuato. Per conoscere tutti gli appuntamenti del festival (che sono numerosi e di grande interesse), il programma della manifestazione è on-line sul sito www.borgoinfesta.it. Particolarmente atteso è l’appuntamento con la solidarietà che, pur elaborata durante tutto l’anno, trova in Borgoinfesta il momento maggiormente divulgativo. “Mani aperte verso l’Africa” è il progetto promosso, all’interno del festival, dalla comunità parrocchiale, in collaborazione con il Gruppo Missionario di Merano (guidato da Alpidio Balbo, da 40 anni attivo in Africa), per creare un ponte diretto di solidarietà tra Borgagne e il piccolo villaggio di Ouenou in Benin. Nelle scorse edizioni di Borgoinfesta l’impegno dei volontari borgagnesi ha permesso la costruzione di alcuni pozzi in Benin e interventi concreti per il pieno funzionamento dell’orfanotrofio di Ouenou, nella diocesi di ‘Ndali. Oggi l’orizzonte solidale si apre a nuove prospettive. Dopo aver finanziato, lo scorso anno, la costruzione di un serbatoio per l’accumulo del-

l’acqua, quest’anno è prevista l’adozione a distanza dei 102 bambini dell’orfanotrofio e un piano di formazione per alcuni di loro: si insegnerà ai ragazzi di Ouenou a gestire al meglio la coltivazione di un proprio orticello, ubicato nell’estesa terra circostante l’orfanotrofio (“orto didattico”). Un progetto che trova l’importante collaborazione di Slow Food nell’ambito del progetto “1000 orti in Africa”. Nella presente edizione, la comunità ospiterà con gioia, per la terza volta, il vescovo di ‘Ndali, mons. Martin Adijou, che si occupa direttamente della gestione dell’orfanotrofio di Ouenou. Il suo arrivo nel paese di Borgagne è atteso, come ogni volta, con grande entusiasmo, sentimento ricambiato dal vescovo, come si evince

dalle sue stesse parole: “È con immensa gioia che prenderò parte alla festa dell’amicizia e della solidarietà simboleggiata da Borgoinfesta, una grande lezione di umanità e di fraternità che illumina il cielo del nostro pianeta oggi, ahimè, troppo abituato ai rumori delle bombe, degli spari di guerra e ai fumi nocivi del nucleare. Il mio desiderio e la mia speranza è che sul nostro pianeta nascano molti altri “Borgoinfesta” nei luoghi dove esiste il rivoltante egoismo, le guerre fratricide e le ansie della povertà e della fame”. Durante la manifestazione ci sarà l’occasione speciale di incontrare mons. Adijou sabato 25 giugno, alle ore 19, durante il convegno “Volti e orti d’Africa”. Alberto Rescio

SAN PIETRO V.CO/Corso di formazione per bibliotecari

Il caso del Fondo Melli Fortemente voluto dal Comune di San Pietro Vernotico, ed in collaborazione con Imago soc. coop. a r.l. di Lecce, Università del Salento - Facoltà di Lettere e Filosofia ed il Centro di ricerca su Arthur Schopenhauer e la sua scuola, il progetto, appena iniziato questa settimana, si propone il fine di istruire ed educare al sempre meno valorizzato lavoro in biblioteca, facendo leva e tesoro sull’invidiato patrimonio culturale lasciato dal Melli. Le attività didattiche verteranno su argomenti inerenti al contesto bibliotecario ed entreranno nel merito e nel dettaglio: profilo storico e filosofico del fondo Melli conservato presso la biblioteca comunale di San Pietro Vernotico; catalogazione in SBN e linguaggi di indicizzazione; automazione della biblioteca e ricerca e selezione delle fonti di informazione; funzione e gestione delle biblioteche; biblioteche digitali; valorizzazione e fruizione nel contesto locale, regionale e nazionale. Il

tutto verrà dilazionato in sei moduli da diverse ore l’uno con sezioni di teoria affiancate a sezioni di pratica. È doveroso sottolineare come i partecipanti al corso, 25 in totale, scelti attraverso un criterio di selezione che ha dato la priorità ai più giovani iscritti e/o laureati presso l’Università del Salento, avranno l’opportunità di conoscere ed utilizzare i software di ultima generazione atti al programma di catalogazione. A tal proposito, verrà esaminata la biblioteca digitale assieme alla codifica digitale dei documenti. Pertanto si passerà alla digitalizzazione del testo tramite scanner e Ocr. Per quanto concerne la rappresentazione dei documenti si analizzerà la standard, la rappresentazione esplicita della struttura, flessibilità. Grazie a tutto ciò, infatti, si potrà comprendere come la biblioteca digitale sia diventata uno spazio in cui mettere insieme collezione, servizi e persone a supporto dell’intero ciclo di vita della creazio-

ne, uso, preser vazione di dati, i n for maz ione e conoscenza. A l t er m i ne del corso, previsto per il 04 luglio, sarà rilasciato un attestato di partecipazione agli allievi. è previsto inoltre il riconoscimento di crediti formativi da parte dell’Università del Salento, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea Triennale in Filosofia (L5) e corso di Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche (LM/ 78), per quanto concerne le attività di stage, laboratori, tirocini formativi e di orientamento. Un modo nuovo e costruttivo per poter, finalmente, rendere giustizia ad uno dei beni culturali più rilevanti del paese sanpietrano. Marco Marangio


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Lecce, 18 giugno 2011

appunti

Enzo Fileno Carabba. Con un poco di zucchero Cari amici lettori, questa settimana voglio presentarvi il nuovo libro di Enzo Fileno Carabba, “Con un poco di zucchero”, edito da Mondadori. Per chi non lo conosce, Enzo Carabba è un affermato scrittore fiorentino, autore di romanzi e racconti fantastici e noir, ha vinto il premio Calvino con “Jakob Pesciolini” (Einaudi 2002), ed oltre alle pubblicazioni per le grandi case editrici, Mondadori, Einaudi, Marsilio, Salani, Carabba ha dato alle stampe anche deliziose narrazioni per editori minori. Il suo ultimo libro è una piccola perla. Inizialmente era un racconto, oggi è un romanzo delizioso, esilarante, paradossale, oserei definirlo quasi fuori di testa, ma che vi farà ridere dall’inizio alla fine. Protagoniste della storia sono due eccentriche vecchiet-

te, Giulia e Camilla, che hanno deciso spontaneamente di condurre una vita da recluse in un grande appartamento fiorentino. Le due anziane sono di nobilissime origini, dotate di una raffinata eleganza ma ciniche e snob. Non sopportano la plebaglia, non sopportano il popolo, non vogliono confondersi con la vita d’oggi, con i giovani o con gli immigrati. Conducono una vita da recluse con la loro argenteria, le pellicce, ed i “Lorocari”, grossi pesci della Taiga che sguazzano ed ingrassano in un acquario e che sarebbero l’incarnazioni dei loro parenti defunti, appunto dei loro cari. Solo Emiliano, il rosticciere, ha accesso alla loro fortezza per rifornirle a domicilio di cibo di pessima qualità ma pagato a peso d’oro. Ma la cosa più incredibile è che que-

ste due stravaganti signore hanno bisogno, per andare avanti, di una “Pozione Magica”, una droga, che l’autore volontariamente non specifica, che le aiuti a continuare a vivere nel loro personale mondo incantato fatto di sogni, di colori e di raffinatezze. Per le due anziane sfuggire dalla realtà è la cosa più importante, quella realtà che diventa sempre più invadente, tanto è che dell’immensa casa ormai ne usavano solo una piccola parte, e che, per contrastarla ed allargare i confini della loro immaginazione, impone loro di assumere il miracoloso zucchero in abbondanti dosi, di ottima qualità e possibilmente a domicilio. Hanno, infatti, un fornitore personale di zucchero incantato, Piero, che purtroppo però muore all’improvviso. Le due anziane donne si trovano costrette al-

lora ad abbandonare la vita da segregate e ad avventurarsi in città per procurarsi personalmente ciò che occorre loro per continuare a condurre una vecchiaia spensierata. Si agghindano con i loro capi migliori e partono alla conquista del mondo. I guai iniziano appena varcata la soglia di casa, per non parlare dell’impresa che si rivelerà più ardua del previsto, e Camilla e Giulia si ritroveranno coinvolte in una straordinaria avventura. Tra comiche ed incertezze le due si cacceranno ben presto nei guai: pestaggi, vendette, inseguimenti e cadaveri di cui sbarazzarsi, fino alla comparsa dal nulla di una misteriosa ed intraprendente giovane che dice di essere una loro nipote, ma le due vecchiette non l’avevano mai vista ne sentita nominare. Sarà per caso la Nera Signo-

marialucia andreassi ra venuta a pr en d er le sotto le sembianze della giovane per riunirle ai ‘Lorocari’? Non vi rivelo altro di questo spassosissimo romanzo scritto in maniera splendida. Un racconto quasi surreale, con personaggi strampalati che vengono dal passato ed altri altrettanto bizzarri attinti dal presente. Una storia che fonde quasi realtà e sogno, un romanzo leggero e divertente che non deve mancare tra le vostre letture estive. Assolutamente consigliato. ENZO FILENO CARABBA, Con un poco di zucchero, Mondadori, € 18.00, pag. 192

c@ttolici in rete argo

Podcasting: preghiera in mobilità

IL POLLICE

VOGLIAMOCI BENE

Tommaso Dimitri

Con l’arrivo dell’estate, o quasi, si modificano i palinsesti e nascono nuovi programmi finalizzati alla fidelizzazione dello spettatore, sollecitando attenzioni nascoste, o rinnovando preferenze mai sopite, in una sorta di generalizzazione da guardare con molta attenzione. Anche alla luce del livello di tanta televisione invernale che non ci piace affatto. In tale direzione si inserisce, a buon diritto, “Benessere. Il ritratto della salute” (Rete4, ore 21,10), la trasmissione di settore condotta da Emanuela Folliero e dal dottor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale che vuole darci informazioni e consigli su come vivere meglio. Parlando del mal di testa e del mal di schiena, dell’attività sportiva, dell’alimentazione, dell’insonnia, delle cardiopatie e di quei tanti piccoli/grandi “malesseri” che caratterizzano e condizionano il nostro vivere quotidiano. E questo in un susseguirsi di “rubriche” molteplici firmate da professionisti di grande esperienza e di riconosciuta capacità.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Il prossimo fine settimana, venerdì 24 e sabato 25 giugno, si svolgerà ad Otranto, per il quarto anno consecutivo, la manifestazione “La Notte in Rosa”, dedicata al lavoro al femminile tra ricerca, scienza, musica, letteratura, teatro, arti visive. Una fitta rete interistituzionale e associativa, avente come capofila l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Otranto, si è fatta promotrice dell’iniziativa, che prevede un cartellone ricco di appuntamenti che si svolgeranno nel cuore del centro storico del comune idruntino e che avrà come protagoniste le donne. La “Notte in rosa di Otranto” è un’opportunità che offre il territorio salentino alle don-

Giovanni Costantini

Ormai è diventata una diffusa consuetudine, soprattutto nel mondo giovanile ma non solo, applicarsi gli auricolari di un lettore Mp3 per ascoltare musica. La tecnologia va avanti e abbiamo la possibilità di ascoltare musica e con tecnologia Mp4 vedere, con un semplice cellulare dotato di schermo touch screen, un intero film in assoluta mobilità. E non solo. Esiste già da tempo il “podcast” per la Liturgia delle Ore nel sito: www.orepod.com. Ma di cosa stiamo parlando? Il “podcasting” è un sistema che permette di scaricare in modo automatico documenti (generalmente audio o video) chiamati podcast da Internet per chiunque e poi ascoltato personalmente con un lettore MP3 e adesso, grazie alla possibilità della connessione web, anche con il cellulare. L’autore del sito, un sacerdote che preferisce l’anonimato ma di origini salentine (il padre è nativo di Galatina) ci spiega: “L’idea mi è venuta dal fatto che cercavo qualcosa del genere in rete e non ‘ho trovata. Curiosando in siti di altre lingue ho invece scoperto servizi del genere che esistono ormai da tempo. Ho chiesto a Radiomaria e a Maranatha se potevano fare qualcosa del genere e non mi hanno risposto, E allora... l’ho fatto io, quasi per scherzo! In poco tempo sono stato sommerso di mail di ringraziamento e di sostegno. Sono un sacerdote ma è già abbastanza imbarazzante immettere la propria voce in rete e quindi preferisco fare questo servizio nell’anonimato. Ci tengo però che il servizio si diffonda e sia conosciuto” (mail: info@orepod.com). Come funziona? Si clicca sul link dei files scelti, si scaricano sul Pc o su un cellulare e poi o si caricano su un I-pod (lettore Mp3) o si ascoltano direttamente sul cellulare. Il materiale a disposizione è ormai completo, per quanto riguarda le Liturgia delle Ore, e troviamo anche tutte le letture bibliche e patristiche dell’Ufficio, il Santo Rosario con o senza base musicale, una breve Via Crucis, l’Enciclica sulla Speranza di Benedetto XVI “Spe Salvi” e in fase di inizio tutta la Sacra Scrittura: Antico e Nuovo Testamento. Buon lavoro e buona navigazione.

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La Stagione Sinfonica Estiva Cominciata il 10 giugno, proprio con un concerto di Nino Rota, grande compositore e musicista pugliese d’adozione e autore delle musiche nei film di Fellini, Visconti e premio Oscar per “Il Padrino n.2”, la Stagione Sinfonica Estiva dell’Orchestra “Tito Schipa” ha quest’anno come tema: La musica è fuoco, se tace si spegne. Motivo conduttore della stagione, come detto, sarà il centenario della nascita del grande Nino Rota, già premio Oscar per le musiche de Il Padrino, unitamente ad un doveroso omaggio a due altri grandi della musica da cinema, anch’essi premiati con l’Oscar: Ennio Morricone e Nicola Piovani. Previsto anche il balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokov’ev, interpretato da Il Balletto del Sud di Fredy Franzutti, il divertente Pierino e il Lupo con la voce guida di Gigi Proietti, un concerto di Panderecki e di Mendelssohn. Novità di questa stagione la partecipazione del Forum Eventi di San Pancrazio Salentino, “che con i suoi tremila posti costituisce una sfida per le ambizioni future dell’Orchestra Tito Schipa” dichiara il Direttore Artistico Marcello Panni. Inaugurata il 14 giugno e in esposizione fino al 17 luglio 2011 al Castello Carlo V, la mostra di Tonino Caputo denominata “I Luoghi e il Tempo”. L’artista leccese quasi 80enne, conosciuto anche fuori dai confini nazionali, facendo da subito emergere il proprio interesse particolare per la pittura, nel 1956 partecipa ad una prima estemporanea, sostenuto dai poeti Vittorio Pagano e Rina Durante. Nel 1992 Tonino Caputo è considerato dalla rivista inglese Art and Design tra i cinquanta artisti italiani più significativi della seconda metà del XIX secolo. Le sue opere figurano in collezioni private e pubbliche di tutto il mondo. Per i suoi scorci urbani desolati, in particolar modo newyorkesi, Fortunato Bellonzi definisce Tonino Caputo il “nuovo metafisico”. Il 18 giugno si terrà a Lecce l’ultima serata del tour Barbone Teatrale, vera e propria Fiera del Teatro del Fanculopensiero Stanza 510 di Ippolito Chiarello. Un raduno di attori che proporranno la loro arte nelle strade del centro storico, ospiti, come veri barboni, di famiglie leccesi e della città tutta. È in corso e si concluderà domenica 19 giugno l’Expo dell’Alto Salento, presso il quartiere fieristico di Campi Salentina, campionaria di prodotti e servizi dell’Artigianato, Commercio, Tempo Libero, Tecnologia, Prodotti tipici ed Enogastronomia.

Notte in Rosa 2011: manifestazione idruntina dedicata alle donne

ne e agli uomini che si occupano di sintetizzare un mondo che è parte integrante e allo stesso tempo “differente” rispetto all’universo: il femminile. Il focus di quest’anno è orientato alla ricerca, all’innovazione, alla scienza, all’arte, alla letteratura, al teatro e, naturalmente, alla musica che sarà il coronamento di una programmazione fitta e multidisciplinare. Anche quest’anno, come nelle edizioni precedenti, la prima giornata della manifestazione sarà dedicata ad un seminario formativo e divulgativo, fortemente voluSerenella Molendini, Consigliera di Parità della Regione Puglia, sul tema della scienza e della ricerca al femminile. La tavola rotonda dal titolo

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SALENTO

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“Vita da Streghe. Scienza, Tecnologia, Ricerca: la sfida delle Donne” metterà in evidenza come la disparità di genere nell’accesso alle carriere tecnoscientifiche possa compromettere l’equità del sistema, insieme all’eccellenza e all’efficienza del lavoro. Le ricercatrici avranno il compito di sollecitare la discussione tra i presenti presentando la loro storia personale, tesa tra famiglia e lavoro, ponendo l’attenzione sulla ricerca scientifica e il lavoro femminile che non è solo esperienza di sacrificio, ma opportunità di realizzarsi ed avere successo. Il seminario è organizzato da un Comitato scientifico che fa riferimento ad una prestigiosa rete di istituzioni e associa-

zioni che si occupano di lavoro, di ricerca e innovazione, di donne e scienza. A conclusione del seminario sarà conferito il Premio Talento Donna, quest’anno riservato a ricercatrici che hanno realizzato progetti innovativi di ricerca, riconosciuti in ambito scientifico internazionale. Prima del seminario sarà presentata la mostra “La complessità di Lhc in mano alle donne” allestita presso Largo Alfonsina dalla sua curatrice, la dott.ssa Elisabetta Durante, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). La mostra è dedicata alle ricercatrici italiane del grande progetto europeo “Lhc” e raccoglie oltre trenta ritratti di donne che hanno offerto importanti

contributi alla sfida straordinaria del grande collisore di adroni (Lhc). Ai volti e alle storie di queste ricercatrici è affidato il racconto di un progetto affascinante: un racconto rivolto soprattutto alle ragazze ed ai ragazzi che vivono oggi un momento magico della storia umana, anche se quasi mai se ne rendono conto. “La Notte in rosa” riserva grande attenzione anche ai Bambini e alle Bambine, che potranno partecipare al laboratorio scientifico allestito da Sistema Museo - Orione.biz Magie della scienza. I ragazzi vedranno maghi e streghe al lavoro che li avvicineranno ai misteri della scienza attraverso l’esperienza diretta e il gioco.

Nel corso delle due serate saranno tante le attività che animeranno la città e coinvolgeranno tutte le generazioni, dai bambini agli anziani. Il programma completo dell’iniziativa è scaricabile dalla sezione eventi del sito internet del comune idruntino: http:// www.comune.otranto.le.it.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 18 giugno 2011

lo sport Ingaggiato il nuovo direttore sportivo c’è attesa per la scelta del nuovo allenatore giallorosso prima di avviare le prime operazioni di mercato

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Lecce, dopo Osti il fermo Un rincorrersi di voci, suggestioni appena accennate ma, di fatto, una situazione ancora molto fluida, di non immediata definizione. Lo stato dell’arte del Lecce al momento appare caratterizzato da “non certezze”. La fluidità della situazione però in questo caso, non si caratterizza in senso positivo verso una possibile rapida evoluzione di circostanze organizzative e di mercato dai contorni più delineati, né si orienta in modo negativo verso una sublimazione - intesa come passaggio allo stato “gassoso”- di possibili e reali opportunità; dunque una situazione di attesa, come la lucina rossa del televisore quando non è del tutto spento ma aspetta un segnale del telecomando per riaccendersi in … chiaro. La nomina del DS Osti ha rappresentato il primo elemento di chiarezza e prospettiva dopo l’annuncio del Patron Semeraro di disimpegnarsi dalla Società: una volta fuori De Canio le competenze di mercato erano pressoché azzerate nel managment di via Templari; a seguire, che tutto sia destinato a muovere dalla scelta dell’allenatore è cosa quanto mai sacrosanta prima di aprire al valzer delle riconferme, delle cessioni o dei nuovi arrivi. E proprio nello specifico, giri di valzer il Lecce ne potrà fare pochi, viste le ristrettezze

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L’ALTRO

MUAY THAI

e le limitazioni che dovranno poste in essere per dar seguito alla volontà della Famiglia Semeraro, in assenza di una nuova proprietà del pacchetto societario, tuttavia, il riassetto dell’organico “pedatorio” non è fra i problemi più urgenti: la compagine è in gran parte strutturata, semmai saranno necessari quattro o cinque inserimenti per sostituire i partenti - Mesbah e Rosati su tutti - e rinforzare il gruppo. Si ma come rinforzarsi se manca ancora l’allenatore? Forse, a meno di repentine evoluzioni verso soluzioni da

subito percorribili - leggi Ficcadenti - si dovrà attendere domenica sera al termine dei play off di lega pro o al più l’inizio della prossima settimana per indicare il possibile successore di De Canio con Mandorlini. Il tecnico ravennate alla guida dell’Hellas Verona, ormai a un passo dalla promozione in Serie B, domenica sera disputerà con la sua squadra l’ultima finale di play off sul campo della Salernitana. Ormai sembra questione di ore poi una rapidissima pianificazione per intervenire sul mercato. E proprio per muoversi

meglio su quest’altro fronte il Lecce dovrebbe concludere quanto prima con il nuovo allenatore: per questa fase di calciomercato, un ricco assortimento di calciatori svincolati dalle società di provenienza si prospetta all’orizzonte: potrebbe essere l’occasione giusta per assicurarsi quei puntelli necessari alla prossima stagione giallorossa, pur restando nelle more e nelle ristrettezze conseguenti al disimpegno della famiglia Semeraro. Una situazione ancora fluida, con la speranza che non diventi …liquida.

PORT di Paolo Conte

Fabio Siciliani vince anche con un piede rotto

È quanto mai riduttivo credere che il curriculum di un atleta possa spiegare le virtù e le qualità caratteriali. A volte esse possono varcare i limiti fisici e atletici per arrivare al conseguimento di strepitosi risultati. Il guerriero Fabio Siciliani è la dimostrazione vivente a tutto questo. Un uomo che nonostante una microfrattura ad un piede porta a termine con successo un match che è valso il titolo di “Supreme Muay Thai Tournament Champion”, omologato da Onesongchai, big promoter thailandese. Il leccese è riuscito ancora una volta ad imporsi mettendo in risalto le doti del coraggio, della grinta e della determinazione condite dall’innato talento per la lotta e nella fattispecie per la Muay Thai. Questa volta il palcoscenico è stato Tivoli (provincia di Roma) e a furia del solito cocktail di calci, pugni, ginocchiate e gomitate, il coriaceo salentino ha spazzato via la concorrenza primeggiando nel torneo di qualifica alla King Cup. Il classe ’81, campione del mondo e pluridecorato da un’infinita di titoli e

riconoscimenti, fa parte di una ristretta categoria di predestinati capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo nei momenti topici che, alle volte, possono valere anni di duro lavoro. All’ennesima manifestazione di prestigio in quel di Tivoli, Siciliani non si è smentito, arricchendo non solo il già ricco palmares ma ergendosi come principale esempio di forza e caparbietà a tutti coloro che oggi si avvicinano a questo sport. Sulla scena romana erano presenti atleti provenienti dall’Inghilterra e dall’Italia, tra cui il forte ed esperto Rosario Presti con 80 match disputati in giro per il mondo; il favorito del torneo il thailandese Moses Tor Saengtinnoi numero 1 del Rajadamnern. Al primo turno Siciliani e Presti si giocano il contratto con la Blackhawk Sports AG, sponsor della King Cup, maggiore evento al mondo per la Muay Thai. Siciliani si impone su Presti, mentre il thailandese Moses Tor Saengtinnoi vince contro un atleta londinese. La sfida Italia-Thailandia è ormai annunciata. Nulla lascia presagire ad un esito positivo per l’atleta leccese che al primo round riporta una micro frattura al pie-

de sinistro. Un avverso destino che non fa i conti con il gran cuore di Siciliani che continua a combattere ugualmente la sua finale dando vita ad una battaglia ricca di pathos e forti emozioni. Alla fine del match il verdetto dà ragione al campione del mondo che vince sull’antagonista thailandese tra il tripudio della folla. Quasi in contemporanea si è svolto il campionato del mondo amatoriale di prima, seconda e terza serie, nel quale quattro atleti salentini si sono messi in luce. Neanche a farlo apposta primo fra tutti Gianluca Siciliani, fratello maggiore di Fabio. L’atleta leccese, il quale ha combattuto per prima serie, si è imposto inizialmente su un atleta sudamericano nella categoria -81 kg. Vittoria che ha permesso a Gianluca di approdare in finale e di farla sua contro un collega sardo proclamandosi campione del mondo KL-OneSongchai. Sempre in prima serie Carlo Pappadà è stato sconfitto al pri-

mo turno interrompendo una lunga striscia positiva. Non a caso negli ultimi due anni Pappadà, ha disputato 26 match vincendo tutti gli allori in territorio nazionale. Ottima prova, infine, per Alessandra Persano e Giancarlo Mele entrambi alla prima esperienza internazionale; i due fighter sono stati sconfitti solo in finale al termine di due match molto combattuti disputati con colleghi provenienti rispettivamente dall’Olanda e dall’Inghilterra. Tutto sommato un evento largamente positivo per l’equipe di Fabio Siciliani che continua ad aver fame di successi con l’obiettivo di continuare a scrivere pagine importanti nel mondo della Muay thai.

MONDO Igor Cassina “saluta” i mille del Csi Doppio impegno nazionale per i giovani ginnasti del Centro sportivo italiano. Presso il villaggio olimpico Ge.Tur. di Lignano Sabbiadoro si sono svolti infatti il IX Gran premio nazionale di ginnastica artistica e il V Gp di ginnastica ritmica. Generosissimi, come sempre, i numeri delle adesioni dei comitati provinciali, 24, provenienti da tutta Italia. Al Pala Getur 845 atleti (con 67 maschi ), si sono esibiti nell’artistica mentre i titoli della ginnastica ritmica. Testimonial d’eccezione è stato il grande Igor Cassina, gloria della ginnastica azzurra. “Sono felicissimo di essere qui a Lignano insieme al Csi in occasione del Gran Premio Nazionale di ginnastica e di essere presente all’apertura delle gare. Le parole di benvenuto del presidente nazionale del Csi, Massimo Achini, ai quasi duemila partecipanti, includendo i tecnici e gli accompagnatori al seguito dell’evento: “Questi due gran premi di ginnastica giungono a coronamento di una stagione di rilancio, che il Csi ha voluto programmaticamente spendere nella diffusione di questa straordinaria disciplina sportiva nei suoi comitati provinciali. La presenza di un campione come Cassina vuole essere segno di questa eccellenza e la nostra convinta vicinanza alla grande famiglia della ginnastica azzurra”. Gli fa eco il direttore nazionale dell’attività sportiva Csi, Renato Picciolo, che ha ancora addosso i brividi di emozioni vissute a Lignano. “La ginnastica del Csi ha raggiunto un livello qualitativo notevole. Nei due palazzetti tre giorni no stop di grande passione, entusiasmo, un fascino contagioso. Davvero encomiabili le commissioni tecniche e le giurie. Difficile gestire numeri sbalorditivi, che ci hanno “costretto” a bordo pedana per 16 ore consecutive. Ma al termine abbiamo avuto il plauso delle famiglie, delle atlete, a caccia di un ricordo tangibile di questa esperienza vissuta. Sono andati a ruba pezzi di striscioni del Csi, i manifesti dell’evento. Mai visto in tanti anni di Csi un entusiasmo simile. E il battito di mani, scandito ritmato, nel corso delle premiazioni finali rimarrà anch’esso indelebile nella storia della ginnastica arancioblu. Così come la grande partecipazione nel corso della S. Messa serale, dopo le tante gare, celebrata da don Claudio”. Infoline sulle attività del Csi Lecce, cell. 347.1762819 - email lecce@csi-net.it, sede via Siracusa n. 50 - 73100 Lecce.


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