2611 - L'Ora del Salento

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Lecce, 16 luglio 2011

UN EURO

L’Ora del Salento

Spedizione in abbonamento postale comma 27 art.2 L. 549/95 - Filiale Poste Lecce

Nuova serie, Anno XXI, n. 26

Difendere il Paese dagli attacchi di Nicola Paparella Sono almeno due anni che sentiamo dire che la crisi è passata e che il peggio è ormai alle nostre spalle. Ma non è così. Sono almeno due anni che si operano tagli vistosi alla spesa pubblica, si chiudono gli ospedali, si bloccano le assunzioni, si strozza l’economia e, però, non si riesce a tenere sotto controllo il debito pubblico, mentre tardano ancora gli investimenti produttivi. È evidente che c’è qualcosa che non va. Intanto la speculazione finanziaria internazionale, che come cane rabbioso è sempre pronto ad azzannare i Paesi in difficoltà, ha preso di mira anche l’Italia. E questo impensierisce davvero. Quando si mettono insieme questi tre processi (difficile gestione del debito pubblico, riduzione della massa finanziaria destinata agli investimenti, aggressione della speculazione internazionale), ci sono tutte le condizioni per una crisi dagli effetti devastanti. Per evitarla occorre mettere insieme tutte le risorse morali del Paese ed adottare misure di particolare severità. In questa direzione si è mosso il Capo dello Stato che ha avuto parole di forte rilievo etico, per invitare tutti all’assunzione di condivise responsabilità. In questo momento, quando la nave rischia di affondare, bisogna saper trovare i motivi della coesione, anche al di sopra delle distinzioni politiche. Detto in altri termini, occorre adottare una manovra economica severissima e l’opposizione deve poterla condividere. Non si tratta di firmare cambiali in bianco, ma di negoziare un consenso che va dato, pretendendo attenzione per almeno alcuni punti forti. Si può accettare tutto quel che dice Tremonti, con la sua manovra, ma i costi debbono essere meglio distribuiti. Il sacrificio che si chiede ai pensionati, deve venire dopo rispetto a quello che è possibile chiedere sin da subito alla classe politica. La drastica riduzione (e non l’aumento) dei compensi per coloro che lavorano in politica (dai comuni sino al Parlamento), l’azzeramento delle Province, la drastica riduzione delle consulenze (nel numero e nei compensi) sia a livello locale che nazionale, la revisione dei piani di acquisto di nuovi sistemi d’arma (soltanto con questa voce si potrebbero risparmiare centinaia di milioni di euro), la attenuazione dei nostri impegni militari all’estero … sarebbero tutte richieste che renderebbero meno indigesta la manovra e ne ridurrebbero gli effetti depressivi a carico della spinta agli investimenti. Tanto quanto basta per passare da un circolo vizioso ad un circolo virtuoso. Sapranno i nostri rappresentanti in Parlamento affrontare con la dovuta determinazione l’attuale difficile congiuntura. Lo sapremo nelle prossime ore.

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 16 luglio 2011

IL 19 LUGLIO ORDINAZIONI IN CATTEDRALE

Nel 46° Anniversario di sacerdozio di mons. D’Ambrosio

Don Andrea Zonno, sacerdote Don Mino Arnesano, diacono 8-9 Cari amici, il saluto cordiale, accompagnato da sentimenti di amicizia fraterna, a nome della Chiesa di Lecce, a tutti voi che siete con noi ammiratori stupiti e in qualche modo interessati della bellezza che si può contempla-

re in ogni angolo del nostro meraviglioso Salento. È la bellezza della lunga storia di questa nostra terra, segnata da vicende liete e dalle tante conquiste raggiunte dall’operosità di tutti noi. Una bellezza segnata e autenticata dai grandi testimoni della fede cristiana: i santi che in numero considerevole hanno manifestato, in questa nostra terra, la perenne validità del messaggio di Gesù di Nazaret. Come non pensare al sangue dei Beati Martiri di Otranto che nel sec. XV hanno testimoniato con il martirio la loro testimonianza a Cristo? È la bellezza dell’arte, della lettura del linguaggio della fede soprattutto attraverso il ricamo della pietra dei nostri monumenti, che sa narrare il tentativo dell’uomo di fede di rendere accessibile e leggibile ai semplici e ai sapienti, il mistero in cui credere. Personalmente posso confessare che questa bellezza continua a sorprendermi, incantarmi, stupirmi.

È la bellezza del nostro mare incontaminato, delle coste che abbracciano e disegnano i confini dei luoghi che accolgono la fervida e operosa vita delle nostre comunità. Comunità che, pur segnate e travagliate dai drammi di una crisi economica che allarga la forbice della disoccupazione mortificando la vita di molte famiglie e deludendo le attese del mondo giovanile, sanno reagire con dignità e senza piagnistei all’attuale difficile situazione socioeconomica. Vogliamo raccontarvi, cari amici e ospiti, soprattutto la bellezza e concretezza della nostra vita di fede che traduce in numerose opere il primato dell’amore che sa accogliere, farsi prossimo, soccorrere, condividere con i tanti nuovi poveri che bussano alla porta del nostro cuore. A questi poveri, emarginati, disadattati, ci sforziamo di aprire in mille modi la carità del nostro cuore. Nei prossimi mesi al centro della città di Lecce apriremo la Casa della

L’ARCIVESCOVO L’ARCIVESCOVO DI DI LECCE LECCEAI AITURISTI TURISTI

Benvenuti tra noi Verso la Gmg 2011

Caritas diocesana

Duecento In Albania in partenza a scuola da Lecce di volontariato 3 4

carità, luogo principe del nostro impegno di servizio e di testimonianza di amore. In questa casa, memori della parabola evangelica, a chi bussa sarà aperto, quanti hanno bisogno di sostegno morale e materiale, troveranno risposta e accoglienza e tutto quello che la carità della nostra Chiesa saprà conservare nei depositi dell’amore, sarà donato, offerto, partecipato. Vorremmo dirvi, con molta semplicità e verità, che venendo tra noi, incontrerete una Chiesa viva, attenta all’uomo, partecipe e protagonista della sua storia, non distratta o assente dai tanti drammi che ci segnano in negativo ma che non mortificano o annullano la speranza che ogni giorno con la nostra vita di fede tentiamo di rendere evidente ed eloquente. Nelle prossime settimane verranno presentate a voi alcune proposte di incontro e di testimonianza con le quali vi accoglieremo per condividere, con le nostre peculiarità e caratteristiche, la ricchezza dell’unica fede in Cristo Gesù. Per tutti voi l’auspicio di godere e di poter fruire della bellezza della nostra terra, del nostro mare, della nostra ospitalità, della nostra amicizia. Con l’augurio di giorni sereni e di un riposo tonificante, l’espressione cordiale dell’amicizia sincera della Chiesa di Lecce e mia personale. + Domenico D’Ambrosio

Ufficio diocesano

Esami d’idoneità per l’Irc

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L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

primopiano

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CRISI, SPECULAZIONI E FAMIGLIE IL DOVERE DELLA POLITICA Si naviga a vista in assenza di provvedimenti continentali

Una risposta globale per ridurre i danni e risalire la china

Le tensioni sui debiti dei piccoli Paesi dell’Europa meridionale, Portogallo e Grecia, allargate a Spagna e Italia continuano, mentre si avvicina la data del 2 agosto, quando nientemeno che gli Stati Uniti potrebbero fare default, se non si raggiungesse l’accordo, peraltro necessario, tra l’amministrazione Obama e la maggioranza repubblicana al Congresso. Anche il debito Usa è a rischio declassamento dalle maggiori agenzie di rating, che non a caso sono americane, così come ha fatto la cinese Dagong. In realtà sembra verificarsi quello che diversi osservatori avevano previsto, per cui si tenta di uscire da una crisi di necessaria ristrutturazione del sistema mondiale attraverso una rincorsa di bolle speculative. L’ennesimo venerdì nero della borsa italiana, gli attacchi

speculativi che ne sono stati la causa, lo dimostrano con evidenza. Se la finanza globale, che insegue profitti a brevissimo, fa danni, serve una risposta della politica, che non può che essere globale, fatta da attori di peso di livello continentale. Ma si naviga a vista. Ricordiamo la questione posta da uno degli attori più muti della scena mondiale, la più che ottuagenaria regina Elisabetta II agli economisti, che non avevano lontanamente previsto la crisi. Lo stesso discorso vale per le cosiddette agenzie di rating, oggi all’onore delle cronache non solo finanziarie. Il punto è che probabilmente, dalla “crisi fiscale” dello stato interventista e allargato, che risale all’inizio degli anni Settanta, con la conseguente risco-

Sempre di meno le possibilità di risparmio

La pressione economica sulle famiglie si fa sentire. I nuclei familiari esistenti riordinano il loro budget, magari cambiando alcune abitudini di consumo, sicuramente riducendo le loro possibilità di risparmio. Così nel 2010 i nuclei familiari italiani hanno ridotto alcuni capitoli di spesa per mantenere stabili i generi alimentari e rispondere all’aumento delle spese medico-sanitarie. L’Istat nota che le spese per beni e servizi dedicate alla cura personale: dal barbiere ai cen-

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tri estetici, dai viaggi all’assicurazione vita, si sono ridotte passando in media dai 268 euro del 2009 ai 253 euro del 2010. Inoltre diminuiscono gli acquisti per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa Poco male insomma. Le famiglie italiane sono abbastanza responsabili da saper gestire le loro risorse. Le vacanze saranno più brevi, in casa non ci saranno sempre i televisori flat ultimo modello. Dalla rilevazione Istat, però, apprendiamo altre due indica-

zioni che dovrebbero interrogarci sul nostro futuro. La prima riguarda il peso dei figli sull’economia domestica. Ad impegnare la maggior parte del proprio reddito sulla quota di spese fisse sono le famiglie più numerose. Infatti il potere d’acquisto di un single è estremamente più alto di quello di un nucleo con tre figli. Appare naturale che un nucleo di 5 persone consumi di più per mangiare o per vestirsi, lo è molto meno il peso dell’istruzione (2,5% contro lo 0,3%).

PENSANDOCI BENE...

Nuclei familiari con il fiato corto

La seconda indicazione, invece, riguarda la spesa media mensile a nucleo familiare, che l’Istat rileva a 2.453 euro (con un valore medio a 2.040 euro). Questi due dati ci portano altri due segnali. Il primo riguarda una diseguale ripartizione della ricchezza tra le famiglie dato che più del 50% dei nuclei familiari sono al di sotto di oltre 400 euro la media nazionale. Il secondo segnale ancora una volta ci indica la scarsa capacità di visione prospettica. Se

di Giuseppina Capozzi

si considera, infatti, che i giovani neolaureati, generalmente e anche precari, guadagnano in media circa 950 euro al mese, comprendiamo molto facilmente le difficoltà in Italia a costituire dei nuovi nuclei familiari: due giovani insieme non copriranno le spese per la sopravvivenza, figurarsi poi comprare una casa o pagare un affitto che, per inciso, di media pesano rispettivamente circa il 20% e il 17,2% sul budget di un nucleo familiare già avviato. Andrea Casavecchia

perta del mercato, è progressivamente venuta meno la capacità di pilotaggio politico di un sistema mondiale che appare sempre più allargato e interconnesso. Questa incapacità rischia di generare costi spaventosi, e non solo per i più poveri. La speculazione sulle materie prime e sulle derrate alimentari infatti colpisce appunto i Paesi più popolati e più poveri, ma nei Paesi più ricchi si deteriora la situazione delle antiche classi medie. Le grandi agenzie, che negli ultimi vent’anni – lo spazio, cioè, dopo la fine del “secondo mondo”, quello del socialismo reale – hanno divulgato a livello planetario le ricette dell’economia globalizzata, non sono certamente in grado di assicurare questo pilotaggio politico. Non si pongono neppure il problema. La questione ritorna allora agli Stati, attori indeboliti, ma essenziali, sia pure in una dimensione che non può più essere quella novecentesca. Gli Stati Uniti hanno cercato in modo contraddittorio negli ultimi decenni di porsi il problema, anche attraverso guerre di nuova generazione. La Cina sta elaborando una sua linea, così come la antiche (Russia) o nuove potenze regionali (Brasile e India). L’Unione europea, che non ha saputo combinare il necessario allargamento con l’ancor più necessaria soggettività, sembra arrancare. Dalla crisi non si può uscire in maniera seria se questo equivoco non viene superato. L’Italia forse può contribuire a scioglierlo, quantomeno ha il dovere, come socio fondatore, di spendersi in ogni modo per questo obiettivo, imprescrittibile. Francesco Bonini

TV2000

Il nuovo umanesimo della comunicazione Con Boffo un capitolo nuovo Per comprendere la relazione tra pubblicità e verità, è necessario ricordare che gli uomini non potrebbero convivere se non fossero in grado di credersi reciprocamente, nella mutua manifestazione della verità. Quindi la natura sociale dell’uomo lo porta naturalmente a comunicare all’altro ciò che è vero. Dalla polis greca in poi la convivenza umana prende una forma nuova: il con-vincere con la ragione si sostituisce al vincere con la forza. Inoltre la pubblicità data alla vita politica consiste nell’affrontare pubblicamente gli ‘affari’ della polis, che sono affari di tutti. Pubblicità vuol dire, quindi, democratizzazione e divulgazione. La scoperta dei greci della dimensione politica della comunicazione caratterizza la stessa come mezzo fondamentale per assumere le decisioni riguardanti il bene comune della polis, ed è presente ancora oggi. Una responsabilità che si configura come atto nell’orientare le scelte delle persone. Nasce allora la domanda relativa al fine della comunicazione: se informare per rendere l’uomo libero di poter scegliere secondo ragione o informare per produrre consenso intorno a scelte effettuate da altri. La responsabilità è nei confronti della verità, nel primo caso, o verso il potere, nel secondo. Il rischio della seconda via è quello della riduzione o, peggio, estinzione della capacità razionale dell’uomo: cioè della libertà! La libertà del pubblicitario può essere considerata nella prospettiva soggettiva o oggettiva. Nella prima dimensione è atto comunicativo della persona che può essere libera ‘da’ o libera ‘per’. Come afferma il Cardinale Carlo Caffarra, le catene della nostra libertà ‘da’ sono l’ignoranza e la passione. Ignoranza intesa come non consapevolezza delle conseguenze delle regole pubblicitarie, passione come lontananza dalla realtà nella sua interezza, per guardare, invece, solo una parte di essa: quella inte-

sa esclusivamente ad ottenere il consenso. La libertà ‘per’ è finalizzata agli obiettivi dell’atto comunicativo, che sono i valori da perseguire. Sempre nella dimensione soggettiva si può parlare di giustizia comunicativa quando si mira ad aiutare il destinatario del messaggio comunicativo ad utilizzare la propria ragione. Non si tratta, perciò, solo di persuadere ma di educare. Nella dimensione oggettiva, la comunicazione va considerata come qualcosa non di isolato, ma di inserito in un sistema sociale. Qui si innesta la necessità che le istituzioni adottino una Carta deontologica degli operatori della comunicazione per garantirne una maggiore libertà e indipendenza, nonché pari opportunità di partecipazione alla stessa. Il magistero propone essenzialmente tre vie per la costruzione di un nuovo umanesimo della comunicazione: la formazione professionale, la partecipazione attiva e personale all’utilizzo degli strumenti di comunicazione e il dialogo fondato sulla conoscenza e i valori. Il confronto e l’impegno sono le chiavi di forza del cristiano animato da buona volontà. info@giuseppinacapozzi.it

Un format innovativo dedicato all’approfondimento di ogni campo dell’attualità, con l’obiettivo di affrontare la sfida del digitale terrestre. È “Nel cuore dei giorni”, il maxi-contenitore che Tv2000, l’emittente dei vescovi italiani, ha inaugurato lo scorso 11 luglio. “Abbiamo investito molto su questa iniziativa in termini di risorse umane e intellettuali”, ha dichiarato il direttore Dino Boffo, durante la conferenza stampa tenutasi di presentazione “Una tv come la nostra - ha proseguito - deve cercare di portare ai telespettatori il linguaggio della cultura, con un’ottica cristiana”. Per Boffo, Tv2000, attraverso il nuovo format, vuole essere la tv “dei cercatori di Dio, aperta alla trascendenza e alla bellezza”. In questo contesto vanno lette le dirette quotidiane della Messa e del Rosario da Lourdes e la scelta, all’interno del Tg, di dare spazio anche alle “buone notizie”, che, ha spiegato Stefano De Martis, direttore dell’informazione dell’emittente, “non sono solo i fatti positivi che accadono nella società, ma anche i risvolti positivi che si possono trovare all’interno di tragedie più grandi”. Questo nuovo progetto dell’emittente, ha poi aggiunto Boffo, “trova i nostri editori, che sono discreti e che si affidano alla nostra professionalità, solidali e attenti”. Con i giornalisti di Tv2000, a sei dei quali è affidata la conduzione del format, lavorerà anche Boffo che curerà personalmente la rubrica “Lettere al direttore”, classico della tradizione giornalistica italiana. Il format è suddiviso in sette parti, come i sette colori che saranno utilizzati in studio e abbraccerà la fascia oraria che va dalle 8 alle 21.15. Si parte con la rassegna stampa e si chiude con quella dei telegiornali. Gli stessi telespettatori potranno intervenire, facendo sentire la loro voce attraverso l’interattività. Anche per questo lo studio in cui si svolgeranno le trasmissioni, ideato dalla scenografa Francesca Montinaro, è stato pensato per essere un luogo emozionale. Nel corso della conferenza stampa Boffo ha rievocato la vicenda che lo ha visto oggetto di una campagna diffamatoria da parte del quotidiano “Il Giornale” che lo portò poi alle dimissioni. “Mi sento pacificato, non porto rancore, e sono felice di tornare a fare il mio mestiere, felicemente ricco anche di questa esperienza”, ha detto Boffo, il quale, con la rubrica “Lettere al direttore”, torna “a fare il giornalista anche se non ho mai smesso nemmeno, quando ero ritirato in casa mia”.


L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

primopiano

VERSO LA GMG 2011

ITALIANI A MADRID

Partenze il 9 e il 10 agosto con l’Arcivescovo e con 8 sacerdoti

In 200 da Lecce a Madrid Saranno ospiti della diocesi di Cuenca miche e non solo, nonostante l’estate offra tante opportunità di divertimento molto superficiali e a buon mercato dal punto di vista spirituale, ci siano ancora moltissimi giovani innamorati di Cristo e della Chiesa che con un piccolo zaino sulle spalle partiranno per un paese lontano con la voglia di fondare la propria vita sulla roccia del

DOVE

L’Italia tinge di tricolore piazze e strade della Spagna

744 VESCOVI E 14MILA SACERDOTI

Manca meno di un mese alla partenza del nostro gruppo per la Spagna, dove la delegazione della diocesi composta da 160 pellegrini, 8 sacerdoti, 2 religiose e una ventina di seminaristi, parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù. Non si tratta di vacanzieri occasionali ma di giovani che si sono preparati a questo importante appuntamento per un intero anno grazie ai cammini proposti dalle comunità di appartenenza e alle iniziative della Pastorale Giovanile diocesana che ha consegnato così nelle loro mani il passaporto per Madrid. Innumerevoli sono state le difficoltà riscontrate nell’organizzazione dell’evento, non ultime quelle di natura economica. È stata forte la speculazione delle Compagnie aeree che, essendo a conoscenza dell’altissima domanda di posti concentrati nel periodo dell’alta stagione estiva, non hanno in alcun modo praticato tariffe adeguate alle povere tasche dei nostri giovani. Queste difficoltà non hanno però intimidito i ragazzi salentini che attraverso piccoli o grandi sacrifici, attraverso iniziative di autofinanziamento organizzate dai gruppi e dalle parrocchie e in alcuni casi con l’aiuto di alcuni generosi benefattori, hanno raccolto i soldi necessari per partire. La nostra Diocesi in verità, avendo organizzato la partenza con un anno e mezzo di anticipo e grazie alla generosità della Diocesi di Cuenca che ci ospiterà senza pretendere alcun contributo, è riuscita a contenere i costi in 650 euro per un pacchetto che include viaggio di andata e ritorno su aerei di linea, trasporti in Italia e in Spagna, vitto e alloggio semplici per due settimane. È inoltre notizia degli ultimi giorni che il Comitato Organizzatore Spagnolo, premiando le diocesi che hanno effettuato per tempo la propria iscrizione, offrirà a tre giovani leccesi la straordinaria possibilità di vivere la grande Veglia finale e la S. Messa di chiusura vicino al Santo Padre. I nostri ragazzi partiranno suddivisi in due gruppi il 9 e il 10 agosto e faranno rientro a casa il 23. Mercoledì 10 agosto invaderemo pacificamente la magnifica cittadina di Cuenca e saremo ospitati dalle famiglie della parrocchia di San Fernando: sarà l’occasione per vivere un gemellaggio all’insegna della condivisione della fede, della cultura e delle tradizioni reciproche dei nostri paesi. Lunedì 15 ci trasferiremo finalmente in bus nella caldissima Madrid dove il giorno 16 accoglieremo il Santo Padre: il programma, secondo una consolidata consuetudine, prevede le catechesi dei Vescovi italiani e la S. Messa ogni mattina, nel pomeriggio tempo a disposizione per visitare la capitale spagnola e la sera eventi musicali e festival organizzati dal Comitato Spagnolo. Attesissima la festa degli italiani, dove ci riuniremo con tutti i giovani pellegrini provenienti dalle altre diocesi italiane. Infine, dopo la solenne Via Crucis del Venerdì, ci sposteremo verso la immensa spianata di dell’aeroporto Cuatro Vientos dove vivremo la Veglia presieduta dal Papa, dormiremo nei nostri sacchi a pelo e celebreremo la S. Messa conclusiva ricevendo dal Santo Padre il mandato missionario di portare il Vangelo a tutti gli altri giovani che ancora non lo hanno incontrato. È davvero consolante accorgersi che nonostante mille difficoltà econo-

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Vangelo. Chiediamo a tutti voi di accompagnarci con la preghiera perché anche la prossima Giornata Mondiale possa segnare una tappa decisiva nel cammino alla sequela di Cristo dei nostri giovani e la Chiesa di Lecce possa trarre innumerevoli frutti di santità dalle giovani generazioni. Simone Renna

L’appuntamento è per il 17 agosto: una rappresentanza dei giovani italiani, soprattutto diciottenni, insieme con il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, e ai vescovi italiani presenti a Madrid, si ritroverà nella Chiesa di San Juan de la Cruz per vivere un momento di preghiera e poi d’incontro che si concluderà con l’offerta dei doni all’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, e alla Conferenza episcopale spagnola di una riproduzione della statua della Madonna di Loreto e una del crocifisso di San Damiano. Di qui i giovani italiani raggiungeranno le piazze madrilene, dove alcuni gruppi giovanili si esibiranno durante il Festival della gioventù. L’idea di una giornata “nel segno del tricolore” prende le motivazioni da quanto il cardinale Angelo Bagnasco ha pronunciato durante l’omelia della celebrazione per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: “Siamo qui oggi per elevare a Dio l’inno di ringraziamento per l’Italia - ha detto Bagnasco -. Non è retorica, né tantomeno nostalgia quella che ci muove, ma la consapevolezza che la patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme un’esigente responsabilità”. Questa “consapevolezza” ci permette di incontrarci come giovani, per ribadire la responsabilità che abbiamo come cittadini cattolici. Ci muove la convinzione “che è possibile, contro tutti i motivi di scoraggiamento - ha spiegato il segretario generale della Cei, Mariano Crociata, parlando ai giovani del Progetto Policoro - immettere nel tessuto delle relazioni e della vita sociale un fermento di rinnovamento che nasce da persone solide, mature, ma non isolate, bensì inserite in una rete che è segno di Chiesa e fermento di una nuova società”. “Oggi - ha proseguito Crociata - in molti attendono di vedere mostrato che essere cristiani non è vivere nel chiuso delle sacrestie, ma affermare con coraggio, coerenza e rettitudine le sfide della vita, il confronto sociale, le esigenze ardue dell’animazione cristiana del nostro tempo in tutti gli ambienti che abitiamo e attraversiamo”. Colorare di “italiano” la città di Madrid dunque significa condividere da italiani quel patrimonio comune che la tradizione cattolica ha saputo realizzare attraverso il «sì» di tanti uomini e donne - basta pensare a san Francesco d’Assisi o santa Caterina da Siena - che con la loro testimonianza, hanno contribuito “fortemente a costruire tale identità, non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualità degli italiani, ma pure sotto il profilo culturale e persino politico”, ha scritto Benedetto XVI nel suo messaggio al presidente della Repubblica in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Ecco, allora, la proposta che don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, lancia a tutti i giovani italiani: “Mercoledì 17 agosto vogliamo colorare le strade e le piazze di Madrid utilizzando la bandiera italiana, il cappello italiano, i vestiti e gli oggetti che abbiamo confezionato con la stoffa “italiana”; ma soprattutto invitiamo tutti a inondare Madrid di gioia, musica e canti italiani. In questa giornata alcuni nostri amici e amiche propongono dei festival culturali in lingua italiana; andiamo a sostenerli, ad applaudirli, a incoraggiarli, a ringraziarli”. Domenico Benedenti, Vice Direttore Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile

TESTIMONIANZA/2

TESTIMONIANZA/1

Pronti per partire... Si vola Cambia la vita

Il cammino dei giovani che prenderanno parte all’evento mondiale della GMG madrilena, ma anche di coloro i quali non partiranno con noi i prossimi 9 e 10 agosto, ha avuto inizio nella piena carica d’entusiasmo lo scorso 28 novembre, presso il Centro Sociale “San Vincenzo de’ Paoli” con una Festa d’apertura, prima delle tante tappe pensate ed organizzate dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, con il suo direttore, don Simone Renna. Questa Festa ha radunato molti giovani ed ha proposto, attraverso spot e brevi video, il messaggio del Papa per la prossima Giornata spagnola, ma anche numerose testimonianze, il tutto intervallato dall’esecuzione degli inni che nelle precedenti edizioni hanno accompagnato i nostri passi. Anche se, ufficialmente, l’anno pastorale dei giovani aveva già avuto un suo principio con un profondo momento di riflessione proposto in seminario il 9 novembre, grazie al tradizionale appuntamento dell’Oreb, che poi si è protratto nell’arco dell’anno in due altri incontri (quest’anno si è scelta una formula più sintetica), l’11 gennaio e il 12 aprile, cambiando però la location, ossia presso il monastero delle Clarisse, un’occasione del tutto nuova e di certo efficace, una proposta di riflessione e preghiera, fornita stavolta dalle giovani religiose che da poco trovano ospitalità presso la Casa Madre leccese. Un altro appuntamento che da anni non manca nel calendario dei giovani della diocesi… e non solo, sono le tanto attese Notti di Nicodemo, svoltesi questa volta negli ultimi due sabati di Avvento e negli ultimi tre di Quaresima, sempre all’interno della suggestiva parrocchia di san Matteo, sita nel cuore pulsante della movida cittadina, centro d’attrazione, dunque, anche per coloro che non cercano volutamente l’opportunità di un colloquio o di una confessione, ma che in queste occasioni ha trovato ascolto. La data del 3 gennaio 2011 ha aperto il nuovo anno all’insegna dell’impegno con una giornata di ritiro, voluta sempre dalla Pastorale Giovanile ma anche, fortemente, dal Sua Eccellenza, presso l’Oasi “Tabor” di Nardò: in quella mattinata e nel pomeriggio i giovani chiamati a partire per l’avventura della GMG ma anche tut-

ti coloro i quali si sono sentiti invitati a pregare con tutti noi per quest’impegno così importante, si sono radunati attorno alla paterna figura del nostro Vescovo Domenico per un momento di intensa spiritualità. Ma il nostro pastore ci ha anche proposto delle catechesi (già sperimentate lo scorso anno) nella cripta della cattedrale: il 9 marzo, in concomitanza con la Celebrazione delle Ceneri, e il 12 maggio, in occasione della Giornata per le Vocazioni, con consegna della Lettera Pastorale Conosco le mie pecore. Si è poi avvicinato il periodo più forte dell’anno, quello della Settimana Santa e successivamente della Pasqua, che noi abbiamo fatto precedere da una Via Crucis intitolata Per me, il 17 aprile, la sera della Domenica delle Palme, con un folto corteo di giovani - e non - che ha attraversato il centro storico giungendo all’Anfiteatro. Abbiamo ripercorso insieme la via della Croce e conosciuto i vari personaggi che hanno incontrato Gesù e dal quale si sono lasciati cambiare la vita. Ascolto della Parola, preghiera e suggestivi monologhi. Il tutto ha trovato il suo culmine presso l’Anfiteatro romano, dove la splendida interpretazione e la voce di Tyna Casalini hanno suggellato l’evento, offrendo un toccante e profondo spunto di riflessione. Non sono mancati momenti di svago, anche essi naturalmente finalizzati alla raccolta di fondi che potessero rendere meno gravoso il costo della partecipazione alla GMG, come il Triangolare di calcetto a 5, presso il Palazzetto dello Sport di Lecce, sabato 28 maggio in cui si sono sfidati in torneo l’amministrazione comunale di Lecce, i sacerdoti della diocesi e i giornalisti delle tv locali, impegnati a farci passare una serata all’insegna dello sport e del divertimento. Sono stati aiutati in questo da alcuni comici del CKK (Dario Talesco, la Signorin’Assuntina e P40). Infine una semplice e intima Festa di chiusura di questo cammino di preparazione verso Madrid, tenutasi il 18 giugno presso il chiostro del Vecchio Seminario. Ed ora possiamo ritenerci pronti per partire… o quasi: zaini in spalla… Si vola! Antonella Rizzo

Partire per una Gmg vuol dire sì, portare uno zaino sulle spalle con il necessario per poter stare bene, ma vuol dire anche imparare cosa sia quel necessario (perché lo zaino rimane sulle spalle per quasi tutta la durata, e la strada da fare a piedi a volte è tanta), e anche imparare a tenere lo spazio libero per quello che dalla Gmg si porta a casa. E non solo quello che fa parte di un viaggio di piacere in un posto diverso da casa propria, ma anche tutto quello che le altre persone faranno di noi, quello che ci trasmetteranno, e quello che ci daranno di loro stesse. La prima impressione che una Gmg lascia è quella dei colori: i colori degli occhi di chi è accanto a te a fare lo stesso cammino, i colori delle bandiere che sventolano mentre tutti aspettano l’arrivo del Santo Padre, i colori della pelle, diversi eppure così uguali al tuo. Questa è la prima impressione che porto da Sydney. La seconda è più profonda: tante sono le lingue, tanti i modi di comunicare, eppure quando si parla di Gesù e di Comunione ci si comprende subito. Pregare insieme durante una notte passata all’aperto, dirigersi insieme verso un’Adorazione Eucaristica, rende le persone più vicine. E in un mondo che mette i giovani sempre più ai margini, come se non fossero necessari a costruire il futuro, quella della Gmg è un’esperienza che fa capire che i giovani sono e saranno sempre centro e futuro del mondo. Allora, cosa c’è nello zaino della Gmg? Sarebbe facile rispondere: un cappello, una torcia, un telo... E invece ho sperimentato di persona che nello zaino della Gmg c’è amicizia. Quell’amicizia che nasce solo dalla condivisione di esperienze più profonde, quell’amicizia che nasce dal trovare persone, ragazzi e ragazze, che come me seguono lo stesso ideale e credono nella stessa Speranza. Nello zaino della Gmg c’è la Fede. Quella Fede più matura, e più consapevole che non è legata alla tradizione familiare, ma alla mia scelta. La scelta di seguire i passi di Gesù, anche se il mondo di oggi consiglia tutto il contrario. Nello zaino della Gmg c’è la voglia di portare quell’amicizia e quella Fede nella vita di ogni giorno, quella volontà di trasmettere agli altri un po’ del nostro incontro con lo Spirito Santo. C’è la volontà di rimetterselo sulle spalle e ricominciare a camminare, per parlare e mostrare a chi è scettico che la Fede è Vita e Allegria. Siamo in partenza per Madrid, chi ha già fatto una Gmg con la consapevolezza che effettivamente cambia la vita. Chi non ne ha mai fatta una, con la speranza che la Gmg possa “rispondere ad alcune domande”, domande che probabilmente nella vita dei giovani sono le domande di tutti i giorni. Anna Chiara Albetta


L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Antonio Rungi

Tra grano e zizzania una lotta per la supremazia

Celebriamo oggi la XVI domenica del tempo ordinario dell’anno liturgico e al centro della parola di Dio c’è la celebre parabola del grano e della zizzania, espressione della lotta tra il bene e il male nella vita personale e nella comunità cristiana ed umana. Conosciamo la bontà del grano a che cosa serva e quali usi ne facciamo, sappiamo pure che la zizzania, questa pianta particolarmente pericolosa e fastidiosa, si insinua nei campi di grano e può distruggere il raccolto o comunque renderlo problematico, in quanto separare la zizzania dal grano all’inizio non è facile; mentre una volta cresciuti entrambi diventa più semplice separare l’uno dall’altro. È evidente che nella parola Gesù ha voluto lasciare un profondo insegnamento circa il bene ed il male, come è facile che possano crescere insieme nella stessa persona o nelle stesse realtà, rendendo praticamente impossibile individuare perfettamente l’uno o l’altro, spesso si confondono e confondono. Il cristiano è chiamato a fare opera di discernimento e di selezione; altrimenti spetterà al Signore, alla fine dei tempi e dei nostro tempo fare necessariamente questa selezione. è evidente che qui c’è un forte richiamo al discorso dell’eternità per il bene o per il male, il giudizio universale è chiaramente affermato da un punto di vista biblico e teologico senza alcun ombra di dubbio. Il testo del Vangelo di Matteo nella sua semplicità ed essenzialità dice molte e cose e fa riflettere su molti aspetti della vita cristiana. La realtà del mondo in cui viviamo riflette esattamente quello prefigurato nella parabola di oggi. Il bene e il male camminano insieme, ma stranamente sembra prevalere il male rispetto al bene. La stessa comunicazione sociale, i mezzi di informazione danno poco risalto al bene che si fa dovunque nel mondo, alle buone notizie, mentre esaltano le notizie di violenze, stupri, ingiustizie, cattiverie, malavita, corruzione e tutto ciò che è espressione dei peggiori vizi capitali. Il bene e la persona buona sono dimenticati, se non addirittura osteggiati. Tutto questo ci fa capire quanto sia importante per tutti lavorare perché il grano emerga dalla zizzania, la pulizia morale dall’immoralità, l’igiene in tutti i sensi dall’immondizia e sporcizia di ogni genere. Su questa linea di moralizzazione si colloca il testo della prima lettura di oggi, tratta dal libro della Sapienza. Di fronte allo scenario di un mondo fatto di cattiverie e di uomini cattivi si alza forte il grido di speranza che il libro della Sapienza lancia oggi: abbiamo un Dio che è giusto giudice, ma che è predisposto alla misericordia e al perdono. Perché allora non imboccare la strada della conversione della moralità nella prospettiva di quella Bibbia e Vangelo che è Parola del Dio vivente? L’Apostolo Paolo ci dice che se da parte nostra c’è la buona volontà, la predisposizione interiore, è possibile superare lentamente le nostre fragilità e debolezze per fortificarci in un stile di vita che sia davvero espressione di un amore filiale verso Dio. Il breve testo della lettera ai Romani che ascoltiamo oggi come seconda lettura della parola di Dio della XVI domenica del tempo ordinario ci dice esattamente questo. Cosa fare, allora, perché possiamo davvero essere guidati dallo Spirito del Signore? La risposta la troviamo accennata brevemente nel brano di questa importantissima lettera dell’Apostolo della Genti: la preghiera come abbandono totale alla volontà di Dio e ai progetti di Dio ci mette nella condizione ideale per rinnovarci radicalmente e non solo esteriormente o apparentemente. Ecco allora che possiamo giustamente pregare con tutta la comunità dei credenti in questa giornata di festa, giorno del Signore.

CARITAS DIOCESANA/In Albania dal 16 al 24 agosto

A scuola di volontariato

“Amatevi a vicenda come io vi ho amati; da questo sapranno che siete miei discepoli” (Gv 15,12). Per il cristiano, il comandamento dell’amore di Dio è inscindibile dal comandamento dell’amore del prossimo. Alle soglie del terzo millennio, però, alcuni importanti valori di riferimento per il progresso e la coesione sociale della stessa umanità - quali il bene comune, la giustizia, la solidarietà e l’impegno civile - sembrano irrimediabilmente offuscati dalle nebbie dell’egoismo, dell’individualismo e dell’edonismo. Tutto è regolato dalle leggi del tornaconto e del mercato mentre pochi poteri forti dominano la scena planetaria. Paradossalmente, vittima immolata sull’altare del progresso e dello sviluppo è proprio l’uomo, ferito nella propria dignità, nella salute e nell’integrità del suo ambiente. Questa riflessione ha riportato l’attenzione sull’importanza del volontariato, quello vero, il volontariato cristiano. In mezzo a tale smarrimento generale, la cultura e i valori espressi dal volontariato cristiano costituiscono una valida direttrice verso un nuovo umanesimo. Troppe volte, infatti, si assiste al cosiddetto volontariato “a tempo” o “di comodo” basato sì sulla sensibilità filantropica di chi lo pratica ma, al contempo, circoscritto al bel gesto isolato. Il volontariato nel senso cristiano, invece, non è semplice filantropia o solidarietà umana: è segno d’amore, di condivisione, è soffrire con chi soffre, è rendersi conto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Prendersi cura di chi è nel disagio o alleviare le

sofferenze di un fratello assume una connotazione del tutto particolare in ambito cristiano: in questa prospettiva le opere di misericordia sono l’espressione di fede autentica perché le si compie vedendo nel bisognoso il volto del Cristo. In questa chiave, la riflessione che nel decennio scorso ci ha impegnato come Chiesa, con le indicazioni pastorali di “Evangelizzazione e testimonianza della carità” e il forte richiamo dal Papa Giovanni Paolo II, contenuto nella “Novo millennio ineunte”, ci sollecita a mantenere l’esperienza del volontariato d’ispirazione cristiana con la dovuta evidenza. Nel Salento, come in tutto il mondo, l’elenco degli enti interessati ad attività di volontariato è lungo e tutti vantano un discreto numero di aderenti. Questo dimostrata e diffusa bontà d’animo, però, non vanifica la necessità di una nuova evangelizzazione per la formazione di veri cristiani che non si accontentino di una fede culturale solo celebrativa, ma a questa accosti una coerente testimonianza di fede nelle opere ci carità. “Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero” (Educare alla vita buona del Vangelo n. 54).

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Sovrintendenza ai BB. CC. Di Lecce

Domenica 17 luglio 2011 Ore 21 - Celebra la S. Messa in Cattedrale

Giovedì 21 luglio 2011

Lunedì 18 luglio 2011

Giornata di ritiro personale

Ore 20 - Celebra la S. Messa in onore della Madonna del Pane a Novoli

Venerdì 22 luglio 2011 Mattina - Udienze

Martedì 19 luglio 2011 Ore 19 - Presiede la Solenne Concelebrazione di Ordinazione Diaconale e Presbiterale in Piazza Duomo

Mercoledì 20 luglio 2011

Sabato 23 luglio 2011 Ore 18 - Presiede i Vespri con gli Adulti di AC presso la Chiesa dei Teatini Ore 20 - Celebra la S. Messa presso la P.zza della Madonnina a S. Foca

Ore 17.30 - Benedice la nuova sede della

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Annunciatori “pellegrini” di pace... on the beach! Con quest’uscita termino per quest’anno pastorale i miei apporti in questa piccola rubrica di spiritualità francescana. Tutti, chi prima chi dopo, andremo in ferie; L’Ora del Salento va in ferie; Gesù non va in ferie! Ed anche come cristiani non possiamo “deporre le armi”, andare in ferie. Anzi, sotto l’ombrellone, sulle spiagge, nelle nostre marine un compito importante ci viene affidato da Gesù: quello dell’annuncio. Il primo annuncio della fraternità francescana è quello che deriva dalla condizione storica ed evangelica nella quale essa è invitata a realizzare la vita fraterna: vivere come “pellegrini e forestieri in questo mondo” (FF. 90), ponendosi alla sequela di Cristo “nato lungo la via” e vissuto “povero e ospite”, attuando la parola dell’Apostolo Pietro, che esorta i suoi cristiani “come pellegrini e forestieri ad astenersi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima” (1 Pt. 2,11). Solo chi si è convertito al Signore Gesù, che è la “nostra pace” e in lui vive riconciliato con il Padre, coi fratelli, con l’intero universo e perfino con se stesso, può diventare quotidianamente un invito alla riconciliazione e alla pace, come

Francesco ricordava ai suoi frati: “La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira e allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti” (FF. 1469). Il saluto rivelato a Francesco dal Signore (FF. 121) e che egli estende ai suoi frati, ordinando che “in qualunque casa entreranno dicano, prima di tutto: ‘Pace a questa casa’” (FF. 86), diventa così un impegno di vita prima per chi lo porge, e poi per chi lo riceve. Scegliere e annunciare il Vangelo è scegliere e annunciare la pace, senza invadenza, senza presunzione di proselitismo, ma con la semplicità dei piccoli. Certo, la pace dell’uomo evangelico non è una comoda condizione esistenziale, perché fra il cristiano e “il mondo” che non conosce il Padre, esiste quella radicale estraneità che scatena l’odio verso Cristo e i suoi discepoli: “Io ho comunicato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come non sono del mondo io” (FF. 62). Venuto da lontano e incamminato verso gli sconfinati orizzonti di Dio, il discepolo di Cri-

Su questo insegnamento, la Caritas di Lecce in cooperazione con Caritas Albania Sud, Comunità Figlie della Carità, Laici Comboniani e i Missionari Comboniani di Lecce, organizzano una scuola di formazione al volontariato cristiano, servendosi del vicino ponte Italia-Albania. La proposta di una scuola nasce come risposta concreta agli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 che predispone come necessaria la cura delle relazioni aperte all’ascolto, al riconoscimento e alla stabilità dei legami. È un’esperienza rivolta ai giovani dai 18 ai 28 anni, che si terrà dal 16 al 24 agosto nei villaggi rurali di Mollas e Lumas nel sud dell’Albania. L’idea educativa ruota attorno ad alcune parole chiave, quale quella di libertà in quanto “il volontariato ha una funzione culturale ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza e facendosi promotore, innanzitutto con la propria testimonianza, di stili di vita caratterizzati dal senso della responsabilità, dell’accoglienza, della solidarietà e della giustizia sociale. Si impegna perché tali valori diventino patrimonio comune di tutti e delle istituzioni (Carta dei Valori del Volontariato)”. Altro concetto fondamentale è quello di gratuità che vede in primo piano l’insegnamento presente in Mt 10,8: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Non si tratta di contrapporre il servizio gratuito a quello professio-

sto si sente sempre in esilio e anela alla patria, si guarda dalla “sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne” (FF. 48), ma per essere un testimone autentico della verità evangelica, deve anche accettare i rischi dei forestieri e dei pellegrini che camminano in terra straniera: quello di non essere capito né riconosciuto, come il Verbo Creatore dell’universo, che venne nel mondo, “eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 10-11). Francesco ha colto il senso profondo di questa ‘estraneità’ e autenticità della chiamata evangelica, non solo quando ha dichiarato che Dio ha fatto di lui “l’ultimo pazzo nel mondo” (FF. 1673), ma soprattutto quando, nel dialogo Della vera e perfetta letizia (FF. 278), ha collocato la gioia più alta del cristiano nella capacità di sopportare con pazienza e amore perfino il rifiuto dei fratelli più vicini. E allora, senza paura né presunzione, con l’esempio e con la vita, in questa afosa estate, testimoniamo la pace che abbiamo nel cuore, portiamola ai fratelli anche solo con il saluto, perché chiunque ci incontri si ricordi che se ci stiamo godendo il sole è perché Qualcuno ce lo ha donato!

nale retribuito, ma di dare significato e senso alla gratuità intesa come valore che dona in maniera disinteressata e rispettosa dell’altro. Inoltre, il volontariato si contraddistingue per la sua intrinseca volontà a muoversi verso, ad andare incontro. In questa prospettiva, la reciprocità non è mai intesa come misura della relazione ma come condivisione, come legame che si crea tra le persone in virtù del dono gratuito. Lo stile del volontariato d’ispirazione cristiana sceglie la prossimità come stile di vita che arriva a condividere cose e ambienti mentre ci si fa carico, ciascuno per le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, si cerca di contribuire al cambiamento sociale. I partecipanti alla scuola di formazione, oltre ai consueti momenti di preghiera e di riflessione sulla Carta dei Valori del Volontariato, avranno la possibilità di alternare attività di animazione per bambini a corsi di lingua italiana, lingua inglese e nozioni di informatica. Verranno organizzate anche serate d’amicizia tra feste, danze e films. L’intento del corso, oltre alla formazione di profili adeguatamente preparati a fronteggiare attività finalizzate al sostegno delle categorie socialmente deboli mira, più in generale, ad incoraggiare la cittadinanza attiva richiesta dall’Unione Europea che ha proclamato il 2011 Anno Europeo della Attività di Volontariato. Info: associazione@caritaslecce.it tel. 0832.244767. Serena Carbone


L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

catholica

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IDONEITÀ IRC ESAMI AD OTTOBRE Pur non esistendo alcuna immediata possibilità occupazionale l’ufficio bandisce la selezione per il riconoscimento

Un questionario e un colloquio per essere abilitati ad insegnare Su mandato dell’Arcivescovo di Lecce, l’Ufficio I.R.C. della Diocesi di Lecce, in collaborazione con l’Issr, pur avvertendo che non esiste possibilità alcuna di immediata occupazione, comunica che è stato indetto l’esame per il riconoscimento dell’idoneità all’insegnamento della religione cattolica per tutti coloro che, forniti del Titolo necessario, appartenenti alla Diocesi di Lecce e rispondenti ai prerequisiti indicati nel Decreto di indizione e dal modulo di iscrizione, aspirino ad inserirsi nell’elenco di merito dei Supplenti nei diversi gradi di Scuola: Infanzia - Primaria Secondaria di Primo Grado e Secondaria di Secondo Grado. La domanda va presentata personalmente o inviata per R a/r, all’Ufficio Scuola e Irc, Curia Arcivescovile di Lecce, piazza Duomo, 5 73100 Lecce, entro e non oltre il 15 settembre 2011. Il modulo prestampato di domanda e gli allegati, possono essere scaricati dal sito dell’Ufficio Scuola della Diocesi (www.irclecce.it) o ritirati presso la portineria della Curia Arcivescovile (ex Seminario), piazza Duomo n.5 dalle 9.30 - 12.30 e 17.00 - 20.00 o presso l’Ufficio Scuola e IRC nei giorni di apertura della Curia il Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00. L’esame scritto, sotto forma di questionario, ed il colloquio si svolgeranno nel mese di ottobre 2011. Il

VALUTAZIONE DEI TITOLI Saranno valutati soltanto n. 2 titoli validi per l’accesso ai vari tipi di Scuola, Primaria o Secondaria, e precisamente: Scuola Primaria: Issr più scuola Magistrale o istituto Magistrale o altro diploma; Scuola Secondaria 1° e 2° grado: Isr più Laurea Issr e altro diploma o Laurea Magistrale in Scienze Religiose. a) Titoli culturali Licenza in Teologia punti 10 Baccellierato punti 8 Issr (3+2) con 110/110 punti 6 per ogni voto superiore a 100/110 punti 0,6 Isr (3+1) con 110/110 punti 4 per ogni voto superiore a 100/110 0,4 Laurea punti 3 Diploma di Scuola Superiore punti 1 b) Titoli di servizio Incarico annuale punti 3 Per ogni mese di servizio punti 0,3

giorno e la sede verranno comunicati, tramite lettera, a tutti coloro che avranno presentato domanda. Ai Supplenti già in elenco, secon-

do la graduatoria dei vari tipi di scuola, e sempre della Diocesi di Lecce, è data la possibilità di inserirsi in altro elenco - uno solo - diverso da quello già attualmente occupato, a condizione che si sottopongano all’esame di Idoneità. Questo Comunicato, spedito ai Rev.mi Parroci, e pubblicato su “L’Ora del Salento”, si trova esposto nella Bacheca dell’Issr e dell’Ufficio Scuola e Irc. Reno Sacquegna Alessandro Saponaro

Esame per l’Idoneità La commissione composta da 4 membri avrà il supporto tecnico di uno Psicologo che vi partecipa come consulente. Ogni docente può assegnare un voto da 1 a 10 per un totale di 40 punti. Il candidato che avrà ottenuto un voto: da 1 a 27 resterà escluso dall’elenco numerato di graduatoria da 28 a 40 sarà incluso nell’elenco numerato di graduatoria. N.B. Non essendo possibile inclusi contemporaneamente nell’elenco supplenti di due Diocesi, coloro che risultano in servizio presso altra Diocesi, anche se superano l’esame di idoneità, non saranno inclusi nell’elenco della Diocesi di Lecce per l’anno in corso. Saranno inclusi dopo aver presentato, all’Ufficio Irc di Lecce, dichiarazione scritta di rinuncia all’inserimento in altra Diocesi.


L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

È tornata la 14^ per i pensionati

Sono circa tre milioni in tutta Italia, i pensionati Inps che hanno ricevuto questo mese la cosiddetta “quattordicesima”, oltre al consueto rateo di pensione. Si tratta di una somma aggiuntiva, “una tantum”, avente un importo che oscilla da 336 a 504 euro. Con il messaggio n. 13742 del 30 giugno scorso, l’Inps ha fornito ogni utile dettaglio sulle modalità di elaborazione utilizzate per valutare il diritto alla corresponsione della somma. Introdotta dall’art.5 della legge 127/2007, la 14ma mensilità spetta ai soggetti con età pari o superiore a 64 anni, titolari di una pensione acquisita sulla base di versamenti contributivi (non interessa quindi le pensioni o gli assegni sociali, gli assegni assistenziali, i trattamenti di invalidità civile, ecc.), che non possiedono un reddito complessivo individuale relativo all’anno stesso superiore a una volta e mezza il trattamento minimo. Per il 2011 (siamo al quinto anno consecutivo di erogazione della “quattordicesima”), la somma aggiuntiva viene erogata - già dai primi giorni di luglio -ai soggetti che, alla data del 31 luglio 2011, hanno un’età maggiore o uguale a 64 anni. A coloro che raggiungeranno tale età dal 1° agosto in poi, la quattordicesima sarà corrisposta con una mensilità successiva. Per l’anno 2011, sono quindi interessati tutti i soggetti nati prima del 1° gennaio 1948. L’aumento spetta, in misura proporzionale, anche a coloro che compiono il 64° anno di età entro il 31 dicembre dell’anno di erogazione, con

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

riferimento ai mesi di possesso del requisito anagrafico, compreso il mese di raggiungimento dell’età. Nello stesso modo, il beneficio spetta in misura proporzionale sulle pensioni corrisposte nel corso dell’anno per un numero limitato di mesi, come ad esempio in caso di pensioni con decorrenza successiva a gennaio 2011. Chi non dovesse aver ricevuto la somma aggiuntiva della “quattordicesima” con la rata di luglio 2011, pur ritenendo di averne diritto, potrà rivolgersi a tutti gli uffici Inps o agli sportelli degli enti di patronato riconosciuti dalla legge, che assistono gratuitamente assicurati e pensionati nel disbrigo delle pratiche previdenziali. Qui sarà possibile ricevere le informazioni necessarie per richiedere il pagamento della quattordicesima. Ma vediamo, in sintesi, quali sono i requisiti necessari per aver diritto al beneficio. Dell’età della pensionata o del pensionato, che deve essere pari o superiore a 64 anni, abbiamo già detto. Il reddito personale non deve superare 9.114,89 euro annui. Si considera ogni reddito esistente, anche se esente da Irpef, ma sono esclusi dal calcolo i redditi derivanti da assegni per nucleo familiare / assegni familiari e da indennità di accompagnamento, ma anche il reddito da casa di abitazione, il Tfr e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata. La somma aggiuntiva varia perché è calcolata sulla base degli anni di contributi versati - differenziati tra ex dipendenti ed ex autonomi - dal pensionato in Italia.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

La scuola deve sostenere l’economia nazionale La scuola restituisce alla collettività i benefici ricevuti nei disinvolti anni ‘60 e ’70 dello scorso secolo. Nell’agosto del 1978, la legge n. 463 aveva fatto esonerare dall’insegnamento i vice-presidi delle scuole medie, quelli dei licei o degli istituti superiori, le cui scuole avessero avuto almeno 51 classi. Se le classi fossero state almeno 36, al vice-preside sarebbe stato dato soltanto il semi-esonero dall’insegnamento d’aula. Ai più complessi istituti tecnici industriali, agli agrari ed ai nautici, come pure agli istituti professionali per l’industria e l’artigianato ed agli istituti d‘arte, sarebbe stata sufficiente la presenza di 41 classi, perché il vice-preside fosse esonerato dall’insegnamento. Se, poi, l’organico della scuola fosse stato limitato a 31 classi l’esonero dall’insegnamento sarebbe stato dimezzato, nel senso che il docente vicario avrebbe insegnato soltanto per 9 ore settimanali. Il numero di classi necessarie per l’esonero al vice-preside sarebbe ulteriormente diminuito di un quinto, per le scuole che fossero state impegnate in corsi serali, in attività sperimentali, oppure che avessero operato in doppi turni di lezione, o che avessero avuto aggregate sezioni staccate, succursali o scuole coordinate. In applicazione di tali criteri, dal 1978 in poi, ad un Istituto tecnico industriale, che avesse avuto una sola succursale cittadina, sarebbero bastate 31 classi perché il suo vice-preside venisse esonerato totalmente dall’insegnamento. Con 24 classi, il vice-preside avrebbe potuto beneficiare soltanto del semiesonero. Il 1994 ha visto elevare il numero delle classi richieste per esoneri e semi-esoneri dei vice-presidi. I direttori didattici sarebbero stati autorizzati ad esonerare dall’insegnamento un insegnante elementare, cui fosse stato dato l’incarico di vicario, se il loro circolo didattico fosse stato composto da almeno 80 classi. Per avere lo stesso beneficio, le scuole e gli istituti secondari di primo o di secondo grado avrebbero dovuto avere un organico di almeno 55 classi. Al vice-preside sarebbe stato concesso il semi-esonero, se le classi del circolo fossero state più di 40. Se, poi, le scuole avessero avuto alle proprie dipendente succursali, sezioni staccate, o sedi coordinate, il numero delle classi necessarie per l’esonero o per il semi-esonero sarebbe stato ridotto, rispettivamente, di un quinto. Il 6 luglio del 2011, infine, è stato pubblicato l’ultimo decreto-legge del Governo in carica, con il quale è stato abrogato il beneficio appena citato, che riduceva di un quinto il numero delle classi necessarie per la concessione dell’esonero e del semi-esonero al vicepreside. Dal prossimo primo settembre, perciò, se si fermerà all’attuale livello di 54 classi, il liceo più frequentato della città capoluogo provinciale non vedrà più esonerato il suo vice-preside. Se lo vorrà, il buon collaborare del Dirigente scolastico potrà continuare ad aiutare il preside nel portare avanti la complessa gestione dei quasi 1300 alunni del Liceo, ed i suoi oltre 100 insegnanti, se riuscirà contemporaneamente ad insegnare in classe per almeno 9 ore settimanali.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Spazzatura “killer” in Campania Nella regione sono in aumento le morti per cancro. Il 22% in più (+9,2% per gli uomini e +12,4% per le donne). Ma fanno paura anche le malformazioni congenite, soprattutto urogenitali e del sistema nervoso: 82% in più per le prime e 84% per le seconde, rispetto ai valori normali. A rivelarlo è lo studio curato dalla ‘Human Health Foundation Onlus’ (Hhf) di Spoleto e dallo ‘Sbarro Istitute’ di Philapelphia (Usa) pubblicato sulla rivista ‘Cancer Biology & Therapy’ . “Queste patologie - affermano i ricercatori - si sono registrate nelle zone dove la gestione dello smaltimento dell’immondizia ha fallito e il traffico illegale di sostanze tossiche è stato ampiamente documentato”. “Questi dati dimostrano chiaramente che i decessi per tumore sono in eccesso rispetto ai dati previsti e la causa è lo sversamento illegale di rifuti tossici. Parliamo di carcinomi della mammella, epatocarcinomi, tumori del colon. In questo modo - avverte - stiamo creando una fragilità genetica nella cittadinanza. La Campania negli ultimi 30 anni è stata trasformata in un laboratorio di cancerogensi a cielo aperto”. Secondo lo studio, “ci sono ampie revisioni scientifiche e diverse indagini condotte nella regione che riscontrano evidenze epidemiologiche a supporto dell’associazione tra l’esposizione ai rifiuti e le conseguenze sulla salute della

popolazione”. Per i ricercatori i decessi dovuti al cancro, sia globali sia in zone specifiche, e i tassi di malformazioni congenite sembrano essere significativamente in aumentato nella parte settentrionale della provincia di Napoli e nella parte meridionale della provincia di Caserta, rispetto ai dati regionali prospettati. “La causa - spiegano sono le numerose discariche, legali e illegali, ampiamente documentate. “Gli studi futuri - sottolinea il genetista - dovrebbero combinare l’epidemiologia clinica con la tossicologia molecolare in modo da verificare le interazioni tra i determinanti genetici e i fattori ambientali. Così da identificare i gruppi a rischio dove è particolarmente elevato il pericolo di sviluppare i tumori e le malformazioni”. Anche Maddalena Barba, coordinatrice dello studio e ricercatrice della ‘Human Health Foundation Onlus’, è della stessa opinione: “Considerando i risultati delle ricerche è necessario che la politica di gestione dei rifiuti venga orientata, nel breve e lungo termine, a monitorare l’insorgenza delle malattie correlate”. “Tre decenni di abusi e illegalità nella gestione della spazzatura in Campania - sottolineano gli autori - hanno fatto di questa regione un caso unico nel contesto delle problematiche relative al rapporto tra rifiuti e insorgenza della malattia. Con molti siti non visibili, non certificati e spesso interrati”.

L’Africa cresce e muore

Le autorità preposte a prevenire il riciclaggio

In Eritrea, Etiopia, Somalia e Nord del Kenia è in corso una emergenza umanitaria dovuta ad una lunga siccità con la conseguenza di una crescita vertiginosa dei prezzi delle derrate alimentari fino al 60-80% rispetto al livello dei prezzi del 2010. Dieci milioni di persone rischiano la morte per fame nell’era dell’abbondanza di cibo sprecato nei paesi ricchi; milioni di profughi e di sfollati vagano senza che si veda all’orizzonte un piano credibile per salvare la vita di milioni di persone. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Onu, la siccità sta colpendo 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia e 117.000 a Gibuti. Il tasso di denutrizione infantile è due volte superiore alla soglia di urgenza fissata al 15%. In Somalia, un bambino su tre è denutrito. Il governo del Kenya ha dichiarato il disastro nazionale e ha lanciato un appello alla comunità internazionale. Nonostante la situazione umanitaria sia catastrofica, l’Onu fa fatica a raccogliere i fondi necessari per fronteggiare la crisi. Nel 2011 Gibuti doveva ricevere 39 milioni di dollari, ma solo il 30% è stato finora finanziato. L’appello di fondi 2011 della Somalia (529 milioni) ha ottenuto una copertura finanziaria pari al 50%, mentre per il Kenya non si va oltre il 54%. Eppure il Corno d’Africa sta attraversando la peggiore siccità degli ultimi 60 anni. Il Regno Unito è stato uno dei pochissimi paesi occidentali a rispondere all’sos lanciato dall’Onu. In Italia l’appello viene ripreso da Jean-Leonard Touadi, deputato del Pd è: “Sono scandalosi il silenzio e l’inazione della cosiddetta comunità internazionale sulla drammatica siccità che sta colpendo queste popolazioni africane”. È urgente che l’Unione Europea, il Governo Italiano e le organizzazioni umanitarie concordino un intervento immediato per tentare di salvare la vita di milioni di persone. Chissà se fossero state banche da salvare! Intanto il 9 luglio scorso è stata proclamata l’indipendenza del Sud Sudan; è nato il 55° stato dell’Africa. Il Sud Sudan nasce dopo 22 anni di guerra civile e 6 anni di gestazione politica. Anche se è dal 1820 che i popoli del Sud Sudan lottano contro schiavisti e colonizzatori, sia arabi che europei. Ma anche dopo l’indipendenza del Sudan (1956), il Sud resistette ai regimi oppressivi di Khartoum con due guerre civili, durate quasi 40 anni. Guerre spaventose che hanno fatto almeno due milioni di morti e milioni di rifugiati. L’accordo di pace fra il Nord e il Sud del Sudan siglato a Nairobi nel 2005, prevedeva anche un referendum tenutosi il 9 gennaio 2011, in cui il Sud Sudan ha espresso in maniera pacifica quasi all’unanimità la volontà di indipendenza. Il regime di Khartoum, nella persona di Omar El-Bashir, anche se ha formalmente accettato il verdetto, ha mal digerito quella soluzione, ed ora sta rendendo la vita difficile al nuovo stato che i vescovi cattolici definiscono “una unica nazione di tante tribù, lingue e popoli”. I missionari e le missionarie comboniani invitano prima di tutto la Chiesa italiana a dedicare una domenica in cui tutti i cristiani possano pregare in solidarietà ai popoli del Sudan, in particolare al popolo Nuba. Altresì chiedono al mondo associativo sia laico che cattolico di mobilitarsi in difesa dei diritti umani del popolo sudanese.

L’art. 10 - Destinatari - secondo comma del .lgs. n. 231/2007 indica i soggetti onerati ad adempiere ai soli obblighi di “segnalazione” di operazione sospetta di riciclaggio (artt. 41, ss.). Nello specifico la norma si riferisce: alle società di gestione accentrata di strumenti finanziari; alle società di gestione dei mercati regolamentati di strumenti finanziari e soggetti che gestiscono strutture per la negoziazione di strumenti finanziari e di fondi interbancari; alle società di gestione dei servizi di liquidazione delle operazioni su strumenti finanziari; alle società di gestione dei sistemi di compensazione e garanzia delle operazioni in strumenti finanziari; alle succursali italiane dei soggetti innanzi indicati aventi sede legale in uno Stato estero; agli uffici della pubblica amministrazione. Sono soggette agli obblighi “segnalazione” anche le attività, il cui esercizio, tuttavia, resta subordinato al possesso di licenze, autorizzazioni, iscrizioni in albi o registri, ovvero alla preventiva dichiarazione di inizio di attività, come di seguito specificamente riportato: commercio, comprese l’esportazione e l’importazione, di oro per finalità industriali o di investimento; fabbricazione, mediazione e commercio, comprese l’esportazione e l’importazione di oggetti preziosi; fabbricazione di oggetti preziosi da parte di imprese artigiane, sottoposta all’iscrizione nel registro degli assegnatari dei marchi di identificazione tenuto dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura; commercio di cose antiche; esercizio di case d’asta o galleria d’arte per il quale è prescritta la licenza. L’art. 11 - Intermediari finanziari e altri soggetti esercenti attività finanziarie - pone in evidenza gli intermediari finanziari e gli altri soggetti esercenti attività finanziaria destinatari dei complessivi obblighi antiriciclaggio (ossia tanto di “adeguata verifica della clientela”, quanto di “registrazione” e di “segnalazione di operazioni sospette”). Sin dal 1991, nella vigenza della precedente Legge n. 197/1991, gli intermediari finanziari sono sottoposti a vincoli molto specifici allo scopo di prevenire il riciclaggio. Il d.lgs. n. 231/2007 raggruppa armonicamente l’intera categoria assieme ad altri soggetti che svolgono attività finanziaria, aggiungendovene di nuovi. Ulteriori novità sono state, poi, apportate dal recente d.lgs. 25 settembre 2009, n. 151. Nell’art. 11 è stata così creata una differenziazione tra intermediari di primo livello (cosiddetti “intermediari qualificati”) e intermediari di secondo livello, attraverso l’inserimento, in due distinti commi, di diversi soggetti. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 16 luglio 2011

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MASS MEDIA E DINTORNI GLI ARGOMENTI PIÙ GETTONATI D’ESTATE Meteo, traffico, le attenzioni per bambini e anziani, il destino degli animali: veri e propri classici del momento

Quella monotonia estiva In estate, a far da costante sottofondo alle notizie di attualità tornano puntualmente gli argomenti più gettonati in questo periodo: il meteo, il traffico, le attenzioni specifiche per bambini e anziani, il destino degli animali da non abbandonare... Si tratta di veri e propri classici del momento, che di anno in anno ritroviamo quasi come dei segnatempo per indicare che è cominciato il periodo delle ferie. All’apparire dei primi consistenti rialzi di temperatura (ma siamo o non siamo nel mese di luglio?), si ripropongono le informazioni sulle previste ondate di calore, sugli effetti dell’umidità nell’incremento del calore percepito, su come difendersi dal caldo eccessivo. Ecco alcuni consigli consolidati: evitare di uscire di casa nelle ore centrali della giornata, bere spesso per evitare la disidratazione, non coprirsi troppo né troppo poco, favorire un’adeguata circolazione dell’aria in casa, non tenere i condizionatori a una temperatura troppo bassa, evitare l’esposizione diretta al flusso dei ventilatori... Non bisogna essere esperti per dare indicazioni di questo tipo, basta la normale dotazione di buonsenso di cui tutti dovremmo essere provvisti. Lo stesso vale per le attenzioni a cui è chiamato chi va al mare o in montagna, all’insegna di un adeguato mix fra voglia di evasione e prudenza necessaria. Per i “marittimi”: non cercare un’abbronzatura sprint nelle ore in cui il sole batte a picco, prevenire scottature e ustioni utilizzando opportune

creme protettive, idratare la pelle dopo una prolungata esposizione ai raggi solari, coprire adeguatamente bambini e anziani per evitare situazioni critiche. Per i “montanari”: utilizzare scarponi o calzature consone al tipo di ter-

reno su cui si cammina, proteggersi da un’esposizione solare eccessiva, avere sempre con sé una borraccia piena d’acqua, essere provvisti di maglioni contro l’eventuale freddo d’alta quota e di giacche a vento in caso di im-

ISTRUZIONI PER L’USO

previsti roves ci, proteggere la vista con occhiali da sole e utilizzare cappellini con visiera. Anche il traffico offre una vasta gamma di spunti per consigli utili, a partire dalle previsioni dei flussi automobilistici nei weekend e dalle indicazioni volte a favorire le partenze intelligenti. Se si viaggia negli orari più scomodi è più probabile che il traffico sia meno intenso. Per partire, meglio evitare il venerdì sera o il sabato mattina; per rientrare, si consiglia di non aspettare la domenica sera. Come eccepire? Prima di mettersi in viaggio ci ricordano le testate informative e gli spazi televisivi ad hoc - bisogna controllare di avere i documenti necessari insieme agli eventuali biglietti di aerei, navi, treni o bus. Se si usa l’auto, non dimenticare di controllare la pressione degli pneumatici, la funzionalità dei freni, il livello del liquido di raffreddamento e dell’olio motore, le luci,

la meccanica generale del veicolo e tutto quanto può costituire un impedimento in caso di malfunzionamento. Per i turisti, sempre a caccia di mete interessanti a basso prezzo: non affidarsi a tour operator improvvisati, controllare nel dettaglio i servizi offerti in cambio dei prezzi scontati, stipulare le dovute assicurazioni in caso di smarrimento dei bagagli o di altri imprevisti, non dimenticare il passaporto e le vaccinazioni obbligatorie, verificare sui siti istituzionali le eventuali situazioni “calde” in alcuni Paesi, lasciare sempre un recapito per poter essere rintracciati in qualunque momento. Un tempo giornali e tv non erano così generosi nell’elargire questa massiccia dose di consigli e indicazioni operative in caso d’emergenza. Se di fronte a un imprevisto è bene sapere a chi rivolgersi e come, dovrebbe invece essere scontata la conoscenza delle regole di base per la prevenzione di eventuali disguidi o eventi spiacevoli. Ma forse, nell’era della tecnologia digitale, dei navigatori satellitari e delle guide manualistiche per qualunque procedura, siamo troppo abituati ad avere qualcuno che ci ricordi cosa fare da pensare di poterne farne a meno. E in fondo, nell’annuale ri-proposta dei “soliti” consigli per le vacanze estive c’è anche un aspetto rituale che sopportiamo ben volentieri, consapevoli che si tratta di un ulteriore cartina di tornasole per ricordarci che, finalmente, possiamo godere le meritate vacanze. Marco Deriu

INFOETICA

Le strategie della pubblicità In rete senza confini e sotto controllo Consumare: in piena libertà? Ci sono complessi progetti, metodi e tecniche capaci di influire su coloro ai quali si rivolgono determinati messaggi attraverso i media e miranti a convincere e stimolare assenso e determinate scelte commerciali. Rimane nodale l’illusione di aver esercitato un’azione vagliata in piena libertà, come se i messaggi ricevuti con ammiccanti suggerimenti non corrispondessero, molto semplicemente, all’esigenza di una determinata azienda, impegnata a comunicare con scientifica visibilità.

Attese appagate e… architettate Il messaggio ha come obiettivo fondamentale quello di provocare l’adesione del destinatario, ma il protagonista dell’evento comunicativo, a volte volutamente occulto, è innanzi tutto il committente, che si avvale di esperti d’informazione e di marketing, di studiosi di reali o possibili domande della gente, di tecnici d’elaborazione massmediale. La pubblicità, infatti, deve riuscire ad arrivare al vissuto concreto della gente e toccare alcune componenti della quotidianità, affinché i recettori accolgano il contenuto del messaggio senza riluttanza, con facile adesione ad una gradevole proposta che rende migliore la vita.

Garbo e vantaggi Globalizzazione e pluralismo incrinano i rapporti tra aziende ed utente, per cui attestazione di benevola stima, gratificazione psicologica e amabile accoglienza della sua personalità sono riferimenti necessari della comunicazione pubblicitaria. Unitamente alla situazione socioculturale, all’ambiente concreto, al momento storico delle dinamiche consumistiche, a modalità e mezzi di trasmissione dei messaggi per i quali si chiede l’adesione.

Nella comunicazione pubblicitaria e nello sviluppo della conseguenze contrattazione, oltre alle vicendevoli convenienze, diventano, pertanto, ancora più importanti le relazioni concrete.

Il tranello Il rapporto commerciale domanda-offerta è soavemente velato o proprio occultato. Il linguaggio pubblicitario, a sua volta, è amichevole, personalizzato, rivolto ai valori comuni della gente, soprattutto positivo, poiché proiettato ad offrire appagamento e benessere. Il contesto è quello dell’ammirazione e dell’ossequio idolatrico sia del prodotto propagandato sia della personalità del consumatore. Non si usano, però, chiare espressioni autocelebrative, per non provocare reazioni di autoprotezione nei recettori: è già importante creare sintonia, dimostrazione di interesse per la serenità e la felicità altrui, addirittura volontà di una nuova società a misura veramente umana. Come se il profitto fosse proprio molto secondario.

La retorica Il processo di comunicazione pubblicitaria offre largo spazio al linguaggio persuasivo, caratterizzato da notevole creatività e ricerca di effettiva efficacia. Si tratta di intervenire, con una specifica semantica e con argomentazioni promozionali, in un percorso proteso ad influenzare orientamenti che si concretizzano nel modo di relazionarsi nel contesto sociale e di mettere in moto ogni tecnica di convincimento utilizzando enfasi, eufemismi, stereotipi. Si esercita un potere allettante e fascinoso, per suscitare domanda. Di un’offerta già pronta. Adolfo Putignano

Due notizie hanno caratterizzato la settimana dal punto di vista della “Rete”. La prima: il dibattito sulle indicazioni dell’Agcom (l’Authority per le comunicazioni) sulle indicazioni per una legge che coniughi libertà della Rete e diritto d’autore. Un tema sensibile: molte manifestazioni si sono scatenate sia dal punto di vista virtuale sia nelle piazze per arginare una regolamentazione troppo rigida e sottolineare che il principio della Rete deve essere la libertà. La seconda notizia: secondo un’indagine statunitense la metà dei genitori controlla su Facebook frequentazioni e appuntamenti dei figli. Lo studio ha esaminato mille genitori statunitensi e ha verificato che il 47% ammette di controllare le amicizie dei figli su Facebook, mentre il 34% controlla in qualche modo anche i genitori degli amici. Il 12% del campione ammette che dal social network cerca di avere informazioni sulla vita sentimentale dei ragazzi, appuntamenti compresi. Le due notizie mostrano due aspetti della realtà virtuale. Da un lato l’idea di libertà come assenza di regole: hackeraggio libero, potremmo dire; ovvero la tendenza a pensare alla Rete come un luogo dove non devono valere le regole del mondo reale. Così si può copiare, ci si possono scambiare contenuti di qualunque genere, senza preoccuparsi. E senza accorgersi che si violano le leggi,

soprattutto per quanto riguarda la proprietà intellettuale. È un segno di civiltà tutelarla e rispettarla e di grande inciviltà pensare che si possa copiare liberamente. Perché attraverso la Rete si pensa sia garantito l’anonimato e dunque l’impunità. Non è così. È un’idea assolutamente non etica. L’hackeraggio è nato non come violazione dei siti per rubare informazioni bensì in base all’idea che la libertà di associarsi in rete permetteva di costruire comunità di utenti capaci di collaborare per migliorare la rete. È il principio-guida del software libero, non proprietario, tipo Linux: cioè programmatori che uniscono le competenze per un prodotto competitivo, semplice, funzionante, da scambiarsi in rete. Superando così le politiche commerciali dei grandi gruppi. Un principio di libertà e di scambio che nulla

ha a che fare col furto e che piuttosto esalta le possibilità della Rete. Nel rapporto genitori-figli, il desiderio di controllo - in Rete e fuori - evidenzia il fallimento del dialogo, che ci sarebbe anche senza Internet. La differenza è che la tecnologia sembra consentirci più libertà; invece ci fa essere più controllati: un altro può entrare nel nostro profilo Facebook e i cellulari rendono sempre rintracciabili i possessori. Sul piano etico finisce la responsabilità individuale. Le famiglie dovrebbero invece insistere sulla responsabilità, anche i corsi e le iniziative di diocesi e parrocchie. Altrimenti si finisce di pensare che ogni tipo di comportamento sia legale, in Rete. E magari si passa a pensarlo anche nel mondo reale. E tutti sappiamo che non è così. Fabrizio Mastrofini


L’Ora del Salento 11

Lecce, 16 luglio 2011

zoom MARINA SERRA/Dal 27 giugno al 30 luglio campus estivo

ITALIA WAWE/Giovanni Lindo Ferretti a San Cataldo

Le settimane lente di Mettersi le ali Chiamatemi pure punk cattolico “Festina lente” affrettati lentamente, celebre ossimoro che contiene una grande verità: chi desidera arrivare ad una meta qualitativamente elevata deve evitare ogni precipitosa improvvisazione,curare il dettaglio, valorizzare le persone e scoprire la bellezza che si nasconde a chi corre. Questa filosofia della lentezza sottende le iniziative delle Settimane lente che la Cooperativa Sociale Onlus “Mettete le ali” con sede a Minervino, ha organizzato per l’estate 2011 e in particolare, dal 27 giugno al 30 luglio, sono rivolte ai bambini dai 3 ai 7 anni e oltre con possibilità di abbonamenti flessibili settimanali da prenotare a Tricase, presso l’Associazione “Coppula Tisa” Celacanto. Alla base del progetto la “pedagogia della lumaca”, teorizzata da Gianfranco Zavalloni che proclama per i bambini e gli adolescenti il diritto alla creatività, all’affermazione della propria unicità contro l’omologazione e il consumismo imperanti. Una pedagogia che ristruttura spazio e tempo a misura di bambino; gli restituisce il tempo dilatato del gioco fatto del contatto con la terra reale da scoprire con i suoi tempi in cui si riproduce il ciclo della vita con cui sporcarsi; la gioia di comunicare con amici non virtuali, lo spazio della strada e della piazza, come luoghi di socializzazione dove leopardianamente fare “lieto rumore”. Viene così capovolta la logica del inseguire infinite attività che si accavallano e verso

le quali correre per primeggiare, produrre, riempire spazi vuoti, pena la noia; la logica cioè, del non “avere tempo da perdere”, con quella del “perdere tempo” per vivere l estate, scoprire e imparare ad amare il proprio territorio, il piacere di conoscere altri modi di essere e di pensare. Come la tartaruga di Bruno Lauzi, che è la colonna sonora del progetto, in questo perdere tempo si scoprono cose bellissime, si conquistano sentimenti ed emozioni dimenticate, ci si riappropria del sé che “dal fare diventa farsi, dal conoscere al

RADIO E DINTORNI

conoscersi”, si incontrano gli altri, non come antagonisti, ma come compagni di viaggio perché “non verremo alla meta a ad uno ad uno/ma a due a due. Se ci conoscessimo/ a due a due noi ci conosceremo/ tutti, noi ci ameremo tutti/ e i figli un giorno rideranno/ della leggenda nera dove un uomo/lacrima in solitudine” (Paui Eluard). Il Progetto Settimane lente, infatti, è un campo di lavoro, di vita comunitaria e servizio volontario che unisce ragazzi di ogni provenienza, cultura religione in rapporti di reale, concreta solidarietà. Altri obiettivi la formazione di una coscienza ecologica, la sperimentazione di nuove forme per riutilizzare, gli oggetti materiali, dando loro nuova vita, riscoprire i sapori di un cibo sano che viene dalla terra. Niente è lasciato al caso o all’improvvisazione; gli organizzatori si riuniscono infatti periodicamente valutano l’andamento delle attività le ricadute sui ragazzi, le modalità per migliorare l’organizzazione in direzione degli obiettivi prefissati. Anche in questa iniziativa la cooperativa “Mettere le ali” si conferma un punto di riferimento del territorio nel promuovere le relazioni di crescita con professionalità, competenza e fiducia nelle persone e nelle loro potenzialità. Per info e rich ieste: 0836.818175 -329.2990531 mettereleali@libero.it Lucia Buttazzo

di Alberto Marangio

Il suo concerto per fortunati “pochi intimi” (500 biglietti o poco più) è una degli appuntamenti più attesi ed interessanti dell’Italia Wave Love Festival, l’evento musicale che dal 14 al 17 luglio animerà l’estate salentina e nel corso del quale l’artista proporrà una tappa del suo A Cuor Contento, tour con cui sta girando l’Italia dallo scorso febbraio. Curioso l’orario in cui è stato dato convegno: le cinque. Del mattino, s’intende. Chissà quale sorpresa ha in serbo Giovanni Lindo Ferretti per coloro che condivideranno assieme a lui l’alba a pochi passi dal mare (località: San Cataldo, presso l’Ostello del Sole). Fatto sta che oramai ci siamo e chi vivrà vedrà. Raccontare in poche battute chi sia quest’aedo dei nostri tempi, innamorato del gusto arcaico della parola e della misteriosa complessità della vita è una bella sfida. Che raccogliamo. Se la chiamano punk cattolico, lei s’arrabbia? gli hanno chiesto una volta nel corso di un’intervista. No non mi posso arrabbiare, i due termini hanno a che fare con la mia vita, è stata la risposta in tono fermo e pacato. Si sta stretti dentro le etichette. Eppure l’insolito ossimoro che lo segue da tempo ben suggerisce il cuore del percorso umano e artistico di Ferretti, nato in un piccolo borgo di montagna all’interno di una famiglia cattolica felice nonostante le molte difficoltà materiali. Gli anni turbolenti della contestazione culturale (il cosiddetto ’68) si abbattono però presto sulla sua adolescenza e lo convincono ad abbandonare il cristianesimo per “rifarsi daccapo”, come un uomo nuovo che scaccia via la superstizione per coltivare grandi idea-

li. Viaggia molto; nel 1982 è a Berlino, dove fonda la sua band (i Ccccp Fedeli Alla Linea), un gruppo punk “filosovietico” esuberante e scalmanato, quasi circense. In quegli anni il cantautore riversa tutta la sua ansia di assoluto nell’utopia comunista, ma non arriva mai a considerarsi ateo; l’esigenza di spiritualità bussa, invero, costantemente alla sua porta e l’inquietudine religiosa, palpabile, trapela spesso nelle sue canzoni (si pensi ad esempio a “Madre” del 1989). Col tempo si accosta ad altre esperienze religiose: il misticismo islamico, ma anche il buddismo mentre, di tanto in tanto, tornano gli echi della fede che si è buttato alle spalle. Nasce anche un forte amore per la storia e la letteratura ebraica che Ferretti studia e considera come un parziale inizio di “cambiamento”. La band si evolve, cambia anche nome. Il suo periodo di maggiore successo coincide col pontificato di Giovanni Paolo II che Ferretti disprezza perché i giornali della sua fazione lo disprezzano, ma la dignità e la forza che osserva in un Wojtyla ormai vecchio e malato lo impressionano favorevolmente. L’artista, nel frattempo si scopre stanco e insoddisfatto; l’esistenza che si è scelto è una continua dissipazione vitale, non riesce a chiamarla “libertà”; i suoi concerti sono un incubo ad occhi aperti da cui spera ogni volta di risvegliarsi al più presto. Annoiato dai soliti ed ideo-

logici luoghi comuni sul “reazionario” Ratzinger, il più cattivo dei cattivi, legge e scopre Benedetto XVI. Ne stima l’uomo ma soprattutto il teologo, lo considera il “suo maestro”. Di quelle letture dirà: Lui mi diceva tutte le cose che io volevo sentirmi dire per tornare in Chiesa in pace. Si scopre profondamente cattolico e da qui il “cambiamento”. Molti continuano a considerare Ferretti un “traditore”; lui preferisce definirsi un reduce, come i molti veduti dalla sua famiglia che attendeva anche per anni il ritorno dei propri cari dalla guerra. Ferretti chiama quella combattuta da lui la guerra dello spirito, una lotta contro le ideologie del nostro tempo, e parla del suo ritorno alla Chiesa cattolica come di un vero e proprio ritorno a casa (lui che, a casa, poi c’è tornato davvero). Ma la sua conversione è stato tutt’altro che un fulmine a ciel sereno, quanto piuttosto l’approdo sicuro in un autentico “ritorno alle origini”, fra le braccia calde del suolo natio e quelle di Chi è solito non dirsi mai stanco di aspettare. Claudia Pitotti

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

R24, “La bella estate” amarcord vacanziero

Perché la Chiesa ha ragione sulla demografia

Si chiama La bella estate. Racconti dell’Italia in vacanza la nuova trasmissione di Radio 24, iniziata lo scorso lunedì 4 luglio e condotta da Tommaso Labranca. In onda dal lunedì al venerdì a partire dalle ore 16, il programma cerca di raccontare l’Italia partendo proprio dalle estati passate: in altre parole, attraverso le mode, i fatti di cronaca, le canzoni e i personaggi degli ultimi decenni, si prova (per fortuna, senza troppa retorica) a fornire una mappa dei cambiamenti susseguitisi anno dopo anno, e che dalle estati da cartolina degli anni ’50 ci hanno consegnato la stagione che oggi ognuno si prepara a vivere. Nella ricostruzione del mosaico, un apporto fondamentale proviene ovviamente dagli ascoltatori, tanto da parte di quelli che si apprestano ad andare in vacanza come pure da parte di chi le ferie già le ha iniziate; ad entrambi è rivolto l’appello quotidiano (diffuso sia tramite la radio che tramite la pagina Facebook della trasmissione) a condividere con il pubblico di Radio 24 le estati presenti e passate attraverso i ricordi che più le hanno segnate, magari in maniera casuale: un vestito, un modello di auto, un accessorio da spiaggia, un tormentone estivo, un film di un cinema all’aperto. Un po’ per semplificare il compito agli ascoltatori, la prima puntata si è soffermata a scoprire innanzitutto cosa è rimasto dell’ultima bella stagione, quella del 2010, richiamata dall’eco del waka-waka e delle vuvuzelas sudafricane; la trasmissione si farà tuttavia tanto più interessante quanto più si avrà modo di tornare indietro nel tempo, quando cioè anche l’effetto-nostalgia inizierà a sortire i suoi effetti. Oltre al già citato Facebook, sono inoltre a disposizione degli ascoltatori la pagina Twitter di La bella estate così come i numeri di telefono 800/240024 (diretta) e 800/281111 (segreteria telefonica), strumenti che permetteranno a chiunque ne abbia voglia di lasciare alla redazione il proprio “souvenir”: in alcuni casi sarà il messaggio riportato dietro una cartolina ingiallita, in altri invece il testo che accompagnava un mms rimasto sul cellulare… qualsiasi cosa potrà rappresentare uno spunto per chiedersi cosa è cambiato con il passare degli anni. La risposta verrà cercata all’interno di una trama che si snoda tra gli aneddoti e le testimonianze degli ascoltatori, e che intrecciando narrazione collettiva e individuale punta un po’ a capire, in fondo, anche quanto siano cambiati gli stessi italiani… per poi magari scoprire, chissà, che forse tra un’estate e l’altra invece non è poi cambiato tanto.

A partire da questa settimana pubblichiamo una serie di “perché la Chiesa ha ragione” su argomenti di scottante attualità, traendo spunto dall’ottimo libro di mons. Luigi Negri (vescovo di San Marino-Montefeltro) e del giornalista Riccardo Cascioli: “La Chiesa ha ragione. Su vita, famiglia, Aids, demografia, sviluppo” (Lindau, Torino, 2010, pagg. 222). Cominciamo dunque dalla demografia. Alcuni anni fa veniva pubblicato un documento vaticano dal titolo “L’ideologia della paura del futuro e della sfiducia nell’uomo”. Di quale ideologia si trattava? “Si tratta” - scrivono i nostri Autori - “di un’ideologia che vede nella presenza stessa dell’essere umano una minaccia: allo sviluppo, all’ambiente, alla vita. E dunque promuove ogni mezzo di controllo delle nascite, incluso l’aborto, con la tipica aggressività di chi si sente soffocare e cerca di eliminare disperatamente la causa del soffocamento.” (pag. 200). Tale ideologia fa volutamente coincidere sovrappopolazione e sottosviluppo, tanto che una parte sempre più consistente degli aiuti allo sviluppo viene concentrata su misure di controllo delle nascite anziché sulla valorizzazione delle risorse umane e sull’educazione, come invece insegna la dottrina sociale della Chiesa. Si giunge così al paradosso della pianificazione statale delle nascite, cosa che accade in India e in Cina. In India proprio di recente le autorità governative stanno promettendo doni in natura (elettrodomestici ma anche piccole automobili) a chi volontariamente si sottopone a sterilizzazione. In Cina è fin troppo nota la politica del figlio

unico, obbligatoria e senza nulla ricevere in cambio. Qui, ci raccontano mons. Luigi Negri e Riccardo Cascioli, mancano all’appello circa 40 milioni di bambine, sacrificate alla politica del “figlio unico”. In trent’anni si è così alterato il rapporto naturale tra maschi e femmine, che nel 1979 era di 106 a 100. Oggi invece tale rapporto è passato mediamente a 120 maschi nati per 100 femmine: “A causa di questo squilibrio demografico si calcola che oggi ci siano 25 milioni di giovani cinesi che non sono in grado di sposarsi, cifra che dovrebbe toccare i 40 milioni nel 2020.” Con quali conseguenze? Ovviamente sono i giovani più poveri e quelli con minori capacità a non potersi sposare, il che genera una fascia di emarginati e di cittadini di serie B che sta già incrementando i casi di criminalità. Inoltre “…un mezzo per risolvere il problema si sta rivelando il traffico di spose, ovvero il rapimento di giovani donne in Vietnam, Corea del Nord e Myanmar da vendere come spose ai contadini cinesi.” (pag. 201). Secondo il Rapporto 2005 dell’Unfpa (Fondo Onu per la popolazione) ogni anno vengono portate in Cina 650.000 donne e ragazze, destinate ad essere sfruttate come spose o come prostitute. In Europa invece l’ostilità contro la vita nascente arreca profondi squilibri legati al fenomeno del cosiddetto “inverno demografico”. La prossima volta vedremo perché, come insegna la dottrina sociale, lo sviluppo è compatibile e anzi si accompagna alla natalità. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 16 luglio 2011

le nostre città LECCE/Ai Teatini la 54^ edizione della Biennale d’Arte

Barocco Salentino/Placido Boffelli e Giuseppe Longo

Sgarbi alla sessione pugliese Due artisti ed il loro linguaggio “Biennale democratica” con queste parole il prof. Vittorio Sgarbi ha inaugurato la 54^ edizione della Biennale d’Arte di Venezia, sezione speciale Puglia-Lecce, del Padiglione Italia, nel chiostro dei Teatini (via Vittorio Emanuele II, n. 34), l’8 luglio 2011, dando così inizio ad una mostra che durerà fino al 23 ottobre. Il professore, curatore del Padiglione Italia a Venezia, ha individuato per la Puglia, sia Lecce che Bari come sedi per ospitare l’evento, in quanto città di grande prestigio. Presenti alla mostra il sindaco Paolo Perrone, che ha fortemente voluto insieme alla Giunta comunale, che la Biennale si svolgesse anche a Lecce, il critico d’arte Toti Carpentieri, Massimo Alfarano, assessore alla cultura e il direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Lecce Claudio Delli Santi, che hanno accolto il prof. Vittorio Sgarbi portandolo tra le opere dei 63 artisti scelti tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto. “Ci sono città morte e città vive” così inizia il suo discorso Vittorio Sgarbi. Ed in seguito approfondisce “Per una Biennale è importante il nesso con tutta l’arte, e dato che tutta l’arte è arte contemporanea, tanto che la stessa curatrice della Biennale Internazionale ha esposto 3 Tintoretto, allora se la pittura antica è sempre contemporanea, una città viva come Lecce è sempre contemporanea, anzi proprio perché è una città storica e tanto viva, è viva come e più di Venezia. Lecce è una capitale della cultura e dell’arte, così come altri luoghi simbolo tipo: Mantova, Urbino e Matera. Città d’arte frequentate con la volontà di chi vuol andare a vedere lo spirito e la bellezza dell’Italia. Ci sono città morte, ma Lecce è una città viva”.

ARCHEOLOGIA

“L’ho chiamata “Biennale democratica”, dice Sgarbi, “Perché cerco di non escludere nessuno che abbia valore, perché chiunque abbia una qualche ragione di vedere il suo lavoro rispettato e che meriti di essere guardato con attenzione ha potuto entrare in questa Biennale ed è entrato senza avere protettori o tutori. Hanno partecipato alla Biennale ragazzi di 22-25 anni, delle accademie soprattutto, e ci sono a Venezia artisti che hanno 101 anni, che sono vivi e attivi, è il caso di Gillo Dorfles. Un esempio di democrazia è il catalogo del Padiglione Italia che sarà senza distinzioni di sedi. Un’idea di Biennale di un Padiglione Italia, in tutta Italia, che comporta come vantaggio l’allargamento della Biennale che quattro anni fa ospitava solo pochissimi artisti, oggi invece, più di 2000. La creatività in Italia è la natura stessa della ragione per

cui l’Italia è l’Italia. Noi siamo il paese più creativo del mondo, nella moda come nelle automobili”. E il professore ha continuato sul valore della fotografia “è il settore su cui ho voluto più attenzione, è la protagonista dell’arte degli ultimi 100 anni, non è mai stata alla Biennale se non di striscio, ma il fotografo è spesso più artista dell’artista. E per la prima volta sono presenti alla Biennale di Venezia 150 fotografi in tutta Italia. Sgarbi ha concluso dicendo “Ho tolto l’arte da coloro che ne hanno fatto una mafia oggettiva”. Questa è una manifestazione che si colloca in corrispondenza delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ed è promossa dal Ministero per i Beni Culturali attraverso la Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, d’intesa con la Biennale di Venezia. Vincenza Sava

L’alessanese Placido Boffelli ed il leccese Giuseppe Longo sono due fra i maggiori artisti della scultura barocca in Terra d’Otranto. Al Boffelli sarebbe esecutivamente riferibile il primo altare a sinistra entrando nella chiesa Matrice di Casarano. Tale altare, recita l’epigrafe, fu dedicato a Sant’Antonio da Padova, da Giuseppe Grasso. Pure al Boffelli, poi, sarebbero attribuibili molti degli elementi che compongono l’altare che, nella Matrice di Lucugnano, è sulla parete di fondo del transetto destro. Al secondo scultore invece, il Longo, potrebbero assegnarsi, sempre nella Matrice di Casarano, il secondo altare sulla sinistra (entrando anche in questo caso dalla porta maggiore); a Nardò, nella chiesa conventuale di Santa Chiara, il primo altare a destra; a Secli, una Madonna (i colori che la caratterizzano potrebbero essere ancora quelli originali) con in braccio il Bambino. Del Buffelli ricordiamo l’autografa serie di statue degli Apostoli che sono nella leccese chiesa di San Matteo come pure l’altare e le due epigrafi che, nella Cattedrale leccese, ornano il cappellone a sinistra dell’altare maggiore. Utile termine di confronto invece, per quanto riguarda il Longo, è l’autografo e datato (1691) altare che è nella copertinese chiesa della Grottella. Tali opere si qualificano per la particolare attenzione rivolta da entrambi gli artisti sia nei confronti dei motivi vegetali che decorano in particolare gli altari sia per l’attenzione prestata alle anatomie delle figure. Alcune discontinuità (per

brevità non è qui possibile farne una analisi di dettaglio) visibili in particolare nel citato altare casaranese di Sant’Antonio potrebbero essere indicative di interventi su di esso successivi alla sua primitiva realizzazione. Tale altare, infatti, potrebbe essere uno di quelli provenienti dalla leccese chiesa di San Francesco della Scarpa allorché quest’ultima, nel 1874, fu parzialmente abbattuta per far posto all’attuale Piazza Carducci. Fabio Grasso

2006 - 17 luglio - 2011 BUON COMPLEANNO JOANA I nonni Antonio e Ivana

di Lorenzo Battista

A voi! Brontoloni! di Abbate

Tutti a teatro con i romani Il teatro romano era all’aperto, il nostro invece è racchiuso in un edificio. Il romano andava a teatro la mattina, si sedeva in una cavea assolata accanto a migliaia di altri spettatori, al contrario di noi che assistiamo allo spettacolo in una sala buia e silenziosa. L’ingresso era gratuito per tutti, liberi e schiavi, donne e bambini, ma bisognava procurarsi un biglietto d’entrata. Potevano essere allontanati personaggi che avevano ingiuriato o diffamato qualcuno, chi entrava senza toga o chi era malvestito. Inoltre i posti a sedere erano assegnati in base all’ordine sociale, i comodi sedili delle prime file erano riservati ai senatori, dietro di loro trovavano posto i cavalieri; seguivano il pubblico popolare e in cima le donne, gli schiavi e i bambini. Entrati a teatro ci si trovava a stretto contatto con altre persone, urla per l’accaparramento dei posti, le grida dei venditori d’acqua e dei venditori di cuscini, spettatori che facevano i propri bisogni fisici sulle scale di accesso alla cavea, altri schiamazzi rendevano l’attesa molto poca silenziosa. Gli spettacoli erano rappresentati dalla fine di aprile al mese di ottobre, quindi il caldo doveva essere insopportabile. Dalle fonti letterarie abbiamo notizie di pioggerelle artificiali con acqua al profumo di rose o di zafferano, utilizzate per rinfrescare gli spettatori e l’aria divenuta oramai irrespirabile. In epoca imperiale erano usati dei teloni (velarium) per proteggere dal sole, la loro stesura era affidata ai soldati della marina, abituati alle difficili manovre delle vele. Quando tutti gli spettatori erano entrati, poteva avere finalmente inizio lo spettacolo. Un forte suono di doppio flauto avvisava dell’inizio e imponeva il silenzio, sulla scena usciva un banditore che annunziava il titolo della rappresentazione e un piccolo riassunto della trama. Ma a quali spettacoli assistevano i romani a teatro? Il repertorio classico non fu per niente abbandonato, le antiche tragedie di Plauto, di Terenzio, di Quinto Ennio continuarono a essere rappresentate. Cicerone fonte inesauribile riporta di noiosi spettacoli, attori che non erano in grado di tenere la scena e messinscene troppo sontuose. Per ovviare a questi problemi fu inventata la pantomima. Il pantomimo era un attore-danzatore, usava diverse maschere, molti costumi colorati e macchine sceniche; era sempre presente sulla scena ed era accompagnato da un coro. I soggetti delle loro rappresentazioni non erano nuovi, anche loro sfruttavano i temi della mitologia greca e dell’epopea di Roma. Le trame erano semplici e non richiedevano allo spettatore molta concentrazione, gli stessi attori rielaboravano di volta in volta le trame, estrapolando le singole scene e riadattandole alle loro caratteristiche. Lo spettacolo pantomimo fu attaccato duramente, i Padri della Chiesa Cristiana come Novaziano, Zosimo e altri li maledicevano e parlavano di “piaceri criminali” e “ricettacoli di tutti i vizi”. Il pubblico mostrava il suo gradimento alla fine dello spettacolo, battendo le mani o disapprovando con urla e fischi (come avviene oggi!) e lanci di frutta.

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... La marcia sinfonica “A voi! Brontoloni” di Ernesto Paolo Abbate continua il suo percorso, dopo le due misure iniziali, attraverso un moto discendente caratterizzato da semiminima - croma - punto - semicroma per poi proporre un salto di quarta dal quale scaturisce un’interessante linea interna con il ritmo già evidenziato. Quest’ultimo segmento viene affidato al contrabbasso ad ancia, al sassofono basso, al trombone basso, ai flicorni baritoni e ai flicorni bassi e contrabbassi e conseguentemente fa emergere una’intensa coloritura dalla tinta scura che sostiene l’intero parametro della profondità. La successiva progressione ascendente, in cui è immerso tutto l’organico bandistico, amplia l’idea del compositore al fine di completare il primo percorso melodico con un ulteriore salto di quarta che risulta essere, in questa prima fase, la massima distanza tra due suoni. Il secondo segmento è facilmente individuabile dato il repentino cambio timbrico - dinamico: lo stesso tema viene portato avanti dal flauto, dall’oboe, dai due clarinetti piccoli in mib. e dai primi clarinetti soprani. Il supporto ritmico - armonico avviene tramite una cellula sincopata e viene attribuito ai secondi clarinetti soprani, ai clarinetti contralti e ai corni; il sostegno cardine viene affidato al sassofono baritono, al contrabbasso ad ancia e al sassofono basso. Una luce ben determinata, che illumina il retrogusto del tema principale, proviene anche dai suoni lunghi (si tratta di semibrevi) del sas-

sofono soprano, dei sassofoni contralti e dei sassofoni tenori; si nota un particolare effetto di sottolineatura che alleggerisce notevolmente il “bozzetto” e lo rende più snello e più duttile alla sensibilità dell’ascoltatore. All’interno di questo nuovo contesto sonoro (pianissimo) si sviluppa una linea, già emersa in precedenza, con il ritmo croma - punto - semicroma affidata alle cornette in sib., alle trombe in mib. e al flicorno sopranino; gli strumenti sono chiamati a sostenere un itinerario sonoro quasi in odor di contrappunto al fine di catapultare molto in avanti, con un’apparente maggiore velocità, l’idea presentata da tutto l’organico. Il tema si adagia sui due strati precedentemente evidenziati per divenire più leggero affinché il fruitore tragga maggior vantaggio: si tratta di una reiterazione con una sostanziale modifica uditiva che cerca di impossessarsi della memoria dell’ascoltatore per coinvolgerlo totalmente e renderlo protagonista delle diverse sonorità proposte dall’Abbate nel corso del brano. La seconda parte di questo secondo segmento riserva una sorpresa poiché la fase finale del tema presenta una temporanea e veloce modulazione che rigenera l’idea e conseguentemente colora i vari interventi strumentali. I secondi clarinetti soprani si muovono solo sul tempo debole affiancati dai corni; i sassofoni (soprano, contralti e tenori) alimentano un gioco sincopato insieme alle cornette in sib., alle trombe in mib. e al flicorno sopranino e in solitudine, i primi clarinetti soprani terminano con una scala discendente.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 16 luglio 2011

le nostre città

A colloquio con Antonio L. Palmisano professore associato di antropologia culturale e politica all’Università di Trieste

Nella società moderna prevale il pregiudizio razziale Antonio Luigi Palmisano, classe 1953, è nato a Carovigno, nel brindisino. Si è laureato alla Freie Universität di Berlino in etnologia, storia delle religioni e islamistica, dove è divenuto ricercatore. Ha conseguito anche la laurea in metodologia della ricerca sociale presso la facoltà di magistero dell’Università di Lecce e un dottorato di ricerca in geografia politica all’Università di Trieste, dove attualmente è professore associato in antropologia culturale e politica presso la facoltà di scienze politiche. Nel ’89 e fino al 2005 ha ricoperto numerosi incarichi accademici passando dall’Università cattolica di Leuven in Belgio, a quella di Addis Abeba in Etiopia. Ha insegnato in quella tedesca di Göttingen, per poi far rientro in Italia dapprima a Novara presso l’Università del Piemonte Orientale e successivamente in quella di torinese fino a giungere a quella di Trieste. Nel 2002 il prof. Palmisano viene chiamato in Afghanistan in qualità di senior advisor for judicial reform, all’interno del programma di cooperazione relativo al “rebuilding the justice system program”, affidato al Governo italiano dopo la conferenza di Bonn del 2001. A Kabul, emergono le sue doti di illustre analista e il suo spessore intellettuale; infatti, con la predetta commissione giustizia conduce e dirige, unitamente ad altre istituzioni internazionali, ricerche su questioni relative all’ordine sociale e politico, nonché sulla organizzazione tribale e del vil-

laggio, sulle forme alternative di soluzione dei conflitti e sulla struttura ed organizzazione della giustizia informale in Afghanistan. È autore di varie pubblicazioni; conosce sei lingue: inglese, tedesco, francese, aramaico, arabo, persiano e spagnolo. Prof. Palmisano in maniera sintetica ci può spiegare che cosa studia l’antropologia e l’etnologia? L’antropologia e l’etnologia sono discipline gemelle. Mentre l’antropologia sociale, culturale, politica ecc. si occupa di fornire e discutere criticamente i risultati di ricerche riguardanti l’uomo nella società, ovvero le forme dell’organizzazione realizzate dall’essere umano per percorrere in modo pertinente il suo cammino nell’avventura che chiamiamo “vita”, l’etnologia si occupa di riflettere sui differenti gruppi sociali, ovvero etnici, nelle loro interrelazioni e nelle dinamiche che, in quanto tali, concretizzano durante il loro cammino esistenziale... Tanto l’antropologia quanto l’etnologia, poi, fondano il loro sapere sull’etnografia, ovvero la ricerca sul terreno, che è osservazione partecipante e descrittiva; senza di essa, le prime due non hanno possibilità di essere. Esistono ancora pregiudizi razziali nei confronti dei popoli cosiddetti “primitivi”? Certamente, il cosiddetto pregiudizio razziale è particolarmente radicato nelle società moderne, nono-

stante l’antropologia abbia tranquillamente dimostrato l’inesistenza delle “razze”. La “razza” è una categoria politica che ha una sua particolare e tragica efficacia nello stigmazizzare l’Altro, chiunque esso sia: vicino di casa o lontano nel tempo. La marginalizzazione dell’Altro e la sua subordinazione è con ciò legittimata. Ma si tratta di una categoria del tutto inconsistente dal punto di vista sia dell’antropologia come della genetica contemporanea. In merito all’Afghanistan lei ha espresso forti dubbi sull’esistenza dei Talebani. Ci può spiegare perché? Ho avuto modo in diverse occasioni di manifestare il mio pensiero in merito. Ho condotto lunghe ricerche in Afghanistan e ho potuto rilevare come i cosiddetti “talebani” altro non siano oggi se non personaggi in cerca di un ruolo di leadership, ovvero di seguaci, attraverso il clamore mediatico che il temine in sé implica e produce. Qualunque criminale in cerca di gloria o di successo economico e politico può ricorrere a questa auto-definizione nella prima fase della sua carriera. Oppure, e questa è una osservazione che porta con sé drammatiche riflessioni, il termine “talebano” viene impiegato per operare strumentalizzazioni politiche che conducono alla stigmatizzazione dell’avversario in quanto terrorista, quando questo non è altro che un membro della resistenza armata con-

tro lo strapotere dei warlords afghani o di altri paesi operanti sul suolo afghano. Infine, vi sono azioni di infiltrazione e destabilizzazione in Afghanistan realizzate da gruppi esterni che si etichettano come “talebani” proprio per sfuggire a corrette identificazioni. In tutti e tre questi casi, i “talebani” di oggi nulla hanno a che fare con i Talebani di ieri: non condividono ideologie né metodi e ancora meno la genesi storica... Che opinione ha dell’attuale presidente Karzai? È un uomo dal carisma straordinario ed è un mediatore con capacità al di fuori del comune. Abile tessitore di equilibri politici e sociali, lavora indefessamente per contribuire alla salvezza del suo Paese... In Occidente si sa poco di lui, se non che porta il karakul sul capo e spesso indossa un chapan verde... In merito alla decisione del presidente Obama circa il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan e la recente proposta italiana di lasciare quel territorio. Che opinione ha in merito? Fino a poco tempo fa avrei risposto senza esitazioni che sarebbe stato un bene se gli Usa avessero lasciato l’Afghanistan e se il contingente europeo fosse restato aumentando il numero degli effettivi sul terreno, con una maggiore specializzazione in direzione di operazioni antimafia... Oggi nessun Paese è in grado di sopportare i costi di operazioni del ge-

ARCIDIOCESI DI LECCE - ORARIO ESTIVO DELLE SANTE MESSE A LECCE

NELLE MARINE

nere, e piano piano l’Afghanist an verrà abbandonat o : purtroppo non a se stesso, ma a l l a legge del più forte. Potremo dire allora che non i terroristi hanno vinto, perché questi non ci sono!, ma che le mafie internazionali hanno stravinto, e con esse anche le multinazionali dello sfruttamento più turpe: l’Afghanistan rischia di divenire zona franca per tutti gli investimenti più ignobili, dal traffico di esseri umani e di organi, al traffico di droga e di armi di ogni genere, come pure di altre attività illecite che oggi ancora non riusciamo a immaginare, ivi compresa la sperimentazione illegale di farmaci. Secondo lei qual è l’elemento fondamentale per lo sviluppo e il miglioramento dell’Afghanistan? Uno Stato forte, con un legislativo, un giudiziario e un esecutivo che siano davvero dei poteri... Fino a poco tempo fa l’Afghanistan era a un passo dal raggiungere questo traguardo, ma oggi l’economia dei mercati finanziari sta fagocitando il Paese, e non i terroristi... Il mare nostrum è la culla delle religioni. L’Islam può rappresentare un ostacolo ai processi di dialogo e pace tra gli Stati? Potrebbe rappresentare una opportunità di dialogo e di riflessione sul rapporto fra l’uomo e il denaro, ad esempio! Oppure sulle possibilità di un nuovo umanesimo mediterraneo: riportare l’uomo e il suo dolore al centro del dibattito politico e etico... I poveri e i diseredati esistono anche per l’Islam e con questo dolore ogni uomo è chiamato a fare i conti, non fosse altro che in una prospettiva ultraterrena: pensieri questi che sono ben lontani dalle logiche dell’economia finanziaria e delle loro Borse... Cosa ne pensa dell’attuale situazione libica? Erano in molti a puntare sulla rapidissima scomparsa di Ghaddafi dalla scena internazionale. E si sono impegnati per presto sedersi al tavolo dei negoziati e spartire il Paese secondo equilibri geopolitici, indipendenti dalle volontà libiche di Governo o di opposizione che fossero. Ho pubblicato già mesi fa in merito, denunciando quanto queste previsioni fossero errate, oltre che politicamente scorrette. Ora la Libia si sente doppiamente tradita, sia in quanto Governo come in quanto opposizione. Anche se domani stesso cessassero le ostilità, e questo non accadrà, sarà lunga e faticosa l’operazione di ricostruzione delle relazioni fra la Libia e il resto del Mediterraneo... Troppe acque dell’Atlantico si sono riversate nel Mare Nostrum... Lei ha girato il mondo: qual è il ricordo più caro che conserva nel cuore? Mi trovavo in Afghanistan, in una regione ai confini con il Pakistan, in un villaggio considerato “talebano”, quando dei contadini, che stavano piantando alberi, melograni e altri alberi da frutto, con le lacrime agli occhi per l’emozione mi confidarono: “Li raccoglieremo sì, questa volta, i frutti! Forse anche insieme...”. Giovanni Napolitano


L’Ora del Salento 14

Lecce, 16 luglio 2011

appunti

Louise Young. L’inverno si era sbagliato Lo scorso settembre, durante la Fiera del Libro di Francoforte, tra gli stand non si parlava d’altro che del libro che stava incantando tutti gli editori del mondo: “L’inverno si era sbagliato” di Louisa Young. Verso novembre la casa editrice Garzanti riesce ad acquistare i diritti di pubblicazione per l’Italia dove è appena uscito. L’autrice, Louisa Young, è londinese e discende da una famiglia di scrittori, scultori e poeti. È una giornalista e scrive regolarmente per il “Guardian”, il suo primo romanzo, “Baby Love” è stato candidato al premio “Orange Prize”. “L’inverno si era sbagliato” è il primo libro che pubblica in Italia. Si tratta di un “romanzo d’altri tempi”. Sarà forse per la tematica o per il periodo storico nel quale è ambientato ma il piglio di questo scritto è quello dei grandi

classici, velato di malinconia sia nella descrizione dei paesaggi che negli animi dei personaggi, si respira quell’aria triste e sbiadita della guerra (lo scenario è quello della Prima guerra mondiale), di chi sta combattendo al fronte e di chi aspetta senza una certezza. I personaggi principali sono quattro: Riley e Nadine che sono poco più di due bambini, lui proveniente da una famiglia modesta, lei di buona famiglia, dove la madre ostacola fortemente la relazione dei due dal momento in cui si rende conto che va oltre l’amicizia. Poi ci sono Peter e Julia. Sono sposati ed innamoratissimi e desiderano coronare il loro amore con la nascita di un bambino. Infine c’è Rosa, un’infermiera che in quel conflitto infernale ha deciso di dedicare la sua vita ad aiutare il prossimo. Le vite delle due coppie

scorrevano più o meno serenamente prima dell’arrivo della grande guerra che le ha sconvolte e separate, forse per sempre. Riley decide di arruolarsi volontario per dimostrare alla madre ed alla famiglia di Nadine che ormai è un uomo ed anche per essere alla sua altezza. Nadine aspetta. Aspetta ripensando ogni giorno a quell’amore tenero e spontaneo sbocciato a Londra sotto la neve d’inverno. Quello di Nadine è un amore impossibile, costantemente contrastato dai suoi genitori. Anche Julia aspetta. Ogni mattina compie gli stessi rituali: lucida la casa alla perfezione, indossa il suo abito più elegante e si acconcia i capelli, accorda il violoncello e si siede alla finestra, ad aspettare. Ad aspettare che Peter ritorni dal fronte e mantenga la promessa che le ha fatto prima di partire.

Non sarebbe dovuta durare oltre l’inverno del 1914 - 1915 questa guerra scoppiata perché un serbo aveva sparato ad un arciduca austriaco a Sarajevo, ma, l’inverno si era sbagliato. La maggior parte dei giovani inglesi che si arruolavano non sapevano nulla del “dove” o del “perché”. Sapevano soltanto che rispondevano all’appello per difendere la patria. Non sapevano ancora che tantissimi di loro, quasi un’intera generazione, sarebbero rimasti sepolti in terre straniere come spettri martoriati di un incubo senza fine. “Aspettò fuori, in Bayswater Road, davanti alla casa di sir James Barrie. Era dentro, nel bagliore del camino dietro le tende? Lui e suoi ragazzi che non sarebbero mai diventati grandi, che volavano, cadevano sul filo spinato, a pezzi..”.

marialucia andreassi Le tre donne, Julia, Nadine e Rose, sanno che quella terribile guerra è una lunga attesa, ma unite dal medesimo coraggio scopriranno che quell’attesa può essere interrotta in un solo modo: con il coraggio dei loro cuori. A Julia spetta anche un ruolo di portatrice di speranza, perché riuscirà a mettere al mondo un bambino durante quella tremenda guerra. Questo romanzo è un messaggio di forza e di speranza, una storia che avvince il lettore rendendolo partecipe. Consigliato.

Louisa Young, L’inverno si era sbagliato, Garzanti, € 18.60, pag. 352

c@ttolici in rete argo

IL POLLICE

PARALLELISMI Sempre interessante la rubrica “Correva l’anno” (Rai3 ore 23,50), giusto in tempo per brindare alla mezzanotte come di consuetudine nella nostra televisione, ci propone una puntata molto interessante, da declinare e da leggere secondo il concetto dei parallelismi. Mai come in questo caso, infatti, tenuto conto che le due vite sulle quali si racconta e si indaga, sono quelle di Henry Ford e Giovanni Agnelli, ovvero due grandi industriali che hanno saputo e voluto rivoluzionare il mondo dell’automobile, l’uno nel vecchio continente, l’altro nel nuovo. Pur con le ovvie e logiche relazioni, sequenze ed interconnessioni tra le due operatività. Una doppia storia quindi che, nei suoi mille episodi, attraversa buona parte del secolo XX, con tutte le sue contraddizioni, le conflittualità e la sua innovazione, e che continua ancora oggi dilatandosi quasi, una volta scomparsi i due protagonisti, con le due aziende e i due marchi non più localizzati in ambiti geografici ristretti, ma assolutamente internazionali.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Le offerte di lavoro in questa fase storica si contano al lumicino, ma sono stati pubblicati in questi giorni alcuni bandi per assunzioni a tempo indeterminato che potrebbero interessare i giovani laureati pugliesi in cerca di occupazione. In particolar modo, l’Agenzia delle Entrate ha indetto una selezione pubblica per l’assunzione a tempo indeterminato di 855 funzionari per attività amministrativo-tributaria. Il totale dei posti è ripartito per regione e in Puglia ne sono riservati venticinque. Le regioni nelle quali saranno assunte più unità saranno la Lombardia, con ben più di trecento posti assegnati, e il Veneto e il Lazio cui confluiranno cento funzionari.

Tommaso Dimitri

Giovanni Costantini

Premio miglior sito web cattolico 2011 Parte la ‘Seconda Edizione’ del “Premio Miglior Sito Web Cattolico 2011” curato dalla “WeCa”, Associazione Webmaster Cattolici Italiani: www.webcattolici.it. Giovanni Silvestri, presidente dell’Associazione, ci presenta il network: “L’Associazione WeCa, costituitasi legalmente il 22 maggio del 2003, nasce dalla precisa richiesta di una quarantina di webmasters cattolici che, in un seminario di studio tenutosi a Roma nel marzo del 2002, auspicavano la creazione di uno spazio condiviso e sinergico in cui riconoscersi e da cui essere sostenuti nella progettualità formativa e nelle strategie future. Questa Seconda Edizione del Premio è un’occasione da non perdere ed è rivolta a tutti i Siti parrocchiali, diocesani e associativi, personali e dedicati alla Gmg. Nessuno è escluso. Oltre ai premi di 1.000 euro ciascuno, il sito sarà visibile per un anno come vincitore su testimoni digitali.it e weca.it. Sono ammessi tutti i siti web a carattere ecclesiale - informativo. In particolare: siti istituzionali e associativi, siti personali, siti parrocchiali e siti con contenuti o servizi riguardanti la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Sarà premiato un unico sito web vincitore per ciascuna delle seguenti categorie:1) Siti istituzionali e associativi (Diocesi, enti, associazioni, aggregazioni e comunità); 2) Siti personali; 3) Siti parrocchiali e 4) Un ‘Premio speciale Gmg’ dedicato ai siti con contenuti o servizi riguardanti la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Un sito può iscriversi ad una delle prime tre categorie e, contemporaneamente, partecipare anche al ‘Premio speciale Gmg’. Ogni partecipante può iscrivere al premio un solo sito internet e tutti i ‘siti cattolici’ associati a WeCa, l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani. Per chi non fosse già associato a WeCa ma vuole partecipare al concorso potrà farlo agevolmente. Basta semplicemente iscriversi contestualmente, all’associazione e al premio, sul sito www.webcattolici.it.Le iscrizioni si chiuderanno il giorno 1 ottobre 2011 e verranno valutati dalla Giuria dal 2 ottobre 2011 al 30 ottobre 2011. Buon lavoro a tutti i Webmaster Cattolici e buona navigazione ai nostri lettori.

SALENTO

Al Carlo V le opere di Mimmo Rotella La mostra, promossa dalla Fondazione Palmieri e dal Comune di Lecce, è stata realizzata grazie alla collaborazione di Ema preziosi Brindisi e Spirale Milano ed è curata da Luciana Palmieri e Nicola Elia. Approda a Lecce dopo essere stata presentata a Milano, presso Palazzo Reale, dove è rimasta per oltre un anno. Innumerevoli i visitatori e i consensi della critica. La rassegna presente a Lecce contiene una raccolta antologica delle opere di Mimmo Rotella, un artista che fa parte della storia dell’arte non solo italiana. Le sue opere sono presenti in tutti i grandi musei di arte contemporanea del mondo e racchiudono le varie trasformazioni di un artista eclettico che coglie i mutamenti di una generazione di maestri ribelli agli stilemi consolidati. Il fascino poetico di alcune opere figurative e astratto geometriche si intreccia con i miti contemporanei, frutto di un consumismo che oramai è lontano dall’essenza speculativa dei messaggi. I décollage con star famose, come Marilyn, fanno da sfondo ad una precarietà dell’esistere e ci invitano a riflettere non solo sulla bellezza ma anche su un nuovo modo di accostarsi al mito. Nel 2000 viene costituita, per volontà dell’artista, una fondazione a lui dedicata: la Fondazione Mimmo Rotella, con l’obiettivo di raccogliere le opere e le documentazioni catalogate della vita artistica del maestro. Nel 2004 Rotella ha ricevuto la laurea honoris causa in Architettura all’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. È invitato al Guggenheim Museum di New York nel 1994 per la mostra “Italian Metamorphosis”, poi nuovamente al Centre Pompidou nel 1996 in “Face à l’Histoire”, e nel 1996 al Museum of contemporary art di Los Angeles in “Halls of Mirrors”, mostra successivamente esportata in tutto il mondo. Al cinema di Federico Fellini dedica il ciclo di lavori chiamato Felliniana. La più grande collezione di Rotella, appartiene ad una importante collezionista milanese. Mimmo Rotella è stato un frequentatore del Museo Santa Barbara di Mammola (Rc), considerato uno dei più importati Musei di Arte Moderna, dove ha lasciato numerose opere d’arte.

Giovani laureati e diplomati: opportunità a tempo indeterminato

Il concorso è rivolto a laureati in materie giuridiche, economiche o scienze politiche, e per inviare la domanda di partecipazione c’è tempo fino al 4 agosto 2011. La domanda va redatta su carta libera secondo le indicazioni contenute nel modello allegato al bando e reperibile presso le Direzioni Regionali dell’Agenzia delle Entrate. Il modello è anche disponibile nel sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.it, e delle Direzioni Regionali interessate alla procedura. È importante sapere che i candidati dichiarati vincitori e in regola con la documentazione prescritta sono assunti in servizio, previa sottoscrizione del contratto individuale di la-

voro, e sono tenuti a permanere nella regione di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni. Ad essi viene attribuito il trattamento economico previsto per la terza area funzionale, fascia retributiva F1, dal contratto collettivo nazionale di lavoro delle Agenzie Fiscali. La Banca d’Italia, inoltre, assume in esperimento sei Assistenti tecnici con orientamento nel campo dello sviluppo e della manutenzione di applicazioni informatiche; nove Assistenti tecnici con orientamento nel campo dello sviluppo, della manutenzione e della gestione operativa di sistemi informatici e di reti di telecomunicazione. Per partecipare a questo bando, è richiesto il di-

ploma di istruzione secondaria di secondo grado, di durata quinquennale, conseguito con una votazione non inferiore a 90/100 o a 54/60 (per chi avesse conseguito il diploma prima della riforma). Il bando è sul sito della Gazzetta Ufficiale o su www.bancaditalia.it. La Pirelli, nota multinazionale italiana che opera nei settori pneumatici, immobiliare ed altro, seleziona giovani neolaureati Le posizioni aperte possono essere consultate dalle pagine del sito dell’azienda dedicate alle “Opportunità di lavoro”. In dettaglio, le figure professionali ricercate in questo momento sono l’Hse Manager, per la quale il candidato ideale deve essere in possesso di una laurea in Ingegneria, con

specializzazione nell’area meccanica, o gestionale o della sicurezza, parlare la lingua inglese. L’Hse Manager sarà responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp) e avrà la responsabilità di gestire e coordinare le attività del servizio di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori. Un’altra posizione aperta in Pirelli è il Russian Project Assistant, per la quale si dovrà possedere una Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica, o aeronautica, o chimica, oltre a conoscere la lingua Russa e quella Inglese. L’assistente si occuperà di attività di sviluppo e di collaudo di prodotti, di definizione delle specifiche di prototipo e di gestione delle

attività necessarie per la loro realizzazione e collaudo. Per la figura del Sistemista Sap occorrerà, invece, essere in possesso di una laurea o di un diploma di maturità, aver maturato una consolidata esperienza di circa un triennio nel ruolo, parlare fluentemente l’inglese e avere una conoscenza approfondita di Sap, Unix, Linux e Oracle. Il sistemista dovrà fornire un supporto sistemistico su Sap, occupandosi di installazione, upgrade e gestione di prodotti e applicazioni SAP in ambienti Unix e Linux con database Oracle. Per maggiori dettagli e per presentare la propria candidatura, occorre inviare il proprio cv all’indirizzo disponibile alla pagina www.pirelli.it.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 16 luglio 2011

S

L’ALTRO

lo sport

PORT di Paolo Conte

Golf Challenge Tour al prologo trionfa il team Molteni

Il raffinato “green” dell’Acaya Golf Club di Vernole ha aperto la settimana di golf internazionale con il successo della squadra del professionista lombardo Gregory Molteni, insieme ai dilettanti Cristian Pecorino, Marcello Schiavone e Giuseppe Guarini. Il team di Molteni ha chiuso la gara inaugurale con “meno 29” la Pilsner Urquell Pro Am sul percorso del DoubleTree by Hilton. Alle spalle dei vincitori si è piazzata la squadra dell’argentino Daniel Vancsik con André Azevedo, Claudio Cillo e Pierluigi Fulvi (- 26), del francese François Delamontagne con Benvenuto Coluccia, Licino Corbari e Paolo Cruciani (-24), dello spagnolo Borja Etchart con Vito Gentile, Leonardo Bagnardi e Giuseppe Carrieri (- 24) e dello scozzese Scott Drummond con Italo Maffei, Mauro Luca e Lorenzo Valente (23). A dover di cronaca e in ottica classifica,da registrare i risultati ottenuti dalla compagine di Emanuele Canoni-

ca, tra le cui file ha annoverato nomi del calibro delle dell’ex calciatore e attuale allenatore Roberto Donadoni. Il leader Canonica, con Raffaele Cavalcanti e Massimo Pagliarulo, hanno chiuso al 26° posto con “meno 15”, mentre la formazione di Luca Beneduce con l’ex sciatore Michale Mair, Michele Didonna e Francesco Semeraro è terminata 37ª con “-12”. Entrambe la squadre erano

in rappresentanza della Fondazione Niccolò Galli, a cui vanno le donazioni raccolte durante ogni evento del Pilsner Urquell Pro Tour. Alla gara ha presenziato Giovanni Galli, ex portiere della Nazionale di calcio, e padre dello sfortunato Niccolò deceduto in un incidente. Adesso, archiviato il prologo, spazio all’“Open Acaya”, gara inserita nel fitto calendario del Golf Challenge Tour.

Salento Dragons: tutto pronto per il summer football Con ancora negli occhi e nelle orecchie i pregevoli successi dell’ormai trascorsa regular season, i Salento Dragons ripropongono l’evento dell’“Summer footoball”. Il consueto spettacolo in pieno stile “american” che ha già destato clamore nella passata edizione svoltasi in quel di Squinzano, si ripete sul verdissimo campo di Martano. Oltre agli elevati livelli tecnici del gioco del football, che proprio quest’anno ha raggiunto i picchi più alti, anche il “contorno” rende l’ appuntamento sportivo un vero e proprio “show”, l’esibizione dell’under 15 di flag football e l’intrattenimento musicale, in collaborazione con il locale Mediterraneo. Anche il post gara è impreziosito dalla presenza di ospiti e special guest direttamente sulla spiaggia del Med.it, location adibita da anni sul litorale adriatico tra San Cataldo e San Foca. Sia per gli occhi indiscreti che per i più fanatici di questa disciplina, ci sarà la possibilità di godersi un

bellissimo spettacolo dagli spalti, dove, durante la stagione regolare, i calorosissimi supporters dei Salento Dragons incitato i loro players ed esultato con la squadra per ogni yard conquistata. Gli avversari che giungono nel nostro Salento in questa amichevole sono i Sauk Wolves Cosenza in un’incontro caratterizzato dal rispetto reciproco e dall’agonismo ma

anche, e soprattutto, dall’amicizia tra ogni giocatore che insegue sul campo oltre alla vittoria, l’ebbrezza e il sentimento che questo sport regala. Tutti sugli spalti di Martano per un appuntamento estivo di musica, sport, spettacolo che, con ogni probabilità, contribuirà a render ancor più goliardica e divertente l’estate 2011.


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