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Lecce, 4 dicembre 2010

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 41

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 4 dicembre 2010

LA CHIESA HA BISOGNO DEL SACERDOTE, 8 DICEMBRE 2010 L’ARCIVESCOVO: HA BISOGNO DEL ‘MESSAGGERO DI DIO TRA GLI UOMINI’

La Giornata del Seminario IL MONASTERO

IL MESSAGGIO

Segreti di Stato

Educare alla missione

Prima che sia troppo tardi

La comunità dei discepoli

di Nicola Paparella I segreti, le trame e gli inganni. Potrebbe sembrare il titolo di un film da guardare in Tv dopo che i bambini sono andati a dormire ed è invece la sintesi di quel che sta accadendo in questi giorni. Dinanzi alle turbolenze della diplomazia internazionale, per la pubblicazione di documenti che sono stati rubati dagli archivi americani e fatti diventare pettegolezzo pubblico in tutte le piazze del mondo, viene da chiedersi se non sia meglio eliminare i segreti di Stato. Mentre invece, dinanzi alle storie raccontate in Tv, dove lo squallore di alcune tristi vicende familiari diventano racconto morboso e spettacolo pubblico, verrebbe da chiedersi se non si debba essere più riservati e discreti. C’è una sorta di ambiguità di fondo. Per un verso si pensa che portare tutto alla luce del sole potrebbe far bene alla verità. Dall’altra si è pronti a pensare che troppa informazione può disturbare le coscienze. In Italia il segreto di Stato avvolge ancora nel mistero alcuni drammatici episodi della nostra vita repubblicana mentre invece il pettegolezzo televisivo è diventato un modo come un altro di passare la serata dinanzi alla Tv. È possibile trovare un criterio che permetta di discernere e di orientarsi fra situazioni e sentimenti così diversi? Il problema di fondo non è quanto si debba dire e neppure come lo si debba dire; il problema di fondo è dato dal costume della menzogna e dall’abuso dei mezzi di comunicazione. Ormai a tutti i livelli, persino nelle grandi cancellerie del mondo la menzogna è diventata strumento di ordinaria quotidianità. La storia ci racconta che anche in tempi molto lontani, alcune questioni pubbliche ed alcuni rapporti internazionali venivano gestiti con l’inganno e con la menzogna. Oggi, però, in una stagione in cui tutti parliamo di democrazia, diventa intollerabile la disinvoltura con cui si costruiscono falsi dossier e si disseminano menzogne. Ancora recentemente sono state combattute delle guerre sulla base di rapporti che dicevano il falso. E con la menzogna s’è gettato del fango, per ridurre al silenzio chi amava dire pane al pane e vino al vino. Sicuramente i cattolici hanno un ruolo da svolgere. CONTINUAA PAG. 2

Inaugurata la nuova clausura

La Chiesa di Lecce ha accolto le cinque Sorelle Povere di Santa Chiara “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto!”: professione di una fede che si perpetua ad ogni Eucarestia. E in questo 29 novembre la Chiesa di Lecce ha avuto un motivo grande di festa per riunirsi intorno alla mensa eucaristica: “È un momento di grande grazia per la nostra diocesi”, ha esordito Sua Eccellenza mons. D’Ambrosio, che ha presieduto la Celebrazione Eucaristica davanti a una cattedrale gremita di clarisse, francescani, clero e fedeli laici, convocati dal Signore a far festa per cinque clarisse che dal Monastero di “San Nicolò” di Otranto vengono a Lecce, ad aprire un nuovo monastero nel cuore della città, nella struttura dove un tempo vi era la “Casa Pax”. Una nuova oasi nel deserto della città, nella nostra vita, che a volte sperimenta il deserto. Una seconda oasi - ha meglio precisato il Padre Vescovo insieme a quella già presente delle Benedettine. È la grandezza di Dio Padre che si fida di noi figli e affida nelle nostre mani la vita, nostra e degli altri, e nonostante le nostre miserie, nonostante la nostra indegnità, chiama… chiama a seguirLo… entra sotto i tetti del nostro cuore e dice la parola che salva. Che salva la vita e ne fa scoprire la bellezza e l’autenticità nel dono.. dono a Lui, dono agli altri. Che senso può avere oggi una vita claustrale? Forse in tanti se lo chiedono. “Adorare”: questo è il senso. Adorare, con tutte le sfaccettature

del termine. Adorare Dio e farsi per Lui incenso che sale al cielo con la lode continua; adorare sé stessi e dire sì alla realizzazione di una pienezza di vita; adorare gli altri e ad essi farsi vicini con una preghiera costante e incessante, una preghiera “anche per chi non prega”. Al termine della Celebrazione, la processione, guidata da Sua Eccellenza e accompagnata dal Sindaco di Lecce e dalle autorità presenti, cantando le litanie ai Santi e Beati francescani, si è diretta dalla Cattedrale in Monastero. “Un monastero di clausura è sempre una centrale di energia spirituale”, ricordava Giovanni Paolo II. E dalle mura di questo Monastero le sorelle povere di Santa Chiara saranno vicine a tutti i cercatori di Dio, a chi lo ha già trovato, a chi ancora non si è messo in cammino. Vicine all’uomo che cerca il suo roveto ardente in cui fare esperienza di Dio, togliere i sandali e mettersi alla Sua Presenza per ricaricarsi “dentro”. Povere tra i poveri queste sorelle, secondo il sogno dei Santi Chiara e Francesco, le cui parole sono state ricordate durante la benedizione conclusiva, sulla porta di quel luogo da oggi sacro. Una porta che si è chiusa agli occhi, ma si apre al cuore, al cuore che bussa e chiede di entrare nel cuore di Dio, un Dio che anche a noi, attraverso queste sorelle, ha detto: “Verrò e ti guarirò!”. Salvatore Scolozzi

Benedetto XVI con la sua Lettera ai seminaristi del 18 ottobre u.s. motiva lo stile e i contenuti del messaggio che invio a tutti voi, fratelli e sorelle, per l’annuale Giornata del Seminario che celebreremo il prossimo 8 dicembre . solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Scrive il Papa: :”Dio vive, e ha bisogno di uomini che esistono per Lui e che Lo portano agli altri : Sì, ha senso diventare sacerdote: il mondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori, oggi, domani e sempre, fino a quando esisterà”. Il mio è un invito a tutta la nostra Chiesa a guardare con un più attento e diretto coinvolgimento al grande mistero e all’incommensurabile dono della vocazione al sacerdozio. Accanto a questo sguardo nuovo c’è la rinnovata richiesta della preghiera perché la scelta e la chiamata trovino risposte pronte, convinte, serene. La solidarietà della preghiera è indispensabile nell’itinerario che conduce a Cristo perché quanti avvertono il desiderio di capire se nella loro vita c’è posto per un impegno pieno con Lui, si sentano confortati e sostenuti dalla comunione orante dei fratelli nella fede.

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Le ragioni della protesta a Lecce e in tutta italia

Le Università occupate: ecco i motivi 8-9 Succede a mons. Santoro Il saluto della presidenza

Mons. Montinaro assistente unitario di Ac 5


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EDITORIALI COSA AVVIENE DOPO LA FINANZIARIA?

I dati dello sfascio sono chiari L’Italia del Governo che lavora ma la maggioranza nega e le speranze del nostro Sud La crisi politica della maggioranza è il frutto di una crisi economica, sociale e morale pesante che il Governo non è in grado di affrontare. Solo il senso di responsabilità del Partito Democratico, ha permesso che la legge di stabilità venisse approvata in tempi brevi alla Camera per dare sicurezza ai mercati, ai nostri conti, per dare sicurezza al nostro Paese in Europa, ma il cammino della legge è ancora lungo. Adesso andrà all’esame del Senato, dove è stranamente previsto che ci resti un mese, ma non escludo che le spaccature interne alla maggioranza costringano ad un altro passaggio dalla Camera. Il tutto, ovviamente, fiducia permettendo. Veniamo da due anni di decrescita, superiore al 6 per cento. Quest’anno, se ci va bene, cresceremo dell’1 per cento. Senza crescita, senza una crescita consistente non solo non si può risanare il debito pubblico italiano ma non si può distribuire, non si può fare giustizia sociale. Dunque bisogna concentrarsi sulla crescita, bisogna fare in modo che questo Paese riprenda il suo cammino, crei ricchezza, la distribuisca, metta in moto un processo positivo. Invece in questi due anni e mezzo è accaduto l’esatto contrario. Certo, c’è la crisi mondia-

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le, ma c’è per tutti e noi quest’anno cresceremo dell’1% mentre la Germania crescerà del 3,5%. In questi due anni e mezzo, le poche risorse a disposizione sono state distribuite male, sono state date a chi già aveva, date ai forti di questo Paese, a partire dall’abolizione dell’Ici sulle case di lusso. E con questa legge di stabilità stanno continuando sulla stessa strada percorsa fin’ora. Si continua ad ignorare i ceti deboli, senza rendersi conto che questa miopia economica non può fare altro che continuare a far decrescere i consumi. Sono evidentemente incapaci di rendersi conto che se crescono le fasce e le zone deboli, anche quelle forti hanno futuro. E invece si continua con la trazione leghista, la settimana scorsa infatti il Cipe ha stanziato un totale di 21 miliardi, di cui soltanto 60 milioni al sud. Oggi ci sventolano in faccia la bandiera del Piano del Sud, dopo un anno e mezzo di letargo tutto quello che riescono a fare e ritirare fuori annunci ormai triti e ritriti, utilizzando risorse che già sono assegnate alle Regioni meridionali. Ancora una volta, come ormai questa destra ci ha abituati, siamo alla vuota propaganda. Il solito Governo del fare... fumo!

PENSANDOCI BENE...

L’esortazione che noi del PD facciamo invece a questo Governo è di ripartire dal lavoro, ripartire dalle cose essenziali. Un pericoloso sovversivo catastrofista e di sinistra, cioè il governatore della Banca d’Italia Draghi, ci dice che la disoccupazione italiana è all’11 per cento. Abbiamo un tasso di occupazione del 56%, con una media del 40% al sud e del 60% al centro-nord. L’Europa ci dice che dobbiamo arrivare al 75%. In questa crisi chi paga il prezzo più alto sono i giovani e le donne. Ma la maggioranza preferisce negare sempre, anche l’evidenza, definendo questi dati esoterici e ansiogeni, salvo poi vestire loro stessi i panni delle cassandre, agitando all’occorrenza il fantasma Grecia. L’unica certezza che ci consegnano è quella di non crescere, perché è la loro crisi che ha prodotto nel Paese una crisi ancor più consistente e forte di quanto già non lo fosse. E mentre questa crisi penetra in profondità nel quotidiano di ognuno di noi, loro passano il loro tempo ad accusarsi l’un l’altro di tradimento, nella loro personale guerra di potere. Ma il vero tradimento è quello che la maggioranza sta consumando ai danni della nostra Italia. Teresa Bellanova

di Giuseppina Capozzi

La realtà cristiana Il termine mito viene comunemente inteso come racconto di eventi accaduti in modo straordinario, o in cui sono presenti personaggi fuori dell’ordinario. I racconti della vita di Gesù sono stati, da alcuni, annoverati fra questi, negandone la storicità. Un pregiudizio del genere è contro la ragione che non riesce a penetrare esaustivamente la totalità della realtà, cosicché accade che non riconosca realtà a fenomeni che non è in grado di comprendere (come la parola, che esiste anche se non ha una sua realtà). La vita di Gesù è storicamente dimostrata e tramandata; consideriamo, inoltre, che il mito tiene in vita un popolo e il popolo continua a tenere vivo il mito. Quando crolla un popolo, segue il crollo dei suoi miti. Ma nonostante si siano alternati tanti popoli nel passato, nonostante tutto passi e cambi (le ideologie, le mode, i linguaggi), l’autentico messaggio evangelico è sempre lo stesso! Partendo dall’osservazione di alcune realtà, che non hanno in se stesse la ragione del proprio essere, possiamo affermare con certezza l’esistenza di una causa, che abbia in sé tanta realtà quanta ne sia sufficiente per spiegare tutte le altre realtà, apparentemente inspiegabili alla ragione umana. La ragione umana è finita e limitata come l’essere umano, non è quindi in grado di comprendere tutto, la complessità dell’essere, la sua illimitatezza e infinità. Ammettere l’esistenza di Dio, l’esistenza di un essere supremo, che sfugga al suo controllo e alla sua comprensione, incide profondamente sulla realtà dell’essere-uomo. Dopo aver ammesso l’esistenza di Dio, l’uomo non può essere più quello di prima! Si spiega, quindi, la resistenza a riconoscere la propria finitezza e a rimettere in discussione ogni facoltà umana! Di fronte alla cultura dominante delle molte parole, rumori e agitazioni, dovremmo recuperare il valore del silenzio e dell’ascolto. Davanti ad un panorama di uomini senza fede e senza speranza, davanti a cervelli che si agitano, al limite dell’angoscia, per cercare una ragione d’essere alla vita, il cristiano non ha bisogno di consultare niente e nessuno. Tutte le risposte sono nella Parola di Dio. La virtù soprannaturale della fede dispone la nostra intelligenza a dare assenso alle verità rivelate. Alcuni passano per la vita come per un tunnel e non si spiegano lo splendore, la sicurezza e il calore della fede! In realtà non c’è contraddizione fra verità di fede e verità di ragione. La ragione è parte dell’essere umano come lo è l’anima; ma solo guardando alla totalità dell’essere umano si può dare un senso alla sua esistenza. La ragione, quindi, non è che uno strumento che può solo aiutare a comprendere. Con voce umana, il Signore ci parla perché la nostra intelligenza comprenda e contempli, la volontà si irrobustisca e l’azione si compia. info@giuseppinacapozzi.it

Gli interventi messi a punto dal Governo Berlusconi in materia economico finanziaria sono la risposta più semplice e chiare a tutti i detrattori di una classe dirigente che a dispetto di quanto qualcuno voglia far passare mette costantemente al centro della propria agenda politica l’interesse del Paese e degli italiani. Il nostro è il Governo delle cose fatte, della con concretezza e delle scelte decisive, lo dimostrano due punti su tutti. Il primo è quello della nuova manovra finanziaria, il secondo è il Piano per il Sud presentato appena qualche giorno fa. Cominciamo col rilevare significative novità, scandagliando la manovra Finanziaria che punta dritto al cuore dei controlli su redditi e spese dichiarate che dovrebbero riportare nelle casse dello Stato e quindi della cittadinanza sovrana tutta più un miliardo di euro. Il recupero delle risorse economiche e il contenimento delle spese sono obiettivi che si attestano in cima alle classifiche politico amministrative di ogni governo serio e responsabile, non solo per quel che si riferisce all’Italia, ma a tutta l’Europa dove le regole hanno un valore e un significato da noi ancora troppo poco compresi a accettati.

Si razionalizzerà soprattutto il settore farmaceutico, dove si attende una svolta epocale: Dal 2011 il prezzo dei farmaci equivalenti sarà adeguato alla media dell’Unione Europea. E ancora provvedimenti ad hoc per le imprese e per le popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto della primavera del 2009. Per loro è prevista una proroga della sospensione delle tasse fino al 20 dicembre e la ripresa dei versamenti di imposte e contributi, sospesi in 120 rate mensili, si avrà dal primo gennaio 2011, senza l’applicazione di sanzioni. Con la nuova manovra del Ministro dell’Economia arriva il sostegno al settore della ricerca e dell’università, mentre il 30% dei risparmi derivanti dalla manovra estiva 2008 potranno essere accantonati e successivamente destinati anche agli scatti di anzianità e alle progressioni di carriera. Una attenta disamina del testo consente di rilevare una serie di rivoluzioni copernicane che costituiscono la colonna portante di uno schema progettuale concreto ed efficace, come non si è mai visto prima, che si inserisce a pieno titolo nel solco di una moderna riforma complessiva che è ciò di cui l’Italia di oggi avverte il bisogno.

Ma non è tutto, accanto a questo si aggancia e si attesta il Programma per il Mezzogiorno presentato dal Premier Berlusconi e dal nostro Ministro salentino Raffaele Fitto. Oltre 80 miliardi di euro per stravolgere completamente il quadro delle emergenze del Sud, a partire da una strategica perequazione infrastrutturale che consentirà di legare le regioni meridionali al Nord lanciato verso l’Europa e storicamente più avanti, grazie ad una politica di strabismo istituzionale che ha penalizzato l’arco Mediterraneo e vantaggio di quello continentale. Un limite che nessuno Governo di Centrosinistra è mai riuscito a superare e che questo Governo di Centrodestra invece sta facendo, con fatica e sacrificio, e per giunta in un tempo difficilissimo a livello di economia generale. Accanto al potenziamento infrastrutturale il Piano per il Sud contempla importanti interventi in materia di Giustizia, Sicurezza pubblica, aiuto alle Imprese e tanto altro. Quanto basta per smentire cassandre e venditori di chiacchiere, e quanto serve per mettere al centro il bene dell’amata Italia. Tutta intera. Ugo Lisi

PREMIO INTERNAZIONALE DI PEDAGOGIA

Riconoscimento alla carriera per il prof. Paparella Il prossimo 11 dicembre, a Pescara, sarà conferito il “Premio alla carriera” per la sezione pedagogia sperimentale, nell’ambito del Premio Internazionale di Pedagogia “Raffaele Laporta”, al nostro direttore, il prof. Nicola Paparella. Lo ha comunicato, a conclusione dei suoi lavori, la giuria composta dai proff. Gaetano Brunetta (presidente), Franco Cambi, Rosella Frasca, Fulvio Luciani, Lucia Capozzi, Elsa Bruni e Alessandro Mariani, che ha deliberato all’unanimità di assegnare i premi alla carriera ai professori Luisa Santelli Beccegato, per la sezione di Pedagogia generale, Luciano Pazzaglia, per la sezione di Storia della pedagogia, Cesare Scurati, per la sezione di Didattica e Nicola Paparella, per la sezione di Pedagogia sperimentale. In particolare la Giuria ha voluto segnalare l’ultimo lavoro curato da Nicola Paparella, Il progetto educativo, pubblicato in 3 volumi da Armando di Roma. La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà sabato 11 dicembre 2010, alle ore 10, presso la Sala Tinozzi del Palazzo della Provincia di Pescara in Piazza Italia n. 30.Il Premio, giunto alla ventunesima edizione, indetto e organizzato dall’Associazione Scuola, Cultura ed Arte, dalla rivista “Il Monitore” con sedi a Pescara e dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi “G.

D’Annunzio” con sede a Chieti, si articola in tre aree: teorica, storica e didattica; per ciascuna area è stato indicato un vincitore, a cui sarà conferito uno Stilo d’oro per i “Saggi di Pedagogia” editi dal 2005 al 2009, i cui autori siano docenti universitari, ricercatori universitari e liberi studiosi, cultori di discipline pedagogiche. Il prof. Paparella, Ordinario di pedagogia sperimentale, è stato, a Lecce, Preside di Facoltà, Direttore di Dipartimento e

Coordinatore di un Dottorato di ricerca. Attualmente Presiede la Facoltà di Scienze Umanistiche della Università telematica Pegaso di Napoli. È Autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche. Recentemente ha curato per Armando di Roma, Il progetto educativo, in tre volumi. È componente di diverse Società scientifiche e svolge una intesa attività pubblicistica. È direttore responsabile de L’Ora del Salento. Giovanna Miglietta

DALLA PRIMA

Prima che sia troppo tardi Per rivendicare l’esigenza di una politica fondata su parole di verità, i cattolici debbono far capire a tutti che le bugie non sono più tollerate, né possono essere archiviate con quattro battutine e una pacca sulle spalle. Così come debbono prendere le distanze da ogni forma di abuso dei mezzi di comunicazione. Quando nella comunicazione ci si dimentica della persona, della sua dignità, della sua irripetibile originalità o quando si scambiano i ruoli sino al punto che il messaggio politico viene affidato al giornalista di fiducia, o si confondono i luoghi scambiando gli studi televisivi per le aule della giustizia o per le stanze del Parlamento, in tutti queste occasioni si deve parlare di abuso dei mezzi di comunicazione. Ci stiamo pericolosamente abituando a fare politica attraverso le dichiarazioni che si rendono di qua o di là, dimenticando che è il Parlamento il luogo in cui prende corpo la volontà politica. Perché se dovessimo scoprire che a risolvere i problemi può bastare una cena in una villa prestigiosa o un passaggio nel salotto televisivo del giornalista compiacente, potremmo scoprire che il Parlamento ha perduto le sue prerogative. È urgente che la comunità si fermi a riconsiderare questi temi, per farne altrettanti motivi di formazione civica. Prima che sia troppo tardi. Nicola Paparella


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LA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ ANCHE A LECCE GLI STUDENTI MANIFESTANO Cortei, manifestazioni, autogestioni. Nel Salento come in altre città italiane le lezione sono bloccate contro il Decreto Gelmini

Atenei occupati: i motivi della protesta C’è qualcosa di peggio di un brutta riforma, subirla a schiena ricurva Contro l’Università si è detto di tutto e si è fatto credere tutto il male possibile. Complici il degrado di alcuni impianti e gli errori di alcuni operatori, sugli Atenei italiani sì è gettato fango e si è gridato allo scandalo. Si è detto che i Corsi di Studio sono organizzati male e risultano del tutto inservibili per l’accesso al mondo del lavoro, tacendo sul fatto che la disoccupazione stava e sta crescendo per una crisi che viene da lontano e che la politica non riesce a gestire. Si è parlato di corruzione, e a denunciarlo era chi veniva inquisito per reati gravissimi. Si è puntato il dito su mille problemi e non si è fatto nulla per tentare di risolverli: si è preferito denigrare e demolire. E poi si è prospettata la riforma. La grande riforma che il Ministro propone senza neppure accertarsi del livello di attuazione di un’altra “grande” riforma che porta il nome della on. Moratti, appartenente al suo medesimo schieramento politico e che non è mai stata del tutto applicata. E’ da almeno dodici anni che l’Università viene colpita da grosse picconate istituzionali, orgogliosamente chiamate riforme, ciascuna disegnata con una sua logica, spesso in antitesi con quella dei provvedimenti precedenti. E sempre con pochi soldi, anzi, ora senza neppure un quattrino. Si dice che l’Università è tenuta gelosamente in mano ai baroni, che poi sarebbero i professori ordinari, e ancora una volta si tace sul fatto che non sono i “baroni” che chiudono i concorsi, ma sono invece i provvedimenti ministeriali che impediscono ai giovani di confermarsi nelle funzioni che già svolgono da precari. Nessuno ha il coraggio di riconoscere che più della metà degli insegnamenti impartiti negli Atenei sono tenuti a titolo gratuito, quasi sempre da giovani ricercatori, da dottori di ricerca o anche da “baroni” che lavorano in sovrappiù rispetto ai loro compiti. Adesso si ricorre persino ai pensionati. Anch’essi richiamati in servizio. Anch’essi a titolo gratuito. D’altro canto ci vuole poco a fare due conti. Le risorse economiche degli Atenei dipendono per circa il 75% da un fondo (denominato FFO) costituito dalle rimesse principali dello Stato; per circa il 12% dalle tasse studentesche e per circa il 13 % da altre entrate, ivi compresi i cosiddetti fondi premiali promessi dal Ministero che non raggiungono il 5% (quando si dice che lo Stato premia gli Atenei virtuosi…). Negli ultimi anni le tasse studentesche sono rimaste invariate e le rimesse dello Stato sono sensibilmente diminuite raggiungendo, nel 2010, la soglia già toccata nel 2001, e questo in termini nominali, ossia senza tener conto della inflazione e dell’andamento del mercato. In queste condizioni è impossibile far quadrare i bilanci, ed alcuni Atenei sono arrivati persino a vendere parte del loro patrimonio. Si pensi che molti giovani, pur avendo vinto il concorso, sono in attesa di chiamata, perché le università non hanno i soldi per il loro stipendio. Se non ostante questo, si ha pure il coraggio di affermare che la riforma

voluta dal governo è il prodotto migliore di questa legislatura, come ha detto il Presidente Fini a Lecce, non rimane che affidarsi alla protesta, perché c’è sicuramente qualcosa di peggio di un brutta riforma, è subirla a schiena ricurva.

Le cose che si dicono e quelle che si fanno I documenti e le cifre Come e chi potrà spiegare ai più giovani che lo stipendio di un anno di un ricercatore costa allo Stato molto meno di una sola nottata di festini nei palazzi romani? Come spiegare ai nostri lettori che lo stipendio annuale di professore ordinario, quello che con tono spregiativo viene definito “barone”, è del tutto incomparabile con i compensi erogati in favore di consulenti, faccendieri e portaborse, tutti molto ben remunerati. Non dipende certamente dall’Università se, non ostante i tagli, il debito dello Stato continua a salire; meglio sarebbe guardare agli sprechi consentiti da norme e regolamenti che non c’entrano nulla con l’Università. Si vogliono chiudere i piccoli Atenei ed eliminare le sedi periferiche. Si può anche fare, purché si sappia che in Italia abbiamo pochissimi alloggi per studenti e poche mense universitarie. Si dice che i Corsi di studio sono troppi. E’ falso. E comunque non dipende dagli Atenei. Nel 1999, quando si sono introdotti i corsi triennali, si è voluto che essi fossero professionalizzanti e proprio per questo si è prescritto che fossero preventivamente approvati dai rappresentanti del mondo della produzione e del lavoro, da

SEGNALI DI LAICALITÀ/7

di Tonio Rollo

Il sindacato... serve ancora? ascoltare queste parole da quelli

Alcuni anni fa il giuslavorista, poi in deputato e perfino ministro in pectore per ogni governo di ogni ordine e grado, Pietro Ichino, scrisse un libro un po’ strano dal titolo: A che cosa serve il sindacato? Un titolo che in questi giorni è ritornato alla mente in seguito ad una serie di constatazione dei fatti che ho avuto modo di conoscere sperimentale. Non nego che la tensione a far uscire la risposta dal pozzo del “no comment” diventa sempre più forte. Nelle occasioni in cui è necessario presentare i valori di cui un cattolico dovrebbe tendere per cui vale la pena combattere si è soliti elencare: vita, famiglia, lavoro dignitoso, rispetto della persona e uguaglianza tra tutti i lavoratori che operano l’uno accanto all’altro, stabilità, progettualità, serenità. È pur vero che tanto sta cambiando, dalla società al mondo del lavoro. Ma i cambiamenti diventano scioccanti quando si sentono certe parole sulla bocca delle persone sbagliate. Veniamo a due fatti fonti dello shock. Primo episodio: il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi (lo stesso che tanti vedrebbero volentieri alla guida di un prossimo governo “libera-preferenza”), parlando in una università arriva a dire: senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari si hanno effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità. Un chiaro attacco a chi predicava che la precarietà fosse la nuova frontiera da raggiungere. Detto da lui, poi. Ci si sarebbe aspettato di

sindacati, specie quelli cattolici, che dovrebbero contare a quella stabilità lavorativa che porta serenità, progettualità, famiglia, apertura alla vita, ... invece... Ecco il fatto numero due: sempre nei giorni scorsi, contemporaneamente alle parole di Draghi, un direttore super mega galattico ha incontrato i sindacati e rappresentanti di lavoratori (perché non sempre coincidono) che pur facendo da oltre un decennio lo stesso lavoro di altri vengono pagati molto meno solo perché hanno la sventura di far parte di quei pacchi che (con la complicità dei sindacati) passano da una mano (proprietà) all’altra e rappresentano un buon deposito elettorale. Ogni passaggio significa stesso lavoro, livello inferiore, pari a inferiore. Tralasciamo il fatto che sono anche oggetto del ricatto del governo centrale nei confronti dell’autonomia regionale (con la complicità silenziosa del sindacato). Sembra che nell’occasione citata, finalmente, il direttore super mega galattico abbia intuito che l’assunzione dei lavoratori a kilometro zero (sono già suoi uffici a lavorare... per conto terzi) comporti un risparmio di milioni di euro. Risparmiare, finalmente, per dare meno precarietà, naturalmente. Lavoratori fiduciosi, certamente. Il sindacato a favore di una nuova gara d’appalto, ovviamente. Altro passaggio di mano di Bacco, altri di saggi, altre precarietà,... nessuna progettualità, famiglia,... Ergo... a cosa serve il sindacato? E quello cattolico?

cui giungeva la richiesta di garantire la massima differenziazione. Se si fosse seguita alla lettera quella prima indicazione, avremmo avuto due o tre volte il numero di Corsi che si hanno oggi. Con la riforma del Ministro Gelmini non si sa quale debba esser il modello di riferimento. Anzi, non si sa quasi nulla, perché la cosiddetta riforma è una scatola vuota con una serie di rinvii a decreti che verranno dopo. In altri termini quel che il Parlamento discute è una sorta di ipotesi di riforma o più esattamente un fascio di cambiali in bianco per le quali si sa soltanto chi dovrà pagare il conto. Con toni trionfalistici si annuncia l’introduzione del cosiddetto “credito d’onore”, con il quale il diritto allo studio si trasforma in un precoce indebitamento dei giovani, con effetti disastrosi, come dimostra l’esperienza americana. Se proprio si volessero aiutare i giovani, si organizzerebbero residenze, si aprirebbero mense, si incrementerebbe il numero delle borse di studio che oggi non arrivano a 180.000 su quasi 2 milioni di scritti. La stessa previsione di una valutazione della didattica e della produzione scientifica, enunciata dalla riforma, è priva di riferimenti precisi. Si parla di un’agenzia (ovviamente da remunerare), ma non si dice nulla dei criteri, degli obiettivi, di quello che di fatto accadrà. E poi occorrerebbe stare più attenti al linguaggio. La gente dell’Università ha l’abitudine di documentarsi. Non si può dire che il governo assicura un finanziamento aggiuntivo di 1 miliardo, perché i docenti sanno bene che, tolti 300 milioni destinati a finanziare un bando di concorso per ricercatori, restano 700 milioni pari soltanto alla metà di quanto era già stato tolto da Tremonti che aveva operato un ulteriore taglio 1,3 miliardi. In altri termini: si è tolto 2 per dare 1. Insomma, l’Università avrebbe bisogno di parole chiare, di un linguaggio trasparente, di regole condivise e di prospettive certe. Se poi si potesse e si sapesse anche immaginare una qualche consultazione preventiva, giusto per riconoscere che gli operatori della Università non sono sudditi, ma cittadini, allora forse si riuscirebbe a dare impulso ad un cantiere di lavoro che, non ostante tutto, non ha mai smesso di funzionare e di mietere successi, sia in ambito scientifico che in sede didattica. Anche se il Ministro non se n’è accorto. np


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Precursore del Signore

“La santità in rapporto alla Parola di Dio si iscrive così, in certo modo, nella tradizione profetica, in cui la Parola di Dio prende a servizio la vita stessa del profeta. In questo senso la santità nella Chiesa rappresenta un’ermeneutica della Scrittura dalla quale nessuno può prescindere” (Verbum Domini 49). Con questa espressione, il Papa ricorda che è tipico del profeta incarnare nel suo proprio esistere la Parola di Dio, la quale si trova a suo agio precisamente nella bocca del profeta. È questo ciò che accade con San Giovanni Battista, protagonista del Vangelo odierno. Egli è la vera esegesi della Parola proclamata in Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto…”. Nel Battista il cristiano vede la Voce che annuncia il Verbo, il profeta che precede l’avvento del Giudice e il battezzatore che, predicando la purificazione dal peccato e il cambio di vita nella conversione, anticipa Colui che battezza in Spirito Santo e fuoco. È poi possibile vedere nell’affermazione del Papa un secondo insegnamento: la vera ermeneutica della Scrittura è data dalla vita dei santi, dalla quale nessuno può prescindere. Da qui, possiamo capire in profondità cosa significhi la missione del Battista, che si ritira nel deserto per essere la voce della Parola. I migliori interpreti della sua esperienza sono stati sicuramente i padri del deserto che, alla luce della catechesi del Precursore, si sono ritirati nel deserto (eremo in greco) per ascoltare la Parola, discernere i loro pensieri e dirigersi, spogli di tutto, all’incontro del Signore. Chi rivolge loro lo sguardo può intendere le parole e gli atteggiamenti penitenziali del Battista e, conseguentemente, vivere la Parola che viene annunciata. Anche oggi è necessario fuggire nel deserto, evitare il baccano di tante chiacchiere umane, se veramente si vuole ascoltare quel Dio, la cui voce risuona nel silenzio. Solo nell’eremo del cuore, è possibile preparare la strada per l’Atteso. Nella misura in cui l’uomo si allontana dalla superficialità e dall’esteriorità per inabissarsi nella sua interiorità può ascoltare quel dolce annuncio: “Convertitevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato”. Condizione indispensabile per questo cammino interiore è riconoscere i propri peccati e richiederne la purificazione, che da soli non si può ottenere. Vale anche per noi la domanda posta dal Battista: “Chi potrà salvarvi dall’ira imminente del giudizio di Dio?” Lo stesso Giovanni risponde: “Viene uno dopo di me che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il Signore Gesù sarà quel Giudice che farà maturare il chicco di grano per raccoglierlo nel suo granaio. Per far ciò, il cristiano viene immerso ed irrigato dall’acqua dello Spirito Santo che, in ogni momento, gli riporterà alla memoria del cuore l’insegnamento e la vita stessa di Gesù, i cui sentimenti è chiamato a riprodurre nella sua vita se vuole essere quel fuoco di grazia che fa divampare e rinnovare la terra.

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 5 dicembre 2010 Ore 10.30 - Conferisce le Cresime nella parrocchia Mater Ecclesiae Ore 20 - Celebra la S. Messa in Cattedrale Lunedì 6 dicembre 2010 Mattina - Udienze Ore 16.30 - Celebra la S. Messa a Squinzano in onore di S. Nicola

Giovedì 9 dicembre 2010 Mattina - Partecipa al Convegno dell’Issr in occasione del XX Anniversario di istituzione Venerdì 10 dicembre 2010 Mattina - Partecipa al Convegno su Matteo Ricci presso l’Università del Salento Ore 18 - Celebra la S. Messa nella Cappella della Madonna di Loreto di Surbo

Mercoledì 8 dicembre 2010 Ore 10.30 - Conferisce le Cresime nella Matrice di Trepuzzi Ore 18 - Celebra la S. Messa a Lizzanello,

Sabato 11 dicembre 2010 Mattina - Interviene al Convegno dell’Issr Ore 18 - Celebra la S. Messa nella parrocchia Maria Regina di Squinzano

La Segreteria dell’Arcivescovo rende noto che l’agenda settimanale delle udienze, previo appuntamento, seguirà quest’ordine: lunedì - laici; martedì - clero; mercoledì - laici e associazioni; venerdì - clero; sabato - associazioni.

In occasione del XX Anniversario dell’Issr a Lecce

Un Convegno sulla bellezza Il 17 dicembre 1990 la Congregazione per l’Educazione cattolica concesse l’ultima approvazione degli Statuti dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce “ad quadriennium experimenti gratia”. Da quella data l’Istituto è cresciuto, e dopo due decenni di vita accademica, portati avanti con serietà e senza clamore, è sembrato fosse giunto il momento di presentare, non solo alle comunità cristiane ma all’intero territorio salentino, il bilancio di tanto lavoro.

Passaporto per Madrid Festa al Centro Sociale nell’anno giubilare, o ancora a Parigi, Toronto, Colonia o Sydney… E così Annalisa, Francesca, suor Luana (quest’ultima grata alle giornate romane del 2000 per averle rivelato la strada da percorrere) ci hanno donato le loro esperienze, assieme a quella altrettanto preziosa di don Nicola Macculi, attivissimo partecipante e “storico” (nonché in alcuni casi organizzatore diocesano) di molte Giornate della Gioventù. Il tutto accompagnato dalla musica dei più begli inni che hanno fatto da colonna sonora negli anni passati, fino ad ascoltare anche quello di Madrid, dal titolo “Firmes en la fe”, citazione ripresa proprio da quello che sarà il tema paolino proposto da Benedetto XVI per il 2011: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Inoltre nell’arco della serata è stato proprio il nostro Arcivescovo, giunto per dare la sua benedizione a tutti i “viaggiatori” presenti in sala, a fornire il senso di questo incontro, consegnando simbolicamente i passaporti, con tanto di timbro per la vidimazione! Prima del termine della serata la Croce dei Giovani, che peregrinerà da ora fino all’estate per le parrocchie della diocesi, accompagnata da un’icona mariana, riproduzione di quella che Giovanni Paolo II donò ai giovani di Lecce in occasione della sua Visita pastorale del 1994, è stata consegnata fisicamente al gruppo di Monteroni, i primi ad accoglierla per

durante la quale una Suora della Congregazione Salesiana dei SS. Cuori emette la professione solenne

Martedì 7 dicembre 2010 Mattina - Udienze Ore 19 - Conferisce le Cresime nella parrocchia di S. Croce

Conto alla rovescia per la Giornata Mondiale della Gioventù

Avvento, tempo di attesa. E con esso inizia anche il cammino dei giovani di Lecce verso la Giornata Mondiale della Gioventù, evento madrileno che si terrà nell’agosto del 2011. Lo scorso 28 novembre, presso il Centro Sociale “San Vincenzo de’ Paoli”, si è svolta la grande Festa dedicata a tutti coloro i quali prenderanno parte a questo sensazionale momento, ma anche a chi, non potendo partire, resterà qui vivendo dalla propria Chiesa locale i momenti salienti della GMG. La serata di domenica è stata ideata e voluta dal Servizio di Pastorale Giovanile della diocesi e dal direttore dell’Ufficio, don Simone Renna, affinché i giovani inizino sin d’ora a guardarsi negli occhi, a conoscersi e a camminare insieme, scandendo le varie tappe proposte per quest’anno. Molti i paesi presenti, oltre a varie parrocchie di Lecce: c’erano Monteroni, Arnesano, S. Pietro V. co, Melendugno, Lizzanello, Campi, Surbo, Squinzano, Trepuzzi, Torchiarolo… È stato indubbiamente un momento importante, che ha instillato il giusto entusiasmo ed ha permesso di ripercorrere, con l’aiuto di alcuni coinvolgenti video-spot, la storia delle passate edizioni delle GMG, da quel fatidico 1985, in piazza San Pietro con Giovanni Paolo II, ad oggi. Forti sono state anche le testimonianze che hanno fatto rivivere a noi tutti quegli attimi indimenticabili, le voci di alcuni nostri amici che furono protagonisti

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una settimana di preghiera e riflessione; poi, come in un passaggio di staffetta (…una dolce, bellissima staffetta!), sarà affidata ad altri giovani di un altro paese. E così via. Desidereremmo che il tutto venisse immortalato in un album dei ricordi, una sorta di diario di bordo che suggellerà i momenti più significativi di questo percorso, attraverso foto e vissuti. Antonella Rizzo

In occasione del suo XX anniversario si terrà un convegno - già precedentemente pensato con S. E. mons. Cosmo Francesco Ruppi - dagli scopi non puramente celebrativi, ma piuttosto inteso quale simposio di studi sapienziali. Gli incontri, che si susseguiranno da giovedì 9 a sabato 11 dicembre, avranno luogo a Lecce presso l’Istituto Marcelline, Palazzo Antico Seminario. Il titolo del Convegno, “La bellezza della fede trasfigura in bellezza la vita”, riflette molto bene i contenuti culturali, lo stato d’animo e gli obiettivi che caratterizzano una simile esperienza. A suggerire questo titolo Papa Benedetto XVI, che ha direttamente rivolto tali parole al nostro Arcivescovo mons. Domenico D’Ambrosio alla vigilia del suo ingresso a Lecce, quasi come una profezia su cui investire e rischiare la credibilità della chiesa oggi. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce, diretto da mons. Luigi Manca fa propria questa sfida: investire cultura, tempo, persone e ogni altro genere di energie per una fede non solo semplicemente più istruita ma, soprattutto, per una fede che diventa la grammatica dell’Amore. Quando la fede, che tanti cristiani hanno ricevuto nel battesimo, si trasforma in amore, trasforma anche la vita in bellezza. In quest’ottica si muoverà il Convegno durante il quale, alternando riflessioni di insigni relatori a momenti di dibattito, verranno evidenziati alcuni elementi che concorrono a delineare un percorso di fede che è anche una via della bellezza. Serena Carbone

Il cammino dei giovani leccesi Il conto alla rovescia segna ormai “meno 260 giorni” all’attesissima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011 e in tutte le diocesi del mondo i giovani preparano il cuore e lo zaino per la partenza ormai imminente. La Gmg, quale esperienza di incontro e comunione dei giovani con Gesù Cristo e la sua Chiesa, non cessa di stupire quanti guardano con diffidenza alla vita e ai valori delle giovani generazioni: a Madrid sono attesi più di due milioni di presenze! Il consolidarsi di tale proposta pastorale e vocazionale ha reso la Gmg, nel corso degli anni, un evento di grazia e un cammino formativo permanente che non si riduce alla sua celebrazione periodica nelle principali città del mondo ma che riesce a riempire di senso e di forti motivazioni anche i percorsi ordinari di crescita dei nostri giovani. Consapevoli della grande opportunità di condividere con le diocesi spagnole e con quelle di tutti i continenti la proposta spirituale di Benedetto XVI, ispirata alle parole rivolte da San Paolo ai Colossesi “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col 2, 7) anche la nostra Chiesa locale ha programmato un cammino di avvicinamento verso Madrid aperto non solo a coloro che avranno la fortuna di recarsi in Spagna ma a tutti i ragazzi

delle nostre comunità. “Passaporto per Madrid”: è questo il titolo che abbiamo voluto dare al fitto calendario di proposte spirituali e culturali, feste, momenti di animazione e formazione che caratterizzeranno questo nostro anno pastorale. “Passaporto” perché solo vivendo con fedeltà e passione il quotidiano è possibile avere le carte in regola per recarsi in Spagna quali sentinelle del mattino e ambasciatori della propria terra. Sarà ovviamente il nostro Vescovo Domenico a guidarci nelle principali tappe di avvicinamento: ritiro spirituale predicato dal nostro pastore il 3 gennaio, Movida delle idee nei pub della città il 17 febbraio, Catechesi in Cripta il Mercoledì delle Ceneri e il 12 maggio, Via Crucis nel centro storico la domenica delle Palme, Notti di Nicodemo in Avvento e Quaresima, la Lectio divina dell’Oreb l’11 gennaio e il 12 aprile, la grande festa di chiusura del cammino di preparazione il 18 giugno e infine ovviamente Cuenca e Madrid. Intanto, domenica scorsa, è partito il pellegrinaggio della croce della GMG e dell’icona mariana donata da Giovani Paolo II ai giovani leccesi in tutte le comunità della Diocesi. La Gmg di Madrid sembra proprio essere qui a Lecce! Simone Renna


L’Ora del Salento

Lecce, 4 dicembre 2010

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di dicembre Giovedì 2 - Adorazione Eucaristica per le Vocazioni A.d.P. e Monastero invisibile: Veglia per le Vocazioni - Seminario, Aula “Giovanni Paolo II”, h. 16.30 - Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 - Incontro Padri Sp. Confraternite Vic. Lecce - Parr. “S. Massimiliano Kolbe”, h. 19.30 Mercoledì 8 Immacolato Concepimento di Maria - Giornata diocesana del Seminario - Giornata dell’“Adesione” all’Azione Cattolica Italiana Giovedì 9 - Convegno Issr - Inaugurazione Anno Accademico - Istituto Marcelline, h. 17

- Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 - Incontro Padri Sp. Confraternite Vic. Monteroni - Chiesa Madre di Monteroni, h. 19.30 Venerdì 10 - Convegno Issr - Antico Seminario, h. 9.30 / 18.00 - Scuola Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00/20.00 - Incontro dei Diaconi, Parr. “S. Sabino”, h. 19.00 / 21.00 Sabato 11 - Convegno Issr - Antico Seminario, h. 9.30 / 12.00 - Notti di Nicodemo - Parr. “S. Matteo”, h. 22.00

Domenica 12 - Ritiro mensile per le Religiose - Istituto Marcelline

Giovedì 16 - Inizio della Novena di Natale - Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00

Martedì 14 - Incontro dell’Arcivescovo con gli Insegn. Religione Catt. - Antico Seminario, h. 16.30

Venerdì 17 - Giornata di ritiro del Clero - Seminario, h. 9.30

Mercoledì 15 - Incontro formativo per Animatori Missionari - Istituto Marcelline, h. 16.00 - Trigesimo di d. Carmelo Martino Parr. “Maria Ausiliatrice” Monteroni, h. 18.00 - Incontro Padri Sp. Confraternite Vic. Squinzano - Chiesa Madre di Squinzano, h. 19.30

Sabato 18 - Gruppo Adolescenti “Miriam”: “Le mie radici: la mia famiglia, un dialogo impossibile”, Suore Carmelitane - Arnesano, via Materdomini, h. 17/19 - Celebraz. del “Mandato” per gli Operatori della Pastorale Familiare - Cattedrale, h. 18.00 - Notti di Nicodemo - Parr. “S. Matteo”, h. 22.00

Domenica 19 - Benedizione delle statuine di Gesù Bambino da mettere nel presepe Giovedì 23 - Scuola di Pastorale - Parr. “S. Giovanni Battista”, h. 17.00 / 20.00 Venerdì 24 - Veglia presieduta dall’Arcivescovo Parr. Cattedrale, h. 22.30 Sabato 25 Natale del Signore Gesù (solennità) Oggi il Figlio di Dio si è fatto uomo Lunedì 27 37° Anniversario Ordinazione Episcopale di S. Em. Card. De Giorgi

MONS. MONTINARO ALL’AC IL SALUTO DELLA PRESIDENZA DIOCESANA Succede a mons. Santoro cui va la gratitudine dell’Associazione leccese

Sulle orme di don Ugo È mons. Antonio Montinaro il nuovo Assistente unitario dell’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Lecce. Succede a mons. Carlo Santoro che ha servito l’Ac diocesana negli ultimi tre trienni. Mercoledì 1 dicembre scorso la presentazione ufficiale al Centro Diocesano dell’Associazione. È stato lo stesso mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce, a presiedere il Consiglio Diocesano straordinario allargato alle équipe dei settori e alla presenza del Collegio degli Assistenti, convocato in seguito alla notifica del decreto arcivescovile dei giorni precedenti. “L’Associazione esprime tanta gratitudine all’Arcivescovo Domenico per l’amore paterno che manifesta all’AC e che si è espresso anche attraverso la scelta di questa nuova nomina”, - scrive in una nota il presidente Massimo Vergari a nome della presidenza dicoesana. “Lode al Signore per il lungo cammino percorso insieme al caro don Carlo continua - e tanta gratitudine per il Suo impegno ricco di sapienza, disponibilità evangelica e perché, a imitazione di Gesù si è fatto fratello di tutti, facendo gustare sempre la dolcezza della presenza del Signore, educando instancabilmente all’amore infinito di Dio”. “Si è condivisa la gioia di un cammino percorso insieme che continuerà in compagnia di un nuovo Assistente buono, attento, che sa parlare alle menti e ai cuori delle persone con la grande capacità di dialogo e le doti di umanità e di spiritualità che contraddistinguono il nostro don Antonio”. La nomina del nuovo Assistente si inserisce all’interno del percorso assembleare che l’Associazione diocesana sta vivendo in questi mesi. Proprio nella prossima tappa democratica dell’Assemblea diocesana, che si svolgerà il 5 e 6 febbraio presso la Basilica del Rosario di Lecce, si rifletterà particolarmente sulla santità laicale, anche come riflesso di una santità presbiterale. L’appuntamento infatti sarà incentrato sulla figura e sull’esempio di mons. Ugo De Blasi, indimenticabile assistente generale, “padre, maestro e guida dell’Ac di Lecce”, e avrà per tema “Vivere la Fede amare la vita”. L’organizzazione sarà curata in collaborazione con la Curia Arcivescovile e con il Comitato per la Causa di Beatificazione di mons. Ugo De Blasi. S.Scol.

Verso la festa dell’Adesione Appartenere ed essere Si avvicina l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione. Festa che per i soci di Ac fa sempre rima con “adesione”, con il “Si” incondizionato all’impegno nell’Associazione e nella Chiesa. Festeggiare un’appartenenza non è una formalità. La Festa dell’adesione non è una data qualsiasi nell’itinerario annuale dell’Ac. È innanzitutto una festa, un celebrare insieme un’appartenenza ad un’Associazione che ci aiuta ad essere Chiesa, ad essere comunità viva, capace di pensare, pregare e operare. È un modo per dire che in quel “dedicati alla propria Chiesa”, a cui ci richiama il Progetto formativo, ci crediamo sul serio, attraverso un impegno personale e comunitario, prendendoci, ciascuno a propria misura, la responsabilità della vita della Chiesa e dell’annuncio del Vangelo. È una festa della condivisione con la propria comunità di questo impegno e di questo stile dello “stare dentro” la Chiesa e il mondo, da laici, con le nostre vite ricche di gioie ma anche di fatiche e sofferenze, che ci rendono consapevoli del necessario aiuto dello Spirito e di chi circonda. È una festa dentro la comunità, non è una festa privata a cui si accede solo con un invito speciale, lo vogliamo e dobbiamo rimarcare soprattutto quest’anno in cui ci impegniamo ad “accogliere con gioia” tutti coloro che vogliono condividere con noi un pezzo di cammino nella storia della Chiesa di questo tempo, attraverso lo stile dell’Azione cattolica. Ecco perché, nello slogan “Accendi l’Ac”, che quest’anno caratterizza la campagna delle adesioni, c’è un richiamo a quell’impegno a portare la luce del Vangelo attraverso lo strumento associativo. D’altronde l’adesione è il momento in cui è necessaria una cura particolare affinché si prosegua nel cam-

L’Azione Cattolica aderisce alla campagna promossa da Tv2000 per la salvezza della cristiana pakistana Asia Bibi, condannata a morte per non aver voluto rinnegare la propria fede. “Con questa adesione - si legge in una nota dell’Associazione l’Azione Cattolica continua e rafforza il suo impegno per il rispetto e la tutela della vita di ogni persona in-

mino di piena adesione, di impegno, di crescita della responsabilità laicale come ragazzi, giovani e adulti. Proporre l’Ac in parrocchia deve significare proporre la partecipazione a una vita di gruppo, magari inizialmente anche numericamente piccolo ma non per questo chiamato a fare un percorso più annacquato o scialbo. “Accendere l’Ac” significa infatti non solo far partire qualcosa che non c’è, ma anche farlo brillare come fuoco vivo capace di illuminare e di trasmettere calore, capace di raccogliere intorno alla fiamma del Vangelo un sempre maggior numero di persone. S.S

scuola e mass media

di Adolfo Putignano

Educare alla diversità contro le nuove schiavitù Occorre recuperare la propria autonomia nei confronti dell’odierna occupazione avvolgente in tutti i settori della vita da parte del computer, non più semplice strumento nelle attività quotidiane ma mezzo fortemente condizionante la conoscenza, la valutazione e la progettazione. A volte, sino a provocare un’angosciante ossessione e repulsione verso le diverse forme di socializzazione scolastica e comunitaria, tanto da causare forme di isolamento dell’individuo, ormai proiettato continuamente, nella sua ricercata navigazione solitaria, nel mondo virtuale. E sino al punto che, se si comunica ad un sito una serie di dati personali, di fatto poi moltissime scelte saranno orientate dallo stesso a seconda di suggerimenti esposti da altri. In questo modo, indicazioni e proposte, stimoli cognitivi e pubblicità digitali inducono ad identificarsi in

determinati modelli culturali ed a confluire tutti sulle stesse scelte sulla base di una comunicazione, spesso omogenea e grigia, offerta ai gestori dei siti da elenchi e graduatorie dedotti da osservazioni sui modi di agire di ampie fasce di cittadini o ricavati addirittura da algoritmi. Viene meno in questo modo la cosiddetta infordiversità, con la conseguenza che si afferma l’appiattimento su comuni adesioni passive nei riguardi della lettura delle diverse situazioni e delle opzioni di fondo per quanto concerne il riferimento valoriale. Ne risentono pure alcune componenti del cervello, che diventa più abile a compiere nello stesso tempo un maggior numero di funzioni ed a sviluppare le capacità di avere risolutezza, pur nella prevedibile freddezza di relazioni virtuali prive di ogni sentimento. È il sopravvento del mondo virtuale, carente di emotività e di amore, su

L’Ac di Lecce per Asia Bibi

l’umanità. “Con i nostri vescovi e tutta la Chiesa in Italia, - si legge ancora nella nota - l’Azione Cattolica si sente profondamente vicina ai cristiani dell’Iraq, in questi giorni oggetto di violenze e attentati.” L’impegno dell’Associazione è quello di pregare e riflettere, promuovendo, ad ogni livello iniziative di sensibilizzazione durante tutto il tempo d’Avvento.

giustamente privata della propria libertà, perseguitata e condannata in ogni angolo della Terra, nella convinzione che la libertà religiosa rappresenti un valore fondamentale per il bene del-

quello reale, carico dei tanti problemi della quotidianità e della socialità comunicativa ed affettività. Spetta alla scuola, unitamente agli altri educatori, individuare e contrastare la moderna forma di schiavitù dell’asservimento dei cibernauti ad Internet. Proprio la scuola, infatti, deve formare allo studio ed alla libertà, mediante l’attenzione, il raccoglimento, il confronto, una forte applicazione, capacità spesso deteriorate da Internet per l’incessante multi-tasking, la continua decontrazione e la conseguente superficialità dell’approccio cognitivo all’innumerevole quantità di informazioni ottenute. La straordinaria rapidità nell’ottenere dati si coniuga, infatti, sia con la genericità e la scarsa profondità della conoscenza e la disattenzione sia con la conseguenze negative per il modo di cogliere le diverse proposte. Si può parlare, in molti casi, di danni psichiatrici che limitano l’efficacia della partecipazione ai vari ambiti della vita, riducendo in soggezione i cibernauti perennemente collegati alla Rete, vera sindrome da dipendenza. La simulazione della realtà, creata tramite computer, tecnologia informatica, videogiochi, prevale allora in modo incondizionato, fomentando il continuo desiderio di scovare nuovi spazi virtuali, per cui risulta insufficiente il sostegno scolastico, in quanto c’è la necessità di terapie con appropriati medicinali e adeguata assistenza dello psicoterapeuta.


L’Ora del Salento

Lecce, 4 dicembre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Datori di lavoro e certificati medici dei dipendenti

Le prime indicazioni su come i datori di lavoro pubblici e privati possono accedere agli attestati di malattia dei propri dipendenti sono state fornite dall’Inps con la circolare n. 60/ 2010, avente per oggetto “Trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all’Inps. Aspetti organizzativi e prime istruzioni operative.”. In pratica il datore di lavoro - o l’Amministrazione Pubblica - può richiedere uno o più Pin (sono delle password) che consentono al (o ai) dipendenti abilitati di accedere all’archivio ove sono custoditi gli attestati di malattia e prendere conoscenza di quelli di rispettiva competenza. È stata poi emanata dall’Inps una ulteriore circolare, la n. 119 del 7 settembre scorso, che contiene le istruzioni per inviare all’Inps la richiesta di ricezione tramite Pec (Posta Elettronica Certificata) degli attestati di malattia. Quest’ultimo strumento è da consigliare vivamente, sia ai datori di lavoro pubblici che a quelli privati: è semplice, economico, veloce e pratico. A proposito di differenziazioni tra datori di lavoro - e quindi dipendenti pubblici e privati, la legge 183/2010 potenzia la certificazione telematica delle assenze di malattia. La norma prevede che, in tutti i casi di assenza per malattia dei dipendenti di datori di lavoro privati, per il rilascio e la trasmissione della attestazione di malattia si applichino le regole previste per il pubblico impiego. Oggi i medici (o la struttura sanitaria) sono già tenuti a emettere i certificati di malattia telematici, sia nel set-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

tore privato che in quello pubblico. Attualmente, però, fino a1 31 gennaio prossimo c’è una sorta di tolleranza per i medici che non effettuano la trasmissione telematica dei certificati. La trasmissione del certificato telematico, già oggi, esenta il lavoratore - sia pubblico che privato - dalla presentazione all’Inps del certificato. Per quanto riguarda invece la consegna al datore di lavoro dell’attestazione di malattia da parte del lavoratore, nel settore pubblico questo obbligo è già venuto meno (la certificazione è direttamente messa a disposizione dall’Inps per l’Amministrazione pubblica interessata). Nel privato, invece, la norma prevede che entro due giorni dal rilascio il lavoratore consegni o trasmetta (per raccomandata) l’attestazione di malattia al datore di lavoro. Ne è esentato soltanto se il suo datore di lavoro accede alle attestazioni di malattia dei propri dipendenti. Il datore di lavoro può consultare tutte le certificazioni dei lavoratori impiegati o accedendo al portale Inps (servizi online) con il Pin assegnato dall’Istituto su richiesta effettuata secondo le modalità fissate dalla circolare 60/2010 prima citata, ma anche con il codice fiscale del dipendente e il numero di certificato telematico (in quest’ultimo caso potrà vedere solo l’attestazione di quel dipendente). Anche i lavoratori possono accedere al sito, con le medesime modalità. Come detto prima, l’Inps invia anche, su richiesta, i certificati medici via Pec al datore di lavoro.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Insegnanti di religione e credito scolastico Gli insegnanti di religione cattolica dei Licei, insieme con quelli degli Istituti Tecnici e dei Professionali, potranno continuare a partecipare serenamente accanto ai loro colleghi, ai consigli di classe, quando, a fine d’anno, questi organi si riuniranno per assegnare il credito scolastico agli studenti delle ultime tre classi. Potranno, così, continuare a sentirsi vestiti della medesima dignità professionale dei colleghi di matematica e delle altre discipline, come ha voluto il Decreto del Presidente della Repubblica n. 751, del 1985, il quale testualmente dice: Gli insegnanti incaricati di religione cattolica fanno parte della componente docente negli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti, ma partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica”. Sul diritto degli insegnanti di religione cattolica di contribuire, con pari dignità dei colleghi, a dare il credito scolastico ai giovani del triennio finale degli istituti superiori, hanno avuto modo di dissentire fortemente alcune istituzioni laiche, prima fra tutte la Consulta Romana per la laicità delle istituzioni. A queste si erano affiancati privati cittadini, insieme con i quali, nel 2009, le istituzioni laiche si erano rivolte al Tar del Lazio, perché annullasse il Regolamento n. 122, del giugno 2009. È, questo, il decreto che detta norme sulla valutazione degli alunni. I ricorrenti avevano chiesto che venissero annullati gli articoli del Regolamento i quali dispongono che anche gli insegnanti di R.C. devono contribuire all’attribuzione del credito scolastico, valutando soltanto l’impegno e l’assiduità con cui gli alunni partecipano alle lezioni-conversazioni di religione cattolica. Grande era stata la fiducia che i ricorrenti laici avevano riposto nella decisione del Tar, memori del fatto che lo stesso Tribunale Amministrativo laziale, il 17 luglio del 2009, aveva annullato le parti delle ordinanze ministeriali sugli esami di Stato del 2007 e del 2008, con le quali i Ministri Fiorini e Gelmini, anticipando quel che avrebbero scritto nel citato Regolamento, avevano voluto che gli insegnanti di R.C. contribuissero con gli altri colleghi a dare il credito scolastico ai loro alunni. Correttamente e negli stessi limiti, i due Ministri avevano dato il medesimo diritto di voto sul credito scolastico gli insegnanti di attività alternative, per gli alunni che avrebbero chiesto di frequentar tal genere di attività, durante le ore riservate all’insegnamento della religione cattolica. Ma non men grande della fiducia nutrita nel presentar ricorso, sarà stata la delusione sofferta dagli stessi laici ricorrenti quando, il 15 novembre 2010, avranno appreso che, il 14 ottobre immediatamente precedente, altri tre giudici dello stesso Tar del Lazio non si son lasciati affatto sedurre dal pur elegante procedimento logico, seguito un anno prima, dai giudici del medesimo Tribunale.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

La Tac spirale può salvare molte vite umane “Se cominciassimo domani a fare la Tac spirale a basso dosaggio a tutti i forti fumatori, salveremmo 6.500 vite l’anno”. Parola degli esperti dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, che oggi nel capoluogo lombardo hanno presentato i risultati di uno studio condotto dall’Irccs di via Ripamonti su 6 mila volontari fumatori: Tac spirale a basso dosaggio ogni anno per ‘stanare’ in fase precoce eventuali tumori al polmone e incrementare le possibilità di guarigione, abbattendo le morti. Proprio sulla base dei risultati ottenuti, gli specialisti guidati da Umberto Veronesi hanno lanciato un appello alle istituzioni: “La nostra proposta sarà quella di considerare per il futuro questo screening per la popolazione a rischio, al pari di quello già attivato per il cancro al seno”, spiega Veronesi. “Stiamo meditando come formularla, ma certamente faremo questa richiesta. Oggi l’esame non è coperto dal Servizio sanitario nazionale e questo è un punto da discutere, un’altra battaglia che dovrò fare. Ci vuole una legge, e sarebbe una legge che fa risparmiare il Paese”. Perché, incalza l’oncologo e senatore del Pd (“non mi sono ancora dimesso”, sottolinea), scoprire un cancro al polmone quando è an-

cora piccolo “significa guarirlo e togliere di mezzo l’enorme spesa richiesta dai casi curati tradivamente e con mille mezzi, a uno stadio ormai avanzato. Per non parlare del costo della fase terminale della vita del malato. Guarire le persone conviene anche economicamente”. Per l’ex ministro della Sanità basterebbe che fossero le Regioni a prendere l’iniziativa: “Si potrebbe attivare questo screening anche con una legge regionale. Credo che sia possibile che una Regione lo faccia con il proprio budget. E sarebbe un grande elemento di orgoglio iniziare un percorso del genere”. Veronesi parla con i numeri alla mano: “Già nel 1999 l’Ieo ha avviato un ampio studio clinico su mille persone, diventate 6 mila nel 2004. I risultati sono stati straordinari: la percentuale di sopravvivenza, oggi del 20%, con lo screening è salita al 70% dopo 10 anni di controlli”. Dati “confermati da uno studio Usa randomizzato, condotto dal National Cancer Institute che ha dimostrato una riduzione della mortalità del 20%. Noi stimiamo che il calo si attesti anche intorno al 50% facendo l’esame ogni anno”, precisa Giulia Veronesi, direttore dell’Unità di ricerca sulla diagnosi precoce e la prevenzione del tumore polmonare.

Il Mezzogiorno: vecchie e nuove emergenze

La giustizia tributaria e i doveri dei cittadini

Il Mezzogiorno è alle prese con vecchie e nuove emergenze. Il 18 ottobre 1989 la Conferenza Episcopale Italiana pubblicò il documento: “Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà”. Già nel passato la Cei aveva dato chiari orientamenti etici sulla questione meridionale, infatti quarant’anni prima, il 25 gennaio 1948, i Vescovi delle diocesi dell’Italia meridionale avevano pubblicato una lettera collettiva dal titolo “I problemi del Mezzogiorno”. Dopo vent’anni dall’ultimo documento, i Vescovi italiani hanno voluto riprendere la riflessione, in maniera attenta e approfondita, sul cammino di solidarietà nel Paese a partire dalle emergenze del Meridione d’Italia ed esplicitarla nel documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, pubblicato il 21 febbraio 2010. L’attualità dei contenuti e l’interesse verso i problemi concreti e urgenti del Paese da parte della Chiesa italiana, rendono significativa l’attenzione e l’analisi dei punti cardine del documento, nell’ambito della riflessione per un impegno del laico nel progettare la nuova città dell’uomo a misura d’uomo. La Cei ha individuato fondamentalmente due obiettivi: 1) ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia; 2)promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese (n. 1). Non è, quindi, un documento rivolto esclusivamente alle Chiese del Sud, alle quali si offrirebbe uno “spaccato” della situazione attuale con l’indicazione di alcuni obiettivi perché il Mezzogiorno possa tirarsi fuori da una condizione disastrata. L’episcopato italiano guarda al Paese nella sua interezza e, nel fermarsi a parlare del Mezzogiorno, vuole “dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cammino delle nostre Chiese”, per sollecitare la promozione e la testimonianza in tutte le comunità cristiane di “quell’amore intelligente e solidale che sta alla base di uno sviluppo vero e giusto, in quanto tale condiviso da tutti, per tutti e alla portata di tutti”. L’analisi di cosa è cambiato nell’ultimo ventennio apre la riflessione approfondita sulle emergenze vecchie e nuove del Mezzogiorno d’Italia: profondi mutamenti, infatti, hanno segnato in questi ultimi venti anni il quadro generale internazionale, nazionale e anche quello del Sud del Paese. I cambiamenti geopolitici sono rappresentati dalla nascita di nuovi partiti, nuove formazioni politiche e anche nuovi schieramenti. E’ cambiato anche il sistema di rappresentanza nell’amministrazione e nel governo delle Regioni, delle Province e dei Comuni con l’introduzione dell’elezione diretta di sindaci e presidenti. Questo nuovo sistema che avrebbe dovuto scardinare quei meccanismi malsani della pubblica amministrazione non ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta nella gestione del territorio avrebbe auspicato. L’interesse per il bene comune ha assunto una dimensione marcatamente globale e nel frattempo è mutato il rapporto con i Paesi transfrontalieri del Medio Oriente e meridionali del Mediterraneo. La massiccia e continua immigrazione dall’Europa dell’Est, dall’Africa e dall’Asia ha fatto nascere nuove forme di solidarietà. “Molto spesso proprio il Sud è il primo approdo della speranza per migliaia di immigrati e costituisce un nuovo laboratorio ecclesiale”.

Il pagamento dei tributi costituisce uno dei principali doveri che il cittadino deve assolvere nei confronti dello Stato e degli altri enti pubblici. I tributi servono per far fronte alle spese pubbliche, dunque ai costi necessari perché lo Stato e gli altri enti pubblici assolvano i propri compiti. Maggiore è l’intervento dello Stato e degli enti pubblici nei vari aspetti della vita della collettività, tanto maggiori sono i costi che questi enti devono sostenere, più elevato è il sacrificio imposto ai cittadini con il pagamento dei tributi. Nell’antichità, il sovrano annoverava tra i propri poteri anche quello di pretendere dai propri sudditi i tributi, che gli occorrevano essenzialmente per assicurare la tutela dell’ordine pubblico, per dotarsi di un apparato bellico e per amministrare la giustizia. Negli ordinamenti ai quali era estranea ogni forma di partecipazione alla gestione della cosa pubblica dei sudditi, il potere di impone i tributi non conosceva limiti. Invece, nelle realtà in cui sussistevano, in qualche modo, tratti espressivi di partecipazione del privato alla vita democratica del Paese, la potestà tributarla era subordinata al consenso dei ceti dominanti, i quali potevano altresì controllare l’uso dei mezzi finanziari derivanti dall’applicazione dei tributi. Anche negli Stati assoluti i primi parlamenti nascevano per limitare il potere dell’esecutivo di imporre i tributi e per verificare, prima, e stabilire, poi, la destinazione delle correlate risorse. Nei regimi assoluti, inoltre, l’appartenenza a determinati ceti o lo svolgimento di certe funzioni poteva esimere dal pagamento dei tributi o renderli dovuti in misura inferiore. Solo a seguito dell’indipendenza americana, della rivoluzione francese e dell’affermarsi, in seguito, dei regimi costituzionali di natura liberale si sancisce l’eguaglianza di ciascun individuo nell’adempimento degli obblighi tributari. Tale principio è consacrato nella Costituzione italiana attraverso gli articoli 3 e 53. In particolare l’art. 3 prevede, al primo comma un’uguaglianza formale, in virtù della quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Al secondo comma l’art. 3 pone in evidenza un’uguaglianza sostanziale. Infatti, “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. L’art. 53 stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della rispettiva capacità contributiva, ossia in rapporto alla propria attitudine economica a fronteggiare le suddette spese. Il sistema tributario, inoltre, è informato a criteri di progressività. Giangaspare Donato Toma


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IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO

GIORNATA DEL SEMINARIO Nella comunità dei discepoli per prepararsi alla missione 1. Benedetto XVI con la sua Lettera ai seminaristi del 18 ottobre u.s. motiva lo stile e i contenuti del messaggio che invio a tutti voi, fratelli e sorelle, per l’annuale Giornata del Seminario che celebreremo il prossimo 8 dicembre . solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Scrive il Papa: :”Dio vive, e ha bisogno di uomini che esistono per Lui e che Lo portano agli altri : Sì, ha senso diventare sacerdote: il mondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori, oggi, domani e sempre, fino a quando esiste- La solidarietà rà”. della preghiera Il mio è un invito a tutta la nostra è indispensabile Chiesa a guardare nell’itinerario con un più attento e verso Cristo diretto coinvolgi- perché quanti mento al grande mistero e all’incom- avvertono il desiderio mensurabile dono di capire se nella della vocazione al loro vita c’è posto sacerdozio. Accanto a que- per un impegno sto sguardo nuovo pieno con Lui, c’è la rinnovata ri- si sentano confortati chiesta della pre- e sostenuti ghiera perché la scelta e la chiamata trovino risposte pronte, convinte, serene. La so- IL RETTORE lidarietà della preghiera è indispensabile nell’itinerario che conduce a Cristo perché quanti avvertono Mi è sempre piaciuto pensare alla vocazione come il desiderio di capire se nella loro alla forma più alta di attrazione. C’è una forza, che viene vita c’è posto per un impegno pieda chissà dove - almeno così apparentemente si manifeno con Lui, si sentano confortati e sta all’inizio - che esercita un fascino particolare e mistesostenuti dalla comunione orante rioso, irresistibile e forte nei confronti di cuori destinatari dei fratelli nella fede. di una elezione particolare e al tempo stesso pronti a laLa nostra Chiesa, in questa ansciarsi conquistare. Questa forza che ha guardato l’umilnuale ricorrenza, è invitata far potà della sua serva (Lc 1,47) è l’amore di Dio che sceglie, sto oltre che nella sua preghiera, chiama e invia coloro che da sempre ha pensato come anche nell’interesse, nella conosegno e strumento attraverso cui farsi ri-conoscere e donarsi all’umanità. Non certo che Dio faccia preferenze scenza e nella partecipazione al luotra persone. È certo vero che tutto il popolo cristiano è go principe della educazione e forstirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di mazione dei futuri presbiteri: il Sesua conquista (cfr. 1Pt 2,9), ma è altrettanto reale che una Pastores dabo vovocazione particolare esiste. bis presenta come “una comunità Un’attrazione speciale c’è! Siamo soliti distinguere, educativa in cammino: è la comuin linea generale, tra “vocazione al matrimonio, al sacernità promossa dal Vescovo per ofdozio e alla vita religiosa”. Ciascuna di esse ha una elefrire a chi è chiamato dal Signore zione particolare da parte di Dio. Pur nell’unità dell’unico a servire come gli apostoli la poscorpo che è la Chiesa, ciascuna vocazione è di-versa proprio perché attraverso “direzioni” differenti rivela, annunsibilità di rivivere l’esperienza forcia e conduce all’unico, grande, immenso Amore che è mativa che il Signore ha riservato Dio, Colui che attrae a sé perché tutti siano uno con Lui ai Dodici” (n.60). Benedetto XVI (cfr. Gv 17). aggiunge: “Il seminario è una coEcco perché non ci si crea da soli una vocazione, ma munità in cammino verso il servi“dall’eternità Dio chiama ogni uomo, gli dà una vocaziozio sacerdotale. Con ciò, ho già detne particolare e lo crea proprio per questo, per poterla to qualcosa di molto importante: realizzare, promettendogli di offrirgli tutto il necessario. sacerdoti non si diventa da soli. Ma proprio questa promessa costituisce per chi è chiaOccorre la ’comunità dei discepomato un vero banco di prova della fede” (Tomáš Spidlík, li’, l’insieme di coloro che vogliono La vocazione. Riflessioni utili, Lipa 2010, pg. 17). Si tratta, allora, prima ancora di prendere e investire il servire la comune Chiesa”. talento che ciascuno è, di riconoscere il valore e ciò per La Chiesa voluta da Cristo cui è stato pensato e creato e, soprattutto, dentro quale Gesù ha bisogno del sacerdote, ha investimento potrà moltiplicarsi come dono e grazia. È bisogno del ‘messaggero di Dio tra l’arte difficile ed entusiasmante del discernimento. gli uomini’, ha bisogno del dispenQuesto il senso e il significato del Seminario all’intersatore dei misteri santi, ha bisogno no della vita di una Chiesa particolare. Proprio perché la del servo privilegiato dell’amore.

2. L’istituzione Seminario che nella nostra Chiesa da sempre sovrintende alla formazione dei futuri sacerdoti, vive il suo servizio con l’impegno dei sacerdoti che il vescovo sceglie come educatori e formatori degli adolescenti e dei giovani in cammino di discernimento, per capire la forza della chiamata e scegliere le forme più opportune per una educazione al mistero che un giorno sarà posto nelle loro mani. Da noi come in quasi tutte le Chiese di Puglia, accanto al Seminario Ancora minore, opera il seuna volta minario arcivescovistendo le mie mani le, che accoglie adoper chiedere che lescenti e giovani interessati alla vocale vostre si alzino zione sacerdotale nel gesto che spesso ha un suo dell’invocazione primo momento di manifestazione negli e accolgano anni dell’adolescenla condivisione za o nei primissimi delle necessità anni della gioventù, materiali come afferma la Pastores dabo voe delle urgenze Il seminario del nostro Seminario bis. maggiore è nel Seminario Regionale che a Molfetta accoglie i giovani studenti di teologia dell’intera regione . In un certo qual modo il seminario maggiore è, parole della Pdv, “ una contiChiesa è ekklesia (dal verbo greco chiamare, convocare), nuazione nella Chiesa della comuogni vocazione - pur provenendo unicamente dalla sornità apostolica stretta intorno a gente dell’Amore che è Dio - è chiamata ad essere chiariGesù, in ascolto della sua Parola, ta, riconosciuta, coltivata, accompagnata, sostenuta, rafin cammino verso l’esperienza delforzata dalla Comunità, dalla Chiesa. Il Seminario - in nome la Pasqua, in attesa del dono dello e per nome della Chiesa - svolge questo compito. Fatte, Spirito per la missione” (n.60). ovviamente, le dovute differenze tra l’esperienza che si

I segni della volontà del Padre in un mondo che cambia

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vive nel Seminario minore e il Seminario maggiore. Nel Seminario minore - quello di Lecce, per intenderci - in un percorso di formazione umana di crescita e di sviluppo verso la maturità della persona, si pone attenzione più precisamente a quella domanda che un adolescente rivolge a Dio: “Cosa vuoi, Signore, che io faccia?”. Nel Seminario maggiore - come il nostro di Molfetta - alla maturità umana, si accompagna la formazione dell’identità del prebitero secondo il cuore del Padre con il conformarsi alla piena statura dell’uomo perfetto, Cristo Gesù. Un impegno arduo quello che la Chiesa da duemila anni, in diversi modi e diverse forme, continua a svolgere nel suo ruolo di Madre che genera e forma ogni vocazione. “La Chiesa educa in quanto madre, grembo accogliente, comunità di credenti in cui si è generati come figli di Dio e si fa l’esperienza del suo amore. […] Avendo il compito di servire la ricerca della verità, la Chiesa è anche maestra. Essa «per obbedire al divino mandato: “Istruite tutte la genti” (Mt 28,19), è tenuta a operare instancabilmente “affinchè la parola di Dio corra e sia glorificata” (2Ts 3,1)…” (Cei, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 21.). Un impegno che sempre più è chiamato a rispondere al disegno di Dio Padre che vuole suscitare e dare pastori secondo il suo cuore. Un impegno che oggi la Chiesa è chiamata a rinnovare. Un rinnovamento che abbia il sapore delle scelte audaci di chi è capace di scorgere i segni della volontà del Padre in un mondo che cambia. Stefano Spedicato

3. Siamo di fronte a un dono che domanda grandi responsabilità non solo al Vescovo, padre, custode e interprete autentico della vocazione, ma a tutta la comunità che non può rimanere assente da questa grande opera. La presenza richiesta è quella della preghiera, dell’attenzione, della conoscenza e della solidarietà anche quella materiale. Non è facile per il vescovo e i suoi collaboratori far fronte da soli. Perciò ancora una volta stendo le mie mani per chiedere che le vostre si alzino nel gesto dell’invocazione e accolgano la condivisione delle necessità materiali e delle urgenze del nostro Seminario. La Vergine Immacolata, interceda e vegli come Madre di grazia, sulla nostra Chiesa e in particolare sul nostro Seminario e sui nostri seminaristi. Con la benedizione del Signore Lecce 21 novembre 2010, Solennità di Cristo Re dell’universo + Domenico D’ambrosio


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Lecce, 4 dicembre 2010

zoom MONTERONI/Presentata la ricerca di Gino Chirizzi

Arte contemporanea/37a edizione del premio Sulmona

Monteroni nel ‘600 Tra gli invitati Tonino Caputo Un’altra pietra angolare nel cantiere della ricostruzione di una memoria storica della comunità monteronese. Si tratta del sesto libro sulla sua città che lo storico Gino Giovanni Chirizzi ha dato alle stampe, dal titolo “Monteroni nel Seicento, testimonianze inedite di vita civica e vita baronale” (Lupo editore), il sesto tassello di un mosaico in fieri che continua a mette insieme il racconto di un paese. Quattrocento pagine, ricche di illustrazioni, fotografie e disegni dell’autore (come quello in copertina in cui riproduce il più antico sigillo “comunale”), in cui Chirizzi, come si legge nella sua introduzione all’opera, “racconta gli uomini e il loro operare, le traversie, le difficoltà, i comportamenti, la voglia di riscatto, i progressi”. Il volume è stato presentato ufficialmente in una gremita “Sala delle feste” del Palazzo Baronale di Monteroni. Insieme all’autore, dopo i saluti del sindaco Lino Guido e delle autorità cittadine, ne hanno discusso Mario Spedicato (presidente della società di storia patria di Lecce), Francesco De Luca (ordinario di archivistica presso l’Università del Salento), Alessandro Laporta (direttore della biblioteca provinciale di Lecce). Durante la serata, il tenore Gianni Leucci ha cantato la poesia di Chirizzi “A Monteroni e ai suoi cittadini di ieri, di oggi e di domani” (riportata all’inizio del volume), accompagnato al pianoforte dal maestro Antonio Martino che ha musicato le quartine. Con questo libro (il secondo sul Seicento monteronese), dunque, sono sei le opere di Gino Chirizzi, già professore di lettere e latino nei licei leccesi, su Monteroni. Lo storico, grazie a “rigorose in-

cessanti indagini”, con un certosino e preciso lavoro di ricerca che va avanti ormai da mezzo secolo fa riaffiorare da documen ti “superstiti” s p e s s o “umidi, sbiaditi e laceri” le radici della comunità e pezzi di vita locale che diversamente sarebbero rimasti nascosti sotto la polvere degli archivi. Tu tta vi a, quelle di Chirizzi sono opere di storia patria con una grande valenza saggistica e storiografica. Ma non solo. Con i suoi scritti assolve anche ad un compito di valenza quasi “sociale”. Lo studioso monteronese, infatti, con le sue pubblicazione riannoda i fili di una memoria comune raccontando vicende e personaggi che hanno fatto la storia vera, anche quella più silenziosa o nascosta, problematica, di Monteroni, una comunità che, come emerge dal volume e come riporta nella prefazione all’opera Francesco De Luca, “ha avuto un ruolo non secondario nelle vicende di terra d’Otranto”. Chirizzi narra virtù e debolezze, vicende e intrecci, ricostruisce lo stradario, traccia i

RADIO E DINTORNI

confini della microstoria cittadina, propone un resoconto intelligibile di ciò che è stato. Apre una porta sul passato, colma un vulnus di conoscenza, organizza e rende fruibile il ricordo comune di una comunità, chiarisce le radici di una identità collettiva. Su tutto questo la città monteronese non poteva e non può glissare. Matteo Caione

di Alberto Marangio

Il Premio Sulmona, uno tra i più longevi della contemporaneità artistica italiana, apre la sua XXXVII edizione riflettendo sulle difficoltà che, da due anni a questa parte, stanno interessando tutte - o gran parte, a dire il vero - le manifestazioni culturali del nostro paese, e al suo Segretario ed animatore Gaetano Pallozzi fanno affermare con amarezza: “… se già lo scorso anno l’Edizione è stata presentata in forma ridotta a causa degli eventi sismici, a distanza di un anno le cose non sono affatto cambiate e, con ogni probabilità, sarà questa la XXXVII ed ultima Edizione”. Per quanto ci riguarda, pur temendo una tale eventualità, noi siamo convinti che la caparbietà e la passione del “sempiterno Pallozzi” - come ama definirlo Vittorio Sgarbi - ci consentiranno di parlare di questo Premio anche nel prossimo anno, e negli altri a venire, nella conferma della validità di un’iniziativa che, ben oltre quanto proposto di edizione in edizione, è riuscita a far nascere, grazie alle progressive acquisizioni, la Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Sulmona, pregio e lustro della città abruzzese e dell’intera regione. Ma veniamo a questo trentasettesimo incontro con l’arte internazionale che, pur nell’assenza dei premi acquisto di nuove opere destinate alla succitata Pinacoteca Comunale, vede la partecipazione di ben centotredici artisti, ventotto dei quali stranieri: dall’Egitto a Cuba, all’Argentina, alla Serbia, al Giappone, alla Germania, alla Repubblica Ceca, alla Cina, alla Lettonia, alla Corea del Sud, alla Polonia, al Venezuela e così via. Impegnati tutti ad offrirci uno spaccato della ricerca contemporanea internazionale, muo-

vendosi dalla figura e dalla sua interpretazione (Tihomir Bires, Doina Botez, Ennio Calabria, Gioxe De Micheli, Stefano Morena, Gaetano Pallozzi, Giuliano Pini), al paesaggio (Gino Amicuzzi, Corrado Bonicatti, Franco Cilia, Marcello Ercole, Guido Morelli, Luigi Timoncini), all’immagine astratta (Enzo Angiuoni, Marzio Banfi, Ferruccio Gard, Alexander Jakhnagiev, Cesco Gagnolato), all’informale del leccese Tonino Caputo, alla multimaterialità di Fernanda Morganti, alla spazialità della scultura (Armen Agop, Emilio Baracco, Sergio Capellini, Peter Demetz, Yang Sil Lee, Claudia Marchetti, Toshihiko Minamoto, Reinhard Pfingst, Stefano Piali), alla fotografia di Fiorenzo Zaffina, al collage di Paola Barbatella. Quanto ai premi, a questo punto altamente simbolici alla luce di quanto affermato in apertura ed escludendo i premiati nelle precedenti edizioni, la Giuria composta da Giorgio Di Genova, Gaetano Pallozzi con delega di Dino Pasquali, Gabriele Simongini, Chiara Strozzieri, Duccio Trombadori (assenti Vittorio Sgarbi, Ivo

Bonitatibus e Giorgio Severo) ha assegnato la Targa d’Oro della Città di Sulmona a Peter Demetz, la Medaglia del Presidente della Repubblica alla scultrice coreana Yang Sil Lee, la Medaglia del Presidente del Senato della Repubblica a Corrado Bonicatti, la Medaglia del Presidente della Camera dei Deputati allo svizzero Marzio Banfi, e le due Targhe d’Argento del Circolo d’Arte e Cultura “Il Quadrivio” (promotore ed organizzatore della manifestazione) a Gioxe De Micheli e a Ferruccio Gard. Toti Carpentieri

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Un film su Radio Sahar, ragazze dell’etere afgano

Nostra Signora del dolore di Kibeho

L’argomento trattato la scorsa settimana da Radio e dintorni è stato il convegno Dai voce a una radio organizzato da Media Aid onlus, associazione che, con il suo volontariato, sostiene la nascita di efficaci sistemi di comunicazione all’interno di Paesi in via di sviluppo. Nel corso di tale del convegno è stato tra l’altro presentato alla stampa italiana anche il film Girls on the air, uscito alla fine del 2009 e fino ad ora già protagonista di diversi concorsi e festival internazionali. Realizzato dalla cineasta italiana Valentina Monti (produzione e distribuzione Fourlab), Girls on the air racconta una storia del tutto eccezionale. Il documentario, girato ad Herat, ha infatti per protagoniste un gruppo di giovani donne afghane, fondatrici e protagoniste di Radio Sahar: un’emittente tutta al femminile, all’interno di un Paese dove la difficile condizione della donna è notoriamente risaputa. Il coraggio delle ragazze di Radio Sahar non si limita tuttavia al semplice svolgimento di una attività già di per sé inusuale; anche il messaggio da loro diffuso vuole infatti rappresentare una rottura netta con la tradizione talebana, in una realtà dove per una ragazza non è semplice neppure poter svelare il proprio viso al di fuori delle mura domestiche. La fondatrice di questa sfida, oggi direttrice della stazione, è la venticinquenne Humaira Habib, con la quale lavorano in tutto una dozzina di altre donne, tra giornaliste e tecniche (nello staff c’è un solo uomo); le storie che la loro audacia riesce invece a far uscire allo scoperto (anche avvalendosi dei pareri della popolazione raccolti per le strade) lasciano spesso emergere realtà che mai, in passato, una donna afgana avrebbe potuto denunciare o gridare in pubblico, e ancora meno far viaggiare nell’etere per mezzo di una radio. Intervistata in occasione della presentazione della sua opera, la regista del film Valentina Monti ha descritto con queste parole le proprie aspettative riguardo l’esperienza raccontata: “Vorrei che Girls on the air provocasse una riflessione, stimolasse domande sul significato di libertà di espressione, libertà d’informazione e democrazia”. Sono del resto le stesse immagini proposte a suscitare simili aspettative: perché è davvero straordinario che tale esperienza possa realizzarsi a Herat, e perché, in qualche modo, Humaira e le altre hanno davvero rotto un muro grazie alle loro voci, all’interno di un Paese dove lo stesso termine “democrazia” non rappresenta un vocabolo della lingua del luogo, ma una parola straniera.

Le apparizioni della Vergine a Kibeho (dal 28 novembre 1981 al 28 novembre 1989) sono le prime verificatesi in terra africana e sulle quali la Chiesa ha espresso il suo riconoscimento dichiarandole autentiche, al termine di una lunga inchiesta e di un rigoroso processo canonico. Tre studentesse di un collegio cattolico ruandese, Alphonsine, Nathalie e Marie Claire, ricevettero le apparizioni e i messaggi della Madonna, che non riguardavano solo la popolazione del Rwanda: “Quando io mi faccio vedere e parlo a qualcuno, intendo rivolgermi al mondo intero!”. Un messaggio universale: il mondo vive senza Dio, ignorando i valori dello spirito, e la Vergine è venuta a consolare i suoi figli, invitandoli all’unità e alla pace, attraverso la conversione, la preghiera, la penitenza e la partecipazione alla Passione di Cristo. Tutto ebbe inizio in Rwanda il 28 novembre 1981, in un collegio di studentesse tenuto dalle suore di una congregazione religiosa di Kibeho, località situata nel comune di Mubuga. Erano le 12,35 e le ragazze erano nel refettorio. Alphonsine Mumureke, di 16 anni, alunna della prima media, stava servendo le compagne a tavola quando sentì distintamente una voce che la chiamava. Era una giovane donna che si presentò come “Madre del Verbo”. In seguito le apparizioni coinvolsero altre due ragazze, una delle quali - Marie Claire - particolarmente scettica sul racconto di Alphonsine”. Degna di nota fu l’apparizione del 15 agosto 1982, quando le veggenti ebbero una chiara visione di ciò che sarebbe accaduto alcuni anni più tardi nel loro Paese. Fu un’apparizione

eccezionalmente lunga. Le ragazze raccontarono, poi, di aver visto “… un fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza che nessuno si curasse di seppellirli, un abisso spalancato, un mostro spaventoso, teste mozzate”. Ed in effetti, quando in quel funestato Paese scoppiò la guerra civile tra etnie, i Tutsi e gli Hutu, ci furono massacri spaventosi, che confermarono la veridicità di quell’apparizione. Ecco perché la Madonna si presentava come “Vergine della sofferenza” o “dei dolori” o “Addolorata”. Alphonsine e Nathalie, inoltre, ebbero modo di compiere, in anima, diversi viaggi mistici con la Madonna nell’aldilà, dove poterono constatare l’esistenza di un giudizio dopo la morte, che ripartisce gli uomini secondo le tre destinazioni classiche: paradiso, purgatorio e inferno.“Una commissione medica e una teologica accertarono la normalità delle ragazze e l’assenza di errori dottrinali nei messaggi delle apparizioni. Il 31 maggio 2003, alle dieci del mattino, durante la consacrazione - per espressa volontà di Giovanni Paolo II - del Santuario di Nostra Signora del Dolore a Kibeho, aveva luogo dinanzi ai fedeli lì radunati il fenomeno della danza del sole, come già successo a Fatima il 13 ottobre 1917. Durò otto minuti e fu filmato e fotografato, tanto da escludere ogni tipo di suggestione. * www.recensioni-storia.it


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le nostre città FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

CAMPI SAL.NA/La XVI edizione della Città del Libro

Vieni via con me. La tv diversa Idee per la creazione di un antiquarium È stato di sicuro l’avvenimento televisivo dell’anno il “Vieni via con me” di un educato e, televisivamente, fuori dalle righe Fabio Fazio e un grande Saviano. Questo prossimo lunedì ci sentiremo forse un po’ meno ricchi di stimoli, ma la capacità degli autori di questo programma, che ha avuto un trend in crescita impressionante, è stata anche quella di saper dosare in sole 4 puntate quanto si voleva dire. In maniera intensa e densa. L’ultima puntata è stata l’espressione migliore di questa capacità di sintesi sapiente presente, comunque, in ogni tappa. Una sintesi che ha dimostrato come la capacità delle idee e delle opinioni, quando ci si crede, è straordinaria anche nello spettacolo. L’elenco è stata struttura e cifra interpretativa della trasmissione; elenchi proposti dalle componenti diverse della Società civile inframezzati da intelligenti pause, momenti canori e altro, che noi telespettatori non abbiamo assimilato alla vuota rappresentazione del nulla come spesso capita di vedere in tanti contenitori televisivi. “Una finestra sul mondo e non il mondo da una finestra”, questo l’intento dichiarato in uno delle tante liste. E ci sembra ci siano riusciti. In un panorama televisivo fatto di perizoma in primo piano, bocche siliconate, vecchi parrucconi ritinti che simulano una giovinezza da tempo fuggita via, Vieni via con me è stato un vento fresco che ha fatto ricordare che si può fare spettacolo anche solo con contenuti esposti in maniera asciutta e spartana. Il sovrapporsi di occorrenze nel gioco a due dei ‘vado via perché’ - ‘resto qui perché’, ha preso lo spet-

FISCOSENZAVELI

tatore con la sua capacità di dipingere in modo forte e tagliente il ritratto di un paese carico di contrasti ed anomalie, virtù e malinconie. Uno strumento narrativo inusuale utilizzato in modo originale e spontaneo. I commenti in rete, sull’andare della sigla finale e gli applausi sui titoli di coda, sono stati di questo tono: “è finito il miglior programma televisivo. Ora spengo la tv e lascio che la polvere la ricopra di nuovo”; “grazie per aver condiviso con me la piccola rivoluzione televisiva”; “la tv che ci piace è vieni via con me”; “resto qui perchè... perchè spero ne facciano qualche altra”. C’è da giurarci, il tema di “vado via perché…” e “resto qui perché…” diventerà una modalità di espressione che permetterà anche nel dialogo quotidiano di rappresentare in maniera sintetica, in maniera metaforica, la propria visione del mondo. Bravi gli autori a saper blindare l’evento televisivo anche con qualche no che ha fatto discutere. Fazio ha affermato che ha “imparato che nella televisione pubblica, siccome è pubblica, per molti non si può dir nulla”. Infine innovativo ancora un elemento. Gli artisti, noti e giovani, del “balletto”. Un termine che non è da intendere secondo lo stereotipo cui si è abituati nelle altre trasmissioni. Artisti sostenuti da Civitanova Danza nel corso degli anni attraverso progetti di residenza e ospitalità offerte dal festival. Grazie alle coreografie curate da Roberto Castello, lo spettacolo si è avvalso per la prima volta per uno show televisivo di una sintassi e un alfabeto nuovi: quelli della danza contemporanea d’autore. Coreografie che sono state salutate dalla critica come una

“rivoluzione copernicana” dal momento che questo nuovo linguaggio così lontano dallo sfruttamento dell’immagine femminile viene per la prima volta all’attenzione del grande pubblico. Il tema è stato quello di una danza sulle macerie di questo sconcertante paese. Roberto Catello curatore delle coreografie delle quattro puntate ha creato per l’occasione un super gruppo costituito in parte da alcuni fra più importanti autori e interpreti della danza contemporanea italiana, tra cui Ciccalè, e in parte da un agguerritissimo gruppo di giovani danzatori. Alcuni degli interpreti non sono stati dunque semplici esecutori, bensì veri e propri coautori della coreografia in quanto hanno danzato estrapolazioni di loro lavori preesistenti riadattati al contesto della trasmissione. Abbiamo visto, dopo tanto, tanto tempo, qualcosa di nuovo. Che non sarebbe stato di certo sminuito se fosse stato dato spazio al racconto di storie di segno diverso, poiché di storie, è stato specificato, si è trattato. Ascoltarne un’altra che parlare di una scelta ed esperienza diversa avrebbe solo arricchito e non avrebbe lasciato spazio ad inutili polemiche. Il riferimento è alla puntata in cui Beppino Englaro ha letto la sua lista di ragioni. Sarebbe bastato - come è avvenuto per il Ministro Maroni - lasciare raccontare l’esperienza di chi, con le proprie scelte, ha deciso di non staccare la spina ad un suo caro ridotto allo stato vegetativo. In ogni caso, la televisione ha smesso per quattro settimane di essere uno schermo ornamentale sempre più simile all’acquario. Molti colori, assenza di suoni ad eccezione del noioso ronzio del filtro.

Nella vasta gamma di appuntamenti previsti dall’edizione 2010 della “Città del Libro”, il 26 novembre, alle ore 18.00, presso la sala conferenze dell’Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi di Campi Salentina, ha avuto luogo l’incontro “Idee per la creazione dell’antiquarium di Campi Salentina”. Relatori sono stati Arthur Paul, archeologo e docente della Scuola di Specializzazione di Archeologia Antica e Medievale dell’Università degli Studi di Lecce, la dott.ssa Brunella Bruno, esperta in archeologia delle chiese e dei cimiteri e cultrice della materia in Archeologia Medievale, e la dott.ssa Marisa Tinelli, specializzata in Archeologia Medievale, conduce ricerche sulle ceramiche invetriate di età bassomedievale e indagini topografiche. Sono stati chiamati ad esporre quanto rivelato dai loro studi su un ritrovamento fatto in un butto nei pressi della Chiesa Matrice di Campi Salentina. “In genere arte e archeologia sono considerati ambiti di nicchia, per esperti - ha esordito Roberto Palasciano, sindaco di Campi Salentina, per introdurre i relatori ma in questa sede si potrebbe iniziare a prospettare un’iniziativa che possa rendere questi ambiti più accessibili alla gente comune. Un tesoro prezioso è stato ritrovato e ora ciò che l’Amministrazione Comunale può fare è valorizzare questo tesoro e far sì che esso non sia un patrimonio di pochi, ma diventi patrimonio della comunità. A tale scopo è stata pensata la possibilità di un antiquarium o magari di un museo per prendere coscienza della nostra storia”. A questa dichiarazione si

è riallacciato il prof. Arthur affermando che l’archeologia può non essere di nicchia purché ciò che viene riportato alla luce da uno scavo venga reso fruibile e comunicato in maniera efficace e innovativa. “Purtroppo manca l’osmosi tra gli esperti e il grande pubblico per evitare che la cultura archeologica sia solo per pochi appassionati. Ritengo che le ricerche scientifiche - ha aggiunto - debbano essere divulgate in funzione dell’identità locale e della consapevolezza internazionale, della crescita culturale alla quale possa conseguire una crescita turistica e quindi economica”. Gli interventi della dott.ssa Bruno e della dott.ssa Tinelli hanno poi chiarito nello specifico l’entità del ritrovamento fatto pochi anni fa in piazza Libertà, a Campi, nei pressi della chiesa S. Maria delle Grazie, durante i lavori di pavimentazione della piazza. Quello che all’inizio sembrava un anonimo buco pieno di cocci e ossa, è risultato essere un butto sacro, una fossa che veniva realizzata nelle immediate vicinanze di una chiesa o addirittura all’interno per scaricare arredi sacri in disuso secondo alcune rigide prescrizioni della seconda metà del XVI secolo, dettate dal vescovo di Milano, Carlo Borromeo. In questo butto sono stati rinvenuti diversi pezzi in metallo che potrebbero appunto far parte dell’arredo liturgico: una coppetta in bronzo che si crede possa essere una parte di un antico incensiere; grani di rosario in pasta vitrea simili a grani trovati presso gli scavi di Roca Vecchia, due croci in bronzo con lavorazione a due valve con la figura di Cristo crocifisso, si trat-

ta di esemplari non comuni nei centri salentini, ma di manifattura bizantina, si suppone quindi che siano appartenuti a un proprietario eccellente, forse un dono dal mondo orientale a una chiesa o a un personaggio illustre. Nella fossa sono stati ritrovati anche speroni e fibbie, ben conservate, appartenenti all’abbigliamento sia maschile che femminile. Sorprendenti sono state i rinvenimenti relativi alle ceramiche, a tal punto che la dott.ssa Tinelli, esperta dell’ambito, ha definito tale scavo “un paese dei balocchi”, aggiungendo: “È un unicum non solo per il territorio salentino ma a livello nazionale. Portare alla luce reperti integri è già un caso piuttosto raro”. Di fatto, sono stati estratti dal butto, 277 pezzi integri e 160 sono stati ricomposti. “La cosa ancora più singolare - ha continuato - sono i calici di ceramica, di cui ne sono stati trovati 15 esemplari. Sono pezzi rarissimi in archeologia, ne sono stati rinvenuti solo in due siti in Italia e in Provenza”. La ricchezza e la particolarità degli oggetti trovati fa supporre che, al di là degli arredi sacri, il materiale provenga da una sepoltura, non certo però comune. Probabilmente il butto è stato usato come deposito di ciò che è stato recuperato nel Seicento dalla ripulitura delle sepoltura e dalla ristrutturazione della cappella Maremonti all’interno della stessa Chiesa Matrice di Campi. Effettuati ulteriori studi su questi materiali e ricostruita la storia ad essi legata, potrebbero convergere in un antiquarium che racconti una parte della storia locale. Sara Foti Sciavaliere

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo e Tr ibutario

La perla di Giovanni Minafra

Misure di vantaggio per il Sud Infrastrutture, ricerca, scuole, giustizia, sicurezza, pubblica amministrazione e servizi pubblici, incentivi alle imprese e Banca del Sud. Questi i punti previsti dal documento programmatico del Governo sul Piano per il Mezzogiorno, che entrerà in vigore a breve. L’argomento più delicato è la nascita della tanto discussa Banca del Sud, nata dall’acquisizione del Mediocredito Centrale da UniCredit da parte di Poste italiane e delle banche di credito cooperativo e che avrà il compito di gestire il fondo rotativo previsto dal Piano per il Sud, per ottimizzare l’utilizzo dei fondi strutturali europei a favore delle piccole e medie imprese sane, efficienti e con prospettive di crescita. La ‘rete’ sulla quale potrà contare la Banca del Mezzogiorno (oltre a ‘punti’ dedicati negli uffici di Poste Italiane) saranno molti e coincideranno inizialmente con le 111 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali presenti nel Mezzogiorno. Inoltre, vi è il progetto di Jeremie Mezzogiorno (Joint european resources for micro to medium enterprise) che servirà a sostenere il credito agevolato, il capitale di rischio e le garanzie verso le imprese grazie a risorse che potranno essere reinvestite più volte rimanendo a disposizione delle regioni del Mezzogiorno. Previsto anche un piano straordinario di edilizia scolastica, basato sulla capacità di investimento immobiliare degli enti previdenziali, che ne affiderebbero la realizzazione a società «in house» della Pubblica Amministrazione centrale, allo scopo di affittare i plessi a prezzi di mercato agli Enti locali, uno di lotta all’economia sommersa e lo stanziamento di 12 miliardi e mezzo per la ricerca e l’innovazione nei territori meridionali. Immancabile la parentesi sul federalismo fiscale: è infatti previsto il coordinamento del piano con i decreti attuativi della legge Calderoli (sulla perequazione infrastrutturale e sull’utilizzo dei fondi) che però devono essere ancora approvati. Perché il Piano per il Sud, possa dirsi completo bisognerà innanzitutto attendere la delibera Cipe che indicherà quali risorse comunitarie e Fas potranno essere sbloccate (si parla di oltre 70 miliardi di euro) ed in che termini; mentre per quanto riguarda il ‘pregresso’ l’obiettivo è “valorizzare quasi 6 miliardi provenienti dai cosiddetti “progetti sponda”, oltre ad altri fondi delle programmazioni 2000-2006 e 2007-2013”. Infine, è prevista una fiscalità di vantaggio con conseguente imposta sostitutiva omnicomprensiva e dimezzamento dell’aliquota imponibile per tutte le imprese che investono al Sud. Lo studio legale Palladino è disposizione per ulteriori informazioni al seguente indirizzo:palladino@loradelsalento.it

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua Dopo aver concluso la comprensione del primo tema della marcia sinfonica “La perla” di Giovanni Minafra, la composizione presenta un interessante episodio in cui tutto l’organico è chiamato ad intervenire con decisione ed incisività. Le cornette in sib. e i tromboni, attraverso il loro movimento in levare, conducono la linea principale sostenuta da un ritmo contrattempistico dei secondi clarinetti soprani, del piccolo clarinetto in mib., dei sassofoni tenori, del flicorno sopranino, del flicorno baritono, dei flicorni bassi e dell’intero gruppo delle percussioni. L’effetto ottenuto convoglia un’enorme quantità di energia utile a catturare l’attenzione dell’ascoltatore e nello stesso tempo illumina intensamente il timbro degli ottoni che conducono l’idea principale. Un secondo colore viene presentato nel momento in cui i corni sostituiscono l’intervento del piccolo clarinetto in mib. e dei sassofoni tenori; infatti, il passaggio sonoro costituisce un elemento fondamentale sul risultato dell’ascolto perché il ritmo contrattempistico assume un carattere più solido e nitido. Dopo la frase musicale evidenziata, il Minafra presenta un brevissimo momento di stasi in cui gli ottoni sono temporaneamente esclusi, invece sono pronti ad intervenire i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani e il piccolo clarinetto in mib. è un evidente segnale di un’intensa fragranza sonora che ben si contrappone ai due episodi in cui il compositore ha deciso di incastonarlo: offre un respiro all’intera azione compositiva, con-

sente un ammorbidimento delle linee dinamiche e intensifica l’interesse timbrico proprio attraverso un’attenta ricerca specifica. Il secondo periodo riparte in levare, come il precedente, ma con più strumenti. Ne sono protagonisti il piccolo clarinetto in mib., i sassofoni tenori, le cornette in sib. e il flicorno sopranino; tutti convergono in un’unica idea per renderla forte e determinante nei confronti degli altri strumenti (i corni, i tromboni, i flicorni baritoni e i flicorni bassi) chiamati soltanto a sostenere la melodia principale. Si tratta di una variazione dell’episodio precedentemente descritto; in questo caso l’organico risulta più compatto ed omogeneo in cui nella seconda semifrase i secondi clarinetti soprani intessono un legame melodico con il resto della banda. Non a caso il compositore ha deciso di non far intervenire i primi clarinetti soprani perché sono i prossimi protagonisti della seconda idea tematica. Si tratta del cosiddetto passo per primi clarinetti, molto caro alla tradizione bandistica pugliese che richiede una certa abilità strumentale da parte degli esecutori e nello stesso tempo dimostra l’intraprendenza strumentale del compositore. Non può sfuggire che quest’idea è posta geometricamente al centro della marcia sinfonica e rispecchia l’importanza che il Minafra intende dare in questo particolare momento della sua composizione e poter contribuire ad un fruttuoso confronto con l’ascoltatore. Nel prossimo numero si cercherà di “illuminare” il percorso melodico dei primi clarinetti soprani.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 4 dicembre 2010

le nostre città LECCE/Il primo convegno dei dottori commercialisti cattolici

LECCE/Presentato il libro sulla Tipografia del Commercio

Crisi economica e valori Antonio Buttazzo, il tipografo

Lunedì 22 novembre 2010, presso la sala del seminario di piazza Duomo in Lecce, si è tenuto il primo convegno dell’Associazione Dottori commercialisti ed Esperti contabili cattolici (A.D.E.C.C.) organizzato dal suo Presidente il dott. rag. Pier Carlo Bruni e dai suoi soci fondatori. L’A.D.E.C.C., costituitasi il 17 febbraio 2010, ha tra le sue finalità quella di richiamare l’attenzione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili sui problemi della società al fine di trovare soluzioni rispondenti al bene comune attraverso la guida del suo padre spirituale don Massimiliano Mazzotta, nominato dall’Arcivescovo Metropolita della diocesi di Lecce. La disamina degli effetti sul territorio della crisi economica e le conseguenti nuove povertà emergenti sono stati i contenuti del convegno. Il contributo offerto da Sua Eccellenza Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce è stato incentrato sulle misure reali intraprese dalla diocesi. In particolare Sua Eccellenza si è soffermato sull’impegno

della curia nella realizzazione di un centro di accoglienza e di assistenza, anche sanitaria, rivolto ai meno ambienti. Il prof. Dino Viterbo, docente di Geografia Economica della Facoltà di Economia dell’Università del Salento, e il prof. Guglielmo Forges Davanzati, docente di Economia del Lavoro della Facoltà di Scienze sociali politiche e del territorio dell’Università del Salento, hanno invece articolato i propri interventi analizzando in dettaglio i connotati della recessione iniziata nel 2008, soffermandosi sulla necessità di politiche pubbliche di spesa in grado di imprimere un impulso decisivo verso la ripresa dell’economia reale. È stato infatti descritto un sistema produttivo locale caratterizzato sia da realtà dal passato illustre e attualmente in difficoltà sia da imprese emergenti e tecnologicamente avanzate che necessitano di sostegno non solo economico ma anche infrastrutturale da parte della pubblica amministrazione. Di rilevante interesse è stato inoltre l’intervento del Sen. dott. rag. Rosario Giorgio Co-

sta Presidente dell’ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Lecce il quale, dopo aver manifestato l’apprezzamento dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili Cattolici di Lecce per l’iniziativa capeggiata dal dott. Bruni, ha ricordato ai presenti come occorra superare le vecchie impostazioni legate al manifatturiero, ormai destinato ad essere non competitivo in termini di costo del lavoro. Il Sen. Costa ha anche evidenziato il valore aggiunto dato dalle ricchezze ambientali, paesaggistiche e culturali del territorio, spronando alla cura e alla conservazione di tale patrimonio. Purtroppo le condizioni climatiche avverse non hanno consentito la partecipazione del Presidente dell’A.D.C.C. di Bari, dott. Rocco Saltino, e del Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti degli Esperti Contabili di Bari il dott. Giorgio Treglia, i quali comunque hanno inviato i loro saluti e auguri alla nuova realtà associativa. Nicola Rocca di Giovanni Napolitano

VITE MIGRANTI

Regia Corvetta Caracciolo: sosta a Monkassar Il 10 marzo ’84 la regia corvetta Caracciolo.affonda l’ancora nel porto di Monkassar. La città di Monkassar, capitale della provincia indonesiana, confina a nord con il quartiere malese che è composto tutto di capanne più o meno grandi molto vicine una all’altra in lunga fila sul mare, piantate su palafitte perchè col flusso della marea non si allaghino. Il commercio di Monkassar è molto più esteso di quello di Amboyna; l’esportazione delle Celebes è zucchero, olio di cocco, cera, caffè, e per buona parte riso; importano molti generi europei (per esempio tessuti) ma tutti di manifattura olandese. La razza indigena del luogo indossa il solito straccio di percallo, un tessuto di cotone molto leggero a colori, col quale si coprono dalle anche alle ginocchia, usano altresì un mantello di tela rossa nel quale si avvolgono con tanta arte che sembrano da lontano una

legione di soldati romani. Si coprono il, capo con un turbante nel quale avvolgono i lunghi capelli; altri portano un cappello conico a base larghissima fatto di foglie di palma. Umberto scrive: “Sono gelosissimi delle loro donne, non guidati da altro istinto se non da quello che può avere uri mercante per la sua merce. che non venga sciupata e costringono le mogli a rimanere perennemente in casa, ciò però non impedisce loro di prostituirle al primo venuto che offre buone rupie. Il loro senso morale è molto basso, inebetiti dall’oppio e dal betel”. La religione dominante è la Maomettana, ma molti sono convertiti al Cristianesimo dall’opera incessante e benefica dei Missionari. Il loro cibo è il riso ed il pane salato, e bevono, il vino di palma che li eccita e dà loro una specie di ebbrezza. Nel frattempo, il giovane Umberto curioso ed audace,

come sempre, girovagando ebbe la fortuna di incontrare il Rajah (re indigeno) con il suo seguito che si recava a passeggio; erano con lui suo figlio e sua figlia, due bellissimi tipi. Tutti e tre erano a cavallo mentre la corte ed i soldati viaggiavano armati di lancia. Il giovane marinaio fece il saluto militare al quale gli fu risposto con un inchino di testa. Quegli stessi soldati erano impiegati dall’Olanda come polizia nel paese, e all’occorrenza servivano come guardia d’onore del Capo indigeno. Il 13 marzo la regia imbarcazione ripartì dirigendo per Nord 245 attraverso l’isola Dany, dirigendo per l’isola Keramar a sud di Borneo Il 16, infine, i nostri eroi attraversarono lo stretto di Carimata ed poi quello di Rio, oltrepassando impavidi l’Equatore. Il 20 marzo 1884 raggiunsero Singapore. Il viaggio continua…

Incastonata nella raffinata cornice di marmo verde dei gradini del Politeama Greco di Lecce, la presentazione del libro “Antonio Buttazzo. Tipografo leccese”, a cura di Alberto Buttazzo e Maurizio Nocera ed edito da Milella Lecce, che si è svolta il 25 novembre scorso. Si è trattato di un esaustivo “racconto a più voci” della storia di un uomo che nel 1926, insieme a suo padre Umberto, ha istituito nella città di Lecce l’arte e la tradizione tipografica, curando e preoccupandosi sino alla fine della sua creatura, la “Tipografia del commercio” appunto, sita nei pressi della Chiesa di San Matteo, in pieno centro storico. Il libro raccoglie gli interventi del Convegno tenuto il 29 maggio 2007, in occasione del 50° anniversario della morte del tipografo. L’incontro si è svolto alla presenza delle autorità, e negli interventi si sono succedute le riflessioni del dott. Saverio Congedo, del Sindaco Paolo Perrone, di Massimo Gatta, dell’Università degli studi del Molise, di Carlo Alberto Augieri, docente dell’Università del Salento, di Gianni Carluccio, responsabile dell’Archivio “Tito Schipa”, della giornalista Antonietta Fulvio e di Giovanni Invitto, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università del Salento. A coordinare il tutto il critico d’arte Toti Carpentieri, e i passaggi da un relatore all’altro sono stati allietati dal flauto traverso, abilmente suonato da Gianluca Milanese. “Sono molto onorato di essere qui presente a questa serata che Alberto ci ha regalato, e capirete la mia commozione per questa storia straordinaria, dal momento che i miei genitori stamparono alla Tipografia del Commercio i biglietti che annunciavano la mia nascita” esordisce Congedo. Il Sindaco Perrone, che si è detto ben disposto ad intitolare ad Antonio Buttazzo una strada o una piazza di Lecce, ed ha affermato che è singolare “Parlare della figura storica di

un artista della stampa e della tipografia in un mondo che ormai è scandito da strumenti rivoluzionari ma che spesso rischiano di allontanarci dalle nostre radici”. “Sono rimasto sconvolto nel vedere quanta gente è presente a questo incontro - ha affermato Massimo Gatta - e questo vuol dire che Antonio Buttazzo è molto amato. Ho letto tre volte il libro, già molto elegante nella copertina, e ho capito che la famiglia tipografica Buttazzo per la città di Lecce è come quell’albero le cui radici mantengono il terreno stabile”. Secondo Augieri, Lecce è ricca di persone dalla cultura militante. “Se tanti cittadini partecipano attivamente alla cultura- afferma- è anche grazie ai manifesti Buttazzo, che hanno avuto grande attenzione per il popolo, non per un messaggio persuasivo e strumentale bensì di partecipazione comunitaria, come nel caso delle feste patronali. Questa è la democrazia della cultura”. La sua proposta-scommes-

IN GALLERIA

sa è l’invito a far crescere questa tipografia. Gianni Carluccio ha poi mostrato una serie di diapositive inedite appartenenti all’Archivio storico e raffiguranti Tito Schipa e diversi prodotti tipografici di Antonio Buttazzo. “Questo libro, da gustare sino alla fine, ci fa capire l’umanità e la personalità profonda e sensibile che si cela dietro l’artista” ha spiegato Antonietta Fulvio. Invitto infine ha analizzato la corrispondenza epistolare tra Antonio e i figli, mettendo in evidenza la religiosità della famiglia e del lavoro, oltre alla fede in senso stretto. “Il lavoro si configura innanzitutto come il rapporto con Dio e il segno della Sua benevolenza”. Questo volume è nato dunque dalla necessità di custodire e far conoscere un nuovo scrigno della cultura leccese, per molti ancora ignoto ma che speriamo possa unirsi presto al restante tesoro delle tradizioni del capoluogo salentino. Grazia Pia Licheri

di Alessandra De Matteis

A Natale mi sposo di Massimo Boldi Il clima natalizio inizia a farsi sentire, l’arrivo dei “cinepanettoni” è la conferma di ciò. Il primo ad arrivare quest’anno è Boldi, con il suo “A Natale mi sposo” diretto dal regista Paolo Costella. Gustavo è proprietario di una trattoria ma sogna di diventare un grande chef a livello internazionale. Suo figlio Fabio, con un trucco riesce a farsi affidare il catering per un matrimonio a Saint Moritz di una coppia del jet set, perciò il sogno di Gustavo può avverarsi. Tuttavia, le cose prendono una piega inattesa perché Fabio è in realtà innamorato della donna che dovrebbe sposarsi e fa di tutto perché il matrimonio stesso vada a monte, innescando così una commedia degli equivoci. Dopo un anno di pausa, Boldi torna sul grande schermo per la solita sfida annuale, contro il

suo ormai ex-compagno Christian De Sica. L’attore milanese, come lui stesso afferma, sa che la squadra vincente dei cinepanettoni è quella formata da De Laurentis con De Sica, quella in cui militava fino a qualche anno fa. Per tale motivo il suo film evita la sfida diretta, e arriva nei cinema in anticipo. Un cast corale per “A Natale mi sposo”. Gli interpreti più o meno danno una buona prestazione, che funziona. Oltre a Massimo Boldi, che ormai suoi personaggi sono sempre costanti e convincenti da farcelo immaginare così anche nella vita reale, chi più viene in evidenza è Enzo Salvi e Massimo Ceccherini, dando un tocco in più in questa commedia. Il ruolo della bella di turno del film, quest’anno è toccato ad Elisabetta Canalis che, possiamo dire nonostante non sia una grande attrice e ancora

Hollywood è lontano, la sua prova è stata molto più convincente delle precedenti. “A Natale mi sposo” è il film di Massimo Boldi che funziona maggiormente, dopo il suo divorzio artistico da De Sica. Inoltre, fa affidamento a una minore volgarità confrontata con le solite commedie natalizie, dove solitamente c’è né in abbondanza. “A Natale mi sposo”, non è la commedia dell’anno, come al solito viene e verrà criticata in negativo dalla maggior parte della critica. Comunque al pubblico il cinepanettone piace, perciò per chi è amante del genere questa sarà una gradevole commedia.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 4 dicembre 2010

appunti

Giulia Carcasi. Tutto torna Arriva in libreria una storia d’amore dei nostri tempi, “Tutto torna” della giovane autrice romana Giulia Carcasi, edito da Feltrinelli, casa editrice che l’ha scoperta ed ha continuato a credere nel suo talento. Dopo l’esordio incoraggiante nel 2005 di “Ma le stelle quante sono” che vede protagonisti due giovani, Alice e Carlo ed il delicato tema dell’adolescenza, la Carcasi ha confermato il suo successo due anni dopo con il romanzo “Io sono di legno” che indaga il difficile rapporto tra una madre ed una figlia. A distanza di tre anni dall’ultimo lavoro, torna in libreria con questo nuovo romanzo “Tutto torna”. È una storia d’amore, con i due protagonisti, Diego ed Antonia, alla ricerca dell’amore perfetto e complicato, quello che non tradisce mai.

Diego vive a Roma ma insegna all’università di Pisa, quindi è costretto a muoversi continuamente in treno. Attualmente sta lavorando alla revisione di un vocabolario e questo lavoro lo rende ossessionato dalle parole, come se solo attraverso esse potesse dare un senso alla realtà che lo circonda. Mi spiego, Diego vuole registrare la realtà, darle un senso attraverso le parole, vuole allenare la sua anima a riconoscere ogni cosa con il suo nome specifico. Ed è in questo ordine superiore, in questa razionalità che Diego cerca di impostare tutta la sua vita. Ma si tratta di un ordine che non può essere perfetto dal momento che le parole non riescono a definire tutto, meno che mai quei sentimenti e quelle emozioni talmente complesse che di razionale non hanno proprio nulla.

Quando ci sono di mezzo i sentimenti, non è tutto così facile: i confini delle parole si rompono, non riescono a contenere facilmente le emozioni, la definizione esatta è decisamente impossibile. Diego cerca di tenere tutto a memoria, una memoria tenuta in rigoroso esercizio tutta la vita, per cercare di fare affidamento solo su stessa. Anche questa sorta di ossessione ha una spiegazione nella realtà, infatti Diego vive insieme alla madre malata di Alzheimer, i cui ricordi svaniscono progressivamente, inesorabilmente. Un giorno, come d’abitudine, Diego è in viaggio in treno per Pisa. Ad un certo punto il treno si ferma in galleria a causa di un guasto, saltano le luci e restano tutti al buio. Diego sviene. Una voce che arriva da lontano riesce a risvegliarlo, è la voce di Antonia. È da quel mo-

mento che Diego capisce che le parole possono riempirsi di significato solo quando si è in due. “Mi avevano detto che il passato condiziona il futuro, ma non mi avevano detto che vale anche il contrario: il futuro riscrive il passato, come l’ultima pagina di un romanzo trasfigura tutto quello che è stato letto a tal punto che a volte è necessario rileggere. Stai riscrivendo il passato, Antonia, sei arrivata e ci sei sempre stata”. Diego capisce che è arrivato il momento di lasciar perdere la razionalità e lasciarsi andare alla vita reale. Tutto nella mente di Diego si confonde, ieri, oggi, domani; è come se Antonia ci fosse sempre stata. È così che succede quando ci si innamora, ci sembra che la persona che amiamo sia sempre esistita nella nostra vita. Ma la storia d’amore di Diego e Antonia è

c@ttolici in rete

I nuovi formati on-line dei quotidiani cattolici

argo

IL POLLICE

IL VERO PROBLEMA Ci è piaciuta la capacità di Monica Maggioni in “Speciale Tg1 - l’inchiesta” (Raiuno, ore 23,35), grazie ai suoi interlocutori, di aver portato sul piano della discussione serena e del confronto civile il problema del futuro dell’Università, archiviando quasi gli scontri nelle piazze e in Parlamento, le tante salite sui tetti e le occupazioni dei monumenti. Ben oltre le contrapposizioni che hanno visto l’ex ministro Berlinguer richiamare l’attenzione sui tagli e quindi sulla carenza di fondi, e l’attuale ministro Gelmini sull’improrogabile necessità della riforma, è emerso che il vero problema è quello della governance. Non è tollerabile, infatti, che i corsi di laurea - così come è stato precisato nella trasmissione si siano più che raddoppiati nel corso degli ultimi decenni, che le iscrizioni per molti di essi si contino anche sulle dita di una mano, che si assista ancora ad una proliferazione degli insegnamenti e che certi docenti abbiano raggiunto la cattedra solo nel momento in cui i concorsi non erano più nazionali. Ci vuole tanto a porre rimedio?

lor@delavoro di Samuele Vincenti “Diritto al Futuro” è la nuova iniziativa promossa da Giorgia Meloni, ministro della Gioventù per l’attuale Governo Berlusconi. Presentato in conferenza stampa a Palazzo Chigi lo scorso 24 novembre, il nuovo progetto intende dare un sostegno concreto a tutti i giovani che sono alla ricerca di un lavoro, a coloro che intendono acquistare una prima casa o che necessitano di un prestito agevolato per finanziarsi gli studi in Italia o all’Estero. La dotazione iniziale che consentirà di proporre un mutuo garantito per gli studenti meritevoli ammonta a 216 milioni di euro, che diventeranno 300 grazie all’apporto di un cofinanziamento pubblico e privato. Dalle prime stime, si ipotiz-

Tommaso Dimitri

Quante volte, e vi assicuro che capita spesso, arriviamo alla sera e constatiamo di non aver preso il giornale. Allora si fa l’estremo tentativo. Si esce in fretta, si corre all’edicolante e con fare trafelato si chiede una copia del giornale. Alcune volte, quando le copie del giornale preferito è terminato, si comincia a girare per tutti i giornalai conosciuti alla ricerca del “giornale perduto”. Anche in questa situazione di sopravvivenza infausta, internet può alleviare un po’ la pena. Entriamo nel sito della Cei www.chiesacattolica.it e troviamo il link per i quotidiani cattolici di nuovo formato e impostazione web. Il primo collegamento è con Sir www.agensir.it, che è un’agenzia di informazione religiosa di ricercata attualità. Le diverse rubriche sono bisettimanali e settimanali, anche se non manca il servizio informativo quotidiano. Buona la qualità, sia grafica che di contenuto. Il secondo collegamento è con l’Avvenire: www.avvenire.it. Nel sito troviamo gli estratti più importanti del giornale. È visibile l’intera impaginazione del giornale (in formato Pdf), ma solo la prima pagina è ingrandibile per la lettura. Tutti i titoli, comunque, sono leggibili. Proprio di questo quotidiano cattolico, sempre forte nel difendere i valori della libertà in difesa della vita e della dignità umana, permette di scaricare il raccoglitore Rss per ricevere gli aggiornamenti in tempo reale. Non manca il collegamento con il gruppo di Avvenire su FaceBook e Twitter o la possibilità di leggere il giornale in un formato leggibile su mobile. Il terzo collegamento è con L’Osservatore Romano. L’estratto riprende solo l’edizione quotidiana ed è leggibile, sempre in Pdf, solo la prima pagina. La grafica è stata rifatta soprattutto il sito autonomo della Città del Vaticano. Sono attivi, inoltre, nel sito della Cei, i collegamenti con altri quotidiani: L’Eco di Bergamo e il Cittadino di Lodi, e con alcuni settimanali diocesani on-line. Sono presenti, infatti, più di 30 giornali diocesani d’Italia on-line. Sono poi disponibili delle sezioni sulla Pastorale della Comunicazione nuove di zecca e di ottima qualità grafica e tecnologica delle ottime “Segnalazioni di stampa”. In questo caso il ventaglio di ricerca sono tutti i quotidiani italiani. Buona lettura on-line.

marialucia andreassi una storia che va alla ricerca della perfezione, di una perfezione che può essere facilmente distrutta da una semplice m e n z og n a . Ma quando la verità può essere più forte della menzogna, e quando è vero il contrario? “Tutto torna” è un romanzo sull’amore e sulla solitudine. Lo stile è moderno e diretto. Conquista i giovani ma raggiunge anche il pubblico un pò più maturo, perchè l’amore è un tema universale, una forza capace di unire tutte le persone.

Giulia Carcasi, Tutto torna, Feltrinelli, 11.00, pag. 128

M U S I CALM E NTE Enza Sava

I Rio al Planet di Lequile Martedì 7 dicembre 2010, alle 9:00, al Planet Lequile (Lecce), il concerto dei Rio con Marco Ligabue e Fabio Mora. In apertura di serata gli Animo, propongono una serie di brani sia inediti che degli U2, Muse, Coldplay, Red Hot e tanti altri, e seguono gli Snuffy Air. A seguire discoteca rock con il dj set di Castigliani. Dei Rio esce il terzo album: “Il Sognatore”, primo firmato da Riserva Rossa/ Sony Music. La band è stata fondata da Marco Ligabue, chitarrista e compositore della maggior parte dei brani, e Fabio Mora, voce e co-autore delle melodie e degli arrangiamenti, mentre al basso abbiamo la presenza di Fabio “Bronsky” Ferraboschi ed Alberto Paderni alla batteria. Il fan club ufficiale della band rock si chiama i “Mariachi Hotel” ed è attivissimo. Il loro esordio radiofonico risale a maggio 2004 con il singolo “Sei Quella Per Me”. Partecipano al Festivalbar, a Cd-Live, a TrL, MTV Coca-Cola Live, a Cornetto Free Music Festival e a Tim Tour. Il loro album di esordio nel 2004 si chiama “Mariachi hotel” (Riservarossa Records/Warner Music Italy). Il disco entra nella Top 30 degli album più venduti e da cui vengono estratti altri due singoli: “La mia città” e la title-track “Mariachi Hotel”. Nel 2005 l’attività live raggiunge il suo apice il 10 settembre con la partecipazione a Reggio Emilia al concerto-evento di Ligabue, Campovolo, davanti ad oltre 180.000 spettatori. Successivamente i Rio scrivono nuove canzoni che entreranno a far parte del secondo album “Terra luna e margarita”. Il singolo che lo anticipa è “Come Ti Va” (2006), un brano che entra nei primi cento brani più programmati dalle radio italiane, e che li fa ritonare sul palco di Festivalbar. Si esibiscono davanti a 200.000 persone e in qualità di “opening act” suonano ad alcune tappe negli stadi del Nome e Cognome Tour/2006 di Ligabue.

Diritto al Futuro per dare sostegno ai giovani

za che saranno almeno trentamila i giovani che, desiderando proseguire gli studi dopo la scuola superiore iscrivendosi all’università, oppure frequentando specializzazioni post laurea o approfondendo la conoscenza di una lingua straniera, potranno investire sul proprio futuro e completare la propria formazione grazie ad un fondo di garanzia di 19 milioni di euro attivabile presso gli istituti di credito che decidono di aderire all’iniziativa. Le erogazioni, che saranno a cadenza annuale, potranno variare tra i tremila e i cinquemila euro, per un massimo di 25mila euro complessivi. La restituzione dei finanziamenti inizierà 30 mesi dopo l’erogazione dell’ultima rata del finanziamento e sarà effettuata in un

periodo compreso tra i tre e i quindici anni. L’iniziativa è rivolta a studenti di età compresa tra i 18 e i 40 anni che, alternativamente, devono essere in possesso di uno dei requisiti seguenti: risultare iscritti ad un corso di laurea triennale oppure di laurea specialistica a ciclo unico, essere in regola con il pagamento delle tasse universitarie e in possesso del diploma di scuola superiore con un voto pari almeno a 75/100; essere immatricolati presso un corso di laurea magistrale, in regola con il pagamento delle tasse universitarie ed in possesso del diploma di laurea triennale con una votazione pari almeno a 100/110; essere iscritti ad un master universitario di primo o di secondo livel-

lo, in regola con il pagamento delle tasse universitarie ed in possesso del diploma di laurea, rispettivamente triennale o specialistica, con una votazione pari almeno a 100/110; frequentare regolarmente un corso di specializzazione successivo al conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia con voto pari almeno a 100/110 e in regola con il pagamento delle tasse universitarie; seguire un dottorato di ricerca all’estero che, ai fini del riconoscimento in Italia, deve avere una durata legale triennale. Un altro requisito indispensabile, per chi non sceglie di intraprendere la formazione universitaria è l’iscrizione ad un corso di lingue di durata non

inferiore a sei mesi, riconosciuto da un “Ente Certificatore”. Un’altra iniziativa che fa parte del piano previsto dal Ministero è l’erogazione di un mutuo agevolato per l’acquisto della prima casa, dedicato alle giovani coppie under 35, con contratto di lavoro a tempo determinato, normalmente escluse dal prestito dagli istituti bancari, ma che il Ministero intende supportare con un fondo di garanzia di 50 milioni di euro. I destinatari sono nuclei familiari che non posseggono altre case, il cui reddito complessivo non superi i 35mila euro e derivi per più della metà da contratti lavoro atipici. Il mutuo non potrà in ogni caso superare i 200mila euro. Sempre per i giovani stu-

denti è prevista la prosecuzione di “Global Village e Campus Mentis”, il cui obiettivo è quello di far incontrare domanda e offerta di lavoro, orientare i giovani nelle scelte che possono dare maggiori opportunità occupazionali, formare sulle modalità più efficaci di candidatura. Secondo le indagini compiute dagli addetti ai lavori, saranno oltre 20mila gli studenti e i giovani che saranno coinvolti nell’esperienza del Campus Mentis nel triennio 2011 - 2013, e oltre 40mila i migliori neolaureati d’Italia che saranno coinvolti nell’attività di job placement. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito del Ministero della Gioventù all’indirizzo: http:/ /www.governodeigiovani.it.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 4 dicembre 2010

lo sport La sconfitta di Cagliari ha provocato le temporanee dimissioni del tecnico materano. Rientrate in 24 ore dopo un summit presieduto dal patron Giovanni Semeraro

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Il progetto continua con De Canio Il confronto contro il Genoa riparte dalla rapida e quanto mai necessaria ricomposizione della crisi tra il tecnico De Canio e il presidente del Lecce Pierandrea Semeraro. Ma il dato sportivo passa in secondo piano se rapportato a rilievi oggettivi, questa volta “a freddo” di situazioni fin troppo evidenti. Tempi e modi della gestione della crisi appena trascorsa hanno, per fortuna, scongiurato un ulteriore deterioramento dei rapporti tra tecnico lucano e il primo dirigente giallorosso, situazione che, al momento, appare evidente anche da una veloce ricognizione di fatti di cronaca e dalle passate dichiarazione rilasciate a più riprese dagli interessati. Che le dinamiche relazionali tra allenatore e presidente non fossero delle migliori lo si era intuito e rilevato a più riprese, fin dall’inizio del campionato, tutt’al più la mancanza di risultati apprezzabili nelle ultime giornate - in sei turni un solo punto contro un Inter in caduta - ne aveva amplificato le frizioni e acuito le asperità fino a indurre De Canio a rimettere il mandato per la seconda volta in questo campionato. Poco comprensibile, per un fatto di tale gravità, la replica del presidente che procrastinava al martedì successivo, ben 48 ore dopo l’acme della crisi , l’analisi di una situazione, la cui ormai conclamata criticità dei rapporti tra tecnico e presiden-

S

L’ALTRO

te, rischiava di trascinare nel vortice anche la squadra. “Abbiamo fissato una riunione per martedi - riportano tuttora le pagine del sito ufficiale dell’US Lecce, in merito ed in quella sede proveremo a fare chiarezza su diversi punti con l’allenatore e con i giocatori che, dopo tutto, sono quelli che scendono in campo. Il nostro tecnico si è detto pronto a farsi da parte nel caso fosse ritenuto il problema, ma abbiamo deciso di rinviare ogni discorso a martedì prossimo”. Sentenziava il presidente. Che la necessità di dotarsi del tempo utile per riflettere e ricercare la migliore soluzione ad un passaggio fortemente critico è cosa quanto mai saggia e condivisibile, ad ogni modo non si può trascurare l’importanza che le decisioni, in frangenti così gravi - per i giallorossi due rilievi su tutto: il penultimo posto in classifica e la valanga di reti subite - per essere opportune e adatte, prima ancora devono essere tempestive. Pertanto l’annunciata pausa di riflessione nelle intenzioni del giovane Semeraro, più che un saggio passaggio rischiava di risultare niente di più che una pausa … da barbiere, chiuso il lunedì. Per fortuna, nella migliore tradizione di una capacità di gestione attenta e responsabile delle situazioni critiche, sotto ogni profilo, che ha contraddi-

stinto finora l’operato del Patron Giovanni Semeraro, padre dell’attuale presidente, anche le ventilate dimissioni del tecnico sono rientrate sotto il suo alto ufficio, scongiurando l’innesco di una crisi che nelle situazioni attuali del Lecce, in previsione di quelle che potranno essere le prospettive di mercato e di prosieguo del campionato, rischiavano di essere devastanti e compromettere irrimediabilmente l’avventura dei giallorossi in serie A, considerare poi gli effetti economici futuri di tale sciagura sarebbe

cosa da far tremare i polsi. Appare chiaro quest’anno che il Lecce, come per società ben più strutturate e con un bacino di utenza maggiore, la sopravvivenza nell’agone della serie A non si limita al semplice significato sportivo, riveste caratteristiche sociali e di economia locale, pertanto espressioni facili e disinvolte mal si conciliano con ruoli di vertice e responsabilità. Plaudire ancora una volta all’operato del Patron è cosa …buona e giusta. Ubi maior…

PORT di Paolo Conte

VOLLEY SERIE B2

“Per vincere il campionato i miei ragazzi devono vestire i panni dei pompieri”. Queste le dichiarazioni del Presidente della Minniebet Ugento Maurizio Giacomo Maruccia, che con una arguta metafora rende l’idea di come la sua squadra debba sempre mantenere alta la tensione ad ogni gara contro qualsiasi avversario. Memore dello scivolone di Galatone i Falchi di Ugento si sono sbarazzati dell’Aurispa Alessano con il risultato di tre set a zero e riconquistano la testa della classifica ai danni dello Squinzano salendo a 19 punti. Una reazione di rabbia quella dei ragazzi di mister Cavalera, che in attesa della delicata gara casalinga contro la Virtus Casarano si godono le prestazioni del rientrante Marco Serra, autore della schiacciata che ha chiuso il match in quel di Alessano. Il giocatore, tormentato allungo da una serie di problemi fisici che ne hanno ritardato una condizione ottimale, è pronto a dare il suo contributo e ad aumentare il tasso tecnico di un roster

Galatina-Squinzano, derby salentino d’alta quota. Il Casarano ospite dell’Ugento sempre più competitivo. In una giornata di campionato caratterizzata dall’impraticabilità di diversi campi della categoria, lo Squinzano lavora a testa bassa in vista dell’insidiosa trasferta di Galatina. I gialloblu reduci da un periodo positivo in termini di risultati, sono chiamati a rispondere alla reazione della capolista Ugento in uno dei derby più difficili del torneo. A causa del rinvio dell’ultima gara casalinga con l’Oria per eccessiva umidità del terreno di gioco, la banda De Vitis ha dovuto momentaneamente cedere lo scettro di leader del campionato alla Minniebet, vittoriosa sul campo dell’Aurispa Alessano. Vincere a Galatina non sarà facile soprattutto in virtù delle due vittorie consecutive da cui provengono i ragazzi di Montinaro, che con 16 lunghezze si propongono come valida alternativa all’Ugento e allo stesso Squinzano. Il fattore campo e il ritrovato entusiasmo dopo gli ultimi successi pieni contro Altamura e Francavilla, fanno pendere i favori del pronostico dalla parte della S.B.V Galatina che troverà uno Squinzano deter-

minato a giocare ogni punto come fosse l’ultimo pur di rimettere il muso davanti in classifica. Anche a Casarano è stata l’impraticabilità del Pallone Tentostatico di Pietrabianca a recitare il ruolo di protagonista. Il Direttore sportivo Carbone tuona sull’argomento e avverte: “Per far crescere il movimento della pallavolo a Casarano c’è bisogno di strutture; troppi anni in stand-by”. Dopo la gara sospesa sul 2 a 1 per il Paglieta, la Filanto Volley si appresta a giocare la partita più difficile dell’anno nella tana dei Falchi di Ugento. I risultati altalenanti dei rossoblu non convincono del tutto la piazza casaranese che è ancora alla ricerca di una propria dimensione in questo campionato. La trasferta in terra ugentina è il banco di prova che manifesterà le reali potenzialità della squadra di mister Licchelli, ferma a 10 punti in classifica dalla quinta giornata di questo girone di andata. Intanto il Casarano ingaggia a sorpresa il giovane martello Fabrizio Andreatta, colpo di mercato reso possibile grazie al fattivo impegno del pro-

curatore del giocatore Annarita Sensini. Ripartire da Oria per dimenticare la pesante batosta rimediata dall’Ugento è l’imperativo categorico in casa Alessano. I salentini proveranno a risalire la china in una trasferta con non poche insidie. Nonostante la sconfitta casalinga contro i Falchi, con 16 punti in classifica l’Aurispa non deraglia e rimane saldamente ancorata al treno delle grandi. L’Oria invischiata nella lotta per non retrocedere pare essere un avversario agevole per l’Alessano, che però non si fida e si prepara alla trasferta in terra brindisina con il giusto piglio, pronta a rilanciarsi dopo il ciclone Ugento. Sulle ali dell’entusiasmo il Galatone sarà di scena a Paglieta con l’intento di dare un seguito alle due vittorie consecutive casalinghe contro Ugento e Agnone. Grazie all’incredibile impresa sull’Ugento il Galatea Volley ha guadagnato in consapevolezza e convinzione, uscendo dalle zone rosse della classifica con la destrezza di un veterano della categoria. A Paglieta lo sanno bene: con questo Galatone non scherza più nessuno.

MONDO A gennaio convention sulla formazione Dal 21 al 23 gennaio 2011, sono in programma a Roma la Convention della formazione 2011 ed il Forum Nazionale sullo Statuto. L’Holiday Inn Rome Aurelia ospiterà il duplice appuntamento che riveste grande importanza e significato in ambito associativo. Sullo statuto si aprirà infatti il percorso che porterà alla modifica della carta costituzionale arancio blu per renderla più moderna, agile e significativa, un iter in cui si confronteranno le diverse proposte emerse dal lavoro delle varie Commissioni a livello Territoriale, Regionale e Nazionale e che saranno oggetto di lavoro della apposita Commissione Nazionale presieduta dal vicepresidente nazionale Vittorio Bosio e composta da sei membri del Consiglio Nazionale. Contemporaneamente, avrà luogo la Convention della formazione 2011, che, a partire dai risultati di Skynet e dai riscontri avuti dai nuovi PerCorsi sportivi, andrà ad esaminare ulteriori strategie promozionali quali la formazione on demand, i piani di sviluppo territoriali, la consulenza sulle scuole calcio… Alla Convention della formazione, oltre ai coordinatori territoriali e regionali della formazione e ai direttori delle scuole nazionali di formazione e ai componenti del Comitato tecnico scientifici delle scuole di formazione, sono attesi gli iscritti agli albi i componenti delle equipe formative, i presidenti territoriali e regionali interessati. Continua, inoltre nel Csi di Lecce, la fase di iscrizione al tennistavolo che tende la mano alle parrocchie, chiedendo di rilanciare quel rapporto di collaborazione che è stato in altri tempi l’elemento vincente dell’affermarsi del pongismo nazionale. Le iscrizioni alle attività Csi possono essere effettuate presso la Segreteria dell’associazione in Via Siracusa n. 50, che è aperta il lunedì, il mercoledì ed il venerdì dalle ore 17.00 alle ore 21.00, tel. 0832.392809.


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