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Lecce, 27 novembre 2010

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 40

SETTIMANALE CATTOLICO

CHIESA DI LECCE

Lecce, 27 novembre 2010

SI REALIZZA IL SOGNO DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO UNA FRATERNITÀ DI CLAUSTRALI NELL’EX CASA PAX

Le Sorelle Povere di Santa Chiara nel cuore della città Benvenute L’ARCIVESCOVO

Arrivano segnali inquietanti

Dal Monastero di Otranto

care sorelle

di Nicola Paparella Ci sono delle strane coincidenze. Per un verso le forze dell’ordine e la magistratura inquirente mettono a segno diversi significativi successi nella lotta alla criminalità organizzata e dall’altro notiamo, in città e provincia, una recrudescenza di furti e rapine che hanno qualcosa in comune e che sicuramente meritano attenzione. Intanto, in una stagione di frequenti distrazioni, giova non perdere mai l’occasione per esprimere gratitudine nei confronti di chi opera a salvaguardia della sicurezza sociale e per il rispetto delle regole. Senza l’azione attenta, professionale, intelligente della magistratura inquirente e delle forze dell’ordine sarebbe difficile ipotizzare certi risultati, come quelli conseguiti con la cosiddetta operazione “Canasta”, che ha colpito coloro che truccavano le aste giudiziarie o quelli dell’operazione “Galatea” che ha colpito gli irriducibili del “clan Padovano”, per fermarci a qualche esempio recente. E tuttavia, mentre questo accade, dobbiamo prendere atto che aumentano i furti e i tentativi di furto (con procedure sempre più sofisticate) così come riprendono le rapine a danno di esercizi pubblici. Sono del tutto indipendenti questi due fenomeni di segno totalmente diverso? Gli atti processuali a carico di componenti di bande criminali ci dicono che all’interno dei gruppi mafiosi si stabiliscono rapporti di grande solidarietà. Solitamente chi resta fuori dal carcere si preoccupa di sostenere le ingenti spese per la difesa degli arrestati e si prende cura dei familiari che ne abbiano bisogno. Occorre danaro e servono nuove leve. I magistrati sanno bene che è difficile distruggere la mafia. I gruppi malavitosi possono essere decimati e possono persino essere decapitati; poi però c’è sempre la possibilità che essi rinascano. Con nuove adesioni. Le nuove leve passano attraverso forme di apprendistato complesse, che includono la partecipazione a “piccoli” delitti, come possono essere i furti e le rapine degli ultimi giorni a Lecce. La partecipazione di un “apprendista” ad una rapina o ad un atto delittuoso crea anche una rete di complicità nella quale si radica il più forte vincolo di solidarietà. CONTINUAA PAG. 2

Giovani e Ragazzi insieme con l’Ac

Esercizi Spirituali a S. Giovanni Rotondo tra i mosaici di S. Pio

LecC’è di più Una festa per riconoscerlo 8-9

L’Arcivescovo e i sacerdoti 5 con P. Rupnik

Lunedì 29 novembre alle ore 16 la nostra Chiesa è convocata nella Cattedrale per ritrovarci attorno all’altare santo per celebrare il memoriale della Pasqua del Signore Gesù e rendergli grazie perché non cessa di guardare con amore di benevolenza questa nostra comunità. Il motivo particolare che ci impegna alla benedizione e alla lode è l’inizio della presenza di un nuovo luogo di preghiera e di silenzio che trova spazio e accoglienza nella nostra Chiesa. Nella nostra città di Lecce da secoli c’è una presenza costante e ininterrotta del Monastero di S. Giovanni Evangelista delle Monache Benedettine, oasi di preghiera, di lode, di silenzio. Ora nel deserto della nostra città si sta materializzando un’altra oasi: un gruppo di cinque Sorelle Povere di Santa Chiara, provenienti dal Monastero di S. Nicolò in Otranto, apre una casa di preghiera, di silenzio e di ascolto, nel centro storico della nostra città. Quella struttura, nota a molti di noi: Casa Pax, che fino a qualche anno fa è stata luogo di accoglienza per gli anziani bisognosi, ora diventa una fondazione delle Sorelle Povere che testimonieranno con la loro presenza la scelta della povertà e della semplicità dell’amore che dona e non pretende. Ritmeranno le loro giornate con il perenne canto di lode al Signore e di intercessione per i fratelli. Pregheranno anche per ‘quelli che non pregano mai’. Accogliamo queste nostre sorelle con gioia grande e con immensa gratitudine per il dono della loro presenza e per il servizio orante che ridonderà a vantaggio della nostra Chiesa, impegnata ogni giorno a cercare e ad ascoltare il suo Signore. Benvenute, care Sorelle Povere di Santa Chiara. Il Signore Gesù volga ancora una volta il suo sguardo su di voi e noi e ci doni la gioia della sua presenza, la forza della fedeltà generosa, l’impegno gratuito e visibile della testimonianza dell’amore. + Domenico d’Ambrosio arcivescovo

XII Rapporto sulla scuola cattolica

XVI edizione a Campi Salentina

Quanto la piena parità? Una questione di libertà

Eroi di carta alla Città del libro Appuntamento dal 25 novembre

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EDITORIALI I CATTOLICI E LA CRISI DELLA POLITICA

Tornare a credere nei valori Non rassegnarsi mai, e impegnarsi a realizzarli è sempre tempo di ricominciare Non staremmo qui a scrivere con così tanto trasporto su “cattolici e crisi politica” se non si stesse vivendo, in Italia, una situazione per tanti versi preoccupante. Crisi economica, crisi politica, ma soprattutto crisi dei valori e della morale. Una situazione attorno alla quale i cattolici non possono far orecchio da mercante, ma hanno il dovere di considerare nella sua globalità, nelle sue più variegate sfaccettature, nelle sue diverse angolazioni. La crisi c’è, e sarebbe poco realistico e addirittura sconveniente per tutti negarla o provare a mascherarla. La crisi morale è più profonda di quella politica o economica, e seppur molti provino, inevitabilmente, a farle coincidere, la concomitanza risulta sempre più inverosimile e forzata. Nel nostro Paese, purtroppo, c’è un problema etico e morale che si pone, sì, sul piano politico, ma anche su altri piani, altrettanto rilevanti. Non cambia il registro, lo stile, a cui siamo stati abituati negli ultimi anni, per il quale continua il gioco al massacro del trovare qualcuno su cui scaricare le responsabilità del fallimento mondiale, qualcuno da considerare come capro espiatorio, qualcuno su cui lanciare la propria pietra, per scaricare la coscienza e sentirsi un po’ più leggeri. Ma è una leggerezza evanescente, che va a coincidere, ora sì, con un’inconsistenza dello spirito,

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO Iscritto al n. 517 del Registro stampa del Tribunale di Lecce

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dell’anima. Non fa bene all’Italia puntare il dito su questi o quegli altri, che siano di destra o di sinistra, che pecchino nel corpo o nello spirito, che ci rappresentino dignitosamente oppure no. È sui temi, sui valori morali di fondo, che sono irrinunciabili, che ci si deve interrogare. Per capire cosa c’è che non va, da un parte, e dall’altra. Dalla parte di chi pecca e di giudica. Di chi sbaglia e di chi lancia la pietra. Di chi ha il diritto, o meno, di una vita privata, o di chi, maniacalmente e subdolamente, ha il solo scopo di smascherare, di palesare, con mezzi più o meno legittimi, l’errore altrui, e dimentica il suo ruolo, al pari di quello su cui sono puntate le dita. In questo senso, credo che l’impegno irrinunciabile di tutti i cattolici che si impegnano in politica sia quello di essere presenza critica, di pace e propositiva, là dove si trovano, in unità. Un’unità che non è costitutiva di una parte precisa, ma è un’unità valoriale che coinvolge tutti, alla base della quale non c’è il pettegolezzo, il gossip fine a se stesso, la ricerca ambigua del compromesso, ma ci sono valori che riguardano la vita nella sua integrità, la famiglia, la libertà religiosa ed educativa. Tutti valori che a loro volta fanno crescere, alimentano, garantiscono tutti quegli altri valori che costituiscono i valori sociali, come il lavoro, la casa, la salute, l’in-

PENSANDOCI BENE...

clusione. Da cattolici siamo chiamati a ricordare i valori fondamentali che di volta in volta sono più urgenti, e fare proposte di indirizzo e di orientamento, attraverso una politica che parta dal territorio, dal basso, dalle attese e dalle esigenze vive e concrete delle persone, dei contesti e dei luoghi. È per questo che credo sia compito primo del politico cattolico quello di vivere in mezzo alla gente, ascoltare i suoi bisogni, e mettersi a sua disposizione. È un modo per dire che prima di interessarci di situazioni anche inquietanti della politica nazionale, in particolare l’instabilità dell’attuale scenario istituzionale e lo spettacolo non sempre edificante di una politica stretta in un difficile incrocio tra pubblico e privato, dobbiamo e vogliamo rilanciare la concezione di una politica intesa come servizio e responsabilità. La lusinga del benessere circoscritto al presente, alla sfera materiale della cultura dominante, o di quella cultura che pretende di essere dominante, delle categorie del consumismo e dell’individualismo, è uno vezzo che purtroppo colpisce tutti, ma è una lusinga che promette molto, ma toglie tutto, soprattutto in termini di speranza. Compito dei politici cattolici oggi è soprattutto questo, tornare a credere ad una politica dei valori, della concretezza, del giudizio. Da una parte e dall’altra. Andrea Caroppo

Il crollo della Democrazia Cristiana negli anni ’90, l’avvento del “berlusconismo”, la fine dei partiti come luoghi di discussione e dibattito, hanno segnato l’avvio di una crisi di valori della politica italiana, che ha generato disorientamento nel cittadino comune e nei cattolici i quali hanno perso di vista i loro punti di riferimento, finendo spesso con il disinteressarsi della vita pubblica. La crisi di valori, che ha coinciso con quella economica, ha portato la classe dirigente a pensare la politica non più come “servizio”, ma spesso come gestione del “potere” da cui trarre esclusivo vantaggio personale. Le cause, probabilmente, vanno ricercate in quei bisogni primari dei cittadini a cui è difficile dare risposta e nella mancanza di lavoro, che hanno creato una sorta di soggezione psicologica nei confronti del potere politico. Questo processo ha avuto come conseguenza il relativizzarsi di “valori” che erano alla base della nostra democrazia e della nostra carta costituzionale (che affonda le sue radici anche e soprattutto nella cultura cattolico-cristiana), spingendo la politica e la società verso una degenerazione dei costumi e un decadimento etico e morale. Basta sfogliare le pagine dei quotidiani o aprire internet o la tv per rendersi conto dello spazio che i media dedicano a scandali e gossip, prestando poca attenzione ai problemi reali del

Paese e dei cittadini di cui oltre il 30% vive ormai in una situazione di povertà, come attesta anche l’annuale rapporto della Caritas italiana. Come cattolico sono fermamente convinto che questo non sia un processo irreversibile e non tutto è perduto, in quanto l’uomo ha in sé la forza interiore e la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta e andare avanti con maggiore forza e vigore. Nonostante tutto si intravedono germogli di speranza, anche nella gestione della vita pubblica. In diverse occasioni, di recente, il Papa Benedetto XVI ha rivolto appelli ai cristiani affinché si impegnino in politica, richiamando le autorità civili affinché “senza favoritismi personali cerchino il bene di tutti e promuovano la civiltà dell’amore e il riconoscimento della nostre radici cristiane”. C’è da chiedersi quindi quale dovrebbe essere oggi il comportamento dei cattolici impegnati in politica, al di là della collocazione partitica, che potrebbe influenzare (in positivo) la sorte del bene comune e della nostra società. A nostro avviso quello che va difeso sono alcuni valori, spesso messi all’ultimo punto nell’attuale agenda politica: la difesa della famiglia, della vita, il sostegno alle persone indigenti, il venire incontro ai bisogni dei cittadini. Mi preme ricordare, a tal proposito, la battaglia dell’Udc pugliese insieme al Forum delle famiglie per evitare l’eccessiva “sanitarizzazione” dei consultori

che vorremmo ispirati ai principi della solidarietà e sussidiarietà in modo che la capacità di dare ascolto e consulenza alle famiglie sia estesa anche ad altri profili di grande interesse per la vita delle stesse famiglie, tra cui, ad esempio fisco e tariffe, scuola, educazione, e offrire una grande opportunità in termini di servizi, consulenza e assistenza relativamente a tutte le aree di interesse per la vita della famiglia e dei suoi componenti. Su questi valori quindi, e sui comportamenti da tenere per la loro difesa, occorre essere inflessibili, evitando di cedere alle lusinghe del potere: recuperarli e ridare speranza alla società si può, anche a costo di scelte difficili come quelle fatte dall’Udc che ha preferito stare fuori dal sistema di un bipolarismo che ha prodotto tante storture nel nostro sistema politico ed economico. Lontano da facili sentimentalismi e nostalgici ritorni, sono convinto che occorre riprendere quella azione politica di scuola democristiana che metteva l’uomo al centro dell’agire politico, e stava dalla parte di tutte le classi sociali e non con quella economicamente più forte come ha fatto fino ad ora il “berlusconismo”. Tutto questo è ancora possibile farlo. Rinunciarci e rassegnarsi vuol dire uccidere la speranza e consegnare alle nuove generazioni una società “vuota” dal futuro incerto e destinata a vagare a lungo nel buio. Salvatore Negro

di Giuseppina Capozzi

I diritti dei bambini La Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dei bambini. Secondo l’art. I della Convenzione sono “bambini” gli individui di età inferiore ai 18 anni, il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza. Nella realtà, nonostante l’esistenza di specifiche normative, la situazione dell’infanzia è lontana dall’essere soddisfacente. Le sofferenze fisiche, materiali, psicologiche degli infanti stanno crescendo in modo esponenziale e il loro disagio esistenziale progredisce in proporzione alla nostra incapacità a coglierlo. Dal macroscopico problema dell’alimentazione, al traffico dei bambini, dall’impiego di bambini nei conflitti armati al loro utilizzo per il commercio di materiale pornografico, le frontiere dei nuovi tipi di sfruttamento si ampliano secondo una geografia senza confini. Le forme della violenza sui minori assumono gli aspetti più disparati e questo in una società apparentemente garantista e tutelata. Inoltre le forme subdole di sfruttamento sono quelle più pericolose ed insidiose. Utilizzarne l’immagine come prodotto dei massmedia per motivi di maggiore rientro economico, per esempio, spesso sfugge alla consapevolezza individuale e di massa; l’arte sapiente e sofisticata di registi e produttori veicola messaggi apparentemente “normali” ed anche affascinanti. E l’educatore distratto, il genitore impegnato nella quotidianità faticano a coglierne i segnali inquietanti e pericolosi. La Chiesa risponde con una capillare catechesi pastorale: formare il piccolo, educarlo alla preghiera, ai sacramenti, alla Celebrazione Eucaristica, partecipando della Grazia di Dio. Il bambino impara, così, la dimensione soprannaturale, il distacco dal materiale fine a se stesso, conosce quel mistero che da solo può aiutarlo a mettere ordine nella scala dei propri doveri e diritti. Gesù ha rovesciato il modo corrente di pensare: imparare dai bambini le vie di Dio oltre che un imperativo etico è rientrare nell’ordine naturale delle cose. La persona che sa ritrovare la semplicità, l’abbandono, l’entusiasmo del bambino può riacquistare la speranza, la fiducia. E questo vale non solo per chi può contare su Dio, ma anche per chi non condivide il dono della fede ma crede nei valori del perdono, della solidarietà. Il richiamo alla loro purezza e sensibilità ci deve far riflettere su ciò che dovrebbe essere scontato ma oggi sta scomparendo: l’attenzione alla sopravvivenza della loro anima. Benedetto XVI ci invita caldamente ad ascoltare il silenzioso grido di dolore che si leva da tutti i bambini che soffrono: quelli che muoiono di fame e di sete, di torture psicologiche e fisiche, che, incolpevoli, vengono sottoposti a sfruttamenti, abbandoni, indifferenza. La comunità cristiana, afferma Benedetto XVI, deve farsi carico delle famiglie che hanno bambini ammalati, deve condividere la sofferenza dei bambini che hanno perso la serenità e la speranza. Ma ciascuno di noi soprattutto deve ritrovare il fanciullo che è in sé. info@giuseppinacapozzi.it

PASTORALE VOCAZIONALE Centro Diocesano Vocazioni Lecce Gruppo Miriam - www.vocazionilecce.it Adolescenti, un viaggio, un’avventura… 27 novembre 2010 - La mia adolescenza: “Che mi succede?” 18 dicembre 2010 - Le mie radici: la mia famiglia, un dialogo im-possibile 22 gennaio 2010 - L’adolescente e la fede: la crisi e l’esempio di S. Maria 19 febfraio 2011 - L’amicizia: insieme è meglio 19 marzo 2011 - Innamorarsi: “Quando dico che ti amo” 16 aprile 2011 - Gesù: un amico speciale 10 maggio 2011 - La preghiera: “Ma perchè pregare?” 3-5 giugno 2011 - Libertà di... libertà per... Giornate di fraternità e condivisione Dove?: Presso la casa delle Suore Carmelitane di Arnesano, Via Materdomini n. 30 A che ora?: Dalle 17.00 alle 19.00 … sei pronta a partire.

DALLA PRIMA

Arrivano segnali inquietanti Da un colloquio telefonico intercettato nell’ottobre del 2008, ricaviamo una lezione di pedagogia mafiosa: “l’amicizia è una cosa, ma la complicità è un’altra cosa; perché, vedi, un’amicizia si spezza; un’amicizia si può pure spezzare, in qualsiasi momento, ma la complicità no, non si può spezzare, si porta avanti”. Per creare la rete delle complicità, anche la partecipazione a mano armata ad una rapina, può essere utile. Non è da escludere che quello che sta accadendo in queste settimane, a Lecce, sia un segnale, inquietante, di qualcosa di più grosso e preoccupante.

Se però guardiamo più in profondità, ci accorgiamo che la rete delle complicità inizia da lontano. Inizia dalle piccole cose, da piccole trasgressioni, che magari cadono anche sotto i nostri occhi … Ed allora è giusto che ciascuno si chieda se ha fatto veramente tutto per garantire la sicurezza sociale. Far finta di non vedere può essere un segno di grande debolezza e di chiara corresponsabilità. Non possiamo lasciare che tutto il fardello ricada sulle spalle della magistratura e delle forze dell’ordine. Ciascuno di noi può e deve fare qualcosa. Per non essere complice. Nicola Paparella


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TESTAMENTO BIOLOGICO LA POSIZIONE DELLE AGGREGAZIONI LAICALI La Consulta delle Aggregazioni Laicali dell’Arcidiocesi di Lecce ribadisce con fermezza l’importanza della difesa della vita, dal suo concepimento alla sua fine naturale. Il laicato cattolico, in sintonia con la voce della Chiesa, afferma il dovere della custodia di ogni cosa creata, che è affidata a ognuno da una volontà superiore che non può essere prevaricata dall’arbitrio umano. Pertanto non sono condivisibili le proposte di regolamentazione annunciate in questi giorni in seno all’Amministrazione del Comune di

Lecce per la creazione di uno Sportello dove depositare il cosiddetto “Testamento Biologico”. Questa scelta appare in disarmonia con i doveri di un’Amministrazione locale; compito dell’Istituzione pubblica dovrebbe essere la promozione di modelli educativi che tendano al rispetto verso qualsiasi condizione di sofferenza e di mancanza di autonomia. La società deve farsi carico della sofferenza del singolo, non spingerlo a decidere liberamente della sua fine.

La vera libertà è quella di scegliere in favore della vita, non lasciare soli i malati, i disabili gravissimi, i più fragili. La vera libertà è contrastare una domanda di morte spesso dettata dalla solitudine, dallo scoraggiamento, dall’abbandono. Perciò il laicato cattolico si oppone a qualsiasi scelta di interruzione volontaria o programmata dei ritmi biologici vitali, così come di qualsiasi forma di accanimento terapeutico. È importante continuare a prendere parte, in maniera consapevole e attiva al dibattito in favore della vita sia in

campo bioetico che biopolitico. Esistono malattie inguaribili ma non incurabili; bisogna tutelare il vero bene di tutte le persone che si trovano ad affrontare situazioni così drammatiche privilegiando il sostegno alla vita, anche se “vegetativa”. Il laicato cattolico, mantenendo autonomia dagli schieramenti politici, è pronto a promuovere ogni buona prassi a sostegno dei valori non negoziabili della vita in quanto tale oltre che della fede cristiana.

Non ha senso uno sportello contro la vita: né a Lecce, né altrove

IL NUOVO MONASTERO CLAUSTRALI NELL’EX CASA PAX Il 29 novembre l’Arcivescovo presiede in Cattedrale l’immissione di cinque Sorelle Povere di Santa Chiara

A Lecce una nuova presenza contemplativa Apertura e clausura è l’antinomia d’obbligo in questo contesto. Due termini che, proprio nel comunità claustrale, creano un armonico dialogo col mondo. Nel centro storico della città di Lecce, alle spalle del Duomo, si sono da poco conclusi i lavori di ristrutturazione di un caratteristico e al contempo semplice complesso storico-architettonico che per la sua veneranda età, per la sua privilegiata posizione e per quanto di esso si è saputo conservare, è un’inestimabile risorsa per il capoluogo salentino. La nuova tappa della sua rinascita merita, perciò, una celebrazione ufficiale cui è chiamata non solo l’intera comunità cristiana, ma anche le pubbliche istituzioni che hanno contribuito alla ristrutturazione. Lunedì 29 novembre, alle ore 16, l’Arcivescovo S. E. mons. Domenico Umberto D’Ambrosio accoglierà in cattedrale cinque Sorelle Povere di Santa Chiara provenienti da Otranto che costituiranno il monastero “Santi Francesco e Chiara” in Lecce inaugurato nella stessa occasione. Il giorno successivo, l’arcivescovo celebrerà la prima Santa Messa nella nuova fraternità. Le sorelle - dai 36 ai 43 anni - facenti parte della comunità monastica sono Suor Marilù, responsabile della fraternità, Suor Celeste, Suor Anna, Suor Romina e Suor Maristella. La struttura, l’ex Casa Pax, non dispone di terreni per le attività agricole; per il proprio sostentamento, le sorelle si stanno organizzando con attività di stampa e scrittura di icone e un laboratorio di cartapesta. Grande attenzione sarà anche rivolta all’ascolto, nonché all’accoglienza, degli ultimi di oggi. A questo fine, la cappella del monastero sarà accessibile al pubblico per la preghiera in comunione con le monache. L’apertura di questo monastero rappresenta la più concreta risposta a quanti sostengono che la clausura è ormai anacronistica e poco conciliante con le esigenze della società. Al contrario, l’operosità delle sorelle si esplicita nel progetto che intendono realizzare e che prevede diversi punti. Innanzitutto, la scelta di un luogo dove abitano uomini e donne di provenienza, fede e condizioni diverse, per essere presenza visibile dell’amore di Dio; in secondo luogo, la scelta della marginalità, per poter vivere da contemplative e

da povere accanto ai poveri, a coloro che appartengono alle minoranze – extracomunitari, ex detenuti, “ultimi” di ogni genere - per annunciare loro che ogni persona è preziosa davanti agli occhi di Dio; infine, l’impegno a vivere il vangelo nell’altissima povertà e in santa unità, per testimoniare il primato di Dio. Lasciandosi guidare dal Signore, la fraternità vuole essere una presenza di persone riconciliate che vivono nella continua lode al Signore: coniugano la solitudine e la comunione, accolgono ogni membro come unico ed irripetibile dono dello Spirito, stabiliscono relazioni paritarie pur nel rispetto della diversità dei ruoli.

Rendono visibile nella fraternità l’amore trinitario e possono essere segno di speranza comunicando, con il loro esserci, che si può ancora “sprecare” una vita solo per amore. È necessario, infatti, sfatare la comune credenza secondo cui un monastero è un luogo fuori dal mondo esclusivamente atto al silenzio e alla preghiera. I monasteri sono anche luoghi in cui ritrovare la propria dimensione interiore. La presenza religiosa nella società costituisce un sostanziale punto di riferimento spirituale, oltre che un luogo ove trovare sostegno e consiglio. Serena Carbone

AC- FAMIGLIA

SALENTO FRANCESCANO

di frà Paolo Quaranta

Seminario alla Domus Fare un controllo di cassa La vita ci è stata data come un dono e come tale dobbiamo viverla, non facendola mai diventare un possesso geloso che ci chiude a Dio e ai fratelli. Con queste parole è iniziato il seminario di studi dell’Area Famiglia e Vita dell’Azione Cattolica, svoltosi a Roma presso la Domus Mariae dal 12 al 14 novembre, sul tema: “È vita: vita vera, vita fragile, vita piena”. Sono stati due giorni intensi, di ascolto, di dialogo e di relazioni. Come ogni anno, sono tante le coppie che partecipano, da ogni parte d’Italia, e anche noi aspettiamo questa bella occasione con tanta gioia. Il seminario è stato caratterizzato dallo stile dell’Azione Cattolica; ci siamo sentiti subito accolti, sembrava quasi che stessero aspettando noi, ci hanno fatto sentire in famiglia e a casa. Il tema scelto quest’anno è stato molto interessante suscitando in noi partecipanti particolare attenzione ed emozione. Quante volte al mattino svegliandoci guardiamo la luce del sole che penetra dalla finestra, scendiamo dal letto, ci facciamo il caffè e iniziamo a vivere la nostra giornata! Ci sembra tutto molto scontato, molto normale, ma basterebbe fermarci un attimo, guardarci intorno e capiremmo che non è niente normale, tutto è straordinario, perché la vita è straordinaria. Questa è la vita vera, la vita silenziosa di ogni giorno, che non fa notizia e sembra non avere nulla da dirci; ma è la vita che Gesù ha messo nelle nostre mani ed è la vita per cui Lui ha salvato ciascuno di noi. Da tutti questi elementi, supportati dalla grazia di Dio si arriva a vivere una vita piena alla quale tutti possiamo giungere. Fa parte di un cammino di crescita, è come mettersi in viaggio, il viaggio della nostra vita su questa meravigliosa terra. Superare le paure, alimentare la fiducia e ammettere le proprie debolezze; è importante soprattutto accettare se stessi e acquisire una buona autostima. Così si diventa grandi che non significa crescere in altezza o in successo, ma dilatare gli spazi del cuore, essere protagonisti della propria vita, aspirando a mete grandi. Per vivere una vita piena, quindi, abbracciamo tutta la vita come vocazione, come dono di Dio e accogliamola secondo il Suo disegno d’amore. Massimo e Gabriella

Mette quasi un po’ di timore il Vangelo di questa domenica… Apriamo l’Avvento con un monito “inquietante” a vegliare perché non sappiamo quando il Signore verrà. Ogni tanto emerge il ragioniere che è in me ed ironicamente, mi è venuta in mente l’improvvisa visita della Guardia di Finanza nel mondo delle aziende. Non si sa quando arriva e quando questo avviene… beh… occorre essere con i conti apposto. Per evitare di incorrere in spiacevoli situazioni è meglio fare periodicamente un controllo di cassa. Penso che nella vita del cristiano convenga che questo controllo dei “conti con Dio” debba essere fatto abitualmente e non straordinariamente. Chi nei conti con il Padre si è sempre sentito debitore, si è sempre trovato scoperto ed “in rosso” è stato Francesco d’Assisi; l’umile Poverello si è sempre sentito grato per tutte le elargizioni ricevute dal Suo Dio. Ha provato con tutta la sua vita a restituirgliele, per quanto possibile. Ogni giorno ha tentato di tracciare un bilancio per valutare la sua situazione debitoria verso il Padre, ma non ha mai avvertito il “terrore” per l’Avvento improvviso del

Signore, si è solo allenato nel tempo ad avvertirne la continua Presenza. Lungo i secoli, sempre ha inquietato gli uomini conoscere quale sia stato il principio primo origine e causa scatenante del mondo. Per il francescanesimo, in principio non ci fu né la Notte né il Caos, né la Forza né la Luce né l’Azione. C’era la Presenza, che crea nuove presenze e allaccia relazioni con esse. La categoria di Presenza genera un sentimento, crea un atteggiamento, che si esprime in un comportamento singolare di fronte alla vita. Il santo di Assisi si abitua a questa presenza, l’attende, ne attende il ritorno… nel frattempo come fosse riverbero di essa, si sforza di essere presente ai fratelli. Francesco, uomo con un grande senso del concreto e dell’immediato, si sentiva sempre presente dinanzi a chiunque e a qualunque cosa: presente dinanzi a Dio, che vedeva in tutti gli esseri e avvenimenti; presente dinanzi alla Chiesa, nella quale sempre desiderò vivere; presente dinanzi agli uomini, ai quali si accostava con semplicità, sincerità e cordialità; presente dinanzi alla fraternità, che amava tanto intensamente e alla quale serviva da modello; presente dinanzi a tutti gli animali e le cose,

che sommamente rispettava, chiamandoli col dolce nome di fratelli e sorelle; presente in tutti gli avvenimenti quotidiani, normali e straordinari, nei quali leggeva oltre il puro accadere. Per lui tutto ha un suo valore e sapore. Ogni uomo, immagine della presenza di Dio che si “incarna” nella storia, ha un suo volto e una personalità specifica, ogni animale la propria missione, ogni cosa il suo significato e ogni avvenimento il proprio valore, poiché tutto è Grazia… Ed alla ricerca di questo rapporto Francesco dedica la sua esistenza; tutta la sua vita è espressione di un’inquietudine permanente di ricerca e di attesa. Attendeva e cercava per incontrare: e, incontrando, rinnovava la ricerca per radicalizzarla conferendo ad ogni suo giorno un dinamismo ed una novità tali che la sua vita si presenta piena di bellezza, di poesia, di cortesia, di umanità e di illimitate possibilità. Che lo stile di Francesco trasformi il nostro Avvento in Tempo di incontri: incontro con Dio, incontro con un singolo, incontro con una persona amata, incontro con un amico, con nuove circostanze... Ed ogni incontro, quando è profondo, è sempre “coinvolgente”...


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Come ai giorni di Noè...

Questa prima domenica di Avvento ci invita a “camminare nella luce del Signore” (Is 2,5), che si lascia trovare da coloro che sono attenti ai segni della sua venuta. Proprio questo suggerisce l’inizio del Vangelo odierno: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo”. In effetti, ai tempi di Noè nessuno, se non Noè, si accorse della venuta del diluvio. L’umanità intera viveva immersa nel peccato. Costruita l’arca, però, venne il diluvio, chiaro simbolo della venuta improvvisa del giorno del Signore. Meditando questa immagine propostaci da Gesù, mi sembra opportuno soffermarmi su due dettagli: il primo riguarda la costruzione dell’arca, mentre il secondo concerne l’arrivo del diluvio. Molti Padri della Chiesa hanno visto riprodotta e annunciata nell’immagine dell’arca, la figura della Chiesa. L’edificazione della Chiesa è, in effetti, il primo segno dell’imminente venuta del Signore. Il mondo può anche non accorgersi della presenza di Dio nelle pieghe della storia, ma la Chiesa è chiamata ad annunciarlo con la sua stessa vita e missione. Così il Signore inviò i suoi discepoli nella loro prima missione: “Andate e predicato che: “il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo”. Diremo, inoltre, che la Chiesa stessa, con la sua esistenza, è un vero segno per il mondo intero, del fatto che Dio visita i suoi figli, li chiama a sé e gli offre la comunione d’amore con lui. Il secondo segno, cioè il diluvio, sempre nell’interpretazione patristica, è un chiaro riferimento alle acque sante del Battesimo che, eliminando ogni macchia di peccato, ci innestano in Cristo e ci rendono figli della Chiesa ed eredi del Regno dei cieli. Dunque, solo coloro che riscoprono la straordinaria grazia racchiusa nel primo dei Sacramenti possono andare incontro al Signore che viene: essi, infatti, se veramente obbediscono alle promesse battesimali, sono ormai figli della luce e non figli delle tenebre: “Ma voi fratelli non siete nelle tenebre, sicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno… Noi, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobri, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza” (1 Tess. 5,4ss.). Questa sintesi paolina ben interpreta il messaggio odierno del Signore, il quale non intende spaventare i suoi riguardo la sua venuta, ma piuttosto incoraggiarli a non avere paura delle persecuzioni del mondo e del nascondimento di Dio sotto i veli di una storia di cui spesso non intendiamo la direzione. D’altra parte, lo stesso Signore proclama in Isaia, riguardo ai suoi fedeli: “Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei mai più riversato le acque distruttici sulla terra, così ora giuro di non adirarmi più con te… Anche se i monti si spostassero… non si allontanerebbe da te il mio affetto… dice il Signore che ti usa misericordia” (54,9). Pertanto, l’Avvento del Signore sarà come un ladro per chi non crede in Lui, però sarà evento di grazia per chi confida nella sua misericordia.

In festa all’Ospedale Oncologico per S. Giuseppe Moscati

Il Santo dell’umiltà accanto ai sofferenti

Lo scorso 16 novembre, presso il Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” del Presidio Ospedaliero Vito Fazzi Lecce, si è vissuta una giornata nella devozione e nel ricordo di Giuseppe Moscati, il grande santo che si avvicinò a Dio nella semplicità del sacrificio quotidiano, vissuto accanto ai malati, strenuamente e fino all’ultimo istante di vita che gli fu concesso. Al mattino è stata trasmessa dalla cappella del Polo l’ora di spiritualità con Radio Maria,presieduta dal cappellano padre Vincenzo Caretto. Il pomeriggio invece, mons. Francesco Mannarini, Vicario Generale emerito dell’Arcidiocesi di Lecce ha presieduto la Santa Messa. “Il Signore ci giudicherà in base alla nostra carità - ha spiegato Mons. Mannarini durante l’omelia - e San Giuseppe Moscati è stato il testimone di questa carità, perché egli ha messo Dio al di sopra di tutto nella sua vita, dedicandosi completamente al Suo servizio, amandolo attraverso i fratelli sofferenti, perché Egli è l’amore eterno, infinito, perfetto. Ha poi affermato che dalla compassione e dalla certezza della presenza costante del Signore, anche nei momenti di dolore sia fisico che spirituale, possiamo vedere come San Giuseppe abbia svolto il ministero della consolazione dei malati, con la

IL RINGRAZIAMENTO

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010

MERCOLEDÌ 1

Ore 11.15 - Conferisce le Cresime nella Matrice di S. Cesario. Ore 19 - Apre il cammino della GMG 2011 con i giovani della Diocesi presso il Centro Pastorale S. Vincenzo de’ Paoli. Ore 20 - Celebra la S. Messa in Cattedrale.

Mattina - Udienze

LUNEDÌ 29

NOVEMBRE

GIOVEDÌ 2

DICEMBRE

DICEMBRE

2010

2010

Ore 16.30 - Presiede l’adorazione eucaristica con il Monastero Invisibile presso l’Aula Sinodale Ore 19.30 - Presenta il libro “Le formelle della Via Crucis della Chiesa di S. Lucia a Lecce”

2010

Mattina - Udienze. Ore 16 - Accoglie in cattedrale la Comunità delle Suore Clarisse che costituiranno un nuovo monastero nella Diocesi; poi celebra la S. Messa.

VENERDÌ 3

MARTEDÌ 30

SABATO 4

NOVEMBRE

2010

Ore 9 - Celebra la prima S. Messa nel nuovo Monastero delle Clarisse. Ore 18 - Celebra la S. Messa nella Matrice di Novoli in onore del S. Patrono.

DICEMBRE

2010

Mattina - Udienze Ore 16.30 - Celebra la S. Messa con gli Studenti dell’Issr nella Cappella dell’Antico Seminario. DICEMBRE

2010

Ore 9 - Celebra la S. Messa in onore di S. Barbara presso il Comando dei Vigili del Fuoco di Lecce. Ore 17 - Concelebra la Solenne S. Messa di Ordinazione Episcopale di mons. Vito Angiuli, Vescovo eletto di Ugento - S. Maria di Leuca, nella Cattedrale di Bari.

La Segreteria dell’Arcivescovo rende noto che l’agenda settimanale delle udienze, previo appuntamento, seguirà quest’ordine: lunedì - laici; martedì - clero; mercoledì - laici e associazioni; venerdì - Clero; sabato - associazioni.

CATTEDRALE

CEN E CONFRATERNITE

IMMACOLATA

La domenica messa alle 20

Congresso Eucaristico ad Ancona a settembre

La novena alle Grazie

Con la I domenica di Avvento, entrerà in vigore il nuovo orario delle S. Messe domenicali e festive nella Città, esposto nei prossimi giorni in tutte le Chiese. Le novità più significative riguarderanno le S. Messe nelle chiese del centro storico, per una più omogenea distribuzione e una più facile partecipazione dei fedeli. In particolare, in Cattedrale le S. Messe saranno celebrate seguendo quest’orario: ore 10 - 11.30 - 18 - 20. Quest’ultima sarà celebrata, normalmente, da Mons. Arcivescovo.

Con la prima domenica di avvento in tutte le diocesi italiane ha inizio la fase preparatoria per la partecipazione al XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si celebrerà a Ancona dal 4 all’11 settembre 2011. I parroci sono invitati ad esporre da questa domenica lo stendardo del Cen, inserire una intenzione nella preghiera dei fedeli e promuovere incontri e iniziative sul tema del Cen: “Signore da chi andremo? L’eucarestia per la vita quotidiana” utilizzando i sussidi proposti dalla Cei e dalla Segreteria Generale del Cen. Nel prossimo mese di dicembre i Padri spirituali delle Confraternite della Diocesi si incontreranno con il Delegato Arcivescovile per un momento di verifica e di programmazione della vita pastorale delle confraternite. Il primo incontro per la Vicaria di Lecce/Vernole sarà giovedì 2 dicembre alle ore 19.30 presso la Parrocchia si S. Massimiliano Kolbe in Lecce.

L’8 dicembre 2010, la Chiesa festeggia tale solennità e nella chiesa S. Maria della Grazia in piazza S. Oronzo l’arciconfraternita Maria Immacolata di Lecce organizza dal 29 novembre al 7 dicembre, alle ore 10.30 la S. Messa con omelia; alle 17.30 il Rosario, la Liturgia della parola e Benedizione eucaristica. Martedì 8 dicembre, alle ore 9 - 10.30 -17,30 si celebrano le sante Messe con omelia. Nella messa delle 10.30 i canti della celebrazione saranno eseguiti dal coro “Compagnia dell’Immacolata”. Dirigerà il coro il maestro Valerio De Giorgi.

forza del suo amore e della sua dedizione. Dalla cappella, gremita di gente che ha partecipato in anche violentemente aggredito dalla malattia, ripeteva: maniera accorata “Se non mi lasciano curare le persone che assisto da alla Celebrazione sempre, io muoio prima” e così concretamente è stato. Eucaristica, la seLa sua affettuosa scrupolosità professionale era conda parte della tale che essa continuava anche in ospedale, dove egli serata si è spostata si recava ogni giorno, invece di pranzare. I suoi pa- nell’Aula Magna zienti lo avevano Angelo Custode anche lì, perché era del Polo Oncologiconvinto che la conoscenza umana fosse indispensa- co, dove padre Vinbile per curare bene l’individuo ammalato. “Esiste la cenzo Caretto ha inpersona ammalata, non la malattia” mi ripeteva, quan- trodotto e presentado la mia ignoranza giovanile lo desiderava meno coin- to la relazione del volto nella sua Missione. dott. Giuseppe Colì, Oggi, in questa sede, non è possibile non ricordare il suo Affetto e la sua massima Dedizione Professiona- Dirigente medico le per gli ammalati dimessi dall’Ospedale “perché non del Presidio Ospec’era più nulla da fare”; egli era con loro, giorno e daliero Sacro Cuore notte, cercando di percepire quel “Barlume di Speran- di Gesù di Gallipoli, za”, come diceva, convinto che l’esistenza terrena del- intitolata “Le tre ali l’individuo sia unica, mai uguale ad un’altra e quindi del dott. Moscati”, fonte sempre, fino all’ultimo respiro, di insegnamenti e che sono la fede, la scienza e la carità. di crescita spirituale per tutti. Infine la sua funzione medica continuava con il “Il dottore Moscati Conforto, cercando di aiutare quell’unione familiare ha potuto volare che la scomparsa di una persona cara poteva alterare. per grazia divina A tal proposito così si esprime San Giuseppe Moscati con le tre ali - ha af“... Si viva o si muoia, il problema non è soluto: c’è fermato padre Caqualcosa che trascende, che continua, che si inciela; il retto - alle quali, medico che mette le mani sui corpi deve tenere conto scavando in prodi questa incontrastata Verità, che del resto è la più fondità, possiamo consolante e bella...”. aggiungere un’altra: L’esempio di persone come Francesco Riezzo deve la virtù dell’umiltà, convincere tutti che noi siamo solo “Nani seduti sulle della quale tutti spalle di Giganti”, riprendendo una Citazione filosofica medievale; solo per questo riusciamo, guardando, avremmo bisogno, a vedere e rispettando il Tempo, che è sempre galan- ad imitazione del Cristo”. L’esaustiva tuomo, ad amarlo, rendendolo utile a tutti. Giuseppe Riezzo relazione del dottore Colì, che per i

Alla memoria del dott. Riezzo il premio intitolato al Santo Mio fratello Raffaele ed io ringraziamo l’Associazione Medici Cattolici, il suo Presidente, dott. Silvio Colonna, il suo Padre Spirituale, don Antonio Podo, per aver voluto ricordare, quest’anno, nostro padre Francesco Riezzo, il cui esempio di medico sempre presente, a disposizione dell’Ammalato senza limite di tempo, è nel cuore di ogni persona che lo ha conosciuto. Ringraziamo Padre Vincenzo Caretto, organizzatore di questa giornata dedicata a S. Giuseppe Moscati, Santo a cui nostro padre guardava con serenità e fiducia, attingendo umiltà nei momenti felici e riempiendo il proprio Cuore della Sua Forza nelle situazioni umanamente difficili. Ringraziamo i presenti e chi è presente con il cuore: la loro testimonianza è il tempo nella sua sensibilità. Francesco Riezzo manifestava nella sua professione una preparazione completa, in cui il pensare e l’agire erano sempre coincidenti solo sul Bene dell’Ammalato e testimoni di questo sono i suoi pazienti, i loro familiari ed i medici. Quotidianamente la sua gratuita e concretamente efficace disponibilità con chiunque avesse bisogno, si manifestava attraverso una semplicità disarmante, essenza dell’Umiltà Cristiana. La Solitudine, cioè lo sfrondare la propria esistenza da tutto ciò che non ha valore per la professione medica, era parte integrante del suo essere, tanto da essere empaticamente vicino al Sofferente, con Io stesso rispetto con cui si abbraccia Dio. Egli era solito ripetere con espressione gioiosa e quindi convinta: “Fai il Bene e dimentica di averlo fatto”, quindi il Bene come strada obbligata semplicemente dall’essere vivo per volontà di Dio. In tutta la sua esistenza non ha mai voluto usufruire di un giorno di riposo dalla sua professione ed anche i giorni festivi e le notti erano a disposizione dell’Ammalato, perché costui non fosse mai solo. Negli ultimi anni,

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suoi caratteri potremmo definire quasi una meditazione spirituale, si è conclusa con l’augurio che ogni astante si arricchisse degli esempi del santo medico, per rivedere i propri atteggiamenti e i modi di progettare il futuro, guardando con umiltà e desiderio di santità alle piccole azioni quotidiane. Subito dopo si sono succedute diverse testimonianze di persone miracolate o illuminate dalla figura di San Giuseppe Moscati. Un uomo che dopo un sogno ha recuperato la piena mobilità dei suoi arti superiori, irreversibilmente paralizzati e una donna guarita dal tumore, hanno raccontato storie alle quali facevano da eco tra gli uditori altre esperienze simili o semplicemente una grande commozione, che ha colpito tutti indistintamente e simultaneamente. Il dott. Silvio Colonna, Presidente della sezione di Lecce di Medici Cattolici, è stato poi lieto di comunicare la decisione di conferire, nella ricorrenza liturgica del santo medico napoletano, la Onorificenza dott. “Giuseppe Moscati”, creata dalla cappellania del Polo Oncologico, al dott. Francesco Riezzo, medico salentino che si è particolarmente distinto nella sua attività e il cui ricordo è ancora vivo nei cuori di chi lo ha conosciuto. Grazia Pia Licheri


L’Ora del Salento

Lecce, 27 novembre 2010

catholica NELLA CASA DEL PADRE

CHIESA DI LECCE

Don Carmelo, pastore generoso Il nostro don Carmelo, decano del clero diocesano, l’11 dicembre p. v. avrebbe raggiunto l’invidiabile e rara età di 102 anni. Il Signore, invece, ha disposto diversamente chiamandolo a sé nelle ore antilucane di venerdì 17 u.s.. Chi scrive, lontano parente di Lui, lo ricorda sin da quando era bambino, in un incontro a Monteroni la vigilia dell’ordinazione sacerdotale di un antico arciprete il 22 settembre ’39. Apro il foglio a lui dedicato nel libro del clero diocesano e leggo le tappe del suo sacerdotale servizio, lungo e meritorio durato per oltre tre quarti di secolo: prefetto in seminario per un solo anno; vicario cooperatore successivamente a Pisignano e nel natio loco dal ’36 al ’51; cappellano del collegio “Fiorini” per orfani di guerra (ora facol-

tà di matematica all’Ecotekne) dal ’41 al ’53; padre spirituale della Confraternita di S. Gaetano dal ’47 in poi; economo curato di Maria Ausiliatrice in Monteroni dal ’57 al ’63; parroco della stessa cura dal 6 agosto ’63 al 24 aprile ’83; docente di religione nelle scuole statali. Del lungo periodo di amministrazione straordinaria della parrocchia, dall’erezione al suo possesso canonico, durata per ben sei anni, abbiamo diffusamente scritto nel numero unico del cinquantesimo, nel maggio 2007: acclarando difficoltà tecnico-giuridiche. Oltre al cennato ricordo fanciullesco ho grata memoria di Lui in tre eventi del suo sacerdozio: il primo risale al 6 agosto del ’63, quando accompagnai a Monteroni il neovicario mons. Antonio Giancane per il possesso canonico.

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Le attività di novembre

Si compivano in quel giorno trent’anni dalla sua ordinazione sacerdotale, a S. Lazzaro Do n in Lecce, e contemporanea- Ca r m e l o mente anche del vicario che gli Martino conferiva il possesso. Vicario e parroco erano sta- nario del Crocefisso miracoloti assieme consacrati dal vesco- so venerato in quella città. vo Costa nella parrocchia urAssieme al cardinale arcivebana di S. Lazzaro perché ivi era scovo di Praga, mons. Giusepparroco lo zio di mons. Gianca- pe Beran, eroe della persecune, il venerato mons. Vincenzo zione bolscevica, si inauguraPrato. va quel giorno la stele in onore Tornammo a tarda sera da della Vergine Maria appunto in Monteroni, ma c’era ancora piazza dell’Ausiliatrice, per tanta gente in quella afosa se- opera del Nostro. rata d’estate quando in piazza Terzo ed ultimo ricordo il S. Oronzo ci salutammo con recente cinquantenario dell’ancor giovane prelato che l’erezione di quella parrocchiaaccompagnavo. le (maggio 2007). Quando apIl secondo ricordo risale al punto il suo terzo successore 7 ottobre ’67 quando don Car- don Antonio Perrone, (ora parmelo mi invitò ad assistere roco di S. Maria della Porta e mons. Iolando Nuzzi, vescovo vicario pastorale nella nostra di Campagna, suo antico com- città arcivescovile) volle da me pagno di classe, venuto a un ricordo storico, come sopra Monteroni per il primo cente- detto, per il numero unico edi-

Domenica 28 Festa di apertura del Cammino verso la G.M.G. di Madrid - Cantelmo, h. 19.00

Lunedì 29 Immissione delle Sorelle Povere di S. Chiara in Cattedrale, h. 16.00 e processione verso il Monastero (ex Casa Pax)

to per la cinquantennale ricorrenza. A don Carmelo si deve la chiesa eretta nel precedente anno ’56, frutto del suo generoso impegno economico e pastorale, nel nuovo quartiere monteronese che si slarga verso Copertino. Affiancato dall’allora presidente capo del tribunale, il dott. Ferdinando Candido e dal già defunto arciprete mons. Giuseppe Mocavero, nella difficile impresa. Successivamente perfezionata dai suoi quattro successori: mons. Adolfo Putignano, don Raffaele Bruno, don Carlo Calvaruso e il già menzionato don Antonio. A Lecce, accanto alla chie-

sa di S. Maria dell’Idria, nella curva stradale a lei dedicata, che si innesta sulla provinciale per Monteroni, c’è una seicentesca villa , fino a qualche decennio fa abrasa e consunta dal tempo, ed ora modernamente restaurata, si legge ancora il versetto del salmo 53 che recita: “Pax multa diligentibus eum” (Molta pace per coloro che lo amano). Questa pace, che si insempra nel cielo, ora noi imploriamo per l’anima eletta del sacerdote recentemente scomparso, come merito dell’amore operoso e devoto per Lui e per la sua Madre santissima, aiuto del popolo cristiano. Oronzo De Simone

GLI ESERCIZI CON PADRE RUPNIK L’ARCIVESCOVO CON ALCUNI SACERDOTI A S. GIOVANNI R. Una settimana nella terra di Padre Pio nell’ascolto e nella preghiera aiutati dai mosaici della cripta della chiesa del Santo

Vivere nell’amore di Dio

“Con grande sincerità, ti benediciamo in communione cordis et orationis”, conclude l’arcivescovo rivolgendosi a Padre Marko Ivan Rupnik, al termine di una singolare e profonda esperienza spirituale. Impegnato in un’inconsueta riflessione spirituale, nutrita da intensa fede nell’azione dello Spirito ed arricchita dall’apporto della teologia e dal continuo riferimento a Padri della Chiesa, il predicatore degli Esercizi Spirituali ha coinvolto effettivamente i sacerdoti e mons. D’Ambrosio, che ha riconosciuto con gioia il prezioso contributo del noto gesuita: “Ci hai parlato non per frasi fatte, ci hai aperto porte per un cammino di ulteriore crescita nella santità in Cristo. Al rientro nelle nostre comunità, portiamo con noi elementi di qualificata ricchezza interiore”. È stato il 288° corso predicato dal rinomato docente di teologia di spiritualità dell’Oriente cristiano e di teologia dell’evangelizzazione ed illustre maestro dell’arte musiva, ormai presente con diverse opere in tutta Europa. “Gli Esercizi Spirituali - precisa Padre Rupnik – sono un itinerario orante su argomenti spirituali ispirati dalla Scrittura con l’ apporto dello Spirito, autentico partner di ciascuno di noi, secondo l’espressione di Origene”. Si tratta di ravvivare nella preghiera la relazione filiale che il battezzato vive in Cristo presso il Padre, nella continua conferma dell’identità di figli da parte dello Spirito. Esperto nella riflessione sull’odierna crisi della relazione fede e cultura, il gesuita si rivela affascinante e sorprendente ispiratore di ricerca di una spiritualità capace di smascherare il latente gnosticismo, causa di dannoso moralismo, e di riscoprire l’autentico significato della rinascita in Cristo e della vita pasquale come forma storica dell’amore di Dio. La partecipazione dei presenti convenuti a S. Giovanni Rotondo è stata caratterizzata da attento ed intenso coinvolgimento ai diversi momenti di meditazione, celebrazione comunitaria, preghiera individuale, in un clima di convinto raccoglimento, come ha rilevato lo stesso Padre Rupnik: “Esprimo il mio grazie per l’intesa realizzata tra noi e che ho percepito chiaramente”, ha infatti affermato nel saluto finale. Un altro fattore importante del corso è stato la lettura teologica dei mo-

saici proposta in tre serate dal predicatore, che, mediante la spiegazione biblica delle diverse scene realizzate nella nuova chiesa che custodisce il corpo del Santo di Pietrelcina, ha ripercorso l’itinerario della storia della salvezza nella quale all’esistenza mortale intrisa di peccato succede la nuova vita spirituale e divinizzata, frutto della risurrezione e resa visibile dall’arte nelle vicende cristiane dei santi. Da annotare pure che i trenta partecipanti, coinvolti spiritualmente in un pregnante rapporto con il Frate stigmatizzato con le liturgie eucaristiche celebrate nella cripta, autentico preludio dello splendore paradisiaco, con una visita straordinaria ai luoghi più

significativi del Convento, con la preghiera presso la sua tomba, hanno vissuto un’esperienza che ha colto efficacemente il valore eloquente e fecondo della santità. Unitamente alla testimonianza di un Vescovo che si è inserito nella vita comunitaria non solo senza far pesare assolutamente la propria presenza, ma mostrando pure l’umile disponibilità all’ascolto annotando accortamente sul proprio taccuino le meditazioni proposte, per cui il breve cenno di ringraziamento finale al presule espresso da parte del vicario mons. Fernando Filograna ha manifestato realmente la gratitudine e la gioia di tutti. Adolfo Putignano

ITINERARIO ORANTE

Discesi nel costato senza più allontanarsene Un antico inno scritto nel VI secolo da Venanzio Fortunato, come se egli dialogasse con la croce di Cristo, ed entrato nella liturgia del venerdì santo, canta così: “Fletti i tuoi rami, allenta le tue membra, o nobile albero, si ammorbidisca la durezza del tuo tronco, perché il mite Re distenda le sue membra sul dolce tuo legno”. Si riesce quasi a veder la croce “indebolirsi”, abbassarsi perché il Cristo possa salirvi: il legno perde la sua propria rigidità, adagiandosi sull’intero globo della terra, lo riveste interamente, ne assume la forma sì che anche l’uomo e con lui il mondo sono crocifissi col Figlio di Dio e con lui risorgono. Forse l’immagine potrà risultare ardua, ma spiega bene quanto dice anche san Paolo raffigurandosi il mistero di Dio in un reale abbassamento sull’uomo, l’assunzione di ogni creatura umana per parteciparle la vita medesima del Cristo, nella morte-resurrezione. Ritroviamo questa realtà in una delle immagini che compongono il grande mosaico nella cripta di san Giovanni R.do, dove è sepolto P. Pio: il Cristo piega la croce verso il basso, inclina il capo, mentre il santo cappuccino, alzandosi sulle punte dei piedi, si unisce al Signore in questo perenne sacrificio d’amore. è la vita dell’uomo che, unito al Crocifisso Risorto, nascosto in lui, vive la sua esistenza cristiana dinanzi al mondo che lo con-

templa in una vera estasi di risurrezione. L’autore del mosaico in questione, il

gesuita P. Rupnik, ha guidato la scorsa settimana gli annuali eser-

cizi spirituali del clero diocesano, cui hanno partecipato trenta sacerdoti, ritiratisi con l’Arcivescovo nella città di san Pio: la chiesa inferiore, che da pochi mesi custodisce le spoglie del santo francescano, ne è stata il cuore e la sintesi. Impegnati durante il giorno nella riflessione suggerita dal predicatore, alla sera scendevamo presso P. Pio per la lettura meditata dei mosaici e per la santa messa. Si è trattato sostanzialmente di un “itinerario orante” che ha percorso le vie dell’autentica spiritualità battesimale e presbiterale, al fine di aver chiaro come poter rimanere con Cristo, sebbene risulti più facile allontanarsene: “inzupparsi” dello Spirito Santo, che ci abita personalmente e rende possibile una nostra relazione filiale con il Padre, unendoci all’Unigenito Cristo. Il padre Rupnik, seguendo la tradizione orientale, ha offerto un prezioso aiuto al cammino di ciascuno, intervenendo anche in ambito ecclesiale e pastorale. La presenza dell’Arcivescovo, che ha promosso sapientemente questo corso di esercizi, ha incoraggiato il clima di sacramentale fraternità: lo ringraziamo per questo. Discesi nel costato del Cristo non possiamo più allontanarcene, per timore di estrometterci dal mondo. L’unico “luogo” per la nostra vita è il Signore Gesù, nelle cui piaghe viviamo: infra vulnera tua absconde me! Vincenzo Martella


L’Ora del Salento

Lecce, 27 novembre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Basso tiraggio per la Cig e lotta al lavoro nero

Le aziende italiane utilizzano meno della metà delle ore di cassa integrazione richiesta e autorizzata, esattamente il 49,64% del totale. È l’ultimo dato disponibile e si riferisce ai primi otto mesi dell’anno (da gennaio ad agosto); ribadisce, sostanzialmente, quello del mese precedente (relativo al periodo gennaio-luglio) che era già sceso sotto il 50%. Il tiraggio della cassa integrazione nel 2010 si sta confermando assai inferiore a quello del 2009. Nel dettaglio il tiraggio della cassa integrazione ordinaria è stato nel 2010 del 55,33% (contro il 61,46% del 2009), e il tiraggio della cassa integrazione straordinaria e in deroga del 2010 è stato del 47,15% (contro il 72,24% del 2009). Questo vuol dire che degli 822 milioni di ore autorizzate fino ad agosto ne sono state consumate circa 408 milioni. “L’ultimo dato del tiraggio conferma le tendenze mostrate nei mesi scorsi - commenta in una nota il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua le aziende consumano non più del 50% di cassa integrazione di quella che viene richiesta. La propensione a chiedere la cassa integrazione guadagni è doppia rispetto all’immediata necessità di utilizzo”. Continua anche l’azione dell’Inps a favore della legalità del lavoro, in particolare gli interventi di contrasto al lavoro nero e sommerso. Nei primi dieci mesi dell’anno, per mezzo di oltre 72mila ispezioni in tutta Italia, ha scoperto quasi 55mila lavoratori in nero per un’evasione contributiva accertata di oltre 930mila euro. Con que-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

sta progressione si stima che entro fine anno l’evasione contributiva accertata potrebbe assestarsi intorno al miliardo e 200 milioni, anche grazie alla nuova convenzione stipulata tra Inps e Agenzia delle Entrate, che porterà nuova linfa alla lotta al lavoro nero, perseguendo il duplice obiettivo di recuperare risorse e contrastare l’illegalità. Ricordiamo che la cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) è stata istituita nel 1945 ed è una prestazione economica erogata dall’Inps con la funzione di integrare o sostituire la retribuzione dei lavoratori che vengono a trovarsi in precarie condizioni economiche per sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. La Cassa Integrazione Guadagni può essere ordinaria (Cigo) e straordinaria (Cigs). È ordinaria quando la sospensione o riduzione dell’attività aziendale dipende da eventi temporanei e transitori non imputabili né al datore di lavoro né ai lavoratori (per esempio, la mancanza di commesse). Lo scopo è anche quello di mantenere presso le aziende le maestranze già specializzate e di sollevare le aziende stesse, in temporanea difficoltà, dal costo della manodopera momentaneamente non utilizzata che può essere riammessa al lavoro, una volta superato il periodo di crisi. L’intervento ordinario è rivolto alle aziende industriali non edili. La Cig è, invece, straordinaria quando l’azienda subisce processi di ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione, crisi aziendale o sia assoggettata a procedure concorsuali.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

I permessi per l’assistenza al disabile Tempi poco favorevoli si profilano all’orizzonte degli insegnanti, che dedicano tre giorni al mese, per rendere meno difficili e più confortevoli le relazioni sociali dei parenti, che vivano la difficile condizione sociale di disabilità. Lo ha preannunciato la gazzetta ufficiale del 9 novembre scorso, sulle cui pagine è comparso l’ultimo lavoro redazionale dell’instancabile Ministro Brunetta: la legge n. 183, che sembra abbia ridotto drasticamente il numero di coloro che possono fruire dei tre giorni di permesso mensile retribuiti, quei permessi che la generosa legge-quadro sull’handicap - la n. 104 del 1992 - aveva concesso al coniuge della persona in stato di grave disabilità, nonché ai parenti in terzo grado, come pure agli affini entro lo stesso grado civile del disabile, in stato di gravità. Il buon Ministro Brunetta ha voluto che, dei tre giorni di permesso, possano godere soltanto la moglie, i parenti e gli affini entro il secondo grado del disabile. Potranno star sereni, perciò, i papà, le mamme, i fratelli e le sorelle della persona afflitta da situazione di handicap grave, ed allo stesso modo continueranno a beneficiar dei permessi i suoceri ed i fratelli del coniuge. Non ne godranno, però, né zie, né nipoti. A meno che il coniuge, o i genitori della persona in situazione di handicap, non abbiano già compiuto 65 anni d’età, oppure siano essi stessi affetti da patologie che li rendano invalidi. In tal caso potranno ottenere permessi retribuiti anche i parenti e gli affini entro il terzo grado del disabile. Naturalmente, opererà la medesima eccezione nei casi in cui manchino del tutto il coniuge, o genitori del disabile. C’è, però, un tenue spiraglio, che lascia intravedere qualche prospettiva più favorevole di quella con la quale la stampa specializzata ha pubblicizzato questa ennesima dimostrazione di rigore brunettiano. La nuova norma, infatti, non fa alcun accenno alla condizione di esclusività, che alcuni orientamenti dell’Amministrazione hanno introdotto quale premessa essenziale per la concessione dei predetti permessi. Secondo questi orientamenti, infatti, non possono essere concessi permessi mensili retribuiti ad insegnanti che abbiano in famiglia persone idonee quando loro stessi ad assistere il familiare handicappato. L’innovazione di Brunetta non ha risolto il quesito, e questo può essere un buon segno, perché potrà consentire al figliolo del disabile in stato di gravità, di chiedere ed ottenere tre giorni di permesso mensile, anche se in famiglia vi siano altri fratelli o il consorte del disabile. L’unica condizione che la nuova legge pone, perchè sia concesso quell’apprezzabilissimo beneficio, è la presenza del disabile nella residenza familiare; ciò comporta che il permesso non potrà esser concesso se il disabile sia ricoverato, a tempo pieno, in luogo di cura, o di assistenza. è condizione essenziale e, sembra anche sufficiente, che il parente assista effettivamente il disabile, anche se egli viva in abitazione diversa da quella del disabile.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Lamentele dei cittadini per gli errori dei medici In aumento, nell’ultimo anno, le lamentele dei cittadini per presunti errori medici, soprattutto in oncologia e ortopedia. Ma crescono anche le segnalazioni per le liste di attesa troppo lunghe, in particolare per le ecografie e le Tac. E non accennano a diminuire le dimissioni improprie dagli ospedali, a cui si aggiunge la carenza di residenze sanitarie e lungodegenze. A scattare la fotografia dei servizi sanitari del nostro Paese dal punto di vista dei cittadini è il Rapporto Pit Salute 2010, ‘Diritti: non solo sulla carta’, presentato oggi al Senato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Il Report è stato illustrato a conclusione del trentennale del Tribunale per i diritti del malato (Tdm) che in questa occasione presenta, per la prima volta, anche i dati sulle segnalazioni ricevute dal servizio di consulenza, informazione e tutela Pit Salute dal 1996, suo primo anno di attività, ad oggi. Numeri notevoli, visto che le denunce in tema di sanità dei cittadini al Tdm ammontano complessivamente a 228.000, in media 16.000 l’anno. Il rapporto 2010 ne analizza 66.712 che sono state lette alla luce di cinque diritti: diritto alla sicurezza (al primo posto nei 14 anni con il 28% delle segnalazioni, in diminuzione nel 2009 con il 24%), diritto all’informazione (25% nel periodo 1996-2009, 22% nel

2009), diritto all’accesso (20% nel periodo 1996-2009, 21% nell’ultimo anno), diritto al tempo (10% nel trend 19962009, in crescita nel 2009 che fa registrare il 15%) e diritto all’umanizzazione (8% nel periodo 1996-2009, 9% nell’ultimo anno). “Nonostante leggi, linee guida, raccomandazioni e tanti altri strumenti per migliorare la nostra sanità, ci spiace constatare che spesso la gran parte di essi resta sulla carta”, afferma Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. “Succede per gli errori medici, le infezioni ospedaliere, le liste di attesa, ma anche per diritti basilari come quello di avere accesso alla propria documentazione clinica o di essere rispettati nella propria dignità”. Il Tdm non dice che “la nostra sanità sia peggiorata, ma ci piacerebbe - aggiunge Moccia - poter presto affermare che al primo posto ci sono davvero i cittadini e i loro diritti. È quello per cui ci battiamo da 30 anni e sul quale non intendiamo abbassare la guardia. Per questo proponiamo di adottare la Carta europea dei diritti del malato in leggi nazionali e regionali, dando seguito all’impegno assunto dal Governo italiano il 14 maggio 2009 con la Mozione n.75 firmata da tutti i gruppi parlamentari e votata in Assemblea dal Senato della Repubblica”.

Libertà religiosa via per la pace

Recenti novità normative in tema di riciclaggio

“Libertà religiosa, via per la pace”. Questo il tema scelto da Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata mondiale per la pace del 2011. La giornata, che si celebra dal 1968 il primo giorno di ogni anno, porrà dunque l’accento sul tema della libertà religiosa. Ciò, mentre nel mondo si registrano diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sulla religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze. La libertà religiosa, essendo radicata nella stessa dignità dell’uomo, e orientata alla ricerca della “immutabile verità”, si presenta come la “libertà delle libertà”. La libertà religiosa è quindi autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo. Come ha affermato lo stesso Benedetto XVI all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: “I diritti umani debbono includere il diritto di libertà religiosa, compreso come espressione di una dimensione che è al tempo stesso individuale e comunitaria, una visione che manifesta l’unità della persona, pur distinguendo chiaramente fra la dimensione di cittadino e quella di credente”. Un tema attuale, quello scelto per la Giornata mondiale del 2011, e che rappresenta il compimento di un “cammino della pace” nel quale Benedetto XVI ha preso per mano l’umanità, conducendola passo dopo passo a una riflessione sempre più profonda. Dal 2006 a oggi i temi sono stati: la verità (Nella verità, la pace, 2006), la dignità della persona umana (La persona umana, cuore della pace, 2007), l’unità della famiglia umana (Famiglia umana, comunità di pace, 2008), la lotta contro la povertà (Combattere la povertà, costruire la pace, 2009) e infine la custodia del creato (Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato, 2010). Un percorso che affonda le radici nella vocazione alla verità dell’uomo, e che diventa servizio alla pace. Oggi sono molte le aree del mondo in cui persistono forme di limitazione alla libertà religiosa, e ciò sia dove le comunità di credenti sono una minoranza, sia dove non lo sono, eppure subiscono forme più sofisticate di discriminazione e di marginalizzazione, sul piano culturale e della partecipazione alla vita pubblica civile e politica. “È inconcepibile, ha rimarcato Benedetto XVI, che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi, la loro fede, per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva”. L’uomo non può essere frammentato, diviso da ciò che crede, perché quello in cui crede ha un impatto sulla sua vita e sulla sua persona. “Il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella dimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto, per sua stessa natura, espressione della comunione fra persone, privilegerebbe indubbiamente un approccio individualistico e frammenterebbe l’unità della persona”. Per questo: “Libertà religiosa, via per la pace”.

L’art. 13-bis, d.l. 1^ luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla l. 3 agosto 2009, n. 102 e successive modificazioni ha introdotto il cosiddetto “scudo fiscale”, istituendo un’imposta straordinaria per regolarizzare la posizione fiscale di chi, fino alla data del 31 dicembre 2008, ha esportato o detenuto all’estero capitali o altre attività in violazione dei vincoli valutari e degli obblighi tributari sanciti dalle disposizioni sul cosiddetto “monitoraggio fiscale”, nonché degli obblighi di dichiarazione dei redditi imponibili di fonte estera. Il d.l. 78/2009, inoltre, presenta un esplicito richiamo agli adempimenti antiriciclaggio cui devono adeguarsi gli intermediari ed i professionisti che sono chiamati a seguire le operazioni di rimpatrio. Costoro devono rispettare gli obblighi di identificazione, registrazione e segnalazione previsti dal d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231 a prevenzione del fenomeno del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. In particolare, gli intermediari abilitati, nonché gli altri soggetti indicati nel d.lgs. 231/2007 sono tenuti all’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette nei casi in cui sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che le attività oggetto della procedura di emersione siano frutto di specifici reati. Durante le operazioni di rimpatrio dei capitali dall’estero sono state segnalate all’Uif 250 operazioni a rischio di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo, mentre nelle precedenti edizioni dello scudo fiscale, riconducibili agli anni 2001 e 2003, dette segnalazioni erano state complessivamente 98. Delle 250 segnalazioni il 20% ha riguardato operazioni non eseguite per volere del cliente o per volere dello stesso intermediario che si è rifiutato di compierle. Dette operazioni ammontano a circa 1,8 milioni di euro e alcune hanno avuto come oggetto il rimpatrio di quote societarie. Emblematico il dato riguardante l’ambito professionale: nessun professionista ha inviato informazioni qualificate ma solo gli intermediari finanziari. Le 250 operazioni sono riconducibili a circa 300 soggetti diversi, metà di questi ultimi non sono risultati clienti degli intermediari segnalanti. Il dato significativo, sul quale i funzionari dell’Uif riflettono, riguarda la considerazione secondo cui chi ha fatto l’operazione non è cliente dell’intermediario a cui l’ha richiesta. A riguardo l’Uif fa notare come la procedura corretta dovrebbe essere l’astensione dell’intermediario, mentre invece alcuni intermediari hanno comunque deciso di instaurare il rapporto con il richiedente e solo successivamente inoltrare la segnalazione all’Uif. Giangaspare Toma


Lecce, 27 novembre 2010

obiettivo

L’Ora del Salento

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SCUOLA CATTOLICA UN VALORE PER TUTTI Nei giorni scorsi a Roma la presentazione del XII Rapporto sulla Scuola Cattolica alla presenza del segretari generale della Cei

Mons. Crociata: scuola paritaria e piena parità “Il principio della libertà di scelta educativa, in Italia, fatica ancora molto ad affermarsi” La parità scolastica è “un valore che non interessa solo la scuola cattolica”, ma “è patrimonio di tutti i cittadini”. A ribadirlo è stato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, introducendo nei giorni scorsi a Roma la presentazione del XII Rapporto sulla scuola cattolica, a dieci anni dalla legge sulla parità. A moderare l’incontro, il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio. “Anche se talvolta l’opinione pubblica è indotta a confondere il tutto con la parte, riconducendo la rivendicazione della parità a un affare della Chiesa - ha puntualizzato il presule - in realtà la parità scolastica interessa l’intera collettività”, perché “la libertà di educazione non è una prerogativa confessionale, né il diritto di un gruppo sociale, ma è una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno”. In Italia, invece, “il cammino verso la parità è stato lungo e contrastato, e tanta strada resta ancora da percorrere perché le enunciazioni di principio si esprimano adeguatamente nella prassi”. “Il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi”, la denuncia dei vescovi italiani, per i quali “si avverte spesso la mancanza di una cultura della parità, intesa come la possibilità di offrire alle famiglie una effettiva possibilità di scelta tra scuole di diversa impostazione ideale”.

A quando la “piena parità”? In Italia, ha fatto notare mons. Crociata, “la presenza delle scuole paritarie fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni”. Senza contare che “in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola”. “Il sistema nazionale pubblico non può considerarsi tale se mancano le scuole paritarie”, ha ammonito mons. Crociata. Grazie alla legge sulla parità scolastica, infatti, “la scuola paritaria entra a far parte del sistema nazionale su un piede di uguaglianza effettiva, perché viene riconosciuta a tutti gli effetti come parte del servizio pubblico”. Il segretario generale della Cei non ha mancato di sottolineare gli “aspetti problematici”, che riguardano soprattutto l’applicazione concreta della legge n. 62/2000. In primo luogo, “la realizzazione del tutto inadeguata della libertà di educazione della famiglia”. In particolare, “non è garantita l’attuazione del diritto costituzionale di uguale trattamento degli studenti delle scuole paritarie e il finanziamento viene rimesso alla discrezionalità del momento politico, così che resta incerta la definizione annuale della quantità e della modalità delle sovvenzioni”. Sul piano applicativo, infine, rimane “l’incertezza della pur ridotta disponibilità finanziaria, dovuta anche ai ritardi spropositati nell’erogazione dei fondi”.

La questione del finanziamento pubblico “La realizzazione della parità - ha proseguito mons. Crociata - non consiste soltanto in un intervento legislativo puntuale e circoscritto, ma esige di attuarsi mediante altri provvedimenti di varia natura”, il cui compimento “non è determinante unicamente per

Occorre operare il passaggio da una scuola dello Stato a una scuola della società civile, con un perdurante e irrinunciabile ruolo dello Stato, ma nella linea della sussidiarietà IL RAPPORTO

Nel nostro Paese: 9mila scuole per 728mila studenti e 73mila docenti

Malizia: “una questione di libertà” “A dieci anni dalla legge 62/2000 è sembrato giusto fare un bilancio della parità in Italia, ripercorrendo le tappe compiute e prospettando la strada da fare”. Con queste parole mons. Guglielmo Malizia, direttore del Centro studi scuola cattolica (Cssc), ha spiegato il senso del XII Rapporto sulla scuola cattolica, dal titolo “A dieci anni dalla legge sulla parità”, che è stato presentato il 17 novembre a Roma, alla presenza del segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata - che ha tenuto una relazione sulla scuola paritaria - e del ministro per l’Istruzione, Mariastella Gelmini. Introducendo i lavori della terza Giornata pedagogica della scuola cattolica, svoltasi nello stesso giorno sempre a Roma, mons. Malizia ha reso noto che il XII Rapporto “intende promuovere quella cultura della parità che fatica ancora ad affermarsi in Italia, nonostante le promesse e gli impegni assunti a suo tempo”. “La cultura della parità - ha spiegato il direttore del Cssc - è la risposta al principio della libertà di scelta educativa quale fattore costitutivo di un’educazione fondata sulla corresponsabilità di tutti i suoi attori, a partire da coloro che ne detengono il diritto primario, da un lato gli educandi e dall’altro i genitori”. Il XII Rapporto - 402 pagine, articolate in 15 capitoli - presenta una fotografia aggiornata della situazione delle scuole cattoliche paritarie in Italia, che stando ai dati dell’anno scolastico appena trascorso sono 8.989, con 728.130 studenti e 73.447 docenti.

Richieste legittime “La scuola cattolica - ha detto mons. Malizia commentando i dati del Rapporto - non si trova passivamente al rimorchio del modello statale di scuola, pur rispettandone nel contesto della parità le norme generali, ma ambisce ad una attiva funzione trainante per l’intero sistema scuola”. La scuola cattolica, ha proseguito, “proprio nello spirito della parità vorrebbe che questa condizione le fosse riconosciuta: non certo per rivendicare un’egemonia, ma per aspirare, con spirito di servizio e collaborazione, almeno ad un effettiva parità”. E di finanziamenti alla scuola paritaria, “buono scuola” e detrazioni fiscali - chiesti da mons. Crociata come provvedimenti a breve termine - ha parlato anche il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, definendole “richieste legittime, giuste, anche condivisibili, perché la scuola paritaria cattolica non solo ha la stessa dignità e deve avere la stessa considerazione, ma non deve essere messa in contrapposizione con la scuola statale”. Di qui la necessità di condurre una “battaglia culturale” nel nostro Paese, “da troppo tempo impegnato in una disputa ideologica che vede contrapporre la scuola statale a quella paritaria”, mentre “la Costituzione dice esattamente il contrario, quando afferma la libertà di scelta educativa dei genitori”.

Proposta coinvolgente Quella della scuola cattolica è “una proposta educativa fondata e coinvolgente, che presenta regole chiare” e “consente al giovane la conquista della libertà”. Ne è convinto Dario Nicoli, dell’Università Cattoli-

ca di Milano, intervenuto alla terza Giornata pedagogica della scuola cattolica. “Il secondo ciclo degli studi si presta in modo particolare per affrontare il tema della fede nella prospettiva culturale”, ha esordito Nicoli, secondo il quale oggi si assiste ad una “crisi di motivazione dei giovani di fronte agli studi, specie di cultura generale”. In questo scenario, “parlare di fede” nelle scuole superiori “richiede una prospettiva morale, intesa come adesione libera ad un modo di vita in grado di condurre l’essere umano al suo giusto perfezionamento, entro una dimensione sociale e non puramente individualistica”. È la “questione della libertà”, che si lega al tema del “metodo” come “strada per giungere ad una autentica conoscenza del reale, nel suo legame inscindibile tra Dio, uomo e mono”. In particolare per i giovani, è la tesi di Nicoli, “la regola, in quanto espressione di un punto di contenimento, di confronto e di riflessione, è importante perché, definendo un limite, evita che i ragazzi tendano a vivere superficialmente” e imparino invece la “responsabilità” verso se stessi e gli altri.

Per una “cultura della parità” Diffondere in Italia una “cultura della parità”. È una delle “indicazioni di strategia” del Rapporto, che sollecita chi ha responsabilità, sia in ambito ecclesiale sia civile, ad agire impegnandosi a diversi livelli: “All’interno del mondo ecclesiale - si legge nelle conclusioni del volume - va continuato il confronto con tutte le altre associazioni in modo da costituire un forum dei diritti all’educazione e all’istruzione; tale confronto va anche esteso a tutte le associazioni laiche di scuola non statale, cercando di creare un forum della scuola della società civile; andrebbe aperto un tavolo con i sindacati per studiare la proposta di finanziare con denaro pubblico almeno gli insegnanti delle scuole paritarie; in Parlamento dovrebbe essere costituito un gruppo trasversale sul diritto alla libertà di scelta educativa a cui affidare la stesura di un disegno di legge migliorativo della 62/2000; vanno riprese trattative ad alto livello per la soluzione del problema di una parità effettiva”. Luigi Buccarello

le scuole paritarie, ma contribuisce al progresso di tutto il sistema pubblico di istruzione”. Sul piano del finanziamento pubblico delle scuole paritarie, per la Cei la legge sulla parità “ha previsto sovvenzioni irrilevanti per i costi di gestione”. “Tali sovvenzioni ha fatto notare il segretario generale in leggera crescita dal 1996 al 2002, appaiono da tempo in costante diminuzione: ciò fa sì che in Italia la libertà di educazione continui a essere priva di un riconoscimento effettivo”. Più in dettaglio, le risorse destinate al sistema paritario ammontavano nel 2006 a 566.810.844 euro, ma “a fronte di questa spesa, lo Stato risparmia ben cinque miliardi e mezzo di euro, perché non deve provvedere in proprio all’istruzione di quel milione e più di alunni che beneficiano dell’offerta educativa delle paritarie”. “Un’ulteriore decurtazione del modestissimo contributo dello Stato alla scuola paritaria”, per mons. Crociata, “andrebbe contro gli interessi dello Stato stesso”, la risposta.

Misure a breve e a lungo termine Dopo aver ricordato che “tutte le scuole cattoliche” sono scuole paritarie senza fini di lucro, mons. Crociata si è espresso sul “buono scuola”. “Nonostante il modesto rilievo economico - ha osservato - tale provvedimento ha un’importante valenza giuridica, in quanto per la prima volta sancisce in maniera esplicita il diritto dei genitori, anche a livello economico, alla libertà effettiva di scegliere la scuola corrispondente alle proprie convinzioni”. Per la Cei, quindi, “finanziamento alla scuola, buono scuola e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie ugualmente adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie”. Nel medio periodo, invece, per la Chiesa italiana “è necessario impegnarsi per diffondere la cultura della parità nel nostro Paese”, poiché “corrisponde a un modello organizzativo secondo il quale sono i genitori e gli educandi i titolari della libertà di scelta della scuola da frequentare nel quadro di un sistema educativo integrato e policentrico, dove ogni scuola anche statale è tenuta a definire le caratteristiche della propria offerta formativa”. “A lungo termine”, infine, l’obiettivo è il “passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato a una scuola della società civile, con un perdurante e irrinunciabile ruolo dello Stato, ma nella linea della sussidiarietà”. Nicola Rocca


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Lecce, 27 novembre 2010

zoom

LECCE/La Basilica del Rosario, la luce, le forme e i suoni di un’architettura urbana

1710-2010 GIUSEPPE ZIMBALO Il caso della chiesa di San Giovanni d’Aymo, progettata dallo Zimbalo, può aiutare a comprendere meglio un altro aspetto del modo operativo di questo architetto. Si è spesso parlato da parte della storiografia di Zimbalo “urbanista”, di fatto però, non possiamo parlarne in tali termini. Quelli di Zimbalo, infatti, furono sempre interventi edilizi puntuali piuttosto che progettazioni di ampie parti di città. Il problema è semmai un altro, è cioè capire non solo se nel suo progettare un edificio - compatibilmente con le aspettative e richieste del committente- la città “entri nel progetto” ma anche, meglio ancora, se e come quel progetto si relazioni con il contesto urbano. Veniamo alla chiesa leccese del Rosario. Molto si potrebbe discutere sull’astratto valore architettonico di questa chiesa, sul suo schema a pianta centrale, per dirne una, ma si farebbe un torto alla realtà dei fatti. La genesi di un progetto è spesso fenomeno complesso da riassumere, a cominciare dalla pianta dell’edificio, perchè in questa fase vengono a sovrapporsi esigenze diverse fra le quali quelle, ovviamente, del committente dell’opera, in questo caso i Domenicani. Ciò che possiamo dire con certezza è quanto riportato in alcuni “documenti”. Primo fra tutti la stima dei beni posseduti dai Domenicani fatta per dare corso alla costruzione della nuova chiesa. Il documento (ACALe, Ordini re-

Zimbalo, quando parole e forme si fondono in un inconsueto unicum

ligiosi maschili, Domenicani, Busta I) spiega le ragioni della nuova costruzione. La vecchia chiesa era: “[…] antica e cadente è anco piccola, scura et incapace per il popolo che vi concorre onde hanno deliberato di farne una maggiore e più commmoda […]”. Altri documenti sono: una data (1707) incisa sul fianco destro dell’edificio; un atto notarile (Notaio G. Andrea Gervasi di Lecce, 46/48, atto del 9 luglio 1697) dove si afferma che l’antica chiesa era stata per metà diroccata ed infine un angelo della balaustrata con incisa la data 1728. Traducendo le parole a monte della perizia con sinonimi potremmo affermare che “luce e suono” sarebbero dovuti diventare l’anima del nuovo progetto. Soffermiamoci ad osservare i lati verso la facciata principale. Il nucleo della chiesa attuale è il grande corpo poligonale al centro le cui dimensioni e forma consentono ai presenti di sentirsi sempre direttamente chiamati in causa, coinvolti, durante la celebrazione religiosa e quindi durante le prediche. Tale dispositivo “acustico” è enfatizzato da uno dei bracci della croce, quello, cioè, su cui si imposta la facciata principale della chiesa. Quando si entra nell’edificio di fatto non ci si trova immediatamente al centro della scenografia principale rappresentata dal corpo poligonale ma in uno dei bracci della croce. La profondità di quest’ultimo, i circa 30 passi che separa-

RADIO E DINTORNI

no la facciata e la città dal nucleo della chiesa, isola, sospende lo spazio centrale che così mantiene sempre, anche per le dimensioni in altezza dell’interno, una fondamentale ambivalenza oscillando cioè fra il sacro ed il profano, fra l’essere spazio religioso e spazio pubblico. Le dimensioni in altezza, poi, piuttosto che da un atteggiamento formale preconcetto, quale potrebbe essere il verticalismo della composizione, sembrano dare risposta al problema della grande quantità di luce richiesta dal committente. Grandi finestre sono poste ad una altezza tale da illuminare con la maggiore profondità possibile gli spazi (quelli dei bracci sinistro, destro e del corpo centrale messi assieme) che su di esse sono allineati. La situazione urbana circostante poi non doveva essere molto dissimile dall’attuale o meglio, riteniamo, che non dovessero esservi, almeno da un lato, edifici alti più di due piani; ciò significa che le finestre della chiesa per potere dare la luce pensata non si sarebbero potuti collocare al di sotto dell’altezza dell’edificio vicino più alto. La simmetria ha dopo fatto il resto. La dimensione delle singole finestre ha suggerito, infine, l’ultimo vincolo progettuale da cui è discesa l’altezza massima della fabbrica che oggi vediamo. Fissato questo parametro, quello dell’altezza, il passaggio successivo fu quello, più squisitamente strutturale, di irrigi-

di Alberto Marangio

dire le alte pareti perimetrali e quindi ne scaturirono i due bassi corpi di fabbrica, visibili all’esterno, entro cui trovano posto le cappelle e non solo. Va detto subito poi che lo spessore dei muri del corpo centrale è talmente esiguo da non lasciare supporre che esso fosse stato pensato in origine dallo Zimbalo, appunto, come uno spazio coperto con una cupola o più genericamente con una volta. La rigidezza della struttura è garantita dalla larghezza della facciata e da grandi setti murari visibili all’esterno che accompagnano in altezza i muri laterali. I setti contengono le spinte dei grandi archi che internamente sanciscono il passaggio dai bracci al corpo centrale. Soluzioni interessanti si hanno negli angoli esterni dove si incontrano i pilastri di due bracci contigui. Qui si genera una camera aperta delimitata dalle pareti inclinate del poligono della sala centrale; sulla parete inclinata si apre una grande finestra. L’esposizione solare e la parziale schermatura di questa finestra di fatto intervengono sulla qualità ed intensità della luce interna. Un ultimo aspetto, prettamente urbano, va qui infine segnalato. In una chiesa come quella, ad esempio, di Santa Croce sulla facciata si aprono tre porte, una per ogni navata. Nella chiesa di San Giovanni il principio è lo stesso ma si attua diversamente. La facciata principale si ar-

ticola su due piani reali: quello principale con la porta maggiore e quello posteriore corrispondente ai due lati trasversali della croce. Su questa parete teorica arretrata si aprono le porte secondarie rispettando però le dimensioni in altezza e profondità dei corpi di irrigidimento che costeggiano i due lati della chiesa. Si consideri che quando si varcava la soglia di una di queste porte piccole ci si ritrovava in uno spazio angusto coperto a volta che nulla lasciava presagire della enormità e luminosità dello spazio interno. Al di sopra di ognuno dei vani degli ingresso minori vi è una stanza - una sorta di camera di luce- che, illuminata da una finestra ellittica aperta sopra la porta piccola, si apriva con una finestra (oggi chiusa) verso l’interno della chiesa.

I corpi bassi che fiancheggiano i bracci della croce verso la facciata principale assolvono anche al ruolo di elementi di mediazione fra la massa monumentale della chiesa e gli edifici circostanti. Questa attenzione nei confronti della città ritorna, ad esempio, là dove la statua di San Tommaso d’Aquino è collocata in asse con il portone del cinquecentesco Ospedale dello Spirito Santo oppure, e la cosa è ancora più interessante, allorché un angelo, quello sulla balaustrata a sinistra della facciata, è collocato -riporta l’epigrafe sottostante- a custodire la “via”. L’epigrafe così recita: “Collocavit dominum/ ante Paradisum/ cherubinum/ et flameum gladium/ atque versatilem/ ad custodiendam viam/ Genesi Cap. III.”. Fabio Grasso

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Associazione Media Aid più radio, più sviluppo

Anglicani che rientrano nella chiesa cattolica

Può la radio favorire realmente lo sviluppo dei paesi del sud del mondo? può lo strumento più diretto, più vicino alla gente, per certi versi più semplice, avere davvero un ruolo fondamentale nella crescita di quelle realtà che iniziano finalmente a sfuggire all’arretratezza sociale, economica, democratica? Tale quesito è diventato uno dei principali filoni dell’attività di Media Aid, associazione che dedica il suo volontariato ai temi dell’informazione; fondata alcuni mesi fa da un gruppo di professionisti del settore, Media Aid punta a sostenere la nascita di un efficace sistema di comunicazione anche nei Paesi in via di sviluppo, nonché all’ interno dei gruppi sociali meno favoriti. Lo scorso venerdì 19 novembre, in particolare, l’associazione ha rilanciato il problema attraverso un convegno organizzato a Roma, col patrocinio della Federazione nazionale della stampa italiana e in collaborazione con Link 2007 (associazione che raggruppa dieci tra le più importanti organizzazioni non governative italiane). Nel corso dell’evento sono stati principalmente ripresi i risultati di uno studio recente della Commissione europea: un dossier finalizzato ad identificare i programmi - da realizzarsi con il sostegno di donatori europei - per lo sviluppo di un moderno sistema di informazione, all’interno di realtà che hanno spesso conosciuto anche il peso di regimi autoritari. Protagoniste dell’evento (durante il quale Media Aid ha confermato, tra l’altro, la disponibilità e l’impegno ad approfondire il ruolo della radio nelle emergenze umanitarie), diverse protagoniste della radiofonia italiana, quali Radio Articolo1, Radio Capital e Radio3 Rai: strutture che si sono dichiarate interessate a dare vita ad un rapporto privilegiato con alcune emittenti del terzo mondo, con l’obiettivo di aiutarle nella loro crescita attraverso un supporto professionale, tecnico e formativo. Le stesse tre radio, ad ogni modo, hanno confermato l’ulteriore interesse a fare inoltre da “ponte”, per rilanciare la voce, le iniziative e la musica di tali strutture e fare dunque conoscere le emittenti gemellate anche in Europa. Il merito del convegno è stato dunque l’aver permesso di gettare le basi delle modalità con cui attuare tali progetti (strumenti, risorse, protocolli formativi), a partire dalla definizione delle reali esigenze delle strutture in crescita; ovviamente, per verificare quanto tali propositi lodevoli sapranno effettivamente tramutarsi in risultati concreti, non resta che attendere i prossimi mesi.

Nel corso della sua recente visita in Inghilterra, Benedetto XVI ha beatificato il Cardinale John Henry Newman. Proveniente dalla comunità anglicana, Newman fu pastore anglicano dal 1825 fino al 1845, quando venne accolto nella Chiesa cattolica. La sua beatificazione in terra inglese non poteva non costituire occasione per una riflessione sull’ecumenismo, in un contesto segnato da molti anglicani che, delusi dalle aperture della loro comunità al sacerdozio femminile e al matrimonio omosessuale, guardano con vivo interesse alla Chiesa cattolica. Ripercorrendo, così, il percorso del beato Newman… La possibilità di un ritorno di molti anglicani nel seno della Chiesa cattolica sembra turbare più certi cattolici che la stessa confessione anglicana. A fronte delle obiezioni secondo le quali la loro accoglienza nuocerebbe all’ecumenismo, Benedetto XVI ha infatti esortato i vescovi cattolici britannici ad essere “generosi”, ricordando che “…scopo ultimo di ogni attività ecumenica è la restaurazione della piena comunione ecclesiale” (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi d’Inghilterra, Scozia e Galles del 19 settembre 2010). Il primate anglicano Rowan Williams, in questo mese di novembre in visita da Benedetto XVI, ha invece riferito alla stampa vaticana, al termine dell’udienza, la sua visione positiva dell’Ordinariato, assicurando di non vederlo come “un atto aggressivo, che mira a destabilizzare le relazioni delle Chiese”. L’Ordinariato in questione è quello previsto dalla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus del 4 novembre 2009, apposita-

mente istituito per i fedeli anglicani che desiderano unirsi alla Chiesa cattolica. Secondo quanto comunicato dall’agenzia di stampa Zenit.org, l’Ordinariato svolgerà le sue funzioni a partire da gennaio 2011: tale processo verrà svolto in modo graduato e congiunto tra i Vescovi di Inghilterra e Galles e la Congregazione per la Dottrina della Fede, che stabilirà l’idoneità dei candidati al sacerdozio tra i ministri anglicani che lo richiederanno. La Conferenza episcopale inglese si è espressa in termini di grande speranza: “I Vescovi sanno che il clero e i fedeli che sono su quel cammino di fede porteranno i propri tesori spirituali che arricchiranno ulteriormente la vita spirituale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles”, e faranno “tutto il possibile per garantire che vi sia efficace e stretta collaborazione con l’Ordinariato sia a livello diocesano che parrocchiale”. La bella notizia è che già l’8 novembre 2010 cinque Vescovi anglicani - Andrew Burnham, Vescovo di Ebbsfleet, Keith Newton, Vescovo di Richborough, John Broadhurst, Vescovo di Fulham, e i due Vescovi emeriti Edwin Barnes, ex pastore anglicano di Richborough, e l’ausiliare David Silk di Exeter - hanno annunciato la propria rinuncia al ministero anglicano e il desiderio di entrare nella Chiesa cattolica, seguiti dalle loro comunità. Uno di questi Vescovi sarà chiamato dalla Santa Sede a dirigere l’Ordinariato, che, pur collaborando con la Conferenza episcopale britannica, risponderà direttamente al Papa. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 27 novembre 2010

le nostre città FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

Il cerimoniale giapponese Uno spunto di riflessione può venire in questo numero dal lontano Oriente. Parliamo del cerimoniale in Giappone. Si resta a dir poco sorpresi nel momento in cui si considera quali e quante regole di galateo ci siano da rispettare nell’ambito della vita pubblica oltre che privata. Partiamo dal vertice. Di fronte all’Imperatore bisogna mantenere una distanza di 3 metri, per l’Imperatrice 2 metri bastano. Il saluto: sarebbe grave salutare un giapponese con una stretta di mano perché questa è sostituita dall’inchino e, a seconda del rango della personalità che si ha davanti, si usa un tipo di inchino che può essere a 45°, a 30°. Se si è di fronte a un parigrado basta soltanto un cenno. Fa particolarmente sorridere il cerimoniale dell’eventuale “no” ad una offerta di qualcosa. Impensabile il nostro “no” secco. Indipendentemente dalla volontà di accettare o meno si deve in prima battuta schernirsi e, con ammirabili ringraziamenti e apprezzamenti, celare un garbato diniego. L’interlocutore ha il dovere di insistere. Ancora una volta si torna a dire, secondo il cerimoniale descritto, un gentile “no”. Chi offre a questo punto insiste per la terza volta e, come premesso, indipendentemente dalla volontà di accettare o meno…si deve dire “sì”. Se tutto questo lo spostiamo in ambito commerciale vedremo come l’esito di una proposta di accordo economico sarà il frutto di un lungo ed articolato discorso. Anche nel momento in cui si invia una lettera ad un manager giapponese si deve accuratamente evitare di andare subito al sodo. La forma è sacra. Ancora un esempio: se ci si reca in Giapponese durante i mesi di luglio o di dicembre, bi-

FISCOSENZAVELI

sogna sapere che sono mesi in cui ci si scambia dei regali. Mai usare carta bianca per incartarlo, perché simboleggia la morte. Inoltre, esattamente al contrario di quanto facciamo noi, non va mai scartato davanti alla persona che ce lo ha donato. È nota l’abitudine di cam min a r e senza scarpe in casa. Per i giapponesi l’ambiente interno è degno, infatti, di particolare rispetto. Prima di entrare in una casa bisogna togliersi il cappotto e poi le scarpe e anche nei ristoranti si cammina senza scarpe, sui pavimenti di tatami, mangiando la cucina tradizionale con hashi, i bastoncini di legno con i quali non bisogna mai infilzare il cibo. È quanto di più maleducato si possa fare. Roba da barbari! Infine il Giappone è famoso anche per la sicurezza che regna nelle strade delle sue città. Le donne possono girare da sole sia di giorno che di notte e spesso si vedono bambini prendere da soli la metropolitana. Una giacca, una borsa o un portafoglio lasciati sul tavolo di un ristorante in attesa del loro proprietario, né preoccupano, né tentano nessuno. Il rispetto per l’altro appare massimo. Un rispetto dovuto, ad esempio, dai ministri agli elettori e all’opposizione. Non è passata inosservata la vicenda che ha portato il ministro della Giustizia giapponese, Minoru Yanagida, alle di-

missioni. Una gaffe all’origine di tutto: Yanagida aveva scherzato sulla facilità del suo incarico governativo, dichiarando che come ministro avrebbe dovuto solo ricordare alcune frasi per rispondere alle domande dei parlamentari. “Basta saper dire frasi come: seguiamo la vicenda in base alle leggi in vigore e agli elementi a nostra conoscenza”, aveva affermato con leggerezza. La gaffe ha scatenato la pronta reazione dei parlamentari di opposizione, che hanno subito chiesto le sue dimissioni. Al ministro non è rimasto che assumersi la colpa d’aver “ rilasciato queste dichiarazioni imprudenti e scherzose”. Rammaricandosene profondamente ha seguito le indicazioni del premier Naoto Kan che gli ha suggerito di lasciare l’incarico per il bene del Paese, poiché seriamente l’opposizione aveva minacciato di boicottare i lavori del pacchetto economico varato dal governo. I commenti finali possiamo, a questo punto, ometterli.

CAMPI SAL.NA/La XVI edizione della Città del Libro

La cultura dà appuntamento a tutti Ha aperto le porte del Centro Fieristico di Campi Salentina l’edizione 2010 della ”Città del Libro”, rassegna nazionale degli autori e degli editori. Un calendario ricco di appuntamenti culturali per bambini, giovani e adulti. Dal 25 al 28 novembre è possibile assistere a mostre, laboratori didattici, incontri con gli autori, tavole rotonde e la consueta esposizione degli editori. Quest’anno il titolo della rassegna è “Eroi di Carta”, invenzione artistica e realismo quotidiano. Un viaggio alla scoperta dei personaggi reali o di fantasia, autori di libri o protagonisti delle storie narrate che, per il loro spessore umano, la loro originalità e il loro modo di trasmettere cultura, hanno lasciato il segno nella scena letteraria contemporanea e nell’immaginario collettivo. Numerosi appuntamenti con le più recenti e più autentiche espressioni in materia di letteratura, musica, teatro, attualità e scienza accompagnano il visitatore in questo itinerario alla volta di una maggiore conoscenza del tema trattato. Tra le altre iniziative, la manifestazione dedicherà un’attenzione particolare alle “politiche di genere” e alla condizione femminile. A proposito va segnalata la tavola rotonda “La donna in Italia e nel mondo” attraverso la presentazione dei libri della giornalista Giuliana Sgrena “Il prezzo del velo” e “Il ritorno”. Parteciperanno Lucia Castellano, direttrice del carcere di Bollate, Maria Rosaria Buri, interprete professionista e specializzata in diplomazia e relazioni internazionali, Filomena D’Antini Solero, assessore alle politiche sociali della Provicia di Lecce, l’avvocato Milena Carone, UDI, Alessandra Schiavone, Ilaria Lia, direttore

responsabile del mensile “Abc donna”. Giovedì 25 novembre, alle ore 18, si è tenuta l’inaugurazione presso l’Auditorim del Centro Fieristico alla presenza di Roberto Palasciano, Sindaco di Campi Salentina, Antonio Gabellone, Presidente della Provincia di Lecce, Loredana Capone, Vice Presidente della Regione Puglia, Silvia Godelli, Assessore regionale Mediterraneo Cultura Turismo, e Maria Novella Gaurino, Presidente della fondazione Onlus “Città della Libro”. Ma già dal mattino, alle 9.30, il primo incontro con le scuole elementari e dell’infanzia con lo spettacolo “Giardini di plastica” a cura dei Laboratori teatrali Koreja. Un viaggio sorprendente alla scoperta di mondi magici, strani e fantastici personaggi, suggestioni orientali, ritmi e colori, divertenti gag-battibecco intratterranno i piccoli spettatori proiettandoli in un mondo magico e immaginario. Bambini e ragazzi, nelle ore del mattino, potranno prendere parte ai laboratori didattici che spaziano da quello musicale, artistico, di scrittura creativa al teatrino, il laboratorio sulla stampa e quelli educazione ambientale. Ma anche tante mostre. Innazitutto, “Il veliero parlante” esposizione di libri fatti dai bambini delle scuole partecipanti al progetto; “Un mare di storia - Archeologia subacquea nel Salento” a cura dell’Università del Salento; “Fumetto d’autore”, mostra fotografica a cura di Stefano Fittipaldi e Silvia Zoppi Garampi; “Giulio Parisio fotografo futurista”, e infine, “Omaggio a Vittorio Bodini”, un viaggio alla scoperta dello scrittore salentino attraverso testimonianze e documenti. E proprio a Bodini sono dedicati altri appuntamenti della rassegna. Venerdì 26 novembre, alle ore 12, “Leggendo Bo-

dini a 40 anni dalla sua morte”, presentazione della collana “Bodoniana” e la lettura di alcuni testi. E ancora “Sotto il segno di Vittorio Bodini”: da un’idea di Besa editrice, con la partecipazione di Edizioni Voilier, Kurumuny edizioni, Capone editore, Lupo editore, Edizioni Libellula, Controluce edizioni, domenica 28 novembre, presso la sala del Cento Servizi, alle ore 20, un momento cultura volto a celebrare il ricordo, per l’anniversario della scomparsa, del poeta salentino, che ha segnato letteratura italiana e la cultura del Novecento. Inoltre, venerdì 26, alle ore 16, la tavola rotonda “L’imprenditoria salentina: scelte e strategie per guardare al futuro” a cura della Camera del Commercio di Lecce. Interverranno Alfredo Prete, Loredana Capone, Nicola Di Cagno, Gabriele Pagliardini. Sabato 27 novembre, alle ore 18, la presentazione del libro, edito da Rizzoli, “Il futuro della libertà. Consigli non richiesti ai nati nel 1989” di Gianfranco Fini. Adriana Poli Bortone dialoga con l’autore. Per tutti i dettagli e il calendario completo degli appuntamenti si può visitare il sito www.cittadellibro.net. Sara Foti Sciavaliere

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo e Tr ibutario

La perla di Giovanni Minafra

La legge 44/99: per le vittime d’usura La legge citata ha istituito un fondo di solidarietà per le vittime di richieste estorsive e/o usura. La legge n. 44/99, in realtà, è poco conosciuta, nonostante le disposizioni siano in vigore da tempo. All’art. 1 la legge ha stabilito un’elargizione a titolo di ristoro per coloro che subiscono un danno a beni mobili, immobili, ovvero lesioni personali, ovvero un danno sotto forma di mancato guadagno direttamente derivante da fenomeni di carattere estorsivo. Soggetti beneficiari I soggetti beneficiari sono gli esercenti un’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera professione o arte. Condizioni per l’elargizione I richiedenti possono ottenere l’elargizione se: la vittima non ha aderito alle richieste estorsive; la vittima non ha concorso al fatto delittuoso; il delitto sia stato denunciato all’autorità giudiziaria Ammontare dell’elargizione L’elargizione è corrisposta nei limiti di tre milioni di euro ed è esente dal pagamento delle imposte. Come e dove presentare la domanda La domanda deve essere inoltrata presso la locale prefettura nei termini di 120 giorni dalla presentazione della denuncia, ovvero dalla data in cui l’interessato ha conoscenza che dalle indagini preliminari siano emersi elementi atti a fare ritenere che l’evento lesivo sia conseguente a delitto commesso per le finalità estorsive. Sospensione dei termini A favore dei soggetti nei cui confronti sia stata richiesta la speciale elargizione, opera la sospensione dei termini di scadenza dalla data dell’evento lesivo. Ciò per tutti gli adempimenti amministrativi e per il pagamento dei ratei dei mutui bancari, ipotecari, nonché di ogni altro atto avente efficacia esecutiva. Sono altresì sospesi per la medesima durata i termini di prescrizione e perentori legali e convenzionali, sostanziali e processuali comportanti decadenze da qualsiasi diritto, azione ed eccezione che sono scaduti o scadano entro l’anno. Lo studio legale Palladino è a disposizione per ulteriori informazioni al seguente indirizzo:palladino@loradelsalento.it

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

La marcia sinfonica “La perla”, di Giovanni Minafra, è una composizione che offre molti spunti di riflessione e che permette di far emergere una particolare ricerca timbrica, molto cara al compositore contemporaneo della terra pugliese. Il brano apre con l’apporto di tutto l’organico bandistico; si tratta di un’introduzione dal carattere allegro e solenne; l’ascoltatore è catturato dall’insistente linea-guida della melodia che lo condurrà, attraverso i colori caldi della tradizione, a ripercorrere degli itinerari melodici che il Minafra intende proporre. Il primo, introdotto da un tappeto armonico sostenuto dai secondi clarinetti soprani, dai corni, dalle cornette in sib., dai flicorni bassi e dalle percussioni, si presenta con un moto discendente della melodia sino a raggiungere la sua ottava inferiore, risale brevemente e si ferma momentaneamente su un veloce passaggio cromatico; il carattere è distensivo e sereno, utile a diffondere un senso di tranquillità nell’animo dell’ascoltatore. Nella parte ritornellata è previsto l’intervento dei primi clarinetti soprani, i quali si muovono in contrapposizione con il tema principale per alimentare un denso dualismo che bilancia le due linee sonore; infatti, la direzione melodica dei primi clarinetti soprani si muove verso l’alto con un ritmo più ricco del tema primario affidato, sin dall’inizio, ai sassofoni contralti, ai sassofoni tenori, ai flicorni tenori e ai flicorni baritoni. Si deve individuare, inoltre, l’ulteriore rinforzo giunto dal flicorno sopranino al fine di rinvigori-

re la linea del tema e illuminare maggiormente la sezione dei flicorni scuri. L’equilibrio dinamico si raggiunge proprio nella versione ritornellata, in cui quasi tutto l’organico è impegnato a sostenere le proprie idee sonore per realizzare il progetto musicale del compositore. Le maggiori riflessioni emergono dalle scelte timbriche riguardanti la sezione della banda che propone il sostegno ritmico-armonico: proprio il ritmo, pausa di croma-sei semicrome-quattro crome, che avvolge consistentemente il tema e lo rende più solido e incisivo alla sensibilità uditiva del fruitore, è il primo segnale di una decisa scelta compositiva. Un secondo è offerto dall’intervento costante delle cornette in sib., un tipico esempio di coloritura armonica con strumenti prevalentemente usati per squilli e brillanti interventi sonori; in questo caso, si nota la natura pacata e omogenea dell’intero intervento; così il compositore ottiene l’effetto desiderato e simultaneamente ravviva l’energia interiore della melodia principale e intensifica l’azione armonica in cui operano le cornette in sib. Non va dimenticato l’apporto dinamico delle percussioni che amplificano il tappeto armonico e lo rendono più robusto e determinante all’interno dell’intero organico. Un ulteriore contributo al concetto precedente viene avvalorato dall’intervento dei flicorni contrabbassi perché, attraverso la loro azione di sostegno, consentono all’intera composizione di sviluppare una spinta propulsiva più vicina alle esigenze della melodia principale.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 27 novembre 2010

le nostre città LECCE/Il 2 dicembre a S. Lucia, la presentazione del catalogo

LECCE/Il volume di Giberson e Artigas alle Paoline

La Via Crucis di Spedicato Parola ai profeti senza Dio Dove si può cercare la forma? Cominciare un articolo con una domanda potrebbe essere un’anomalia, un violare le regole del buon e bel comporre, ma il caso, la circostanza, la forma, come si diceva, obbliga ad andare contro le regole della consuetudine. Non avevo altri modi se non quello della domanda per avvicinarmi alle sculture di Salvatore Spedicato che il prossimo 2 dicembre 2010, presso la nuova chiesa di Santa Lucia in Lecce, alle ore 19.30 presenterà il suo volume-catalogo sulle formelle della Via Crucis in questa chiesa collocate. La domanda, quella iniziale, vorrei dire che scaturisce da un normale percorso visivo ma di fatto così non è, perché i tempi attuali trasudano forme a tutto spiano che, condite in tutte le salse filosofiche, in tutti i significati più o meno subliminali, oramai sono dappertutto senza tregua. In ogni dove è il senza senso e tutto appare privo di quella storia che “fa” il significato del “fare” artistico. Questo generale supermercato della forma in cui viviamo, o meglio in questo hard-discount formale dove tutto si compra a basso prezzo ci sono, anzi, si insinuano le forme delle opere di Spedicato. Quella sua di questi ultimi

anni soprattutto è una produzione incentrata, o meglio, caratterizzata da una sorta di primitività. Le linee sulle sculture sono percorsi avidi di luce come i solchi dei campi prima della semina; e così in quei solchi dai colori cupi si annidano le speranze del futuro - dovrei dire da un punto di vista logico - ma il caso specifico mi obbliga a sovvertire le regole verbali ancora una volta e quindi devo, voglio parlare per le opere di Spedicato delle speranze del passato piuttosto che di quelle del futuro. Esse sono li, fra quei segni scolpiti che hanno il coraggio di portarsi dentro la stessa gestualità del disegno. I disegni di tale artista promettono forme scolpite che poi lo scolptito mantiene. Vedi un disegno e ne trovi la conferma nella scultura. A chi pensi a quest’ultimo come un aspetto della realtà secondario, quasi banale, pleonastico vorremmo invece ricordare che il dramma, la tragedia dell’arte contemporanea sta proprio nel fare promesse senza poi mantenerle; i prodotti pubblicizzati in radio o televisione fanno promesse, prefigurando orizzonti risolutivi di tutti i problemi quotidiani o meno. Il tenere fede al disegno è mantenere una promessa di forma ed in questo patto di fede c’è il costruire la prospettiva con un

A Torchiarolo la Giornata dell’Impegno e della Solidarietà

orizzonte circolare che abbraccia al contempo passato e futuro. Un patto fra soggetti in genere si stringe con una stretta di mano, nel caso delle opere di Spedicato, questo sodalizio si stringe con gli occhi che seguono l’andamento delle forme nelle figure. Tutto questo discorso - che ha il peso, la responsabilità del fare arte - diventa ancora più significativo nel caso della Via Crucis. L’arte sacra è un ambito complesso sotto molti punti di vista perché è l’affrontare un fatto umano come quello della infinita sofferenza di Cristo attraverso materiali poveri, umili ed in ogni caso distanti cronologicamente da quella sacralità. La semplicità delle forme, dei materiali, come di fatto accade nella Via Crucis, obbliga a riflettere, a fare domande piuttosto che ad adagiarsi sulle certezze inconsistenti cui il mondo quotidiano della pubblicità (rimanendo sempre nel campo delle immagini) ci ha abituati. Quella di Spedicato è quindi una sorta di lotta di resistenza tesa a pronunciare parole sacre, scandendone il significato e non avendo paura di pronunciare quei suoni visivi tanto atavici quanto moderni. O moderni in quanto sinceramente atavici? F.G.

È stata celebrata nei giorni scorsi la “Giornata dell’impegno e della legalità”, in vista della “giornata nazionale della memoria” in programma nella primavera 2011. Tema dell’incontro, organizzato dai Soci del Centro Studi “Don Luigi Sturzo”, è stato “legalità, libertà e vuoto educativo”. Ospiti illustri sono stati il Procuratore della Repubblica di Brindisi, dott. Marco Dinapoli, nonché rappresentanti delle forze dell’ordine locali, territoriali e provinciali, le associazioni antiracket di S. Pietro Vernotico e Cellino S. Marco. Protagonista principale dell’incontro è stato don Luigi Merola, il “coraggioso prete anticamorra”, salito alle cronache nazionali per il forte impegno a servizio della legalità e della lotta contro le mafie. “Quello che posso dire - ha sostenuto il dott. Dinapoli

- è che nel momento in cui si opera nel contrasto giudiziario antimafioso, si iniziano a vedere cose che altri non notano”. “Oggi stiamo catturando diversi boss mafiosi, ma la soluzione carceraria non è sempre la migliore. Ciò che sicuramente è deterrente efficace è la prevenzione; è in tale contesto che occorre agire, educare soprattutto i giovani, in tale direzione è l’azione primaria da svolgere”. È quindi stata la volta del giovanissimo “prete di frontiera”. “Siete cretini se pensate che fare il boss è bello; siete scemi se pensate che con lo spinello potete sentirvi protagonisti della vostra vita. Spegnete la televisione, curate i rapporti con i vostri amici non usando solo e sempre facebook. è fondamentale che le nuove generazioni vengano educate alla legalità; “dovete sapere che chi rispetta la legge vive

di Giovanni Napolitano

VITE MIGRANTI

Regia Corvetta Caracciolo: diario del nonno Il 26 febbraio 1884 la nave Caracciolo avvistò il porto di Amboyna e la poetica bellezza della città ammalia i nostri viaggiatori. L’arrivo dell’equipaggio fu salutato allegramente dalle canoe di indigeni, cariche di frutta scimmie e pappagalli. La particolarità delle canoe dei malesi è quella di assomigliare in maniera strabiliante alle gondole di Venezia. La permanenza fu piacevole e trasformò il pratico Umberto in un romantico poeta:” ..ora, è da immaginarsi qual piacere dà essere quasi sotto la linea equinoziale e sentire imperioso il bisogno di bagnarsi senza paura di pesci mostri e pochi metri da una spiaggia come quella in un mare così placido e terso da lasciar trasparire il fondo di una sabbia finissima leggermente ondulato e poi discendente a picco”.

Egli descrive in maniera entusiasta i luoghi del soggiorno dilungandosi sulla narrazione della bellezza del paesaggio che lasciava sognare gli impressionati spettatori. Tale bellezza è contornata dall’incredibile ospitalità della popolazione locale che Umberto descrive: “….le loro forme sono regolari, hanno capelli lisci, naso schiacciato e zigomi sporgenti. Sono del color del cioccolato con occhi neri e bellissimi. La foggia del vestire è molto pittoresca, in quanto gli uomini portano uno straccio colorato solo per coprirsi le parti indecenti, mentre le donne indossano una specie di sacco che arriva loro fino alle ginocchia”. La religione praticata dai malesi è quella maomettana, mentre i cattolici presenti si distinguono per le grosse medaglie che portano al collo. La dominazione sull’isola

Fede e scienza secondo la vulgata modernista sarebbero in contraddizione, come se l’una escludesse l’altra. La vita vissuta, l’esperienza diretta, ma soprattutto il mirabile magistero del Santo Padre Benedetto XVI, dal suo insediamento (aprile 2005) fino ad oggi, ci dicono al contrario che laddove non arriva e non può arrivare la scienza c’è sicuramente la fede. Ed è sempre il Papa che, già da Cardinale a capo della Congregazione per la dottrina della fede, ci invita a riflettere sull’insufficienza della ragione umana, pur fondamentale per un corretto vivere civile, a fornirci tutte le risposte esistenziali sulla vita. Da qui l’indispensabilità della Fede in N.S.G.C. e l’importanza della preghiera e dell’intercessione di Maria, Madre delle Madri. Queste tra l’altro sono alcune delle riflessioni dell’intervento iniziale di Vincenzo Pitotti, Reggente Reg.le di Alleanza Cattolica, che ha aperto così l’incontro di presentazione del testo di Giberson e Artigas, moderato dal militante storico di A.C. e giornalista pubblicista Roberto Cavallo, approfondito dall’enciclopedico Direttore della rivista “Altre Strade” Cosimino Galasso. Cavallo spiega come gli autori, attraverso l’esperienza di sei famosi scienziati, tre biolo-

era olandese, così come il governatore presente in loco. Purtroppo, la piacevole permanenza sull’isola fu breve, in quanto giunse ordine da parte del Console d’Italia in Cina che obbligò la Caracciolo a partire immediatamente alla volta di Singapore “per difendere e riscattare vite italiane per fatto vapore Niger” e cosi il romantico Umberto, rattristato dalla partenza riporta nel suo diario questa frase: “il mare, per chi lo contempla per lungo tempo e specialmente per le persone impressionabili dà sempre una sensazione da non potersi descrivere, perché quelle onde che si frangono alla riva o scivolano morbidamente su altre onde, affascinano tanto che si vorrebbe da esse essere abbracciati ed abbracciarle e tuffarvisi dentro con una voluttà senza fine”. Il viaggio continua.

gi e tre fisici, si sforzino di dimostrare l’indimostrabilità dell’autosufficienza della scienza, causa indiretta, essa stessa, dell’esistenza di Dio. I sei sono quei sacerdoti della scienza, appunto quei Profeti senza Dio, che non si può fare a meno di conoscere se si vuol riflettere sui temi dell’evoluzione, della creazione, del presente e del futuro del cosmo e della vita umana. Sei studiosi che hanno proposto la scienza come una nuova fede, ma che il tentativo del citazionista Galasso è proprio quello di rovesciare e smascherare. È la scienza che ci accompagna alle necessita dell’essere, sostiene Galasso, e sembrerà paradossale, ma è proprio la matematica, regina tra le scienze, che partendo necessariamente dagli assiomi (sillogismo aristotelico) ci avvicina all’evidenza di Dio. Scienza che altro non è se non conoscenza certa ed evidente di un enunciato in forza del suo proprio perché. Suggestivo è il riferimento alle 14 colonne presenti in un famoso giardino di Kyoto in Giappone. Delle 14 da terra ne son visibili solo 13, la 14° si riesce a vedere solo salendo, appunto dall’Alto. Interessantissima è la figura di Steven Weinberg, ateo auto dichiarato, studioso delle particelle elementari dell’infinitamente piccolo, il quale si è

in tutte le accezioni che la vita stessa comporta. E si vive liberi chi non le rispetta va in carcere e lì rimane. Purtroppo però - ha continuato il prete spesso ce la prendiamo con i giovani se non rispettano la legge, mentre non capiamo che spesso siamo noi adulti che dovremmo dare per primi l’esempio del buon comportamento. Come possiamo pretendere dai ragazzi di comportarsi in un certo modo quando siamo noi per primi che tradiamo col nostro agire quei valori?”. “Chi te lo fa fare a rischiare?” gli ha chiesto un ragazzo; “la forza mi viene da Colui che mi ha chiamato e al quale ho donato la mia stessa vita: Gesù. è stata la sua risposta! Una autentica testimonianza di fede che lo rende credibile agli occhi persino di chi è scettico nella fede. Grande soddisfazione da parte di

occupat o delle origini dell’Universo e lo ha fatto non solo attraverso studi e ricerche, ma anche scrivendo un fantastico libro I primi tre minuti, nel quale scrive di questa grande massa di calore iniziale che tutto ha fatto e avvolto. L’apparente paradosso che si perpetua è che sono le stesse prove scientifiche a darci la dimostrazione dell’esistenza di una Entità Altra. Per il biologo Stephen Jay Gould: “l’umanità è un’insignificante e casuale sottoprodotto dell’evoluzione. Il mondo non è stato fatto per noi”. Ad aggiustare il tiro ci penserà invece mons. Georges Lemaitre fautore della teoria del Big Bang che tra l’altro stringerà amicizia con Albert Einstein a riprova dei tanti, troppi pregiudizi che hanno accompagnato la Chiesa, a partire almeno dalla questione galileiana. Insomma la fede non è nemica della scienza ed anzi ha bisogno di essa per realizzarsi e completarsi. Giovanni Costantini

tutti, acclamato e circondato dai ragazzi e dagli adulti presenti, entusiasti per la eccezionale serata, suggellata dal messaggio del “Non mollare mai” che don Luigi ha voluto incidere sul libro, scritto a quattro mani, con la giovanissima Elisabetta Di Paola “Nei vicoli di Forcella… il sorriso degli angeli” (Ed. Eracle) e distribuito ai presenti. A concludere la straordinaria serata è stato il Presidente Onorario del Centro Studi dott. Nicola Serinelli, il quale nell’offrire, a nome dei soci, un piccolo pensiero agli ospiti, ha ringraziato tutti. “Ho ammirato il coraggio di don Luigi per rendere credibile e spendibile la Verità, quella con la V maiuscola”; riferendosi a lui ha ricordato la frase pronunciata da don Pino Puglisi, poco prima di essere ammazzato dalla mafia: “Non starò zitto e parlerò sempre per amore della mia gente”.

IN GALLERIA

di Alessandra De Matteis

The social network di David Fincher Definito da molti il film dell’anno, un film da premio Oscar, accolto positivamente quasi all’unanimità dalla critica, è arrivato il 12 novembre nelle sale cinematografiche italiane “The social network” del regista David Fincher. In una sera d’autunno del 2003, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg, un genio dell’informatica, siede al suo computer e inizia con passione a lavorare ad una nuova idea. Passando con furore tra blog e linguaggi di programmazione, quello che prende vita nella sua stanza diventerà ben presto una rete sociale globale che rivoluzionerà la comunicazione. In soli sei anni e con 500 milioni di amici, Mark Zuckerberg è il più giovane miliardario della storia... ma per lui il successo non sarà l’unica novità, gli porterà anche complicazioni sia personali che lega-

li. Chi va al cinema per vedere un film su facebook rimarrà certamente deluso, invece, chi va per vedersi un gran bel film, finalmente un po’ di cinema vero con “The social network”, centrerà sicuramente l’obiettivo. David Fincher, riesce a realizzare una storia vera, nel modo più adatto. La struttura narrativa è ottima, la sceneggiatura è perfettamente riuscita e i dialoghi sono ironici ma non banali, ogni battuta riesce nel modo adatto. Non solo il modo di raccontare la storia è perfettamente riuscito, anche gli interpreti scelti sono stati perfetti per i ruoli a loro assegnati. Uno straordinario Jesse Eisenberg interpreta il giovane genio Mark Zuckerberg, ogni sua caratteristica viene ben messa in evidenza; Andrew Garfield bravissimo nei panni di Eduardo Saverin, l’amico di sempre; i personag-

gi dei due ‘gemelli’ interpretati da Armie Hammer e Joshua Pence, sono veramente credibili; infine Justin Timberlake sta iniziando a far parte del mondo del cinema in modo eccellente. Difficilmente nei 120 minuti di film, lo spettatore si stacca dalla poltroncina, perché la pellicola con il suo ritmo frenetico non riesce proprio ad annoiare. “The social network”, sembra essere veramente il film dell’anno, non ci svela nessuna verità, non critica nessuno, ma ci pone delle domande a cui, forse, nessuno riuscirà mai a rispondere.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 27 novembre 2010

appunti

Niccolò Ammaniti. Io e te Il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, “Io e te”, edito da Einaudi, è un moderno e pungente ritratto dell’adolescenza di cui l’autore romano è un impareggiabile ritrattista. Nel nuovo breve romanzo, Ammaniti ha lasciato da parte lo stile grottesco di “Che la festa cominci” (Einaudi 2009), e torna al romanzo di formazione. A quel mondo della prima giovinezza ed a quel modo di raccontare che abbiamo già incontrato in “Branchie” (Einaudi 1997) e nel gran capolavoro “Io non ho paura” (Einaudi 2001). “Con una manciata di ingredienti Ammaniti costruisce un racconto di fulminea precisione sul più semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi”, recita la quarta di copertina. Il protagonista della storia si chiama Lorenzo Cuni, ha quattordici anni, è molto introverso ed un

pò nevrotico, ma è anche un ragazzo molto sensibile ed acuto, pieno di fantasia ed immaginazione. Vive il difficile momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta che non può avvenire senza dolore. Se potesse passerebbe l’intera giornata a leggere romanzi di Stephen King, a giocare a qualche videogioco, a mangiare merendine e bere Coca-cola. I genitori sono molto preoccupati: non esce mai, a parte la scuola dove si reca solo per obbligo, e non ha nessun amico. Ha una sorella, Olivia, di undici anni più grande di lui, figlia dello stesso padre ma di madre diversa. Lorenzo non la vede quasi mai. “Mi aspettavo fosse brutta e con il viso antipatico come le sorellastre di Cenerentola e invece era incredibilmente bella, una di quelle ragazze che appena le guardi ti si infuoca la faccia e tutti capiscono che la tro-

c@ttolici in rete argo

la felicità, scoppia addirittura a piangere. Ma Lorenzo non è stato invitato da nessuna parte. Quindi è costretto ad architettare un piano: decide di passare la sua settimana bianca rintanato nella cantina del palazzo in cui vive con i suoi genitori. In quella cantina Lorenzo è felice. Circondato da sottaceti, tonno, merendine e Coca-cola, libri horror e videogiochi, non è costretto a nessun conflitto, a nessuna recita. Anche se per riuscire in questa impresa Lorenzo dovrà raccontare una sfilza di bugie alla madre che lo crede sulla neve, fingere telefonate rassicuranti e sfuggire al controllo del portiere del palazzo soprannominato il “Cercopiteno”. E comunque si tratta di una vera e propria vacanza per il ragazzo, almeno fino a quando non arriverà un’ ospite inattesa con tutto il suo mondo fatto di cose reali. Da qui

NICCOLÒ AMMANITI, Io e te, Einaudi Stile Libero, 16.00, pag. 116

M U S I CALM E NTE Il decimo forum del Progetto culturale Al Politeama Romeo e Giulietta Anna Rita Favale

IL POLLICE

IL CONFRONTO Per quelli della nostra generazione, il nome tivusette segna ed identifica non solo un tempo ben preciso della nostra età, ma anche il poter fruire di un giornalismo particolare e diverso, che aveva, nelle inchieste di Sergio Zavoli, la sua punta di diamante. Ma si sa, il tempo passa e tutto si modifica. Non in meglio, diciamo noi, capaci ancora di fare confronti e di esprimere opinioni. Il nuovo “TV7” (Rai Uno, ore 0,05) non ci convince, in quanto ci appare - anzi è - un susseguirsi di titoli e di servizi di breve e/o media durata, e sovente senza alcun importante e necessario approfondimento. Sarebbe più giusto, a nostro avviso che la redazione, formata dagli ottimi professionisti che conosciamo e che stimiamo, potesse guardare con più attenzione a pochi argomenti (non più di tre per volta, a nostro avviso), voltandoli e rivoltandoli da tutte le parti. Ovviamente secondo un montaggio pieno di ritmo e di velocità, in modo da tenere avvinti i telespettatori, oggi facilmente attratti da veline, giochi, salotti e dintorni.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Dall’inizio di dicembre un nuovo strumento si affianca a quelli già operativi e messi in campo dal Governo a sostegno delle attività imprenditoriali e della competitività delle imprese. Sarà Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione di investimenti e lo sviluppo d’impresa, il soggetto gestore delle agevolazioni previste dai tre nuovi decreti del Ministero dello Sviluppo Economico, firmati lo scorso 6 agosto e rivolti alle imprese che intendano effettuare investimenti produttivi nei settori della ricerca, dell’innovazione e delle energie rinnovabili. Le tre nuove misure si rivolgono a imprese piccole, medie e grandi che decidano

vi bella e se ti parla non sai che fare con le mani, non sai neppure come sederti”. Questo racconta Lorenzo della sorellastra ricordando il loro primo incontro quando lui aveva già dodici anni. Per evitare ulteriori preoccupazioni ai genitori, Lorenzo torna a casa raccontando aneddoti divertenti sulle sue giornate a scuola, scherzi con gli amici. Ma tutto questo è lontano dalla realtà anni luce: “Più inscenavo questa farsa più mi sentivo diverso. Da solo ero felice, con gli altri dovevo recitare. Questa cosa, alle volte, mi impauriva. Avrei dovuto imitarli per il resto della vita?”. Un giorno, quasi senza rendersene conto, Lorenzo dice ai genitori di essere stato invitato da un’amica, Alessia, la più bella della scuola, a Cortina per una settimana bianca. I genitori sono felicissimi. La madre, per

marialucia andreassi inizierà un importante processo di crescita, fatto di dolore, di disperazione, di condivisione. Il romanzo è breve, sono poco più di cento pagine che si leggono in un soffio. Si inizia scendendo nel torbido, nel buio, e si finisce uscendo alla luce, rafforzati. Un libro consigliato ai genitori, per ricordare la fatica e le crisi adolescenziali, ma anche agli stessi ragazzi, che possono trovare in questo testo un amico ed una profonda comprensione.

Tommaso Dimitri

“In virtù della sua storia e della sua cultura, l’Italia può recare un contributo validissimo in particolare all’Europa, aiutandola a riscoprire quelle radici cristiane che le hanno permesso di essere grande nel passato e che possono ancora oggi favorire l’unità profonda del Continente” (Benedetto XVI). Questa la frase che fa da sfondo alla pagina dedicata dal Progetto Culturale della Cei per il “X Forum” dal titolo: “Nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Tradizione e progetto” che si terrà a Roma dal 2 al 4 dicembre 2010 (Complesso Santo Spirito in Sassia - Borgo S. Spirito): www.cci.progettoculturale.it/xforum. I Forum del “Progettosono stati occasioni per un nuovo dibattito e un confronto diretto all’interno della comunità ecclesiale, che ha visto coinvolte, insieme ad alcuni Vescovi, circa duecento figure di rilievo della cultura cattolica. Iniziati nel 1997 con una riflessione introduttiva sugli orizzonti del progetto culturale, si sono poi articolati nel corso degli anni in vari momenti: Fede, libertà, intelligenza (1997), L’Europa sfida e problema per i cattolici (1998); Mutamenti culturali, fede cristiana, crescita della libertà (2000); Il futuro dell’uomo. Un progetto di vita buona: corpo, affetti, lavoro (2001); Di generazione in generazione. La difficile costruzione del futuro (2003); A quarant’anni dal Concilio. Ripensare il Vaticano II, di fronte alle attuali sfide culturali e storiche (2004); Cattolicesimo italiano e futuro del Paese (2005); La ragione, le scienze e il futuro delle civiltà (2007); L’emergenza educativa: persona, intelligenza, libertà, amore (2009). Il sito permetterà di seguire con video-streaming l’evento in tempo reale. Gli interventi di giovedì 2 dicembre, tutti di particolare spessore culturale, saranno curati da Andrea Riccardi “Identità e missione”; Claudio Scarpati “Sul patrimonio culturale”; Agostino Giovagnoli “I nodi di 150 anni di storia”; Lorenzo Ornaghi “Sul presente e il futuro dell’Italia”. Venerdì 3 dicembre si riprenderà il dibattito articolato per gruppi e nel pomeriggio la tavola rotonda con la partecipazione di Giuliano Amato, Dino Boffo, Lucio Caracciolo e Giuliano Ferrara. Introduce il card. Angelo Bagnasco, Presidente della Cei e conclude, sabato 4 dicembre, il card. Camillo Ruini, Presidente del Comitato per il Progetto Culturale.

Giunge alla sedicesima edizione il progetto destinato alle scuole elementari, medie inferiori e superiori “La Scuola a Teatro”, l’iniziativa a cura del Balletto del Sud e in collaborazione con la Fondazione Ico Tito Schipa, la Provincia di Lecce e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Tale progetto, ha come obiettivo quello di avvicinare i giovani alla cultura del teatro, del balletto e della musica, e ha visto spettatori delle passate edizioni fino a 3.000 studenti. L’edizione 2010 avrà luogo nelle mattine dei giorni 16, 17 e 18 dicembre 2010 presso il Teatro Politeama Greco di Lecce. Il titolo proposto è “Romeo e Giulietta” con le coreografie di Fredy Franzutti, musiche di Sergeij Prokofiev eseguite dall’orchestra “Tito Schipa” diretta dal maestro Marcello Panni, scene di Francesco Palma. Lo spettacolo sarà presentato nello stesso teatro nei giorni 17 e 18 dicembre alle ore 21.00 e il 19 dicembre alle ore 18.00 per poi affrontare la tournée nazionale. “Da sedici anni proponiamo alle scolaresche spettacoli di qualità con titoli tratti dalla tradizione romantica - spiega il coreografo Franzutti. Lavoriamo nella certezza che una prima esperienza positiva possa diventare in futuro un’abitudine. Diamo l’opportunità ai giovani studenti di ammirare artisti di valore internazionale. Ci proponiamo di formare un pubblico che potrà scegliere il teatro come luogo culturale, uno spazio dove assimilare informazioni, contenuti e stimoli per una crescita culturale; e messaggi, per una crescita dell’individuo. Da anni già vediamo i positivi risultati del nostro lavoro: un pubblico sempre più numeroso assiste agli spettacoli di balletto, molti di questi sono persone che ricordano di aver assistito al loro primo spettacolo quando andavano a scuola”. Sono numerose le adesioni per questa nuova edizione. Le scuole interessate a partecipare possono contattare gli uffici del Balletto del Sud al numero 0832.453556. La Scuola del Balletto del Sud, diretta da Fredy Franzutti, organizza lo stage di danza classica con la maestra italiana Simona Tellini. Lo stage ha l’obiettivo di iniziare i corsi accademici dell’anno con l’ausilio di una consulente esterna per la valutazione degli allievi e l’inserimento nel giusto corso di studi.

Incentivi per le imprese che investono al Sud

di localizzare i loro piani di investimento nelle quattro regioni dell’obiettivo Convergenza (Sicilia, Campania, Puglia e Calabria) e che, come previsto dal Decreto, a partire dal 9 dicembre 2010 potranno presentare domanda di agevolazione per programmi di investimento che puntino a sostenere l’industrializzazione dei programmi di ricerca, l’utilizzo di tecnologie innovative, la tutela ambientale e il risparmio energetico. I tre decreti del Ministero dello Sviluppo Economico del 6 agosto 2010, volti a favorire investimenti produttivi in innovazione, energia e ricerca, sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale nei primi giorni di settembre 2010. In particolare, il decreto fi-

nalizzato ad agevolare programmi di investimento per l’industrializzazione dei risultati di programmi qualificati di ricerca e sviluppo sperimentale è stato presentato sulla Guri n. 213 dell’11 settembre 2010; quello rivolto ad agevolare programmi di investimento per la produzione di beni strumentali funzionali allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e al risparmio energetico nell’edilizia è stato diffuso sulla GURI n. 212 del 10 settembre 2010; infine, il decreto indirizzato ad agevolare programmi di investimento volti a perseguire specifici obiettivi di innovazione, miglioramento competitivo e tutela ambientale è stato presentato sulla Guri n. 211 del 9 settembre 2010.

Potranno essere fatti pervenire all’Agenzia progetti che abbiano un importo di spesa compreso tra 1,5 e 25 milioni di euro e che riguardino la realizzazione di nuove unità produttive, l’ampliamento di quelle già esistenti, la diversificazione della produzione (in nuovi prodotti o servizi aggiuntivi) o il cambiamento fondamentale dei processi di produzione. Gli incentivi a disposizione, in tutto 500 milioni di euro, provengono da risorse comunitarie della programmazione 20072013. In particolare le risorse del bando sugli Investimenti Energetici sono a valere sul Poi Efficienza Energetica, mentre quelle dei bandi Industrializzazione e altri obiettivi sono a

valere sul Pon Ricerca e Competitività. I beneficiari potranno contare su contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, nel rispetto delle percentuali massime fissate dalla Carta italiana degli aiuti a finalità regionale 2007-2013, e dovranno offrire idonee garanzie ipotecarie o bancarie, oltre che apportare mezzi finanziari propri pari ad un quarto dell’investimento. Invitalia curerà, per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, tutti gli adempimenti tecnici e amministrativi riguardanti l’istruttoria delle domande e l’erogazione delle agevolazioni. Le domande potranno essere presentate per via telematica attraverso il sito www.sviluppoeconomico.gov.it

e saranno esaminate da Invitalia in base all’ordine cronologico di presentazione. Dal novantesimo giorno dalla data di pubblicazione dei decreti sarà possibile presentare domanda di agevolazione; la procedura valutativa prevista è quella “a sportello”, che seguirà l’ordine cronologico di presentazione.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 27 novembre 2010

lo sport Dopo il primo tonfo interno contro la Sampdoria, la squadra di De Canio è chiamata a tentare l’impresa in casa di un Cagliari che non può sbagliare

L’ASSIST di Paolo Lojodice

La classifica attende punti Il 13, non è propizio alle fortune del Lecce e così la tredicesima giornata ha cancellato, ad opera della Samp, quello che per i giallorossi poteva essere l’unico elemento di positiva distinzione nella propria deficitaria statistica: l’inviolabilità del Via del Mare. Proprio il dato numerico sintetizza in cifre i preoccupanti limiti di un organico che l’esperienza e la capacità di De Canio non riescono a controbilanciare. Intanto le dinamiche di bassa classifica, nonostante tutto hanno consentito ai giallorossi di limitare i danni e presentarsi allo scontro con i rossoblu cagliaritani di domenica prossima, al Sant’Elia, appena due punti sotto i sardi ma alla forte di una buona capacità di reazione evidenziata contro la Samp, e ancora alla guida - si fa per dire - delle ultime quattro formazioni in classifica. Sembrerebbe, per ironia della sorte, che le compagne di ventura della bassa classifica, piuttosto che approfittarne dello scivolone interno dei leccesi, si siano allineate alla sconfitta dei lupiensi, quasi come se una volontà solidaristica le accomunasse lì, in fondo alla classifica. Al di là di ogni corale condivisione, non è difficile ipotizzare la volontà ben precisa di emergere dal pantano delle

S

L’ALTRO

VOLLEY SERIE B2

retrovie, da parte di qualsiasi formazione, cogliendo ogni opportunità valida, senza sconti per le altre. In questo scenario la formazione più attrezzata sembra proprio quella leccese che contro la Samp ha saputo mettere in evidenza oltre che sprazzi di buon gioco, alternati alle solite amnesie difensive, soprattutto una buona capacità di reazione recuperare il doppio svantaggio - mai accaduto prima - per poi ricadere negli antichi vizi e incassare la rete della sconfitta quasi al fotofinish, per altro in sospetto fuorigioco. Antichi vizi dunque con qualche nuova virtù, ad esempio la conduzione della ripresa che ha portato al pareggio nonostante l’ingenuità nella foga agonistica di Chevanton, per la quale l’istintivo uruguagio ha pagato con l’espulsione. Domenica pomeriggio il confronto con il Cagliari reduce da una non del tutto attesa vittoria sul campo della diretta concorrente , il Brescia. Con la vittoria sui lombardi, i sardi hanno dato due calcioni alla crisi e festeggiato l’esordio in panchina dell’ex tecnico della nazionale, Roberto Donadoni. Il parallelo con il Lecce, rispetto all’ultima prestazione di campionato, può starci ma

fino ad un certo punto, eccezione fatta per l’esito finale, per il resto anche il Cagliari si è reso protagonista di una ripresa super, nel caso degli isolani li ha portato addirittura a ribaltare il risultato fuori casa a Brescia, intascando la posta piena che è il miglior antidoto per una situazione di classifica che stava diventando preoccupante. Non poteva iniziare meglio la gestione Donadoni. Si è vista una squadra che ha saputo lottare, su un terreno reso impossibile dalla pioggia, contro un avversario determinato e aggressivo. Così domenica il Lecce troverà sul suo cammino una squadra galvanizzata dalla vittoria esterna ma anche dalla considerazione del suo nuo-

vo allenatore: tesse le lodi dei suoi: “Il nostro è un gruppo sano, solido - tesse le lodi della sua nuova squadra il mister bergamasco - affiatato, dall’età media relativamente bassa, il che può essere un vantaggio, ma in certi frangenti si può avvertire l’assenza di esperienza”. Un po’ come potrebbe capitare al Lecce, che se non indica esattamente una media anagrafica bassa, deve però fare i conti con le amnesie che dal centrocampo coinvolgono la difesa. Quella di domenica potrebbe essere una nuova sfida dopo il presunto parallelismo dei giorni precedenti, ragione in più per stabilire una nuova leadership nelle retrovie.

MONDO Più tennistavolo nelle parrocchie Il tennistavolo tende la mano alle parrocchie, chiedendo di rilanciare quel rapporto di collaborazione che è stato in altri tempi l’elemento vincente dell’affermarsi del pongismo nazionale. Tutto parte dalla campagna nazionale “+ Tennistavolo”, che il Csi ha messo in rampa di lancio per la stagione in corso che prevede l’organizzazione di 30 eventi sportivi di tennistavolo in altrettante diocesi, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2011. In sostanza si tratta di organizzare sul territorio di ciascuna delle 30 diocesi prescelte, ed esclusivamente all’interno delle strutture parrocchiali, almeno due “Fasi parrocchiali” ed una successiva “Fase diocesana” della campagna. I vincenti saranno ammessi al Gran Premio nazionale di tennistavolo che si disputerà in primavera. Tramontato il periodo d’oro del pongismo parrocchiale, la campagna Csi ha come criterio preferenziale riportare la disciplina lì dove non viene più organizzata, per cui si preferiranno quei comitati che nella stagione passata non hanno svolto attività di tennistavolo. Il Csi incoraggerà l’adesione alla campagna con lo stanziamento (20mila euro) di contributi in materiali sportivi (tavoli, reti, palline…) destinati alle strutture parrocchiali aderenti, contributi economici per l’attuazione delle “Fasi diocesane” destinate ai Comitati organizzatori di quelle Fasi, contributi economici per consentire la partecipazione al Gran Premio Nazionale. Oltre alle gare della fasi parrocchiali e diocesane, il piano della campagna prevede il coinvolgimento di atleti disabili e l’organizzazione di eventi culturali a sostegno della disciplina. I termini per aderire al bando “Più tennistavolo” è fissato per il prossimo 15-12-2010. Le iscrizioni possono essere effettuate presso la Segreteria dell’associazione in Via Siracusa n°50, che sarà aperta il lunedì, il mercoledì ed il venerdì dalle ore 17.00 alle ore 21.00, tel. 0832.392809.

PORT di Paolo Conte

Squinzano da primato, Ugento-Alessano derby da non perdere

Pensare all’Alessano come la partita del riscatto è il chiodo fisso della Minniebet Ugento. Il primo risultato negativo nel match di Galatone è la prova lampante di come nello sport si faccia presto a dare giudizi affrettati prima del responso sul campo. Il sorprendente successo della Galatea Volley (tra le ultime forze di questo campionato) ha evidenziato le peculiarità di un torneo più livellato che promette colpi di scena e improvvisi ribaltoni, con la particolarità che tutte le squadre sono in grado di fare risultato dappertutto. Sbirciando in casa Ugento è chiaro come la prima sconfitta stagionale sia stato un vero bagno di umiltà per i falchi di mister Cavalera, pronti al derby esterno contro l’Aurispa con l’obiettivo di riprendersi la testa della classifica. Non a caso lo scivolone di Galatone è costata la vetta agli ugentini a vantaggio dello Squinzano, che vittorioso in quel di Martina sale a 17 punti e si propone come nuova regina della competizione. La Minniebet arriva all’ esame Alessano ridimensionata ma comunque consapevole della sua forza grazie alle cinque

vittorie consecutive di inizio stagione. Avversario da prendere con le molle questa Aurispa, che reduce da due vittorie di fila su Martina e Agnone tenterà di emulare le gesta del Galatone. Tutt’altra aria tira in casa Galatea Volley, che sulle ali dell’entusiasmo, prepara la sfida casalinga contro il fanalino di coda Agnone. I salentini con 5 punti in classifica intendono dare continuità al trionfo di Ugento, con lo scopo di uscire dalle zone calde della graduatoria. Se a Ugento, almeno per il momento si piange, sull’altra sponda del Salento lo Squinzano ride e si gode il meritato primo posto in classifica grazie al rotondo successo per 3 a 0 sul campo del Martina. I gialloblu arrivano al match casalingo contro l’Oria nelle migliori condizioni psico-fisiche per allungare ancora e tentare di staccare le dirette concorrenti Ugento e Alessano. Dai nastri di partenza a oggi la banda di De Vitis ha inanellato sei vittorie con un solo punto dei 18 in palio lasciato in casa del Castellana al termine del successo al tie-break. Numeri che parlano da soli e che proiettano lo Squinzano tra le super favorite alla promozione.

Tutti con il fiato sospeso ad Alessano in vista dell’infuocato derby contro i Falchi Di Ugento. Le due compagini appaiate a 16 punti in classifica, occupano la seconda piazza. Due squadre che provengono da due momenti differenti; l’Aurispa reduce dai due successi consecutivi ai danni rispettivamente di Martina e Agnone, e quell’Ugento protagonista di una partenza a razzo con cinque vittorie consecutive ma caduta in casa nell’ ultima gara casalinga contro il Galatone. Alessano proverà a sfruttare il fattore campo in una gara che promette emozioni fino all’ultima battuta dove i pronostici sono azzerati. Dopo il black-out di Castellana Grotte la Filanto Volley è pronta ad accogliere tra le mura del Pallone Tensostatico di Pietrabianca l’ ostico Paglieta. Al termine della sconfitta sonora per 0 a 3 inflitta dai tarantini mister Licchelli è il primo a sostenere: “in alcuni appuntamenti manchiamo di personalità ed entriamo in campo senza lo giusto spirito; ma spesso nei momenti di maggiore difficoltà riusciamo con l’orgoglio a uscirne fuori. Sono convinto che disputeremo un buon campionato”.

Ancorati a 10 punti, i rossoblu rimangono nelle zone alte della classifica con il sogno play off intatto; ad ogni modo servirà una prova di carattere contro un Paglieta che pare abbordabile sulla carta ma capace di vittorie sensazionali; per informazioni più dettagliate chiedere direttamente all’Aurispa Alessano e alla Domar

Altamura. Messi in cascina già da un pezzo i tre punti rimediati sull’Altamura nell ultimo match casalingo, il Galatina sarà di scena in terra imperiale contro il Francavilla in quello che si annuncia essere un test fondamentale per i ragazzi di mister Montinaro. I salentini con 13 lunghezze occupano solitari il

quarto gradino della graduatoria; un eventuale successo pieno della S.B.V Galatina lancerebbe Lefosse e soci nelle zone più vertiginose della classifica. Dall’altra parte un Francavilla famelico di punti che galleggia nelle zone rosse venderà cara la pelle dinanzi ai propri sostenitori.


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