4009 - L'Ora del Salento

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Lecce, 28 novembre 2009

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XIX, n. 40

Cristo regni di Nicola Paparella Ci spiace sentir discutere della presenza del Crocefisso nelle aule, perché già il parlarne sembra offensivo e forse, per certi aspetti o in alcuni casi, persino blasfemo. Ma lasciamo che ne discutano coloro che ne hanno titolo, perché si decida nei luoghi e nelle sedi opportune. Preoccupiamoci, invece, di capire se il Crocefisso è davvero presente nella quotidiana vicenda della persona, se c’è ancora la piena consapevolezza del significato che può avere la sua presenza nella vita d’ogni giorno, se i Cristiani siamo ancora riconoscibili in questa loro specifica identità. Insomma, verifichiamo sino a che punto i Cristiani abbiano ancora voglia di condividere il destino di quest’Uomo che, proprio per la sua morte sulla Croce, fu ed è ancora motivo di scandalo, perché mai nessuno riuscirà a capire sino in fondo il mistero di un Dio che s’incarna e si lascia crocefiggere, per innalzare l’umanità e portarla al cospetto dell’Eterno. In altri termini il problema più importante è capire se vi sia ancora uno spazio per il Crocefisso nella vita di ciascuno e nella vita delle comunità che pure si dicono cristiane. Il primo segno, il primo luogo di una presenza non formale, la prima effettiva visibilità da dare al Crocefisso è nella permanente tensione della comunità ad assumere le vicende della vita, per innalzarle verso il Padre e farne occasione di esercizio della libertà e luogo di realizzazione del progetto di Dio. Le sofferenze dell’uomo, i disagi della condizione sociale, lo sfruttamento delle risorse naturali, le cento sofferenze degli ultimi della terra debbono poter diventare occasioni di un cammino di liberazione, di riscatto, di crescita e, addirittura, di santità. Il Santo Padre sta preparando un messaggio per la giornata mondiale della pace, del quale, per ora, conosciamo soltanto il titolo: Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato. Seguire questo invito significa portare la speranza della Resurrezione là dove la terra viene aggredita e l’uomo viene maltrattato. Un secondo luogo dove la presenza del Cristo va annunciata con forza e con decisione è nei discorsi degli uomini che spesso seguono le vie contorte della menzogna e delle mezze verità. Nei tribunali, nei laboratori della scienza, nelle redazioni dei giornali, nei luoghi della politica, nei salotti buoni della società, c’è bisogno di parole di Verità, c’è bisogno di ritrovare il gusto della franchezza e la forza della sincerità. Ed anche in questo il Cristiano ha un compito da esercitare ed una testimonianza da portare, con perseveranza e fedeltà. Il terzo luogo è strettamente legato all’esercizio della stessa religiosità popolare, che va spogliata dalle soprastrutture e mantenuta fortemente aderente al messaggio evangelico e alle sorgenti dell’azione liturgica. Che cosa potrà essere per un Cristiano l’imminente appuntamento del Natale? Un omaggio al consumismo o un invito alla rinascita nella fede?

SETTI MANALE CATTOLICO

Lecce, 28 novembre 2009

Celebrato anche a Lecce il 20° anniversario della Convenzione sui diritti dell’Infanzia

Emergenza educativa e famiglie fragili

ecclesìa

catholica

le nostre città

L’apostolato Un incontro della preghiera sul Sinodo della diocesi dell’Africa 4

obiettivo

La messa degli artisti in città 5

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LE NOSTRE CITTÀ

Nel vecchio liceo musicale Continua il dibattito Nasce sul Crocifisso a Lecce Un grande la casa segno delle donne di libertà

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L’Ora del Salento 2

Lecce, 28 novembre 2009

primopiano EDITORIALE - VERSO LE REGIONALI

IL RICORDO DEL CARD. MARTINI

Il Partito democratico del Salento Il prof. Giuseppe Lazzati pronto all’appuntamento di marzo a cent’anni dalla nascita L’appuntamento elettorale di marzo è la prima delle grandi sfide che attendono il nuovo Pd, nato dalle urne delle Primarie del 25 ottobre, che ha scelto di proporsi come alternativa di Governo. È evidente che in quest’ottica la sfida del rinnovo del Consiglio regionale assume un’importanza che, andando ben oltre l’oggetto stesso della contesa per la guida della Regione Puglia, già di per sé cruciale, alla luce delle divisioni interne alla maggioranza nazionale assurgerà a banco di prova della tenuta stessa del Governo di centrodestra, per il quale un risultato non soddisfacente si tradurrebbe immediatamente nella crisi della coalizione che sostiene il premier Silvio Berlusconi. Il Partito Democratico, insieme con tutte quelle forze di opposizione in Parlamento e nella società che credono nella necessità di dare a questo Paese segnali di reale rinnovamento, non può, pertanto, esimersi dalla responsabilità di dimostrare che un’alternativa seria e credibile è possibile ed esiste. Un’alternativa fatta non di sterile antiberlusconismo, ma di condivisione di programmi ed idee che sappiano dare risposte ai gravi problemi dei cittadini. La crisi economica mondiale, figlia del fallimento delle teorie che hanno anteposto il denaro alla persona e privilegiato la finanza dei “soldi facili”, ha prodotto effetti pesantissimi sulla vita delle persone e delle famiglie e sull’idea stessa del lavoro. Eppure, di fronte all’aumento vertiginoso del ricorso alla Cassa Integrazione, di fronte alla disoccupazione ed al precariato che hanno sfaldato il tessuto stesso della società, il Governo nazionale, preferendo negare l’esistenza della crisi, non è stato in

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grado di varare politiche capaci di incidere su questi meccanismi, determinando, di contro, un ulteriormente aggravamento delle condizioni del nostro Mezzogiorno d’Italia, penalizzato e sacrificato in nome degli egoismi di una Lega incapace di guardare ai bisogni del Paese nella sua globalità. Tutt’altra visione ha invece guidato l’azione del Governo pugliese che, col contributo determinante del PD, ha varato la più sostanziosa ed apprezzata manovra anticrisi, fatta di incentivi all’innovazione per le aziende, facilitazioni per l’accesso al credito delle piccole imprese che caratterizzano il nostro tessuto produttivo, stabilizzazioni del personale dei servizi pubblici, introduzione del criterio del reddito familiare, insieme ad una riforma completa e capillare delle politiche sociali regionali che ha coperto l’intera gamma dei bisogni delle famiglie pugliesi: dall’assistenza domiciliare agli anziani ed ai malati, alle politiche per l’inserimento lavorativo dei diversamente abili, insieme al sostegno alle donne lavoratrici con gli incentivi agli asili nido, fino a questioni delicate come quella dell’integrazione sociale dei cittadini extracomunitari. È per tali ragioni che è fondamentale continuare nel cammino avviato, allargando la coalizione a tutte quelle forze che condividono questa base comune di valori e che continuano a credere nella politica come servizio attivo al Paese. L’astensione crescente alle consultazioni elettorali è, infatti, il sintomo più evidente di un malessere diffuso tra l’opinione pubblica che guarda, purtroppo, alla politica come al luogo dell’arrivismo, dell’egoismo, dello scontro di interessi contrapposti, convinzione che sta portando alla rinun-

cia alla partecipazione, alla tentazione al disimpegno e alla chiusura nel privato, con quella rassegnazione che frena l’iniziativa, “perché nulla di buono può essere fatto, in quando tutto è marcio”. Ciò impone la necessità di un cambiamento radicale per affrontare le sfide dell’oggi, fondando le ragioni dell’impegno non nella ricerca del potere per il proprio tornaconto personale, ma su quei principi, peraltro evangelici, che fanno della promozione e della difesa della giustizia il mezzo per creare condizioni di sviluppo e di crescita sociale. Visione utopica? La stessa, però, che del resto guidò l’azione generosa e illuminata di un sindaco come Giorgio La Pira e di tanti altri uomini politici che hanno contribuito a disegnare e a formare col proprio sacrificio e con il senso civile quell’ideale di Stato che emerge dalla nostra Carta costituzionale. Un cammino certamente arduo, ma possibile e quanto mai necessario, oggi in cui l’impegno va rivolto a restituire ai cittadini la vicinanza delle Istituzioni, a far in modo che queste siano sentite come proprie, strumenti di libertà e non di oppressione, a far emergere i meriti che la classe politica nel suo insieme ha acquisito e a stimolare l’impegno diretto in politica di forze competenti e preparate che avvertono il dovere di dare il proprio contributo per la crescita della comunità. È nei momenti di difficoltà che la riscoperta delle ragioni dell’impegno comune crea una società più matura e consapevole delle proprie responsabilità. È questa la sfida più grande in vista delle Regionali 2010. Salvatore Capone Segretario provinciale PD Lecce

PENSIERI AL SEMAFORO

“La prima volta che incontrai Giuseppe Lazzati fu all’Eremo San Salvatore di Erba nel 1960. Lo incontrai - per modo di dire, perché in quell’occasione non ci parlammo - mentre lui stava pregando a lungo in cappella, immobile, quasi prostrato. Si vedeva che era profondamente immerso nella preghiera. Per questo vidi anzitutto in lui un uomo che sapeva pregare e sapeva introdurre altri nella preghiera”. Il ricordo, velato di emozione, del laico consacrato, “padre costituente”, rettore dell’Università Cattolica dal 1968 al 1983, scomparso nel 1986, viene dalle parole di Carlo Maria Martini, che oggi vive un periodo di “riposo attivo” nella casa dei gesuiti di Gallarate, non lontano da Varese. Rigore di vita e disponibilità. Il card. Martini, tra i più noti biblisti al mondo, arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002, ha affidato il ricordo di Lazzati, del quale si sta celebrando il centenario della nascita, a un testo inedito, pubblicato in apertura del volume “Lazzati. Testimone e maestro” (edizioni Ave), che verrà presentato sabato 21 novembre alla Domus Mariae di Roma, durante il convegno “Lazzati, il Concilio… e noi”. Un’occasione promossa dall’Azione Cattolica italiana (di cui il professore fu a lungo dirigente a Milano) assieme a Fuci, Meic, Mieac e Città dell’uomo, associazione culturale e politica fondata dallo stesso Lazzati. Nel volume che raccoglie omelie, discorsi e articoli del cardinale dedicati al laico fondatore dell’Istituto secolare “Cristo re” il cardinale sottolinea: “Mantengo sempre vivo il ricordo” di come Giuseppe Lazzati “patisse il disagio di chi a distanza di pochi lustri dalla conclusione del Vaticano II non vedeva i frutti della lezione conciliare in tema di laicato, che avrebbero dovuto produrre una maturata consapevolezza dei fedeli nella coscienza della propria

vocazione cristiana unitamente a uno slancio della loro presenza storico-civile”. Non veniva però meno in Lazzati “quel rigore di vita che egli maturava nella preghiera, il che lo rendeva anche un po’ distante e come distaccato. In realtà c’era in lui molta affabilità e cordialità; sapeva essere disponibile verso tutti, anche verso i più poveri e semplici”. “Uomo leale”, al servizio della Chiesa. Il card. Carlo Maria Martini nota come gli impegni personali e quelli del rettore della Cattolica non consentissero una frequentazione assidua, mentre maturava un “sentire comune” su vari temi ecclesiali e civili. “Ho sempre sentito Lazzati come un uomo leale, fedele alla Chiesa e a Gesù Cristo, capace di fare grandi sacrifici per la causa comune”. “Talvolta, specialmente negli ultimi anni, la sua insistenza nel ribadire l’intuizione di ciò che il laico è e che cosa fa per il mondo dava l’impressione di suonare un po’ astratta e ripetitiva”, scrive il cardinale; “non a caso, sorsero vivaci discussioni con diversi teologi proprio sul concetto di laicità. Mi pare che Lazzati volesse riservare quest’ultima categoria a una porzione nella Chiesa (i laici, appunto), mentre un’altra tendenza puntava a considerare la nozione di laicità come un concetto che qualifica l’intera Chiesa”. “Anche oggi non saprei come dare soluzione alla questione: forse rimangono veri entrambi gli orientamenti, nel senso che il laico deve sforzarsi di ordinare le cose temporali secondo il regno di Dio e, d’altra parte, il presbitero non resta escluso dal prendersi cura per le vicende di questo mondo”. Il card. Martini aggiunge: “Nella nostra storia di Chiesa italiana conosciamo ecclesiastici che con dedizione e intelligenza hanno operato a livello sociale o politico; basti pensare a figure quali quelle di don Luigi Sturzo o, più recentemente, di don Giuseppe Dossetti…”.

VERSO IL NATALE

In debito col lavavetri I valori del presepe vivente Francamente: ne soffro la mancanza. I soliti incroci mi sembrano vuoti. Le solite attese al semaforo ancora più inutili. Abbasso il finestrino, sporgo la testa, do uno sguardo avanti e indietro: niente. Deserto. Già cinque volte, da due settimane, ho dovuto pulirmi il parabrezza da solo. Ma non è tanto il servizio che mi manca. Mi manca il loro saluto, il loro sorriso, la loro stretta di mano, mi manca soprattutto quel sentirmi chiamare “zio”. Improvvisamente ho perso i miei “nipoti” di strada. Per colpa di un’ordinanza anti-lavavetri e anti-venditori di fazzoletti. Secondo me costoro svolgevano un servizio di pubblica utilità. Alzi la mano chi qualche volta non ha trovato provvidenziale qualcuno che in quattro e quattr’otto ti snebbiava il parabrezza oppure, magari in inverno, ti offriva un pacco di fazzoletti di carta per il tuo naso gocciolante. Servizio pubblico e a domicilio, visto che la macchina per molti, specie in città come Roma, è diventata una sorta di domicilio mobile coatto, dove “risiedere” obbligatoriamente per ore durante la giornata. Benvenute dunque le “visite” di lavavetri e fazzolettari. Appartengo a quella categoria di stolti ai quali abbonda il sorriso, se non proprio il riso, sulla bocca. Passo per stolto ma in compenso ricevo altri sorrisi. Gli extraeuropei, specie se africani, sono più propensi al sorriso di noi europei. Chissà perché? Eppure questi non se la passano certo bene. Ma se sorridi, ti sorridono. Mai avuto sgarbi, discussioni, richieste insistenti di moneta. Sarò fortunato, ma ho trovato perfino tipi generosi, più delle banche. Almeno questi ti fanno credito, senza tante storie. Sono in debito per una lavata di vetri e un pacco di fazzoletti con Mimmo l’egiziano. Una volta non avevo spiccioli, era vero, e mi sono rivoltato la tasca della giacca davanti a lui. Un’altra volta ho detto, ed era vero, che quel giorno dovevo mangiare e non potevo pagargli il pacco dei fazzoletti. Entrambe le volte abbiamo riso assieme e mi ha risposto: “Alla prossima”. Sennonché di “prossima” ce n’è stata una sola, quella per pagargli la lavata di vetri. E adesso? Dove sarà andato? Come rintracciarlo? Sono in apprensione. Scriverò al sindaco. “Caro Sindaco, dove hai cacciato Mimmo e i suoi compagni? Ti prego, fammelo sapere perché debbo saldare il mio debito. Sì, confesso, qualche volta ho pagato in ritardo le bollette della spazzatura, qualche volta dopo i solleciti, però ho sempre pagato. Non sono abituato a stare coi debiti. Adesso non farmi fare questa figura con Mimmo. Poi questi extracomunitari hanno ragione a parlar male di noi italiani!”. Piero Isola

La preparazione al Natale, oltre agli aspetti religiosi, per molte aggregazioni ecclesiali significa intensa organizzazione di eventi musicali, sacre rappresentazioni e spettacoli di animazione. Tanti pure i presepi viventi: una forma di racconto dei Vangeli dell’infanzia che non appartiene all’antica tradizione salentina, ma che, attraendo autentiche folle di visitatori, si è consolidata negli ultimi decenni, contribuendo a sviluppare interessanti crescite di partecipazione sociale. Essi costituiscono gioiosi momenti di incontri popolari per esprimere in modo singolare i festeggiamenti per la ricorrenza della Natività e meritano particolare attenzione per l’indagine religiosa ed ambientale che ne è alla base e per il lavoro espressivo documentato dalle diverse esibizioni, per cui la riuscita artistica merita di essere considerata unitamente alla complessa laboriosità, frutto di solerte e diligente zelo di dinamiche parti di popolazione. Si può parlare di teatro di comunità capace di aggregare intorno ad un progetto tanti attori non professionisti, insegnando loro movimenti scenici e contribuendo a formarli alla bellezza con autentiche forme di sperimentazione. In un misto di riferimenti biblici, immaginazione ed ambientazione quotidiana, questa forma di teatro collettivo è indirizzato soprattutto al cuore, alle relazioni individuali e comunitarie con il sacro, al legame con il territorio, alla riscoperta delle antiche memorie folcloristiche con gli ammalianti usi e mestieri. Il presepe vivente coniuga l’attività laboratoriale con la ricerca ed investigazione sul passato, per far emergere le peculiarità che

qualificano un territorio, in una comunicazione scenica che esalta le comuni relazioni degli attori ed invita a contemplante condivisione gli spettatori. Esso è il luogo dell’incontro e della cooperazione tra le diverse fasce di età, tutte coinvolte nell’attuazione di un piano di lavoro, motivate da un programma ritenuto valido e realizzabile, impegnate nelle loro articolazioni a trasfigurare se stesse all’interno di una sceneggiatura. È certamente un’interessante esperienza di ricerca aperta a molteplici spinte creative, fondate sul connubio messaggio e fantasia e sulla suggestione della tenerezza e dell’estro. È un’originale conciliazione fra proposta di un evento già di per sé impensabile quale l’Incarnazione con il racconto dal tipico linguaggio biblico, fra trasmissione di memorie e meditazione personale, fra rilettura nella fede e reinterpretazione scenica. Risulta così avvincente il concorso dei singoli e dei gruppi nei vari momenti della scelta, elaborazione di un progetto, comunicazione interpersonale, concreta partecipazione alle diverse sequenze. Com’è pure molto suggestiva e coinvolgente la sfida di realizzare una sceneggiatura capace di rappresentare l’intima risonanza dei comuni valori e l’abilità di elaborarla con una performance eseguita artisticamente nella progressione degli episodi rappresentati. La verifica è determinata difatti dal coinvolgimento ottenuto e soprattutto dal riconoscimento delle speranze espresse, unitamente all’incremento di umanità e di spiritualità conseguito. Adolfo Putignano


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primopiano

Un convegno sull’emergenza educativa nelle famiglie “fragili” Ho tra le mani un invito che attrae la mia attenzione e sollecita il mio interesse. Sullo sfondo di carta da imballaggio, nella parte superiore, campeggia un timbro postale rosso con su scritto: Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza: New York 20 novembre 1989 Lecce, 20 novembre 2009. Metaforicamente penso, allora, ad un pacco che viene da molto lontano…sto al gioco, lo apro e cosa trovo? Un tesoro prezioso ma danneggiato: è la foto strappata di una famiglia felice. Sento il cuore che si appesantisce e mi commuovo. è un caso di “Sfamiglia”, direbbe Paolo Crepet. Nel pacco ci sono anche le istruzioni per l’uso: Amori smarriti… figli sereni? L’emergenza educativa nelle famiglie “fragili”. Si tratta di un Convegno promosso dall’Associazione delle Famiglie per i Diritti della

Famiglia. L’invito, cioè il nostro pacco immaginario, è dotato di un dispositivo interno capace di offrire delle soluzioni al tema proposto. Questo dispositivo ha tre chiavi d’accesso: sono i nomi dei relatori. Il magistrato Cinzia Vergine, la professoressa Angela Mongelli e la dottoressa Ludovica Carli. Introduce e coordina l’avvocato Carmen Tessitore. Tutte donne e tutte e quattro anche mogli e madri. Che bella testimonianza di professionalità e di impegno a difesa della famiglia! Ci troviamo nel Salone del Teatrino presso il Convitto Palmieri. L’ambiente architettonico è splendido ed è reso ospitale dall’amabilità della presidente dell’Associazione Carmen Tessitore e dai membri del Direttivo che ci accolgono con grande gentilezza. Al convegno interviene Filomena D’Antini Solero, Assessore alle Politiche sociali-Pari Opportunità della Provincia di Lecce che annuncia l’apertura, in Provin-

Cattedrale

cia, del Centro Risorse per la Famiglia. Il Centro, grazie al contributo di esperti in dinamiche familiari, è destinato a fornire un sostegno alle famiglie sotto l’aspetto delle relazioni affettive, l’impegno educativo verso i figli, fino ad arrivare ad un servizio di mediazione familiare in caso di crisi della coppia. Quale la sintesi di questo convegno? Accanto alla consapevolezza della crisi delle famiglie fragili, l’incoraggiamento a credere nella possibilità di una nuova vita per la famiglia, pietra miliare di ogni società. Ora comprendo perché sull’invito, sotto la fotografia strappata, ci sono due farfalle coloratissime. La farfalla che è simbolo di rinascita, in questo caso è una sollecitazione che ci piace esprimere con le parole di Giovanni Paolo II: “Famiglia diventa quello che sei”. Silvia Quarta

New York 1989 - Lecce 2009 L’emergenza educativa continua

ANGELA MONGELLI

CINZIA VERGINE

Smarrire l’amore è... smarrirsi “Amori smarriti… figli sereni? L’emergenza educativa nelle famiglie fragili. Il verbo smarrire riferito all’amore, sembra richiamare lo smarrimento di Orlando e la smarrita diritta via dantesca, comunica che smarrire l’amore è smarrirsi, perdere il senno ed il senso della vita. È però un verbo che infonde speranza… smarrire l’amore non vuol dire perderlo definitivamente, ma avere la speranza di poterlo ritrovare. Possono i figli di coppie che vivono la fragilità della crisi coniugale affrontare con serenità l’inevitabile sofferenza che un conflitto genitoriale comporta, in tempi in cui è sempre più pressante l’emergenza educativa? Il bambino con una famiglia sana esprime la sua serenità con un sorriso: il Diritto a Sorridere è il diritto che riassume tutti gli altri.. Le difficoltà relazionali di questa società affetta da una serpeggiante asfissia spirituale e sentimentale, si ripercuotono sempre inevitabilmente sulle relazioni di coppia e familiari, in virtù di quel rapporto osmotico da sempre esistente tra famiglia e società. “Si vanno diffondendo un`atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita” (Benedetto XVI). I nostri figli, pur vivendo nel benessere, sono quanto mai fragili e vulnerabili, senza fiducia nel futuro. E noi adulti? Paghi di saziarci della cultura dei valori che tutto scusa, (il più nobile dei valori può giustificare la più ignobile delle azioni: la pace può giustificare la guerra, la vita può giustificare la morte e così via) dimentichiamo l’etica dei principi che tutto nobilita. Orbi d’azzurro, siamo incapaci di alzare lo sguardo al cielo, non riusciamo ad essere testimoni credibili di quella “delectatio victrix”, gioia vincitrice che guarisce l’anima e riempie d’immenso la vita. Eppure esiste una formula per ritrovare la gioia di amare e di comprendere l’altro: “Arrivare a tempo, essere di ritorno (estar de vuelta), ed essere esperti in trigonometria” (San Josèmaria Escrivà). Infatti, grazie alla trigonometria, si comprende che la via più breve tra due persone non è mai quella retta: solo procedendo abilmente a zig zag si può trovare il passaggio che arriva dritto al cuore di ciascuno. Carmen Tessitore

LUDOVICA CARLI

Un eroe per poter amare

A misura di bambino

Fa’ sentire la tua voce

Angela Mongelli è ordinario di Sociologia dell’Educazione presso l’Università di Bari e membro della Commissione Scientifica del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia. La professoressa Mongelli inizia il suo intervento definendo la famiglia come “sostanza relazionale”. I rapporti al suo interno devono essere forti e armonici in quanto un bambino ha bisogno di sicurezze, quelle sicurezze che possono essere offerte solo da una famiglia nella quale le dinamiche relazionali sono fluide perchè alimentate da quel gustoso nettare che è l’amore. Eppure, sebbene l’amore lo abbiamo conosciuto tutti, oggi più che mai rimane un territorio ancora da scoprire. Queste parole fanno riflettere perché non è semplice amare, non è semplice superare i propri egoismi. Come bisogna amare? Quanto bisogna amare? Illuminanti, a questo punto, le parole di S. Agostino: “ la misura dell’amore è amare senza misura”. La relatrice precisa che molto spesso l’amore viene confuso con l’innamoramento che è una fase in cui ancora non si conosce l’altro. Nell’innamoramento, l’altro è solo qualcuno su cui proiettare i propri bisogni. L’amore, invece, presuppone la conoscenza di se stessi e la conoscenza dell’altro, che amo per quello che è e non per quello che vorrei che fosse. Angela Mongelli cita una frase di Pinkola Estes: “Ci vuole un eroe per poter amare”. L’eroe è colui che ama gratuitamente, è colui che fa di sé un dono per gli altri. In famiglia, ad esempio, bisogna evitare di usare i figli in funzione di se stessi. Pensiamo a quelle madri o quei padri che, per superare le loro frustrazioni, tendono a realizzarsi attraverso i figli. L’amore autentico, ricorda la relatrice, è diretto innanzitutto verso noi stessi, perché Gesù ci ha insegnato ad amare il prossimo come noi stessi. E’ anche un amore verso i diversi da noi ed un amore per l’altro. Eppure è sotto gli occhi di tutti che ci stiamo costruendo una civiltà che ci costringe a logiche disumane che comportano crisi relazionali. I figli sono lasciati soli o in compagnia di internet. Angela Mongelli, allora, conclude il suo intervento sollecitando le famiglie ad essere attente verso i figli, proponendo loro un amore generoso e abbondante. S.Q.S.

La dottoressa Cinzia Vergine, Magistrato del Tribunale per i Minorenni di Lecce, afferma che la nostra società non è puerocentrica in quanto l’interesse per il bambino è dichiarato ma poco praticato. La Convenzione sui diritti dell’infanzia, invece, tutela l’interesse superiore del bambino su qualsiasi interesse confliggente. Per questo, l’umanità è chiamata a dare il meglio di sé. Tale premessa è necessaria per comprendere il ruolo del giudice minorile che è, innanzitutto, giudice della persona. Ogni bambino, infatti, è una persona in fieri e quindi ha gli stessi diritti degli adulti. Tocca a tutti noi tutelarli per dare voce a chi voce non ha. Quali sono questi diritti? La relatrice enumera i principali: diritto alla vita, al nome, a far sentire la propria voce, ad esprimere il proprio pensiero. Spiega poi ad un uditorio attento che il giudice minorile si attiva quando è necessario incidere sulla potestà genitoriale per proteggere il minore da eventuali atti pregiudizievoli nei suoi confronti. Il Tribunale per i Minorenni, quindi, interviene solo per sanare le situazioni delle famiglie multiproblematiche sebbene oggigiorno anche in quelle benestanti si colgono i segnali di un diffuso disagio giovanile che si suole definire “malessere da benessere”. Da qui l’assoluta necessità, evidenziata dal magistrato, di costruire e rafforzare una rete sul territorio con la cooperazione del Tribunale per i Minorenni e di tutti i Servizi preposti alla protezione dell’infanzia. Un’adeguata formazione, naturalmente, è necessaria se si pensa, ad esempio, al dramma dei tanti bambini che assistono impotenti alla disgregazione della propria famiglia. La dottoressa Vergine conclude il suo intervento e chi scrive ripensa con amarezza alle parole di uno di questi bambini di dieci anni: “Non c’è dialogo tra papà e mamma. Loro si parlano solo tramite gli avvocati. Questo mi uccide perché dovrebbero riuscire a parlare tra di loro perché io sono figlio di tutti e due. Sia mamma che papà mi usano per ottenere quello che vogliono uno dall’altro. Sono scocciato di questa situazione e non mi si può chiedere di dividermi tra l’uno e l’altra”. S.Q.S.

Conclude il Convegno la dottoressa Ludovica Carli, ginecologa e presidente del Forum Regionale delle Associazioni Familari. Il Forum nasce nel 1992 con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione del dibattito culturale e politico italiano sulla famiglia come soggetto sociale. Il Forum è consapevole che i destini degli abitanti di questo Paese si costruiscono nella famiglia. La qualità della vita della società, in altre parole, è determinata dalla qualità della vita familiare. Con il suo intervento, la dottoressa Carli evidenzia che la fragilità di una famiglia va individuata sul piano antropologico. Si sente parlare di valori ma difficilmente si sa spiegare alle nuove generazioni cosa sia un valore. Tra l’altro i valori andrebbero “vissuti e testimoniati” dagli adulti, ma questo avviene assai di rado e così i giovani finiscono col sentirsi confusi e disorientati. Oggi la famiglia e sola. La donna arranca nel coordinare il lavoro con i doveri domestici, anche perché tra i coniugi è difficile un’equa distribuzione dei compiti e la carenza di strutture di supporto come, ad esempio, gli asili nido, si fa sentire. Colpisce non poco la preoccupazione della relatrice che evidenzia come la Puglia, insieme alla Liguria, abbia l’indice di natività più basso d’Italia e il minor numero di figli pro nucleo. La famiglia non dovrebbe essere un fatto privato: è il cuore della società; dovrebbe essere sostenuta e protetta attraverso adeguati interventi di politica sociale come, ad esempio, una contribuzione tributaria agevolata. Forte e coinvolgente è, a questo punto, l’incitamento della dottoressa Carli: si promuova l’associazionismo in modo che la famiglia faccia sentire la propria voce. Dopo la dottoressa Carli, la parola torna a Carmen Tessitore che nel corso della serata è stata eletta presidente provinciale del Forum delle Famiglie. La neo presidente invita mons. Fernando Filograna a concludere i lavori. Don Fernando, che ha fortemente voluto la costituzione dell’Associazione delle Famiglie per i Diritti della Famiglia, con la profonda semplicità che lo contraddistingue, invita a riscoprire il significato vero dell’educazione esortando a ravvivarne la passione. È necessario educare innanzitutto se stessi, senza mai dimenticare che ogni famiglia è forgiata dalla bellezza di Dio. S.Q.S.


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Cristo viene in ogni tempo e della sua gloria è piena la terra A Rionero in Vulture l’Ordo Virginum di Puglia e Basilicata

AZIONE CATTOLICA Questa domenica inizia il tempo di Avvento, durante il quale la comunità cristiana si prepara in maniera particolare ad attendere il Signore che viene e che nasce umile e povero a Betlemme. Le letture dell’odierna domenica ci parlano però di un’altra venuta, quella che si compirà alla fine dei tempi, quando il Signore Gesù si mostrerà al mondo intero e verrà ad instaurare definitivamente il suo regno, già inaugurato con la sua prima venuta. Infatti, quel Signore che è già entrato nella storia, redimendola attraverso la sua incarnazione, morte e risurrezione, nuovamente visiterà la nostra terra per manifestare il suo eterno giudizio e impiantare il suo regno. Tra queste due venute, si situa una terza venuta del Signore: quella che egli compie nella vita di ciascuno di noi, attraverso la sua grazia. Anche questo avvento si compie nella storia, riguarda ogni anima che risponde alla sua chiamata e conserva, nello stesso tempo, alcuni caratteri della prima venuta ed altri dell’ultimo avvento. Come per la prima venuta, il Signore visita l’anima in silenzio ed umiltà, senza squilli di tromba, ma piuttosto nella sincerità di un cuore predisposto all’accoglienza del Verbo che salva. Tale visita ha i crismi della povertà di un’incarnazione e di una gestazione che “non trova posto nei palazzi di questo mondo”, ma che si compiace delle piccole e povere grotte dei nostri cuori. Come per la prima venuta, il Signore continua a nascere nel gelo della nostra indifferenza, nel freddo del nostro peccato e nell’oscurità della nostra superba ignoranza del suo amore. La sua visita, però, illumina, suscita sentimenti di pietà, di bontà, di umiltà, di sacrificio e di carità. Parimenti, nell’anima cristiana il Signore viene anche portando alcuni caratteri che saranno tipici della sua ultima venuta: la sua grazia e la sua misericordia, infatti, creano degli sconvolgenti scombussolamenti. La presenza di Cristo infonde nel cuore la forza soave dello Spirito Santo che proclama che Cristo è il Signore, secondo quanto prefigurato dal profeta Gioele: “Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue… ma chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo” (3,3). Allo stesso modo, l’anima visitata dalla grazia sperimenta che è “l’iniquità che renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti” (Sap 5,23). In effetti, chi riceve il dono della conversione ben conosce come la vera aridità è il peccato, che ubriaca di effimero, mentre la sobrietà dell’orazione e della veglia attenta ai segni della presenza di Dio dona la vita e la felicità duratura. Infine, proprio come alla fine dei tempi, tutti quegli aspetti della nostra vita che non saranno passati per il crogiuolo della purificazione, perché la superbia del nostro io non è stata completamente annichilita dall’umiltà, diranno ai monti: “Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello” (Ap 6,16). Questa prima domenica di Avvento, dunque, parlandoci dell’ultima e definitiva venuta del Signore, ci ricorda che in questo breve tratto della nostra esistenza si decide il nostro destino eterno. Pertanto, non dobbiamo temere gli sconvolgimenti esterni, le angosce e le angustie che a volte caratterizzano la nostra umana esistenza, ma piuttosto dobbiamo vigilare sulla nostra condotta, invocando costantemente il nome del Signore, perché solo in Lui si trova la vera salvezza: “State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso d’improvviso”. Per questo, dobbiamo preparare nei nostri cuori l’avvento del regno di Dio. E Dio regna anche nel tuo cuore? Preparagli un trono degno e la sua gloria riempirà il tempio del tuo corpo!

Domenica 15 novembre si è svolto in terra di Basilicata a Rionero in Vulture, l’incontro dell’Ordo Virginum delle Chiese di Puglia e Basilicata sul tema: “Anno sacerdotale e Ordo Virginum, riscoperta di un dono e di un servizio”. La piccola località di Rionero ha ospitato ventiquattro consacrate delle diverse diocesi presso l’Istituto “ Suore Misericordiose”. L’incontro si è aperto con la celebrazione delle lodi

in un’atmosfera di accoglienza, di gioia e di lode al Signore. Significativa è stata la relazione di mons. Gianfranco Todisco, Vescovo di Melfi-Rampolla-Venosa, nella quale ha sottolineato che il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale, anche se differiscono essenzialmente, sono ordinati l’uno all’altro; entrambi partecipano all’unico sacerdozio di Cristo. Pertanto il sacerdote e la vergine

Gli adulti di Ac Gli incontri alla Festa del Ciao per gli educatori Il settore adulti di AC, anche quest’anno, ha voluto partecipare con entusiasmo e impegno alla festa del Ciao organizzata dall’Acr diocesana nei giorni scorsi a Cavallino. L’invito era rivolto ai soci, ai responsabili del settore adulti e ai genitori dei ragazzi dell’Acr, non solo per sottolineare e condividere con gli educatori l’importanza di un percorso educativo che aiuti i ragazzi a maturare come persone e come cristiani, ma anche per promuovere nelle parrocchie la formazione di gruppi di adulti-giovani a cui l’associazione dedica da diversi anni una particolare attenzione. La festa è stata aperta da un’accoglienza meravigliosa nella centralissima Piazza di Cavallino, animata da canti e balli proposti dall’equipe diocesana dell’Acr. Con l’inizio delle attività, i genitori e i tanti soci presenti sono stati invitati ad un momento di riflessione nella bellissima Chiesa attigua alla piazza. Prendendo spunto dal tema proposto ai ragazzi “Siamo in onda”, Massimiliano ha puntualizzato come l’azione Cattolica voglia condividere con le famiglie il cammino di crescita nella fede dei loro ragazzi, perché è necessaria una azione educativa che coinvolga tutti nel progettare e proporre concrete occasioni ed esperienze di crescita e di incontro. Il brano in cui l’evangelista Luca ci presenta l’incontro di Gesù con Zaccheo (icona di questo anno associativo) è servito a noi responsabili del settore adulti, per riflettere insieme ai genitori e soci di A.C., sulla gioia di incontrare Gesù nella nostra vita. È l’Incontro che ci permette di riconoscere con occhi nuovi i segni della salvezza che per noi si compie qui ed ora: questo è il tempo! Egidio e Sofia

È stato l’“Appuntamento con lo Spirito” ad avviare il ciclo dei tre incontri programmati dall’Azione Cattolica diocesana per la formazione degli educatori. Così sabato scorso, più di un centinaio di responsabili, provenienti da quasi tutte le parrocchie della diocesi in cui è presente l’A.C., hanno vissuto un forte e originale momento di spiritualità, condotto da padre Mario Marafioti s.j., presso “Le Sorgenti” di Lecce. Gli ambienti, densi di riferimenti simbolici, sono serviti come spunto per ripercorrere la storia della Salvezza, meditare la Parola e alla sua luce verificare la propria vita per un annuncio e una testimonianza credibile. A questo primo “Appuntamento con lo Spirito” ne seguiranno altri due: l’“Appuntamento con la Carità” che si terrà sabato 19 dicembre presso il monastero delle Benedettine di Lecce e sarà guidato dal prof. Carlo Alberto Augieri. Gli incontri si chiuderanno sabato 6 febbraio, presso le Officine Cantelmo di Lecce, per l’“Appuntamento con i segni del nostro tempo”. Mons. Nicola Macculli tratterà i temi fondamentali dell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI, importante per la lettura della realtà contemporanea. La sua relazione sarà la base di un pubblico dibattito che vedrà la partecipazione di vari soggetti politici e sociali del nostro territorio. È un momento forte di riflessione che l’Azione Cattolica intende offrire a tutti i cittadini nella consapevolezza della sua utilità al disorientamento esistenziale dell’uomo d’oggi. Ottorino Forcignanò Segretario Diocesano Ac

consacrata sono chiamati a dare una incisiva e forte testimonianza cristiana, facendo percepire l’amore misericordioso del Signore, dilatando il cuore sulla misura del cuore di Gesù. Infine ha esortato ad avere una profonda relazione con il Signore. Non bisogna mai allontanarsi dalla sorgente dell’amore che è il cuore di Cristo, trafitto sulla croce. Solo così si è in grado di cooperare efficacemente al misterioso disegno del Padre, che con-

siste “nel fare di Cristo il cuore del mondo”. In particolare a noi vergini consacrate ha indicato come sfida la testimonianza di una vita donata al Signore per essere nel mondo segno “ di consolazione e di sicura speranza”. L’esperienza si è conclusa con l’agape fraterna in un clima sereno e festoso. Anna Stippelli

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

L’incontro con l’Arcivescovo nella Cattedrale di Lecce

È stato un giorno straordinario per l’Apostolato della preghiera della Chiesa di Lecce che si è raccolto nella sua Cattedrale e ha celebrato l’Eucaristia col suo Arcivescovo e il suo Direttore spirituale. L’Apostolato della Preghiera è presenza discreta e diffusa in quasi tutte le comunità parrocchiali della Diocesi. Vive, nella sua esperienza associativa, in modo semplice e concreto, la dimensione apostolica della preghiera, in una spiritualità il cui fondamento, come dice il Santo Padre Benedetto XVI, è antico come il cristianesimo stesso. Realizza la sua antica e sempre nuova vocazione nell’offerta quotidiana, nella consacrazione, nella riparazione con una risposta esigente e coinvolgente. Esprime la dimensione missionaria: la capillare diffusione del foglietto mensile, occasione privilegiata per l’annuncio, permette di stabilire dialogo, di tessere relazioni, di diventare antenne discrete e attive. È questa la grande famiglia dell’Apostolato della preghiera: memore e grata al Signore per l’eredità che le viene dal passato, si affida al nuovo Pastore che sin dall’inizio del suo ministero tra noi, ha voluto riservare un ruolo primario alla conoscenza, all’ascolto, al dialogo accompagnati dalle virtù della pazienza e della carità. Apre il cuore ad attese e speranze per questa nuova pagina di storia che è pronta a scrivere. La responsabile diocesana Rosa Fiorentino

Da 150 anni un servizio fondato sulla preghiera la principale attività di ogni cristiano

L’Apostolato della preghiera è un movimento che conta 150 anni di vita, sgorgato da un’intuizione di studenti gesuiti francesi, stavano completando la loro formazione religiosa e desideravano ardentemente di partire per le missioni. L’Apostolato della Preghiera nacque, come intuizione e come proposta, a Vals presso Le Puy, in Francia, il 3 dicembre 1844, ad opera del P. Francesco Saverio Gautrelet S.I per degli studenti gesuiti; si diffuse subito al di fuori dello scolasticato di Vals; il P. Gautrelet avviò una piccola organizzazione denominata Apostolato della Preghiera, che fu approvata dal vescovo di Le Puy e successivamente dai Papi, a cominciare da Pio IX; ma la divulgazione dell’Apostolato della Preghiera nel mondo si deve al P. Enrico Ramière S.I., il quale ne sviluppò la dottrina e la diffusione. Nel 1861 nacque, in Francia, il primo “Messaggio del Cuore di Gesù”, imitato ben presto da pubblicazioni simili in molti Paesi; nell’anno della morte del P. Ramière (1883) l’AdP aveva già 35.000 Centri con più di 13 milioni di iscritti; oggi l’Apostolato della Preghiera è presente in tutto il mondo ed ha almeno 45 milioni di iscritti; si calcola che un centinaio di milioni di persone pratichino l’Offerta quotidiana della

giornata. Da quel primo nucleo, formatosi all’interno dello studentato gesuitico, il movimento si è andato progressivamente maturando e arricchendo. Alla crescita dell’Apostolato della preghiera ha concorso la vitale esperienza della sua spiritualità vissuta da molti cristiani. Poi, la diffusione dottrinale dei teologi l’ha approfondita. Determinanti anche una serie di documenti pontifici e la vita stessa della Chiesa. Oggi è stato riscoperto il valore della preghiera. Lo dimostrano i nuovi movimenti (carismatici, focolarini, neocatecumenali), che da un lato mostrano sete di spiritualità, dall’altro hanno dato alla Chiesa un aspetto di modernità e di apertura. Li sostiene la convinzione biblica: “Senza di me, non potete far nulla” (Gv 15, 13). I gesuiti impegnati nell’Apostolato della preghiera (sono molti quelli che attendono alla sua valorizzazione e al suo sostegno con le varie riviste nazionali: Il Messaggero del sacro Cuore, O Mensajeiro, Sources de vie Chrétienne, Lampade, ecc.) convergono con i nuovi movimenti nel rispondere alla sete di spiritualità, e collaborano con essi. Vi aderiscono uomini e donne che credono veramente di essere figli amati da Dio Padre e vivono nella persuasione che la preghiera sia una forza potentissima che agisce sul Signore.

La spiritualità della preghiera porta verso l’alto, addirittura ad approdi mistici. Karl Rahner, il più grande teologo gesuita tedesco, ha scritto: “Il cristiano di domani sarà un mistico o non sarà più cristiano”. Il Catechismo della Chiesa cattolica, spiega che “il Signore conduce ogni persona secondo strade e modi che ha Lui piacciono; ogni fedele, a sua volta, gli risponde secondo la risoluzione del proprio cuore e con la propria preghiera”. L’Apostolato della Preghiera è un servizio ecclesiale compatibile con tutti i movimenti e, come tutti, fonda la risposta alla chiamata del Signore sulla preghiera; senza di essa non si possono fare opere di Dio, non si può far nulla: la preghiera è l’attività fondamentale di ogni cristiano. Tutta la Spiritualità della A.d.P. fa capo a Cristo. Egli è il modello supremo del nostro amore per il Padre e per i fratelli, pertanto, si insiste sulla offerta quotidiana, con la quale il cristiano offre a Dio, per mezzo di Cristo, tutte le azioni, le fatiche, le sofferenze e le gioie per le necessità della Chiesa, anzi per la salvezza del mondo. Pregare è pensare agli altri, al bene degli altri, a tutti. Pregare, dunque, è amore. Giuseppe Spedicato


L’Ora del Salento 5

Lecce, 28 novembre 2009

catholica È ormai da oltre dieci anni che è attivo, nella nostra Diocesi, il Monastero Invisibile, una “comunità” di oltre settecento persone, le quali, in tutti i momenti della giornata, sette giorni su sette, si alternano in una rotazione continua nella preghiera al “Signore della Messe, perché mandi operai nella sua Messe” (Mt 9,38). Si tratta di un’esperienza di preghiera fondamentale, perché affianca - e soprattutto sostiene - l’azione del Centro Diocesano Vocazioni e del Seminario Arcivescovile. Molte delle persone che ne fanno parte e che sono coinvolte in prima persona in questa opera incessante di preghiera per le Vocazioni, sono membri dell’Apostolato della Preghiera, un movimento di spiritualità cui tanta gratitudine va per l’incessante opera di sostegno alla “causa” delle Vocazioni al sacerdozio ministeriale e di speciale consacrazione.

Si sono svolti a Lecce, dietro invito dell’Arcivescovo mons. D’Ambrosio e del Centro Missionario Diocesano, due momenti di approfondimento circa il II Sinodo Africano, tenuti da P. Fernando Zolli, comboniano che hanno visto la partecipazione, al mattino, del clero diocesano nell’ambito della giornata di spiritualità mensile, mentre alla sera, presso la chiesa del Rosario, P.Zolli ha incontrato un pubblico più eterogeneo. Nella sua relazione P. Fernando si è soffermato su alcuni aspetti significativi emersi dai lavori sinodali, avendo raccolto come membro dell’Osservatorio del Sinodo, impressioni, risonanze dall’aula sinodale. L’evento è stato un momento di grande rilevanza ecclesiale. I Padri Sinodali hanno riflettuto, analizzato, proposto idee circa la situazione del continente, non più compreso come oggetto d’attenzione, piuttosto come soggetto dell’evangelizzazione, promozione umana , in spirito di corresponsabilità. Non è un caso che Papa

Oltre 700 persone pregano per le vocazioni sacerdotali

Il monastero invisibile verso la Giornata del Seminario

i o c e s i ,

A Lecce un incontro organizzato dal Centro Missionario Diocesano

Alzati Africa. Il Sinodo del Continente nero Benedetto XVI abbia seguito di persona i lavori: nel suo saluto finale ai Padri Sinodali ha parlato dell’Africa “come polmone spirituale dell’umanità”; nel Messaggio al termine dei lavori è echeggiato forte il grido “Alzati Africa, cammina”, un richiamo a prendere in mano la vita, responsabilmente consapevoli che il destino delle popolazioni africane è nelle loro mani, in comunione ecclesiale, solidale, fraterna con quanti, nel mondo, nella chiesa, hanno a cuore le situazioni concrete, spesso di morte e sofferenza del continente. I Padri Sinodali si sono posti all’ascolto dell’Africa, hanno ascoltato esperienze e situazioni delle chiese sorelle dell’Europa, Americhe, Asia ed Oceania, si sono fatti ascoltare dalla

SALENTO MARIANO

comunità ecclesiale e non grazie al Messaggio finale ed alle Preposizioni presentate al Papa. L’ascolto dell’Africa circa se stessa, ha condotto i Padri Sinodali ad una riflessione sul momento attuale dell’Africa. è sufficiente ricordare quanto il cardinal Zubeir, Arcivescovo di Khartoum ha evidenziato, vale a dire la necessità di superare la povertà antropologica che “blocca” in un certo senso la crescita della persona. In questo contesto l’Africa è soggetto, non più oggetto magari esotico, di cammini di liberazione per la chiesa universale. Viene fortemente richiamata la responsabilità di quanti, nella politica, economia, decidono dei destini delle popolazioni e la necessità per la chiesa

di Valerio Terragno

La chiesa dell’Incoronata a Vernole La chiesa barocca dell’Incoronata sorge nelle vicinanze del cimitero di Vernole, lungo la strada che collega questo centro del Salento orientale con la frazione di Acquarica di Lecce. Il tempio fu eretto per volontà del Vescovo di Lecce mons. Fabrizio Pignatelli, tra il XVII ed il XVIII secolo, in seguito al casuale miracoloso ritrovamento in una antica e distrutta cisterna, occultata dalla vegetazione, di un’immagine della Madonna dipinta su pietra, avvenuto intorno al 1696, evento mistico che richiamò l’attenzione di gran parte degli abitanti di Vernole e dei paesi vicini, grazie alle cui offerte, in seguito, venne innalzata l’odierna chiesa, esattamente nel luogo in cui esisteva una più antica cappella. A raccogliere le donazioni del popolo furono incaricati, dal vescovo Pignatelli, due ferventi devoti; il curato vernolese Giuseppe Pascali ed un tal Damiano De Carlo. La facciata di Santa Maria dell’Incoronata, squadrata poiché priva di timpano, si presenta suddivisa in due ordini. Al centro dell’ordine inferiore, scandito da paraste munite di capitelli Jonici, si apre il magnifico portale centrale, sormontato da un’architrave in pietra, scolpita in foglie d’acanto, rosette e uccelli. Sotto l’architrave, compare l’iscrizione in latino, contenente un’invocazione Excelsi Regina poli praecinta coronis hic jacet et dignis aurea serta dabit A. D. 1698 (n. b. la Regina dell’alto cielo, incoronata, dimora qui e darà alle persone che ne sono degne, corone

Come è ormai consuetudine nella nostra Monastero Invisibile si rende “visibile” in due occasioni: in Avvento, prima della Giornata del Seminario, e nel tempo di Pasqua prima della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Anche quest’anno, pertanto, sarà bello prepararci insieme alla Giornata del Seminario (celebrata l’8 dicembre prossimo); ci ritroveremo, per un incontro di Adorazione Eucaristica insieme al nostro Arcivescovo, mercoledì 2 dicembre, alle ore 16,00 nella nuova Chiesa dello Spirito Santo in Lequile. Sarà una piacevole occasione per ringraziare ciascuno/a per quanto fa, con la preghiera e talvolta - anche con l’offerta dei propri piccoli o grandi sacrifici e sofferenze, per la comunità del Seminario e per le Vocazioni tutte. Nicola Rocca

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d’oro. Nell’anno del Signore 1698). Al di sopra della trabeazione, campeggia lo stemma di mons. Fabrizio Pignatelli, ove sono rappresentati tre tipici orci salentini, dette “pignatte”, affiancato da due vasi lapidei, scolpiti, contenenti fiori stilizzati. Le due nicchie laterali, forse un tempo occupate da statue, ora vuote, sono contornate da una cornice con intrecci floreali, terminanti con piccole teste di cherubino. Il secondo ordine, intervallato da altre paraste con capitelli compositi, è animato dalla presenza di un finestrone centrale, a grata, sfarzosamente decorato. Ai rispettivi lati della finestra, in dei medaglioni ottagonali in pietra, sono incise altre invocazioni alla Madonna. L’interno, ad un’unica navata, con volta a spigolo, è caratterizzata dalla presenza di tre altari, risalenti alla prima metà del 700. L’altare maggiore, spogliato degli arredi e deturpato a seguito di un furto vandalico, poi restaurato, è dedicato a Maria Santissima Incoronata ed è arricchito dalle statue di Sant’Antonio da Padova e San Francesco di Paola e da quelle di Santa Chiara d’Assisi e Santa Francesca Romana. Nella parte centrale, tra due colonne tortili, un tempo era collocata una tela settecentesca raffigurante l’Incoronazione della Vergine da parte della Santissima Trinità. Gli altari laterali, sempre intitolati alla Madonna, eseguiti da artisti locali, sono in stile barocco. Sul lato sinistro, entrando dall’ingresso principale, si trova l’altare dedicato alla Madonna De Finibus Terrae o

di Leuca, dove si può ammirare, in una tela, la Madre del Signore tra gli Apostoli Pietro e Paolo. L’antichissimo culto verso la Vergine di Leuca è molto diffuso non solo tra la popolazione del Salento, ma anche nel resto d’Europa. Sul lato sinistro, si nota, invece, l’altare dell’Immacolata, ingentilito da raffinate volute e colonne a spirali, in pietra. Esso fu innalzato, nel 1745, su interessamento del sacerdote Giovanni Antonio De Pandis da Vernole. Sul medesimo altare si ammira una tela raffigurante la Vergine Maria che immune da ogni peccato, vince sul male, circondata da graziosi angioletti. Attraverso una piccola scala, si accede alla sottostante cripta, realizzata nel Medioevo dai monaci basiliani e la quale in origine svolse pure la funzione di cappella cimiteriale. Nella sacrestia, provvista di una bella volta, è custodito un lavabo lapideo. A Vernole, la Madonna veniva festeggiata la terza domenica di maggio, con grande partecipazione da parte dei fedeli; oggi, purtroppo, tale devozione si è molto affievolita, dimentica la popolazione locale della protezione celeste che da millenni la Vergine dispensa sui suoi amati fedeli. Immersa nella verde campagna, a pochi chilometri da Lecce, la chiesa dell’Incoronata di Vernole rappresenta uno dei più suggestivi templi salentini, ove la presenza della Vergine è sempre palpabile, e certamente questo luogo sacro merita una maggiore attenzione da parte della comunità cittadina e culturale.

cattolica in Africa d’essere presente e propositiva in questi ambiti decisionali. Così come viene rammentata come a proposito di problemi cruciali per la vita quotidiana quali per esempio le risorse naturali, l’acqua, il commercio delle armi, la formazione di una classe dirigente attenta ai reali bisogni piuttosto che all’arricchimento personali, è necessaria da parte delle società e chiese non africane una maggiore consapevolezza a proposito delle ricadute negative di pratiche non umane: la tratta delle donne, il saccheggio dell’ambiente, i conflitti armati generatori di morte, profughi, distruzione. Le parole del Messaggio conclusivo: “l’Africa non è impotente. Il nostro destino è ancora nelle nostre mani. L’Africa si è già messa in moto

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e la chiesa si muove con essa. Le acque è possono essere burrascose, ma con lo sguardo puntato su Cristo Signore arriveremo sicuri al porto della riconciliazione, della giustizia e della pace. Africa, alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” sono preziose per noi cattolici non Africani. Indicano un percorso da fare insieme, come discepoli del Risorto, perché, come ci ricorda San Daniele Comboni, Cristo Gesù è morto e risorto anche per gli Africani. Quanto cammino fatto da quella intuizione di “Salvare l’Africa con l’Africa!”. L’Africa è in cammino tra noi, nelle nostre case, strade, mercati, scuole, luoghi di lavoro. Giunge pertanto a proposito il richiamo che sia mons. D’Ambrosio che don Elvi hanno rivolto a termine degli interventi di P. Zolli: chiesa di Lecce, non ti chiudere, alzati, cammina, accogli, fraternamente, fatti vicina a quanti da altri paesi e chiese vivono, sperano, nei nostri territori e comunità ecclesiali. Enrico Gonzales, mccj

MAGISTERO VIVO

di Carmelo Simmini

Ricordo di mons. Riezzo nel 105° anno della nascita Nacque a Squinzano (Le) l’11 dicembre 1904, terzo di sei figli. Fu battezzato il giorno dopo la nascita nella chiesa matrice S. Nicola di Squinzano. Il 25 marzo 1958 fu eletto vescovo di Castellaneta (Ta) e consacrato nella Cattedrale di Lecce il 29 giugno 1958 da mons. Francesco Minerva. Per oltre dieci anni ha guidato la diocesi ionica con santità, saggezza e zelo apostolico, facendosi amare e venerare da tutti i sacerdoti che lo hanno considerato un padre spirituale mite e fermo nello stesso tempo. Il 28 aprile 1969 venne promosso alla sede arcivescovile di Otranto dove ha svolto il suo ministero di solerte pastore per oltre undici anni. Il Servo di Dio scriveva di sé così: “Il Vescovo infatti altro non è che Colui a cui venne da Dio affidata la custodia del gregge: vero pastore di anime, che tutti vuol condurre a Gesù Cristo, e che per tutti vuol faticare, lavorare, sacrificarsi, se occorre, affinché neppure uno ne vada perduto” (Lettera Pastorale del gennaio 1979). Era solito andare in giro a visitare le parrocchie della diocesi, incoraggiare e stimolare i sacerdoti, incontrare i fedeli. Riprese il processo dei beati Martiri idruntini, fece costruire nuove chiese, si dimostrò molto vicino ai seminaristi con i quali era solito soffermarsi a pranzo la domenica. Il 5 ottobre 1980 accolse il Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione del quinto centenario dei Martiri idruntini. Le stesse qualità e lo stesso zelo pastorale pose a servizio della diocesi di Ugento-S. Maria

di Leuca, della quale fu per diversi anni Amministratore Apostolico. Il 27 gennaio 1981, quale Arcivescovo emerito di Otranto, si ritirò nella natia Squinzano, dove fu modello di virtù sacerdotali in sapienza, pietà e umiltà. Offrì, infatti, il suo ministero come un umile vice parroco in particolare nella parrocchia matrice S. Nicola. Tutti lo ricordano al confessionale, all’altare, a visitare gli ammalati, a tenere la catechesi ai giovani nubendi, a girare per le vie del paese intrattenendosi amabilmente con la gente. A questo proposito scrive in una delle ultime sue Lettere: “La santità sacerdotale, da raggiungere non accanto, ma attraverso il ministero, richiede, innanzitutto, un’intima unione con Cristo, che è la stessa santità di Dio incarnata. Il sacerdote deve poter dire come San Paolo: “mihi vivere Christus est! - per me vivere è Cristo” (Fil 1, 21). Il “rimanete in me ed io in voi” di Gesù (Gv 15, 1.4-5) deve costituire la sua principale preoccupazione, il cuore, il criterio e la norma di tutta la sua vita. I cristiani vogliono trovare nel sacerdote non solo l’uomo che li accoglie, che li ascolta volentieri e testimonia loro una sincera simpatia, ma anche, e soprattutto, un uomo innamorato di Dio, che appartiene al Signore, che li aiuta a guardare a Lui, a pensare a Lui, a salire verso di Lui”. Con discrezione ha aiutato tante persone bisognose e donato i suoi risparmi per la costruzione delle chiese Madonna di Lourdes e Madonna di Fatima. Ha lasciato a tutti un luminoso esempio di fedeltà e

amore alla Chiesa. Si è addormentato nel Signore il 20 agosto del 1998, il 22 agosto furono celebrati i solenni funerali nella Chiesa matrice di Squinzano dove aveva ricevuto il battesimo ed era stato consacrato sacerdote. L’arcivescovo mons. Cosmo Francesco Ruppi, nell’omelia esequiale ha detto di lui: “Quando mi sono inginocchiato dinanzi alla salma del nostro venerato e caro mons. Riezzo non ha avvertito nel cuore alcuna sofferenza, ma ho sentito un immenso trasporto, la gioia, cioè, di pensarlo già nel regno dei cieli, la certezza di vedere in lui un nostro nuovo protettore presso il trono di Dio. La figura di mons. Riezzo risalta il legame che esiste tra la chiesa e la santità. La nostra Chiesa, infatti è “La Chiesa dei santi” - come dice J. Bernanos - non “una specie di gendarmeria spirituale”. Quella della santità “è un’avventura, anzi l’unica avventura possibile” (J. Bernanos, I predestinati, Gribaudi).


L’Ora del Salento 6

Lecce, 28 novembre 2009

welfare i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

di Fabio Scrimitore

I permessi per assistere il disabile

Novità organizzative e procedurali per l’invalidità civile

Anche il Comitato Provinciale dell’Inps di Lecce, in una recente riunione, ha esaminato le rilevanti innovazioni che interessano il comparto dell’invalidità civile; in particolare, è stato valutato l’impatto delle nuove norme che entreranno in vigore da gennaio 2010: sono le epocali novità introdotte dall’art. 20 della legge 3 agosto 2009 n. 102, dalla delibera n. 15 del 6 ottobre 2009 del Comitato di Indirizzo e Vigilanza (Civ) Inps la determina n. 189 del 20 ottobre 2009 del Commissario straordinario Inps. Le importanti innovazioni introdotte nel processo di riconoscimento dei benefici per invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, hanno come obiettivo la realizzazione di una gestione coordinata delle fasi amministrative e sanitarie e la contrazione dei tempi di erogazione delle prestazioni. Infatti, sono state introdotte innovazioni rilevanti ai fini del riconoscimento dei benefici e sono state assegnate all’Inps nuove competenze e responsabilità: a partire dal 1° gennaio 2010, le domande saranno presentate direttamente all’Inps, per via telematica. Saranno gli stessi uffici Inps che, in tempo reale, trasmetteranno poi sempre per via telematica - ai Centri territoriali delle Asl competenti i nominativi delle persone da sottoporre a visita medica. Ai fini degli accertamenti sanitari, le Commissioni mediche dell’ Azienda Sanitaria Locale saranno integrate da un medico dell’Inps quale

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo Pneumologo

Un bicchiere di vino al dì preserva la salute del cuore Giù le mani dall’alcol. Uno studio spagnolo riabilita drink e qualche bicchierino di troppo, perché un po’ di alcol al dì finirebbe per preservare la salute del cuore. Ma attenzione: a trarne vantaggio è solo il cuore di lui. Nulla di fatto, dunque, per il gentil sesso, che non sembra trarre alcun beneficio da una pinta di birra o un bicchiere di vino, se non diletto per la gola. La ricerca spagnola, destinata senz’altro a far discutere, è stata condotta su 15 mila uomini e 26 mila donne tra i 29 e i 69 anni. Passando al setaccio abitudini di vita e tendenza a bere alcolici per ben 10 anni. Ebbene, le buone notizie non mancano per lui, che vanta una ‘sforbiciata’ dei pericoli per il cuore di oltre un terzo buttando giù un po’ di alcol ogni giorno. Vino, gin, birra, rum, tequila e chi ne ha più ne metta: il tipo di alcol consumato non sembra far alcuna differenza. L’unica nota, al riguardo, è che variare nei consumi, passando da un drink all’altro, sembra migliorare la salute del muscolo cardiaco. Ma attenzione, ricordano gli studiosi, l’alcol può preservare il cuore ma minare altri organi del corpo umano, a partire dal fegato passando per il cervello. Tant’è che si ‘macchia’ ogni anno di ben 1,8 mln di vittime nel mondo. Ciò non toglie, tuttavia, che la ricerca che sta rimbalzando su diverse testate online, a partire dalla Bbc,

mostra vantaggi non da poco a livello cardiaco. Il campione, arruolato da diversi centri di tutta la Spagna, è stato suddiviso in 6 categorie a seconda del quantitativo di alcol consumato. Per chi se ne concedeva solo qualche goccio, ad esempio l’equivalente di un bicchierino di vodka al dì, i rischi per il cuore scendevano del 35%. Ma più si alza il gomito, rivela a sorpresa lo studio, e più le cose per lui sembrano andar meglio. Se si passa, infatti, dai 3 agli 11 ‘sciortino’ al giorno, i pericoli cardiaci scendono di circa il 50%. Nulla di fatto per le donne, sulle quali l’alcol sembra agire diversamente. Colpa degli ormoni, ipotizzano gli studiosi, o di meccanismi che i drink non riescono a far scattare nel cuore di lei. Non sono poi chiari i processi che fanno dell’alcol un alleato del cuore, ma è cosa nota che aiuta ad aumentare i livelli di lipoproteine ad alta densità nel sangue, ovvero il cosiddetto colesterolo buono. Quest’ultimo aiuta a prevenire quello cattivo, evitando che si accumuli nelle arterie minando la salute del cuore.Gli esperti invitano tuttavia alla cautela, preoccupati dalla possibilità che i risultati dello studio possano accendere gli entusiasmi e indurre al consumo. “Il cuore è solo uno degli organi del nostro corpo l’abuso di alcol può danneggiare tutti gli altri, soprattutto fegato, pancreas e reni.

componente effettivo. L’accertamento definitivo per il riconoscimento dell’invalidità spetterà all’Istituto. Ovviamente tali innovazioni degli aspetti organizzativi e procedurali nel processo dell’invalidità civile - tra gli altri: informatizzazione, uso della telematica, riduzione del numero di amministrazioni pubbliche coinvolte - comporteranno notevoli vantaggi per gli utenti, principalmente riguardo alla trasparenza del procedimento, alla possibilità di ottenere informazioni in qualsiasi momento sull’iter della pratica, ma soprattutto attraverso la notevole contrazione dei tempi di definizione. L’art. 20 della legge 102 del 3 agosto 2009 stabilisce, inoltre, che il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e la Conferenza permanente per i rapporti Stato-Regioni dovranno disciplinare - con un accordo quadro - le modalità per l’affidamento all’Inps delle attività relative all’esercizio delle funzioni concessorie nei procedimenti di invalidità civile; le Regioni dovranno stipulare con l’Istituto apposite convenzioni che regolano gli aspetti tecnico-procedurali per l’erogazione delle prestazioni. Ma in Puglia è già stata sottoscritta la “Convenzione tra la Regione Puglia e l’Inps, per l’esercizio della potestà di concessione dei trattamenti economici in favore degli invalidi civili”, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2010. Ciò comporterà automaticamente il passaggio della potestà concessoria all’Inps dal prossimo anno.

I COLORI DELLA VITA

Il professore di diritto era indignato per l’ostinazione del suo Dirigente Scolastico. Costui si era irrigidito sulle posizioni che aveva assunto sin dalla settimana precedente, mostrando meno arrendevolezza di quanta ne dimostrarono i soldati giapponesi sulle coste di Okinawa nella primavera del 1945. Il Preside aveva detto che mai e poi mai avrebbe permesso che il suo insegnante di diritto si vedesse concessi i tre giorni di permesso mensili, che la legge-quadro sull’handicap dà al dipendente che assista il coniuge, un parente o un affine entro il terzo grado, che versino in un grave stato di handicap. Ma il professore non riusciva proprio a capire le ragioni che avevano fatto irrigidire il Dirigente scolastico, dal momento che l’art. 33 della civilissima legge n. 104 del 1992, non pone condizioni particolari, per la concessione dei permessi. La legge vuole soltanto che vi sia una stretta relazione familiare fra colui che assiste e la persona in stato di handicap grave, che chiede di godere dell’assistenza del parente. Dal marzo del 2000 non è necessario neppure che assistente ed assistito convivano nella stessa casa. L’art. 20 della legge n. 53 del 2000, infatti, ha abolito il requisito della convivenza fra i due familiari, assistente e assistito, purché, però, il parente che chiede di ottenere i tre giorni di permesso sia l’unico familiare in condizioni di assistere effettivamente l’handicappato grave, e che l’assistenza che egli offre sia continuativa. A ragionarci sopra, però, non si può dire che il Preside non avesse qualche buona ragione per non concedere i permessi. Egli sapeva che il professore di diritto era stato trasferito nell’Istituto Tecnico Commerciale “Antonio Genovesi” dal primo settembre di quest’anno, e sapeva altrettanto bene che il neo arrivato aveva ottenuto il trasferimento grazie al diritto di precedenza assoluta, che il contratto sui trasferimenti concede a chi benefici dell’art. 21 della già citata legge. Non poteva, quindi, non apparir singolare la pretesa del docente! Nonostante fosse stato riconosciuto persona portatrice di un grado di invalidità superiore ai due terzi, il docente aveva dichiarato di assistere la propria moglie, pure lei, portatrice di handicap grave, non ai sensi dell’art. 21, ma del 33 della legge stessa. È mai possibile - si sarà chiesto il Preside - che, nello stesso mese, si concedano tre giorni di permesso alla moglie - handicappata grave, a norma del 6° comma dell’art. 33 della legge 104 - ed altri tre giorni di permesso al marito a sua volta in stato di grave disabilità, secondo l’art. 21 della stessa legge n. 104 - perché possa assistere la moglie? Il Preside sapeva pure che l’Inps aveva affrontato un caso analogo a quello esaminato. Lo aveva fatto nella circolare n. 37, del 18 febbraio del 1999, nella quale si legge che, se il marito fruisce di tre giorni di permesso per sé stesso, non può avere altri giorni di permesso, per assistere altre persone. Il caso dell’Istituto “A. Genovesi” è sostanzialmente uguale. Vi si parla, infatti, del marito, invalido oltre il 66 per cento, che voglia assistere la moglie, handicappata grave, pretendendo di aggiungere a quelli della moglie, anche i suoi attesi 3 giorni di permesso.

ILFISCO ED I CITTADINI di Vinicio Russo

Farmaci contraffatti per i bambini dei paesi poveri

Lo statuto dei diritti del contribuente

Lo scandalo dei farmaci contraffatti per i Paesi poveri: i dati sono stati resi noti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): il 50% degli antimalarici venduti in Africa sono contraffatti. Fonti non ufficiali annotano che in alcuni Stati africani il 60% dei farmaci sarebbe contraffatto, percentuale che sale di altri dieci punti in riferimento agli antimalarici. Sempre l’Oms sostiene che anche in molte zone del Sud-est asiatico e dell’America Latina più del 30 % dei medicinali sia falso. L’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ha rilanciato questa pesante denuncia durante il congresso mondiale della federazione internazionale farmacisti cattolici. “La contraffazione e la falsificazione dei farmaci colpisce innanzitutto i soggetti in età pediatrica. Falsi antibiotici e falsi vaccini producono gravi ripercussioni negative sulla loro salute. Molte sono le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente più numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo e in compenso acquistati a caro prezzo. L’uso di antibiotici sottodosati in altri casi induce a fenomeni di selezione di ceppi batterici resistenti. Per quanto riguarda gli eccipienti, si usano sostanze tossiche che possono portare alla morte bambini, come è avvenuto ad Haiti o in Nigeria”. Un comportamento scandaloso, come aveva denunciato Benedetto XVI presentando l’enciclica Caritas in veritate “che ci spinge a collocare il tema della sicurezza del medicinale tra le emergenze sanitarie ed etiche nei Paesi in via di sviluppo, dove il farmaco per l’uomo è il farmaco per la vita”. Il fenomeno riguarda innanzitutto i farmaci salva vita. Secondo studi dell’Oms un quarto dei farmaci acquistati per strada nei Paesi poveri è contraffatto. In questa situazione mons. Zimowski invita tutti, in particolare i farmacisti cattolici “a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei medicinali e a opporsi alla loro distribuzione”. Il farmacista cattolico (l’invito vale per ognuno di noi) “non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni”. Ascoltiamo allora l’appello del Papa affinché “le diverse strutture farmaceutiche, dai laboratori ai centri ospedalieri, e anche tutti i nostri contemporanei, si preoccupino della solidarietà nell’ambito terapeutico, per permettere l’accesso alle cure e ai farmaci di prima necessità a tutte le fasce della popolazione e in tutti i Paesi, in particolare alle persone più povere”. Il Papa si riferisce in particolare ai bambini dai quali “si leva un silenzioso grido di dolore che interpella la nostra coscienza” di uomini prima ancora che di credenti. Dunque che “la missione della scienza e anche delle aziende del farmaco”, sia effettivamente quella di “offrire soluzioni ai problemi della gente” ma di tutta la gente, anche se povera, poverissima al punto di non potersi pagare una “soluzione” a problemi di sopravvivenza, “legati a patologie o a percorsi di vita” ovunque le sia stato dato di vivere la propria esistenza in questo mondo.

L’analisi dei passaggi più significativi dello Statuto dei diritti del contribuente consente di trarre alcune conclusioni sull’effettiva attuazione dei principi che ne sono alla base, a quasi dieci anni dalla sua entrata in vigore. É evidente che l’espressione più significativa dello Statuto coincida con le disposizioni che tutelano le garanzie del contribuente, alle quali l’Amministrazione finanziaria ha dimostrato di attenersi con soddisfacente diligenza. Qualche dubbio, in particolare, si intravede al riguardo all’istituto dell’interpello (trattato in Parte IV) che, probabilmente, andrebbe razionalizzato e velocizzato. Maggiori perplessità sorgono in relazione all’operatività del Garante del contribuente (si veda in Parte VIII). Infatti, gli obiettivi del progetto di Legge n. 1286/1996, da cui emergeva la finalità dell’istituzione del Garante, dunque l’attuazione dei diritti di informazione, di assistenza, di tutela dell’affidamento, dell’equo e regolare svolgimento delle procedure di accertamento, non sono stati appieno realizzati. Risultano insufficienti i poteri di cui attualmente dispone tale soggetto ed anche poco conosciuti dal contribuente che meriterebbe di essere informato con più concretezza sotto tale profilo. Sarebbe opportuno, dunque, che il Legislatore desse maggiore autorevolezza a tale figura dotandola dei poteri necessari per operare con maggiore indipendenza ed incisività. Tuttavia, l’aspetto maggiormente insoddisfacente, a detta di autorevole dottrina, è la forma di introduzione dello Statuto nell’ordinamento nazionale, cosa che, è noto, è avvenuta attraverso una legge ordinaria. Per quanto la L. 212/2000 si autoqualifichi attraverso il rinvio agli articoli 3, 23, 53 e 97 della Costituzione (si veda la Parte VII), comunque “non è” inserita nel mondo giuridico attraverso una legge costituzionale con rango gerarchico apicale nell’ambito delle fonti del diritto. Sarebbe sufficiente, allo scopo, che fosse osservata la strada imposta dall’art. 138 della Costituzione, in base al quale le leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi ed approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Solo in tal modo verrebbe data la giusta importanza ai principi posti in essere dallo Statuto. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento 7

Lecce, 28 novembre 2009

obiettivo Celebrata in Moldova la “Virgo Fidelis”, protettrice dell’Arma dei Carabinieri

In festa con l’Ambasciata italiana

L’apertura dell’Ambasciata d’Italia a Chisinau, sotto la guida dell’Ambasciatore Stefano De Leo, già Ufficiale dei Carabinieri, e la presenza dei Carabinieri addetti alla sede diplomatica, hanno permesso di celebrare per la prima volta in Moldova la festa della “Virgo Fidelis”, protettrice dell’Arma dei Carabinieri, che ricorre il 21 novembre. La celebrazione liturgica è stata presieduta da mons. Cesare Lodeserto, presso il Cenacolo Regina Pacis, alla presenza della Comunità Italiana in Moldova, che tradizionalmente ogni sabato si ritrova per la Santa Messa in lingua italiana. L’Appuntato Scelto Antonio Con-

flitti, in servizio presso l’Ambasciata, prima della Benedizione finale ha proclamato la “Preghiera alla Virgo Fidelis”. Successivamente, l’Ambasciatore Stefano De Leo ha spiegato alla Comunità presente il significato della festa che si celebrava, oltre a richiamare una breve memoria dei caduti di Nassirya, essendo stato egli stesso negli anni passati diplomatico in Afganistan. La Comunità ha vissuto con commozione l’evento, per la prima volta in Moldova, ma soprattutto si è ritrovata fortemente unita intorno ai valori emotivi che l’Arma dei Carabinieri, con la sua storia e le sue tradizioni, sollecitano in occasioni di tal genere.

IL CROCIFISSO FUORI O DENTRO? Il simbolo della nostra storia Il pronunciamento della Corte Europea che vieta il Crocifisso nelle aule scolastiche contraddice secoli di cultura, non solo in Italia, che nella Croce hanno visto un simbolo universale di salvezza. Mi piace ricordare un laico come Calamandrei che ammoniva i Giudici affinché, nella aule giudiziarie, il Crocifisso non fosse posto alle loro spalle, bensì sulla parete di fronte per ricordare loro il dovere di riparare alle ingiustizie umane di cui la Croce, appunto, è il massimo simbolo immaginabile. O un altro grande come Benedetto Croce che, sulla rivista Critica, scriveva: “perché non possiamo non dirci cristiani”. Non si può infatti non riconoscere come la fede cristiana abbia plasmato la cultura occidentale e si sia intrecciata con la storia dell’Europa che, proprio da essa, ha tratto ispirazione per le sue creazioni artistiche e intellettuali, ha elaborato norme di diritto e ha promosso i valori su cui si fonda la nostra civiltà: tolleranza, rispetto reciproco, libertà, solidarietà, rifiuto di ogni discriminazione, dignità della persona umana. Riconoscere tutto questo non mette in discussione la difesa del valore della laicità dello Stato, bensì di una laicità malintesa (o laicismo) che vieta di riconoscere il fatto religioso nello spazio pubblico. In una società multiculturale e multi/religiosa come la nostra la laicità deve invece diventare sempre più luogo di comunicazione tra le religioni e garanzia di cittadinanza per tutti. Fernanda Palermo

Continua il dibattito culturale dopo la sentenza della Corte europea che spinge il Crocifisso fuori dalle scuole

Un grande segno di libertà Una croce, un amore che muore “Un milione, credo, dovrebbero essere! ” mi risponde sicura una anziana signora inglese, che, forse senza contare, ne è impressionata dal numero immenso. Sono croci. Grandi come un palmo di mano, piccole e bianche, sono distese sul verdissimo prato che abbraccia tutt’intorno Westminster abbey. Sembra uno sterminato campo di narcisi a primavera: un incanto! Anche se ognuna porta una macchia rossa in fronte, un papavero: per gli inglesi è il simbolo del sangue dei caduti. Tantissimi hanno deposto la loro croce, scrivendovi sopra il nome del proprio caduto in guerra. Anche voi avete vostro padre? Mi fa qualcuno al vedere che anch’io ne prendo una dal chiosco accanto con una piccola offerta. Ma per me sarà solo portarmela a casa, sulla scrivania. Mentre, invece, qui migliaia di giovani vite spezzate su tutti i fronti di guerra sono ricordati da questa piccola, preziosa croce. Nel settore con la scritta: Afganistan oppure Iraq la croce porta anche una minuscola foto. E sono centinaia di volti giovani, sorridenti, ammirati e contemplati da tutto un via vai di gente... È diventato questo uno spazio sacro, improvvisato all’aperto. C’è chi fotografa, chi legge, chi scrive un messaggio, chi

medita... Alla celebrazione di ieri, il Big Ben qui a due passi ha scandito due minuti di silenzio per tutta l’Inghilterra. Come un brivido ha percorso il dorso di tutti i suoi abitanti. Li vedevi fermi, immobili in ogni luogo pubblico. È novembre, il Remembrance day, giorno della memoria. “Sa, in quei momenti una commozione incredibile mi prende!” mi fa un’emigrante italiana, entrata ormai nello spirito di questo popolo. La croce è come piantata nel cuore di ognuno. Ricorda la morte e ricorda l’amore e la passione per questa terra. “Goodbye, papà!” è scritto su una croce con un volto giovane massacrato in Iraq; leggendo ti si stringe il cuore. Tra un mare di croci, occhieggiano anche tante stelle di David o delle mezzelune musulmane... Il multiculturale o meglio il multireligioso è di casa nel mondo inglese, ma tutto si ispira al senso sacro della croce. Ognuno ha il diritto di porre il suo simbolo religioso: qui si è tutti sulla stessa barca, in mezzo al mare! “Anche da noi la croce è sacra!” mi ricorda la comunità portoghese emigrata, che incontro ogni domenica. E mi raccontano come a Pasqua per tradizione ancora oggi ogni parroco passa di casa in casa, tra-

scinando sudato una vecchia croce enorme: una grande benedizione per la gente, ma... un vero supplizio per lui! Come il Cristo. La familiarità del popolo portoghese con la croce era tale che dove arrivavano i colonizzatori era proprio una croce di granito che si piantava: in Marocco, in Mozambico, a Goa, a Macao o in Brasile... Segno di conquista del territorio. Elemento forte per marcare simbolicamente lo spazio. Anche in Italia la croce nelle scuole sta meritando in questi giorni una valanga di interventi e di emozione. “È un segno piantato nel cuore o indica solo simbolicamente un territorio di conquista?” viene da chiedersi, pensando al suo valore intimo di vulnerabilità estrema di Dio, di un perdersi infinito... Quando l’amore e la morte si toccano e si abbracciano. Perché, allora, farne un segno di trionfo o di possesso?! Guardo, alla luce del tramonto, questa distesa immensa di croci bianche sul verde di un prato nel cuore di Londra, dove razze e religioni differenti coabitano insieme. È come un’altra luminosità che ora si posa: la speranza. Sì, di un domani più tollerante e più fraterno. Renato Zilio missionario a Londra

Simbolo di un dono Il Crocifisso segno di amore, accoglienza, solidarietà, dono di sé per il bene dell’altro. L’intolleranza verso il simbolo cristiano che per antonomasia è il Crocifisso è sicuramente frutto di ignoranza della fede cristiana. Cristo nel Suo Vangelo insegna l’amore, la carità, essere gli ultimi, accogliere lo straniero, porgere l’altra guancia, amare il prossimo come se stesso e se ci applichiamo ad uno studio del messaggio Evangelico tutti dobbiamo convenire che gli insegnamenti di Cristo sono orientati a migliorare i rapporti umani di qualunque nazione, razza e cultura. Oserei dire che persino Gandhi, premio Nobel per la pace, ha messo in pratica solo una delle piccolissime virtù ed insegnamenti di Cristo nel Suo messaggio ottenendo giustizia e pace per il suo popolo, come del resto grandi uomini si sono adoperati per il bene del prossimo grazie all’insegnamento di Cristo. Dovremmo riflettere quanti missionari sparsi in tutto il mondo hanno fatto della loro vita un dono al prossimo per amore di Cristo e potremmo continuare per ore ad elencare il bene fatto all’umanità dai religiosi e dai cristiani grazie al sacrificio sulla Croce di Gesù. Molti sanno che alla Croce si appendevano i malfattori nel mondo antico ed era per i potenti del passato motivo di deterrente nei confronti dei popoli a loro sottomessi. Da quando su quel pezzo di legno è stato appeso un Giusto è diventato simbolo di salvezza e di riflessione per tutti noi. È opportuno dunque esporlo nei Tribunali dove potrebbe essere facile incorrere in errore e condannare un innocente ma il Giudice che con amore lo osserva si affiderà anche lui a Dio per operare con giustizia e carità. Il Crocifisso è segno di carità e giustizia nelle Scuole per chi ha la responsabilità di educatrice e per gli studenti, affinché si sentano incoraggiati nello studio. Ecco perché io mi rallegro quando ho a che fare con qualcuno che espone il crocifisso, perché so che la persona che ho davanti è qualcuno che si adopererà nella carità e nell’amore. Gesù alla donna accanto al pozzo gli disse: “Se tu sapessi chi ti ha chiesto da bere saresti tu stessa a chiederglielo ed egli ti darebbe acqua viva” (dal vangelo Giovanni cap. IV). Ora potremmo dire a chi si oppone ad esporre il Crocifisso nei luoghi pubblici “se tu sapessi cosa significa per il bene dell’umanità la gloria della Croce saresti tu stesso a chiedere che sia esposta non solo nei luoghi pubblici ma ti adopereresti affinché non manchi in ogni casa, poiché sarebbe il segno che tu Ami”. Donato Santoro O.F.S. , Melendugno (Le)


L’Ora del Salento 11

Lecce, 28 novembre 2009

zoom SQUINZANO/Tutto pronto per la festa di San Nicola da Myra

SAN PIETRO IN L./Nella matrice i segni dell’arte di Mauro Manieri

In piazza Mariella Nava e Sugarfree Gli altari come eventi geometrici Come ogni anno si rinnova a Squinzano la devozione dell’intera popolazione nei confronti di San Nicola di Myra, Patrono del paese. La festa in onore del Santo venne istituita nel lontano 1763 e nel corso dei secoli è talmente aumentato il numero dei fedeli che, nel 1946, si fondò il Circolo Pro Feste San Nicola. Nonostante la festa si celebri il 6 dicembre, quest’anno i riti religiosi inizieranno sin dal 22 novembre, quando cominceranno le visite del Santo a tutte le parrocchie. Infatti la statua di San Nicola verrà trasportata in tutte le Chiese del paese, dove sosterà per due giorni. è una nuova iniziativa a cui si è sicuri il popolo di Squinzano risponderà con entusiasmo. La vigilia della festa sarà invece caratterizzata dalla solenne intronizzazione del simulacro e dal significativo incontro della nostra comunità con la Chiesa Ortodossa e con i Padri Domenicani di Bari, custodi della tomba del San-

to Patrono. “La processione per le vie della città che avviene il 6 dicembre”, fa notare Roberto Schipa presidente del circolo, “resta il punto di eccellenza e di più alto coinvolgimento dell’intera comunità squinzanese. è uno dei riti più antichi che recentemente ha recuperato il pathos e lo splendore di un tempo”. Il presidente ha voluto rivolgere un pensiero particolare ai giovani “che sempre più spesso si affacciano alla vita sociale e organizzativa del Circolo e portano con orgoglio e devozione il simulacro del Santo in spalla per le vie del paese”. “La sincera devozione dei fedeli”, continua Schipa, “è confermata dall’introduzione di un nuovo rito: al momento del rientro in Chiesa, la statua viene dondolata dai portatori, rallentando la posa del Santo sul baldacchino a dimostrazione del profondo attaccamento alla figura del Patrono”. Accanto ai riti religiosi vi

saranno, come è d’uso, i festeggiamenti civili in onore del Santo che dureranno tre giorni e cominceranno con il taglio del nastro e l’accensione delle luminarie venerdì 4. La serata verrà rallegrata dalle comunità parrocchiali che offriranno in piazza Plebiscito dei doni ai bambini, mentre in piazza mons. Leone si terrà la sagra te la pittula. Il sabato sarà la volta del gran concerto bandistico “E. & G. Abbate”, seguito dall’esibizione dei “I pizzicarusi”. L’alba della domenica sarà salutata dallo sparo di una salve e per tutta la mattinata si svolgerà la fiera mercato di San Nicola. La serata invece trascorrerà in compagnia della musica di Ciccio Riccio, saranno ospiti d’eccezione Mariella Nava e gli Sugarfree. Alle 22.00 sarà la volta del Festival dei fuochi d’artificio in cui tre grandi ditte pirotecniche coloreranno e illumineranno i cieli di Squinzano. Valentina Polimeno

Il segno dell’arte di Mauro Manieri (1687-1744) scultore ed architetto leccese - le cui opere più celebri sono il Seminario di Brindisi - è riconoscibile nello stemma del portale di ingresso al cinquecentesco castello di Melendugno nonché in alcuni altari posti all’interno della Matrice di San Pietro in Lama vicino Lecce. Questo è quanto emerge da una ricerca resa possibile dalla collaborazione dell’Arcivescovo di Lecce mons. Domenico D’Ambrosio, don Giancarlo Polito e don Domenico Fiore. Il modo di lavorare dell’artista leccese si distingue per la sua singolare capacità nel progettare gli altari in particolare; essi sono pensati come eventi geometrici dalla dinamica e rigorosa articolazione. Le superfici, non ultime quelle delle singole sculture, si perdono in una miriade di sfaccettature che drasticamente tagliano la luce nello spazio. Nel transetto destro della Matrice di San Pietro in Lama, parete destra, l’altare dominato dalla statua di Sant’Oronzo appare attributivamente il più completo. L’altare

che è sulla parete opposta, quella sinistra di questo stesso transetto, ha ai lati in alto due statue che potrebbero essere riferibili al maestro leccese. Nel transetto sinistro, parete laterale sinistra, l’altare dedicato allo Spirito Santo apparterrebbe tutto al Manieri a meno delle due statue di santi poste ai lati in basso. Sue invece sarebbero in particolare, nella nicchia centrale superiore, la statua della Madonna Immacolata e, sulle colonne, a destra, quella di Santa Caterina d’Alessandria e a sinistra quella di Santa Teresa d’Avyla. Per quest’ultimo altare è necessario in più sottolineare che alcune figure e volti presenti su di esso, pur essendo ascrivibili come detto al Manieri, mostrano l’influenza di un altro scultore molto attivo all’epoca (siamo probabilmente negli anni venti-trenta del diciottesimo secolo) autore, sempre nella stessa chiesa, dei primi due altari che entrando si incontrano a sinistra e destra. Quello di sinistra in particolare rivela la mano di due ar-

tefici; si osservino, per esempio, le colonne tortili: la sinistra - escluso il capitello - appartiene al Manieri, la destra invece al secondo autore. L’intervento del Manieri in questo stesso altare è riconoscibile in più nella coppia di angeli reggiscudo posti sulla mensa al disotto del quadro con la rappresentazione di Sant’Oronzo; nei due angeli laterali seduti sulla cornice della centrale nicchia superiore con la statua di Santa Irene e nelle due statue di sante poste al di sopra della trabeazione in corrispondenza delle colonne. La statua di Santa Irene come tutto il resto apparterrebbe invece al secondo ancora ignoto autore. Questo altare ad una indagine diretta non ha mostrato discontinuità compositive o strutturali tali da lasciare supporre tempi diversi nella sua esecuzione. Per quanto riguarda infine l’opera a Melendugno l’attribuzione per ora può essere solo dubitativa a causa del pessimo stato conservativo del manufatto. Fabio Grasso

Intervista a mons. Farina, vescovo di Caserta e presidente del Comitato Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa

Le offerte per il sostentamento dei sacerdoti “Ma i sacerdoti come vivono? È vero che ricevono uno stipendio? E chi glielo lo paga, il Vaticano o lo Stato?” Da quando mons. Pietro Farina è diventato Presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, queste domande se le sente rivolgere sempre più spesso. È la legittima “curiosità” di chi giustamente pensa a quella del sacerdote come a una missione totalmente gratuita eppure si rende conto che anche un ministro di Dio ha esigenze materiali inderogabili, come qualsiasi altra persona. “Io rispondo - dice il Vescovo di Caserta - che la parola ‘stipendio’ è sbagliata. Di solito si preferisce parlare di ‘remunerazione’, ma anche questo vocabolo non rende a pieno il concetto”. E allora, Eccellenza, come si dovrebbe dire? Forse il termine esatto dobbiamo ancora inventarlo. Ma importante è comprendere che quella del sacerdote non è una prestazione d’opera da “pagare” in qualche modo. Non si tratta di un mestiere, ma di una missione. Se entriamo in questo ordine di idee, del resto connaturale a molti nostri bravi fedeli, troveremo naturale anche tutto il resto. Per esempio, che di qualcosa il prete dovrà pur vivere? Esattamente. Per potere mettere tempo, capacità, energie al servizio della comunità “a tempo pieno”, occorre avere risorse per mangiare, vestirsi, abitare in una casa: vivere, insomma. E non si vive solo d’aria. Lei, dunque, che cosa propone? A me piace la parola “sostentamento”: la parola, meglio di stipendio o remunerazione, dice che al prete non interessa guadagnare in proporzione di

ciò che fa o rende, ma gli basta il minimo per vivere dignitosamente. Tutto il resto è fatto con gioia e dedizione, perché è pura “missione” per il Regno di Dio. Tra l’altro la parola “sostentamento” è entrata nel linguaggio della Chiesa italiana, dato che già da tempo si parla di “Offerte per il sostentamento del clero”. Perché si è sentito il bisogno di creare questo strumento, oltre alle normali offerte che ognuno fa in parrocchia? Per rispondere bisogna ricostruire nelle sue grandi linee il sistema scaturito vent’anni fa dalla revisione del Concordato. La logica vorrebbe che ogni comunità parrocchiale, al cui servizio il prete si mette totalmente, fosse in grado di offrirgli il “sostentamento”. Ma ciò non è realisticamente possibile a un gran parte di parrocchie: quelle con pochi e spesso poveri abitanti. Basti pensare che in Italia, su 26 mila parrocchie, 12 mila hanno meno di mille abitanti, e circa 4 mila addirittura meno di 250. Ciò nonostante ogni sacerdote diocesano, sia esso malato, anziano, in pensione o ancora nel pieno del suo servizio attivo, in città o in un piccolo paese di montagna, può contare su un sostentamento che va da 882 euro netti mensili del parroco di prima nomina a 1.376 euro per un Vescovo ai limiti della pensione. Quindi non bastano le offerte della domenica? Le offerte domenicali, a volte piccole e modeste, bastano appena (e spesso neppure) alle normali spese gestionali della chiesa parrocchiale e degli edifici pastorali (luce, riscaldamento, pulizia, ordine, manutenzione, eccetera). Per questo è necessario un sistema integrato

di vasi comunicanti che consenta il passaggio dei fondi per il sostentamento delle parrocchie più grandi e più ricche a quelle più piccole e povere. In più serve una “camera di compensazione” che è appunto l’Istituto Centrale Sostentamento Clero, che interviene, a livello nazionale, ad integrare le eventuali mancanze e diseguaglianze. Questo servizio perequatorio dell’Icsc è reso possibile dai fondi dell’otto per mille (in parte utilizzati per il sostentamento del sacerdoti) e proprio dalle libere offerte dei fedeli dirette al sostentamento del clero. Q uesto sistema funziona ormai da più di vent’anni. Che bilancio se ne può trarre? Certamente positivo. Sostanzialmente è stato confermato tutto l’impianto originale. Alcune modifiche hanno riguardato solo degli adeguamenti “tecnici”. Possiamo affermare, dunque, che il tempo trascorso ha dato ragione delle scelte innovative e coraggiose compiute in occasione della revisione del Concordato, com’è attestato anche dalla positiva accoglienza del sistema da parte del clero e dell’opinione pubblica e dal sostanziale conseguimento degli obiettivi di perequazione economica e di riordino amministrativo allora fissati. D’altro lato non sono mancati, nel volgere degli anni, aggiustamenti in corso d’opera. Ad esempio? È stato opportuno apporre alcuni correttivi ai meccanismi di calcolo della remunerazione dei sacerdoti. In particolare bisognava rispondere alla diminuzione del numero dei sacerdoti e all’aumento della loro età media. Per i sacerdoti in attività è aumentato il carico ministeriale, perché le esigenze pastorali restano le stesse di vent’anni fa e, anzi, in genere sono più gravose. Ma sono anche cre-

sciuti gli oneri economici connessi all’esercizio del ministero loro affidato, oneri cui non sono in grado di far fronte direttamente le parrocchie e gli altri enti presso cui esercitano il ministero. Si pensi ad esempio al costo del carburante che deve sopportare un parroco di più parrocchie, distanti tra loro e spesso poco dotate economicamente. Tra i fatti innovativi del sistema in vigore ormai da vent’anni, che cosa possiamo citare? Sicuramente, da vent’anni i sacerdoti malati e anziani non sono più abbandonati a se stessi come accadeva prima della revisione concordataria del 1984. Inoltre l’I.C.S.C. ha anche

il compito di provvedere ai nostri 600 fidei donum, i preti diocesani italiani in missione nei Paesi più poveri del mondo. Qual è il segreto per comprendere l’importanza delle Offerte per il sostentamento del clero? Appartenere e sovvenire: sono verbi che lei cita spesso. Perché? Secondo me sta in due verbi: appartenere e sovvenire. Sono infatti profondamente convinto che quanto più cresce il senso di appartenenza alla parrocchia e, tramite questa, alla Chiesa, tanto più cresce anche la libera e responsabile volontà di “sovvenire alle sue necessità”: prima tra tutte,

OSSERVATORIO GEO-POLITICO

il concreto aiuto per il sostentamento dei preti, così necessari alla vita di ogni comunità ecclesiale. Quando un cristiano è convinto che la parrocchia è come la sua casa, la sua famiglia, quando cioè matura questo profondo senso di appartenenza, allora saprà anche farsi carico di un “sostegno economico”, perché la sua parrocchia possa vivere, agire, operare. I due canali privilegiati per questo “sostegno economico”, racchiuso nel verbo “sovvenire”, sono la firma per l’otto per mille, che non costa nulla, e un’Offerta, almeno annuale all’Icsc che, benché deducibile, importa invece una certa generosità. a cura del servizio promozione

di Roberto Cavallo*

Il fascino perverso di Malthus L’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” al paragrafo 44 affronta la tematica della crescita demografica. In particolare il pontefice nota come da tempo si faccia passare l’idea scorretta che la crescita demografica sia la causa prima del sottosviluppo anche economico. L’esperienza insegna, invece, che grandi Nazioni sono uscite dalla miseria grazie al numero e alla capacità degli abitanti, mentre Nazioni floride sono andate in declino a causa della denatalità, che “…mette in crisi i sistemi di assistenza, ne aumenta i costi, contrae l’accantonamento di risparmio e di conseguenza le risorse finanziarie necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei “cervelli” a cui attingere per le necessità della Nazione” [n.44]. Inoltre - aggiunge Benedetto XVI - le famiglie di piccola dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali e di non garantire forme efficaci di solidarietà. Anche l’Italia - ci ricordano le recenti indagini statistiche - è tuttora ben al di sotto della normale soglia riproduttiva e viaggia

verso l’invecchiamento della popolazione. Ovviamente la Chiesa è favorevole ad una “paternità responsabile”, nell’ambito del rispetto dei valori della sessualità, che non può essere ridotta a “fatto edonistico e ludico”, né a una preoccupazione “tecnica” di “contagi” e di rischio procreativo. Oggi assistiamo al paradosso che mentre nelle regioni povere congiurano contro la vita gli alti tassi di mortalità infantile, nei Paesi più sviluppati operano una legislazione e una mentalità contrarie alla vita, “…che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale” [Caritas in veritate, paragrafo n.28]. Così alcune Organizzazioni non governative operano attivamente per promuovere nei Paesi poveri l’adozione di pratiche spacciate come “sanitarie”, ma che di fatto sono anti-nataliste: la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione. A questa campagna mondiale contro la vita non sono estranei neppure alcuni grandi organismi internazionali. Lo vedremo la prossima settimana. * www.recensioni-storia.it


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Lecce, 28 novembre 2009

le nostre città LECCE/Presso la parrochia San Filippo Smaldone celebrata la messa degli artisti

Giovani e società coi piedi per terra

Quando in uno spartito Dio incontra il cuore dell’uomo Poco attratti da stelle e stelline Quello che si è verificato sabato 21 novembre scorso sotto la volta michelangiolesca della cappella Sistina, cioè l’incontro, attraverso le figure del Pontefice e dei 260 artisti, tra fede e arte, è stato rivissuto il giorno seguente, in occasione del festeggiamento della solennità di Cristo Re, nonché del giorno di Santa Cecilia, la protettrice degli artisti, nella Celebrazione Eucaristica delle ore 18.00, nella Parrocchia “San Filippo Smaldone” di Lecce. La “Messa dei giovani artisti”così è stata denominata - è stata allietata dal supporto di talenti musicali appartenenti alla parrocchia e non, che hanno voluto fornire il loro contributo per questa iniziativa, insieme al coro parrocchiale e sotto l’organizzazione del maestro Biagio Putignano. Il repertorio di musiche sacre che si è dispiegato nel corso della celebrazione ha visto come brano iniziale un’opera di Bach, durante l’offertorio brani di Bach e Marcello, nel corso della Comunione ancora Bach e anche Vivaldi, per poi concludere con il pezzo anonimo Mio Signore, cantato dal coro. La parola chiave dell’incontro di Benedetto XVI è stata la bellezza, la pura bellezza che è alla base dell’ispirazione artistica e che mette l’uomo a contatto con l’eterno, con l’inafferrabile: “La bellezza fa uscire l’uomo da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, al-

l’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto” ha affermato il Santo Padre. Ed è quello che succede quando una musica con il suo ritmo influenza il nostro umore e i nostri pensieri, incredibilmente, come se questo cambiamento non dipendesse da noi, ma fossimo persino noi a dipendere dal potere delle note che si susseguono e a cui adattiamo i nostri battiti. E ci sembra di correre in punta di piedi su quelle corde di violino, di scivolare tra un tasto e l’altro del pianoforte, di respirare a pieni

Porte aperte al Liceo Artistico di Lecce I genitori e gli alunni delle scuole medie di I grado, possono visitare il Liceo Artistico Statale “V. Ciardo” di Lecce, per conoscere l’offerta formativa dell’Istituto, i nuovi indirizzi del piano di studi (anche alla luce della riforma della scuola superiore), i progetti, gli scambi internazionali, l’alternanza formazione-lavoro, i laboratori e gli ambienti scolastici. Inoltre, gli orientatori sono a disposizione per illustrare le azioni integrate in sinergia con il Centro per l’impiego e Info Point Europe Direct della Provincia di Lecce, per meglio rispondere ai bisogni socio-educativi del territorio e coniugare le azioni di orientamento e di formazione con quelle dell’inserimento nel mondo del lavoro. Lo sportello di accoglienza, informazione e orientamento è un servizio che il Liceo e la Provincia offrono al territorio e a tutti i soggetti interessati con il seguente orario di apertura: tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle ore 9.00alle ore 13.00, giovedì dalle ore 9.00 alle ore 17.00 (per i mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio); domenica 6 dicembre 2009, 11 gennaio e 7 febbraio 2010, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 Per ulteriori informazioni si può telefonare tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 al numero 0832 . 352431. Luigi Buccarello

polmoni il suono di un flauto, ed immaginiamo che ciascuno di questi strumenti sia li a tenderci la mano, proprio come fa il Padre ad Adamo nel dipinto di Michelangelo. Scopriamo così che è sempre la stessa forza creatrice che ci sovrasta e ci avvolge nei secoli, ed è l’unico filo che unisce tutti gli uomini tenendoli a contatto con l’infinito. Per questo motivo don Giovanni Serio ha scelto una Celebrazione così diversa dal solito, perché non a caso sant’Agostino disse “Chi canta prega due volte”. Forse la sublimità dell’arte e della musica ci uniscono a Dio perché d’altronde Lui è il primo pittore, il primo musicista del mondo, nella perfezione dei paesaggi e dei suoni della natura.

Non dimenticherò mai una parte del monologo del musicista protagonista di “Novecento”, scritto da Baricco: “In quella sterminata città c’era tutto, ma non c’era una fine... Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare”. Guardando l’orizzonte, l’uomo comprende che l’universo è un pianoforte che ha una combinazione di tasti senza inizio né fine. “ Se quella tastiera è infinita, allora non c’è musica che tu puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio”. Grazia Pia Licheri

Il sovraffollamento del Pantheon mediatico e la continua demitizzazione con la quale il gossip aggredisce gli idoli provvisori della musica, dello sport, dello spettacolo e della politica portano i giovani con i piedi per terra. Questo sembra il tratto caratteristico che si può trarre dal 10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza che Eurispes e Telefono Azzurro hanno intitolato: Generazione provvisoria. Il diritto di immaginare il futuro. Dai dati della rilevazione appare significativo, infatti, che il 38,8% degli adolescenti dichiarano di non voler assomigliare a nessuno in particolare. Nella classifica tutti personaggi proposti rimangono a distanza abissale il più vicino è Barak Obama all’8,4% e poi c’è Valenitno Rossi al 5,3% e a seguire la prima donna: Belen Rodriguez a 4,9%. Quello che è ancora più stupefacente in questa speciale classifica appare al secondo posto. Una risposta ricavata dalla specificazione che nei questionari viene dedicata alla casella “altro”. Si scopre qui che il 15,3% degli adolescenti dichiara che “da grande” vorrebbe assomigliare a se stesso. Insomma se ne deduce che i nostri giovani in primo luogo non vengono molto ispirati dalle stelle e stelline che circondano il panorama nostrano. Qui cade uno stereotipo che vede i ragazzi pendere dalle labbra del mito di turno. Si può cogliere un segnale importante per quelli che sono interessati all’educazione delle nuove generazioni. Forse occorre andare oltre le figure astratte, bisogna proporre e parlare di persone concrete che accompagnino nel percorso di vita. Non significa soltanto investire di un ruolo educativo adulti maturi, ma significa anche saper trasmettere l’umanità in quello che si propone per poter parlare a persone interessate a quello che accade loro e non a quello che gira nel “virtuale”. In secondo luogo si può trarre un’ulteriore indicazione cercando di interpretare la risposta che indica la preferenza dei giovani di “voler assomigliare a se stessi”. All’interno di questa dichiarazione dei giovani, molto importante perché nata da loro e non richiesta a priori nel questionario da quel che si deduce nella presentazione della ricerca, ci sono due aspetti che molto probabilmente si combinano. Da un lato si evidenzia la fatica di superare il proprio stato attuale. Si può notare l’incapacità di pensarsi in prospettiva di immaginare un “progetto desiderio” da inseguire. Però dall’altro lato a partire da una simile dichiarazione si può iniziare a costruire una grande proposta di ricerca di senso. Iniziare ad “assomigliare a se stessi” significa iniziare a scoprirsi, a conoscersi meglio, significa iniziare il cammino verso la maturità. C’è un’esigenza fondamentale nascosta in quell’ … altro dichiarato. Se si saprà rispondere si potrà fornire di ali questi giovani con i piedi per terra. Andrea Casavecchia

25 NOVEMBRE - LA GIORNATA PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Regressione culturale e schiavitù moderne nell’universo femminile contemporaneo In occasione della Giornata Internazionale Contro la violenza sulle donne, La Casa delle Donne di Lecce ha invitato tutte le donne, “reali-testimonial”, a prendere la parola pubblica sul tema della violenza sia fisica che psicologica a cui esse sono soggette. L’iniziativa si è svolta, a partire dalle 11.30, presso la sede stessa del progetto, l’ex liceo musicale “Tito Schipa” in viale dell’Università. Con la presenza di studentesse e studenti delle scuole superiori, ma anche gironaliste come Alessandra Lupo di “Telerama”, Alessandra Bianco per “La Repubblica”, Melissa Perrone di “Radio popolare” e Carla Petrachi. Tramite la risoluzione numero 54/ 134 del 17 dicembre 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le organizzazioni internationali e le ONG ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno. Le donne attiviste hanno individuato il 25 novembre in seguito al brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, su ordine di Rafael Trujillo. In Italia solo dal 2005 diversi Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti, come Amnesty International, si interessano a questa ricorrenza attraverso iniziative politiche e culturali. Nel 2007, 150mila donne hanno manifestato a Roma contro la violenza sulle donne, senza alcun patrocinio politico. È stata la prima manifestazione su questo argomento che ha avuto un impatto mediatico e che ha riscosso successo. Uno degli slogan diceva “Lo stupratore non bussa, ha le chiavi di casa”. E di fatto i dati statistici mostrano come la maggioranza delle violenze si consumino in famiglia, spesso complici la connivenza dell’ambiente e le condizioni di isolamento in cui si verificano.

A tale scopo, La Casa delle Donne di Lecce ha proposto per la giornata del 25 novembre 2009, una riflessione sulle forme subdole di violenza, di cui a volte anche la politica si rende

complice. Il radicamento della cultura maschile, volta a esercitare il controllo sul corpo delle donne, alimenta gli episodi di violenza più feroci, sanguinari ed efferati. E le donne in primo

luogo sono chiamate a riflettere in generale su tutte quelle forme di regressione culturale che cristallizzano i rapporti fra uomini e donne. Sara Foti Sciavaliere

Dolci ricordi di Gesualdo Goggi QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

La composizione riprende il suo cammino. I primi clarinetti intarsiano ancora un percorso melodico carico di nostalgia e sviluppano un’energia ancora controllata e racchiusa nei suoni delle ance. La sincope ha ripreso il suo itinerario e segna le pulsazioni all’interno dell’idea melodica; ne sono protagonisti, ancora una volta, i due flicorni baritoni e il flicorno basso in fa e il flicorno contrabbasso in sib. La novità viene segnalata proprio da questi ultimi; infatti il ribattere continuo di suoni indica l’approssimarsi di un nuovo momento melodico. Gli interventi delle ance si fanno più frequenti e le semicrome dei primi clarinetti diventano più insistenti; la presenza dei suoni lunghi è stata ridotta attraverso l’utilizzo più marcato dei corni, delle cornette e dei tromboni. Si percepisce un incalzare dinamico: finalmente l’ascoltatore può partecipare ad un interessante sviluppo di energia sinora ben controllata e dissipata attraverso i suoni lunghi. La sincope, affidata anche agli ottoni chiari, è un inequivocabile gesto compositivo che la situazione si evolve: i restanti contrabbassi entrano a far parte del gioco dinamico, le percussioni sottolineano il momento, le scale cromatiche ascendenti e discendenti dei flauti, del clarinetto piccolo in mib., dei primi e secondi clarinetti in sib. (A e B) alimentano un crescendo che riesce a coinvolgere anche la sezione dei sassofoni, mentre il sassofono baritono è chiamato a sostenere il ritmo ribattuto dei flicorni contrabbassi. Simultaneamente le cornette si impossessano del ritmo terzinato, non ancora molto

evidente all’ascoltatore, sostenuto dagli squilli “sotterranei” di due tromboni tenori, mentre il terzo segue il ritmo delle crome. L’apice viene raggiunto con il cessare degli interventi di tutte le ance e della restante sezione dei flicorni: cornette e tromboni tenori diventano i protagonisti del cuore pulsante della composizione. I successivi interventi di risposta del resto della banda conferiscono una chiara rottura con il passato; il compositore vuole modificare il suo percorso ed intende presentare una seconda idea tematica. Dalla partitura giunge un nuovo suggerimento “il fatale incontro a raddolcire i nostri cuori”. Il nuovo tema viene affidato ai secondi clarinetti in sib. (nel registro grave), ai sassofoni tenori, ai flicorni tenori e ai flicorni baritoni. La fragranza sprigionata dal tema è suadente e leggera, come se provenisse da una realtà lontana, ricca di sentimento dal chiarore fioco e quasi impercettibile; il suono ribattuto iniziale colloca il tema in un contesto di cantabilità spontanea e lineare: un segnale di indubbia capacità inventiva fuori dalla norma e dai soliti canoni. Si evince, altresì, una ricerca meticolosa tra melodia ed impasto sonoro. Non può sfuggire la ricerca di quest’ultimo attraverso uno scrupoloso e puntiglioso lavoro di strumentazione. La capacità di coniugare melodia e banda è il successo di questo brano che ogni appassionato deve conoscere e approfondire attraverso l’ascolto. Nel prossimo incontro si comprenderà lo sviluppo di questa seconda idea tematica.


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Lecce, 28 novembre 2009

le nostre città LECCE/Il primo giornale nato all’interno del carcere

Sperimentazione delle nuove potenzialità della didattica interrativa

Fuga di notizie Comunica-Azione con la Lim “Tutti sanno cosa è il carcere. Pochi sanno come ci si vive”, questo è l’incipit di un lavoro che è nato e sta crescendo all’interno del carcere femminile di Borgo San Nicola, a Lecce, con l’aiuto dell’associazione ‘Il Borgo Onlus’. L’iniziativa, che è risultata vincitrice del bando regionale ‘Principi Attivi’, è indirizzata alla distribuzione di un giornale bimestrale redatto dalle detenute del complesso leccese, con la collaborazione di volontari, giornalisti ed educatori, che proprio nella scorsa settimana hanno avuto modo di presentarne il primo numero. L’organizzazione non profit, nella quale questo progetto è nato, opera nel settore dell’assistenza sociale dei detenuti e dei figli di questi ultimi, cercando di offrire loro un supporto attraverso l’attuazione di iniziative ed attività socie-educative; e proprio in quest’ambito è nata l’idea di attivare un giornale periodico scritto dalle detenute del settore AS (Alta Sicurezza), con l’intento di creare un servizio di informazione interna, ma anche di comunicazione con l’esterno della realtà carceraria. La vita quotidiana all’interno di queste strutture, infatti, è profondamente differente da ciò che si potrebbe immaginare. Qui si sviluppano problemi quotidiani e sofferenze che difficilmente da fuori si potrebbero cogliere. Così spiega l’iniziativa la direttrice del giornale, Carmen Tarantino: “Fuga di Notizie cerca di violare la condizione di marginalità forzata, imposta a chi perde la libertà, portando fuori dalle celle il racconto delle donne ristrette. Un progetto editoriale che si inserisce nel filone del giornalismo sociale, quello che ‘dà voce a chi non ha voce’. E che apre un necessario, vitale, canale di comunicazione tra il carcere di Lecce e il territorio salentino”. Già dal primo numero, si intravedono le finalità di questo grande lavoro volto, innanzitutto, alla restituzione di un’identità, di una dignità personale grazie alla scrittura, unico mezzo a disposizione di coloro che sono costrette ad una separazione forzata dal mondo: “La scrittura - afferma Anna Rosaria Piccinni, Direttrice del complesso carcerario di Borgo San Nicola - può perfino essere l’occasione per tentare di mettere ordine in biografie spesso terremotate e per restituire loro dignità”; un spunto da cui partire per scostare il pensiero dalla fatica e dai dolori quotidiani è lo strumento preso in mano dall’associazione che, con carta e penna, ha dato voce a Letizia, Concetta, Caterina e tante altre ancora, attraverso editoriali che raccontano i loro affanni quotidiani, i loro problemi, le apprensioni per i figli che crescono in loro assenza; ma anche le ri-

flessioni personali su eventi e notizie, spazi creativi, consigli utili per un futuro lavorativo, al di fuori dalle mura carcerarie. Esprimere le ansie e gli sfoghi che spesso si serbano nel cuore, può essere una via di sopravvivenza alla totale alienazione, che in molti casi genera frustrazioni insopprimibili. È stato, dunque, possibile realizzare tutto ciò grazie ai finanziamenti della Regione Puglia (Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva) che, tramite il bando Principi Attivi, ha stanziato dei fondi a favore dei giovani, mirando alla raccolta di idee che potessero creare, nella nostra regione, impegnati progetti nell’ambito del sociale. Così è nato ‘Il Borgo’, presieduto dalla sua giovane responsabile Marta Morello ed, in questi giorni, si sono potuti cogliere i frutti del lavoro svolto da tutti i volontari, che hanno potuto concretizzare il loro primo progetto. Tra i tanti obiettivi, previsti per il futuro, l’organizzazione mira inoltre: alla promozione della tutela dei diritti civili dei detenuti, sostenendo il diritto alle pari opportunità; alla creazione di corsi specifici all’interno della realtà carceraria al fine di sviluppare competenze pratiche e professionali, utili nel futuro; all’attivazione di corsi di socializzazione che contrastino l’isolamento sociale dei reclusi, all’interno e fuori dagli istituti. Intanto, chiunque volesse avere una copia del primo giornale redatto, che prende il titolo di ‘Il nostro carcere quotidiano’, può farlo rivolgendosi, oltre che nella sede de ‘Il Borgo’ e all’interno del complesso ‘Borgo San Nicola’, anche in tutte le principali librerie leccesi, nella Provincia e presso l’Uepe di Lecce. La copia è gratuita. Ilaria Lorenzo

“Comunica-Azione con la Lim” è il titolo di un Progetto inserito nel Piano Integrato del Liceo Statale “Pietro Siciliani” di Lecce e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Competenze per lo sviluppo” (Obiettivo/Azione D. 1 - FSE2008-72). Si tratta di un intervento formativo in atto, della durata di 30 ore, realizzato dal prof. Giorgio Barba (esperto) e destinato a 26 docenti, impegnati nei curricula delle varie discipline di studio: n. 16 corsisti afferiscono all’Istituzione proponente; n. 10, invece, provengono da altre scuole del territorio. Tale percorso in presenza, connesso all’uso delle tecnologie per la didattica, attivato in Via di Leuca, nei giorni scorsi presso il Laboratorio d’Informatica del Liceo salentino (I Piano), si concluderà in data 4.12.2009, col supporto di quattro Lavagne Interattive Multimediali, opportunamente predisposte nei locali della struttura. Per comprendere fondamenti e risultanze del Pon in parola, abbiamo intervistato il prof. Antonio De Lorenzis, tutor di progetto, nonché responsabile del settore informatico, presso il Liceo “Siciliani” di Lecce. Prof. De Lorenzis, che cos’è una Lim e

IN GALLERIA

NEW MOON DI CHRIS WEITZ Dopo un anno e tanta attesa finalmente i fan del bel vampiro e della sua amata possono tornare a sorridere, perché la seconda saga di Twilight, New Moon è arrivata sul grande schermo. Nel film precedente avevamo lasciato Bella ed Edward vivere il loro amore. Il secondo capitolo inizia con un sogno di Bella, dove mentre lei invecchia Edward resta sempre ragazzo, per questo nel giorno del suo 18° compleanno è in preda ad una crisi. La famiglia Cullen per quest’occasione le organizza una festa, dove Bella finisce col ferirsi, scatenando la sete incontrollabile di Jasper e la sua reazione violenta. Edward intervenuto per proteggerla, si rende conto del pericolo rappresentato da lui e dalla sua famiglia per Bella, perciò i Cullen decidono di lasciare la città, nella speranza che la ragazza dimentichi il suo amore, ma ciò che la attende è una

Management Aziendale L’Università del Salento istituisce il concorso d’ammissione per i seguenti Master: per la Facoltà di Economia il Master di II livello in “Risk Management Aziendale”, per la Facoltà di Giurisprudenza Master di I livello in “Programnell’Università del Salento mazione e progettazione comunitaria per la cooperazione internazionale e lo sviluppo territoriale” e uno di II livello in a cura di Giovanna Miglietta “Gestione delle Risorse Ambientali. Acqua, Suolo, Rifiuti ed Energia”; la Facoltà di Lettere e Filosofia organizza il Master di I livello in “Management pubblico, E-governance e federalismo fiscale”, un Master di II livello in “Aspetti e problemi della civiltà greco-romana: letteratura. Storia e cultura” e un Corso di perfezionamento in “Storia regionale pugliese”; mentre la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere bandisce il Master di II livello in “Comunicazione e organizzazione culturale”. Il numero di crediti necessari per il conseguimento del titolo di Master universitario di primo o di secondo livello non può essere inferiore a 60. Sono ammessi a presentare domanda esclusivamente soggetti in possesso di titolo di laurea del Vecchio Ordinamento o di Laurea triennale o specialistica/magistrale secondo il livello corrispondente. Il titolo di Laurea richiesto per l’accesso deve essere conseguito entro la data di scadenza del bando. All’esito della prova finale verrà conferito il titolo di Master Universitario. La frequenza è obbligatoria. Coloro che intendono partecipare a uno dei Master o dei Corsi indicati nell’art. 1 dovranno presentare la domanda di ammissione, su apposito modulo prestampato reperibile sul sito www.unisalento.it/offerta formativa/ master di I e II livello. I candidati dovranno far pervenire la propria candidatura, in busta chiusa e sigillata, mediante lettera raccomandata A/R oppure tramite consegna diretta al Servizio Posta di questo Ateneo, situato presso l’edificio ex Principe Umberto, viale Gallipoli, 49 - 73100 Lecce. Alla domanda dovrà essere allegata la ricevuta del versamento di 15,00 per il contributo per la procedura di selezione.

ORIENTARSI

quale valore aggiunto può determinare nel supporto alla didattica degli apprendenti? È una lavagna elettronica, sulla cui superficie si può scrivere, disegnare, tracciare segni, spostare oggetti; permette ad insegnanti e ragazzi di partecipare in modo interattivo alle attività proiettate su di essa da un videoproiettore connesso al computer. Il kit base è composto da 3 elementi: computer con software appropriato, videoproiettore, lavagna interattiva. Il Pc è connesso sia al proiettore che alla lavagna. Il proiettore riporta lo schermo del computer sulla lavagna ed il Pc può essere controllato dalla Lim. Se si preme un’icona o altro sulla lavagna - utilizzando il dito o l’appropriata “penna” elettronica - l’azione è trasmessa al computer, come se fosse stato usato il mouse. Questo nuovo dispositivo risulta particolarmente adatto a realizzare lezioni di carattere interattivo; rende più chiaro lo svolgimento delle attività, permettendo di visualizzare immagini e video durante la spiegazione dell’insegnante; consente di produrre schemi e di memorizzarli per un successivo utilizzo; facilita il completamento di esercizi predisposti dal docente e ar-

crisi profonda. Dopo svariati mesi, solo grazie all’amicizia di Jacob, Bella riesce a riprendere in mano la sua vita. Il nuovo amico tuttavia nasconde un segreto, sviluppa il gene del licantropo, perciò è un nemico naturale dei vampiri. In questo episodio della saga la regia è affidata a Chris Weitz. Il regista non poteva far meglio, riesce a dar vita ad una pellicola fedele all’omonimo libro della scrittrice Meyer. New Moon arricchisce ed è persino meglio riuscito del precedente Twilight. Qui i sentimenti crescono: il desiderio, la necessità, la perdita, l’isolamento, ma soprattutto il ricongiungimento, sono tutti gli elementi creati dall’amore, e il regista riesce a descriverli perfettamente. Non solo amore però, un altro tema principale e abbastanza sottolineato è quello dell’amicizia, rappresentato da Bella e Jacob (personaggio rimasto sotto tono nel primo episodio).

ricchiti mediante elementi grafici di esemplificazione. La Lim, tuttavia, non si sostituisce all’insegnante, ma fa in modo che la didattica sia supportata da vari “media”, nell’obiettivo di determinare forme di comprensione efficaci ed una più facile memorizzazione da parte degli alunni. Com’è stata organizzata la road map della progettazione formativa? Dopo un test di verifica delle conoscenze, il corso ha trattato per 15 ore la Lim in tutti i suoi aspetti: settaggio della strumentazione, modalità di utilizzo, software dedicato. Le restanti ore saranno quelle più significative e stimolanti per i docenti partecipanti, in quanto entrano nella fase di progettazione e realizzazione di learning object, quali contenuti didattici multimediali, da implementare con questa lavagna. Al termine dell’attività il docente sarà in grado di utilizzare in modo autonomo, con proprietà e sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalla Lim, avendo a disposizione un ulteriore strumento per la propria attività professionale, funzionale a raggiungere gli obiettivi didattici fissati in fase di programmazione. Paolo Palomba

di Alessandra De Matteis Questo capitolo segna anche la prima app a r iz i on e dei Volturi, che regnano i vampiri. La location scelta per le scene riguardanti i Volturi è Montepulciano, al posto di Volterra (descritto nel libro della Meyer), visto che la città italiana rispecchiava al meglio la necessità del regista di fare migliori inquadrature. New Moon è un film perfetto per gli appassionati, che si identificano nei vari personaggi e possono sperare diversi risvolti nella storia d’amore.

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Ringraziamo la nostra clientela che, da oltre dieci anni dimostra stima e apprezzamento per il nostro lavoro. Informiamo che oltre ad una vasta gamma di abbigliamento per il clero e le religiose, disponiamo anche di tunichette per la prima comunione e realizziamo bomboniere personalizzate per tutte le occasioni. Tel. e Fax 0832304140 - Mob. 3346613332 Viale dell’Università, 63/A - 73100 LECCE


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appunti

Stefano Benni. Pane e tempesta Questa settimana voglio presentarvi il nuovo libro di Stefano Benni, “Pane e tempesta”. Mi piace molto questo autore che nasce a Bologna nel 1947. Giornalista, scrittore e poeta, collabora attualmente con il giornale francese “Liberation”. Nel 1989 ha curato la regia e la sceneggiatura del film “Musica per vecchi animali”, scrive per il teatro ed ha allestito ed ha recitato in parecchi spettacoli con tanti musicisti jazz e classici. È ideatore della “Pluriversità dell’Immaginazione”. Ed è autore di numerosi romanzi di successo tradotti in trenta Paesi. Questa nuova opera è composta da una serie di racconti, molti dei quali comici. Durante la prima presentazione del libro, a Genova, Stefano Benni spiega: “Ho scritto questo libro in un periodo dif-

ficile della mia vita, paradossalmente mi trovo ad essere comico in un momento tragico”. Non svela il motivo di questo suo stato d’animo, ma sorridendo comincia a leggere il primo brano con le capacità di un vero attore. Il racconto di “Trincone l’amoroso” diverte, ma lascia davvero l’amaro in bocca agli spettatori confermando ciò che lo scrittore aveva appena confessato. Siamo nel paese immaginario di Montelfo, dove Benni monta un grande circo di creature indimenticabili: il Nonno Stregone, Ispido Manidoro, Trincone Carogna, Sofronia e Rasputin, Archimede detto Archivio, Frida Fon, lo gnomo Kinotto, il beato Inclinato, Simona Bellosguardo, il gargaleone e il cinfalepro, Fen il Fenomeno, Piombino, Raffaele Raffica, Alice, don Pinpon e don Mela,

Zito Zeppa, la Jole, Gino Saltasù, il sindaco Velluti, Ottavio Talpa, Bubba Bonazzi, Bum Bum Fattanza, Nestorino e Gandolino, Sibilio Settecanal, Tramutone, la Mannara, Giango, i fratelli Sgomberati, Bingo Caccola e Tamara Colibrì, Maria Sandokan, Adelmo il Cupo, Checca e Caco. Il paese di Montelfo vive in una sua soddisfatta premodernità, ma viene minacciato da un’immane speculazione edilizia. Nel cuore del paese c’è anche il Bar Sport, forse un parente del primo e leggendario romanzo “Bar Sport” di Benni, e di sicuro un simbolo della resistenza alla modernità improvvisa che si manifesta sotto il segno livido di ipermercati, spazi commerciali in concessione, luci, rumori e suoni della post-civiltà. Sullo sfondo di questo paese immaginario, si snodano le

storie di un’umanità stravagante e surreale che incarna i vizi e le virtù, le grandezze e le debolezze del genere umano. Come un abile cantastorie, Stefano Benni, crea una cornice fiabesca dove le sue creature si muovono e raccontano liberamente, oltrepassando spesso i confini tra passato e presente, tra realtà e fantasia. La sua scrittura ama colpire il lettore e travolgerlo con dosi massicce di comicità che sconfinano spesso e volentieri nel cinismo. Predilige i periodi brevi e ad effetto e si compiace dell’utilizzo generoso degli aggettivi e delle espressioni gergali. Tra le tematiche affrontate, predominante quella ecologica: il paese è infatti minacciato dalle ruspe, il bosco che lo circonda aggredito dalla cementificazione, il bar stesso - centro di vita sociale - deve scomparire, ulti-

c@ttolici in rete

Le omelie da oggi anche sul web

argo

IL POLLICE

LA CLASSE NON È ACQUA In piena fedeltà all’affermazione “la classe non è acqua”, fors’anche in considerazione di una realtà anagrafica scandita sulle desinenze “anta”, non possiamo non richiamare l’attenzione sulla normalità (da intendersi nel senso più tradizionale del termine, ancor più oggi nel momento in cui sembra vacillare ogni certezza) di quella parte della trasmissione pomeridiana di varietà che Rai Uno ci ha proposto nella scorsa domenica. Ci riferiamo a “Domenica in 7 giorni” (Rai uno, ore 16,30), o meglio a quel suo segmento che ha visto insieme da una parte Pippo Baudo e dall’altra Gino Paoli, in un discutere cortese e corretto che, a dire il vero, ci ha quasi sorpreso. Abituati come siamo alle risse televisive e ad un linguaggio quanto mai gratuito, se non del tutto volgare. E, alla fine, ci appare chiaro come diventi necessaria, se non assolutamente indispensabile, per quelli che ci piace definire “i nuovi volti della Tv” una sorta di scuola, affinché imparino tempi e metodi, oltre che “modi”.

tommaso dimitri

marialucia andreassi

Visitiamo oggi un sito, www.omelie.org, che è nato nel 1996 con lo scopo di “offrire, a tutti coloro che settimanalmente si nutrono della Parola di Dio, una piccola isola di sosta nella navigazione” (così si presentava allora la finalità nella home page). Fondato da don Roberto De Odorico attualmente parroco della Parrocchia del Santissimo Sacramento a Roma, che dopo alcuni anni decise di affidarne il coordinamento a don Pino Pulcinelli, docente di S. Scrittura alla Pontificia Università Lateranense di Roma, ed Educatore al Seminario Romano Maggiore. Lo scopo principale del sito è presentare la liturgia e le riflessioni in tutte le domeniche dell’anno e nelle festività liturgiche. In una intervista pubblicata su Zenit don Pino dichiarava: “Bisogna che l’omelia permetta alla Parola di Dio di entrare profondamente nei sentimenti e negli atteggiamenti della vita di coloro che partecipano all’assemblea domenicale, facendo sperimentare e sviluppare la vita di Dio”, e proseguiva sulla necessità che l’omelia sia tale da evitare “rimproveri o ‘prediche’”, e di puntare piuttosto su “un’omelia breve e intensa, che tocchi il cuore e l’intelligenza della vita”. “Proprio per questo - continua don Pino Pulcinelli che è stato da noi intervistato - più che vere e proprie omelie, per i nostri contributi possiamo parlare di riflessioni che dovrebbero servire come spunto”. Una particolarità: fra gli autori - cooptati da due curatori che si sono succeduti nel coordinamento - compaiono presbiteri, suore e laici (anche coppie sposate). Alcuni risiedono in Italia e altri all’estero; alcuni elaborano le loro riflessioni in gruppo, altri da soli. Questo fatto ha permesso di unire tante sensibilità e formazioni diverse, per uno stesso servizio alla Parola! Attualmente nella sezione dedicata alla “liturgia - omelie” ritroviamo circa 20 autori (tra cui alcune Suore Benedettine, che si presentano come fossero un unico autore, e delle coppie di laici). “Recentemente - ci rivela don Pino - è stato effettuato un questionario on line per migliorare il servizio pastorale del sito tra i navigatori e questo ha permesso di sapere che per molti esso si rivela uno strumento importante da cui partire per una comprensione sempre più efficace della Parola. Molti hanno dichiarato di farne un uso comunitario (magari scaricando le riflessioni e discutendole insieme o usandole come materiali per il catechismo)”. Buona navigazione.

mo baluardo di una zona destinata ad ospitare un gigantesco centro comm er ci al e. Non mancano, naturalmente, molti altri temi cari a Benni, com pr esa quella vena satirica a metà fra politica e cronaca. Ne nasce una personale e originale arte capace di stregare il lettore, da quello più giovane a quello più esperto e smaliziato. Vi consiglio vivamente di leggere questo libro. È molto divertente ma fa anche riflettere tanto. Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli, 16.00, pag. 256

M U S I CALM E NTE

samuele vincenti

Ilya Poletaev recital per pianoforte Nella cornice del Politeama Greco, lo storico teatro di Lecce, nell’ambito della 40a Stagione Concertistica della Camerata Musicale Salentina, si esibirà, il 30 novembre, Ilya Poletaev, pianista e clavicembalista russo polivalente e poliedrico. Si tratta di un evento di grande rilievo per il territorio salentino che ospiterà uno dei più grandi interpreti contemporanei di Chopin, Haydn, Shumann. Il pianista, nato a Mosca, dove è stato iniziato alla musica all’età di 6 anni, ha perfezionato i suoi studi di piano e clavicembalo in Israele, a Gerusalemme, e dall’età di 14 anni risiede in Canada, a Toronto, dove si è diplomato con Marietta Orlov e Colin Tilney. Ha compiuto gli studi di perfezionamento negli Stati Uniti, a Yale, seguito dal grande maestro Boris Berman, e, attualmente, nella stessa università, è docente di musica antica. Tiene spesso Master Classes in Europa e negli Usa e frequentemente si esibisce in recital suonando sia il clavicembalo che il pianoforte e dimostrando inusuali doti e capacità musicali straordinarie. Sono tante le competizioni internazionali che hanno visto Ilya Poletaev come protagonista: a gennaio 2009 si è aggiudicato il Primo Premio al Grieg Festival Young Artists Competition di Winter Park in Florida, e ancora, lo scorso anno, come pianista, è stato vincitore dello Stepping Stone Competition (Canada) e del Concorso Pianistico Internazionale Rina Sala Gallo di Monza, dove tra l’altro si è aggiudicato, oltre il Primo Premio assoluto, anche il Premio del Pubblico, il Premio Bach e il Premio dell’Orchestra. Come clavicembalista ha vinto il Concorso Internazionale Southeastern Historical Society. Poletaev è conosciuto al proprio pubblico soprattutto per le sue esibizioni da solista, accompagnato da prestigiose orchestre sinfoniche, ma nella sua carriera può vantare la partecipazione a diverse formazioni che lo hanno visto in scena insieme a musicisti di grande rilievo della musica da camera: Robert Mann, Donald Weilerstein, Gary Hoffmann, Paul Hersh, Susan Narucki, oltre che il suo maestro a Yale, Boris Berman. È invitato in numerosi festival di prestigio come M.O.A.B., Caramoor, Sarasota, Norfolk, Yellow Barn, Banff Festival of the Arts e Orford Arts Center. Tra i suoi prossimi impegni figurano, oltre a quelli negli Stati Uniti e in Canada, concerti in Italia, Svizzera, Polonia, Romania. A Lecce sarà di scena lunedì 30 novembre alle ore 20.30 sul palco del Teatro Politeama Greco, in un recital per pianoforte solo, su musiche di Chopin, Haydn, Schumann. è possibile acquistare i biglietti per partecipare all’evento presso il botteghino del teatro. Informazioni e programma completo sono disponibili sul sito: www.icolecce.it.

@loradelavoro@ anna rita favale CORSO PER LEAD AUDITOR La Norma EN 16001:2009 introduce attraverso la certificazione il riconoscimento ufficiale del Sistema di Gestione Energia delle organizzazioni ed una nuova figura professionale l’Auditor del Sistema di Gestione dell’Energia che, per conto dei diversi Enti di Certificazione, eseguirà gli Audit presso le strutture che avranno adottato il Sistema di Gestione Energetico. Per chi ha già la qualifica di auditor 9001, 14001 o 18001 il corso è di sole 24 ore. Altrimenti occorre rispettare la propedeuticità del corso di 16 ore su Iso 19011 (in svolgimento dal 3 al 4 dicembre) per complessive 40

ore. Bari, 3, 4, 16, 17 e 18 dicembre 2009. Per chi è già auditor: 24 ore Bari, 16 - 17 e 18 dicembre 2009. Sono previste Agevolazioni per chi si iscrive entro il 20 novembre, per chi proviene da oltre 150 km, per la seconda iscrizione proveniente dalla stessa azienda e per gli ex allievi. Centro Studi Ambientali e Direzionali Via delle Murge 65/a 70124 Bari, tel. 080 561 84 55 Fax 080 56 419 46, e-mail: info@csad.it - web: www.csad.it ATER, l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale pubblica della provincia di Roma, ha indette selezioni per soli esami, per la formazione di

graduatorie per l’assunzione, con contratto individuale di lavoro a tempo pieno indeterminato di varie figure professionali dei seguenti profili: area C lvello iniziale C3, addetto ad attività esecutive di carattere gestionale tecnico-amministrativo; area C livello iniziale C3, autista; area B livello iniziale B3, istruttore amministrativo; area B livello iniziale B3, istruttore contabile; area B livello iniziale B3, istruttore tecnico; area B livello iniziale B3, istruttore tecnico geometra; area B livello iniziale B3, istruttore tecnico informatico; area A livello iniziale A1, avvocato; area A livello iniziale A1, ingegnere addetto all’ufficio impianti; area

A livello iniziale A3, ingegnere/ architetto; area A livello iniziale A3, funzionario direttivo amministrativo; area A livello iniziale A3, funzionario direttivo contabile; area A livello iniziale A3, funzionario addetto all’ufficio stampa; area A livello iniziale A3, funzionario informatico. Il bando integrale è stato pubblicato sui siti internet www.gfitalia.it e www.aterprovinciadiroma.it. Le domande, con la richiesta di essere ammessi a partecipazione ad una o più selezioni, deve essere generata servendosi della piattaforma on line presente sul sito internet www.gfitalia.it. Per ogni informazione si può telefonare all’Help desk, al numero

848580162 dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 18, oppure inviando una e-mail all’indirizzo info.concorsi@gfiitalia.it. La scadenza è fissata al 21 dicembre prossimo.

ressati dovranno inviare le candidature a Humangest spa - filiale di Bari - via S. Matarrese 2 B/C - 70124 - Bari. Per informazioni telefonare al n. 080.5617042 - fax 080.5096486.

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COMSULENTI IMMOBILIARI Il Centro Impiego di Casamassima pubblica che a Capurso (Ba), Idea Casa agenzia immobiliare è alla ricerca di 4 Consulenti Immobiliari. Gli interessati devono essere automuniti. L’età richiesta è 18/30 anni. Il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato full/time. La data di scadenza per la pubblicazione dell’offerta è fissata al 31 dicembre 2009. Info tel. 080.4553391.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 28 novembre 2009

lo sport L’ASSIST

di Paolo Lojodice

La lezione di Brescia potrà servire al team di De Canio per attuare in futuro strategie tattiche e mentali per evitare le prossime ricadute

Lecce, riprende la corsa A Brescia è accaduto quello che era prevedibile, possibile ma non scontato. Una sconfitta dopo un filotto di cinque vittorie e un pareggio rappresenta da un lato l’evento statistico probabile, e in quanto tale da accettare senza troppi drammi se rapportato all’intera economia del campionato, dall’altro il campanello di allarme per un calo di tensione che può scuotere l’architettura tecnica e psicologica della squadra, finora faticosamente cercata, costruita ma non ancora completata da De Canio e i sui uomini. La lezione di Brescia deve essere una opportunità. Per meditare su quello che è indispensabile per disputare al meglio questa serie B: non abbassare la guardia e non perdere di concentrazione. Il primo tempo disputato in terra lombarda deve essere comunque un riferimento sia pur in negativo, nel senso che mai più il Lecce potrà permettersi di affrontare così un avversario. In questa occasione, infatti, la rimonta non è riuscita. Sarebbe stata la quarta, dopo quelle con Mantova, Reggina e Padova. Il Lecce ha bisogno di trovare omogeneità nella sua corsa, eliminando questa tendenza, a volte, a girare a due velocità. Un’arma che si può dimostrare pericolosamente a doppio taglio, perchè la rincorsa è sempre pericolosa, visto che

non sempre si riesce a rimediare alle false partenze. Il capitano a fine gara aveva, infatti, commentato: “Se già dieci minuti concessi all’avversario sono tantissimi, figuriamoci un tempo”. è un Lecce quello tornato da Brescia che ora deve riprendere il suo cammino, con la capacità di fare tesoro per crescere nell’approccio alla gara. Un presupposto fondamentale se si vuol portare a termine come si intende questo campionato. Contro il Grosseto i giallorossi, come dichiarato dal tecnico, dovranno riprendere la consapevolezza di poter rivestire un ruolo da leader e quella di poter attaccare con quel pizzico di cinismo in più che è nel dna dei vincenti.

Intanto si comincia a guardare alla classifica e per quanto riguarda la propria economia generale al Lecce non può certo dispiacere il pareggio tra Cesena e Torino nel posticipo che lascia pressoché invariato l’ordine delle cose e tarpa le ali dell’entusiasmo soprattutto al Cesena, che perde la sua occasione per sopravanzare i lupiensi e assestare ai granata un ulteriore colpo alla già complicata ricerca torinista di contatto diretto con la vetta. Ma sabato si torna al Via del Mare alla ricerca dei tre punti con la consapevolezza che ancora è tanto il cammino da percorrere ma che, soprattutto, restare lì in alto dà cuore e coraggio. Contro i toscani non c’è molta storia da raccontare: solo

due gare nei precedenti: 2 incontri, finiti entrambi in pareggio. Non ci sono dunque ancora vittorie dei salentini, che affronteranno la squadra di Elio Gustinetti, con la tranquillità di una posizione da metà classifica, dopo il pari maturato contro la salernitana. Nel bilancio dei gol è ancora il numero “2” a farla da protagonista, due i gol fatti, due quelli subiti. Nell’ambiente giallorosso per scaramanzia non si parla di obiettivi conclamati, ma si ha coscienza che si può ambire, a patto che si evitino i passi falsi, che a fine campionato potrebbero risultare davvero pesanti. Impegno dunque al massimo contro i toscani per tornare a correre e dimostrare che il dna da leader c’è tutto e che le ambizioni sono legittime ora come due anni fa; la scoperta da parte della Magistratura dell’ennesima combine sulle partite di serie B di due anni fa deve portare ad una azione rapida e assolutamente chiarificatrice per consegnare i legittimi meriti e non consentire ad alcuno di avanzare pretestuose rivendicazioni. Ancora una volta dover dubitare della genuinità di eventi sportivi e darne lettura secondo uno spartito tutt’altro che nobile, è una circostanza della quale, gli appassionati, ne avrebbero fatto volentieri a meno.

MONDO Il Csi e le bambiniadi ossia le olimpiadi per bambini Il Comitato Regionale del Csi ha deciso di organizzare per domenica 29 novembre la prima edizione del torneo “Bimbiadi”, una nuova occasione per coinvolgere i bambini e per farli apprezzare il vero significato dello sport, che deve essere vissuto come un divertimento. L’attenzione che l’associazione ha sempre mostrato nei confronti dei più piccoli, ma anche delle loro famiglie che accompagnano i bambini e che in modo indiretto vengono coinvolti nelle attività, dimostra quale sia la vera natura del Csi, ossia quella di “mettere in gioco tutta la famiglia”. Lo sport non è un punto di arrivo, ma è un canale attraverso il quale trasmettere e diffondere i valori portanti del Cristianesimo, cercando di testimoniare la propria fede in contesti dove solitamente prevalgono altre priorità. Il Csi è un contesto nel quale ogni ragazzo, con la propria famiglia, può vivere lo sport non in modo assoluto e solitario, ma come un fatto comunitario da condividere con altri coetanei e con le loro famiglie. La manifestazione sarà una nuova occasione per far vivere ai bambini una giornata di sport, di festa e di divertimento con altri coetanei provenienti da tutta la regione Puglia. La prima tappa delle Bimbiadi 2009/2010 si svolgerà ad Ostuni presso i campi coperti del Circolo tennis Ostuni Via Tommaso Nobile - domenica 29 novembre 2009, dalle ore 9:00 alle ore 17.00, e prevede lo svolgimento di 12 giochi ludico-motori da espletare a rotazione una squadra per volta. Possono partecipare all’iniziativa, con un numero illimitato di bambini, tutte le Società Sportive affiliate al Csi nell’anno sportivo 2009-10, ma anche tutti i gruppi parrocchiali, scolastici e spontanei non affiliati, che ne facciano richiesta. Le categorie interessate sono pulcini (2000-01), baby (200203). La particolarità di questa iniziativa è che ogni squadra sarà composta da bambini provenienti da comitati diversi, quindi ogni comitato dovrà far pervenire entro e non oltre il 26 novembre 2009 solo l’elenco dei bambini che parteciperanno alla manifestazione. La partecipazione alla manifestazione è gratuita. Il programma di massima della giornata è il seguente: ore 9.00 arrivi e accoglienza (C.t.o. di Ostuni via Tommaso Nobile ). Conferma presenze, consegna delle liste delle squadre. Ore 10.00 inizio giochi ore 12.30 fine prima parte giochicolazione a sacco. Ore 14.00 inizio seconda parte giochi ore 16:00 premiazioni e saluti. È un’occasione per offrire ai bambini un momento di divertimento e di festa, quindi partecipiamo numerosi. Buon divertimento a tutti. Andrea Iurlaro


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