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Lecce, 30 ottobre 2010

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Nuova serie, Anno XX, n. 36

SETTIMANALE CATTOLICO

Lecce, 30 ottobre 2010

Dopo la Settimana Sociale di Reggio Calabria un nuovo impegno per incidere di più nel sociale e in politica

Cattolici e bene comune: un grande impegno E intanto l’Arcivescovo esprime solidarietà alla Cisl di Lecce In Europa c’è aria di famiglia di Gianni Borsa Sono molteplici gli aspetti che inducono a guardare con attenzione, e una certa soddisfazione, il provvedimento assunto dal Parlamento europeo nella sua recente sessione plenaria. I deputati hanno votato - con il sostegno dei rappresentanti italiani dei diversi schieramenti - una relazione che intende modificare la legislazione Ue con regole comuni per la tutela della famiglia nei primi mesi della nascita di un figlio. In particolare il testo del Parlamento (che ora deve passare al vaglio del Consiglio, dove siedono i rappresentanti dei 27 governi, molti dei quali guardano con scetticismo e preoccupazione finanziaria a tali novità) indica che il congedo di maternità minimo per le mamme deve essere portato da 14 a 20 settimane, tutte remunerate al 100% dello stipendio. Allo stesso tempo i deputati hanno approvato l’introduzione del congedo di paternità, di almeno due settimane. Il testo prevede una certa flessibilità per i paesi che hanno già regimi propri di congedo parentale, come nel caso italiano, ritenuto tra i più avanzati in Europa. Gli Stati membri resterebbero infatti liberi di introdurre o mantenere sistemi di congedo più favorevoli alle lavoratrici e ai lavoratori di quelli previsti dalla direttiva dell’Unione europea. Sia la relatrice, la socialista portoghese Edite Estrela, sia il presidente del Parlamento, il popolare polacco Jerzy Buzek, hanno commentato favorevolmente il voto dell’emiciclo: “La maternità - hanno detto quasi con le stesse parole - non può essere vista come un fardello sui sistemi nazionali di sicurezza sociale, ma rappresenta un investimento per il futuro e una risposta positiva alla sfida demografica” che l’Europa sta attraversando in questa fase. La posizione parlamentare segnala che finalmente i deputati e i gruppi politici presenti a Strasburgo hanno saputo convergere attorno a una posizione che pone al centro dell’interesse la natalità e la tutela dei genitori che lavorano. È un tentativo per ribadire che la conciliazio ne tra attività professionale e vita domestica è essenziale nelle società moderne e che la famiglia e la CONTINUAA PAG. 2

LA LETTERA

Il Pastore vi è vicino

L’Arcivescovo incontra i vertici della Cisl di Lecce insieme con mons. Macculi, dirrettore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro

DUE INIZIATIVE

Giornate di Formazione In Piazza Duomo alle Benedettine seminario su Sindacato su “Valori e Politica” e Caritas in veritate Nel Monastero delle Benedettine di San Giovanni Evangelista, a Lecce, avranno luogo, dal 4 al 6 di novembre, le Giornate di Formazione finalizzate allo sviluppo del tema “Valori e Politica”. Il percorso formativo si propone di sviluppare tre tematiche, grazie all’aiuto di esperti, docenti e rappresentanti del mondo delle istituzioni che interverranno: la dottrina cattolica sociale, l’economia di mercato sociale, l’immigrazione e l’integrazione. Il corso, organizzato dall’associazione “Konrad Adenauer Stiftung” e dall’associazione “Dge” (De Gaperi Einaudi), prevede tre incontri, nei quali verranno trattati gli argomenti precedentemente accennati, attraverso interventi, dibattiti e tavole rotonde ai quali ogni partecipante potrà intervenire rigorosamente a titolo gratuito. Le iscrizioni sono possibili fino al 2 novembre chiamando i seguenti recapiti: Tel. 0836.329273 Cell. 366.1984227. Il programma completo a pag. 3.

Venerdì 5 novembre si svolgerà in Piazza Duomo un seminario dal titolo “Il Sindacato come impegno civile e sociale anche alla luce dell’Enciclica Caritas in Veritate”. Un incontro promosso dalla Fnp Cisl di Puglia. I saluti spetteranno a Piero Stefanizzi, Segretario Generale della Cisl di Lecce e a mons. Nicola Macculi, Responsabile della Pastorale del Lavoro. Dopodiché si entrerà subito nel vivo dei lavori con una relazione di Luigi Lo Papa, Segretario Regionale Fnp-Cisl Puglia, dal titolo “Il Sindacato come impegno civile e sociale”. La seconda parte della mattinata sarà incentrata sugli interventi di Giulio Colecchia, Segretario Generale Cisl Puglia, e di S. E. mons. Domenico D’Ambrosio. Il primo illustrerà “Il pensiero della Cisl di Puglia”, mentre il secondo affronterà il rapporto fra “Caritas in Veritate e il Sindacato”. Le conclusioni saranno affidate a Ermenegildo Bonfante, Segretario Generale Fnp-Cisl Nazionale.

Gentile Segretario Generale della Cisl di Lecce, non posso non farmi vicino e non far sentire la mia solidarietà all’organizzazione da lei guidata in un momento nel quale siete oggetto di attacchi ingiusti, immotivati e lesivi della libertà di espressione che vi appartiene anche per il ruolo di difesa, promozione e garanzia dei diritti dei lavoratori. Come vescovo , pastore e guida di quanti si riconoscono nella parola e nella proposta di vita agli uomini fatta da Gesù Cristo, vivo fino in fondo l’umana avventura di coloro che sono miei compagni di viaggio qui a Lecce. Non posso allora non essere preoccupato, pensoso e attento per episodi di violenza gratuita e di inciviltà, se non di rifiuto della normale, serena, convivenza. Una convivenza che si attesta nel riconoscimento, non di imposizioni o della legge del più forte perché i numeri sono più alti, ma della pari dignità e del diritto da garantire a chiunque, di esprimere la propria visione che nel dialogo e nel reciproco riconoscimento, da risposte alle giuste attese di tutti. A lei e alla Confederazione che presiede, la mia piena solidarietà e la chiara condanna degli atti che vi hanno visti offesi nel diritto della libera espressione e del riconoscimento dell’impegno a servizio dei lavoratori tutti. Non potevo non far sentire la mia vicinanza. Me lo impone il mio essere a servizio di tutti e interprete dei sentimenti dalla gran parte della comunità. Ma, come ben sa, c’è anche una motivazione di carattere affettivo che salda qualche legame in ricordo dell’impegno di mio padre a fianco dei lavoratori. Il mio saluto e la mia rinnovata solidarietà alla grande famiglia della Confederazione da lei guidata. Con amicizia. + Domenico Umberto D’Ambrosio Arcivescovo di Lecce

DOPO IL CONVEGNO DIOCESANO GLI AMBITI PASTORALI

La Chiesa a scuola. Maestra di fede 8-9 Intervista a don Elvi De Magistris, vicedirettore della Caritas Diocesana di Lecce

La ‘Via Comunale’ per i senzatetto delle notti leccesi 7


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EDITORIALI QUALE RIFORMA PER LA GIUSTIZIA?

In gioco la credibilità del Paese Interventi urgenti e radicali Di questi tempi parlare di “riforma della giustizia” è ormai diventato di moda, se non altro perché è un tema molto caro al Presidente del Consiglio in carica, nel senso che per Berlusconi è giunta l’occasione migliore per sottrarsi definitivamente ai processi che lo vedono coinvolto da anni. Allorquando qualcuno di noi, comuni cittadini, viene sottoposto a processo per proprie presunte responsabilità penali giammai potrebbe pensare per assurdo di sottrarsi al giudizio dei magistrati preposti, ma ci si augura sempre di poter chiarire nelle sedi competenti e così fare luce su quanto accaduto per poi giungere ad essere scagionati da ogni addebito. Non è un caso che nella nostra Costituzione siano previsti ben tre gradi di giudizio. Berlusconi invece ha intrapreso una strada diversa quella dell’impunità ad ogni costo e quindi anche a costo di incidere sulla carta costituzionale, modificandone gli assetti. Al premier non interessa riformare l’ordinamento giudiziario ai fini di una maggiore efficienza e celerità dei processi bensì interessa, come ha fatto in altri settori dello Stato e della vita sociale, costruire un sistema oligarchico e gerarchico in cui tutto deve sottostare al suo controllo e al suo “placet”. Del resto è sufficiente fare una veloce disamina del disegno di legge che sarà portato dinanzi al Parlamento per capire che l’intenzione è quella di rendere sempre meno autonoma la magistratura (con un CSM a maggioranza laica ed un

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guardasigilli con maggiori poteri), privare la magistratura stessa degli strumenti essenziali per svolgere il proprio dovere (la polizia giudiziaria che non sarà più alle dipendenze dei P.M.), e così via. Ritengo invece che, per poter parlare in maniera autentica di riforma della giustizia, occorre fare riferimento ad un potenziamento della macchina burocratica in termini di maggiori stanziamenti economici, un numero più congruo di magistrati togati (passando attraverso la soppressione del ruolo inadeguato e fallimentare dei giudici onorari), con la ormai ineludibile riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’intero Ordine Professionale Forense, nel senso di costituire al loro interno organi disciplinari obiettivi ed efficienti al posto di quelli attuali assolutamente politicizzati e clientelari, organi disciplinari che vigilino con effettività sul comportamento degli operatori del diritto ed intervengano con sanzioni severe sui lavativi e i disonesti. Ed ancora, per una efficiente e corretta riforma della giustizia non si può prescindere altresì dall’introdurre maggiori garanzie per l’indagato di fronte al potere ampio e sproporzionato delle Procure, magari introducendo idonei meccanismi di imputazione di responsabilità personale, oltre che disciplinare, anche patrimoniale a carico dei P.M. disattenti e non diligenti nell’esercizio del loro potere, fin troppo discrezionale, di carcerazione preventiva e di limitazione della libertà per-

sonale. Ed infine non può tacersi l’esigenza di una gestione della Giustizia secondo i canoni costituzionali di cui agli artt.3, 97 e 111, nel senso che occorre da parte di chi ci governa finalmente riuscire a diffondere, soprattutto all’interno del sistema giudiziario, la cultura della imparzialità, dell’uguaglianza fra tutti i cittadini, del rispetto massimo ed incondizionato delle leggi nel momento in cui si tratta di applicarle ed interpretarle, consapevoli che soltanto in questa maniera si potrà perseguire un clima di generale rasserenamento istituzionale e l’obiettivo, oggi tanto lontano, di potersi definire una nazione civile e democratica a tutti gli effetti. Peraltro, non può considerarsi una mera coincidenza la ferrea opposizione dei “Finiani” nell’ambito della stessa maggioranza di governo. Il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, al termine del vertice di Futuro e Libertà, ha ribadito il no al rafforzamento dei poteri del Guardasigilli e no a togliere la polizia giudiziaria dal controllo dei pm. No, anche, al cambiamento delle funzioni del csm e alla previsione di un ampliamento della componente laica. Sono questi i pomi della discordia della riforma della giustizia: è in gioco la credibilità democratica del nostro paese perché sono convinto che l’ordinamento giudiziario deve essere il fiore all’occhiello di ogni Stato moderno, la pietra miliare di ogni civiltà. Vincenzo Parato

PENSANDOCI BENE...

Mi è stato chiesto un contributo sul tema della riforma della giustizia, di cui si parla da anni e fortemente tornato alla ribalta politica in questi giorni; l’argomento è scivoloso e, allo stato, di difficile discussione. Ad oggi, infatti, non sembra vi siano ancora idee molto chiare sui rimedi percorribili e su soluzioni condivise. Sono fuori discussione lo stato di decozione in cui da decenni si trova la giustizia e la non più procrastinabile urgenza di interventi radicali per il settore: l’eccessiva durata dei processi (mediamente 7 anni e mezzo per il civile e dieci per il penale!) si risolve per sé sola nel diniego della giustizia per il cittadino, peraltro con evidenti gravi ripercussioni sulla stessa economia. Va altresì detto che sempre più spesso la magistratura, oberata dall’enorme carico di lavoro su di essa gravante, è costretta ad affidare la decisione di un gran numero di cause - spesso con rilevantissimi interessi in gioco!alla magistratura onoraria, creata fin dal dopoguerra per sole esigenze di carattere residuale e straordinario, ma poi istituzionalizzata nel 1990 (a tempo determinato, ma divenuta sempre più indispensabile, pur in mancanza di alcun riconoscimento, anche di natura economica!) per far fronte alle carenze di organico ed alla sempre crescente mole di giudizi pendenti. Tra gli obiettivi di prossimo intervento dichiarati dal Governo in carica, diretti a rendere più celere ed efficiente la giustizia, pur mancando per lo più al momento un’evidenza di percorsi parlamentari, si segnalano: la soluzione dell’asserita necessità di riequilibrare i poteri dello

di Giuseppina Capozzi

Il futuro dell’istituzione scolastica Il processo di trasformazione che sta subendo la scuola, in tutto il mondo occidentale, induce a parlare sempre più insistentemente di crisi dei sistemi scolastici tradizionali. Tutti i fenomeni determinanti a cavallo del secondo millennio appaiono condannare la scuola e l’educazione ad un inarrestabile disgregazione. Tra questi, i meccanismi vorticosi del mercato totale, che schiacciano tutto ciò che sfugge alla produzione e al consumo globale, incidendo duramente e cinicamente sull’organizzazione e finalità scolastiche. Lì dove queste ultime non appaiono funzionali allo sviluppo produttivo, tendono ad essere deprezzate e svuotate di motivazione. A partire dalla stagione politica del ’68 si determinò una lotta generalizzata contro tutte le istituzioni, anche quella scolastica. Contro il suo ruolo “conservatore del potere precostituito”, di strumento “di classe” a sostegno dei rapporti economici in atto, si chiedeva una scuola aperta alle tematiche e ai metodi del presente. La crisi delle istituzioni ha determinato però anche quella della cultura e dell’istruzione. Il nichilismo anticulturale, l’esigenza di una scuola diretta verso le istanze sociali, culturali, pragmatiche del presente conducono verso un sapere sem-

pre più generico. Sapere, orientato nella direzione di una scuola di massa, adeguata ad una società di consumo, nel progetto di una cultura globalizzata, in cui le competenze di alto contenuto scientifico-tecnologico nonché il potere politicofinanziario sono concentrati, a livello mondiale, nelle mani di pochi. Tutto questo conduce inevitabilmente ad una scuola di saperi superficiali. Quello che non possiamo, però, ignorare è che il presente è frutto di un’evoluzione storica la quale, essa soltanto, può far comprendere il senso dell’istituzionescuola. Lo studio dei classici, dei meccanismi di conoscenza della lingua e della civiltà del passato, gli strumenti del metodo scientifico classico (teoria e prassi, astratto e concreto), l’insegnamento della storia di lungo periodo, che permetta di collocare nel giusto significato ogni singolo accadimento, la letteratura italiana e straniera (anche nei suoi aspetti comparativi e di base per le nuove costruzioni culturali) possono orientare i ragazzi verso una comprensione critica della cultura, nella ricerca di una verifica autentica della realtà. Conservare ed esaltare la razionalità universale e civile della nostra cultura occidentale, il

peso della memoria storica nei confronti delle forme aleatorie ed effimere del consumo culturale corrente consentiranno, in una dialettica costruttiva di confronto ed apertura al nuovo, di poter incidere in modo determinante sulla realtà. L’obiettivo è quello di trasformare l’istituzione scolastica, indirizzandola verso un equilibrio di senso e di prospettiva tra passato, presente e futuro, senza spaccature irreversibili con i valori e gli ideali migliori della nostra tradizione; quei valori di razionalità, tolleranza e civiltà fondamentali per il nostro futuro multi-etnico e multi-culturale. info@giuseppinacapozzi.it

Stato; la separazione della magistratura in giudicante e requirente e lo sdoppiamento del C.S.M.; il cd. “processo breve”; la semplificazione del processo civile e lo smaltimento delle cause pendenti; l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione; la cessazione per i PM dell’obbligatorietà dell’azione penale per tutti i reati, intendendosi subordinarla alle priorità fissate dal Parlamento; la riforma della legge professionale (questa attualmente all’esame del Senato) e quant’altro. In assenza di testi concreti sui quali riflettere, proviamo ad esaminare sommariamente alcuni fra gli argomenti più dibattuti. Appare davvero difficile comprendere come il prospettato riequilibrio fra i poteri dello Stato e la separazione delle carriere potranno incidere positivamente sull’efficienza e sui tempi della giustizia; questi rimedi sembrano diretti piuttosto a colpire solo alcune situazioni particolari, con il rischio però di far perdere alla magistratura quell’autonomia ed indipendenza (art. 104 Cost.) ch’è presupposto necessario al suo ruolo. Ove anche vi fossero specifiche critiche, si ritiene sarebbe più utile intervenire sulle stesse, evitando di minare il principio montesquieuiano della separazione dei poteri, fondamento di ogni matura democrazia. Non basterebbe cercare criteri nuovi per rendere più indipendente il C.S.M., svincolandolo da partiti e da correnti interne alla magistratura: insomma affrancandolo dal rischio di influenze politiche o comunque di parte? Anche il cd. “processo breve”, attento alla mera durata del giudizio (comunque da portare a conclusione “... nel più breve tempo possibile”- art. 111 Cost.), rischia di non garantire la “giusta” decisione del processo; la giustizia penale, incidendo sulla libertà della persona e sulla certezza del diritto, è strumento tanto delicato da accettare con difficoltà tali limitazioni. È giusto, quindi, barattare con la prescrizione del reato la certezza del diritto? Fin dal 1990 si è poi già tentato, attraverso una serie di interventi legislativi (cd. “miniriforme”), di incidere sulla durata del processo civile; ma se da un lato si sono contratti e contingentati i tempi assegnati alle parti (e per esse all’avvocatura) a pena di decadenze, dall’altro il sempre crescente numero di processi sommati alla carenza di organico non ha consentito un’accelerazione dei tempi dei giudizi. Neppure l’intervento dei GOT (giudici onorari di Tribunale) - cui furono affidate le cd “sezioni stralcio”, create per smaltire tutti i giudizi civili

DALLA PRIMA tranquillità della casa non possono essere posti in secondo piano rispetto ad altre esigenze, fossero anche quelle, pure rilevanti, dell’economia e del lavoro. Un altro aspetto da sottolineare è il riconoscimento del ruolo che il papà, accanto alla mamma, deve svolgere in famiglia. E, dunque, si tratta di un punto a favore, seppure indiretto, della famiglia tradizionalmente intesa, con una donna e un uomo che decidono di vivere assieme, di stabilire legami affettivi e familiari duraturi, e che, amandosi, si aprono al dono della vita. La palla passa ora nel campo degli Stati membri dell’Ue che dovranno dimostrare di avere ugualmente a cuore questi stessi principi. Gianni Borsa

pendenti fino al 1990, con conseguente azzeramento dei ruoli della magistratura togata - riuscì a portare benefici duraturi, atteso che di lì a poco gli uffici giudiziari si ritrovarono nuovamente ingolfati dal nuovo contenzioso. Si considerino a tal proposito gli enormi oneri sostenuti annualmente dallo Stato per le condanne derivanti dall’eccessiva durata dei processi (cd. legge Pinto). In questo quadro, tutt’ora indefinito e lacunoso, si evidenzia: la recente riforma del processo amministrativo, introdotta con D.Lgs. 104/10 entrato in vigore il 16.09 u.s., sulla quale è prematura ogni valutazione; nonché il recente D. Lgs. 28/ 2010, con il quale il legislatore ha istituito la mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali, quale alternativa alla via ordinaria per la soluzione delle cause civili. Tale ultimo rimedio, previsto per una corposa serie di materie (locazione, condominio, risarcimento danni, successioni, contratti bancari, finanziari e assicurativi, etc.) dal 20.03.2011 sarà obbligatorio, a pena di procedibilità dell’eventuale successiva azione giudiziaria: è previsto che entro quattro mesi il mediatore dovrà prospettare alle parti la sua soluzione della controversia, che potrà essere o meno accettata dalle stesse e che determinerà, in caso di mancato accordo, conseguenze in termini di condanna alle spese nel giudizio successivamente eventualmente instaurato. Ad oggi uno dei grossi limiti di tale pur apprezzabile rimedio è nella mancata previsione dell’assistenza tecnica delle parti in tale procedimento, contraria al principio dell’inviolabilità della difesa in ogni stato e grado del procedimento, sancito dall’art. 24 della Costituzione; chi curerà e verificherà poi la selezione e la formazione dei mediatori, il cui ruolo di deflazione dovrà quindi coniugarsi con la qualità del servizio reso ai cittadini? Lo strumento, pur accettabile entro certi limiti, andrebbe quindi per tempo adeguatamente rivisto. Per concludere. Mentre è (da anni!) assolutamente improcrastinabile un organico intervento legislativo sulla materia, ritengo sia presupposto indispensabile una coerente seria riforma organizzativa e strutturale degli uffici giudiziari: aumento dell’organico dei magistrati, soppressione quantomeno di una parte delle tante sedi distaccate dei Tribunali esistenti (si pensi che solo per la provincia di Lecce ne esistono ben sette!), aumento del personale di cancelleria; in una parola, nuove risorse! Altri interventi, come hanno dimostrato i tentativi degli ultimi due decenni, temo si risolveranno solo in inutili palliativi di facciata, con il rischio di più gravi problemi a medio/lungo termine. Il legislatore dovrà dunque essere in grado - con riforma meditata ed organica, non frutto di frettolose operazioni di mero restyling - di affrontare e risolvere tale spinoso problema e di garantire il “giusto processo”, sia in termini di celerità che di verità e di certezza della pena, dovendo avere come unici riferimenti la tutela della persona-cittadino e della collettività, con i loro diritti e doveri; venir meno ad uno solo di tali obiettivi significherebbe tradire lo spirito e la sostanza della nostra Costituzione. Francesco Tuccari


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DOPO LA SETTIMANA SOCIALE UN’AGENDA DI SPERANZA PER IL PAESE La comunità ecclesiale non può restare immobile dinanzi alle emergenze del Paese. Da Reggio C. un segnale: ci siamo

Cattolici in prima linea per il bene comune “È di grande conforto per tutti coloro che hanno a cuore un mondo di pace e di giustizia, che la Chiesa faccia sentire, in questo grave momento di disorientamento sociale e politico, la sua voce chiara e forte sui problemi veri e urgenti del Paese, com’è avvenuto nella settimana sociale dei cattolici”. Questo è quanto affermato da Ottorino Forcignanò, segretario generale dell’Azione Cattolica Diocesana. A suo parere all’interno dei punti chiave affrontati è difficile stabilire una graduatoria d’importanza. “Ma la priorità delle priorità, presupposto necessario perché a questi problemi si diano concrete risposte di soluzione, è la formazione di una classe dirigente, a vari livelli, in grado di affrontare l’attuale emergenza educativa”. In particolare abbiamo bisogno di una “nuova classe politica che salvi questo Paese dalla deriva “contro democratica” in atto, che abbia a cuore la dignità della persona umana; abbiamo bisogno di forze politiche trasparenti e di alto spessore morale”. Egli propone un ritorno alle radici, “agli insegnamenti dei nostri Padri costituenti, a quelli della migliore classe dirigente cattolica cui ispirarsi per formarne una nuova , perché i valori cristiani sono valori laici”. È dunque necessaria una preparazione per fare politica, “liberandosi da quei pregiudizi esistenti nelle nostre realtà ecclesiali e considerando la politica, secondo gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, un’attività nobile, una delle più alte forme di carità,intrinsecamente vocata al bene comune, al bene della polis”. Conclude la sua riflessione con una domanda-provocazione, mutuata da don Primo Mazzolari: “A cosa ci servono le nostre mani pulite se ce le teniamo in tasca?”. Saverio Congedo evidenzia che lavori della Settimana Sociale chiamano a una precisa assunzione di responsabilità laici e cattolici impegnati in politica, al di là di ogni generica promessa di ascolto e applicazione. “Se per i primi è lecito limitarsi a considerare non superficialmente ogni spunto che arricchisca il Magistero, potendo porsi culturalmente anche in aperto contrasto con esso”- afferma- i cattolici presenti in ogni assemblea pubblica hanno il dovere di non eludere richiami e attese della Chiesa. Ciò non significa ascoltare acriticamente, ma manifestare una coerenza di fondo che trova sicura espressione nell’accoglimento della parola del Santo Padre”. Egli sostiene che difendere integralmente la vita, supportare la famiglia intesa secondo il diritto naturale, “praticare nei fatti la valorizzazione della cultura della legalità e adoperarsi per la regolamentazione dei flussi migratori in virtù di principi che coniughino tutela dei diritti umani e regole certe, sono solo alcuni esempi degli ambiti in cui i cattolici non possono negoziare le proprie posizioni”. Congedo conclude sottolineando che, per quanto concerne le discussioni dibattute a Reggio Calabria, “il mondo cattolico non sarà mai un monolito, anche e soprattutto sul terreno dell’impegno sociale; tuttavia è innegabile che si avverta un gran bisogno di dare forma a una nuova generazione di politici cattolici, motivata e dottrinalmente solida”. “Nella Settimana Sociale è emersa l’immagine di una Chiesa viva, frutto non solo delle gerarchie ecclesiastiche, ma anche di tutti i movimenti e le associazioni che sono il nerbo vivo nel tessuto quotidiano; non sempre la stampa mette in luce questa realtà po-

Cinque punti per riflettere e operare La ricerca del bene comune è il must nell’azione sociale e politica dei cattolici, secondo quanto affermato da papa Benedetto XVI dopo l’Angelus di domenica 17 ottobre. Il Pontefice ha richiamato l’attenzione sulla 46ª Settimana Sociale, conclusasi quel giorno a Reggio Calabria, alla presenza di 1200 delegati, religiosi e laici, e che a suo dire “ha tracciato un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Gli ambiti tematici su cui si è discusso maggiormente sono stati la politica, l’educazione, l’immigrazione, il lavoro e lo sviluppo.

Dal 4 al 6 novembre alle Benedettine L’apertura delle Giornate di Formazione promosse dall’associazione “Konrad Adenauer Stiftung” e dall’associazione “Dge” (De Gaperi Einaudi) è prevista per le ore 10.00 del 4 novembre, con l’introduzione dell’on. Lorenzo Ria, al quale seguirà con un saluto, il direttore della fondazione Adenauer, Wilhelm Staudacher, che lascerà la parola all’onorevole Paola Binetti, che discuterà in merito a “Politica: Formazione e valori”. Alle ore 15.00 dello stesso giorno, poi, interverranno il prof. Markus Krienke, su “La dottrina cattolica sociale - Valori cristiani e politica”, e don Antonio Panico (Docente Libera Università Maria Ss. Assunta, in Roma), dopo i discorsi dei quali, seguiranno dei dibattiti. La prima giornata si concluderà con la proiezione del film “Le vite degli altri” ambientato nella Berlino dell’est del 1984. La seconda giornata, vedrà l’apertura del prof. Flavio Felice (Centro Studi Tocqueville-Acton) che disserterà su “La dottrina cattolica sociale e l’economiadi mercato”; nel pomeriggio avrà luogo una tavola rotonda sul tema “Lo

sitiva di una Chiesa presente e visibile sul territorio”ci dice don Nicola Macculi, asserendo che l’elemento educativo oggi è uno degli aspetti fondamentali, dal momento che i vescovi italiani sino al 2020 ci suggeriscono di impegnarci proprio su questo tema, che abbraccia la famiglia, la scuola e la stessa comunità cristiana che puoi veicolare quei valori che accompagnano la vita di un fedele. “Avvertiamo questa emergenza educativa, i cui sintomi sono riscontrabili già nella nostra società civile, ad esempio lo scollamento dei valori, la difficoltà ad accettare le regole e soprattutto la fatica verso le problematiche che attanagliano le persone e le famiglie. Queste emergenza si evidenzia anche tramite i mezzi di comunicazione di massa, perché essi a volte possono aiutare, ma in altri casi rischiano di favorire situazioni non auspicabili”. Non sempre dunque i media veicolano i giusti valori, per cui l’emergenza è sentita soprattutto da coloro che hanno responsabilità di ordine sociale e che educano, accompagnano e suggeriscono agli altri il cammino verso mete più tranquille e sicure. “L’invito - conclude don Nicola - è che questo problema educativo sia preso per poter dare il proprio contributo secondo quegli insegnamenti evangelici che ognuno di noi ha ricevuto”. Volgendo uno sguardo sulle prime modifiche che l’agenda della speranza dovrebbe mettere in conto per lo sviluppo del Paese, il sindacalista Ser-

gio Calò ci fa notare come questo non possa prescindere da una politica industriale, su cui soprattutto il nostro Mezzogiorno dovrebbe fondare la propria economia, e di pari passo procede il discorso propedeutico degli investimenti dello Stato e degli imprenditori su determinati territori. “Serve un riavvio dei temi del lavoro e dello sviluppo nel vero senso della parola, perché ogni legislazione in questi ambiti è ormai ferma e obsoleta, mentre servono nuove regole e nuove architetture legislative e contrattuali”. Per poter sperare in un incremento economico, non c’è dubbio che “risulta fondamentale l’integrazione e l’accoglienza degli altri popoli immigrati, perché da soli non andremmo da nessuna parte. Tentare di fermare i popoli demograficamente e lavorativamente in espansione è sbagliato, fermo restando che servono regole serie perché chi subentra in un altro Paese, pur conservando le proprie peculiarità e identità originarie, deve rispettare la legislazione vigente nella nazione d’arrivo. La legge è anche l’unico modo per fermare quel fenomeno che porta gli imprenditori con poca coscienza e poche idee cristiane a sfruttare gli extracomunitari, confidando nella loro mancanza di esperienza e professionalità”. Offrire quindi qualcosa di buono agli immigrati ma al tempo stesso tutelarli dalla delinquenza è la chiave di volta per il nostro futuro di speranza. Grazia Pia Licheri

scenario economico e il mercato del lavoro”, alla quale seguiranno gli interventi di: dott. Piero Montinari (Pres. Confindustria Puglia), dott. Giorgio Santini (Segretario Nazionale Cisl), on. Paola Pelino (Segretaria Commissione Lavoro Camera dei Deputati - Imprenditore), on. Lino Duilio (già Pres. Commissione Bilancio-Camera dei Deputati - XV Legislatura). Infine, nella mattinata della terza ed ultima giornata, si potranno ascoltare le esposizioni di: mons. Agostino Marchetto (già Segretario Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti), il quale disserterà sul tema “La dottrina cattolica sociale - Umgang con gli stranieri”; don Giuseppe Colavero, che interverrà in merito a “Immigrazione ed Integrazione nella società. Esperienze realizzate da Agimi”; e avv. Tommaso Salvatore (Consulente legale Sportello Immigrati Caritas Idruntina). Alle ore 15.00, dunque, si potrà assistere alla manifestazione conclusiva sui “Valori cristiani ed Europa”, condotta dall’Ria, accompagnato dagli interventi di Andreas Khol e dell’on. Pierluigi Castagnetti. Ilaria Lorenzo


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di Mauro Carlino

Il cammino della conversione

Il Vangelo odierno ci presenta l’incontro tra Gesù e un uomo chiamato Zaccheo, capo dei pubblicani e persona molto ricca. In realtà, a ben leggere e meditare tale episodio, l’incontro si sintetizza in uno scambio di sguardi. Zaccheo, probabilmente spinto dalla curiosità, intende vedere Gesù, gettare su di Lui il suo sguardo e, giacché era piccolo di statura, decide di arrampicarsi su un albero, in modo da raggiungere il suo scopo. È altresì importante notare come l’evangelista Luca ricordi che Zaccheo, spinto dal desiderio di vedere il Signore, intenda precederlo lungo il cammino. Questo aspetto, se all’inizio può apparire secondario, è al contrario molto importante: l’uomo che ancora non si è convertito e ha in se stesso dei germi di bene che lo spingono ad abbracciare i veri valori dell’esistenza non ha paura di precedere il Signore e di camminare dinanzi a Lui. Invece, una volta convertitosi, Zaccheo andrà dietro il Signore, assumendo l’atteggiamento tipico del discepolo che segue il maestro. L’evangelista Luca fa notare anche il coraggio di quest’uomo che desidera vedere Gesù. Non si scoraggia dinanzi alla folla, non viene frenato nemmeno dal suo difetto fisico (basso di statura), ma si premura di inventarsi un modo ingegnoso per scorgere il Signore. All’inizio si potrebbe pensare che Zaccheo possa utilizzare la sua influenza per farsi spazio in mezzo alla folla: egli è il capo dei pubblicani, è un uomo ricco, certamente rispettato e temuto nell’intera città. Nonostante ciò, Zaccheo non intende avvalersi del “potere” conferitogli e, pertanto, intende vedere il Signore, evitando di mettere in mostra la sua autorità, giacché si rende conto che “Dio non fa preferenze di persone e non giudica secondo le apparenze”. È questo il primo segno dell’imminente conversione che sta avvenendo nel cuore di Zaccheo. Subito dopo, l’evangelista Luca narra l’incontro tra i due. È facile notare l’ulteriore sconvolgimento che s’annida nell’intimo di Zaccheo: questi aveva fatto di tutto per vedere Gesù, ma è proprio il Signore che per primo scorge Zaccheo e gli rivolge la parola: “Scendi rapidamente, perché è opportuno che oggi mi fermi a casa tua!”. È inutile soffermarsi sulla gioia che provò in quel momento il capo dei pubblicani. Non si era vestito lussuosamente per farsi notare, era semplicemente uno della folla, addirittura un po’ bizzarro, dato il luogo dove si era inerpicato. Nonostante ciò, Gesù lo chiama e questa parola lo ricolma di gioia e di stupore. Il Signore si è fermato, mi ha chiamato, ha rivolto il suo sguardo proprio a me... Non è possibile, è un sogno… Invece è realtà.

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Lunedì 1 novembre 2010 Ore 11.15 - Celebra la S. Messa nella Parrocchia S. G. M. Vianney Ore 18 - Celebra la S. Messa in Cattedrale

Giovedì 4 novembre 2010 Mattina - Udienze Venerdì 5 novembre 2010 Mattina - Udienze

Martedì 2 novembre 2010 Ore 15.30 - Celebra la S. Messa nel Cimitero di Lecce Ore 18 - Commemora i fedeli Defunti nella Chiesa di S. Irene

Sabato 6 novembre 2010 Festa della Dedicazione della Cattedrale Ore 19 - Presiede la Solenne Concelebrazione Eucaristica con il Presbiterio diocesano

Mercoledì 3 novembre 2010 Partecipa alla Cep di Molfetta Ore 18 - Celebra in Cattedrale una S. Messa di suffragio per i sacerdoti e i vescovi defunti

Domenica 7 novembre 2010 Ore 11- Partecipa all’incontro culturale presso il Comune di S. P. in Lama Ore 17.30 - Celebra la S. Messa nella Matrice di S. Cesario in onore del Patrono

LIBERA LA GIOIA

A Giorgilorio il raduno dei ministranti Circa centocinquanta ragazzi e ragazze che fanno parte dei gruppi ministranti della diocesi hanno vissuto nelle scorse settimane i propri raduni vicariali scoprendo attraverso una serie di attività il tema dell’anno che ha come slogan “Libera la Gioia!”. Il primo appuntamento è stato, per le vicarie di Lecce e Squinzano, il 16 ottobre a Giorgilorio, accolti nella parrocchia della Madonna della Fiducia e dal suo dinamico parroco don

Antonio Murrone; il secondo a Lecce, presso il Seminario Arcivescovile, per i ministranti delle vicarie di Vernole e Monteroni. Dopo un primo momento in cui tutti sono stati invitati a chiedersi il significato del proprio nome (perché ciascuno è originale e… nel nome è il significato) ci si è divisi in quattro gruppi che hanno “visitato” a rotazione delle postazioni in cui sono stati coinvolti in diverse attività che gli hanno

GIORNATA DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Islam e cristianesimo: amare la terra e tutti gli esseri viventi Il 27 ottobre si è celebrata la IX Giornata ecumenica del Dialogo cristiano-islamico. Il tema congiuntamente scelto Amare la Terra e tutti gli esseri viventi! è di grande attualità ed importanza. Condividendo le proprie responsabilità davanti a Dio, è indispensabile impegnarsi reciprocamente a contrastare tutto ciò che è illecito sul piano etico, anche se è realizzabile sotto il profilo scientifico e tecnologico affermando il primato della dignità unica di ogni essere umano e di ogni cosa creata.

L’impegno ad intensificare a tutti i livelli il dialogo cristiano-islamico deve far dilatare i contatti positivi ed i buoni rapporti di vicinato in ogni angolo della terra, abbattendo grossolane riserve e pregiudizi da entrambe le parti che, pur risalenti a dolorose esperienze vissute nel corso della storia e del tempo presente, devono lasciare il posto ai valori alti delle religioni, riconducendo l’umanità, ognuno per la propria strada, verso il Regno della giustizia e della pace che è il Regno di Dio.

Il testo “Amare la Terra e tutti gli esseri viventi!” si inserisce in un percorso dialogico a più livelli che vede coinvolti esponenti del comitato congiunto per il dialogo del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e il comitato permanente di Al-Azhar per il Dialogo tra le Religioni Monoteistiche. Questo cammino è segnato da significativi pronunciamenti, come per esempio: il messaggio per la fine del Ramadan “Id al-Fitr 1431 H. / 2010 A.D del Pontificio Consiglio per il Dia-

INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA

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logo Interreligioso Cristiani e Musulmani: Insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse che evidenzia molto chiaramente punti in comune a proposito della pace e giustizia. Il messaggio di Benedetto XVI per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della Pace Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato offre ulteriori elementi di riflessione, richiamando quanto lo stesso Papa, in Caritas in Veritate (ai numeri 50, 51) afferma a proposito della responsabilità ecologica della chiesa

cattolica. Le suggestioni dei documenti e pronunciamenti citati in precedenza sono, nella loro specificità, autorevoli e rilevanti in quanto permettono ai credenti cristiani e musulmani, di praticare quei valori comuni, pur nel profondo rispetto reciproco, volti alla realizzazione del bene comune della famiglia umana, creata ed amata da Dio. Solo una ecologia veramente umana ha la possibilità di praticare una ecologia volta alla salvaguardia ed all’amare la Terra e tutti gli esseri viventi.

permesso di chiedersi che cosa vuol dire essere figli, quali esperienze belle si vivono in famiglia e cosa vuol dire essere figli di un Padre che, amandoci, fa nascere dentro di noi una Gioia da condividere con gli altri. I ragazzi hanno poi avuto modo nella animazione iniziale di conoscere i tre “personaggisimbolo” della vignetta proposta sulle locandine e sul materiale consegnato: Gabriele, Chiara e Andrea. Gli amici più grandi, ministranti o responsabili di ministranti anche loro, hanno così, con generosità e impegno, permesso ai ragazzi di entrare dentro il tema dell’anno e dentro le loro piccole e grandi esperienze. L’avventura di quest’anno però non finisce con questi due raduni. Per tre diversi motivi: anzitutto perché ogni gruppo può vivere il suo percorso aiutati dal sussidio annuale, poi perché per i ragazzi che lo desiderano c’è la possibilità degli Incontr@ Samuel (i week end vocazionali), infine perché diversi gruppi (parrocchiali o interparrocchiali) verranno visitati e avranno la possibilità attraverso un momento di incontro di essere coinvolti nella rivista “Ministranti in tasca” che tiene uniti i ministranti della nostra diocesi.

RICORDANDO

Gratitudine a don Giovanni Buttazzo Lecce Chiesa Metropolitana da trent’anni Dalle pagine del nostro settimanale diocesano e dopo vent’anni di direzione dell’Ufficio Irc, caro don Giovanni, sentiamo il bisogno di esprimerti tutta la riconoscenza per l’umanità, la disponibilità, la competenza con la quale hai seguito la nostra crescita umana, prima ancora che professionale. Grazie per le tue continue sollecitazioni ad un impegno maggiore nello studio e nel lavoro, per averci guidato nel difficile nostro inserimento nella scuola primaria, laddove la nostra presenza almeno agli inizi non è stata ben accetta. Quante difficoltà in merito e quanti sfoghi hai raccolto in questi anni, consigliandoci sempre con modi semplici e diretti - le vie più brevi per la risoluzione dei nostri problemi! Hai seguito con trepidazione i percorsi professionali di noi tutti, dai vari esami di idoneità fino all’ultima tanto attesa, ma anche tanto impegnativa prova concorsuale. Hai condiviso il dolore per la scomparsa di qualcuno di noi o di qualche nostro intimo familiare, ma anche la gioia per la nascita di nuove famiglie. Immaginiamo non sia stato sempre facile svolgere il tuo ruolo, dover dire di no a qualche nostro desiderata (raramente, in verità), ma sempre abbiamo colto in te la preoccupazione di volerci salvaguardare, sforzandoti puntualmente ogni

estate di far quadrare i conti con le ore che diminuivano sempre più e la necessità di assicurare a ciascuno di noi un posto cattedra. Conosciamo il tuo impegno per la difesa del tanto discusso 30% degli IdR non in ruolo e la fatica per le numerose decisioni che hai dovuto prendere sempre in obbedienza al volere dei tuoi superiori. Grati per le tue inaspettate, ma sentite parole di saluto, anche noi ora vogliamo ringraziarti e augurarti una serena prosecuzione della tua attività pastorale, così come speriamo lo sia altrettanto la nostra permanenza nella scuola. Di certo proveremo a migliorare ancora, a non perdere quella passione che da anni ci fa essere puntualmente presenti in classe, a volte anche contro il volere di chi desidererebbe vederci al di fuori della scuola, in nome di una fraintesa sua laicità. Cercheremo di garantire la qualità del nostro insegnamento, ricordando però di essere sempre e solo “servi inutili”, mai Maestri con la maiuscola. Agli insegnati di religione della scuola primaria si uniscono tutti gli altri Idr della diocesi di Lecce augurando a don Giovanni nuovi traguardi pastorali per il bene della Chiesa locale e universale. Gli Insegnanti di Religione Cattolica della Diocesi

Con la bolla “Conferentia Episcopalis Apuliae” del 20 ottobre 1980 il Santo Padre Giovanni Paolo II istituiva la Chiesa Metropolitana di Lecce con la consueta formula “ad perpetuam rei memoriam”; così come per tutte le altre costituzioni apostoliche dogmatiche e giuridiche scritte a futuro ricordo di un evento solenne. Per quanto attiene la controfirma del Segretario di Stato etichettata con la classica formula del bello scrivere latino “a pubblicis ecclesiae negotiis” ora sostituita da altra formula meno elegante; così come la precedente firma del titolare della Cancelleria Apostolica, abolita dal Motu Proprio del 20 febbraio ’77 e inglobata nella grande Segreteria Papale istituita con la riforma della Curia Romana del 14 agosto ’67 (C.A. Regimini Ecclesiae Universae). Più del titolo ci interessa la notorietà del titolare, il defunto card. Agostino Casaroli, l’immortale inventore della “host politik” (la politica vaticana dell’Est), che ci ha onorato di sua presenza, quando, già emerito ma ancora cappellano volontario degli istituti penali minorenni, venne tra noi per trascorrere una giornata accanto ai ragazzi disadattati. Sostanzialmente la bolla cennata stabiliva una

triplice realtà giuridica : la Diocesi di Lecce veniva elevata alla dignità arcivescovile e al rango di Metropolia; il presule di essa (l’indimenticabile Francesco Minerva) ne assumeva titolo e rango; il capitolo cattedrale di Lecce era insignito del titolo di metropolitano . Concludiamo queste note giuridiche con la citazione sintetica del rogito letto dal neo - cancelliere arcivescovile dopo la promulgazione latina del documento papale: “Giovedì 3 corr., alle ore 17, nella sala delle adunanze in Episcopio, mons. Guglielmo Motolese, per speciale mandato della Santa Sede, ha pubblicato la Bolla di erezione della nuova Provincia Ecclesiastica di “Lecce”, comprendente le soppresse Provincie di Otranto e Brindisi. In una col Pontificio Delegato apponevano la firma il Presule di Lecce mons. Francesco Minerva e gli altri cinque Presuli delle Arcidiocesi e Diocesi suffraganee (Otranto, Brindisi-Ostuni, Gallipoli, Nardò e Ugento). Con essi firmarono il Vicario Generale della neoarcidiocesi, mons. Ugo de Blasi, l’arcidiacono del neocapitolo metropolitano, mons. Luigi Protopapa e il succitato Cancelliere (cfr. L’Ora del Salento, n.15-16, 7 dicembre 1980). Oronzo De Simone m

o n s .


L’Ora del Salento

Lecce, 30 ottobre 2010

catholica

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CHIESA DI LECCE

Le attività di novembre Martedì 2 Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Cimitero di Lecce, h. 15.30 Mercoledì 3 Celebrazione Eucaristica di suffragio per tutti i Vescovi e Sacerdoti defunti presieduta dall’Arcivescovo - h. 19.00 Sabato 6 Dedicazione della Cattedrale:

solennità h. 19.00 Martedì 9 Assemblea delle Caritas Parrocchiali - Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 16.30 Gruppo “Oreb” - Seminario Arcivescovile, h. 20.30 Sabato 13 Gruppo “Davide” per adolescenti - Seminario Arcivescovile, h. 16.30 / 19.00

Domenica 14 Giornata del Ringraziamento Giornata di ritiro per le Religiose presso Suore Marcelline Da lunedì 16 a venerdì 19 Esercizi Spirituali Sacerdoti S. Giovanni Rotondo Sabato 20 “ Incontra Samuel” Weekend vocazionali per ra-

gazzi Seminario Arcivescovile, (inizio: sabato, h. 16.30 - fine: domenica, h. 12.00) Inaugurazione anno pastorale della Caritas - Parrocchia “S. Giovanni Battista”, h. 18.00

per il sostentamento del Clero Festa dell’Acr e Ac Giovani Oratorio Salesiani - Lecce Venerdì 26 “PrayerLab” Laboratori della fede per ragazzi e ragazze delle Scuole superiori Seminario Arcivescovile, h. 19.45 / 21.30

Domenica 21 Giornata di preghiera per le Claustrali Giornata di sensibilizzazione

Sabato 27 Sacramento della Confermazione per giovani e adulti -

Cattedrale, h. 18.00 Domenica 28 Festa di apertura del Cammino verso la G.M.G. di Madrid - Cantelmo, h. 19.00 Lunedì 29 Immissione delle Sorelle Povere di S. Chiara nel Monastero “S. Nicolò” in Cattedrale, h. 16.00 e processione verso il Monastero (ex Casa Pax)

AZIONE CATTOLICA In Piazza San Pietro da tutta Italia, Acr e giovanissimi, in migliaia incontrano il Santo Padre Benedetto XVI

C’è di più. Diventiamo grandi insieme Mentre si affaccia il decennio che la Chiesa Italiana dedicherà alla questione educativa, proprio il lavoro generoso di tanti educatori laici rappresenta un patrimonio di esperienza e di passione da cui si può e si deve ripartire. Sabato 30 ottobre sono attesi a Roma decine di migliaia di ragazzi e giovanissimi dell’Azione Cattolica, con i loro educatori e genitori, per un grande incontro con Benedetto XVI in P.zza S. Pietro. Dalla nostra Diocesi partiranno 10 pullman carichi dell’entusiasmo di ragazzi, giovanissimi, genitori, sacerdoti ed educatori. La giornata proseguirà con momenti di festa in alcune piazze della Capitale. A Piazza del Popolo l’AC di Lecce animerà la folla dei giovanissimi convenuti, attraverso l’esibizione di un gruppo interparrocchiale diretto dalla cantante e compositrice gospel Tyna Maria Casalini. Le esibizioni sono state preparate negli scorsi mesi

presso l’Associazione Parrocchiale “Maria SS. Assunta” in Arnesano. Tutto concorrerà a ricordare che “C’è di più” e che ragazzi, giovani e adulti diventano grandi insieme. Il sogno di chi da mesi lavora a questo appuntamento nazionale è uno ed è semplice: che ciascuno lasci Roma con il cuore pieno di gioia, convinto e felice di avere incontrato il Signore e disposto a camminare ancora a lungo in compagnia della Chiesa e dell’Azione Cattolica. “Ragazzi e adolescenti portano in Piazza San Pietro il grido della gioia e vanno dal Papa a dirgli che non si adattano alle favole, che desiderano di più perché c’è di più nella vita cristiana, nell’incontro quotidiano con Gesù e con i fratelli”, così ha sottolineato l’Assistente Nazionale dell’AC mons. Domenico Sigalini. I ragazzi e adolescenti sono i protagonisti dell’incontro con Papa Benedetto, che viene a contatto per la seconda volta con i soci di Azione Cat-

SEGNALI DI LAICALITÀ/2

tolica, dopo la bellissima Assemblea in Piazza San Pietro, coronata dalle figure di santità delle nostre Associazioni, il 4 maggio 2008. Con lui l’AC ha iniziato un triennio, con lui l’Associazione vuole avviarsi alla conclusione per una nuova ripartenza, facendo spazio e mettendo al centro dell’attenzione di tutta la Chiesa le giovani generazioni, i ragazzi e gli adolescenti, l’ACR e i giovanissimi. Stare con il Papa nella sua casa è una responsabilità che va oltre il giorno del grande incontro. Come ha ribadito mons. Sigalini “è una responsabilità che ci mette sul candelabro e dobbiamo essere assolutamente quella luce che il Signore ci dona, quel sale con cui Gesù dà sapore alle vite di questi ragazzi e adolescenti. Se l’AC è per loro una bella casa abitabile, lo deve diventare assolutamente ogni comunità cristiana, ogni parrocchia, ogni territorio”. Matteo De Nanni

di Tonio Rollo

Election day e... altre priorità Nei giorni che sono seguiti alla 46a Settimana Sociale dei cattolici (Raggio Calabria, 14-17 ottobre) in più occasioni e in diversi luoghi si è cercato di sintetizzare i problemi e le priorità intorno cui si dovrebbero concentrare le forze e le energie dei fedeli laici ne futuro prossimo. Per sintesi giornalistica o per cercare di non tirarsi fuori dalla “Sagra dell’Ovvio e del già-detto” in tanti si sono precipitati ad utilizzare l’espressione del tipo: “Benedetto XVI ha invitato i cattolici e, in modo specifico, i politici cattolici ad impegnarsi sui valori irrinunciabili… senza se e senza ma!” Da qui le domande che a cascata nascevano spontanee: Ma quali sono questi valori; ma quali sono le priorità; ma il Papa avrà veramente utilizzato questa frase fatta, rimanendo sul generico tanto da far pensare perfino al Buco dell’ozono e al problema di Suez? Ma, soprattutto, Benedetto XVI ha veramente detto questo o qualcuno vuol tacere le vere urgenze che i politici italiani, che si riconoscono nel Magistero sociale della Chiesa, dovrebbero impegnarsi ad affrontare attraverso quelle strade che nella loro indipendenza “laica” ritengono opportuno proporre e portare a compimento? E allora leggiamo nel dettaglio cosa ha detto il Santo Padre: disoccupazione e della precarietà, che spesso impedisce ai giovani - specialmente nelle aree del Mezzogiorno - di radicarsi nel proprio territorio, quali protagonisti dello sviluppo. Molto preciso e in tema, visto che parlava ad una assise, anche se nazionale, riunita al Sud. Ma il

Successore di Pietro non si è limitato a questo. Continuando a parlare dei giovani ha detto che: Facilmente la sfiducia si trasforma in rassegnazione, diffidenza, disaffezione e disimpegno, a scapito del legittimo investimento sul futuro… il problema non è soltanto economico, ma soprattutto culturale e trova riscontro in particolare nella crisi demografica, nella difficoltà a valorizzare appieno il ruolo delle donne, nella fatica di tanti adulti nel concepirsi e porsi come educatori. A maggior ragione, bisogna riconoscere e sostenere con forza e fattivamente l’insostituibile funzione sociale della famiglia, cuore della vita affettiva e relazionale, nonché luogo che più e meglio di tutti gli altri assicura aiuto, cura, solidarietà, capacità di trasmissione del patrimonio valoriale alle nuove generazioni. È perciò necessario che tutti i soggetti istituzionali e sociali si impegnino nell’assicurare alla famiglia efficaci misure di sostegno, dotandola di risorse adeguate e permettendo una giusta conciliazione con i tempi del lavoro. Ma oltre a questo, il Santo Padre ha rincarato la dose parlando di migrazione e integrazione; di accoglienza e di protagonismo degli immigrati. La soluzione di questi problemi non è frutto di improvvisazioni o di ricette carismatiche calate dall’alto, ma frutto di preparazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all’uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno. Un ultimo segnale invitato

scuola e comunicazione sociale

di Adolfo Putignano

Vocaboli rozzi e triviali: una nuova moda a chi vuol contribuire a creare una mentalità laicale seria e matura formata da una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’attività politica senza complessi d’inferiorità. Opportuno evitare anche i complessi di superiorità, sarebbe giusto aggiungere. Altri due segnali di laicalità scorti nel corso della settimana da segnalare. L’Agenzia Asca ha battuto la notizia dell’Election day e primarie a Pistoia. Naturalmente non si tratta di elezioni amministrative, altrimenti non sarebbe degna della nostra segnalazione, ma dell’indizione delle elezioni per il rinnovo di tutti i Consigli Pastorali della diocesi di Pistoia nel mese di febbraio. Un’ottima idea che potrebbe essere una buona trovata ammesso che ci si riappropri dei propri campi di missione e dei rispettivi ruoli all’interno delle parrocchie, delle diocesi e dei comuni. Pratica lodevole se fosse utile a marcare la distinzione tra ambito pastorale e formativo e l’ambito tradizional-folkloristicopolitico-patronale. Nella diocesi di Lecce sono stati nominati due laici “a capo” di due “dicasteri pastorali” del “governo” della Chiesa locale salentina. Ottima la scelta delle persone! Profetica è stata l’indicazione pastorale in funzione di una reale co-responsabilità operativa. Ad maiora! Ai due fedeli-laici, perché siano veri ministri al servizio della porzione del Popolo di Dio che è in Lecce e non “semplici” ministri-ombra.

Non di rado diversi momenti della società contemporanea si caratterizzano per il degrado ed il progressivo svilimento civile della terminologia. In un malinteso spirito di riappropriazione dei valori della liberà e dell’egualitarismo e con il proposito di contrastare oggettive modalità semantiche dagli orientamenti tradizionalistici, a volte ricchi di doppiezze conformistiche, negli ultimi decenni si è contestato lo stile aggraziato e magari elegante nell’esprimersi. Ne è derivata un’ampia diffusione di un linguaggio contaminato da vocaboli rozzi, triviali e lascivi, divenuti simboli d’affrancamento da antiche, formalistiche ed inutili soggezioni. Si è persino preteso di prosciogliere da ogni elemento negativo la bestemmia, nella pretesa di giustificarla all’interno di determinate situazioni e locuzioni. In questo contesto, la scuola non può limitarsi ad accrescere la quantità di notizie conosciute o solo a migliorare la facoltà della memoria, in quanto deve mirare a coinvolgere il discente aiutandolo a fare proprie le informazioni in modo laborioso ed operoso ed a sviluppare la personalità arricchita dallo sviluppo delle attitudini e dal confronto delle diverse esperienze. Si può parlare di una comunicazione comunitaria che porta tutti, docenti ed allievi, alla ricerca, facilitata dalle possibilità multimediali. Con l’interazione resa possibile dai nuovi mezzi tecnologici, il discente può divenire attore comprimario della propria formazione culturale ed umana. È questa una pista fondamentale per superare l’attuale situazione linguistica, che, in alcuni settori come in quello politico, tende ad una pervasiva ed eccessiva omogeneità del linguaggio,

incagliato sui soliti termini, ormai piuttosto sterili e poco raffinati e brillanti, che esprimono eloquentemente grossolanità e gusto pacchiano. Nei dibattiti pubblici, sembra essersi affermato il nuovo costume di considerare urbani ed irreprensibili sia la patetica e positiva comprensione di comportamenti dissoluti sia l’uso semantico che attinge all’irrisione, all’irruenza ed alla prevaricazione verbale. I mass media, allora, possono trovare spazio educativo nella scuola in quanto vie d’inserimento all’interno della nuova civiltà massmediale, creando unità tra studio e quotidiano ambiente di vita: l’istituzione scolastica, perseguendo l’obiettivo di sviluppare una società rispettosa dell’integrale maturazione della persona, è chiamata, infatti, a coniugare sempre più patrimonio umanistico, dati scientifici e nuovo ambiente multimediale nella progettazione didattica e formativa. Oggi essa ha così il compito di favorire una comunicazione capace di proporre un modo progredito, ma anche urbano e amabile, di relazionarsi e di valutare criticamente i linguaggi, proponendo, magari controcorrente, una terminologia dignitosa di ogni persona. Si tratta di maturare una cultura che integri la riflessione individuale con le diverse modalità di linguaggio quotidiano ed audiovisivo, superando, nell’esercizio della libertà, limiti fisici, spaziali e temporali: si pensi alla globalizzazione delle modalità d’accesso, di gestione e di uso dei termini realizzate da Internet e all’ambiente culturale composto sia dal lessico tradizionale delle diverse discipline sia da quello prodotto dalle moderne tecniche multimediali, protese ad offrire nuovi spazi virtuali di conoscenza e di protagonismo agli studenti, mediante la dimostrazione virtuale dei risultati raggiunti.


L’Ora del Salento

Lecce, 30 ottobre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

L’Inps cerca a Lecce cinque praticanti avvocanti

È stato pubblicato il nuovo bando per acquisire, da parte dell’Inps, la disponibilità di praticanti avvocati. Un nuovo tassello si aggiunge quindi alla riforma dell’Avvocatura dell’Inps: da lunedì 25 ottobre è partito il nuovo bando per acquisire la disponibilità di circa 400 candidati, per l’ammissione alla pratica forense presso le Avvocature territoriali dell’Inps, con le stesse modalità adottate per l’Avvocatura dello Stato. In Puglia sono 28 i praticanti che verranno ospitati dagli uffici legali Inps, mentre nella sola provincia di Lecce ci sarà posto per cinque persone. Le domande possono essere presentate dagli interessati esclusivamente in via telematica, tramite il sito dell’Istituto (www.inps.it). La scadenza è prevista per le ore 24 del 22 novembre 2010. La via telematica è l’unica consentita per l’inoltro della richiesta; non sono ammesse modalità alternative: non verranno prese in considerazione le domande che perverranno tramite posta e non saranno accettate quelle consegnate a mano presso le strutture territoriali dell’Inps. Per accedere al servizio online gli interessati devono essere muniti di Pin o della carta nazionale dei servizi (Cns). Tramite la procedura online l’interessato potrà scaricare copia protocollata della domanda, attestante la ricezione della stessa da parte dell’Inps. Tale copia sarà disponibile entro le 24 ore successive alla presentazione della domanda. Per garantire un’ampia partecipazione, l’Istituto sta assicurando un celere rilascio del Pin agli inte-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

ressati: può essere ottenuto sia nella modalità online, attraverso il sito www.inps.it, sia attraverso il canale telefonico del Contact Center 803.164, sia - infine - presentandosi personalmente presso un qualsiasi sportello Inps. Il relativo bando è stato pubblicato presso tutte le sedi territoriali dell’Istituto ed è stato anche inviato ai Consigli degli Ordini degli Avvocati territorialmente competenti, per l’affissione nelle rispettive sedi e l’inoltro dell’informazione agli iscritti. In ogni avviso locale sono indicati i posti disponibili per tutti gli uffici Inps della rispettiva regione. La fase istruttoria regionale proseguirà con la verifica, formale e sostanziale, dei requisiti da possedere alla data di scadenza di presentazione delle domande (22 novembre 2010): 1) essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione Europea; 2) avere conseguito la laurea in giurisprudenza in Italia o all’estero purché riconosciuta equipollente; 3) essere iscritto nel registro speciale dei praticanti presso il Consiglio dell’Ordine da non più di 12 mesi. Una Commissione, appositamente costituita presso ciascuna sede regionale, verificata l’ammissibilità delle domande, valuterà l’idoneità dei candidati, sulla base dei criteri riportati nel bando e formerà la lista. A parità di punteggio sarà data preferenza alla minore età anagrafica. Le liste definitive saranno pubblicate sul sito istituzionale dell’Istituto, con provvedimento del Direttore generale.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Iniziative per la riforma dei Licei Si intensificano le conferenze regionali, organizzate dal Ministero, per aiutare i Licei e gli altri Istituti superiori nella corretta applicazione della riforma Gelrmini. Davanti ad occhi, vivi d’attenzione, di dirigenti scolastici e di insegnanti-referenti per l’aggiornamento dei colleghi, rinomati esperti in pedagogia e dirigenti scolastici abbarbicati ai vertici amministrativi della scuola come l’edera al rudere, spiegano in quali modi si debbano applicare i Regolamenti Gelmini, che hanno ricostruito gli ordinamenti dei Licei, degli Istituti Tecnici, dei Professionali e quelli degli Istituti d’Arte. Ascoltando le voci degli illustri relatori, si sarebbe capito, in particolare, quali saranno i percorsi che i collegi dei docenti dovranno costruire per far acquisire ai giovani, alla fine dei corsi liceali, il profilo educativo, culturale e professionale, cioè, l’abito cultural-professionale che consentirà al cittadino di partecipare, da protagonista, e con dignità, alla vita sociale, politica ed economica. Ma ci sarebbe stato proprio bisogno che il Ministero sopportasse tanta spesa, per aggiornare gli insegnanti ed i dirigenti della scuola sul significato delle proposizioni che compongono i pochi articoli dei Regolamenti Gelmini? - sussurrò un quasi annoiato dirigente, parlando all’orecchio d’un collega, nel corso di una di quelle importanti conferenze. Hanno dimenticato, forse - continuò lo scettico preside di liceo - che oggi, ogni singola scuola ha il diritto, prima ancora che il dovere, di procurarsi da sé gli strumenti professionali necessari per elaborare i propri curriculi. Non sanno forse, gli organizzatori delle conferenze scolastiche, che, dal 2000, i collegi dei docenti sono sovrani nella progettazione didattica, perché le scuole sono enti autonomi, ben distinti dalla struttura gerarchica del Ministero, come sta scritto nel DPR n. 275 del 199, e come dimostra il fatto che, contro le decisioni prese dal Collegio dei docenti, non è ammesso alcun ricorso gerarchico? Il Preside avrebbe, forse, detto che, per orientare i collegi dei docenti dei Licei sulla corretta via della riforma Gelmini, sarebbe stato meglio che gli Uffici Scolastici Regionali avessero abbandonato l’antica tradizione dei corsi di aggiornamento frontali, dove il precettore in cattedra pretende di istruire allievi, e vi avessero preferito il metodo che seguono i Consigli Direttivi degli Ordini professionali, quando vogliono aggiornare i loro iscritti su innovazioni legislative. Forse, il Preside avrebbe potuto ricordare che, quando il Parlamento modifica i codici, o quando la comunità scientifica propone un inedito protocollo terapeutico, avvocati e medici si auto-convocano in incontri seminariali, nel corso dei quali, si alternano al microfono colleghi, i quali sottopongono all’uditorio le proprie valutazioni sul tema della conferenza, sul presupposto implicito che tutti i colleghi conoscano già le intervenute innovazioni legislative, e non si siano presentati alla conferenza senza averne preventivamente approfondito, per proprio conto, il tema. Chìssà se, un giorno, anche gli insegnanti vorranno chiedere che sia loro riconosciuto lo status di liberi professionisti, gelosi dell’auto-aggiornamento.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Cefalea sentinella sintomo spia dell’aneurisma Un mal di testa acuto e improvviso, intenso e devastante come un’esplosione o un colpo d’accetta nel cervello. Si chiama ‘cefalea sentinella’ ed è un sintomo-spia che, riconosciuto in tempo, può salvare la vita a chi convive senza saperlo con un aneurisma cerebrale: in Italia 2 persone su 100. Per sensibilizzare i medici sul problema, insegnando a non sottovalutare un dolore che può essere l’anticamera di un evento killer - in gergo tecnico emorragia sub-aracnoidea (Esa) - è in programma in Veneto un ciclo di incontri ad hoc. Due appuntamenti a Treviso, il 15 e il 22 novembre. Ogni anno - ricorda una nota - circa 8 mila aneurismi sono a rischio di rottura e sanguinamento nello spazio subaracnoideo che circonda il cervello. Un’emorragia associata a un alto rischio di disabilità o decesso, se si considera che un terzo dei pazienti colpiti muore prima di arrivare in ospedale e il 15% se ne va in pochi minuti, vittima di morte improvvisa. Contando che complessivamente, tra forme emorragiche e ischemiche, nel nostro Paese si registrano circa 196 mila ictus all’anno, le patologie cerebrovascolari nella loro totalità rappresentano la terza causa di morte (dopo malattie cardiovascolari e tumori) e la seconda di disabilità neurologica (dopo l’Alzheimer). Tra i fattori di rischio

all’origine anche condizioni legate a cattivi stili di vita, quali fumo, alcol o dieta scorretta. Se molti segni premonitori dell’Esa variano da un paziente all’altro, la cefalea sentinella è presente nella quasi totalità dei casi e in un terzo dei malati è addirittura l’unico sintomo, avvertono gli esperti del Dipartimento di neuroscienze dell’Azienda ospedaliero universitaria di Padova. Si presenta come un mal di testa improvviso, d’intensità insolita e crescente, resistente ai farmaci. Tende a concentrarsi a livello della nuca, per poi scendere lungo la colonna vertebrale man mano che il sangue passa negli spazi subaracnoidei più bassi. Conoscerne le caratteristiche è fondamentale per poter sottoporre il paziente agli esami diagnostici come la Tac, necessari a intercettare l’eventuale aneurisma. Per una diagnosi precoce e corretta di rottura di aneurisma intracranico, è dunque cruciale il ruolo di neurologi, medici di medicina generale, camici bianchi del 118 e del pronto soccorso. Successivamente, una volta individuato il problema, il paziente deve poter essere assistito da un team multidisciplinare di specialisti in grado di trattare la malattia con le diverse tecniche a disposizione (sia endovascolari che chirurgiche). Per informazioni è attivo il numero verde 800-014863.

I laici cristiani e l’impegno politico “Spetta alla loro (laici) coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino, però, che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione” (Gaudium et Spes, n. 43). Ma, a parlare oggi di politica si ricevono solo risposte e affermazioni di senso negativo: “La politica è sporca; lasciamola agli altri; chi si impegna in politica deve accettare compromessi con la propria coscienza”; eccetera. Secondo il cardinale Bagnasco: “L’affezione per la cosa pubblica sta scemando. E sempre più rarefatto è il consenso attorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio senza prospettiva alcuna”. Ma “la Chiesa è troppo appassionata del bene comune per disinteressarsi della politica, quella alta, che è la massima espressione di servizio e carità. Non certo quella partitica che è solo ‘affare’, avendo perso di vista l’etica. Il vero problema oggi è la selezione della futura classe politica”. In effetti non abbiamo al momento una classe dirigente politica all’altezza dei grandi problemi che il Paese sta vivendo. Non emerge affatto una idea di bene comune. Quanto mai opportuna la dichiarazione di Famiglia Cristiana nell’affermare che “siamo lontani dall’idea di Paolo VI, che concepiva la politica ‘come una forma di carità verso la comunità’, capace di aiutare tutti a crescere. La Chiesa è cosciente che anche il mondo cattolico deve fare la sua parte. E assumersi di più i ruoli che contano. Da tempo, Papa e vescovi hanno lanciato l’appello: “Giovani politici cattolici cercansi”. Benedetto XVI è stato molto chiaro sulla necessità di lavorare alla formazione di una “nuova generazione” di laici credenti che potessero assumere responsabilità pubbliche e politiche. La Chiesa, in base a quanto sostiene il cardinale di Venezia Angelo Scola in “Buone ragioni per la vita in comune”, collabora e sostiene la politica ma non la sostituisce. “La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia” (Deus Caritas Est, n. 28). Il compito di operare nella società civile appartiene ai fedeli laici. Non basta, però, la buona volontà, né sono sufficienti gli inviti. Bisogna mettersi al lavoro. “Ciò a cui non possiamo né vogliamo rinunciare, è l’idea che una comunità come quella italiana possa ancora essere perno di una città. La nostra nazione ha saputo generare, sostenere, abitare e dare identità a città davvero aperte e ospitali… Da cattolici, nell’Italia di oggi, riteniamo opportuno elaborare ‘un’agenda di speranza per il futuro del Paese’”. I fedeli laici sono chiamati all’impegno nel mondo e nella politica per partecipare alla progettazione della nuova città dell’uomo, affinché tutti recuperino fiducia e vedano la luce della speranza nel faticoso percorso da compiere.

Riciclaggio e segnalazione operazione sospetta Il Garante per la protezione dei dati personali con proprio parere ha fatto il punto a riguardo della normativa antiriciclaggio. In relazione alla cosiddetta collaborazione attiva dei destinatari degli obblighi antiriciclaggio, è stato confermato che ogni eventuale autonoma iniziativa, presa dai soggetti destinatari degli obblighi, deve svolgersi nel quadro delle prescrizioni e delle garanzie previste dalle disposizioni del d.lgs. 231/2007e tenuto conto della disciplina in materia di protezione dei dati personali. Ciò, in particolare, per quanto riguarda il previsto utilizzo di dati o di informazioni eventualmente già acquisiti o in possesso dei soggetti interessati che potrebbero essere ulteriormente utilizzati solo se raccolti per finalità compatibili con quelle del d.lgs. 231/2007. In ordine agli obblighi di adeguata verifica della clientela e con riferimento al sospetto di riciclaggio, è stato ravvisato un elevato margine di discrezionalità. È stato altresì suggerito che fossero individuati già nel decreto alcuni criteri, quantomeno generali, da applicare per valutare la sussistenza di tale “sospetto”, analogamente o anche mediante rinvio a quanto previsto per la valutazione del “rischio” di riciclaggio e per l’individuazione delle operazioni sospette. Inoltre, l’identificazione del cliente e la verifica della sua identità, sulla base di documenti, dati o informazioni ottenuti da una “fonte affidabile e indipendente” è stata ritenuta troppo generica essendo auspicabile, invece, “sviluppare ulteriormente tale espressione”, mediante un eventuale richiamo della casistica di “fonti”. È stato rinnovato l’invito ad evitare che la registrazione dei dati per finalità antiriciclaggio potesse essere effettuata anche mediante registri cartacei oppure in archivi o registri utilizzati per altre finalità. L’uso di registri cartacei potrebbe essere, semmai, consentito solo ai soggetti che risultino non disporre di una struttura informatizzata, e stabilendo, eventualmente, un termine per l’adeguamento. Dubbi sono stati sollevati anche per quanto concerne la conservazione della documentazione. Invero, per assicurare il rispetto del principio di conservazione dei dati per il tempo strettamente necessario al raggiungimento delle finalità, si è ritenuto non necessario il vincolo della conservazione per un periodo “di almeno dieci anni”. Si è ritenuto, infatti, che tale termine di conservazione non fosse praticabile in quanto sostanzialmente indefinito, mentre, per esigenze di certezza, sarebbe stato opportuno indicare un termine preciso. In tema di osservazioni per la segnalazione di operazioni sospette, non è stato ritenuto in linea con i principi dettati dal Codice della privacy, la disciplina prevista per i casi relativi al medesimo cliente o alle stesse operazioni che coinvolgano più intermediari finanziari o professionisti. Verificandosi tali presupposti, infatti, la comunicazione dell’avvenuta segnalazione è consentita fra tali soggetti “a condizione che siano situati in un Paese terzo che impone obblighi equivalenti”. La richiamata previsione è stata ritenuta insufficiente con conseguente richiesta di integrazione a riguardo del rispetto anche delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali che disciplinano la comunicazione di dati all’estero. Con riferimento al flusso informativo ed al fine di assicurare omogeneità di trattamento, è stato suggerito di stipulare i “protocolli di intesa” che le Amministrazioni interessate devono adottare per assicurare la massima riservatezza dell’identità delle persone fisiche che effettuano le segnalazioni, alla luce di un modello da adottare su conforme parere del Garante. Giangaspare Donato Toma


L’Ora del Salento

Lecce, 30 ottobre 2010

obiettivo

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LA CITTÀ DEI POVERI DOVE DIMORANO I CLOCHARD DELLA CITTÀ? È partita l’iniziativa del Difensore Civico che ha coinvolto Servizi Sociali, Caritas Diocesana e Croce Rossa

La ‘Via Comunale’ per i senzatetto di Lecce Il vicedirettore della Caritas don Elvi De Magistris: fissare una residenza è solo il primo passo Don Elvi, nella notte tra il 20 e il 21 ottobre cosa è accaduto e chi eravate? Il Difensore Civico del Comune di Lecce, il dott. Domenico Anglana, ha convocato noi, della Caritas Diocesana, insieme con la Croce Rossa Italiana, l’Ufficio Anagrafe del Comune di Lecce, il consigliere dei Servizi Sociali del Comune di Lecce, prof. Roberto Martella, gli Avvocati di Strada e i Vigili Urbani per informarci che per i “senzatetto”, presenti nel territorio della Città, il Comune di Lecce ha istituito una via, “via Comunale”, nella quale possono fissare, andando semplicemente all’Ufficio Anagrafe, la residenza per avere diritto a tutti i servizi sanitari, civili e di assistenza che solo un residente può usufruire. Da qui è nata l’esigenza di informare direttamente gli utenti di questo servizio, già attivo da diverso tempo, chiedendo a tutti di veicolare la notizia. Ma quanti sono i residenti in “via Comunale” a Lecce e quanti, invece, sono i senzatetto effettivi? L’Ufficio Anagrafe ci ha comunicato che solo 3 o 4 utilizzano questo servizio. Sono diversi i comuni d’Italia che hanno fissato questa via per la registrazione degli abitanti della strada ma ancora non è stata giustamente veicolata l’informazione di questa insostituibile forma di assistenza. Così è nata la necessità non solo di informare ma di redigere un censimento accurato per sapere quante sono le persone che per varie difficoltà vivono di stenti e sono abbandonati sulla strada. Per quanto riguarda il numero, noi della Caritas, lo sapevamo già e non avevamo bisogno di fare questa passeggiata notturna con tutte le foto, le riprese, eccetera. Questo sopralluogo era stato fissato per lunedì, ma siccome pioveva è stato spostato a mercoledì dalle ore 22 alle 4 del mattino, anche se poi iniziano a posizionarsi nei luoghi nascosti di riposo solo dalla mezzanotte in poi. Quella notte non siamo riusciti a trovare tutti ma solo qualcuno nei pressi della Stazione Ferroviaria. Siamo andati a cercarli in tutti quei luoghi in cui la Questura aveva indicato la presenza dei “senzatetto” che, stesi per terra, su cartoni o sedili, passano la notte. Ne abbiamo censiti circa una ventina tra uomini e donne. Poi ci siamo recati a “Casa Emmaus” in cui la Caritas Diocesana ospita altre venti persone. Per dare un numero vicino alla realtà: nella Città di Lecce i “senzatetto regolari” potrebbero essere circa una cinquantina. Da notare che “Casa Emmaus” (ndr: presso la Parrocchia “S. Maria dell’Idria”. via G. De Jacobis, 54) può ospitare solo gli uomini e la Caritas ha in progetto l’organizzazione di una sezione di accoglienza per le donne. Le persone che avete avvicinato le avete anche registrate per inserirle come residenti in via Comunale? No. Quella sera noi abbiamo solo informato: avevamo una specie di questionario per sapere l’età, la nazionalità, se hanno famiglia a seguito o se sono da soli ecc… Non abbiamo trovato “barboni” in mezzo la strada. Abbiamo girato piazza Sant’Oronzo, dietro Porta Napoli, l’ex-

liceo musicale e altri luoghi contenitori nel Centro Storico ma nulla. Solo intorno e dentro la Stazione Ferroviaria abbiamo avvicinato queste venti persone. Abbiamo cercato in tutti i buchi possibili; solo uno solo lo abbiamo trovato in fondo ai parcheggi. Verso l’una si ritrovano e si stendevano nelle sale di aspetto della Stazione per dormire. Sono quasi tutti stranieri o extracomunitari. Abbiamo trovato, tra

questi, anche tre italiani e quattro donne polacche. Quali sono state le vostre prime impressioni e le conclusioni che sono nate dopo questa esperienza diretta con i senzatetto? Visto che i numeri sono così esigui, una cinquantina circa, come mai una Città come Lecce non riesce a dare una risposta precisa a questa emergenza?

Senza poi dimenticare “i nuovi poveri”, come dice don Attilio Mesagne: persone divorziate, persone che perdono il lavoro. Abbiamo ricevuto segnalazioni dalla Questura di qualcuno che perdendo il lavoro e la casa dorme in macchina. Quella sera non li abbiamo visti, ma non potevamo controllare tutte le auto di Lecce. Eppure ci sono! Allora se vogliamo trovare una conclusione a questa particolare esperienza: spe-

riamo che possa nascere qualche servizio in più nell’immediato, adesso che cominceranno i primi freddi, per accogliere queste persone sotto un tetto. Se poi si vorranno registrare all’Anagrafe come residenti in “via Comunale” per avere gli stessi diritti degli altri cittadini di Lecce: è un’ottima cosa. Ma questo viene solo dopo! Tommaso Dimitri

MONTERONI/PARROCCHIAAUSILIATRICE

Un bassorilievo dedicato a San Gaetano sul portale laterale La chiesa parrocchiale dell’Ausiliatrice di Monteroni si arricchisce di una nuova opera d’arte. Un dono della Confraternita di San Gaetano da Thiene in occasione della solennità del patrono del pio sodalizio, il santo della carità e della provvidenza, che a Monteroni, come tradizione vuole, si celebra a ottobre. L’antica Confraternita fondata intorno al 1600 ha donato alla chiesa parrocchiale dell’Ausiliatrice una effigie di san Gaetano che è stata collocata nella lunetta del portale dell’ingresso laterale della chiesa di piazza Candido. Un’opera d’arte benedetta dall’arcivescovo metropolita di Lecce, Domenico D’Ambrosio, nel primo giorno del solenne triduo. Si tratta di un bassorilievo in ceramica realizzato dal maestro ceramista Massimo Di Biaso di Grottaglie e disegnato dall’artista Giancarlo Montelli, direttore e insegnante di figura, costruzione dell’immagine e illustrazione editoriale presso l’Accademia dell’Illustrazione e Comunicazione Visiva di Roma, noto per aver in passato realizzato per la Rai sigle e storie animate e per aver illustrato per un lungo periodo le copertine del settimanale L’Espresso. Un san Gaetano visto da Montelli, che ha riprodotto con la sua tecnica e il suo stile inconfondibili l’icona del santo da Thiene. Sia Montelli che Di Biaso, peraltro, nel 2007, in occasione del 50esimo di fondazione della parrocchia, avevano “confezionato” un altro bassorilievo raffigurante la Madonna Ausiliatrice, posto nella lunetta del portale principale della chiesa. La benedizione dell’immagine sacra da parte di mons. D’Ambrosio è stata accompagnata dall’esibizione musicale dei piccoli talenti della scuola di musica ad indirizzo bandistico “Maestro Rocco Quarta” di Monteroni. “L’effigie di san Gaetano - spiega il priore Luigi Rizzo - è uno di quei doni visibili che la Confraternita fa alla sua parrocchia, per rendere ancor più bella la chiesa della comunità, consapevole tuttavia che la sua missione sull’esempio del santo di Thiene non si esaurisca in questo, ma trovi il suo vero compimento in quelle opere di carità, evangelizzazione e fratellanza che incoraggiarono i fondatori a dar vita a questo pio sodalizio e che tutt’oggi rappresentano, a distanza di quattro secoli, la bussola della Confraternita”. “La festa di San Gaetano, Santo della Provvidenza, è stata occasione ulteriore - ha detto il

parroco dell’Ausiliatrice di Monteroni, don Carlo Calvaruso, nel saluto all’arcivescovo - di riscoperta dell’educazione alla Carità, che mai la Confraternita ha fatto mancare nella parrocchia, sia con l’aiuto generoso alle necessità parrocchiali, sia con iniziative caritatevoli diffuse sul territorio, a cui negli ultimi mesi si è aggiunta la collaborazione forte con un movimento che educa alla missionarietà e alla pace. La Confraternita, infatti, è stata la prima nella parrocchia ad allacciare rapporti il movimento Shalom e a fare le prime adozioni a distanza, aprendosi ad una visione universale della Chiesa e della Carità, che sta vedendo negli ultimi tempi l’adesione entusiasta da parte di numerosi fedeli”. Matteo Caione


L’Ora del Salento 11

Lecce, 30 ottobre 2010

zoom

LECCE/La chiesa delle Carmelitane Scalze capolavoro dell’architettura barocca leccese

Giuseppe Zimbalo e gli altari nella chiesa delle Scalze 300 1710-2010

GIUSEPPE ZIMBALO Nella chiesa sotto il titolo della Madre di Dio e San Nicola a Lecce detta anche delle Teresiane Scalze si concentrano le opere di tre fra i maggiori artisti dell’epoca barocca: Giovanni Donato Chiarello, Giuseppe Zimbalo e Giovanni Andrea Larducci. Zimbalo, la cui presenza nel cantiere della chiesa è attestata fin dal 1638, fece in parte la decorazione interna ma soprattutto i tre altari ed il portale principale; Larducci invece è autore delle decorazioni che sono sulla volta del cosiddetto cappellone. I tre altari della chiesa sono strettamente assimilabili con quello autografo dello Zimbalo (già esistente nel 1646) posto in Santa Teresa dedicato alla titolare di questa chiesa leccese. Del Chiarello invece sarebbero: per l’esterno, quanto di scolpito è sulla facciate laterali e quella principale - eccetto in questo caso il portale e le statue nelle nicchie, queste ultime dalla storiografia riferite allo Zimbalo ma senza fornire prove comparative -; all’interno, poi, le decorazioni dell’arco trionfale che separa il vano dell’unica navata dal cosiddetto cappellone, il fregio costituito da teste d’angelo e così pure gli elementi scultorei della volta che copre il vano principale. Si continua nel cappellone dove appunto del Chiarello è il fregio con teste d’angelo; qui in corrispondenza dei pilastri vi una discontinuità degli elementi architettonici indicativa forse di una fase costrut-

tiva diversa. Le decorazioni - a stucco probabilmente - sono riferibili a Giovanni Andrea Larducci di Salò. A questa conclusione si giunge prendendo in considerazione la documentata ed autografa cappella Maresgallo in San Francesco della Scarpa a Lecce. Di Giuseppe Zimbalo, come detto, sarebbe l’altare maggiore ed i due più piccoli collocati nella navata. È inutile ripercorrere qui tutte le attribuzioni fatte nel corso degli anni per questo altare in particolare che, a buon diritto, è considerato come uno degli esempi più significativi del Barocco Leccese. Ricordiamone solo l’ultima in ordine di tempo la quale assegna, appunto, l’altare maggiore allo scultore leccese Giulio Cesare Penna (1607 - notizie fino al 1653). La questione attributiva, se sia cioè Penna o meno, si risolve con estrema rapidità prendendo in considerazione due opere in cui quest’ultimo scultore leccese compare quale autore. Sua opera documentata è l’altare di San Michele Arcangelo nella chiesa di Santa Irene e sempre a Lecce è l’autografa facciata superiore della chiesa di Santa Croce. Lo stile, il modo esecutivo riscontrabili in queste due opere non trovano riscontro nel, pressoché, coevo altare maggiore delle Scalze che quindi non può essere attribuito al Penna. L’aspetto, o meglio uno degli aspetti più interessanti del-

RADIO E DINTORNI

la chiesa delle Teresiane, come più volte sottolineato dalla storiografia, è la parte superiore della parete di fondo del cappellone cui si sovrappone l’altare maggiore. Al di là di quella parete vi è una stanza illuminata da una finestra visibile sul muro laterale esterno dell’edificio. Tale finestra spezza la continuità della trabeazione dando l’impressione di essere un “evento” architettonico appartenente ad una fase successiva rispetto all’inizio della costruzione e probabilmente comportò anche un cambiamento del progettista. Sarebbe auspicabile, a tale proposito, verificare con un saggio di scavo se quella grata lapidea fosse in origine passante e cioè mettesse in comunicazione la chiesa con la stanza superiore ricordata la cui funzione originaria, quindi, sarebbe stata quella di coro destinato alle suore ospitate nel convento annesso alla chiesa. Nel periodo che abbraccia gli anni 1643-48, questi sono gli anni in cui si completano i lavori nella chiesa delle Scalze, Chiarello lo si ritrova con sue opere a Maglie e a Melendugno le quali sono pertanto un riferimento stilistico fondamentale per questa analisi. Non si può fare a meno di osservare in più che alcuni elementi dell’altare maggiore delle Scalze, come ad esempio le cornici che decorano la superficie delle colonne oppure i volti ed il trattamento delle ali delle figure - ma lo strato dei colori rende difficile la lettura dei volti soprattutto - ai lati in

di Alberto Marangio

basso, ritornano nelle opere di Angelo Ricciardo il quale è noto per via documentaria essere presente proprio in tale cantiere. Questo tipo di cornici, entro cui sono scolpite scene di vario tipo, compaiono nell’altare di San Nicola di Bari che il Ricciardo realizzò e firmò circa il 1653 nella Matrice di Salve come pure nell’altare della Madonna del Rosario nella Matrice di Lucugnano. Chi sia l’ideatore di tali forme, Zimbalo o Ricciardo, è difficile dirlo; di fatti, però, non sembra importante fissare il primato dell’uno rispetto all’altro alla luce del rapporto di amicizia dichiarata che vi era fra i due artisti. Più importante è il rapporto che Zimbalo potrebbe avere avuto con Chiarello in questo cantiere e forse anche in quello della chiesa di Santa Maria della Grazia a Maglie dove del copertinese è l’altare maggiore, la chiave scolpita (una Madonna con Bambino fra angeli) della volta di copertura , l’angelo che è al centro del fregio sulla facciata principale; mentre dello Zimbalo sarebbe il datato (1648) portale sormontato da una statua della Vergine il cui volto è simile a quello del San Gennaro che è nell’altare del teatino Arcivescovo di Otranto Gaetano Cossa collocato sulla parte di fondo del transetto destro nella chiesa leccese di Santa Irene. Vorremmo, inoltre, segnalare come, nella detta chiesa di Maglie, la tipologia delle foglie presenti là dove il lato inclina-

to del frontone si appoggia sull’angolo dell’edificio, ritorna in molte opere del Chiarello stesso come pure in alcuni elementi scolpiti nel Convento dei Celestini a Lecce - sulle pareti (alcune finestre e peducci) che si affacciano verso il chiostro dei due lati seicenteschi -. In una delle sale vi è un datato (1641, ma non è perfettamente leggibile) stemma di cui è visibile solo la metà con l’arme dei D’Angiò; esso presenta un singolare cartiglio spesso ricorrente nelle opere del Chiarello. Questi elementi, è evidente non sono molti, però se fossero confermati, quello del Chiostro dei Celestini sarebbe l’ennesimo caso in cui l’arte del Chiarello si affianca a quella dello Zimbalo visto che quest’ultimo apparirebbe stilisticamente quale autore di alcuni dei capitelli del portico che si addossa proprio al lato in cui è lo stemma detto.

Tornando, invece, alla Chiesa delle Scalze. È possibile rilevare dei punti di contatto fra la poetica formale del Chiarello ed alcuni particolari adottati dallo Zimbalo sull’altare maggiore delle Scalze come la scelta dell’ordine architettonico ruotato a 45° oppure il rafforzare la muscolatura delle figure. In ogni caso la rotazione cui si accennava fa il paio alle teste d’angelo che sottolineano gli spigoli dei pilastri angolari della volta e quindi l’uso di una logica compositiva impostata sulla diagonale. Se la scelta della detta rotazione di elementi presente sull’altare sia conseguenza di quella dei pilastri o meglio se essa scaturisca da un disegno lasciato dal Chiarello e realizzato poi dallo Zimbalo oppure ancora dal rapporto fra Zimbalo e Ricciardo questo al momento non lo si può dire. Fabio Grasso

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Tre nuove radio “solo web” nell’offerta di Radio Rai

La Chiesa spiegata a chi non crede (o comunque vuol capire di più)

Lo scorso lunedì mattina Radio Rai ha regalato una piacevole sorpresa agli appassionati della radio di ieri e di oggi. Sono infatti diventate realtà le stazioni “solo web” annunciate prima dell’estate, emittenti tematiche che vanno ad affiancare i canali diffusi abitualmente via etere. Le tre strutture opereranno 24 ore su 24, ed una loro progressiva affermazione è garantita dai risultati fino ad ora già riscontrati dai portali dei consueti programmi di Radio Rai. Il progetto è in linea innanzitutto con il proposito di riutilizzare lo sterminato materiale d’archivio della radio pubblica, ma ha rivelato anche una piacevole sorpresa; le nuove Wr6, Wr7 e Wr8 sono infatti dedicate rispettivamente al materiale parlato, alla musica pop ed alla sperimentazione di format innovativi. Le neonate emittenti rappresenteranno dunque l’occasione - per studiosi, appassionati o semplici curiosi - di riascoltare programmi, rubriche e documenti estratti dagli archivi Rai (Wr6), oppure brani musicali di tutti i tempi e di tutto il mondo, dai più popolari agli introvabili (Wr 7); ma offriranno oltretutto una serie di format originali, nati dall’interazione tra l’emittente e i propri ascoltatori (Wr8). La programmazione di quest’ultima struttura, in particolare, sarà aperta ai contributi, ai suggerimenti ed alle performance di tutti gli under 30 della Rete, forti non solo della loro originalità ma anche della grande familiarità con il nuovo media. Il mondo delle web radio, affermatosi nell’arco degli ultimi dieci anni ma fino ad ora, in tante occasioni, mal utilizzato dagli stessi grandi network nazionali, sintetizza tutte le caratteristiche dalla radiofonia degli anni a venire. Un suo punto di forza, che va ad aggiungersi ai vantaggi presentati in termini di fruizione (l’ascolto sul computer, sull’iPod o sul telefonino; la possibilità di recuperare facilmente programmi non seguiti durante la loro diretta, oppure di realizzare palinsesti ed archivi personalizzati, composti magari da materiale trasmesso su emittenti differenti), risiede in particolare nella facilità che è possibile riscontrare anche nella fase di realizzazione di un prodotto radiofonico. In maniera molto semplice, infatti, chiunque dal proprio notebook può creare una web radio personale, trasmettere la musica desiderata e diffondere la propria voce a chiunque sia in grado di connettersi ad Internet, in qualunque parte del mondo. Il tutto, occorre specificare, con dei costi il più delle volte realmente vicini allo zero.

G. Weigel, teologo statunitense e già stretto collaboratore di Papa Giovanni Paolo II, è autore di un recente saggio di carattere apologetico: La Chiesa spiegata a chi non crede - e a chi desidera capire di più per credere meglio (Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009, pp. 175). Il libro affronta le questioni decisive del conflitto secolare tra Chiesa e “mondo”, offrendo una prospettiva che argomenta le verità di sempre del Magistero. Il primo capitolo tratta del “peccato originale, la perenne tentazione dell’uomo che sedusse Adamo ed Eva al principio della storia umana” (pag. 10). Questo dato fondante della Rivelazione, talvolta trattato sprezzantemente come una favoletta per bambini dall’opinione pubblica corrente, comunica in realtà delle coordinate ermeneutiche universali: “…che nessuno di noi sia causa della propria esistenza non è un semplice accidente della biologia; è un fatto empirico” (pag. 11). Se solo si avesse la pazienza di riflettere su questo fatto si potrebbe forse arrivare ad una verità profonda sulla condizione umana. Che, se non nasce dal nulla, reca in sé le tracce di un messaggio. Questo messaggio, peraltro, storicamente è diventato persuasivo con la Fede cristiana non solo in virtù della sua dottrina ma perché, ad esempio, la diffusione del Vangelo dal punto di vista pratico “…diede la possibilità a molti, specie alle donne, di vivere una vita migliore, più felice e più tollerante” (pag. 13). Grazie al matrimonio e al rifiuto dell’infanticidio (praticato di solito contro le bambine) il Cristianesimo donò una dignità prima di allora sconosciuta alle donne, ai bambini e, ancora, ai più reietti ed emargi-

nati delle società primitive, spezzando la chiusura e l’intolleranza tipici dell’antichità pagana. Tuttavia, il cristianesimo era in grado di compiere un simile passo solo in nome di una verità più alta: l’Incarnazione del Figlio di Dio. Solo l’entrata del Verbo nella storia poteva permettere un progresso simile, inimmaginabile per un mondo letteralmente schiavo del destino e in balìa di tanto oscure quanto lontane divinità superiori. Al contrario, la rimozione pubblica del cristianesimo, iniziata con la Rivoluzione francese e portata alle estreme conseguenze nel XX secolo, ha comportato, in ordine sparso: due guerre mondiali e la bomba atomica, la “guerra fredda”, centinaia di campi di concentramento, deportazioni coatte, pulizie etniche, crimini efferati, luoghi di tortura inimmaginabili “ideati” da governi democraticamente eletti, svariati genocidi… La cacciata di Dio dalla vita pubblica - si chiede Weigel - ha forse qualcosa a che fare con tutto questo…? La nostra storia recente dimostra fin troppo bene che, lungi dall’essere più tollerante come reclamano alcuni - “un mondo senza Verità è semplicemente un mondo di potere, nel quale la “verità” del più forte viene imposta al più debole” (pag. 124). * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 30 ottobre 2010

le nostre città FUORI DAI DENTI

di Loredana Di Cuonzo

CAMPI SAL.NA/Il logo ufficiale della Città del Libro

Sarah e le altre. Tristi storie di violenza Il cavaliere senza macchia Noi compriamo le nostre mogli, sono un nostro possesso e possiamo batterle quando ci pare”. (Ministro del Governo della Papua Nuova Guinea - 1987) . Con questa “simpatica” affermazione, che si commenta da sola, avviamo la riflessione ad alta voce di questo numero su un appuntamento che è a meno di un mese da noi: 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Istiuita con la risoluzione n. 54/134 dalle Nazioni Unite nel 1999 al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e società civile, venne scelta dall’organismo internazionale per commemorare la tragica vicenda delle tre sorelle Mirabal violentate, pugnalate e strangolate il 25 novembre del 1960, per ordine del dittatore Trujillo. Il dettaglio: ltre sorelle caddero per la violenza dal regime di Trujillo che mantenne il paese dominicano nell’arretratezza per 30 anni, nell’ignoranza e nel caos. Nel 1960, il paese dominicano scontento e stanco di una dittatura tanto lunga, tutti i giorni portava a termine lotte nelle strade contro le forze militari repressive che sostenevano il dittatore. Le sorelle Mirabal nacquero nella sezione Ojo de Agua, provincia di Salcedo, Repubblica Dominicana. Le condizioni di vita che si davano nel paese e la zona dove vissero, conseguenza del dominio statunitense ed il ritardo delle relazioni di produzione, determinarono la loro sensibilità di fronte agli acuti problemi sociali. La loro partecipazione attiva nella lotta contro il dittatore guadagnò loro la fama di rivoluzionarie, motivo più che sufficiente affinché in una certa occasione Trujillo manifestasse davanti ad un gruppo di persone che i suoi due unici problemi erano le sorelle Mirabal e la Chiesa. Il 25 no-

FISCOSENZAVELI

vembre del 1960 Minerva e Maria Teresa andarono a visitare i loro mariti in prigione, in compagnia della sorella Patria. Furono intercettate in un posto solitario della strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte ad un canneto vicino, furono oggetto delle più crudeli torture, prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, furono messe nuovamente nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio, con la finalità di simulare un incidente. Una statistica dell’Istat, realizzata su dati raccolti nel 2006 e pubblicati solo nel 2009 (ci si chiede perché!) dice che nel mondo muore una donna ogni otto minuti e che l’Italia è al 34esimo posto (su 40) di questa speciale classifica. La ricerca specifica sui maltrattamenti, senza cioè considerare l’omicidio, ci mette sotto gli occhi una situazione drammatica ancor più perchè silenziosa e taciuta. Ogni cifra merita una attenta considerazione. Il campione prende in considerazione 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni intervistate su tutto il territorio nazionale dal gennaio all’ottobre 2006. Tre sono i tipi di violenza “misurati”: quella fisica, quella sessuale e quella psicologica che comprende le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni e tutto ciò che può “armare” l’ossessione di un partner, di un ex amante o anche solo di una persona conosciuta e creduta amica. La violenza del partner. Il 21% delle vittime ha subìto violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 54,6% da altri uomini non partner. I mariti, o conviventi, o fidanzati sono responsabili

della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica (67,1%) e di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro o i rapporti sessuali non desiderati ma subìti per paura di conseguenze. Il 69, 7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è opera di estranei. La parte sommersa del fenomeno è elevatissima: restano non denunciate il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle dal partner. La ricerca dell’Istat dice che il 91,6% degli stupri non viene denunciato. E che il 33% delle donne non parla con nessuno, nasconde per sempre quello di cui è stata vittima. Un terzo delle vittime subisce violenza sia fisica che sessuale. Tra le violenze fisiche le più frequenti (56, 7%) sono “spinte, strattonamenti, un braccio storto o i capelli tirati”. Il 52% dei casi riguarda “la minaccia di essere colpita” e il 36,1% “schiaffi, calci, pugni o morsi”. Minacce con pistola o col tello si con cretiz zno nell’8,1% dei casi. Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche come “l’essere toccata sessualmente contro la propria volontà” (79,5%), rapporti sessuali non voluti (19%), il tentato stupro (14%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6%). Un dato ci appare particolarmente significativo. Quello relativo alla violenza in casa. Bene: non è un reato. Tutto ciò lascia perplessi apre uno squarcio sulla scarsa educazione femminile al rispetto di sé. Solo il 18,2% delle donne considera reato la violenza subìta in casa e in famiglia. Per il 44% quello che è successo è stato “qualcosa di sbagliato”, per il 36% “solo qualcosa che è accaduto”. Anche lo stupro e il tentato stupro è diventato reato solo

nel 26,5% dei casi. Infine lo stalking e la violenza psicologia. Due milioni e 77 mila donne (18 %), hanno subìto compor tamen ti per secut ori (stalking) da parte del partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciati. Sono 7 milioni e 134 mila donne ad aver subito violenza psicologica, a casa e al lavoro: il 46,7% viene isolata, su altre scatta il controllo (40%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%) da cui derivano la perdita di autostima e gli esaurimenti nervosi. Metodi subdoli, con confini effimeri, facili da smentire e da non rilevare. Il 7,8% è vittima di vere e proprie intimidazioni. E chiudiamo con la violenza prima dei 16 anni. Vale a dire su bambine, bicchieri di cristallo limpido che anche il solo sguardo non pulito vìola! In Italia un milione e 400 mila donne hanno subìto violenza sessuale prima dei 16 anni e da parte di persone per lo più conosciute. Si tratta per lo più di conoscenti e parenti (25%), un amico di famiglia (9,7%) o un amico della ragazza (5,3%). La violenza avviene in casa e il 53% delle vittime decide di vivere col proprio segreto. Non abbiamo da aggiungere altro a questa statistica. I numeri parlano da soli e non ci sono commenti che ciascuno non possa far da solo. È una riflessione che dedichiamo a Sarah Scazzi, a Maricica Hahaianue a tutte le altre, convinti con Kahlil Gibran che “Chi prova pietà per la donna, la disprezza. Chi le attribuisce la colpa dei mali della società, la opprime. Chi crede che la bontà di lei dipenda solo dalla propria bontà e che la sua malvagità dipenda solo dalla propria, è uno spudorato. Ma colui che accetta la donna come Dio l’ha fatta, le rende giustizia”.

Il 19 ottobre 2010, presso la sede della Fondazione “Città del Libro” di Campi Salentina, si è tenuto l’incontro per decretare il vincitore del concorso organizzato come ogni anno per la realizzazione del logo della rassegna degli autori ed editori. I componenti della commissione sono stati nominati dall’Ordine degli Architetti e dall’Accademia delle Belle Arti di Lecce. È stato riconosciuto meritevole di rappresentare l’edizione 2010 della manifestazione l’opera grafica “Il cavaliere senza macchia” di Cosimo Brunetti di Spoleto. È lo stesso autore, che partendo dal soggetto del tema “Eroi di carta” di quest’anno, spiega l’idea che ha ispirato la sua opera: “L’eroe non è più il misterioso, puro, infallibile, senza macchia e un po’ spavaldo paladino del bene venuto da chissà quale luogo lontano per salvarci dal male degli uomini. Il vero eroe oggi è chiunque compia un gesto civile e umano, anche piccolo, che possa elevare la coscienza collettiva, usa l’arma dell’intelligenza e del senso civico, e non ha più bisogno di sfoggiare mantelli colorati o di cavalcare maestosi puledri. Oggi nessuno crede più a questo genere di eroi da romanzo picaresco. Ciò nonostante, io provo affetto e rispetto per una lettura “antica” del termine eroe. Credo che gli eroi del passato non siano niente più che eroi di carta: personaggi letterari del passato nati dalle fervide menti di grandi scrittori. Nella figura del cavaliere a cavallo io identifico l’eroe di carta per eccellenza: quella figura sognante, intrisa di romanticismo, che ai nostri occhi troppo abituati alla contemporaneità può sembrare desueta, ma che invece resiste allo scorrere degli anni e dei secoli, mantenendo integra la sua valenza simbolica, nella quale convergono umanità, ideali, coraggio, purezza d’animo, spirito d’avventura, forza e velocità. Gli eroi di carta sono figure rassicuranti, che ci proteggono ancora, e ci spingono a sognare e ad usare la fantasia”. E l’idea visiva dalla quale Brunetti prende il via è proprio il cavaliere a cavallo che impugna una lunga lancia appuntita. Gioca sulla sua personale iconografia dell’eroe di carta servendosi di tre strumenti del passato legati al mondo della scrittura: carta, boccetta di inchiostro e penna stilografica. L’artista ha creato il logo disponendo un cavallo di carta montato da il cavaliere/boccetta d’inchiostro che brandisce la lancia/ penna stilografica. Il cavallo di carta è stato costruito secondo l’arte orientale dell’origami e poi successivamente fotografato ed elaborato. In sella al cavallo, facendo uso della tecnica della china giapponese su carta, ha dipinto una boccetta di inchiostro nero, che impugna la stilografica, l’arma con la quale il cavaliere di carta combatte l’ignoranza del mondo attraverso il potere della parola scritta. “La trovata della penna che macchia e sporca lo sfondo - spiega ancora Brunetti - giustifica il titolo dell’opera e umanizza in maniera ironica la figura dell’eroe di carta”. Sara Foti Sciavaliere

a cura di Elena Palladino

Avvocato Specializzata in Diritto Amministr ativo e Tributario

Inglesina di Davide Delle Cese

La giurisdizione in tema di fermo La questione attinente alla giurisdizione in tema di fermo è stata più volte affrontata dalla giurisprudenza sia di legittimità che di merito. Con l’introduzione del comma 26 quinquies dell’articolo 35 del D.L. 223/ 2006 che ha modificato l’articolo 19, comma 1 del D.lgs. 546/92 è stata espressamente prevista la possibilità di impugnare innanzi alla Commissione Tributaria competente anche il provvedimento di “preavviso di fermo”. La giurisprudenza ha stabilito, poi, con una serie di sentenze specifiche che non tutti i fermi amministrativi - per qualunque credito disposti - possono essere impugnati innanzi alla Commissione Tributaria competente. È evidente, pertanto, che l’interprete, al fine di individuare la giurisdizione presso cui deve essere incardinato il procedimento di impugnativa anche di un provvedimento di iscrizione ipotecaria e di fermo è chiamato alla sforzo ulteriore di controllare se il contenuto degli addebiti cui il fermo in questione si riferisce rientri nell’oggetto della giurisdizione tributaria. Ovvio che se il fermo non fa riferimento a tributi ma a sanzioni amministrative per violazione del Codice della Strada o a contribuzioni previdenziali, si dovrà ricorrere, nel primo caso, dinanzi al Giudice di Pace e, nel secondo caso, dinanzi al Tribunale del Lavoro. Le Sezioni Unite della cassazione hanno confermato la predetta tesi rilevando che “rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non di quello tributario la controversia avente a oggetto sanzioni irrogate per infrazioni valutarie, anche se la pretesa sia stata azionata a mezzo di cartella esattoriale, ciò in quanto tale atto costituisce uno strumento in cui viene enunciata una pregressa richiesta di natura sostanziale e non possiede alcuna autonomia; pertanto la cartella esattoriale deve essere impugnata dinnanzi al giudice competente a decidere in ordine al rapporto cu è funzionale”. Per concludere se il contribuente, contestualmente alla impugnazione dell’iscrizione o del fermo amministrativo, intende ottenere la declaratoria di nullità delle cartelle di pagamento per cui si è operata la tutela, magari per nulla od omessa notifica delle stesse (come accade sempre più spesso) dovrà rivolgersi al Giudice all’uopo competente, nel rispetto del citato art. 2, senza che però ciò intacchi la verifica sulla legittimità del fermo o dell’ipoteca operata della Commissione Tributaria. Lo studio legale Palladino è a disposizione per ulteriori informazioni al seguente indirizzo: palladino@loradelsalento.it

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... Dopo il consueto ritornello del periodo presentato nell’ultima parte del precedente numero, lo scherzo marciabile “Inglesina” di Davide Delle Cese si avvia verso la conclusione e riserva, per l’ascoltatore, ancora delle sorprese. Gli squilli delle cornette in sib., dei fliscorni, dei genis, del primo e secondo trombone con la cornice ritmica del rullante annunciano il successivo segmento. Infatti, tutto l’organico risponde con un fortissimo al fine di realizzare un brevissimo stacco e sviluppare un ultimo itinerario melodico già conosciuto dal fruitore. Si evidenzia una nuova linea più ritmica che melodica che si snoda attraverso tutti i clarinetti soprani e funge da elemento contrappuntistico alla vera e propria melodia. Quest’ultima giunge dopo due brevissimi interventi di sottolineatura: i genis, il secondo trombone, il terzo trombone e i due bombardini sono i protagonisti del primo rilievo di colore e il rullante del secondo. Si tratta di un’attenta ricerca timbrica nell’intersecare la linea dei clarinetti soprani. Nel primo caso, gli ottoni si muovono per gradi congiunti, con suoni lunghi (minime) e in senso discendente mentre i clarinetti soprani iniziano a sviluppare il solco contrappuntistico, due suoni staccati e due legati con una pausa iniziale ad ogni intervento dei restanti strumenti. Da notare che la distanza utilizzata dai suoni riguardanti le sole ance è per grado congiunto con un’attenta indicazione dina-

mica evidenziata in partitura “con forza” e dopo “sempre forte”. Nel secondo caso, il rullante presenta una cellula ritmica ben incisiva e con una precisa indicazione “dim. a poco a poco come allontanandosi” che porta avanti anche l’innesto successivo di altri strumenti; i clarinetti soprani si muovono come prima, senza interruzione, con un’apertura intervallare sempre più ampia e con la stessa indicazione dinamica riservata al rullante. Si genera così un vellutato tappeto dalle dinamiche che variano dal piano al pianissimo su cui si adagiano le cornette in sib. e i fliscorni e ripresentano la melodia “militare” individuata nel numero precedente. Si tratta di una nuova luce che avvolge la linea sonora con meno incisività e che la rende più fluida e leggera; viene sorretta anche dai bombardini e dai genis con le medesime intenzioni dinamiche. L’intervento del primo trombone insieme ai bombardini, che abbandonano il sostegno armonico, irrobustisce la scena sonora supportata dall’inserimento dell’ottavino e dal clarinetto piccolo in mib. Anche i restanti tromboni e le percussioni bandistiche contribuiscono a far lievitare notevolmente il generale assetto dinamico. Il crescendo successivo sfocia nel fortissimo e con una precisa indicazione “grandioso” porta la composizione all’epilogo; infatti, il suono dell’organico rallenta la sua corsa per far riassaporare all’ascoltatore la stessa emozione provata nel prologo di questa suggestiva e impareggiabile musica per banda.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 30 ottobre 2010

le nostre città NOVOLI/Il nuovo volume di sul Convento dei Passionisti

Frammenti di vita di Salvatore Semeraro Un filo doppio e lungo più di cento anni lega i Passionisti con i novolesi. Tanti sono stati i figli del fondatore San Paolo della Croce che, nati a Novoli, hanno abbracciato quella vita religiosa.Sono i Passionisti che, al termine di una missione, piantano in città una croce in ricordo della loro venuta, oggi come al tempo del loro confratello San Gabriele dell’Addolorata. I Passionisti, presenti in tutti i continenti, nella Diocesi leccese hanno residenze a Trepuzzi e a Novoli. Proprio a quest’ultima padre Salvatore Semeraro, di Campi Salentina ma novolese ormai d’adozione, già negli scorsi anni ha dedicato alcune pubblicazioni, tra la storia e la cronaca. Ha sempre puntato la sua attenzione a mettere in rilievo lo stretto rapporto esistente tra i Passionisti e i loro fedeli benefattori. Ora ci offre un’ulteriore prova del suo amore per la scrittura (non dimentichiamo le sue sentite raccolte poetiche), con quest’ultimo bel volume da titolo Frammenti di vita nel convento dei Passionisti di Novoli (Edizioni “La Missione”, 160 pagine). Padre Semeraro accompagna, quasi portandolo per

mano, il curioso lettore nei corridoi e nelle stanze del convento novolese dei Passionisti, e lo fa raccontando la vita della sua comunità religiosa, dei suoi confratelli che lo hanno preceduto e dei rapporti di quei figli della Passione con gli abitanti del piccolo centro di Novoli, che li accolsero più di un secolo fa. Oltre alle riflessioni personali dell’autore e alle citazioni dalla Platea, cioè dal “giornale” interno del convento, dal documento che narra le vicende di quella casa di religiosi, il volume presenta, in ordine cronologico, alcuni tra i tanti interventi apparsi, nel corso degli ultimi anni, sulla stampa e sulle varie riviste locali (compresi i caratteristici numeri unici, pubblicati in occasione delle feste padronali del paese). A ciò si aggiunge una sezione che raccoglie altre testimonianze di autori, di Novoli e salentini, che hanno raccontato le storie del convento e l’amore con il popolo che gli è stato più vicino. Il libro, alla presenza di un folto e colto pubblico, è stato presentato venerdì 15 ottobre, alle ore 20, nella chiesa dei Passionisti a Novoli. Oltre all’autore sono intervenuti il Nunzio apostolico mons. Luigi Pezzu-

to, padre Antonio Curto, superiore Provinciale dei Passionisti di Puglia-Calabria-Basilicata e la giornalista Rosanna Metrangolo, redattore capo del “Nuovo Quotidiano di Puglia”. A quest’ultima è toccato il compito di illustrare i contenuti del volume di padre Semeraro. All’inizio e al termine della serata, si sono potute ascoltare due esecuzioni della “Polifonica San Gabriele dell’Addolorata”, diretta da Giovanni Mello; all’organo Simonetta MigliettaSozzo. Una serata di riflessione e di piacevole incontro tra Passionisti e loro amici. Dino Levante

Un libro di Alfredo Renna dell’Accademia del Santino

Cronotassi dei prelati di Trepuzzi Nei giorni scorsi nella Cappella della Madonna dei Miracoli, nell’ambito della festività patronale del Compatrono San Raffaele Arcangelo, è stato presentato il libro Cronotassi dei sacerdoti di Trepuzzi (1800 2005) a cura di Alfredo Renna e inaugurata la Mostra di santini che ha avuto come tema I Santi Arcangeli e un’esposizione di arredi sacri (pianete, stole, calice, beretta, messale). Il volume è stato pubblicato nell’ambito delle attività dell’Accademia del santino - Trepuzzi (unica nell’Italia Centro Meridionale e costituita con atto notarile nel 2008) che ha caratterizzato la sua presenza sul territorio, non solo provinciale, con mostre e realizzazioni di Santini merlettati, soprattutto di santi venerati in paese: la Madonna Assunta, la Madonna dei Miracoli, San Raffaele e San Simeone. “Questo lavoro di ricerca, è scritto in una nota dell’Accademia del Santino, manifesta la volontà di ricordare alle persone più avanti negli anni un pezzo della loro vita, ma soprattutto di tramandare i personaggi che hanno qualificato la vita spirituale della nostra cittadina”. Scrive nella prefazione del

libro il Sindaco dott. Cosimo Valzano “C’è infatti da considerare che, a Trepuzzi, i rappresentanti del clero non provengono dalle famiglie benestanti, è una particolarità che voglio sottolineare e forse per questo nessuno di loro ha fatto “carriera” ma sono rimasti, invece, molto legati alla propria realtà sociale. …. Dunque sacerdoti molto vicini ai fedeli, guida spirituale per tanti, rispettosi delle istituzioni”. Scrive l’Arciprete che “Ogni generazione di fedeli è come un anello che si aggiunge alla catena formata dalle generazioni precedenti, così che di anello in anello, di generazione in generazione, si può risalire a coloro che, con una fede eroica e col dono della vita , hanno impiantato la fede in ogni dove, fino ai confini della terra. Ciascuna Chiesa locale, ogni diocesi, custodisce gelosamente la sequenza di pastori che hanno guidato e custodito la porzione di fedeli loro affidata. La successione apostolica, in ognuna di esse, è garanzia della comunione con tutta la Chiesa e dell’autenticità della fede trasmessa dagli Apostoli. Anche le parrocchie mantengono un legame di fede e di affet-

SQUINZANO/A Maria Regina insediato il nuovo parroco IN GALLERIA

to con i custodi d’ anime che ne hanno condiviso il cammino e hanno legato la loro vita a quella dei fedeli, nella fatica del vivere quotidiano e nella comune tensione alla santità”. La Mostra, aperta dal 22 al 25 ottobre, è stata inaugurata dall’arciprete della Chiesa Madre, don Flavio De Pascali, dal sindaco dott. Cosimo Valzano, dall’Assessore alla Cultura prof. ssa Anna Blasi. È superfluo dire che la Mostra è stata apprezzata ed è stata visitata anche da sua Ecc. mons. Luigi Pezzuto, Nunzio Apostolico in Salvador. Anna Maria Cazzolla

di Alessandra De Matteis

Il cammino continua con don Sandro Manuale d’amore 3 di Giovanni Veronesi Domenica 10 ottobre la nostra comunità di Maria Regina in Squinzano, gremita di fedeli, ha accolto il suo nuovo parroco, il giovane don Sandro Quarta, insediato dall’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio durante la solenne messa delle 10.30. Don Sandro, continua il suo ministero sacerdotale ora nella veste di parroco, dopo essere stato per dieci anni vice parroco nella parrocchia di San Guido in Lecce. La comunità parrocchiale è grata per il dono ricevuto, perché crede fermamente che

il Signore mai abbandona il piccolo gregge, anzi invitato a non temere, si affida con fede e speranza, con carità ed umiltà ad essere guidato dal nuovo pastore. Il novello parroco ha subito dato avvio all’azione pastorale, posta sotto la protezione di Maria Regina, incontrando i diversi gruppi della parrocchia e in particolare i giovani che con il loro entusiasmo gli hanno dimostrato calore e affetto. A te, carissimo don Sandro, va tutta la nostra stima e gratitudine, la nostra preghiera e il nostro sostegno, per-

VITE MIGRANTI

ché la missione che Dio ti ha affidato presso di noi: realizzare il Regno di Dio sotto lo sguardo dolcissimo della Vergine Madre, possa condurci a divenire la Sposa di Cristo, splendente dell’Amore del Padre. Anna Stippelli Ordo Virginum di Giovanni Napolitano

Regia Corvetta Caracciolo: diario del nonno La navigazione verso le isole Figi fu rapida e senza incidenti. L’arrivo al porto di Suva riservò una sorpresa ai naviganti della Caracciolo. Umberto dice: “Non avevamo ancora dato fondo che già fummo circondati da canoe e battelli condotti da indigeni che fecero su di noi una grande impressione per la loro irta e folta capigliatura e per le forme arculee. Erano più neri dei tacitiani, ma più forti e ben formati ed il volto era espressivo; ma la guardatura torva era ben lungi dal rassomigliare a quella dei karnacchi che spirava bontà e abbandono”. La città ha un piacevole aspetto dettato dal contrasto tra le case bianche che spiccano nel verde della vegetazione. Il progresso del luogo, in realtà, è dovuto agli australiani che erano presenti per svolgere il commercio del caffé e del tabacco, mentre le

autorità governative sono inglesi e presiedono la Governament House (palazzo del governo). Umberto è colpito dalla maestria della manodopera presente in loco e soprattutto dalle canoe usate. “Sono costruite solidamente e con vera maestria e ve ne hanno persino di quelle lunghe venticinque o trenta metri. La loro forma, sebbene primitiva, ha qualità nautiche più di quello che a prima vista possa sembrare; sono quasi tutte di un pezzo, fatte con un tronco d’albero scavato con il fuoco; non pescano molto ed ad equilibrarle evvi un contrappeso formato da un pezzo di legno di forma cilindrica mantenuto parallelo alla canoa da due aste perpendicolari alla stessa. Le vele sono di forma trapezoidale e fatte di stuoia e l’albero per sostenerle è una canna lunghissima di bambù”. Dopo una sosta di quindici giorni durante la quale furono fatte diverse escursioni

nelle isole vicine, anche al fine di visitare i missionari cattolici, la Caracciolo ripartì alla volta dell’Australia. Umberto ci narra così l’avventuroso viaggio: “La traversata del mar di Goro fu fatta a vapore, ma appena fuori, per economizzare carbone ci mettemmo a vela. Fin nei pressi della nuova Caledonia il vento ci fu propizio, ma a sud di quest’isola si calmò del tutto e per tre giorni toccò rimanere in quel posto. Era destino non trovar terra… Perché nella notte stessa un fortissimo colpo di vento ci obbligò a correre in poppa per un bel pezzo e poco mancò che non si spezzasse l’alberatura perché quando si fu a collo, avevamo tutte le vele spiegate”. Quando il vento si fu finalmente stabilizzato, la nave Caracciolo potè ripartire in navigazione e dopo una ventina di giorni, finalmente osservò la costa della Nuova Zelanda.

Dopo qualche anno di pausa, a febbraio arriverà nelle sale cinematografiche il terzo capitolo della saga di “Manuale d’amore”. Proprio in queste settimane si stanno svolgendo le riprese e, Giovanni Veronesi che scrive e dirige “Manuale d’amore 3”, ha scelto un cast stellare fra reduci dei precedenti capitoli e new entry. Tra i veterani di Manuale d’amore, ritroviamo Carlo Verdone, Riccardo Scamarcio e Monica Bellucci, e proprio a far coppia con la bella attrice vediamo la più grossa novità: Robert De Niro.

CENTO ANNI

Tanti Auguri nonno Francesco La comunità di San Cesario di Lecce oggi è stata in festa per un suo concittadino, il sig. Francesco Salvatore Sabetta, che ha compiuto 100 anni. Al nonnino auguriamo ogni bene per il privilegio che ha avuto e per la testimonianza che ha dato sapendo invecchiare serenamente, per tutto il tempo passato, per il tempo presente e per il tempo futuro, perché continui a vivere non solo di ricordi ma di progetti. Il sindaco, dott. Antonio Girau, quale rappresentante della cittadinanza, ha offerto al sig. Francesco Salvatore una targa ricordo per il bel traguardo raggiunto che ha condiviso circondato dall’affetto dei familiari.

Della trama del film ancora si sa poco. è stato svelato che il film è diviso in tre episodi, che corrispondono agli anni della vita, rispettivamente: “Giovinezza”, “Maturità” e “Oltre”. Nel primo episodio incontriamo Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e Valeria Solarino; Carlo Verdone insieme a Donatella Finocchiaro, invece sono i protagonisti di “Maturità”; e infine l’ultimo episodio vede come protagonisti il divo americano accanto a Monica Bellucci e Michele Placido. Per Robert De Niro sarà la prima volta che reciterà nella nostra lingua, farà la parte di un pro-

fessore americano innamorato della bellissima Monica Bellucci, figlia del suo unico amico e confidente il portiere dello stabile in cui vive, ossia Michele Placido. Il produttore di “Manuale d’amore 3”, ancora una volta Aurelio De Laurentis, ha commentato così sia il film sia l’entrata nel cast di De Niro: “Ci voleva un colpo grosso anche perché oggi i sessantenni sono ringiovaniti, vanno al cinema e i nostri manuali si rivolgono a tutte le età dall’adolescenza in poi perché le combinazioni degli affetti sono chiare in ogni stagione della vita…”.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 30 ottobre 2010

appunti

Meir Shalev. È andata così Una nonna ed un aspirapolvere danno l’occasione a Meir Shalev di regalarci una storia ricca di tenerezza ed ironia. “È andata così”, questo il titolo del nuovo romanzo dello scrittore israeliano edito da Feltrinelli. Ci racconta la storia della sua nonna materna, nonna Tonia, e del suo aspirapolvere arrivato dall’America. Dopo averci incantato nei suoi romanzi precedenti con la sua arte narrativa ed aver intessuto trame ricce di aneddoti e di storie secondarie che si intrecciavano alla storia principale, Shalev, in questo romanzo segue più o meno lo stesso metodo. Le divagazioni sono certamente minori rispetto agli scritti passati, ma il criterio seguito dall’autore è sempre lo stesso. Un romanzo ricco di episodi e di vicende familiari, anche

perché è difficile raccontare la storia di una nonna senza parlare di un nonno, di nipoti, di figli. Le vicende raccontate da Shalev sono sempre un po’ sospese tra verità e fantasia, tra realtà ed immaginazione. Questa volta invece, l’autore, ci racconta la storia della sua famiglia, che, negli anni Venti del secolo scorso, è stata tra i fondatori del primo moshav, un villaggio agricolo denominato Nahalal, nel nord d’Israele. Quasi l’emblema del ritorno alla terra da parte del popolo ebraico, inteso sia come ideale di riscatto storico ma anche come terra da coltivare con le mani e con il cuore. D’altronde Shalev è uno scrittore prevalentemente campestre, anche nei romanzi più cittadini si sente il profumo della terra. Lo scrittore racconta la storia della sua famiglia, arrivata dall’Impero russo in Isra-

c@ttolici in rete argo

della nonna, Meir Shalev gioca su due elementi della sua personalità: il linguaggio e la sua mania per la pulizia. Nonna Tonia usava delle espressioni di una tale efficacia che si imprimevano nelle mente dei familiari fino a diventare parte di un linguaggio comune di figli, generi, nuore e nipoti. Mentre quella per la pulizia era per Tonia una vera e propria ossessione. Si può riassumere il tutto dicendo che, in pratica, non si poteva entrare in casa per non sporcare. E poi c’è la storia dell’aspirapolvere, di questo strepitoso regalo ricevuto dall’America. Nessuno lo aveva mai visto, o forse solo qualcuno, una volta, ma non vi era nulla di preciso su questo punto, quindi in famiglia c’era grande scompiglio. Il malcapitato aspirapolvere, dopo un’iniziale intesa perfetta con la padrona,

un giorno era incappato in una disavventura domestica che gli costò una sorta di isolamento a vita. Non voglio svelarvi di più, scoprite il resto leggendo il libro, che è un piccolo tesoro di misteri e di equivoci familiari. Un romanzo sorprendente, ricco di colpi di scena e di situazioni imprevedibili. Un bellissimo omaggio alla memoria di una nonna che vive ancora in queste pagine.

Meir Shalev, È andata così, Feltrinelli, 16.00, pag. 230

Confraternite d’Italia M U S I C A L M E N T E il XIX Cammino A Lecce Giorgio Rossi e i 320 Chili Anna Rita Favale

IL POLLICE SORTEGGIO

IL

Continuando in quel suo sguardo sull’attualità più recente, anche quella controversa di periodi ancora presenti nella nostra memoria, non fosse altro che per averli vissuti realmente, quanto meno da comprimari o spettatori se non da protagonisti: dall’una e dall’altra parte, per altri - la televisione propone in questi giorni con “Il sorteggio” (Rai Uno, ore 21,10) una fiction di grande coinvolgimento e di altrettanto grande riflessione. Tutto si svolge a Torino nel millenovecentosettantasette (già luogo memorabile della lotta armata all’interno di una realtà industriale avanzata) e si riferisce al primo processo al nucleo storico delle Brigate Rosse, e al coinvolgimento di un operaio metalmeccanico nella giuria popolare del succitato processo, portando quasi ad un ribaltamento del ruolo di Tonino Barone (un bravissimo Giuseppe Fiorello) che da operaio Fiat passa a nemico del popolo per una scelta che non è sua e che gli è piombata sulle spalle. Lo spettatore, coinvolto dal buon ritmo della narrazione, partecipa alle vicende e, alla fine, si interroga su quali siano i diritti e i doveri del cittadino, talvolta non riuscendo a trovare le risposte.

lor@delavoro di Samuele Vincenti Il mercato del lavoro è sempre più globalizzato, così come la formazione universitaria, e la ricerca di un impiego o di un corso di perfezionamento non può più limitarsi al nostro paese. Cercando sulla rete internet, in particolare sui siti di prestigiose università americane o inglesi, si scoprono numerose offerte di corsi di studio post lauream o post doc per giovani laureati italiani dal brillante curriculum. Altrettanto molteplici e interessanti sono le borse di studio retribuite che, nel momento di crisi attuale, rientrano nel novero delle possibilità di lavoro attualmente disponibili per coloro che sono alla

ele alla fine dell’Ottocento. Il personaggio chiave è appunto la nonna Tonia, piccola di statura ma con una grande personalità, fanatica della pulizia tanto da suscitare anche qualche chiacchiericcio tra i compaesani: “Era difficile ed esigente con se stessa e con gli altri, era gelosa, cocciuta ed incapace di perdonare, ma ha sempre lavorata, sobbarcandosi il giogo delle fatiche dall’alba sino a notte: mietitura e raccolto, stagione dei cetrioli e olive in salamoia, marmellate sotto il melograno nell’aia”. Questa era nonna Tonia, un tipo non troppo facile, testarda e non sempre simpatica, ma come dirà la figlia, era la fonte di energia di tutta la famiglia: “Il distillato di tutti noi, nel bene e nel male: un’essenza mai diluita nell’acqua della resa e del compromesso”. Per disegnare il carattere

marialucia andreassi

Vincenza Sava

La Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia ha inviato a tutti l’invito per il XIX Cammino di Fraternità Nazionale che si svolgerà a Roma il 13 e 14 novembre 2010. Per favorire la massima informazione e gli opportuni preparativi per l’evento è disponibile il sito internet ufficiale della Confederazione all’indirizzo: www.confederazioneconfraternite.org. Un sito apparentemente semplice ma è programmato in Asp per renderlo non solo aggiornabile ma è dinamicamente concepito per i contatti on-line. La Confederazione delle Confraternite è stata eretta dalla Conferenza Episcopale Italiana con decreto del suo Presidente in data 14 aprile 2000 e ha sede in Roma. Ha un suo giornale che esce trimestralmente dal titolo “Tradere” e per i confratelli più tecnologici mette a disposizione. Il menù è molto ricco: Statuto, Regolamento, Pier Giorgio Frassati, Notizie, libri e Contatti. Tra gli approfondimenti: Avvisi da Leggere, il Vescovo, mons. Armando Brambilla, Vescovo Ausiliare di Roma e Assistente Ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, I nostri Links che permettono il collegamento con numerose confraternite d’Italia. Tra queste il sito dell’”Arciconfraternita del SS. Crocifisso” di Sessa Aurunca (Caserta), www.sscrocifisso.com, eretta nel 1575 che manifesta tutta la sua ricchezza culturale e spirituale con una pagina web di rara bellezza e con contenuti molto ben curati. Tra i suoi Links suggeriti possiamo trovare le Confraternite di Spagna. Tra le confraternite del Salento troviamo la “Confraternita Maria SS. Immacolata” di Marittima (Le): www.confraternitamarittima.it, e tra confraternite di Puglia: www.sanleonardomesagne.it, e www.confraternitasalettefasano.it. Ma questo è solo qualcosa per le innumerevoli confraternite che sono disperse nel web e che per un censimento di massima si può andare sui motori di ricerca per trovare come i sodalizi sono antichi e radicati nella religiosità popolare che se ben curata può incarnare molto bene la fede nel mondo laicale per aprire alla carità. Il XIX Cammino Nazionale di Roma si sta da tempo preparando e certamente sarà un evento di fraternità confraternale che porterà frutti spirituali per tutti i confratelli che avranno l’occasione di partecipare. Buon cammino a tutti i confratelli.

Scarpe nasce dall’incontro tra il coreografo Giorgio Rossi e la compagnia di circo contemporaneo 320Chili; un maestro della danza italiana ed un giovane collettivo torinese di Nouveau Cirque, vincitori del Premio Equilibrio 2010, si mettono in gioco e a confronto; ne nasce un linguaggio artistico leggero, che sdrammatizza le tecniche circensi e porta su un piano teatrale la spettacolarità delle acrobazie. Lo spettacolo non racconta una storia nel senso canonico, inizio, svolgimento e fine, ma dispiega, come un ventaglio, un susseguirsi d’immagini che partono dai piedi e conducono la fantasia in un mondo surreale in cui quattro personaggi giocano insieme, trasformando le scarpe in oggetti quasi animati che attraversano la scena, dondolano allegri, girano i tacchi e se ne vanno, corrono a perdifiato, volano, danzano e trascinano con sé i protagonisti. Tra le scene s’inseriscono brevi poesie recitate da Giorgio Rossi che accompagnano alcune immagini ed ogni musica è stata scelta dopo una lunga ricerca per affinità tematica al contenuto dello spettacolo. La scarpa come parabola poetica dell’esperienza vissuta e della memoria collettiva ed individuale; come oggetto quotidiano, personale e familiare che ogni giorno raccoglie la storia dei nostri passi e ci accompagna per le strade del mondo. A partire dal bisogno dei bambini di manifestare l’immaginazione e la fantasia, Giorgio Rossi li invita ad esercitare la propria creatività e manipolare strumenti semplici, d’abitudine per trasformarli in altro (fondali marini, costellazioni, etc), perché nessuno meglio dei bambini può credere ad una favola di scarpe, strabuzzare gli occhi e capire cosa raccontano. Giorgio Rossi nasce a Tradate (VA) nel 1960. Nel 1984 è co-fondatore della compagnia Sosta Palmizi con la quale, come danzatore e coreografo, crea gli spettacoli Il cortile (1985), Tufo (1986) e Perduti una notte (1989). Si scioglie nel 1990 il nucleo dei fondatori di Sosta Palmizi, ma Giorgio Rossi e Raffaella Giordano mantengono in vita l’Associazione culturale Sosta Palmizi, di cui diventano direttori artistici e sotto la cui sigla producono spettacoli di giovani danzatori e coreografi, oltre alle loro creazioni. Scarpe andrà ins cena il 4 novembre alle ore 20.45 presso i Cantieri Teatrli Koreja, a Lecce, biglietto d’ingresso intero 7,00 euro, ridotto (under 35 e over 60) 5,00 euro. Per info 0832.242000.

Borse di studio all’estero: opportunità per i laureati pugliesi

ricerca di un primo impiego. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, il Cancer Treatment Centers of America (CTCA) di Schaumburg, Illinois, prestioso centro sullo studio dei tumori, offre un PostGraduate Fellowship Program allo scopo di fornire ai candidati l’opportunità di lavorare con il team di gestione dell’ospedale, in modo da prepararsi ad assumere le posizioni di leadership all’interno di uno dei grandi ospedali della società. Il programma dura un anno e assicura una retribuzione altamente competitiva. Tuttavia, il requisito di base richiesto è il possesso di uno dei seguenti Master: MHA, MBA (con at-

tenzione alle cure sanitarie), MPH o MSN. Il sito del centro è http:// www.cancercenter.com/. Sempre negli USA, nell’ambito del progetto Aftermath, www.theaftermathproject.org, una organizzazione non-profit con sede a Los Angeles, California, impegnata a raccontare l’altra metà della storia dei conflitti, ossia il modo in cui le popolazioni ricostruiscono la propria storia nel periodo post-bellico mentre sono impegnate a creare nuove strade per la pace, promuove un concorso annuale aperto a fotografi che lavorano in tutto il mondo per documentare i periodi successivi ai conflitti. Il concorso assegna due

borse di studio di 20.000 dollari americani ciascuna. In Australia, il dipartimento delle Finanze dell’Università di Melbourne offre borse di studio per compiere studi nel campo finanziario, svolgendo un corso annuale per ottenere un dottorato di ricerca e poi una ricerca di altri 2-3 anni. I dottori di ricerca che escono da questa Università possiedono una formazione molto apprezzata sul mercato del lavoro. La borsa prevede il finanziamento completo di spese di soggiorno e di frequenza scolastica, pari a 26.000 dollari australiani all’anno (che possono essere maggiorati fino a 40.000 a seconda del merito).

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito: www.eastchance.com. La Melbourne International Research Scholarships (MIRS), invece, è un programma di borse di studio assegnate a studenti di qualsiasi Paese che intendono compiere presso l’Università di Melbourne i propri studi ed ottenere il titolo di dottore di ricerca. L’assegnazione annuale è di 22.500 dollari australiani più vari servizi. Requisito preliminare è avere un posto in un corso per “graduate research degree”. Per maggiori dettagli o altre offerte formative a Melbourne, si può consultare il sito: www.futurestudents.unimelb.edu.au/ grad/research.

Per coloro che volessero restare in Europa, la tedesca Ruhr University Research School di Bochun ha istituito un programma di borse di studio, il RUB-Grants, a favore degli studenti stranieri iscritti ai propri corsi di dottorato. Si tratta di una borsa che ammonta a 1.000 al mese per 12 mesi, eventualmente rinnovabile per altri due anni per gli studenti più meritevoli. Requisito preliminare è essere già iscritti ad un corso di dottorato. L’offerta completa e le modalità di candidatura sono disponibili sul sito: www.research-school.de/rubgrants.html.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 30 ottobre 2010

lo sport Giallorossi sulla buona strada della salvezza. All’olimpico potrebbe osare di più rispetto alle precedenti prestazioni contro le grandi

L’ASSIST di Paolo Lojodice

Roma-Lecce, anticipo di fuoco Era vietato perdere e il Lecce c’è riuscito. Una sfida difficile quella con il Brescia della scorsa domenica tra due squadre che arrivavano da risultati negativi. È successo di tutto e il contrario di tutto: dal gol fantasma di Caracciolo, al rigore sbagliato di Di Michele riscattato dopo soli 60’ con un bellissimo gol al volo di sinistro. Ha ragione De Canio quando afferma che “con questa vittoria abbiamo dimostrato a noi stessi di avere la capacità di reagire agli episodi negativi”. Dal troppo compassati dell’inizio alla capacità di riprendere il pallino del gioco dimostrando carattere e personalità. Continua De Canio “È questo il Lecce che voglio. Dobbiamo vincere molto in casa, fuori si raccoglierà quello che è possibile, ma la salvezza si conquista con i punti presi al via del Mare”. Adesso l’effetto dei numeri è esaltante. La posizione di classifica dei giallorossi è sulla carta da Europa League ma, è ovvio, il campionato in questa fase non è mai attendibile sino in fondo. Si tratta però di una tappa importante, un tassello più che significativo nell’ottica della salvezza. Il Lecce ha saputo mettere molto bene a frutto lo scontro diretto con la squadra di Iachini ed ha superato di due lunghezze gli antagonisti che dall’avvio della stagione erano

S

L’ALTRO

davanti ai salentini. Se ci aggiungiamo che all’ottimismo generato dalle cifre possiamo addizionare e quello della statistica che vuole che difficilmente tutte e tre le neo-promosse finiscano con il retrocedere, c’è di che esser contenti di questo momento del campionato, poiché il Lecce ha sin qui messo via punti che possono essere alla fine del percorso, a dir poco, determinanti. Reattivi e concreti gli uomini di De Canio sono riusciti a non inanellare due sconfitte consecutive e anche questo è un indicatore importante per l’obiettivo da raggiungere. Una vittoria colta quella contro il Brescia perché ha messo in una posizione di maggiore tranquillità la squadra di Semeraro in vista di un ciclo, a dir poco, di fuoco che durerà sino alla fine di novembre. Su sei partite saranno quattro le trasferte Roma, Bologna, Udinese e Cagliari - inframmezzate da due gare casalinghe, ma anche queste con avversari del peso di Inter e Sampdoria. Come è bene che avvenga per una neo-promossa sarà opportuno procedere per gradi. Il prossimo impegno si chiama Roma. I precedenti con i lupi capitolini annovera il famoso 2-3 del mancato scudetto dei romanisti, la sola vittoria cui puntualmente si fa riferimento tutte le volte che si va a giocare al-

l’Olimpico. Per il resto su 13 incontri rimangono 2 pareggi e 10 sconfitte con un bilancio di 15 gol fatti e 34 subiti. Che l’incontro con i giallorossi possa essere a doppia interpretazione per la valutazione del grado di difficoltà è presto detto. Il Lecce va all’Olimpico con ben due punti in più degli avversari, elemento di non scarso rilievo rispetto all’atteggiamento psicologico che gli uomini di De Canio possono avere in questa gara: un minimo di tranquillità in più avendo meno da dimostrare e alla ricerca anche di un solo punto che darebbe ulteriore conforto all’operato del mister e dimostrazione della sua capacità di gestire gruppi di lavoro. Di contro c’è la rabbia degli avversari proprio per la situazione di classifica non brillante, aggravata da un grado di complessità e criticità interno tale che solo la piazza romana

sa esprimere, nel bene e nel male, con le solite implicazioni per l’allenatore di turno. Ma di fatto, sabato sera, l’esigenza che per i romanisti rasenta l’imperativo è fare dei salentini un sol boccone per avviare una ripartenza che li porterà dritti al derby con l’eterna “nemica” Lazio al momento in testa alla classifica in solitaria. La partita contro il Lecce rappresenta per la Roma uno snodo significativo nel breve periodo, un passaggio cruciale in chiave di rilancio - ci auguriamo di no per i salentini del bravo De Canio - per quella che appena cinque mesi rischiava di vincere lo scudetto dopo una strepitosa rincorsa. Per quelli che sono stati gli investimenti e il calibro della società capitolina indubbiamente l’inizio di stagione è catastrofico, la squadra dopo otto giornate ha due punti in meno rispetto al campionato passato, campionato in cui il secondo posto non è certo arrivato per la prestazioni di inizio stagione. Può esser facile dunque vedere i tre punti in palio nella gara contro gli uomini di De Canio quasi obbligatori, buon viatico per le due successive partite, in special modo il derby del prossimo 7 novembre. Come si vede, le variabili in campo saranno sempre moltissime, il gioco sarà quello di saperle volgere a favore.

MONDO Il Csi nazionale in visita in Puglia Il Csi nazionale ha indetto un’iniziativa denominata “Casa Comitato” per cercare di conoscere da vicino e per toccare con mano la situazione dei diversi comitati regionali e di riflesso di quelli provinciali. è un tour attraverso la penisola che rappresenta un’importante occasione di incontro per 40 comitati territoriali di tutte le regioni per far conoscere alla Presidenza Nazionale quello che è stato realizzato e per approfondire, attraverso un convegno, il tema dell’anno “Uno sport per la vita”. La Puglia ha ospitato questa importante iniziativa presso la sede del Comitato Bat ad Andria il 20 ottobre. Nel pomeriggio i Comitati provinciali di Bat (quello ospitante) e di Lecce, hanno avuto modo di presentare, anche attraverso originali video filmati, la propria attività sportiva e di discutere delle problematiche che devono essere risolte. Il Comitato di Lecce non ha tradito le attese e ha sorpreso tutti con gli effetti speciali (il presidente Marco Calogiuri è un maestro in questo), carpendo l’attenzione del presidente nazionale. Non è un mistero che il Comitato provinciale di Lecce gode ormai di una buona fama ed il presidente provinciale è tenuto in grande considerazione dalla presidenza nazionale proprio per quello che in questi anni è riuscito a realizzare nel proprio territorio, dando all’associazione leccese un respiro veramente nazionale e non mancando mai agli appuntamenti che il Centro Sportivo Italiano organizza durante l’anno. Insomma quando il Nazionale chiama a raccolta le diverse realtà territoriali, Lecce risponde sempre presente, a conferma di quanto abbiamo voluto dimostrare in tutti questi anni, ossia che Ci SIamo e si vede sempre di più. Massimo Achini, presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano ha elogiato “il grande attivismo della Puglia, regione importante e storicamente edificante per il Csi”. Ha poi posto l’accento sul ruolo dei tanti volontari che operano con abnegazione e inventiva: “Siete - ha detto - persone affascinanti: quello che fate è testimonianza di gratuità ed in una società dominata dal voler solo apparire non è da tutti stare dietro le quinte ed essere così forti da stare dalla parte dei più deboli”. Queste sollecitazioni vengono accolte dal Csi leccese che vuole continuare ad essere un punto di riferimento in grado di offrire a tutte le realtà associative e parrocchiali luoghi di sport vero e contesti formativi per i bambini, per i giovani, per gli adulti e per le famiglie. Le iscrizioni sono aperte possono essere effettuate presso la Segreteria dell’associazione in Via Siracusa n. 50, che sarà aperta il lunedì, il mercoledì ed il venerdì dalle ore 17.00 alle ore 21.00, tel. 0832.392809. Andrea Iurlaro

PORT di Paolo Conte

CALCIO SERIE D

In casa Virtus l’imperativo è semplice: continuare la striscia di risultati utili e non lasciar scappare la capolista Arzanese. Nonostante mister Toma sostenga: “siamo secondi in classifica, il campionato è lungo e non facciamo la corsa su nessuno”, l’obiettivo dei rossazzurri è rimanere in scia della prima della classe. Archiviato il pari casalingo nel derby del Salento contro il Nardò, il Casarano si prepara alla delicata trasferta sul campo del Francavilla Fontana; squadra rifocillata dalla vittoria esterna sulla Fortis Murgia. Avversario abbordabile per i salentini che con sei reti all’attivo sono il terzo attacco meno prolifico della categoria. Gli imperiali con 10 punti galleggiano nelle zone medio basse della graduatoria e dinanzi al proprio pubblico venderanno cara la pelle, c’è da scommetterci. Intanto Calabro e soci sono consci dell’approccio errato fornito nel derby, e hanno lavorato tutta la settimana per ritrovare equili-

Virtus Casarano, a Francavilla per convincere la piazza bri difensivi e massima concentrazione. Un Casarano uscito quasi ridimensionato dal pareggio contro i neretini, andati in vantaggio per due volte prima di essere raggiunti dai padroni di casa. Se da un

lato la nota stonata sono le prime due reti subite su azione, dall’altro mister Toma vede il bicchiere mezzo pieno per la reazione di carattere dei suoi ragazzi, capaci di acciuffare il pari dopo il dop-

pio svantaggio. Sulla stessa linea d’onda è il presidente Ivan De Masi che afferma: “sono soddisfatto; è stata una partita vera dove entrambi le contendenti hanno dato il massimo come è giusto che accada in un derby. Una gara impreziosita da una cornice di pubblico fantastica grazie al gemellaggio tra le due tifoserie”. Se non altro il punto preso contro i granata ha permesso ai rossozzurri di piazzarsi solitari al secondo posto della classifica con 17 punti, complice la sconfitta

del Gaeta proprio sul campo dell’Arzanese; compagine che si sta rivelando l’unico vero rullo compressore del campionato. Nelle prime otto giornate di campionato i campani vantano l’attacco più prolifico (17 reti) e la miglior difesa, con la miseria di sole tre reti concesse fuori dal fortino napoletano. Dati statistici che non impressionano la Virtus Casarano consapevole di dover fare la corsa solo su stessa. Le attenuanti di inizio stagione legate alle vicende estive non giustificano delle perplessità che già da tempo serpeggiano nell’ambiente casaranese. Difatti dopo l’importante campagna acquisti e il progetto tracciato dall’accoppiata Toma-Nocere, la piazza rossazzurra non ha ancora visto le vere potenzialità di questa Virtus; le prestazioni opache di alcuni singoli di rilievo e un gio-

co che mette a nudo diverse lacune in fase offensiva, hanno evidenziato tanta grinta e muscoli ma poca qualità in base all’organico. Matasse di difficile risoluzione per Antonio Toma, che al momento può contare su una squadra tosta e un pacchetto arretrato solido e compatto. I paradossi del calcio ancora non spiegano come una squadra con a disposizione Da Silva, Mignogna e Cenciarelli (solo per citarne alcuni) sia una delle gregarie di lusso della categoria. Giudizi a primo impatto punitivi se si guarda ai risultati ottenuti sul campo, ma che sul piano del gioco e dello spettacolo appaiono più che giustificati, almeno per quanto concerne questo primo scorcio di stagione. Ripartire dal Francavilla per spazzare via questi rumors è la priorità in casa Virtus, che oltre a dover vincere, dovrà badare anche a saper convincere.


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