3010 - L'Ora del Salento

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Lecce, 18 settembre 2010

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 30

SETTIMANALE CATTOLICO

L’ANNIVERSARIO

Fraternità leccese in terra moldava di Nicola Paparella I popoli non hanno bisogno di barriere, ma di ponti. Le migrazioni non si sconfiggono con i divieti, ma con l’aiuto, il rispetto reciproco e la promozione dello sviluppo. Sono questi i motivi che hanno da sempre guidato gli operatori della Fondazione Regina Pacis, che è il frutto più prestigioso del Salento in Moldavia e che oggi compie dieci anni di vita. Alla fine del Novecento, la Moldavia era soltanto un luogo di migrazione. Con la disgregazione dell’impero sovietico aveva perduto anche le poche cose che ancora ne facevano un paese unico, le sue straordinarie cantine, la sua produzione cantieristica, la sua vivacità culturale. Era diventata un paese di orfanatrofi, dove venivano accolti i bambini di genitori che venivano in Occidente per trovare lavoro. E l’Europa attendeva, famelica, le giovani donne moldave, che il più delle volte venivano coinvolte in giri vergognosi ed umilianti. Ad Ungheni, al confine fra la Moldova e la Romania, abbiamo visto chilometri di linee elettriche divelte e di alberi secolari recisi. Era una immagine consueta. La fame e la miseria induceva a vendere il rame e ad usare il legname per scaldarsi. A Chisinau, nella capitale, abbiamo incontrato i ragazzi che abitavano nelle fognature e che si drogavano con la colla di pesce. Ed abbiamo anche visto l’albergo elegante che ospitava qualche connazionale per un incontro d’amore mercenario. La Fondazione Regina Pacis ha conosciuto la Moldavia attraverso il coraggio e il sacrifico di alcune ragazze che in terra italiana erano riuscite a sottrarsi al racket della prostituzione. Fu difficile lavorare con loro, ricostruire delle vite che la cattiveria degli uomini aveva profondamente graffiato. E fu proprio allora che si capì che non ci poteva essere riscatto se non andando in Moldavia, riannodando, proprio lì, i fili dello sviluppo e della dignità umana. E si cominciò a lavorare a Chisinau. In un piccolo cortile, all’interno di un caseggiato ripulito alla meglio, tre suore salentine, figlie di Don Smaldone, distribuivano pasti ai barboni. Giovani italiani e giovani moldavi lavoravano insieme per dare una mano agli emarginati e agli ultimi. Dall’altra parte della città, si ponevano le fondamenta di un edificio da destinare alla educazione dei più piccoli. Andava prendendo forma il miracolo della generosità salentina. Frattanto era giunto a Chisinau un nuovo Vescovo, ricco soltanto di tanta buona volontà, disposto a lavorare fra la gente e con lui nacque subito un’intesa che portò allo scambio fraterno fra la diocesi di Lecce e quella moldava. Il ponte che univa queste realtà era don Cesare, che mons. Ruppi volle missionario fidei donum e che ora festeggerà contemporaneamente i suoi 50 anni di età, il suo 25° di sacerdozio e i 10 anni di presenza in Moldavia. Accanto a lui ci sono il Vescovo di Chisinau, mons. Anton Cosa e l’Arcivescovo di Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio, che torna a testimoniare la generosità della Chiesa salentina. E intanto già si pensa al domani. Si sta progettando una cucina/mensa nel cuore della capitale moldava per offrire ai poveri non meno di 400 pasti al giorno, mentre mons. Ruppi ha preparato un volume, che uscirà in lingua russa e servirà per la formazione e la catechesi dei fedeli cattolici moldavi. La fraternità e il servizio fanno crescere le genti.

Lecce, 18 settembre 2010

1710-2010

Ricordando il padre del barocco di Terra d’Otranto

GIUSEPPE ZIMBALO Tutto pronto per l’appuntamento che si apre il 20 settembre al Centro Congressi dell’Ecotekne

Il Convegno in diretta streaming L’arcivescovo: partiamo dal Maestro per muoverci con le regole giuste IL PROGRAMMA

Aperto anche un blog Questo è il programma del Convegno diocesano “L’avventura educativa” che si svolgerà presso il Centro Congressi dell’Ecotekne: lunedì 20 settembre 2010, alle ore 17.00, accoglienza dei convegnisti con preghiera di inizio, alle 17.30, saluto del prof. ing. Domenico La Forgia, Magnifico Rettore dell’Università del Salento. Alle 17.45 introduzione di S. E. mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo di Lecce; alle 18.00 relazione su “ Il ritorno dell’educare tra Vangelo e cultura” di S. E. mons. Brambilla Franco Giulio, Vescovo ausiliare di Milano, preside della Facoltà di teologica dell’Italia Settentrionale; seguirà il dibattito in aula; alle 19.45 don Nicola Macculi e il prof. Alberto Zonno faranno delle comunicazioni sul tema: “Dal Sinodo ai nostri giorni”. La giornata si chiuderà, alle 20.00, con la preghiera. Martedì 21, alle ore 17.00, celebrazione dei Vespri; alle 17:00 relazione “Dal Sinodo diocesano agli orientamenti pastorali del decennio” di S. E. mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, presidente della Commissione Episcopale Cei per la Dottrina della Fede e la Catechesi,; seguirà il dibattito in aula; alle 18.45 presentazione degli ambiti per i laboratori di don Pierino Liquori, mentre dalle 19 alle 20.30 ci saranno i laboratori. Mercoledì 22, alle ore 17.00 preghiera, e alle 17.15 relazione “Educare nel mondo postmoderno” del prof. Attilio Danese e della prof.ssa Giulia Paola Di Nicola, docenti di Sociologia della famiglia - Università di Chieti e direttori di “Prospettiva persona”. Seguirà dibattito in aula; alle 19.00 comunicazioni delle riflessioni nei laboratori; alle 19:30 le conclusioni dell’Arcivescovo, e alle 20.15, preghiera alla Vergine. L’intero convegno sarà trasmesso in diretta steaming sul sito www.unisalento.it. Attivo anche il blog http://avventuraedicativa.myblog.it

obiettivo

Il week end dell’Ac 7


L’Ora del Salento

Lecce, 18 settembre 2010

primopiano

IL CONVEGNO DIOCESANO

Le riflessioni di mons. D’Ambrosio alla vigilia del Convegno diocesano in programma dal 20 al 22 settembre presso il Centro Congressi dell’Ecotekne

L’ARCIVESCOVO

E tutti saranno ammaestrati da Dio C’è un pedagogo che nessuno può sostituire avanzando la pretesa di poterne fare a meno. Noi lo conosciamo da lunga data e quotidianamente, nella misura in cui ci lasciamo ammaestrare da Lui, ne avvertiamo il benefico influsso e la fecondità degli insegnamenti. Di lui conosciamo il nome che è un programma: Gesù, ci salva. Il cognome: Cristo, perché è accreditato dal Padre. La competenza, nel ruolo e nel compito di educatore. A lui solo spetta il titolo di Maestro salvaguardandone l’unicità. Mette in guardia noi suoi discepoli con parole inequivocabili: Non chiamate nessuno sulla terra con questo titolo. Io sono il vostro Maestro. è fuori discussione la sua competenza e professionalità. Alla sua scuola abbiamo appreso ciò che nessuno mai sulla terra ha potuto o può dirci. Ci parla di Dio, della sua vita intima, dei suoi progetti, dei suoi sogni. Ma la cosa ancor più eccezionale e straordinaria è che questo Maestro ha un potere e una ricchezza che nessun pedagogo o educatore può dare. Ci dà la vita, la sua vita, quella di Dio. Per questo dono ha pagato un prezzo che con fatica si potrebbe raggranellare. Non ha avuto paura a smettere i panni della sua natura divina, si è fat-

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO Iscritto al n. 517 del Registro stampa del Tribunale di Lecce

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to uno di noi, rinunziando anche alla sua dignità di Figlio , assumendo la scomoda, anonima e umiliante condizione dello schiavo. Non contento, da Maestro ineguagliabile, per insegnarci che la vera misura della bontà è l’amore, ha accettato lo scandalo e la stoltezza dell’obbrobrio della croce donando la sua vita per la nostra vita. Che strano! Quale abisso! Ma è da qui che abbiamo imparato ad accoglierci gli uni gli altri, abbiamo appreso che non si può vivere da soli, chiudendoci in comodi e raffinati egoismi che ci fanno volgere lo sguardo dall’altra parte ogni qualvolta incontriamo qualcuno che esula dalle nostre categorie e dai nostri schemi comodi e appaganti! Abbiamo appreso che non è con la violenza, con la vendetta, con la giustizia da bilancino o da calcolatrici che si possono ristabilire le regole del gioco che vuole tutti gli appartenenti all’umanità redenta dal Cristo, incontrarsi, accogliersi ed incastrarsi nel gioco in cui c’è la pedina dei singoli che può risultare vincente e necessaria laddove ha il suo spazio, il riconoscimento della sua originalità e la collaborazione a fare della comunità dei redenti la casa e la scuola della comunione. Può sembrare strano che, come messaggio in preparazione al nostro

PENSANDOCI BENE...

Convegno diocesano, mi rifugio in un discorso che esula dalle categorie e dai principi di una moderna e sana analisi dei processi educativi. Il Maestro Gesù da tutti noi riconosciuto, accolto e desiderato, ha da dirci molto con la sua parola, con la

di Giuseppina Capozzi

Le peculiarità della donna Nell’antichità la società legava la donna alla casa per proteggere lei stessa e i bambini dai rischi del mondo esterno, a motivo della loro debolezza. Inizialmente la donna non fu oggetto di discriminazione, infatti collaborava abitualmente con l’uomo nel lavoro all’esterno dell’ambiente casalingo. Poi, soprattutto con la rivoluzione industriale, il lavoro si trasferì nelle fabbriche: questo segnò la separazione tra lavoro e famiglia. P iù il lavoro fuori casa divenne complesso e remunerato, più si accentuò questa dicotomia. Così la donna perdette sempre più terreno sia nel campo dei diritti (nel cui settore era già discriminata) che nel campo della capacità lavorativa. La sua vita in casa la allontanava sempre di più dai rapidi cambiamenti che avvenivano nel mondo esterno. In più l’uomo, negli adempimenti lavorativi che impegnavano sempre più tempo, si distaccava e deresponsabilizzava dagli impegni familiari, in particolare dall’educazione dei figli, che vedeva sempre meno. Ma il riscatto femminile arriverà nel secolo scorso, favorito dalle scoperte tecnologiche che hanno alleggerito l’impegno fisico dell’uomo e della donna stessa; e questo ha aumentato nella donna l’esigenza di istruzione e di realizzazione nel mondo esterno. Ora, la donna, con la sua capacità di astrazione e di sensibilità, riesce a contemperare situazioni più diverse. Le sue capacità specifiche sono molteplici: la conoscenza dell’essere umano, la flessibilità nel passare da un compito ad un altro che le deriva dall’abituale compe-

tenza nel fronteggiare le imprevedibili necessità quotidiane, l’ampiezza di interessi e la versatilità d’ingegno stimolate quotidianamente dalle variegate competenze a lei richieste, il senso della realtà e il valore del tempo (per l’impellente lavoro di casa, la sopravvivenza dell’essere umano che non ammette inadempienze e rinvii). Dovunque c’è l’esigenza di un lavoro formativo, poi, si può constatare l’immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specialmente a vantaggio dei più deboli ed indifesi. Le donne, infatti, sono impegnate nei più diversi settori educativi, ben oltre la famiglia (asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti). È grazie alle sue doti naturali che la donna può arricchire il contesto in cui vive; e in qualsiasi contesto si trovi, la donna può esprimersi al massimo nel suo linguaggio specifico di umanità, nel suo modo specifico di realizzare l’umano. Alla luce dei cambiamenti epocali della attuale società, alle donne spetta il compito di elaborare un nuovo modello di “femminile”, che valorizzi le caratteristiche arricchenti connaturate alla donna, utilizzando il suo genio femminile. Quando si parla di genio della donna ci si riferisce alla sua capacità di matura e profonda auto-coscienza, alla capacità di raccordare ragione e relazione, pensiero e sentimento. Giovanni Paolo II (Mulieris Dignitatem, 22) afferma che “la Bibbia ci convince del fatto che non si può avere un’adeguata ermeneutica dell’uomo, ossia di ciò che è “umano”, senza un adeguato ricorso a ciò che è “femminile””. info@giuseppinacapozzi.it

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sua competente e amorevole professionalità. Partiamo da Lui per muoverci con le regole giuste di una scuola che fa dei discepoli non dei professionisti ma dei testimoni che rendono accattivante e interessante una scuola che è valida e fruttuosa non solo

per la vita dei singoli ma anche per la crescita e la visibilità della Chiesa nel suo donare qualcosa di inedito e di valido alla storia dell’uomo, meglio dell’umanità. + Domenico d’Ambrosio arcivescovo

SETTIMANADI FORMAZIONE MISSIONARIA

Riconoscersi nel pane spezzato L’evento del riconoscimento di Cristo a Emmaus nell’atto di spezzare il pane, interpretato dal Caravaggio in “Cena di Emmaus” (1601), ha fatto da icona-sfondo al progetto della Cei, per Fondazione ‘Missio’, “Spezzare pane per tutti i popoli - il dono della Missione”. Il convegno si è svolto in Assisi dal 26 al 31 agosto: “8^ Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria”. Le coordinate di una condivisione planetaria del cibo, per debellare la fame, sono state ampiamente tracciate da studiosi e rielaborate nella relazion del Segretario generale Focsiv, Sergio Marelli; alla situazione di crisi si contrappone lo spreco e si assiste con indifferenza alla paralisi delle autonomie locali a favore di multinazionali. Considerare, poi, quello sguardo che ci invita a ricevere il pane spirituale in una religiosità condivisa, che va oltre ogni povertà e violenza, è stato l’altro paradigma coniugato nell’ottica della speranza, del riscatto, della gratitudine e dell’ascolto. Nel percorso di ogni atto di missione si rivelano il ricevere, il riconoscere, il rispondere. Una risposta gioiosa, come quella della Samaritana che dopo la richiesta di Gesù “Dammi da bere” non esita a raccontare al villaggio la sua esperienza. Nella sua risposta è il principio dell’identità, che non divide ma unisce, nel rispetto di ogni appartenenza.

Sono stati svolti dibattiti e laboratori, focalizzando la vita eucaristica, nello stile di ogni missionario; consacrati e laici hanno fatto conoscere le proprie esperienze. Mirella Signore

L’Ora del Salento è in festa per gli amici

Roberto e Ilaria che il 18 settembre convolano a giuste nozze nella Basilica di Santa Croce AUGURI AGLI SPOSI


L’Ora del Salento

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primopiano

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IL CONVEGNO DIOCESANO LA PARROCCHIA

Comunità cristiana educante Vicina alla vita delle persone È fondamentale la fornazione degli operatori Fin dalle sue origini la comunità cristiana ha avuto come finalità l’evangelizzazione: essa, infatti, ha il compito di testimoniare con le parole e con i gesti la sua fede nel Vangelo e di mostrare a tutti l’amore di Dio. Fedele a questa finalità la parrocchia dovrebbe, per questo, rappresentare la comunità educante più completa e più vicina al vissuto delle persone: innanzitutto attraverso la catechesi con l’obiettivo non solo di trasmettere i contenuti della fede ma di educare a una mentalità di fede; poi attraverso la liturgia come scuola di formazione permanente attorno al Signore risorto; infine attraverso la carità come espressione del volto della comunità che testimonia la comunione e si apre al servizio. Guardando alla realtà delle nostre comunità, nonostante situazioni tanto diverse, viene da chiedersi se riescono ad assolvere a questi compiti così importanti affinché la Parrocchia sia vera e autentica comunità cristiana educante. Non solo, ma la comunità cristiana è sottoposta, oggi come non mai, alla necessità di rinnovare le vie tradizionali della pastorale, tra cui la pietà popolare e la pratica sacramentale, che hanno costituito in passato un potente volano di trasmissione della fede. È assolutamente necessario, ormai, aprire a nuove forme missionarie per educare a una fede più motivata dando maggiore spazio all’accoglienza, al dialogo e alla testimonianza di vita cristiana vissuta come forme più efficaci di educazione e trasmissione della fede. Nelle nostre parrocchie, in verità, sono attive tante realtà ecclesiali: associazioni, movimenti, gruppi, oratori giovanili. Si tratta di esperienze determinanti per l’azione educativa ma che, sicuramente, richiedono di essere sostenute, qualificate e coordinate. Nell’attuale fase culturale, infatti, la comunità cristiana soffre delle medesime difficoltà delle altre agenzie educative. Vi è una crisi dell’educazione espressione di un diffuso relativismo culturale nemico di ogni forma di identità e di certezza. Si moltiplicano magari gli incontri di gruppo in cui i giovani esprimono volentieri il loro desiderio di stare insieme, ma dove, in tanti casi, diviene debole la possibilità di quel dialogo personale che consente di mettere meglio a fuoco problemi, scelte, impegni, prospettive. Queste difficoltà potrebbero dipendere, forse, anche da proposte che non sempre mostrano di aver capito la sensibilità dei giovani, che stentano a soffermarsi ad ascoltare e tendono invece a racchiudere solo nella parola il messaggio educativo, rischiando così l’astrattezza e, soprattutto, la lontananza dalla vita. A tutto ciò c’è da aggiungere che è sempre più difficile trovare adulti e giovani maturi che scelgano l’educazione come il proprio servizio esclusivo alla comunità.

Diventa fondamentale, allora, la formazione degli educatori che non può essere una scuola teorica, magari solo per imparare tecniche nuove di animazione o di conduzione di gruppo, ma una realtà che domanda impegno: quello di considerare l’educazione non come una delle tante cose che si fanno in parroc-

chia ma come una scelta che trae origine da una vera vocazione. È proprio in questo, allora, che la comunità cristiana deve investire le sue energie migliori e che lo deve fare non solo per se stessa, ma anche come servizio a tutta la comunità umana e al contesto civile. Antonio Perrone

IL LAVORO E LA FESTA

Nobile espressione dell’agire umano Quando parliamo del lavoro diamo per scontato che esso abbia avuto sempre le stesse caratteristiche di importanza sociale e culturale che noi tutti oggi gli attribuiamo. In realtà il lavoro, oltre a non essere mai stato un tema di grande interesse per la filosofia (perché su di esso hanno incentrato la propria attenzione soprattutto discipline come l’economia e il diritto), nella storia e nella concezione occidentale non ha goduto di una grande considerazione. Anche se volessimo accostarci al solo significato delle parole, scopriremmo che il termine ozio, per esempio, del quale tutti conosciamo il significato ed al quale diamo un’accezione negativa come padre dei vizi, nella classicità era in realtà il tempo libero, il tempo da dedicare alle arti liberali, alla dialettica, alla musica, all’astronomia ecc. L’etimologia del termine lavoro (dal latino ‘labor’), invece, ci fa scoprire che esso veniva usato col significato di fatica (le forme dialettali salentina di “fatiare” o “faticare” e siciliana di “travagghiare” danno proprio il senso dello sforzo e del travaglio). Oltre alla considerazioni sugli aspetti lessicali, facendo una breve panoramica storica, ci accorgiamo che nella civiltà greca, esso, soprattutto quello manuale, era ritenuto non appartenere alle attività propriamente umane, Aristotele non lo considerava adatto al rango degli uomini liberi, perché le dimensioni più elevate - la virtù e la contemplazione delle verità eterne – potevano essere raggiungibili solo grazie al fatto che l’uomo non svolgeva incarichi e compiti materiali. Non dissimile era la mentalità dei Romani: Cicerone, che visse pochi decenni prima della nascita di Cristo, considerava “sordida ars” il mestiere dell’artigiano ed addirittura si cimentò nella compilazione di un elenco di professioni vili (tra le quali pescivendolo, macellaio pescatore, cuoco). Si può così comprendere quanto sia stato dirompente ciò che si narrava nei Vangeli: Cristo era un falegname che per 30 anni aiutò il padre nella bottega, Maria era “occupata in molteplici faccende” (Luca, 10, 40), i primi seguaci erano pescatori, San Paolo era un tessitore. I secoli successivi, tuttavia, pur subendo in qualche maniera l’influenza del Cristianesimo, non mutarono fondamentalmente la concezione del lavoro che rimane pressoché invariata; nel Medioevo, per esempio, nonostante San Benedetto da Norcia ne esaltasse la necessità e lo elevasse alla stessa dignità della preghiera, esso rimase una sorta di “polo negativo” della contraddizione tra vita contemplativa e vita attiva, tra arti liberali e servili, ecc. in una visione di “appartamento” dal mondo per raggiungere lo stato più perfetto della vita cristiana. Solo nel Rinascimento si intravide qualche positiva evoluzione fino a giungere, qualche secolo dopo, alle distorsioni della Rivoluzione Industriale con le sue profonde trasformazioni, con lo sfruttamento della manodopera minorile e femminile, con il lavoro ridotto a semplice merce di scambio e finalizzato al profitto. Solo in tempi più o meno recenti (soprattutto per merito di encicliche come la “Rerum novarum”, la “Laborem exercens” e la “Centesimus annus”) esso incomincia ad essere considerato come una delle espressioni più nobili dell’agire umano, come sinonimo di creatività per quanto possa rimanere sempre sospeso fra gli aspetti strumentali ed espressivi, fra la libertà e la necessità, fra il rischio e la responsabilità, fra lo sforzo e la gratificazione. Una realtà difficilmente comprensibile da chi lo ritiene soltanto un affare noioso e deprimente da essere abbandonato ad altri. Il lavoro appartiene perciò alla vocazione di ogni persona; in esso l’uomo anzi si esprime e si realizza, diventa strumento di sostentamento per se e per la propria famiglia, possibilità di “entrare in relazione” con gli altri in una dimensione interumana, mezzo per contribuire al progresso ed allo sviluppo della società e degli Stati, momento di partecipazione all’opera della creazione. Qualunque lavoro, umanamente degno ed onesto, può quindi convertirsi in lavoro divino, in luogo in cui amare e servire Dio, in luogo di “santificazione”. Salvatore Palma

LA SCUOLA

Una sfida da affrontare e da vincere al più presto Si prova un certo imbarazzo, se non addirittura timore, ad addentrarsi nella discussione di problematiche di tipo scolastico educativo in un momento travagliato e irto di insidie qual è il mondo della scuola. Il rischio è di esprimere luoghi comuni che nulla aggiungono alla discussione di routine che attraversa indistintamente le “stanze del pensiero” e quelle degli operatori costretti a gestire nella quotidianità situazioni complesse, espressione non solo di un sistema educativo sempre meno attrezzato a gestirle, ma soprattutto di un malessere sociale di cui da tempo si lamenta una debolezza valoriale, una crisi profonda, il desiderio di autorealizzazione prevalente sulla dimensione del bene e del sentire comune. Ad essere sotto accusa non è, pertanto, solo il sistema educativo scolastico, ma la società nel suo insieme, nella sua debolezza educativa espressa in una scuola sempre più erosa, nel corso di questi ultimi decenni, sempre più privata della sua vera identità educativa. Ci si è preoccupati eccessivamente in questi anni di far prevalere il primato del “fare” su quello dell’”essere”, dell’”istruire” più che dell’”educare”, lasciando spazio ad una convinzione rivelatasi poi falsa, che ciò che conta è l’”efficacia della scuola”, la spendibilità immediata di un sapere privo di interiorità, che nulla ha a che fare con un educazione capace di porre all’individuo domande di senso , di guidarlo alla ricerca della “verità” come metodo per interrogarsi, mettersi in discussione, essere in grado di fare esperienze significative di cui rimanga traccia nel proprio cammino di crescita. Una certa pedagogia dominante ha ridotto progressivamente l’educazione a mera socializzazione, a trasmissione di saperi e di particolari “abilità” I risultati di questo tipo di scelte sono sotto gli occhi di tutti! Il primato della “professionalizzazione” se da un lato ha spinto ad una maggiore attenzione nella formazione specifica degli studenti, dall’altro ha avuto l’ambizione di separare l’istruzione dall’ educazione. Abbiamo perso di vista il fine educativo, l’ideale antropologico e anziché puntare su un percorso formativo della persona, ci siamo affidati ad una pedagogia che ha prodotto neutralità nei valori e nelle nozioni, ma senza vera formazione. Non è casuale che in questi anni i vescovi italiani abbiano espresso tutta la propria preoccupazione per la caduta di tensione educativa registrata nella società, ma soprattutto nel sistema di istruzione. La CEI ha lavorato per oltre un decennio sul Progetto Culturale (1997), diventato poi volume pregevole dal titolo “La sfida educativa”, editori Laterza. All’interno di questo documento i vescovi definiscono l’educazione “il bene pubblico per eccellenza”, il “luogo privilegiato dove si gioca il destino dell’intera comunità nazionale”. Sfugge, però, che il termine educazio-

ne è bandito dalla scuola, è parola esecrata! I curricoli scolastici ne sono esempio lampante. Non vi è posto in essi per valori, atteggiamenti, motivazioni, tutta l’attenzione del legislatore è rivolta alle “competenze”. La persona umana è assente. Eppure la Costituzione repubblicana ne afferma il primato, anche in educazione, nel momento in cui fa obbligo alla Repubblica di promuovere “il pieno sviluppo della persona umana”! La persona umana dovrebbe essere il primum: non può essere sostituita dal cittadino e dal lavoratore. Ciò che occorre, oggi, alla scuola è una dose di coraggio, il coraggio di educare, di ritrovare il “baricentro” dell’esperienza formativa, tante volte richiamata dal Papa benedetto XVI anche nell’enciclica “Caritas in veritate”. Coraggio ad accompagnare ciascun individuo, lungo tutta la sua esistenza, nel cammino che lo porta a diventare persona, fino a diventare autenticamente uomo. Questa dose di coraggio è necessaria anche per gli educatori. Essi hanno bisogno di una ritrovata motivazione ad insegnare! Troppo spesso sono espressione di “rassegnazione” di “così va il mondo”. Gli eventi, i cambiamenti epocali non sono più colti come sfide a cui rispondere con strategie adeguate e volontà risolutiva, quanto piuttosto come eventi catastrofici dinanzi ai quali non si hanno strumenti adeguati. La scuola deve molto puntare sulla riqualificazione dei propri docenti, che se pur risultano professionisti esperti nella propria disciplina, necessitano, invece, di approcci educativamente significativi. La scuola ha bisogno di insegnanti “inquieti” in grado di lasciarsi provocare, di mettersi in discussione, per vivere pienamente da uomini, di riconoscere il senso e il valore della realtà. Ecco la sfida : essere in grado di vivere insieme con i ragazzi un’esperienza, l’avventura della scoperta della propria umanità, l’avventura esaltante della conoscenza. Abbiamo bisogno di educatori che trasmettano la passione per la vita. Adulti così possono ridare vita a una scuola che sembra ogni giorno agonizzare nella routine del già visto, dello scontato, del non senso o delle riforme, dei regolamenti e delle circolari che non sembrano mai voler affrontare il problema di fondo. Le innovazioni legislative sono importanti, si legge a p. 71 del testo La sfida Educativa, “ ma è il modo di interpretarle nella prassi quotidiana da parte degli operatori della scuola a determinare il loro effettivo significato. Le norme costituiscono lo spartito. Ma è l’orchestra che esegue la sinfonia. E l’orchestra, in questo caso, sono gli uomini e le donne a cui oggi viene chiesto di ritrovare dentro se stessi, malgrado tutte le difficoltà, la passione educativa”. Il futuro dell’educazione è racchiuso in questa sfida! Maria Rosaria Manca


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di padre Gianfranco Scarpitta

Essere tutti fedeli

È già riprovevole che la ricchezza materiale venga considerata come un bene finalizzato a se stesso, in modo da trasformarsi in sfrenata idolatria che acceca, chiude e rende ostili e indifferenti verso gli altri; ancora più disdicevole è tuttavia che le ricchezze materiali siano occasione di sfruttamento e soggiogazione dei poveri e degli sfiduciati, e che vi sia chi si arricchisce sulla pelle di molta gente bisognosa. Ancora più inaudito è poi il fatto che non siano pochi i ricchi che accumulano beni e denaro con attività illecite e disoneste, approfittando della buona fede del prossimo probo, onesto e integerrimo. È una realtà amara che si ripete in ogni epoca e che ha le sue ripercussioni in ogni stratificazione della società. Il libro del profeta Amos sottolinea come fosse praticamente una realtà, già nella sua epoca lontanissima dalla nostra (VIII sec A. C.) che i mercanti potessero giocare sul prezzo dei malcapitati clienti che diventavano oggetto di raggiro durante gli acquisti più comuni. Nel mondo antico greco Mercurio era considerato il Dio dei commercianti e dei ladri probabilmente per le frequenti affinità che si trovavano fra le due categorie e anche Amos ci descrive una tristissima condizione di convivenza sociale, quando parla di “usare bilance false”, diminuire le misure delle merci e usare il siclo, calpestare il povero, tutte attività di lestofantato facilissime ad essere compiute perché rivolte alle persone semplici, di comune estrazione sociale, che raramente considerano i particolari di una possibile bilancia truffaldina o del peso di merce non esattamente corrispondente alla quantità richiesta. Anche al giorno d’oggi esistono numerose attività professionali nelle quali, quando non si è animati da rettitudine morale, è sempre possibile passare inosservati mentre si usano trucchi e piccoli raggiri su certi particolari del commercio a scapito soprattutto della gente semplice e poco accorta. Per questo occorre in ogni caso mostrare prudenza, astuzia e circospezione di fronte ai “figli delle tenebre”, perché le loro opere sono più scaltre di quelle dei figli della luce. In effetti è proprio così: molte volte l’essere onesti e limpidi nelle intenzioni e nelle azioni è di grande incompatibilità con la disonestà di tanta gente; la persona integerrima e di provata rettitudine in molte circostanze manca di quella scaltrezza che è invece caratteristica comune dei furbi e degli intrallazzatori. Di questo amministratore disonesto, smascherato dal padrone nell’esercizio di attività truffaldine che certo gravavano sul bilancio dell’amministrazione, viene lodata non già la disonestà e la scorrettezza nel fare i propri interessi, ma l’astuzia sottile e frugifera con cui questi è capace di togliersi da ogni impiccio riconquistando la fiducia della clientela. La sua abilità è di contrasto con il buon senso di coloro che non adoperano malizia né doppiezza alcuna ottemperando a quanto ci richiede il sistema vigente nelle leggi e nell’ordine della perfezione morale, ma invita anche alla prudenza e alla circospezione nella consapevolezza che la giustizia viaggia sempre sgomitando con la perversità e di questo noi facciamo esperienza nella vita di tutti i giorni.

Il 22 settembre un incontro in Santa Maria della Grazia

I gruppi di preghiera della diocesi in cattedrale con l’Arcivescovo In commemorazione del 42° anno del transito di Padre Pio al cielo, il gruppo di preghiera di Padre Pio “Santa Maria della Grazia”, presso la chiesa sita in piazza S. Oronzo (Le), Santa Maria della Grazia, terrà un incontro di preghiera. Tale appuntamento è previsto per il giorno 22 settembre 2010, alle ore 17.30, guidato da Padre Roberto cappuccino. Ricordiamo le parole di Papa Pio XII: “Nell’immensa sciagura e crisi del genere umano, noi confidiamo nell’aiuto delle vostre orazioni più ancora che nell’abilità dei più saggi uomini di Stato e nel valore dei più strenui combattenti. Davanti a Dio l’arma della preghiera e della fede è più potente che non le armi d’acciaio o di bronzo”, e quello che disse in sua risposta Padre Pio: “Ascoltiamo il Papa; formiamo gruppi di preghiera”. Altro incontro per pregare insieme, rivolto a figli spirituali, devoti e simpatizzanti del caro Padre è previsto per il 23 settembre 2010, alle ore 18, nella Cattedrale di Lecce (Piazza Duomo). Ci sarà una concelebrazione commemorativa presieduta da S. E. mons. Domenico D’Ambrosio Arcivescovo Metropolita di Lecce, devotissimo di Padre Pio, con la partecipazione di tutti i gruppi di preghiera della diocesi di Lecce, in ricordo del beato transito di Padre Pio nel suo 42° anno di nascita in cielo. E concludendo con la frase di S. Pio: “Dammi e conservami quella fede viva che mi faccia cre-

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L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 19 settembre 2010 Rientra dalla Moldavia Da lunedì 20 a martedì 22 settembre 2010 Presiede il Convegno Diocesano presso l’Ecotekne “Università del Salento” Giovedì 23 settembre 2010 Ore 11 - Celebra un matrimonio presso la Matrice di Squinzano. Ore 18 - Celebra la S. Messa in Cattedrale in onore di S. Pio da Pretrelcina, con i Gruppi di preghiera della Diocesi Venerdì 24 settembre 2010 Ore 8.30 - Celebra la S. Messa nella

Chiesa di S. Francesco di Paola in onore di S. Matteo, insieme alla Guardia di Finanza. Ore 11 - Incontra in Seminario il Clero diocesano, aprendo il nuovo anno formativo Ore 18.30 - Celebra la S. Messa nella memoria dei SS. Medici nella stessa Rettoria Sabato 25 settembre 2010 Ore 10 - Incontra in Episcopio i Vescovi della Metropolia Ore 17 - Presiede le S. Messe per l’immissione canonica di don Salvatore Scardino nella parrocchia di Acaja e poi, alle 19, nella parrocchia di Acquarica

SALENTO FRANCESCANO di frà Paolo Quaranta

Liberi e fedeli nel poco “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto…”. Che paradosso nella Liturgia della Parola di questa domenica! Pur di mantenere il proprio posto al servizio del Padrone occorre fare proprio di tutto, con “scaltrezza”. “Scaltrezza” che, a mio dire, non è accondiscendere al servilismo ed al compromesso ma fare realmente di tutto quando in palio c’è una posta alta! Mi domando, da subito, all’inizio di questa mia riflessione, quanto ci interessi realmente la vita eterna, il Regno di Dio; mi domando quanto ogni mattina, appena alzati, la nostra preoccupazione sia mantenere lo stato delle cose, il nostro “posto” qui in terra conquistato anche a fatica e quanto ci preoccupiamo invece per un “posto in Paradiso”. La difesa del nostro posto in terra, però, spesso porta a vivere da schiavi, dei nostri equilibri, dei nostri averi, dei nostri risultati… Il tentativo di raggiungere un posto nel Regno di Dio ci rende liberi in una “concorrenza” positiva per accedere a ciò che realmente ci salva e ci realizza. Francesco d’Assisi non pretende di ritagliarsi un posto, guadagnarsi la sua vita

solo scavando con le sue mani. Sa che la sua esistenza ha significato solo inserita nell’esistenza del Suo Dio. La scoperta del suo essere creatura e di non potersi elevare all’altezza del Creatore non lo spaventa pur nello svelamento del suo limite. Anzi, è come lo sproni, lo entusiasmi, carichi la sua vita di fascino ed interesse perché il Dio di ogni bene si china su di lui. Che bello fare quest’esperienza così forte del sentirsi amati! Che bello esser così innamorati da non poter far a meno di restituire questo amore! Francesco è un uomo libero perché sa di non appartenersi, di non aver legame alcuno, di non aver altro fine se non il dedicarsi alla Sua gloria, al Suo servizio. Di riflesso, la necessità del servizio e del dono ai fratelli attraverso il quale giorno per giorno santifica la sua vita. Per Francesco è chiaro che la sua libertà non finisce dove inizia la libertà dell’altro ma la sua libertà inizia dove inizia quella del fratello, in un inevitabile scambio di amore. Il santo è contento del suo niente. Non si fa i conti in tasca, ma offre quei cinque pani e due pesci (corda e tonaca) per

renderli a Chi se ne può servire a vantaggio del Regno. Dote fondamentale per il raggiungimento della santità è sicuramente l’umiltà attorno alla quale Francesco ha fatto ruotare la sua vita e che è stata la sua richiesta costante a chi, come lui, ha abbracciato la vita di sequela del Signore. Umiltà vera, non il finto scherno, lo sterile sottolineare i propri limiti e le proprie carenze aspettando che altri riconoscano il contrario sì da trovarne gratificazioni. Umiltà di sentirsi “verme della terra”, ultima delle creature ma che sebbene spesso nascosta, infangata, calpestata, è preziosa agli occhi di Dio, da Lui guardata con amore e da Lui chiamata alla collaborazione. Francesco è libero perché è umile, perché non ha nulla da difendere a denti stretti, nulla di accaparrato da dover nascondere alle brame altrui eccezion fatta per il primato di Dio nella sua vita, unica cosa per la quale vale la pena gareggiare - avrebbe detto San Paolo -. Per questo può darsi tutto a chi tutto si è donato… questo lo avrebbe detto la pianticella di Francesco, la Madre Santa Chiara.

Acaya saluta e ringrazia don Rosario

dere ed operare per tuo solo amore”, (TN, 43), si vuole fare una santa esortazione per una ripresa di un autentico cammino spirituale che ci vede impegnati, sull’esempio luminoso del nostro amato Fondatore, ad essere testimoni credibili della Parola.

Il 25 settembre, dopo quaranta anni di permanenza nella parrocchia Santa Maria della Neve in Acaya, mons. Rosario Cisternino prenderà congedo dal servizio reso, alla comunità del borgo, con amorevole dedizione e costante impegno. Don Rosario ha iniziato il suo ministero come viceparroco a Lizzanello e a Melendugno per poi diventare parroco in Acaya. La sua sentita e vissuta vocazione ha origini nella sua infanzia, all’età di 11-12 anni fu avviato all’esperienza monastica presso i padri Cappuccini dell’Addolorata in Galatone. Quando il convento venne chiuso per timore dei bombardamenti anglo-americani durante la seconda guerra mondiale, egli fu rimandato a Melendugno e, qualche tempo dopo, un parroco del luogo lo indirizzò alla via del sacerdozio facendolo accettare in Semina-

rio insieme agli altri novizi del convento chiuso. Completati gli studi teologici a Molfetta fu ordinato sacerdote il 29 giugno del 1953, nel giorno della festa di San Pietro e Paolo, dal Vescovo mons. Francesco Minerva. Don Rosario Cisternino ha sempre svolto il suo Ministero pastorale con la massima umiltà e ha impresso nei nostri cuori una espressione di dolcezza

ma anche di severità. Ha battezzato i bambini di Acaya, ha dato l’unzione ai moribondi e sposato le coppie di questo paese imprimendo in modo indelebile la sua dottrina nella nostra formazione e la sua immagine nella nostra personalità. Ha predicato incessantemente eleggendo il tema della conversione e della rinuncia al peccato per entrare in una vita nuova. In tutto questo tempo ha trasmesso il conforto dell’Eucaristia e ha donato se stesso per la causa del Vangelo e per il bene comune. Per tutto questo il Grazie che ora noi possiamo esternare non vuole essere solo formale ma, speriamo, tutti insieme come comunità, di poterlo concretizzare nella comprensione e nell’attuazione del suo luminoso esempio. I cittadini di Acaya


L’Ora del Salento

Lecce, 18 settembre 2010

catholica SALENTO MARIANO

di Valerio Terragno

La cripta del Duomo di Lecce Al di sotto del presbiterio della Cattedrale di Lecce, intitolata alla Vergine Assunta, gioiello dell’architettura barocca del 600, si trova la solitaria cripta, conosciuta anche come il soccorpo del Duomo. Questa chiesa fu realizzata a partire dal 1517, inglobando elementi dell’originaria cripta normanna, costruita al tempo del Vescovo Roberto Volturio. Il Termine “cripta” deriva dalla parola greca “Crupto” che significa nascondere. Nelle grandi basiliche e cattedrali, soprattutto di età medievale, costituisce la parte inferiore dell’edificio, nella quale solitamente venivano deposte preziose reliquie, oggetto di venerazione. Il soccorpo è intitolato a Santa Maria della Scala, poichè la Vergine rappresenta la Scala Coeli, che ogni fedele dovrebbe percorrere per congiungersi spiritualmente a Cristo. In Puglia, alla Madonna della Scala, sono dedicati importanti templi come il Santuario di Massafra, in provincia di Taranto e la chiesa abbaziale di Noci, poco lontano da Bari. A volere la costruzione della cripta della Cattedrale furono i membri di potenti famiglie mercantili, provenienti soprattutto dal centro e dal nord d’Italia, trapiantate nel capoluogo salentino, nel XV secolo, come i Foscarini, i Mocenigo, i Prioli ed i Cerasini. Ognuna di queste famiglie fece innalzare, nel soccorpo, il proprio altare. La chiesa è a pianta a croce greca, a tre navate, con volticelle a crociera. L’interno, che ha subito pesanti modifiche nel corso dei lunghi secoli, è scandito da 92 colonne, dagli svariati capitelle scolpiti, le quali costituiscono una vera e propria selva in pietra. Esso, dal punto di vista architettonico, ricorda quello della cripta romanica della Cattedrale di Otranto, risalente all’XI secolo. I capitelli, dalla forma cubica, di ispirazione classica e medievale, sono opera di artisti rinascimentali. Tra i più interessanti, spiccano quelli caratterizzati dalla presenza di quattro teste, due maschili e due femminili, quelli con grifi e

draghi angolari, con le aquile, con gli arieti e con l’effigie di alcuni stemmi. Famoso è il capitello, posto nella navata destra, con la rappresentazione della torre campanaria del primitivo Duomo, presente sull’originario Stemma Civico della città di Lecce, ancor prima della Lupa sotto il Leccio. Molti artisti della Lecce del XVII secolo, nel realizzare le loro statue, hanno voluto prendere come esempio la plasticità e la raffinatezza scultorea di tali opere d’arte. La cripta ha svolto, in passato, anche la funzione di sacello funerario. Tra le varie sepolture, ivi presenti, vanno ricordate quelle dei Vescovi Giovanni Battista Castromediano e Nicola Caputo e di Oronzo Tiso, insigne pittore - sacerdote salentino della seconda metà del 700. La tradizione locale, erroneamente, vuole che all’interno della cripta siano stati conservati i resti dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, Patroni di Lecce, solennemente ricordati ad agosto. Dei dieci altari originali, oggi, restano soltanto quelli intitolati a San Giovanni e Santa Elisabetta, nella navata destra e gli altari della Patrona Sant’Irene e della Madonna del Soccorso, in quella sinistra. L’antico altare maggiore, marmoreo, della Madonna della Scala, fu trasferito nella parrocchia di San Pio X, nel 1956, anno del XV Congresso Eucaristico, a seguito dei radicali restauri voluti da mons. Francesco Minerva. Colto ed influente il Vescovo Minerva fu a capo della diocesi di Lecce, nella metà del XX secolo, dando un particolare contributo al rinnovo e alla diffusione del culto mariano. Il pavimento del soccorpo è in parte rivestito da mattonelle, dai colori delicati. Solitaria e misteriosa, la cripta della Cattedrale è stata recentemente rivalutata dai leccesi, i quali la scelgono per lo svolgimento di particolari funzioni, soprattutto matrimonii e cresime.

scuola e mass media

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di Adolfo Putignano

I vantaggi della televisione All’interno di comunità virtuali, create tra le classi di una scuola o tra alcuni istituti comprensivi, la telelezione utilizza Internet creando un ambiente didattico che favorisce insegnamento e teleapprendimento, favorendo acquisizione di contenuti, interazione tra allievi ed incremento dello spirito comunitario. Testi e strumenti multimediali, ricerca di argomenti ed informazioni offerte dalla Rete, apporti culturali dell’insegnante, interscambi tra i diversi componenti dei corsi scolastici sulla base di precisi itinerari formativi sono così utilizzati da docenti ed allievi creando un’interfaccia comunicativa. Certo, la telelezione deve ancora divenire un’esperienza diffusa nella scuola italiana, ma, dati gli sviluppi tecnologici ed i vantaggi per gli studenti, una moderna ed efficiente organizzazione degli studi non può riservare solo alle università il teleinsegnamento. Assieme alla valorizzazione di cdrom e dvd, si può estendere il simultaneo coinvolgimento di tutti gli interessati tramite la telecomunicazione con la tv o le possibilità di trasmissione con la Rete, proponendo un teleinsegnamento con il web e con la

posta elettronica che favorisca il facile e veloce scambio di nozioni e concetti. Si realizza così quanto agli inizi del Seicento già Galileo presagiva: “Ma sopra tutte le invenzioni stupende qual eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qual si voglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo?”. I mezzi tecnologici consentono, infatti, dì rendere più rapidi i tempi ed i modi dell’erogazione dei contenuti e della somministrazione delle prove, sulla base dell’affiorare delle esigenze degli studenti e di una proposta didattica orientata con precisione ai destinatari, diretta ed immediata. Il piano organizzativo di una telelezione prevede la formazione del personale docente, il supporto di un tutor esperto, l’assistenza di tecnici, la dotazione di efficienti strumenti di comunicazione con le necessarie strutture massmediali. Limite del teleinsegnamento può essere la necessità della simultanea partecipazione del docente e degli allievi, ma la tecnologia, oltre ai cdrom ed ai dvd, consente possibilità tecniche per con-

sentire una ricetrasmissione asincrona e quindi più comoda e adattabile alle diverse disponibilità temporali. Tra i vantaggi si possono segnalare il superamento di alcuni limiti nel tradizionale insegnamento “faccia a faccia”: basta ricordare la possibilità di autogestirsi superando i problemi legati agli orari disagevoli, all’impossibilità di riascolto delle spiegazioni, alle assenze per i diversi motivi di impedimento, alle difficoltà di partecipazione per quanti sono impediti da malattia o da situazioni problematiche. Come può essere utile menzionare la possibilità di ristudiare argomenti riguardando le immagini presentate, di recuperare i tempi di trasporto, di gestire più autonomamente i momenti di studio, di offrire specialisti in alcuni settori ad istituti scolastici siti in particolari ambienti disagiati o associati da specifici ed impegnativi obiettivi di ricerca e cooperazione. Ed in questo modo, i new media, superando molte barriere del tempo e dello spazio, si qualificano effettivamente a livello formativo sia per l’offerta di contenuti sia per la loro propositività educativa. Adolfo Putignano


L’Ora del Salento

Lecce, 18 settembre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Dal 2010 alcuni servizi Inps solo via web

L’Inps diventa sempre più accessibile on line: da gennaio prossimo molte richieste dovranno essere inviate via web. Si realizza così l’estensione e il potenziamento dei servizi telematici offerti dall’Istituto previdenziale ai cittadini. A partire dal 1° gennaio 2011, infatti, una ventina di servizi erogati dall’Inps potranno essere richiesti esclusivamente attraverso il canale telematico. Un nuovo passo verso il rafforzamento dello “sportello on line”, cui i cittadini possono rivolgersi da casa o dall’ufficio, via Web, senza dover raggiungere le sedi dell’Istituto, risparmiando tempo e denaro. “Si tratta di un ulteriore passo verso l’obiettivo di vicinanza e prossimità dell’Inps nei confronti dei suoi utenti e in generale verso tutti i cittadini italiani - spiega in una nota il presidente dell’Istituto, Antonio Mastrapasqua - aumentano i servizi erogati dall’Inps, aumenta la necessità di ottimizzare il proprio tempo e di poter operare via Web. Così come accade con tutti i servizi di cui oggi si può disporre, dalla prenotazione per un treno o un aereo, dalle operazioni di internet banking fino alla programmazione una visita a un museo o una serata al cinema. Nel caso delle richieste all’Inps si tratta di servizi di assoluta necessità e di altissimo interesse: la possibilità di poterne disporre senza doversi scomodare per mettersi allo sportello delle nostre sedi è un grande passo in avanti per l’utenza, oltre che la conferma di quella consolidata vocazione di Inps hi-tech”. In particolare, dal primo gennaio 2011 le domande di servi-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

zio dovranno essere esclusivamente telematiche per la richiesta di disoccupazione ordinaria e agricola, per indennità di mobilità ordinaria e di assegno integrativo; per l’iscrizione e la richiesta di variazione per la Gestione Separata, per i lavoratori domestici, i lavoratori dipendenti, gli agricoli e gli agricoli autonomi; per tutte le tipologie di ricorsi; per le certificazioni Ise/ Isee; per le segnalazioni di variazioni contributive; per la richiesta di accentramento contributivo; per la richiesta di assegno per il nucleo familiare ai lavoratori agricoli e ai disoccupati e in mobilità; per le ricostituzioni (supplementi, assegni familiari, documentali, contributive, reddituali); per le cure termali e per le dichiarazioni di responsabilità dei contribuenti (lavoratori dipendenti e agricoli). Per questo tipo di richieste, dal primo gennaio dell’anno prossimo il sito istituzionale (www.inps.it) sarà l’unico canale utilizzabile. Anche la domanda di indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, prestazione per i lavoratori dipendenti con uno o più periodi di disoccupazione nell’arco dell’anno, dovrà quindi essere inoltrata - entro il 31 marzo prossimo - all’Inps, direttamente o tramite uno degli Enti di Patronato riconosciuti dalla legge che assistono gratuitamente i lavoratori, ma per via telematica. L’obiettivo dell’Ente è quello di rendere disponibili in rete il 100% dei servizi Inps e quindi di rendere esclusivamente telematica la possibilità di formulare domande e istanze all’Istituto nell’arco del prossimo biennio.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

I corsi per conseguire l’abilitazione Parole del Ministro Maria Stella Gelmini: “Entro sei, sette anni, al massimo, il sistema scolastico nazionale assorbirà tutti i 220.000 insegnanti precari, che sono iscritti nelle graduatorie provinciali ed esaurimento di tutt’Italia”. L’incoraggiante previsione è stata fatta dal Ministro, alle ore 11.00 del 10 settembre scorso, nella sala delle conferenze stampa del governativo Palazzo Chigi. Già dal 1° settembre scorso, 10.000 di quegli insegnanti precari hanno potuto essere assunti in ruolo, grazie ai 23.000 pensionamenti di docenti di ruolo, la cui messa a riposo ha consentito di limitare i tragici effetti della mannaia dei tagli, calata sulla scuola con il Piano Programmatico, nato con la legge n. 133 del 6 agosto 2008. Gli altri 210.000 insegnanti, in attesa nelle graduatorie provinciali permanenti, potranno sperare di poter subentrare sui posti dei pensionati, da qui al 2016-2017. È probabile che l’ ottimistica previsione dell’elegante, onorevole signora Maria Stella, indurrà a qualche riflessione, non altrettanto ottimistica, i 600, 700 mila insegnanti non abilitati, i quali, sempre secondo i calcoli della signora Ministro, occupano le cosìdette graduatorie di seconda e di terza fascia, redatte autonomamente dalle 10.800 scuole statali italiane. Sono i silenziosi dottori in lettere, in matematica e nelle tante altre discipline che si insegnano nelle scuole, davanti alle cui attese la discreta signora Gelmini, nel 2008 ha sbarrato la strada delle Ssis, cancellando ogni possibilità di abilitarsi, insieme con la possibilità di aggiungersi alla schiera del 220.000 insegnanti abilitati delle graduatorie provinciali ad esaurimento. Basterà un solo anno, lungo il quale colui, o colei, che avrà conseguito la laurea magistrate, frequenterà aule universitarie, in alternanza ad aule scolastiche, (è il famoso Taf: tirocinio attivo formativo), dove, con la guida di insegnanti universitari e con il supporto pratico di insegnanti delle scuole non universitarie, apprenderà come un dottore diventa professore, oppure, come dice la neo-pedagogista Gelmini, come si può passare dal sapere al sapere insegnare. Il Ministro ha garantito poi, che questo nuovo modello di formazione degli insegnanti si discosta dal precedente, perché ai nuovi percorsi si potrà accedere a numero chiuso, come accade oggi, per molte facoltà universitarie. Accadrà così che, tutti i nuovi abilitati dal Taf verranno assunti nelle scuole, senza transitare per le poco civili (parole del Ministro!) graduatorie permanenti. Nessun giornalista ha chiesto al Ministro quali posti potranno rimanere per coloro che si abiliteranno con il Taf, se, come la signora Gelmini ha assicurato, da qui a sei, sette anni, la generalità dei posti dei pensionati sarà utilizzata per esaurire le attuali graduatorie provinciali, con l’assunzione in ruolo degli attuali 210.000 precari.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni Il pericolo di sviluppare un tumore ai polmoni a causa delle sigarette è parzialmente scritto nel patrimonio genetico che ciascuno di noi eredita alla nascita. I ricercatori della Fondazione Nazionale dei Tumori di Milano, diretti da Tommaso Dragani, hanno identificato un gene, il Chrna5, responsabile della maggiore predisposizione all’abitudine al fumo di sigaretta e collegato al rischio di cancro polmonare. Lo studio, finanziato da Airc, è stato pubblicato sul Jnci. “Con questa ricerca su Jnci abbiamo, finalmente, identificato il gene coinvolto, il Chrna5, e il meccanismo molecolare responsabile dell’attitudine alla nicotina. In sostanza, abbiamo scoperto che varianti presenti nel Dna degli individui a più elevato rischio sia di cancro polmonare che di abitudine al fumo causano una riduzione dei livelli del prodotto di questo gene” chiarisce Stefania Falvella, prima autrice del lavoro. “Finora - spiega Tommaso Dragani - era stata individuata un’ampia regione del cromosoma 15 contenente sei geni associata all’abitudine al fumo di sigaretta, al rischio di cancro polmonare e di malattie vascolari. I ricercatori non erano però riusciti a individuare il singolo gene coinvolto, né a capire il motivo per cui alcuni individui hanno una maggiore predisposizione a fumare sigarette rispetto ad altri”. Confrontan-

do il Dna dei forti fumatori con quello dei non fumatori e il Dna di persone sane con quello di persone con un carcinoma polmonare o con malattie vascolari, gli studi precedenti avevano, infatti, permesso di individuare in modo chiaro e inequivocabile l’esistenza di un preciso legame fra il genoma e i comportamenti nei confronti del tabacco. L’anno scorso, poi, il gruppo dell’Istituto Tumori di Milano, sulla rivista Clinical Cancer Research, aveva sia confermato ed esteso i dati dell’associazione tra la regione del cromosoma 15 e il rischio di tumore polmonare anche nella casistica italiana, sia dimostrato che due dei geni localizzati in questa regione (Chrna3 e Chrna5) erano associati anche ad alterazioni dei livelli quantitativi di espressione nel tessuto tumorale polmonare rispetto al tessuto normale. “Potrebbero esserci fin da subito tre ricadute concrete - conclude Dragani -. Innanzi tutto attraverso l’analisi del Dna, possibile anche a partire da una goccia di sangue o da un po’ di saliva, possiamo individuare le persone con una predisposizione genetica alla dipendenza da nicotina. Inoltre, i fumatori con la variante genetica di rischio potrebbero avere maggiori difficoltà a smettere e, per garantire loro una maggiore percentuale di successo, potrebbero seguire dei percorsi terapeutici e psicologici personalizzati (più intensi e accurati).

Al servizio del bene comune

New entry tra le attività agricole: meno tasse

Un’agenda di speranza per riprendere a crescere, fissando obiettivi realistici orientati al bene comune. È quanto propone di individuare il documento preparatorio per la 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre prossimo. L’Italia - si legge nel documento - si trova oggi ad affrontare le prove della globalizzazione da “media potenza declinante: questa tendenza non ha nulla di fatale, ma non può essere negata. Affrontata per tempo, avrebbe potuto essere contrastata con efficacia e costi minori. Senza indulgere all’enfasi, possiamo però riconoscere che l’Italia è una grande risorsa, un insieme di tante e varie risorse, o per lo meno chiederci con lealtà se e quanto questo sia ancora vero. Ciò che intendiamo offrire al confronto ecclesiale e pubblico è un contributo che, nella prospettiva dell’insegnamento sociale della Chiesa, provi a definire i contorni e gli interrogativi base di un’agenda realistica del Paese. Lavorando e invitando a lavorare tutti insieme in questa direzione, sappiamo di servire la speranza, almeno nella misura in cui restiamo fedeli a una nozione adeguatamente vasta e pluridimensionale di bene comune e sviluppo, quella speranza cristiana che è una potente risorsa sociale a servizio dello sviluppo umano integrale, cercato nella libertà e nella giustizia (cfr. Caritas in veritate, 34)”. “La nozione di bene comune non è compatibile con una teoria della società al singolare. La famiglia, le associazioni a scopi economici, politici, religiosi o ricreativi hanno un’originalità che non può essere eliminata senza danno per il bene comune. Le loro logiche devono essere distinte, ma non possono essere isolate, potendo dar luogo a positive reciproche limitazioni e a positive “ibridazioni” in una società che non conosca solo scambio tra equivalenti”. Il bene comune è un insieme di condizioni, la produzione delle quali “spetta tanto ai cittadini, quanto ai gruppi sociali, ai poteri civili, alla Chiesa e agli altri gruppi religiosi: a ciascuno nel modo ad esso proprio, tenuto conto del loro specifico dovere verso il bene comune” (Dignitatis humanae n. 6). L’Italia ha bisogno di riprendere a crescere. Ciascuno è chiamato in causa: è una responsabilità grave che ricade su tutti, in primo luogo sui molti soggetti che hanno doveri politico-amministrativi, economico-finanziari, sociali, culturali, informativi. Nell’individuazione dei problemi del Paese, gli organizzatori della Settimana sociale si sono interrogati anche su alcune questioni ulteriori. Fra queste, come ridurre precarietà e privilegi nel mercato del lavoro, aumentandone partecipazione, flessibilità ed eterogeneità; quali politiche fiscali e sociali occorrano per riconoscere e sostenere la famiglia con figli anche come generatrice di valori economicamente rilevanti; come ridistribuire “orizzontalmente” la pressione fiscale, anzitutto spostandola dal lavoro e dagli investimenti alle rendite; come sostenere la crescita delle imprese. Si parla anche di educazione, integrazione e federalismo. Il Convegno della Diocesi di Lecce su “L’avventura educativa” aiuterà la Chiesa locale a mettere a fuoco i problemi che a, a livello nazionale, saranno affrontati nel mese di ottobre.

Ampliata la lista dei prodotti agricoli a tassazione ridotta. Si tratta di farina o sfarinati di legumi da granella secchi, radici o tuberi, frutta in guscio commestibile, prodotti di panetteria freschi, grappa, malto e birra. La loro manipolazione, trasformazione e conservazione produce reddito agrario e può quindi fruire di un regime fiscale di favore, con tassazione su base catastale. Le novità nel decreto Mef del 5 agosto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 212 del 10 settembre. Il provvedimento è stato emanato in base alle disposizioni dell’articolo 32 del Tuir, che considera attività agricole ricomprese nel reddito agrario quelle dirette alla manipolazione, conservazione e trasformazione di “prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamento di animali” e che prevede il periodico rinnovamento della lista dei beni da parte del ministro dell’Economia e delle Finanze, su proposta del ministro delle Politiche agricole e forestali. La nuova tabella, dunque, sostituisce quella approvata con decreto Mef del 26 ottobre 2007. Oltre al debutto dei nuovi beni, l’altra novità riguarda pesce, crostacei e molluschi: alla “conservazione” di questi prodotti ittici, nel nuovo elenco è stata aggiunta la voce “produzione”. La denominazione completa è ora “produzione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi, mediante congelamento, surgelamento, essiccazione, affumicatura, salatura, immersione in salamoia, inscatolamento, e produzione di filetti di pesce”, con l’effetto di ampliare notevolmente il raggio d’azione dei benefici fiscali. I prodotti del nuovo elenco sono stati individuati sulla base della classificazione delle attività economiche “Ateco 2007”, approvata con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 16 novembre 2007. I contribuenti con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare (come le persone fisiche e le società semplici), il regime agevolato si applica già da quest’anno: la tassazione avverrà su base catastale e non in base agli effettivi ricavi meno i costi sostenuti. L’elenco aggiornato: Produzione di carni e prodotti della loro macellazione; Produzione di carne essiccata, salata o affumicata, salsicce e salami; Lavorazione e conservazione delle patate, escluse le produzioni di purè di patate disidratato, di snack a base di patate, di patatine fritte e la sbucciatura industriale delle patate; Produzione di succhi di frutta e di ortaggi; Produzione e conservazione di frutta e di ortaggi; Produzione di olio di oliva e di semi oleosi; Produzione di olio di semi di granturco (olio di mais); Trattamento igienico del latte e produzione dei derivati del latte; Lavorazione delle granaglie; Produzione di farina o sfarinati di legumi da granella secchi, di radici o tuberi o di frutta in guscio commestibile; Produzione di prodotti di panetteria freschi; Produzione di vini; Produzione di grappa; Produzione di aceto; Produzione di sidro e di altri vini a base di frutta.


L’Ora del Salento

Lecce, 18 settembre 2010

obiettivo

PRIMO WEEK END FORMATIVO È INIZIATO IL CAMMINO DELL’AC DI LECCE

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Lo scorso fine settimana a Novoli più di 160 tra animatori ed educatori hannolavorato alla preparazione del nuovo anno associativo

Imparare a far bene il bene comune Se “Ho visto un posto che mi piace, si chiama mondo”, potrei essere semplicemente fan di un noto tormentone musicale dell’estate 2010. Ma in realtà potrei anche essere un ragazzo o un giovane che si vuole impegnare a fondo per farselo piacere sempre di più questo nostro territorio, ricco di contraddizioni e di potenzialità. Si è parlato di attenzione alla città e di bene comune a Novoli, per il primo weekend formativo dell’anno, vissuto in contemporanea tra Acr e Settore Giovani. Partendo dal tema che l’Ac propone, “Voi siete la luce del mondo”, sabato 11 e domenica 12 settembre scorsi, presso il Centro Madonna di Lourdes, oltre 160 tra animatori, educatori e aspiranti msacchini (i ragazzi del Msac, Movimento studenti di Ac) hanno scelto di pregare, studiare, e, tramite i laboratori, indirizzare il loro l’impegno. Nell’occasione si sono presentate le guide e i sussidi dell’anno, insieme a tutti i testi che l’Ac propone per la formazione e la crescita personale e di gruppo. “Voi avete il dovere di impegnarvi a fondo per la giustizia, la pace e la solidarietà e per lo sviluppo del nostro territorio, a partire dai gesti quotidiani”. Questo l’invito emerso dal Talk show di sabato pomeriggio, “Luce alle nostre città. Il bene (comune) fatto bene”, che ha visto l’apprezzata partecipazione di Mariarita Verardo, già presidente del Tribunale dei minori di Lecce. Hanno partecipato alla tavola rotonda anche Giovanni Morelli e Teresa Borelli, rispettivamente consiglieri nazionali giovani e Acr, e Angela Del Mastro, incaricata giovani della Regione Puglia. Attraverso l’utilizzo di filmati, anche provocatori, sui temi del volontariato, della cittadinanza attiva, dell’attenzione politica, del rispetto per i nostri luoghi, si è scatenata la discussione che ha trovato indicazioni pratiche e attenzioni formative. Al termine la presentazione di una testimone di Ac che ha incarnato tutte queste attenzioni: Armida Barelli. Ad aprire la due giorni la preghiera guidata da don Rocco Coppolella, assistente regionale dei giovani di Ac. “A partire dal segno di croce, ogni volta che preghiamo, chiediamo al Signore anche una rinnovata intelligenza, cuore e spalle forti che ci consentano di amare chi ci è vicino e ogni

giovane e ragazzo che ci è affidato”, ha esortato il giovane sacerdote. In serata la presentazione del “C’è di più”, incontro nazionale del 30 ottobre, in cui Acr e giovanissimi incontreranno Papa Benedetto XVI e urleranno “Diventiamo grandi insieme”. Domenica mattina don Simone Renna, direttore del Servizio diocesano di Pastorale Giovanile ha presiedu-

to la liturgia delle lodi e si è intrattenuto in un incontro per presentare le ultime novità sulla Gmg di Madrid. Proprio di questi giorni, infatti, il viaggio a Cuenca, diocesi spagnola poco distante da Madrid, che ospiterà i 250 leccesi per il gemellaggio pre-Gmg. Subito dopo la presentazione del “Punto Giovani” del Consultorio diocesano “La Famiglia”, attivato come

frutto concreto della collaborazione con l’AC all’indomani di “FragilEtà”, weekend formativo dei giovani del marzo scorso. La domenica mattina ha vissuto poi due sessioni parallele. L’Acr ha approfondito lo studio delle guide con la divisione in fasce; il settore giovani ha lavorato in gruppi di studio sul tema “A.A.A. Bene comune cercasi”.

COSA SONO I WEEK END? I weekend formativi sono delle situazioni ottime per la formazione di noi educatori. Oltre a rincontrare i volti già conosciuti gli anni precedenti si fa amicizia con i nuovi arrivati creando un magico clima di fratellanza con il quale è un piacere trascorrere il weekend. Quest’anno le due equipe hanno collaborato insieme. Ci hanno dato dei consigli per prepararci al grande evento del 30 ottobre, “C’è di +”, incontro dei giovanissimi e dell’Acr con il Papa a Roma e l’evento ancor più grande, la Gmg di Madrid dell’agosto prossimo. Per quanto riguarda la formazione si è avuto modo di conoscere e approfondire il nuovo tema e le guide che ci accompagneranno durante l’anno associativo; abbiamo anche avuto modo di “metterci in gioco” attraverso le attività. Grazie alla divisione in gruppi, si è avuta la pos-

C’È DI +

Verso l’incontro del 30 ottobre con Papa Benedetto XVI Mancano ormai poco più di quarantacinque giorni a quello che si preannuncia essere un vero e proprio evento per la nostra associazione. Ovviamente ciò di cui stiamo parlando non è altro che il grande incontro nazionale che si svolgerà il 30 di ottobre a Roma. Questo momento di incontro, di preghiera, di festa vedrà coinvolti non solo l’Acr e i giovanissimi, ma anche e soprattutto ciascuno di noi perché dimostri la sua affezione all’associazione. È dimostrare la propria responsabilità e attenzione verso i più piccoli cercare di invitare a partecipare quante più persone possibili dalle nostre parrocchie ed è un modo per far vedere che non esistono solo le emergenze in questo nostro paese, ma ci sono tanti ragazzi felici che vivono il loro quotidiano in maniera gioiosa e soprattutto cristiana. Tanti sono quelli che hanno già aderito, ormai abbiamo superato abbondantemente le trentamila iscrizioni, anche noi non possiamo e non dobbiamo mancare anche perché come diocesi apriremo uno dei momenti della manifestazione, quello dedicato ai giovanissimi in Piazza del Popolo durante il quale un nostro coro farà ascoltare a tutti l’inno da noi scritto e musicato. Ed allora non resta che organizzarsi, con pullman auto treni ed aerei per arrivare a Roma, ma soprattutto per essere protagonisti, iscriversi attraverso il centro diocesano per ottenere il pass con il quale si potrà entrare in Piazza San Pietro e ascoltare il Papa. Voi direte solo questo? No insieme al pass verrà consegnato anche un kit con i gadget per la manifestazione. Allora perché aspettare? Noi del centro diocesano siamo a Vostra disposizione. Massimiliano Calò

A chiudere la due giorni la celebrazione eucaristica presieduta da don Alessandro Scevola, assistente dell’Acr e concelebrata da don Sandro Quarta, assistente del Settore Giovani, che ha portato il saluto e il messaggio di buon lavoro da parte del padre vescovo Domenico Umberto D’Ambrosio. Salvatore Scolozzi

I NUOVI SUSSIDI

Occasioni per crescere

Voi siete la luce del mondo

sibilità di aprirsi, raccontandosi, conoscere gli altri e confrontarsi con altre realtà parrocchiali. I dibattiti avuti il primo giorno ci hanno dato vari spunti di riflessione che approfondiremo all’interno delle nostre parrocchie. Anche l’incontro con l’educatrice del Consultorio diocesano “La Famiglia” di Lecce è stato positivo: Elisa ha spiegato le sinergie con l’Ac di Lecce e ha

La presentazione dei Sussidi di Azione Cattolica ha per me rappresentato una proficua occasione di incontro e confronto su riflessioni, idee ed eventuali prospettive relative al tema scelto per il prossimo anno associativo: “Voi siete la luce del mondo”. Tema affascinante e, allo stesso tempo, impegnativo, che concretamente si articola intorno alla presa di coscienza del ruolo che ciascun giovane è chiamato a ricoprire nella costruzione del bene comune. Proprio la costruzione del bene comune è stata al centro di due dei momenti, a mio parere, più significativi del week-end. Il talk-show pomeridiano ha costituito un ottimo momento preliminare di formazione; personalmente, attraverso le esperienze raccontate dai testimoni, ho rafforzato la mia convinzione del compito che l’Azione Cattolica deve svolgere nell’educazione e nella formazione delle coscienze delle nuove generazioni. Spunti, questi, che ho avuto modo di ribadire nei laboratori tematici successivi al dibattito: nel confronto con gli altri educatori, ho condiviso l’impossibilità per noi, cittadini del mondo, di esimerci da una partecipazione, anche politica, sempre più attiva, nella prospettiva della costruzione di una società che sempre più si muova verso traguardi di giustizia ed uguaglianza per tutti. Come responsabile di un gruppo di giovanissimi, ho poi particolarmente apprezzato la formula scelta per i lavori del week-end, formula che alla imprescindibile formazione personale affianca l’impegno concreto assunto attraverso i laboratori. E che si dimostra in piena sintonia con quanto emerso dal confronto sul bene comune: “Siamo nel mondo e vogliamo spenderci per renderlo più umano”. Una vocazione, la nostra, che ci chiede, da giovani cattolici formati, di vivere da protagonisti la realtà che ci circonda. Mauro Spedicati

consigliato di rivolgerci al “Punto Giovani” per qualsiasi nostro problema e, in quanto educatori, per discutere le situazioni dei nostri gruppi su diverse tematiche sensibili tipiche della crescita. Da oggi, oltre ai tanti amici dell’associazione, avremo altri “amici esperti” con cui confidarci e confrontarci. Giuliana Fiume

dell’opuscolo “animatori sportivi in stile salesiano”


L’Ora del Salento 11

Lecce, 18 settembre 2010

zoom LECCE/Presso l’ex Convento dei Teatini un ricordo al grande usignolo leccese

Il libro di don Gianni Mattia cappellano al Fazzi

La grande lirica in omaggio a Schipa

Nel dolore... il Suo infinito Amore! Piccole storie di miracoli

Anche la pioggia ha cessato di battere la sera di sabato 6 settembre in occasione del Concerto Vocale e Strumentale Core mio del Gruppo Lirico Vanna Camassa, organizzato in seno alla Settimana della Cultura Premio Il Sallentino, organizzato dallo staff di RadiOoQuenn. Una serata all’insegna della grande lirica, in contemporanea con il grande evento mediatico che ha visto la diretta in mondovisione da Palazzo Re di Mantova de Il Rigoletto, con un insolito Placido Domingo baritono. Un omaggio a Tito Schipa, il grande usignolo che ha portato il nome di Lecce in giro per il mondo, quello proposto dal Gruppo Vanna Camassa, che ha visto alternarsi sul palco allestito nella suggestiva cornice del chiostro dell’ex Convento dei Teatini le belle voci del soprano Marina Tundo, del giovane tenore barese Vito Cannillo, del baritono Giorgio Schipa, del basso Piero Conte accompagnati dal pianista Gabriele Greco. A curare il profilo artistico della serata la sapiente regia del maestro Giuseppe Lattante. Abbiamo dato vita ad una serata di alto respiro artistico,- commenta il maestro Lattante - con un programma variegato ed inconsueto che ha saputo emozionare i tanti melomani leccesi e i numerosi turisti che si sono fatti letteralmente trascinare dal Toreador di Bizet e dal celeberrimo Largo al factotum di Rossini; hanno sognato con il Valzer di Musetta di Puccini e con le arie più belle tratte dal raffinato e nobile

repertorio di Bellini per soprano e basso; si è pensato di ripercorrere le tappe artistiche più significative del grande Tito Schipa proponendo una scelta di brani che hanno reso immortale la voce del Commendatore, fra tutti Sogno soave e casto e il duetto Tornami a dir che m’ami tratti dal Don Pasquale di Donizetti. Ad una prima parte prettamente “colta” abbiamo contrapposto un secondo tempo all’insegna della canzone napoletana con i brani più celebri e apprezzati del repertorio partenopeo: da Passione a Torna a Surriento, da O’ marinariello a Piscatore ‘e Pusilleco, passando attraverso la musica da film e concludendo con un

RADIO E DINTORNI

Nel blu dipinto di blu che ha visto protagonista principale proprio il pubblico presente, che non si è fatto pregare di cantare l’indimenticato successo di Domenico Modugno. Il Gruppo Lirico Vocale Vanna Camassa ha tra i suoi obiettivi principali la promulgazione del grande repertorio belcantistico sul territorio salentino, sulle orme della prof.ssa Vanna Camassa, fulgido esempio di soprano lirico italiano. Allieva del grande Tito Schipa, che ne fu il suo mentore artistico, ha cantato sin da giovanissima con le più famose voci del panorama lirico della metà del ‘900: Bechi, Stracciari e Sinimberghi, oltre che Tito Schipa, furono suoi compa-

di Alberto Marangio

gni d’arte nei più importanti e blasonati teatri italiani, che l’hanno vista interpretare le grandi eroine del melodramma ottocentesco. Tanti i concerti, con finalità di beneficenza, che Vanna negli ultimi anni della sua nonagenaria vita ha curato con gusto estetico, perizia tecnica e competenza artistica promuovendo le giovani voci del suo vivaio musicale. Oggi il Gruppo lirico vocale a lei dedicato, con la direzione artistica del maestro Giuseppe Lattante, ha l’arduo, quanto ambizioso e delicato compito di tenere viva la memoria di un’illustre voce del mondo lirico che tanto lustro ha reso alla comunità artistica pugliese. Anna Rita Favale

L’autore di questo prezioso libretto, don Gianni Mattia, da ben 11 anni Padre Spirituale dei sofferenti ricoverati presso l’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, scrive di aver maturato un’esperienza “che glí ha cambiato la vita e che ogni giorno continua a farlo”. Ed ecco il titolo di questo libretto: Nel dolore... il Suo infinito Amore! Piccole storie di miracoli d’Amore! Nella presentazione al volumetto, S. E. mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce, scrive a “don Gianni Mattia che con impegno, passione ed amore vive il ministero della consolazione che gli è stato affidato per la grande famiglia del Presidio Ospedaliero V. Fazzi di Lecce, la mia parola di ammirazione e di gratitudine per quanto riesce a narrare non con piglio favolistico e narrativo ma con l’amore attento e condiviso che lo vede accanto al letto di sofferenze a volte rabbiose ma che la fede trasforma in abbandoni fiduciosi”. Di fronte alla malattia che è causa di sofferenze a volte indicibili e nascoste ci chiediamo chi sia il protagonista di questo mistero profondamente umano. Forse il dolore, la sofferenza struggente e lancinante? Don Gianni Mattia ci dice che il vero protagonista è il Suo infinito Amore e le piccole storie vere che narra testimoniano l’efficacia di altrettanti miracoli d’Amore che è possibile leggere con un coinvolgimento catartico e positivo. La tormenta del dolore umano, fisico e/o morale, nei Vangeli della Passione e Morte di Cristo è esplicita nei particolari, tanto che Gesù dice: “non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42). Questa tormenta del dolore rimane la più chiara espressione del limite naturale delle cose create e, nel segno del limite, ne manifesta le dimensioni che, spesso inspiegabili, provocano ripulsa e rimangono piatte ad ogni reazione. Il prendere atto del senso del limite diviene allora l’atteggiamento opportuno da assumere per superare la finitudine dolorosa e così giungere ad accettare persino la morte nella sua necessaria e inesorabile realtà. L’Amore di Gesù, comprensivo della sua immolazione dona conforto e riaccende in noi ciò che sembra negativo trasfigurandolo in una luce inestinguibile, in un conforto che dona quiete e tranquillità di spirito. L’Amore infinito di Cristo e del suo Olocausto sono, per tutti e per ciascuno, come arcobaleno della novità cristiana auspicata e fortemente voluta. Sono la traccia evidente e rassicurante che in “Piccole storie di miracoli d’Amore” don Gianni Mattia rievoca suggestivamente. Ivan d’Arco

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Giorgio Lolli e “la voce di chi non ha voce”

La beatificazione di John Henry Newman

Il sessantaquattrenne Giorgio Lolli è un imprenditore di origini bolognesi. Stabilitosi da più di trent’anni anni nell’Africa occidentale subsahariana, Lolli ha fino ad oggi contribuito alla realizzazione di circa cinquecento stazioni radiofoniche a piccolo raggio, sparse tra Ghana, Mozambico, Senegal e numerosi altri Paesi ancora. Parliamo di emittenti a carattere prevalentemente religioso e comunitario, che raccontano, in aree dove gli altri mezzi di comunicazione ancora hanno uno scarso impiego, la vita delle realtà presso le quali risultano collocate. Diventate un nuovo fulcro di tali società, le varie stazioni contribuiscono dunque allo scorrere naturale della vita di tante popolazioni, anche attraverso contributi semplici come la diffusione di annunci di matrimonio, di nascita o di morte. La Société Solaire di Lolli lavora costruendo tutto l’occorrente per la realizzazione di un’emittente; realizzazioni che, come in più occasioni osservato dal titolare, in questi anni in pochi sono effettivamente riusciti a pagare. Dalla stessa società, inoltre, spesso vengono organizzati anche dei corsi di formazione, che forniscono ai destinatari competenze sia tecniche che giornalistiche. L’esperienza della Société Solaire non è tuttavia l’unica del genere; risultano infatti diversi casi analoghi, che permettono semmai di notare come in Africa siano numerosi gli italiani che sembrano aver individuato una sorta di “vocazione” tutta loro, quasi raccogliendo l’eredità di Guglielmo Marconi e riscoprendosi “missionari della radio”. Per chi fosse incuriosito dall’esperienza di Giorgio Lolli, è possibile ascoltare il protagonista della stessa all’interno dell’intervista rilasciata nei giorni scorsi ad A tu per tu, trasmissione curata da Stefano Mensurati su Radio 1; l’intervista è disponibile sul sito del Gruppo radioamatori Rai di Milano. Naturalmente sul web è possibile rintracciare con facilità anche altre informazioni sull’argomento. All’interno di uno di questi contributi (pubblicato sull’Avvenire lo scorso 6 giugno 2007), Lolli conclude così il proprio intervento: “Ricordo quando creai la radio a Bankass, nel deserto del Mali. All’inaugurazione c’era tutto il villaggio, gli abitanti si erano addirittura autotassati pur di avere la loro emittente. E il sindaco disse: “Ora che abbiamo la farmacia, il pozzo e la radio, abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno”. Quel giorno ho capito veramente cosa vuol dire dare voce ai senza voce”.

Il 18 aprile 2005, nella sua omelia al collegio dei cardinali, nel corso della messa che precedette il conclave da cui proprio lui sarebbe uscito Papa, Joseph Ratzinger, dopo aver stigmatizzato le ideologie della modernità - dal marxismo al liberalismo, dal libertinismo all’individualismo radicale, dall’ateismo al misticismo sincretista , ebbe a dire: “…Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. Se si abbandona la verità oggettiva, rinvenibile nel diritto naturale, tutto diventa opinabile e l’opinione dei più forti finisce con l’imporsi. Così quando trascuriamo la verità abbandoniamo, di conseguenza, anche la libertà. Per questo il Papa ha parlato dell’abbandono della verità oggettiva come uno slittamento verso la dittatura del totalitarismo, dove ci si ritrova alla mercé dell’ideologia vincente del momento. Ma come riconoscere la verità oggettiva? Lo stesso Benedetto XVI non si stanca di ripetere che ci sono due grandi strade maestre capaci di condurre l’uomo di retta intenzione a tale meta: la ragione e la fede. L’una senza l’altra possono poco; insieme sono le due ali che consentono di spiccare il volo verso la verità e verso Dio. Da San Tommaso a Giovanni Paolo II fino all’attuale pontefice questo insegnamento si arricchisce di nuove luci e più profondi significati anche grazie all’esperienza di uomini che tale percorso hanno saputo affrontare. Illuminante a tal proposito è la vita dell’inglese John Henry Newman (1801-1890), che

Benedetto XVI si appresta a proclamare Beato (il 19 settembre 2010) nel corso del suo viaggio pastorale in Inghilterra. Partito da posizioni giovanili razionaliste, Newman abbracciò con convinzione la fede anglicana considerandola una “via media” tra il cattolicesimo “reazionario” e il protestantesimo più radicale. Poi si accorse, studiando il cristianesimo delle origini, che la via della mediazione non necessariamente coincide con quella della verità, e nel 1845 si convertì al cattolicesimo. Nel 1879 fu creato cardinale da Leone XIII. Newman maturò la sua conversione al cattolicesimo nel segno di una crescente adesione alla razionalità dell’atto di fede e a una concezione del cristianesimo fondata sull’oggettività del dogma e sull’universalità della Chiesa di Roma. Costantemente teso alla ricerca del vero e del bene, per Newman fede e ragione sono “come due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità”. Non a caso nell’epitaffio sulla sua tomba - da lui stesso composto - è scritto: “Dall’ombra e dai simboli alla verità”. Temi e accenti oggi riproposti con forza da Papa Benedetto XVI. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 18 settembre 2010

le nostre città ANNO NUOVO/Trasmettere passione e competenze

IL GARANTE/Un opuscolo per gli addetti ai lavori

Le novità del Ministro Gelmini La privacy tra i banchi di scuola Riprende la scuola e riprendono anche i tormentoni, anche se quest’anno avremo da fare , e molto!, con la riforma targata “Gelmini”. Scuola nuova, tormentoni vecchi? C’è da giurarci. I prof che al temuto incontro scuola-famiglia diranno: “è intelligente, ma … non si impegna”. Oppure… “Sì, ha una valutazione complessiva sul 7, ma perché non deve ‘puntare’ all’8”. E nelle programmazioni individuali l’orrida analisi del contesto classe : “La classe è composta da X alunne e Y alunni. La loro provenienza è per la gran parte dal precedente anno di corso, si è inserito un nuovo elemento ( …elemento? Un essere umano?) che sembrerebbe essersi integrato con relativa facilità nell’ambito del gruppo”. Ma non finisce qui: “I test di ingresso hanno evidenziato che una parte, ristretta, possiede competenze di ottimo /buon livello; una seconda fascia, la maggioranza, si attesta sulla sufficienza; un gruppo di minoranza non possiede tutti i prerequisiti necessari, ma si ha fiducia che il lavoro su questi discenti di rinforzo costante e ripianamento dei deficit porti a risultati almeno soddisfacenti”. E cosa c’è di nuovo? Non abbiamo detto che la scuola, quindi le classe, sono ologrammatiche rispetto alla Società? Anche in questa ci sono gli eccellenti, la sana medietà, chi è un po’ o molto indietro. Ritorneranno, a seguire, gli alunni, con i loro sacrosanti “stupidari” dei prof, molti dei quali gustosamente messi in Rete. Una prof. di Francese: “è inutile, così non ci addestriamo! (della stessa serie dell’‘elemento’. Forse pensa d’avere cani, non ragazzi”); Tedesco: “no, questo è molto più prima... ah non si dice

più prima in italiano, com’è? Non lo so...”; Musica: tutto quello che c’era da cedere l’abbiamo ascoltato, quindi possiamo andare avanti... E poi ci sono loro, i ragazzi: Storia: “Un referto archeologico”; Letteratura: “Le prime opere che Manzoni scrive dopo la morte sono…”; ancora Storia: “ I babilonesi vivevano all’interno dell’Eufrate, in un paese pieno di tigri”; Matematica: “Aperta parentesi grappa”. Infine Solgenitsin che “viveva in Russia in un gulasch” Queste degli studenti sono solo alcune delle cose che Gianmarco Perboni ha raccolto nella sua nuova antologia di stupidaggini sentite nelle aule. Ma dallo stupidario dei prof e delle perle dei ragazzi emerge un quadretto sì simpatico ma indicativo, anche se, per fortuna non si tratta della quotidianità. Le eccellenze ci sono e molte e sono proprio al Sud, a dispetto di qualche stupidata sentita di recente. Certo è che la riforma Gelmini parte da qui. Una scuola pubblica che, per fortuna, ancora non è stata sopravanzata da quella privata, cui per democrazia non pensiamo assolutamente di togliere spazio ma immaginiamo una parità tra le due in termini di potenzialità di resa di servizio. Una studentessa siciliana, sempre in Rete, dice: “ …frequento una scuola privata. Piscine, campi sportivi, recuperi, tennis. I miei amici che sono nella statale se manca un insegnante rischiano di restare soli in classe. Noi abbiamo una seconda casa. Ma non è questo che dovrebbero essere le scuole?”. Già, una seconda casa. Una casa sicura, curata, restaurata. Non lasciata ai pericoli che nel tempo l’incuria inevitabilmente genera. Una cura, non solo fisica, ma anche morale, da

mettere da parte di tutti per ogni aspetto della scuola. Da parte dei docenti che devono trovare la forza di generare intorno a loro entusiasmo; delle famiglie che devono smetterla di giustificare le mancanze dei figli che, se è vero che “ogni scarrafon’ è bell’a mamma so’a” , non pensabile siano giustificate anche nei casi “impossibili”, come in questo caso: Vicepreside vede una alunna tranquillamente a passeggio, fuori dalla scuola, in orario di lezione. Al rientro chiama la madre: “Signora, la avviso che sua figlia oggi risulta assente”. La mamma: “Grazie professore, sì, è vero, Chiara è a letto con la febbre!”; o vistosamente sia disimpegnato rispetto ai doveri scolastici. Cura degli alunni, che devono collaborare perché i docenti riescano a mettere in gioco tutto di se stessi nell’intento di creare un percorso virtuoso comune. Dei dirigenti: che sappiano ascoltare, tutti e non stiano solo in ufficio, sebbene sia vero che le responsabilità sono tante, a volte da non far dormire. Ma questo lavoro è fatto di sfide, quotidiane. Condividiamo l’affermazione di Scaparro: “L’Italia ha bisogno di una scuola seria, dove non si aspetti lo squillo della campanella, ma si insegnino passioni e competenze, dove i professori dimostrino orgoglio per quello che fanno, abbiano stipendi adeguati e non siano tormentati da cambiamenti continui: E dove le aule non cadano in pezzi. Insomma un luogo dignitoso in cui passi un messaggio vecchio, ma ancora valido: studiare è un privilegio”. Da permettere a tutti, aggiungiamo noi. Buon anno scolastico a tutti. Loredana Di Cuonzo

Il nuovo anno scolastico è ormai cominciato e, insieme agli ormai annosi problemi sulla precarietà del lavoro per gli insegnanti e su quella, non meno importante, dell’edilizia di molti edifici scolastici, si pongono altri quesiti che non sempre trovano risposta da parte delle istituzioni. Tuttavia, dubbi come: si possono usare i videofonini a scuola? Gli scrutini sono pubblici? Si possono filmare le recite scolastiche? Le scuole possono installare telecamere?, si sono sciolti nel vademecum di recente pubblicazione voluto dal Garante per la protezione dei dati personali e dedicato alla scuola. Scritta con un linguaggio volutamente semplice e meno tecnico possibile, la guida offre un primo contributo a presidi, ad insegnanti, ad operatori scolastici, ma anche a genitori e studenti, per approfondire i temi legati alla privacy. La scuola è chiamata ogni giorno a costruire le condizioni per un futuro migliore delle nuove generazioni e il “corretto trattamento dei dati personali”, un’espressione che può sembrare asettica, ma che in realtà costituisce una condizione essenziale per il rispetto della dignità delle persone, della loro identità, del loro diritto alla riservatezza, è il presupposto fondamentale attraverso il quale si definisce il mondo dei valori che permette alla società di crescere nel rispetto reciproco. La guida, molto agevole e di facile consultazione, è organizzata in cinque brevi capitoli (Regole generali, Voti ed esami, Informazioni sugli studenti, Foto audio e video, Sicurezza e controllo) che riportano regole ed esempi, e in due sezioni “di servizio” (Parole chiave, Per approfondire) utili per comprendere meglio la specifica terminologia utilizzata nella normativa sulla privacy e per avere un sintetico quadro giuridico di riferimento.

In linea generale, occorre sapere che le scuole hanno l’obbligo di far conoscere alle famiglie degli studenti come usano i loro dati personali. Devono cioè rendere noto, attraverso un’adeguata informativa, quali dati raccolgono e come li utilizzano. Le scuole pubbliche non sono tenute a chiedere il consenso per il trattamento dei dati personali degli studenti, ma gli unici trattamenti permessi sono quelli necessari al perseguimento di specifiche finalità istituzionali oppure quelli espressamente previsti dalla normativa di settore. In sintesi, le scuole possono detenere solo le informazioni strettamente legate alle “rilevanti finalità pubbliche” che si intendono perseguire: ad esempio, è possibile elaborare informazioni sulle convinzioni religiose degli studenti, al fine di permettere la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica. Fermo restando che è demandata alla sensibilità del docente la lettura in classe degli elaborati prodotti dai propri alunni, non esiste alcun provvedimento del Garante che imponga di tenere segreti i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato, perché le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette a un regime di trasparenza. È però necessario prestare attenzione a non fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti, o altri dati personali non pertinenti. Ad esempio, il riferimento alle “prove differenziate” sostenute dagli studenti portatori di handicap non va inserito nei tabelloni affissi all’albo dell’istituto, ma deve essere indicato solamente nell’attestazione da rilasciare allo studente. Il diritto-dovere di informare le famiglie sull’attività e sugli avvenimenti della vita scolastica deve essere sempre bilanciato con l’esigenza di tutelare la

personalità dei minori. È quindi necessario, ad esempio, evitare di inserire nelle comunicazioni scolastiche elementi che consentano di risalire, anche indirettamente, all’identità di minori coinvolti in vicende particolarmente delicate. Svolgere attività di ricerca con la raccolta di informazioni personali, spesso anche sensibili, tramite questionari da sottoporre agli alunni, è consentito soltanto se i genitori sono stati preventivamente informati sulle modalità di trattamento e conservazione dei dati raccolti e sulle misure di sicurezza adottate. Gli intervistati, inoltre, devono sempre avere la facoltà di non aderire all’iniziativa. Un capitolo molto importante riguarda le riprese audio e video, o le fotografie raccolte dai genitori, durante le recite, le gite e i saggi scolastici. Le immagini, in questi casi, non violano la privacy, ma solo se sono raccolte per fini personali e destinate a un ambito familiare o amicale e non alla diffusione. Va però prestata particolare attenzione alla eventuale pubblicazione delle medesime immagini su Internet, e sui social network in particolare. In caso di comunicazione sistematica o diffusione diventa, infatti, necessario di regola ottenere il consenso delle persone presenti nelle fotografie e nei video. L’utilizzo di videofonini, di apparecchi per la registrazione di suoni e immagini da parte dei ragazzi è in genere consentito, ma esclusivamente per fini personali, e sempre nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone coinvolte, in particolare della loro immagine e dignità. Le istituzioni scolastiche hanno, comunque, la possibilità di regolare o di inibire l’utilizzo di registratori audio-video, inclusi i telefoni cellulari abilitati, all’interno delle aule di lezione o nelle scuole stesse. Samuele Vincenti

a cura di Elena Palladino

FISCOSENZAVELI

Avv ocato Spe cializzata in Diritto Amministrativo e Tributario

Omaggio a Gioia di Gino Bello

Falsa fatturazione e fine di evasione Un contribuente impugnava in Cassazione la sentenza del Tribunale di merito che lo aveva riconosciuto colpevole del reato di cui dall’articolo 8, commi 1 e 3, del d. lgs. n. 74/2000, per avere emesso nei confronti di una società una fattura per operazioni inesistenti. Il ricorrente ritenendo viziata la sentenza di appello per erronea interpretazione del citato articolo 8, in quanto, “nell’impossibilità giuridica di ottenere il rimborso dell’Iva non si era verificata nessuna evasione d’imposta e quindi nessun danno erariale”, chiedeva al Supremo collegio l’annullamento della suddetta sentenza. I giudici di legittimità, con la sentenza n. 26138 dell’8 luglio u.s., hanno rigettano le doglianze del ricorrente, nella considerazione che nessuna rilevanza può essere data all’argomentazione del ricorrente - secondo cui non sussiste il contestato reato tributario dal momento che non ha cagionato alcuna evasione d’imposta e quindi alcun danno erariale - sussistendo, invece, nel caso de quo, tutti gli elementi costitutivi della fattispecie criminosa in contestazione. Quanto all’elemento oggettivo, la Cassazione precisa che gli accertamenti svolti dalle Autorità finanziarie hanno “…inequivocabilmente provato…” che il ricorrente, nella qualità di rappresentante legale e amministratore di due società, aveva emesso, tra le stesse compagini sociali, una fattura per operazioni inesistenti, essendo stato dimostrato che i lavori di costruzione del complesso immobiliare - per la cui realizzazione la fattura era stata emessa non erano mai iniziati. Al riguardo ricordano che l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di una società a favore di un’altra, facenti capo allo stesso amministratore, è sufficiente, di per sé, a conseguire la finalità di consentire a terzi l’evasione di imposta e, di conseguenza, a integrare la fattispecie delittuosa di cui all’articolo 8 del d.lgs. 74/2000 (Cassazione, sentenza n. 38199/2002). Quanto poi all’elemento soggettivo, la Corte suprema statuisce che “… l’evasione di imposta non è elemento costitutivo della fattispecie incriminatrice del delitto di emissione di fatture per operazioni inesistenti…” ma rappresenta solo “… un elemento del dolo specifico normativamente richiesto per la punibilità dell’agente…”. In altri termini, l’evasione d’imposta non è elemento essenziale della fattispecie, ma “…per integrare il reato è necessario che l’emittente di fatture (per operazioni inesistenti, n.d.r.) si proponga il fine di consentire a terzi la evasione delle imposte sul reddito o sul valore aggiunto, ma non anche che il terzo consegua effettivamente la evasione (Cass. n. 39359/2008; Cass. n. 13826/2001)“. Lo studio Palladino fornirà maggiori informazioni ai seguenti recapiti: palladino@loradelsalento.it

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

continua... Dopo la presentazione della prima idea tematica della marcia sinfonica “Omaggio a Gioia” di Gino Bello, giunge all’ascoltatore il secondo segmento che si riallaccerà alla fase introduttiva già evidenziata precedentemente. Sono chiamati i primi clarinetti soprani a tessere una linea di ricongiungimento con l’ausilio del resto dell’organico bandistico. Si tratta di proporre la stessa cellula ritmica dell’introduzione con il supporto del tutti nei momenti in cui le semicrome ribattute sono il ritmo incontrastato della composizione. È un espediente necessario a ricaricare il brano dell’energia necessaria per ripartire ed affrontare nuove idee melodiche. Infatti, dopo questa fase riespositiva, compare il terzo segmento modulante. Il levare degli strumenti scuri, sia delle ance sia degli ottoni, conduce la melodia verso il centro tonale di modo minore. Il materiale ritmico, utilizzato per tale passaggio, è pressoché identico al precedente e utilizza gli stessi intervalli (terza e quarta) evidenziati nel primo tema. Il tappeto armonico dei secondi clarinetti soprani, dei corni, dei flicorni bassi e contrabbassi preannuncia l’avvento della seconda idea melodica. Sono chiamati i soli primi clarinetti soprani a condurre la nuova linea sonora: essa, dal carattere energico e pungente, si pone all’attenzione dell’ascoltatore in una condizione più meditativa in cui la luce del suono è debole e volutamente sotto controllo da parte del compositore. Questo contrasto di elementi colloca il Bello come un ricercatore di effetti bandisti-

ci; infatti, non possono sfuggire all’ascoltatore né i respiri puntigliosi dei primi clarinetti soprani, né il pianissimo loro affidato: si ottiene un interessante risultato timbrico conseguito fortemente dalla profonda conoscenza della tavolozza bandistica da parte del compositore. Il cambio di modo (da minore a maggiore) avviene repentinamente sempre da parte dei primi clarinetti soprani e può essere considerato come un terzo tema. In realtà è un naturale proseguimento della seconda idea sorta nel modo minore. Questo momento è più luminoso del precedente: l’affondo dei flicorni bassi e contrabbassi sui tempi forti e la risposta ritmico - melodica dei secondi clarinetti soprani e dei corni sulla parte debole dei movimenti irrobustiscono l’assetto melodico. Il carattere del tema si è lievemente modificato attraverso l’inserimento di più gruppi di quattro semicrome delle quali due legate e due staccate; il protrarsi dell’azione ritmica genera la giusta quantità di energia utile all’ascoltatore affinché si senta spinto in avanti con una maggiore accelerazione che lo coinvolgerà maggiormente. Nella riproposta della melodia in maggiore intervengono i sassofoni tenori e i flicorni scuri perché sono chiamati a realizzare un pianissimo effetto eco sulla melodia dei primi clarinetti soprani. Ricompaiono i ritmi terzinati, già presenti nella seconda parte del primo tema, utili a rinforzare i momenti di stasi della melodia principale. Un lineare, brevissimo e statico intervento (pianissimo) delle trombe in sib., quasi al termine di questa fase, pare segnalare la presenza di questi strumenti, non ancora molto utilizzati che “scalpitano” all’interno dell’organico bandistico.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 18 settembre 2010

le nostre città In Italia il primo romanzo di Gilbert Keith Chesterton IN GALLERIA

L’elogio della follia “Il Napoleone di Notting Hill” è il primo romanzo di Gilbert Keith Chesterton, uscito nel 1904, dopo la fase di “studio” dello scrittore inglese, culminata nei lavori su Stevenson, Tolstoj e Tennyson. Mancano ancora tre anni al fatidico 1908, periodo essenziale nella produzione del creatore di Padre Brown, perché escono due suoi libri fondamentali: il saggio “Ortodossia” e il romanzo “L’uomo che fu giovedì”. Quest’ultimo è probabilmente una delle più importanti prove narrative della letteratura inglese di primo Novecento, oscurata dalla sua precisa presa di posizione in favore della fede in un contesto storico in cui il castello della letteratura era tenuto da scrittori portatori di altre visioni del mondo. La prova d’esordio del narratore Chesterton, che l’editore Lindau giustamente ripresenta ai lettori italiani (232 pagine) mostra già il suo coraggio e il suo ostinato spirito di contraddizione, perché in realtà essa rappresenta la celebrazione della follia creatrice, della superiorità dell’apparente semplicità di cuore. Per certi versi è il peana di un narratore anticonformista che invece di cantare i valori della solida borghesia cittadina o, al contrario, della trasgressione luciferina, celebra praticamente quello che i benpensanti chiamerebbero lo scemo del villaggio, l’eterno bambino, quello che nell’antichità veniva considerata l’ideale vittima sacrificale destinata all’espiazione delle colpe di tutta la città. In una improbabile Inghilterra la monarchia è elettiva, anzi, lasciata al caso, sottile e

arguta allusione alla equivalente potenzialità di rischio insita nella trasmissione dinastica del potere regale ma anche in quella elettorale (e Chesterton non aveva ancora assistito alle vittorie “elettorali” di fascismo e nazismo!). La tradizione vuole che la notifica dell’avvenuta “elezione” sia fatta direttamente all’interessato ovunque egli si trov i al momento: il problema è che il nuovo re viene raggiunto mentre è impegnato in una capriola. L’agente “rivolse lo sguardo ad Auberon (il nome del prescelto, ndr), che in quel momento stava infilando la testa fra le gambe ed emetteva un rumore simile al verso di una mucca. ‘Pare che il gentiluomo con cui dobbiamo congratularci in questo momento sia… ehm… occupato’. ‘Non Quin!’ (il cognome, ndr) urlò Baker (un suo collega) correndo verso di lui. ‘Non può essere. Auberon, per l’amor del cielo, rimettetevi in sesto. Siete stato proclamato re!’”. Il nuovo re d’Inghilterra (non sfuggirà al lettore la sua quasi omonimia con l’Oberon re delle fate nel “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare) è un uomo che sembra non essere mai completamente cresciuto e viene considerato dai suoi colleghi nulla di più dello scemo del ministero. Eppure è il re, ed esserlo non cambia la sua natura. Trasforma Londra in una variopinta giostra di quartieri, disegna egli stesso gli abiti per i prevosti e i rappresentati, inventa la politica come gioco. I suoi colleghi cercano di farlo ragionare: la politica non è un gioco. E qui il re insorge e, per una volta, parla seriamente: “Tutto il mondo è impazzito, tranne

Adam Wayne (un altro sognatore, ndr) e io. Ciò che vi ho detto qualche tempo fa (…) è vero come la morte: la società fa impazzire gli uomini. Voi siete matto perché vi preoccupate della politica, matto quanto chi raccoglie i biglietti del tram. Buck è matto perché si preoccupa dei soldi, matto come colui che vive di oppio. Wilson è matto, perché si crede nel giusto, matto come colui che si ritiene Dio Onnipotente. (…) Tutti sono matti, fuorché le persone dotate di senso dell’umorismo, che non si preoccupano di nulla e possiedono tutto”. È la traduzione narrativa dell’insegnamento evangelico, soprattutto dove si parla dei poveri in spirito e della assurd ità della preoccupazione nevrotica per il domani. Ma il Napoleone di Notting Hill è anche un’altra cosa: la commossa celebrazione dei giardini perduti, di quella millesimale ultima scintilla di Eden rimasta impigliata nei luoghi dove si è giocato da bambini, quei luoghi che il cosiddetto progresso fa sparire per costruire grandi strade e immensi palazzi. Il paladino di questi luoghi apparentemente inutili, Wayne, è l’unico seguace convinto dello strano re che vuole trasformare l’intera Londra nello spazio dove l’infanzia può regnare sovrana. Il romanzo è la celebrazione della fantasia contro una ragione oppressiva e ossessionante, e non, si guardi bene, un assalto frontale alla ragione come tale. Il volume è corredato da notizie biografiche su Chesterton e da una bibliografia critica che sarebbe stato bene approfondire maggiormente. Luigi Buccarello di Giovanni Napolitano

VITE MIGRANTI

Regia Corvetta Caracciolo: il diario del nonno Il 31 gennaio 1883 la Caracciolo tagliò per la terza volta la linea equinoziale dirigendosi a sud - ovest verso l’Paijta (Perù). Lo spettacolo che si presenta agli occhi del giovane Umberto è però spettrale: “ Paijta è un paese dall’aspetto tetro, posto sulla fertilissima valle del Piura, ma le attigue montagne sono sterile; vaste ed uniformi ondulazioni di sabbia ne formano il panorama.” Anche le strade, piccolissime, destano un senso di tristezza; strette e non lastricate sono contornate da case misere e vicine a crollare. Lì la Caracciolo festeggia il Carnevale e Umberto a tal proposito scrive: “Gli abitanti di quel paese, brava gente, solennizzano il giovedì grasso in un modo molto buffo: si dividono in varie compagnie, ciascuna delle quali è composta di uomini, donne e fanciulli. Invece della maschera tingonsi il volto rendendosi

orribilmente brutti; uno di essi sta alla testa e batte arrabbiatamente un tamburo, poi, viene il portatore di stendardo che è uno straccio sopra la pertica; indi viene un seguito, carico di secchi d’acqua, sacchetti di gesso e pittura. Quel disgraziato che capita lì per caso e s’imbatte in una di quelle frenetiche bande viene proprio ben conciato. Ogni recriminazione è inutile il malcapitato deve contentarsi di quel primo attentato alla nettezza dei suoi panni”. Il clima di festa, però era destinato a finire, infatti, il 6 febbraio ci giunse un telegramma da Callao che ordinava un rifornimento d’urgenza per poi ripartire per Guayaquil, ove era imminente una rivoluzione. In navigazione la Caracciolo venne posta in assetto da guerra e la sera del 9 l’imbarcazione arrivò a Guayaquill. Umberto scrive: “…. salì in coperta e rimasi nel vedere sparito il movimento del por-

to e la città silenziosa e deserta…”. Così passarono diversi giorni in uno stato di ansia causato dalla necessità di essere sempre vigili fino a che non venne richiesta alla Caracciolo una collaborazione da parte del governo inglese. Infatti, il dittatore Ventimiglia aveva richiesto agli inglesi collaborazione ed aiuto nel trasporto di un carico di dinamite; gli inglesi, però, dopo seducenti promesse, il governo locale non era riuscito ad ottenere quanto richiesto. Fu così che gli equadoregni pensarono di effettuare una spedizione notturna per impossessarsi con la forza dell’imbarcazione e del carico richiesto. Una “spia”, però, avvisò per tempo il console inglese che, non avendo nel proprio esercito alcun legno da guerra, dovette rivolgersi al comandante della Caracciolo. Così partì la spedizione italiana… (continua)

di Alessandra De Matteis

Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica I fari sono stati spenti, il red carpet è stato tolto e la 67^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è giunta al termine. A trionfare è stata Sofia Coppola con il suo film “Somewhere”. Nonostante Quentin Tarantino, il presidente, sia stato accolto da un coro di “buuu” nella sala stampa del Palazzo del Casinò del Lido per la conferenza stampa, sembra che il film sia stato votato all’unanimità. Purtroppo, per un verso l’Italia ne esce sconfitta. Il bel Paese non si è aggiudicato neanche un premio. Sebbene ciò, la Puglia riesce a fare un’ottima figura. Alla kermesse erano quattro le opere cinematografiche girate nella Regione, ossia: in concorso “Noi credevamo” diretto da Mario Martone e girato in

Puglia tra Bovino e Deliceto, con Luca Zingaretti, Toni Servilo e Luigi Locascio; nella sezione Controcampo Italiano “Il primo incarico” diretto da Giorgia Cecere e girato in valle d’Itria con Isabella Ragonese e “A woman” diretto da Giada Colagrande con Willem Defoe e girato nel Salento; per “Giornata degli Autori” il documentario “La Svolta. Donne contro l’Ilva” diretto da Valentina d’Amico, girato a Taranto. Inoltre, sono stati realizzati numerosi progetti made in Puglia: “Sposerò Nichi Vendola” diretto da Andrea Costantino “Notizie dagli scavi” diretto da Emidio Greco “Vallanzasca-gli angeli del male” di Michele Placido “Passione” di John Turturro. Persino la retrospettiva “La situazione comica (19371988) ” voluta dal direttore del-

la Mostra, Marco Mueller ha ospitato molta Puglia con i film degli anni ‘70/’80 con Lino Banfi e Diego Abatantuono. I presenti hanno potuto ammirare anche i due importanti progetti già realizzati in Puglia: Cineporti di Puglia (Bari e Lecce) e D’Autore - Circuito di Sale Cinematografiche di Qualità. Infine, è stata allestita “Scatti di cinema, la Puglia al cinema”, mostra fotografica sulle bellezze di questa terra attraverso l’occhio del cinema, composta da 40 foto di grande dimensione in cui sono ritratte le immagini di suggestive location scelte per le riprese dei film girati qui negli ultimi anni. Perciò non possiamo che essere orgogliosi dei risultati sempre più soddisfacenti del “nostro” cinema.

Rosa Anna corri verso la Prima elementare! Auguri per il tuo 6° compleanno da tanti, da tutti


L’Ora del Salento 14

Lecce, 18 settembre 2010

appunti

Sophie Kinsella. I love mini shopping Per tutte le appassionate della saga dello shopping, arriva, puntuale in libreria come ogni anno, il sesto episodio della fortunata serie targata Kinsella, “I love mini shopping”, edito, come gli altri, da Mondadori. Ultimamente la scrittrice inglese aveva deciso di abbandonare lo pseudonimo che l’ha resa famosa come Sophie Kinsella, tornando ad usare il suo vero nome, Madeleine Wickham, con il quale ha firmato il suo ultimo romanzo “La compagna di scuola”. Ma per narrare le vicende esilaranti dell’indiscussa protagonista dello shopping, Becky Bloowood, Madeleine preferisce usare lo pseudonimo che l’ha resa celebre in tutto il mondo. Sophie Kinsella, un nome che è indissolubilmente legato alla sindrome da shopping compulsivo, all’istinto irrefre-

nabile di acquistare qualunque cosa stazioni in una vetrina o su uno scaffale, purché inutile e costosa. Becky infatti è un caso clinico conclamato. E giunti con quest’ultimo romanzo alla sesta ‘puntata’, non ci stupisce più niente. Sappiamo che il suo armadio è pieno di vestiti costosissimi, di completi sportivi e capi unici in edizione limitata. I libri, dapprima in libreria, sono stati relegati negli scatoloni per lasciare il posto sugli scaffali a scarpe e accessori, il tavolo della sala da pranzo è ingombro di trucchi e creme di bellezza, sulle sedie sono accatastate pile di cose in disuso. Lo scenario che circonda Becky, suo marito Luke e la piccola Minnie, ospiti del piano superiore della casa dei nonni, è una specie di grande magazzino dismesso dopo l’apocalisse dei saldi. In questo conte-

sto non ci stupisce che la parola preferita della piccola Minnie sia “Miiooo”! È alta quanto un soldo di cacio, pesa solo qualche chilo, ma è una forza della natura, soprattutto quando si trova in un qualche centro commerciale e arraffa qualsiasi cosa le capiti a tiro su uno scaffale attaccandocisi con una forza quasi sovrumana. Inutile cercare di convincerla a mollare la presa, Minnie è una bambina che a soli due anni sa già quello che vuole.. Da qualcuno deve aver pur preso! Becky esclude che sua figlia sia una bambina viziata, anche se in realtà non sa come fare con lei. In fondo il mestiere di mamma è davvero un mestiere difficile che non si improvvisa , e, suo malgrado, deve ammettere che suo marito Luke forse ha proprio ragione: hanno bisogno di una super tata,

modello reality che si vede in televisione. D’altra parte però è un momento molto difficile per tutti, la crisi finanziaria si fa sentire, Becky e Luke vivono ancora a Oxshott, in casa dei genitori di lei, e, la convivenza forzata insieme alle difficoltà economiche rendono il momento ancor più delicato, causando sempre maggiori preoccupazioni in famiglia. Becky è costretta quindi a darsi una regolata per cercare di contenere le spese. Impresa non affatto facile per lei. Ma quando Becky si rende conto che Luke ha il morale sotto i piedi a causa della recente scomparsa della sua adorata matrigna, decide di preparargli una festa a sorpresa per il suo compleanno. Cercherà di fare le cose in economia, ma forse questa non è una prerogativa che le appartiene, di conseguenza le cose

c@ttolici in rete argo

IL POLLICE ROSSO

VEDO

Nel porsi davanti al video per vedere una corsa automobilistica, si spera sempre che lo spettacolo possa mantenersi sugli abituali livelli del sano agonismo, e che non ci possa essere, alla fine, il susseguirsi di una monotona supremazia di qualcuno, o più di qualcuno, impegnato ad inanellare giri su giri del circuito di turno, fino al termine della corsa. Questo, alla fine, lo stato d’animo iniziale di ogni appuntamento del genere. Avvertito anche ieri, pensandoci bene, nel metterci a guardare il “Gran Premio d’Italia di Formula 1: Pole Position” (Rai Uno, ore 13,40), con la speranza di essere in errore. Come, in realtà, è accaduto. Grazie alle mitiche rosse di Maranello che ci hanno regalato una vittoria e un risultato complessivo desiderati fino alla spasimo, e costruiti non solo con la bravura di Alonso e di Massa, quant’anche e forse ancor di più con lo strepitoso ”cambio di gomme” in poco più di tre secondi - diconsi tre secondi che ha rimesso Alonso alla testa della corsa. Quando si dice il Made in Italy. E se gli altri vedono rosso, buon per noi.

tommaso dimitri

lor@delavoro di Nicola Rocca Una famiglia, un lavoro sicuro, scoprire l’amore sono tutte aspirazioni che qualsiasi padre nutre per i propri figli. Tanto che quando, nel Messaggio per la XXVI Giornata mondiale della gioventù, Benedetto XVI invita i giovani ad andare oltre questi obiettivi, molti quotidiani, se non si scandalizzano, trovano quantomeno stravagante una tale proposta. Ma come può il posto sicuro non essere l’obiettivo di una vita? È sul lavoro che le nostre società occidentali, la nostra Europa costruisce tutto il suo modello sociale, il suo sistema di inclusione, e il Papa dice ai giovani di guardare a qualcosa di più importante, perché la vita non ruota attorno ad esso. “Sì la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un proble-

Il blog di notizie del Vaticano Il Vatican Information Service (Vis), www.visnews.org, istituito nell’ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all’attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana. È stato inaugurato nel 1991 in lingua spagnola e inglese, dal 1998 anche in lingua italiana e francese. La redazione, curata interamente nella Sala Stampa del Vaticano, trasmette notizie, dal lunedì al venerdì, tutto l’anno, eccetto il mese di agosto. Per favorire il massimo accesso alle notizie, tutte le comunicazioni vengono organizzate su uno dei siti più trafficati del pianeta “Blogger” che permette la creazione gratuita dei “Blog”. Ogni servizio è costituito principalmente dagli atti e dalle nomine pontificie, da una sintesi con citazioni delle omelie e dei discorsi del Santo Padre, dalle presentazioni e comunicazioni di Documenti pontifici e di Dicasteri della Sede Apostolica, dalle attività delle Congregazioni, dei Pontifici Consigli, dei Sinodi, ecc., e dai Comunicati ufficiali diffusi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio del Vis è trasmesso quotidianamente agli abbonati entro le ore 15.00, ma tutti possono ricevere gratuitamente il servizio quotidiano del Vis, via posta elettronica, basta richiedere l’invio alla pagina abbonamenti del Vis. Le notizie sono organizzate graficamente come una pagina di giornale con alcune sezioni per facilitare la scelta degli argomenti: In primo Piano, Argomenti, Corpo Diplomatico, Dialogo Interreligioso, Educazione, Famiglia, Libertà, Santi e Beati, Sacramenti. Completa il servizio un archivio completo diviso per Anno/Mese/giorno. Per esempio nel 2010 sono state pubblicate, fino ad oggi, 626 notizie; il 2009 ha avuto 1013 testi e l’anno più ricco di notizie è stato il 2003 con 1095. In accordo con le norme internazionali sulla Proprietà Intellettuale e sui Diritti d’Autore, il Vis autorizza la riproduzione delle notizie contenute nei servizi del “Vatican Information Service”, parzialmente o totalmente, sempre citando la fonte - VIS - Vatican Information Service. Questo permetterà a tutti coloro che curano siti, blog o edizioni cartacee di usufruire delle notizie per diventare promotori. L’ultima notizia pubblicata? Il telegramma di Benedetto XVI al Rabbino Capo di Roma, dott. Riccardo Di Segni, nella ricorrenza di Rosh Ha-Shanah 5771, di Yom Kippur e di Sukkot, solennità che ricorrono nel mese di settembre. Buona navigazione.

marialucia andreassi

si complicherann o ulteriormente. Ma è davvero possibile che la gente smetta all’improvviso di consumare? E come fa una maniaca compulsiva a fare i conti con il clima di austerità incipiente? Sophie Kinsella troverà la soluzione in pagine piene di gag esilaranti, situazioni paradossali e disastri annunciati da cui, siamo certi, Becky Bloomwood saprà tirarsi fuori, naturalmente con un sorriso e la carta di credito.

Sophie Kinsella, I love mini shopping, Mondadori, 19.50

M U S I CALM E NTE Vincenza Sava

Emma Marrone il 20 ad Aradeo Emma Marrone concluderà il suo tour con un concerto live, gratuito, il 20 settembre 2010, ad Aradeo (Le), in Viale Frigino (accanto alla Villa Comunale). L’inizio è previsto per le ore 21.30. Dopo il travolgente successo che l’ha portata in tutta Italia con il tour estivo “Ahi ce sta passu tour”, approda nella sua città di origine. La cantante salentina ha raggiunto il successo tra il 2009 e il 2010 partecipando e vincendo la nona edizione di Amici di Maria De Filippi e pubblicando, nella primavera del 2010, l’EP Oltre, che risulta al decimo posto tra i dischi più venduti dal 2009 ad oggi. Emma muove i primi passi nel mondo della musica nel 2003, partecipando al talent show Superstar Tour vincendo la possibilità di far parte del gruppo tutto al femminile Lucky Star, con il quale ha pubblicato un singolo e un album. Ha collaborato con il gruppo musicale M.j.u.r. . La tappa conclusiva del tour estivo: Aradeo, un paese che aspetta con ansia questo magnifico evento musicale, un momento di sentimento, distrazione e divertimento da regalare attraverso questo concerto live, ai suoi compaesani che tanto l’hanno sostenuta e apprezzata nella sua avventura musicale e televisiva. Si aspetta il pienone per un evento sicuramente atteso da molti, che porterà giovani fans da tutto il Salento e la Puglia per un concerto che rimarrà nel cuore di quanti parteciperanno. Altri interessanti appuntamenti musicali sono previsti per: sabato 18 settembre 2010 - Lucugnano (Tricase) che ospiterà “I Camaleonti”. L’inizio è previsto per le ore 21.00 - ingresso libero. Sabato 18 Settebre 2010 - ad Alessano concerto per la pace di Ambrogio Sparagna. Genere: concerto preghiera. Avrà inizio alle ore 20,00 - ingresso libero. Sabato 25 settembre 2010 Lequile - Largo San Nicola.“Alla Bua”. Genere: pizzica. Inizio: ore 21.00 ingresso libero. Sabato 25 settembre 2010 - Galatone “Zimbaria”. Genere: pizzica. Inizio: ore 21.00 - ingresso libero.

Pianeta giovani: il lavoro e la vita

ma grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande”, scrive ai giovani il Papa. Un breve paragrafo, che non è rivolto soltanto ai giovani, dovrebbe spronare ogni educatore che sia un genitore, un insegnante oppure un operatore del mondo delle comunicazioni o un personaggio pubblico - perché volenti o nolenti dal calciatore al politico - con il loro stile di vita educano gli altri a guardarsi dentro e domandarsi cosa è davvero importante da trasmettere alle nuove generazioni. C’è un senso della vita da ricercare dietro e dentro a tutte le altre aspirazioni degli uomini e delle donne, altrimenti non si riuscirà a far crescere persone mature capaci di costruire la loro vita confrontandosi nella quoti-

dianità con le gioie, senza rimanerne bruciati, e con i dolori, senza finirne schiacciati. Per questo un lavoro sicuro o un amore romantico non sono sufficienti. Prive di quell’oltre rischiano di diventare illusioni, invece che sostegni concreti. Nel suo messaggio, inoltre, Benedetto XVI non si limita a gettare il sasso, ma propone una strada, quella di Gesù, con le parole di Paolo ai Colossesi - “Radicati e fondati in Cristo, saldi della fede” - sottolineando, poi l’importanza della fede che non si rinchiude nel privato, ma si riversa nel mondo. proprio in quel nutrire di senso la vita diventa “la luce” che caratterizza un lavoro che non si lascia ingannare dal profitto, e un amore che non vede solo la propria soddisfazione personale.

A partire da quel senso un giovane può gettare le basi del proprio futuro guardando al lavoro o alla famiglia come vocazione. Spiega ancora il Papa: “Quanti cristiani sono stati e sono una testimonianza vivente della forza della fede che si esprime nella carità: sono stati artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio; si sono impegnati nei vari ambiti della vita sociale, con competenza e professionalità, contribuendo efficacemente al bene di tutti”. Aiutare i giovani a guardare in alto, andando oltre il lavoro diventa un compito primario per chi vorrà fornire agli uomini e alle donne di domani gli strumenti adeguati a costruire una società migliore.


L’Ora del Salento 15

Lecce, 18 settembre 2010

lo sport L’ASSIST

di Paolo Lojodice

La vittoria sulla Fiorentina ha ridato serenità all’ambiente. In Romagna l’occasione per dare continuità ai progressi del Via del mare

Contro il Cesena dei miracoli La vittoria interna sulla Fiorentina di domenica scorsa ha evidenziato le capacità di reazione del gruppo di Mister De Canio dopo la pesante sconfitta subita sul campo del Milan, nell’esordio di campionato. è tuttavia prematuro pensare di poter determinare, sulla base delle altalenanti indicazioni di queste prime due giornate, il “peso specifico” della formazione lupiense così rinnovata sia pur nella tradizione. Un mix di nomi già noti e inedite presenze al Via del Mare, per tracciare un percorso nella massima divisione , quanto meno periglioso possibile. Queste le attese della società in linea con le ambizioni che “la piazza” di un piccolo centro di provincia, quale è quello leccese e il Salento in generale, può esprimere, almeno per ora. Intanto diventa prioritario ritagliarsi il proprio spazio vitale, e su questa strada l’esperienza e la determinazione di De Canio possono essere determinanti, in un campionato che appena due settimane fa sembrava dovesse riproporre cliché già visti ma che invece, classifica alla mano, propone possibili interessanti variazioni sul tema . Così balza all’attenzione il primato del Chievo, l’esuberanza della neo promossa Cesena di Ficcadenti, la determinazione del

Cagliari di Bisoli e la conferma dell’ottimo lavoro di Mister Ventura con il suo Bari: squadre di quella che sarebbe definita “seconda fascia” ma pronte ad una partenza sprint che in serie A può essere capitalizzato e valere tantissimo nel prosieguo, soprattutto come paracadute in caso di possibili e fisiologici passaggi a vuoto. A fronte dell’impegno delle “piccole”, la delusione iniziale di alcune grandi, protagoniste di sontuose campagne di rafforzamento - Milan ed Inter sopra tutte - o di faticosi tentativi di rilancio o consolidamento - Juve e Roma -. C’è da augurarsi che in queste piacevoli “anomalie” di inizio campionato possa entra-

re a farne parte anche il Lecce di De Canio alle prese con un attenta opera di integrazione tra le vecchie e le nuove casacche, o, per meglio dire, tra i veterani e i nuovi arrivi in giallorosso. E così il punto di partenza per le prossime due sfide in appena dieci giorni - contro il sorprendente Cesena allenato dall’emergente Massimo Ficcadenti, al “Manuzzi domenica, e in casa contro il Parma di Pasquale Marino, nel serale di mezza settimana - muove dal rinnovamento del centrocampo leccese, con l’inserimento dei nuovi arrivati Grossmuller e Piatti e la rivisitazione del ruolo per Giacomazzi e Vives, così come la concretezza del risulta-

to passa anche dai piedi del “quasi” nuovo arrivo David Di Michele, leccese per la seconda volta in due anni. Il calibro dei prossimi avversari costituisce un affidabile banco di prova per testare il Lecce contro avversarie con caratteristiche differenti, un test contro una avversaria più facilmente assimilabile al proprio livello, il Cesena, per l’appunto, e poi il Parma che registra un miglior tasso tecnico rispetto ai romagnoli e anche alla formazione leccese. Una indicazione su come i romagnoli affronteranno il Lecce è stata offerta proprio da Mister Ficcadenti che nel commentare l’impresa vittoriosa contro il Milan lanciava avvertimenti ai prossimi avversari, lecce in primis: “Con il Milan abbiamo preparato come sempre la nostra partita, dovremo continuare a farlo per evitare di pensare che le prossime possano essere più facili”. Al mister cesenate fa eco colui che in campo con la Fiorentina ha conquistato i galloni di migliore in campo, Nacio Piatti: “Domenica prossima saremo impegnati a Cesena e dovremo affrontare quest’impegno con la stessa mentalità che abbiamo avuto con la Fiorentina. Il Cesena è una squadra forte, ma noi non dobbiamo avere paura”.

MONDO Arbitri Csi: le date di tutti gli stage Il Progetto Arbitri va avanti ed un primo passo verso la nuova stagione sportiva per i fischietti del Csi è stato ufficializzato. La commissione nazionale Arbitri ha infatti deciso le date e le location degli Stage Regionali ed Interregionali, propedeutici allo Stage Nazionale. Sette appuntamenti che coinvolgeranno i fischietti regionali: si parte con Piemonte e Liguria ad Acqui Terme il 10 e il 12 settembre 2010, per finire in Sicilia ad Acireale il 20 marzo 2011. Una serie di tappe caratterizzate da un unico format innovativo, e che, come spiega Alessandro Rossi, referente nazionale della Commissione “vuole conferire un linguaggio comune ad un percorso di qualificazione sul territorio, che uniformi la programmazione arbitrale e che prepari allo stesso grado, in ciascuna zona geografica, i direttori di gara alla conoscenza dei regolamenti e ad una discreta condizione atletica”. Prove scritte e test fisici accumuneranno di fatti ogni appuntamento regionale o interregionale, dove sarà presente un team formato da un membro della commissione nazionale arbitri, da un preparatore atletico e da un responsabile medico del Csi, che valuteranno tappa per tappa lo stato di salute ed il livello della classe arbitrale ciessina. Ecco tutte le tappe: Piemonte, Liguria, Acqui Terme, 10-12 settembre 2010, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Peschiera del Garda, 17-19 settembre 2010, Toscana, Tirrenia, 18-19 settembre 2010, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Paestum, 25-26 settembre 2010, Emilia Romagna, Salsamaggiore, 25-26 settembre 2010, Abruzzo, Marche, Molise, Lazio, Umbria, Trevi, 26-27 febbraio 2011, Sicilia, Acireale, 20 marzo 2011. Iscrizioni aperte per l’anno associativo 2010-2011 Csi Lecce, via Siracusa n. 50, cell. 347.1762819 - lecce@csinet.it


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