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Lecce, 11 settembre 2010

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 29

I muscoli tedeschi di Nico Curci Sono passati più di tre anni dai primi sussulti che annunciavano l’inizio della più grande crisi finanziaria degli ultimi settant’anni e non siamo ancora in grado di dire se il mondo intero ne stia davvero uscendo. Probabilmente i segni di ripresa sono ancora troppo diseguali tra le diverse aree del pianeta per poter arrivare ad annunciare la fine della crisi. E anche all’interno di aree più omogenee, come dovrebbe essere la vecchia Europa, le diverse economie sembrano su sentieri abbastanza divergenti. Da un lato, i tedeschi mostrano i muscoli, registrando addirittura il più alto tasso di crescita da vent’anni e un tasso di disoccupazione più basso di prima della crisi; dall’altro i Paesi del sud Europa sembrano invischiati in una spirale pericolosa di bassa crescita e alto debito che può portare ad esiti nefasti. Tra i due estremi, si colloca il nostro Paese che per via di un’accorta politica di bilancio ha evitato l’esplosione del disavanzo pubblico ma non riesce a ridare fiato alla crescita che è l’unico rimedio nel lungo periodo contro un debito così alto come il nostro. Sembra quasi che l’euro abbia allargato le distanze tra i Paesi europei invece di ridurle. La verità è che come negli anni pre-crisi i Paesi del sud dell’Europa hanno sfruttato i bassi tassi d’interesse garantiti dall’Unione monetaria per indebitarsi, così oggi la Germania sfrutta il vantaggio dato dall’Euro debole per esportare sempre più in tutto il mondo. Se la Germania avesse ancora il marco, oggi vedrebbe un forte apprezzamento della sua moneta (e i Paesi periferici, un corrispondente deprezzamento) che renderebbe meno competitive le merci tedesche nel mondo. Con una moneta unica e quindi senza tassi di cambio, il valore dell’Euro è una media del valore delle singole monete nazionali, che a sua volta dipende dagli andamenti macroeconomici dei singoli Paesi, con la conseguenza che la Germania ha un enorme vantaggio competitivo. Infatti la sua crescita, che in tempi normali dovrebbe essere guidata prima dall’export e poi, quando la valuta si apprezza, dai consumi interni, continua a essere guidata dalle esportazioni, perché la moneta unica non si apprezza come dovrebbe, visto che incorpora anche il valore della moneta degli altri Paesi. Tuttavia le ragioni della forza tedesca non sono solo macroeconomiche, sono anche e soprattutto di tipo micro. E qui rientra in campo la questione della produttività, la grande forza del sistema tedesco e la nostra grande debolezza. Un’alta produttività consente di mantenere alti livelli salariali senza incidere sulla competitività: questo è il segreto dell’attuale miracolo tedesco. Quando la produttività del lavoro è alta, il costo del lavoro per unità di prodotto, che misura la competitività delle merci prodotte in un Paese, rimane basso anche se i salari e il cuneo fiscale sul lavoro sono alti. Questo fa sì che s’inneschi un circolo virtuoso che permette di mantenere un tasso di crescita alto anche in presenza di elevati livelli di tassazione e quindi di spesa pubblica.

SETTIMANALE CATTOLICO

Il camposcuola unitario dell’Azione Cattolica di Lecce

Lecce, 11 settembre 2010

IN MOLDOVA

Come la luce Come il sale

Ad Assisi sulle orme di Francesco primo piano

LA REGIONE SALENTO

Dai professionisti un coro di “no, grazie” 3

L’Arcivescovo a Chisinau per il 25simo di sacerdozio di don Cesare

Dal 20 al 22 settembre appuntamento al Centro Congressi dell’Ecotekne di Via Monteroni

La Chiesa di Lecce a convegno L’emergenza educativa al centro dello studio di 600 delegati LA PREGHIERA Signore, a volte avvertiamo un senso di delusione e di impotenza nella difficile arte di educare. Non riusciamo a crescere, non siamo abili a far crescere. Forse perché non abbiamo compreso a fondo che la vera educazione è un far emergere il progetto che tu hai voluto affidare a ognuno di noi! Vogliamo sostituirlo con i nostri progetti. E così non raggiungiamo l’età adulta, la maturità della fede. Il dono del tuo Spirito ci illumini per leggere in noi e negli altri, quelli che tu ci affidi, il tuo progetto d’amore per conoscerlo, accoglierlo, amarlo e realizzarlo con religiosa fedeltà. Maria, Madre e Maestra, aiuta noi tuoi figli, come hai fatto col Figlio tuo Gesù, a crescere in sapienza e grazia davanti a Dio ma anche davanti agli uomini. + Domenico D’Ambrosio Arcivescovo


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Lecce, 11 settembre 2010

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EDITORIALI CRISI ECONOMICA E QUESTIONE SOCIALE

Occorrono più politiche di tutela Di nuovo tutti a scuola e promozione delle fasce deboli Il pensiero ai giovani “La società viva”. È questo il punto di partenza e di arrivo, la bussola che deve orientare l’attività di chi ha assunto l’onere e l’onore di amministrare la cosa pubblica sia a livello locale che nazionale. La crisi economica mondiale sta generando grandi trasformazioni nel mondo ed in particolar modo nell’occidente industrializzato. Sono in continua trasformazione i principi che erano alla base dell’idea di benessere, di cittadinanza e di relazioni sociali e che avevano come fulcro principale il lavoro. La realtà che viviamo è nuova e spesso assume toni drammatici e preoccupanti: contrazione dei posti di lavoro, aumento della percentuale di povertà, emarginazione. E la questione sociale torna al centro del dibattito ma con particolari connotazioni dal momento che si sovrappone alla crisi del welfare state. Dalla fine degli anni ’70 e con l’aumento della globalizzazione economica siamo usciti dal ciclo del capitalismo industriale per entrare nell’era del capitalismo ultraliberale, la cui dinamica profonda è la de-socializzazione e la distruzione del contratto sociale. La trasformazione maggiore si è verificata nel campo dell’organizzazione del lavoro con lo status dei salariati drasticamente peggiorato e la disoccupazione di massa che ha trasformato la precarietà da parentesi nella vita di un uomo in attesa di un lavoro fisso a condizione permanente o, come la definisce Robert Castel, una nuova condizione infrasalariale. Ciò aumenta il divario della diseguaglianza. Un numero sempre

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più grande di persone si trovano di fatto escluse dal sistema di protezione del welfare state ed il sistema “precario” isola i lavoratori, li emargina, li frantuma. La chiave della questione sociale è il lavoro e lo è sia in senso negativo perché la crisi finanziaria ha cancellato molti posti di lavoro ma lo è soprattutto in senso positivo perché il lavoro esprime l’essere dell’uomo per e con gli altri che solo può realizzare una uscita sostenibile dall’insicurezza e dalla povertà. Il vero problema delle democrazie oggi è come contrastare la disoccupazione che, assieme ai risvolti di natura economica, ha assunto una forte caratterizzazione politica per il legame esistente tra lavoro e cittadinanza. I dati relativi al mese di maggio, pur confermando, per il terzo mese consecutivo, il tasso di disoccupazione all’8,7%, evidenziano un ulteriore e preoccupante aumento della disoccupazione giovanile che è arrivata al 29,2%: quasi un giovane su tre è privo di lavoro. Tale dato diventa ancora più allarmante se rapportato a quello degli inattivi che a maggio 2010 aumentano dello 0,9% su base annua. Si tratta di un fenomeno che deve essere letto come campanello d’allarme. Siamo un paese con una popolazione che invecchia sempre più e che non è capace di dare prospettive occupazionali ai giovani. Ed in questo scenario si assiste ad una forte disaffezione della società viva dalla politica, dalle istituzioni centrali e periferiche che non riescono a dare risposte concrete e

PENSANDOCI BENE...

tempestive ai problemi e alle necessità quotidiane. In questo senso è degno di grande apprezzamento il discorso tenuto da mons. Domenico D’Ambrosio in occasione della festa dei Santi Patroni dei giorni scorsi. I lunghi tempi della politica, troppo spesso viziati dalla ricerca di nuovi assetti ed equilibri, creano un vuoto di fiducia nel dialogo istituzioni-cittadini perché non consentono di affrontare con prontezza e decisione i problemi urgenti. Rimedi il dialogo, privo però da furbizie e sottintesi, ed il confronto, ma soprattutto uno di “stile di servizio scevro da personali interessi, non frutto di ragioni o calcoli politici o di parte”. Dobbiamo dunque riportare al centro del nostro agire l’interesse per “la società viva” fatta di uomini e donne che chiedono risposte concrete alle Istituzioni e perché ciò sia possibile la politica va intesa e vissuta come servizio caratterizzato da impegno, disinteresse, competenza, onestà a tutta prova e credibilità di chi la conduce. Occorrono politiche sociali che tutelino e promuovano le fasce più deboli della società, dai giovani ai vecchi, ai migranti, occorre costruire un agire politico che guardi concretamente a tutti coloro che sono in difficoltà e che operi per ripristinare una giustizia sociale. Il mito del progresso e della continua crescita economica non possono più misurare il nostro grado di civiltà, ma la giustizia e l’equità devono rimanere il fondamento dell’agire politico. Teresa Bellanova

di Giuseppina Capozzi

L’indifferenza religiosa Benedetto XVI pone l’attenzione sull’“indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo”: una visione debole della specifica natura umana lascia spazio ad imposizioni autoritarie. L’indifferenza cui fa riferimento il Papa è quella di chi non vede in Dio e nella religione un valore, cioè qualcosa per cui valga la pena impegnarsi: Dio è morto e non ha rilevanza per l’uomo indifferente, che può fare tranquillamente a meno di lui. Il fenomeno è diventato ormai di massa. I “credenti ma non praticanti” perseguono i valori che la modernità ha diffuso e imposto come irrinunciabili (denaro, potere, successo) in una spirale che richiede uno stare al passo con i tempi sempre più vorticosi e incalzanti (“il tempo è denaro”); questi valori, in contraddizione con quelli cristiani o comunque di una vita religiosa, fanno parte integrante della vita dell’uomo moderno. Il nuovo stile di vita fortemente industrializzato ed urbanizzato, impregnato da un unico criterio di verità (quello dell’illuminismo settecentesco) decreta l’irruzione di una nuova ideologia: l’ideologia del benessere. Scopo della vita umana è raggiungere il massimo benessere fisico, psichico e spirituale, eliminando ogni sofferenza o disagio. L’unica vita è questa sulla Terra: qui ed ora devo vivere nel miglior modo possibile. Unica fonte di conoscenza riconosciuta è la ragione, che sembra l’unico criterio di verità, umiliato da un cristianesimo ovviamente irrazionale e nemico della scienza e del progresso! Il distacco dalla spiritualità, così ra-

dicato, conduce ad un materialismo sfrenato, fortemente imposto dai mezzi di comunicazione invasivi e psicologicamente costrittivi. L’ideologia del benessere si inserisce in una odierna corrente di pensiero inattaccabile in quanto inconsistente. Essa fa leva sulle debolezze umane, proponendo critiche continue a tutti i valori autentici, colpevoli di ridurre la libertà individuale, di ingabbiare il libero comportamento, di utilizzare dottrine obsolete, di imporre stili di vita riduttivi. Questa concezione ama giocare sull’equivoco, sfugge a posizioni dottrinali precise, preferisce l’indeterminatezza, la vaporosità degli atteggiamenti, privilegia i sentimenti e gli stati d’animo contingenti, insinua e critica negativamente senza una dialettica sostanziale e costruttiva. Si tratta di un naturalismo improntato all’istinto, all’ascolto esclusivo della vox populi, alimentata da esempi di insofferenza e diffidenza verso tutto ciò che può interrogare una ragione che accetti logiche che la superino, se pur accogliendola. Le scelte devono sempre essere fluide ed elastiche per poterle adattare al momento, quello che è maggiormente in sintonia con l’opinione pubblica altalenante e volubile. Ma la fermezza, la coerenza, la chiarezza non possono essere irrisi, se non addirittura demonizzati. I riferimenti valoriali hanno la funzione di tracciare un percorso che ci ha concesso di giungere, nella contemporaneità, a quello che siamo. info@giuseppinacapozzi.it

Inizia un nuovo anno scolastico e tra i plotoni di esecuzione di chi vorrebbe eliminare le contraddizioni della riforma, le rimostranze del mondo del precariato, la demotivazione degli insegnanti… ritorno alla scuola da professore di religione. Siccome entro come “precario” solidale ai tanti che ogni anno aspettano in quale istituto potranno vivere del loro lavoro intellettuale, mi abituerò ad entrare in classe e riannodare le passioni tristi di tanti giovani alla speranza che qualcuno voglia ascoltare ancora un’esperienza di vita e di cultura. I giovani si annoiano a scuola quando essa diventa un meccanismo, ne sono invece affascinati quando trovano ogni mattina in classe un docente che comunichi la sua umanità, la sua cultura, la sua ipotesi e muove la loro libertà a cercare la risposta ai loro perché. Ciò che tu sai, nel momento in cui lo trasmetti ad altri, lo veicoli tramite il tuo “io”: proprio per questo è impossibile dare una vera e propria oggettività ad una lezione in classe. Se per strumento del mio lavoro intendessi i libri, e li facessi “parlare” al mio posto (come molto spesso accade anche all’insegnante più accorto, vuoi per stanchezza, vuoi per sua comodità e convenienza), allora la lezione diventa tecnicismo, un “do ut des” (“ti faccio leggere il libro con me, poi tu me lo ripeti”), un procedimento meccanico in cui manca la libertà dell’umano, perché il mio “io” non entra in gioco di fronte alla classe. La lezione, invece, dovrebbe non essere meccanica o tecnica (fattori che spengono l’interesse e l’entusiasmo del discente), ma una “ traditio” – una consegna da un’umanità (il docente) ad un’altra (la classe) –, non solo di un apprendimento, ma anche della modalità umana con cui si è giunti a tale apprendimento. Ciò che l’insegnante veicola mag-

giormente con la sua persona è l’approccio alla materia dell’apprendimento, come io mi pongo di fronte ad essa e come agisco: in una parola il metodo. Non esistono formule, più o meno “magiche”: per insegnare-imparare a studiare non c’è un aggettivo valido per tutti, perché il metodo è personale. Tanto più importante diventa allora la modalità con cui l’insegnante trasmette il proprio metodo, guidando ciascuno nella classe alla ricerca del proprio, instaurando un confronto aperto, nel vivo del lavoro, sul “come fare a…”. È solo tramite un’interazione personale che avviene la trasmissione di tutti i fattori determinanti per l’apprendimento. Quindi fare l’insegnante vuol dire essere continuamente chiamato e richiamato ad esprimere se stesso, la propria libertà, il proprio sapere e metodo; ad essere attento e vigile sulla realtà di chi sta di fronte, perché se la mia umanità non tiene conto dell’altra che ho di fronte, la “traditio” (cioè la consegna tramite interazione) non è possibile. Solo l’umano veicola il sapere. Dice Hannah Arendt: “L’insegnamento è una tradizione che tu comunichi in modo sempre diverso”. Mi accingo ad entrare in classe, sento tutta l’emozione e l’urgenza educativa, sento già le coppie di 26 occhi che mi squadreranno e mi interrogheranno in ogni classe, sui miei tic e le mie movenze (quanti prof. ho imitato nella mia vita) e poi appena comincerò a fare l’appello e li chiamerò per nome, mi verrà spontaneo non pensare più ai problemi della riforma e le parole d’ordine della scuola, per immergermi nel vissuto e trasmettere una speranza di vita e di curiosità che, a quasi 50 anni, mi resta ancora dentro come il primo giorno di scuola, grazie ai miei migliori insegnanti. Franco Tassone

CINQUANTESIMO

VENTICINQUESIMO

I familiari e gli amici si rallegrano per il bellissimo traguardo degli sposi TERESA E ANTONIO BARBA e augurano a loro e ai loro figli serenità e salute per sempre

Il 12 settenbre è festa grande per gli sposi ANNA MARIA E ANTONIO PERRONE che celebrano i loro 25 anni di matrimonio. Auguroni.


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

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LA REGIONE SALENTO VIAGGIO NEL MONDO DELLA PROFESSIONI Uno sguardo d’insieme al riscontro che la proposta della Regione Salento ha nei cittadini C’è chi la ritiene una bella esternazione del volere popolare, ma che non può avere fondamenta e riscontri concreti positivi nella realtà e chi la reputa una fonte di opportunità, una buona occasione per contrastare il “baricentrismo imperante” che impedisce alla nostra Provincia di svilupparsi. Si tratta della proposta avanzata dal Movimento Regione Salento, che ora staziona nell’occhio del ciclone mediatico, per sondare se il terreno è adatto e predisposto a questo progetto. Piero Stefanizzi, Segretario Generale della Cisl di Lecce, crede che la provocazione Regione Salento sia una risposta sbagliata ad un giusto quesito. “Al di là delle motivazioni storiche, quelle che ho appreso giustificano la Regione Salento per la baricentricità. A mio avviso questa è una giusta constatazione, ma è frutto di una classe dirigente locale incapace di esercitare il ruolo di programmazione e di spesa pubblica. Allora le persone responsabili devono far crescere e creare il ricambio della classe dirigente e poi, a fronte di nuove difficoltà, guardare a quali mezzi utilizzare. Non possiamo creare un involucro vuoto che risolva i problemi. Alla giusta esigenza dunque si risponderebbe con una medicina ancora più dannosa. Credo che sia un ragionamento strumentale rispetto alla possibilità per pochi di ritagliarsi dei ruoli sociali. Noi come società non siamo stati capaci di finalizzare le risorse 50 milioni di euro nel Capo del Salento, per la riqualificazione del settore tessile e calzaturiero: i soldi sono stati spesi ma non abbiamo avuto risultati. Adesso, con il discorso delle aree vaste, si registrano difficoltà a spendere le risorse disponibili, per mancanza di una progettazione esecutiva immediatamente cantierabile, e tutto questo conclude - non è dovuto alla baricentricità, ma alla disattenzione di chi ci amministra”. Contrario all’iniziativa anche l’avv. Giovanni Bellini, il quale afferma che “L’idea della Regione Salento nasce dalla constatazione di una smaccata baricentricità della Regione Puglia, oltre naturalmente a varie altre considerazioni, tra le quali l’esigenza per i cittadini di essere più vicini alle istituzioni e l’identità geografica e culturale del nostro territorio. Siamo contrari a questo movimento mediatico, non tanto per la richiesta di un referendum, dal momento che è sempre un bene il fatto di poter coinvolgere la popolazione in una scelta che riguarda tutti, quanto per gli scopi dei promotori, o almeno di alcuni di loro”. Una proposta impensabile, in un periodo in cui le difficoltà economiche ci opprimono come non mai. “In un momento di grande crisi finanziaria, prosegue Bellini - mentre si invoca da più parti la soppressione delle Province (non ancora attuata per l’ostracismo della Lega che, pur avendo sottoscritto il programma di governo che prevedeva ciò, ha sfacciatamente fatto marcia indietro, dopo aver conquistato le presidenze di varie Province dell’Italia Settentrionale), mentre si parla di macroregioni e risultano sempre più numerosi i consorzi tra enti locali per il raggiungimento di obiettivi comuni, credo sia assurdo pensare di dare vita ad una nuova Regione, a meno che qualcuno non si veda già seduto su qualche poltrona del nuovo carrozzone amministrativo”. Stessa considerazione da parte del dott. Mino Metrangolo. “È una provocazione alla quale sono contrario, perché si tenderebbe a frazionare una Regione che invece ha bisogno di solidarietà e di risorse unificate. Non possiamo attuare nel 2010 l’organizzazio-

NO NO NO NO SI NO NO Piero Stefanizzi Sindacalista

Giovanni Bellini Avvocato

Mino Metrangolo Medico

Giovanni Invitto Preside

Claudio Marullo Imprenditore

Antonio Veranrdi Sindacalista

Vincenzo Tondi Della Mura Docente Univ.

Puglia baricentrica? Colpa dei politici locali

In piena crisi sarebbe una spesa fuori luogo

Provocazione bella e buona. Meglio unire

Chiarire gli obiettivi. Mancano basi culturali e strutturali

Chi lavora a Bari ha più opportunità di noi

Parliamone ma solo per far emergere i problemi

Pensiamo piuttosto a dare forza all’Unione Europea

SONDAGGIO/Giusto ascoltare la volontà dei cittadini attraverso un referendum

Meglio di no. Meglio uniti. Meglio in Puglia ne delle poleis greche di tremila anni fa, che rispondevano ad esigenze completamente differenti: il contesto storico attuale è troppo diverso. Ora per migliorare le condizioni ci serve un’economia che unisca le forze di tutto il Sud ed è impensabile l’idea di isolarci di più. Ci stiamo già frazionando come Sud dal resto d’Italia, se proseguiamo su questa onda ci troveremo ad avere una regione per ogni provincia. Mi piace come idea, ma credo che sia anacronistica, se anche riuscissero ad attuarla. Dal punto di vista sanitario non cambierebbe nulla, perciò penso piuttosto alle risorse del territorio utilizzabili nell’economia globale; certo, potrebbe servire come stimolo, ma concretamente è un’idea che serve a ben poco”. Il prof. Giovanni Invitto si trova in disaccordo soprattutto con le modalità di proposta del Movimento,nonché sulle motivazioni addotte. “Si sta insistendo troppo sul cosiddetto baricentrismo, come se la gestione regionale fosse stata sempre gestita su interessi baresi; è da notare che abbiamo avuto tre presidenti salentini dagli anni ’70: Nicola Quarta, Salvatore Fitto e Raffaele Fitto. Oltretutto basarsi sull’opposizione tra Lecce e Bari è un discorso poco nobile, sembra eguagliare tutto ad uno scontro tra tifoserie, perché non credo che i presidenti salentini facciano solo gli interessi del Salento e viceversa. Il comitato che si è costituito, poi, ha precorso i tempi, creando già lo stemma della nuova Regione e altri espedienti discutibili. Se avessi aderito a questa campagna - spiega il professore - avrei visto come leader un personaggio politico

pesante, come Giacinto Urso o Giorgio De Giuseppe, perché l’età media delle persone che compongono il comitato fa pensare ad una forma di occupazione politica. Sono molto dubbioso sull’iniziativa, nata in questo modo e senza chiare finalità: non sarebbe dovuta nascere in negativo, per controbattere Bari, ma in positivo, per creare qualcosa. Spesso il fatto che le iniziative non coinvolgano la nostra Provincia ma si fermino a Bari dipende da disposizioni nazionali, e non dal Presidente regionale, forse anche per una non sufficiente azione dei nostri parlamentari. È normale che molti non vogliano dire di no a questa proposta, perché sembrerebbe andare contro il sentire popolare, ma mancano le basi culturali, strutturali. Ci si dovrebbe soffermare per riflettere meglio sugli obiettivi e sull’organizzazione prima di avanzare queste proposte”. È invece favorevole l’imprenditore Claudio Marullo, “C’è troppo baricentrismo e sarebbe ora di avere una certa autonomia in qualunque ambito: da Bari si comanda tutta la Regione, e a Lecce non si svolgono molte iniziative”. Parlando di previsioni future sulle conseguenze, afferma che “Cambierebbe sicuramente il rapporto diretto più immediato con l’Ente Regione e tutti gli enti dell’urbanistica, dei lavori pubblici e tutti gli altri, rapporto che ora abbiamo a singhiozzo perché è il capoluogo a stabilire quando e dove passarci i finanziamenti statali. In qualità di imprenditore, vado a Bari due volte a settimana, ma questo non basta, perché chi sta a Bari vede e coglie le opportunità prima di noi, che

siamo costretti a fare da spola però ci sono precluse molte possibilità. Quindi è anche una questione di praticità. Credo che saremmo pronti ad affrontare questo salto, perché, come ho potuto appurare, a Bari ci sono molti funzionari provenienti da Lecce. Sicuramente non avremmo più difficoltà di Bari nel sostenere un’amministrazione regionale. Mi sembra un piano difficile da realizzare, anche perché agli stessi baresi tutto questo sembra inutile, però per noi è auspicabile”. Antonio Verardi, Segretario Provinciale dell’Ugl di Lecce, si dice insoddisfatto di come la Regione ha trattato il Salento finora, ma afferma “Non credo che la Regione Salento sarebbe la panacea di tutti i mali. Sono contento che se ne parli, per far emergere tutte le insoddisfazioni territoriali e le discrasie amministrative che ci sono nel raggiungere quegli obiettivi di cui il Salento ha bisogno per decollare. Potremmo spostarci sul piano culturale, ma a questo punto potrebbero farlo anche i baresi. Una scissione non risolve il problema, perché dovremmo anche progettare i punti di novità di un’amministrazione regionale. Se ad esempio l’idea nasce con l’obiettivo di eliminare le province, questo è un punto di positiva valutazione, come l’ipotesi di accorpare i comuni che hanno meno di 3000 abitanti. Oggi si sta cavalcando l’onda del sentire comune, perché noi salentini ci sentiamo un popolo “differente” da altri da millenni, per le nostre origini che ci accomunano alle radici greche. Ora ci serve un motivo di riflessione concreta sull’opportunità della Regione Salento”.

Non si dice a favore né a sfavore, mantenendosi su una posizione scettica. “Nonostante mi senta salentino più che pugliese, sto ancora valutando la proposta. È giusto che ci si pronunci sul referendum, perché è un’espressione popolare e va rispettata, ma non credo che in questo modo si risolvano tutti i problemi lavorativi”. È una proposta “fumosa e non convincente” per l’avv. Tondi Delle Mura, “Perché manca di dimostrare le specifiche convenienze economiche e amministrativ; le motivazioni sono più di carattere emotivo che non dati di fatto incontestabili, e questo è il limite più grave . Nella nostra Costituzione la Regione svolge un ruolo di raccordo e coordinamento e tra lo Stato centrale e gli enti locali - spiega - quindi il territorio regionale non può coincidere con poche province, o verrebbe meno la sua capacità e la sua funzione di congiunzione. La riforma costituzionale del 2001 ha potenziato il ruolo e le competenze della Regione; in secondo luogo lo sviluppo dell’UE ha fatto lo stesso. La prospettiva verso la quale ci avviamo comporta dunque un governo europeo forte, uno Stato centrale che è luogo di raccordo e un governo territoriale forte, e questo significa che si necessita di macroregioni, e non micro regioni, perché si deve incidere su ampi territori per controbilanciare la debolezza dello Stato centrale, che ha meno competenze. Avanzo una serie di perplessità; se ci possono essere dei vantaggi da questa iniziativa, ne aspetto la dimostrazione concreta”. Grazia Pia Licheri


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di don Angelo Sceppacerca

Gioia in cielo per un solo peccatore

Erano trascorse da poco le 11 di sera, tornati appena da una conferenza tenuta al Congresso Eucaristico Nazionale di Torino (500° del Miracolo Eucaristico) l’Arcivescovo Minerva ed io, in funzione di segretario, non so se il 10 o l’11 settembre ’53. Ormai tutti dormivano e noi a mangiare qualcosa al refettorio dei Superiori del Seminario Teologico di Rivoli Torinese. Avevo un po’ di paura: forse era la prima volta che mangiavo da solo con Lui. Era trascorso circa un anno dall’inizio della Santa Visita, ma mai si era desinato assieme da soli. Quasi per rompere il ghiaccio l’Arcivescovo mi parlò di Camigliatello della Sila ove aveva soggiornato qualche settimana innanzi. Credo volutamente accennò a un panegirico su Santa Teresina che gli era molto piaciuto. Si riferiva certamente al discorso del giovane prete che aveva consacrato appena due mesi innanzi. Io capì tutto, ma non aprì bocca. Tra me e me aggiunsi: “Quello si prende”. Nel luglio antecedente un giorno mi aveva chiamato il Vicario; e senza esitare m’aveva detto: “S. E. vuole che l’anno venturo tu rimanga in piazza Duomo solo per la segreteria”. Al mio rintuzzare l’ordinanza, richiamando la promessa di continuare gli studi giuridici, rispose:

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato””.

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Domenica 12 settembre 2010 Ore 10 - Celebra la Santa Messa a San Guido nella Solennità del Santo Patrono della parrocchia Ore 11.30 - Amministra la Cresima nella parrocchia di San Pietro in Lama Ore 19 - Concelebra nella Parrocchia di Santa Rosa in onore della Santa Patrona Lunedì 13 settembre 2010 Mattina - Udienze

Martedì 14 settembre 2010 Mattina - Udienze Ore 20 - Recita dei Vespri in episcopio, con il Presbiterio Diocesano, in rendimento di grazie nel giorno del suo compleanno Da mercoledì 15 a domenica 19 settembre 2010 Si reca in Moldavia per visitare la Fondazione Regina Pacis e festeggiare i 25 anni di Ordinazione di don Cesare Lodeserto

SALENTO FRANCESCANO di frà Paolo Quaranta

Fascio di luce puntato su di te Questo mio apporto alla rivista di questa settimana lo voglio iniziare con una piccola storiella, sicuramente anacronistica in questo momento del nostro cammino con l’anno liturgico, ma per me utile al nostro scopo: è Natale e nel Presepe tutte le statuine di creta sono in fermento nel tentativo di preparare il dono più bello e significativo da portare alla capanna di Gesù Bambino. Solo una statuina non si preoccupa, non si affanna, ma si mette in fila con le altre, in silenzio, così, a mani vuote. Al vederla le altre statuine si burlano di lei e le pongono domande se non si sentisse in difficoltà ad andare dal Bambinello a mani vuote. La statuina è felice per l’incontro, non se ne cura, ed una volta arrivata al cospetto di Gesù stende le sue mani vuote ed esordisce così: “Signore, il vero regalo non è ciò che io ti offro, ma ciò che tu stai offrendo a me”. Ecco; per Francesco d’Assisi è stata un po’ la stessa cosa. Tutta la sua vita non è stata caratterizzata dalla “fatica” del dono di sé, dallo sforzo ascetico; tutto questo è stato utile per ciò che il Signore gli ha comunicato, ha fun-

to da base a ciò che l’infinita misericordia gli ha donato. Il poverello di Assisi sapeva che “c’è gioia in paradiso per un peccatore che si converte” e questo ha scaldato sempre il suo cuore, questa certezza! Francesco non si è mai curato di voler riempire quell’abisso tra la grandezza del suo Dio ed il suo essere “humile vermine” della terra. Sapeva non esser possibile. Ha però goduto di santificare la sua vita rientrando in quel progetto d’amore che il Suo Dio gli ha comunicato di volta in volta, facendolo anche sbagliare, ma che si è andato srotolando nella sua storia di uomo. Cercare di dare un volto, un nome al Suo Dio, è stato per Francesco il tentativo di dare anche un significato, un colore alla sua stessa vita, una valenza al suo essere uomo. Francesco scopre la sua libertà nel sentirsi immerso nel progetto di Dio, nella sua volontà. Si sente benignamente guardato, chiamato con amore a fare comunione con Lui ed attraverso di Lui con i fratelli. L’infinita povertà e miseria della sua esistenza, il suo limite umano, non lo autorizzano a fermarsi ed a pensare che non

L’ALBUM DEI RICORDI - 1974

Con cento copie de L’Ora del Salento per festeggiare il nuovo presule “Rimarrai con me fino a metà settembre, quando torneremo da Torino”. Tornando dal Congresso transitammo per Roma e il venerato Presule mise a posto quanto c’era da sistemare al Laterano. Passarono solo pochi giorni e l’Eminentissimo nostro festeggiato mise piede in episcopio, come tutti sanno rimanendovi solo 5 anni. Trascorsi i quali si insediò in Santa Rosa dopo un felicissimo concorso. Il 4 novembre del ‘73 mi chiamò al telefono con la scusa che da tanto non tenevamo un’adunanza del Consiglio Pastorale. Ma il vero motivo era un altro; conoscendo la mia scienza occulta prelatizia voleva sapere qualcosa sulle insegne dei vescovi eletti. Allora non ci capii molto ma ricordo che la mia conclusione fu questa: sarò più preciso “in tempore opportuno”. Purtroppo quel tempo era già trascorso, perché da poco egli aveva imbucato la lettera di accettazione. Concludo con un terzo ricordo

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possa perseguire mete più alte. Scoprendo la sua inadeguatezza, il suo essere servo e pure inutile - svuota sempre di più la sua esistenza dalle cose che falsamente rendon grandi per far posto all’unica grande gratificazione: l’amore di Dio per l’uomo. Se ci riscoprissimo anche noi ogni giorno come perle preziose portate nel palmo di Dio! Se anche noi facessimo l’esperienza come su di un palcoscenico al buio di essere inquadrati dall’“occhio di bue” dell’amore di Dio, dal fascio di luce direzionale della sua misericordia che illumina proprio me! Quante cose sarebbero relativizzate… quanti complessi e quante delusioni superate… quanta autostima e quanta considerazione dona un abbraccio di Dio e questo abbraccio è per me! Il male del secolo, lo sappiamo, non è più il cancro ma uno ancora più subdolo che ci attanaglia in maniera sempre più progressiva: lo sconforto e la depressione. Francesco ci dice: “Coraggio, alzati, chiama te!”. E come è bello sentirsi ammantati dall’amore elettivo di Dio.

del fresco Suo episcopato. La sera del 5 gennaio ’74 ero anch’io presente ad Oria con 100 copie de L’Ora del Salento. Mi avevano riservato uno spazio più largo per un articolo di fondo dal titolo “Per una più ampia responsabilità pastorale”. Lui mi presentò a mons. Alberico Semeraro, che si compiacque con me. A Pontificale iniziato andai a finire sotto il baldacchino del trono, tra l’uno e l’altro Pontefice. E mi spiego: per il neo Ausiliare avevano preparato una poltrona sul lato sinistro e al centro c’era il Vescovo diocesano tra il suo Vicario e lo scrivente. Ma il bello arrivò a metà discorso di don Salvatore quando, d’un tratto, comparvero in presbiterio don Vito e don Pantaleo. Interruppe il suo dire per precisare che da quel momento non c’era più il solo don Oronzo che veniva da Lecce ma s’erano aggiunti i suoi vice di Santa Rosa. Don Vito, futuro Vescovo di Ugento, dal 1° aprile in Cielo, e il nostro don Pantaleo che è ancora tra noi. Anni prima il novello presule, ora porporato, per l’uno e per l’altro mi aveva invitato nella sua parrocchiale per dirigere il rito della loro ordinazione sacerdotale. O. D. S.


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

catholica

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VENTICINQUESIMI DI SACERDOZIO/Cinque sacerdoti compiono quest’anno 25 anni di servizio sacerdotale

L’Arcivescovo festeggia anche con don Cesare Mons. D’Ambrosio in Moldova accolto dal Vescovo Cosa nelle opere dellla Fondazione Regina Pacis Sarà l’Arcivescovo di Lecce S. E. mons. Domenico D’Ambrosio a presiedere la celebrazione del 25° anniversario di sacerdozio di don Cesare Lodeserto, così come annunciato nell’ultima lettera al clero della Diocesi salentina, e che avrà luogo a Chisinau, in Moldova, il prossimo 18 settembre. Questa’anno sono ben cinque i sacerdoti leccesi che celebrano il venticinquesimo anniversario: don Rossano Santoro, don Mario Pezzuto, don Nicola Macculi, don Flavio De Pascali e lo stesso don Cesare. La visita dell’Arcivescovo di Lecce a Chisinau permetterà anche di conoscere le attività della Fondazione Regina Pacis in Moldova e l’attività di missionario fidei donum del sacerdote lòeccese, infatti nella celebrazione del 18 settembre, presso la Cattedrale cattolica moldava, verrà ricordato il decimo anno di presenza della Fondazione nei paesi dell’est e il cinquantesimo anno di età di don Cesare. Mons. Arcivescovo giungerà a Chisinau il 15 settembre prossimo, accolto in aeroporto dal Vescovo del luogo S. E. mons. Anton Cosa. Visiterà le strutture della Fondazione in Chisinau, Tiraspol, Varvareuca. Incontrerà la Comunità delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e la loro Madre Generale, presente a Chisinau per le stesse celebrazioni. Va ricordato che le

don Cesare Lodeserto

Suore dello Smaldone sono presenti in Moldova da ben otto anni, collaborando con la Fondazione e con la Diocesi per le diverse attività. Don Cesare ha voluto che l’evento del 18 settembre fosse un festa per la Chiesa cattolica in Moldova ed un dono per tutti. Nell’invito don Cesare ha scritto: “Sono contento di ciò che ho e di ciò che non ho”, manifestando la chiara intenzione di avere un festa dove per tutti ci sia un posto. La Fondazione in occasione delle celebrazioni consegnerà il nuovo studio dentistico per i poveri realizzato a Varvareuca, a nord della Moldova, ed il poliambulatorio di Ciburciu sud, nel territorio della Transnistria. Le donazioni per la festa serviranno alla realizzazione della cucina-mensa per quattrocento pasti, la cui ristrut-

don Nicola Macculi

turazione è in atto, e la stampa del primo catechismo in lingua russa della Chiesa cattolica, scritto da S. E. mons. Cosmo Francesco Ruppi. Va ricordato l’intenso legame tra la Chiesa moldava e la chiesa leccese, che nel corso dei dieci anni trascorsi ha

SALENTO MARIANO

don Flavio De Pascali

segnato un cammino che ha permesso non solo la realizzazione di opere caritative di grande importanza, ma anche la collaborazione in numerosi progetti di altro genere. Don Cesare, come è noto, è sacerdote Fidei donum in Moldova ed oltre a presiede-

di Valerio Terragno

S. Maria della Consolazione a Martano Il Monastero di Santa Maria della Consolazione, a Martano, rappresenta un faro della religiosità e della cultura monastica nel Salento. Il complesso iniziò ad essere costruito nel lontano 1686, su luogo ove sorgeva una cappella intitolata alla Madonna della Consolazione, nella quale si venerava un’affresco della Vergine col Bambino, risalente, con probabilità, alla seconda metà del 400. I primi tenutari del monastero furono gli Alcantarini, religiosi appartenenti all’ordine di San Pietro d’Alcantara. San Pietro d’Alcantara fu un mistico francescano spagnolo, i cui seguaci condussero una vita claustrale molto austera. In seguito vi subentrarono i Frati Minori; dal 1926, il monastero è tenuto dai Cistercensi provenienti dal convento annesso al Santuario della Madonna di Cotrino, presso Latiano. Questo monastero, si sviluppa intorno ad un chiostro, con al centro una moderna fontana della Madonna, il cui porticato è stato rifatto nel corso del XX secolo. La vastissima Biblioteca ha avuto origine, da un lascito di libri, da parte della nobile famiglia Comi da Martano. Nell’archivio monastico, si conservano importantissime stampe ed incisioni come la Filosofia degli Stacchi, realizzata a Napoli da Marco Aurelio Severino nel 1690, il Paragone dei Cavalieri del Duca di Pescolanciano e le opere di San Bernardo da Chiaravalle, fondatore dell’Ordine dei Cistercensi. Degna di nota è anche la Pinacoteca, dove si conservano im-

portanti opere attribuite ad artisti, di forte calibro, come Polizzi, Toma ed Altamura. Interessanti sono anche il refertorio monastico, lo studio e le sale di rapppresentanza. Dal 1977 ha sede nel Convento della Consolazione, anche una piccola fabbrica di liquori, istituita da Padre Andrea Rossi, nella quale si producono distillati, a base di erbe, dal caratteristico sapore e di qualità pari ai liquori prodotti nelle grandi abbazie dell’Italia centrale come Camaldoli e Fonteavellana. La Sala Convegni è intitolata allo storico Mauro Cassani, grande sacerdote umanista, autore del vocabolario griko-italiano. La parte più interessante di tutto il monastero è certamente la chiesa intitolata alla Beata Vergine della Consolazione. Costruita tra il 1686 e il 1691, l’attuale sacro edificio si presenta con una sobria facciata di echi rinascimentali, sulla quale si aprono un portale, sormontato dallo Stemma dell’ordine cistercense di Casamari, celebre abbazia del Lazio ed un finestrone, nella parte superiore. Il prospetto termina con un fastigio a volute lapidee, sormontato da una croce. La torre campanaria, con cupolino, è stata innalzata in epoca successiva, rispetto al resto della chiesa. L’interno del tempio è a tre navate, arricchite da fantasiosi stucchi settecenteschi, sulle quali si affacciano numerosi ed eleganti altari; i più antichi sono intitolati ai Santi francescani Pasquale Baylon e Antonio da Padova mentre moderno è l’altare di San Bernardo da Chiaravalle.

L’altare maggiore, scandito da una coppia di colonne con capitelli corinzi, è arricchito dalla presenza di angioletti e intrecci floreali; al centro, si trova una tela della Vergine del Carmine, attribuita al pittore gallipolino Giovanni Domenico Catalano, affiancata dalle statue, in pietra, di San Bonaventura e San Pietro Battista, membri dell’Ordine Francescano. In un ovale, posto in cima all’altare, è incastonata la pittura raffigurante la Madonna della Consolazione, incoronata da due angeli lapidei. La Vergine, dal viso dolce e colorito, con una mano sorregge il Bambino mentre con l’altra sostiene il “Pane della Consolazione”, simbolo del ristoro spirituale. L’affresco non è esente, da punto di vista iconografico, dallo stile “giottesco” delle pitture parietali della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, a Galatina. Il tabernacolo e la mensa sono stati eseguiti in marmi policromi. La chiesa martanese del convento della Consolazione possiede uno dei pavimenti maiolicati più beli della Terra d’Otranto, dalla vivace decorazione geometrica e floreale. Questo monastero ha accolto, nel corso della sua storia, insigni uomini di fede come fra’ Simone Russo, mistico del XVIII secolo, morto all’età di diciannove anni e fra’ Giuseppe Michele Ghezzi il quale vi dimorò tra il 1918 ed il 1922. Ancora oggi, i Cistercensi accolgono nel convento tutti i ragazzi che, alla ricerca della pace interiore, vogliono comprendere l’importanza e la grandezza del nome di Maria.

don Mario Pezzuto

don Rossano Santoro

re la Fondazione Regina Pacis, assolve a numerosi incarichi pastorali: responsabile pastorale della comunità italiana e responsabile diocesano per le attività sociali. Nello stesso tempo il Vescovo mons. Cosa lo ha incaricato di rappresentare la Moldova

presso il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee) in qualità di Segretario della Conferenza Moldava ed incaricato, sempre presso la Ccee, per le Comunicazioni Sociali. Si tratta di incarichi di elevata responsabilità che richiedono grande impegno. A mons. Arcivescovo auguriamo un buon viaggio missionario, con la passione pastorale che lo contraddistingue, oltre alla ferma volontà di servire i poveri, ovunque si trovino. A don Cesare l’augurio per una vita sacerdotale serena e ripiena dei doni di Dio, con la certezza che saremo sempre al suo fianco. Chi vorrà scrivergli o sentirlo potrà prendere contatto nei seguenti modi: 00373.79400390. oppure clodeserto@reginapacis.org. Valentina Polimeno

scuola e mass media

di Adolfo Putignano

“Pensare con gli occhi” Esperienze di cineforum, disamina critica di fiction televisive, collaborazione attiva con radio locali, analisi del giornale e di trasmissioni televisive, mostra fotografica su particolari tematiche, rappresentazioni teatrali, murales per esprimere messaggi maturati comunitariamente, scambi di considerazioni, sensazioni e proposte tramite network progettati all’interno di unità didattiche e di progetti elaborati per allargare ambiti culturali, condividere impegni, superare situazioni di disagio. Nel segno della partecipazione e nella differenza di ruoli, docenti ed alunni intervengono realizzando un cammino cognitivo che in parte si dipana nel tradizionale rapporto tra emittente e recettore ed in parte costituisce una ricerca comune che coinvolge tutti con le diverse possibilità di navigare assieme nel web, scoprendo contenuti inediti o provenienti da fonti di tutto il mondo: l’educazione ai media nell’attività scolastica s’inserisce nelle dinamiche cognitive e formative che, insieme con gli obiettivi di sviluppo programmati, tengono presenti componenti specifiche della comunicazione tra educatori e allievi. Si realizza così un incontro interpersonale con differenze di compiti tra chi trasmette contenuti e chi, raccogliendoli, interagisce esprimendo proprie valutazioni o apportando ulteriori contributi. In ambito scolastico, gli obiettivi dell’uso degli strumenti di comunicazione sociale possono favorire, in modo nuovo e coinvolgente, la maturazione di concetti, riflessioni e valutazioni che favoriscano la liberazione da dipendenze, se non addirittura da autentiche schiavitù psicologiche e morali. Proprio mentre la globalizzazione, con le sue fonti di potere economico e le sue influenti organizzazioni culturali, tende a condizionare pesantemente la libertà degli individui, un efficace uso dei media può favorire l’azione docente nel promuovere le capacità critiche e propositive, valorizzare le positività e progettare un futuro che ottemperi alle esigenze dei discenti. Fondamentale è un metodo didattico che, nell’attuale cultura mediatica, preveda la valorizzazione della vasta gamma di strumenti di comunicazione e la loro utilizzazione. Il linguaggio massmediale diventa, secondo una nota espressione, opportunità per “pensare con gli occhi”, attraverso la rappresentazione cinematografica esaminata con la guida dell’insegnante, le trasmissioni radio e televisive “smontate” nelle diverse scelte della produzione e della regia, la rassegna fotografica considerata espressione d’identità tra antico e nuovo, lo spettacolo teatrale scelto come azione scenica con obiettivi socioculturali, l’interfacciarsi con i new media realizzato quale itinerario verso una cittadinanza senza confini. Operare in classe con una valida didattica capace di utilizzare i media, che di fatto gli alunni già usano in famiglia, costituisce, allora, un’opportunità per proporre, mediante i segni e le immagini, forme nuove di presentazione della propria esperienza, confronto critico con le conoscenze ed il vissuto degli altri. La Media education valorizza, infatti, la partecipazione di tutti e la proposta innovativa sia con i ricordi e le testimonianze sia con la ricerca ed i segni iconici, coinvolgendo le diverse fasce d’età, nell’intento di favorire e allargare ad ogni discente la piena cittadinanza. E da veicoli di messaggi negativi, spesso unidirezionali da parte del potere, la scuola può far diventare i mass media volano del sapere, di relazioni umane e di democrazia. Adolfo Putignano


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

welfare

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i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri

Forte calo in agosto per la classe integrazione

Sono diminuite complessivamente del 32,7% le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni (Cig) nel mese di agosto, rispetto al mese di luglio. Il forte calo congiunturale è in linea con l’andamento stagionale, così come si era manifestato già nello stesso mese del 2009. In agosto sono state complessivamente autorizzate, in tutta Italia, 76,6 milioni di ore di CIG: quasi la metà (35,5 milioni) sono state quelle richieste in deroga (Cigd), che crescono rispetto al mese di luglio (+5,8%). Cassa integrazione ordinaria (Cigo) e straordinaria (Cigs) di agosto sono invece in drastico calo rispetto al mese precedente, rispettivamente -67,5% e -38,8%. “Nel mese di agosto - ha dichiarato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua - si rafforza una tendenza che notiamo ormai da quasi un anno: l’incremento di richieste di cassa integrazione rispetto al 2009 è quasi tutto attribuibile alla cassa integrazione in deroga, quindi a un allargamento della platea dei beneficiari, che prima dello scorso anno non potevano accedere all’ammortizzatore sociale”. Il commento si riferisce al fatto che nell’agosto 2009 la somma di Cigo e Cigs portava a un totale di 42,4 milioni di ore autorizzate; quest’anno il confronto omogeneo indica un totale di 41 milioni, circa un milione e mezzo di ore in meno. La differenza è tutta rappresentata dalle richieste di cassa integrazione in deroga, passata dai 12,1 milioni dell’agosto 2009 ai 35,5 milioni dell’agosto di quest’anno. Nel confronto con il 2009 si con-

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

ferma anche la tendenza alla forte diminuzione in valore assoluto delle richieste di Cigo, passate da 27,6 milioni dell’agosto 2009 ai 9 milioni dell’agosto di quest’anno (-67,3%), che portano le somme del periodo gennaio-agosto a 249,8 milioni di ore richieste e autorizzate contro i 349,8 milioni di ore dei primi otto mesi del 2009 (-28,6%). Per la Cigs l’andamento è opposto: cresce sia il dato tendenziale del mese (+115%) sia quello del periodo (+203,4%). Complessivamente, la crescita tendenziale delle ore autorizzate di Cig nell’agosto 2010 è stata pari a 40,1%, passando dai 54,6 milioni di agosto 2009 a 76,6 milioni di ore. In totale, nei primi otto mesi del 2010 sono state autorizzate in tutta Italia 826,4 milioni di ore di Cig (+60,5% rispetto al periodo gennaio-agosto del 2009): quasi il 25% di questo totale è rappresentato dalla Cigd (224,5 milioni), che lo scorso anno invece pesava per meno del 10% sul dato complessivo delle autorizzazioni di cassa integrazione. Stagionale e consolidato anche l’andamento delle domande di disoccupazione che si riferiscono al mese di luglio: diminuzione tendenziale (9,9% rispetto al luglio 2009); crescita congiunturale (da 83mila domande di giugno si passa alle 152mila di luglio) per l’effetto stagionale delle iscrizioni nelle liste dei precari della scuola. Calano le domande di mobilità sia in confronto al mese precedente, sia in confronto allo stesso mese dell’anno scorso: nel luglio 2010 sono state 6.500 contro le 7.200 di giugno, e contro le 8.900 del luglio 2009.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Con 51 assenze si può perdere l’anno Alle ore 10.30 di giovedì, 2 settembre, gli studenti italiani hanno saputo che saranno bocciati, se faranno più di 50 assenze dalle aule. Lo hanno appreso dalla monodica voce del ministro Maria Stella Gelmini, la quale ha voluto parlar dai teleschermi della Rai, a tutto l’orbe scolastico, studenti, docenti ed aspiranti insegnanti, togliendo illusioni e speranze. Agli studenti ha chiesto costanza, agli insegnanti precari non ha chiesto neppure pazienza. L’ex ministro Giuseppe Fioroni aveva ispirato una promettente legge che avrebbe immesso in ruolo di 150.000 insegnanti, in tre anni scolastici. Il 25 giugno 2008, però, il Ministro del Tesoro ha fatto ridurre classi, cattedre e posti, limitando, così, le possibilità di assunzione nei ruoli di aspiranti abilitati. Ma ciò non è bastato! Quel giorno, sono state sottratte anche prospettive di lavoro agli insegnanti che, laureatisi dopo l’estate del 2008, non hanno visto, e non vedono ancora, la possibilità di essere immessi nelle graduatorie ad esaurimento, né quella di partecipare ai tradizionali concorsi a cattedre, per esami, che non si bandiscono, da tempo quasi immemorabile, esattamente dal novembre del 1999. La Gelmini offre il volto dell’ottimismo soltanto ai dirigenti scolastici. Alle loro associazioni infatti, ha promesso che, fra qualche mese, bandirà il concorso per l’assunzione di 3.000 nuovi dirigenti. Si sarebbe tentati di pensare che, come i posti di parroco possono esser soppressi, senza danno per il precetto festivo dei fedeli, i quali potranno essere bene accolti nelle chiese vicine, allo stesso modo potranno esser soppresse le classi: i loro alunni entreranno, in 30, 31 nelle classi vicine. Ma il numero delle diocesi, come quello delle presidenze scolastiche, è bene che rimanga invariato, anche se la loro riduzione, forse, non genererebbe, eccessivi disagi alla fede dei credenti. Preoccupa i genitori, oltre che gli studenti, la minacciata perdita dell’anno scolastico, per chi superi un quarto delle lezioni. Non è difficile scorgere un po’ di drammatizzazione mediatica nelle parole del Ministro, il quale, per liberare le aule dalla fama di luoghi in cui non si studierebbe con costanza, avrebbe garantito che, in tutti i casi in cui uno studente supererà un quarto di assenze - rispetto al totale di 200 giorni di frequenza, previsti dal calendario scolastico - l’alunno non verrà promosso. In verità, questa norma non è nata oggi, anzi, non l’ha introdotta neppure la signora Maria Stella, ma la si deve all’attuale Sindaco di Milano, la signora Letizia Moratti, che è riuscita ad inserirla nel penultimo dei decreti legislativi (il n. 227, del 17 ottobre 2005, art. 13, comma 2°), con i quali ha tentato, senza riuscirci, peraltro, di realizzare la riforma degli Istituti del II ciclo scolastico. Ma vi è di più: la medesima norma opera nella scuola italiana sin dal 1° settembre del 2005, e non sembra che abbia influito sul livello di assenze degli studenti preadolescenti. Tale norma è contenuta nel 1° comma dell’art. 11 del Decreto legislativo n. 59 del 2004, con il quale l’ex Ministro Moratti ha riformato le scuole del primo ciclo. Vi si leggerà che, per la validità dell’anno scolastico degli alunni della scuola media, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. Vi sta anche scritto che, per casi eccezionali, le scuole possono autonomamente stabilire deroghe al predetto limite. È improbabile che quella stessa norma, applicata dal 1.9.2010 alle superiori, potrà sconvolgere lo stile di vita scolastica degli studenti adolescenti.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Allarme carenza medici rivedere le selezioni “Le recenti polemiche rispetto all’accesso nelle facoltà di medicina hanno messo in luce anche una questione che occorre affrontare al più presto: la futura carenza di medici, soprattutto per alcune specialità, geriatria ad esempio, decisive per il futuro dell’assistenza sanitaria dei cittadini”. A sottolinearlo è il segretario nazionale del Sumai-Assoprof, Roberto Lala, all’indomani dei test d’ingresso per le facoltà di Medicina negli atenei italiani. “Secondo le stime che vengono fatte - fa notare Lala - quando sarà esaurita la ‘bolla’ di super-iscrizioni degli anni ’70-’80, l’Italia allineerà il rapporto dei medici per abitanti a quello più basso dei Paesi Ocse, e si passerà così dalla pletora del passato alla carenza di medici del futuro. Le previsioni parlano di un’inversione di tendenza a partire dal 2015 che porterà nel giro di dieci anni il numero di medici da 350 mila a circa 250 mila”. “Già oggi - sottolinea il segretario del Sumai-Assoprof in una nota - si avverte una carenza strutturale di circa 5.000 medici tra radiologi, anestesisti e personale dell’area emergenza, ma il punto è che oltre ad assumere meno camici bianchi (ricordo che un gran numero di Regioni sono sottoposte a piani di rientro dove vige il blocco del turnover) si continua a formare il personale senza tenere con-

to dell’andamento della curva demografica del nostro Paese (che invecchia) e, quindi, dei reali bisogni assistenziali del territorio”. Dunque si formano giovani medici, ma si dimenticano le esigenze assistenziali del Paese. “Un esempio per tutti è la geriatria - sottolinea Lala - è come se non si tenesse conto dei dati Istat che raccontano un Paese con pochi neonati e tanti ‘over 65’: nel 2009 sono nati 568.857 bambini (7.802 in meno rispetto all’anno precedente) e sono morte 591.663 persone (6.537 in più rispetto al 2008). Un italiano su 5 ha più di 65 anni”. Eppure “anche nell’ultimo bando per le scuole di specializzazione post laurea evidenzia il sindacalista - datato febbraio 2010, i posti per ‘Pediatria’ erano 212 contro i 122 per ‘Geriatria’. E poi, 535 per ‘Anestesia’ (e sono ancora pochi), 278 per ‘Chirurgia’, 225 per ‘Medicina interna’, 258 per ‘Cardiologia’, 392 per ‘Radiologia’, 258 per ‘Malattie dell’apparato cardiovascolare’ e 82 per ‘Malattie dell’apparato respiratorio’. In totale, circa cinquemila posti a disposizione per i medici che si vogliono specializzare”. “Solo 140 - prosegue Lala - i reparti di Geriatria sparsi tra gli ospedali italiani, poco meno del 10% di quelli di Medicina interna, dove generalmente vengono ricoverati gli anziani. In Italia i geriatri sono appena 2.800 mentre i pediatri arrivano a 14 mila.

Don Pino Puglisi ucciso dalla mafia

Nuove pagine per abilitarsi ai servizi telematici

Un altro modello per le nostre comunità: dopo i due significativi anniversari di don Tonino Bello e di Madre Teresa di Calcutta, ricordiamo l’uccisione di un sacerdote, colpevole solo di aver combattuto la mafia mentre era impegnato a fare il parroco. Un busto ligneo raffigurante don Pino Puglisi, realizzato dagli artigiani di Betlemme, sarà inaugurato il 16 settembre nella parrocchia San Gaetano M. SS. del Divino Amore, nel quartiere Brancaccio di Palermo. L’iniziativa rientra tra le celebrazioni per il 17° anniversario della morte di don Puglisi, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56° compleanno, 15 settembre 1993. Il busto, donato al Centro di accoglienza Padre Nostro Onlus, fondato nel 1991 da don Pino, dalla Fondazione Giovanni Paolo II di Fiesole, sarà scoperto nel corso della celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Palermo mons. Paolo Romeo. Il Centro Padre Nostro oggi accoglie circa 600 famiglie cercando di rispondere alle loro domande di aiuto, segue 300 bambini nel loro percorso scolastico, 15 ragazzi per la licenza media e l’inserimento lavorativo, 30 adolescenti che seguono le attività formative del Centro, concludendo il loro percorso annuale con un campo scuola e più di 100 anziani ai quali viene offerta assistenza domiciliare, corsi di cultura generale, laboratori artigianali. Don Pino nasce il 15 settembre 1937 a Brancaccio quartiere periferico di Palermo da una famiglia modesta, padre calzolaio e madre sarta. A 16 anni, nel 1953 entra in seminario da dove ne uscirà sacerdote il 2 luglio 1960. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graziano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Qui inizia la lotta antimafia di don Pino Puglisi. Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 15 settembre 1993 viene ucciso davanti al portone di casa. Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro “Padre Nostro” con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino la porta. Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli che comincia a collaborare con la giustizia, e confessa 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, insieme al killer, Gaspare Spatuzza , gli sparò un colpo alla nuca. Dopo l’arresto l’assassino sembra intraprendere un cammino di pentimento e racconta le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un “me lo aspettavo”. Condannato a 16 anni dalla Corte d’Assise di Palermo, è stato scarcerato nel 2000 dopo aver scontato una pena effettiva inferiore a due anni di reclusione. Mandanti dell’omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano viene condannato all’ergastolo per l’uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l’assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all’ergastolo il 19 febbraio 2001. Sono condannati all’ergastolo anche tutti gli altri della banda. Il 15 settembre 1999 l’allora cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi ha aperto ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio.

L’iniziativa si è resa necessaria per chiarire meglio il nuovo contesto che consente a soggetti non residenti la possibilità di essere delegati dai cittadini italiani all’invio delle istanze di rimborso Iva Ue. Questa novità non è stata ben interpretata anche in alcuni articoli della stampa specializzata, con il rischio di disorientare i contribuenti e i nuovi intermediari non residenti. In particolare, si vuole fugare ogni dubbio sul fatto che tra i soggetti delegati del provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 1° aprile 2010 non rientrano solo quelli che possono dimostrare di aver svolto in passato l’attività di presentazione delle richieste di rimborso, ma anche tutti coloro che, in coerenza con le regole per l’abilitazione al servizio Entratel per gli intermediari, possono dimostrare il “Possesso di adeguata capacità tecnica, economica, finanziaria e organizzativa” da parte del soggetto delegato. Le nuove pagine riuniscono in modo organico le informazioni relative alle procedure già note, che riguardano l’abilitazione ai servizi telematici e l’eventuale attribuzione del codice fiscale ai soggetti delegati all’invio delle istanze di rimborso Iva Ue. Il provvedimento dello scorso 1° aprile, oltre a consentire la presentazione diretta delle istanze telematiche di rimborso da parte dei contribuenti e quella tramite gli incaricati “classici” ha dato il via libera alla presentazione delle domande di rimborso Iva Ue per conto dei contribuenti anche da parte di soggetti delegati in possesso di adeguata capacità tecnica, economica, finanziaria e organizzativa e alle Camere di commercio italiane all’estero, che abbiano ottenuto il riconoscimento governativo di cui alla legge 518/1970. Dalla lettura del provvedimento è chiaro, quindi, che per essere delegato all’invio delle istanze di rimborso non è richiesto nessun altro requisito. Pertanto possono essere delegati indistintamente soggetti residenti in Italia o in un altro Stato membro dell’Unione europea, soggetti già in attività da anni o che abbiano appena iniziato la propria attività, sempre che dimostrino il “possesso di adeguata capacità tecnica, economica, finanziaria e organizzativa”. Il modulo può essere presentato direttamente dal contribuente o spedito, allegando in questo caso una fotocopia del fronte e del retro di un documento di identità valido, per posta, fax o e-mail all’ufficio delle Entrate competente, in base al proprio domicilio fiscale. La comunicazione della delega è valida sino alla revoca, che può essere effettuata utilizzando lo stesso modello. Non è ammessa la presentazione tramite terze persone. La richiesta di abilitazione va presentata direttamente oppure mediante lettera, fax o posta elettronica, allegando, in questi casi, la copia del fronte e del retro di un documento di identità valido del sottoscrittore. Non è ammessa la presentazione mediante terze persone.


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Lecce, 11 settembre 2010

obiettivo

L’AVVENTURA EDUCATIVA VERSO IL XVIII CONVEGNO DIOCESANO DELLA CHIESA DI LECCE

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Dal 20 al 22 settembre al Centro congressi Ecoteckne i 600 delegati di parrocchie e movimenti

La famiglia nell’emergenza educativa Irrinunciabile è il compito della famiglia nella crescita e nella formazione dei figli, perché possano giungere ad una piena maturazione della loro personalità, portando a compimento ogni potenzialità. È un compito essenziale, intrinseco alla stessa trasmissione della vita; primario, precedente cioè ad ogni altra istituzione o agenzia educativa; originale, perché unico è il rapporto genitori e figli, a partire dallo stesso patrimonio genetico e storico con contenuti e modalità proprie, insostituibile mai delegabile, impedito, sottratto. È sulla capacità educativa che si realizza e misura la validità di un nucleo familiare, nel formare personalità sicure, nel garantire alla società dei soggetti attivi per il suo progresso culturale, per un futuro impregnato di autentici valori. La famiglia è stata sempre consapevole di questo suo diritto-dovere, gelosamente custode dei propri figli, tesa con tutte le proprie energie, anche nelle situazioni più precarie, a farne degli adulti significativi e operosi per se sessa e la comunità. Soprattutto nella trasmissione della fede determinante è stata sempre l’incidenza dei genitori, di generazione in generazione, che anche in contesti difficili hanno saputo comunicare i loro valori religiosi, assicurando la presenza della esperienza cristiana fino ai nostri giorni, spesso con splendide e coraggiose testimonianze di vita evangelica, di santità autentica. D’altra parte, la comunità cristiana ha sempre sostenuto l’azione dei genitori, con attenzione primaria, attenta alla loro formazione, ma soprattutto ad assicurare la valida e insostituibile collaborazione nella iniziazione cristiana dei figli, come “primi evangelizzatori ed educatori alla vita di fede”. Ma, non è difficile riconoscere che non è stato mai facile educare. Purtroppo, sempre si son dovuti registrare numerosi e gravi insuccessi sia nelle persone, giovani e adulti, sia nella famiglia, come in intere comunità e società. Ciò è dovuto prima di tutto alla responsabilità delle singole persone, ma anche alle incertezze del mondo degli adulti, alla carenza affettiva e valoriale della famiglia, al disordine morale della società. “Ma, oggi, sembra che educare sia sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla, perciò, di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo vanno incontro i nostri sforzi per formare personalità solide, capaci di collaborare con gli altri e dare un senso alla propria vita” (Benedetto XVI, Lettera alla Diocesi e alla Città di Roma, 21/01/2008). È questa una constatazione da tempo largamente condivisa: il 61% delle famiglie italiane considera l’educazione la prima emergenza nazionale (Fondazione per la sussidiarietà, 2007). Ancora una volta, è chiamata in causa la famiglia, i cui limiti, la cui fragilità sembra notevolmente aggravata, a cominciare dal suo stesso essere: la difficoltà a dar vita e mantenere vive nel tempo relazioni stabili, a costituire legami solidi e duraturi tra i coniugi e tra genitori e figli, a trasmettere il patrimonio affettivo e morale. Si assiste anche nel suo interno a una relazione educativa incerta e confusa negli obiettivi, come nei metodi, una grave incertezza nei valori da trasmettere, non sempre chiaramente presenti in essa. A volte appare evidente la impreparazione dei genitori a gestire sapientemente lo stesso rapporto educativo, soprattutto nei momenti più problematici dell’età evolutiva. Ma, bisogna riconoscere anche la difficoltà che la famiglia incontra nel contesto in cui vive, determinata da fattori esterni ad essa: il lavoro di ambedue i coniugi, che rende problematica una collaborazione educativa continuativa accanto ai figli, condizioni abitative e urbanistiche poco rassicuranti, la presenza spesso di anziani malati e fragili da curare, situazioni sempre crescenti di convivenze di fatto, di coppie separate o divorziate risposate o non, l’insediamento di famiglie extracomunitarie (cfr Cei, Comitato per il progetto culturale, 2010). Spesso la famiglia sommersa quasi da queste difficoltà si sente sola, senza sostegni adeguati, abbandonata. Ma, essa non può essere lasciata a se stessa. Se è la cellula della società, se dalla sua vitalità e validità dipende il benessere della comunità intera, ha il diritto di essere aiutata, sostenuta, protetta con scelte primarie e incisive, con mezzi efficaci, dalla società civile e religiosa, da ogni istituzione. Lo Stato deve porre la famiglia al centro delle sue politiche, perché i figli in ognuna di esse

trovino un ambiente sufficientemente idoneo alla loro educazione e, in caso di difficoltà familiari, abbiamo la possibilità di godere di strutture idonee e di facili accesso, quali asili nido, scuole dell’infanzia. L’intera attività scolastica deve essere realizzata come “scuola di umanità”, “scuola di valori” e non soprattutto come apprendimento di

abilità operative per una professione o un mestiere. La Chiesa in ogni sua articolazione è chiamata ad essere in prima linea nell’accettare e sostenere la sfida educativa, rendendola scelta pastorale prioritaria, senza indulgere ancora in ritardi, deleteri per la formazione umana e cristiana dei battezzati, ragazzi, giovani e adulti.

Lo richiede la sua missione fondamentale. L’evangelizzazione. Evangelizzare significa educare l’uomo integrale, renderlo adulto, maturo secondo il progetto di Dio. Tutta la pastorale deve essere educante, con azione tenace e paziente, con progetti che abbiano come meta la persona umana, nella pienezza della sua dimensioni, non dei semplici “praticanti” di riti, avulsi da una vera fede profonda e generativa. Possiamo incominciare da quello che abbiamo, qualificandolo sempre di più come impegno educativo con obbiettivi chiari e verificabili: gli itinerari di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, i percorsi di formazione in preparazione alla celebrazione del sacramento del matrimonio, le proposte di formazione cristiana per giovani e adulti, le esperienze in alcune Associazioni e Movimenti. Per quanto riguarda il sostegno dei genitori è bene insistere sulla collaborazione diretta ai cammini di fede dei loro figli, ma è opportuno pensare a delle proposte mirate, alla loro formazione personale come adulti cristiani e coniugi, ma anche ad aiutarli nel loro compito educativo: Gruppi famiglia, Gruppi giovani sposi, cenacoli domestici, scuole per genitori. In aiuto delle famiglie in difficoltà nel curare la formazione dei figli potrebbero essere utili, nell’interno dell’Oratorio o di altre strutture, attività di sostegno scolastico, di servizio baby-sitter, dando vita ad aggregazioni spontanee di famiglia, nel puro volontariato. Importante sarebbe dar la possibilità di dialogare con altre strutture presenti sul territorio, quali la scuola sia statale sia comunale o privata per avviare dei progetti educativi unitari. Salvatore Carriero

IL PROGRAMMA Questo è il programma del Convegno diocesano “L’avventura educativa” che si svolgerà presso il Centro Congressi dell’Ecotekne: lunedì 20 settembre 2010, alle ore 17.00, accoglienza dei convegnisti con preghiera di inizio, alle 17.30, saluto del prof. ing. Domenico La Forgia, Magnifico Rettore dell’Università del Salento. Alle 17.45 introduzione di S. E. mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo di Lecce; alle 18.00 relazione su “ Il ritorno dell’educare tra Vangelo e cultura” di S. E. mons. Brambilla Franco Giulio, Vescovo ausiliare di Milano, preside della Facoltà di teologica dell’Italia Settentrionale; seguirà il dibattito in aula; alle 19.45 don Nicola Macculi e il prof. Alberto Zonno faranno delle comunicazioni sul tema: “Dal Sinodo ai nostri giorni”. La giornata si chiuderà, alle 20.00, con la preghiera. Martedì 21, alle ore 17.00, celebrazione dei Vespri; alle 17:00 relazione “Dal Sinodo diocesano agli orientamenti pastorali del decennio” di S. E. mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, presidente della Commissione Episcopale Cei per la Dottrina della Fede e la Catechesi,; seguirà il dibattito in aula; alle 18.45 presentazione degli ambiti per i laboratori di don Pierino Liquori, mentre dalle 19 alle 20.30 ci saranno i laboratori. Mercoledì 22, alle ore 17.00 preghiera, e alle 17.15 relazione “Educare nel mondo postmoderno” del prof. Attilio Danese e della prof.ssa Giulia Paola Di Nicola, docenti di Sociologia della famiglia - Università di Chieti e direttori di “Prospettiva persona”. Seguirà dibattito in aula; alle 19.00 comunicazioni delle riflessioni nei laboratori; alle 19:30 le conclusioni dell’Arcivescovo, e alle 20.15, preghiera alla Vergine. Vincenza Sava

AFFETTIVITÀ E FRAGILITÀ

Un’educazione permanente che coinvolge anche gli adulti Mi piace partire con un breve inciso sulla evoluzione dei termini utilizzati per evidenziare un problema che ormai coinvolge e interpella in maniera sempre più pressante la nostra società, che Bauman definisce “società liquida”. Nella lettera alla diocesi di Roma del gennaio 2008, papa Benedetto XVI parlava di Emergenza educativa; nel settembre del 2009 viene pubblicato il volume La Sfida educativa, promosso dal comitato per il progetto culturale della Cei, mentre l’argomento scelto per il nostro convegno diocesano è L’Avventura educativa. Tre termini e tre tappe che segnano il passaggio dalla rilevazione del problema, alla necessità affrontare le sfide di una società in cui prevale il relativismo, dove sembra che tutto sia possibile, dove perdono valore e significato le relazioni e la stessa vita, dove spesso educatori e genitori, sfiduciati nel loro impegno educativo, fanno fatica a proporre con passione ragioni profonde di vita. Impegnarsi

in questo contesto è un’avventura percorribile solo alla luce di un’antropologia adeguata che guardi all’uomo integrale nella sua costituzione relazionale e alla dignità della persona dal concepimento alla fine naturale. Un’avventura che richiede un’ alleanza educativa tra tutti coloro che, animati dalla speranza, hanno volontà di futuro mettendosi in gioco in prima persona: “E tutti saranno ammaestrati da Dio” (Gv 6,45). Un ruolo rilevante in questo contesto riveste l’impegno educativo nell’ambito della vita affettiva alla quale appartiene anche l’esperienza della fragilità, legata al senso del limite insito nella stessa corporeità. Affettività e fragilità fanno parte della struttura antropologica della persona e quindi vanno riconosciute, accettate ed educate, nel senso etimologico del termine, che significa aiutare ciascuno a diventare al meglio se stesso. Questo richiede competenza emotiva, autostima, conoscenza e accettazione di sé, accompagnamento, affinché ciascuno scopra il

senso del proprio esistere come essere relazionale e operi scelte fondate sui valori del bene e del vero, che non sono limite, ma risorsa per una vita felice, che trova la sua pienezza nella dimensione della trascendenza. L’educazione affettiva e sessuale riguarda tutte le fasi della vita, per cui parliamo di educazione permanente, che deve coinvolgere anche gli adulti chiamati ad accompagnare i ragazzi nella ricerca di risposte adeguate per affrontare la crisi adolescenziale e la ricerca di senso, in un contesto di analfabetismo emotivo-relazionale maturato in lunghi anni di condono e buonismo educativo. Educare l’affettività richiede anche di educare il desiderio in una società dove i desideri sembrano diventare diritti. È necessario riscoprire “l’etica della cura” per ritrovare il filo rosso che può aiutarci ad uscire dal labirinto. È questa l’avventura sulla quale siamo tutti chiamati a scommettere. Anna Rita Capozza Chiari


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Lecce, 11 settembre 2010

zoom

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UGENTO/la chiesa cinquecentesca di S. Maria della Luce era una delle tappe dei pellegrini diretti a S. Maria di Leuca

L’altare a portelle uno dei primi esempi in Italia La chiesa di Santa Maria della Luce è un piccolo edificio cinquecentesco che posto sulla strada Casarano - Ugento è stato a lungo una delle mete intermedie per chi terminava il proprio percorso di Fede a Santa Maria di Leuca. Questo aspetto, l’essere cioè parte di uno strutturato percorso di pellegrinaggio, ne amplifica l’importanza a dispetto delle sue forme semplici perché la relaziona a quel processo di organizzazione del territorio salentino che strutturatosi nel corso dei secoli ha un parallelo economico e militare anche nel sistema delle più o meno fortificate masserie. La chiesa però ha un valore aggiunto dal punto di vista storico artistico per merito del suo altare maggiore. Esso rientra nella cosiddetta tipologia dell’altare a portelle quella cioè costituita da un corpo centrale - l’altare propriamente detto - ai cui lati sono due porte che consentono l’accesso al retrostante coro. L’altare ugentino sarebbe uno dei primi altari così detti a portelle realizzati in Italia dopo il Concilio di Trento. Con questo Concilio - aperto nel 1545 e chiuso nel 1563 fu definita la riforma della Chiesa Cattolica e la reazione alle dottrine del calvinismo e luteranesimo. Fra i tanti temi affrontati vi furono anche quelli relativi agli edifici di culto. Un testo particolarmente importante in questo senso è quello pubblicato nel 1577 dall’allora Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo (canonizzato nel 1610) dal titolo “Instructionum fabricae et supellectilis ecclesiasticae” dove in modo puntuale si descrivono le caratteristiche architettoniche di

chiese e conventi. Per il caso della chiesa ugentina una delle esigenze più importanti avvertite dopo il Concilio fu quella che sottolineava la necessità di separazione del coro dal restante corpo della chiesa. La soluzione dell’altare a portelle pur non essendo indicata in modo specifico dal Borromeo risolve il problema della separazione detta e fu ampiamente utilizzata. Ma entriamo nello specifico precisando date ed eventi che hanno consentito di avanzare l’ipotesi fatta e cioè che l’altare della chiesa di Santa Maria della Luce possa essere uno dei primi esempi del tipo a portelle. Prima dell’attuale chiesa ne esisteva un’altra distrutta nel 1537. “[…] Nel 1563 un sacerdote cieco di Afragola in provincia di Napoli si recava in pellegrinaggio a Leuca insieme alla sorella Teresa per visitare il celebre santuario ed ottenere la guarigione. Venendo da Casarano, si fermò accanto alle rovine dell’antica chiesa per trovare rifugio, essendosi scatenato un temporale. Mentre egli pregava Maria Santissima, ottenne la guarigione. Il fatto attirò l’attenzione dei pochi abitanti e del vescovo. Si scoperse l’antica immagine bizantina della Madonna, per un cane, che con le zampette fece affiorare dalle macerie una parte del dipinto. Era vescovo il celebre mons. Minturno, che dette il nome all’immagine, che fu molto venerata in ricordo del prodigio. Il vescovo successore Mons. Desiderio Mazzapica il 1576 fece iniziare la costruzione del nuovo tempio. […] “

(tratto da: Ruotolo Giuseppe, Ugento - Leuca - Alessano, Cenni storici e attualità, 3.ed., Cantagalli, Siena, 1969, pag.187). Questo è quanto riportato dalle cronache. Non sappiamo, ovviamente, se i fatti abbiano avuto lo sviluppo raccontato. Più certo è invece quanto si legge sui muri di questa chiesa ugentina e nella struttura muraria del suo altare maggiore. Sulla porta principale dell’edificio è inciso il millesimo 1588; probabilmente è da considerarsi l’anno di fine dei lavori di ricostruzione della chiesa. Le informazioni storiche maggiori, in merito alla datazione dell’intero intervento, vengono invece proprio dall’altare maggiore. Nella sua parte posteriore, infatti, la superifice muraria, portelle incluse, è rifinita con un intonaco tinteggiato in modo stanzialmente uniforme a meno di pochi rappezzi. Su questa tinteggiatura appaiono diversi graffiti. Sull’architrave della finestrella centrale è il millesimo 1578. In questo caso, come spesso poteva accadere all’epoca, la seconda cifra appare sottoforma di una - S - specchiata, di fatto, però, si tratta di un - 5 -. L’anno 1578 potrebbe essere relativo alla realizzazione dell’altare maggiore ed è compatibile con quanto riferito dalle cronache. Altre date poi sono in punti significativi, nella portella di destra si ritrovano: sullo stipite destro, il 1604, sull’architrave il 1637. Più significativo di tutti questi ed altri graffiti infine è quello poco al di sopra del cita-

RADIO E DINTORNI di Alberto Marangio

to millesimo - 1578 - e cioè la presa di possesso della chiesa da parte del Vescovo di Ugento mons. Giovanni Bravo avvenuta il 21 febbraio 1616. Chiarita la questione cronologica si è valutata infine anche l’ipotesi che le portelle possano essere state aggiunte alla parte centrale dell’altare in un momento successivo. Questa supposizione però non sembra possibile dopo avere analizzato in particolare il punto in cui la portella sinistra (guardando l’altare dall’interno della navata) si connette al corpo centrale dell’altare.

Considerando le date di costruzione e quella di pubblicazione del testo del Borromeo la scelta di adottare la soluzione dell’altare a portelle potrebbe essere nata anche su suggerimento dell’allora vescovo Desiderio Mazzapica che al Concilio fu certamente presente. Nel - Dizionario di erudizione storica-ecclesiastica […] compilato da Gaetano Moroni e pubblicato a Venezia nel 1857 infatti il Vescovo ugentino così è descritto: - […] Fr. Desiderio Mazzapica di San Martino palermitano, carmelitano di pro-

fonda scienza, onde fu teologo al concilio di Trento e caro a Filippo II, e per lui nel 1566 fu fatto vescovo di Ugento, che governò ottimamente, lasciando di se celebre memoria morendo nel 1596. […]-. Va infine segnalato come i volti scolpiti sulla porta principale della chiesa di Santa Maria della Luce dove, come detto, è inciso il millesimo 1588, ritornano sullo stemma del palazzo vescovile di Ugento. Si tratterebbe per chiesa e palazzo vescovile quindi degli stessi committente e scultori. Fabio Grasso

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Chiesa e comunicazione nel testo di R. Doronzo

Sette, nuove credenze e magia sfidano la Chiesa

Approfittando della riorganizzazione dei palinsesti, che in questi giorni impegna le varie emittenti in vista della stagione invernale, insolitamente dedichiamo la rubrica Radio e dintorni di metà settembre ad un libro. Ad un saggio, per la precisione, pubblicato ormai più di un anno fa, ma ancora di grande interesse ed attualità per una rubrica dedicata alla radiofonia ed attenta alle tematiche della comunicazione. Parliamo del saggio Chiesa e mezzi di comunicazione: un rapporto da approfondire (Ed Insieme, Terlizzi, 2009, pp. 205, 15,00), realizzato da Ruggiero Doronzo, frate cappuccino e studioso delle relazioni fra cultura contemporanea e tecnologie della comunicazione. Dedicatosi allo studio dei tanti documenti sia pontifici che del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali degli ultimi settant’anni (dall’enciclica Vigilanti cura di Pio XI, emanata nel 1936, fino ai contributi fino ai più recenti), l’autore evidenzia al suo interno innanzitutto una serie di elementi che, in maniera costante, hanno segnato l’approccio del Magistero ecclesiale ai mezzi di comunicazione di massa - come l’atteggiamento positivo della Chiesa nei confronti dei media, o lo spessore dei contenuti da questa trasmessi. Nel prosieguo del testo, un ulteriore contributo alla riflessione risiede poi nell’analisi dell’attualissimo mondo di Internet e dei new media: le nuove forme e le tecniche comunicative da questi richiesti rappresentano infatti una rivoluzione che modifica molte delle dinamiche umane, da quelle cognitive a quelle relazionali, rimuovendo tra l’altro numerosi ostacoli alla condivisione del sapere. Tali indicazioni lascerebbero così intravedere un cambiamento della società impossibile da decodificare con i criteri o gli strumenti del passato; un’evoluzione, questa, che secondo padre Ruggiero anche la Chiesa parrebbe aver fatto propria, stando tra l’altro al contenuto dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. È dunque sulla scia di tali considerazioni che l’autore di Chiesa e mezzi di comunicazione arriva alle proprie conclusioni, secondo le quali compito necessario oggi per la Chiesa è quello di considerare le nuove forme della comunicazione così importanti quanto lo stesso contenuto del messaggio trasmesso. A comportare tali necessità, anche la ridefinizione dei confini fra comunicatori professionali e nuovi consumatori/produttori di informazioni, nonché una condivisione della conoscenza ormai da tempo in costante crescita.

Perché da diversi anni a questa parte si diffondono nuovi movimenti religiosi e anche magici? Massimo Introvigne, sociologo delle religioni e socio fondatore dell’associazione Alleanza Cattolica, risponde a tale domanda in un suo recente libro: Il cortile dei gentili. La Chiesa e la sfida della nuova religiosità. Sette. Nuove credenze. Magia (San Paolo, 2010, pagg. 162). Il nome di Massimo Introvigne è garanzia di grande competenza per tutto ciò che riguarda l’ambito del pluralismo religioso e dei nuovi movimenti che si stanno diffondendo in Italia e nel mondo. Il noto sociologo, direttore del Cesnur (Centro studi nuove religioni), ha alle spalle oltre un trentennio di ricerche e di approfondimenti condotti intorno alle numerose diverse credenze che caratterizzano la nostra epoca e alle complesse problematiche da esse suscitate. “In questa sua ultima fatica Introvigne si occupa, come recita il sottotitolo, di sette, nuove credenze e magia. Da parte sua, il titolo del libro richiama un’espressione usata da Papa Benedetto XVI, quando in un discorso del 2009 ricordò “il cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme, luogo nel quale i pagani cercavano un Dio ignoto e i mercanti vendevano i loro prodotti. Quel cortile esiste anche oggi: anzi, la pluralità di religioni e miti è aumentata e i mercanti si sono fatti più scaltri. Come non vedere il successo di maghi, cartomanti e predicatori di ogni genere? Non si tratta solo di movimenti organizzati, ma di credenze - come quella nella reincarna-

zione, diffusa anche tra i cattolici - e di influenze che derivano da romanzi come “Il codice Da Vinci” e da film come “Avatar”. Alle radici di tale diffusione - spiega Introvigne - c’è sicuramente una certa abilità propagandistica (esercitata non di rado per mezzo di tecniche disoneste o discutibili), ma il magistero ha attirato l’attenzione soprattutto sulle cause interne alla Chiesa cattolica. Sarà allora sufficiente rimandare al magistrale inventario delle debolezze pastorali della Chiesa che favoriscono i nuovi movimenti religiosi esposto dal Cardinale Arinze nella sua relazione al Concistoro Straordinario del 1991, che cita in particolare la confusione teologica, le difficoltà di contatto personale fra clero e fedeli, la frettolosa liquidazione in numerosi Paesi della religiosità popolare, la sciatteria e la freddezza della liturgia, l’assenza di un’adeguata catechesi degli adulti. “Anche il mondo cattolico - afferma Introvigne - risente negativamente di questi fenomeni che sembrano aprire più di una crepa nel bimillenario edificio della comunità cristiana”. Ecco perché si può e si deve parlare di sfida, sfida che non riguarda il potere della Chiesa, ma il futuro stesso dell’umanità che, come recita un celebre adagio, quando smette di credere in Dio finisce per credere a tutto. * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 11 settembre 2010

le nostre città TREPUZZI/ Svago, sport ma anche solidarietà e impegno sociale

TORCHIAROLO/ Un’estate all’insegna della beneficenza

September Fest in Trepuzziland Raccolta per i bambini sfortunati Si rinnova l’ormai rituale appuntamento con Trepuzziland. L’annuale manifestazione che chiude l’estate trepuzzina si presenta quest’anno con una rinnovata e più corposa formula. Non per nulla anche il nome della manifestazione si presenta sotto una nuova veste: “September Fest in Trepuzziland”. “Quasi a testimoniare la perfetta coesistenza di due distinte manifestazioni che si svolgeranno parallelamente (l’una di giorno e l’altra di sera), e la sinergia tra l’amm.ne comunale e la parrocchia Maria SS. Assunta”, afferma l’ass.re alla Cultura e allo Sport Anna Blasi. Otto giorni intensi, dal 5 al 12 settembre. Nel mezzo, tante novità rispetto al passato.“Per la prima volta quest’anno tenteremo una nuova via che, ai classici appuntamenti serali con musica, teatro, moda, e ai tradizionali tornei di calcio, volley e tennis, affiancherà le attività mattutine dei laboratori per ragazzi a cura della Parrocchia Maria SS. Assunta e degli attivissimi don Flavio e don Alessandro, in un mix che speriamo vincente. L’obiettivo è quello di occupare di giorno i ragazzi nel periodo che precede l’inizio della scuola (dalla IV elementare al I superiore) in una serie di attività sia di svago sia educative, che saranno per loro occasione sì di divertimento, ma anche di crescita spirituale”. A quest’esigenza risponde l’inserimento (tra le attività laboratoriali di canto, ballo teatro, arte) del pellegrinaggio a piedi presso il Santuario di San Pompilio di Campi S.na del 10 settembre alle ore 9.00, tanto più significativo se si considera che quest’anno ricorre il trecentenario dalla nascita del Santo. September Fest in Trepuzziland costituirà inoltre, nel solco di quanto avviato già nell’edizione scorsa, un altro passo verso il completo recupero

dell’ex fiore all’occhiello della cittadina: gli Impianti Sportivi. Qui si svolgeranno tutti gli spettacoli serali e i tornei di calcio, tennis e volley. Sport, divertimento, crescita spirituale, dunque. “Sì, ma senza dimenticare i nostri vecchi impegni verso la solidarietà e la legalità” aggiunge il sindaco, Cosimo Valzano. In tale ottica si pone la serata di riflessione proposta dalla Compagnia Teatrale “Calandra” che alle 20.30 del 9 settembre inscenerà la rappresentazione “SeRenata… storia di Renata Fonte” di Myriam Mariano. “In una serie di eventi di spettacolo, non poteva mancare il momento di riflessione”. Sulla legalità, in questo caso. Sarà questo il giusto momento per ricordare una donna della politica neretina uccisa per i suoi ideali, per aver contrastato ferocemente l’abusivismo edilizio e la lottizzazione del parco di Porto Selvaggio, protagonista suo malgrado di una storia di sangue che in pochi conoscono o ricordano. “La rappresentazione, con l’emblematica figura di Renata Fonte, può riabilitare la politica come luogo di virtù, smentendo quanti vedono la stessa solo come luogo della corruzione e della perdizione”, conclude il sindaco. Solidarietà, si diceva: Trepuzziland costituirà infatti anche l’occasione per raccogliere fondi da devolvere a ForLife, associazione Onlus impe-

gnata nella scolarizzazione dei Paesi africani. In particolare, i fondi raccolti nelle serate saranno impegnati nella costruzione di un’aula scolastica in Nigeria. La manifestazione si aprirà domenica 5 settembre alle 20.00 con un corteo dalla Chiesa Matrice agli Impianti Sportivi, con animazione affidata al gruppo “Crazy Band”. Tra gli spettacoli serali spiccano, oltre alla già citata rappresentazione teatrale su Renata Fonte, il concerto degli “Italian Cover ‘70” del 6 settembre, lo spettacolo di cabaret di “Waldo & Cino” del 7 settembre, e la sfilata di moda del 10 settembre. Tutti eventi che avranno inizio alle 20.30. Parallelamente, tutte le mattine alle 9.00 dal 6 all’11 settembre, proseguiranno le attività dei laboratori che riguarderanno tutti i ragazzi frequentanti dalla IV elementare al I superiore mentre, indipendenti sia dagli eventi serali sia da quelli mattutini, si svolgeranno tutti i tornei sportivi di calcio, tennis e volley. La manifestazione si chiuderà il 12 settembre (quasi a suggellare la collaborazione tra la Parrocchia e l’amm.ne comunale) con la santa messa presso gli impianti sportivi a partire dalle 19.00, seguita dallo spettacolo finale dei ragazzi dei laboratori, che esibiranno i risultati delle attività svolte giornalmente nel corso della settimana. Andrea Ciardo

Un estate, quella appena trascorsa, all’insegna della solidarietà. A farne da testimone è stata la cittadina di Torchiarolo che, promuovendo diverse serate di raccolta fondi, ha cercato di sensibilizzare gli animi ad una tematica così importante come l’amore per i più deboli. Unendo le forze con le tante realtà associativa sparse per il territorio limitrofo, tanti sono stati i volontari che hanno dato il loro contributo in tal senso testimoniando in ogni dove il loro spirito collaborativo. Emblematico è stato contributo dell’associazione “Cuore Amico” che ha organizzato una serata di raccolta fondi al fine di richiamare i cittadini ad un tema delicato come è quello della diversa abilità. Sensibilizzazione che, vedendone i risultati, è andata a buon fine portando finanche semplici e comuni villeggianti delle marine torchiarolesi ad offrire le proprie risorse nel bene comune. Esemplare, in tal senso, è stata la testimonianza di Maria Teresa Catalano, maestra di scuola materna, che avendo la passione artistica nel produrre oggettistica per fanciulli, ha messo in vendita le proprie creazioni. “Quando si parla di beneficenza non mi tiro mai indietro. Io produco questi oggetti per bambini ed il mio augurio è che questa serata vada a buon fine, affinché si possano sostenere i più deboli”. Tonia Drazza e Maria Rosaria Negro, invece, entrambe volontarie di Cuore Amico, hanno raccontato la loro esperienza associativa: “Noi abbiamo contribuito offrendo prodotti tipici casarecci preparati da noi per poi destinare gli introiti a Cuore Amico. Noi, durante il corso dell’anno, prepariamo manifestazioni di questo tipo per diffondere l’umano senti-

mento della solidarietà. Nonostante la gente sia scettica a riguardo, noi ci facciamo forza e andiamo avanti con il nostro progetto.” Presente all’evento anche Giovanni del Coco, sindaco di Torchiarolo, che non ha potuto fare a meno di apprezzare l’intento della serata. “è bello ed importante organizzare queste manifestazioni di solidarietà, perché vede coinvolti tutti: dai giovani, ai ragazzi e agli adulti senza dimenticare il contributo del Comitato Feste di Torre san Gennaro”. Comitato presieduto da Antonio del Giudice il quale commenta: “Con quest’evento abbiamo dato un taglio diverso all’associazione, avendo richiamato una massiccia partecipazione, per poter dare una mano sostanziale. Perciò questa serata noi la doniamo completamente a Cuore Amico, perché anche il nostro comitato vuole rispondere a suo modo al richiamo della solidarietà”. Richiamo, in effetti, che è stato umanamente percepito da

alcuni gruppi locali. Uno è il gruppo folcloristico della Parrocchia Matrice di Torchiarolo, A.C.picchia!; l’altro è una vera e propria squadra sportiva denominata “Team Torre san Gennaro” che, richiamando giovani atleti dai paesi limitrofi come San Pietro e Torchiarolo, viene egregiamente seguito da Antonio Leone, sportivo per passione. Testimonianza, questa, di come a volte diverse ed appparentemente lontane realtà come quella dell’associazione cattolica e quella sportiva, possano unirsi per diffondere assieme un alto ideale di iniziativa benefica. Durante i vari incontri, infine, sono stati raccolti tra sponsor, riffe e prodotti tipici circa 2mila euro che, sommandosi ai precedenti fondi raccolti all’inizio del mese di agosto raggiungo quota 3mila e 7cento euro. Un messaggio di solidarietà lanciato e percepito nel migliore dei modi, “dalla gente per la gente diversamente abile”. Marco Marangio

a cura di Elena Palladino

FISCOSENZAVELI

Avv ocato Spe cializzata in Diritto Amministrativo e Tributario

Omaggio a Gioia di Gino Bello

Accertamento sintetico e contraddittorio Con il D.L. n. 78/10 è stato introdotto un nuovo obbligo per l’amministrazione finanziaria nel caso di attività di accertamento sintetico ex art. 38 D.P.R n. 600/73. Nello specifico, l’amministrazione finanziaria dovrà provvedere ad “invitare” il contribuente prima di procedere all’emissione dell’atto impositivo. In precedenza, questo obbligo non risultava dalla legge, la quale prevedeva esclusivamente per il contribuente la possibilità di dimostrare che i redditi fossero esenti o soggetti a ritenuta alla fonte; ciò ovviamente nei trenta giorni a decorrere dalla notifica dell’atto di rettifica. La modifica normativa si pone in linea con un orientamento già affermato in precedenza sia dalla giurisprudenza di merito che di legittimità che sancisce: “è nullo l’atto impositivo non preceduto dal contraddittorio”. In relazione poi allo stesso principio non può non comprendersene la diretta derivazione dalla disciplina di cui alla L. 241/90, così come novellata dalla L. 15/05, già ripresa dallo Statuto del contribuente. Sul punto si segnala l’ordinanza n. 244 del 2009 della Corte costituzionale assesta un ulteriore colpo agli orientamenti svalutativi del contraddittorio nel procedimento tributario. Essa, sia pure nel contesto di una declaratoria di manifesta inammissibilità, assume l’interpretazione della norma dell’art. 12, comma 7, dello Statuto del contribuente, secondo cui l’omessa attivazione del contraddittorio, in assenza di espressa motivazione sull’urgenza, può determinare nullità dell’avviso di accertamento. Tale orientamento si raccorda agli orientamenti più recenti della Corte di cassazione e della Corte di giustizia UE, sulla centralità del contraddittorio procedimentale tributario. Nello specifico la nuova disciplina prevede che l’ufficio, prima di attivare la procedura, debba “invitare il contribuente a fornire le informazioni rilevanti ai fini dell’accertamento”. Se l’ufficio a seguito di questa attività ritiene di dare corso al controllo emetterà l’invito al contraddittorio da accertamento con adesione (così come previsto). Solo in caso di esito negativo di quest’ultimo, l’ufficio provvederà ad emettere l’atto di accertamento vero e proprio. Ovvio è che l’anticipo della fase partecipativa consentirà al contribuente di avere maggiori garanzie di una corretta azione amministrativa. Lo studio Palladino fornirà maggiori informazioni ai seguenti recapiti: palladino@loradelsalento.it

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

La marcia sinfonica “Omaggio a Gioia” di Gino Bello, già presentato in occasione di un’altra sua composizione, è un ulteriore approfondimento dell’aspetto melodico e timbrico che la banda diffonde attraverso la tradizione e l’emozione. I segmenti modulanti, transitori o momentanei, sono elementi che in questa composizione possono fornire un ampio esempio di architettura armonica imbevuta della fragranza bandistica. “Omaggio a Gioia” apre con un’ampia introduzione affidata all’intero organico. Il carattere solenne e trionfale consente alla composizione di imporsi immediatamente all’attenzione dell’ascoltatore: i suoni ribattuti all’interno di gruppi di semicrome, il ritmo croma - punto - semicroma, le scale ascendenti e discendenti di semicrome e il notevole impiego di tutti gli ottoni sono caratteristiche che consentono alla marcia di sviluppare dell’energia propulsiva utile ad alimentare delle tensioni timbriche vivaci e accattivanti. Dopo questa prima fase, giunge il primo segmento modulante momentaneo. Si tratta di un brevissimo percorso, affidato principalmente alle ance, e utilizza un intervallo di terza che, man mano, si ampia per confluire su una scala di semicrome ascendente e giungere al tappeto armonico sincopato realizzato dai corni e dal sostegno dei flicorni bassi. Il primo vero tema giunge dai sassofoni tenori, dai flicorni tenori e dai flicorni baritoni. Il carattere di questa idea è in contrapposizione con quello dell’introduzione: il legato

pervade tutta la melodia, le minime e le semiminime con punto sono presenti ovunque e gli intervalli si muovono sempre all’interno del salto di quinta. Questi elementi conferiscono al tema un carattere lirico e leggero e determinano una suadente linea scura facilmente identificabile all’interno dell’intera composizione. Come consuetudine vuole, questa melodia viene ritornellata per essere illuminata di una nuova luce. Sono chiamati ad intervenire i flauti e il clarinetto piccolo in mib., che contribuiscono proprio a fornire una maggiore brillantezza al tema principale. Il compositore, attraverso i suoni lunghi loro affidati, rischiara l’aspetto melodico ed armonico attraverso i comuni legami accordali che si susseguono all’interno dell’itinerario tematico. Un secondo intervento, sempre nella fase ritornellata, viene affidato ai primi clarinetti soprani; essi si intersecano con i suoni lunghi della linea principale e generano un movimento propulsivo, quasi sempre ascendente per sviluppare un momentaneo contatto con i suoni dei flauti e del clarinetto piccolo in mib. Da evidenziare che, nella seconda semifrase del periodo, ai clarinetti soprani in sib. viene modificata la struttura melodica e sostituita con due suoni discendenti sempre a distanza di terza. Il precedente movimento propulsivo viene alimentato dall’energia controllata delle cornette in sib.; infatti, anch’esse sono chiamate ad intervenire con il ritmo due semicrome - croma croma, proprio per fornire una solida robustezza ai movimenti generati nella fase di riproposta del tema.


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

le nostre città

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LECCE/Nella chiesa di S. Maria della Grazia dall’11 al 25 settembre la Rassegna d’Arte Sacra Pro Arte Pro Deo

Pittura e scultura in dialogo su fede e vita L’antica e splendida chiesa S. Maria della Grazia, sita a Lecce nel cuore di Piazza S. Oronzo, presenta un’originale proposta di esperienze di pittura e scultura contemporanea con un singolare itinerario artistico basato sul connubio tra diverse esperienze legate tra loro dal messaggio proposto direttamente dal presule mons. Domenico D’Ambrosio: “La bellezza della fede trasforma in bellezza la vita”. Il tema, per il quale il Pastore leccese ha espresso viva sensibilità a motivo delle pregnanti indicazioni pastorali e suggestioni artistiche, è presentato dalla Rassegna d’Arte Sacra Pro Arte Pro Deo, giunta alla XXIII edizione. È stato il fervido impegno dell’Arciconfraternita “Maria SS. Immacolata”, con il padre spirituale mons. Giuseppe Metrangolo, a promuovere a Lecce dall’11 al 25 settembre la Rassegna con lo scopo di valorizzazione ulteriormente la cultura salentina, dopo il successo di pubblico e di critica nello scorso mese di agosto a Monteroni e le positive esperienze degli scorsi anni nella Rettoria leccese. In piena sintonia con l’Arcivescovo metropolita, che, aprendo le manifestazioni dell’attuale edizione assieme al Presidente della Provincia Antonio Gabellone, ha ricordato con emozione che è stato lo stesso Benedetto XVI ad esprimergli la significativa espressione nel comunicargli la nuova missione pastorale nel capoluogo del barocco pugliese, in quanto l’Arte ha un ruolo notevole per la piena realizzazione della persona e la missione della Chiesa.

Una lettera al Sindaco dai cittadini del rione di Borgo S. Nicola I cittadini del rione di Borgo S. Nicola in Lecce si rivolgono accorati e fiduciosi al Sindaco di Lecce, Paolo Perrone, in una lettera scritta recentemente, nella quale chiedono un intervento e una definizione del Comparto n 1. “Nei Comparti N° 1 e 2, sempre ignorati da tutti - scrivono - hai disposto le installazioni delle reti idrico-fognanti, quella dell’illuminazione stradale e la rete del metano”. Affermano che per il Sindaco era prioritaria l’attuazione dei Comparti N° 1 e 2 perché questi nel 1983 erano rimasti insabbiati. Il Comparto N°

IN GALLERIA

di Alessandra De Matteis

Vacanze a Gallipoli di Tony Greco Ad esporre sono stati invitati il pittore Salvatore Carbone di Cutrofiano e lo scultore Giovanni Valletta di S. Cesario di Lecce: l’individuazione degli artisti è frutto di un’attenta valutazione svolta dal C.I.C. (Comitato Iniziative Culturali), in stretta collaborazione con il responsabile scientifico prof. Lucio Galante e i collaboratori prof. Massimiliano Cesari e dott. Letizia Molfetta, dell’Università del Salento, i quali hanno curato i testi critici del catalogo. La manifestazione, voluta dall’Arciprete mons. Adolfo Putignano, organizzata dal Comitato Iniziative Culturali con la collaborazione del consulente musicale Antonio Martino e sostenuta con impegno dal sindaco Lino Guido con l’Ammi-

VITE MIGRANTI

nistrazione Civica monteronese, è proposta nel capoluogo salentino dall’Arciconfraternita “Maria SS. Immacolata”, nella convinzione di dover continuare la mirabile tradizione del Centro Lithostrotos, come sostiene il priore Marcello Palmieri unitamente alla professoressa Rita Bonanno, responsabile culturale del pio sodalizio. Da notare pure che il Comitato, presieduto dal dott. Gialma Carlà, ha già proposto, con la collaborazione degli esperti Giulio Caprioli e Giuseppe Mancarella, del “Comitato Tesori da salvare”, la valorizzazione di significativi elementi dell’antico patrimonio comunitario con la possibilità di ammirare i tre “sopraltari” siti nell’antica chiesa madre monteronese. Mimma Sambati

di Giovanni Napolitano

Regia Corvetta Caracciolo: il diario del nonno “Spuntava l’alba del 30 dicembre con un vasto orizzonte che ci appariva di prua mentre di poppa scorgevamo ancora un lembo di terra che lasciavamo. Il mare calmo rassomigliava ad una tavola mentre solo di tratto in tratto si increspava sotto l’impulso di una leggera bava di vento che spirava a brevi intervalli dal sud e che bastò per farci andare a vela”. In preda alla sua tristezza Umberto scrive: “Il 31 dicembre, ultimo dell’anno, fu una giornata ben triste per me. Finiva un anno che ero lungi dalla mia patria, senza il conforto dei miei cari e di più senza loro notizie! Ma la speranza di rivedere i miei cari ed il pensiero che vedevo tante meraviglie del Creato mi davano coraggio”. Il giorno 7 gennaio dopo una fitta pioggia la nostra Corvetta approdò nell’isola di Panama, Stato dell’America centrale che confina a

1 è pronto, sono state raccolte le adesioni, ma dagli ultimi incontri effettuati con il Dirigente, L. Maniglio, è emerso che per carenza di personale l’iter è bloccato. “Chiediamo il riconoscimento dell’attuazione di quanto l’Amministrazione Comunale aveva previsto 30 anni fa e che la tua sensibilità era pronta a far attuare a breve” dicono. I cittadini salutano affettuosamente il Sindaco, affermando di confidare nella sua sensibilità e nella certezza che la loro situazione sarà risolta a breve, nonostante tutte le difficoltà economiche in cui sanno che il Comune di Lecce grava.

nord con il Mar delle Antille, a est con la Colombia e ad ovest con la Costa Rica. Il nostro marinaio la descrive come una città vecchia, di mediocre aspetto, dai vecchi forti cadenti e dai molti vecchi campanili; sbarcando sulla banchina si viene circondati da molti facchini chiamati “chancadores” che si offrono a guida e a portatori di bauli. Non ci sono bei negozi, teatri ed edifici pubblici; insomma, Panama non appare un soggiorno gradevole, anche se è una città multietnica. I lavori all’istmo di Panama proseguono con ardore e rapidità, e quando l’esecuzione dell’ardito disegno sarà compiuta, Panama subirà la metamorfosi già predetta da geografi e da gente di commercio. La corvetta partì da Panama il 23 gennaio 1883 diretta a Toboga, dove giunse lo stesso giorno. Fu quel giorno che Umberto, all’ombra dei tamarin-

di e con una spensieratezza quasi infantile, scrive: “Quell’acqua tiepida che tempra l’ardore della persona, sempre limpida e sempre calma, qualche volta increspata da aria che muovendo le fronde degli alberi produce quel dolce mormorio cadenzato in armonia con l’ondulazione leggera del mare, sulla spiaggia per che inneggi ad un ente, all’amore per esempio, il quale non potrebbe scegliere un tempio più acconcio di questo divino ritrovo…. S’andava in estasi dinnanzi ad un fiore nuovo, ad un frutto raro. Mi rammentava i miei primi anni passati in campagna insieme ai miei cari e pensai a loro ed esclamai “potesse esservi la mia cara mamma ad ammirare questa florida vegetazione !”. Il 31 gennaio 1883 la Caracciolo tagliò per la terza volta la linea equinoziale dirigendosi a sud - ovest verso l’Paijta (Perù).

Dopo aver visto le vacanze sul Nilo, a New York, alle Bahamas, insomma dopo aver visto le vacanze nei più bei posti del mondo, mancavano solo le vacanze nel Salento. A risolvere questa mancanza ci ha pensato il regista gallipolino Tony Greco, con il suo film “Vacanze a Gallipoli”. La pellicola che arriverà sul grande schermo a inizio 2011, è ora nel vivo delle riprese. Protagonista il “Pierino nazionale”, ossia Alvaro Vitali che spiega: “Non sarò più Pierino con il fiocco e il grembiule, ma Alvaro Vitali l’attore comico. Sono felicissimo di portare il Salento nel mondo, in modo che tutti possano apprezzare la bellezza di questa terra”. Non solo Gallipoli a fare da sfondo a queste vicende, le riprese si divideranno anche

fra Ugento, Parabita e Matino. È proprio a Gallipoli però che si è registrato il momento clou durante le riprese. Fan in delirio, quando a far compagnia ad Alvaro Vitali c’era il bel Costantino Vitagliano, tronista storico del noto programma “Uomini e donne”. Costantino non sarà però l’unico personaggio del film diventato noto grazie al programma di Maria De Filippi, infatti in “Vacanze a Gallipoli”, recitano anche Matteo Ghione, Flavia Sabatino, Samanta Scarlino, tutti ex corteggiatori. E chi non poteva mancare fra gli attori è il gallipolino Giovanni Tricarico, nella parte di se stesso. Della trama ancora non si conosce molto. Sembra comunque che protagoniste saranno le coppie. Quella composta da Alvaro

Vitali e Stefania Corona, sarà una coppia rientrata a Gallipoli per trascorrere le vacanze estive nei luoghi d’infanzia di “Pierino”, il quale non sarà immune al fascino delle bellezze conterranee. Per sapere tutto il resto della storia e, vedere l’evolversi del personaggio che tanto ci ha fatto divertire nel passato, non ci resta che aspettare il 2011. Inoltre, “Vacanze a Gallipoli”, patrocinato dalla Provincia, prodotto da User T38 e Serena digital in collaborazione con “Salento che spettacolo”, sarà distribuito anche all’estero in Spagna, Svizzera, Germania e America Latina. Il regista si dice “sicuro del successo”, e noi gli facciamo un in bocca al lupo, sicuri che Salento ormai è sinonimo di successo.


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

appunti

Susana Fortes. Istantanea di un amore Susana Fortes, giornalista e scrittrice spagnola, torna in libreria con una nuova ed appassionante storia d’amore. Dopo aver affascinato i lettori con il romanzo “Quattrocento” edito anch’esso come quest’ultimo dalla casa editrice Nord, il nuovo libro che ci propone si intitola “Istantanea di un amore”. La storia è ambientata nella Parigi del 1935 ed i protagonisti sono Gerta e Andrè, entrambi profughi ebrei. Gerta è scappata dalla Germania nazista ed ha incontrato Andrè, giovane squattrinato ungherese. Sono entrambi alla ricerca di una via di scampo per fare in modo che la loro vita non si concluda tragicamente in un campo di concentramento, come quella di molti altri ebrei in quel periodo. Gerta si presenta così: “Mi chiamo Gerta Pohorylle. Sono nata a Stoccarda, ma sono una cittadina ebrea

con passaporto polacco. Sono appena arrivata a Parigi, ho ventitré anni e sono viva”. Gerta è profondamente segnata dalle esperienze negative che ha vissuto in Germania, e, all’inizio sembra stupirsi della forza d’animo di Andrè, che nonostante tutto continua a coltivare la sua più grande passione: la fotografia. Forse è la fotografia che permette ancora ad André di sorridere alla vita; o almeno è quello che lui cerca di far credere. Ben presto, infatti, Gerta si accorge che in realtà André è in difficoltà: circondato da fantasmi e morte, anch’egli inizia a temere di non avere una via di scampo. La loro storia d’amore inizia così: tra la sofferenza e il ricordo di periodi felici ormai troppo lontani dal presente. Gerta è comunque una donna molto forte con una grande gioia di vivere. Decide di salvare

Andrè dalle sue ossessioni. Crea così due nuove identità: Andrè sarà Robert Capa, fotografo americano brillante, affascinante e di successo. Gerta sarà Gerta Taro, la sua bravissima manager. Insieme si lanciano alla conquista del mondo, delle storie più esaltanti, delle immagini più vere. Grazie alle nuove identità possono andare incontro al loro destino, percorrere strade di paesi sconosciuti alla ricerca di storie che meritano di essere raccontate e fotografate. André e Gerta adorano “trovarsi al centro degli avvenimenti, conoscerli di prima mano, sentire il cuore del mondo pompare nelle loro vene”. La scrittrice spagnola è molto brava nel descrivere sia la nascita dell’amore tra André e Gerta nel sud della Francia, sia le aspirazioni e la volontà della donna la quale è rimasta

colpita dal romanzo “I dieci giorni che sconvolsero il mondo” di John Reed. Anche lei, come il giornalista e militante comunista statunitense, concepisce “il patriottismo vissuto come fratellanza internazionale tra i lavoratori, sul senso del dovere inteso come un impegno nella causa rivoluzionaria, per la quale si moriva”. Per questo motivo o anche per una ritrovata fiducia nella vita, o ancora per il forte desiderio di opporsi alle ingiustizie e alle oppressioni, appena scoppia la rivoluzione civile in Spagna, la coppia si reca nei luoghi in cui infuria la battaglia abbracciando la causa repubblicana arruolandosi nell’esercito volontario delle Brigate Internazionali. L’esercito repubblicano, appoggiato dalle Brigate Internazionali, lottava contro l’oppressione filo-fascista del generale Francisco

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IL POLLICE PROPOSITO DI...

L’attenzione che “Correva l’anno” (Raitre, ore 23,45), nella sua più recente puntata del martedì ha voluto dare a Giorgio Almirante, guardandone la biografia (l’appartenenza alla gioventù fascista, la fondazione del Movimento Sociale Italiano nel 1946, il suo ruolo attivo nella vita politica del paese, e la nomina del suo successore un anno prima della sua morte avvenuta nel 1988), ci appare come il giusto “remember” su quel periodo della storia del nostro paese che parte dal dopoguerra e che, alla fine, risulta essere propedeutico alla contemporaneità. Sollecitando, altresì conoscenza e riflessioni su quanto accaduto in questi ultimi sessant’anni. Ben strutturata, la trasmissione scorre veloce, mantenendo sempre vivace l’attenzione dello spettatore, e coinvolgendolo perfino. Quanto, all’analisi che Paolo Mieli va facendo in questi suoi incontri televisivi (il suo editoriale chiude la puntata), la stessa ci appare quanto mai funzionale, a quella necessaria presa di coscienza individuale che fa crescere ogni nazione.

marialucia andreassi

Franco. Sono questi i momenti più forti e tragici di questo romanzo storico. Convinti di poter avere un ruolo nella storia, combattendo nella battaglia per difendere la libertà, entrambi lottarono fianco a fianco fino alla fine. Ma la guerra non avrà alcuna pietà neanche di loro e li condannerà alla separazione definitiva. Ricco di emozioni e di sentimento “Istantanea di un amore” è la storia di due persone straordinarie, fuori dal comune.

Susana Fortes, Istantanea di un amore, Nord Editore, 16.60

M U S I CALM E NTE

Padre Pio a portata di click Riccardo Fogli in concerto a Taviano Anna Rita Favale

tommaso dimitri

lor@delavoro di Samuele Vincenti C’è tempo fino al 4 ottobre 2010 per 630 giovani residenti nella Regione Puglia che vogliano inoltrare domanda di partecipazione al programma Servizio Civile 2010. Sul sito internet dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile sono stati infatti pubblicati i bandi relativi alla selezione di 19.627 volontari da impiegare nei progetti di Servizio civile in Italia e all’estero (legge 6 marzo 2001, n. 64 e decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77). Di questi, 630 sono i posti riservati ai pugliesi che possono consultare gli enti e le associazioni presso le quali prestare servizio sul sito internet: http://serviziocivile.regione.puglia.it. Sul portale dedicato al progetto dalla Regione Puglia, sono inoltre indicati i criteri adottati dagli Enti per la selezione dei volontari, le informazio-

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Momento importante per la devozione e la religiosità nel mese di settembre è la memoria di San Pio da Pietrelcina (23 settembre). Dal 1° luglio del 2004, quando è stata inaugurata e dedicata la grande chiesa a San Giovanni Rotondo, milioni di pellegrini hanno varcato la soglia di questa immensa architettura a forma di conchiglia. La volta, che si stende come un manto, vuole coprire la comunità orante che sempre più numerosa visita pellegrina il luogo dove visse l’ultimo periodo il suo infaticabile apostolato. Se la visita da pellegrini è sempre consigliata, anche se le code di attesa sono sempre lunghe, si può sempre iniziare on-line una visita virtuale di rara qualità. E i siti internet che permettono il servizio sono tutti di ottima fattura grafica, sicuri e ricchi di notizie e informazioni per il pellegrino. Iniziamo dal sito ufficiale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia “Sant’Angelo e Padre Pio”: www.padrepio.it. Questo sito, nato dalla devozione di un devoto (il sig. Peressotti Luciano), è stato donato alla comunità dei Frati di San Giovanni Rotondo. Sono immediatamente visibili i diversi collegamenti con le sezioni che corrispondono, quasi tutte, ad altrettanti siti autonomi. Difatti questo indirizzo (padrepio.it) ci fa entrare non semplicemente in un sito, ma in un portale, un “portale ufficiale”. I siti collegati: Tele Radio Padre Pio: www.teleradiopadrepio.it, in cui possiamo assistere in diretta on-line le celebrazioni, gli eventi di San Giovanni Rotondo e le programmazioni di questa emittente radio-televisiva satellitare. La Voce di Padre Pio: www.vocedipadrepio.com, l’archivio di Padre Pio: www.archiviopadrepio.it, tutto quello che è stato scritto e divulgato su san Pio, dal punto di vista editoriale, fotografico e pittorico, è conservato nella “Sala di lettura Padre Pio”, in via Cappuccini 99 a San Giovanni Rotondo, 5.000 opuscoli, 2.500 manoscritti, e poi carte geografiche, mappe, periodici, fotografie, diapositive, dischi, cassette e videocassette. Convento di San Giovanni Rotondo: www.conventopadrepio.com, è il sito più ricco di informazioni per quanto riguarda Padre Pio e il Convento di San Giovanni Rotondo. Il Convento di Pietrelcina: www.cappuccinipietrelcina.com. La città di Pietrelcina, provincia di Benevento, meno visitata di San Giovanni Rotondo, ma ugualmente interessante per conoscere i luoghi di infanzia e adolescenza di san Pio. Il sito è meno veloce ma sempre molto intuitivo. Ottima panoramica del Museo di Padre Pio inaugurato il 7 luglio del 2002. Buona navigazione.

Riccardo Fogli nasce il 21 ottobre 1947 a Pontedera, provincia di Pisa. Dopo una dura infanzia trascorsa a lavorare alla Piaggio, debutta nel mondo della musica come frontman e bassista di un gruppo rock di Piombino, gli Slenders. Dopo una esibizione al Piper di Milano, Riccado viene contattato dai Pooh, che gli chiedono di entrare nel gruppo, in sostituzione di Gilberto Fagioli. Incide con i Pooh gli album “Contrasto”, “Memorie” e “Opera prima”, regalando brani di grande successo come “Piccola Katy”, “Pensiero”, “Alessandra” e “Nascerò con te”. Lascia i Pooh nel 1972, dopo l’incontro con Patty Pravo, che sposa in Scozia, lasciando la moglie Virginia Minnetti, in arte Viola Valentino. Esordisce come solista con l’album “Ciao amore come stai” e nel 1974 partecipa a Sanremo con il brano “Complici”. È del 1976 il suo primo grande successo, “Mondo’’. Ma la vera fama arriva nel 1979 con “Che ne sai”. Nel 1981 pubblica “Campione”, il cui estratto “Malinconia’’ vince La Vela d’Oro di Riva del Garda. Nel 1982 il grande successo travolge Fogli, che vince Sanremo con “Storie di tutti i giorni”. Questa vittoria gli valse la partecipazione e il secondo posto all’Eurofestval con “Per Lucia”. Nel 1987 esce “Le infinite vie del cuore” che vede Fogli riunirsi ai vecchi compagni Pooh per eseguire “Giorni Cantati”. Segue la partecipazione a Sanremo con il brano “Non finisce così”. La quinta volta di Fogli a Sanremo è nel 1990 con “Ma quale amore”, altre due partecipazioni al Festival di Sanremo, nel 1991 con la bellissima “Io ti prego di ascoltare”, e nel 1992 con “In una notte così”, canzone originariamente destinata a Mia Martini. Dopo una serie di raccolte antologiche e un disco dal vivo nel 2003, nel 2004 al reality Music Farm e lo vince. Come premio gli viene concessa la pubblicazione di un Cd con le cover interpretate durante il programma. Sempre nel 2004 esce un’antologia con 3 brani inediti. Nel 2005 esce “Ci saranno giorni migliori”, disco di inediti con brani firmati da Gatto Panceri, Fio Zanotti e addirittura Dodi Battaglia dei Pooh. Riccardo Fogli è anche un grande sportivo, infatti milita nelle Nazionale Italiana Cantanti, ed è un maratoneta che ha corso a New York e nella 100 km nel Sahara. Il 16 settembre Riccardo Fogli è a Taviano in occasione dei festeggiamenti in onore della Beata Vergine Addolorata, il concerto avrà inizio alle ore 21.

Servizio Civile 2010: pubblicato il bando

ni concernenti i progetti utilmente collocati nelle graduatorie, le relative sedi di attuazione, i posti disponibili, le attività nelle quali i volontari saranno impiegati, gli eventuali particolari requisiti richiesti, i servizi offerti dagli enti, le condizioni di espletamento del servizio, nonché gli aspetti organizzativi e gestionali. Ad eccezione degli appartenenti ai corpi militari o alle forze di polizia, possono partecipare alla selezione i cittadini italiani, senza distinzione di sesso che, alla data di presentazione della domanda, abbiano compiuto il diciottesimo e non superato il ventottesimo anno di età. Inoltre, i candidati devono essere cittadini italiani che non hanno riportato condanne, anche non definitive, a pene per le quali è prevista la reclusione superiore ad un anno; devono

essere in possesso di idoneità fisica, certificata dagli organi del servizio sanitario nazionale, con riferimento allo specifico settore d’impiego per cui si intende concorrere. Sono esclusi dalle procedure di selezione coloro che già prestano o abbiano prestato servizio civile in qualità di volontari ai sensi della legge n. 64 del 2001, ovvero che abbiano interrotto il servizio prima della scadenza prevista, e i giovani che abbiano in corso con l’ente che realizza il progetto rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo, oppure che abbiano avuto tali rapporti nell’anno precedente di durata superiore a tre mesi. Occorre fare attenzione al fatto che i requisiti di partecipazione devono essere posseduti alla data di scadenza del termine di presentazione delle

domande e, ad eccezione del limite di età, mantenuti sino al termine del servizio. La domanda di partecipazione in formato cartaceo, indirizzata direttamente all’ente che realizza il progetto prescelto, deve pervenire allo stesso entro le ore 14.00 del 4 ottobre 2010. L’impiego dei volontari nei progetti decorre dalla data che verrà comunicata dall’Ufficio nazionale per il servizio civile agli enti e ai volontari tenendo conto, compatibilmente con la data di arrivo delle graduatorie e con l’entità delle richieste, delle date proposte dagli enti secondo le procedure e le modalità indicate al successivo articolo 6, a seguito dell’esame delle graduatorie. La durata del servizio sarà di dodici mesi e ai volontari prescelti sarà corrisposto un assegno mensile di

433,80 euro. L’interruzione del servizio senza giustificato motivo, prima della scadenza prevista, comporta l’impossibilità di partecipare per il futuro alla realizzazione di nuovi progetti di servizio civile nazionale, nonché la decadenza dai benefici eventualmente previsti dallo specifico progetto e il mancato rilascio dell’attestato di svolgimento del servizio.


L’Ora del Salento

Lecce, 11 settembre 2010

lo sport L’ASSIST

di Paolo Lojodice

Il debutto al Via del Mare con il pubblico delle grandi occasioni. De Canio non può perdere l’occasione di dimostrare che senza ds si può vincere

Obiettivo viola. Da non fallire

Il pesante passivo di San Siro contro il Milan è da lasciare alle spalle, troppa la differenza tra le formazioni per poter considerare il match contro i rossoneri un test indicativo sulle attuali potenzialità del Lecce. Però, nonostante la evidente differenza di caratura tra le due squadre, quell’incontro ha certamente potuto offrire a Mister De Canio una opportunità per mettere a fuoco le criticità su cui lavorare e qualche spunto incoraggiante da coltivare, con estrema cura e molta pazienza, al fine di un prosieguo di campionato meno difficile di quanto non possa prospettarsi. Le due settimane di stop del campionato, dovuto agli impegni della Nazionale di Prandelli, hanno consentito al tecnico materano di lavorare con la squadra per definirne assetti ed equilibri tattici, da proporre di volta in volta, a seconda dell’avversario di turno, senza però snaturare l’impostazione che è stata alla base dei risultati dello scorso campionato. Quindi, un ripensamento sul tema del modulo 4-5-1, fino ad oggi punto fermo, diventa più che una opzione, per altro indicata dallo stesso allenatore in settimana alle pagine della Gazzetta dello Sport in primis: “Continueremo sulla traccia dello scorso campionato, rendendo la squadra sempre più “camaleonte” sul piano tattico. Par-

Edward Ofere

tendo dal 4-3-2-1, passeremo al 4-3-3 o al 4-3-1-2 o ancora al 42-3-1. Mi interessa la mentalità - continua De Canio - non i numerini del modulo”. è proprio questo il punto, un richiamo ad una mentalità che possa garantire uno standard di prestazioni e risultati in linea con quelli che sono gli obiettivi minimi, o meglio con riferimento ad un linguaggio più rigoroso e scientifico, una condizione necessaria e sufficiente al raggiungimento della permanenza nella massima serie. Proprio il raggiungimento della permanenza in A sposta

di molto in alto l’asticella delle difficoltà per il Lecce rispetto alla passata stagione: l’obiettivo dichiarato dalla società di via Templari, ossia strutturare la rosa puntando su una giovani leve ma di qualità, in linea con le possibilità economiche del Lecce, preludeva alla ricerca di una prospettiva credibile per prossimi scenari in relazione al raggiungimento di più prestigiosi risultati, che per la valorizzazione di giovani talenti correlata a migliori soddisfazioni di cassa durante il calcio mercato. Tale strategia così fortemente auspicata a giugno, di fatto

è stata realizzata solo in parte, a causa anche di una accentuata fibrillazione durante la campagna trasferimenti e per obiettivi importanti di mercato mancati anche per cause indirette: “Ci eravamo messi a correre troppo - continua De Canio nella sua dichiarazione alle pagine della Gazzetta dello Sport - anticipando i tempi di una necessaria programmazione. Avremmo voluto creare un nostro patrimonio di giocatori, ecco perché puntavamo su giovani come Destro e Krhin, ma abbiamo capito che è fondamentale consolidarsi in serie A e non basterà un anno”. Una presa d’atto di una realtà che si presenta certamente impegnativa ma non impossibile secondo il Mister anche perché i nuovi arrivi offrono valide alternative: “Dai nuovi arrivi Jeda, Piatti Oliveira e Di Michele mi aspetto fantasia e qualità, invenzioni e soluzioni di gioco inedite, per esaltare la vocazione offensiva della squadra; a questo aggiungo anche l’apporto di Chevanton con i suoi colpi geniali, ma per quest’ultimo - aggiunge il tecnico - non bisogna esercitare pressioni, dopo due stagioni difficili a Lecce può ritrovare motivazioni ed entusiasmo ed un ambiente che lo possa portare al traguardo minimo di 10 goal “. Su queste premesse il test con la Fiorentina sarà certamente più affidabile di quello di San Siro.

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MONDO Gazzetta Cup: 2 titoli da prima pagina Dopo la pausa estiva torna in campo “Gazzetta Cup”, il torneo di calcio a 7 per ragazzi dai 9 ai 13 anni, organizzato da “La Gazzetta dello Sport” in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano e Studio Ghiretti. Sabato 11 e domenica 12 settembre, nella prestigiosa cornice del centro tecnico federale di Coverciano, appena lasciato dagli azzurri di Cesare Prandelli, le 16 finaliste (8 della categoria young e 8 della junior) si sfideranno per conquistare il titolo nazionale della seconda edizione della manifestazione, che ha portato sui campetti di tutta Italia circa 20.000 ragazzi. Il cammino di questi giovani protagonisti è iniziato qualche mese fa, prima nel campetto sotto casa o del paese e poi nelle 8 tappe cittadine (Bari, Padova, Reggio Emilia, Torino, Milano, Roma, Catania e Napoli), dove sono riusciti a salire sul gradino più alto del podio e a strappare il pass per Coverciano. Saranno, quindi, Edo Mestre, Tricolore Reggiana, Aurora calcio, Sportinsieme Piobesi, Lodigiani 2005, Spinasanta, Amici del Muretto e FC Scuola Team Quarto a sfidarsi per conquistare il titolo nella categoria young. Per la junior invece arriveranno nel centro toscano il Rubano, Tricolore Reggiana, Wonderfull, San Benedetto, Salerno Soccer School, Calcio Sicilia, Arzano 99 e ACS Millenium Calcio. Una due giorni da ricordare per tutti questi piccoli calciatori, ma anche per i ragazzi dell’Icaro di Andria (Ba) e della don Bosco Trofarello (To), che grazie ai loro splendidi lavori, si sono aggiudicati il concorso “il mondiale che vorrei…” e parteciperanno, proprio in occasione della finale nazionale, ad un clinic con l’allenatore Attilio Sorbi (ex giocatore di Pisa e Roma) e in collaborazione con Aiac.La due giorni fiorentina, si aprirà il sabato pomeriggio con la riunione tecnica ed il sorteggio del calendario gare, che avverrà nella splendida sala adiacente al Museo del Calcio, così che i giovanissimi calciatori presenti potranno ammirare i grandi cimeli che hanno fatto la storia della nostra Nazionale, a partire dagli anni ‘30. L’appuntamento, dunque, è fissato per il prossimo fine settimana, dove in campo scenderanno non solo i giovani atleti, ma soprattutto lo spirito autentico del calcio più puro e più sano, fatto di passione e divertimento, che ha accompagnato tutta la seconda edizione della Gazzetta Cup e che è da sempre al primo posto nello sport targato Csi. Queste e tante altre le iniziative previste per chi scegli il Centro Sportivo Italiano quale punto di riferimento per l’attività sportiva e per l’azione pastorale negli Oratori. Iscrizioni aperte per l’anno associativo 2010/2011 Csi Lecce, via Siracusa n. 50, cell. 347.1762819 - lecce@csi-net.it


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