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Lecce, 17 luglio 2010

UN EURO

L’Ora del Salento

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Nuova serie, Anno XX, n. 26

SETTIMANALE CATTOLICO

Vacanze e vita Perché il silenzio

CONSULTORI DI PUGLIA In servizio soltanto medici e ostetriche non obiettori di coscienza

di Cristiana Dobner Stagione di ferie, di tempo libero da orari e da impegni stringenti, stagione che conduce al gioco che rilassa e libera da tensioni e tossine e riporta all’infanzia e alla sua creatività. La battigia con la sabbia e l’acqua faceva di noi bambini dei grandi costruttori di castelli merlati con torri possenti (ahimè anche pericolanti…), fossati in cui far scorrere l’acqua, mura non proprio a piombo ma resistenti. La battigia aveva un suo fascino particolare al mattino presto, quando ancora non rigurgitava di bagnanti vocianti ma il nastro di terra lambito dalla bassa marea brulicava di vita silente, spezzata soltanto dall’incessante mormorio dell’onda che si rifrangeva. Momento solenne in cui ci si ritrovava soli, con lo sguardo che poteva posarsi su di un orizzonte quasi infinito che rifletteva il proprio volto. Quale volto? Se io ho un volto, i miei occhi in quali occhi possono riflettersi? La ricerca dal faccia a faccia emergeva, perché in quel momento magico, solo il silenzio parlava, accogliendo la voce del mare con il suo andirivieni inesausto. Il segno di quel silenzio permaneva anche nella confusione del vociare, delle radioline, quando con qualche bracciata un poco audace si raggiungeva il largo dove l’impressione della solitudine si acuiva, perché ogni rumore era tacitato. Il regno che si squarciava nelle profondità (indubbiamente non oceaniche ….) delle acque non concedeva tregua: il silenzio imperava e richiamava. Perché questa attrazione si impone? Perché solo il silenzio nutre il pensiero e il sentire? Non si può toccare, non si può ridurre di volume, si può solo sfuggire quando dentro lacera o mette a nudo un deserto che non si vuole attraversare. Le mani impastate di sabbia e di fango rimandano al racconto di Genesi: il Creatore proprio con la terra, adamáh, ha plasmato Adám, la creatura umana terrigna. Il verbo ebraico suggerisce quel guizzo di rumore che spezza il silenzio nella creazione, la terra bagnata viene spiccicata e, dal silenzio della terra toccata dalla mano del Creatore, ecco spuntare una sagoma, ancora inerte, priva di vita. Sarà il bacio del Creatore donato labbra a labbra ad infondere lo Spirito, un alito che incomincia a segnare il tempo della vita. La luce silenziosa del Volto di Dio si è così impressa sul volto di Adám, il gioco si compie quando la libertà è donata. Adám non è un robot che Dio telecomanda a suo piacimento, è un essere dotato di intelligenza e di libertà di scelta. Il grande gioco della vita passa nelle mani di Adám, lo sguardo che fa brillare la sua interiorità può assumere mille sfumature, può anche camminare nella storia, se lo vuole, come Mosé, l’amico di Dio, con cui Egli parlava “faccia a faccia”. Il momento del silenzio schiuso dal gesto creatore diventa il basso continuo che conduce a fissare gli occhi negli occhi Adám e Dio e tutti gli altri Adám. Attimo in cui si radicano tutti gli altri attimi in due direzioni di crescita e di amore: ogni volto fa trasparire la personalità che si esprime all’esterno e cerca la comunione con tutti gli altri volti; ogni volto cerca il perché del proprio volto e lo trova solo nel Volto di Dio.

Lecce, 17 luglio 2010

Si rispetti almeno la Legge 194 In rivolta i Medici Cattolici pugliesi e il Forum delle Associazioni familiari. L’opposizione: battaglia in Consiglio CHIESE APERTE

Stipulata la convenzione tra Arcidiocesi e Apt di Lecce Stipulata nei giorni scorsi la Convenzione tra l’Azienda per il Turismo della Provincia di Lecce e l’Arcidiocesi di Lecce per l’attuazione del Progetto “Città aperte” - settore chiese. La convenzione stipulata prevede l’apertura prolungata delle sei chiese più belle del centro storico della città allo scopo di migliorare ancor di più l’offerta turistica salentina. La convenzione ha anticipato i tempi rispetto alla promessa che l’Arcivescovo aveva fatto nella sua recente Lettera ai turisti nella quale si impegnava a prolungare, a partire dal prossimo anno, l’orario di apertura delle chiese barocche. La convenzione, che prolunga notevolmente gli orari rispetto a quelli attualmente in vigore parte da sabato 17 luglio e sarà valida fino a domenica 19 settembre. In pratica, i due mesi estivi per intero. Ecco in dettaglio le chiese e gli orari di apertura:

PRO ARTE PRO DEO Il tema proposto dall’Arcivescovo per la 23a edizione della Rassegna di arte sacra che si svolge a Monteroni

La bellezza della fede trasforma in bellezza la vita 8-9 PAUSA ESTIVA

L’Ora

Santa Irene ore 9 - 12.30; 16 - 20 Santa Chiara ore 9.00 - 13; 16 - 20 Cattedrale ore 8 - 12.30; 16 - 20 Santa Croce ore 8 - 13; 16 - 21 San Matteo ore 9 - 13; 16 - 21 San Giovanni Battista ore 8 - 12.30; 16 - 20

del

Salento

si concede il meritato riposo estivo. A tutti i lettori augura serene vacanze e dà appuntamento al prossimo 28 agosto

info: www.fismlecce.org


L’Ora del Salento 2

Lecce, 17 luglio 2010

primopiano

EDITORIALI IL VALORE DELL’UNITÀ NAZIONALE Siamo ancor più fieri di essere L’odio smembra lo Stato nazionale, che resta patrimonio di tutti figli della Nazione spontanea La celebrazione dell’unità d’Italia non può ridursi a rito stanco, talora anche politicamente strumentale; sarebbe tale se la memoria di quanto accaduto si polarizzasse attorno a una doppia retorica: quella dell’incensatura acritica dell’evento unitario da una parte; quella di un duplice rivendicazionismo di marca nordista o pseudomeridionalista dall’altra. Perché il significato della ricorrenza non sia svilito allora, occorre ripercorrere con approccio non ideologico il tracciato che ha portato all’unità, non un momento da sacralizzare a prescindere, quanto piuttosto il “laico” riferimento temporale da cui prende le mosse uno Stato unitario che ben prima del 1861 era “Nazione spontanea”. Tale, carica di senso, definizione di Mario Albertini spiega bene perché il processo unitario non affonda le radici in epopee “mitologiche”; giacché le espressioni enfatiche non rendono un buon servizio alla storia, ogni ricostruzione dell’esperienza risorgimentale tesa ad accreditare l’immagine dell’“impresa” non aiuta a comprendere in profondità le condizioni che hanno reso possibile parlare di Italia una. C’era una Nazione spontanea antecedente al 1861 sorretta da tre pilastri che taluni non hanno visto e continuano a non vedere a causa dei potenti effetti distorsivi dell’ideologia: la

L’Ora del Salento SETTIMANALE CATTOLICO Iscritto al n. 517 del Registro stampa del Tribunale di Lecce

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

filosofia greca, il diritto romano, il cristianesimo. Eleva gli stessi elementi a fondamenta politiche e culturali degli Stati Uniti (ben inteso, degli Stati Uniti) il prof. Russell Kirk, mentore del conservatorismo anglosassone del XX secolo. Lo fa a ragione, ravvedendo nella giovane democrazia d’Oltreoceano il frutto compiuto della tradizione ellenica, romanistica e giudaico-cristiana della vecchia Europa. Se ciò è vero per gli States, tale riflessione non può non essere vera per il nostro Paese, dove a nessuna “epopea” può essere riconosciuto il merito di aver costruito l’Italia prima e meglio delle sue dominanti culturali, ben simboleggiate da tre colli: l’Acropoli, il Campidoglio, il Golgota. Solo avendo contezza piena del terreno che ha preparata l’unità sarà possibile non abbandonarsi a celebrazioni insignificanti o inconsapevoli. Ma per non commettere questo errore bisogna fare ricorso a una “storia unica”, unica per tutti gli italiani, da non intendersi come “storia di Stato” esito di centralismo culturale. La rievocazione del ’61 sarà tanto più equilibrata quanto più la “storia oggettiva”, racconto dei fatti che furono (non delle loro interpretazioni), guiderà la riscoperta del sostrato della Nazione spontanea. Riconoscere che il mito di

fondazione dello Stato unitario oggi è in crisi non significa promuovere sterili revisionismi; vuole dire piuttosto rendere omaggio alla storia oggettiva non facendo coincidere il 1861 con l’anno zero della storia patria. Se questo dato di realtà diventasse definitivamente patrimonio condiviso vedremmo sventolare molti più tricolori per le strade, non soltanto negli stadi. Il riconoscimento politico, istituzionale, culturale delle tradizioni dei popoli d’Italia (uniti dalla valorizzazione della pluralità) ci consentirebbe di essere ancor più fieri di essere figli della Nazione spontanea. Solo più fieri; fieri lo siamo già. Saverio Congedo

LAUREA Mercoledì 14 luglio 2010 la dott. Paola Paticchio ha conseguito presso l’Università del Salento la Laurea specialistica in Scritture Giornalistiche Multimediali discutendo la tesi dal titolo, Caso Cogne: quando la Tv e i giornali indossano la toga. Relatore, prof. Rosellina Martino. A Paola giungano gli auguri dei suoi familiari e di tutti gli amici de L’Ora del Salento.

PENSANDOCI BENE...

Si poteva fare di più. Il 150° anniversario dell’Unita d’Italia poteva vivere meglio nelle scuole e nelle comunità locali. Non per abbuffarsi di retorica senza costrutto, ma per far crescere una più alta coscienza nazionale. La Repubblica vive giorni neri. Tra chi ritiene la Costituzione un inferno e chi pensa alla secessione è un attacco continuo alle fondamenta storiche, politiche e culturali dell’Italia. Ecco perché è particolarmente pregnante il continuo richiamo del presidente Ciampi al filo unitario che lega il Risorgimento alla Repubblica; la lotta eroica di chi, a cominciare dai mille garibaldini, pose fine ai cento staterelli che dividevano l’Italia, e quella di chi, combattendo il nazismo e il fascismo, aveva nel cuore la Patria, la sua dignità, il suo futuro. E se l’Italia è ancora oggi uno dei paesi più sviluppati e più civili dell’intero pianeta il merito è di quei grandi sommovimenti storici che, come capita nei momenti di svolta, videro insieme il popolo e le classi dirigenti più lungimiranti. L’anniversario dell’Unità quindi non come operazione nostalgica, ma momento di riappropriazione delle proprie radici, condivisione di un glorioso

passato, ma anche di un comune impegno per il futuro. E proprio questo oggi manca. Oggi l’unità nazionale è minata dalle parole avvelenate della Lega, dal ruolo dominante che questo movimento secessionista ha assunto nel governo nazionale, dall’omertoso silenzio di una parte della classe dirigente (forze imprenditoriali, organi di informazione) che, ripiegata nei propri egoistici interessi, ha rinunciato ad avere un’idea generale del futuro dell’Italia. Ma alle parole, come non accade quasi mai, seguono i fatti. A furia di seminare parole di odio e di dileggio (il tricolore da bruciare, l’inno nazionale da deridere, i meridionali parassiti) si sta smembrando nei fatti lo Stato nazionale. E lo si fa in maniera subdola, colpendo il mezzogiorno, negando ad esso quei fondi, come i Fas, destinati ad accorciare le distanze tra le varie aree del Paese. È un’operazione miope. L’Italia ha avuto un ruolo perché è stato un grande paese unito. L’idea che il Nord possa staccarsi per collegarsi ai paesi europei più forti, abbandonando il Sud che arranca, non ha nessun futuro. Ce lo dice il mondo d’oggi: si affronta la competizione globale con nuo-

ve aggregazione tra Stati. L’India, la Cina, e gli altri paesi attraversati da una crescita tumultuosa, impongono all’Europa di trasformarsi in uno Stato federale e di avere politiche comuni sul lavoro, sul fisco, sullo sviluppo sostenibile. Altro che la … Padania! Questo è il messaggio che l’Italia d’oggi deve raccogliere in coerenza con le intuizioni di De Gasperi e Spinelli, che per primi riuscirono a vedere le grandi potenzialità e l’ineludibile necessità dell’Europa. Nel nostro Paese, al contrario, da anni ci gingilliamo sul federalismo di là da venire. Nel frattempo si fanno leggi che esautorano le regioni, si tagliano risorse fondamentali per i cittadini (come quelle per i servizi sociali e i trasporti), si pensa di far saltare quel patto solidale tra italiani che è stato la forza propulsiva del nostro Paese. Invertire la rotta deprimente di questi anni non compete solo alla politica. Spetta alla cultura, alle sue istituzioni più qualificate e radicate, ridare il senso di un progetto nazionale che trasmetta alle nuove generazione quella voglia di libertà e di futuro che ebbero i giovani di centocinquant’anni fa. Antonio Maniglio

SOS MOLDAVIA/La Fondazione Regina Pacis in prima linea

L’alluvione nel Paese più povero d’Europa di Giuseppina Capozzi

Educare alla responsabilità Responsabile (dal latino respnsus, part. pass. di respondere rispondere) è colui che deve rispondere, rendere ragione o garantire delle proprie azioni o delle altrui. Responsabilizzare, in senso educativo, vuol dire fornire gli strumenti teorici e pratici per valutare e misurarsi sia socialmente che individualmente. Farsi carico delle conseguenze di un atto è giustamente la responsabilità. La consapevolezza dei propri atti, dalla gestazione alle conseguenze, rende l’uomo libero di scegliere. Ma per poter scegliere è necessario conoscere ed è necessario prevedere le conseguenze di un’azione. Per prevedere è implicito l’utilizzo della immaginazione e dell’intelligenza: l’intelligenza consente di valutare le circostanze, l’immaginazione di anticipare ciò che ancora non esiste. Prevedere le conseguenze è indice di un certo grado di maturità, in quanto include diverse capacità di gestire situazioni positive e negative, utilizzando criteri e competenze. La responsabilità delle proprie azioni è, perciò, di-

ritto di autodirigersi e di autoeducarsi. Ma, poiché la persona umana è principio ma non assoluto, in quanto ha ricevuto l’essere da altri, deve relazionarsi con l’esterno per poter acquisire le conoscenze adeguate a svilupparsi come persona, nella sua integrità. L’educazione alla responsabilità diventa, pertanto, l’ausilio che consente ad ognuno di conoscere se stesso, nelle sue sfaccettature fisiche, spirituali ed etiche, e nelle sue potenzialità. La vera conoscenza non è, però, quella frammentata e altamente specialistica: è quella che consente di approfondire, collegare, integrare tutto ciò su cui si può riflettere e decidere ragionevolmente; è quella che consente un utilizzo adeguato dei mezzi per raggiungere dei risultati posti come obiettivi. In realtà la parola responsabilità può richiamare una sensazione negativa, in riferimento ad una situazione o ad un atto penosi, riprovevoli; però può anche richiamare una sensazione positiva di fronte ad una situazione o atto di soddisfazione, di successo. Questa ambivalenza è le-

gata alla relatività della responsabilità, correlata ad altri atti o situazioni. Il singolo atto è relazione dell’uomo con l’altro uomo e con le cose. La responsabilità garantisce che questo atto non conduca all’arbitrio. L’educazione è, allora, intesa come aiuto nell’acquisire la vera conoscenza; la guida per scoprire e percorrere il cammino della vita relazionandosi con gli altri. La qualità dell’educazione si manifesta, di conseguenza, nell’integrità del suo progetto, nella coerenza della sua realizzazione e nell’efficacia dei suoi risultati. Quando l’intelligenza acquisisce la capacità di considerare molte cose contemporaneamente e come un insieme, ordinandole in un sistema universale comprensivo dei rispettivi valori e delle loro mutue dipendenze, si potrà dire che vi è stato pieno sviluppo; e quando tutti gli atti concorreranno ad uno stesso fine, la formazione integrale della persona, si potrà parlare di qualità dell’educazione che mira a rendere la persona responsabile. info@giuseppinacapozzi.it

Mentre l’Italia è attenagliata dal caldo, la Moldova, paese dell’est dove opera la Fondazione Regina Pacis, è stretta nella morsa dell’acqua che straripando dai fiumi i cui argini sono stati travolti ha invaso e devastato gran parte del territorio di questo paese. Oggi la Moldova è un paese alluvionato. Le piogge intense degli ultimi giorni e la precarietà del sistema che permette alle acque di defluire ha ingrossato i due fiumi Prut e Nistru ed ha fatto venir meno alcune dighe di contenimento, per cui il territorio moldavo nella gran parte è stato invaso dalle acque che hanno devastato interi villaggi, distrutto il raccolto soprattutto del grano e delle diverse leguminose, reso impraticabili strade di collegamento internazionale ed inagibili diversi ponti. È grave la condizione di molta parte della popolazione, la quale si ritrova senza un’abitazione, per molti frutto dei sacrifici della emigrazione, senza raccolto per le risorse economiche invernali, senza alcuna possibilità di sopravvivere autonomamente. Il Primo Ministro Vladimir Filat ha lanciato un allarme internazionale e alcuni Stati hanno già risposto con aiuti consistenti, come la Russia, gli Stati Uniti e la Romania. L’Ambasciatore d’Italia in Moldova Stefano De Leo ha chiesto il sostegno della Cooperazione Italiana e degli organismi non governativi disponibili. La Fondazione Regina Pacis ha attivato, in collaborazione con la Diocesi di Chisinau, un rete di sostegno, infatti da Verona è già partito un Tir di viveri messo a disposizione da alcune aziende italiane. Si sta anche procedendo alla raccolta di altri beni di prima necessità e fondi per la ricostruzione, che non sarà facile, essendo la Moldova un paese già condizionato da una evidente povertà. Tutti i ragazzi accolti nelle strutture della Fondazione Regina Pacis sono stati messi in condizione di sicurezza, per evitare tragedie gravi, come nel caso dei circa trenti dispersi fino ad ora contati.

PER CONTRIBUTI E DONAZIONI: C/C Bancario Fondazione Regina Pacis Monte Paschi di Siena Iban: IT95 O 01030 11501000000813181


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primopiano

CONSULTORI DI PUGLIA UNA DELIBERA PRO MEDICI NON OBIETTORI IL FATTO Un ricorso al Tar Puglia (prima udienza giovedì 15 luglio) da parte di nove medici obiettori e una lettera del Forum pugliese delle associazioni familiari a consiglieri regionali e giunta hanno sollevato il dibattito sulla deliberazione di Giunta Regionale (n. 735 dello scorso marzo) riguardante il progetto di riorganizzazione della rete consultoriale pugliese. A suscitare polemiche è la parte in cui si prevede l’assegnazione di risorse per l’integrazione della dotazione organica con medici e ostetriche non obiettori per i consultori che assicurano il collegamento territorio-ospedale e per la dotazione dei consultori interdistrettuali per la popolazione migrante. L’UdC con una interpellanza e il centro-destra con un ordine del giorno hanno chiesto una discussione in Consiglio Regionale. Secondo i dati preliminari del ministero della Salute, le Ivg (interruzioni volontarie di gravidanza) in Puglia nel 2008 sono state 9.962 (8,2% del totale); il tasso di abortività del 10% (media nazionale 8,7).

Applicare la 194 “Condividiamo l’intento dell’assessore regionale alla Salute di ridurre le Ivg, tuttavia crediamo che il persegui-

mento di questo fine non dipenda dalla allocazione del processo abortivo ospedale pubblico piuttosto che clinica privata -, ma dalla applicazione dell’art. 5 della 194, che prevede di aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, offrendole gli aiuti necessari durante la gravidanza e dopo il parto”, dice Lodovica Carli, presidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari. Tutelare la libertà della donna significa “restituirle il diritto di diventare madre, non lasciandola sola con i suoi problemi, ma garantendo che le istituzioni e la società civile se ne facciano carico”. Significa per esempio “inserire queste donne in corsie preferenziali per l’asilo nido o prevedere un sostegno economico ai nuclei in difficoltà”. Secondo Carli la “Regione deve farsi garante di tutto questo”. Carli spiega, inoltre, che gli interventi devono essere sempre effettuati “con il consenso della donna che si rivolge al consultorio”. Perciò “non serve discriminare gli obiettori, ma assicurare che chi lavora nei consultori, e nelle altre strutture preposte, operi realmente per la corretta ed integrale applicazione dell’art. 5 della legge 194”. “Chiediamo ai capi gruppo regionali una au-

Qui accanto la dott. Ludovica Carli, presidente regionale del Forum delle Ass o ci azio ni Familiari. A destra, il teologo moralista, mons. Luigi R en na

Così neppure si rispetta la Legge 194 dizione, alla presenza degli assessori alla Salute ed al Welfare, per aprire un confronto e rappresentare le nostre proposte”; tra queste, “la presenza di rappresentanti delle associazioni familiari nell’Osservatorio regionale per la tutela della salute della donna, che è preposto al coordinamento dei consultori”.

Pregiudizio ideologico “La Puglia ha primati tristissimi: è la prima in Italia nel numero di aborti per ogni mille nati vivi e per numero di recidive ed è prima nel Sud per tasso di abortività; a questa triste situazione la Regione risponde introducendo per prima la RU 486”, dice Donato Dellino, ginecologo, responsabile regionale di Medicina e Persona e tra i firmatari del ricorso al Tar. “Il fatto che poche donne si rivolgano ai consultori significa che non funzionano bene”, prosegue. “Dai progetti di ri-

strutturazione della rete consultoriale non verrà fuori nulla se non cambia l’impostazione: il consultorio deve essere un’occasione in cui la donna incontra qualcuno che si interessa a lei”. I consultori, inoltre, “servono per il supporto alla famiglia; ma questo riferimento è stato tolto dal piano sanitario regionale”. “L’intento di escludere obiettori” è frutto di “un pregiudizio ideologico”. Dellino, infine, mette in guardia sul fenomeno degli “aborti clandestini”. “Il piano di potenziamento dei consultori risulta molto promettente, per esempio nel potenziamento dei servizi interculturali e del percorso nascita”, dice mons. Luigi Renna, docente di morale alla Facoltà Teologica Pugliese, “tuttavia, concretamente, non appare ancora pienamente rispondente alla legge 194 perché mancano gli elementi che favoriscono il dialogo con la donna che sta decidendo”. Primo fra tutti “il coinvolgimento della rete delle valide associazioni presenti sul territorio”. “Non promuovendo questa presenza fatta di solidarietà, la deliberazione regionale si riduce ad implementare la dotazione organica con ginecologi e

ostetriche non obiettori”, continua. “Si comprende la preoccupazione del legislatore, che di fronte ad una consistente presenza di medici obiettori vuole garantire chi decide per la Ivg, ma tutto finisce per ridursi ad un sì o un no all’aborto, senza alcun tipo di accompagnamento alla decisione e alla vita”. In questa situazione “è legittima la preoccupazione dei medici obiettori che si sentono esclusi”, ma come società civile occorrerebbe anche chiedersi: “il numero delle altre professionalità presenti nei consultori è adeguato?”. Ed, inoltre, “perché non sono molto numerosi i non obiettori, anche quelli che hanno iniziato col praticare l’aborto? Solo per motivi di fede o ideologici? O piuttosto perché col tempo fanno i conti con la propria coscienza?”. Antonio Rubino

l’utenza dei consultori, perché capaci di offrire una ampia gamma di servizi che a volte riescono anche a far cambiare idea rispetto alla interruzione della gravidanza”. È lodevole che “intervenendo in un periodo di ristrettezza finanziaria, il provvedimento riveda del sistema sanitario, individuando criteri in grado di migliorare la qualità dei servizi”. I consultori dovrebbero, dunque, ritrovare la loro mission, recuperandone la dimensione sanitaria ma anche quella sociale, di supporto e assistenza alla famiglia, alla scuola e ai giovani. In evidente disaccordo con l’assessore del Pd, Saverio Congedo, consigliere Pdl, per il quale la riduzione dei consultori da 161 a 96 indebolisce la rete di presidi di socialità fondamentali per la salvaguardia della vita e l’assistenza alle famiglie e ai soggetti soprattutto minori che vivono in condizioni di disagio. Il consigliere chiede che la delibera venga discussa in Consiglio regionale, denunciando la trasfigurazione dei consultori in “meri abortifici, in evidente ed illegittima violazione della stessa Legge 194/78”. “è singolare - continua Congedo - che la sinistra, sempre pronta ad impartire critiche e lezioni di ‘socialità’, appoggiando manifestazioni contro necessarie misure del Governo, appaia così distratta quando occorre tutelare articolazioni del sociale essenziali per l’equilibrio collettivo”. Cofirmatario dell’ordine del giorno proposto alla giunta regionale dai consiglieri di centrodestra e giovane avvocato cattolico, Andrea Caroppo reclama “l’importanza di una riflessione ampia ed approfondita di carattere tecnico, etico, giuridico e politico sulla fisionomia, finalità ed efficacia su un servizio, quello offerto dai consultori, di straordinaria valenza sociale quale presidio di socialità per la salvaguardia della vita e l’assistenza alle famiglie e ai soggetti, soprattutto minori, che vivono in condizioni i disagio”. Tale provvedimento ha suscitato un intenso dibattito fra gruppi con-

siliari, forze politiche e nella società con prese di posizione di associazioni familiari, dell’ordine dei medici pugliesi, magistrati dei Tribunali per i minorenni, e, sostiene Caroppo, “ la discussione non può esaurirsi con manifestazioni e comunicati stampa. È necessario sostenere quanti, come i consiglieri di centrodestra, chiedono l’apertura di un tavolo per il confronto, in sede istituzionale, su una questione così spinosa”. “Il nostro gruppo consiliare - continua Caroppo - sostiene l’azione dell’europarlamentare Mario Mauro che ha presentato a Bruxelles, ai membri della Commissione Europea, un’interrogazione scritta perché i commissari possano esprimersi circa la violazione dell’articolo 9 della Convenzione della salvaguardia dei diritti dell’uomo dalla Giunta pugliese”. L’adozione del tanto controverso provvedimento non lascia indifferente Salvatore Negro, capogruppo dell’Udc alla Regione Puglia. “Già la scorsa settimana - ha ricordato Negro - il gruppo consiliare dell’Udc si è attivato sull’argomento con un’interpellanza, di cui primo firmatario è Euprepio Curto, in cui si chiede di ritirare la delibera n. 735”. “Il gruppo dell’Udc - ha continuato il consigliere Negro - chiede che l’argomento, con tutte le sue implicazioni tecniche, etiche, giuridiche e politiche diventi oggetto di ampia ed approfondita discussione in Consiglio regionale o, in subordine, nella competente Commissione”. Facendosi portavoce anche del Forum delle Associazioni Familiari, di cui fanno parte 50 associazioni pugliesi, e condividendo pienamente l’appello di mons. Ruppi di aprire un tavolo di concertazione, Negro è intervenuto in Aula lo scorso 18 giugno per promuovere la creazione di un intergruppo consiliare aperto a quanti desiderino portare avanti una analisi approfondita ed un dibattito costruttivo su tematiche fondamentali per il bene comune, nel rispetto del principio di sussidiarietà e di solidarietà. Samuele Vincenti

Coinvolgere le associazioni

I CONSIGLIERI REGIONALI ELETTI NEL SALENTO

Palese: una delibera vergognosa Stefàno: un servizio di qualità È approdata in Parlamento la bagarre politica sulla riorganizzazione della rete consultoriale pugliese che ha innescato la delibera 735/2010 della Giunta Regionale, con la quale si è accettato il progetto presentato il 15 marzo scorso dall’Assessore alla Solidarietà, dott.ssa Elena Gentile, e dall’Assessore alle Politiche della Salute, prof. Tommaso Fiore. Nelle intenzioni della maggioranza che ha approvato il provvedimento, si è voluto razionalizzare la distribuzione sul territorio dei servizi alla persona attraverso un sistema definito a “geometria variabile”, riducendo così in maniera considerevole il numero dei consultori pubblici da 161 a 96 (da 49 a 16 per la provincia di Lecce) e istituendo i Punti di Accoglienza, luoghi deputati alla multidisciplinarietà e completezza delle prestazione che, se dotati di spazi sufficienti e strutture adeguate, beneficeranno dell’équipe consultoriali mobili provenienti dai consultori propriamente detti. Il nuovo sistema organizzativo e strutturale, ricorrendo allo strumento dell’offerta attiva e della flessibilità degli orari, in considerazione delle caratteristiche geografiche, demografiche e socioculturali dei territori, prevede più modalità organizzative che si integrino funzionalmente e che garantiscano comunque la relazione tra Consultori familiari, Distretti socio sanitari, Dipartimenti sovradistrettuali, come previsto dal Piano di salute approvato dalla precedente giunta Vendola. Sebbene il provvedimento non sia stato esente da dure critiche dell’opposizione, a rinfocolare la polemica, nei giorni scorsi, è stata la procedura di reclutamento del personale medico delle strutture assistenziali che di fatto esclude dal servizio gli obiettori di coscienza i quali, posti di fronte alla richiesta delle donne in stato di gravidanza di assumere la pillola abortiva RU 486, potrebbero rifiutare loro la prescrizione. Allo scopo dichiarato a più voci di potenziare la rete consultoriale e il “percorso nascita”, la deli-

bera 735 prevede l’assunzione di ginecologi e ostetriche non obiettori di coscienza. Comprensibile, dunque, l’azione intentata da nove ginecologi baresi, tra i quali il presidente dell’Associazione nazionale dei medici cattolici, prof. Filippo Boscia, che hanno presentato ricorso al Tar di Bari, chiedendo l’annullamento del provvedimento in questione e della delibera 405 ad esso legata che precede il progressivo riposizionamento del personale obiettore di coscienza. A sostenere l’azione dei medici, Rocco Palese, chirurgo cattolico e capogruppo del Pdl nella giunta regionale. Per il presidente, la delibera 735 è “vergognosa, figlia della più becera ideologia comunista. La peggiore azione che il governo Vendola potesse mettere in atto”. “Da una parte - afferma Palese - riducendo il numero dei consultori, si è compromesso il servizio di prevenzione contro l’interruzione delle gravidanze, secondo quanto previsto dalla legge 194; dall’altra, im-

pedendo ai medici obiettori di prestare servizio presso queste strutture, si è trasformato un luogo di consulenza e aiuto alle donne in difficoltà in un juke-box di pillole abortive. Come medico cattolico sono vicino e sostengo attivamente i ginecologi obiettori che hanno presentato il ricorso al Tar contro un provvedimento che può definirsi solo discriminante e aberrante”. Se Palese è critico verso il piano proposto dal prof. Fiore, l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Dario Stefàno, avverte che “l’iniziativa avviata dall’assessore alle Politiche della Salute ha il merito, riconosciuto unanimemente, di aver affrontato il problema della riorganizzazione dei consultori pubblici, molti dei quali ridotti a semplici strutture burocratiche”. “In Puglia - sostiene l’assessore - solo l’11% delle donne, essenzialmente straniere, che richiedono la interruzione di gravidanza si rivolge ad una struttura pubblica”. Un dato che Stefàno confronta con quanto avviene al Nord, “dove è maggiore


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ecclesìa IL PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA

di don Angelo Sceppacerca

La parte migliore

Il valore di una persona ai nostri giorni la si misura dalle capacità di cui è dotata e soprattutto dall’efficienza. Su questa scia è maturata una nuova eresia moderna quella che chiamiamo efficientismo. È stata violentemente contestata dallo stesso Signore: egli ha dato il massimo del suo amore nell’immolazione e nell’immobilità totale della croce. Ciò nonostante noi continuiamo a pensare che anche nei confronti del Signore possiamo esprimerci al massimo quando il nostro agire per lui può esprimersi al meglio. Siamo quasi istintivamente tifosi di Marta che si occupa e si preoccupa per molte cose, che vuole con zelo dare la migliore accoglienza al Signore e ai suoi discepoli. Saremmo tentati anche noi di rimproverare Maria che, prostrata ai piedi di Gesù, si bea delle sue parole e della sua presenza. Spesso i devoti, gli asceti, i mistici sono ritenuti dei fannulloni. Anche nei confronti di noi monaci, chiusi nei nostri monasteri, spesso isolati dal mondo, molti ci chiedono che cosa facciamo lì, dentro. Simpatica la risposta di un giovane monaco che rimbalzò la domanda, chiedendo ad un visitatore: “Ma voi che fate fuori?”. È difficile effettivamente per le persone del nostro secolo capire ed approvare un mondo che non conoscono, il mondo dello spirito, lo spendere la vita per Cristo, mettersi in un atteggiamento di continuo e docile ascolto del Signore per cercare di conoscere e compiere la sua volontà. Il Signore Gesù ha posto con chiarezza cosa significhi guadagnare o perdere la propria vita: i consacrati, i religiosi, le religiose, i più ferventi cristiani danno l’impressione di perdere la propria vita per donarla senza riserve a Dio, ma poi il mondo ne resta affascinato quando scorge la santità autentica, anche se non sempre sa trarne le dovute conseguenze. Per fortuna abbiamo molti testimoni e santi al di fuori del mondo cosiddetto “religioso” e Giovanni Paolo II, durante il suo pontificato, con tante beatificazioni e canonizzazioni dei laici ha dimostrato che la santità non è più confinata nei conventi o riservata a particolari categorie, ma può essere raggiunta da chiunque cera davvero Dio, anche da una semplice mamma o da due coniugi. Ecco allora che le due sorelle, protagoniste del vangelo di oggi, più che vederle in contrapposizione o competizione tra loro, le dobbiamo vedere come due modi diversi di dare la migliore accoglienza a Cristo o servendolo a tavola o ascoltando la sua Parola. Resta comunque inconfutabile che Maria si è scelta la parte migliore, in lei predomina il bisogno di un nutrimento che alimenta la sua anima.

1950 - 31 luglio - 2010

A 60 anni dalla morte del vescovo di Lecce mons. Alberto Costa Quella sera del 31 luglio ’50 mio fratello don Raffaele e io ci intrattenemmo più a lungo con mons. Vescovo, così come avveniva spesso nelle ore pomeridiane in tempo di vacanza, negli ultimi anni di teologia. Ma nulla faceva presagire che fosse l’ultimo nostro incontro con Lui. Aldo non era in casa e non si fecero i soliti due capannelli, in camera da pranzo vicino all’una e all’altra finestra. Quando s’avvicinarono le venti, la visita cessò, così come ogni volta accadeva con l’ arrivo di mons. Paladini, penitenziere del Duomo, rettore del Seminario e suo consigliere di sempre. All’indomani da noi si partì per le ferie di S. Cesario e Lui rimase a letto per tutta la giornata. Il dì seguente intorno alle 8, la sua bell’Anima saliva al Cielo con l’aggravarsi del coma diabetico. Per il sessantesimo di quella data, per noi luttuosa e gioiosa ad un tempo, la diocesi di

Fidenza Sua Patria, racchiusa tra l’Appennino parmense e piacentino, lo ha voluto ricordare con un numero speciale della rivista “Cara Val Sirone”, semestrale di cultura e difesa dell’ambiente. Promotore delle celebrazioni il giovane presule mons. Carlo Mazza, già responsabile nella Cei del Centro Sportivo Italiano e perciò amico di don Federico e puranco nostro in questi ultimi anni , quando il citato simpatico già cappellano del “Fazzi” più non scriveva; servendosi dei nostri buoni uffici anche per conservare l’amicizia con questo futuro vescovo bergamasco. Per il numero speciale della rivista hanno collaborato sia Aldo Magnani, ora settantanovenne, ultimo suo aiutante di camera, e il sottoscritto, amico di famiglia e, nipote del suo sempre affezionato medico Francesco Tinelli. E così è venuto fuori un simpatico servizio ben riuscito della citata rivista : in dieci pagine e con una dozzina di foto; aperto da una riproduzione su due

pagine del nostro originale episcopio, cui fanno seguito l’immagine più conosciuta del Nostro, e il monumento sepolcrale a Lui eretto in Cattedrale, con l’epigrafe da Lui stesso dettata nella lingua di Orazio e Virgilio. Da qui conosciamo che è stato vescovo di Melfi e Rapolla dal ’12 ed anche di Venosa dal ’22, e poi per 21 anni della nostra Lecce: 7 dicembre ’28 - 2 agosto ’50. Ci sono anche due immagini di Padre Pio da Pietrelcina, di cui fu inquisitore pontificio nel ‘919 e poi rimase di lui amico per sempre. Le ultime due pagine sono così titolate: Lui ha detto - hanno detto di Lui. Si fa cenno nella prima ai distici latini, suo fiore all’occhiello, alle numerose e poderose lettere pastorali e ai tanti altri suoi scritti: missive e discorsi di circostanza. Nella seconda ed ultima pagina leggiamo un elogio del suo immediato successore, mons. Francesco Minerva, in cui evidenzia ricorda che tra i

L’AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

Da domenica 18 a martedì 20 luglio 2010

Sabato 14 agosto 2010

Mattina - Udienze

Ore 10.30 - Presiede la solenne Concelebrazione Eucaristica a Otranto in onore dei Beati Martiri Ore 21 - Presiede la Celebrazione Eucaristica in onore di Maria SS. Assunta nella Matrice di Trepuzzi

Giovedì 22 luglio 2010

Domenica 15 agosto 2010

Guida un gruppo di pellegrini a Lourdes

Mercoledì 21 luglio 2010

Ore 8.30 - Presiede la Celebrazione Eucaristica in onore di Maria SS. Assunta a Torre S. Gennaro Ore 10.30 - Presiede la Celebrazione Eucaristica in onore di Maria SS. Assunta a Merine Ore 19 - Presiede la Celebrazione Eucaristica in onore di Maria SS. Assunta in Cattedrale

Mattina - Udienze

Venerdì 23 luglio 2010 Mattina - Udienze

Sabato 24 luglio 2010 Ore 21 - Celebra la Santa Messa presso i Padri Passionisti di Novoli

Gli appuntamenti più importanti di agosto

Da lunedì 16 a mercoledì 18 agosto 2010 Ore 19 - Presiede in Cattedrale l’Undena in preparazione alla Solennità di S. Oronzo

Giovedì 19 agosto 2010

Da domenica 1 a sabato 7 agosto 2010 Guida il campo scuola dei seminaristi e preti giovani a Corfù

Ore 18.30 - Ordinazione Presbiterale a Triggiano

Sabato 21 agosto 2010 Ore 19 - Conferisce le Cresime in Cattedrale

SALENTO FRANCESCANO di frà Paolo Quaranta

Estate: tempo di spostamento d’asse? Con questo numero anche L’Ora del Salento si ferma per un meritato riposo. Ciascuno di noi troverà modalità e tempi per andare in vacanza, ferie, relax… Ciò che proprio non può andare in ferie è il dinamismo della nostra fede perché, in quanto risposta, deve relazionarsi alla Grazia di Dio che veramente non i ferma neanche un secondo! E la fede del nostro ormai compagno di viaggio Francesco d’Assisi non si è mai concessa vacanze. La sua scelta è stata quella di mandare in ferie un’attivismo esasperato per far posto ad un tempo per sé stesso, per ricentrare la sua esistenza che probabilmente era troppo impegnata ad essere ricurva su se stessa da non vedere che “una sola è la cosa necessaria”. Quel “Marta, Marta” è risuonato nelle sue orecchie come “Francesco, Francesco…” ed oggi risuona come “Paolo, Paolo…”, “Giovanni, Giovanni…”, “Elena, Elena…” ed ognuno aggiunge il suo nome di Battesimo. Nel cuore di ciascuno di noi (per quanto diversi siamo in età, formazione, modo di pensare), c’è un solo desiderio: quello di realizzare la nostra vita, di farne qualcosa di grande, di significativo, per noi e per gli altri. Questo desiderio, che scopriamo in noi, diventa il “motore” delle nostre giornate, diventa criterio per le nostre scelte quotidiane, dalle più banali a quelle più serie. Potremmo dire che agiamo in base a ciò che desideriamo. E fin qui tutto ok! Il problema, però, nasce quando ci accorgiamo che alcuni nostri desideri e le vie che di conseguenza percorriamo non realizzano affatto la nostra vita, anzi ci lasciano vuoti dentro, con l’amaro in bocca. Quello che sperimentiamo nella nostra esistenza lo ha vissuto anche un certo Francesco,

suoi tanti scritti emergono per originalità e perfezione stilistica quelli redatti in lingua latina. Vi sono altri stralci dell’introduzione ai distici, riportati da “Scritti storici scelti” del defunto nostro fratello, mons. Raffaele, già docente di Storia della Chiesa nello studio teologico (ora facoltà) del Pontificio Seminario Pugliese di Molfetta e un lusinghiero giudizio del nostro Presule emerito mons. Cosmo Francesco Ruppi. Purtroppo, da quell’ormai lontano 2 agosto, anno Santo ’50, son passati 12 lustri che è quanto dire sessant’anni. I sacerdoti da lui ordinati nell’abbondante ventennio episcopale vanno sempre più scomparendo. I laici che lo ricordano hanno ormai superato la soglia de-

figlio di Pietro di Bernardone, vissuto ad Assisi, VIII secoli fa. Francesco nel suo Testamento rilegge la sua storia e parte da un punto: “Quando ero nei peccati…”(FF 110). Lui stesso giunge alla percezione dell’essere nei peccati come una diminuzione del gusto della vita. Impostare la propria esistenza lontano da Dio, o indipendentemente da Dio, significa per Francesco entrare nell’amarezza della vita. Al di là di ogni fragilità e incoerenza, il vero “essere nel peccato” è il rifiuto di questa Presenza, è il rinnegamento della sete più grande e profonda del cuore. Una connotazione, quindi, esistenziale e non moralistica del peccato che fa scaturire nell’uomo il bisogno e la ricerca di liberazione. È dell’uomo il tentativo di diventare “l’universo”, cioè l’uno, il centro, verso cui deve dirigersi tutto il resto. In pratica, dunque, Francesco sembra dirci nel Testamento: “Io ero nei peccati perché vivevo un’esistenza autocentrata”. Il movimento che avverrà in Francesco tramite la conversione sarà proprio lo spostamento del centro della sua esistenza; quel centro intorno al quale tutto il resto gira non sarà più Francesco stesso, ma sarà collocato fuori di sé, in Dio, che diventerà il punto di riferimento per ogni sua scelta. Chissà che dopo un anno di impegno, lavoro, stress per i nostri interessi, sotto l’ombrellone, non ci sia spazio anche per una riflessione ed una progettualità in tal senso. Non mandiamo in vacanza il nostro rapporto con Dio. Bella l’intuizione di Don Salvatore Leopizzi, parroco a Gallipoli, di scrivere su di uno striscione sulla porta della sua parrocchia, in estate, nella perla dello Jonio: “Aperti anche la domenica”!

gli 80 anni. Così come religiosi e religiose di città e diocesi. Tra le virtù sacerdotali da Lui esercitate spicca la carità. Ci piace concludere queste memorie ricordando un episodio ormai da oltre 70 anni accaduto; attinto dalla viva voce del beneficato, mons. Vincenzo Nuzzone, sacerdote tra i più dotti del nostro clero.

Avea lui chiesto un aiuto economico per un difficile intervento oculistico nella capitale. Solo giunto a Roma aprì la busta scivolata tra le sue mani in partenza. Incredibile a dirsi, trovò un biglietto da diecimila “anteguerra”. Era il 10 febbraio del ’39, giorno della morte del Santo Padre Pio XI. Oronzo De Simone

UFFICIO DIACONATO E MINISTERI ISTITUITI ESERCIZI SPIRITUALI per Ministri istituiti e di fatto dell’Arcidiocesi di Lecce da Venerdì 10 settembre a Domenica 12 settembre Oasi Madonna di Roca Le prenotazioni vengono accettate entro il 6 agosto 2010 presso l’Ufficio di Curia nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 09,30 alle ore 12.00.


L’Ora del Salento 5

Lecce, 17 luglio 2010

catholica

Il volume di Giovanni Frassanito stabilisce un rapporto tra le apparizioni mariane più note e alcuni eventi storici

La storia dell’uomo con la lente di Maria Giovanni Frassanito, noto avvocato e saggista, dedica da anni i suoi studi ad indagare i rapporti spesso difficili e contrastanti tra potere e coscienza, che è poi il titolo di un suo volume pubblicato nel 1988. Ancora una volta Frassanito, con questo volume sulla “Mariologia nella Storia”, ci sorprende e ci provoca con la sua straordinaria capacità di stabilire nuovi legami tra fede ed eventi storici che generalmente gli storici ignorano e sottovalutano. Il volume è strutturato in quattro capitoli, in cui l’autore, concentrando la sua attenzione sull’evo moderno, stabilisce un legame tra le apparizioni a Guadalupe (Messico) e la scoperta dell’America; tra gli eventi di Lourdes e le grandi scoperte scientifiche e, in particolare, con la teoria dell’evoluzione elaborata da Charles Darwin; tra le apparizioni di Fatima e l’evento del comunismo in Russia; tra le apparizioni, tuttora in corso, a Medjugorie e l’attentato a Wojtyla (13 maggio 1981); tra la conversione della Russia alla vergine Maria e il crollo dell’ impero sovietico. Questi legami che gran parte degli storici considerano casuali, per Frassanito invece non lo sono affatto, poiché egli è convinto che nella storia nulla accade per caso, ma tutto avviene per l’intervento della Provvidenza divina, che agisce nella storia sempre in vista della salvezza dell’uomo. Qui è opportuno sottolineare che una tale lettura della storia, non si fonda, come si potrebbe pensare, solo sulla fede, ma esige anche l’intervento della ragione, poiché entrambe sono necessarie per comprendere gli accadimenti storici. Non a caso già Sant’ Agostino aveva giustamente osservato che per credere bisogna capire e per capire bene bisogna credere (crede ut intelligas et intellige ut credas); e cioè la fede illumina la storia, perché viene in soccorso della ragione allorché quest’ultima si rivela incapace di spiegare determinati eventi. Nella ricerca storica, fede e ragione non si contrappongono ma sono invece complementari. Ecco perché nel primo capitolo, dedicato ai “miracoli della storia” Frassanito sente l’esigenza di collegare strettamente fede e storia, dal momento che “ la storia spiega la fede e la fede illumina la storia”. Nel secondo capitolo, dedicato a Guadalupe e alla scoperta dell’America, l’autore mette in evidenza, come la scienza moderna, con il suo delirio di onnipotenza, ha cercato di sostituirsi a

SALENTO MARIANO

Dio, contrapponendo la ragione alla fede, il caso alla Provvidenza divina. Si spiega così la nascita dei miti, tutti moderni di Faust e del Golem, che sfocerà poi nel mito del superuomo, ossia dell’uomo che non riconosce più i propri limiti e finisce poi con l’autodistruggersi. Eppure, osserva Frassanito, la Vergine a Guadalupe con le sue apparizioni, aveva cercato di mettere in guardia l’uomo contro tali pericoli. Nel terzo capitolo, l’autore spiega il legame tra le apparizioni di Lourdes sia con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, sia con la nascita della teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, e soprattutto col darwinismo e lo scientismo. Per Frassanito tali eventi costituiscono ulteriori passi verso l’eclissi del sacro e la morte di Dio. Molti pensavano che la ragione e la scienza sarebbero stati sufficienti a spiegare ogni evento della storia e che l’ ipotesi di Dio non fosse più necessaria. In particolare ci si era illusi che la medicina avrebbe risolto molti problemi concernenti la sofferenza umana e che di Dio non ci sarebbe stato più bisogno, ma: i milioni di pellegrini, che da oltre un secolo e mezzo si recano a Lourdes e ad altri santuari, sono la “prova provata” che di Dio e della fede non si può fare a meno neanche nell’età della scienza. Nel quarto ed ultimo capitolo, Frassanito parla dei miracoli di Fatima e di Medjugorje, mettendo in evidenza che, nonostante le ideologie del nazismo o del comunismo sovietico, la Madonna apparendo prima a Fatima e poi a Medjugorje costituisce un vero segno della presenza di Dio nella storia del nostro tempo, quasi a sottolineare che l’uomo non soffre mai da solo, ma Dio soffre con lui e vuole salvarlo. Questo volume è un vero segno di speranza per gli uomini del nostro tempo, in un contesto storico in cui, si fa fatica a riconoscere la presenza di Dio e Frassanito invita il lettore a riflettere che l’unica strada per arrivare a Dio oggi è proprio Maria, che con le sue apparizioni profetiche, in questi ultimi tempi, ci ricorda che Cristo non solo è morto e risorto ma che Egli è prossimo a ritornare per “giudicare i vivi e i morti” e quindi per accogliere l’umanità da Lui redenta nel suo Regno. Di qui l’invito alla conversione, alla penitenza e alla preghiera. Daniela Martina Giovanni Frassanito. Mariologia della Storia, Edizioni Secop Corato (Ba) 2010, pp.330

di Valerio Terragno

La Madonna del Ponte ad Acquarica del Capo La cappella della Vergine del Ponte ad Acquarica del Capo è una testimonianza di come l’affetto e la devozione a Maria, da parte degli abitanti di questo luogo, si siano sempre mantenuti vivi nel corso del tempo. Il tempio attuale è stato riedificato, a cavallo dei secoli XIX e XX, venendo completato soltanto nel 1924, al posto di una precedente cappella che ospitò alcune tombe. I devoti di Acquarica si interessarono, con grandi sacrifici e rinuncie economiche, alla sua erezione, in un’epoca nella quale l’assetto urbanistico del loro paese, stava cambiando radicalmente. Il prospetto è delimitato da due lesene e da un frontone spezzato, posto nella parte superiore, occupato al centro da un piedistallo che doveva originariamente accogliere una statua o una croce, abbattuta da un fulmine. Sempre sulla facciata, compare un medaglione lapideo, contenente una fonte a due zampilli, stemma di Acquarica del Capo, circondato da fregi floreali, intervallati da un putto ed una conchiglia. Il piccolo campanile, a pianta quadrata, realizzato in conci di carparo come il resto dell’edificio, è sormontato da una guglia piramidale, affiancata da quattro pilastri triangolari. La torre campanaria fu innalzata per devozione delle devote Vittoria Cazzato e Addolorata Melcarne. Una delle

due campane, quella più antica, secondo la tradizione locale, con i suoi rintocchi, aveva il potere di allontanare i temporali; dal 1984 essa si trova in alto alla facciata della chiesa medievale di Santa Maria dei Panetti. Partendo da sinistra, al di sotto della seconda arcata, si trova l’altare della Madonna del Carmine che ospita una tela ovale dipinta ad olio raffigurante la Vergine col Bambino con due figure imploranti, le quali emergono dalle fiamme del purgatorio. Nella terza arcata è ubicato l’altare in pietra leccese, intitolato ai Santi Medici; sia la pala di San Cosimo e Damiano che il medaglione superiore con l’immagine della Madonna di Pompei, sono opera del pittore salentino Giovanni Chiarillo, risalente al 1923. Sul lato destro, si incontrano gli altari dedicati alla Sacra Famiglia ed alla Madonna del Ponte. Sul primo altare è collocata una tela, la quale raffigura una suggestiva scena familiare con la Vergine intenta a cucire, San Giuseppe che svolge il lavoro di falegname con il piccolo Gesù intento ad aiutarlo. Al centro del secondo altare, invece, si ammira la pala di Maria Bambina con i genitori Sant’Anna e San Gioacchino, sullo sfondo si notano uno stormo di colombe ed un ponticello. L’altare maggiore, rivestito in marmo grigio, è provvisto sia di una mensa che di un tabernacolo, sulla cui porticina, in

metallo sbalzato e martellato, donata nel 1964, al devoto A. Rotano, compare il disegno di una fontana a due vasche sovrapposte, presso le quali si abbeverano due cervi. L’acqua che fuoriesce, a mo di cascata, rappresenta la Chiesa, mentre i cervi tutti gli esseri umani che credono in Cristo. Nella zona sinistra del presbiterio, si trovano il pulpito ligneo, con l’ambone impreziosito da fregi ed il baldacchino arricchito dalla figura di una colomba, mentre sul bordo adornato “ a pizzo” è effigiato lo stemma di Acquarica. Il pavimento della chiesa, in mattoni di cemento colorato, a fiori bianchi su sfondo verde, è opera della ditta Spinelli di Galatina. In questo edificio si venerano due statue mariane; quella della Vergine Bambina, in legno, del 1749 e l’altra realizzata in cartapesta dai maestri leccesi Guacci, negli anni trenta del XX secolo. Ad Acquarica del Capo, la Madonna del Ponte si festeggia l’8 settembre, giorno della Natività di Maria. Presso questo sacro edificio, i fedeli si recano in pellegrinaggio, soprattutto nei mesi di maggio e di settembre. Oltre al culto della Beata Vergine del Ponte, oggetto di culto, in questo luogo, sono San Carlo Borromeo e San Gregorio Nazianzeno, i quali rappresentano un punto saldo di riferimento spirituale per tutta la comunità cittadina.

Il vocabolario dei

A Trepuzzi, mare e solidarietà Tutti al mare è solo un eufemismo, perché purtroppo non sarà così per tanti bambini che abitano l’interland della Parrocchia Santa Famiglia di Trepuzzi. Così un gruppo di persone con una spiccata sensibilità altruistica, affiancate dalle strutture comunali e aiutati da giovani studenti che desiderano portare queste persone verso forme di vita più umane e giuste portano quasi cinquanta ragazzi a godere della fresca e salutare brezza marina. I volontari animati da uno spirito fanciullesco e armati dall’amore di Gesù verso i più piccoli, vivendo in comunione e servizio continuo, si offrono per aiutare chi vive in stato di disagio, perché sanno che nessuno si preoccupa di quanti in quel momento stanno compiendo sacrifici in silenzio, per procurare il necessario ai loro figli. Nella sperando che il nostro aiuto sia qualcosa di più del semplice gioco e del divertimento ovvero una formazione evangelica che solo con la testimonianza si può trasmettere, aiutando questi ragazzi a vivere nell’amore di Cristo.Il volontariato cristiano, è vero che non è obbligato a diventare gestore di servizi in supplenza o per conto dell’Ente pubblico, ma è chiamato invece a proporre un nuovo modello culturale fatto di relazioni e promozione umana. Il Vangelo infatti non invita l’uomo a rassegnarsi all’ingiustizia ma chiede solo di essere per il bene e per gli altri, contrastando eventuali disuguaglianze sociale per sottrargli possibili vittime. Perché il tempo e la vita ci scivola tra le mani, come la sabbia tenuta tra le mani di tutti i volontari più o meno giovani del campo mare della parrocchia Santa Famiglia che, insieme al parroco, don Arcangelo Giordano, la usano per costruire un’eternità d’amore; l’intento è quello di non arrendersi di fronte allo sfacelo, ma come un gioco semiserio della spiaggia bisogna costruire un’identità d’amore perché, riempire tutti insieme le mani di sabbia rappresenta quella moderna testimonianza di promozione umana e di comunione ecclesiale e civile. Vincenza Sava

di Adolfo Putignano

Chiesa e nuove forme comunicative Amicizia digitale Dalle antiche forme di comunità si è passati, da parte di tanti, ai network, moderne modalità d’aggregazione rese possibili da Internet. Le relazioni sociali si estendono notevolmente; non si può, però, affermare che normalmente si approfondiscano pure i legami interpersonali. Anzi i rapporti sono facilmente instabili, superficiali riguardo a molte tematiche, poco impegnativi. È importante precisare che il valore dell’amicizia non è determinato dal numero delle persone coinvolte nei reciproci contatti di fraterna benevolenza, ma dalla qualità dei legami. Tali aggregazioni, infatti, sorgono all’interno della “modernità liquida”, con tanta libertà e leggerezza riguardo al sentire profondo dei grandi valori. Anche se, comunque, rimane molto proficuo comunicare ed apprendere e nello stesso tempo avere l’opportunità di raccontarsi ed essere conosciuti.

Violenza tecnologica Il rispetto di se stessi e degli altri costituisce un obiettivo educativo fondamentale. Si rivela, pertanto, sempre

più imprescindibile per i formatori accompagnare le nuove generazioni nella costruzione di un ambiente umanamente valido. Ed oggi non si può trascurare l’utilizzo delle nuove tecnologie: genitori, docenti e educatori non possono lasciare soli i ragazzi e limitarsi ad avere timore delle loro relazioni virtuali per i possibili risvolti negativi riguardo alle aberrazioni affettive, alla devianza etica ed alla violenza. Proprio il cyberbullismo si vince a condizione che vi siano percorsi in gradi di agganciare il virtuale al reale, con il sostegno di famiglia, scuola, società educante.

Sacramenti on line L’impegno della Chiesa per la trasmissione dell’annuncio salvifico diventa sempre più intenso ed impegnativo, realizzando nuove forme di comunicazione attraverso i vari media. Si può parlare di profondo rinnovamento in diversi ambiti, dalla preevangelizzazione alla catechesi, dalla vita culturale al coinvolgimento pastorale, dalle esperienze di preghiera all’animazione liturgica. Fa capolino una domanda: si possono amministrare e ricevere i sacramenti on line? “I sacramenti hanno un ca-

rattere diretto e personale, legato alle condizioni che la chiesa prevede”, ha precisato a Roma, in occasione della presentazione del nuovo restyling del sito www.chiesacattolica.it il 3 dicembre 2009 il vescovo mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. Infatti, anche se il rapporto tra virtuale e reale andrebbe ulteriormente esplorato e chiarito, “la salvezza operata da Dio non è virtuale, ma reale” e si è realizzata nel contesto dell’incarnazione del Verbo. C’è, pertanto, un “segno concreto che hanno tutti i sacramenti: il pane, il vino, l’acqua del battesimo, il gesto. È una immediatezza che dice il carattere incarnato e non virtuale della salvezza”.

Nonni ipertecnologici Il rapporto tra tecnologia ed anziani non è stato inizialmente facile, ma ormai si diffonde e si consolida positivamente. La Rete raccoglie molti nonni diventati naviganti sulla scia dei nipoti; più refrattarie, secondo i dati statistici sono le nonne: l’audience degli internati, infatti, ignora ancora l’effettiva parità tra gli utenti.


L’Ora del Salento 6

Lecce, 17 luglio 2010

welfare i tutt e lass in c

di Antonio Silvestri Sono circa tre milioni in tutta Italia, i pensionati Inps che hanno ricevuto questo mese la cosiddetta “quattordicesima”, oltre al consueto rateo di pensione. Si tratta di una somma aggiuntiva, “una tantum”, avente un importo che oscilla da 336 a 504 euro. Con il recente messaggio n. 18232, l’Inps ha fornito ogni utile dettaglio sulle modalità di elaborazione utilizzate per valutare il diritto alla corresponsione della somma. Introdotta dall’art.5 della legge 127/2007, la 14ma mensilità spetta ai soggetti con età pari o superiore a 64 anni, titolari di una pensione acquisita sulla base di versamenti contributivi (non interessa quindi le pensioni o gli assegni sociali, gli assegni assistenziali, i trattamenti di invalidità civile, ecc.), che non possiedono un reddito complessivo individuale relativo all’anno stesso superiore a una volta e mezza il trattamento minimo. Per il 2010 (siamo al quarto anno consecutivo di erogazione della “quattordicesima”), la somma aggiuntiva viene erogata - già dai primi giorni di luglio -ai soggetti che, alla data del 31 luglio 2010, hanno un’età maggiore o uguale a 64 anni. A coloro che raggiungeranno tale età dal 1° agosto in poi, la quattordicesima sarà corrisposta con una mensilità successiva. Per l’anno 2010, sono quindi interessati tutti i soggetti nati prima del 1° gennaio 1947. L’aumento spetta, in misura proporzionale, anche a coloro che compiono il 64° anno di età entro il 31 dicembre dell’anno di erogazione, con riferimento

È tornata la 14a per i pensionati

La salute prima di tutto di Domenico Maurizio Toraldo

ai mesi di possesso del requisito anagrafico, compreso il mese di raggiungimento dell’età. Nello stesso modo, il beneficio spetta in misura proporzionale sulle pensioni corrisposte nel corso dell’anno per un numero limitato di mesi, come ad esempio in caso di pensioni di nuova liquidazione con decorrenza diversa dal 1° gennaio. Chi non dovesse aver ricevuto la somma aggiuntiva della “quattordicesima” con la rata di luglio 2010, pur ritenendo di averne diritto, potrà rivolgersi a tutti gli uffici Inps o agli sportelli degli enti di patronato riconosciuti dalla legge, che assistono gratuitamente assicurati e pensionati nel disbrigo delle pratiche previdenziali. Qui sarà possibile ricevere le informazioni necessarie per richiedere il pagamento della quattordicesima. Ma vediamo, in sintesi, quali sono i requisiti necessari per aver diritto al beneficio. Dell’età della pensionata o del pensionato, che deve essere pari o superiore a 64 anni, abbiamo già detto. Il reddito personale non deve superare 8.988,92 euro annui. Si considera ogni reddito esistente, anche se esente da Irpef, ma sono esclusi dal calcolo i redditi derivanti da assegni per nucleo familiare / assegni familiari e da indennità di accompagnamento, ma anche il reddito da casa di abitazione, il Tfr e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata. La somma aggiuntiva varia perché è calcolata sulla base degli anni di contributi versati - differenziati tra ex dipendenti ed ex autonomi - dal pensionato in Italia.

I COLORI DELLA VITA

di Fabio Scrimitore

Delusa la madre d’un neo diplomato Convinta che il figliolo quattordicenne sia un Leonardo da Vinci in erba, e delusa per il voto di sette decimi, assegnato al ragazzo dalla Commissione degli esami di licenza media, la giovane madre di Matteo prese carta e penna e chiese al Preside che le venissero fatti conoscere, senza indugio alcuno, gli obiettivi cognitivi, quelli socio-affettivi e, persino, gli obiettivi psico-motori, che gli insegnanti della classe del figlio avevano programmato per l’intera classe del figlio nel settembre del 2009, ed attuato nel corso dell’anno scolastico appena concluso. Non soltanto! Ma la mamma di Matteo, delusa per la non corrisposta fiducia riposta nella scuola del figlio, chiese di conoscere anche le strategie didattiche e le tecniche educative che erano state attuate dai professori, nella prospettiva di far raggiungere al ragazzo gli obiettivi disciplinari, che il Ministro Fioroni ha fissato il 31 luglio del 2007 come traguardi finali del corso di studi della scuola media. Sembra che la madre di Matteo, quest’anno, non sia mai venuta agli incontri scuola-famiglia, nel corso dei quali gli insegnanti hanno spiegato obiettivi, strategie e rendimenti dei loro figli - commentò il Preside, leggendo la perentoria richiesta della mamma-pedagogista putativa. Ero certo, del resto - aggiunse fra sé e sé il saggio Dirigente Scolastico - che gli esami di licenza media di quest’anno avrebbero riservato qualche sorpesa! Era ben vero! Quasi tutti i Dirigenti scolastici delle Scuole medie, quest’anno, sono stati facili profeti, prevedendo incomprensioni fra consigli di classe e famiglie di ragazzi di terza media. E la causa era facilmente prevedibile. Sino a giugno scorso, gli insegnanti delle medie disponevano d’una buona risorsa professionale, per prevenire delusioni nelle famiglie dei neo-diplomati. I professori, infatti, potevano assegnare il voto di idoneità per l’ammissione agli esami valutando in modo abbastanza discrezionale il profitto ed il comportamento degli studenti. Con la stessa, ampia discrezionalità, poi, la Commissione d’esame, assegnava il voto finale sul diploma. I voti dei compiti scritti e quelli delle interrogazioni, ricevuti dagli studenti nel corso dell’anno non avevano maggior valore vincolante di quanto il voto degli elettori sia vincolante per le quotidiane azioni dei parlamentari. Da quest’anno, però, tutto è cambiato! Lo ha voluto il nuovo Regolamento sulla valutazione, emanato il 22 giugno 2009, con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 122, il quale ha imposto alla Commissione d’esame di licenza media i medesimi vincoli quantitativi che, sin dal 1998, sono applicati dalle Commissioni che concedono i diplomi agli studenti che concludono gli studi dei licei e degli altri istituti secondari superiori. Come al più bravi studenti dell’ultimo anno degli istituti superiori si potrà dare il massimo dei voti, pari a 100/100, soltanto se gli alunni avranno riportato 25 punti di credito scolastico, 45 punti alle prove scritte e 30 punti al colloquio, allo stesso modo, il Regolamento n. 122 prevede che la votazione massima di 10/10 ai diplomati della scuola media può esser data soltanto se, sommando i voti riportati dallo studente nelle singole prove d’esame (prove scritte ed orale e prova Invalsi) al voto espresso nel giudizio di idoneità per l’ammissione agli esami di licenza, e dividendo, poi, il totale per il numero degli addendi, si otterrà , come quoziente, la cifra 10.

di Vinicio Russo

ILFISCO ED I CITTADINI

Pneumologo

Dieta a rischio di circolo vizioso Sottoporsi continuamente a diete restrittive senza ottenere risultati espone al rischio di entrare in circoli viziosi che, anziché far dimagrire, fanno aumentare di peso. E spingono a rimettersi a dieta. Si possono affrontare gli aspetti critici di questo meccanismo, tecnicamente chiamato “dieting”, con Giovanna Cecchetto, presidente dell’Associazione nazionale dietisti. Che cosa accade quando si seguono diete molto restrittive? Il problema nasce dal significato che si dà alla dieta: è sempre più frequente vivere la dieta come uno strumento per raggiungere il miglior risultato in termini di perdita di peso, nel minor tempo possibile. E per raggiungere questi obiettivi ci si costringe a restrizioni qualitative e quantitative fino alla selezione di cibi che vengono considerati “permessi” o “proibiti”. Diete di questo tipo hanno un impatto critico e pericoloso perché creano dipendenza. Accade, infatti, che, tanto più è severa la dieta tanto più difficile sarà osservarla a lungo, di conseguenza dura poco e quando si sospende provoca un’alimentazione disordinata e non controllato soprattutto verso gli alimenti considerati proibiti con un immediato aumento del peso che spinge a riprendere la dieta. Questo schema di comportamenti viene chiamato “dieting”. Quali sono le conseguen-

ze del dieting? L’alternanza tra lo stare a dieta e la libertà di mangiare ciò che si vuole ha diversi impatti importanti. In primo luogo sul peso, che invece di diminuire aumenta, ed è statisticamente dimostrato che più rapida è la perdita di peso più rapido è il recupero, che tende a superare il peso di partenza. È il risultato di una risposta metabolica biologica, vale a dire un adattamento dell’organismo che, alla scarsa disponibilità di calorie durante il periodo di dieta restrittiva, risponde con un rallentamento del metabolismo, per non bruciare tutte le risorse. Un calo che permane nel periodo di libertà e che fa assimilare di più i cibi che si consumano. In secondo luogo, vedere che gli sforzi fatti non portano a risultati, che non si riesce a perdere peso e che non si riesce a resistere alle tentazioni, soprattutto in situazioni sociali, induce sensi di colpa e di inadeguatezza, abbassamento dell’autostima, e paradossalmente si finisce per consumare più cibo della categoria “proibiti” per un meccanismo compensatorio. Infine non va dimenticato che ognuno nasce con una dotazione biologica che autoregola, esattamente come negli animali, l’equilibrio tra fame e sazietà. Questo equilibrio lo perdiamo negli anni per tanti motivi e per stili di vita sempre meno naturali.

Non dimenticare il dramma di Haiti

Sostitutiva del 12,5% per gli strumenti finanziari

Sono passati sei mesi dal terribile terremoto che il 12 gennaio scorso ha distrutto Port-au-Prince (capitale) e dintorni, provocando oltre 230.000 vittime, 300.000 feriti e più di un milione di senza tetto (si parla anche di 2 milioni). Nel rapporto Caritas, il cardinale Oscar Andrès Maradiaga, presidente di Caritas internationalis, ricorda che “bisogna ricostruire le scuole, le case e la vita delle persone”, per cui “è importante non dimenticare Haiti in questo momento”. Haiti ha attirato l’attenzione del mondo quando le Nazioni Unite hanno definito questa catastrofe la peggiore negli ultimi 65 anni della loro storia. Prima, questo Paese e la sua estrema povertà erano ampiamente dimenticate. “È deplorevole che ci sia voluto un terremoto di questa portata perché il mondo si accorgesse dello scandalo rappresentato dalla situazione di Haiti”. Perciò, secondo il card. Maradiaga, “non basta rabberciare le ferite del Paese, la ricostruzione deve ridare una nuova speranza ad Haiti, fondata sulla solidarietà e la giustizia”. Oltre un milione di persone vivono ancora nei campi in alloggi di fortuna e altre 600.000 hanno lasciato la capitale per cercare lavoro nelle zone rurali. L’alloggio, secondo la Caritas, rimane ancora oggi la sfida maggiore. La Caritas ha elaborato un piano di reinserimento sociale e ricostruzione per i prossimi cinque anni, identificando alcune priorità: case, educazione, riduzione dei rischi di catastrofi, salute e ristabilimento dei mezzi di sussistenza. Siccome la maggior parte della popolazione vive ancora nei campi, rimangono ancora “fortemente precari” l’accesso all’acqua e il rischio di diffusione di malattie. Caritas ha installato strutture di approvvigionamento di acqua e 726 servizi igienici a beneficio di 170.000 persone, e fornito kit igienici per 280.000 persone. In ambito sanitario, oltre alle cure mediche per 400.000 persone, sono stati distribuiti 4.000 vaccini contro malattie endemiche e sono stati approntati, nella fase d’emergenza, 480 sale chirurgiche e cure d’urgenza in 21 ospedali. In questi giorni è uscito anche un rapporto di Medici senza frontiere, che denuncia una situazione “ancora drammatica” per migliaia di haitiani, “nonostante le promesse di aiuto”. La situazione per molti haitiani “è ancora enormemente precaria, mentre fra la popolazione cresce la frustrazione, a causa della lentezza della ricostruzione”. Gran parte di Port-au Prince è ancora sommersa da 19 milioni di metri cubi di rovine. Pulire è indispensabile per ricostruire. Ma, nonostante i 13 miliardi di dollari promessi dalla comunità internazionale, Stati Uniti in testa, spaventati da “un’invasione” di disperati, “il gran cantiere Haiti” non ha ancora aperto. Ci sono solo tante tende. La situazione rischia di esplodere fra un mese, quando inizia la stagione dei “cyclon”, così si chiamano gli uragani. La paura alimenta la rabbia, che cresce di giorno in giorno. I megaprogetti di ricostruzione stentano a partire. Naturalmente gli sforzi delle organizzazioni umanitarie non bastano ma i governi dei Paesi ricchi sono occupati a cercare soluzioni per salvare le banche dalla crisi economica: ancora una volta il Dio denaro viene prima delle persone.

Etichettati diversi i redditi provenienti dai prodotti legati all’andamento di mercato di materie prime e merci Gli “Exchange traded commodities” (Etc) sono strumenti finanziari derivati. I redditi che ne derivano, pertanto, se percepiti da persone fisiche non esercenti attività d’impresa commerciale, sono “diversi” e scontano l’imposta sostitutiva del 12,50%. A chiarirlo, la risoluzione n. 72/E del 12 luglio, in risposta alla domanda posta da un’Associazione in merito al corretto trattamento fiscale da applicare a questi particolari titoli legati all’andamento di mercato delle materie prime (olio, petrolio, oro eccetera). Il documento di prassi ricorda, in primo luogo, che gli Etc sono titoli negoziati in borsa, senza scadenza, emessi a fronte dell’investimento diretto dell’emittente in materie prime o in contratti, anche derivati, su materie prime. Il loro valore è collegato all’andamento dei prezzi delle attività oggetto dell’investimento oppure al valore di indici relativi a tali attività. L’Agenzia, svolgendo l’analisi finalizzata all’individuazione della natura dei redditi derivanti da questi strumenti finanziari, precisa che gli stessi non sono inquadrabili tra i redditi di capitale (articolo 44 del Tuir) in quanto “non derivano dal mero godimento del capitale investito ossia da un impiego statico di capitale”. Sono invece da ricondurre, se percepiti da persone fisiche non esercenti attività d’impresa commerciale, tra i redditi “diversi” di natura finanziaria (articolo 67, comma 1, del Tuir). In particolare, trattandosi di strumenti finanziari derivati che consentono all’investitore di ricevere a termine le commodities sottostanti o un pagamento collegato al loro andamento, si rientra nella fattispecie della lettera c-quater), che regola, tra gli altri, i “rapporti da cui deriva il diritto ... di ricevere ... a termine uno o più pagamenti collegati a ... quotazioni o valori di strumenti finanziari, ...di metalli preziosi o di merci”. Di conseguenza, i relativi redditi scontano l’imposta sostitutiva del 12,50% (articolo 5 del Dlgs 461/1997). Patrizia De Juliis


L’Ora del Salento 7

Lecce, 17 luglio 2010

obiettivo

VENTI DI PACE Presentato anche a Cavallino il progetto di cooperazione del Comune di Martignano

Batte in Libano il cuore di don Tonino Continua il tour salentino per raccontare venti anni di pace, cooperazione, solidarietà, amicizia, tra il Salento e il Libano, racchiusi nel libro-saggio, nel libro-diario di bordo, scritto da Marika Carriero, Vinicio Russo, Luigino Sergio: “Venti di Pace. Teoria e prassi della solidarietà internazionale. Martignano - Libano: vent’anni di cooperazione decentrata”. Il volume è stato presentato a Cavallino, giovedì 8 luglio, presso un Parco Casina Vernazza gremito di gente. Dopo i saluti del sindaco Michele Lombardi e dell’assessore alla cultura Gaetano Gorgoni, è stato proiettato un filmato che documenta l’ultima missione di pace in ordine di tempo svoltasi in Libano tra il 2 e il 6 giugno scorsi, alla quale hanno preso parte Luigino Sergio (sindaco di Martignano), Luigi Nicolardi (sindaco di Alessano), Vinicio Russo (docente-esperto di cooperazione internazionale), Antonio Tommasi (assessore alla cooperazione decentrata di Martignano), Talal Khrais (giornalista Stampa Estera), Paolo Arrighi (fotoreporter) e Peppino Ciraci (cameraman e giornalista). La serata ha visto la partecipazione inoltre di Fabio Melloni, Direttore della Cooperazione Internazionale Italiana in rappresentanza dell’Ambasciatore, numerose autorità libanesi, tra cui il Ministro dei Giovani e dello Sport, i sindaci di Taalabaya, di Saadnayel, di Kafarmatta e di altri comuni vicini, il Presidente della Provincia e del Governatorato. Tra gli interventi, anche quello di Giovanni Invitto, preside di Scienze della For-

mazione dell’Università del Salento. L’arciprete don Gaetano Tornese ha illustrato l’importanza della convivialità tra le diverse culture e religioni. Il primo cittadino di Alessano, Luigi Nicolardi, ha basato il suo intervento sul significato del gemellaggio che il suo Comune ha siglato con la comunità libanese di Taalabaya, sulla spinta di quanto già realizzato da Martignano e Kfar Matta, con un toccante ricordo. “È una grande gioia - ha detto Nicolardi ritrovare, in una terra che caratterizzata dalla presenza di ben 18 confessioni religiose, l’immagine di don Tonino Bello, un nostro concittadino, un profeta figlio del nostro Salento, al quale è stato intitolato un Centro sportivo polivalente per i giovani di Taalabaya”. Infine, intervento a sorpresa di un ragazzo, soldato dell’esercito italiano, che è stato in Libano e che ha raccontato la propria esperienza, sottolineando la crescita umana e professionale che la permanenza in quei luoghi dilaniati da decenni di guerra ha favorito. A tirare le conclusioni è stato Talal Khrais, giornalista e direttore dell’Associazione Assadakah - Centro italo arabo, che ha sottolineato commosso l’importanza che i due gemellaggi (Martignano-Kfar Matta e Alessano-Taalabaya) hanno nel mantenimento della stabilità libanese e il clima di fratellanza e convivialità instaurato tra le due sponde del Mediterraneo. E il bel libro di Carriero, Russo e Sergio racconta proprio questo. Matteo Caione

LE NOTTI DI S. GIOVANNI L’ass. Taurino traccia un primo bilancio

Turisti a Squinzano per apprezzare la cultura salentina Attesa per la serata con Solfrizzi “Le notti di San Giovanni”, che si tengono a Squinzano nell’incantevole scenario di Villa Cleopazzo, sono giunte a metà del loro percorso e questo permette all’assessore Claudio Taurino, di trarre un primo bilancio. “Il successo dell’iniziativa è andato aldilà di qualsiasi aspettativa; l’anno scorso abbiamo avuto 15.000 presenze su 30 serate, con una media di 500 spettatori a serata, quest’anno invece abbiamo già raggiunto una media di 600-700 spettatori. Un ottimo risultato se si considera che mancano ancora all’appello le serate clou come quelle di Solfrizzi, O tuono e’ marzo, il musical Peter Pan. Finora si sono esibiti, in diverse serate, i ragazzi del “Laboratorio teatrale del Nord Salento” che hanno fatto il pienone e questo ci fa ben sperare che, in termini di percentuale, supereremo i risultati dell’anno scorso”. Assistere al successo dell’iniziativa ha permesso all’assessore di notare che le serate teatrali sono più apprezzate di quelle dedicate al cinema, “in realtà non vi è un calo di presenze, ma si percepisce un minore interesse, un minore coinvolgimento da parte del pubblico”. “La distribuzione cinematografica comunque”, continua Taurino, “vede la nostra rassegna come un punto di forza non solo del Nord Salento, ma dell’intera provincia di Lecce. Da un punto di vista teatrale quest’anno abbiamo avuto la collaborazione e l’apprezzamento del teatro pubblico pugliese che ci ha permesso di avere con noi Emilio Solfrizzi ed Antonio Stornaiolo che con il loro spettacolo avrebbero dovuto chiudere la rassegna. In realtà la chiusura delle Notti sarà posticipata al 28 luglio con uno spettacolo della “Compagnia dei detenuti di Rebibbia” che si fermerà a Squinzano dopo aver già fatto tappa a Bari”. Squinzano da anni è abituato a vivere il settembre squinzanese che, assicura l’assessore “è già in cartellone; quest’anno ci sarà addirittura un cambio di testimone a distanza di due giorni. Infatti le Notti finiranno il 28 luglio e l’1 agosto ci

sarà il primo dei tre eventi del mese di agosto, gli spettacoli continueranno poi tradizionalmente i primi quindici giorni di settembre e saranno dedicati sia al teatro locale che al cinema. Noi vogliamo che Squinzano attragga l’attenzione del turista che potrà scoprirne la cultura, i valori, i sapori; proprio per questo la presentazione delle Notti di San Giovanni avviene in quattro lingue”. Chiarimenti sulla realizzazione della rassegna sono stati dati dall’assessore anche da un punto di vista economico. “Le Notti di San Giovanni vengono a costare in tutto intorno ai 10000 euro dei quali 6500 sono il budget dell’amministrazione comunale e 3000 vengono spesi per il laboratorio teatrale che permette ai nostri ragazzi di portare avanti la loro passione per il teatro. Il costo reale delle Notti però è di oltre 20000 euro; esso viene sostenuto dalla gente che vuole questi spettacoli. Il nostro infatti è un pubblico pagante; noi certo facciamo dei prezzi agevolati, ma educhiamo il pubblico a pagare la cultura. Il costo di Emilio Solfrizzi, ad esempio, è di 7700 euro che saranno coperti interamente dai proventi della serata”. Il percorso ormai consolidato che porta Squinzano ad essere sempre più attento ai turisti e alle loro esigenze ha fatto sì che “nell’ottica del Ringraziamo il nostro Vescovo per l’attenzione rivolta ai turisti e alla pastorale del turismo in questo tempo importante anche per l’esperienza religiosa di chi nell’estate e sulle nostre marine cerca anche un po’ di spiritualità. È già da diversi anni, ed anche quest’anno si sperimenta a San Foca un progetto di pastorale “del mare” con iniziative sociali, culturali e religiose; dallo spazio per la confessione e direzione spirituale dei giovani che si svolge sul rinnovato lungomare, come luogo d’incontro pubblico, ai momenti di festa e di aggregazione.

L’ass. Claudio Taurino

turismo straniero” spiega Taurino “si stia realizzando un progetto che coinvolge anche la provincia, ma in cui noi siamo inseriti nella cabina di regia: si tratta del sistema di turismo integrato. Questo progetto sta ottenendo anche dei riconoscimenti da parte della regione Puglia, aprendo quindi le porte a un finanziamento”. Attualmente l’amministrazione comunale sta già lavorando per la realizzazioni delle Notti di San Giovanni del 2011. Valentina Polimeno

Da San Foca un grazie all’Arcivescovo per la “pastorale del mare”

La scoperta di un gruppo di ricercatori pugliesi

La molecola Hbr, per un cuore nuovo Uno studio condotto da ricercatori pugliesi ha portato alla scoperta di una nuova molecola , l’Hbr , in grado di rigenerare il cuore subito dopo l’infarto ed aumentare l’efficacia del successivo trapianto di cellule staminali. Lo studio è stato coordinato da Carlo Ventura, originario di Trani, direttore del laboratorio di Biologia molecolare e Bioingegneria delle cellule staminali dell’Istituto nazionale di biostrutture e biosistemi dell’università di Bologna e del Bioscience Institute di San Marino. Il progetto di ricerca è stato condotto insieme al prof. Vincenzo Lionetti, originario di Canosa di Puglia, un giovane ricercatore di fisiologia della scuola superiore Sant’Anna di Pisa; Fabio Recchia, professore di 45 anni, nato a Noci, primario di Anestesia e Rianimazione a New York e professore associato dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr e della stessa scuola Sant’Anna; Gianandrea Pasquinelli del dipartimento di Ematologia, Oncologia e Patologia clinica dell’università di Bologna. Il progetto è stato finanziato grazie a fondi regionali toscani ed emiliani da un gruppo di ricerca “tosco-emiliano”. Sia Vincenzo Lionetti che Fabio Recchia, infatti, si sono laureati presso l’Università di Bari, ma non hanno potuto sviluppare questa intuizione scientifica, nata in Puglia, nella nostra regione. Il composto “magico” destinato ad un uso farmacologico pro-rigenerativo del cuore infartuato contiene acido ialuronico, acido butirrico e acido retinoico ed è in grado di ridurre- come ha spiegato il prof Lionetti- la mortalità cellulare del muscolo cardiaco subito dopo l’infarto e di formare nuovi vasi coronarici insieme al reclutamento di cellule staminali endogene provenienti dal midollo osseo. È stato confermato in vitro che le cellule staminali adulte, stimolate da questo composto, si differenziano in cardiomiociti (cellule muscolari cardiache) che possono essere utilizzate nel successivo trapianto. Gli esperti hanno dimostrato inoltre la capacità della molecola Hbr di rigenerare cuori di ratto sottoposti a infarto sperimentale tramite un ‘iniezione intracardiaca, preservando il tessuto del muscolo cardiaco fino al successivo trapianto delle cellule staminali. Si è ottenuto come risultato una ridotta mortalità cellulare cardiaca e la formazione di nuovi vasi coronarici. L’Hbr dunque, non solo ha il compito di prevenire l’insorgenza della patologia, ma ha anche la capacità di ricostruire la porzione di miocardio danneggiato. La geniale scoperta ha incrementato i progressi e le scoperte della medicina negli ultimi decenni e ha catalogato la molecola Hbr tra gli agenti di riparazione cardiovascolare immediata.l’unico ostacolo all’impiego delle staminali per questa patologia sono attualmente la scarsa vitalità delle cellule trapiantate e il loro destino incerto in vivo, oltre ai tempi tecnici necessari per far moltiplicare queste cellule ex vivo prima del trapianto. Lo studio è stato pubblicato sul “Journal of Biological Chemistry”, mettendo in risalto i meriti di tutta l’equipe, costituita dai quattro ricercatori, di cui tre pugliesi. Si tratta dunque dell’ennesima dimostrazione di avere nella nostra regione dei cervelli che non hanno nulla da invidiare a nessuno e che, con urgenza sempre maggiore, dovrebbero essere finanziati e stimolati a non fuggire, per poter sviluppare e creare progetti in Puglia, portando avanti ricerche che possano far crescere il nostro territorio, oltre che migliorare la qualità della vita di tutti. Grazia Pia Licheri

E poi incontri sulle spiagge e attenzione particolare, attraverso alcuni volontari, verso le situazioni di sofferenza e di emarginazione. Il fine settimana poi, coordinati da don Antonio Murrone e don Damiano Trisolino i giovani anche di zone del nord-Italia che villeggiano a San Foca, animano la celebrazione eucaristica sulla piazza Madonna del Mare, molto frequentata da turisti e villeggianti. Dunque molte le occasioni per ritemprare anche lo Spirito, in uno scambio di amicizia ed esperienze tra giovani salentini e giovani di altre zone d’Italia.


L’Ora del Salento 11

Lecce, 17 luglio 2010

zoom

LECCE/Giuseppe Serio architetto e scultore leccese del settecento. Sue opere anche nella matrice di Arnesano

L’altare maggiore di Santa Irene La Chiesa di Santa Irene a Lecce è una delle più rappresentative della città per motivi non solo religiosi ed artistici ma anche luministici legati cioè alla qualità della luce. In tutte le ore della giornata ed in tutti i giorni dell’anno, infatti, la posizione, dimensione e quantità delle aperture dà all’ambiente interno un valore aggiunto perché lo trasforma in un vero e proprio evento architettonico dalla spazialità fluttuante. L’altare maggiore di questa chiesa, benché fortemente compromesso rispetto all’immagine che esso offriva originariamente, domina lo spazio e la scena prospettica della navata unica soprattutto in virtù della distanza da cui esso è visto quando si entra nella chiesa attraverso la porta principale. Esso sarebbe stato realizzato, come lasciano intendere i volti degli angeli, da un ancora oggi ignorato artista leccese, lo scultore ed architetto Giuseppe Serio. La vicenda costruttiva di questo altare sembra avere avuto uno sviluppo articolato che vale la pena di riassumere riportando prima di tutto quanto è in un atto notarile del 2 gennaio 1749 rogato a Lecce presso il Notaio Nicola Carretti. I contraenti sono da una parte “[…] il molto Reverendo Padre D. Paolo Maria Protonobilissimo, Preposito della Venerabile Casa di Santa Irene de’ Chierici Regolari di questa città di Lecce […]”, e dall’altra i “[…] mastri Oronzo Carrozzo Priore e Gaetano Coragiuli primo assistente del Venerabile Oratorio delle S. Anime del Purgatorio eretto e fondato dentro la detta venerabile Casa di Santa Irene dei Chierici Re-

golari di essa città […]”. Entrando nel merito della questione le due parti si accordano sulla realizzazione proprio dell’altare maggiore della chiesa di Santa Irene retta appunto dai Chierici Regolari più comunemente noti come Teatini. “[…] come ritrovandosi il capo altare maggiore di essa venerabile casa di Santa Irene logorato dal tempo perché composto di legno e non avendo essa venerabile casa presentemente il comodo di quello far fare intagliato in pietra leccese a tenore ed in conformità del disegno venuto da Napoli ed all’incontro non avendo esso venerabile Oratorio delle Anime del Purgatorio cappella propria nella venerabile chiesa di essa casa di Santa Irene sebbene le loro funzioni l’avessero sempre fatte nel maggiore altare di quella perciò precedentino due conclusioni fatte in pieno Oratorio dalli deputati del medesimo si esibii esso Oratorio e suoi officiali di fare lo sudetto capoaltare a sue proprie spese e quello fra lo termine d’anni cinque doppo compito anche a proprie spese di esso Oratorio fare indorare con argento a mistura purché però vi potessero in detto capo Altare metter l’imprese dello stesso Oratorio ed in quello fare le loro funzioni ordinarie […]”. Sono necessarie a questo punto alcune precisazioni. Prima fra tutte il fatto che sull’altare oggi non compare l’impresa con il teschio simbolo dell’Oratorio delle Anime del Purgatorio ovvero della Buona Morte; la doratura non è più esistente e le singole sculture soprattutto le figure centrali e i gruppi di angeli laterali presentano i tratti somatici molto compromessi ma non tanto

però da impedirne la lettura e di conseguenza la comparazione stilistica e l’attribuzione al Serio. La mensa, analoga a quelle dei due altari principali del transetto destro e sinistro, è esecutivamente di una mano diversa da quella del Serio e probabilmente potrebbe anche essere stata eseguita in un momento più tardo rispetto all’intero altare maggiore. Quest’ultimo in ogni caso, come riporta l’epigrafe collocata sulla parete di fondo del coro, fu consacrato a 15 giorni dalle calende di marzo del 1753 dall’Arcivescovo di Nazareth, il teatino mons. Giusto De Marco. Per quanto riguarda l’altare ligneo cui fa riferimento l’atto notarile, esso è molto probabilmente quello più antico di cui si racconta nella nota - Relazione della casa di Santa Irene di Lecce et suoi progressi del 1649 ed era stato realizzato all’epoca della costruzione della chiesa su disegno del teatino Padre D. Pietro Caracciolo. Quest’ultimo, come ricorda Giulio Cesare Infantino nella sua - Lecce Sacra (1634), fu uno dei primi quattro teatini ad arrivare a Lecce nel 1588 ed uno dei fondatori della chiesa stessa di Santa Irene. Torniamo invece a Giuseppe Serio. Non sappiamo se effettivamente questi si sia attenuto al disegno proveniente da Napoli come pure non si può escludere la presenza di collaboratori nell’esecuzione dell’opera (soprattutto nei motivi vegetali i quali in ogni caso non sono distanti per disegno da quelli tipici del Serio) che potrebbe giustificare (al di la di ogni ipotesi di corruzione della forma dovuta alle ingiurie del tempo e degli uomini)

Particolare ltare maggiore chiesa di Santa Irene - Lecce

anche l’aspetto quasi - non finito - dei volti degli angeli grandi e piccoli. Questo problema della non perfetta leggibilità ovvero parziale non finitura dei volti di fatto si super a attraverso un’interpolazione con altre sculture realizzare in quegli stessi anni da questo artista leccese che sembra essere una delle figure più attive e significative della cultura architettonica e scultorea salentina fra prima e seconda metà del Settecento. Di fatto non bisogna andare troppo lontano perchè nella stessa chiesa di Santa Irene ed esattamente nel transetto destro, parete sinistra, l’altare dedicato a Sant’Andrea Avellino sarebbe tutta sua opera come pure la mensa dell’altare di

fronte (transetto destro, parete destra) intitolato all’Angelo Custode. Si chiude infine con alcune opere ben ricollegabili stilisticamente ai due altari teatini qui attribuiti. Nella Chiesa Matrice di Arnesano di Giuseppe Serio sarebbero le statue degli Apostoli Pietro e Paolo che oggi, in due nicchie, sono rispettivamente l’una a sinistra e l’altra a destra della porta maggiore e così pure la grande statua dell’Assunta, collocata nella sagrestia, che un tempo dominava e chiudeva centralmente la prospettiva della navata maggiore. All’interno del coro poi, sempre dello stesso autore, potrebbe essere stato il distrutto altare maggiore (gli angeli

laterali reggimensola intuibili in una fotografia precedente gli anni Cinquanta del secolo scorso rivelano una disposizione delle anatomie che è frequente nelle opere del Serio). Altri angeli (ma non solo) quelli cioè presenti nella parte superiore del rimontato altare della navata destra, sono pure riconducibili a questo scultore che in quanto anche architetto potrebbe avere avuto un ruolo significativo negli interventi edilizi fatti in questa Matrice fra prima e seconda metà del ‘700. Una statua dell’Assunta, infine, simile a quella di Arnesano e riferibile ancora a Giuseppe Serio è collocata sulla porta centrale della chiesa Matrice di Martano. Fabio Grasso

RADIO E DINTORNI di Alberto Marangio

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

“Il ComuniCattivo” promosso a corso di lingua italiana

Le bugie di Agorà, un altro film anticristiano

Abbiamo già avuto modo di parlare del “ComuniCattivo” nell’edizione del L’Ora del Salento pubblicata lo scorso 13 marzo. Ricapitolando, “Il ComuniCattivo” è l’affermata trasmissione condotta da Igor Righetti e diffusa da Radio 1 (a Lecce, 91.6 MHz); in onda da ormai quasi otto anni, il format aspira a rappresentare una sorta di lente d’ingrandimento sul mondo dell’informazione e della comunicazione, stando a quanto tra l’altro riportato anche all’interno del sito web www.radio.rai.it/radio1/ilcomunicattivo. Avvalendosi del contributo di diversi ospiti e collaboratori, l’intenzione del conduttore resta perciò quella di mettere in risalto le trasformazioni di una società in costante evoluzione, portando alla luce le tendenze dei nostri giorni, e soprattutto analizzando i meccanismi che regolano la realtà dei mass-media. La varietà del registro linguistico del “Comunicattivo”, la sua ironia mai banale, la stessa sinergia tra radio e internet così come la contaminazione tra linguaggi differenti (teatro, tv, radio), hanno nel tempo favorito la discussione di ben 23 tesi di laurea attente ai processi del medesimo programma; del resto, le originali tecniche e i linguaggi radiotelevisivi del “ComuniCattivo” (in onda dal martedì al venerdì alle 17.20 ed il sabato alle 11.35) vengono insegnati da Igor Righetti, e da oltre un decennio, in diverse realtà accademiche italiane. Nonostante ciò, ancora oggi l’attenzione nei confronti del “Comunicattivo” sembra continuare ad aumentare. Risale infatti ai giorni scorsi un comunicato secondo il quale diversi istituti stranieri di lingua, e persino alcune università estere (situate in Australia, Spagna, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna), si avvalgono dei contributi forniti dal programma proprio per l’insegnamento (o meglio, per il perfezionamento) della lingua italiana: grazie ai podcast della trasmissione (che, per inciso, ha ormai ha superato la soglia delle 1500 puntate), docenti ed allievi stranieri si esercitano così sulla pronuncia della lingua italiana, sulla comprensione del linguaggio, sui giochi di parole. Una notizia inattesa, in merito alla quale lo stesso conduttore ha avuto modo di esprimersi, sostenendo che “in un momento in cui la nostra lingua è troppo spesso bistrattata in patria, questa operazione, nata in modo spontaneo in varie nazioni del mondo, mi riempie di orgoglio e nello stesso tempo mi carica di responsabilità: se gli studenti di quei Paesi faranno errori d’italiano, sarà anche colpa mia”.

Non so quanti abbiano visto a cinema “Agorà”, film colossal del regista spagnolo Alejandro Amenabar. Una vera chicca per i professionisti della “cristianofobia”: siamo agli inizi del V secolo e il cristianesimo, dopo le pagine oscure delle catacombe, viene finalmente alla luce, tutelato e riconosciuto anche dalla legge. Il paganesimo, tanto nell’oriente che nell’occidente romano, arretra vistosamente, mentre i cristiani provano a darsi un minimo di organizzazione pastorale e teologica, cercando di essere quanto più possibile fedeli alle parole del Signore Gesù. è comunque un momento delicato, perché la Chiesa da sempre perseguitata si trova adesso a dover parlare e collaborare con il potere politico. Presto dovrà anche sostituirlo, almeno in Occidente, quando le fragili strutture imperiali cederanno sotto i colpi incessanti delle invasioni barbariche. Il film, che nei mesi scorsi è stato dato nelle sale italiane, si ambienta ad Alessandria d’Egitto, che prima della conquista araba del VII secolo era quasi completamente cristiana. Intorno al 415 c’erano però ancora gruppi e gruppuscoli pagani, oltre che varie formazioni neo-ereticali. In tale contesto si situa la vicenda della filosofa Ipazia, celebrata nel film in un intreccio religioso-sentimentale. Ipazia, figlia di un filosofo - Teone - ben introdotto nell’ermetismo e nell’orfismo, era una neoplatonica che teneva scuola ad Alessandria. Una scuola tra le tante, in quella capitale della cultura antica: si trattava di cenacoli per selezionati adepti, che cercavano di influenzare la politica del tempo. Di lei non è rimasta alcuna opera e quel che si sa lo si deve ai suoi

discepoli. Tra i quali c’erano parecchi cristiani. La stessa Ipazia, d’altronde, ammirava vari aspetti del cristianesimo. La filosofa, che il film presenta quale vittima antesignana dell’inquisizione e dell’oscurantismo cattolico, fu assassinata quando aveva circa 60 anni (siamo dunque ben lontani dalla fascinosa protagonista del film!) a seguito degli scontri politici alimentati dai seguaci di una setta eretica (i cosiddetti “paraboloni”), che fece vittime fra gli stessi cristiani ortodossi e che il Vescovo Cirillo non era certo in grado di contenere. Dunque nulla c’entra il presunto oscurantismo clericale, “nemico della diversità, della scienza e del libero pensiero…”. Ma tant’è. Come scrive lo storico e scrittore Rino Cammilleri “…Fino all’Illuminismo nessuno sapeva neanche chi fosse, questa Ipazia. Poi, il positivista John Toland nel 1720 e il solito Voltaire nel 1736 aprono le danze sulla progressista Ipazia vittima dell’oscurantismo clericale. Nel secolo seguente tocca ai romantici: Ipazia è bellissima ed è l’ultima rappresentante del mondo antico (dipinto come un’arcadia tutta ninfe, zefiri, pastorelle e satiri) trucidata dal fanatismo papista. Naturalmente, nel Novecento, Ipazia, veterofemminista, diventa la preda della misoginia cattolica… Adesso, il film (e il cinema, forma di arte totale, si imprime nelle menti con una forza che la parola scritta neanche si sogna): la scienza contro la religione, la tolleranza contro il fideismo. E indovinate chi sono i buoni e chi i cattivi” (Il Timone, novembre 2009). Evidentemente a molti - a troppi - piacerebbe che il cristianesimo fosse sempre e solo quello delle catacombe… * www.recensioni-storia.it


L’Ora del Salento 12

Lecce, 17 luglio 2010

le nostre città SAN PIETRO V.CO/ Fiaccolata in difesa della legalità

LEVERANO/ Appuntamenti con la musica, il teatro e il cinema

A sostegno del territorio La XV^ edizione di estate Leveranese Un consiglio Comunale in seduta straordinaria, quello avuto a San Pietro Vernotico nell’aula consiliare del Comune. Straordinario, poiché in forma congiunta con i Consigli Comunali dei comuni limitrofi. Scopo del tema d’incontro: educare alla legalità e difendere il territorio. Presenti ovviamente tutte le autorità di settore, come S. E. il prefetto Domenico Cuttaia assieme al sottosegretario di stato on. Alfredo Mantovano. Ad aprire l’incontro, dopo l’appello di rito, sono stati i sindaci dei Comuni invitati che hanno toccato tutte le problematiche inerenti non solo agli ultimi episodi di criminalità, ma riguardanti soprattutto la loro storia e l’integrazione col territorio. Il sindaco Del Coco ha rivendicato una risposta e soluzione unitaria al crimine organizzato. “Per poter difendere l’ordine pubblico e vincere questa battaglia”, afferma “le associazioni come Libera devono collaborare maggiormente tra loro ed evitare che la violenza espressa dal crimine diventi e si trasformi in potenza economica”. Più volte, nel corso degli interventi, è stato rimembrato il clima acceso degli anni ’90 quando il crimine organizzato faceva da padrone nei territori del sud brindisino e di come, grazie alle dovute azione di soppressione criminale, sia stato debellato quel cancro sociale. Una misura quotidiana, quindi, che abbia in sé i concetti puri di una legalità forte e sentita. Ha poi preso la parola il sindaco Rizzo: “È bello vedere come tutte le associazioni ed i sindacati siano legati da una comunanza di impegno, ma soprattutto come le autorità si siano subito mobilitate. È fondamentale”, continua il Primo Cittadino sanpietrano “che si crei una cortina protet-

Anche quest’anno “Estate Leveranese” - giunta ormai alla XV Edizione, con successo sempre crescente mette in calendario una fitta serie di appuntamenti, di svago e culturali, adatti a tutta la famiglia. Musica, cinema, teatro, spettacolo ed altro si alterneranno tra Piazza Roma nel caratteristico centro storico e la Villa Comunale, richiamando un numero sempre maggiore di turisti dalle vicine località marine. Il prossimo è fissato per venerdì 30 luglio con la proiezione del Film Focaccia Blues di Nico Cisarola proiettato in P.zza Roma venerdì 30 luglio alle ore 21.00 a seguire il 12 agosto ore 21.00 P.zza Roma il Film per bambini Ponyo sulla scogliera. Il 22 agosto il film “Basilicata Coast to Coast” di Rocco Papativa all’interno della quale tutti i cittadini possano sentirsi protetti”. Decisivo e di maggio spessore l’intervento di Mantovano che, dopo i dibattiti dei consiglieri comunali, ha voluto soffermarsi sui riferimenti del ’90. “La comparazione con il passato e più che opportuna poiché ci consente di non dimenticare e di non ripetere i dati statistici dei 150 omicidi commessi dalla mafia in quegli anni”. Parlando del presente: “Una svolta decisiva, oltre ad una più attenta razionalizzazione delle risorse umane, sarebbe quella di evitare che sempre più giovani entrino nel giro della Scu si è poi passati alla parte più pratica, quando l’on. Mantovano ha concretizzato i due punti da fissare per un repentino intervento: il primo riguarda un incontro periodico tra i comuni limitrofi, affinché i vertici riflettano sui risultati raggiunti e sui modi più opportuni per agire; il secondo concerne la sicurezza in senso stretto, che

prevede un accordo in cui ogni comune metta a disposizione un servizio di sorveglianza in più. Al termine dell’incontro si è poi avviata la fiaccolata che ha percorso la via principale del paese, via Brindisi, sino a giungere in P.za Domenico Modugno dove i sindaci, dinanzi ad una ristretta ma fedele cittadinanza, hanno letto il documento votato nel consiglio con il quale si impegneranno nel futuro più prossimo ad adempiere l’azione legale, ma soprattutto educativa, per arginare il fenomeno criminoso. L’incontro è stato l’inizio di una nuova battaglia da combattere nel vivere quotidiano, in tutte le sedi sia pubbliche che private, per poter finalmente non solo rinnovare valori soddisfacenti alla legalità, ma anche per ristabilire un ordine di pace e di poter offrire un contesto migliore alle generazioni future. Perché la vera libertà è nel rispetto della legge. Marco Marangio

leo e domenica 5 settembre ore 21.00 P.zza Roma Film “Mine Vaganti” di F. Ozpetek. Per gli appassionati di Teatro si esibiranno: il 18-19-20-21-22-23-24-25 luglio ore 21.00 1^ rassegna Teatrale “Recitando sotto le Stelle”. L’appuntamento che certamente richiamerà turisti ed amanti della gastronomia è Birra & Sound, la manifestazione fissata per i giorni 3-4-5-6-7-8 Agosto nell’area mercatale di Leverano. Si tratta del Festival Europeo della birra nel Salento, proposto dalla Ditta Ramses, che ha lo scopo di offrire piacevoli serate tra divertimento ed “esplorazione” delle proposte gastronomiche. Verrà proposta una vera e propria “cittadella internazionale della birra”, con uno spazio

IN GALLERIA

espositivo di circa 10.000 mq; al cui interno verrà creato un percorso dei tipici locali del mondo della birra, con 100 tipologie di birra, sia alla spina che in bottiglia. In contemporanea si potrà ammirare sabato 7 - 8 agosto presso Palazzo Gorgoni Mostra artistica Geremia Re. In collaborazione con l’Ass.ne Mujmuné nella serata del 26 agosto ore 21.00 il Gruppo Grecale si esibirà in Largo Torre Federico; a seguire sabato 4 settembre ore 21.00 in Piazza Roma sarà la volta di una Rassegna di Gruppi di musica popolare locali. Chiuderà il calendario degli eventi la 3^ Conferenza Ambiente e salute - Anfi domenica 26 settembre in P.zza Roma con la collaborazione del dott. Mauro Minelli e della dott.ssa Anna Maria De Filippi.

di Alessandra De Matteis

Laureata... e adesso? di Jenson “Laureata… e adesso?” non è solo la domanda che milioni di laureati si pongono, ma è il film di Vicky Jenson giunta al suo secondo lungometraggio, per il quale decide di affrontare uno dei temi, anzi problemi che più colpiscono la nostra società. Ridley Malby si è finalmente laureata ma il futuro che si immaginava non è esattamente simile a quello che si trova ad affrontare. Il posto che pensava di meritare presso un’importante casa editrice le viene soffiato dalla più supponente delle compagne di corso. Ritrovandosi senza lavoro, deve fare ritorno in famiglia, dove le vogliono un gran bene, ma prevalgono i caratteri eccentrici. A consolarla c’è il platonico amico del cuore di sempre e potrebbe esser-

ci anche un nuovo vicino di casa di cui infatuarsi. Vicky Jenson, da quando ha deciso di entrare nel cinema vero, non riesce a fare una buona impressione. In questa commedia, piena di buoni presupposti, di pregi purtroppo c’è ne sono pochi. I dialoghi sono banali, ricchi di frasi fatte, costruite a tavolino. Anche la parte più tradizionale di tutto il film, quella che racconta del miglior amico innamorato della protagonista che invece ama un fascinoso ultimo arrivato è di una semplicità unica, si può dire che lo sviluppo della storia è tutto qua, in una vicenda che viene vista nella maggior parte dei film. Per questa serie di motivi “Laureata… e adesso?” è una commedia sentimentale priva di ambizioni. Neanche il cast dove troviamo Alexis Bledel, nota in

Italia per essere l’innocente e simpatica Rory in “Una mamma per amica” e Michael Keaton nei panni dell’imbranato genitore, riescono a sollevare le sorti della pellicola. Purtroppo, in tutto il film le scene che fanno scaturire facilmente una risata si possono contare sulla punta delle dita. Concludendo “Laureata… e adesso?” al di là della commedia e del ruolo di questo genere cinematografico, fa arrivare sul grande schermo la problematica sociale di tutti quei giovani che dopo anni di studio e sacrifici si trovano ad affrontare un mondo del lavoro molto spesso chiuso e restio ad accettare talenti, preferendo spesso altre doti. Peccato che in questo film viene affrontato tutto in un modo totalmente sbagliato.

a cura di Elena Palladino

FISCOSENZAVELI

Avv ocato Spe ciali zzata in Diri tto Amministrativo e Tri butario

Mosè di Gioachino Rossini

Pagare con i crediti certificati In commissione bilancio è stato approvato un emendamento alla finanziaria che prevede una nuova procedura di compensazione tra crediti di enti pubblici e debiti iscritti a ruolo. Nello specifico il contribuente dovrà acquisire preventivamente una certificazione del credito vantato verso l’ente pubblico che attesti “la certezze, la liquidità ed esigibilità del credito stesso”. Una volta ottenuta tale certificazione, che l’ente interessato dovrà rilasciare nei successivi venti giorni alla ricezione dell’istanza del creditore stesso, il contribuente potrà utilizzarla, ai sensi della nuova formulazione dell’articolo .28quater del dpr 602/73, “... per il pagamento, totale o parziale, delle somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo”. L’estinzione del debito iscritto a ruolo non sarà per automatica. Il titolare del credito (amministrazione finanziaria, agenti della riscossione ecc.) dovrà infatti verificare, preventivamente l’esistenza che la validità della certificazione prodotta dal debitore. Solo dopo che tale verifica abbia dato riscontri positivi l’ente titolare del credito iscritto a ruolo potrà perfezionare la procedura di compensazione ex articolo 28 - qua-

ter del dpr 602/73. L’ultimo passaggio della nuova procedura di compensazione dei crediti verso la p.a. con i debiti iscritti nei ruoli è costituito dal regolare adempimento dell’obbligo di pagamento da parte della regione, dell’ente locale o dell’ente del servizio sanitario al quale la compensazione stessa è stata richiesta. Tali enti infatti devono disporre il pagamento delle somme oggetto di compensazione a favore del titolare dei credito iscritto nei ruoli, entro i successivi sessanta giorni decorrenti dal rilascio della citata certificazione in ordine alla qualità e veridicità del credito stesso. Nell’ipotesi in cui tale ultimo termine decorra infruttuosamente, l’agente della riscossione, si legge nel testo dell’emendamento Azzollini, procederà, sulla base dell’originaria iscrizione a ruolo emessa a carico del creditore, alla riscossione coattiva nei confronti della regione, ente locale ecc… La nuova procedura di compensazione per come è stata formulata sembra destinata soltanto alle imprese con esclusione dei professionisti. Si tratta di una discriminazione poco comprensibile tenuto conto che spesso anche questi ultimi vantano crediti non indifferenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

QUANDO LA BANDA PASSÒ Compositori e marce

di Antonio Martino

Mentre l’estate impazza nel nostro Salento, si diffondono ovunque i suoni della banda che, con le sue esibizioni artistiche delizia le varie comunità salentine, soprattutto in occasione dei Santi Patroni. Non c’è festa senza la banda. La marcia più eseguita, proprio nel momento in cui il simulacro, portato in spalla, si affaccia sulla piazza principale è senza dubbio “Mosè” tratta dall’opera “Mosè in Egitto” di Gioachino Rossini. La versione più completa corrisponde ad una trascrizione di Alessandro Vessella. Questa marcia militare apre con un’introduzione affidata al vasto organico bandistico presente in partitura. I brevissimi suoni (semiminime), alternati da pause, continuano il percorso melodico attraverso l’intervento dei soli corni, delle cornette, delle trombe in mib., delle trombe basse, dei tromboni, dei flicorni contrabbassi e del rullante. Il giungere dei suoni più lunghi (minime) innesca una scala di crome affidata all’ottavino, al flauto, al clarinetto piccolo in lab., al clarinetto piccolo in mib., ai primi clarinetti soprani, ai secondi clarinetti soprani, al sassofono soprano, al sassofono contralto, al sassofono tenore, al sassofono baritono e ai flicorni bassi. Successivamente, nella parte finale di questa fase introduttiva, si distribuiscono in maniera diversificata i vari segmenti melodici. La melodia principale è stata attribuita al clarinetto piccolo in mib., ai clarinetti contralti, al sassofono contralto, al sassofono tenore, ai corni, ai tromboni, al flicorno sopranino, ai

flicorni soprani, ai flicorni tenori. Si aggiungono, per rinforzare tale linea con farciture ornamentali, l’ottavino, il flauto, il clarinetto piccolo in lab., i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani ed il sassofono soprano. Completano l’aspetto armonico le cornette in sib., le trombe in mib., le trombe basse, il trombone basso, i flicorni bassi e contrabbassi. In partitura è presente il contrabbasso ad ancia che riesce a creare una considerevole profondità sul piano armonico. Il ripetersi di tutta l’introduzione porta la composizione verso la presentazione del primo tema. Un brevissimo tappeto armonico, realizzato dal sassofono baritono, dal contrabbasso ad ancia, dai corni, dalle cornette in sib., dalle trombe in mib., dalle trombe basse, dai tromboni, dai flicorni contralti, dai flicorni bassi, dai flicorni contrabbassi e dalle percussioni bandistiche, precede l’idea cardine della composizione. Il flauto, l’ottavino, il clarinetto piccolo in lab., il clarinetto piccolo in mib., i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani, i clarinetti contralti, il sassofono soprano, il sassofono contralto, il sassofono tenore, il flicorno sopranino, i flicorni soprani e i flicorni tenori irrompono sulla scena per condurre la trionfale linea tematica, ricca di energia e di slancio. Quest’ultimo elemento è realizzato dalle crome che seguono un guizzo, prima con un salto di quinta e successivamente con un salto di sesta. Sono proprio questi elementi che hanno contribuito alla precisa collocazione esecutiva durante i riti delle processioni.


L’Ora del Salento 13

Lecce, 17 luglio 2010

le nostre città

ARNESANO/ Tecniche diverse nella costruzione del vuoto e del pieno di un’artista legato alla tradizione leccese del ferro

Le sculture di Salvatore Giancane Fuoco, Terra, Acqua, Aria. Di quale materia sono fatti i sogni? E le illusioni? Forse di parole disperse, orfane della realtà? Difficile dirlo. Facile è invece vedere i quattro elementi empedoclei condensarsi attorno alle opere in metallo di Salvatore Giancane, artista che ad Arnesano vive e lavora. A differenza di quanto accade con la pasta del colore o con la pietra, lavorare il ferro necessita di un mondo tutto particolare perché implica una rievocazione diretta della tradizione operativa dell’“homo faber”, della sua storia, della storia delle sue forme, delle sue figure e tutto ciò fino ai confini lontani di un mondo che non esiste più o forse non è mai esistito. Chi lavora il ferro, il metallo, in un’epoca in cui tutto appare congelato, surgelato, immobile nelle forme fisse del preconfezionato, del pre-pensato altrove, compie un gesto formale e figurativo animato dallo stesso coraggio con cui si affronta il vivere quotidiano. Le opere di Giancane tendono alla semplicità delle forme e dei colori. Sono, infatti, solo linee, pure linee da cui però nascono figure complesse talvolta tradizionali talvolta invece ignote per origine. Se si cerca una matrice storica in realtà non la si trova o meglio la si riconosce non in un momento preciso di un tempo specifico ma in tutti i passaggi e percorsi della storia dell’arte salentina fatta e costruita nei diversi e molti tempi della vita di tutti coloro che hanno lavorato il ferro. Ci si riferisce, per esempio, in particolare ai maestri che a Lecce, in prossimità del Castel-

lo soprattutto, costruivano e decoravano spade e fucili per poi passare a realizzare opere come la porta di Sant’Angelo oppure le ringhiere a petto d’oca dei palazzi settecenteschi. D’Andrea, Cocciolo, Brocca, Russo, Mazzotta, questi i nomi dei mastri invece più vicini ai nostri tempi; loro sono li “mesci” nelle cui mani è passato il ferro e le forme di questi ultimi decenni ed è proprio in questo solco profondo e semplice che si colloca la figura di Giancane. Per quanto riguarda i soggetti delle opere, alcuni appaiono con frequenza, solo talvolta però essi sono frutto di una libera scelta dell’artista o per meglio dire sono i suoi preferiti; altre volte sono dettati invece dall’esigenza occasionale del committente. Certo è, però, che il tema religioso spicca più di tutto per qualità e profondità dei segni. Il settecentesco Cristo Crocifisso di Arnesano, quello che è nella Matrice, è evidentemente una presenza forte nella produzione artistica di Giancane sia sotto forma di sbalzo sia come vera e propria scultura a tutto tondo. In questo ripetere la stessa forma, il volto di quel Cristo appunto, di fatto vi è un continuo ricercare le voci di una tradizione religiosa e formale; è il ripetere la stessa storia, la stessa parola, gli stessi gesti alla ricerca, a tratti inconsapevole, di una religiosità dai contorni sempre mai abbastanza esplorati. È nella sua bottega di Arnesano che Giancane dà vita alla ricostruzione paziente dell’immagine di quei Cristi e alla rievocazione di un rito come quello di certi personaggi di

VITE MIGRANTI

Salvatore Giancane

Gabriel Garcia Marques che continuamente riproducevano le stesse forme perdendosi nella ricerca di non si sa cosa. Un fatto, però, appare chiaro, questo ripetersi delle forme e nelle forme dimostra che un percorso d’arte ha il suo centro non nell’opera finale ma nel processo di produzione dell’opera stessa. Qui c’è contratto il tempo e lo spazio dell’artista e della solitudine dell’atto creativo. In tale contesto teorico acquista quindi un senso anche il metodo utilizzato da Giancane ovvero la tecnica del “goccia a goccia”. di Giovanni Napolitano

Regia Corvetta Caracciolo: il diario del nonno La Caracciolo dopo otto giorni di tranquilla navigazione, la mattina del 6 ottobre 1882, entrò nella rada di Callao, antico porto del Perù, sbocco commerciale della capitale Lima; e diede fondo vicino alla nave da guerra cilena “Guascar”. Umberto descrive l’isola come immersa nella nebbia e con un panorama senza alcuna bellezza; ci racconta di un fenomeno molto particolare che si osserva in certe stagioni. Egli scrive: “…. l’acqua si tinge di un certo colore simile alla terra di Siena, e sembra che in essa siavisi vuotato qualche serbatoio di colore… mare resta coperto di uno strato viscido che, esaminato, fu trovato composto di diversi minerali e ossidi in decomposizione…. nemmeno i pesci resistono all’intorbidarsi del loro elemento e vengono a galla col ventre all’aria morti o storditi...”. In effetti le coste del Perù sono lambite da una corren-

te fredda antartica (corrente di Humboldt); quando gli Alisei di Sud-Est rinforzano, la corrente si stacca dalla costa ed acque freddi e risalenti dal fondo portano in superficie sali minerali nutrienti che sono alla base della catena alimentare (zooplancton e fitoplancton). Lima per la sua bellezza può essere paragonata a numerose città europee; ci sono molte chiese che attestano l’ascendente che ebbe ed ha tuttora la Chiesa Cattolica in Perù. Magnifiche sono la chiesa di Sant’Agustin, quella di Santa Rosa e quella del collegio dei Gesuiti. Nella capitale vi erano un gran numero di nostri connazionali ricchissimi nelle cui mani vi era il commercio del paese. Umberto per le strade di Lima assiste al “combate de gallos” e scrive: “... una folla di uomini si restringeva in una piazza rendendosi sempre più compatta; era un continuo alzarsi sulle punte dei piedi, un punzar di gomiti in-

diavolato, mentre un forte ronzio si elevava da quel gigantesco alveare. Io mi accostai curioso di sapere il perché di tanto frastuono e capii che era un combattimento di galli. I sensali gridavano le scommesse per quale delle due bestie fosse il vincitore. Finite le grida compaiono due galli ciascuno dei quali ha un pugnale ben affilato legato alla zampa destra. Al primo incontro dei due animali tutti tacciono, ed essi si assaltano con pari energia e coraggio; uno di essi viene ferito nel ventre, ma combatt sempre finchè, sfinito di forze, cade a terra; allora il vincitore lo finisce a colpi di becco sul cranio, poi gli pone una zampa sul corpo esanime e con forza fa un acuto chicchirichì, grido vittorioso coperto dagli applausi degli spettatori”. Alle otto pomeridiane del 2 dicembre 1882 lasciarono la rada di Callao dirigendosi a Nord. continua…

Essa consiste nel realizzare una figura partendo da un’anima metallica, spesso tubolare, poi fondendo all’istante altro metallo lasciandolo depositare goccia dopo goccia, appunto, passo dopo passo su quell’anima. In questo cadere lento non di fredda pioggia ma di metallo incandescente; in questo operare che ha il suono del rito, vi è in sostanza il riproporsi di quel processo cavernoso che porta la Natura a scolpirsi e a costruire i suoi paesaggi di stalattiti e stalagmiti. Di casuale in queste gocce di scultura però non c’è nulla, di naturale molto, di umano tut-

to. Ogni goccia di metallo fuso è un passo lento nell’acquisizione e nella perdita della forma. Le figure sono alla fine complesse ma essenziali perchè puntualmente ricostruite attorno ad un sistema di linee che danno una preliminare vitalità silenziosa alle forme umane e soprattutto a quelle femminili. Il naso, le labbra, le braccia diventano quindi linee dall’andamento variabile, dallo spessore variabile; si allargano, si comprimono come in un respiro sottile e silenzioso quasi un alito di vita dove gli elementi caratterizzanti del volto, per

esempio, possono ridursi ad una linea retta e tesa o ad un ricciolo e rimanere poi sospesi in un silenzio dal fondo scuro, cupo come il materiale ferroso di cui sono composte. Ed allora tornando alla domanda iniziale: di cosa sono fatti i sogni e le emozioni? Probabilmente ora abbiamo una risposta in più: le emozioni, i sogni si fanno anche nella rugosità delle ombre di queste superfici metalliche perchè talvolta, infatti, il colore del bronzo o dell’oro accende barlumi di luce e speranza generando una attesa senza confini. F.G.


L’Ora del Salento 14

Lecce, 17 luglio 2010

appunti

Acqua in bocca. Camilleri - Lucarelli “Acqua in bocca” è il giallo dell’estate scritto a quattro mani da Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli. Pubblicato dalla casa editrice Minimum Fax nel mese di giugno, nel giro di qualche settimana è già in vetta alle classifiche di vendita, riscontrando un alto gradimento tra il pubblico appassionato del genere. Ma come è nato questo insolito connubio tra i due scrittori? Nel 2005, l’editore Daniele Di Gennaro, uno dei fondatori della piccola casa editrice Minimum Fax, si è trovato davanti i due scrittori, e sentendoli fantasticare su un ipotetico romanzo a quattro mani, non poteva credere alle sue orecchie. Lo spunto era venuto fuori quando Lucarelli si recò nello studio romano di Camilleri per girare un documentario appunto per la Minimum Fax Media, e, scambiandosi

sguardi d’intesa, iniziano a divertirsi tra loro inventando storie. La domanda dell’editore era una domanda molto semplice, sicuramente la stessa che avrebbero fatto tutti i loro lettori se ne avessero avuto la possibilità: “Come si comporterebbero i vostri personaggi, Salvo Montalbano e Grazia Negro, con un cadavere in mezzo ai piedi? Come interagirebbero in un’inchiesta? Me lo raccontate?”. Inizia così uno scambio tra gli autori ed i loro personaggi, con modi di dire, modi di fare, abitudini e situazioni. L’editore, Di Gennaro, assiste affascinato alla creazione estemporanea e prende una decisione: “Da questo incontro, prima o poi, dovremo tirare fuori un libro”. E così che è nata l’idea di questo romanzo. Per svilupparla si sono ispirati ad un libro del 1936 di Dennis Wheatley,

“Murder off Miami”, un giallo in cui il delitto è raccontato usando documenti della questura, lettere, foto. Un sistema molto caro a Camilleri che lo ha usato in molti dei suoi romanzi. Ed è proprio questa la struttura di “Acqua in bocca”, una fitta corrispondenza a distanza, strettamente riservata, tra i due commissari di Polizia, un’indagine clandestina e parallela che parte con la richiesta d’aiuto da parte dell’Ispettrice Capo, Grazia Negro, alla Questura di Vigata, per la risoluzione di un caso di omicidio piuttosto complicato. Un uomo vigatese viene assassinato a Bologna in una vasca di pesci rossi, e viene ritrovato con un pesciolino in bocca. L’indagine è clandestina, nel senso che non è un’indagine autorizzata, quindi viene raccontata, come vi ho detto, per corrispondenza, anch’essa clandestina. Alcuni

“pizzini” infatti vengono infilati anche in vassoi di cannoli, sotto le porte e persino con messaggi in codice. Rispetto alla scena dell’omicidio ci sono molti particolari misteriosi, ad esempio i pesciolini rossi sulla scena del delitto sono un particolare abbastanza insolito. Ma ancora più misteriosa è la scomparsa di alcuni particolari dal referto dell’autopsia che riguardano lo stato del cadavere. È per questo motivo che Grazia Negro, nonostante il divieto da parte dei superiori, chiede il supporto dell’ormai famoso commissario Salvo Montalbano. Il commissario, eternamente affascinato dagli intrighi più complicati, accetta l’avventura che gli viene prospettata dalla collega, mettendo in atto strategie investigative che metteranno più volte a rischio la stessa vita dei due poliziotti.

c@ttolici in rete

I giornali cattolici letti on-line

argo

IL POLLICE VESPA D’ESTATE Ormai pronti ad andare in vacanza, nonostante la scarsa disponibilità di cassa, un po’ dovunque e quasi per tutti, la scatola magica della televisione manda e rimanda trasmissioni più che memorizzate, per non parlare di fiction e di pellicole che appartengono alla storia del cinema, e che alla fine conciliano il sonno. In tutto questo fa eccezione, ancora una volta, il mitico Bruno Vespa, sulle cui cene strategiche abbiamo letto in lungo e in largo sulla stampa più recente. Ecco, allora, “Porta a porta Estate-Amori del secolo” Rai Uno, ore 0,15), una sequenza di serate impostate tutte sull’amore e sugli amori, non quelli regali e coronati, o quelli segnati dalla più esagitata passione, ma quelli più calmi e tranquilli. Oseremmo dire normali. Anche se poi, alla fine, proprio del tutto normali non sono, nel senso che i protagonisti non sono anonimi ed appartengono ad una riconoscibilità mediatica. Come Francesco Totti e Ilary, di sui sappiamo tutto o quasi tutto grazie ad un noto gestore telefonico, ed altri ancora.

tommaso dimitri

lor@delavoro di Samuele Vincenti Ha un nome accattivante e si presenta come un’interessante opportunità il Progetto “100 Giovani per 100 anni” di Confindustria, finalizzato a favorire l’inserimento dei giovani neolaureati all’interno del Sistema di Rappresentanza, supportandoli nella comprensione delle dinamiche organizzative ed istituzionali del network associativo. L’iniziativa punta sull’efficacia dell’azione formativa “on the job” e si configura come un importante investimento a favore dell’innovazione e della cultura di impresa tra i giovani. L’obiettivo dichiarato della associazione degli industriali italiani è investire su 100 giovani selezionati per intro-

Come tutti gli anni anche L’Ora del Salento chiude per la pausa estiva. Possiamo, comunque, continuare ad essere informati sulle notizie sui giornali cattolici on-line. Entriamo nel sito della Cei www.chiesacattolica.it e troviamo alcuni links importanti. Il primo collegamento è con Sir www.agensir.it, che è un’agenzia di informazione religiosa di ricercata attualità. Le diverse rubriche sono bisettimanali e settimanali, anche se non manca il servizio informativo quotidiano. Buona la qualità, sia grafica che di contenuto. Il secondo collegamento è con l’Avvenire: www.avvenire.it. Nel sito troviamo gli estratti più importanti del giornale. È visibile l’intera impaginazione del giornale, ma solo la prima pagina è ingrandibile per la lettura. Tutti i titoli, comunque, sono leggibili. Il terzo collegamento è con L’Osservatore Romano. Il click ci porta nel sito della Santa Sede: www.vatican.va. L’estratto riprende solo l’edizione quotidiana ed è leggibile, sempre in Pdf, solo la prima pagina. Sono attivi, inoltre, nel sito della Cei, i collegamenti con altri quotidiani come: L’Eco di Bergamo e il Cittadino di Lodi, e altri settimanali diocesani on-line. Sono presenti, infatti, 25 giornali diocesani d’Italia on-line. A completamento, nel sito www.chiesacattolica.it, troviamo delle ottime “Segnalazioni di stampa”. In questo caso il ventaglio di ricerca sono tutti i quotidiani italiani. Non esiste il link con i singoli articoli, ma la segnalazione ci permette di avere uno sguardo complessivo e tutti questi titoli sono organizzati per argomenti. Molto consigliato è l’agenzia di stampa Zenit: www.zenit.org. “Il nostro scopo - scrive nella presentazione - è quello di offrire una qualificata, obiettiva e professionale copertura informativa su eventi e documenti di interesse per la vita della Chiesa Cattolica, e per la sua influenza nel panorama informativo mondiale”. In lingua italiana Zenit offre anche il Servizio Rassegna Internazionale. L’abbonamento a questo servizio permette di ricevere quotidianamente per posta elettronica una rassegna di notizie scelte dalla Redazione tra quelle apparse il giorno stesso sulla stampa internazionale in cinque lingue. Per ciascuna notizia il servizio riporta una breve sintesi in lingua italiana seguita dal testo integrale dell’articolo nella lingua originale. A tutti voi, buona lettura on-line e buone vacanze

d d ii u u n n

Andrea Camilleri Carlo Lucarelli, Acqua in bocca, Minimum Fax, 10.00

M U S I CALM E NTE Anna Rita Favale

A Sogliano Cavour Jazz festival Da domenica 25 a sabato 31 luglio torna a Sogliano Cavour a approda per la prima volta a Lecce la manifestazione diretta dal sassofonista salentino Raffaele Casarano e organizzata dall’associazione culturale Locomotive. Questa quinta edizione è dedicata a Nicola Arigliano, grande crooner salentino, recentemente scomparso, che ha portato al grande pubblico le sonorità del jazz e dello swing. Quest’anno il tema del festival è dedicato alla Moda del Jazz, due mondi, la moda e il jazz, che appaiono lontani ma che a volte sono addirittura speculari. Spazio quindi agli eventi, ai live e ai progetti originali Locomotive come “Il jazz salentino incontra…”, “Le jam del Birdland”, “Food&Fashion”, “L’Alba del Jazz” e all’attesissimo viaggio musicale sui vagoni delle ferrovie del Sud-Est. Si partedomenica 25 luglio con From Station to Station - Bandita, un progetto ideato dal trombettista sardo Paolo Fresu, tra gli appuntamenti da non perdere di questa edizione la speciale serata La Moda del Jazz che si terrà martedì 27 luglio nell’Anfiteatro Romano di Piazza Sant’Oronzo a Lecce. Per Il Jazz Salentino Incontra… alle 21.00 la giovane flautista salentina Giorgia Santoro si esibirà insieme al jazzista romano Paolo Damiani, compositore, direttore d’orchestra, autore, contrabbassista e violinista. Alle 22.00 il contrabbassista Gianpaolo Laurentaci incontra il sassofonista friulano Francesco Bearzatti. Alle 23.00 a calcare il palco del Locomotive sarà Raffaele Casarano. Venerdì 30 luglio si parte alle 21.00 con Iancu, spettacolo con Fabrizio Saccomanno a cura dei Cantieri Teatrali Koreja. A seguire sul palco del Locomotive sarà di scena il Francesco Pennetta Quartet. Il batterista salentino presenterà ufficialmente il suo cd “Pulse” accompagnato dal sassofonista Martin Jacobsen, dal chitarrista Francesco Palmitessa e dal contrabbasista Pietro Ciancaglini. Alle 23.00, per gli incontri in jazz, spazio all’Orchestra di Fiati del Conservatorio Tito Schipa e a Gianluigi Trovesi, clarinettista, sassofonista e compositore di fama internazionale. Sabato 31 luglio suggestivo appuntamento con l’Alba del Jazz presso la collina di San Mauro a Sannicola.Alle 21.00 a calcare il palco del Locomotive sarà il Luca Aquino Quartet. A seguire la grande festa-concerto - con la Locomotive Percussion Orchestra e con tanti ospiti. Infine, venerdì 30 luglio nuovo appuntamento con Roberto Gemma Trio, mentre sabato 31 spazio a Roberto Cipelli piano solo.

Cento giovani per cento anni

durli al sistema delle imprese e della sua rappresentanza, costruendo per loro un percorso formativo centrato sulla comprensione delle dinamiche organizzative ed istituzionali del network associativo confederale. Il fine, contribuire a creare una rete di relazioni sul territorio fondamentale a rendere efficace l’azione associativa, partendo dalla generazione più giovane. Possono partecipare alle selezioni tutti i giovani neolaureati e laureandi (entro l’anno 2010) italiani, attraverso un bando di concorso a cura del Sistema Confindustria sulla framework condiviso per lo screening dei curricula. I candidati così individuati saranno sottoposti ad una se-

b b a a s s e e

marialucia andreassi Nel romanzo trovano una piccola parte anche i personaggi di Livia, Catarella, Mimì e anche l’ispettore Coliandro. Un passo davvero divertente è la telefonata di Catarella al commissario Montalbano per informarlo della lettera. Veramente esilarante. Questa collaborazione tra Camilleri e Lucarelli è anche sinonimo di solidarietà. Gli scrittori hanno infatti deciso di donare i proventi derivati dai diritti d’autore a sostegno di due progetti di beneficenza. Buona lettura.

rie di prove scritte, a cui seguirà un colloquio motivazionale individuale. I cento meritevoli potranno usufruire di un contributo pari a 1.000 euro. Il progetto ha una durata complessiva di 12 mesi, ed è caratterizzato da un processo di training on the job, associato ad una o più esperienze di stage e intervallato da alcuni momenti di formazione in plenaria, in cui i partecipanti presso la sede di Confindustria, approfondiranno la struttura e i meccanismi del Sistema di Rappresentanza partecipando a 3 appuntamenti di taglio “seminariale” su temi di attualità, di orientamento internazionale, dei mercati emergenti, di reti d’impresa. Le sessioni di for-

mazione d’aula avranno l’obiettivo di fornire a tutti i partecipanti una base comune di conoscenza del Sistema, ma soprattutto di favorire l’integrazione e “il senso di appartenenza” alla stessa organizzazione. In particolare, nel primo appuntamento della durata di tre giorni, ai partecipanti sarà offerto un quadro generale dell’impresa in Italia e sull’attività del sistema Confindustria. La seconda sessione, sempre di tre giorni, verterà su temi di attualità e di orientamento internazionale per individuare nuovi collegamenti per nuovi mercati e scenari economici internazionali, nonché per approfondire la conoscenza del funzionamento dei Paesi emergenti e dei siste-

mi di imprese “a rete”. L’ultima parte sarà dedicata alla presentazione di casi di successo particolarmente rilevati nel corso delle esperienze di stage. “I percorsi di stage”, assicurano i promotori, “saranno organizzati in modo da fornire, nel loro insieme, una prospettiva di analisi e di conoscenza del network associativo a 360° gradi. Durante il percorso sarà possibile prevedere per i partecipanti un approfondimento delle tematiche europee e internazionali trascorrendo un periodo presso le sedi o le istituzioni estere legate al Sistema”. Durante il periodo di formazione saranno garantite le attività di counselling individuale a cura dei professionisti Luiss

Business School e Liuc. Il counselee insieme al counsellor definirà gli obiettivi professionali e personali di crescita - monitorando l’andamento del percorso e la motivazione del giovane. Il progetto prevede un’attività di formazione a distanza al fine di trasmettere contenuti base che favoriscano una graduale convergenza delle conoscenze e la creazione di una piattaforma on line che i partecipanti utilizzeranno per l’approfondimento di determinate tematiche, il download di materiale didattico, la rassegna stampa, il forum, le news e infine per comunicare con i referenti del progetto. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: www.confindustria.it.


Lecce, 17 luglio 2010

lo sport L’ASSIST

di Paolo Lojodice

Anche se non ancora completa la rosa del Lecce comincia l’avventura dal Trentino

Si riparte da Tarvisio Il Lecce ritorna a Tarvisio per la quinta volta in cinque anni, per effettuare il ritiro precampionato. Padrone di casa, per il secondo anno Mister De Canio. C’è ancora tempo per riempire con nuovi arrivi quelle poche caselle bianche che lo schieramento leccese ancora presenta. Niente di straordinario, visto che completare la rosa durante il ritiro è diventata più che una consuetudine: una pratica virtuosa soprattutto per quelle società che, con l’obbligo primario di far attenzione alle uscite di cassa, si predispongono al “ritocco”, più o meno di peso, non appena il calcio-mercato cominci a dare segnali di maggior ragionevolezza, soprattutto in relazione alle pretese di procuratori e direttori sportivi. Attento a ragionevoli e prudenti considerazioni, sia tecniche che di bilancio, la società leccese ha strutturato la squadra a cominciare dalla difesa, con la riconferma della fiducia a Rosati tra i pali, il posto di secondo può essere appannaggio di Massimiliano Benassi, provenienza Perugia, classe 81, che sostituirà il suo quasi omonimo Benussi, che a fine stagione era tornato al Lecce per fine prestito dal Palermo ma prontamente rientrato alla corte di Zamparini al punto di essere in ritiro precampionato con i rosanero in Austria, in attesa del definitivo passaggio di proprietà del cartellino ai siciliani.

Davide Brivio, 22 anni, è la novità a sinistra della difesa: il laterale del Vicenza arriva nel capoluogo salentino in seguito ad un accordo tra la squadra vicentina e Lecce che porta in biancorosso Allan Pierre Baclet più un conguaglio di circa 200mila euro. Primo effetto del nuovo arrivo è la cessione, con la formula del prestito, del 21enne Antonio Mazzotta al Pescara, neopromossa in B, con l’obiettivo di far acquisire al giocatore una maggiore esperienza attraverso la continuità di gioco. Nonostante la partenza del giovane Mazzotta, l’affollamento sulla fascia sinistra però permane perché in lizza per il posto di laterale sinistro, oltre al neo acquisto Brivio, risultano esserci anche Giuliatto e Mesbah. Proprio il trevigiano sembrerebbe destinato alla partenza a meno che mister De Canio non opti per un avanzamento dell’algerino Mesbah più avanti nello schieramento, e quindi lasciare spazio alle opportunità di utilizzo del trevigiano. La corsia di destra attualmente offre poche soluzioni: la certezza è l’arrivo di Donati dall’Inter, le suggestioni riguarderebbero l’ingaggio di Marius Stankevicius dalla Sampdoria, reduce da una esperienza in spagna con il Siviglia. Per i difensore lituano i tempi della trattativa non sembrano affatto brevi, ancor più perché la società di Via Templari,

con i blucerchiati, intende privilegiare l’ipotesi Marilungo, allo stato attuale di difficile prospettiva, e poi focalizzare l’attenzione sul lituano, per altro affatto a buon mercato. Ancora in via di definizione la trattativa con la Roma per il giovane difensore Sini, operazione con i giallorossi capitolini che che confermerebbe al Lecce il prestito di Bertolacci. Per il ruolo di centrale De Canio vorrebbe un elemento di sicuro affidamento in serie A e si alternano nella classifica dei favori i nomi di Rivas dell’Inter, dell’uruguaiano Valdez della Reggina e dello svedese del Groninger Granqvist, sebbene le quotazioni di quest’ultimo siano in declino. A centrocampo il rinnovo per quattro anni del contratto con Giacomazzi ha segnato un punto fermo di significativa importanza, le ricerche si focalizzano su un elemento con caratteristiche tali da conferire slancio in fase di ripartenza: il nome del camerunense Djemba-Djemba non è più una ipotesi ma una pista battuta del mercato. Il reparto offensivo deve essere potenziato perché al momento, annovera come attaccante puro soltanto Corvia; Nemeth del Liverpool interessa al presidente Pierandrea Semeraro. Ancora molti i tasselli da posizionare, ma la strada imboccata sembra quella giusta.

L’Ora del Salento 15


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